BOLLE
DI SAPONE
Commedia brillante in tre brevi atti unici
di
Matteo Tibiletti
DATI DELL’AUTORE
NOME E COGNOME: Matteo Tibiletti
NATO A : Varese il 23/10/1978
RESIDENTE IN: Via C. Goldoni 41/B, Varese (VA)
CELLULARE: 3462219045
INDIRIZZO MAIL: tibilettimatteo@gmail.com
BIOGRAFIA DELL’AUTORE
Matteo Tibiletti nasce a Varese il 23/10/1978. Da sempre coltiva una profonda passione per il cinema, la fotografia e per la scrittura creativa. Autore di sceneggiature, racconti, poesie e copioni teatrali si cimenta spesso come regista di brevi cortometraggi o shooting fotografici (su www.youtube.com/teotibi e www.flickr.com/teotibi è presente tutta la sua produzione). Nel 2009 ha pubblicato tramite il sito www.lulu.com una raccolta dei suoi migliori scritti dal titolo “LO SCONOSCIUTO”. Ha frequantato per cinque anni la Scuola di Teatro Città di Varese. Dal 2008 è uno dei membri fondatori, attori e registi dell’Associazione culturale “Compagnia Duse” di Besozzo. Da gennaio 2012 è regolarmente iscritto alla SIAE come autore teatrale e fotografo.
PREMESSA
“Bolle di sapone” è una raccolta di brevi atti unici teatrali, uniti esclusivamente dal tono surreale e dalle situazioni paradossali, nelle quali gli altrettanto strambi personaggi, vengono a trovarsi di volta in volta. Proprio per questo motivo, i singoli atti possono essere messi in scena anche separatamente, slegati dal contesto generale, senza per questo perdere di interesse e comicità.
L’ambientazione è quella di un atrio condominiale. Nelle didascalie, la scenografia è descritta come totalmente spoglia, eccezion fatta per alcuni elementi, utili allo svolgimento della commedia. Ci si senta però liberi di interpretare l’aggettivo “spoglia” come meglio si crede, poiché la stilizzazione descritta nel testo è stata pensata per una rappresentazione povera, adattabile in spazi ristretti e non necessariamente teatrali, ciò non toglie che essa possa assumere rilevanza maggiore laddove mezzi e disponibilità lo rendano possibile.
I personaggi hanno caratteri volutamente molto marcati: esasperandoli, (possibilmente senza mai cadere nel volgare, visto che il testo non lo è!) si potrà ottenere certo un effetto di maggiore comicità.
Gradevole, laddove possibile, l’introduzione di brevi coreografie danzate, anch’esse dal tono buffo e scanzonato.
Matteo Tibiletti
IL
GRADINO
PERSONAGGI
Ernesto
Rosa
Oreste
Osvaldo
Il tipo silenzioso
Pioggia di bolle di sapone all’aprirsi del sipario. Scenografia totalmente spoglia. Solo un gradino in mezzo al palcoscenico.
Ingresso con musica di tutti i personaggi che danzano al ralenty: Rosa con una scopa, Ernesto con un vestito stampellato, una valigia e delle camicie in mano, Oreste con un pettine e una giacca portata sulla spalla, Osvaldo mimando esercizi ginnici. D’un tratto la musica cambia e accelera improvvisamente, con lei i protagonisti che man mano svaniscono dalla scena. Rimane la musica finché …
Il signor Ernesto entra in scena da destra, dirigendosi verso la quinta di sinistra. Porta con sé delle grosse valigie e non vede il gradino. Inciampa e cade a terra rumorosamente.
ERNESTO: Oh, porca miseria!!! Ma che diavolo….???
Si alza a fatica e guarda con stupore e sospetto il gradino sul quale è inciampato.
ERNESTO: E questo che cosa sarebbe?!
Gli gira attorno.
ERNESTO: Un gradino?! Questa è bella!
Entra Rosa, la moglie di Ernesto.
ROSA: Tesoro cos' è successo? Ho sentito un rumore.
ERNESTO: Ecco cos'è successo, guarda!
Rosa si mette ad esaminare stranita il gradino.
ROSA: Ma che roba è?!
ERNESTO: E’ un gradino, che ti pare che sia?
ROSA: Eh già, mi sembra proprio un gradino!
ERNESTO: Non è che sembra un gradino…ma è un gradino, Rosa!
ROSA: Beh, se sai tutto tu, allora sto zitta!
ERNESTO: Oh, smettila!
ROSA: Sei tu che hai cominciato! La prossima volta che ti sfracelli contro un palo od un muro non esco nemmeno di casa, così sarai più contento!
ERNESTO: Ma di che cosa stai parlando?! Oh, insomma Rosa non uscire dal seminato! Io sono inciampato nel gradino!
ROSA: Nel gradino?!
ERNESTO: Sì, nel gradino!
ROSA: Ma proprio nel gradino?!
ERNESTO: Ma cos’è, ti si è incantato il disco? Il gradino Rosa, il gradino!
ROSA: Ma perché mi tratti così, Ernesto?! Mi parli sempre come se fossi una cretina! Lo vedo bene che è un gradino no? Mi chiedevo solo come hai fatto ad inciampare!
ERNESTO: Ma come sarebbe a dire come ho fatto? Avevo tutte queste valigie in mano, non riuscivo a vedere dove mettevo i piedi…
ROSA: Ah Ahhhhh! Lo dicevo io!
ERNESTO: Cosa?
ROSA: Non sono forse io a dirtelo sempre?
ERNESTO: Ma a dirmi cosa?
ROSA: Che non guardi mai dove metti i piedi?!
ERNESTO: Oh santo cielo! Ma chi ho sposato?! Rosa, senti, ma hai dormito poco stanotte? Sei stanca? No, perché ti vedo un pelo in ritardo sugli argomenti…
ROSA: Cosaaaa???? Mi dai anche della ritardata?
ERNESTO: Oh Maria Vergine! Speriamo che succeda qualcosa perché sennò divorzio sul pianerottolo di casa…
ROSA: Cosa mi tocca sentire da mio marito! Tu! Proprio tu che mi portasti in virginale abito bianco all’altare e mi dicesti, giurando davanti a Dio, che mi avresti amata ed onorata sempre, nella buona e nella cattiva sorte…
ERNESTO: Certo che se la ricorda tutta, eh…
ROSA: …nella salute e nella malattia, finchè morte non ci separi…
Pausa
ERNESTO E ROSA: Amen.
ERNESTO: Rosa per favore, stiamo uscendo dal discorso…
Entra il signor Oreste.
ORESTE: Ernesto, buongiorno…Signora Rosa…
ROSA: Oh buongiorno signor Oreste!
Rosa sorride strizzando gli occhi dalla felicità
Ernesto guarda con sospetto la moglie che subito cancella il sorrisino malizioso dalla bocca
ERNESTO: Oreste…
Oreste guarda le valige sparse a terra
ORESTE: Ma è successo qualcosa?
ROSA: Mio marito è inciampato nel gradino.
ERNESTO: Non l’ho visto…portavo tute queste valigie.
ORESTE: gradino?!
ERNESTO: Sì, questo qui
ORESTE: Oh santo cielo! È proprio un gradino.
Prende ad esaminarlo.
ROSA: Lasci stare, l’ho già esaminato a fondo…è proprio un gradino…non ci sono dubbi…
ORESTE: No, io non lo sto esaminando…mi sto chiedendo piuttosto chi mai l’abbia messo qui!
ERNESTO: Come sarebbe a dire?
ROSA: Non so se ho capito…
ORESTE: Ma signori vi chiedo per cortesia di guardarlo bene una seconda volta, se non vi dispiace.
Tutti e tre si mettono a girare attorno al gradino. Di botto, Ernesto si ferma, come avesse trovato la soluzione. Rosa e Oreste si fermano con lui. Poi, Ernesto riprende a girare attorno al gradino, finchè non esce dal “circolo” spazientito.
ERNESTO: Mi scusi ma mi sento un idiota a girare attorno a questo gradino…non ho la benché minima idea del perchè questo coso sia qui….né riesco a comprendere cosa abbiate visto che io non abbia già notato, insomma!
ORESTE: Signor Ernesto non ne faccia un fatto personale, stia calmo.
ROSA: Stai calmo caro! E’ tutto a posto!
ERNESTO: Scusate, ma sono un po’ nervoso…cercate di capire…mi sono svegliato questa mattina tutto agitato…
ROSA: Oh sì, l’avrebbe dovuto vedere…era agitatissimo…non ha nemmeno finito il suo caffelatte! Ha mangiato giusto un biscottino…di quelli che preparo io, con il miele…sapesse come sono buoni.
ORESTE: Davvero?
ROSA: Oh sì…uno di questi giorni, se vuole, gliene porto un vassoio…
ORESTE: Molte grazie
ROSA: Oh, ma di che cosa?
ORESTE: Beh, è molto gentile
ERNESTO: Sì, forse un po’ troppo!
Pausa di imbarazzo
ORESTE: Ha ragione, non divaghiamo…il biscotto lo lasciamo a dopo…non mi sembra un indizio fondamentale.
ERNESTO: (guardando male Rosa) Come dicevo, mi sono svegliato tutto agitato…per fortuna, avevo preparato le valigie ieri notte…d’altronde lei capirà non mi piace fare le cose di fretta…tutto all’ultimo momento…
ORESTE: Condivido…anche io preparo le valigie sempre il giorno prima.
ROSA: Oh, è il modo migliore, non c’è che dire!
ERNESTO: Insomma, tutto trafelato mi do una rinfrescata, mi faccio la barba…
ROSA: Non finisce nemmeno il suo caffelatte…
ORESTE: con i biscottini
ROSA: Già, con i biscottini al miele
ERNESTO: E a questo punto mi accingo ad uscire
ORESTE: Mi scusi, Ernesto, ma stiamo dimenticando un particolare non da poco
ERNESTO: E cioè?
ROSA: E cioè?
ORESTE: Ha dimenticato di dirmi dove stava andando…
ERNESTO: Oh già…io stavo andando…
Pausa
ERNESTO: Mi scusi, ma perché vuol saperlo?
ORESTE: Ma lei mi sta raccontando quel che è accaduto, forse comprendendo il perché della sua fretta, forse potremo comprendere meglio come lei sia finito per inciampare in questo gradino
ROSA: Stava correndo da sua sorella! Deve sapere che la sorella di mio marito soffre di una depressione acuta che a volte le causa crisi di pianto isterico che durano per giorni e giorni…allora il mio povero Ernesto deve correre, prendere il treno andare da sua sorella..
ORESTE: Come si chiama?
ERNESTO: Chi?
ORESTE: Sua sorella
ERNESTO: Rosalinda, ma io la chiamo Rosa
ORESTE: Toh! Come sua moglie!
ERNESTO: Sì, perché?
ORESTE: No, nulla è curioso…tutto qui…
ROSA: Sì, in effetti a me dà un po’ fastidio che ci chiami allo stesso modo
ERNESTO: E da quando ti dà fastidio? Non me lo hai mai detto
ROSA: Perché non ne ho mai avuto il tempo!
ERNESTO: Ma se non fai nulla tutto il giorno?!
ROSA: Coooosa??? Come ti permetti di dire una cosa simile davanti ad un estraneo?!
ORESTE: Ops…
ERNESTO: Oreste è un mio caro amico…e a lui dico quel che mi pare, va bene?
ROSA: Ah sì? Anche sul conto di tua moglie?!
ORESTE: Signori…
ERNESTO: Sissignora, anche su mia moglie, mia madre, mia nonna e…
ORESTE: Signor Ernesto, il resto della parentela può tranquillamente risparmiarla…per ora stiamo a noi…e non dimentichiamoci l’oggetto della nostra conversazione!
ROSA: E sarebbe a dire?
ERNESTO: Già…l’ho dimenticato…
ORESTE: Il gradino!
ERNESTO: E’ vero! Il gradino!
ROSA: Il gradino???
I due la guardano, lei finalmente finisce con lo sguardo sul gradino
ROSA: Oh già…quello….sì, sì, ora ricordo…scusatemi ma con tutto questo parlare mica mi posso ricordare di una cosa così piccola!
ORESTE: Strano vero?
ERNESTO: Strano? Che cosa? Che Rosa non si accorga mai di nulla? No…direi che è normale.
ORESTE: Ma no! Dicevo anzi che la signora Rosa ha perfettamente ragione, abbiamo divagato a lungo….ma l’unico motivo vero della nostra conversazione è qui sotto i nostri occhi, e lo abbiamo dimenticato più d’una volta!
ERNESTO: Ha proprio ragione Oreste… è da ridere come questo gradino ci abbia fatto portare avanti una simile discussione!
ROSA: Beh, ma almeno si son fatte quattro chiacchiere no? Era da tanto che non si conversava!
ERNESTO: Certo, ma io per quattro chiacchiere ho rischiato di finire all’ospedale!
ROSA: Ospedale, oddio! Quando?
ERNESTO: (a Oreste) E’ sempre così…che ci vogliamo fare?…
ROSA: Ma cosa stai dicendo?! Insomma basta! Io mi preoccupo per te…per te lavo, stiro, cucino sto a casa tutta sola per l’intera giornata aspettando che succeda qualcosa e invece poi non succede mai niente. Tu torni dal lavoro…
ERNESTO: Va bene…basta così…
ROSA: …mi guardi con quello sguardo tutto particolare…
ERNESTO: Rosa, può bastare…
ROSA: poi mi dici “vieni qui che facciamo le nostre cosacce”…
ERNESTO: Rosa, ho detto basta!
ROSA: Cosa???! Eh no…il signor Oreste è pure amico mio e gli racconto quel che voglio, va bene?
ORESTE: Ci risiamo…signori…
ERNESTO: Anche su tuo marito?
ORESTE: Signori, per favore!
ROSA: Sissignore, anche su mio marito, mia madre, mia nonna e…
ORESTE: Signora Rosa, per favore!
ROSA: Mi scusi….
Accompagnato da una musica trionfale, entra dalla sinistra con andatura da marciatore, il signor Osvaldo, goffo personaggio, in accappatoio, pantaloncini, scarpe da ginnastica e guantoni da boxe. Indossa t-shirt con la scritta MI ALLENO SPESSO E LO FACCIO A PIU’ NON POSSO.
OSVALDO: Signori, buongiorno
ORESTE-ROSA-ERNESTO: Attenzione!
Osvaldo non vede il gradino e inciampa pure lui
OSVALDO: Ohhhhhhhh porca miseria!!!
I tre lo soccorrono
ROSA: Signor Osvaldo, si è fatto male?
ORESTE: Sta bene?
ERNESTO: Devo chiamare un medico?
OSVALDO: Ohi ohi ohi….no, no…ho solo messo giù male il piede…ma non credo sia rotto nulla…
ORESTE-ROSA-ERNESTO: Ahhhhhhhhhh
OSVALDO: (stupito) Però che affiatamento! Eravate tutti pronti? Pareva sapeste già quando sono entrato quel che sarebbe successo!
ORESTE: Le sembrerà strano, ma è proprio così…
OSVALDO: (rialzandosi dolorante) Come sarebbe a dire?
ERNESTO: Sono inciampato anche io questa mattina.
ROSA: E da allora stiamo cercando di capire cosa possa essere successo…
ORESTE: Mi perdoni…
ROSA: Sì?
ORESTE: In realtà, sappiamo già cosa è successo…
ROSA: Ah sì?
ERNESTO: Come le dicevo, non ci faccia caso…
ORESTE: Già…vede signor Osvaldo, l’origine dell’accaduto pare sia da attribuire a quel gradino!
OSVALDO: Quale gradino?
ERNESTO: Quello lì.
OSVALDO: Oh santo cielo! Ma è proprio un gradino!
Tutti fanno cenno di sì con la testa.
ERNESTO: Strano, vero?
ROSA: A me in effetti fa un po’ paura…messo lì così….
OSVALDO: Ma poi che ci sta a fare lì un gradino? Dove porta?
ORESTE: Signor Osvaldo credo che lei abbia centrato in pieno l’argomento…e forse è giunto in tempo per fare la domanda adatta al momento opportuno!
OSVALDO: Ah sì?
ERNESTO: davvero?
ROSA: ma va’?
ORESTE: Eh sì! signori…noi si stava qui a ciarlare del più e del meno ma la domanda fondamentale che nessuno di noi si era posto finora è proprio quella che ha insinuato adesso il signor Osvaldo!
ROSA: Sarebbe a dire?
ORESTE: Cosa ci fa un gradino qui? Dove porta?
ERNESTO: Beh, un gradino serve a salire
ORESTE: Già…
OSVALDO: Oppure….
(gli altri lo guardano straniti)
ORESTE: Oppure?
OSVALDO: Non so…non serve a null’altro? L’ho detto per dire…
ERNESTO: Non mi pare…
ROSA: A scendere!
ERNESTO: Cosa?!
ORESTE: Brava la signora Rosa! A scendere! Esatto!
(Rosa si pavoneggia contenta d’aver dato la risposta corretta))
ERNESTO: Vuol dire che ne ha azzeccata una? Incredibile!
ROSA: Al diavolo!
ORESTE: Dunque abbiamo appurato che il gradino serve a salire…ma serve pure a scendere!
OSVALDO: Ebbene?
ERNESTO: Dunque?
ROSA: Perciò?
ORESTE: Ma come non capite?...che serva per salire o per scendere…questo gradino non porta comunque in nessun posto! Perché è sospeso nel vuoto!
OSVALDO: Ohhhhh!
ERNESTO: Santo cielo!
ROSA: Mio Dio!…che impressione! Mi è venuta la pelle d’oca!
ORESTE: E’ seriamente inquietante… ammetto signori, che un brivido mi sta percorrendo la spina dorsale e vi posso assicurare che quando capita, mi causa delle forti vertigini… per questo motivo, mi aggrapperò a lei (si aggrappa al signor Ernesto), spero non le dispiaccia…
ERNESTO: No, si figuri…
Pausa.
ORESTE: Molte grazie…ora va meglio (ricomponendosi)…ad ogni modo, la domanda alla quale dobbiamo obbligatoriamente trovare una risposta è: A CHI APPARTIENE QUESTO GRADINO?!
ERNESTO: Già!
OSVALDO: Infatti!
ROSA: Ma di che parlate?
Lunga pausa. D’un tratto entra da sinistra un quinto personaggio, ben vestito che silenziosamente arriva in corrispondenza del gradino, saluta i presenti (che non ricambiano il cenno),sale il gradino, mima l’apertura di una serratura con una chiave (di tutto quel che fa si odono i suoni relativi), mima l’apertura di una porta, mima l’ingresso in una casa. Lo seguiamo ancora mentre mima una svestizione. Si sistema ad un tavolo invisibile ed inizia a mangiare.
ROSA: Lo sapevo io….
ERNESTO: Cosa?
ROSA: E’ il nuovo inquilino…
ORESTE: Strano personaggio!
OSVALDO: Non ci ha nemmeno salutati
ROSA: Ma sì che lo ha fatto!
ERNESTO: Ne sei sicura? A me pare che non ci abbia nemmeno visti
ROSA: No no…ne sono sicura ha proprio fatto così (mima il cenno)
ERNESTO: Poteva però dire “buongiorno” sarebbe stato più giusto…proprio un maleducato!
OSVALDO: Ma all’ultima riunione di condominio c’era?
ORESTE: A dire il vero, non ricordo…
ERNESTO: Però sembra un tipo molto silenzioso…
ROSA: Meglio così…abbiamo già troppi chiacchieroni in questo palazzo…
ERNESTO (guardando l’orologio) Oh santo cielo, guarda che ore sono?!
ROSA: Mamma mia! Corri Ernesto…sennò chi la sente tua sorella, se perdi il treno?!
ERNESTO: Signori, è stato un piacere…
ORESTE: Anche per me, gradino o no, si è piacevolmente conversato…
OSVALDO: Io vado a mettere un po’ di ghiaccio sulla caviglia
ROSA: Sì, è una buona idea!
ERNESTO: Ciao Rosa!...signori (volge un cenno di saluto agli altri due)… (Ernesto esce)
ROSA: Ciao caro!...Signor Oreste..(sorride)
ORESTE: Aspetto di assaggiare i suoi biscotti.
ROSA: Gliene preparerò un bel vassoio!
OSVALDO: Io rientro...comincio ad avere freddo…e sono tutto sudato! Arrivederci (Osvaldo esce)
ROSA-ORESTE: Arrivederci
(rimangono soli)
ORESTE: Allora aspetto quel vassoio eh….
ROSA: E quando lo volete?
ORESTE: Subito
I due si baciano con passione
In quel momento il tizio silenzioso, dopo aver preso delle valigie invisibili, si accinge ad uscire. Rosa e Oreste hanno un sussulto. Il tizio silenzioso chiude la porta invisibile, scende dal gradino. Prende il gradino sotto braccio fa un cenno di saluto ai due che nel frattempo sono rimasti di sasso.
ROSA: Lei crede che….
ORESTE: Speriamo di no…credo che però sia un tipo silenzioso…
ROSA: Ma tornerà?
ORESTE: non lo so… credo che ce ne accorgeremo soltanto quando e se mai inciamperemo di nuovo nel suo gradino…
ROSA: Già…forse è meglio rientrare…
ORESTE: Sì…forse è meglio…
Si guardano attorno circospetti e poi fuggono ciascuno a casa propria.
BUIO.
FINE
LA PORTA,
CARLO E CARLA
PERSONAGGI
Carlo
Carla
Un tipo silenzioso
Una porta di profilo in mezzo al palcoscenico a parte questo la scenografia è inesistente. Carlo entra di corsa, inseguito da Carla che tenta di fermarlo.
CARLA: Aspetta Carlo non lo fare!
CARLO: (bloccandosi all’istante davanti alla porta) Non fare cosa?
CARLA: Quello che stai facendo!
CARLO: E cioè?
CARLA: Non aprire quella porta!
CARLO: E perché mai…è l’unico modo che ho per andarmene!
CARLA: Già, ma dove?
CARLO: Questo non lo so, ma ha importanza?
CARLA: Certo che ne ha…se te ne vai senza dirmi dove, io non potrò venirti a cercare!
CARLO: Carla io sto scappando da te, forse è meglio che io non lasci tracce, non credi?!
CARLA: Ma perché?!
CARLO: Perché ci stiamo lasciando e quando due persone si lasciano devono abbandonarsi!
CARLA: Anche quando si mettono insieme, dovrebbero farlo non credi? Due amanti devono abbandonarsi l’un l’altro!
CARLO: Oh avanti! Non parlare per niente adesso…sai a cosa alludo io quando parlo di abbandonarsi!
CARLA: Certo che lo so…e tu sai di cosa parlo io, invece?
CARLO: Certo che lo so, per chi mi hai preso?!
CARLA: Non credo che tu sappia veramente cosa voglia dire abbandonarsi ad una persona…
CARLO: So cosa vuol dire sentirsi in gabbia, però
CARLA: Di questo mi accusi? Ti senti in gabbia?
CARLO: Sì…di questo ti accuso
CARLA: Di questo?
CARLO: Di questo.
CARLA: Tu mi accusi?
CARLO: Ti accuso.
CARLA: Di questo?
CARLO: Di questo! SI' SI' SI'! Per favore, ora mi lasci andare?!
CARLA: Io non ti sto trattenendo
CARLO: Ma cosa stai dicendo? Sei tu che mi hai fermato!
CARLA: Certo, e tu hai obbedito
CARLO: Che intendi dire?
CARLA: Intendo dire che io ti ho chiesto di rimanere e tu l’hai fatto
CARLO: No, per niente! Ti sto soltanto ascoltando…ma a breve me ne andrò.
CARLA: Ne sei sicuro?
CARLO: Certo.
CARLA: Bene, allora fallo.
CARLO: Cosa?
CARLA: Cosa? Cosa?
CARLO: Cosa dovrei fare?
CARLA: Esci, apri quella porta e vattene, così come hai detto…
CARLO: Ma io…
CARLA: Lo vedi?
CARLO: Cos’è che dovrei vedere?!
CARLA: Vedi che non te ne stai andando?
CARLO: Io ti sto soltanto dando retta perché…ecco…perché tu mi fai pena!
CARLA: Ah sì? Bene…allora ti dico anzi ti impongo di non avere pietà…
CARLO: Non fare la scena madre, che non sei mai stata un’ottima attrice!
CARLA: Ho detto vattene hai capito? Schifoso, lurido, bastardo!
CARLO: Vuoi che me ne vada?
CARLA: Voglio che tu te vada!
CARLO: Sei sicura Carla?
CARLA: Sono sicura, Carlo!
CARLO: Allora vado, Carla?
CARLA: Vai, Carlo!
CARLO: Bene…me ne andrò allora
Si gira e fa per aprire la porta
CARLA: No, fermati! Ti prego!
CARLO: Ah ahhh! Visto?
CARLA: Visto cosa? Io non ho visto proprio nulla!
CARLO: La verità è che sei tu ad avere paura!
CARLA: Paura di che?
CARLO: Che io ti lasci sola!
CARLA: Sciocchezze
CARLO: Tu non mi incanti, hai capito? La verità è che tu hai bisogno di me
CARLA: Di mezzi uomini come te ne trovo quanti ne voglio!
CARLO: Ah sì?
CARLA: Puoi starne certo!
CARLO: Allora, perché non lo fai?
CARLA: Fare cosa?
CARLO: Trovati un “mezzo uomo” come me
CARLA: E’ questo che vuoi?
CARLO: Questo è quello che hai detto tu
CARLA: Ma tu lo vorresti?
CARLO: Che tu trovassi un mezzo uomo come me?
CARLA: Sì, tu vorresti che io trovassi un mezzo uomo come te?
CARLO: Io non sono un mezzo uomo, Carla
CARLA: Lo so, Carlo, tu non sei un mezzo uomo
CARLO: Io ti amo, Carla
CARLA: Anche io ti amo, Carlo
Si baciano con passione. Danzano accompagnati da un valzer.
CARLO: Come ho potuto pensare anche solo per un istante di avere la forza per uscire da quella porta?
CARLA: Infatti
CARLO: Come hai detto?
CARLA: Non avresti mai trovato il coraggio e la forza per uscire da quella porta
CARLO: Ma cosa stai dicendo?
CARLA: Sei un codardo, Carlo!
CARLO: Ah, questo pensi di me?!
CARLA: Certo che lo penso, tutti lo pensano di te, Carlo!
CARLA: Nient’affatto, nessuno lo pensa di me, Carla!
CARLA: Ah sì? E chi lo dice?!
CARLO: Come sarebbe, chi lo dice?
CARLA: Sì, chi ti dice che qualcuno non pensi…che tu…cioè che io…cioè che…
CARLO: Carla, scusa ma sto perdendo il filo…
CARLA: Oh insomma…chi ti dice che qualcuno non pensi di te che sei un codardo?
( ricomponendo la frase nella sua mente..di colpo comprende e si inalbera)
CARLO: E a te chi dice il contrario?
CARLA: Intendi dire chi mi dice che tu non sei un codardo?
CARLO: Già, chi ti dice che io non sono un codardo?!
CARLA: Proprio nessuno!
CARLO: Ah, è così?
CARLA: Proprio così!
CARLO: Vattene via!
CARLA: Questa è casa mia!
CARLO: Allora, me ne vado io!
CARLA: Ecco, bravo, vattene!
CARLO: Addio, Carla!
CARLA: Addio, Carlo!
Carlo fa per uscire
CARLA: Aspetta, Carlo!
CARLO: Ora che c’è?!
CARLA: Mi dispiace
CARLO: Non ti sembra un po’ tardi per dirlo?
CARLA: Ti chiedo scusa
CARLO: Mmmmpf!
CARLA: Ti prego, mi perdoni?
CARLO: Va bene, ti perdono
CARLA: Mi perdoni?
CARLO: Ti perdono
CARLA: Oh tesoro!
Fa per abbracciarlo, ma lei si ritrae all’ultimo momento
CARLA: Visto?
CARLO: Visto cosa?
CARLA: Sei debole…senza di me non conti nulla!
CARLO: Mi hai ingannato!
CARLA: Ti ho messo alla prova!
CARLO: E ora che intendi fare?
CARLA: Assolutamente niente.
CARLO: Ah sì?
CARLA: Sì, direi che l’ho vinta anche stavolta!
CARLO: Hai vinto? Ma vinto che cosa? Non vedo trofei qui intorno!
CARLA: Eh già…Qui intorno non c’è proprio niente salvo una porta…
CARLO: Già, non c’è proprio nulla, salvo una porta…
(pausa)
CARLA: Dalla quale tu uscirai…
CARLO: Esattamente.
CARLA: Dunque…Che intendi fare?
CARLO: Me ne andrò, Carla.
CARLA: Te ne vuoi andare, Carlo?
CARLO: Ho detto che me ne andrò, non che me ne voglio andare.
CARLA: Dunque, non vorresti
CARLO: Ma devo, non ti pare?
CARLA: Sei tu a decidere della tua vita
CARLO: Se me ne vado, deciderò anche per la tua, non ne convieni?
CARLA: Sei ottimista
CARLO: No, direi che sono realista
CARLA: Ah sì e perché?
CARLO: Perché appena uscirò da questa porta, la tua vita non sarà più la stessa
CARLA: Ne sei sicuro?
CARLO: Beh certo, che migliori o che peggiori, sarà comunque diversa perché non ci sarò più io
CARLA: Il ragionamento fila…perciò cosa aspetti ad andartene? Già sento il respiro che si fa più ampio nei polmoni…ahhhh!
CARLO: Il respiro ti si stringerà presto in un lamento quando capirai d’aver perso quel che avevi
CARLA: Ahhhhhh, senti com’è già più pura l’aria
CARLO: Presto sarai sola
CARLA: Sono un airone…volo libero…vedo ampi spazi
CARLO: Piangerai al buio e pregherai che io ritorni
CARLA: Un cavallo bianco che galoppa lungo una spiaggia di nudisti
CARLO: Nudisti?!
CARLA: Sì sì, nudisti!...cloppete cloppete…(mima il cavallo e scuote i capelli come fossero una criniera)
CARLO: Ti ritroverei nell’angolo a mugolare come un cane bastonato…altro che cavallo bianco!
CARLA: Io non mugolo!
CARLO: Ah sì? Non mi pare! (sorride)
CARLA: Mi stai dicendo che mugolo?
CARLO: Beh, in certe occasioni…(malizioso)
CARLA: Oh già…quelle occasioni… (maliziosa)
CARLO: Sì sì…proprio quelle
Sorridono
CARLO: Bei ricordi, non trovi?
CARLA: Già…potremmo anche accumularne di nuovi
CARLO: di cosa?
CARLA: Ma di ricordi, ovvio!
Ridono. Si abbracciano.
CARLO: Ti amo, Carla
CARLA: Anche io ti amo, Carlo
Entra un tizio dalla porta li saluta con un cenno della mano e passa loro davanti per poi uscire dalle quinte di sinistra. La porta rimane aperta a metà
CARLO: Chi diavolo era?
CARLA: Non ne ho proprio idea
CARLO: Ma come sarebbe, che non ne hai idea? Un estraneo è appena entrato in casa tua!
CARLA: Però ha lasciato la porta aperta!
CARLO: Non è proprio aperta..direi che l’ha lasciata socchiusa
CARLA: No, guarda bene! È praticamente aperta!
CARLO: Senti, non ricominciare! È ovvio che è socchiusa…sennò sarebbe spalancata!
CARLA: Certo, perché tu le vie di mezzo non le conosci,vero?
CARLO: Cos’è questa, la deformazione di un luogo comune?!
CARLA: Sei tu la deformazione di te stesso!
CARLO: Ma come ti permetti!?
CARLA: Mi permetto eccome! Quella porta è aperta!
CARLO: E’ a questo che ti aggrappi?! Allora, sai che ti dico?!
Carlo chiude la porta.
CARLO: Ora è chiusa, contenta?!
CARLA: Carlo….
CARLO: Che c’è?
CARLA: Hai chiuso la porta…
CARLO: E allora?
CARLA: E il tizio che è entrato poco fa?!
CARLO: Siamo dentro con lui!
Buio.
CARLA: Chissà chi era?
CARLO: Non saprei dire…
CARLA: Un malintenzionato forse?
CARLO: Forse, certo…ma forse anche no
CARLA: Certo, hai ragione Carlo
Pausa
CARLA: Carlo?
CARLO: Sì Carla?
CARLA: Io ho paura…
CARLO: Anche io tesoro…
CARLA: Ti amo, Carlo
CARLA: Ti amo, Carla.
Musica. Sipario.
FINE
BUON
COMPLEANNO
PERSONAGGI:
Enzo il fattorino
Maria
Poldo
Teresa
L'Uomo Coniglio
IL Tizio silenzioso
Il sipario si apre sulle note di una musica allegra, la Scena è spoglia. C'è solo una porta sospesa nel vuoto a tre quarti palco, sulla sinistra. La porta è chiusa.
Enzo, fattorino, entra in scena, dalla quinta sinistra, barcollando con un pacco enorme tra le braccia. Pare essere un pacco molto pesante. Lo seguiamo mentre tenta goffamente di aprire la porta e mentre cerca di mantenere in equilibrio il pacco. Più volte sul punto di farlo cadere, decide di appoggiarlo a terra e di aprire la porta con le mani libere.
Una volta aperta la porta, torna a prendere il pacco, con gran fatica lo solleva, si volta ed in quel momento la porta si chiude. La scena, con un crescendo di rabbia e nervosismo, si ripete altre due volte, ma senza esito positivo per il fattorino che, innervositosi, si siede accanto al grosso pacco.
Maria, donna sulla trentina, entra in quel momento in scena, accenna ad un saluto con la mano a Enzo, il quale a sua volta saluta e fa cenno di aspettare. Lei si ferma, lo guarda. Lui si alza, riprende in braccio il grosso pacco. Lei gli fa cenno di non volere nulla ed entra dalla porta, richiudendola alle sue spalle.
Entra Poldo, con fare spavaldo. Si avvicina ad Enzo, il quale, cercando di riprendere fiato, tenta di dire qualcosa, ma senza avere la forza per emettere alcun suono.
Poldo gli gira attorno curioso, quindi si offre di condividere la fatica con il fattorino. Enzo è sollevato ma, al momento di prendere il pacco, a Poldo suona il cellulare.
Enzo rimane con il pacco in mano, mentre Poldo parla al telefono, si aggira attorno al fattorino, si appoggia al pacco noncurante della fatica di Enzo.
Terminata la chiamata, Poldo pare non ricordare cosa stesse facendo prima della telefonata. Enzo gli fa cenno di prendere il pacco. Poldo pare deciso ad aiutarlo questa volta ma, nel rimboccarsi le maniche, butta l'occhio sull'orologio, si accorge che è tardi. Saluta Enzo ed esce.
Enzo è di nuovo solo la porta è ancora chiusa, lui cerca di aprirla con il piede, sempre rimanendo in equilibrio con il grosso pacco, ma è tutto inutile! Si leva la scarpa e tenta di aprire la maniglia con le dita dei piedi. Proprio mentre sta riuscendo nell'ardua missione, entra da sinistra Teresa, armata di spolverino, scopa e paletta. Visto il fattorino, lo aggredisce ed allontanatolo dalla porta, che poi prende a pulire in maniera maniacale. Si volta un'ultima volta. Guarda in cagnesco Enzo ed entra dalla porta, chiudendola alle sue spalle.
Enzo appoggia di nuovo il grosso pacco a terra. Cerca di riprendere fiato, ormai stremato. Prende dalla tasca dei pantaloni una fiaschetta. Prova a bere. La fiaschetta è vuota. Sconsolato, si siede accanto al pacco.
In quel momento, magicamente la porta si apre da sola. La musica cambia, diventa celestiale. Lui sorride, si alza, incredulo, si avvicina alla porta, la studia attentamente, quindi ne tocca il cornicione, la superficie ed i cardini. Enzo passa attraverso la porta (che rimane aperta). Fa alcune prove, rimanendo metà di qua e metà di là della porta. Sembra tutto a posto. La porta magica rimane aperta.
Enzo Torna indietro, raccoglie il grosso pacco, prende la rincorsa e si lancia verso la porta, che si chiude di scatto. Lui riesce ad evitare l'impatto ma deve sdraiarsi per terra per evitare l'impatto del pacco.
Sfinito, decide di prendere il pacco e girare attorno alla porta senza passarci attraverso. Giunto al di là, la porta si apre al contrario colpendolo sulle terga e mandandolo a terra assieme al grosso pacco. Buio
Le luci si accendono di nuovo. La porta ora è molto più sulla sinistra. Enzo è seduto su una panchina con il grosso pacco accanto.
ENZO: Mi piacerebbe capire come si fa a consegnare una torta di compleanno senza sapere chi è il festeggiato! Sono in piedi dalle otto di questa mattina, per non parlare del cane dei vicini che ha latrato tutta la notte, senza lasciarmi chiudere occhio per più di un minuto! E dire che io adoro i cani! Ma ci sono cani e cani! e soprattutto padroni e padroni... Già, perchè ci sono cani padroni e padroni di cani! I cani padroni sono quelli che farebbero bene a farsi portare a spasso dalle proprie bestie! E non dite che non ne conoscete nemmeno uno di questa categoria! Nella mia vita ne ho conosciuti talmente tanti che stento a ricordare chi era al guinzaglio e chi portava le scarpe! Assurdo! Il mio vicino di casa poi, russa in maniera allucinante! Ci credo che il cane abbia da lamentarsi! Capite cosa intendo con cani padroni?! Bisognerebbe portar loro da uno psicologo ed aiutarli a superare il trauma di un padrone da tenere al guinzaglio! Voi ci scherzate, ma secondo me... è una mia teoria, in effetti, ma credo possa risultare vera... è un trauma terribile da superare per un quadrupede! ...che poi... quadrupede se ha quattro zampe, ma se ne ha due? diupede? mmm...bispede?... ah no, giusto, bipede! lo dimentico sempre!...ma soprattutto... quanti anni sono che parlo da solo?! E sempre negli atri vuoti di palazzi abitati da gente che neanche si degna di un saluto.
Maria entra da destra in quel momento
MARIA : Salve, fattorino
Esce dalla porta
ENZO: (basito) Incredibile! Devo segnarmelo sull'agenda! (tira fuori un'agendina e prende a scrivere) "Mai cercare la smentita nella vita reale, arriva sempre quando meno te lo aspetti".... odio smentirmi da solo, almeno fossi con qualcun altro potrei dare la colpa ad un errore di comunicazione...ma se sono io che smentisco me stesso, c'è proprio poco da fare, è solo colpa mia!
Entra Poldo da destra
POLDO: Salve, Fattorino!
ENZO : E due!
POLDO: Le chiedo scusa per poco fa, ma avevo il pollo nel forno e sono dovuto scappare!
ENZO: Dove, scusi?
POLDO: Nel forno, no?
ENZO: Nel forno?
POLDO: Certo, nel forno!
ENZO: Ma nel senso che è scappato nel forno?
POLDO : Ma chi? Il pollo?
ENZO: No, intendo lei!
POLDO: Giovanotto, non vorrà mica insinuare che io sono fuggito con un volatile?
ENZO: Come?
POLDO: Non faccia il finto tonto, per chi mi ha preso, per un pollo?
ENZO: Come? Chi? Io? No! intendevo il forno!
POLDO: Il forno!
ENZO: Parlavo del volatile nel forno!
POLDO: Certo, il pollo dunque!
ENZO: Non si permetta, sa?!
POLDO: Prego?
ENZO: Lei mi sbeffeggia?
POLDO: Non mi permetterei mai, io parlavo del pollo!
ENZO: Quindi si può dire che mi polleggia?
POLDO: Ma come si permette, giovanotto! Lei si dimostra inadempiente al suo lavoro! Lei frulla il tempo altrui a suo uso e costumo!
ENZO: Costumo?
POLDO: Sì, singolare maschile!
ENZO: Ah, d'accordo, mi scusi, non avevo colto la sottigliezza!
POLDO: Sì figuri, ma non degeneri!
ENZO: Si figuri se degenero, non lo permetto a nessuno!
POLDO: La prego, non dica...
ENZO : Cosa? Che non degenero, se non fosse per mio genero? No, non lo dica, ma lo tenga a mente o sarà difficile tenere il segno.
POLDO: Non lasci segni, sa? Il condominio è pubblico e quest'atrio è di dominio pubblico, non osi!
ENZO: Non oso, stia calmo!
POLDO: Sto calmo, ma lei non osi, sa?
ENZO: Non oserei mai osare, se non fosse lei a dirmi di osare!
POLDO: Bravo, stia al suo posto!
ENZO: Non mi sono mosso!
POLDO: Bravo, allora le faccio volentieri compagnia
Poldo si siede accanto al grosso pacco. Di tanto in tanto, lui e Enzo si lanciano degli sguardi severi.
POLDO: Posso domandarle una cosa?
ENZO: Una sola? Non può essere più generoso?
POLDO: Per ora no, mi perdoni ma non la conosco affatto!
ENZO: Certo, ci mancherebbe!
POLDO: Se mancasse, cercheremmo, non le pare? Invece, è qui!
ENZO: Devo aver perso il soggetto!
POLDO: Diamine, non sia sgrammaticato, cerchi il soggetto e lo riponga laddove è giusto che stia!
ENZO: Bene, lo faccio subito.
POLDO: Vedrà che non manca nulla!
ENZO: Già, ha ragione!...ma lei mi stava domandando qualcosa....
POLDO: Sì, una domanda...
ENZO: Prego
POLDO: E lo fa così? Senza il benchè minimo rispetto?
ENZO: Ma ho detto "prego"!
POLDO: E lo faccia allora, mi supplichi e lo faccia genuflettendosi
ENZO: Mi perdoni, ha perfettamente ragione! (esegue) Dicevo, mio buon signore
POLDO: Non ecceda in deferenza!
ENZO: Mi scusi, ma non capisco se mi gradisce più supplichevole o più deferente, sia specifico per cortesia
Poldo si inginocchia. Sono l'uno di fronte all'altro
POLDO: Mi perdoni!
ENZO: Fatto
POLDO: Gradirei che lei fosse meno deferente e più supplichevole, ma non lacrimevole sicchè non ho tempo per piangere, è già molto tardi!
Poldo si rimette a sedere. Enzo rimane in ginocchio e si avvicina a Poldo strisciando sulle ginocchia.
ENZO: La prego, mi dica quel che stava elucubrando poco fa.
POLDO: Sì sì, ma si alzi, odio che mi si rivolgano suppliche guardandomi dal basso verso l'alto. Si innalzi.
ENZO: Posso davvero poco in questo, mio buon signore
POLDO: In cosa?
ENZO: Nell'innalzarmi, dicevo,che posso davvero poco perchè non è mia abitudine superare il metro e settanta.
POLDO: Un vero peccato.
ENZO: Mortale, ma non dovuto ad inefficienza del mio apparato religioso
POLDO: Ne è certo?
ENZO: Per quanto mi è possibile giurare sulla mia stessa vita!
POLDO: E le è concesso?
ENZO: Cosa?
POLDO: Giurare sulla sua stessa vita, più facile sarebbe giurare sull'altrui esistenza senza per questo compromettere la propria.
ENZO: Parole sante!
POLDO: Già.
Entrambi aprono le mani e mimano con le labbra una preghiera. )
ENZO e POLDO: Amen!
pausa
POLDO: Di chi è questo pacco?
ENZO: Del suo destinatario
POLDO: In quanto a sagacia le potrei dare filo da torcere, ma dovrei rientrare in casa e portarne una grossa matassa
ENZO: No, non si disturbi.
POLDO: Posso sapere chi è il destinatario di questo voluminoso?
ENZO: Credo, penso, ma non so.
POLDO: Può farmi lo spelling del nome?
ENZO: N-O-M-E
POLDO: Per essere un semplice fattorino, è molto preparato! Bravissimo
ENZO: Grazie!
POLDO: Prego!
ENZO: E lo fa così? senza il benchè minimo rispetto?
POLDO: Che diamine, ha ragione!
Si inginocchia.
POLDO: Prego!
ENZO: La prego, basta, basta...
POLDO: Allora, mi vuol dire di chi... (guarda l'orologio) Oh diamine! Devo scappare!
ENZO: E dove va di bello?
POLDO: Devo comprare del pollo al forno!
ENZO: Capisco!
POLDO: E' stato un vero piacere!
ENZO: Già!
POLDO e ENZO: Ahhhhhhhh! che piacere!
POLDO esce dalla porta.
Pausa. Enzo prova a sbirciare nel grosso pacco. Infila un dito in una fessura del cartone. Lo estrae e prende a succhiarsi la punta con gusto. Entra Teresa
TERESA: Bene! Ci succhiamo le dita?
ENZO: Mi scusi signora Teresa, non intendo...
TERESA: Eppure, mi sono spiegata bene mi pare...Ho detto "bene! ci succhiamo le dita?"
ENZO: Ebbene sì! Son fattorino, quindi l'ho fatto!
TERESA: Pensa che una scusa del genere potrebbe mai reggere davanti ad una corte?
ENZO: Dipende, potrei corteggiarla
TERESA: Parla di corteggiare la corte?
ENZO: In senso universale certo, ma nello specifico, direi in senso provinciale quindi... corteggerei lei!
Teresa arrossisce per un attimo, poi torna ad aggredirlo
TERESA: Non si permetta, non sono da corte, io!
ENZO: Suvvia non sia così severa, mi presti ascolto qualche istante
TERESA: Ne ho bisogno!
ENZO: Di cosa?
TERESA: Di "Ascolto" no? Non ho nessuna intenzione di prestarglielo!
ENZO: Ma signora Teresa, cotanto astio non si confà ad una personcina tanto gentile, non le pare?
TERESA: Quel che pare a me non deve certo parere a lei!
ENZO: No, ma potrebbe pur sempre sembrare, non le pare?
TERESA: Di impressioni ne ho fatte tante, belle e brutte, non me ne preoccupo!
ENZO: Anche a scapito d'essere intesa come una che dà da sembrare un'apparente gentilezza?
TERESA: Non tiri in ballo la mia famiglia!
ENZO: Io non...
TERESA: Ap-PARENTE o no, lei disconosce i grandi misteri del creato, dunque non si dia da fare con misteri che fuorviano la provinciale che dall'universo conduce, come dicevamo poc'anzi, a quest'atrio di condominio.
ENZO: Di dominio pubblico!
TERESA: Vedo che ha già parlato con il signor Poldo! Quel tale è proprio un gran chiacchierone!
ENZO: Denoto da parte sua un certo interesse...
Teresa arrossisce nuovamente
TERESA: Beh...ma il signor Poldo...lei capirà...
ENZO: Va bene, quando vorrà capirò...
TERESA: E' un tal diavolo...
ENZO: Già..gli ho visto fare certi pentoloni!
TERESA: Oh, di più, molto di più...ha mai notato che coperchi?
ENZO: Sapevo che aveva qualche difficoltà in fase di post vendita... gli tornavano tutti indietro
TERESA: Già... quello è il modello australiano... è quello che ha avuto il maggior successo!
ENZO: Anche io vorrei entrare nel commercio dei pentoloni... ho pronto un modello che sconvolgerà la cucina mondiale!
TERESA: E come, e come?!
ENZO: Signora Teresa il prototipo è segreto, le pare? Ne parlerò a tempo debito!
TERESA: Bene, glielo chiederò quando il debito sarà prossimo ad essere estinto allora! conoscendo il tempo però, credo che prenderà parecchio da se stesso.
ENZO: Chi si somiglia, si piglia!
TERESA: Già!
ENZO: Già!
TERESA: Di chi è questo pacco?
ENZO: Se lo sapessi, non starei aspettando invano, le pare?
TERESA: Se vuole, glielo chiamo io
ENZO: Ma chi?
TERESA: Maria Invano, del secondo piano!
ENZO: E' lei la signora che aspetta questo pacco?
TERESA: E' lei il fattorino!
ENZO: Sì
TERESA: Non era una domanda!
Enzo si volta a guardare
ENZO: Chi?
TERESA: La mia non era una domanda!
ENZO: Quindi?
TERESA: Quindi, se lei è il fattorino, è lei che deve dire a me che questo pacco è destinato a Maria Invano
ENZO: Certo, ma ne ho la certezza?
TERESA: Ma se...
ENZO : Giusto, sono io il fattorino!
TERESA: Impara velocemente, vedo!
ENZO : Sono i geni!
TERESA: Io non vedo nessuno, c'è altra gente con lei?! Che cribbio, finirà che dovrò lavare il pavimento un'altra volta prima di sera! Si raccomandi ai suoi amici di non camminare sulle mani dopo aver lavorato la creta! L'ultima volta mi hanno lasciato certe impronte!
ENZO: Cretini!
TERESA: Bene allora, vado a togliere le castagne dal fuoco
ENZO : C'è qualcuno nei guai?
TERESA : Sì, il castagnaro, se non leva immediatamente le castagne dal fuoco, andrà perso tutto il suo ultimo raccolto!
ENZO: Capisco
TERESA : Siamo in due
ENZO : A dire il vero, lo siamo da alcuni minuti mi pare!
TERESA: Non si inerpichi in facili sottigliezza per carità! Chiamo la signora?
ENZO : A dire il vero, non sono sposata!
TERESA: Beh, che aspetta allora?!
ENZO : Aspetto di consegnare questo pacco!
TERESA: Si sposerà subito dopo?
ENZO : Certo! Che altro dovrei aspettare, me lo spiega lei?
TERESA : Ah, io sono solo una portinaia, non spiego niente, mi piacciono le cose belle stirate ...lenzuola, pigiami, mutande...ho una tecnica insuperabile!
ENZO : Signora Teresa?
TERESA: Sì?
ENZO: Potrebbe cortesemente avvisare la signora Maria Invano del mio arrivo?
TERESA: Ma la signora Maria è uscita poco fa!
ENZO: E' la signora che mi ha salutato uscendo allora! Tornerà?
TERESA: questo non si può mai dire!
ENZO: Però lo si può attendere, giusto?
TERESA : Certo, le raccomando però, niente mani di creta!
ENZO: Me ne guardo bene (estrae uno specchio e si ammira)
TERESA: Bravo, non sprechi tempo, che già ce n'è poco!
ENZO: Non sia negativa... sviluppi idee positive!
TERESA : A lei piace gigioneggiare, ma io non gigioneggio mai a stomaco vuoto e il mio stomaco ha bisogno di essere rimpinzato! Devo controllare se ho ancora del pollo nel forno!
ENZO: Arrivederci!
TERESA : A lei!
Teresa esce a destra. Dalla porta a sinistra rientra Maria.
ENZO: Signora Maria!
MARIA: Signor Fattorino!
ENZO : Credo d'aver atteso invano a lungo!
MARIA : Eccomi qui dunque, sono io Maria Invano. Il dottor Sergio A lungo è mio marito, ma non esce mai di casa e parla poco...beato lui!
ENZO: Già, se le mangi chi può! Come diceva mio nonno!
MARIA :Mangiar parole è lo sport più antico del mondo, lo sa?
ENZO: E come potrei non saperlo! Sono stato velocista di deglutizione sillabica!
MARIA: Campionessa regionale di singhiozzo vocalizzato
ENZO: Disciplina molto ostica!
MARIA: Già, vero! Ma questo pacco di chi è?
ENZO: La signora Teresa mi ha detto che è suo.
MARIA: Beh, perchè non gliel'ha consegnato?
ENZO: A chi?
MARIA : Alla signora Teresa...
ENZO : Perchè mi ha detto che avrei dovuto parlare con lei! Ho atteso tanto invano!
MARIA : Eccomi!
ENZO: Piacere!
MARIA : Piacere mio!
ENZO e MARIA : Ahhhhh! Che piacere!
ENZO : Dunque, come le dicevo, devo consegnare questo pacco poichè attendo invano!
MARIA : E io sono qui (a parte) mi sembra un po' ripetitivo il fattorino!
ENZO : Anche io sono qui ( a parte) ma che pensa, che non ho capito?
MARIA : Dunque?
ENZO : Vuol accettare il pacco?
MARIA: E' gratis?
ENZO : Sì sì, la consegna è compresa nel prezzo
MARIA : Dunque si paga!
ENZO: Beh, certo!
MARIA: Mi pareva d'aver capito correttamente!
ENZO: Lei è perspicace!
MARIA : Mia cognata lo è!
ENZO: Prego?
Maria si inginocchia
MARIA : Mia cognata, mia cognata si chiama Benedetta Perspicace. Fortuna non le è capitato di consegnare un pacco, senza nemmeno aprirlo, avrebbe capito immediatamente il contenuto!
Maria si alza
ENZO: Lo immagino
I due si bloccano simultaneamente, appoggiandosi l'uno alla spalla dell'altro. Lo sguardo incantato verso il cielo.
MARIA: Bello, vero?
ENZO: Eh già...
MARIA (rompendo l'incanto): Dunque, quant'è?
ENZO: Mah...sarà almeno mezz'ora!
MARIA (apre il portafogli e gli porge un orologio): le do quarantacinque minuti!
ENZO (aprendo il borsello) Aspetti che le cerco quindici minuti di resto
MARIA: Ma le pare?
ENZO: A volte, dipende dai giorni!
MARIA: Eh, già...è sempre così, vero?
ENZO: E se non è così è cosà.
MARIA : Parole sante.
ENZO : Gran procedimento, quello della beatificazione delle parole!
MARIA: Già, e poi l'utilità che ne consegue rende tutti più edotti sul profondo significato di ogni concetto!
ENZO : La trovo grammaticalmente affascinante
MARIA : E lei, sintatticamente sensuale!
ENZO : (s'avanza) Permette?
MARIA: Non sia avventato!
(arriva un colpo di vento che lo spinge tra le braccia di Maria)
ENZO : Mi perdoni, non ho potuto scongiurare la sciagura!
MARIA: (sensuale) Ma cosa dice, la capisco benissimo, le pare?
ENZO: (sensuale) dunque ha deciso di...
MARIA : oh...SI'...
ENZO : Allora mi permetterà di...
MARIA: Faccia, faccia pure...
Enzo estrae un coltello e si avvicina al grosso pacco. Comincia, con lentezza rituale ad inciderlo. Maria segue l'operazione con grande ansia. Aperto il grosso pacco, Enzo estrae una grossa torta. Proprio in quel momento, dalla porta, entra con una capriola un uomo con la testa da coniglio che, agguantata la torta dalle mani di Enzo, prende a cantare "Tanti auguri a te". Enzo e Maria, sorpresi, si guardano con gioia.
ENZO (a Maria): Buon compleanno!
MARIA ( a Enzo): Buon compleanno!
CONIGLIO (a Enzo e Maria): Buon compleanno!
Dalla porta di sinistra, richiamati dal fracasso rientrano Poldo e Teresa.
POLDO (a Enzo, Maria ed all’Uomo Coniglio): Buon compleanno!
TERESA( a Poldo, Maria, Enzo e all’Uomo Coniglio): Buon compleanno!
Tutti si abbracciano e si scambiano gli auguri.
ENZO (trasalendo): Ma di chi è il compleanno?
TERESA: Già, di chi è il compleanno?
POLDO: E' vero! Di chi è il compleanno?
TERESA: Puah!..Non si sa mai di chi è il compleanno!
ENZO: Beh … pazienza!
POLDO: Già!
TERESA: In fondo …
MARIA: … Che importa?!
L’Uomo Coniglio ride di gusto. Tutti prendono a ridere come matti.
TUTTI: Buon compleanno!
Musica. Tutti prendono a danzare freneticamente al folle ritmo di uno swing. Man mano Poldo, Teresa, Enzo e Maria escono di scena, lasciando solo il coniglio a ballare.
D’un tratto, la musica si interrompe. Entra da destra il tizio silenzioso che guarda l’Uomo Coniglio, affonda il dito nella torta per poi portarlo alla bocca con gusto.
CONIGLIO: Buon compleanno!
Il tizio silenzioso si leva il cappello in cenno di saluto, quindi, presa la torta dalle mani dell’Uomo Coniglio, con fare goloso e felice, esce dalla porta.
Le luci si abbassano. Pioggia di bolle di sapone. Ingresso con musica di tutti i personaggi che danzano al ralenty. La scena di apertura de “IL GRADINO” si ripete, questa volta portando sul palcoscenico i personaggi di tutti e tre gli atti che prendono a danzare attorno all’Uomo Coniglio, il quale a sua volta, lentamente dirige un’orchestra immaginaria. D’improvviso la musica cambia e accelera vertiginosamente. Tutti i personaggi cominciano a danzare freneticamente, girando confusamente da una parte all’altra del palco fino a scontrarsi tra loro e cadere rovinosamente per terra, al centro del palco. Nuova pioggia di bolle di sapone fino alla chiusura del sipario.
Buio
FINE