“Brindiamo ai fidanzati”
Commedia in tre Atti di
Giuseppe Fazio
PERSONAGGI
PEPPE- Capofamiglia, scontroso, sui 50 anni, lavora come mezzadro nei terreni di Don Luigi, e abita in casa colonica. Veste da povero contadino, pantaloni con le toppe, coppola e gilet, nel terzo atto indosserà una giacca.
MARIA- Sua moglie, obbediente, ma quando Peppe combinerà il matrimonio della figlia, con lo sposo scelto da lui, come ai tempi si usava, lo contrasterà. Veste miseramente. Nel terzo atto cambierà abito, ma non sarà eccessivamente elegante.
RINA- La loro figlia. Carina, sui 20 anni. Nel terzo, atto sarà sciupata e antiestetica.
SANTO- Fratello di Maria, abita con loro, campa scrivendo qualche lettera, sempre in lite con Peppe. Indossa un abito elegante ma usurato.
MELO- Fidanzato di Rina, educato, anch’egli figlio di contadini, sui 20 anni.
DON LUIGI- Possidente terriero, veste elegantemente, con cappello. Nel terzo atto cambierà abito e cappello. Pacato nel parlare.
ALFIO- Suo nipote, l’erede, un po’ imbranato. Anche lui veste elegante.
SARA- Conoscente di Maria, sui 50 anni, ficcanaso, vuole far sposare la figlia Tina, a tutti i costi. Veste da contadina, nel terzo atto vestirà goffamente, con cappello.
TINA- Sua figlia, sui 20 anni, un po’ imbranata. Nel terzo atto sarà vestita come una bambola con fiocchi, nastri, cappello ed altre esagerazioni varie.
ANNA- Sorella di Sara, zitella, alla ricerca di un marito. Anche lei nel terzo atto vestirà più elegantemente per far colpo su Santo.
Trama: in un paesino internato della Sicilia, negli anni 1950/60, come si usava ai tempi, il padre promette la figlia in sposa ad un buon partito, che gli cambierà finalmente la vita, facendolo diventare possidente non più mezzadro, ovviamente senza tener conto dei voleri della figlia, che è gia fidanzata di nascosto. La moglie, con l’aiuto del fratello riusciranno, all’insaputa di Peppe, a combinare un altro matrimonio parallelo. Alla fine, la figlia si sposerà con il suo fidanzato, e Peppe diventerà ugualmente possidente, cambiando finalmente il destino, che i suoi avi gli tramandarono.
La scena sarà unica per tutti gli atti. Grande stanzone, comune in fondo, a sinistra darà nelle altre camere, a destra, sull’ingresso della casa. A sinistra un camino, a destra una vecchia dispensa, al centro un tavolo con sedie, le pareti saranno scrostate, ed in giro ci saranno attrezzi agricoli, falci, zappe, ceste, sacchi con sementi. Altri oggetti attinenti al luogo potranno arredare la scena.
Giuseppe Fazio tel. 3394026710
ATTO I
(Maria seduta al tavolo che pulisce della verdura da cucinare, bussano)
SARA (f.c.)
Comare Maria, comare Maria.
MARIA
Chi è?
SARA (entra assieme a Tina e Anna)
Sono io.
MARIA
Entrate, entrate pure, come mai da queste parti?
SARA
Stiamo andando dal padrone, in paese per fargli una visita.
ANNA
Con la scusa approfittiamo per fare una passeggiata.
MARIA
Certo fate bene. Sedetevi pure.
ANNA
No, c’è n’andiamo che è tardi.
SARA
Ma si, due minuti possiamo anche rimanere, no?
ANNA
Già, ormai che siamo qui! (si siedono a circolo)
MARIA (senza lasciare il suo da fare)
Certo!
SARA
Mah, come Dio vuole, che si deve fare.
MARIA
E si, come Dio vuole.
ANNA
Sia fatta la sua volontà.
TINA
Mamma, cominciamo il Rosario?
SARA
No, poi lo diciamo a casa.
ANNA
No, altrimenti si fa tardi.
SARA.
E si, noi siamo abituati a dirlo due e pure tre volte al giorno il Rosario, giusto comare Maria?
MARIA
Giustissimo, a casa mia lo diciamo quattro e pure cinque volte al giorno.
ANNA
Certo.
SARA
Mah, come Dio vuole.
ANNA
Si, sia fatta la sua volontà.
TINA
Lo diciamo mamma?
SARA
No, ti ho già detto che poi lo diremo a casa.
ANNA
Si, altrimenti si fa tardi, e comare Maria deve preparare da mangiare per suo marito.
SARA
Oggi si mangia fagioli?
MARIA
E si. Questo Dio ci dona, e questo mangiamo.
ANNA
E perché? C’è gente che non ha neanche questo da mangiare!
SARA
Infatti. Mah, come Dio vuole.
MARIA (scocciata)
E tutti i Santi.
SARA
Vostra figlia? Come sta? È da tanto che non la vedo.
ANNA
Già, anch’io è tanto che non la vedo.
MARIA
Bene grazie, non c’è male ringraziando Dio.
SARA
Ma, c’è qualcuno che la corteggia?
ANNA
Ma certo che c’è.
SARA
E perché, mica è d’obbligo che deve esserci?
ANNA
No, però ha l’età per il matrimonio, vero comare Maria?
MARIA
Quando Dio vuole sarà, e poi lei non ha ancora quarant’anni.
ANNA (risentita)
Io ne ho ancora 38, d’anni.
MARIA
Io non mi riferivo a voi, dicevo in generale, la donna fino a quarant’anni, è in tempo per sposarsi.
SARA
Certo, mia sorella ha avuto, ed ha, un sacco di pretendenti, a tutti però trova il pelo nell’uovo.
MARIA
E no, se guarda il pelo nell’uovo, non troverà così presto il marito.
ANNA
Io non devo trovare niente.
MARIA
Lo so, ma io parlo così, in generale, (a Tina) e tu, c’è l’hai il fidanzato?
TINA
No…
SARA (interrompendola)
Uh…quanti c’è n’ha di corteggiatori, uno ne manda cento n’arrivano.
MARIA
Non fare come tua zia che trova il pelo nell’uovo!
SARA
No, non ci sarà questo pericolo, è che lei non si sente ancora pronta al matrimonio.
TINA
Se lo trovo, vedrai che me la sentirò, e come.
ANNA
Che facciamo, andiamo che è tardi?
SARA
Si, perché comare Maria deve preparare da mangiare.
MARIA
Non vi preoccupate, per me potete restare, se poi volete andarvene sono fatti vostri.
SARA
No, ora ce n’andiamo.
TINA (si alza ma la madre la fa risedere)
Andiamo?
ANNA
L’avete saputo? La figlia della signora Lia, se l’intende con il figlio di Rosa?
SARA
Infatti, non si capisce più niente ai giorni nostri.
MARIA
Perché, che c’è di male?
ANNA
Ma lui ha cinque anni meno di lei!
SARA
Si, quando mai si è visto. L’uomo deve essere più grande della donna.
TINA
Infatti. Lui andava bene per me, che ho tre anni meno di lui.
MARIA
Certo, ha ragione Tina.
SARA
Intanto se ne vedono di tutti i colori!
MARIA
Non preoccuparti, alla fine troverai anche tu il fidanzato.
ANNA
Ma lei non ha questi problemi, lei ne ha tanti che non sa chi prendere.
TINA (piagnucolosa)
Infatti, chi devo prendere?
SARA
Non per vantarla, ma lei ha l’imbarazzo della scelta. C’è ne uno che ogni volta che la vede, resta a guardarla come se guardasse un angelo, volete sapere chi è, Melo, il figlio di Antonio.
MARIA(meravigliata)
A si?
ANNA
Si, proprio lui, dieci volte passa, dieci volte si ferma per salutarla.
SARA
Perché è un ragazzo educato!
ANNA
Sicuramente, ma se c’è mia nipote fuori, o alla finestra, stira il collo come una giraffa per guardarla.
SARA
Ma non si è ancora deciso a parlarci.
MARIA
A chi?
SARA.
A mia figlia!
ANNA
Si, lui poveretto aspetta un segnale un gesto, sapete, è timido e vorrebbe un aiutino.
MARIA(a Tina)
Ma… perché non glielo dai l’aiutino? Non ti piace?
TINA
Si e come?
SARA.
Ma lei non sa decidersi, ne ha tanti che le fanno la corte.
MARIA
Infatti, chi ne ha tanti e chi nessuno.
SARA
E si. Che facciamo ce ne andiamo? (Tina va per alzarsi, ma Anna la ferma)
ANNA
E vostro fratello? Come sta, non lo vedo da tanto tempo.
MARIA
Bene, bene.
SARA
Ma, non si è ancora deciso a sposarsi? Fa come mia sorella, che trova il pelo nell’uovo?
MARIA
Ma, fatti suoi, ormai è abbastanza adulto.
ANNA
Si, lui ha un anno più di me.
SARA
Si, ma saprete se ha qualcuna sott’occhi, no? È vostro fratello!
ANNA
Ma che curiosa, che t’interessa, dico bene, comare Maria?
MARIA
Benissimo!
ANNA
Lui ormai fa come me, dieci ne vede e cento ne lascia, io lo capisco. Ma come no, sicuramente, avrà qualcuna sott’occhi!
SARA
Certamente, è naturale.
MARIA
Non lo so, e non lo voglio sapere, deve vedersela lui, sono fatti suoi.
SARA
Avete ragione, se la devono veder loro, una parola è poca e due sono troppe. Lo dico sempre a mia sorella, devi essere tu a scegliere, io posso darti un consiglio, ma niente di più!
MARIA
Giusto.
SARA
E va bene, come Dio vuole, ce n’andiamo Anna?
ANNA. (alzandosi, ma vedendo Santo si risiede facendo risedere Tina)
Si andiamo.
SANTO (entrando)
Oh, ci sono ospiti! Buongiorno.(tutti lo salutano)
MARIA
Sei arrivato?
SANTO
Si, oggi non c’era tanto movimento e sono rientrato prima, poi tra poco si mangia no?
MARIA
Certo, tra un po’.
SARA
Vi mantenete in forma compare Santo! Sembrate sempre un ragazzo.
SANTO
Grazie, ma, anche voi vi mantenete in forma, non dimostrate per niente l’età che dimostrate, su vostra figlia non c’è che dire, e la signorina Anna sembra proprio una ragazzina.
ANNA. (emozionata)
Grazie, troppo gentile.
SANTO
È la verità, la verità, e poi la gente di campagna si mantiene più giovane di quella di città.
SARA
Voi lo sapete, avete viaggiato!
SANTO
Si, non posso lamentarmi, diciamo che sono un uomo di mondo, modestamente la mia professione mi aiuta molto.
TINA
Siete professore?
SANTO
Beh non proprio, io lavoro nel ramo della cultura.
SARA
A si, e cosa piantate?
SANTO (sorridendo)
Non pianto, se mai colgo.
SARA
Ah, lavorate nelle colture?
SANTO (c.s.)
No, colgo i pensieri della gente ignorante, e non, e li metto per iscritto.
TINA
Deve essere faticoso?
ANNA
L’importante che si lavori.
SANTO
Si, infatti, il lavoro è lavoro, ed ora vogliate scusarmi, mi ritiro nelle mie stanze per acculturarmi un po’. Scusate, con permesso.
SARA
Andate pure.
SANTO
Arrivederci. (Tina lo guarda e le fa un cenno con la mano, al quale lui risponde, esce)
SARA
Vostro fratello si mantiene davvero in ottima forma.
TINA
Ma lui non sarebbe adatto per me?
ANNA
Ma che dici. È troppo grande per te.
MARIA
Ha ragione tua zia, magari sarebbe adatto a lei!
ANNA
No, ma cosa dite, chissà chi avrà in cuor suo.
MARIA
Chissà!
SARA
Chissà. Andiamo che si è fatto tardi?
MARIA
No, e perché? Per me potete restare quanto vi pare!
SARA (alzandosi)
No, dobbiamo andare dal padrone. Che dici Anna.
ANNA (alzandosi)
Dove? Perché? Ah, si, si, infatti, dal padrone, resteremo a chiacchierare un po’ di più la prossima volta, magari anche con vostro fratello.
SARA (a Tina che è rimasta seduta)
Tina, ti alzi o no?
TINA
Siamo sicure che ce ne vogliamo andare?
SARA (sollevandola)
Andiamo, andiamo, arrivederci comare Maria.
MARIA
Arrivederci.
ANNA
Arrivederci, e salutatemi vostro fratello.
TINA
Perché non l’hai già salutato?
ANNA
Ma ti vuoi fare i fatti tuoi?
MARIA
Certo, lo saluterò. (escono, Maria si assicura che siano usciti) Ma tu guarda che figlio di buona donna. Fa il doppio gioco, ed io che mi sono fidata di lui. Se lo viene a sapere mio marito mi tira il collo. (entra Rina) Ah, sei arrivata?
RINA.
Che c’è?
MARIA
Vieni, che devo parlarti.
RINA.
Che c’è?
MARIA
Ma sei sicura che Melo non ti stia prendendo in giro?
RINA
Ma che dici? Certo che no, perché?
MARIA
Perché vanno dicendo in giro che Melo stravede per Tina.
RINA
Ma sarà il contrario forse! Chi t’è l’ha detto la mamma di Tina?
MARIA
Dicono, che quando lui passa davanti casa sua, resta a guardarla imbambolato.
RINA
Lo so, me l’ha detto.
MARIA
Ah…lo sai? E a te sta bene che lui guardi un’altra?
RINA
Ma che un’altra! Lui non guarda nessuno. Ogni volta che lui passa di lì, sua madre e sua zia, vedendolo spuntare, fanno subito uscire Tina, e la mettono esposta, come se fosse una merce da vendere. È lei che se lo sbrana con gli occhi. Sua madre, ogni volta gli dice di fermarsi a fare due chiacchiere, e Melo non l’ha mai fatto.
MARIA
Ah….è così?
RINA
Già. Lui ogni volta che passa sa qual è la prassi, figurati che sua zia Anna gliela detto chiaramente che Tina lo vorrebbe come fidanzato.
MARIA
Dio mio, come possono essere così sfacciate. Povera Tina, si sentirà come se fosse un peso per loro.
RINA
Infatti. A Melo fa un po’ pena Tina. Seduta su una sedia, truccata e vestita come una donnaccia. Lui fa di tutto per non farsi vedere ogni volta che passa di lì.
MARIA
Ma non lo sanno che più cercano di farla sposare più difficile sarà? Rina, io ti raccomando, Melo è un bravo ragazzo, ma tu stai attenta, io mi fido di te, sai che tuo padre non sa niente di tutto questo? Se viene a saperlo, sono guai per tutti.
RINA
Lo so mamma, stai tranquilla, noi ci vogliamo bene, ed io so quello che faccio.
MARIA (l’abbraccia)
Brava la mia bambina, quanto ti voglio bene.
RINA
Anch’io.
SANTO (entra e si gode la scena)
Che bel quadretto!
MARIA
Perché? Cosa c’è di male se la mamma abbraccia la figlia?
SANTO
Non c’è niente di male, ma il fidanzato si potrebbe ingelosire!
RINA
Io non sono fidanzata.
MARIA
Infatti, ma da dove ti vengono certe idee?
SANTO
Guarda come recitano, due teatranti. A tuo padre puoi mentire, cara la mia nipotina, non a me. Io sono un uomo di mondo, ed ho l’occhio fino. Ma io sono contento, è giusto cosi. Dovete frequentarvi e conoscere a fondo, prima del matrimonio, per essere sicuri….
MARIA
Ma non a fondo a fondo. Non starlo a sentire tuo zio. Tu sai bene quello che devi e non devi fare. Non si deve avere fretta per certe cose, allora il matrimonio a cosa serve? Vero figlia mia?
RINA
Certo mamma.(si sentono dei passi)
MARIA (andando al focolare per preparare i piatti)
Sta arrivando tuo padre, apparecchia la tavola su. (Rina esegue)
PEPPE (entra lamentandosi)
Ai..ai…(accorgendosi che il pranzo non è pronto) ci fosse una volta che trovo il pranzo in tavola!
MARIA
Ho perso 5 minuti oggi, sono passate comare Maria con la figlia e la sorella.
PEPPE
Oggi? Questa è storia di tutti i giorni. (si siede a tavola)
SANTO
Meglio, così il pranzo lo trovi ancora caldo.
PEPPE
Certo, così il pranzo lo troviamo ancora caldo!
SANTO
Io lo dico per te.
PEPPE
Si, lo so, tu non hai questi problemi, prima che il pranzo sia in tavola tu stai già qui.
SANTO
Caro cognato, ognuno ha il suo lavoro. Io mi so regolare in base ai miei bisogni.
PEPPE
Ah, l’avevo dimenticato che tu lavori!
SANTO
Certo che lavoro. Il mio è un lavoro mentale, culturale, di testa. Il tuo invece è un lavoro di braccia.
PEPPE
Senti un po’. Visto che lo chiami lavoro, quello di scrivere e leggere lettere agli analfabeti……
SANTO (interrompendolo)
No, io non lavoro solo con gli analfabeti, vengono da me anche gente istruita, perché io so scrivere molto, ma molto bene, caro cognato.
PEPPE
Comunque, stavo dicendo, visto che tu lo chiami lavoro, vuol dire che ti fai pagare?
SANTO
Certo. Mica sono fesso.
PEPPE
Allora come mai, io soldi tuoi non ne ho mai visti?
SANTO
Ma perché bastano a malapena per comprare la carta e l’inchiostro, e poi non mi pagano mica sempre con i soldi.
PEPPE
E come ti pagano allora?
SANTO
In natura! Uova, patate, cipolle, quello che capita.
PEPPE
Si, ma io non ho mai visto niente di tutto questo.(a Maria) E tu?
MARIA (che nel frattempo ha messo in tavola)
Il pranzo è pronto.
SANTO
Finalmente, ho una fame! (si siede)
PEPPE (a Maria)
Non ci senti da quest’orecchio?
MARIA (che intanto insieme a Rina si è seduta)
L’ho visto, l’ho visto.
SANTO
Hai visto che l’ha visto! Anch’io cerco di mantenere la famiglia come posso.(comincia a mangiare)
PEPPE
Tu dovresti fare soltanto una cosa per la famiglia….
MARIA (interrompendolo)
Peppe, non hai fame?
PEPPE
Si che c’è l’ho, infatti, è meglio che mangi.(mangia risucchiando)
RINA (guardando disgustata il padre)
Ma, papà, cos’è questo rumore?
PEPPE(sta un attimo ad ascoltare)
Mah? Io non sento niente! (riprende)
RINA
Papà!
PEPPE
Ma che c’è? Io non sento niente.
RINA
Ma è il rumore che fai quando mangi!
PEPPE
Ma se i fagioli sono bollenti!
SANTO
Rina, tuo padre non conosce mica il galateo, quindi!
PEPPE
Perché devo conoscerlo per forza? Chi è?
SANTO
Certo, non puoi conoscerlo, tu non hai viaggiato! Quindi non sai come si mangia.
PEPPE
Fammi vedere come si mangia, tu che hai viaggiato.
SANTO (eseguendo)
Si soffia, così.
PEPPE
Certo, così gli arriva il brodo in faccia alla persona di fronte, e se soffi più forte anche i fagioli. Invece facendo il risucchio li soffio verso l’interno, e non c’è pericolo. Oh.
SANTO (a Rina)
Cosa vuoi farci, ogni testa è un tribunale.
PEPPE
Appunto, e siccome il tribunale è a casa mia, il risucchio si può fare. (esegue) A chi non piace, se ne vada a mangiare con il signor galateo, oh….(risucchia)
RINA (sbuffando)
Mi, però!
PEPPE
Vediamo quando la finisci. Mangia, se hai fame.
MELO(f.c.)
Don Peppe.
PEPPE (sbuffando)
Ti pareva. Non c’è giorno che possa mangiare in pace. Chi è?
MELO (c.s.)
Sono io Melo.
MARIA (alzandosi)
Entra pure Melo.
MELO
Buongiorno, stavate mangiando?
PEPPE
Ci tentiamo, cosa c’è?
MELO
Mio padre voleva sapere se avevate finito di irrigare, così cominciava lui.
PEPPE
Ancora non ho finito.
MELO
Ah no? Siccome ha visto che irrigavate la parte di sotto, pensava che avevate finito già quella sopra.
PEPPE
No, no, stavolta ho voluto cominciare dalla parte di sotto.
MELO
Va bene.
PEPPE
Va bene, ti saluto.
MARIA
Siediti Melo, vuoi favorire con noi? (gli porge una sedia)
MELO (guardando Rina)
No, vado, mio padre mi aspetta
PEPPE
Vai, vai a dirglielo. (continua a mangiare)
MARIA
Un bicchiere di vino?
PEPPE
Ma non vedi che ha fretta?
MELO
Grazie, ma ho fretta, magari un’altra volta. Vado, ciao Rina.(esce lentamente, guardando Rina)
RINA
Ciao. (Peppe la guarda truce)
MELO(f.c.)
Don Peppe?
PEPPE
Di nuovo, che c’è?
MELO (affacciandosi)
La chiudo la porta, o no?
MARIA (a Rina)
Vai a chiudere la porta.
PEPPE
Dove vai?
RINA
A chiudere la porta!
PEPPE
Perché lui non sa chiuderla?
SANTO
Si, però è maleducazione farla chiudere all’ospite.
PEPPE
No, è maleducazione chiudergli la porta in faccia invece. (a Melo) Aperta lasciala, aperta, ti saluto.
MELO
Come desidera. Arrivederci….arrivederci…arrivederci.
PEPPE
Ancora sei qui? Tuo padre ti sta aspettando. Arrivederci, arrivederci ……Non c’è una volta che non mi chiede di prendersi l’acqua prima che io finisca.
MARIA
Vedendoti già nella parte di sotto, gli sembrava che avessi già finito di irrigare quella di sopra!
PEPPE
Si, e quando mi vede nella parte di sopra, pensa che abbia già finito la parte di sotto. È che ha il vizio di farsi i fatti degli altri. Ficcanaso. Vuole sapere sempre tutto.
RINA
E che c’è di male se chiede?
PEPPE
Non lo sopporto. Non lo posso vedere.
MARIA
Perché, cosa ti ha fatto?
PEPPE
Niente, soltanto che vuole sapere tutto quello che faccio e che non faccio, e perché lo faccio. Perché non piantate i fagioli rossi, perché non potate gli agrumi più bassi, perché non fate così, perché non fate coli. La lattuga dovete piantarla cosi, è un rompipalle ficcanaso, e non mi piace.
RINA
Ma ti vuole solo dare dei consigli!
PEPPE
No, mi vuole far girare le scatole.
RINA
Melo non è come suo padre però.
PEPPE
E tu cosa né sai?
RINA
Niente, penso che non lo sia.
SANTO
Si, Melo è un bravo ragazzo. Ho sentito dire che adesso va a lavorare come potatore, a quanto sembra, ha la testa apposto. Peppe, Melo è un bravo ragazzo.
PEPPE
E perché lo dici a me? Cosa m‘importa, fatti suoi.
SANTO
Dico così, per dire, sarebbe un buon partito, no?
PEPPE
Io non ho figli da sposare, per il momento. E poi, che buon partito, cosa possiede, niente, come me.
MARIA
I soldi sono l’ultima cosa a cui pensare.
RINA
Quello che conta è che ci si voglia bene.
PEPPE
Questi non sono discorsi che devi fare tu. E poi, i soldi devono essere la prima cosa, non l’ultima. Chi ha i soldi comanda e chi non c’è l’ha, viene comandato, come noi. Che dobbiamo sottostare alla volontà dei padroni. Ah se potessi, venderei l’anima per cambiare il mio destino. I soldi fanno tutto, il ricco quando vuole, il povero quando può, dice il proverbio!
MARIA
I soldi non fanno la felicità.
PEPPE
Dice così chi non c’è l’ha.
SANTO
Hai ragione, però Melo è un bravo ragazzo.
PEPPE
E torna. Ti ho detto che non fa per me.
SANTO
Mica deve piacere a te!
PEPPE
Dico io, perché non cominci a cercartelo tu un partito?
SANTO
Non sono mica scemo, che mi porto una donna in casa?
PEPPE
Perché, hai una casa?
SANTO
Intendevo questa casa.
PEPPE
Come? Dovresti portarla qui?
MARIA
Se capita, perché no, solo per i primi tempi si capisce.
PEPPE
Certo i primi tempi. Come lui d’altronde, e sono già passati i primi dieci anni.
SANTO
Non aver paura caro cognato, non ci sarà questo pericolo, non sono così fesso.
PEPPE
Infatti, io sono il fesso, che mi sono portato dietro fratello e sorella.
SANTO
E non ringrazi Dio, almeno hai un uomo in casa che ti…..
PEPPE (interrompendolo)
Che ti, e che di, ho un uomo che mi aiuta solo a mangiare, e devo ringraziare Dio che ancora non ti sei mangiato anche me, con tutti i vestiti.
SANTO
Questo è il ringraziamento del bene che ho fatto?
PEPPE
Minchia, che bene hai fatto?
SANTO
Il solo fatto che ho fatto crescere Rina con la mentalità aperta dovrebbe bastarti.
PEPPE
Ti dovrei rompere la testa invece, per le cose che le hai messo in testa.
SANTO (alzandosi)
Caro cognato, tu non puoi capire, la mentalità sta cambiando, e uno deve starci dietro perché…..
PEPPE
Stai zitto e non riempirmi la testa di frottole.
SANTO
Lo so, è difficile capire per te. Mi vado a riposare le menti.
PEPPE
Si, vai, vai riposati, siccome hai lavorato tanto.
SANTO
Tu non puoi capire, il lavoro mentale stanca più di quello manuale. (esce)
PEPPE
Capisco, capisco. Capisco che devo andare ad irrigare io. (alzandosi) Ah, l’avevo dimenticato, mi ha detto l’amministratore che domani verrà il padrone.
MARIA
Viene anche qui?
PEPPE
Non lo so, ma se vorrà, che faccio, gli di non venirci? (esce)
MARIA (eseguendo)
Forza Rina, sparecchiamo.
RINA (pensosa esegue)
Se papà non è d’accordo io me ne scappo con Melo.
MARIA
Che dici, non sia mai. Tuo padre non lo conosce bene, quando lo conoscerà anche lui sarà d’accordo.
RINA
Ma lui non vuole conoscerlo.
MARIA
Stai tranquilla, a poco a poco si convincerà.
RINA
Se non si convince io me ne scappo.
MARIA (abbracciandola)
Si convince, si convince. Tu devi sposarti in chiesa, con tutti i sacramenti, tranquilla si convincerà.
FINE I ATTO
ATTO II
(Maria seduta al tavolo che rammenda, Rina in piedi accanto)
RINA
Io glielo detto a Melo.
MARIA
Che cosa?
RINA
Che il papà non è d’accordo. E anche lui ha detto che ce ne scappiamo.
MARIA
E insisti a scappare. Ti ho detto di non preoccuparti. E poi ancora non è il momento, quindi.
RINA
Perché, quanto dovrei aspettare ancora?
MARIA
Non lo so. Quando Dio vorrà.
RINA
Melo ha detto che potremmo abitare in casa di suo nonno, tanto quando morirà sarà sua.
MARIA
Voi non dovete avere fretta, tutto si sistemerà, io voglio vederti con un bellissimo abito bianco, con un velo lunghissimo, e deve guardarti tutto il paese. Vuoi togliermi questo desiderio?
RINA
No, anch’io sogno il mio matrimonio, con l’abito bianco. Ma il papà….
MARIA (interrompendola)
Ma il papà… ma il papà. Il papà si convincerà. E basta, adesso sorridi e non ci pensare più. (si sente rumore di un calesse) È arrivato qualcuno.
RINA
Sarà il padrone, il papà aveva detto che forse veniva.
MARIA
Già, è vero, l’avevo dimenticato. (toglie la cesta dal tavolo)
PEPPE (f.c.)
Avanti, avanti, entrate don Luigi. Maria.
MARIA
Si sono qua.
LUIGI(entra seguito dal nipote Alfio e da Peppe)
Permesso, buongiorno.
MARIA
Buongiorno, a casa vostra domandate permesso?
LUIGI
Come no, e poi per ora siete voi che ci abitate, quindi è buon’educazione chiederlo. (a Rina) Signorina, sempre più bella eh?
RINA
Buongiorno don Luigi.
LUIGI (facendolo passare avanti)
Questo è mio nipote Alfio, la signorina Rina e la signora Maria, sua madre.
ALFIO (dando la mano)
Onorato tanto, onorato tanto.
SANTO (accademico, senza badare agli ospiti)
Una persona, è immersa nello studio, per acculturare sempre di più la sua cultura, per esercitare la mente al lavoro mentale, ma questo farfugliare…(quasi tra se) oh.. che vocaboli che mi escono dalla bocca, mi meraviglio io stesso. Dicevo, questo farfugliare mi ha distolso…distoluto….disto…., mi ha interrotto dal mio profondissimo studio, dalla profondissima quiete che nel pensier mi fingo….
PEPPE
Non fateci caso don Luigi, mio cognato non sa quello che dice.
LUIGI
Ah, è vostro cognato?
PEPPE
Si, il fratello di mia moglie.
SANTO (c.s.)
Professore Santo Cocuzza, con chi ho il piacere di parlare?
PEPPE
Hai il piacere di parlare con don Luigi, il padrone.
SANTO(inchinandosi, umilmente)
Ah, piacere, Don Luigi, piacere.
LUIGI
Questo è mio nipote Alfio.
SANTO
Piacere.
ALFIO
Tanto onorato.
LUIGI
E dunque siete professore? Di cosa?
SANTO (indeciso)
Beh….
PEPPE
No, don Luigi mio cognato è uno così, che parla…..
LUIGI (interrompendolo)
E se parla, lasciamolo parlare allora.
SANTO(c.s.)
Beh…io… modestamente…io ho girato molto, in lungo ed in largo, ho andato nella provincia di Catania, nella provincia di Palermo, e modestamente, girando mi sono fatto una coltura personale, e..
LUIGI(c.s.)
Si, ma professore di cosa?
SANTO (imbarazzato)
In effetti…
RINA(interrompendolo)
Mio zio è professore di lettere.
SANTO
Si, si, di lettere.
PEPPE
Si, scrive lettere in giro. Ma sedetevi pure don Luigi.(Maria e Rina gli porgono le sedie)
SANTO
Certo, sedetevi, fate come se foste a casa vostra.
PEPPE
Lo dico io, mio cognato non sa quello che dice.
LUIGI
No, grazie, non ci sediamo, devo ancora mostrare le altre proprietà a mio nipote. Vero Alfio?
ALFIO
Si zio, come dici tu.
LUIGI
E si, deve sapere quali e dove sono le proprietà, le stalle e le case. Un giorno sarà lui il proprietario di tutti i miei beni. Vero Alfio.
ALFIO
Si zio, come dici tu.
LUIGI
Bene, d’ora in poi mio nipote, è come se fosse la mia persona, va bene?
PEPPE
Come no don Luigi, certamente, non c’è bisogno neanche di dirlo.
LUIGI(togliendosi il cappello)
Bene, andiamo allora, i miei ossequi signora Maria,!
MARIA
Arrivederci.
LUIGI
Signorina Rina!
RINA
Arrivederci.
LUIGI(sarcastico)
Arrivederci, professore Cocuzza.
SANTO
Arrivederci don Luigi.
ALFIO(copiando ogni gesto dello zio)
Anch’io ossequio. Signorina Rina.
RINA
Arrivederci.
ALFIO
Signora Maria.
MARIA
Arrivederci.
ALFIO
Arivederci, professore Cocuzza.
SANTO
Arrivederci.
LUIGI (a Peppe)
Vi saluto.
PEPPE (da la mano)
Arrivederci, signorino Alfio!
ALFIO(si gira a guardare Rina prima di uscire)
Arrivederci.
PEPPE
Vi accompagno. (escono tutti e tre, poi f.s. si salutano)
MARIA(truce a Santo)
Ma come ti viene in mente di dire che sei un professore?
SANTO
Ma che ne sapevo io che quello era il padrone. Meno male che Rina mi ha dato una mano.
RINA
Zio, tu aiuti me ed io aiuto te, no?
PEPPE(arrabbiato)
Ma dico io, quando la finisci di fare lo stupido.
SANTO
Ma chi, io?
PEPPE
No, dico a mia sorella.
SANTO
Hai una sorella tu?
PEPPE
Ed insisti ancora?
SANTO
Perché, che ho detto di male?
MARIA
Mica l’ha fatto apposta, si è spiegato male.
PEPPE
Non sia mai, che tu non gli faccia l’avvocato. A don Luigi, (lo imita) piacere professore Cocuzza.
SANTO
In fondo in fondo, sono un professore no?
PEPPE
Si, in fondo in fondo, proprio sotto terra. Io vorrei sapere se in quella testa di zucca, ci sono i semi almeno, così se te la rompo li mangio.
SANTO
Se continui ad offendermi così, un giorno o l’altro andrò via, e ti lascerò solo con la tua ignoranza.
PEPPE
Oh Dio, e quando arriverà quel giorno, quando.
SANTO
Se non lo faccio, è per mia sorella e per la mia nipotina. (esce)
PEPPE
Non preoccuparti per loro, ci penserò io come ho sempre fatto.
MARIA
E basta ora, di un pelo fai sembrare una trave.
PEPPE
Ma ti sembra che don Luigi non se n’è accorto che lo prendeva in giro? Mica ci mette tanto a mandarci via di qui. Vedrai allora, se non gliela romperò davvero la testa.
MARIA
Ma non preoccuparti, non farà mai una cosa simile.
PEPPE
Non lo farà lui, ma lo potrebbe fare il nipote.
MARIA
Il nipote? Non penso.
PEPPE
Non ha ancora 20 anni e già è proprietario di non so quanti terreni e case. Ci vuole fortuna nella vita. Non potevo nascere anch’io nipote o figlio di un possidente?
MARIA
Ma di cosa ti lamenti? Ringrazia Dio che hai buona salute e una famiglia.
PEPPE(che fantastica senza ascoltarla, siede)
Eppure, mi è sembrato un bravo ragazzo il nipote. Che dici?
MARIA
A me è sembrato un po’ imbranato.
RINA
A me invece, completamente rimbambito.
PEPPE
A te non ti ha chiesto niente nessuno.
MARIA
Vieni Rina, andiamo a raccogliere i pomodori, visto che tuo padre non l’ho fa. (escono)
PEPPE
Non ti basta che li pianto e li curo fino a fare i frutti.(siede al tavolo, mette le gambe su una sedia e dopo poco si addormenta, poi si sente il calesse)
LUIGI (f.c.)
Permesso?
PEPPE (svegliandosi di soprassalto)
Si, chi è?
LUIGI (entrando)
Sono io.
PEPPE(pauroso)
Don Luigi, come mai di nuovo qui? C’è qualche problema?
LUIGI
Vorrei parlare a quattrocchi, per quanto riguarda una situazione, che è appena sorta.
PEPPE(tra se)
Che gli venga un colpo a mio cognato.
LUIGI
Cosa dite?
PEPPE(porgendogli la sedia)
Dico, sedetevi, sedetevi pure.
LUIGI
Grazie. Io volevo dirvi….
PEPPE(interrompendolo)
Don Luigi, gradite qualcosa da bere, che so una grappa?
LUIGI
Si, l’accetto.
PEPPE(la cerca, ma non la trova e borbottando)
La grappa, la grappa. Accidenti a mio cognato, l’ha finita.
LUIGI
Cosa dite?
PEPPE
Dico, forse è meglio un po’ di rosolio?
LUIGI
Si, va benissimo il rosolio.
PEPPE(c.s.)
Il rosolio, dovrebbe essere qui….ma che. Disgraziato, maledetto, si è scolato anche il rosolio.
LUIGI
Cosa dite?
PEPPE
Dico, che ne dite di un bicchiere di vino delle vostre vigne?
LUIGI
Va benissimo.
PEPPE(versando nei bicchieri)
Almeno sappiamo cosa beviamo.
LUIGI
Io volevo dirvi che….
PEPPE(interrompendolo)
Aspettate, beviamo prima, almeno mi resta un po’ di vino.(tra se) Alla faccia di mio cognato. Salute.
LUIGI
Alla salute di mio nipote e di vostra figlia.
PEPPE(dapprima beve, ma pensando al brindisi sputa il vino)
Alla salute……..co…co…come avete detto?
LUIGI
Alla salute di Alfio e di Rina.
PEPPE
Ah, ora ho capito..(versa altro vino) Salute. (guardandosi per un po’) E come mai questo brindisi?
LUIGI
Come mai! Non capite il perché?
PEPPE
Veramente no.
LUIGI
Al mio nipotino Alfio, piace molto vostra figlia Rina.
PEPPE(tossisce)
Ah! Ah! (comincia a ridere, sempre di più)
LUIGI(anch’egli ride)
Ma perché stiamo ridendo?
PEPPE
E che ne so! (beve)
LUIGI
Allora, quando facciamo il fidanzamento?
PEPPE(tossisce)
Il fidanzamento? Ma veramente, io non so, se è possibile!
LUIGI
Ai ai ai ai ai ai…
PEPPE
Che c’è, vi siete fatto male?
LUIGI(sarcastico)
No, stavo pensando che questa casa, la stalla e il terreno.… me l’hanno cercato altri coloni...ehm...
PEPPE
Ma io non ho mica detto che li voglio lasciare?
LUIGI
Lo so, ma quando darò la notizia a mio nipote, non so come la prenderà, dunque.
PEPPE
Ah, già è vero, adesso c’è anche vostro nipote!
LUIGI
E già!
PEPPE
Ma io non conosco bene vostro nipote!
LUIGI
Ma conoscete bene me, e per lui corrispondo io.
PEPPE
Si ma….
LUIGI
Ma?
PEPPE
Mia figlia è ancora giovane.
LUIGI
Anche mio nipote.
PEPPE
E quindi non è meglio farli crescere un po’?
LUIGI
Prima si sposano e prima diventate nonno.
PEPPE
Proprio per questo. Ancora non mi sento pronto per diventare nonno.
LUIGI
Va bene. Vedremo come prenderà la notizia mio nipote. Io, contro la sua volontà non posso andare!
PEPPE
Ma don Luigi, mia figlia non ha dote.
LUIGI
Di questo non dovete preoccuparvi, non c’è bisogno di nessuna dote.
PEPPE
Nessuna dote. Neanche un paio di lenzuola. E come sapete, neanche un pezzo di terra.
LUIGI
Non fa niente. Anzi questa casa e il terreno che mi coltivate, ve lo cedo, così potrete farle la dote.
PEPPE(incredulo)
Co..co..come? Lo donate a me?
LUIGI
Certo, per la mia nipotina questo ed altro. La posso chiamare così?
PEPPE
Se vi fa piacere?
LUIGI
Certo che mi fa piacere. Anzi, visto che ormai è cosa fatta, ci possiamo chiamare compari, no?
PEPPE
Co…co…come no.
LUIGI(bevendo)
Alla salute, compare Peppe.
PEPPE
Salute, compare Luigi.
LUIGI
Allora, quando faremo il fidanzamento?
PEPPE
Vediamo, ne parlo con mia moglie e mia figlia prima, no?
LUIGI
Perché? C’è qualche problema?
PEPPE
Nessun problema. Così almeno si preparano per l’evento.
LUIGI
Giusto, anche loro devono sapere la bella notizia.
PEPPE
Speriamo che la prendano bene.
LUIGI
Compare Peppe, o bene o male, come dice il proverbio? Dice il pulcino nella nassa, dove maggiore c’è minore cessa. Il capofamiglia,siete voi? Quindi.
PEPPE
Certo. Avete ragione. Compare Luigi, siete sicuro che non fa niente che mia figlia non porta dote?
LUIGI
Sicurissimo. Non c’è bisogno.
PEPPE
Certo, con tutte le proprietà che ha vostro nipote. Allora, la casa e il terreno me li posso tenere io, visto che non c’è bisogno di dote?
LUIGI
Fate come volete, tanto siete voi il padrone.
PEPPE
Certo, certo, sono il padrone.
LUIGI
Va bene, intesi, vado a dare la bella notizia ad Alfio.
PEPPE
A chi?
LUIGI
A mio nipote Alfio, il fidanzato!
PEPPE
Ah, già, scusatemi, ma ancora mi devo abituare. Si andate, e salutatemi mio genero Alfio.
LUIGI
Sarete servito, vi saluto compare Peppe.(si baciano)
PEPPE
Arrivederci compare Luigi. (prima che esca) Ah, compare, ma il coso, il terreno, la casa, come…
LUIGI
La casa per loro? E non c’è quella in piazza di fronte la chiesa! Già pronta per abitarci.
PEPPE
A si, bene, bene, bella quella.
LUIGI
Di quella ho fatto già il contratto a mio nipote.
PEPPE
E dell’altra?
LUIGI
Delle altre, quando Dio vorrà, più tardi che mai, dopo che passerò a miglior vita, sarà lui il padrone.
PEPPE
No, dico dell’altra, di…di questa qui.
LUIGI
Ah certo. Quando sarà tutto sistemato, faremo subito il contratto.
PEPPE
Va bene, al più presto faremo il fidanzamento.
LUIGI
Giusto, il ferro si batte quando è caldo.
PEPPE
Certo, l’importante è che non ci bruciamo. (ridono)
LUIGI
Di nuovo, arrivederci.(esce)
PEPPE
Arrivederci don Luigi….ehm compare Luigi.(passeggiando incredulo) Compare Luigi, il padrone è mio compare? Non ci posso credere, sto sognando.(si schiaffeggia) Ai, non sogno, sono sveglio, mamma mia, questa casa è mia, il terreno è mio, non posso crederci, questo è un miracolo. Sono un padrone anch’io. Chi l’avrebbe mai detto che mia figlia mi avrebbe fatto diventare padrone. Padrone, che bella parola, come suona bene in bocca. Padrone don Peppe. Don Peppe… vossignoria benedica.
MELO(f.s.)
Don Peppe.
PEPPE
Si avanti, chi è?
MELO(entrando)
Sono io, Melo.
PEPPE
Ah, che c’è, cosa vuole tuo padre.
MELO
No, niente.
PEPPE
Strano, come mai?
MELO(indeciso)
Io…io…don Peppe….io sono venuto…
PEPPE
Lo vedo che sei venuto, visto che sei qui!
MELO
Sono venuto perché…volevo dirvi…
PEPPE
Melo che c’è? Cos’hai, sputa il rospo.
MELO(respira profondamente)
Io vorrei fidanzarmi con vostra figlia…(Peppe guarda sorpreso)vorrei, sei mi date questo piacere.
PEPPE(dopo una pausa)
Caro Melo, tu sai che i piaceri si pagano?
MELO
Non capisco cosa volete dire.
PEPPE
Hai ragione, è meglio parlare chiaramente. Tu, per dote cosa porteresti a mia figlia?
MELO
Ecco, veramente a questo non ci avevo pensato.
PEPPE
Invece è la prima cosa a cui pensare. Hai terreni?
MELO
Si, un pezzo a mezzadria.
PEPPE
E di quello non sei padrone, perciò non ne hai. Hai la casa?
MELO
Si, quella dove abita mio nonno, quando morirà sarà mia.
PEPPE
E quella la chiami casa? Tre galline starebbero strette lì dentro. E poi, è ancora di tuo nonno, quindi non ne sei padrone.
MELO
Però vado a lavorare, e a poco a poco riuscirò a comprare un po’ di terra e una casa.
PEPPE
Si, so già questa storiella. Anch’io dicevo così.
MELO
Ma io….
PEPPE
Niente Melo, non si può. Inutile continuare a parlare e discutere, mia figlia è già fidanzata.
MELO(sorpreso)
Fidanzata?
PEPPE
Propriamente, fidanzata, e quindi non ho cosa farti.
MELO
Ma con chi?
PEPPE
Ah. Ora vuoi sapere troppo. Posso dirti soltanto che è un grande proprietario, proprio grande.
MELO
Ma, siete sicuro?
PEPPE
Ma tu guarda. Certo che sono sicuro, sicurissimo.
MELO
Ma lei…ma quando si è fidanzata?
PEPPE
Melo, ora basta, quando non quando. Ti ho detto già che è fidanzata e ti ho detto troppo. Oh.
MELO
Se è così, me ne vado, e scusatemi. (esce)
PEPPE
Ti saluto…..ma quando mai, la davo a lui per sposa. Mica sono fesso, dopo questo miracolo venuto dal cielo! Si era pianificato tutto lui. Ma che, mia figlia ha trovato un partito che meglio non si può.
SANTO(entrando)
Oh, cognato mio, come mai a casa?
PEPPE
Perché oggi m’andava così.
SANTO
Ho appena incontrato Melo, non mi ha salutato ne guardato. Aveva una faccia. È venuto qua?
PEPPE
Si, è venuto qua.
SANTO
E cos’aveva? Cosa gli hai fatto?
PEPPE
Io? Niente.
SANTO
Qualcosa gli hai fatto, o detto, visto che veniva da qua?
PEPPE
Era venuto a chiedere Rina per fidanzata.
SANTO
Ah, e tu gli hai detto no!
PEPPE
Perché, dovevo dirgli si?
SANTO(apre la dispensa per cercare qualcosa)
Con o senza il tuo consenso, si fidanzeranno ugualmente, si vogliono bene!
PEPPE
Che cosa? Tu che ne sai? Chi te l’ha detto?
SANTO
No, io non so niente, dico così per dire.
PEPPE
E tu sempre fesserie devi dire. Forse è lui che è innamorato di Rina, e si era già fatto i suoi conti. Ma cosa stai cercando lì dentro?
SANTO
Mi ricordavo che c’era ancora un pezzetto di formaggio.
PEPPE
Perché? È già finito?
SANTO
Mah?
PEPPE
L’ho portato appena ieri, e non ne ho assaggiato neanche un pezzetto.
SANTO
Mah, cosa posso dirti, io ne ho assaggiato un pezzettino piccolino.
PEPPE
Allora ci sarà un topo in casa. Di quelli grossi, che sa aprire anche gli sportelli della dispensa.
SANTO
Mah?
PEPPE
Senti un po’. Lì dentro c’erano una bottiglia di rosolio e una di grappa, non ne sai niente?
SANTO
No. Io neanche mi ricordo l’ultima volta che ne ho bevuto un goccio.
PEPPE
Sarà sempre il solito topo, che ha imparato a bere nelle bottiglie! E va bene. Adesso me la vedo io, se non riuscirò a prenderlo con le trappole, vorrà dire che dovrò mettere il veleno, anche nelle bottiglie.
SANTO
In tutte?
PEPPE
Certo, in tutte, così sicuramente lo prenderò.
SANTO(inghiotte toccandosi la gola)
Sicuro.
PEPPE(con tono alto)
Sicurissimo, perché in casa mia io non voglio topi del genere.
SANTO
Certo, i topi fanno danni, in casa.
PEPPE(marcando)
Lo so, apposta io non ne voglio in casa mia!!!
SANTO
Casa tua, del padrone?
PEPPE
No, caro cognato, casa mia.
SANTO
Tua, fino a quando vorrà don Luigi?
PEPPE
E no! È mia, e non solo, anche il terreno adesso è mio.
SANTO(guarda la bottiglia sul tavolo)
Peppe, forse hai bevuto un po’ troppo.
PEPPE
Si ho bevuto, ma la casa e il terreno sono miei. Il padrone me li ha donati.
SANTO
Si va bene, che gli hai dato tua figlia?
PEPPE
E tu come fai a saperlo già?
MARIA(infuriata, entra insieme a Rina)
Con chi sarebbe fidanzata tua figlia?
PEPPE
Minchia, se già sparsa così in fretta la notizia?
MARIA
Che notizia, quale notizia?
SANTO
Appunto, potrei saperla anch’io questa notizia?
PEPPE(a Rina)
Tu vattene di là. Non sono discorsi che ti riguardano.
RINA
Come? La fidanzata sono io, e non mi riguarda?
SANTO
Giusto, è di lei che si discute, quindi.
PEPPE(arrabbiato)
Ti ho detto di andartene di là.
MARIA
Vai Rina, vai di là, che adesso ne parleremo.(Rina esce)
SANTO
Peppe, ma dico io, che c’è di male se tua figlia restava qui?
PEPPE
E che c’è di male se te ne vai anche tu?
SANTO
Io sono lo zio della fidanzata.
PEPPE
Proprio per questo. È grazie a tuoi insegnamenti se adesso mi risponde così.
SANTO
Devi ringraziarmi invece, che le ho fatto aprire gli occhi e l’intelligenza.
MARIA
Potrei sapere chi è il fidanzato?
PEPPE
Un buon partito.
MARIA
Come fai a dire che è un buon partito?
PEPPE
Perché conosco lo zio.
SANTO
Conoscendo lo zio, deduci che il nipote è un buon partito?
PEPPE
Si. Perché lo zio è don Luigi, il padrone.
SANTO
Ah! E il fidanzato sarebbe Alfio?
PEPPE
No sarebbe, è Alfio.
MARIA
È. Chi è? Cos’è? Che hai fatto un contratto?
PEPPE
Minchia! Sa pure del contratto. Si. Ho fatto un contratto.
MARIA
Comincia a togliertelo dalla testa questo partito.
PEPPE
Questa si che è bella. Perché dovrei togliermelo dalla testa?
SANTO
Ma, hai chiesto a Rina se é d’accordo?
PEPPE
Da quando in qua si chiede il permesso alla figlia?
MARIA
Alla figlia e pure alla mamma!
SANTO
Certo, tua figlia deve trovarsi il fidanzato, non tu!
PEPPE
Il fidanzato di mia sorella l’ha scelto mio padre.
SANTO
Ma che centra, erano altri tempi.
PEPPE
Non solo devo sopportarti in casa, ma t’immischi in discussioni che non ti riguardano.
MARIA
Come non gli riguardano, è lo zio!
PEPPE
Apposta perché è lo zio siamo arrivati a questo punto.
SANTO
Come vuoi, non parlo più.
MARIA
Comunque, vai da don Luigi e gli dici che non se ne fa niente.
SANTO(come se parlasse tra se)
Sto matrimonio non sa da fa.
PEPPE(truce)
Il padre sono io e il matrimonio si fa.
MARIA
La mamma sono io e il matrimonio non si fa.
PEPPE
Dice il pulcino nella nassa, dove maggiore c’è, minore cessa.
MARIA
Campa cavallo che l’erba cresce.
PEPPE
Lega l’asino dove vuole il padrone.
MARIA
Ma se l’asino non ha fame, è inutile legarlo dove vuole il padrone!
SANTO
Chi mal semina, mal raccoglie.
PEPPE
Non è tempo né di semina né di mietitura per ora. È tempo di fare il matrimonio. E quando mi metto un chiodo in testa non me lo leva nessuno.
SANTO(quasi tra se)
Certo, con la testa di legno che hai!
PEPPE
Che hai detto?
SANTO
Niente, dicevo che testa che hai.
PEPPE
Ce l’ho come ce l’ho e basta. E poi, tra moglie e marito non mettere dito. Vediamo se lo capisci. E comunque, il matrimonio si fa, e basta.
SANTO
Un momento, ragioniamo.
PEPPE
Allora non capisci! Io non ragiono.
MARIA
Appunto perché non ragioni combini guai.
SANTO
È giusto che tu da padre, t’interessi per il bene di tua figlia, ma è anche giusto che tua figlia, visto che dovrebbe sposarsi lei, dica le sue intenzioni, le sue volontà, i suoi desideri riguardo al punto in questione. Perché, caro cognato, non si parla mica di una scelta qualunque, questa è una scelta, irreversibile…certo che quando m’impegno, mi stupisco da me stesso. Sembro un poeta davvero.
PEPPE
Credimi, un poeta. E poiché sei un poeta, vatti a scrivere le poesie e non rompere.
SANTO
Ma ti ripeto che sono lo zio, e quindi è mio dovere vegliare sulla sorte della mia diletta nipote. È un mio dovere aiutarti a comprendere l’enorme errore che stai compiendo.
PEPPE
Il tuo dovere sarebbe quello di andare via da questa casa.
SANTO
Un giorno o l’altro lo farò davvero, e allora si, che rimpiangerai la mia presenza.
PEPPE
Non preoccuparti, non piangerò, forse riderò.
SANTO
Comunque, il problema sotto mano da risolvere per ora è questo matrimonio.
PEPPE
Non c’è nessun problema con questo matrimonio. È già risolto, è già deciso.
MARIA
Si, certamente. Ti alzi una mattina e prometti in moglie tua figlia a tizio, senza parlare con nessuno.
PEPPE
Ma con chi dovrei parlarne?
MARIA
Con me.
PEPPE
Ma se tu lo sapevi prima che io te lo dicessi!
MARIA
Infatti, io ho saputo che tu l’hai fidanzata, non che la volevi fidanzare.
PEPPE
A parte che il padre sono io….
MARIA(interrompendolo)
E la mamma sono io.
SANTO
E lo zio sono io.
PEPPE
A parte che il padre sono io. É stata una cosa che è capitata così, all’improvviso. Poco fa è venuto don Luigi, e abbiamo fatto l’affare.
MARIA
L’affare? Ma come se parli di vitelli, capre, pecore!
PEPPE
Ma tu sai che don Luigi ci cede la casa e il terreno con questo matrimonio?
MARIA
A me non interessa.
SANTO
Neanche per tutto l’oro del mondo avresti dovuto accettare.
PEPPE
Se non avessi accettato, mi ha fatto capire che mi avrebbe cacciato fuori, dalla casa e dalla proprietà. Che dovevo fare?
MARIA
Non m’interessa quello che ti ha fatto capire.
PEPPE
Non t’interessa? E dove andavamo ad abitare?
MARIA
Trovavamo un’altra sistemazione.
SANTO
Anche in un capanno dovevi andartene, ma non accettare.
PEPPE
In un capanno te ne andrai tu, quando don Luigi mi farà il contratto. Ti caccerò fuori, da casa mia.
MARIA
E insisti con il contratto. Puoi togliertelo dalla testa ti ho già detto. Rina, con quello, non si sposerà mai. Hai capito. Mai. Anche perché….perché già...
PEPPE
Perché già?
SANTO
Perché… già abbiamo detto che… anche lei deve essere d’accordo per il suo matrimonio, e non sposarsi con uno che neanche conosce!
PEPPE
Non si deve mica sposare domani. Avrà il tempo di conoscerlo, noi dobbiamo fare solo il fidanzamento al più presto, prima che don Luigi cambi idea. Ma cosa vogliamo di più dalla vita? Mia figlia diventa una grande proprietaria, padrona di metà paese, servita, riverita, rispettata da tutti. A noi resta la casa e il terreno. Un padre per i figli, deve fare di tutto per farli sistemare bene.
MARIA
Il bene non è quello che intendi tu.
PEPPE
E qual è il bene.
MARIA
Fare il bene dei figli, è diverso dall’agire bene per la propria tasca.
PEPPE
Prima, ho pensato al suo di bene, e facendo il suo mi è capitato di fare del bene anche a me.
MARIA
Il bene non si fa con le case, le proprietà, i soldi.
PEPPE(in crescendo)
No, e come si fa il bene, cos’è il bene? È quello che ho passato io nella mia vita? Lavorare sotto la pioggia, il sole, il vento, tutti i giorni, domenica, Natale, Pasqua, senza fermarmi e non vedere mai uno spiraglio di luce, mai un attimo di tregua, è questo il bene? Abbassare sempre la testa, sissignore, comandi, vossignoria benedica padrone, questo è il bene? Loro mangiano sempre, e meglio di me, con i miei sacrifici, il mio sudore. Non avere i soldi per mandare a scuola mia figlia, non avere i soldi neanche per farle la dote, questo è il bene? Ed ora che si è presentata l’occasione che tutti vorrebbero, dovrei girargli le spalle? Certo, perché i nostri padri erano povera gente, i nostri nonni erano povera gente, noi siamo povera gente, e i nostri figli dovrebbero essere povera gente, è il nostro destino. No, io voglio cambiarlo, voglio sfidarlo il destino. Ho l’occasione di avere il bene, di diventare un possidente, un padrone, e non voglio perderla. (esce, Maria e Santo esterrefatti)
RINA(entra singhiozzando)
Io me ne scappo.
SANTO(abbracciandola)
Non preoccuparti, sistemeremo tutto.
MARIA(accarezzandola)
Cosa dici, lascia parlare tuo padre, per ora è esaltato al pensiero di diventare padrone.
SANTO
Infatti, adesso lo convinceremo a ragionare.
RINA
Lui non vuole ragionare, io e Melo ce ne scappiamo.
MARIA(pensosa)
Stai tranquilla. Tranquilla…..mi è venuta un’idea!
SANTO
Che idea?
MARIA
E se facciamo….(playback, musichetta di sottofondo, sedendosi tutti e tre a turno) Che ne pensi?
SANTO
È un’ottima idea.
MARIA
Facciamo quello che dice lui, gli diciamo che ci abbiamo pensato, e che è un buon partito.
RINA
E se non ci riusciamo?
SANTO
Te ne scappi con Melo.
MARIA
Zitto, ma cosa dici. Non sia mai. Lei deve sposarsi in chiesa, con l’abito bianco, anche se devo vendermi gli abiti che indosso per comprarglielo.
SANTO
Non ti preoccupare, per l’abito ci penso io.
RINA(abbracciandolo)
Grazie zio.
SANTO
E di cosa, è il minimo che possa fare. Nipotina mia. Invece cominciamo a darci da fare.
MARIA
Adesso gli faccio vedere io, quello che sono capace di fare. (escono)
FINE II ATTO
ATTO III
(Maria, Santo, e Peppe)
PEPPE(euforico)
Non posso crederci, tra poco sarò ufficialmente il compare di don Luigi.
SANTO
E chi ci crede?
MARIA
Neanche io.
PEPPE
Da domani sarò anch’io padrone. Chi l’avrebbe mai detto?
SANTO
E chi lo dirà?
PEPPE
Ma… non dobbiamo offrirgli niente?
MARIA
Cosa vuoi offrirgli?
PEPPE
Che so, dei pasti secchi, un po’ di rosolio.
MARIA
Ma no, non c’è bisogno.
PEPPE(aprendo la dispensa)
Almeno il rosolio per brindare. Se il topo ne avrebbe lasciato! Eh?
SANTO
Cosa?
PEPPE
Non ci sente da quest’orecchio?
MARIA
Lascia stare ti dico, e poi loro sanno le nostre possibilità.
PEPPE
Fino ad oggi, ma da domani in poi cambierà tutto. Vado a comprare dei pasti secchi e una bottiglia di rosolio, faccio ancora in tempo.
MARIA
Non c’è bisogno.
SANTO
Si lascia stare, va finire che vanno di traverso.
PEPPE
E tu non mangiarne, se ti vanno di traverso.
SANTO
No, a me non vanno di traverso.
PEPPE
A te neanche i rospi vanno di traverso.(va per uscire)
MARIA
Non c’è di bisogno ti ho detto, e poi tra poco saranno qui.
PEPPE
Mia figlia si fidanza e c’è bisogno, adesso ho la possibilità di farlo e lo faccio.(esce)
SANTO
Stavolta davvero gli andranno di traverso. Io… quasi quasi… me ne andrei.
MARIA
A si?
SANTO
Lui se la prenderà con me dopo.
MARIA
Non preoccuparti, gli dirò che tu non centri.
SANTO
Si, ti sembra che lui ci crederà, meglio che cominci a raccogliere le mie cose, perché mi caccerà via stasera stessa. (Melo f.s. fa il verso del gufo)
MARIA
Ti dico che gli parlerò io dopo.
SANTO
Ma, senti? C’è un merlo che canta?
MARIA
Ah, si, è Melo.
SANTO
E che fa, fischia invece di parlare?
MARIA
No, gli ho detto io di fischiare quando sarebbe arrivato, per non farsi vedere da Peppe.(esce, f.s.)Melo, Melo, vieni, vieni puoi entrare.(rientra)
MELO(entrando)
Buonasera don Santo.
SANTO
Ma che don e dan, non sono mica una campana? Puoi chiamarmi zio.
MELO
Va bene don Santo.
SANTO
Di nuovo con le campane.
MELO
Va bene zio.
MARIA
Ora vatti a nascondere dietro la stalla, e quando sarà il momento, ti faremo un segno dalla finestra.
MELO
Va bene, ma dov’è Rina.
MARIA
Di là.
MELO
Chiamatela, la saluto.
MARIA
No, lasciamola stare, è meglio se non la vedi.
MELO
Perché? Cos’ha?
SANTO
Niente, sta ripassando la parte che deve fare. Tu ricordi come devi parlare a mio cognato?
MELO
Certo, per filo e per segno.
MARIA
Adesso vai a nasconderti, e guarda la finestra per il segnale.
MELO
Va bene, a più tardi.(esce)
MARIA
Vediamo a che punto è Rina.(esce)
SANTO(guardingo, mette la mano nella dispensa e scatta la trappola)
Aaaaaa…(si tappa la bocca, butta via la trappola)
MARIA(entrando)
Che cosa è successo, che hai?
SANTO(dolorante)
Tuo marito, tuo marito.
MARIA
Dov’è? È già arrivato?
SANTO
No, è stato tuo marito.
MARIA
Ma se lui non è qui?
SANTO(indicandola)
La trappola, la trappola.
MARIA
E tu gli hai messo il dito in mezzo? (Santo annuisce) Ma che sei scemo, e perché?
SANTO
Ma io che ne sapevo che nella vetrina ci fosse la trappola.
MARIA
Dove? In vetrina?
SANTO
Si. Qui sotto.
MARIA
Avrà visto qualche topo li dentro?
SANTO
Ma che ne so. So solo che mi sono rotto un dito.
MARIA
Fammi vedere.(glielo tocca) Lo puoi muovere?
SANTO
Ai. Si è rotto.
MARIA
Che esagerato, non è rotto, non preoccuparti.
SARA(f.s.)
Comare Maria, è permesso?
MARIA
Avanti, avanti. (entra Sara, seguita da Tina e Anna vestite a festa, si salutano a soggetto, baciandosi, con un po’ di difficoltà per i grandi cappelli che indossano) Tina, come sei bella!
TINA
Grazie.
SARA(avvicinandosi a Santo, porgendogli la mano)
Buonasera.
SANTO(dandole la mano)
Buonase…raaah…(si contrae per il dolore)
ANNA(maliziosa, imita la sorella)
Buonasera.
SANTO(indeciso prima, se darle la mano, poi gliela bacia)
Buonasera, miss Anna.
ANNA(lusingata)
Oh…mai nessuno mi aveva salutata così.
SANTO
E, la classe, non è acqua fresca.
TINA(imitando la zia)
Buonasera.
SANTO(baciandola in fronte)
Ciao Tina.
TINA
E a me, niente baciamano?
ANNA(acida)
E che centra, il baciamano a te?
SANTO
Certo, ha ragione tua zia. Il baciamano va fatto alle donne di una certa età, e di una certa classe e portamento, tu sei ancora una ragazza.
SARA
Si, mia sorella ha un bel portamento. Lei è della classe del 1920. E stasera, è bellissima, guardatela.
SANTO
Si, devo dire che è proprio così. Ma… anche voi e Tina, stasera siete, come dire, parate a dovere.
MARIA
Veramente belle, bellissime. Bei vestiti, non c’è dubbio.
SARA
Si, ce li siamo fatti prestare per l’occasione. Dobbiamo dare una buon’impressione, no? E…Rina?
MARIA
È di là. Quando arriveranno don Luigi e suo nipote la chiameremo.
TINA(impaziente)
Quando arrivano?
MARIA
Dovrebbero arrivare tra poco. Sedetevi intanto. (le porge le sedie)
SARA
Vostro marito, dov’è?
PEPPE(entra con la bottiglia e i pasti secchi, vedendo gli ospiti, resta stupito)
Buonasera. (posando tutto sul tavolo, interroga la moglie con lo sguardo)
SARA(restando seduta)
Parliamo del diavolo e spuntano le corna. Buonasera.
PEPPE
Quali corna?
MARIA
Niente, mi stava chiedendo dove fossi.
TINA(porgendo la mano)
Buonasera.
PEPPE(guardandole la mano)
Cos’hai?
TINA
Il baciamano.
PEPPE
Cosa?
SANTO
Lascia perdere, mio cognato non ha questa delicatezza.
PEPPE
Infatti, io non sono delicato.(in disparte alla moglie) Ma cosa ci fanno qui, così conciate?
MARIA
Li ha invitati Rina, per il fidanzamento.
PEPPE
Ma c’era bisogno?
MARIA
Che c’è di male?
PEPPE(accorgendosi della trappola)
Cosa ci fa qui la trappola?
SANTO
L’ho messa io. Ho visto un topo, prima.
SARA
Accidenti a loro, anche da noi, quanti se ne vedono.
SANTO
D’altronde, siamo in campagna!
PEPPE(che intanto ha visionato la trappola)
E… l’hai messa senza caricarla?
SANTO
Lo stavo facendo, ma poi sono arrivate le nostre gentili ospiti.
PEPPE(dopo aver guardato dentro la vetrina)
E va bene. Visto che, con la trappola non ci sono riuscito, proverò con il veleno.(rumore di calesse)
MARIA
Mi sembra che siano arrivati.
PEPPE(ansioso)
Dov’è Rina?
MARIA
Di là, la vado a chiamare.
PEPPE(si avvia all’ingresso)
Forza, forza.
(Tina e Sara si alzano, Anna ammicca a Santo, poi tutti zitti e rivolti all’ingresso, pausa)
LUIGI(f.s.)
È permesso…
PEPPE
Avanti, avanti compare Luigi.
LUIGI(entra seguito da Alfio, che ha un mazzo di fiori)
Buonasera.
PEPPE(baciandolo)
Buonasera. Alfio!
ALFIO
Buonasera.
SARA(allungando la mano)
Buonasera.
LUIGI(baciandogliela)
Buonasera.
TINA(imitando la madre)
Buonasera.
LUIGI(c.s.)
Buonasera.
ALFIO(imitando lo zio)
Buonasera.
SARA(portandogliela davanti al naso di Alfio)
Questa è la mia bella figliola.
TINA(sbranandolo con gli occhi)
Ciao.
ALFIO(c.s.)
Buonasera.
TINA
Mai nessuno mi aveva salutato così! (Luigi guarda Peppe come per chiedere chi sono)
PEPPE
Loro sono, sono…
SARA
Io sono la mamma di Tina, questa bellissima gioia, splendente di luce, splendente di bellezza, splendente di salute, hai visto com’è bella Alfio, che ne dici?
PEPPE
Si, si, l’abbiamo visto.
SARA
E lei è mia sorella Anna.
ANNA(porgendo la mano a Luigi)
Buonasera.
LUIGI
Buonasera, signora Anna.
ANNA(guardando Santo)
Signorina ancora, prego.
LUIGI
Oh, mi scusi.
ALFIO
Buonasera signora Anna, oh, mi scusi, signorina.
MARIA(entrando insieme a Rina, che sarà mal ridotta e afflitta)
Buonasera don Luigi.
LUIGI
Buonasera a voi signora Maria. (guarda Rina sorpreso)Ciao Rina. (la bacia in fronte)
RINA
Buonasera.
PEPPE(vedendo la figlia, alla moglie in disparte)
Ma come si è combinata?
MARIA
Cosa posso farci io. Stamattina si è svegliata così.
PEPPE
Stamattina?
MARIA
Si. Sarà stata l’emozione del fidanzamento, capita, non è la prima volta che lo sento dire.
PEPPE
Alfio, non saluti Rina? Non aver paura, è un po’ emozionata, per questo è così, poi le passerà.
ALFIO
Ciao Rina. Questi sono per te. (gli porge i fiori)
RINA(forzatamente)
Grazie.
LUIGI
Buonasera don Santo.
SANTO(gli da la mano)
Ai…ai…ai…
LUIGI
Che c’è?
SANTO
Niente, niente. Ho…ho…
LUIGI
Che cos’avete?
SANTO
Niente, a furia di scrivere con il mio lavoro, mi è venuto un crampo al dito.
PEPPE
Ah…l’ho preso il topo?
LUIGI
Avete preso un topo?
MARIA
Ma no, non fate caso a quello che dice mio marito, sedetevi prego.
SANTO
Si, prego, accomodatevi. Fate come se foste a casa vostra.(Maria e Sara si adoperano a far sedere Alfio in mezzo a Rina e Tina, Sara siederà alle loro spalle, mentre Maria, Santo, e Anna durante la scena faranno da separé, impedendo a Peppe e Luigi di vedere i ragazzi. Tina cercherà, aiutata da Sara, di abbindolare Alfio, lo bacerà, lo strapazzerà, cercherà in ogni modo di dissuaderlo dal fare il fidanzamento con Rina, che sorriderà, quando Alfio si convincerà a cambiare fidanzata.
PEPPE
A proposito di casa, compare Luigi, il coso, il…la…il contratto l’avete portato?
LUIGI(sedendosi)
Basta andare dal notaio ed è fatto.
PEPPE
Bene, allora domani mattina ci andiamo. Maria, prendi i bicchieri, dobbiamo brindare.
MARIA(eseguendo)
Certamente.
SARA(alludendo a Tina e Alfio)
Guardate che bella coppia che fanno!
PEPPE
Bella, bella, bellissima.
LUIGI
Ma voi siete parenti?
PEPPE(Contemporaneamente a Maria)
No.
MARIA
Si.
PEPPE(c.s.)
Si.
MARIA
No. Come se fossimo. Rina e Tina, sono cresciute assieme, loro abitano nella contrada Serro.
SARA
Si, noi abitiamo nella casa del padrone don Vincenzo, lo conosce?
LUIGI
Come no, certo che lo conosco.
PEPPE
Come no, tra noi padroni ci si conosce tutti. Facciamo un brindisi.(riempie i bicchieri) Ai fidanzati.
LUIGI
Alla loro.(tutti brindano mentre Sara gira la testa di Alfio verso Tina)
SARA
Come sono belli, sono fatti l’uno per l’altra.
ANNA(che non perde occasione per ammiccare a Santo)
Si, siamo fatti l’uno per l’altra.
SANTO(imbarazzato)
Ma, forse.
PEPPE
Come forse?
SANTO
Volevo dire, ognuno di noi ha già il suo destino, quindi, quello che abbiamo assegnato ci prendiamo.
SARA(c.s.)
Si, ce lo prendiamo. Vero Alfio?
ALFIO(confuso, e rosso per i baci, i capelli scompigliati)
Ma…si…si.(Tina lo bacia violentemente)
LUIGI(cercando di guardare Alfio)
Mio nipote stasera è emozionato, e non gli vengono le parole.
PEPPE
Anche mia figlia è emozionata, visto come si è ridotta? Allora, facciamo questo fidanzamento?
LUIGI
Avanti.
MARIA
Un attimo, e che fretta c’è?
SANTO
Certo, stiamo scherzando, parlando in compagnia, che fretta c’è? Mangiamo un dolce prima, no?
PEPPE
Prima ufficializziamo e poi mangiamo i dolci, no?
MARIA
Ma un attimo, fai riprendere un po’ i ragazzi.
SARA
Eh, facciamoli riprendere, sono emozionati, senza fiato.(Alfio fa un respiro, dopo il lungo bacio)
SANTO(passando i dolci)
Prego don Luigi, favorite.
PEPPE(prendendone un po’)
Aspetta, perché tu non me ne farai assaggiare neanche una.
SANTO
Ma che esagerato che sei.
LUIGI(prendendo un dolce)
Grazie. Don Peppe, quest’anno gli ulivi….
PEPPE(interrompendolo)
Ah, compare! Ormai siamo compari.
LUIGI
Si, scusatemi, è vero. Stavo dicendo, gli ulivi sembrano abbastanza carichi di frutto.
PEPPE
Quest’anno si prevede un buon raccolto. Infatti, stavo pensando di comprare due giare, visto che….
LUIGI
Che?
PEPPE
Visto che… ora…..il contratto, no?
LUIGI
Ah, si, si giusto, giusto.
SARA(soddisfatta, perché finalmente Alfio ha detto si a Tina, Rina torna sorridente)
Evviva i fidanzati. Evviva. Brindiamo.(bacia Tina e Alfio)
PEPPE
Brindiamo, a mio compare Luigi, a mio genero Alfio e a mia figlia Rina.
SANTO
E per i fidanzati no?
PEPPE
Certo, brindisi ai fidanzati. (tutti brindano)
LUIGI
Forza Alfio, prendi gli anelli.
PEPPE
Giustissimo, facciamo la cosa ufficiale.
ALFIO(alzandosi, timidamente)
Zio, io ti volevo dire una cosa.
LUIGI(avvicinandosi)
È timido il ragazzo, è la prima volta, guardate come rosso paonazzo.(Alfio gli parla sottovoce, alle sue parole lo zio resta incredulo, Tina e Sara eccitate annuiscono continuamente, Peppe aspetta con ansia, gli altri sulle spine per la reazione che avrà Peppe. Dopo averselo fatto confermare più volte da Alfio, Luigi riprende l’atteggiamento da padrone, guardando ora Alfio ora Tina) Don Peppe.
PEPPE
Ancora con il don compare Luigi? (mangia un dolce)
LUIGI(lo porta in disparte e gli parla sottovoce, Peppe incredulo si sta per affogare con il dolce)
Che c’è don Peppe.
PEPPE(con un filo di voce)
Nell’aria!
LUIGI
Lo so, lo so che è andato tutto in aria. Ma… che ci posso fare io? I ragazzi fanno le loro scelte. Io non posso mica andare contro mio nipote.
PEPPE(c.s.)
Nell’aria.
LUIGI
Ho capito, lo so, ho capito. Che possiamo farci, è andata così.
PEPPE
Mi è andato nel buco dell’aria.
SANTO(dandogli una pacca sulle spalle)
E tienilo chiuso il buco dell’aria.
PEPPE
Te dovrei tener chiuso, in una gabbia.
LUIGI
Pazienza don Peppe.
PEPPE
Ma… è sicuro?
LUIGI
Alfio, sei sicuro?
ALFIO
Si, si, sicurissimo.
PEPPE
Cose dell’altro mondo.
MARIA
Allora, lo facciamo il fidanzamento?
LUIGI
Diteglielo… don Peppe.
PEPPE
Diteglielo voi compare…scusate, ho sbagliato, don Luigi.(si toglie la coppola e si siede in disparte)
LUIGI
Ecco…mio nipote Alfio…non…non vuole fidanzarsi con Rina…perché…perché gli piace Tina.
SARA(euforica, bacia Tina, Alfio, e chi le capita)
Compare Luigi. (lo bacia)
LUIGI
Comare Sara.
SARA
Forza, facciamo il fidanzamento.
PEPPE(alzandosi di scatto)
No. Il fidanzamento in casa mia non si fa.(Luigi lo guarda) Ah, don Luigi, per quanto riguarda il… il…contratto….quando…. come…..che si fa?
LUIGI
Eh, non si fa! Visto che, il fidanzamento con vostra figlia è saltato, salta anche il contratto!
SANTO
Brindisi ai fidanzati!
MARIA
Ormai che ci siamo, facciamolo questo benedetto fidanzamento. (Peppe si risiede)
TINA
Si, facciamolo.(strapazza Alfio con un bacio)
LUIGI
Dai Alfio, prendi gli anelli.(Alfio esegue)
TINA
Mi….. come sono belli.(c.s., e poi tende il dito)
ALFIO(non riesce a infilarglielo)
Non entra.
PEPPE
Certo, quello andava bene per il dito di mia figlia.
SARA
Il ragazzo non è pratico, fammi vedere un po’.(mette il dito di Tina in bocca, poi con forza gliel’infila)Guardate che meraviglia.(mostrando la mano di Tina)
MARIA
Davvero bello. Bellissimo.
SANTO
Evviva i fidanzati! Auguri. (si baciano un po’ tutti) Beviamo. Tu non bevi Peppe?
PEPPE(truce)
Non ho sete io.
LUIGI
Neanche un dolcino?
PEPPE
Già ho preso l’amaro, grazie.
SANTO
Meglio di no, altrimenti gli va nel buco dell’aria.
ANNA(piangendo)
Auguri e tanta felicità Tina.
MARIA
Dai Anna, perché piangi?
ANNA
Niente, piango di felicità, sono contenta per Tina.
SARA(guardando Santo)
Sarebbe bello, se anche tu… ti fidanzassi!
ANNA(guardando Santo)
Uhm…pazienza.
MARIA
Dai su, prima o poi arriverà anche per te il momento.
LUIGI
Bene, che facciamo Alfio? Andiamo?
TINA
Si, andiamo.
ALFIO
Si zio, accompagniamo Tina a casa.
LUIGI
D’accordo. Don Peppe vi saluto, pazienza, sarà per la prossima volta.
PEPPE(forzatamente)
Buonasera.(tutti si salutano a soggetto, meno Santo e Anna)
ANNA
Vi saluto don Santo.
SANTO
Anche voi andate via?
ANNA
No. Io posso restare, se volete?
SANTO
Si…no…dico… poi vi accompagnerò io a casa.
ANNA(entusiasta)
Sara, io rimango qui, poi mi accompagnerà Santo a casa.
SARA
Bene, bravo, bravo, bene, arrivederci a tutti, buonanotte.(escono Sara, Tina, Alfio e Luigi)
MARIA(dopo una pausa di sguardi)
Mah, sia fatta la volontà di Dio.
PEPPE
E di tutti i santi.
ANNA
Scusate un secondo, devo dire una cosa urgente a mia sorella. (esce)
SANTO
E..si..il destino. Ognuno di noi nasce con il destino già segnato, designato, predestinato, prestabilito.
PEPPE
Ma che dici? Se non c’erano quelle befane, andava tutto liscio come l’olio. Perché l’avete invitate?
RINA
Io l’ho invitata Tina, visto che siamo amiche.
PEPPE
Amici e guardati. E tu, ti sei vista come sei ridotta. Alfio si è spaventato quando ti ha visto.
SANTO
Ma cosa può farci lei. L’emozione gioca brutti scherzi, caro cognato.
MARIA
Certo. E poi, dovresti essere contento. Dopotutto almeno si è fidanzata Tina.
PEPPE
Sono contento, contentissimo. Potevo essere padrone, invece sono rimasto un minchione.
MARIA
Non lamentarti, dobbiamo ringraziare ugualmente don Luigi che ci fa abitare in questa casa!
PEPPE
Invece adesso mi faccio buttare fuori io, almeno mi toglierò questo sfizio. Domani lo andrò a cercare e gliene dirò quattro, vediamo se è questo il modo di ragionare, di rispettare i patti. Domani vedrà.
SANTO
Si, poi quando sarai di fronte a lui il coraggio ti abbandonerà.
PEPPE
Non preoccuparti, non mi abbandonerà.
MARIA
Ma cosa vuoi dirgli. In fin dei conti non è colpa sua.
PEPPE
E di chi è la colpa?
MARIA
Del nipote, che ha preferito Tina a Rina.
PEPPE
Si ma lui mi aveva detto che suo nipote era come la sua persona, e quindi ne deve rispondere lui.
SANTO(sarcastico)
Calmo, non fare così!
RINA
Papà non vale la pena, lasciali stare. Loro ragionano a modo loro.
SANTO
Se proprio ti vuoi sfogare, gli scriviamo una lettera di malcontento.
PEPPE
Ah, dovrei scrivergli che sono contento? Non sono per niente contento, hai capito? Hai capito? Oh...
SANTO
Ho capito, ho capito, sei tu che non hai capito, malcontento, nel senso di protesta, disapprovazione.
PEPPE
Da che ti conosco, forse questa è la prima cosa giusta che dici. Giusto, scriviamogli una lettera.
SANTO
Si. Vado a prendere l’occorrente. (esce, si sentirà il calesse e i saluti di Anna)
ANNA(entrando)
E Santo?
MARIA
Di là, adesso torna.
ANNA
Fanno davvero una bella coppia Alfio e Tina.(Peppe truce, Rina e Maria la zittiscono guardandola)
SANTO(entra con tutto l’occorrente che depone sul tavolo)
Ecco qua. (atteggiandosi, prepara tutto, indossa i polsini, siede al tavolo)
PEPPE
Neanche fossi un dottore che deve fare un’operazione!
SANTO(c.s.)
Infatti, sono il dottore delle lettere. Allora cominciamo. (prende la penna ma non può scrivere)Ai, ai…ai, non posso neanche tenere la penna.
PEPPE(ridendo)
Che c’è? Fa male il dito, al topo?
SANTO
Ridi, ridi, se mi resterà difettoso e non potrò più lavorare mi manterrai tu.
PEPPE
Perché, finora chi ti ha mantenuto? Levati, faccio io, so scrivere una lettera, e senza guanti.
SANTO
So come scrivi. Va bene, te la detterò.(si alza) Cosa vuoi scrivere nella missiva?
PEPPE(preparandosi a scrivere)
Cosa?
SANTO(atteggiandosi agli occhi di Anna)
Missiva, nella lettera.
PEPPE
Dopo tutti questi anni di servizio, d’ubbidienza, io non meritavo quest’oltraggio, e che lui non…
SANTO
Va bene, va bene, ho capito. Tu vuoi esprimere la tua indignazione. Scrivi. Carissimo, stimatissimo, onorabilissimo, e reverendissimo….
PEPPE
Ma non è mica un prete! E poi, io devo insultarlo, quindi non lo accarezzo, e non lo stimo più.
SANTO
Fatti servire, lasciami fare il mio lavoro, prima si apre la missiva con aggettivi qualificativi, poi si va al nocciolo. Quindi, carissimo, stimatissimo, onorabilissimo e reverendissimo don Luigi, come va?
PEPPE
Ma che mi frega come va e non va.
SANTO.(Maria e Rina escono facendo un gesto a Santo, che annuisce)
E lasciami fare ti dico. Non m’interrompere, altrimenti perdo il filo. Quindi, come va? Spero bene, anche se non lo meriteresse, e vengo e mi dispiego subito, in quanto al punto in questione, punto.
ANNA
Siete davvero… molto….molto acculturato.
SANTO
Grazie, grazie. Riguardo al fidanzamento fatto non, con la mia figlia…
PEPPE(interrompendolo)
Ed anche il contratto della casa….
SANTO
Sc…E niente di meno, tutto una parola, virgola,che l’atto notabile che non è stato notato, punto e virgola, e questo da lei in persona, in, persona, due parole, non me lo avessi mai, e dico, poi mai aspettato, aspettato con due t, due punti, dopo tutte le annualità che io sono stato servizievole…
ANNA
Un poeta!
SANTO
Troppo buona! Servizievole al vostro servizio, virgola, e questo, segno di q, è stato il vostro ripagamento, ripagamento tutto attaccato.
PEPPE(asciugandosi la fronte si sporcherà d’inchiostro)
Basta così.
SANTO
Un momento, abbi pazienza, dobbiamo farla bene o no? Dobbiamo scrivere i saluti? Devi essere superiore a lui, non scendere alle sue bassezze, meschinità. Quindi i saluti….
PEPPE
Va bene, salutiamolo, e basta.
SANTO
Nonostante, e ammesso e non concesso, tutto l’ingarbuglio, tutto unito, vi mando, vi porgo, deferenti saluti, punto, vostro don Peppe. Rileggila vediamo se dobbiamo aggiungere qualche postilla.
ANNA
Ma come siete bravo! (cominciano a flirtare, Peppe rilegge, ma i due alle sue spalle, non gli danno retta, si carezzano, si coccolano, e finiranno per baciarsi. Prima che finisca di leggere, si sentirà il calesse, Santo e Anna si scostano, ed entreranno Maria e Rina che non avrà più nei e peli in faccia.)
RINA(avendo sentito il calesse, e ascoltando cosa dice il padre)
Papà!
MARIA
Peppe!
LUIGI(entrando)
Don Peppe….
PEPPE(che avrà finito in quell’istante di leggere)
Accidenti.(accorgendosi di don Luigi, stropiccia la lettera) Don Luigi!
LUIGI
Don Peppe, contro chi l’avete?
PEPPE
E con chi? Con…con…con il destino, con il mio destino.
LUIGI
Ognuno ha il suo. Sentite, volevo dirvi, per quanto riguarda il terreno e la casa…
PEPPE(interrompendolo, implorante)
Per favore, don Luigi, non fatelo.
LUIGI
No, ci ho ripensato, ne ho parlato con Alfio, ed è d’accordo, e anche Tina e mia comare Sara, pensano che sia giusto che lo faccia.
PEPPE
Ah, anche loro sono d’accordo?
LUIGI
Si, si. Ne abbiamo parlato sul calesse, e quindi…
PEPPE(a Rina e Maria)
Belli amici, avete visto?
LUIGI
Si, infatti, me ne sono accorto subito che vi rispettano molto.
PEPPE(c.s.)
Per carità don Luigi, non fatelo, pensi a mia figlia.
LUIGI
Apposta per lei che devo farlo. Vi avevo detto che ne corrispondevo io, e la mia parola, vale più di un contratto. Io sono stato sempre un uomo rispettoso, e certo non cambierò nella vecchiaia. Perciò, quando dite voi, andremo dal notaio per l’atto. Poi, se proprio non volete accettare, vorrà dire che….
PEPPE(riprendendosi)
No… Don Luigi, io intendevo dire, non fatelo a me il contratto, ma a mia figlia.
LUIGI
Come desiderate. Mi farete sapere voi quando. Vado, i ragazzi mi attendono, arrivederci a tutti.
PEPPE
Arrivederci, don Luigi.
SANTO
Hai visto che il destino è segnato?
PEPPE
Don Luigi si, che è un uomo d’onore. L’ho sempre detto io. Chi poteva dirlo, quando sembrava tutto finito. Sono diventato padrone, senza impegnare mia figlia. Vieni qui figlia, abbracciami.(Rina lo abbraccia, e Peppe si accorge che non ha più i peli in viso) Ma i nei dove sono andati a finire?
MARIA
Sono scomparsi, l’emozione del fidanzamento non c’è più! Non sei contento? (abbraccia Peppe e Rina assieme, mentre Santo e Anna approfittano per baciarsi, intanto Melo fa il verso del gufo)
PEPPE
Certo che sono contento. Anche gli uccelli cantano per la contentezza, senti?
MARIA
Ah, il gufo!
SANTO
Già, il gufo!
PEPPE
Che gufo?
MARIA
C’è un gufo…che …che si…che si mette sulla finestra e…e….e sporca facendo i bisogni. (a Santo) Vai a cacciarlo, corri.
PEPPE
No, aspetta, gli metto la trappola, così lo catturo.
SANTO
Sei fissato con queste benedette trappole. ( porgendo il braccio) Miss Anna, volete venire con me, a cacciare il gufo?
ANNA
Si, andiamo, facciamolo volare! (escono a braccetto)
RINA
Anna non l’ha mollato un attimo lo zio stasera.
PEPPE
Certo, lui fa il cascamorto!
MARIA
Chissà, nascerà qualcosa?
PEPPE
Fosse che fosse la volta buona, così sloggia.
MELO(entrando)
Permesso?
MARIA
Avanti.
MELO
Buonasera signora Maria, buonasera don Peppe, ciao Rina.
PEPPE
A tutti buonasera, a Rina ciao? Che fai a quest’ora ancora in giro?
MELO
Mi sono fatto una passeggiata, con questa bella luna piena!
PEPPE
E.. che fai il gufo in giro?
MELO(discolpandosi prontamente)
No, io no.
MARIA
Siediti Melo, prendi un dolcino.
MELO(eseguendo)
Grazie.
PEPPE
E si, beviamo un bicchiere.(eseguono, mentre Maria e Rina spronano Melo a parlare)
MARIA
Avanti Melo.
RINA
Forza.
PEPPE
Lasciatelo mangiare con calma.
MELO(con la bocca piena)
Don Peppe, io sono qua per…
PEPPE(interrompendolo)
Per mangiare, l’ho capito.
MELO
No, io volevo dirvi che…
PEPPE(intanto anche lui prende un dolce)
Che cosa?
MARIA
E lascialo parlare con calma.
MELO
Io volevo dirvi, che…io…vorrei….(Maria fa capire che deve essere categorico) Si, io voglio, voglio vostra figlia per moglie.
PEPPE(gli va di traverso come prima)
Di nuovo nel buco dell’aria.
MARIA
E basta con sto buco dell’aria.(gli da forti pacche sulle spalle)
PEPPE
Piano, piano. Minchia, l’altro giorno sei venuto a chiederla per fidanzata, ora addirittura per moglie!
MARIA
Le cose o si fanno bene o non si fanno per niente, vero Melo?
MELO
Si, si.
PEPPE
Melo, io l’altro giorno…
MELO(interrompendolo, con coraggio)
L’altro giorno era l’altro giorno, oggi è un altro giorno, e domani si vedrà.
PEPPE
Ah, ora sei diventato coraggioso?
MELO
Si, perché se voi non volete, noi ce ne scapperemo.
PEPPE
Mah! (a Rina) Ma tu lo vuoi?
RINA
Si, lo voglio.
MARIA
Anch’io!
PEPPE
E…cosa posso dire! Ora mia figlia ha anche la dote, perciò contenti voi, contenti tutti.
MELO(lo abbraccia lo bacia)
Grazie.
RINA(lo abbraccia)
Grazie papà.
PEPPE
E sono due, come si dice non c’è due senza tre.
MARIA(riempie i bicchieri)
Evviva i fidanzati, brindiamo.
SANTO(entrando a braccetto con Anna)
Evviva. E visto che siamo in fase di fidanzamento, non c’è momento più azzeccato. Caro cognato, cara sorella, cara nipote, caro mio nuovo nipote acquisito…
PEPPE
Mi sembra che non ci sia più nessuno.
SANTO
Vi voglio annunciare il mio fidanzamento e prossime nozze con la qui presente Anna.(la bacia)
PEPPE
Evviva i fidanzati. L’avevo detto io che non c’è due senza tre. I proverbi non sbagliano mai. Brindiamo. (baci abbracci, brindano, poi Peppe pensoso) Ma dove andrete ad abitare?
MARIA
Per i primi tempi potrebbero abitare anche qua!
PEPPE
Ma che primi tempi e secondi tempi, così passeranno altri vent’anni.
ANNA
No, andremo ad abitare a casa con mia sorella.
SANTO
Come? Tua sorella dovrebbe abitare con noi?
PEPPE(gli da la mano, e Santo si contorce dal dolore)
Caro cognato, il destino è segnato, ognuno ha il suo, auguri e figli maschi.
FINE
LETTERA CHE PEPPE RILEGGERÁ:
Quindi, carissimo, stimatissimo, onorabilissimo e reverendissimo don Luigi, come va? Spero bene, anche se non lo meriteresse, e vengo e mi dispiego subito, in quanto al punto in questione, punto, siete molto, molto accusato. Grazie, riguardo al fidanzamento fatto non, con la mia figlia…E niente di meno, tutto una parola, virgola che l’atto notabile che non è stato notato, punto e virgola, e questo da lei in persona, in, persona, due parole, non me lo avessi mai, e dico poi mai aspettato, aspettato con due t, due punti, dopo tutte le annualità che io ho stato servizievole…Un poeta!Troppo buono! Servizievole al vostro servizio, virgola, e questo segno di q, che vuol dire quaquaraqua, (lo dice ma non è scritto) è stato il vostro ripagamento, ripagamento tutto attaccato. Nonostante, e ammesso e non concesso, tutto l’ingarbuglio, l’ingarbuglio tutto unito, vi mando, al porco, fetenti saluti, punto, vostro don Peppe.
Roma giugno 2005