Brogli e imbrogli

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Brogli e Imbrogli

  BROGLI E IMBROGLI

Commedia in due o tre atti in italiano (AAB-10m+6f) di Pasquale Calvino(Posizione SIAE n. 180531) e Giulia Di Nola. Traduzione di Antonio Covino.

Le autorizzazioni vengono rilasciate per iscritto e per tutto il tempo delle repliche in ambito provinciale scrivendo a: calvinopasquale@gmail.com Cell. 347-6622400

La commedia si può avere anche con un numero maggiore o minore di personaggi.

Personaggi

1m - Felice Fortunato Michelasso (protagonista)

2m - Alfredo Pettola-amico di Felice (coprotagonista)

3m - D. Crescenzo Trecornici- Zio di Felice-proprietario palazzotto

4m - D. Alfonso Canader-Zio di Alfredo

5m - D. Giulio Speziale- Suocero di Felice-mezzo medico-Padre di Enrichetta

6m - Ludovico Yes Del Monte- Amico dello zio di Alfredo-Padre di Emma

7m - Federico Tricolore- Sindaco (matrimonio civile)

8m - Giovanni (maggiordomo) Battista

9m - Peppino  Orticelli- Colono di Crescenzo

10m - Don Mario Acconciatutto (matrimonio religioso)

1f - Rachele Lucentiere- Portiera

2f - Concetta Piantana- Madre di Enrichetta, moglie di Giulio

3f - Errichetta Speziale- nuova fidanzata di Felice- figlia di Giulio

4f - Teresina Maimisposo-  Ex fidanzata di Felice

5f - Matilde Lucentiere- Figlia della portinaia

6f - Emma Yes Del Monte- Il padre Ludovico vuole farla fidanzare con Alfredo

7f - Maria la ballerina (è solo una voce)

ATTO PRIMO

Scenografia indicativa: Uno studio di pittore piuttosto elegante. Quadri di varie dimensioni, modelli in gesso. Cavalletto, cassetta con colori e pennelli, ecc. In fondo a destra a due da chiudersi che dà su d’un’anticamera. A sinistra: un piccolo palchetto per i modelli da potersi nascondere mediante un paravento che vi sarà innanzi. Due porte, una a destra da potersi celare mediante una portiera che vi sarà innanzi, e una a sinistra. Molti schizzi e vecchie tappezzerie. Consolle. Sedie.(o come ritiene meglio lo scenografo)

SCENA PRIMA

Rachele, Matilde.

RACHELE: (è sola, Matilde compare in un secondo momento. Rassettando la stanza, Rachele, scorge le tele di Don Felice che, sciatte, sono nascoste dietro il cavalletto)

Uhhh! Guardate, quest’angolino m’era sfuggito. E che disordine e quanta polvere!

(Prende il suo piumino e si dà da fare. In questo modo ha la possibilità di dare una sbirciatina ai quadri, molto stilizzati e realizzati in modo bambinesco, infantile: bisogna far ridere il pubblico. Su uno è disegnata la Gioconda del da Vinci. Rachele perplessa la guarda e rivolta al pubblico dice e domanda)

Madonna mia, che schifezza! E che è, questa è arte? Non capisco: ma ‘sta cosa è un uomo o una femmina? A voi che pare?

(Rivolta al pubblico quasi coinvolgendolo). Mamma mia, che tristezza!

(Poi guarda, di nuovo la Gioconda e imitandone l’espressione, la ripropone in modo caricaturale  col viso, con la mimica facciale).

Va bene, riordiniamo, poi deciderò se è quello o quella. Tanto, questo o quella, per me pari sono!

(Poi intravvede un’altra tela dove è disegnata una blatta).

Oddio, questo bel soggetto poi...

(Allora sfila il flit che sempre ha con sé, dalla tasca del grembiule che indossa e cerca, invano, scarafaggi. S’abbassa e scruta come un’investigatrice, la bomboletta pronta e dice):

Evidentemente Don Felice deve aver trovato ancora qualche “ospite”: di notte lo ha “incubato” e di giorno l’ha portato qui sopra, su queste tele. Ma ai miei raggi lucidatori non sfugge nessuno. Io non ne vedo, questa casa mi pare pulita. A me, infatti, non m’ha detto niente. Fammi dare da fare che questi vengono e non ho concluso. Mamma mia l’arte, ma che sarà mai l’arte?!

(Infine ne sfila una terza dove è dipinta una tenuta di campagna, ma questa volta il quadro è assai interessante e definito con precisione).

Bello! Davvero un capolavoro e finalmente si può apprezzare il buongusto di Don Felice.

La poesia è arte, ma la pittura a chi appartiene? Mah! Allora pure io sono un’artista. Vedete, vedete che ordine e brillantezza riesco a fare! Sono un’artista, sono una grande artista. Se penso a quella blatta! A proposito...psssm, psssm.

(Spruzza, così, all’impazzata, il suo amico flit, si sposta sembrando un’anima in pena e negli angolini come sui battiscopa, Rachele dà sfogo alle sue fisime di pulizia).

Tutto è fatto a questo punto; pare che può restare contento Don Felice quando viene.

(Giunge Matilde che avverte l’odore acre del flit e, avvilita, battibecca con sua madre Rachele).

MATILDE:Mamma, che puzza qua dentro! Ma che è successo? Sembra una camera mortuaria! Aprite la finestra perché la stanza è gassosa!

RACHELE: O aranciata!? Niente, niente, ho fatto delle pulizie più accurate dato che Don Felice deve mostrare il quartino ad un amico. (Rachele va verso la finestra e la spalanca e mentre la apre dice)Vai ora, figlia mia, fammi sentire un poco la lezione che devi portare stamattina al maestro di declamazione.

MATILDE: Mamma, come vi viene in testa?

RACHELE: E fammi contenta, sali sul palchetto e fai conto che fosse il palcoscenico.

MATILDE: (rivolta al pubblico) Mamma impazzisce per la declamazione!

(Sale, così, sul palchetto, ma dalla finestra che affaccia sul cortile del palazzo, proviene una musica assordante).

RACHELE:Aspetta che chiedo alla signorina Maria di abbassare il volume (s’affaccia). Signorina, signorina Maria per cortesia un po' il volume!!

MARIA: (solo voce)Oh, scusate Rachele, domani ho le prove e mi devo dare da fare, ho esagerato, abbasso e scusatemi ancora.

RACHELE: Va bene, va bene, grazie! Questo è il palazzo degli artisti, senza alcun dubbio!!! (e ruota il braccio destro come per comicizzarci su. Poi si volta e trova la figlia discinta in slip e reggiseno).

MATILDE: “E se spergiura m’hai eccoti il petto” (Matilde mostra appassionatamente il seno e continua nella declamazione) “trapassa questo cor che credi infido” (bastano questi versi).

RACHELE: (Arrabbiata e confusa) E che ti viene! Ma che il flit t’ha fatto ubriacare? Rivestiti e fai subito. Ma ti ha dato di volta il cervello? Oddio, oddio ‘sti giovani d’oggi e che sono? Gesù, Gesù, guardate che roba..!

MATILDE: Mamma, allora non continuo? (Se il regista lo ritiene, senza svestirsi, può declamare “L’infinito “ di Leopardi o altro)

RACHELE: Rivestiti che viene Don Felice e quello chissà che pensa. Sbrigati, datti una mossa! (urla e sbraita preoccupata).

(Matilde raccoglie i suoi vestiti e si riveste di fretta, la mamma controlla se Don Felice stia arrivando).E poi e poi: questo è tutto quello che hai imparato? Figlia mia, ha ragione il maestro, tu non hai voglia. Sono 3 anni che fai lezione, già dovresti essere pronta per recitare!

MATILDE: Mamma io non ho intenzione di fare teatro.

RACHELE: Dunque tu vuoi fare sempre ‘a guardaporta, la portiera?

MATILDE: Ma perché, vi credete che con il teatro ci si arricchisce? Con quello che guadagna un’attrice, a stento può vestirsi.

RACHELE: Già come se i vestiti li pagassi tu.

MATILDE: E chi li paga?

RACHELE: Eh! Poi si vede, tu pensa a imparare perché certe cose non te le posso spiegare. Su, scendi, pare che venga Don Felice con un amico al quale deve cedere la casa.

MATILDE: (meravigliata) Come Don Felice se ne va?

RACHELE: Sicuro, quello stasera si sposa, e subaffitta la casa a un giovane avvocato, amico suo. Ma che c’è? Pare che ti dispiace.

MATILDE: Sicuro, quando uno s’è abituato con un inquilino.

RACHELE: S’abitua con un altro. E se cominci a metterci sentimento finisci di recitare.

MATILDE: (Dalle, ancora).

RACHELE: Io per avere fatto una volta la sentimentale che sono ora? Guardaporta!

MATILDE: Ma papà era un bell’uomo, non è vero? (Con gioia). Dite la verità: mi somigliava?

RACHELE: (sospirando) Non so...

MATILDE: Come non so. Mamma non avete conosciuto papà?

RACHELE: Quell’assassino era vestito da scimmia la prima volta che lo vidi in un festino in maschera…Ci amammo come la bella, io, e la bestia lui, la prima volta che amai un uomo…amai una scimmia…

MATILDE: La prima volta, ma poi?

RACHELE: Poi, quando ti mariti, ti racconto tutta la storia

FELICE:  Stanno da me. Alfredo, Alfredo cammina. E cammina. (Fuori)

RACHELE (gli va incontro):Don Felice, con l’amico vostro?

FELICE: Con Alfredo l’amico mio. Gli ho detto che questo palazzo aveva due belle signore come portiere, allora… (Poi in fondo) Alfredo, Alfredo stanno qua, sali.

ALFREDO :Vengo, vengo.

FELICE: Ora corre, quando sente parlare  di donne corre sempre!

ALFREDO: (fuori) Eccomi!

FELICE: Alfredo, ti presento mamma Rachele e Matilde sua figlia, le distinte portiere. Vedi, t’ho detto la verità.

ALFREDO: Infatti, sono contento, caro Felice. Ho sempre preferito la donna all’uomo, la giovane alla vecchia come portiera.

FELICE: (sotto voce) Stai zitto! Lo ricordo, sì che lo ricordo: tu avevi una talpa di 73 anni come portinaia e pure mezza sciancata (imitare una talpa sciancata in modo schizofrenico).

ALFREDO: (c.s.) Prove di coraggio civile, Felice mio. (Forte) Oh! Ma giacché tu m’hai presentato queste amabili signore bisogna che stringa loro la mano. (Esegue)

FELICE: Oh! Adesso vuoi visitare la casa?

ALFREDO: Non occorre, il buongiorno si vede dal mattino e questa è una bellissima mattinata.

FELICE: No, io ti volevo dare delle delucidazioni.

RACHELE: Questa è la camera da pranzo. (Apre la porta), questa quella da letto e questo è il bagno...

ALFREDO: Capisco, capisco...sento uno strano odore, però, forte, quasi nauseabondo. Maaa Felice, tutto a posto con questo quartino? Problemi fognari? Inconvenienti a riguardo?

RACHELE:(subito s’inserisce) un inconveniente lo tiene questo quartino, non affaccia sulla strada.

ALFREDO: E’ brutto, perché se uno vuole vedere che si fa in strada…

RACHELE: (amabilissima) Uh! Cosa da niente, qualunque fatto del quartiere volete sapere entrate da me e ve lo dico.

ALFREDO: No, senti (Forte) no, no, Rachele, io non vi domanderò mai i fatti degli altri, ma voglio che neppure i miei si sappiano.

RACHELE: Oh! Io non parlo mai…muta come un pesce!

MATILDE: (è simpatico Don Alfredo).

RACHELE: Allora noi ce ne andiamo. A proposito, volete essere fatti i servizi come facevamo a Don Felice?

ALFREDO: Ma si capisce.

RACHELE: Vostra serva, allora.

FELICE: (ad Alfredo che dopo aver salutato le 2 donne, va in fondo a guardarle) Alfredo Alfredo! Alfredo è partito! Ma sei un fatto serio, sa!?

ALFREDO: Che vuoi?

FELICE: E viene qua, almeno fammi sentire… la casa come ti pare? Ti piace?

ALFREDO: Si, bella… Una sola difficoltà: qui non posso ricevere donne se no la guardaporta capisce.

FELICE: è naturale, ma tu vuoi fare sempre l’uomo di mondo?!

ALFREDO: Ma io tengo ancora il diritto di farlo, tu no, stasera darai promessa.

FELICE: (con sospiro) Hai ragione.

ALFREDO: Ma tu sospiri: sei scontento? Ancora non hai cominciato.

FELICE: Scontento? No, Errichetta è una bella ragazza, ma...

ALFREDO: Forse i parenti.

FELICE: Neppure, il padre è un buon uomo, sono due anni che ha chiuso il negozio e si è ritirato, faceva il droghiere, un mezzo medico, s’è costruito una discreta fortuna. La moglie è fastidiosa assai.

ALFREDO: Cioè?

FELICE: Da che s’è combinato questo matrimonio non fa altro che piangere perché io insegnerò alla figlia tutto quello che il marito ha insegnato a lei… Comunque sono brava gente, Errichetta mi piace e le danno pure una bella dote.

ALFREDO: Ottimo! E perché hai sospirato?

FELICE: Basta che mio  zio non mi viene a importunare.

ALFREDO: Tuo zio?

FELICE: Era erbaiuolo, ortaggi e frutta… poi ha fatto fortuna e ora che è anziano, s’è ritirato a Montecorvino, il paese suo, dove è  consigliere comunale.

ALFREDO: E che ti fa, sta al paese suo?

FELICE: Che mi fa? …. E’ solo e non tiene a nessuno, m’ha sempre detto che se mi sposo non mi lascia niente.

ALFREDO: Forse non si è mai sposato.

FELICE: Ha avuto tre mogli!!!

ALFREDO: Quindi tu tieni tutto il diritto di averne almeno una.

FELICE: No, perché dice che non devo passare i guai che ha passato lui.

ALFREDO: Capisco.

FELICE: Non fa altro che ripetere che la prima lo fece felice, ma lo tradì; la seconda non lo tradì ma l’infelicitò, lo rese infelice e la terza lo infelicitò e lo tradì.

ALFREDO: E tu con questa premessa ti sposi domani?

FELICE: Ma non gli ho fatto sapere niente.

ALFREDO: . E quello se lo viene a sapere perdo l’eredità!!

FELICE: Difficilmente viene a Napoli e se venisse, io mando mia moglie a casa della mamma. Se mi vuole a Montecorvino ci vado da solo.

ALFREDO: E i parenti di tua moglie sanno di lui?

FELICE: Sanno che lo tengo, ch’è ricco e lascia tutto a me, ma non sanno che non mi vuole far sposare, non gliel’ho detto.

ALFREDO Eh! Capisco. Ma, Felice mio, tu ti metti in un labirinto. Il padre e la mamma della sposa, che dicono che non lo vedono alla cerimonia?

FELICE: Gli ho già detto che è malato e non si può muovere.

ALFREDO: Eh! Felce  avessi avuto io uno zio così, ma il mio è tutto il contrario: se non mi sposo non mi lascia niente, sono vent’anni che andò in America, poi passò al Canada e da là non fa altro che scrivermi che se non gli mando la fede nuziale, non fa il testamento.

FELICE: Ma è vecchio?

ALFREDO: E che tiene 64, 65anni.

FELICE: Può essere che si sposa lui.

ALFREDO: Questo no. Ma cos’è questa invenzione del matrimonio! Se io amo una donna non c’è bisogno di firme e cose varie…

FELICE: Basta, io ti lascio, vado a sbrigare alcune faccende. Tra l’altro il secondo testimonio mio m’ha mandato a dire che è malato e poi devo comprare qualche accessorio per il tailleur.

ALFREDO: E vai, t’aspetto, da qua non mi muovo.

FELICE: Oh! Allora la casa è tua.

ALFREDO: Si capisce.(Felice se ne va)

ALFREDO: In un modo o nell’altro, poveri noi!

FELICE: (entra precipitosamente):Alfredo, Alfredo, Alfredo!

ALFREDO (saltando):Ch’è stato?

FELICE: Sta salendo Teresina la modista!

ALFREDO: Quella a cui avevi promesso di sposarla?

FELICE: Si, è una vipera.

ALFREDO: Va bene, le dico la verità, che stai per sposarti.

FELICE: Quella m’ammazza, promettile qualche cosa. Fai tu, eccola. (Si nasconde)

SCENA SECONDA

Teresina e detti.

TERESINA: Oh! Don Alfredo, da quanto tempo! (Stringendogli la mano) Come andiamo? E Don Felice non c’è?

ALFREDO: No, è uscito.

TERESINA: Meglio, vuole dire che la brutta notizia gliela date voi: io di lui non ne voglio sapere più.

ALFREDO: Lo lasciate?

TERESINA: Mi sono fatta i miei conti. Qua non si parla mai di matrimonio. Felice, insomma, non è uomo. Io, poi, sapete sono buona, buona, ma quando m’afferrano i cinque minuti divento una pazza furiosa.. (Felice che faceva capolino, a queste parole fugge in camera)

FELICE: Mamma mia!

TERESINA (ad Alfredo):Ch’è stato?

ALFREDO (ripigliando): No, ho detto, mamma mia. che figura ci fate, fate le cose con quiete.

TERESINA: E questo ho pensato. Io non sono brutta, qualcosa so fare allora perché devo stare dietro a uno come lui, potrei trovare di meglio.

ALFREDO: Sicuro.

TERESINA: Don Alfredo, non dico per voi, perché siete una capa stramba peggio di quello, ma qualche amico, voi ne avete tanti, proponetemi.

FELICE: (Ha avuto n’impiego Alfredo!)

ALFREDO: Capitando l’occasione, perché no!

TERESINA: Bravo! E io vi prometto di farvi i cappelli a gratis. Dunque, non vi scordate di fare l’imbasciata a Felice.

FELICE: (tragico facendosi avanti): Ecco che cosa sono le donne!! Buongiorno Teresina!

TERESINA: Buongiorno a te. E non fare il tragico, tu sei pronto a sposarmi?

FELICE: (tradendosi):A chi, io stasera mi sposo.

TERESINA: Ah! Svergognato. (Avventandosi) Me lo dovevo immaginare.

FELICE: (c.s.):Teresa non mi metter sotto. Ahi! Dal labbro mi uscì l’empia parola!

ALFREDO: Teresina, siate ragionevole.

FELICE: Bella mia, io non te l’ho detto prima perché ti voglio troppo bene, ma sai ragioni di famiglia. Del resto io t’amerò sempre, e se tu...

TERESINA: Assassino, ti voglio dare pugni e calci… ti voglio cavare un occhio.

ALFREDO: Calmatevi, quello non sa che dice. (A Felice) Tu hai invece l’obbligo di trovare un buon marito alla modista.

FELICE: E che faccio il sensale di matrimonio!?!

ALFREDO: Questo è un dovere sacro per te. T’aiuterò anch’io. Stai zitto! Vediamo di farla andare via).

TERESINA: Sì, ma che non sia un disgraziato, un poco di buono, un fetente come  lui. Deve avere gli attributi!!! Non uno che tiene solo i pantaloni e non li sa portare.

FELICE: (ad Alfredo):Poi dice stai zitto! Quella m’insulta in questo modo! Com’è io tengo solo i pantaloni?

ALFREDO: Zitto!  (In sordina: no, pure le mutande!!) Va bene, vi accontenteremo Teresina, vi troveremo l’uomo che cercate.

SCENA TERZA

Giulio e detti.

GIULIO: (fuori.):Va bene, avete detto la porta a sinistra! Grazie, grazie assai.

FELICE: (saltando):Mio suocero! Teresina, quello se ti trova qua con me, io come faccio?

TERESINA: Che c’è di male, anzi, lo voglio conoscere.

FELICE: Quello se ti vede, addio matrimonio: nasconditi, nasconditi subito!

TERESINA: E perché ? Io non appartengo a quelle femmine che si nascondono. ( bussa)

FELICE: Fallo per carità Teresina, dopo torturami, ma nasconditi, per pietà.

TERESINA: Vile! L’ho detto che non li sai portare i pantaloni.

FELICE: Ragioneremo dopo di questo. Vai ora; vai, vai…(La fa montare sul palchetto ed apre il paramento) Alfredo, apri.

GIULIO: Buongiorno Felice caro, presentami all’amico tuo.

FELICE: Ah! Sì, l’avvocato Alfredo Pettola, che ci farà l’onore d’essere il nostro primo testimone. (Presentando) Mio suocero!

GIULIO: Piacere, come state?

ALFREDO: Eh! Non c’è male, tengo solo un po’ di catarro, raffreddore…

GIULIO: Questo è brutto. Attento, bisogna che ti curi! Un amico mio così principiò e po’ dopo due mesi morì, perché il catarro sviluppa la faringite, poi  la bronchite, poi l’alveolite, quindi l’emottisi e capite l’emottisi è brutta, si scherza con il rosso…. Questo manco è niente: viene la degenerazione gassosa, il bacillo di Koch, quindi la tisi. Quando si è arrivato a questo, o presto o tardi, si crepa, perché la tisi...la tbc è brutta assai…c’è il bacillo di Cocco…

ALFREDO: (sotto voce a Felice) Ma che cocco e cocco!! Il cocco fresco! Cocco fresco, cocco bello!

FELICE: (c.s.):Fallo fare, è il suo debole, deve parlare di medicina, ma sempre a sproposito!

GIULIO: Dunque mi sono spiegato?

ALFREDO: Anche troppo (in sordina): ma questo porta scarogna, già mi fa morto, vede pure la camera ardente e fammi piglia’ precauzioni (tie’  tiè, e di nascosto fa gli scongiuri con le mani). D’altra parte ‘na puzza strana qua ci sta. “Aglio, fravaglio, fattura che non quaglia, capa d’alice e capa d’aglio…”

GIULIO: Volete sapere quante specie di tisi abbiamo ?

FELICE: No, no. Sapete m’affliggo, mi deprimo… (tiè, tiè e rifa gli scongiuri).

GIULIO: Ora basta! Ma non vedo mia moglie.

FELICE: Come mamma non c’è?!

GIULIO: è uscita con la figlia dicendo che veniva da te.

FELICE: Come Errichetta viene qua?

GIULIO: Capisco, tu mo’ mi vuoi dire che non si usa, ma è un capriccio, Errichetta ha detto che prima di sposarsi voleva vedere casa tua. Io e mia moglie l’abbiamo accontentata. E’ un capriccio.

FELICE (ad Alfredo): Vedi che capriccio viene a quella, e tiene pure i ricci, pensa tu quanti capricci!.

GIULIO: Tu dimmi cosa non è conveniente che veda, perché io ti volevo pregare che dopo sposato certi quadri non li devi dipingere più.

FELICE: E che quadri?

GIULIO: Capite, il genere nudo che per me, in confidenza, è un genere che mi piace assai, ma a mia moglie no. Ti devi sfogare con fiori, alberi e animali...

ALFREDO (prende la tela della blatta e la mostra a Giulio):questa va bene? E quest’altra? (mostra la tenuta dello zio Crescenzo). Ho passate parecchie estati, qui, proprio in questo “paradiso”.

GIULIO: questa è quella di tuo zio?

FELICE:Sì, il fratello della cara mia mamma. (E scoppia in forzate lagrime comiche, prende un fazzoletto, s’asciuga e poi riparte dicendo): quindi state sicuro, il nudo non è il mio genere. Vedete’ (e si rivolge ad Alfredo)

GIULIO: (guardando un quadro) Benissimo! Ma intanto là vedo un soggetto un po' diverso.

FELICE: (imbarazzato) Ah! Ecco, quale quello? (Gioconda)

GIULIO: è uomo o femmina?

ALFREDO (subito):No, né uomo, né femmina: una via di mezzo.

FELICE: è un neutro.

ALFREDO: Ma no... e scherza sempre tu, scherza sa... quella è la Gioconda di Leonardo, così la vedeva e così l’ha ridipinta. Non l’avete riconosciuta?

GIULIO:(Tra sé ma rivolto a Felice) e tu hai bisogno di fondi di bottiglia, figlio mio!! Hai ragione, sono una bestia. Felì, per quando arriva Concetta, nascondilo. Fai una cosa saggia. E dietro questo paravento che tieni ?

FELICE: (imbarazzato) Ma...

GIULIO: (apre il paravento e vede Teresina) Una femmina? Una donna?

FELICE: Una femmina! E sfido io, quella è una femmina, parola mia papà quella è una femmina!

TERESINA: Buongiorno, signore, state bene? (Salta a terra)

GIULIO: Felì. (Con sospetto) Chi è ‘sta signora?

FELICE: Sì! Chi è?

GIULIO: Giusto, chi è?

FELICE: Ella?

GIULIO: Ella, ella.

FELICE: (colpito da un’idea, ad Alfredo) E tu non parlare, vedi che papà vuole sapere. E diglielo, presentagliela. Papà è la moglie!

ALFREDO: (furioso) Che dice?

FELICE: (a bassa voce) Zitto, non mi contraddire!

 GIULIO: (a Felice) (E perché ne fa un mistero?)

FELICE: (c.s.) è un matrimonio segreto.

GIULIO: Capisco tutto. (A Teresina) Signora, non temete, io non so niente!

TERESINA: Io, invece, non sto capendo un bel niente!

GIULIO: Ma io spero che quest’ affare non vi impedirà di essere dei nostri domani? Ci onorate?

FELICE: (ad Alfredo)Come! L’invita!

ALFREDO: L’invita. Certo, gli hai detto ch’è mia moglie.

TERESINA: (a Giulio) Ma signore mio...

GIULIO: (risalendo la scena) Badate che ci conto. (A Felice) Felice, io me ne vado. Se viene mia moglie dille di aspettare, vado al bagno e torno. (Ritornando) E quell’altro tuo amico testimone?

FELICE: Non lo so, vado a fargli una visita, ha l’asma.

GIULIO: Brutto l’asma: è nervosa, oppure catarrale...

FELICE: Mamma mia! Che guaio che ho fatto!

GIULIO: Quindi enfisema polmonare e poi congestione, l’affanno, la paralisi polmonare: la morte.

FELICE: N’è morto un altro. Beh, ma quando è morto è finito tutto.

GIULIO: Ma la scienza vuole che non s’arrivi alla morte, perché prima di morire...

FELICE: è inutile perché siamo arrivati alla morte, quindi non c’è niente più.

GIULIO: Sicuro, ma ditegli che si curasse. Mi so’ spiegato. Arrivederci. (Via)

TERESINA: Hai visto? Se io non venivo mi perdevo quest’invito e non potevo vedere quando ti sposavi. Già, per me sarai ridicolo assai.

FELICE: Ma tu sarai pazza, ci mancherebbe che ti presentassi.

TERESINA: No, io mi presento, ho accettato e vengo. Dimmi, ti vergogni di me?

FELICE: Come?Ma…!

TERESINA: Che ma e ma, dimmi ‘sta verità. E’ vero, tu ti vergogni di me!Non avere paura, mi confondo tra gli altri. E si balla?

FELICE:  No, un semplice rinfresco.

TERESINA: Fa caldo, mi rinfresco pure io con gli altri.

FELICE: Ma no, Teresina mia, senti a me, è impossibile.

TERESINA: No, io vengo! E tornando ai malanni, non ho nessuna malattia, sto benissimo Felice.

FELICE: Ci risiamo con queste malattie. Ma t’ho detto di no.

TERESINA: E io dico di sì.

FELICE: No, capperi!

TERESINA: Forse è un rinfresco salato? Mi piacciono i capperi… E neppure la pressione alta io ho, il sale mi piace. Quindi sì, caspita! Arrivederci a dopo e Don Alfredo, (Rivolta ad Alfredo) non vi scordate di me. (Via)

FELICE: (ad Alfredo) No, io la seguo, voglio farla capace, quella può essere che mi rovina!!

ALFREDO: Non credo.

FELICE: Eh! non credo! Quella lo fa, e non le posso dire niente perché, hai sentito? Mi mette sotto, mi mette sotto! (Via)

ALFREDO: T’atterra?

FELICE: Oggi mi pare il 2 novembre!!!

SCENA QUARTA

Matilde e detto.

ALFREDO: Seh, corri tu, meno male che è un incubo di poche ore, se no chi se la toglierebbe di torno con la fissa che ha di sposarsi. (Si bussa) Chi è?

MATILDE: So’ io, vi ho portato un dispaccio che avevano consegnato al vecchio indirizzo. (Lo dà). Io vado.

ALFREDO (apre e legge):In tarda mattinata arrivo e sarò da te. Tuo zio Alfonso. Questo ci mancava. Uh! Che ti porti via il diavolo! Signorina già andate via?

MATILDE (scendendo):Perché, mi dovete dire qualche cosa?

ALFREDO: (la fa sedere) Si capisce, c’è sempre da dire qualche cosa a una bella figliola come siete voi. (Un baciamano e Matilde si delizia).

MATILDE: è proprio un bravo giovane. (Fa finta di andare e si nasconde origliando).

Alfonso, Ludovico, Emma e detto.

ALFONSO: Ma dico, ti pare giusto cambiare casa e non farmelo sapere!

ALFREDO: Ma io non sapevo.

ALFONSO: Va bene, va bene, per il momento abbracciami che di questo se ne parla dopo. (S’abbracciano) Tu stai bellone, benedico! E a me come mi trovi?

ALFREDO: ‘Na favola! Benissimo!

ALFONSO: Un poco più nero, non è vero? Oh! A proposito, ti presento l’amico mio, anzi più che amico fratello, Ludovico Yes Del Monte con la figlia Emmuccia. Bada che il padre non dice una parola d’italiano, ma lo capisce; la figlia lo parla appena, appena, ma difficilmente lo capisce.

ALFREDO: (saluta Ludovico che gli stringe forte la mano) Signore, Signorina.

EMMA: (accento inglese molto pronunziato) Buongiorno, stare bene?

ALFREDO: A servirla, un poco accatarrato.

EMMA: Acca, acca...accatarrato (Va in un angolo a cercare in un dizionario che porta con sé, la parola)

ALFONSO: Ludovico è uno dei primi coltivatori…, sta ricchissimo, Alfrè.

LUDOVICO: Yes!

ALFREDO: Me ne compiaccio!

ALFONSO: Io a lui devo la fortuna mia. Fu lui che mi fece coltivare: patate, grano, granone, cotone, tabacco ecc. ecc. Insomma quello che sono oggi lo debbo a lui.

LUDOVICO: Yes!

ALFREDO: Ne so’ obbligato anch’io per lo zio! (Gli stringe la mano)

EMMA: Avere detto accatarr...accata...

ALFREDO: Ah! Accatarrato!

ALFONSO: Ma non credere che abbiamo passato il tempo solo a lavorare, ci siamo pure spassati. Ludovico è un cacciatore molto capace.

LUDOVICO: Oh! Yes!

ALFONSO: Ne abbiamo uccise pantere, tigri, serpi...

LUDOVICO: Yes!

ALFREDO: A me che me ne importa.

EMMA: Avere trovato.

ALFREDO: Che cosa?

EMMA: Guardare. (Mostrando il libro) «Irritazione bronchi...» (Bronchi) (Corre di nuovo a cercare)

ALFREDO: Ho capito! (Io non sapere ch’ avere trovato...).

EMMA: (leggendo) «Irritazione bronchi...» (Bronchi) (Corre di nuovo in fondo e cerca nel libro)

ALFREDO: Mo’ cerca ancora !

ALFONSO: Dunque, Alfredo, tu devi capire...

MATILDE: (ch’è nascosta dietro la portiera, apre) C’è gente.

ALFONSO: Chi è?

ALFREDO: Nessuno...

ALFONSO: No, mi pareva... Dunque, tu devi sapere che se io e Ludovico abbiamo lasciato fatiche e divertimento e abbiamo fatto un viaggio così lungo, non è stato certo per venire a perdere tempo.

LUDOVICO: Yes!

ALFREDO: E di che si tratta?

ALFONSO: Di matrimonio.

LUDOVICO: Yes!

ALFREDO: Com’è afflittivo questo! Lo sapevo, ecco l’imbroglio!

ALFONSO: Tu mo’ (a Ludovico) vattene con Emma là dentro. (Accompagna le parole col gesto)

ALFREDO: Ma no zio mio caro, è inutile, voi potete parlare francamente, tanto più che poco capiscono.

ALFONSO: No, dalle mosse potrebbero eccome.

ALFREDO: Allora per di qua, signori. (Indica a sinistra)

LUDOVICO: Yes!

EMMA: Bronchi... (Nell’entrare sempre cercando nel libro)

ALFREDO: Ti si devono seccare a te e chi t’ha portata. (Alfonso siede e fa segno ad Alfredo di sedere)

ALFONSO: Veniamo a noi: Emma come ti pare?

ALFREDO: Ahi, ahi... fingiamo. La verità, non mi ha fatto una bella impressione.

ALFONSO: Mi dispiace, ma te la devi sposare lo stesso.

MATILDE: (c.s.) (Lo sposano! Che peccato!)

ALFREDO: (s’alza) Ma zio...

ALFONSO: Alfredo non c’è zio, né nipote. Io li ho fatti venire apposta, che vuoi che dica che se ne tornino dietro? E po’ una moglie così dove la trovi: è bella, è ricca, è femmina e che vuoi più?

ALFREDO: E’ femmina e che mi volevi dare una moglie maschio!? Io voglio una che mi voglia bene e che mi seduca.

ALFONSO: Si tre volte come la saponetta! Comunque, vuoi o non vuoi, la devi sposare.

ALFREDO (risoluto):è impossibile caro zio.

MATILDE: Non la vuole.

ALFONSO: E perché?

ALFREDO: Perché!?  (Vedendo Matilde) Che bella pensata! Perché io sono ammogliato.

ALFONSO: Tu?

ALFREDO (a voce bassa): Sì, io e da 15 giorni!

ALFONSO: Ma non mi hai fatto sapere niente?

ALFREDO: Vi pare che non ve lo facevo sapere, la lettera si è incontrata con voi: voi venivate e quella andava.

MATILDE: Non sento niente.

ALFONSO: E tua moglie dov’è?

ALFREDO: Zitto! Non strillate.

ALFONSO: Perché è malata?

ALFREDO: No, no...

ALFONSO: E allora fammela vedere.

ALFREDO: Una cosa, non fate vedere ch’è mia moglie.

ALFONSO: Perché?

ALFREDO (tradendosi):Perché non lo è. Cioè...

ALFONSO: Come?

ALFREDO: è una cosa tanto semplice e ve ne convincerete voi stesso, lei non vuole far sapere che mi è moglie perché, perché ‘ndrinchete, ndrinchete ‘nda’ miez ‘u mar ‘na varca ci sta...è complicata la cosa!

ALFONSO: E fai il serio! Perché Alfredo?...

ALFREDO (macchinalmente):Perché...

ALFONSO: Io il perché voglio sapere.

ALFREDO: Già, ed io questo vi debbo dire.

ALFONSO: Ma non lo hai detto ancora.

ALFREDO: Ebbene, non lo vuole far sapere per causa del...

ALFONSO: Del...

ALFREDO (sempe sotto voce):Per causa del padre.

MATILDE: (Ma che stanno dicendo?)

ALFONSO: Non capisco.

ALFREDO: Neppure io. Ecco si tratta… Non ora, zio mio, scusate, ma non posso parlare più perché il padre...

ALFONSO: Il padre…

ALFREDO: Sicuro, sempre il padre... Io la vado a chiamare, vi raccomando. (Ora crepo!)

ALFONSO (avanti):La verità, io non ho capito niente. Il fatto mi pare ingarbugliato, imbrogliato…bisogna sbrogliarlo…

 ALFREDO (prende Matilde per mano):Vieni qua Matilde, ti voglio presentare mio zio.

MATILDE (salutando):Signore...

ALFONSO: No, no, rassicuratevi signora mia.

MATILDE: Signorina, perché non sono maritata... (Alfonso guarda meravigliato Alfredo si spazienta e gli fa segno che ha commesso un’imprudenza)

ALFREDO: Voi avete ragione perché, ma non abbiate paura, io sono uomo, un galantuomo, che sa tenere un segreto e per me non nascerà nessun imbroglio. Io so quello che non devo dire, perché...

MATILDE (attonita):Perché?

ALFONSO (all’orecchio):Perché ci sta papà.

MATILDE: Ah! Bravo! Sapete l’affare del festino, la testa di scimmia.

ALFONSO E ALFREDO: La testa de scimmia?

MATILDE: Quanto ne sarà contenta mamma.

ALFONSO: Ah! Mamma ne avrà piacere!? (Fra sé e guardando Alfredo) Io non capisco.

ALFREDO (facendogli segno di parlar poco, fra sé): Temo che finisca male!

SCENA QUINTA

Rachele e detti.

RACHELE: Matilde vuoi scendere o no?

ALFREDO:  La mamma.

MATILDE (confusa):Ma mamma...

RACHELE: Io non voglio che ti trattieni sola coi giovanotti.

ALFREDO: Mamma Rachele non ve la prendete, stava con noi. Questo signore è mio zio.

RACHELE: Ah! tanto piacere, io so’ la mamma di Matilde. Scusate, ma non voglio che si trattenga con uomini soli.

ALFONSO: No, non dubitate, niente m’ha detto, ma dopo che l’avesse fatto, io sono segreto.

RACHELE (ad Alfredo):Che ha voluto dire?

ALFREDO (a bassa voce):Non ci fate caso, non sta molto bene con la testa.

RACHELE: Allora andiamo figlia mia che ci sta il casotto solo.

ALFONSO (ad Alfredo) Quale casotto?

ALFREDO (fra sé):Dai, rincara! (Ad Alfonso) Avete capito male. (A Rachele)Ma no, quale casotto, tranquillamente, restate qui.

RACHELE (sorpresa):Ma...

ALFREDO: Non fate cerimonie.

RACHELE: Se così volete. (Siede)

MATILDE (fra sé):Che si fosse innamorato di me? (Siede vicino a Rachele)

ALFREDO: Mi ingarbuglio sempre di più.

SCENA SESTA

Ludovico, Emma e detti.

EMMA (sulla porta):è permesso?

ALFONSO: Favorite, favorite.

EMMA (ad Alfonso):Canali dei polmoni.

ALFREDO: Come avete detto?

EMMA (mostrando il libro):Bronchi, voi guardare.

ALFREDO: Ah! Già! …Com’è asfissiante questa!

EMMA: Polmoni. (Cerca nel dizionario)

ALFONSO (a Ludovico):Sì, siamo arrivati tardi. È ammogliato.

LUDOVICO: Yes!

ALFONSO: Ma non ti preoccupare ne troveremo un altro.

LUDOVICO: Yes!

ALFREDO (che avrà sentito):Meno male, sono salvo!

MATILDE: Oh! Don Felice.

ALFREDO: Speriamo che non mi rovina ancora di più!.

SCENA SETTIMA

Felice e detti.

FELICE (in fondo):E che fanno tutti questi qua sopra? (Salutando) Signori...

ALFREDO (a Felice):(Non parlare troppo).

FELICE: (Che?)

ALFREDO: (Quello è zio Alfonso). Zio vi presento Felice Michelasso il migliore dei miei amici, pittore di gran talento.

ALFONSO: Piacere di conoscere un giovine che ha tanta abilità.

FELICE: Oh! Piccola cosa, l’amico mio esagera.

ALFONSO: Bravo! Modesto. (A Lodovico)Non è brutto!

LUDOVICO: Yes! (Senza guardarlo)

ALFREDO (continuando la presentazione):Zio Alfonso, l’amico suo Ludovico Yes Del Monte e la signorina Emma, sua figlia.

FELICE: (E questo si vede). (Fra sé)

ALFONSO: E se abbiamo fatto questo viaggio è per non perdere tempo.

LUDOVICO: Yes!

FELICE: Ma...

ALFONSO: Mi spiego. (Mostrandogli Emma seduta sul palchetto che cerca nel dizionario) Come vi pare quella figliola?

FELICE: Simpaticona!

ALFONSO: Ve la volete sposare?

ALFREDO (subito):è impossibile zio.

ALFONSO: Siete sposato?

FELICE: No, ma mi sposo stasera, anzi giacché vi trovate, fatemi il favore di rimpiazzare uno dei testimoni.

ALFREDO: (Bravo! mo’ l’invita mo’!).

ALFONSO: Onore, ma io non posso lasciare gli amici.

FELICE: No, portateli.

ALFREDO: (fra sé) (Festa completa!)

ALFONSO: Quando è così accetto.

FELICE: Il matrimonio si fa stasera alla casa di mio suocero. Via  Chiaia 49, ultimo piano all’11.

ALFONSO (segnandolo nel portafogli) :Via Chiaia 49, ultimo piano. Ma come il Municipio si fa in casa?

FELICE: Sissignore, mio suocero è amico del Vicesindaco e si è fatto fare un certificato dal medico per la sposa che è malata.

ALFONSO: Ah! Va bene, va bene.

ALFREDO ( a Felice):bestia!

ALFONSO (a Ludovico):Manco è cosa, si sposa questa sera.

LUDOVICO: Yes!

ALFONSO: Ma noi troveremo l’uomo per Emmuccia.

LUDOVICO: Yes!

ALFONSO (ad Alfredo):Dunque Alfredo ci vediamo in seguito. (A bassa voce) Tu la moglie la porti?

ALFREDO: Sicuro, vi pare. (Fra sé) (E con la modista so’ due mogli).

ALFONSO (a Matilde):Voi già venite, me lo ha detto lui.

MATILDE (non capendo): Dove?

ALFONSO (a Rachele) E voi pure mamma Rachele.

RACHELE: Ma...

ALFONSO (a mezza voce):Non abbiate paura, nessuno dirà niente.

RACHELE: Di che?

ALFONSO (c.s.) Della testa di scimmia.

RACHELE: Voi sapete?

ALFONSO: Tutto. Alfredo, noi stiamo all’albergo dell’Allegria. (Va verso il fondo) Ludovico andiamo.

EMMA (s’alza e saluta):Buongiorno. (Poi torna ad Alfredo) Organo essenziale della respirazione.

ALFREDO: Chi...

EMMA: Polmone, adesso cercare organo. (Via)

RACHELE (fra sé):(Sa tutto!)

ALFREDO (a Rachele che s’alza con Matilde): Aspettate, Felice vi deve dire qualche cosa.

FELICE: Io...

ALFREDO (a voce bassa): Invitala per lo sposalizio!

FELICE: Per lo sposalizio!

ALFREDO: Invitala, invitala che mi salvi!

RACHELE: (Ma questi che hanno?).

FELICE (fra sé): (Io non capisco niente). Mamma Rachele, voi venite allo sposalizio con Matilde.

ALFREDO (a Felice):(No, siete ospiti).

FELICE: Ospiti .

MATILDE: Pure! Oh! Che piacere!

FELICE (piano):Nessun altro invito?

ALFREDO: No.

RACHELE: Don Felice, la verità quest’invito mi ha commossa, non me l’aspettavo.

FELICE: Io manco supponevo.

ALFREDO (subito):Dunque venite?

MATILDE: Si capisce.

RACHELE: Voi sapete che io mi sacrifico per gli amici. (Stringe la mano a Felice)

FELICE: Oh! Voi mi confondete!

MATILDE (fra sé guardando Alfredo): (è stato lui che ci ha fatto invitare, mi vuole bene).

RACHELE (risale saltellando):Andiamo, scendiamo figlia mia, dobbiamo preparare i vestiti, il corsè. (A Felice) A proposito, io ho una lettera vostra. (Gliela dà) Andiamo Matilde.

MATILDE: Sto qua. (Vanno via correndo)

FELICE: Ma io credo che mi farai capire.

ALFREDO: Perché t’ho fatto invitare la guardaporta con la figlia? Perché ho detto a mio zio che Matilde era mia moglie, voleva farmi maritare con Emmuccia e quindi, avendo invitato a zio come testimonio, non potevo venire senza moglie.

FELICE: Noi per davvero stiamo entrando in un labirinto.

ALFREDO: Eh! Ci siamo dentro, Felice mio, ma dobbiamo venirne fuori.

FELICE (dopo scorso con l’occhio la lettera, avvilito):E che vuoi uscire. Per esempio vedi qua, mio zio sta venendo a Napoli. Io come faccio?

ALFREDO: Tu scherzi?

FELICE: Affatto! (Stordito) No, io me ne vado, io me ne vado. E come mi sposo più? Io me ne scappo. (Alfredo si tocca i capelli sconvolgendoli e lasciandoli irti: scena introduttiva per lo scirocco successivo) (Voce di zio Crescenzo) Felicissima giornata!

SCENA OTTAVA

Crescenzo e detti.

CRESCENZO (sulla soglia): Felice caro! E che diavolo! Non vieni manco ad abbracciare tuo zio. Su, dammi un bacio.

FELICE (abbracciandolo):Ma si, vi pare, l’amico mio Alfredo. (Presentando)

ALFREDO: (Oggi per me è la giornata delle presentazioni).

CRESCENZO: Felice io non so come ti vedo. La verità pare che la visita mia non t’avesse fatto piacere.

FELICE: Voi che dite, anzi!

CRESCENZO: Ti vedo tutto imbrogliato. Guarda un po' che chioma, sembri un istrice! Un medico?

FELICE (più confuso e tra sè): Forse, uno psichiatra nello specifico. Comunque è il tempo, lo scirocco mi fa male, mi fa sudare, mi sconvolge l’intero cuoio capelluto, mi fa i capelli ebefrenici e mi confonde! Sono meteoropatico!

CRESCENZO: Hai detto?

ALFREDO: Nulla, egli è un poco sofferente: un poco, un poco moooolto sofferente! (Alfredo a Felice: aggiusta i capelli, per carità sei da esorcista, fratello caro!).

FELICE: Già, solo un poco, è la gioia di vedervi.

ALFREDO: E stamattina presto questo mi diceva: il mio caro zio non viene, lo zio carissimo non viene mai a trovarmi, ma se venisse morirei dalla felicità.

CRESCENZO (commosso): Bravo figlio! Vuol dire che tu mi pensavi con tutto te stesso.

FELICE: Sicuro, io non faccio che pensare sempre a voi. (… e a quando crepi!)

CRESCENZO: Io volevo venire col fresco.

FELICE (distratto):Sarebbe stato meglio.

ALFREDO: Sicuro!

CRESCENZO: Perché?

FELICE: Perché l’aria è più fresca.

ALFREDO: Si sa.

CRESCENZO: Già, l’aria in autunno è sopportabile, si fa gradevole.

FELICE: (Per me è venuto l’inverno, invece: sto tremando già!).

CRESCENZO: Che hai detto?

FELICE: Avete fatto bene.

CRESCENZO: Voglio vendermi quel palazzotto che tengo.

FELICE: Volete lasciare il paese?

CRESCENZO: Montecorvino? No, là so nato e là voglio morire.

FELICE: Fate bene.

CRESCENZO: A morire?

FELICE (distratto):Si. (Riprendendosi) No, di non lasciare il paese.

CRESCENZO: Insomma voglio vendermi quella casa, è umida, niente allegra e la terra affatto  produttiva. Voglio comprare un’altra proprietà, ma devo vendere la mia.

FELICE (presto):Sì, la ricordo quella proprietà, ho trascorso molte estati lì da voi, zio caro, ma adesso non è momento di vendere.

ALFREDO: E’ tempo di magra!

CRESCENZO: A Montecorvino nessuno la vuole, la conoscono tutti.

FELICE: Difficilmente troverete, anche qui a Napoli.

CRESCENZO: Domani mattina, anche tardi, me ne devo andare, ho degli impegni da sbrigare.

ALFREDO: E non potete sottrarvi.

FELICE: Ecco qua, Alfredo. Appena venuto, zio Crescenzo se ne deve andare. Così stasera lo accompagniamo alla stazione. Va bene zio mio caro?

CRESCENZO: Felice, perché ti allarmi? Tu pare che me ne vuoi mandare.

FELICE: Voi che dite? Alfredo, tu che sai tutto, lo voglio mandare via? Io tengo una piaga nel cuore, uno zio ho e sta lontano e vorrei che morisse tra le braccia mie. (Fra sé) (Ora e non dopo!)

CRESCENZO (piano ad Alfredo):Mi vuole bene?

ALFREDO (piano):Voi che dite, quello poco fa proprio questo mi diceva: io se vedessi mio zio Crescenzo me lo mangerei: di baci.

FELICE: Oh! Che felicità! (Ad Alfredo) Vedi che si può fare.

ALFREDO: Ci penso io! Ho sentito un rumore, cos’è stato?

FELICE (che sarà andato alla porta):La famiglia di mio suocero.

CRESCENZO: La famiglia di tuo suocero. Che hai detto?   

FELICE (confuso e tramante):Già, ho detto, ho detto.

ALFREDO (piano):Tu devi  morire ucciso. (Mettendosi in mezzo) E rispondi pure già. Vedi che tuo zio ha preso un equivoco, chissà cosa crede. E’ la famiglia Miosuocero, del Commendatore Miosuocero, così si chiama, Miosuocero è un cognome: è un signore che lo protegge e conduce la famiglia qua per vedere i quadri di Felice.

CRESCENZO: Sicuro, egli è pittore.

FELICE: E il commendatore mi protegge.

ALFREDO: Non hai detto allo zio che sei stato premiato dall’Associazione...

FELICE: … dei malfattori.

ALFREDO: … benefattori delle arti incoerenti, delle arti e correnti d’arte!

CRESCENZO: Stai facendo strada, allora.

ALFREDO: Sicuro, lasciate che muoia.

CRESCENZO: Perché?

ALFREDO: E vedete che monumento gli innalzeranno!

SCENA NONA

Giulio, Concetta, Errichetta e detti.

GIULIO: Li ho trovati, sono in casa. (Entrano e salutano)

(Errichetta parla con suo padre che volta i 2 quadri di cui s’è detto alle scene antecedenti: blatta, casa di campagna)

CONCETTA (abbracciando Felice):Figlio mio! (Piangendo) Non puoi credere che dolore è per una mamma che tiene una figlia sola. (Singhiozza)

CRESCENZO (a Felice):Quella signora perché ti ha abbracciato?

FELICE: Soffre coi nervi, ogni tanto le viene un tic nervoso (Scena grottesca proporre con l’intera persona vari tipi di tic: bisogna far sorridere il pubblico.).

GIULIO (a Felice): ‘Questo signore è l’altro testimone. (Indica Crescenzo)

FELICE: No, quello è mio suocero... (Ripigliandosi) Già, è il secondo. (Fra sé) (Certo io muoio con la palpitazione!).

GIULIO (a Crescenzo):Andate meglio coll’asma?

CRESCENZO (sbalordito):Che?

GIULIO: Curatevi, perché la cosa non è tanto liscia: l’asma è un brutto male. Comunque non vi scordate Strada di Chiaia.

ALFREDO :Ci saremo.

CRESCENZO (sorpreso):E per fare che?

GIULIO: Uh!  Ma per il matrimonio.

CRESCENZO: Matrimonio! Scusate quale matrimonio?

GIULIO: Voi pare che dormite. Capisco che state malato. Come voi dovete fare il testimone e mi domandate?! Quello di mia figlia!

CRESCENZO: Dunque, io sono testimone?

GIULIO: Quante volte si parla. (Raggiunge la moglie e la figlia)

CRESCENZO (ad Alfredo):Ma, scusate, chi si sposa la figlia?

FELICE (entra in mezzo, a bassa voce): Zio Crescenzo, davvero avete perso la testa, non avete manco capito che si sposa Alfredo.

ALFREDO (fra sé):(Uh! Assassino, e io ora ho tre mogli!).

CRESCENZO (ad Alfredo):E perché non l’avete detto chiaramente, allora accetto.

ALFREDO (c.s.):Meglio!

CRESCENZO (a Felice):Ma allora la mamma perché ha abbracciato a te e non a lui?

FELICE: Ve l’ho detto, non ragiona con i nervi (Ad Alfredo). E’ ciclotimica! Anche un poco schizofrenica!

ALFREDO (piano):Io ti do un morso in faccia.

FELICE: Abbracciala e ci salviamo.

ALFREDO (abbracciando Concetta):Voi mi date il permesso?

CONCETTA: Che? (A Felice) Perché l’amico vostro m’ha abbracciata?

FELICE: Soffre di tic nervoso: è distonico, oligofrenico e fenilpiruvico (al pubblico riprodurre, in modo esilarante, tic e movimenti scoordinati e/o parossistici, coinvolgendo l’intera persona tanto da far sbellicare dalle risate!!! E’ importante che queste scene le si porgano così.). Chi sa che sto dicendo!

CONCETTA: Io non vorrei che se ne accorgesse Giulio, è ancora suscettibile.

FELICE: (A crepare!).

GIULIO: Dunque Errichetta, che ti sembra dei quadri di Don Felice?

ERRICHETTA: Caspita! Belli assai e io so’ felicissima. Mi piace molto quello della tenuta, paesaggio suggestivo!

FELICE: quello è un mio lontano e caro ricordo.

ERRICHETTA: quindi esiste?

CRESCENZO (ad Alfredo): Non capisco: perché è felicissima?

FELICE: Perché la tela le piace.

ERRICHETTA (al padre): Papà là mi vorrei sposare, in quella bella Cappellina!

GIULIO: Di che parli, Errichetta mia!? Adesso che hai visto quello che volevi vedere, andiamo. (A Crescenzo) Dunque, non vi dimenticate, io conto su voi.

CRESCENZO (a D. Giulio): (Crescenzo che vuole sbarazzarsi della proprietà si strofina le mani). Don Giulio perchè non soddisfare il sogno di Errichetta? Dopo tutto ci si sposa una sola volta, credo.  State sicuro, sarà una bella cerimonia!

ERRICHETTA: Papà lo voglio, è il mio matrimonio e deve essere il più romantico possibile e intimo.

FELICE: (in sordina ad Alfredo) Mamma mia, Alfredo ora sono fritto del tutto!

CONCETTA (a Felice piangendo):Figlio mio, figlio mio! (Poi seria alla figlia): Errichetta ma ti senti bene?

ERRICHETTA: Sì, mamma!

FELICE (ad Alfredo, ancora sotto voce): Siamo nei guai, fratello mio, fino al collo. E parla, di’  qualcosa, intervieni, per carità dissuadili!

ALFREDO: (a Felice sotto voce) Aspetta che mi ripiglio dal coma! Ma che mi devo inventare! Signori, non mi sembra il…

FELICE (con Alfredo): ...il caso… o la casa… Mamma mia che razza di rivoluzionari siamo tutti quanti (rivolto all’amico e in sordina).

ALFREDO (sempre a bassa voce): Una specie unica, non rara!

CONCETTA: Figlio mio, figlio mio! Comunque se mia figlia vuole così, così sia! (in modo arcigno e serioso).

 CRESCENZO (ad Alfredo): Amen! Un’altravolta a chiamarlo “figlio mio”.

ALFREDO: Per modo di dire. Siccome Felice è amico mio stretto, nel dispiacere che la figlia si marita, gli dice “figlio mio”.

GIULIO: Dunque signori, dato che Don Crescenzo mette a disposizione casa sua io provvederò ad avvisare chi di dovere. (Salutando)

ERRICHETTA: Grazie, grazie tante Don Crescenzo.

CRESCENZO: ma figuratevi, per voi questo ed altro...

FELICE: (Mi sta piangendo i morti suoi, quelli si devono sposare!).

CONCETTA: Figlio mio, figlio mio!(Via con Errichetta e Giulio)

CRESCENZO (ad Alfredo): Dunque ci sposiamo?

ALFREDO (annientato):Così si dice.

FELICE: è stato un matrimonio inaspettato, gli è cascato addosso.

ALFREDO: Sicuro, chi se l’immaginava e fino a questo punto poi!?

CRESCENZO: E che mondo addosso! Io sono stato sposato tre volte: la prima mi fece felice, ma mi tradì; la seconda non mi tradì, ma mi infelicitò; la terza poi mi tradì e mi infelicitò. Questo non ve lo dico per avvilirvi, ma se lo facesse mio nipote non gli lascerei nemmeno un soldo.

FELICE:Ma zio Crescenzo...

CRESCENZO: Comunque anche se questo affare non mi riguarda, io vi faccio da testimonio.

ALFREDO (gradatamente incalzando con Felice):Oh! Ma se questo v’ incomoda...

FELICE: Zio Crescenzo non c’è offesa, ditelo francamente.

CRESCENZO: Ma che incomodo, ne ho piacere.

ALFREDO: Capisco! Voi lo dite per cerimonia.

FELICE: Alfredo può trovare un altro, senza sacrificarvi.

ALFREDO: Non abusando della vostra compiacenza.

CRESCENZO: Nossignore, io...

FELICE: Non capisco perché vi dobbiate sacrificare. Ditelo francamente, Alfredo capisce.

ALFREDO: Ma si perfettamente.

FELICE: Quando uno non può, non può. Tenete pure da fare a Montecorvino.

ALFREDO: Non si può pretendere.

FELICE: Quello che non si può.

ALFREDO: Per niente bello obbligarvi.

FELICE: A fare una cosa senza voglia.

ALFREDO: Perdendo il proprio tempo.

FELICE: E soffrendo...

CRESCENZO: Giovine, se parlate sempre voi, avete finito? Io vi ho detto e vi ripeto che col più gran piacere di questo mondo rendo questo servizio. Anzi, celebrare le vostre nozze nella mia tenuta consideratelo un dono (Rivolto ad Alfredo).

FELICE: Ma...

ALFREDO: In campagna! La casa umida con la terra brulla! (rivolto a Felice)...

CRESCENZO (seguito da Felice ed Alfredo che cercano di dissuaderlo): Ora vado, ho da fare e vi saluto.

ALFREDO: Che labirinto! Che labirinto! (rivolto sotto voce all’amico).

FELICE: Come se ne esce, come se ne esce! Tra un po' vado da mio suocero vediamo che altro si prospetta.

ALFREDO: E che ti deve prospettare! Domani tutti in campagna per un picnic. Felice, noi dobbiamo avvisare tutti gli ospiti, mogli incluse, di ‘sta tragedia greca.. Mamma mia, Madonna mia, qua ci vuole un miracolo!

(Cala la tela)

Fine dell’atto primo

ATTO SECONDO

Casa di D Giulio: salone ricco. Finestra a destra. Camino con lastra di lamiera a sin. Cordone di campanello vicino al camino. Orologio. Tavolo con tappeto. Mobili diversi. Canapè a sin. Alla finestra gabbia con uccello.

SCENA PRIMA

Giovanni, Giulio, poi Concetta.

CONCETTA (dalla prima a d. in accappatoio): Ah! Giulio mio, Giulio mio!

GIULIO: Che c’è Concetta? Io, per esaudire il desiderio di Errichetta mi sono fatto nemico mezzo mondo. Pure la Chiesa! Questi sono drammi!!

CONCETTA (singhiozzando):Dunque oggi?

GIULIO (commosso):Già, oggi...

CONCETTA: Povera figlia mia!

GIULIO (prima la guarda, poi piangendo anche lui):Povera figlia nostra! Però papà tuo (rivolto ad Errichetta) è riuscito a convincere tutti, sei contenta figlia mia?

ERRICHETTA: Sì papà, sì mamma grazie a tutti e due. Ora vado a vestirmi per la cerimonia..

CONCETTA (cambia tono):Il pantalone ti sta stretto.

GIULIO: Un poco, ma non fa niente. Che vuoi che sia, dopo tutto ‘sto manicomio!

CONCETTA: Credi che la farà felice?

GIULIO: Oh! Ne so’ quasi certo.

CONCETTA (piangendo):Ah! Io finirò di piangere solo con la morte!Io sono stata una donna forte... (c.s.) Non abbassarti troppo perché è proprio stretto.

GIULIO (sbalordito):Che cosa?... Ah! Il pantalone. Ora vatti a vestire pure tu e asciugati gli occhi.

CONCETTA: No, le voglio parlare prima, le voglio dare gli ultimi miei consigli.

GIULIO: è giusto, diamole gli ultimi consigli. (Chiama Giovanni) Giovanni, di’ ad Errichetta che venisse qua.

GIOVANNI: Vado. (Via prima a d.)

CONCETTA: Tu hai preparato qualcosa?

GIULIO: No, ma ho comprato un libro che le può servire: Fisiologia del matrimonio. (Cacciandolo)

CONCETTA: Si, ma non ha tempo di studiarlo.

SCENA SECONDA

Errichetta e detti.

CONCETTA: (Ecco la vittima!).

GIULIO: Vieni qua, figlia mia, abbraccia papà. (Errichetta è uscita in toletta da sposa, l’abbraccia) Abbraccia mamma. (Errichetta esegue)

CONCETTA (siede sul canapè):Mo’ , figlia mia, sentimi bene.

ERRICHETTA (sedendo):Sì mamma.

GIULIO: Senti bene a mamma.

ERRICHETTA: Sì papà!

CONCETTA: Tu ti mariti.

ERRICHETTA (allegra): Sì, mamma!

CONCETTA: Tu, poverella, non sai cos’è il marito?

ERRICHETTA (abbassa gli occhi):Me lo figuro.

GIULIO: Quando se lo figura va bene.

CONCETTA: Il marito è un padrone a cui devi obbedire e tu abbassa sempre lo sguardo quando entra in casa. (Sempre con imbarazzo crescente) Felice, per esempio, vorrà, (Cambia tono e ripigliando) Felice vorrà certe cose che tutto sommato, è in diritto di volere e tu, figlia mia, chiudi gli occhi e fa’ la volontà del Cielo.

ERRICHETTA: Sì, mamma.

CONCETTA (intenerendosi): Amalo quanto più puoi, non farlo fumare troppo e cura i suoi figli.

ERRICHETTA (subito):Perché Felice tiene i figli?

CONCETTA: No, ma se fai quello che vuole lui... Ora senti a tuo padre.

GIULIO: Figlia mia, io non parlo mai troppo, ma...

CONCETTA: Allora la fibbia?

GIULIO: (A Concetta) Aiutami un poco...(Ad Errichetta) Errichetta quando io mi sposai tua madre, ella...

CONCETTA: … pioveva...

GIULIO: Pioveva. Ma che mi fai dire! Fu lei che mi insegnò tante cose che non sapevo.

CONCETTA (saltando) Che?

GIULIO (ripigliandosi):Cioè, io le insegnai a lei. Fai tu pure così, impara presto quello che dice tuo marito e sarai felice, e se per combinazione non lo sarai me lo farai sapere.. (Ho sudato!)

ERRICHETTA (abbracciandolo): Sì, papà.

GIULIO E CONCETTA (abbracciandola e singhiozzando):Ce lo farai sapere.

SCENA TERZA

Felice e detti. Entra nell’ampio salone di casa Speziale (fiori, orologio, maggiolino, quadri).

FELICE (nell’uscire quasi ): E la mia dolce metà dov’è?

CONCETTA: (Ecco il carnefice!).

FELICE: Almeno un bacio su quella manina. (Esegue)

CONCETTA: Ma voi le sporcate il guanto.

FELICE: Mamma, se pensate che si sporca!

GIULIO: E poi, quando i baci sono puri, non macchiano.

FELICE: Come stai bene Errichetta mia, elegante come una rosa!

CONCETTA (a Giulio):Tu non mi hai fatto neppure un complimento quando ci siamo sposati. Non ero pure io bella e fresca come una rosa appena colta?

GIULIO: No, perché non mi parevi una rosa.

CONCETTA (scoppiando in pianto):Assassino, vile. M’insulta il giorno che si sposa mia figlia!

FELICE E ERRICHETTA: Ch’è stato?

GIULIO (trasportandosi):Ma io volevo dire che non era una bellezza straordinaria, come che so, una Messalina, una Frine…

FELICE: Oh! Papà, Papà! Che dite!

CONCETTA: (Messalina e Frine!).

ERRICHETTA: Va bene mamma, ora vai a vestirti.

FELICE: Sì, è tardi.

GIULIO: Vuoi me?

CONCETTA: Gli stivaletti, da sola non ce la faccio.

GIULIO: Ti aiuto io.

ERRICHETTA: Mamma e lasciami un poco con Felice.

FELICE: Eh! Sicuro ci dobbiamo dire tante cose.

CONCETTA: (A Felice) Fatela felice.

FELICE: Non dubitate, contenterò voi e lei.

CONCETTA (a Giulio):Vieni, Messalina e Frine. Due sono troppe! (Via prima a sinistra poi di dentro)

ERRICHETTA: Oh! Finalmente m’hanno lasciata sola. Don Felice, noi dobbiamo parlare un poco.

FELICE: Io questo voglio, parlare.

ERRICHETTA (d’un colpo):Voi dopo il matrimonio che volete da me?

FELICE: Eh! (Pausa) Non ho capito bene.

ERRICHETTA:Mamma m’ha detto che il marito è un padrone che si deve obbedire. Dunque, io voglio sapere che mi comanderete. Perché fatiche leggere va bene, ma se sono pesanti!

FELICE: So’ cose leggere, Errichetta mia.

ERRICHETTA: Un uomo quando si sposa ‘na figliola pensa che qualcosa quella sappia, ma io sono stata in collegio, nessuno mi ha detto niente e niente so.

FELICE: E v’ insegno io, non temete. Questa è una virtù.

SCENA QUARTA

Alfredo, poi Giulio e detti, poi Concetta di dentro.

ALFREDO (in fondo):è permesso?

FELICE: Entra, entra Alfredo.

ERRICHETTA (saluta Alfredo):Signore...

ALFREDO: I miei auguri Signorina!Ho disturbato?

FELICE: Tu non disturbi mai.

ERRICHETTA: Noi stavamo chiarendo certe cose. Vado da mammina.

GIULIO: (Ad Alfredo) Ah! Voi state qua! Uffa! E che caldo, sto tutto sudato. (S’asciuga la fronte). Ho messo gli stivaletti a mia moglie, è un affare serio, amici miei!

ALFREDO (meravigliato):Come voi?

FELICE: Eh, papà è il modello dei mariti.

GIULIO: A proposito: vostra moglie?

FELICE (fra sé):Ecco, adesso cominciamo.

ALFREDO (dimenticandosi):Quale?

GIULIO: Come quale?

ALFREDO (si riprende):Uh! Scusate... (Fra sé) (Ricominciamo) Volete parlare di Teresina. Lei non era pronta, mi raggiunge dopo. Vi prego solo di non accennare al matrimonio, tanto lei lo negherà.

GIULIO: Oh! Vi pare, ma vorrei sapere com’è questo matrimonio segreto!?

FELICE (subito):Uh! E questa è una storia lunga...

ALFREDO: Molto lunga, appena abbiamo un po’ di tempo ve la racconto.

CONCETTA: Giulio...

FELICE: Mamma vi vuole...

CONCETTA (d.d.):Giulio, Giulio, Giulio...

GIULIO (forte):Un momento.. (Ad Alfredo) Dopo il matrimonio se ne parla. (Via)

FELICE (dopo osservato che nessuno li sente):Dunque! Hai pensato a qualche cosa?

ALFREDO: Si, ma il rischio sta a non imbrogliarci. Sentimi bene e non fare bestialità: prima di tutto, tuo suocero mi crede marito di Teresina; zio Alfonso mi crede marito di Matilde la figlia della guardaporta; Don Crescenzo tuo zio crede che io sposi oggi a Errichetta: insomma io ho tre mogli, ma in pratica nessuna.

FELICE: No, una ho risolto. Stamattina ho scritto a Teresina che il matrimonio si sarebbe fatto tra otto giorni.

ALFREDO: Tu che m’hai combinato! Io ho detto a tuo suocero che quella stava per venire.

FELICE: Questo lo aggiustiamo. Quello che mi preme ora è che mio zio non si accorga che sono io a sposarmi. E poi c’è un altro problema: la Chiesa. Qua possiamo fare tutta la “caciara” che vogliamo, ma in Chiesa come si fa? Zio Crescenzo capirà tutto.

ALFREDO: Per quello in Chiesa si vedrà, a questo ci ho pensato io: tuo zio non verrà, almeno al primo matrimonio.

FELICE: Come! Ma se si stava vestendo per venire?

ALFREDO: Zitto! Stupido, non verrà. Quando sono venuto a casa vostra che stavate prendendo?

FELICE: Il caffè.

ALFREDO: E lo hai offerto anche a me.

FELICE: Sicuro.

ALFREDO: Io di nascosto, in una tazzina che ho dato a tuo zio, ho messo dell’oppio.

FELICE: Oh, ma se non si sveglia più?

ALFREDO: Al massimo può dormire qualche ora, il tempo dovuto e saremo salvi.

FELICE: Tu ti meriteresti una statua.

ALFREDO: Agli altri, con attenzione, terremo testa.

SCENA QUINTA

Teresina e detti.

TERESINA (in gran toletta): Voi state qua?

FELICE: Teresina! (Ad Alfredo) Dunque l’imbasciata non l’ha avuta.

ALFREDO: Ma per chi ce l’hai mandata?

FELICE: Per il compare mio, Ciccio Coppola.

ALFREDO: Per lui? E tu ti sei fidato?

TERESINA: Ragazzi miei, non mi dite niente? Ho fatto tardi?

ALFREDO: No, anzi.

FELICE: (La strozzerei ).

TERESINA: No, perché non voglio perdere il rinfresco.

FELICE: Ma c’è tempo.

TERESINA: Meglio. (Ad Alfredo) Non ho visto ancora nessuno.

FELICE (ad Alfredo):Falla andare via. Mio suocero!

ALFREDO: Vedo. (Voce di Giulio di d.)

SCENA SESTA

Giulio e detti.

GIULIO: Felice, sono arrivato. (Trafelato, vede Teresina) Come, signora, siete qua? (Ai 2) E non avete detto niente.

TERESINA: No, per non disturbare.

GIULIO: Voi non fate altro che piacere, ma scusate io scendo un momento devo comprare dei guanti a mia moglie, perché i vecchi si sono strappati.

FELICE: Ci vado io, cerco di sbrigarmi.

GIULIO: Mi faresti un piacere: bianchi, lunghi, di pelle di capretto, a 6 bottoni, numero 8.

TERESINA (fra sé):(Ma è un piede o una mano?)

FELICE: 8, va bene. (Via pel fondo)

ALFREDO: (Oddio, e se a quella scappa qualche parola dalla bocca?). (Fa dei segni a Teresina di tacere e via prima a sin)

GIULIO (andando verso la seconda a d.):Voi, signora, entrate qua, vi mando mia moglie. (A mezza voce) Non abbiate paura ella non sa niente, nemmeno una virgola.

TERESINA: Del matrimonio mio? (Alfredo apre piano la porta ed ascolta). Dunque voi sapete. Allora io conto su voi: avete tante conoscenze.

GIULIO: Vi pare, vi avverto subito.

TERESINA: Io vi ringrazio tanto.(Meno male, spero che presto mi possa maritare anch’io). (Via seconda a d.).

ALFREDO: (Meno male!). (Ed entra)

SCENA SETTIMA

Giovanni, Alfonso, Ludovico, Emma e detti.

GIULIO: ‘Sto matrimonio certo è un mistero.

GIOVANNI (dal fondo):Signore, c’è gente fuori.

GIULIO: E fai entrare.

GIOVANNI: (Fa passare Alfonso, Ludovico e Errichetta, indi via). Signori. (Chi saranno questi?)

ALFONSO: Il signor Giulio siete voi?

GIULIO: A servirvi.

ALFONSO: Mi dispiace che non c’è mio nipote per presentarmi.

GIULIO: (Ah! questo è lo zio Crescenzo). Non fa niente, anche senza avervi mai visto, vi conosco da molto, vostro nipote mi parla sempre di voi. Ma sedete.

LUDOVICO: Yes! (Ludovico ed Errichetta seduti vicino restano immobili fino alla fine della scena)

EMMA: (Sedere). (Cerca nel dizionario)

GIULIO: (Un’inglese!).

ALFONSO: Noi, se abbiamo lasciato lavoro e divertimenti affrontando un viaggio così lungo, non è stato per perdere tempo.

GIULIO: Già, vostro nipote m’aveva detto che non sareste venuto.

ALFONSO: Io avevo da tempo l’intenzione di farlo sposare, ma arrivando ho saputo che era tardi.In verità mi è dispiaciuto perché non  mi pare chiaro l’affare della testa di scimmia.

GIULIO: (Che parla di me?).

ALFONSO: E ditemi, in confidenza, della mamma che si sa?

GIULIO: Ma...

ALFONSO: Voi che la conoscete potete dirmi qualcosa?

GIULIO: E’ una brava persona, terrà qualche difettuccio, ma nulla di serio. (Io non capisco... questo è abbastanza indelicato, per non dire scostumato).

ALFONSO: Capite, il matrimonio è una cosa seria.

GIULIO: Sicuro, poi quando uno si è sposato tre volte ne sa qualcosa.

ALFONSO: (Tre volte sposato! Caspita!).

GIULIO: Specialmente quando la prima vi ha ingannato, la seconda vi ha infelicitato, e la terza ha fatto l’uno e l’altro.

ALFONSO (gli stringe la mano):è brutto per un uomo, è brutto!

GIULIO: Sicuro, è brutto. Ma per fortuna non tutte le femmine la pensano in un modo, e io posso assicurarvi che mia figlia...

ALFONSO: Ah! Già la sposa, ma la sposa a chi è figlia?

GIULIO: (Ma questo m’insulta!). (Un po’ marcato) è figlia a me.

ALFONSO: Ma alla prima? Perché capite con le altre due.

GIULIO: Io non capisco.

ALFONSO: A quali delle tre mogli voglio dire.

GIULIO: Io una moglie ho avuto.

ALFONSO: Una alla volta, si sa; ma voi, poco fa, avete detto di averne avute tre.

GIULIO: Io? Scusate voi vi siete sposato tre volte.

ALFONSO: Io, ma io non sono stato mai sposato.

GIULIO: Ma voi siete lo zio di Felice?

ALFONSO: Nossignore, io sono solo il testimone.

GIULIO: Il secondo testimone?

ALFONSO: Il secondo testimone.

EMMA (s’alza in mezzo ai due):Sedere: riposare posando le natiche su qualche cosa.

GIULIO: Come avete detto?

ALFONSO: No, quella quando sente una parola che non capisce, va a vedere nel dizionario.

EMMA: Sicuro, vedere, natiche etc. (Corre a sedere e cerca c.s.).

GIULIO: Scusate, vi avevo scambiato per lo zio Crescenzo. (Cambia tono) Come va con l’asma?

ALFONSO (stordito):L’asma?! Non ho mai sofferto d’asma.

GIULIO: Come? Io non capisco più niente. (Vede Alfonso) Oh! Venite qua Don Alfredo aiutatemi, perché io non mi trovo più.

SCENA OTTAVA

Alfredo e detti.

ALFREDO: Ahi, ahi, zio! (A Giulio) Ch’è stato? (Ad Alfonso) Buongiorno zio. Signori. (A Ludovico ed Emma)

GIULIO: Come, questo signore v’è zio?!

ALFREDO: Sicuro!

LUDOVICO: Yes!

ALFONSO: Arrivato dal Canada col suo amico Ludovico e sua figlia Emma.

GIULIO: Tanto piacere dell’onore che volete darmi.

EMMA (entrando in mezzo e mostrando nel dizionario):Natiche... prominenze, non capire bene.

ALFREDO (ad Emma):Ve lo spiegherò domani.

EMMA: Vedere da me… Prominenze... (Cerca)

ALFREDO: Zio è arrivato giusto quando Felice ha saputo che il suo secondo testimone non poteva venire.

GIULIO: Ah! Dunque a lui venne l’asma.

ALFREDO: Sicuro, a lui sopravvenne.

ALFONSO: E Don Felice mi dette l’ordine di rimpiazzarlo.

GIULIO (salendo la scena):Adesso ho capito.

ALFONSO (ad Alfredo):Dove sta Matilde? (Alzando la voce) Tua moglie dov’è ?

GIULIO (scendendo):Sta là, volete che la chiami?

ALFREDO (dimenticandosi):No! (Ripigliandosi) Non vi disturbate, quella viene subito (Vedi se vengono Rachele e la figlia!).

EMMA (con un grido):Trovato!... Prominenza, parte più elevata.

ALFREDO: Sicuro... (Saltando) (Io brucio lei e il dizionario!)

SCENA NONA

Rachele, Matilde, poi Teresina e detti.

RACHELE (in fondo):Di qua Matilde...

GIULIO (fra sé):La guardaporta... (Basso ad Alfredo) Felice ha invitato la guardaporta?

ALFREDO: Sicuramente! Voi sapete che la figlia minaccia di diventare una gran tragica e dopo la cerimonia reciterà una mia debolezza.

GIULIO: Bravo!

RACHELE (in toletta ridicola):Salute a tutta la società!

GIULIO: Io sono contento che mio genero ha avuto la bella idea d’invitarvi.

RACHELE: E io pure.

ALFONSO (a Matilde):Voi per davvero siete cara, e Alfredo, mio nipote, sarà felice.

MATILDE (inchinandosi):Voi mi mortificate. (Perché m’ha detto questo!?).

RACHELE (ad Alfonso a mezza voce):Quando ne vogliamo parlare?

ALFONSO (c.s.):Di che?

RACHELE: Della testa di scimmia.

ALFONSO: Più tardi, non avanti alla gente.

GIULIO (guardando l’orologio):Ci siamo, mi devo preparare.

TERESINA: Scusate Don Giulio, io mi annoio da sola.

GIULIO: Come, sola. Don Alfredo accompagnate queste signore nel salotto, fanno un poco di compagnia alla vostra.

ALFREDO (interrompendo):Va bene, va bene... da questa parte. (Le donne si dirigono a d.)

GIULIO (interrompendo):E voi signori da quest’altra parte, nella stanza da pranzo, là ci sono pure i sigari. (Indica seconda a sinistra)

LUDOVICO: Yes! (Gli uomini si dirigono a quella parte)

RACHELE (innanzi, mostrando Alfonso a sua figlia):Matilde, tu lo vedi a quello? Credo che l’ho trovato.

MATILDE: Che cosa?

RACHELE: La testa di scimmia.

MATILDE: Papà!

ALFREDO (che aspetta con Emma e Teresina):Mamma Rachele...

RACHELE: Vengo, vengo. (Correndo)

ALFREDO (a Matilde mentre passa):Voi siete una stella.

MATILDE (entrando):(Mi vuole bene, mi vuole bene!). (Alfredo la segue)

GIULIO (che avrà parlato sulla porta con Ludovico ed Alfonso):Non dubitate vi faccio avvertire. (I 2 viano)

SCENA DECIMA

Concetta e detto.

CONCETTA (esce dalla prima a d. in gran toletta):Questi guanti?

GIULIO: è andato Felice a comprarli.

CONCETTA: Benissimo! Allora mentre viene, dimmi dove hai conosciuto le due donne.

GIULIO: Io! Quali donne?

CONCETTA:  Abbi almeno il coraggio della tua colpa. (Tragica)

GIULIO: Uh! Mamma mia Concetta, fossi diventata pazza?

CONCETTA: No, non sono pazza. Non obbligare, vecchio licenzioso, le pudiche labbra di Concettella, a pronunziare i nomi delle tue innamorate.

GIULIO: Quali  innamorate?

CONCETTA: Ah! Tu fingi di non capire. Vile! Ebbene te le nominerò io: Messalina e Frine.

GIULIO (scoppiando dal ridere e gettandosi sulla poltrona contorcendosi):Uh!... uh...

CONCETTA: Non ridere, sciagurato!

GIULIO: Io non sto ridendo, sto crepando... ah, ah, ah... ma come tu hai creduto... ah, ah, ah!

CONCETTA: E se non ti erano sorelle, perché tu sorelle non ne tieni, chi erano per Bacco?

GIULIO: Una era romana e l’altra greca, due donne che sono già passate alla storia da secoli.

CONCETTA: Da secoli? Dunque non esistono.

GIULIO: Manco le ceneri, credo.

CONCETTA (mortificata):Scusami, Giulietto mio, mi pareva impossibile che tu avessi potuto tradire la tua Concettina, ma che vuoi, io poi di storia non ne so troppo.

GIULIO: E leggi bella mia, leggi per non pigliare asso per figura.

CONCETTA: Abbraccia dunque la tua sposina.

GIULIO: Io adesso ti dovrei abbracciare.

CONCETTA: Abbracciamoci, mostriciattolo mio.

SCENA UNDICESIMA

Crescenzo, poi Alfredo e detti.

CRESCENZO (entra nel momento che s’abbracciano) Salute a tutti.

GIULIO: (fra sé) (Ah! Il secondo testimone) Come siete voi? Mi fa piacere, noi non ci contavamo proprio più.

CRESCENZO: Ho tardato un poco?

GIULIO: No, ma siccome siete stato attaccato un’altra volta, abbiamo detto non verrà più e vi abbiamo rimpiazzato. Eh! Voi vi dovete curare.

CRESCENZO (sbalordito):Sono stato attaccato, mi devo curare...

GIULIO: Sicuro, perché questa è una malattia curiosa, ti lascia e poi riprende.

CRESCENZO: Ma chi è malato?

GIULIO: Voi! Caspita, l’asma, la prendete sotto gamba?

CONCETTA: è una brutta cosa, si soffre assai.

GIULIO: Io persi un amico proprio giovine.

CRESCENZO: Scusate, ma io, grazie al Cielo, non soffro d’asma.

GIULIO: (Mo’ ricominciamo). Siete voi che stavate da Felice, abbiamo detto del matrimonio nella vostra proprietà e dovevate fare il secondo testimonio?

CRESCENZO: Precisamente.

GIULIO: E vi chiamate?

CRESCENZO: Crescenzo.

GIULIO (saltando):Voi, dunque, siete lo zio!

CRESCENZO: Io sono lo zio!

GIULIO: Allora, scusate, sedetevi. Ma Felice perché non vi presentò?

CRESCENZO: Perché arrivai all’improvviso, non mi aspettava. Siccome mi voglio vendere la proprietà, sono venuto per farlo annunziare dai giornali.

GIULIO: Uh! Guardate la combinazione. Dopo il matrimonio di mia figlia ho intenzione di lasciare Napoli.

CRESCENZO: Allora compratevela voi, prezzo dolce, 30 mila lire. Nove stanze, cantina, stalla e rimessa, giardino fruttifero, fontana con pesciolini e Cappellina di famiglia come sapete. Paese allegro, non ci manca niente, perfino il camposanto è una bellezza, nel suo piccolo, difatti, è bello assai, fa venire voglia di morire e là ho atterrato le mie tre mogli. Vi voglio descrivere la posizione...

ALFREDO (dalla seconda a d.):Don Crescenzo! (Rientra)

SCENA DODICESIMA

Felice e detti.

FELICE (in fondo):Zio!

CRESCENZO: Ah! Stai qua!

CONCETTA: E i guanti ?

FELICE: Già, eccoli! (Li dà)

CONCETTA: Grazie!

CRESCENZO: Ma che c’è ti vedo annebbiato?

FELICE (allo zio): No, forse voi siete stanco ancora del viaggio?!

CRESCENZO: No, per niente.

GIULIO: Ma davvero non so come ti vedo.

CONCETTA Non stai come al solito.

CRESCENZO: Hai visto? Se ne sono accorti tutti.

FELICE: Che cosa curiosa. A me pare che voi, zio Crescenzo, non state come al solito: siete rosso, gli occhi chiusi.

CRESCENZO (spalancando gli occhi):Gli occhi si chiudono?

FELICE: Sicuro, volete riposare?

CRESCENZO: Come, adesso ?

FELICE (subito):Forse non siete avvezzo alla vita di Napoli... (Io ‘sta giornata muoio!).

GIULIO: Certo qualche cosa v’è successo Don Felice.

FELICE: No, che succedere, sto un poco sudato; poi per trovare i guanti ho corso: 18 nessuno li aveva.

CONCETTA: Che avete fatto?

GIULIO: Io vi ho detto 8.

FELICE: Sicuro 8. E quanto ho detto? Ho sbagliato e poi la gioia di vedere zio Crescenzo. Parliamo d’altro va’...

CONCETTA (a Crescenzo):Quanto vi vuole bene.

CRESCENZO: Non me ne ha mai voluto tanto.Questo è stato un cattivo soggetto.

GIULIO: Si sa è giovine.

CONCETTA: Ma poi si capisce che pigliando moglie.

CRESCENZO: Io lo conosco, e chi volete che gli affidi una figlia.

FELICE: Zio, voi offendete le mie qualità fisiche e morali. Ah, ah, ma come sempre pazzariello. Non gli date retta, me lo fa sempre, guardate come scherza. Vecchietto, balliamo su: là ra la ra. (Ballando e cantando fra sé).

CONCETTA (imitandolo):La ra la ra.

FELICE: Ma a proposito, sapete ch’è tardi? Sta per venire il Vicesindaco e non possiamo farlo aspettare,  (Fregandosi le mani) Diamo, su.

CONCETTA: Io voglio sape...

FELICE (la spinge a d.):Dopo, dopo, non perdete più tempo. I guanti e appuntare 12 bottoni ci vuole tempo. Su, su.

GIULIO: Glieli abbottono io.

FELICE (sempre spingendoli):E non perdete tempo… andate, andate e fate presto! (Io crepo, io  ora crepo!). (I 2 viano prima a d.). Zio Crescenzo entrate qua così potete dormire un poco. (Ripigliandosi) Se no fumatevi un sigaro.

CRESCENZO: Ma no. Sai che ho venduto la casa?

FELICE (indjfferente):Mi fa piacere.

CRESCENZO: Se la compra Don Giulio.

FELICE (saltando):Don Giulio!

CRESCENZO: Sì, ma pare che ti dispiace?

FELICE: No, anzi, mi fa piacere. (Questo solo ci mancava! Prima la Cappella, poi la compravendita)

CRESCENZO: A proposito, dopo la cerimonia dovremmo andare a Montecorvino.Ho pensato che siccome ci vuole qualche riparazione, quella la farai tu.

FELICE (saltando):Io!

CRESCENZO: Si, tu. Capisco che per un pittore come a te, sarebbe un’offesa, ma tra di noi.

FELICE: Ma...

CRESCENZO: Se io mi sacrifico per te, tu qualche sacrificio lo puoi fare. (Via seconda a sinistra)

SCENA TREDICESIMA

Alfredo e detto.

FELICE: Mo’ non mi posso salvare più. Addio eredità, matrimonio etc. (Vedendo Alfredo gli si getta fra le braccia) Sono morto!

ALFREDO: Ch’è stato?

FELICE: Tu che mi ha combinato? Zio sta qua.

ALFREDO (freddo):Lo so!

FELICE: E tu dici di avergli dato il  sonnifero.

ALFREDO: Che vuoi, forse era sfiatato.

FELICE: Come si fa? Quello mi vuole portare a Montecorvino per qualche aggiusto. E sembra brutto pure per i miei suoceri.

ALFREDO (sempre freddo) :Vacci. Anzi, sai che ti dico? Ci andiamo tutti, nessuno escluso,  nessuno capirà un bel niente: tu, gli zii, ‘il Canada’ le guardaporte e io con le mie 2, 3 mogli delle quali ho perso il conto. Una baraonda del genere è ciò che serve a noi. Li dobbiamo, insomma, infinocchiare.

FELICE: Seh, non mi dispiace, tanto più che stanno in contratto per comprare il palazzo di zi Crescenzo.

ALFREDO: Benissimo.

FELICE: Alfredo, parola mia, non ce la faccio più. Ho la testa che mi pesa e mi punge il nervo sciatico dell’occhio destro, là ho una congestione che non hai idea. Anzi che dico, un funerale di idee!!

ALFREDO: A proposito, si deve invitare anche Teresina.

FELICE (stupefatto):Pure Teresina.

ALFREDO: E se no, tuo suocero vedendomi senza moglie me lo domanda.

FELICE (annientato):Già, te lo domanda. E faccio invitare pure a Teresina. Mamma mia, noi stiamo in un vero labirinto. (Via seconda a sinistra)

ALFREDO: Ma qua’ labirinto, qua siamo nel manicomio di Aversa.

SCENA QUATTORDICESIMA

Emma e detto.

EMMA (esce furtivamente):Stare solo, signore...

ALFREDO: Yes...

EMMA: Saputo adesso perché mio padre condotta Napoli, vuole maritarmi con uomo qualunque. Volete maritarvi con me signore Alfredo? Come trovare voi mia persona?

ALFREDO (prendendole il dizionario):La trovo amabilissima. (Mostrandogli la parola nel libro)

EMMA (senza guardare):Già capito, quando riguardare amore, donne capire in qualunque lingua. (Sciogliendosi i capelli) Come trovare miei capelli? Tastare, tastare.

ALFREDO (tastandoli):Belli, lunghi: una seta!

EMMA: Tutti miei, non di parrucchiere. E i miei denti, guardare, guardare.

ALFREDO: Bianchissimi.

EMMA: Non mancare nessuno, nessuno finto...

ALFREDO: Li vedo. Ma che fosse il mercato del pesce giù Napoli?!

EMMA: Come?

ALFREDO:Nulla, nulla.

EMMA:Come sembrare mio petto?

ALFREDO:(Avanzando la mano che Emma scosta) Confortante, un bel balconcino, materno direi!

EMMA: 18 anni, montare cavallo, ballare, pattinare, correre, suonare, cantare, sparare. Voi simpatico a me e se io simpatica voi, noi sposiamo.

ALFREDO: Sicuro spos... (Mamma mia ‘sti canadesi  e che piattole che sono!!)

EMMA: Lasciare tempo riflettere fino domani. Se domani io non convenire, cercare altro.

ALFREDO: No, io rifletterò...

SCENA QUINDICESIMA

Felice e detto.

ALFREDO: La verità mi deciderei per questa. (A Felice) Hai fatto?

FELICE (mezzo inebetito):Sì. Comunque non so se mio zio ha capito bene, ma pare che il tuo vuole comprare un’altra casa.Eccolo, io non so che mi sento...

ALFREDO: Che ti senti?

FELICE: Gli occhi si vogliono chiudere. Voglio dormire. Io dormo. (Cade sul canapè)

ALFREDO (disperato):Maledetto il diavolo: ho sbagliato tazzina.

FELICE (saltando):Come, ho bevuto quello di mio zio?

ALFREDO: Sicuro, non ti muovere, vado io da Giovanni. Ah! Se esco da questi guai sono fortunato. (Via fondo a d. poi torna)

FELICE: No, io sono rovinato!! Mo’ si scopre tutto e se la sposa mi vede dormire e quella me ne caccia via.

ALFREDO (ritorna con bottiglia):A te, bevi! Bevi, ho dato 5 lire a Giovanni e mi sono fatto dare tutto il caffè che aveva fatto, bevi e vai subito da tuo zio e fai quello che t’ho detto. Muoviti, non ti sedere che sei morto...

FELICE: Morto! Mamma mia, mamma mia...

ALFREDO: Vedi chi ti dà del tabacco e... pizzica, pizzica...

FELICE: Mamma mia, mamma mia! (Via)

SCENA SEDICESIMA

Teresina, Rachele, Matilde, Emma e detto.

ALFREDO: Che labirinto! (Guardando l’orologio) E’ ora! Fammi raccomandare a queste. (A seconda a d.) Signore e signorine se non vi dispiace. (Escono Teresina, Matilde, Rachele ed Emma) Avete capito quello che dovete fare? Per carità esattezza e segretezza.

RACHELE: Ma almeno spiegatevi.

TERESINA: Diteci.

ALFREDO: Non vi posso dire niente, fate solo quello che v’ho detto. (Ad Emma) Voi qua, ed ogni volta che il...

EMMA (mettendogli la mano sulle labbra):Capito tutto.

ALFREDO: Voi qua. (A Matilde) E quando è ora...

MATILDE: Non parlate più.

ALFREDO (a Teresina):Voi...

TERESINA: Non pensate a me, basta che pensate...

ALFREDO: ...a trovarvi marito. Va bene, fate quello che v’ho detto e se non trovo a nessuno vi sposo io. (A Rachele) Voi po’...

RACHELE: Io dipendo da questa signora. (Indica Teresina)

ALFREDO: Guardate tutti a me e quando vi faccio segno...

TUTTI: Si, si, si.

SCENA DICIASSETTESIMA

Giovanni, poi Federico e detti.

GIOVANNI (in fondo):Il vicesindaco!

ALFREDO: Giovanni pure può fare qualche cosa. Anzi: Giovanni vieni qua (Gli parla a bassa voce)

FEDERICO: Signori, vi saluto. Prego qualcuno d’avvisare le persone di famiglia, acciò subito compiremo la cerimonia del matrimonio.

GIOVANNI: Voi che dite!

ALFREDO: (Fa la parte bene e ci sono 5 lire per te). Giovanni avvisa dentro che qui c’è il signore.

FEDERICO: Il tavolo dovrebbe stare nel mezzo.

ALFREDO: Subito. (Piazza il tavolo nel mezzo e situa le sedie intorno. Federico mette la fascia ed il codice sul tavolo) Va bene così?( Federico siede).

SCENA VENTESIMA

Giulio, Concetta, Errichetta, Felice, Alfonso, Ludovico, Crescenzo e detti.

CONCETTA (piangendo):Povera figlia mia! Povera figlia mia! (Abbraccia Errichetta). Che brutti guanti, sembrano pinne.

FELICE (ad Alfredo):(Come facciamo adesso?).

ALFREDO: (Zitto! Se tutto va come ho immaginato io, tuo zio non saprà chi di noi due si sposa).

FEDERICO: Silenzio!

TUTTI (forte):Zitto!

FEDERICO: Don Giulio, prima di cominciare vedete se i nomi dei testimoni vanno bene, siccome li hanno fatti cambiare più d’una volta, e...

CRESCENZO (ad Alfonso):Tanto dei frutti che ho dovuto fare puntellare i rami.

GIULIO (che avrà esaminato i nomi):Vanno bene.

FEDERICO: Aprite tutte le porte.

GIULIO: Non è che c’è vento?

FEDERICO: Sono formalità. (Rachele Teresina Matilde Emma e Giovanni aprono le porte)

FELICE: (Mo si ingarbuglia la faccenda !)

CONCETTA: Figlia mia! (Piangendo)

FEDERICO: Silenzio!

TUTTI: Zitto!

FEDERICO: Alzatevi! (Tutti s’alzano) Sentite gli articoli che riguardano i doveri ed i diritti dei coniugi.

GIULIO (a sua figlia):Senti bene.

CONCETTA: Povera figlia mia!

FEDERICO: Silenzio!

TUTTI: Zitto!

FEDERICO: Sedete. (Tutti seggono)

CRESCENZO: (Questo pare che ci fa fare ginnastica... alzatevi, sedetevi).

FEDERICO: Art. etc.: (leggendo) «Gli sposi si devono fedeltà, soccorso ed assistenza reciproca».

CRESCENZO: Questo lo so, mi sono sposato tre volte. La prima mia moglie...

FEDERICO: Silenzio!

TUTTI: Zitto!

FEDERICO: «Il marito deve difendere la moglie e questa deve obbedirlo».

GIULIO (a Errichetta): Ascolta, figlia mia.

FEDERICO: «La moglie è obbligata a convivere col marito e a seguirlo nel luogo che sceglie come residenza. Il marito è obbligato a darle quanto le occorre per i bisogni della vita, secondo le sue facoltà e stato. Art. 215, la moglie non può intentare giudizi senza l’autorizzazione del marito... 216 la moglie può testare senza l’autorizzazione del marito».

ALFONSO: Scusate, se la moglie non può intentare giudizi come poi può testare?

FEDERICO: Leggo non discuto.

CRESCENZO: Serviva per sapere.

FEDERICO: Silenzio!

TUTTI: Zitto! (Crescenzo siede)

FEDERICO: Alzatevi!

CRESCENZO: Ancora.

ALFREDO (fa dei segni):Uhm! uhm! (Appena Federico fa per pronunziare il nome di Felice, Emma che si sarà seduta al pianoforte dà dei colpi di forte e tutte le donne intonano una specie d’inno. Vivano gli sposi, ma con grida assordanti)

FEDERICO: Signor Francesco, Nicola, Felice Michelasso consentite voi... (Crescenzo Alfonso Giulio e Concetta dicono quasi a caso le parole seguenti)

CRESCENZO: Ma è presto ancora.

ALFONSO: Ma non si sente niente!

GIULIO: Non è momento di cantare.

CONCETTA: Mamma mia  è un inferno.

LUDOVICO: Yes!... yes!... yes!...

FEDERICO (continuando):A prendere per legittima moglie, la signorina Luisa, Giulia, Errichetta Speziale.

ALFREDO (spinge Felice avanti):Sì, sì... non dormire.

FELICE: Sì, sì... (Alfredo fa segno c.s. e mentre Felice risponde le donne ripetono c.s.)

CRESCENZO, ALFREDO, GIULIO, CONCETTA: Silenzio! Silenzio!

LUDOVICO: Yes!

FEDERICO: Lo sposo ha risposto?

ALFREDO (dopo di aver fatto segno a Giovanni che esce dal fondo, risponde subito):Sì, sì (a Felice), non dormire, bevi il caffè... (Felice caccia la bottiglia e beve)

FEDERICO: Abbiamo detto... Errichetta Speziale... consentite di prendere per marito e legittimo marito il Signor Francesco, Nicola, Felice Michelasso...

ALFREDO (appena Felice dice: il signor fa segno d.d. Giovanni getta degli urli, e Rachele Matilde Teresina Emma Concetta gridando anch’esse: Ch’è stato? vanno incontro a Giovanni):Ch’è successo?

GIOVANNI: Mamma mia! Un topo... com’era grande... com’era grande.

GIULIO: E gridi così tanto per un topo ?

CRESCENZO: Credevo che fosse successo…

ALFONSO: Pensavo fosse andata a fuoco la casa.

CONCETTA: Meno male che non c’è niente, Giulio mio, se no certo sarei morta.

GIULIO: (Pure la portano al manicomio).

FEDERICO: Ma a dire il vero non ho mai assistito ad una baraonda simile!

CRESCENZO: E manco io, quantunque ho preso 3 mogli... La prima...

FEDERICO: Aspetto la risposta della fidanzata.

CONCETTA: Mia figlia dice di si, si.

ERRICHETTA: Si, mamma.

FEDERICO: Dovete dire solamente si.

ERRICHETTA: Solamente si.

FEDERICO: Io dunque in nome della legge dichiaro... (Tossisce) Se si potesse avere un po’ d’acqua?

GIULIO: Sicuro... Giovanni!

FEDERICO: In nome della legge. (Al cenno d’Alfredo Teresina con una bacchettina non vista fa cadere la gabbia dell’uccello che fugge per la scena canticchiando, le donne l’inseguono con gran rumore, nel mentre che Emma suona forte al pianoforte ed Alfredo tira fortissimo il campanello gridando)

ALFREDO: Acqua al signore... Peppino... acqua, acqua, acqua.

FEDERICO: Francesco, Nicola, Felice Michelasso e Luisa, Giulia, Errichetta Speziale uniti in matrimonio. (Queste parole vanno dette da Federico come sempre durante la confusione) Silenzio! Non ne posso più... Potete chiudere le porte. (Le donne che hanno aperto chiudono, meno quella di fondo)

ALFREDO (a Felice):(Hai visto che tutto è fatto e tuo zio non ha capito niente).

FEDERICO: Non resta che  firmare. (Tutti corrono a firmare)

ALFREDO: Presto una firma. (A Felice ch’è quasi per addormentarsi) Svegliati! (Gettandogli negli occhi dell’acqua che ha portato Giovanni)

CONCETTA: (ad Alfredo):Ma Felice cos’ha?

ALFREDO: è commosso. (A Felice) Vai a firmare! Chi t’è nato!

GIOVANNI (esce):Le carrozze stanno giù, ho portato anche i bauli vostri!

CONCETTA: Bravo!

CRESCENZO (ad Alfredo): Ora pare che siete contento. Siete marito.

FEDERICO: Io vado via. (Tutti con Giulio l’accompagnano complimentandolo, gran movimento, dopo accompagnato Federico ogni uomo dà il braccio ad una donna e vanno).

ALFREDO (fra sé): Adesso viene il peggio!!

(Cala la tela)

Fine dell’atto secondo

ATTO TERZO

Cortile. A destra casa di campagna con gradini. Nel mezzo della casa una finestra frontale praticabile al pubblico, sotto la finestra un banco, attorno alla finestra un ceppo di vite con pochissime foglie. A sin. tettoia chiusa e da ogni lato di questa, una via che conduce all’orto. In fondo muro bianco, in mezzo una griglia che dà alla campagna; sulla parte sin. del muro un pomo con spalliera. In scena presso la casa scala a due. E poco dopo l’alba.

N.B. I personaggi che entrano in questo atto sono in abito da campagna.

SCENA PRIMA

Alfonso, Ludovico e Emma.

ALFONSO: (osservando):Io non so, Don Crescenzo m’ha vantato tanto ‘sta casa, ha detto che il giardino se ne cadeva di frutti. Ma dove stanno?

CRESCENZO: (Che sta origliando): Il sole sta tramontando e la sera la terra si riposa, cari miei! E’ una terra speciale! Miracolosa! Domattina vedrete.

LUDOVICO: Bah...

EMMA: Niente bello, questo giardino, anzi brutto.

ALFONSO: Questo invece di terreno pare cenere. E dove sta la fertilità?

EMMA: Non pensare, domani cogliere farfalle e rincorrere fiori...

LUDOVICO: Yes!

ALFONSO: Su via, io non capisco: manco un frutto, una pigna d’uva... Uhm! (Viano pel fondo)

SCENA SECONDA

Crescenzo con Peppino il bracciante. E’ l’alba.

CRESCENZO (dal fondo con le braccia cariche di vasi di fiori e trascinando dei rami d’alberi, seguito da Giovanni con grosso cesto d’uva bianca e nera e mele, pere e foglie):Posali e puoi andare. (Il bracciante esegue e via). Non ce la faccio più, sto inzuppato di sudore. E chi se lo credeva che venivano tutti qua. Che bel servizio che m’ha fatto mio nipote! L’unico vantaggio è che, tra tanta gente, qualcuno questa casa se la comprerà. Peppino, Peppino ma perché te ne sei andato? (lo chiama Crescenzo)

PEPPINO (dalla parte della tettoia):Signore, me lo avete detto voi.

CRESCENZO: Sono stanco Peppino che non te ne dico e conto. Porta il  fil di ferro.

PEPPINO: Subito. (Via)

CRESCENZO: Io ho detto a Don Giulio e a tutti quanti che il giardino era pieno di frutti, meno male che non m’ha visto uscire nessuno, sono ancora rimbambiti per la cerimonia di ieri sera e per il viaggio. A momenti pure un’altra. Che velocità!

PEPPINO (con paniere):Qua c’è tutto.

CRESCENZO (dandogli un cestino che caccia dal paniere):Piglia questo cestino, e attacca quest’ uva su quella vite in modo che sembri vero, io vado a mettere queste pere e mele.

PEPPINO: Signore, ma scusate perché?

CRESCENZO: Perché faccio questo, lo faccio per gli uccellini che vengono a mangiare e non trovano niente.

PEPPINO: Che bel cuore che tenete…

CRESCENZO: Amo il prossimo mio!

SCENA TERZA

Felice e detti.

FELICE (sulla soglia della casa): Zio Crescenzo che state facendo?

CRESCENZO (facendogli dei segni):Zitto! (Cambia tono) Come hai dormito?

FELICE: Seh dormire! Ma che state facendo?

CRESCENZO: Ti ho detto: zitto! Sto preparando la mercanzia.

FELICE: Come?

CRESCENZO: Non vedi? Qui è un deserto! Se Don Giulio e Don Alfonso vedono questo, addio, perciò prima che si svegliano collabora pure tu.

FELICE: Cerco zio, cerco. (Aiuta Crescenzo a disporre lungo la tettoia i vasi e i rami)

CRESCENZO: Lo sposo non s’è ancora svegliato?

FELICE: Lo sposo?

CRESCENZO: Alfredo.

FELICE (rimettendosi):Ah! Sì, non so, ma se volete vado a vedere.

CRESCENZO: No, anzi meglio che stiamo soli perché io ti devo parlare.

PEPPINO (sulla scala):Signore, tutta la devo mettere?

CRESCENZO: Tutta, tutta. (A Felice) Felice vorrei parlarti.Tu mi hai fatto sempre capire che ti volevi sposare, ma la verità è che la mia negazione ti fa infelice, d’altronde io ho avuto 3 mogli... lasciamo stare e dunque ho detto: Felice infelice senza moglie, Felice infelice con la moglie. Felice ti vorrei vedere sposato. Dammi quel vaso.

FELICE: Eccolo. Come volete voi. (Con gioia)

CRESCENZO: Sì, perché io, poi, non tengo nessun diritto. Una sola cosa non voglio, che ti sposi una smorfiosa come la moglie dell’amico tuo.

FELICE: (Me ne vuol far sposare un’ altra)! Zio, Errichetta non è smorfiosa.

PEPPINO (mangiando dell’uva):Questa è secca e acre !

CRESCENZO: Per te c’è qualche cosa di chic, una forestiera carica di soldi, il padre è milionario.

FELICE: Chi Emma?

CRESCENZO: Sì, Emma...

FELICE: Ecco qua zio... io non... (Mo’ davvero comincia un nuovo labirinto!)

CRESCENZO: Come non... Felice dimmi la verità: mi vuoi fare impazzire? Fino ad ora mi hai seccato per la moglie e ora non la vuoi più. Poche chiacchiere, fatti volere bene e sposala, se no, non mi vedi più.Non seccarmi... ho detto... ho detto... ho detto...

FELICE: E va bene! (No, io mi piglio a Errirchetta e me ne scappo, qua succede il patatrac questi a chi vogliono uccidere (Via)

SCENA QUARTA

Teresina e detti.

PEPPINO(scende dalla scala):Io ho finito!

CRESCENZO: Vedi che in quel paniere c’è un boccale, vai a piantare quello che c’è dentro.

PEPPINO (in ginocchio innanzi al paniere):E questi sono cetrioli in aceto.

CRESCENZO: E che fa, in terra fanno la loro figura.

PEPPINO: Ma agli uccellini non piace l’aceto.

CRESCENZO: Va’, fa’ presto.

PEPPINO: Aspettate, c’è  ancora qualche pigna d’uva ch’è caduta dal canestro.

CRESCENZO: E mettila! Quanto più ce n’è tanto meglio è. (Peppino risale sulla scala e Crescenzo trascina il paniere alla spalliera in fondo)

TERESINA (dalla casa senza vedere i due):Non ho potuto ancora capire, lo zio di Felice perché m’ha invitata, io non lo conoscevo. Che mi volesse sposare? Don Giulio quando parlò del mio matrimonio ne fece un mistero. Lo zio di Felice veramente non mi dispiace, tanto vecchio non è... (Vedendo Crescenzo) Eccolo ! Buongiorno signore!

CRESCENZO (s’alza subito):Come, vi siete già alzata dopo la giornata di ieri cosi stancante?

TERESINA: No capite, mi piace  respirare l’aria del mattino: è aria imbalsamata.

CRESCENZO: E anche se  non lo fosse, avrebbe preso la vostra.

TERESINA (graziosa):Oh! Questa poi ...

PEPPINO (sulla scala mangiando uva):è secca, è secca!

TERESINA: Uh! E quel servitore che fa? Mette l’uva...

CRESCENZO: No, la leva, sta cogliendo quella per il pranzo. Peppino scendi, piglia quel paniere e vai a finire quello che t’ho detto.

PEPPINO: Va bene. (Scende)

CRESCENZO (a bassa voce):Non ti scordare i cetrioli! (Peppino via seconda a sinistra portando il paniere)

TERESINA: (Ha mandato via il giardiniere per restare solo con me). Eppure quanto più rifletto, vedo che tenete una bella proprietà.

CRESCENZO (modesto):Oh,una cosetta da poco!

TERESINA: No, veramente bella, io ci resterei sempre.

CRESCENZO: Vi piace la campagna?

TERESINA: Ci vado pazza: la verdura, gli alberi, i fiori, gli uccelli...

CRESCENZO: Ah! Si, la natura in tutta la sua bellezza.

TERESINA (con enfasi):In tutto lo splendore e semplicità.

CRESCENZO: Dunque Montecorvino vi piace.

TERESINA: Altro che!

CRESCENZO: E ‘sta proprietà?

TERESINA: Uh! Ci resterei sempre.

CRESCENZO: E questo non sta che a voi.

TERESINA: (Mo’ se ne viene).

CRESCENZO: Compratela.

TERESINA: Che?

CRESCENZO: La vendo, 35mila lire. (5mila lire di più). Parlatene a vostro marito.

TERESINA (subito e secco):Non ho marito.

CRESCENZO: Siete vedova ?

TERESINA: Non sono vedova... (Ma allora non è lui. E chi sarà?) (Sale verso il fondo)

CRESCENZO: (Così i compratori sono 3: la vendo certo!).

SCENA QUINTA

Giulio e Concetta, poi Teresina.

CRESCENZO (a Giulio che esce con Concetta):Oh! Rispettabilissimo Don Giulio, avete passata una buona nottata?

GIULIO: Magnifica, sono emozionato!

CRESCENZO: E voi signora?

CONCETTA: Non me ne parlate! (Piangendo) Non ho potuto chiudere occhio pensando a mia figlia.

CRESCENZO: (Ah!). (A Giulio) E così avete dato un’ occhiata all’interno. Vi persuade?

GIULIO: Sì, solamente, dicevamo con Concetta, ch’era un poco salata.

CRESCENZO: 40 mila lire la trovate cara?

GIULIO: No, scusate, voi ieri mi diceste 30 mila.

CRESCENZO: Scusate, io vi dissi 40. Avete guardata la costruzione... eh! Oggi non si costruisce più così e poi è fornita di tutte le comodità: divisa, bella, ariosa. Il giardino poi...  E’ impossibile: solamente questa pergola può valere 40 mila lire.

GIULIO (esaminandola):Seh, non c’è male.

CONCETTA: Uh! questa è una cosa curiosa: sullo stesso ramo c’è uva bianca e uva nera.

CRESCENZO: (Uh! cancaro!). Questa è una caratteristica del mio giardino: la terra è mischiata.

GIULIO: E la fontana con i pesciolini dov’è ?

CONCETTA: Sì, sì, voi ci diceste che c’era una fontana piena di pesciolini rossi.

CRESCENZO (Imbarazzato):Eh! Ecco qua, al momento non  posso servirvi; siccome l’ultima mia moglie, quella che compendiava la prima e la seconda, si ci andava a sedere sopra, l’ho fatta prosciugare.

CONCETTA: E i pesci?

CRESCENZO: Sono morti! Se volete vedere dov’è?

GIULIO: Sicuro.

CRESCENZO: (Basta che Peppino ha finito il lavoro). (A Concetta) Da questa parte signora, così vi mostro pure la Cappella. (Offre il braccio a Concetta)

CONCETTA: Grazie. (Viano prima a sinistra, mentre Giulio è per seguirli Teresina lo ferma)

TERESINA: Scusate, una parola.

GIULIO: Oh! Signora...

TERESINA: Voi vi  ricordate quel discorso che facemmo ieri?

GIULIO: Su vostro marito? Sicuro, sicuro.

TERESINA: E dove sta?

GIULIO: Eccolo, presente ed accettante. (Mostrando Alfredo che esce dalla casa e via)

TERESINA: Ah! Era Alfredo.

SCENA SESTA

Alfredo e detta.

TERESINA (teneramente):Come, siete voi? Io non lo volevo credere.

ALFREDO (sbalordito):Che! Come avete detto?

TERESINA: Dico che io avevo indovinato che voi mi volevate bene, ma m’è sembrato strano.

ALFREDO: Che vi volevo bene?

TERESINA: Non ne fate più mistero. Don Giulio me l’ha confessato, e adesso che vi ha visto venire, m’ha detto: ecco vostro marito. Dunque mi pare che questo vuol dire che mi sposate.

ALFREDO: (Se ora le parlo chiaro questa fa uno scandalo!). Va bene, io vi sposo, ma Teresina mia, quest’amore nostro si deve mantenere ancora segreto, si zi zio lo sa da altri e non da me...

TERESINA: No, io non dico niente. Abbracciatemi.

ALFREDO (abbracciandola):Con tutto il cuore! (Un vero labirinto!)

SCENA SETTIMA

Alfonso, Ludovico e detti.

ALFONSO (esce dal fondo):Oh! Alfredo buongiorno e la tua sposina dove sta?

ALFREDO (imbarazzato):Tra poco la vedrete.

TERESINA (fra sé):Dunque sa tutto! (Sottovoce ad Alfredo) Perché non mi presenti?

ALFREDO (piano):No, più tardi, più tardi. Vai nel giardino, io vengo subito.

TERESINA (piano):Vado, aggraziatone mio! (Via seconda a sinistra)

ALFONSO (che avrà girato lo sguardo intorno):Ma è una cosa che non si crede.

LUDOVICO: Yes...

ALFREDO: Che cosa?

ALFONSO: Noi, ieri sera, siamo passati da qua e non ci stava né una foglia, né un fiore, mo’ ci sono fiori e frutti...

ALFREDO: Uh! Non avete visto bene, forse le luci dei lampioncini nel giardino non erano forti, alcune lampadine, poi, sono pure fulminate.

ALFONSO: No, noi abbiamo guardato!

LUDOVICO: Yes!

ALFONSO: Guarda qua, pera... (Salendo)

ALFREDO: E ci dovevano essere, vi pare?

SCENA OTTAVA

Rachele, Matilde e detti.

RACHELE (dalla prima a sinistra mangiando un cetriolo):Saporito!

MATILDE: Spiritoso!

ALFREDO: Che c’è, da dove venite?

RACHELE: Siamo scese poco fa, e ci siamo fatte quattro passi. Tornando abbiamo colto questo cetriolo. Provatelo è ‘na bontà.

ALFONSO (gustandolo e facendo una smorfia):è vero.

ALFREDO: Seh.

LUDOVICO: Yes!

ALFREDO: Io credo che innaffiando il terreno con acqua e aceto...

ALFONSO: Una vegetazione simile non l’ho vista manco in Canada.

RACHELE (ad Alfonso):(Venite un poco con me nel giardino, e parliamo di lui).

ALFONSO: (Lui, lui chi?).

RACHELE: (L’uomo dalla testa di scimmia).

ALFONSO (forte e mostrando a Matilde):Va bene! Ma lasciatemi abbracciare mia figlia.

RACHELE (fra sé):(La chiama figlia! Benedetta testa!).

ALFONSO (abbracciando Matilde):O piuttosto nipote mia.

MATILDE (fra sé):(Mi chiama nipote).

ALFONSO (offre il braccio a Rachele):Andiamo! (A Ludovico) Vieni.

LUDOVICO: Yes! (I 3 viano seconda a sinistra)

SCENA NONA

Giovanni e detti.

MATILDE: Dunque io non m’ero ingannata, voi mi volete bene?

ALFREDO: (Che! come! Ancora?).

MATILDE: E su, non lo nascondete, lo zio vostro ora m’ha chiamata nipote, dunque voi gli avete detto che mi volete bene e mi volete sposare.

ALFREDO (imbarazzato fra sé):(Questa se le dico di no, mi combina un guaio). Ecco qua, è vero, io vi voglio bene, vi sposerò, ma un piacere me lo dovete fare: questo fatto, per qualche tempo, ancora non si deve sapere, perché...

MATILDE (interrompendo):Ci sta la testa di scimmia...

ALFREDO: Proprio! (Non so che vuol dire ma è lo stesso)

MATILDE: Mi sto zitta! Ma intanto abbracciatemi.

ALFREDO: Volentieri! (Che situazione, mamma mia, che orribile situazione!)

PEPPINO (dalla seconda a sinistra):Scusate no, non ho visto niente. (Rientra, Matilde fugge prima a sinistra)

ALFREDO: No, questo è un fatto che non può andare avanti così, credo che la migliore cosa sia scappare. Felice lascia lo zio qua, il mio lo faccio tornare da dove è venuto... (Guardando in fondo) Oh! Emma che va correndo per la campagna: la raggiungo, può essere che mi riprendo. (Via)

SCENA DECIMA

Felice ed Errichetta alla finestra poi Crescenzo.

ERRICHETTA: Qui si sta bene.

FELICE (imbarazzato):E’ che io vorrei stare solo, solo con te Errichetta mia per dirti quanto ti voglio bene prima di entrare in Chiesa.

ERRICHETTA: E qua non c’è nessuno, parla e dimmi che mi vuoi bene, e che me ne vorrai sempre.

FELICE (abbracciandola):Ma ti pare, sempre, sempre.

CRESCENZO (dalla prima a sinistra):Se non correvo io, quell’ animale di Peppino ancora stava lì... eh! Dice bene il proverbio: chi vuole che vada. (Vedendo i due) Statte, sta. (Felice ed Errichetta spariscono dando un grido) Mio nipote Felice con la moglie dell’amico! Oddio, stavano abbracciati! Che mondo!... oh! Che epoca, meno male che tre mogli le ho avuto e so’ morte tutte e 3. (Sale sul banco innanzi alla finestra, mentre Felice e Errichetta escono dalla casa)

FELICE (tirandola e facendola passare dietro la casa, sottovoce):Da qua, da qua, zitta!

ERRICHETTA: Ma...

FELICE: Zitta, zitta, viene. (Viano seconda a d.).

SCENA UNDICESIMA

Alfonso e detto.

ALFONSO (dal giardino):Io non posso capire che vuol dire la testa di scimmia. (Vede Crescenzo) Oh! Che fate lì?

CRESCENZO (con gran mistero):Zitto, ho scoperto un delitto! Mio nipote, quel brigante stava abbracciato con la moglie di vostro nipote. Da questa finestra li ho visti (Scende)

ALFONSO: La moglie d’Alfredo?

CRESCENZO: La moglie d’Alfredo!

ALFONSO: Come?

CRESCENZO: E che vuol dire, io ho visto altro che questo, ho avuto 3 mogli., la prima...

ALFONSO: Io non parlo delle mogli vostre, parlo di vostro nipote.

CRESCENZO: Oh! Non ci pensate che lo aggiusto io! Adesso chiamo la sposa, la facciamo partire col marito. Certo è che mentre salivo a fare la spia per la finestra, loro sono usciti dalla casa. (Girando lo sguardo in fondo ed a sinistra) Qua non c’è nessuno, qua nemmeno; appena li sorprendo... Non vi muovete da qua. (Via a d.).

SCENA DODICESIMA

Giulio e detto.

ALFONSO: No, non va, va male Matildella. Povero Alfredo se lo sapesse, quello le vuole tanto bene... Ah! Matilde... Matilde...

GIULIO (dal giardino):Scusate, avete visto mio genero?

ALFONSO: No, bel mobile, vostro genero. Poco prima Don Crescenzo l’ha sorpreso c’abbracciava la moglie di mio nipote.

GIULIO: Ah! Assassino! Non sono neppure 24 ore che gli ho dato mia figlia.

ALFONSO: Non facciamo chiacchiere, troviamo la moglie colpevole e vediamo che si deve fare. (Andando seconda a sinistra) Io vado di qua! (Mostrando la prima a sinistra) Voi andate di là (Oh! Matilde! Matilde! Matilde!). (Via)

GIULIO: Tutto mi potevo credere fuorché Teresina avesse ingannato il marito, e poi con Felice... Bravo Felice! Oh! Teresina! Teresina! Teresina!

SCENA TREDICESIMA

Alfredo ed Emma.

EMMA: Dunque davvero?

ALFREDO: Davvero.

EMMA: Amarmi voi?

ALFREDO: Oh! Si vi adoro!

EMMA: Amerete tutta eternità?

ALFREDO (cadendo ai suoi ginocchi):Si, sempre: lo giuro!

EMMA: Non giurare... mio paese usare così per vedere amore. (Caccia un piccolo strumento e glielo mette al cuore) Questo strumento contare battiti e giudicare intensità amore.

ALFREDO (inquieto):Ma siete certa della sua precisione?

EMMA: Tacere quella bocca! (Contando) 100, 110, 120 battiti.. 10 dozzine... Voi amarmi.

ALFREDO: Ma si vi amo! (Baciandole la mano. In questo momento Crescenzo esce con Errichetta dalla seconda a d. Giulio con Teresina dalla prima a sinistra ed Alfonso con Matilde dalla seconda a sinistra)

SCENA QUATTORDICESIMA

Crescenzo, Alfonso, Giulio, Errichetta, Matilde, Teresina poi Concetta, Don Mario Acconciatutto.

CRESCENZO, ALFONSO, GIULIO: Che!! (Vedendo Alfredo ai piedi d’Emma)

CRESCENZO: Bravo!

ALFONSO: Dunque pure lui.

GIULIO: Inganna la moglie!

TERESINA E MATILDE: Assassino.

ALFREDO e CRESCENZO (alzandosi):Tutte le tre mogli mie... Prosit!

ALFONSO: In questo momento bisogna partire, subito con vostra moglie!

GIULIO (a Crescenzo):Ma che siete pazzo, ‘sto signore non è il marito di mia figlia, sua moglie è questa. (Mostrando Teresina)

ALFONSO: No, un momento, la moglie è questa! (Mostra Matilde)

(Arriva il prete Don Mario Acconciatutto)

DON MARIO: Pace a tutti voi, sereni, tranquilli. Che è stato? (e li benedice) Siete pronti? Io sono un po' in anticipo, ma m’aspetta la messa mattutina e un funerale! La sposa. Già, dov’è la sposa?

TUTTI: Ecco, dov’è?

Scende la sposa con abito nuziale bianco.

CONCETTA: Giulio, marito mio, vuoi prendere sotto braccio tua figlia e condurla alla Cappella?

GIULIO: Signori miei un momento. (Ad Alfredo) Io spero che voi sappiate di chi siete marito perché io non ricordo neppure qual è la mia di sposa. Mamma mia, mamma mia che catastrofe!

ALFONSO: Questo è un delitto di poligamia!

CRESCENZO: Parlate!

DON MARIO: Adesso fate tutti silenzio, in Chiesa si fa silenzio!

Musica nuziale che accompagna Errichetta e Giulio (Intanto ancora tutti si interrogano sui rispettivi coniugi, quelli naturalmente ipotetici)

ALFREDO: La verità, io non sono ammogliato! (Guardando Emma). Ancora per poco e se esco vivo da questo imbroglio...! Non ne posso più!

TERESINA: Ma come tu m’avevi dato parola.

MATILDE: Nossignore l’aveva data a me.

ALFONSO: Non capisco.

CRESCENZO: E chi ne capisce niente almeno venisse quell’assassino di mio nipote per spiegarmi.

DON MARIO: Silenzio!

FELICE: Zio Crescenzo, eccomi qua, vedete la roba vostra a chi la dovete lasciare.

CRESCENZO: Ma perchè?

FELICE: ora capirete.

DON MARIO: Silenzio! Tacete, per carità.

Inizia la cerimonia.

Felice entra e aspetta Don Giulio che gli affida sua figlia.

Gli zii, Alfonso e Crescenzo, cadono a terra svenendo. (Da far ridere). Rachele, Matilde, Ludovico accorrono con fazzoletti e acqua a rianimarli (scena grottesca). Si riprendono entrambi.

Fuori Cappella si continua a non capire...

ALFONSO: E tu non sei...

ALFREDO: Ammogliato non ancora, ma vorrei esserlo.(Presenta Emma)

ALFONSO: Per me oggi e non domani.

TERESINA e MATILDE: E noi? (Guardandosi)

ALFONSO: Per tempo non si perdono cause. (Con intenzione)

SCENA ULTIMA

Rachele, poi Peppino, poi Ludovico e detti.

RACHELE (dalla tettoia con testa di scimmia sulle braccia):Oh! L’ho trovata la testa di scimmia.

TUTTI: Che cosa?

CRESCENZO: Ah! Se vi serve pigliatevela, la comprai più di 10 anni or sono tra certe cianfrusaglie.

RACHELE: Non era la vostra? (Accasciata a Matilde) Figlia mia, di tuo padre non mi resta che questa.

PEPPINO: Il pranzo è pronto.

TUTTI: Andiamo, andiamo.

LUDOVICO (esce dal fondo):Yes!

CRESCENZO: Sig. ra Matilde, a me... (Offrendole il braccio)

FELICE: Zio e non fate il vizioso.

CRESCENZO: Vai, vai. Vai al paese di Pulcinella!

ALFREDO: Felice, in confidenza, io non so come ci siamo risparmiati una bastonatura, siamo usciti da questo imbrogliato imbroglio e siamo salvi.

FELICE: Io ne ero certo, perché ho una stella che mi protegge. La vuoi vedere? Eccola! (Indicando il pubblico)

(Cala la tela)

Fine dell’atto terzo

FINE DELLA COMMEDIA

BELLISSIMA!