Bonaparte ordina: giustiziateli!
Casalmaggiore – dai”LUMI alla “RESTAURAZIONE”
Azione scenica sulla vita
dell’Abate GiovanniLazzaro Romani
tre atti
di
kramer moggia
Socio S.I.A.E.: autori n° 88397 – 31/12/ ’89 qualità D.O.R. autore parte letteraria
26041 CASALMAGGIORE ( Cremona) Via Cairoli, 93 tel, 0375 41110 cell. 339682168I
Il mio amico CESARE GUSSONI,
un giorno mi scrisse questa lettera:
“…Ma è tempo di vacanze e d’ idee in libertà:
nel 2007 si potrà celebrare il 250° anniversario
della nascita di Giovanni Lazzaro Romani.
Vorrei che tu considerassi l’idea di predisporre,
per l’occasione, un testo teatrale.
Con la pubblicazione delle “ Memorie Private”
a cura di Enrico Cirani abbiamo molto materiale
interessante la storia locale per un periodo storico
che va dai “ lumi” alla “restaurazione”.
La descrizione degli avvenimenti mi sembra possa
aiutare l’eventuale azione scenica.
Lascio a Te ogni decisione restando
a Tua disposizione già dal prossimo settembre.”
L’idea è stata allettante;
perciò Lo ringrazio dedicandoGli
questo mio lavoro.
Rivolgo un riconoscente ringraziamento per la
“ Trascrizione del manoscritto inedito con annotazioni ed appunti”
delle “ MEMORIE PRIVATE E PERSONALI”
dal quale ho tratto questo testo a
ENRICO CIRANI e WALTER ROSA
Casalmaggiore, 12 Agosto 2004 ore 9,45 giornata afosa
SCENOGRAFIA:
Le diverse scene, con sempre pochi elementi, saranno descritte per ogni cambiamento di luogo, dell’azione scenica.
PERSONAGGI:
Giovanni Lazzaro Romani Abate
Luigi Romani suo fratello
Luigia sua cognata
Marchesa Maria Magnoni sua amica
Don Francesco Dagna barnabita
Dott. Giambattista Mocchetti municipalista
Dott. Fadigati municipalista
Gen. Murat generale francese
Conte Antonio Favagrossa rivoluzionario
Giambattista Boina rivoluzionario
Antonio Molossi rivoluzionario
Giovanni Zuccari commissario di polizia
Gerlo attore
Voce recitante
Rivoluzionari
Trama: Nell’Agosto del 1796 l’occupazione del territorio di Casalmaggiore, da parte dei francesi, viene a cessare per opera dall’esercito austriaco. Dopo qualche mese ritornano i francesi. Alcuni cittadini casalesi malavitosi, nel frattempo, fanno ruberie e atti criminali a danno di prigionieri francesi. Il generale Murat viene mandato, dal Napoleone, a Casalmaggiore per punire la città molto duramente. L’abate Romani, illustre letterato di fama nazionale, ( in Vaticano vi è una stanza che raccoglie tutti i suoi scritti) si prodiga per ridurre il più possibile la punizione. L’azione scenica continua fino alla morte del Romani, e si conclude con un inno all’unità d’Italia.
ATTO PRIMO
SCENA PRIMA: Casa Romani - posta all’incrocio fra l’attuale via Romani e via Guerrazzi- Primavera. Giardino: salottino in ferro battuto.. Mattino presto. Luigi, Luigia.
LUIGI ( Si è appena alzato da letto. E’ seduto sulla poltrona del salottino di ferro battuto. Si guarda attorno e si gode la bella mattinata.)
LUIGIA ( Entra in scena portando con sé una tovaglia sotto il braccio ,due scodelle di latte con fette di polenta sul vassoio. Prepara il tavolo. Poi, da dietro, mette le mani sulle spalle del marito esprimendo affetto. Un bacio sul capo. Sedendosi ) Nel latte ho già messo un po’ di miele per te.
LUIGI ( scherzando e alludendo) Non è che ci siano altri fini…?
LUIGIA ( vergognandosi. ) Sai che io lo preferisco senza. ( pausa ed esultando a braccia aperte ) E’ una giornata splendida!… Una cosa che ho sempre desiderato fin da piccola - forse perché ci ho passato la mia infanzia – è: abitare sulla sponda del nostro bel Po.Godermi le allegre aurore d’estate e le, affascinanti, seppur tristi, aurore d’inverno. Il tramonto della primavera con tutte le mille sfumature del rosso del creato, e ahimè, la malinconica solitudine che dà al cuore nelle interminabili, anche se corte giornate, d’inverno. ( sognando con pausa breve ) Ho aperto vetri ed imposte, mi sono appoggiata al davanzale e volgendo lo sguardo verso i lontani pioppi della golena, con un profondo respiro mi sono inebriata dei profumi di questo bel giorno.
LUIGI ( scherzando) Non sarai una vanitosa seguace del poetico mio fratello per caso?
LUIGIA ( scuotendo il capo ) Si. Con la mia testa. Però; sembra quasi, che tuo fratello emani attorno a sé un’erudita atmosfera.
LUIGI Ti dirò, che a volte quando mi guarda con il suo sguardo pensieroso, ma che sembra indagatore, con la sua serietà, seppur amabile, mi mette a disagio. E’ pur vero che il carattere è consono all’abito che porta.
LUIGIA A chi lo dici. Sai quanto tempo è passato prima che mi risolvessi a dargli del tu. Ancor oggi se posso appena…
LUIGI ( cambiando discorso) Non si è ancora alzato?
LUIGIA No. Ormai è da un po’ di tempo che fa le ore piccole ed un poco di sonno in più non gli fa certamente male.
LUIGI Da quando si è messo in testa di voler scrivere la storia di Casalmaggiore non fa altro che consultare libri, dispense, chiedere agli amici se nella loro biblioteca c’è magari qualche memoria degli antenati. Poi legge e rilegge, evidenzia fatti, date e prende appunti.
LUIGIA Non dirlo a me, che quando mi permetto di mettere in ordine le carte sulla sua scrivania, anche se con bei modi, me lo impedisce. Mi ricorda che i suoi appunti sono in un disordine ordinato.
LUIGI D’altra parte è comprensibile. Metti di voler scrivere, magari, un testo teatrale, su mio fratello – e ti assicuro che sarebbe interessante – Dovresti leggere tutte le sue memorie, che sono tante; prendere appunti su appunti, confrontare date avvenimenti e poi trascrivere pensieri, tradotti in battute, suoi e dei suoi interlocutori. Trasformare avvenimenti in dialoghi fra i personaggi e poi dare al testo una trama che possibilmente susciti l’interesse del pubblico magari aggiungendo qualche scena allegra come per esempio un ballo paesano in modo che non risulti un polpettone. Sai il teatro necessariamente deve seguire certe regole e soprattutto ritmo.Ti assicuro che sarebbe un bell’impegno.
LUIGIA ( con un sorriso interrogativo) Così sarebbe un gran lavoro che in definitiva non è altro che una copiatura del testo altrui.
LUIGI ( questa battuta deve essere espressa solo con il gesto ) Per l’appunto.
LUIGIA (cambiando discorso)Certo che la sua salute non gli permette di impegnarsi in tutte le attività nelle quali si dedica.
LUIGI La salute è sempre stata la sua croce fin da bambino. Immagina - questo lo diceva nostra madre - che alla nascita era ben formato come i suoi coetanei e si mantenne fin dopo l’allattamento, poi cominciò a dimagrire per colpa d’alcuni vermetti che gli infastidivano il basso ventre…
LUIGIA ( Si schiarisce la voce, vergognandosi per” il basso ventre”)
LUIGI ( per ciò sorridendo ) … Da quel giorno non recuperò più la sua primitiva vigoria. Non sto a tediarti con il raccontarti tutti i disturbi e le malattie di mio fratello, dovute magari ad un po’ di freddo preso e trascurato: sta di fatto che lui per gli illustri cerusici ha una viscerale repulsione. Quasi tutte quelle brave persone risolvevano i suoi acciacchi con abbondanti salassi. Figurati: lui costantemente pallido per il poco sangue in corpo.
LUIGIA Mi sembra, però, che per la sua volontà ed il carattere ben sopporti questi suoi acciacchi.
LUIGI E’ vero, e per questo c’è da ammirarlo.
(pausa)
LUIGI ( osservando la moglie pensierosa ) Beh? Non è la prima volta che parliamo della salute di tuo cognato…
LUIGIA Non è questo.( pausa) Mi chiedo se è onesto che il peso della nostra famiglia gravi quasi esclusivamente sulle sue spalle.
LUIGI E’ un dovere che si è assunto al letto di morte di nostro padre.
LUIGIA Avrebbe potuto compiacere a tuo padre e poi di seguito ravvedersi.
LUIGI (guardando serio la moglie) Certo non ti riferisci a mio fratello. Vorrebbe dire che non lo conosci. Egli è di un’onestà e rettitudine che ben pochi fra i suoi colleghi e finti amici gli hanno saputo e sanno riconoscere.
LUIGIA Mi chiedo se stiamo facendo tutto il possibile per alleggerirgli questo suo gravame.
LUIGI Tu sai che il mio lavoro non ci permette di avere un reddito superiore a quel che abbiamo. I figli, sai quanto ci costano; e come don Giovanni tenga alla loro istruzione.
LUIGIA ( con sorriso mesto) Non dirlo a me che sono diventata una provetta sarta nel rattoppare i vestiti dei nostri figli e a volte anche i nostri per non gravare ancor di più su tuo fratello. Per ogni figlio che cresce dal dritto si passa al rovescio ed il vestito sembra nuovo.
LUIGI (ironico) Forse come artista nell’arte pittorica non sei un genio, visto che le toppe mal si combinano con la stoffa originale. Siamo giusti, però. Questo accadeva ancor prima che ci trasferissimo in casa sua. Ora per affermare la verità: i tuoi figli come, si suol dire, vanno all’onor del mondo.
LUIGIA Questo è vero.
LUIGI Certo che se avessi studiato il mio reddito avrebbe un’altra consistenza. Ma c’è un “ma”
LUIGIA E quale sarebbe questo “ma”?
LUIGI Che avrei dovuto nascere con la testa di mio fratello.
LUIGIA ( orgogliosa di ciò che sta per dire) Non avrai il genio di tuo fratello ma come bontà di cuore e saggezza non gli sei secondo.
LUIGI ( soddisfatto) Come è piacevole e lusinghiero sentire la stima della propria moglie!
LUIGIA Va là bel musetto… sai che dico il vero. ( cambiando tono, curiosa) Ma come mai don Giovanni ha scelto l’abito talare?
LUIGI E’ stata una scelta dovuta alla necessità e soprattutto alla volontà di nostro padre.
LUIGIA Vuoi dire che l’ha costretto?
LUIGI Non dico questo.
LUIGIA E allora…?
LUIGI Quando è giunto a quell’età in cui si deve scegliere fra gli studi geniali…
LUIGIA ( interrogativa) Quali sarebbero?
LUIGI Quelli oltre quelli dell’obbligo. Don Giulio Molossi conoscendo le attitudini di Giovanni un giorno gli tenne questo discorso: so che vostro padre ama di farvi prete. I preti sono molti e in pochi, fortunati. Io vi consiglio per il vostro bene futuro di intraprendere la carriera legale. Il paese ha bisogno di un esperto giurista e voi diventando tale, otterreste in patria un ottimo collocamento.
LUIGIA ( ironica ) Di avvocati con le pezze nella parte dietro non se ne vedono di certo.
LUIGI ( continuando ) L’idea gli sorrideva, tant’è che ne accennò a nostro padre; ma poi, quando l’avvocato gli disse che si doveva trasferire in collegio fuori patria; l’idea cadde con la stessa velocità con cui l’usuraio dice “no” prestar soldi senza interessi..
LUIGIA (alzandosi e sparecchiando il tavolo ) Sarà bene che vada a svegliare questi nostri figli.
LUIGI Il sonno fa bene ai fanciulli, ma è bene che già da piccoli sentano il peso del dovere.
LUIGIA Antonio, il più piccolo, mal volentieri va presso quella scuola di sole bambine, in cui la maestra Catta è oltremodo severa. Già ci son voci che la vorrebbero allontanare.
LUIGI E’ costume degli educatori applicare la regola: educare “ in timore et tremore”, come ho sentito dire con disappunto da mio fratello. Come se la paura giovasse alla personalità di un piccolo bambino. Io non capisco. Siamo ormai nell’ultimo decennio del 1700 e qui a Casalmaggiore abbiamo ancora questa mentalità retrograda. Ma così sta andando il mondo della scuola.
LUIGIA Romano, il maggiore, non ama la scuola più del fratello. Non è per nulla interessato.
LUIGI Forse il metodo del canonico don Francesco Venini mi sembra non sia il migliore per interessare un bimbo, anche se agisce in buona fede.
LUIGIA Lo credo bene. Guarda se ti sembra il modo. Il maestro scrive su un foglio alcune lettere dell’alfabeto ed i bimbi per ore ed ore debbono ricalcare le lettere seguendole con la matita.
LUIGI Ho sentito dire che questa nostra epoca prevede sorprendenti progressi tecnici. Sarà… A me non sembra proprio.
LUIGIA ( esce)
SCENA SECONDA: Romani, Luigi, Luigia.
LUIGI ( rimane seduto assorto nel seguire un suo pensiero)
ROMANI ( entra già vestito con l’abito talare. Calmo e disteso ) Buon giorno a te fratello mio caro.
LUIGI Oh, don Giovanni…
ROMANI Sembra che tu sia immerso in profondi pensieri. In un mattino così ridente gioverebbe più allegria.
LUIGI Hai ragione don Giovanni. Ma poco prima che tu venissi in giardino, ragionavo con Luigia sul metodo d’ insegnamento che si segue nelle nostre scuole infantili.
ROMANI Stai toccando un argomento che, più di preoccuparmi, m’ indispone alquanto.
LUIGI Forse non ne dovevo parlare.
ROMANI Perché: No. Nelle scuole superiori il progresso non si fa certo onore.
LUIGI ( con il solo gesto) E’ proprio così?
ROMANI Quando mi fu assegnata la cattedra di aritmetica nel locale di San Rocco, questa materia era insegnata con un metodo puramente meccanico senza spiegare agli allievi la ragione delle loro operazioni.
LUIGI Non sta certo a me dirlo; ma mi sembra irragionevole.
ROMANI … Gli allievi non sapevano ordinare ed avviare i conti. Quindi, insegnai loro tutti quei mezzi spediti che servono ad agevolare i calcoli.
LUIGI Mi sembra giusto, direi.
ROMANI Li istruii anche nella lingua italiana e nell’ortografia, affinché potessero scrivere una lettera, giusto perché questa scuola ha un indirizzo commerciale.
LUIGI Almeno, così, potranno tenere migliori rapporti con i propri clienti e fornitori.
ROMANI Mi accorsi ben presto che gli alunni mi seguivano con molto più interesse.
LUIGIA (entrando, allegra, porta con se l’occorrente per imbandire il tavolo per la colazione. Rivolta a Romani) Don Giovanni: è vero che è una bella giornata?
( prepara il tavolo mentre i due la seguono in silenzio)
ROMANI (rivolto alla cognata) I bambini…?
LUIGIA Caso strano: quando sono andata nella loro stanza per svegliarli si erano già alzati e vestiti.
ROMANI Vedi: il sapere dell’uomo progredisce continuamente e la stessa intelligenza pure . La scuola deve evolversi continuamente per adeguarsi.
( pausa )
LUIGI ( cambiando discorso) Don Giovanni; prima, ero pensieroso perché avevo bisogno di chiederti un consiglio. Non sapevo come fare.
ROMANI ( con pacato rimprovero) Sono o non sono tuo fratello maggiore?
LUIGI Sei sempre preso da tanti problemi ( sottolineando) in questi tristi giorni…
ROMANI (pensieroso) Sono certo giorni tremendi. Dimmi.
LUIGI Il figlio di un mio caro amico è giunto all’età critica in cui deve scegliere come gestire il proprio avvenire. A detta degli insegnanti è di fervida intelligenza ma di salute assai debole. La famiglia non è certo ricca.
LUIGIA ( porta in tavola un bricco di latte, fette sottili di pane, un vasetto di marmellata e burro. La tavola deve essere civilmente preparata in modo da essere più ricca della precedente. Questa preparazione sarà fatta con gesti un po’ eccessivi, in modo da attirare l’attenzione dei due che interrompono nel frattempo il dialogo. Esce)
LUIGI ( riprendendo il discorso) Vorrebbe un tuo consiglio.
ROMANI Come mio primo impulso, direi, che non mi sento di dar consigli in questo senso, perché mi sembrerebbe d’essere assillante come fu nostro padre nei miei confronti.
LUIGI Mi dispiace che…
ROMANI ( mentre parla prepara una fetta di pane con marmellata e burro. Senza avvedersene la da al fratello il quale nello stesso modo la prende e la mangia mentre ascolta. Romani ne prepara un’altra e la mangia durante le battute del fratello) Vedo in questo ragazzo gli stessi miei problemi di gioventù. Ti parlerò, quindi, delle mie esperienze. A te ricavarne il consiglio.
LUIGIA (entra e porta un vasetto di fiori sul tavolo. Questa è una scusa per rimanere in scena a sentire il discorso dei due. Riordina un po’ il giardino. Per ogni battuta dei due lei commenterà con gesti un po’ esagerati in modo di alleggerire la scena)
LUIGI L’ideale sarebbe lasciare ai giovanetti, libera, l’elezione del proprio stato.
ROMANI Appunto. Spesso i genitori si preoccupano dell’avvenire dei figli con un inconscio egoismo. Nell’età adolescenziale si eccitò nel mio cuore una decisa avversione per il matrimonio ed un gran desiderio di vivere in agiatezze come alcuni miei compagni. Tuttavia il desiderio di dedicarmi allo studio sovrastava su tutto.
LUIGI ( mentre dice questa battuta, guarda la moglie la quale commenta in modo eccessivo quanto spiritoso) Il ragazzo sente gli stimoli di Venere.
ROMANI ( si schiarisce la voce. Poi) Un mio caro precettore, un giorno, affermò che la massima parte degli ecclesiastici era oziosa ed ignorante e che molti per oziosità si abbandonavano ai vizi.
LUIGI Mi sembra questa affermazione un po’ forte fatta da te.
ROMANI Infatti. Quest’affermazione mi allontanava dei propositi di nostro padre che mi voleva far indossare l’abito talare. Pensavo fermamente, che un religioso doveva destinare tutti i suoi sforzi al soccorso dei poveri e dei bisognosi della chiesa.
LUIGI E’ encomiabile questo tuo pensiero.
ROMANI (sottolineando) Non vorrei sembrarti un santo. Il mio gran desiderio era lo studio. In ogni modo il 19 marzo 1781 dissi la prima messa nella chiesa di S. Rocco. Da quel giorno procurai, fin che mi è stato possibile, di onorare lo stato che ho abbracciato.
LUIGI La franchezza di questa tua confidenza mi porta a dare all’amico questo consiglio: “Lascia che tuo figlio scelga la sua strada.”
ROMANI ( con un sorriso rivolto alla cognata, visto che ha notata la sua curiosità) Tu Luigia cosa ne pensi?
LUIGIA ( vergognandosi e poi disimpacciata ) Distratta come ero nelle mie faccende non ho seguito i vostri discorsi però: ( decisa) mio marito ha detto il giusto. ( così dicendo, libera il tavolo un po’ impacciata, mentre i due in silenzio la osservano ridendo )
( suona il campanello del portone )
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SCENA TERZA: Romani,Luigi,Luigia.
( suona il campanello del portone)
LUIGIA (va ad aprire poi torna )E’ la marchesa Magnoni che vorrebbe parlare a don Giovanni.
ROMANI L’hai fatta accomodare in salotto?
LUIGIA Certamente.
ROMANI Bene. ( esce )
LUIGIA ( rivolta al marito ) E’ da tanto tempo che te lo volevo chiedere. Il cognome Magnoni mi ricorda…
LUIGI La contessa Luigia…
LUIGIA Oh, che bello. Ha il mio stesso nome.
LUIGI ( sorridendo ) Si. Lo stesso tuo nome, ma con natali diversi.( riprendendo) La contessa Luigia Maria Magnoni ha sposato il marchese Raffaele Tarasconi
LUIGIA (scherzando) Bene. Proprio i titoli che ho io.
LUIGI Ma piantala! La marchesa abita in casa Melzi che ha avuto in eredità dalla potente famiglia Melzi di Milano. E’ una cara amica di mio fratello. ( cambiando tono) Ed ora vengo a soddisfare la tua curiosità.
LUIGIA Lo sai che non sono curiosa.
LUIGI ( ironico )Si. Come prima. ( continuando) Giunto alla giusta età, nostro padre elesse, come si costuma ancora, il conte Raimondo Magnoni, padre della marchesa, come padrino di mio fratello perché n’avesse un giovamento.
LUIGIA ( dubbiosa) Un ricco che giova ad un povero… Mah.
LUIGI (rimproverando) Eh: se mi togli il gusto del racconto… ( cambiando tono) Quella sola volta che mio fratello ebbe la fortuna si essere accolto da quell’altero signore provò la mortificazione di essere trattato con molta freddezza e disgustosa indifferenza.
LUIGIA Mi pareva…
LUIGI … Tutte le altre volte fu scortesemente licenziato dal suo cameriere con il ruvido pretesto che il suo padrone non riceveva visite di complimento.
LUIGIA ( sprezzante) Che brava persona.
LUIGI Questo avvilimento svegliò nel puerile suo cuore, una grande avversione per il ceto nobile, nella persuasione che simile razza di gente privilegiata, fosse tutta, dell’indole del suo superbo padrino.
LUIGIA ( commentando) Lo credo bene.
LUIGI Una tale avversione Giovanni la conservò anche nell’età adulta, anzi, venne confermata ancor più negli incontri che ebbe con individui prepotenti di quel ceto pericoloso.
LUIGIA Non mi sono sbagliata quando ti ho detto che il povero ed il ricco si amalgamano come l’acqua con l’olio.
( escono )
SCENA QUARTA: Romani, Magnoni, poi Luigia.
MAGNONI ( entrando con Romani continua il discorso già iniziato fuori scena ) Sapendo che lei era indisposto, ho preferito portarle le ultime notizie.
ROMANI Si. Sono tornato da Milano pochi giorni fa.
MAGNONI ( chiedendo) La situazione in Milano come si presenta?
ROMANI C’è già fermento e si stanno già formando i partiti favorevoli e contrari all’invasione francese.
MAGNONI Questa è una sensazione che già si sentiva nell’aria persino qui da noi, che siamo lontani dal centro del potere.
ROMANI Un esempio è ciò che le sto per raccontare. Mi trovavo in Milano con l’amico don Giuseppe Molossi, che lei ben conosce, quando dovetti, con mio sommo piacere, portare aiuto al nostro compatriota Antonio Maria Porcelli, fatto arrestare dallo scellerato Antonio Cozzoli, che già , come lei sa, abbiamo avuto come pretore.
MAGNONI Infatti, nella nostra cerchia se ne parlava assai male.
ROMANI Questo individuo, per farsi un merito presso il Governatore dello Stato accusò il Porcelli di essere del partito francese.
MAGNONI (commentando) Non è detto che tutti i magistrati siano persone disinteressate, corrette e non politicizzate
ROMANI Per l’appunto. Tant’è che il nostro amico fu condannato a due mesi di prigione. Fortunatamente, per mia intercessione, l’avvocato Borghi, luminare del foro, seppe far annullare la condanna.
MAGNONI ( critica) Però… come la politica è al servizio dei disonesti…
ROMANI … E come i disonesti entrano in politica puntualmente.
MAGNONI Le notizie che le porto per mezzo dei miei parenti giunti da Milano, sono che: il generale Bonaparte dopo aver battuto l’esercito austriaco nel territorio genovese è già penetrato in Piemonte.
ROMANI Ciò è molto preoccupante per la nostra Patria.
MAGNONI L’arciduca Francesco II d’Austria con la moglie, il conte de Üilzeck e tutte le autorità politiche e militari, si sono già allontanate da quella metropoli.
ROMANI ( commentando) Che il ceto politico se la svigni al momento giusto è naturalmente ovvio, ma è preoccupante la decisione dei militari.
MAGNONI I francesi con cavalli e carriaggi hanno già passato il Po tra Casale e Codogno.
ROMANI ( drammatico) Nuvole nere si presentano su questa nostra città.
MAGNONI Amici nostri, ci hanno riferito che corpi di truppe austriache arrivano dai campi, laceri, pallidi, mesti, e si recano a Borgoforte per coprir Mantova ove si ritira il battuto esercito austriaco.
ROMANI Dovremo adunare i migliori della nostra comunità per decidere su come organizzarci.
MAGNONI Sarebbe opportuno scegliere un luogo che non siano i locali della Municipalità in modo da evitare una pericolosa ufficialità. Mi perdoni la rima.
( si sente suonare il campanello del portone )
MAGNONI Io sceglierei il teatro sociale per le riunioni. In modo che anche parte della popolazione intelligente partecipi.
ROMANI ( sorridendo) L’architetto Mones ne sarà lusingato.
LUIGIA ( entra) Padre don Dagna dei barnabiti chiede di essere ricevuto.
ROMANI (rivolgendosi alla marchesa) Mi scusi (rivolgendosi alla cognata)Fallo attendere un attimo e poi fallo entrare.
LUIGIA ( esce )
SCENA QUINTA: Romani, Magnoni.
ROMANI ( rivolto a Magnoni) Le notizie che lei mi ha portato mi rattristano alquanto, ma la visita di questo individuo mi indispone altrettanto. Quel signore, è don Francesco Dagna di Milano mio collega nel Ginnasio dei Barnabiti: un esser talmente viscido, Dio mi perdoni, che le anguille si fanno un vanto d’essere ruvide al par suo.
MAGNONI ( dopo aver riso) Ha però un pregio: di suscitare la mia curiosità.
ROMANI La reggenza del Ginnasio dei Barnabiti assegnatami, mi fu sempre ostacolata da questi religiosi perché io non ho lo stesso loro abito.
MAGNONI Se mi permette una cattiveria, direi, che l’inimicizia di un religioso è dannosa- dice il proverbio – come un pisano alla porta.
ROMANI ( sorridendo) Quando io mi assentai da Casalmaggiore per impegni piuttosto importanti, per far cosa gradita a quei reverendi padri, delegai come mio sostituto, appunto, il padre don Dagna.
MAGNONI Per quanto mi sono permessa di dire prima, direi, che da quel momento sono iniziati i suoi dispiaceri.
ROMANI Appunto.
SCENA SESTA: Romani, Magnoni, Dagna.
DAGNA ( persona subdola, viscida, sguardo sfuggente, spalle curve. Si frega continuamente le mani. L’interprete di questo personaggio, dovrebbe imitare il reggiano Memo Benassi nei panni di Shilok nel “ Mercante di Venezia”, oppure, Tino Carraro nei panni del reverendo in “ Pensaci Giacomino” ) ( entra. Si rivolge al Romani dando di schiena alla Magnoni)
Illustrissimo e reverendissimo Abate, permetta, a quest’umilissimo padre che prostrandosi, si onora di insegnare nella sua stessa scuola, d’importunarla per delle questioni che attengono ai nostri incarichi.
ROMANI ( mentre parla ammicca alla Magnoni, la quale con gesti teatrali commenta ciò che dice Dagna)( beffardo) Come non vede, visto che involontariamente le volge le spalle, sono occupato con questa illustre signora.
DAGNA ( volgendosi alla Magnoni con movimento buffo ) Perdoni illustrissima signora Marchesa, se preso da assillanti pensieri, questo suo umilissimo servo non le ha porto i più deferenti rispetti.
MAGNONI ( con il solo gesto ) Si figuri.
ROMANI ( rivolto a Dagna) La signora sicuramente vorrà perdonare la sua disattenzione.
DAGNA ( rivolto alla Magnoni) Mi lusingo di conoscere i suoi famigliari, mio Dio, non personalmente; sarebbe troppo onore; ma per il bene che si dice di loro: i nostri stessi padri additano lor signori come esempio ai nostri allievi.
MAGNONI ( col solo gesto) Oh…Oh.
DAGNA In particolar modo essendo i miei natali milanesi, conosco la nobile famiglia Melzi della mia città , il cui casato è ricordato nel palazzo di questa vostra bella città.
MAGNONI ( rivolta ad entrambi) Ora vi debbo lasciare, perché incombenze notevoli occupano questa nostra allegra e, ahimè, anche triste giornata. ( esce seguita da Romani)
DAGNA (losco) Una signora di tal rango in casa di un religioso a questa ora del giorno… Mah.
Io affermerei che un po’ di ritegno per un religioso sarebbe d’uopo.
SCENA SETTIMA: Dagna.’ Romani.
ROMANI ( rientra)
DAGNA ( insinuante) Che indelicatezza da parte mia presentarmi in casa sua a quest’ora del mattino, quando poi ella era occupata con una bella signora di tal rango.
ROMANI (ironico) Si figuri. So con quale animo nobile lei esalti il mio lavoro presso la Municipalità.
DAGNA E’ un dovere che mi sono imposto.
ROMANI ( sempre pungente) Oh certo. La Municipalità avrebbe voluto passare a lei la mia reggenza del Ginnasio…
DAGNA Oh, è vero. Io mi opposi con tutte le mie forze- il buon Dio mi è testimone - perché sarebbe stata una cosa indegna.
ROMANI Lasci stare il buon Dio che con i fatti bellici che stanno succedendo ha passato una nottataccia.
DAGNA Mi perdoni. Non volevo essere blasfemo.
ROMANI ( cambiando tono)Per l’appunto. ( decisamente pungente) Infatti i suoi colleghi forti dell’appoggio del viceprefetto Roversi, hanno proposto di far assumere a lei il mio incarico in forma gratuita.
DAGNA Per dire la verità, è stato il nostro Superiore a fare tale proposta, avendo in animo di non far gravare sulla Municipalità quest’onere. La nostra confraternita aborrisce l’interesse secolare, .( a mani giunte rivolge gli occhi al cielo) rivolgendo lo sguardo a più alte vette.
ROMANI Per dire il vero il gravame per tale incarico consiste in sole 200 lire di Milano…
LUIGIA ( entrando) I bambini gradirebbero salutare lo zio.
ROMANI Vengo subito. Mi perdoni don Dagna ( esce)
DAGNA (maligno) Aspetta che abbia l’incarico e poi ti faccio vedere io se lavoro senza compenso. 200 lire? Per quella somma non muoverei un dito. I miei confratelli sapranno mettere a frutto quest’incarico.
A te piace frequentare la bella società e le belle invitanti aristocratiche…
Poiché frequenti il bel teatro, la “calunnia” non t’ insegna nulla? Io ti procuro un venticello che con l’aiuto dei miei padri un colpo di cannon diventerà.
ROMANI ( entra, riflettendo quasi fra sè) Quanto vorrei per i miei nipoti e per tutti gli allievi di questa nostra patria, che l’insegnamento nelle scuole non fosse così ottuso...
DAGNA Come diceva?
ROMANI ( un po’ sprezzante)Lei certo non può capire.
DAGNA ( con tono diverso) Un altro motivo condusse i miei passi in questa casa. I nostri superiori - se avrà la bontà di farlo - vorrebbero sapere quando pensa di trasferirsi ad Urbino. Sappiamo che già da qualche tempo ha presentato domanda di trasferimento in quel collegio Liceo.
ROMANI Come mai?
DAGNA Vorrebbero sapersi regolare - lei sa bene come sono previdenti - come provvedere nel caso in cui entro l’anno lei dovesse partire.
ROMANI ( deciso) Caro don Dagna: la reggenza di questo ginnasio mi è stata data dal Governo, pertanto; solo il Governo dello Stato deciderà quando togliermela.
DAGNA ( falso) Mi creda: la domanda da parte mia era disinteressata. Ahimè, come sono stato imprudente…
ROMANI ( ironico) Ma cosa mi dice mai? So benissimo che lei non è il tipo.
DAGNA ( congedandosi ) Ora se permette torno in collegio. Lei sa quante cose incombono ogni giorno.
ROMANI Vada, vada pure, e porti la mia benedizione ai suoi colleghi.
DAGNA ( dopo innumerevoli inchini esce )
ROMANI ( rimasto solo rivolgendo gli occhi al cielo) Padre santo: perdonami. Lasciamelo dire però. Non sei stato prodigo nel dare la virtù della bontà a quei padri barnabiti.
sipario
FINE PRIMO ATTO
paceri.on permessa di dire prima, direi, che da quel momento sono iniziati i so sostituto par suo. sercito austrico.
ATTO SECONDO
ATTO SECONDO
SCENOGRAFIA
( Teatro comunale. Palcoscenico. - Sul fondo alcuni attrezzi scenici lasciati dopo una rappresentazione di una commedia del Goldoni. Un tavolo, alcune sedie )
SCENA PRIMA: Romani, Mocchetti, Magnoni conte Favagrossa.
MOCCHETTI (continuando il dialogo già iniziato, seduti ad un tavolo ) Direi che è stata una buona idea, riunirci qui in Teatro Sociale.
ROMANI Lo spazio è grande e utile per le assemblee che immagino dovremo fare. Sarà opportuno riunire le migliori menti della comunità.
MOCCHETTI Certo.
ROMANI E’ stata un’idea della marchesa Magnoni.
MOCCHETTI Mi sembra un’idea intelligente; perché, se ci riunissimo nella sala della Municipalità, forse sarebbe un po’ pericoloso per gli sviluppi che potrebbero avere questi preoccupanti avvenimenti.
ROMANI Questa sua riflessione è stata la stessa della Marchesa.
MOCCHETTI C’è mancato altro che giungesse qui in città l’ufficiale francese Le Comte, uomo di un’ insolenza e villania… Con i suoi modi ha indisposto i nobili ed ecclesiastici suscitando un odio implacabile per il suo popolo.
ROMANI Un’ imprudenza; e direi che è un eufemismo; è stata l’idea d’alcuni malintenzionati sobillatori, che per sollevare il popolo contro l’invasione francese, sparsero la voce che, per il gran dolore, la statua della Beata Vergine della Fontana piange lacrime di sangue.
MAGNONI ( entra con il fiato in gola) Vengo ora dalla Fontana…
( I due si alzano meravigliati e curiosi )
ROMANI ( rivolto alla Magnoni ) Signora Marchesa…
MOCCHETTI ( rivolto alla Magnoni) Come mai…?
MAGNONI Una folla immensa di plebe e villici gremisce il Santuario per sperare di vedere la Vergine che piange.
ROMANI (affermativo) Non c’è certo da stupirsi. La plebe è incline a credere in tutto ciò che è straordinario e prodigioso.
MOCCHETTI ( preoccupato) Signora Marchesa: non ha temuto immischiarsi fra il popolo esaltato e furente?
MAGNONI ( rassicurante) Mi sono coperta col velo in modo da non essere notata.
ROMANI ( preoccupato) Ciò non toglie che è stata un’imprudenza.
MAGNONI ( riprendendo tono) Il comandante francese, non riuscendo più a domare la folla di fedeli che occupava la chiesa e l’intero piazzale fino all’olmo del Parmigianino, inferocita perché trattenuta dai militari, ha eletto alcuni tecnici perché dessero il loro responso disinteressato.
MOCCHETTI E quale fu l’esito?
MAGNONI Che alcune macchie scure prodotte dall’umidità del muro, sul quale appariva l’effige della Madonna, non erano sanguigne.
ROMANI Quella decisione non è stata riprovevole. Immagino che gli stessi padri Serviti del Santuario saranno stati tacciati di complicità.
MAGNONI Infatti: con quella scusa il francese ne ha approfittato per far spoglio di tutti i numerosi voti d’argento e gran parte delle ricchezze del convento; adducendo- falsamente mi permetto di dire conoscendo il tipo- che, venduti, sarebbero andati in beneficio dei poveri.
ROMANI Ma che certamente non avverrà.
MOCCHETTI Temo che i sobillatori del popolo per le lacrime della Vergine, siano gli stessi che aizzarono la brigataglia, divenuta numerosa da rendere mal sicuri gli stessi francesi. Essi, infatti, tentarono di mettersi in salvo passando il Po.
MAGNONI Un nostro fattore ci ha riferito, che questi delinquenti hanno requisito ai francesi in fuga, cavalli e carriaggi ed anche altri beni. Sembra che il loro capo, il conte Antonio Favagrossa, abbia fatto ammassare la refurtiva in una sua cascina.
( entra il conte Favagrossa. Naturalmente tutti si stupiscono )
FAVAGROSSA ( preoccupato, salutando con un cenno i presenti, si rivolge al Romani tirandolo da una parte) Avreibisogno di parlare con lei. (rivolto agli altri due) Mi perdonino la scortese intromissione.
( Magnoni e Mocchetti comprendendo che il colloquio è privato)
MAGNONI (come scusa) Perdonatemi; ma debbo ritirarmi.
MOCCHETTI ( c.s.)Le strade sono mal sicure, e lei deve attraversare Piazza Grande. Mi permetta di accompagnarla.
( escono)
SCENA SECONDA: Romani, Favagrossa.
FAVAGROSSA (rivolto a Romani preoccupato ) Le confesso che sono molto preoccupato. Anzi, addolorato per tutto ciò che sta accadendo. Con le prime schermaglie alcuni cittadini più influenti, mi elessero, forse per il mio carattere deciso, loro capo. Per il vero, non è che io abbia dato tanta importanza alla cosa.
ROMANI (didattico) Lei m’insegna che quando un popolo individua una persona con specifiche volontà di mettersi in gioco, lo elegge capo per coprirlo di gravami e di responsabilità; rinnegandolo, poi, alla prima occasione.
FAVAGROSSA Due di quelle persone, sopratutti: un certo Giambattista Boina e Antonio Onorato Molossi di Villanova.
ROMANI Molossi non è certo un nome sconosciuto.
FAVAGROSSA Infatti portano lo stesso cognome di Leopoldo e Baldassarre, i quali sono, al contrario, squisite e nobili persone.
ROMANI Ne sono pienamente convinto.
FAVAGROSSA Queste persone si sono rivelate dei veri ladri sobillatori.
ROMANI Purtroppo la canaglia s’ insinua nel popolo onesto e lo istiga.
FAVAGROSSA Le basti sapere che, per il sangue della Beata Vergine, il popolo aizzato e reso furente ha messo a mal partito i soldati francesi, i quali credettero bene di salvarsi tentando di passare il Po
ROMANI Di questo fatto se ne parlava prima che lei venisse, con la marchesa Magnoni ed il dottor Giambattista Mocchetti della Municipalità.
FAVAGROSSA Le imbarcazioni si erano appena staccate dal porto, quando la canaglia armata di fucili, intimò ai barcaioli di ritornare a riva. Perché non ubbidirono, una guardia di finanza detto Fico Secco, sparò al comandante che colpito scomparve fra le acque.
ROMANI ( rivolti gli occhi al cielo) Padre Santo abbi pietà di quell’anima.
FAVAGROSSA Ritornati a riva, i soldati furono assaliti, uccisi e gettati nel fiume.
ROMANI ( vistosamente addolorato) Madonna mia.
FAVAGROSSA Altri si rifugiarono in case private.
ROMANI Appunto: con il dottor Mocchetti si è pensato di mandare un messo a Cremona per chiedere aiuto alla Municipalità ed al comando militare.
FAVAGROSSA La ciurmaglia ha poi bloccato le porte della città e ha fatto suonare tutte le campane delle torri.
ROMANI Le sentii. Non c’è cosa che metta il panico come il loro suono a martello.
FAVAGROSSA Il deprecato Giambattista Boina, oltre alle requisite carrozze, che sono state portate in una mia cascina…
ROMANI (su schiarisce vistosamente ed abbondantemente la voce )
FAVAGROSSA ( continuando) Costui si recò all’ospedale dei francesi e agli infermi prelevò tutto il danaro e altri beni che avevano. I suoi accoliti, avuto sospetto che “il conte”( indica se stesso) volesse tenere tutto per sé, s’ impossessarono della refurtiva che raccolsero, poi, negli scantinati di questo stesso teatro. L’intento era di dividere successivamente il bottino.
ROMANI (disperato ) Come potremo por fine a tutto ciò?
FAVAGROSSA Le confesso che la situazione mi è sfuggita di mano. ( scoraggiato) Le chiedo cosa ne pensa di questa insurrezione. Non so prendere una decisione.
ROMANI ( categorico) Male! Perché, ritornando gli austriaci a rioccupare queste nostre terre, venendo a sapere che gli insorti sono stati assassini e ladri e perché, contravvenendo alle leggi di guerra, hanno ferito e massacrati soldati ed ufficiali che dovevano, piuttosto, essere arrestati come semplici prigionieri, saranno inflessibili nel prendere provvedimenti.
FAVAGROSSA Lei dice…?
ROMANI ( continuando) …E perché hanno depredato i loro equipaggiamenti.
FAVAGROSSA ( mettendosi le mani nei capelli) Sono disperato.
ROMANI (rincarando la dose ) I casalesi, per tale irruzione, saranno incolpati di aver agito per solo loro interesse e non per la causa del loro amico sovrano. Se poi, per fatale sciagura ritornassero i francesi, metterebbero a fuoco e fiamme l’intero paese trucidando i poveri cittadini.
FAVAGROSSA ( implorante)Cosa si potrebbe fare per prevenire così tristi conseguenze?
ROMANI Altro rimedio non vedo che riunire i prigionieri ora raccolti nel palazzo comunale e alloggiarli in case sicure; somministrando loro alimenti e curare i feriti. Il tutto sotto la responsabilità della Municipalità.
FAVAGROSSA Mi sembra un’idea assennata.
ROMANI ( continuando che vien bene ) Che tornino gli austriaci o i francesi, quei soldati esprimeranno lodi per il trattamento.
FAVAGROSSA Ciò che ha detto mi trova soddisfatto. La prego, anzi, di accompagnarmi presso la Municipalità per concertare questi opportuni provvedimenti.
( escono uscendo dalle quinte )
SCENA TERZA: Boina, Molossi, quattro rivoltosi, figuranti. Qualcuno del pubblico.
( dal fondo della platea, vocianti, entreranno i rivotosi. I quattro rivoltosi si fermeranno due per ogni lato ai piedi del palcoscenico. Porteranno fucili ed attrezzi agricoli a mo’ d’armi. Boina e Molossi, seguiti dai figuranti armati, saliranno sul palcoscenico e andranno al tavolo, i i figuranti dietro. I quattro rivoltosi, se è possibile, coinvolgeranno alcuni amici fra il pubblico che ripeteranno le loro battute.
Le luci della platea si accenderanno in modo che il pubblico stesso rappresenti l’assemblea.
Registrate, si sentiranno, già da prima, le campane a martello. Deve esserci molta eccitazione)
BOINA ( dopo che l’assemblea si è sistemata, inizia il suo discorso confidenziale ma subdolo) )
Cari fratelli. Giorni difficili hanno preceduto quest’assemblea e altri crudi si presenteranno. Con sommo gaudio noto che con spontaneità, altruismo e amor patrio, avete seguito noi in quest’opposizione all’invasione nemica. Abbraccio tutti voi e vi chiamo fratelli.
PRIMO RIVOLTOSO Siamo tutti con te!
SECONDO A morte l’invasore! A morte cla bröta gent lé!
TERZO A morte il tiranno.
QUARTO Liberiamo la nostra terra dal nemico! Chi vaga a ca’ sua i frances!
BOINA ( confortato da questi interventi, cambia tono, grida scandisce le parole, infierisce, come i bravi arringatori di folla) Abbiamo iniziata la lotta con l’immondo popolo francese, rappresentato da un’esercito di squallidi vigliacchi.
Chi di voi, con noi è stato sulla riva del nostro fiume, ha potuto costatare lo squallore del loro comportamento.
PRIMO (gridando) Sono fantocci del Bonaparte! Jè di pajas!
SECONDO ( c.s.) Sono manichini imbellettati! Jè mèsi cartöci!
TERZO (c.s.) Uomini col codino! Om da dò palanchi!
BOINA (continuando) Vedevate fuggire i francesi imbellettati rifugiarsi nelle case dei pescatori tremanti di paura.( con disprezzo) Loro: eroi fasulli del Bonaparte.
Ora mi rivolgo a quei tali pescatori vilmente incerti nell’ideale di patria: abbiate la faccia, o codardi, di denunciarli. Di consegnarli a noi. Sapremo noi fare giustizia! L’acqua del fiume tinta di sangue, porterà l’esultante nostra vittoria fino alle sponde della lontana Viadana.
.
PRIMO Sangue immondo! Bröta gent
TERZO Vendichiamo le nostre donne!
QUARTO Saremo d’esempio per i nostri figli! I nostar fiöj is guarda!
BOINA (continuando) Vedo alcuni di voi che pur tradendo la nostra causa, partecipano a quest’assemblea di rivoluzionari. I rivoluzionari veri ben si nobilitano rispetto alla pusillanime cricca dei nobili ed ecclesiastici.( indicando con il dito verso il pubblico) Voi traditori abbiate il coraggio di alzarvi e dire le vostre ragioni se le avete.
Voi siete i più miseri individui pronti a cambiar bandiera con il mutar degli eventi.
SECONDO Mostrate la vostra faccia! Abighi la facia da faf vödar
TERZO …Pronti a cambiar bandiera con il mutar dei venti!
PRIMO Coloreremo il fiume del vostro sangue!
BOINA ( paterno rivolto al Primo ) No! Fratello! Non sarà mai che il fratello alzi la mano armata sul fratello.
PRIMO Ma sono immondi traditori.
BOINA (sentenzioso) Con la nostra vittoria si ravvedranno.(riprendendo la veemenza precedente ) Amici! E’ ora che vi ribelliate non solo contro gli odiati francesi, ma anche contro la nobiltà che da sempre vi opprime, vi umilia, toglie di bocca il pane ai vostri figli per adornare la propria mensa d’inutili sprechi.
PRIMO Vogliamo dalla Municipalità armi e munizioni!
SECONDO Viveri e vettovaglie!
TERZO Vino!
QUARTO Denaro!
BOINA ( confidenziale)Non illuderti popolo nel credere che la battaglia sia finita. Gli eserciti piomberanno sulla nostra città per annientarci. ( gridando)Corriamo fratelli alle porte, ed innalziamo barricate contro l’odiato invasore.
TUTTI I RIVOLTOSI Alle barricate! Alle barricate!
BOINA Avete sentito le campane a martello che ci chiedono con la loro squillante voce di non essere pusillanimi. ( imperativo)Gettate la vostra vita oltre l’ostacolo!
UNO DAL LOGGIONE Stum mia esagerà! Non esageriamo.
BOINA Chi è quel losco figuro che teme la morte più della vita. Abbia il coraggio di mostrare il suo vile volto a quest’assemblea di nobili cuori.
Io sono pronto ad immolare la vita per il riscatto del mio popolo.
Siete pronti voi!?
TUTTI Alle barricate! Alle barricate!
PRIMO Viva la religione! Viva l’Imperatore Francesco!
BOINA Si. Viva la religione. Ma la religione del popolo non quella dei preti in combutta con i ricchi nostri oppressori da sempre.
TUTTI Viva Francesco! Viva l’Imperatore! Viva gli austriaci! A morte i francesi! ( questi motti continueranno fino a che entrerà dal fondo della platea il Conte Favagrossa e Mocchetti. Raggiungendo loro il palcoscenico, i rivoltosi sfumeranno i loro motti con il suo passaggio)
SCENA QUARTA: detti, Favagrossa, Mocchetti.
(pausa. Silenzio)
FAVAGROSSA (dopo essersi portato a fianco di Boina, paternamente) Cari cittadini. Voi sapete che dalla prima ora dall’inizio di quest’insurrezione, io vi sono sempre stato al fianco. Continuerò ad esserlo fino che ritornerà l’ordine e pace in questa nostra bella e generosa Casalmaggiore.( indicando Boina e Molossi) Questi nostri validi ed intrepidi amici sui quali ripongo tutta la mia fiducia, poco fa vi hanno detto che soverchianti forze nemiche si abbattono sulla nostra città. Non illudiamoci. Questo è un dato certo. E’ impensabile che una popolazione esigua come la nostra, possa sostenere a lungo un tale urto. Alla Municipalità è giunta voce- voce certa- che un corpo di truppe francesi di stanza a San Martino dell’Argine si sta dirigendo verso le nostre mura. Ora rivolgendomi a tutti voi: chiedo: siete disposti a metter a repentaglio la vita dei vostri figli per un’impresa impossibile? uesto è un dato certoquestop Non illudiamoci! Alle spalle del corpo di truppe d’invasione sta l’intera armata del generale Bonaparte.
( pausa )
Vedo dall’espressione dei vostri volti che il buon senso vi aiuta ad essere consenzienti:
( pausa)
Abbiamo concordato con la Municipalità, alcune disposizioni in modo da ridurre i danni che questa lotta ha procurato. Quale rappresentante della stessa Municipalità, il dottor Mocchetti vi esporrà le iniziative che seguiremo.
MOCCHETTI ( calmo) La Municipalità è concorde nel trasferire i prigionieri raccolti nel Palazzo Comunale, presso case private onde essere ospitati con onore. I feriti saranno trasferiti presso l’ospedale dalla Buona Morte e le loro ferite curate.
PRIMO ( gridando) Sono nostri nemici non nostri ospiti.
MOCCHETTI Quando francesi o austriaci torneranno a percorrere le nostre strade e le nostre piazze, potranno essere assicurati della ospitalità della nostra gente. Se vogliamo; questa è una forma d’ egoismo e codardia, ma salverà la vita dei nostri figli.
FAVAGROSSA La Municipalità vuole un sicuro impegno da parte di tutti.
DAL PUBBLICO IN DIVERSI Pace! Pace! Pace!
FAVAGROSSA Noi, per tutti, ci sentiamo di confermare l’impegno, sentendo voi convinti. Porteremo alla Municipalità il vostro consenso.
(mentre escono dal fondo platea il pubblico grida) Pace!
( Boina e Molossi, durante il discorso dei precedenti, dimostrano la loro insofferenza che esplode con l’uscita dei due)
MOLOSSI (rivolto al pubblico a gran voce con rabbia ) Ancora una volta la nobiltà garantisce il nemico invasore quale nostro padrone e lascia il popolo a soffrire fame e stenti.
BOINA ( c.s.) Compagni facciamo vedere di quale tempra siamo fatti. Assaltiamo le case dei più ricchi signori. Spogliamoli del loro danaro, degli effetti preziosi. Vendichiamoci dei soprusi sofferti.
MOLOSSI (c.s.) Difendiamo la nostra patria. Corriamo alla porta di San Sebastiano e alziamo barricate contro il nemico.
( I due briganti, rivoltosi, figuranti creando una gran confusione con gesti e grida escono incitando tutti i presenti a seguirli.
(Mentre le luci della sala si spengono, si sentono suonare le campane il cui suono va scemando fino ad annullarsi. Si ritorna, così, alla sola azione teatrale )
SCENA QUINTA: ( casa Romani ) Luigi, Luigia.
(Sul palcoscenico è rimasto un tavolo con alcune sedie. Mentre i coniugi dialogano, senza sapere cosa stanno facendo, portano fuori scena tavolo e sedie e portano il salottino di giunco Cambio luci. Siamo all’imbrunire in casa Romani )
LUIGIA (continuando un discorso già iniziato) Certo che stiamo vivendo in un mondo pazzo. Io non so. Quei poveri disgraziati che sono andati al ponte di Villanova: cosa sono andati a fare?
LUIGI Il loro intendimento era quello di difender l’avanzata dei francesi.
LUIGIA Io non me ne intendo di battaglie e di guerre, ma come potevano pensare di riuscirci con tridenti, badili, bastoni e qualche falce a fermare un esercito armato fino ai denti.
LUIGI L’hai detto tu: erano dei dissennati. Ma non spinti da ideali di patria, ma suggestionati da alcuni delinquenti che si sono serviti di loro per far man bassa di tutto ciò che sono riusciti ad arraffare nelle case dei ricchi.
LUIGIA Beh. Ma dove avevano la testa?
LUIGI Hai sentito anche tu che hanno chiesto alla Municipalità brente di vino per tenere su il morale dei belligeranti.
LUIGIA Altroché se ci sono riusciti. Si sono ubriacati tanto da non saper trovare la strada di casa.
LUIGI I francesi, se vogliamo essere onesti, intimarono la resa per non spargere sangue… e sembrava che la faccenda riuscisse… Ma poi alcuni di quelli più ubriachi cominciarono a sparare…
LUIGIA … E da quel momento scoppiò il finimondo.
LUIGI Per l'appunto. I sobri o i meno ubriachi scapparono, gli ubriachi restarono. Così la cavalleria insegui i fuggitivi e li ammazzò tutti, mentre quelli che rimasero al ponte furono falcidiati dalle cannonate e dalla fanteria.
LUIGIA (sentenziando) Tutto per colpa di delinquenti sobillatori.
LUIGI Figurati: gli abitanti di Vicoboneghisio e Villanova si chiusero nelle proprie case.
LUIGIA ( scuotendo la testa) Sono stati proprio momenti brutti.
LUIGI Il conte Casati, occulto promotore della sollevazione, andò a rintanarsi a Ponteterra. Boina e Molossi ed altri istigatori appesantiti da tutto il bottino di denaro e preziosi si dileguarono.
LUIGIA Chi sono quei due lì?
LUIGI I delinquenti sobillatori. Boina deve provenire da Villanova. L’altro, dato il cognome, dovrebbe vivere a Vicobellignano
LUIGIA Ma tu come fai a saper tutte queste cose?
LUIGI Perdinci. Me l’ha detto mio fratello.
LUIGIA Ma se io non ho sentito.
LUIGI Sarà stato quando sei andata dai bambini. ( continuando) L’unico rimasto è stato il conte Favagrossa, perché la Municipalità l’ha assicurato che avrebbe perorata la sua causa ed il suo perdono.
LUIGIA Ma non è quello che si è portato a casa i carriaggi sequestrati ai francesi?
LUIGI ( sorridendo)Si. Sembra che si sia ravveduto.
LUIGIA ( ridendo) Si: perché ha capito che gli conveniva.
LUIGI Ci voleva la capacità di mio fratello per convincere i francesi che la sommossa è stata iniziata da disgraziati delinquenti.
LUIGIA E ci hanno creduto?
LUIGI Ormai la frittata era fatta. Poi, quando la Municipalità ha assicurato i capi francesi che sarebbero stati risarciti e riforniti di tutto ciò di cui avevano bisogno questi si sono quietati.
LUIGIA ( sorridendo) Hai capito? Quando c’è da guadagnare, gli animi si quietano.
LUIGI Mica tanto. Non è finita lì.
LUIGIA Mi pareva…
LUIGI I capi francesi non fidandosi delle assicurazioni della Municipalità, andarono al Teatro Sociale per ritirare ciò che era stato sottratto ai soldati dai delinquenti insorti. Quale fu la loro meraviglia nel costatare che tutti gli argenti e preziosi erano spariti?
LUIGIA Qui ci vorrebbe tuo fratello per farti un appunto dell’uso improprio delle parole. Lui che ci tiene tanto alla lingua. Hai detto “ i capi si meravigliarono” (sorridendo) Di’ pure che si inferocirono.
LUIGI Ecco. Questa è l’espressione giusta. Tant’è che per calmare gli animi, l’intera comunità rappresentata dall’autorità municipale ha dovuto rifondere tutto ciò che è stato sottratto e magari qualche cosa di più.
LUIGIA Perciò ci rimettiamo anche noi.
LUIGI I francesi ritornando sui propri passi, vale a dire ripassando per Vicoboneghisio e Villanova, per vendicare i loro morti, misero a ferro e fuoco quei poveri paesini.
LUIGIA ( addolorata) Povera gente.
(Suona il campanello del portone)
(Luigia va ad aprire e poi torna)
LUIGIA C’era tuo fratello ed il suo amico. Il dottor Mocchetti. E poi sai anche chi ?
LUIGI ( con il solo gesto) Chi?
LUIGIA Il conte Favagrossa.
SCENA SESTA: Romani, Mocchetti, Favagrossa, Luigi, Luigia.
(entrano tutti meno Luigia )
ROMANI ( rivolto a Luigi) Ho invitato questi miei amici a prendere un po’ di fresco serale e fare quattro chiacchiere. Sono stati giorni ed ore così difficili che il rilassarsi con una buona conversazione al fresco qui in giardino, è una delle migliori medicine per lo spirito.
LUIGI ( rivolto a Mocchetti) Dottore è sempre un piacere rivederla.
MOCCHETTI ( gli dà la mano con un sorriso )
ROMANI Il signor conte Favagrossa, forse…
LUIGI Non ho avuto il piacere di conoscerlo personalmente. In questi giorni però il suo nome è ripetuto più volte.
ROMANI ( si schiarisce la voce vistosamente )
FAVAGROSSA Spero in bene.
LUIGI ( evitando la risposta )Accomodatevi. Se permettete vi lascio ( sorridendo) alla vostra distensiva discussione.
MOCCHETTI (riprendendo il discorso iniziato già sulla strada. Rivolto a Favagrossa) Lei dice della morale…? Non intendo quella naturale ed evangelica, le quali, fondati sopra principi eterni, debbono essere immutabili. Io mi riferisco a tutte quelle variazioni, apportate dalle diverse classi.
FAVAGROSSA E’ vero. Partiamo dalla classe infima dei contadini: i coloni ed i giornalieri. I primi si avvantaggiano sulle proporzioni del padrone; i secondi, sovente, si appropriano furtivamente dei prodotti della campagna.
ROMANI (specificando) Diciamo, però, che spesso sono mossi dalla miseria.
MOCCHETTI Dobbiamo ammettere, però, che quella classe sta migliorando come tenore di vita.
ROMANI Esaminando la nobiltà ai tempi della mia fanciullezza: i nobili erano visti come semidei dal popolo. Non si degnavano di accomunarsi con la classe inferiore. Considerate attentamente le lotte fra la nobiltà ereditaria per essere invitata a Corte.
MOCCHETTI Ricordo bene che i matrimoni fra classi diverse erano avversati dai nobili.
FAVAGROSSA I “ LUMI “ portati dalla nuova filosofia hanno attenuato di molto queste fisime. Dobbiamo darne atto alla rivoluzione francese del ’89, e di poi al Bonaparte almeno in campo militare.
ROMANI Beh… Insomma… Non v’è dubbio che in una civile società vi siano ricchi e poveri, colti ed incolti, saggi ed insipienti, accorti e sciocchi, quindi l’ineguaglianza è logica.
MOCCHETTI Però, diciamocela tutta Il governo assegna alla nobiltà i posti di maggior responsabilità, e perciò di più alto prestigio.
FAVAGROSSA Permettetemi di ricordare il detto che si dice del Bonaparte: “In ogni zaino di soldato v’è il bastone di maresciallo.” Questo mi sembra che la dica lunga.
ROMANI A me sembra giusto che le persone valide, qualsiasi sia il loro ceto sociale, siano giustamente distinti e rispettati nel loro grado e nelle loro funzioni.
LUIGI (entrando) Scusatemi signori se interrompo la vostra conversazione sicuramente dotta.. Sta per iniziare la vendemmia che spero buona. La vendemmia dell’anno scorso, favorita dalla pioggia prima, e da un bel sole al momento giusto, ci ha regalato un vino che direi favoloso.
ROMANI ( intervenendo) Direi eccezionale. ( rivolto a Luigi) Luigi che ne diresti se mescessimo a questi signori, un buon bicchiere di quella fortana del vigneto di Cappella.
MOCCHETTI (spiritoso) Anche perché certe chiacchierate arricchiscono la mente,ma seccano la gola.
FAVAGROSSA (spiritoso)Tutti i santi finiscono in gloria.
ROMANI Per dire la verità, quel vigneto mi viene per vie non molto ortodosse. Voi sapete, che alcune proprietà espropriate per legge ad istituzioni religiose furono vendute all’asta. Io, Dio mi perdoni, acquistai il fondo “Torre “ di Cappella; anche se in contrasto con le disposizioni della Curia.
FAVAGROSSA ( rimproverando con un sorriso malizioso ) Eh…eh… Signor Abate…
ROMANI La coscienza mi rode ancora. Vi assicuro, però, che i poveri della nostra parrocchia ne hanno tratto vantaggio.
MOCCHETTI ( amabilmente) Non ho dubbi.
FAVAGROSSA ( rivolto con sufficienza a ) Lei, signor Luigi, cosa ne pensa della moralità dei nobili?
LUIGI (eludendo la risposta) Non mi permetterei. “ Ubi major minor cessat” come sento spesso sentenziare don Giovanni.
ROMANI (intervenendo risponde a Favagrossa ) La risposta, specie per lo stato lombardo e specie per il milanese, la si può facilmente desumere dal poema, tanto aureo per nobiltà del dire, quanto sincero nella descrizione da “ Il giorno” dell’immortale abate Parini.
LUIGI Scusate ( esce)
ROMANI Le abitudini sono un po’ cambiate nelle case dei nobili, non così spesso come un tempo; ma coppie di dame e cavalieri non stanno più al tavolo da gioco a sperperar fortune.
MOCCHETTI Infatti anche le loro mense non sono più imbandite con luculliana profusione.
ROMANI E’ anche vero che, più all’ozio di un tempo, ora si applicano alla letteratura, scienze, e belle arti. Molti di loro sono apprezzati non per censo ma per meriti
( entrano, Luigi con una bottiglia di vino e Luigia con quattro bicchieri su un vassoio)
LUIGIA ( dopo aver posto il vassoio sul tavolo, fatto un leggero inchino di cortesia) Signori vi riverisco.
( tutti si alzano meno Favagrossa)
MOCCHETTI Signora…
FAVAGROSSA (saluta con il gesto)
LUIGI ( stura la bottiglia e mesce )
ROMANI Signori: permettetemi. ( alza il bicchiere per brindare) Alla Patria!
TUTTI Alla Patria!
( dopo aver brindato)
LUIGI Vi lasciamo alla vostra conversazione.
( marito e moglie escono)
MOCCHETTI (riprendendo il discorso) Gli artigiani mantengono la loro professionalità aumentando, così, un po’ il loro tenore di vita.
ROMANI La classe media cerca di progredire nelle condizioni di vita per i figli, magari seguendo la carriera ecclesiastica. Basti sapere che attualmente in Casalmaggiore vi sono quasi quaranta preti.
FAVAGROSSA (con sufficienza) Della plebaglia non parliamone. Fu e sarà sempre scostumata per mancanza d’educazione.
( buoi per cambio scena)
SCENA SETTIMA: Palazzo Comunale. Sala. Primi di settembre. Fine mattinata. Fadigati, Mocchetti, Romani, Murat.
FADIGATI ( rivolto fuori scena a due inservienti) Portate un tavolo, poltrone, una pianta di fiori ( fra sé) giusto per dare un tono accogliente e confidenziale.
( gli inservienti portano fuori il salottino di giunco e portano ciò che è stato richiesto. Continua il discorso già iniziato con Mocchetti che è già in scena)
L’abate Romani è andato ad accogliere il generale Murat appena giunto in città. Lo accoglie con pomposità in modo da colpire la sua vanità ed addolcirlo sulle decisioni che prenderà nei confronti della nostra comunità.
MOCCHETTI L’abate Romani come mediatore, conoscendo l’animo umano, è insostituibile.
FADIGATI Mi preoccupa assai che dopo il già superato mortale pericolo, sussistano tuttavia, non pochi torbidi talenti che alimentano l’avversione alla Francia.
MOCCHETTI (severo) Non solo questa nostra piccola comunità, ma l’intera penisola, sta sopportando con vero orrore i barbari eccessi di quel furente popolo, che a capriccio scanna e trucida in cento crudeli maniere i nobili ed ecclesiastici e che giunse perfino a lordare le sacrileghe sue mani nel sangue innocente del proprio sovrano e della reale sua famiglia.
FADIGATI (umiliato) Ora siamo qui preoccupati, che dico, terrorizzati, nell’attesa di sapere quale punizione , tramite il generale Murat, il Bonaparte ha voluto infliggere alla nostra comunità.
MOCCHETTI Dobbiamo far buon viso a cattivo gioco, adulando il generale affinché sia clemente e farci forza contro l’umiliazione, l’orgoglio offeso, e il nostro amor proprio, per poter salvare il nostro popolo.
FADIGATI (esplodendo) Quanti secoli sono che la nostra patria è occupata da l’un o l’altro popolo?! ( occhi rivolti al cielo) Dio misericordioso quando avremo la nostra patria libera?!!!
( prima di queste ultime battute si sente un trambusto di popolo e ordini, dati in francese alla truppa.)
( entra Romani seguito del Murat e da membri della municipalità ( figuranti) che non parleranno, ma che commenteranno con il solo gesto.)
ROMANI Generale Murat si accomodi.
MURAT (sedendosi seguito da tutti ) Merci.
ROMANI (con ufficialità) Generale: la Municipalità qui riunita, le porge il più cordiale ossequio.
( tutti con il gesto salutano)
MURAT ( all’inizio deve essere molto deciso, duro, e man mano che procede il dibattito, si addolcisce fino ad essere, alla fine, amichevole. Parla in italiano con accento francese)
Napoleone Bonaparte, generale in capo dell’Armata Francese, informato dal generale L’Epinois, dell’insurrezione di questa città, (ponendo l’accento) da alcuni nobili ed ecclesiastici, ordina: mio tramite, con formula perentoria “ Giustiziate i colpevoli.”
ROMANI Il nostro popolo pacifico per natura, ahimè, è stato sobillato, non dalla nobiltà, e tanto meno dagli ecclesiastici, ma da furenti delinquenti che, provocando i più deboli, iniziarono la rivolta per coprire furti e violenze.
MURAT La Municipalità omise la più necessaria diligenza, qual era di avvertire all’istante l’autorità di Cremona della scoppiata insorgenza onde ottenere la forza per prontamente dissiparla.
FADIGATI La Municipalità appena scoppiata la rivoluzione aveva realmente deciso di prendere una tale misura, ma ciò non poté effettuarsi perché, l’ufficio municipale fu tosto sorvegliato e assediato dai briganti.
MURAT E’ bensì vero che la Municipalità ed alcuni cittadini si sono comportati bene, ma il paese, in generale è perfido e merita un esemplare castigo.
MOCCHETTI Il duca Serbelloni, amico dell’immortale poeta abate Parini, godendo buona grazia del generale Bonaparte, convinto della nostra buona fede, sta già intercedendo in nostro favore.
MURAT (perentorio)Il mio generale in capo, in data 15 agosto – per inciso dirò che è il giorno del suo genetliaco – …
TUTTI ( alzandosi in piedi e poi sedendosi)Cento di questi giorni!
MURAT …ha pubblicato l’ordine con il quale condanna questo Comune ad una multa di un milione di franchi.
ROMANI ( con un leggero sorriso) Mi permetta, signor generale, di fare un garbato ed ossequioso appunto al non abbastanza lodato generale Bonaparte sulla insufficiente conoscenza di questa nostra piccola comunità. Per questa comunità è più facile raggiungere la luna che solo immaginare una tal somma.
MURAT Tutti i capi rivoluzionari ed i colpevoli debbono essere giudicati da un’apposita commissione e puniti.
ROMANI E’ già stata nostra cura istituire una commissione giudicante e già sono state emesse condanne capitali e severe restrizioni, ma in contumacia, per la solerte fuga dei colpevoli.
MURAT Non illudetevi. Il mio generale non concederà l’amnistia alla vostra comunità fino a che i capi insorgenti non siano fucilati. Questo deve essere d’esempio ai male intenzionati.
MOCCHETTI Ci siamo rivolti al conte Porro, capo della polizia generale in Milano, notoriamente uomo di indole fiera. In principio con mala grazia ci diede udienza, ma poi notando la nostra buona fede ci ha promesso di intercedere presso il generale.
MURAT Ordino che tutte le campane che suonarono a martello siano smontate e tradotte ad Alessandria per essere fuse.
FADIGATI (ardisce di scherzare anche perché nota che lo può fare) E’ pur vero che le campane suonarono a martello ma ben poche lo fecero: E’ che sono state così vanitose e presuntuose da moltiplicare il loro squillo.
MURAT (sorridendo) Non mi dica che gli allegri artisti della Comèdie Françasis hanno portato qui le loro facezie.
FADIGATI (spiritoso) Le campane non sono anche strumenti d’arte?
ROMANI Generale. Lei qui vede i veri ed onesti capi della Municipalità, e pongo l’accento su onesti, perché: presenti. Lei m’insegna che i famelici predatori si avventano sulla preda, ma fuggono repentinamente non appena il pericolo incombe. Noi invece siam qui.
MURAT Questo è vero e gliene do atto.
ROMANI Il duca Serbelloni ed il conte Porro, vista la nostra buona fede, ripeto, ci hanno accordato la loro amicizia. Un detto dice “ Non c’è il due senza il tre” (scherzoso) Vorrebbe, lei essere terzo fra cotanto senno?
MURAT (rivolto a Romani) La mia indole ingenua e compassionevole, m’ induce ad essere come dice lei “ terzo fra cotanto senno.”
Fra qualche giorno, sarò sul lago di Como con la moglie del mio generale. Vi prometto che, per sua intercessione, chiederò la grazia per questo Comune. Conoscendo la Beauharnais non ho dubbi.
ROMANI Dio conservi in salute Sua Grazia.
MURAT Intercederò perché la multa di un milione di franchi sia ridotta a centomila.
ROMANI La Municipalità la ringrazia.
( confidenzialmente ) Ora che ci ha concessa la sua disponibilità, anzi, direi la sua simpatica amicizia, ci faccia una lecita confidenza sul suo generale, in modo che noi possiamo apprezzare la parte privata…umana…
MURAT ( sorridendo amichevolmente) Il mio generale è un grande stratega e la sua strategia la deve proprio ad un italiano. In tasca, porta con sé, sempre il “ Principe” del vostro Machiavelli
ROMANI (ormai distesi) Me lo lasci dire: la sentiamo proprio nostro amico.
MURAT ( bonario) Ora signori vi lascio. ( serio) Confido nella vostra lealtà. ( si alza seguito da tutti)
ROMANI L’accompagno.
( Romani e Murat escono )
( Si sente suonare la marsigliese ed il vociferare del popolo)
FADIGATI ( rivolto a tutti) Signori: sento che la pace è finalmente giunta. Propongo che tutto il popolo ne gioisca.
MOCCHETTI Si faccia una gran festa in piazza con canti e balli.
FADIGATI ( serio e commosso. Si alza seguito da tutti ) Signori. Per la nostra Patria! EVVIVA!
(tutti) EVVIVA!
( tutti escono, meno Fadigati e Mocchetti)
( i due si prendono una sedia e si siedono alla Sx del boccascena)
MOCCHETTI ( sorridendo compiaciuto) Cosa vuole che le dica: noi casalesi abbiamo un qualche cosa…
FADIGATI ( c.s.) Eh sì! Abbiamo “quel “ qualche cosa!
( mentre i due conversano i macchinisti liberano il palco e mettono le luminarie. Preparano, cioè, la piazza per la festa)
FADIGATI ( dubbioso) Mi chiedo se questa rivoluzione francese che noi giudichiamo in negativo, abbia portato solo danno o invece una ventata di libertà per i popoli.
MOCCHETTI Me lo sto chiedendo anch’io. Ho notato nel generale Murat, una notevole onestà, sincerità. E soprattutto un grand’entusiasmo. Che sia quella ventata a far nascere quell’entusiasmo?
FADIGATI (affermativo)Noi siamo portati a preferire un governo monarchico, perché questo esiste da secoli: perché non ne conosciamo altri.
MOCCHETTI Per dire il vero, esempi d’ altro governo ce ne sono. Consideriamo la Repubblica Ligure, o la Veneta o l’Elvetica.
FADIGATI Prendiamo in considerazione la repubblica ligure. Essa è retta da un governo di negozianti che con il monopolio si dividono fra loro i redditi del commercio.
MOCCHETTI Ed è pur vero anche, che gli oligarchi veneti sono da considerarsi piccoli tiranni per dispotismo nella capitale e sulle terre assoggettate.
Finalmente la Repubblica Elvetica è stimata giusta. Il suo ordinamento federativo sembra vincente.
FADIGATI Lo ammetto. Quella è una necessità per differenze di religione e lingua.
MOCCHETTI I nostri studenti: istruiti con i classici latini e greci pur lodavando le loro repubbliche, hanno scorto in esse orrori ed usurpazioni, manifeste ingiustizie e barbare proscrizioni.
FADIGATI Direi di concludere dicendo: che forse è meglio essere governati da uno solo che da più individui. Con la speranza che questo “ solo individuo” sia un’assennata persona.
( Dal fondo della platea entrano ballerine che andranno a ballare una tarantella su , ovviamente una musica d’epoca. )
( entrano tutti i figuranti)
SIPARIO
FINE SECONDO ATTO
TERZO ATTO
TERZO ATTO
SCENA PRIMA: casa Romani. Giardino. Mattino. Romani, Mocchetti.
( seduti in salotto di fero battuto )
ROMANI Il fatto di essere eletto a Milano membro del Consiglio degli Juniori, quando, invece, voi: lei e Porcelli, siete stati eletti nel consiglio dei Senjori, non mi andava fino dall’inizio. Dico: fra noi l’età è insignificante.
MOCCHETTI Hanno voluto scimmiottare il Corpo Legislativo della Repubblica Francese, per reggere il governo della Repubblica Cisalpina. L’idea mi è sembrata giusta.
ROMANI Si. Però, non era certo il tempo opportuno per noi. I nostri fanatici avversari, invidiosi, o contrari per le precedenti commissioni cui noi partecipammo per conto della Municipalità; con quest’altro incarico; hanno aumentato l’odio.
MOCCHETTI D’altra parte lei non se l’è sentita di rifiutare, dopo tutti gli inviti delle persone più probe ed autorevoli della città. In modo particolare dell’Abate Marchetti e del parroco di San Leonardo.
ROMANI Infatti mi consolai confidando di fare qualche cosa di utile per il mio paese.
MOCCHETTI Perciò la sua accettazione fu onorevole.
ROMANI Quando, poi, mi accorsi che diversi dei mie colleghi di dubbia moralità, seppur ecclesiastici, parlavano in modo imprudente ed impolitico contro i nobili ed i ministri della religione e addirittura contro lo stesso Pontefice, mi sono chiesto se ero capitato in una caverna di tigri e leoni.
MOCCHETTI Certo non è stata una bella esperienza, anche se in politica queste sono situazioni assai probabili.
ROMANI Fui così disgustato che pensai di tornarmene in patria.
MOCCHETTI Lo capisco.
ROMANI Fui dissuaso dagli amici, i quali mi fecero notare che quella sarebbe stata una risoluzione piuttosto pericolosa.
MOCCHETTI Sarebbe stato anche il mio pensiero e consiglio.
ROMANI Quando notai che molti del Consiglio, non proferivano parola, m’ insinuai fra loro e scoprii che erano persone probe.
MOCCHETTI Lei e quelle persone oneste avreste potuto sostenere il credito del governo a beneficio del popolo.
ROMANI In ogni modo, alla prima occasione che si presentò, perché la Municipalità chiedeva il mio rientro, tornai di buon grado.
MOCCHETTI Credo di essere stato proprio io a proporre quell’invito.
ROMANI ( cambiando discorso con il gesto ) Passando da Casalmaggiore si è fermato per qualche giorno da noi, un mio caro amico di nome Gerlo, con il quale feci il viaggio di ritorno da Genova qualche tempo fa. Vorrei farglielo conoscere. E’ una testa calda, ma assai simpatico ed estroverso.
MOCCHETTI Con piacere.
ROMANI ( si alza ed esce. Rientra con Gerlo. Rivolto a Mocchetti ) Questo è il bravo artista Agostino Gerlo di Milano. ( rivolto a Gerlo) Il non meno mio amico dottor Giambattista Mocchetti.
( invitando) sediamoci.
GERLO (simpaticamente. Curioso) E’ suo amico anche…
ROMANI (affermando) Anche!
GERLO (sorridendo) Mi sento a mio agio.
MOCCHETTI Ho sentito che lei è un’artista.
GERLO Appunto. Di teatro.
MOCCHETTI Oh…oh… Anch’io mi trovo a mio agio. Sono (indicando Romani) siamo appassionati di teatro entrambi.
GERLO ( sognante) Eh… il teatro. Come si suol dire: mi è entrato nel sangue fin dalla tenera età. Ne son sempre stato affascinato.
MOCCHETTI Si nota da come si esprime.
GERLO Forse per la sua immediatezza. Se riesce a creare un feeling – scusi l’inglese – con il pubblico; la sensazione è talmente piacevole…
MOCCHETTI E’ entusiasmante solo sentire come ne parla.
GERLO Una recita può riuscire bene o carente secondo di come il pubblico è coinvolto.
MOCCHETTI (insinuante) Infatti, i politici sono artisticamente sofisti.
GERLO ( deciso) Lasci stare i politici navigare nel proprio brodo.
MOCCHETTI (si schiarisce visibilmente la gola)
GERLO (raccontando) Guardi la forza del teatro. Avevo un amico, che purtroppo ci ha lasciato, che un giorno durante la recita si è sentito male. Veramente male. Tanto da rimanere a terra quasi svenuto. Diversi medici, nostri amici, presenti in sala, da noi pregati di venire lo assistevano. Intanto sul palcoscenico l’azione continuava. Quando doveva lui entrare in scena, si alzava e quasi, ma che quasi; come un miracolo, si alzava ed entrava in scena come se non fosse accaduto nulla. Poi uscito di scena, ripiombava nel suo malanno.
MOCCHETTI Mi permetta. Mi sembra impossibile.
GERLO (bonariamente compiangendo) Lei non conosce il Teatro!
MOCCHETTI Avrei proprio voluto conoscere questo suo collega.
GERLO Si chiamava ALBERTINO FAVAGROSSA.
MOCCHETTI ( con il solo gesto) Non sarà…
GERLO Non si allarmi. Non è certo quel conte Favagrossa, intrallazzatore, del quale mi ha parlato il nostro amico don Giovanni. Questo mio amico era pure di un altruismo e generosità non comune. (ricominciando a raccontare) Un altro mio amico…
MOCCHETTI Mi scusi. La starei ad ascoltare per ore, ma, nella mattinata, dovrei sbrigare mille cose.
ROMANI ( rivolto a Mocchetti) Ci lascia?
MOCCHETTI Purtroppo.
GERLO Se permette faccio quattro passi con lei.
( escono tutti)
SCENA SECONDA: Romani, Luigi, Zuccari, Gerlo.
ROMANI (entra e si siede )
LUIGI ( riferendosi a Mocchetti) Che gentile persona il dottor Mocchetti. Con Luigia e me è sempre gentile ed ossequioso. E’ veramente una brava persona.
ROMANI Lo conosco da anni e non mi ha mai tradito.
LUIGI Già. L’amicizia. La vera amicizia è quella che nelle avversità ed addirittura nel pericolo, l’amico non ti delude.( ha dubbi) Ho detto giusto? Mah..
ROMANI Abbiamo le stesse idee. L’avversione all’idea francese e una simpatia per l’ordinamento austriaco.
LUIGI Direi che mi trovi d’accordo. D’altra parte buon sangue non mente.
ROMANI (rimproverando) A proposito. Sei mio fratello e ti voglio bene. Ti sono maggiore e perciò mi permetterai di farti un appunto.
LUIGI ( con il solo gesto) Non andiamo tanto bene.
ROMANI Da quando è venuto a passare qualche giorno da noi nostra sorella Anna Maria e l’incauto suo marito Antonio, mi sembra che tu sia diventato alquanto imprudente nell’esprimere le tue convinzioni.
LUIGI (scusandosi) Se lo si fa in modo onesto non so perché…
ROMANI (rimproverando) Non sono certo questi i tempi.
LUIGI ( con il solo gesto, come si sul dire: manda giù)
ROMANI Non puoi essere così imprudente da spargere nei pubblici caffè delle notizie allarmanti di un’imminente invasione dell’esercito austriaco.
LUIGI (scusandosi) Ho conversato solo con amici…
ROMANI Non tutti sono amici. V’è sempre qualcuno che per interesse va a riferire cose che, oltretutto, per le informazioni che hai tu, possono essere anche inesatte.
LUIGI ( dispiaciuto) Lo ammetto: sono stato imprudente. Scusami. (esce)
( pausa)
ROMANI ( seduto sente che qualcuno è entrato. Si alza e va a vedere. Ritorna con Giovanni Zuccari)
ZUCCARI Mi scusi, se mi son permesso… Ho trovata la porta aperta; ho chiamato inutilmente e sono entrato.
( rimangono in piedi)
ROMANI La prego.
ZUCCARI Io sono Giovanni Zuccari commissario di polizia. Avendo scoperto gli autori di certe chiacchiere ed avendo saputo che essi erano un suo parente ed un suo ospite, per un certo riguardo alla sua persona, son venuto a metterla in seria avvertenza per il suo parente a causa delle notizie allarmanti che egli ha sparso.
Lei capisce, che contro di lui dovrei prendere serie misure
ROMANI ( imbarazzato) La ringrazio vivamente.
GERLO (entra senza avvedersi della presenza di un estraneo) Don Giovanni: grandi notizie.Gli austriaci sono a Roverbella e tutti i francesi precipitosamente fuggono.
ROMANI (ammutolisce)
ZUCCARI (rivolto a Gerlo) Scusi: ma lei dove ha raccolto tali nuove?
GERLO ( ingenuo) Dai gabellieri.
ZUCCARI ( perentorio) Ella ne renderà conto di ciò alla polizia. (esce indispettito sena salutare)
ROMANI (molto severamente) E’ stato alquanto imprudente raccontare simili notizie alla presenza di uno sconosciuto.
GERLO ( impacciato) Pensavo che fosse un amico di casa.
LUIGI (entra preoccupato) Un signore che è uscito mi ha ordinato di dire, aggiungo in malo modo, al signor Gerlo, di presentarsi alla polizia.
ROMANI Senz’altro vorranno sapere chi è la persona che lo ha informato.
GERLO (preoccupato) Vado (esce)
ROMANI (rivolto a Luigi) Sono molto preoccupato. Senz’altro arriveranno anche a te.
LUIGI (impacciato) Speriamo di No.
ROMANI Confido che non conoscendo l’amico Gerlo dopo una bella strapazzata lo lascino andare.
LUIGI Speriamo.
ROMANI Comunque, non appena tornerà sarà opportuno che lo consigliamo di partirsene.
LUIGI Direi anch’io.
ROMANI Con i nemici che ho qui, per dire il vero, non mi sento sicuro nemmeno io.
LUIGI Se il commissario si è fatta premura di avvertirti vuol dire che ti stima.
ROMANI ( preoccupato )Un pensiero serio tormenta l’animo mio. Purtroppo prevedo un indeclinabile nuovo conflitto in Italia . Corrono voci occulte ma ben fondate che l’Austria alleandosi con la Russia tenda ad espellere da tutta la penisola i francesi.
( pausa. Buio. Cambio scena )
SCENA TERZA: imbrunire. Romani, Luigi.
ROMANI Sono passati diversi giorni da quell’intervento infelice del mio amico Gerlo. Fortunatamente, come speravamo, contro di lui la polizia non ha preso provvedimenti.
LUIGI Se ti devo dire la sacrosanta verità, io stesso ho temuto per la mia libertà.
ROMANI Spero che Gerlo non abbia fatto i nomi dei suoi informatori.
LUIGI Quasi sicuramente, egli, non del luogo, non conoscendo quei gabellieri non è stato in grado di far nomi.
ROMANI Fortunati loro.
LUIGI Certo che in paese corrono voci molto allarmanti. La gente è irrequieta. Nell’aria si sentono venti di guerra.
ROMANI (cambiando discorso) Negli ultimi giorni, prima che tornassi da Milano, temetti assai per la mia situazione essendo stato membro del Consiglio degli Juniori.
LUIGI Noi stessi eravamo in apprensione per la tua sorte, perché non avevamo tue notizie.
ROMANI Un giorno fui convocato, tramite la polizia dalla Commissione. Naturalmente obbedii con solerzia.
LUIGI E’ meglio tenerle buone quelle persone.
ROMANI Tre giudici che sembravano Minos, Acatos, Radamante dell’Inferno mi chiesero se io fossi l’abate Romani, già rappresentante del Consiglio. Naturalmente confermai. “ Ebbene, uno di loro replicò: “Torni subito alla sua Comune giacché a Milano sono finite le sue incombenze.” Mi permisi di chiedere il perché. Mi fu risposto che quei provvedimenti erano una misura presa contro i soli ecclesiastici rappresentanti.
LUIGI Credo che, temendo la prossima invasione austriaca, volessero forse liberarsi di filoaustrici…
ROMANI L’affermazione che sentii fu per me agghiacciante.
LUIGI Come ?
ROMANI Dissero, generalizzando:” Vadano pure, e vadano subito questi famosi rappresentanti alle loro Comuni a ricevere la benedizione dei popoli da essi cotanto beneficati.”
LUIGI Ebbene?
ROMANI Questi mi confermarono che la polizia era stata provocata contro di me da qualche segreta delazione
LUIGI Infatti. Un certo fabbro di nome Agazzi, del nostro paese, uomo di poco conto, per farsi un merito presso il governo,; da cui sperava benefici, aiutato dal prete Giosafatte Bignoli, pure di Casalmaggiore ma residente a Milano,aveva avvertito il commissario che tu avevi indossato l’abito militare colla berretta rossa e con la sciabola.
ROMANI ( ironizzando) Nientemeno. Per mezzo d’influenti amici, in ogni modo, potei ritornare incolume in patria.
SCENA QUARTA: ( questa scena deve avere un ritmo incalzante. Le battute di Luigia, che hanno il compito di creare pathos, possono anche sovrapporti alle altre battute)
Romani, Fadigati, Luigi, Luigia.
FADIGATI (irrompendo in scena) Scusate la mia maleducazione nell’irrompere in così malo modo in casa vostra. Gravi notizie vi porto. Incombono importanti avvenimenti.
( i due rimangono notevolmente allibiti)
FADIGATI Purtroppo la temuta guerra fra Austria e Francia è scoppiata. E’ ufficiale!
LUIGIA (entrata un attimo prima, si mette le mani nei capelli disperata) Madonna mia!
FADIGATI Orde di barbari del Nord sono scesi in Italia per unirsi all’armata austriaca. Già pressando i confini della Repubblica Cisalpina sono ormai alle nostre porte!
ROMANI ( sconfortato)Già si prevedevano!
LUIGI Era nell’aria!
LUIGIA Dio mio! Proteggici!
FADIGATI L’armata francese sparsa in tutta Italia non riesce ad aggregarsi in tempo per contrastare l’invasione russo-austrica.
LUIGIA Che cosa accadrà ora?!
LUIGI ( alla moglie) Sta calma ora!
ROMANI Ecco il primo errore del Bonaparte.
FADIGATI Scherer incalza la Commissione per avere mezzi e sussistenza per contrastare il nemico, sicuro della vittoria.
ROMANI Povero illuso.Non conosce gli intrallazzi dei componenti la Commissione e tanto meno i tempi burocratici.
LUIGI Chi è Scherer?
FADIGATI Il generale ordinato dal Direttorio francese.
LUIGIA Ma chi è quello lì?
FADIGATI Nelle campagne di Verona sono già cominciate le ostilità.
ROMANI (facendo un rapido conto) Verona – Mantova – Casalmaggiore.
FADIGATI Scherer ha attaccato l’armata austriaca prima che si unisca alla russa.
ROMANI Come si è risolta battaglia?
FADIGATI L’attacco è andato male. Scherer si è ritirato sul Mincio.
ROMANI ( c.s.) Mantova – Casalmaggiore.
( si sente guerreggiare)
LUIGIA Mamma mia!
LUIGI ( alla moglie ) Sta buona!
ROMANI (ascoltando) Mi sembra che le forze austriache prevalgano.
FADIGATI Sicuramente truppe staccatesi dal grosso dell’esercito si sono riversate su Casalmaggiore per ostacolare l’attraversamento del Po.
LUIGIA I miei figli!
LUIGI Non temere. In casa siamo sicuri!
FADIGATI I nostri simpatizzanti francesi faciliteranno la loro fuga.
ROMANI Se ben conosco i nostri patrioti non si muoveranno fino a che non si saprà a chi ha sorriso la vittoria.
LUIGI (deridendo) Che eroi questi nostri eroi.
( al fragore della battaglia si sostituisce l’inno austriaco)
FADIGATI E’ finita!
ROMANI Piango i morti di entrambi le parti. A loro l’Eterno dia riposo.
LUIGIA (calmandosi. Si fa il segno della croce) Poveri figli! ( esce)
( pausa. Si stendono i nervi)
ROMANI Che giorno d’inferno.
LUIGI Ma lei: come ha potuto avere questa informazioni?
FADIGATI Ho tenuto un carteggio con un nobile al fronte.
ROMANI Da Mario e Silla, ai giorni nostri la storia si ripete. Inizieranno le proscrizioni, le vendette, i soprusi.
FADIGATI Conoscendo l’uomo, questi fatti accadranno ancora nei secoli futuri.
LUIGI L’uomo non si smentisce.
ROMANI Forse la vittoria arriderà all’Austria. ( perentorio) Ma l’Italia rimane schiava!
SCENA QUINTA: Romani, Magnoni - Fadigati, Mocchetti.
Casalmaggiore. Piazza Grande. Panchine ai lati e in fondo scena, lampioni. Mattino.
(agiscono sulla scena, contemporaneamente due gruppi di personaggi. Mentre un gruppo recita in voce l’altro conversa muto. I gruppi passeggiano, si fermano, si siedono,ed ogni tanto si sorridono.)
ROMANI - MAGNONI
ROMANI (continuando la conversazione amabilmente) Fu proprio quando fui convocato a Milano per partecipare al consiglio dei Quaranta. Mi trovavo nel palazzo del Governo dove l’Arcivescovo di Milano don Filippo Visconti era a colloquio con il Governatore.
MAGNONI Dell’arcivescovo se ne parla un gran bene per il suo carattere schietto ed autoritario.
ROMANI Appunto. Infatti stavano discutendo animatamente su quel ballo esecrabile che doveva porsi sulla scena del Teatro alla Scala, per mettere in ridicolo il Pontefice.
MAGNONI Mi sembra che oltre essere irriverente verso la chiesa, sarebbe stato anche di cattivo gusto.
ROMANI I cardinali e i generali dei diversi ordini religiosi, rivolsero le più forti proteste presso il comandante generale della piazza di Milano.
MAGNONI Lo credo bene. Io mi domando che convenienza poteva avere, permettere questo spettacolo, il comandante francese.
ROMANI Sicuramente nell’ambiente della nobiltà e dell’aristocrazia; assai negativa.
MAGNONI Ma presso il popolo, poter denigrare così esplicitamente il Papa in uno spettacolo, ridicolizzandolo, poteva suscitare un grande effetto.
ROMANI Purtroppo, al popolo, offrendo uno spettacolo grottesco, si può far credere qualsiasi cosa. Il popolo è superficiale. E’ più attratto da una scenetta piacevole che da profonde nobili idee.
MAGNONI Ma l’arcivescovo non ha insistito?
ROMANI Il comandante addusse che ormai il pubblico era stato informato… che aveva già concesso il permetto… che le cose erano ormai avviate, per cui non era possibile disdirlo.
MAGNONI Questo spettacolo avrebbe avuto, per il soggetto grand’eco. Non può non essere stato informato il Bonaparte.
ROMANI Cosa c’è di meglio che mettere in ridicolo il Capo della Chiesa Romana senza esserne direttamente l’artefice.
MAGNONI Secondo me quello spettacolo non può essere stato che un fallimento.
ROMANI Infatti tutta l’alta aristocrazia non presenziò a quella serata. Soltanto il popolino partecipò, ma per certi eccessi, non apprezzò lo spettacolo tanto che il carnevale passò senza lasciare traccia.
FADIGATI – MOCCHETTI
FADIGATI ( preoccupato) I francesi hanno abbandonato l’Oglio e si stanno ritirando in Piemonte.
MOCCHETTI ( c.s.) Non abbiamo avuto un attimo di tregua. Ci mancava altro che quel fanatico d’ ufficiale austriaco venisse ad occupare la piazza di Casalmaggiore.
FADIGATI Addirittura con tremila briganti del mantovano.
MOCCHETTI Non solo. Ma seguito da preti a cavallo con tanto di crocefisso sul petto.
FADIGATI La chiamano “ Massa Cattolica “ ma di religioso non ha nulla.
MOCCHETTI Quell’ufficiale austriaco ha preteso dalla nostra Municipalità, che questa ciurmaglia di delinquenti fosse alloggiata e nutrita.
FADIGATI Beh. La Municipalità poteva rifiutarsi.
MOCCHETTI Come poteva opporsi a quest’esercito. Tanto più che hanno addotto, questi filibustieri, di essere venuti a Casalmaggiore per passare il Po ed andare a liberare il Pontefice caduto nelle mani dei francesi.
FADIGATI Questi fanatici ladri, dico ladri perché hanno saccheggiato per tre giorni il nostro paese, aiutati dalla nostra stessa plebaglia. Non solo hanno saccheggiato barbaramente le barche in porto, ma hanno stuprato donne e bambini francesi che scendevano, in corrente, sul fiume.
MOCCHETTI Finalmente una parte di questa ciurmaglia ricca di bottino, stanca delle imprese vergognose, se ne è tornata a casa.
FADIGATI L’altra parte, non curandosi più della liberazione del Papa, ha abbandonato il paese.
MOCCHETTI E chi ti salta fuori ora? I soliti facinorosi terrieri nostrani, i quali, capeggiati dal già citato famigerato conte Antonio Favagrossa, riappaiono in scena.
FADIGATI (sprezzante) Bel nobile quello! Questa masnada che senza autorità alcuna, investendosi di pubblici poteri, ha amministrato la giustizia. In realtà si è liberata dei propri nemici, anzi dei propri fastidiosi concorrenti.
MOCCHETTI Io e l’abate Romani, eravamo in apprensione perché ci accusavano di essere stati rappresentanti del Consiglio dei Seniori e Juniori e di essere compratori di beni nazionali in opposizione della legge emanata dalla Curia Romana.
ROMANI – MAGNONI
MAGNONI (cambiando discorso) Mi permetta di complimentarmi, anzi, mi sento onorata di poter parlare direttamente con l’autore degli otto tomi sui “ Sinonimi italiani”
ROMANI Lei sa che la modestia non è parte del bagagliaio delle mie virtù. Pur tuttavia, mi sento orgoglioso del gran lavoro che ho fatto.
MOCCHETTI Lo credo bene. Lei ha trattato ben ottomila sinonimi quando il celebrato “Dizionario universale dei sinonimi francesi” contava solo tremila voci.
ROMANI Eppure il mio amor proprio ne ha sofferto per il giudizio, ahimè, poco lusinghiero che diede di me un esimio letterato.
MAGNONI Potrebbe anche essere. L’invidia può albergare in ogni uomo anche se di stimato censo.
ROMANI Egli affermò: “ L’opera del Romani è quella che poteva essere scritta da un uomo digiuno dell’eleganza e della proprietà della lingua, non curante dell’autorità degli scrittori buoni e dell’uso migliore della lingua stessa.”
MAGNONI Beh… C’è il detto che è meglio essere criticato che ignorato.
ROMANI Ciò mi consola il fatto che: tanta è la fiducia che ripongo nei letterati filosofi e principalmente nel chiarissimo signor cavaliere Vincenzo Monti, il quale si compiacque di spingermi nel proseguimento del dizionario relativo ai sinonimi
MAGNONI Un tal giudizio dato dal maggior traduttore dell’Eneide è alquanto lusinghiero.
ROMANI Eppure, essendo io, fin dalla giovinezza, dedito alla matematica, i miei scritti non brillano di vaghezza di stile e sudate eleganze, come già notò l’illustre letterato di cui le riferii. Ho sempre curato la lucidità di criterio e l’altezza della dottrina e la severa logica dei ragionamenti.
MAGNONI Ora, la prego. Non vada troppo in profondità dei ragionamenti perché temo di perdermi.
ROMANI Diciamo che ho curato più la sostanza che la forma.
MAGNONI Ecco. Così è più semplice.
ROMANI Ha ragione. Infatti: lo stesso Dante Alighieri, primo campione dell’italiana poesia; forse perché non è quella Divina Commedia alla portata di una normale intelligenza o perché il linguaggio da egli usato è molto difforme da quello comunemente usato, presenta un ostacolo alla sua comprensione.
MAGNONI E’ vero. E’ pur sempre, però, una “Commedia Divina”.
FADIGATI – MOCCHETTI
MOCCHETTI Per dir la verità a Casalmaggiore per qualche giorno c’è stata una certa calma. Dico “certa”, perché passeggiando per il paese, come stiamo facendo ora, certe facce ti guardano ancora di sbieco. E considerando che sono uomini armati, non ti senti certo tranquillo.
FADIGATI (cambiando discorso) Si ricorda di un certo Giovanni Zuccari, soprannominato Boghino, che è stato comandante di polizia qui a Casalmaggiore durante la Repubblica Cisalpina. ?
MOCCHETTI Lo ricordo bene. Ricordo che esercitava il suo incarico con mala grazia e fanatismo, tanto da rendersi odioso a tutti gli abitanti.
FADIGATI Beh. All’avvicinarsi dell’Armata Austriaca, naturalmente questo ha salpato l’ancora, come si suol dire, e si è rifugiato nel ducato di Parma.
MOCCHETTI (ridendo) Si è messo al sicuro il furbacchione.
FADIGATI Si. Ma gli andò male, perché quei facinorosi di Casalmaggiore, sono andati a Parma a prelevarlo.
MOCCHETTI Povero disgraziato.
FADIGATI Appena si sparse, in paese, la notizia che doveva giungere l’inviso Zuccari, si radunò una quantità considerevole di gentaglia al porto del Po la quale lo accompagnò con insulti e sputi gettandogli immondezze; alla torre estense.
MOCCHETTI Il popolo quando si scatena è tremendo.
FADIGATI Alcune oneste persone, mosse a compassione di quell’infelice che sebbene reo di qualche fallo, non doveva essere giudicato né punito dalla popolare insolenza; cercò di proteggerlo. (amareggiato)Ma si immagini se la massa inferocita poteva muoversi a compassione; sobillata dagli amici del conte Favagrossa.
MOCCHETTI Chissà cosa capiterà ancora a quel povero disgraziato.
FADIGATI Mah.
ROMANI – MAGNONI
MAGNONI (continuando la conversazione) Ho apprezzato molto quel suo scritto - da poco pubblicato - sulla “ Memoria storico-critica dell’apparecchio grande” che il suo omonimo antenato parente, maestro sommo d’arte chirurgica in Roma, ha inventato per liberare l’urinaria vescica dai calcoli.
ROMANI A questa mia pubblicazione ci ho tenuto molto, forse per vana gloria sulla la mia stirpe. Quest’invenzione è stata ingiustamente attribuita ad un certo Mariano Santo di Barletta che era un semplice suo discepolo.
MAGNONI La storia si ripete. Per attribuirsi certi onori si è anche arrivati a commettere i maggiori delitti.
ROMANI E’ sempre l’uomo che la determina questa benedetta storia.
MAGNONI Vorrei parlare, anche, e me lo permetta, soprattutto della “ Storia di Casalmaggiore” della quale ha avuto la bontà di farmi leggere i primi libri.
ROMANI Marchesa, lasci che arrivi al termine di quella storia e lasciam “ ai posteri l’ardua sentenza”
MAGNONI (sorridendo amichevolmente) Questa ultima battuta non è forse del…?
ROMANI (sorridendo) E’ vero. Ma mi piace tanto…
( mentre i due conversano si presenta al Romani Boina. Magnoni si unisce agli amici Fadigati e Mocchetti. I tre commentano, muti, la scena fra Romani e Boina. Il comportamento di Romani è sicuro, mentre Boina baldanzoso all’inizio appare impacciato verso la fine)
BOINA ( prepotente ed imperativo) Sono venuto ad arrestarla.
ROMANI (sicuro di sé) Con quale ordine e quale autorizzazione intende arrestarmi?
BOINA (togliendo di tasca alcune carte) Gli ordini sono scritti su queste carte.
ROMANI Ho diritto di vederle.
BOINA (consegna le carte)
ROMANI (dopo averle lette) Queste carte, la fanno conoscere un individuo della Compagnia della Massa Cattolica e l’autorizzano ad arrestare i nemici dell’Austria in questo nostro paese. Io non fui mai nemico dell’Austria e tanto meno dipendo dai suoi comandanti.
BOINA Sono nemici dell’Austria tutti i giacobini e la Massa Cattolica può arrestarli in qualunque paese occupato dalle armi austriache.
ROMANI Lei poi mi conosce benissimo.
BOINA ( sprezzante) Io in servizio non conosco nessuno.
ROMANI (deridendolo) In ogni caso, io non debbo essere giudicato da fanatici e da malevoli. Lei m’intende? Ma da competenti tribunali.
BOINA (incerto) Giacché potrei, per avventura essere stato ingannato, non voglio farle violenza. Io la lascerò libero solo se provvederà con una lauta mancia ad appagare me ed i miei compagni.
ROMANI (compiangendolo e dandogli del tu in segno di disprezzo) Se tu avessi fatto tale discorso prima, non vi sarebbe stato troppo diverbio ed io non mi sarei esentato dal richiestomi dono. ( prende di tasca una moneta e gliela dà)
BOINA (presa la moneta è insoddisfatto) Questo è poco per me ed i miei compagni.
ROMANI E’ anche troppo dato che non ho obblighi con voi.
BOINA Io non sono un pezzente da essere pagato così poco.
ROMANI (sprezzante) Tieni un’altra moneta e vattene.
BOINA ( si ritira)
ROMANI ( si unisce al gruppo)
SCENA SESTA: detti
MAGNONI (riferendosi a Boina: chiede)E’ quello lì quel tal individuo del quale mi parlavate, che è stato ed è un degno seguace del conte Favagrossa? Povero disgraziato illuso: cosa pensava di concludere con quella sua bravata.
MOCCHETTI Molto probabilmente è stata una sua iniziativa concordata con i suoi compagni.
ROMANI Forse anche No. Sarebbe venuto accompagnato.
FADIGATI Eppure il generale austriaco Krai che copre le frontiere dei monti, ha diffidato il loro capo, il famigerato conte Favagrossa a compiere, senza autorizzazioni, atti di prepotenza.
ROMANI Beh, gli ha anche proibito di condurre armati fuori dal paese ed in stato estero. Invece…
MOCCHETTI Ed è vero anche che lo ha obbligato di sciogliere all’istante e mandare a casa loro i suoi briganti adducendo che non è obbligo di questa ciurmaglia difendere le cause del sovrano.
MAGNONI Deve essere stata dura per il conte obbedire a quell’ordine.
FADIGATI Ma non è finita qui. Il generale Macdonald, dell’esercito francese essendo riuscito a penetrare nel territorio modenese e avanzare verso il parmigiano diede modo all’armata Brancaleone nostrana di alzare la cresta.
MAGNONI ( curiosa)In questi giorni sto vedendo circolare per il paese molti parmigiani.
FADIGATI Infatti. Il generale Krai consigliò il duca di Parma, benché sia neutrale, di abbandonare la città e rifugiarsi a Casalmaggiore. Di quei parmigiani che ha visto, almeno una buona parte è costituita da briganti che si sono uniti ai nostri per saccheggiare.
MAGNONI ( con disprezzo)E se mi permettete a lordare le nostre strade.
ROMANI Un certo Giovanni Smit, che fu mio scolaro da me più volte premiato: era uno di loro. Pensate cosa può riuscire a fare la politica.
SCENA SETTIMA:
( mentre tutti i personaggi della scena precedente si portano alla ribalta, alcuni sedendosi sulla panchina, in fondo, in penombra ( luci di taglio): si svolge la seguente scena.
Gli armati del conte Favagrossa picchiandolo e punzecchiandolo con le armi, entrano in scena con Zuccari gridando:
Assassino!
Pagherai per tutte le tue prepotenze!
T’è da fa paüra.
Ora tocca a te tremare.
Credevi che i francesi rimanessero per sempre?
E’ scappato a Parma al fürbacion.
Non hai avuto il coraggio di affrontare la giustizia.
Linciamolo! Masumal!
( da questa scena molto aggressiva, deve uscire lo Zuccari con al collo un collare di ferro con catena tirata da un brigante che lo porta fuori scena.
Entrano in scena ballerine e ballerini, cioè il popolo che festeggia il ritorno dell’Austria.
Si sente gridare: evviva l’Austria! Evviva Francesco primo!
Finito il ballo escono tutti.
SCENA OTTAVA: rimane in scena il gruppo di Romani, qualcuno seduto altri in piedi.
MOCCHETTI (commentando) Prima hanno applaudito il dominio austriaco per le leggi con le quali ha governato il nostro paese…
FADIGATI (c.s.) Poi il popolo ha benedetto l’invasione francese osannando il Bonaparte.
ROMANI ( con sdegno) Quel famigerato usurpatore che “qual altro Attila” ha barbaramente flagellato la chiesa ed i suoi ministri. Ha fatto vacillare sui troni i potenti dell’Europa.
MAGNONI ( con sconforto) Siamo tornati sotto l’influenza dell’Austria e ci sembra di essere stati liberati dall’oppressore…
ROMANI ( c.s.) E’ vero! l’Austria non è la nostra patria.
( escono tutti, ma…)
SCENA NONA: Romani, Magnoni.
MAGNONI (trattenendo Romani) La prego. Rimanga.
ROMANI ( guarda la marchesa e capisce che intende parlargli. Indica alla Magnoni di sedersi)
MAGNONI Ci stiamo avviando al 14 luglio 1822. una data per lei piuttosto risolutiva. Lei non la potrà ricordare, ma i posteri certamente: Si.
( luci concentrate sui due)
ROMANI (con il solo gesto) Purtroppo. Certo.
MAGNONI Usando un termine che per i posteri sarà comune, diciamo che le faccio un’ “intervista.”
ROMANI (con il solo gesto ) Bene.
MAGNONI Siamo giunti al termine di quest’azione scenica tratta dai suoi libri “ Memorie personali” …
ROMANI Ho scritto queste mie memorie per raccontare ai miei nipoti la mia vita.
MAGNONI (sorridendo maliziosamente) Solo per i suoi nipoti? Non è che ci sia una parte di vanità, d’autocompiacimento per i suoi scritti, pensando a tutto un pubblico…
ROMANI Fra i difetti dell’uomo c’è anche la vanità ed io sono un uomo. E poi… è d’accordo con me: che gli apprezzamenti sono molto gratificanti?
MAGNONI Certo che lo credo. Io ho lo stesso suo difetto. Sono una donna. Tanto più che nei suoi scritti io appaio onorevolmente.
ROMANI Infatti, lei è stata per me un’amica sincera.
MAGNONI (cambiando discorso) Ritorniamo ai suoi scritti. Ammetterà che, visto che lei n’è l’autore, il racconto può essere di parte.
ROMANI Chi scrive ha una propria intelligenza, sensibilità, idee proprie. L’uomo, seppur onesto, non può essere assolutamente obiettivo.
MAGNONI Questa è una risposta degna di un filosofo.
ROMANI Però, me lo permetta. Tutti i fatti che ho raccontato sono esatti, forse meno lo è il commento, i giudizi che ho espresso. Mi sa tanto che in futuro questi fatti si ripeteranno, magari sotto regimi diversi.
MAGNONI Sicuramente lei sarà d’accordo con me che i due popoli: l’austriaco ed il francese sono nostri invasori perciò nostri nemici.
ROMANI ( con sconforto)Purtroppo. Questa parte di storia non vede la nostra bella Patria; l’Italia; libera ed indipendente.
MAGNONI Pur tuttavia, mi sembra evidente che dei due lei propenda per l’Austria.
ROMANI Lo ammetto, D’altra parte l’Imperatrice Maria Teresa a Francesco Primo, benché nostri dominatori, hanno promulgato leggi assai assennate: nel campo dell’economia, nel campo legale e sopratutto nella cultura che io conosco per professione.
MAGNONI E Bonaparte…?
ROMANI ( con negatività)Ha sconquassato il mondo. Prodotto milioni di morti. Inaridita, per le sue campagne militari, l’economia dei popoli sottomessi per i tributi richiesti. Per finire come…poi…
MAGNONI Me lo lasci dire. Questo suo commento mi sembra piuttosto crudo.
ROMANI Lo ammetto. Ammetto anche che ha portato ideali di libertà: base per la prossima storia.
MAGNONI Non mi sembra poco.
ROMANI Lasciamo ai posteri il giudizio di questo nostro tempo.
MAGNONI (cambiando discorso) Dalle sue stesse memorie si evince che non ha indossate le vesti ecclesiastiche per pura vocazione.
ROMANI Lo ammetto. Come molti, prima di me - ma non è certo questa una giustificazione - hanno indossato l’abito talare per interesse, per avere una vita facile. Io vengo da una famiglia numerosa e povera. Unico mio desiderio era lo studio. Lo studio mi affascinava e mi affascina tuttora.
MAGNONI Mi permetta una malizia.
ROMANI ( sorridendo)Dica visto che siamo in stato “confessionale”.
MAGNONI Con la cultura e l’erudizione ci si porta a livelli nobiliari, perciò di rispetto, di stima, d’ambizione e perché no: di vita agiata.
ROMANI Forse per la mia precaria salute tutto ciò è diventata una necessità.
MAGNONI La capisco e condivido ciò che sono state le sue aspirazioni.
ROMANI Però: e Dio m’è testimone: all’abito talare e alla mia coscienza ho sempre fatto onore.
MAGNONI Gliene do atto.Nella chiesa vi sono i Santi,( maliziosa) ma anche nel clero, alcuni i vizi capitali li hanno tutti.
ROMANI Appunto. Consideri i Gesuiti. Sorti per difendere il Verbo, ma con l’unico intento di dominare il mondo cristiano circuendo la Politica, i nobili, ed il popolo.
MAGNONI Qualche cosa so anch’io. San Carlo Borromeo conosciuto il dispotismo della Compagnia di Gesù, si rivolse al Papa Pio IV perché, addirittura quest’ordine fosse abolito.
ROMANI E’ indubbio, però, che la crescita della cultura e del progresso va a credito dei Gesuiti. (esce, perché nella prossima scena non sarà più vivente)
SCENA DECIMA: Magnoni, Mocchetti, Fadigati, poi Luigi e Luigia,Voce.
(le voci di questa scena debbono essere tutte registrate per non correre in errori di sovrapposizione e soprattutto per evitare caduta di ritmo.
All’inizio della scena, in sottofondo, mentre entrano Mocchetti, Fadigati, Luigi e Luigia, che si dispongono qui e là, si sente la Voce che recita di Alfieri “ Vate d’Italia Risorta” I loro costumi dovranno essere diversi dai precedenti, perché rappresentano il coro.
Giorno verrà, tornerà il giorno, in cui
Redivivi ormai gli ‘Itali staranno
In campo audaci, e non col ferro altri
In vil difesa, ma dei Galli a danno.
Al forte fianco sproni ardenti dui,
Lor virtù prisca ed i miei carmi avranno:
Onde il membrar ch’essi già fur, ch’io fui,
D’irresistibil fiamma avvamperanno.
E armati allor di quel furor celeste
Spirato in me dall’opre dei lor avi,
Faran mie rime a Gallia esser funeste.
Gli odo già dirmi: O vate nostro, in pravi
Secoli nato, eppur create hai queste
Sublimi età, che profetando andavi.
Durante le battute degli attori, fra l’una e l’altra, si sente in sottofondo la Voce che recita del Manzoni alcuni brani de:” Il Conte di Carmagnola,” l’Adelchi” e” Marzo 1821” La recitazione deve essere possibilmente spedita.
In sottofondo al tutto, si sentirà l’Inno Nazionale Italiano- solo musica-a volume molto basso e con riduzione di giri del disco, che con il progredire dell’azione aumenterà fino a chiudere la scena a volume alto e giri normali.
Quando il volume aumenterà, in fondo alla scena, entreranno tutti gli altri attori i quali sventoleranno la Bandiera Italiana. Questi attori dovranno indossare costumi diversi dai precedenti – camice rosse- perché debbono rappresentare il popolo esultante.)
MOCCHETTI ( imperativo) Nell’Europa si afferma la Borghesia, la Nazionalità, il Regime Liberale e la Costituzione parlamentare.
VOCE
S’ode a destra uno squillo di tromba;
A sinistra risponde uno squillo:
D’ambo i lati calpesto rimbomba
Da cavalli e da fanti il terren.
MAGNONI ( c.s.)La Carboneria si impone nel “Regno delle due Sicilie”
In Piemonte, le città di Torino, Alessandria e Vercelli risorgono.
Carlo Alberto concede la Costituzione.
VOCE
Quindi spunta per l’aria un vessillo;
Quindi un altro s’avanza spiegato;
Ecco appare un drappello schierato;
Ecco un altro che incontro gli vien.
LUIGI ( c.s.)Scoppiano i moti rivoluzionari di Modena, Parma,Piacenza e nel Regno Pontificio.
VOCE
Già di mezzo sparito è il terreno;
Già le spade respingon le spade;
L’un dell’altro le immerge nel seno;
Gronda il sangue; raddoppia il ferir.
LUIGIA ( esultante) Garibaldi aderisce alla “ Giovane Italia” fondata da Mazzini.
Viva la Bandiera Italiana!
VOCE
Chi son essi? Alle belle contrade
Qual ne venne straniero a far guerra?
Qual è quei che ha giurato la terra
Dove nacque far salva, o morir?
MOCCHETTI Si apre la “ Via Italiana” allo stato nazionale.
VOCE
Ahi sventura! sventura! sventura!
Già la terra è coperta d’uccisi;
Tutta è sangue la vasta pianura;
Cresce il grido, raddoppia il furor.
LUIGI A Milano, nelle “cinque giornate” il popolo insorge contro l’Austria.
VOCE
Un corriero è salito in arcioni;
prende un foglio, il ripone, s’avvia,
Sferza, sprona, divora la via;
Ogni villa si desta al rumor.
LUIGI ( esultante)Garibaldi con i suoi Mille sbarca a Marsala!
VOCE
Dagli atrii muscosi, dai Fori cadenti,
dai boschi, dall’arse fucine stridenti,
Dai solchi bagnati di servo sudor,
LUIGIA ( con gioia)Viva la Prima guerra d’Indipendenza!!
V OCE
Un volgo disperso repente si desta,
Intende l’orecchio, solleva la testa
Percosso da novo crescente romor.
FADIGATI Gli stati italiani si annettono al regno dei Savoia.
Nasce il Regno d’Italia!
VOCE
L’han giurato: altri forti a quel giuro
Rispondevan da fraterne contrade,
Affilando nell’ombra le spade
Che or levate scintillano al sol.
LUIGIA ( c.s.)Viva la Seconda guerra d’Indipendenza!!
VOCE
O stranieri, nel proprio retaggio
Torna l’Italia, e il suo suolo riprende;
O stranieri, strappate le tende
Da una terra che madre non v’è.
MOCCHETTI Garibaldi al comando dei “ Cacciatori delle Alpi” sconfigge l’esercito austriaco a Bezzecca.
VOCE
O stranieri!sui vostri stendardi
Sta l’obbrobrio di un giuro tradito;
Un giudizio da voi proferito
V’accompagna all’iniqua tenzon.
LUIGIA ( c.s.)Viva la terza guerra d’Indipendenza!!
VOCE
Quante volte sull’Alpe spiasti
L’apparir di un amico stendardo!
Quante volte intendesti lo sguardo
Ne’ deserti del duplice mar!
FADIGATI ( incisivo) 20 settembre 1870 il generale Cadorna apre la breccia nelle mura di Porta Pia.
VOCE
Oggi, o forti, sui volti baleni
Il furor delle menti segrete:
Per l’Italia si pugna. Vincete!
Il suo fato sui brandi vi sta.
TUTTI VITTORIA! VITTORIA! ROMA: CAPITALE D’ITALIA!!!!
(Quando l’Inno Nazionale aumenta di volume Fadigati,Mocchetti, Magnoni,Luigi,Luigia, si
raccolgono in ribalta.)Tutti debbono essere, per l’Inno Nazionale, in piedi.
E’ opportuno, per la stessa ragione, che fra il pubblico, preventivamente pregati, vi siano persone
che si alzino in piedi seguiti (speriamo) da tutto il pubblico.
sipario
F I N E
Casalmaggiore 20 settembre 2004, ore 23,55 sereno.
20 settembre 1870 Breccia nelle mura di Porta Pia ( speriamo augurale )
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