Bruciati dal ghiaccio

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(Isbrandt)

Un trittico di Peter Asmussen

traduzione di Graziella Perin

Personaggi

Sibilla

Mira

Adam e David Klein (stesso attore)

Isbrandt

Maria

Nota:

A giudicare dai costumi, l'opera dovrebbe essere ambientata intorno al 1900. Ma più dell'aderenza al periodo storico, è fondamentale che i costumi siano rigidi, stretti e che rendano difficili i movimenti e l'andatura.

Se si dovesse utilizzare della musica, che sia composta dopo il 1957.

Diritti riservati: Zachar International - Milano / Colombine - Stockholm.


Primo epilogo

Una grande stanza al centro della scena. Sul fondo, una grande porta pesante di mogano, a due battenti. Sulla destra un armadio alto e poco profondo. Per il resto le pareti sono vuote. Non ci sono finestre. Al cento della stanza una scrivania. La luce illumina solo la scrivania.

Isbrandt è seduto dietro la scrivania. Ha la barba. Porta una lente monoculare. Osserva un piccolo francobollo.

ISBRANDT Senza ombra.

Posa il francobollo, ne prende un altro.

ISBRANDT

Cinque centesimi senza ombra.

Prende un altro francobollo.

ISBRANDT Senza ombra.

Ne prende un altro.

ISBRANDT

E poi - Cinque centesimi con l'ombra. Ed è la differenza di un mondo. Adam! Adam!

Entra Adam. È un giovane senza barba. Ha in mano foglio e matita.

ISBRANDT Guarda un po' qui.

Isbrandt solleva il francobollo e lo mostra ad Adam.

ISBRANDT

Cinque centesimi senza ombra. Cinque centesimi senza ombra. E cinque centesimi senza ombra. Ma guarda ora qui. Riesci a vederla? Sotto il numero cinque, vedi? Riesci a vederla? Vedi l'ombra? La vedi? La differenza di un mondo. Ne esistono solo due di francobolli così. Questo e l'altro. Un giorno anche l'altro sarà mio, sogno quel giorno. Cosa pensi ne farò? Lo ridurrò a pezzi. Lo brucerò. Calpesterò le ceneri. Lo polverizzerò. E così resterà un solo esemplare da cinque centesimi verde con l'ombra. Scriveremo quella lettera.

Isbrandt prende di nuovo lente e francobolli.

ISBRANDT

Cinque centesimi senza ombra. Cinque centesimi senza ombra. Cinque centesimi senza ombra. E poi, eccolo. Cinque centesimi con l'ombra. Meraviglioso! Adesso scriviamo la lettera. Cara Mira. Sono io, tuo padre, che ti scrivo. Stai scrivendo?

Adam scrive e annuisce.

ISBRANDT

Sono io, tuo padre, che ti scrivo. No, non va bene. Cancella. Da capo. Cara Mira. Resterai sicuramente stupita di ricevere notizie da me, tuo padre, dopo tutti questi anni di silenzio e di assenza. Sicuramente ti chiederai perché ora, perché proprio ora.

Adam scrive.

ISBRANDT

Dalla sua tua madre avrà sicuramente saputo portare le ragioni del cuore, lo non ho altrettanta fantasia. Forse mi comprendi se dico che il mio cuore è governato da una certa apatia. Un'avversione verso la conoscenza di nuove persone, se non ne vedo uno scopo preciso. Mi rendo conto che tu mi consideri una nuova conoscenza. Comprendo la tua avversione. E come potrebbe essere altrimenti? Ma ancora più doloroso dev'essere sapere che anch'io ti avverto allo stesso modo, ancora forse pensi a me come a quell'uomo che da qualche parte nel mondo possiede un legame con la tua intimità. Ti chiedo perdono se non è stato così e non nutro alcuna speranza di rimediare. Ci sarà sempre - a prescindere da qualunque cosa accada - una distanza tra noi. E non ti scrivo sperando che questa distanza si colmi.

Adam scrive freneticamente.

I

SBRANDT

Com'è la casa all'interno? Sarà tutta a fiori, immagino. Sibilla è in bianco. Porta un abito bianco, estivo, leggero, lei. A lei ricorda qualcosa. Non c'è dubbio. Tutti i mobili sono bianchi e leggeri. La casa è piena di statuine e fiori secchi. Aveva la mania dei fiori, lei. Non so cosa diavolo ci trovasse in quei fiori. Parla la lingua dei fiori, lei. Come tutti quelli che hanno un grande peso sul cuore. Parlano di fiori che sbocciano e di profumi incantevoli, pensano alla morte e alla distruzione. E sorride sempre, lei. Sorride, lei, al bianco bagliore del suo mondo, al suo abbaglio. Questo non va nella lettera. Non scriverlo. L'ultima parte non scriverla. Dico a te.

Adam smette di scrivere.

ISBRANDT

Quando mi sveglio al mattino mi chiedo se il mondo non sia precipitato mentre dormivo tanto è il silenzio che lo avvolge, lo gli do il via ogni volta che il sole si diverte a colpirmi con la sua crudeltà. Via! Ogni mattina ripeto sempre gli stessi gesti, almeno so che il mondo è lo stesso di ieri. Sai perché dico a te queste cose, Adam? Perché tu stai fuori dalla porta. Stai fuori dalla porta e ascolti ogni mio impercettibile rumore e cerchi di trovarne il senso. Bene, ora sai cos'è. È il mio letto che cigola. Sia il cognac alito alle nostre bocche. Portaci un cognac.

Adam va verso il mobile, lo apre e versa un bicchiere di cognac. Chiude l'armadio e porta il cognac a Isbrandt.

ISBRANDT

Seduto sul bordo del letto mi cigolo. Un grigiore nudo e duro s'avvolge attorno al mio cervello. Mi do una scossa per mettermi in moto. Non è sgradevole stare lì a fissare la vuota, totale mancanza di senso. È piuttosto consolante, in realtà. Dovresti provarci quando hai un po' di tempo. Dov'ero rimasto? La distanza, dunque ero rimasto alla distanza. A capo. Sebbene questa lettera sia indirizzata a te, e riguardi te sola, sono certo che la leggerà anche tua madre. Salve Sibilla, da quanto tempo.

Adam scrive.

ISBRANDT

Non mi faccio mica fregare così io. No, questo non scriverlo. L'ho detto fra me e me. Ancora a capo. Scrivo perché ho una proposta che vi riguarda. Non sarà certo sfuggito alla vostra attenzione che intorno alla vostra bellissima antica villa sono sorti alcuni caseggiati. Amo questa parola. Caseggiati. Secondo te questa parola appartiene al linguaggio dei fiori? No, anche questo non scriverlo, lo sono il costruttore. Il mondo cresce inesorabilmente e io do un tetto a chi ne ha bisogno. Purtroppo la vostra villa ostacola la crescita del mondo. I direttori dei lavori concordano con me che dev'essere rasa al suolo. Ed è qui che entrate in scena voi.

Adam scrive. Isbrandt beve.

ISBRANDT

O meglio. È qui che entri in scena tu, Mira. Sibilla non rientra affatto nelle mie considerazioni. Del resto, perché dovrebbe. Un'avventura estiva giocando tra i pini nascondini. Avrei voluto aiutarti nella vita, ma tua madre ha rifiutato il mio aiuto. Ora è tardi per rimediare - e non l'ho deciso io.

Una lagna quest'ultima parte non trovi? Cancella dopo "considerazioni". Virgola. Considerazioni virgola. Anche se sarà d'ostacolo ai lavori, risparmierò la casa a una condizione. Non solo salverò la casa, ma lascerò a Mira quanto possiedo. Il mio patrimonio, i miei soldi, la mia impresa.

Adam scrive come un matto.

ISBRANDT

Ad un'unica condizione, quella di trascorrere un giorno con Mira. Non intendo con questo influenzarti, né avere potere su di te, sulla tua vita, Mira. Non voglio decidere per te. Forse quanto ti offro ti consentirà di avere la vita che hai sempre sognato. Materialmente, almeno. Ma devi decidere tu, tu da sola, che destino avrà tutto quello che ho faticosamente costruito con tenace impegno. Cancella tenace. Cancella impegno. Cancella faticosamente. Cancella tutta l'ultima frase. Non ho altro da darti.

Adam cancella e scrive.

ISBRANDT

In cambio chiedo solo di poterti vedere, Mira. Voglio vederti. Voglio guardarti. Voglio vederti mentre ti muovi. Quando bevi da una tazza. Quando ti alzi. Quando ti siedi. Quando sorridi. Quando pensi. Quando muovi le mani. Chissà poi perché lo desidero tanto. Forse vorrei vedere se in te riconosco qualcosa di me. Ma non so. Non riesco nemmeno a capire se gioverebbe a qualcosa, quand'anche avvenisse. Non ne comprendo nemmeno lo scopo, resta comunque il mio desiderio.

Adam scrive.

ISBRANDT

A capo. Avete tre giorni per riflettere sulla mia lettera. Poi il ragazzo tornerà a prendere la risposta. Troppo debole il finale? Manca una conclusione che riassuma tutto? Non manca qualcosa? L'ultima frase sarà: in fin dei conti non sono che un semplice costruttore. Bene. Riassume tutto. Scrivila. In fin dei conti, non sono che un

semplice costruttore.

Adam scrive. Isbrandt beve.

ISBRANDT

Cos'ho? Come diavolo si chiama?! Perché non riesco ad alzarmi da solo? Queste cose qui che mi fanno male, come si chiamano? Vene varicose! Ho le vene varicose. E allora aiutami ad alzarmi, diamine!

Adam lo aiuta ad alzarsi. Isbrandt si alza, fa un paio di passi.

ISBRANDT

Non mi sento bene. Ho un capogiro. Un dolore al cuore. Ho una fitta al cuore. Le mie mani non sentono più.

Cade e rimane immobile, supino. ADAM resta fermo. Silenzio. Isbrandt resta nella stessa posizione.

ISBRANDT

Fingi almeno di aver paura. Per un istante credi che io sia morto. Voglio vedere l'angoscia sul tuo viso. Voglio vedere che mi ami. Perché non dici niente? Voglio sentire cosa dirai quando sarò morto. Sono morto, su, di' qualcosa! Non trovi le parole? Santo cielo. Sei pieno di parole. Ronzano dentro di te come insetti smarriti intorno a una lampada incandescente. Perché non puoi imparare questo semplice gesto di riconoscenza? Credi che io abbia paura? lo non ho paura. Me ne fotto della tua riconoscenza e delle tue parole e delle tue mani servizievoli, ci sputo sopra.

Isbrandt si rialza a fatica.

ISBRANDT

Scrivi la lettera in bella copia e io la firmerò. Poi mettila in una busta. In una grande busta marrone. E portagliela. Non adesso. E' troppo tardi. È già buio. Gliela porterai domattina presto.

Adam annuisce.

ISBRANDT

C'è poi anche un motivo se mando te. Avrei potuto spedirla la lettera. Avrei potuto metterci un francobollo sopra e chiederti di spedire la lettera. Ma non farò così. Ogni singolo francobollo che salvo completa la mia collezione. Il buffo dei francobolli. Tutti li usano ogni giorno. Non li osservano. Li slinguano, li leccano, li incollano sopra lettere che contengono messaggi importanti. Ma i francobolli non li osservano. Per loro sono solo francobolli. Nient'altro. Non li osservano. Non li guardano controluce. Non si mettono una lente sull'occhio per osservarli. Osservare l'infinita serie dello stesso francobollo senza la minima variazione. I loro occhi si stancano troppo in fretta. Non aspettano abbastanza per poter vivere il giorno che consapevolmente una piccola ombra s'insinua e va. Forse non la vedi subito. Vai avanti e osservi altri francobolli e poi improvvisamente ecco. Hai visto una variazione. Sotto il numero cinque, un'ombra. Un'incertezza nella stampa. Una linea interrotta oppure un errore nella lastra di stampa. E riguardi tutti i francobolli. Cinque centesimi senza ombra, cinque centesimi senza ombra. Cinque centesimi senza ombra e poi improvvisamente - cinque centesimi con l'ombra. È un miracolo. Se non è un miracolo questo, allora non so cosa sia un miracolo.

Isbrandt si siede.

ISBRANDT

Sai cosa devi fare? Hai capito bene cosa devi fare?

Adam annuisce.

ISBRANDT

E allora perché te ne stai lì?

Adam esce. Isbrandt prende un francobollo e lo osserva con la lente. Buio.


TRITTICO

Primo quadro

Una grande stanza bianca. Sul fondo, una porta a vetri che separa l'ingresso dalla porta principale. Sulla sinistra una porta a vetri uguale, ma con i vetri oscurati da un telo nero. La porta conduce a una stanza che si trova al buio. Sulla destra di nuovo una porta a vetri, con i vetri oscurati da un telo nero. La porta conduce a una stanza che si trova al buio. La stanza nel mezzo è il doppio delle stanze di destra e di sinistra. Sul fondo, a destra, una stufa a legna. Al centro della stanza una poltrona.

SIBILLA è seduta in poltrona. Indossa un abito bianco. Sembra dormire. Poi si sveglia un poco, si scuote per il freddo, si abbraccia.

SIBILLA

Come mai fa così freddo qui se il fuoco è acceso? Come mai il freddo mi penetra nel cuore delle ossa se il fuoco è acceso. E' acceso? Sì, è acceso, eppure qui fa freddo come d'inverno. E' inverno fuori? No, non è inverno. Non ancora. La stagione del caldo opprimente è passata, siamo entrati nell'autunno dorato, quando le foglie cadono a terra, si fanno scure, marciscono e profumano.

Avrà acceso il fuoco? E' troppo occupata. E' troppo occupata per fare quello che dovrebbe fare. E' là nella sua cucina dove fa caldo, dove si sta bene - dove fa sempre caldo, dove si sta così bene - è là, a godersi il caldo. Il mio caldo. Il caldo che spetterebbe a me. Maria!

Silenzio.

SIBILLA

Nessuno mi risponde quando chiamo. E' là, nella sua cucina. Prepara il pranzo. Sta pulendo una gallina. L'ha tagliata lungo l'osso del petto e ha slogato le metà. Ora sta tagliando via le cosce. E le ali. Tira fuori le interiora. Si asciuga la fronte. E' stanca. Maria!

Sale la luce nella stanza di destra. Nella stanza c'è un grande tavolo pesante. MARIA è nella stanza. Tiene qualcosa fra le braccia, la culla e le parla.

MARIA

Quante ne hai passate prima di venire qui. Mia piccola speranza. Mio piccolo mondo. Prima quel signore distinto che ti ha presa, ti ha costretta a sdraiarti, ti ha messo un cuscino sul viso e ti ha penetrata. E da un giorno all'altro non ha più avuto bisogno di te, piccola stupida. Poi è arrivata la signora che ci ha prese con sé. E ora ti tagliamo da parte a parte, tiriamo fuori le interiora e ti serviamo alla signora per mostrare la nostra gratitudine.

Tende le braccia con "il bambino"- è una gallina morta. La posa sul tavolo e inizia a pulirla, a tagliarla. Adesso vediamo che è in stato avanzato di gravidanza.

MARIA

Adesso avrà freddo là dentro. Fra poco urlerà. E' seduta là dentro e io ho acceso il fuoco e lei ha freddo e allora mi chiamerà perché vada ad animarlo. E' seduta nella sua grande casa circondata da case ancora più grandi che le fanno ombra. E' seduta là dentro e urla ma la sua voce rimbalza contro i muri e la colpisce in faccia. Non si sognerebbe mai di alzarsi per badare al fuoco. Mi chiama perché io vada da lei.

SIBILLA Maria!

MARIA

Lasciamo che aspetti un poco. Che chiami ancora una volta.

SIBILLA Maria!

MARIA

E adesso andiamo da lei. Abbi cura di te e non muoverti di qui.

MARIA va da SIBILLA

MARIA

La signora ha chiamato.

SIBILLA

Quattro volte. Ho chiamato quattro volte. Ho dovuto chiamare quattro volte prima che tu venissi. E' accesa la stufa?

MARIA Sì

SIBILLA

Come può essere accesa se ho freddo? Come mai tutta la casa è immersa in un freddo gelido se ilfuoco brucia. Non è possibile. Se il fuoco è acceso dovrebbe far caldo.

MARIA

La stufa l'ho accesa.

SIBILLA

Riaccendila allora. Non ti ho presa con me per lasciarmi al freddo.

MARIA va verso la stufa.

SIBILLA

Dovevi rifiutare la mia offerta. Dovevi liberartene quando eri ancora in tempo.

MARIA

II piccolo è la mia garanzia.

SIBILLA

La tua garanzia! Per cosa? Ti sei messa nei guai per sempre. Ti rovinerà la vita. Guiderà ogni tuo movimento. Distruggerà ogni tuo minuto, ogni tuo secondo.

MARIA

II padre mi darà dei soldi ogni mese...

SIBILLA

Ah, così non l'hai fatto a caso?

MARIA

... cosa ci si può aspettare di più dagli altri?

SIBILLA

Adesso accendi, invece di lasciarmi qui al freddo.

MARIA inizia ad armeggiare con la stufa. Si vede chiaramente che il fuoco è acceso.

SIBILLA

Erano tanto cari. Mi amavano come una figlia. Il padre mi portava a passeggio e mi mostrava il giardino e la madre le vecchie lettere scritte nel fervore del loro amore e stavano sempre in veranda davanti al mare a bere tè da delicate tazze bianche. Indossavano abiti bianchi, lunghi, leggiadri, eleganti e cappelli a falde larghe e sorridevano sempre. Un sorriso dolce, affettuoso e malinconico. E quei loro dentini spiccavano nel pallore dei lori volti. E talvolta il vento piegava le chiome degli alberi sino a sfiorarci. Tutto era così bello e incantevole. Questo prima. Prima che succedesse tutto. Dov'ero rimasta?

MARIA

II profumo di margheritine.

SIBILLA

II profumo di margheritine. Il vecchio grande giardino con gli alti pini nascondini e quel profumo di margheritine, solo di margheritine, ma era strano perché non c'erano affatto margheritine in giardino. Il profumo di margheritine. Le margheritine erano una un'erba cattiva, invece quello era un giardino ben curato, c'erano roseti e macchie lillà di rododendri e bianchi ciliegi in fiore.

MARIA

Bianchi ciliegi in fiore.

SIBILLA

Bianchi ciliegi in fiore, sì. Non ricordo a cosa giocavo con le sue sorelle prima che ci incontrassimo faccia a faccia. Quelle care sorelle, un po' sciocche e altezzose, mi avevano portato nella sua stanza, lì mi avevano mostrato i suoi vestiti. Avevano preso i suoi pantaloni, le sue camice e ci facevano ridere. Non so perché ci facessero ridere. Ma così era. Avevamo posato i suoi vestiti sul letto e ricavato piccoli uomini dalle lenzuola e poi avevamo messo cappelli e scarpe e fazzoletti di seta e occhiali e tutto profumava del suo profumo poi avevamo riso e ci eravamo baciate. I loro denti erano marci. Me ne ricordo ora all'improvviso. I loro denti erano marci. Te l'ho mai detto? Le sorelle avevano i denti marci. Avrebbero dovuto avvisarmi. Poi avevamo sentito arrivare qualcuno allora avevamo rimesso tutto a posto e all'improvviso era entrato lui nella stanza e aveva sorriso, sorrideva come tutti gli altri e i nostri occhi si erano incontrati e io avevo sentito il suo profumo. Forse confondo le cose. Che ora è?

Prende un orologio e lo guarda, ne ascolta il rumore.

SIBILLA Che ora è?

MARIA

Non ho l'orologio.

SIBILLA posa l'orologio.

SIBILLA

Hai visto Mira oggi?

Si alza la luce nella stanza di sinistra. C'è un letto e un mobile "toilette" con lo specchio. Una grande finestra. Le tende sono aperte. MIRA è intenta a truccarsi. Di quando in quando va verso la porta a origliare.

SIBILLA

Dovrebbe essersi alzata ormai. Quando hai finito con la stufa bussa alla sua porta. E' cambiata. Non è vero? Non è vero che è cambiata? Non c'è qualcosa di diverso sul suo viso? Un piccolo sorriso misterioso. Non l'hai notato? Non potresti farle qualche domanda? Non potresti interrogarla, chiederle cos'è successo al suo viso? Una madre deve tenersi in disparte. Deve lasciare vivere i suoi figli. Deve lasciarli camminare con le proprie gambe. Cos'altro ha da dare una madre se non il suo amore? Non possiede i suoi figli.

MARIA fa rumore con la stufa.

SIBILLA

Sì, mi sono davvero confusa. Lui non lo sapeva, ma io lo avevo già visto prima di quella volta. L'avevo visto senza che lui mi potesse colpire con quel suo paralizzante sorriso bianco che nulla chiedeva in cambio. Le nostre case erano una di fianco all'altra e ogni mattina io sgusciavo fuori per andarmi a nascondermi dietro le dune. Era così bello quando usciva dall'acqua coi capelli bagnati, infreddolito. Tanto infreddolito da tremare senza riuscire a controllarsi e prima se ne stava lì un poco a gelare, poi iniziava a correre - e non sapeva di correre solo per me. Più tardi ci saremmo incontrati faccia a faccia. Faccia a faccia e non solo.

SIBILLA ride.

SIBILLA

Nel buio fra gli alti pini nascondini e il profumo di margheritine ci avvolgeva come lenzuola di seta. L'ho detto che tutto profumava di margheritine? Tutto profumava di margheritine ed era proprio strano perché non crescevano margheritine, era un giardino ben curato con roseti e macchie lillà di rododendri e bianchi ciliegi in fiore. Le margheritine erano un'erba cattiva e l'erba cattiva deve essere estirpata con mano decisa oppure non muore mai. Ma il profumo è rimasto, non sono riusciti a estirparlo. Il giardino profumava di margheritine e da allora sono passati ventisette anni, dieci mesi e sette giorni ed eravamo felici, tutto si apriva a noi, ci sorrideva, era luminoso. Bussa alla sua porta, Maria.

MARIA va a bussare alla porta di sinistra.

SIBILLA

E' a letto. Dorme. Non sopporta la luce del giorno. E' così. Non sopporta la luce del giorno, ma attende la notte. Se lo immagina il giorno. Lo vede apparire davanti a sé come un grande tappeto grigio e resta a letto. Bussa di nuovo, Maria.

MARIA bussa di nuovo e apre la porta.

SIBILLA Esci.

MIRA entra nella stanza al centro.

SIBILLA

Fra poco sarà qui. Anche questa volta, non verrà di persona. Manderà un altro. Con la scusa che ho giurato di non volerlo vedere mai più. Che io gli ho negato l'ingresso. Ma non ci prova nemmeno. Ha paura di essere respinto di nuovo. Manda un altro, perché nessuno veda quegli occhietti sfuggenti da maiale che si ritrova. Me lo vedo l'avvocatucolo che cammina avanti e indietro torcendo le mani sudaticce pregustando il giorno della nostra resa. Ma non conoscerà mai quel giorno. Può anche distruggere la casa. Può anche radere tutto al suolo perché siamo d'ostacolo ai suoi - la parola graziosa che usa? - caseggiati. Non so a quale gioco stia giocando. Non abbiamo paura di perdere niente e lui non avrà mai abbastanza coraggio per andare fino in fondo. Non dobbiamo avere paura di quell'uomo. Non ha un briciolo di vigore. Di forza. Si sarà sicuramente ammalato. Sarà ormai un ometto in punto di morte, impaurito, chiuso nel suo buio, che adesso si pente, già, ma è troppo tardi. Troppo tardi. Vuoi sapere perché pensa a te? Non pensa a te perché ti ama. O perché non ti ha mai dato amore. E tenerezza. E affetto. Non pensa a te perché si pente di averti delusa. Ma perché non sopporta l'idea che quanto gli appartiene non sia in suo possesso. Eppure ora, alla prova dei fatti, non osa. Teme per il suo cuore. Mi ascolti?

MIRA Ti ascolto.

SIBILLA

II tuo viso è cambiato.

MIRA Ah sì?

SIBILLA

II tuo viso è cambiato. Il tuo viso è cambiato. Vuoi vederlo davvero? Vuoi sentire il suo alito freddo sul tuo viso? E vuoi sentirti stringere fra le sue braccia?

MIRA

Non so. Non lo conosco.

SIBILLA

Se rispondi di no lo fai per me?

MIRA

Non lo faccio per te.

SIBILLA

Non devi rispondere no per me. Devi seguire il tuo cuore. Devi rispondere come ti ordina il tuo cuore. Si deve sempre seguire il proprio cuore. Non devi farlo per me.

MIRA va nella stanza di sinistra e chiude la porta. Nella stanza, MIRA prende un vestito e lo indossa, ma non riesce ad allacciarlo.

SIBILLA

Perché ho dovuto chiamare quattro volte? Cosa stavi facendo?

MARIA

Ero sepolta nella polvere e nella merda. La vostra polvere e la mia merda.

SIBILLA

Bene. Tuo padre ha portato una gallina? L'hai spennata?

MARIA

Sto tirando fuori le interiora.

SIBILLA

Bene. Perché sei venuta in città? Perché non sei rimasta a casa tua, alla fattoria, fra i fili d'erba, i

profumi e il calore degli animali?

MARIA

Non vengo da una fattoria.

SIBILLA

Tuo padre non alleva galline?

MARIA

Vende ferro vecchio. Le galline le tiene in soffitta.

SIBILLA

Perché hai lasciato il ferro vecchio?

MARIA

Per vedere il mondo.

SIBILLA L'hai visto?

MARIA Non lo so.

SIBILLA L'hai visto.

MARIA esce sulla destra. Prende un coltello e taglia la gallina morta. Si spegne la luce nella stanza di destra.

SIBILLA

Finalmente fa più caldo ora.

Si addormenta. Nella stanza di sinistra MIRA si è infilata il vestito ma non riesce ad allacciarlo da sola. Si guarda allo specchio. Poi va alla porta, ascolta. Un istante dopo apre piano la porta ed entra nella stanza al centro. MIRA attraversa la stanza in punta di piedi. Raggiunge la porta della stanza di destra. Bussa piano.

MIRA (sussurrando) Maria, Maria!

Ma nessuno risponde; apre adagio la porta. Improvvisamente si alza la luce nella stanza di destra. MARIA urla, geme, ha dolori violenti. MARIA corre verso di lei.

MARIA Aiutami. Tienimi.

MIRA

Cosa succede?!

MARIA

Sta per uscire. Il piccolo idiota sta per uscire. Perché non se ne sta dentro! Devi prenderlo!

Aiutami! Prendilo quando esce!

MIRA cerca di tenere le mani sotto le gambe di MARIA che continua a spingere. L'embrione cade fra le gambe di MARIA e MIRA cerca di afferrarlo come meglio può. Poi si blocca con l'embrione fra le mani. E' una gallina morta. MARIA ride. MIRA disgustata tiene la gallina fredda e morta fra le mani. Poi la getta via. E inizia a ridere.

MARIA

E' un cadavere. Un cadavere commestibile.

MARIA solleva la gallina.

MARIA

Mio padre pensa che tua madre è stata gentile ad avermi presa con sé. E la cosa mostruosa sai qual è? Lo penso anch'io, dopo tutto.

Tende la gallina verso MIRA. MIRA arretra. MARIA l'avvicina al suo viso.

MARIA

Hai paura? Non ti fa niente. Non può più fare niente. E' morta, non sente niente, invece noi possiamo ancora sentirla. Sentire com'è fredda e umida.

La preme sulla faccia di MIRA che cerca di schivarla. MARIA la tiene ferma e fa passare la gallina sulla sua faccia.

MARIA

Ti sei truccata! Hai le guance rosse. Le labbra rosse. Ti sei fatta bella.

MIRA

Mi hai rovinato la faccia.

MARIA

Ti eri fatta bella e io ti ho sporcato la faccia.

Getta via la gallina e aiuta MIRA ad alzarsi. MARIA cerca di pulire la faccia di MIRA, ma la imbratta ancor di più di trucco.

MIRA

Lo allacci per favore?

MARIA

E' quattro taglie in meno.

MIRA

E' così che dev'essere.

MARIA appoggia un piede sulla schiena di MIRA e stringe sempre più forte.

MARIA

Se stringo ancora più forte ti spezzo in due.

MIRA Più forte!

MARIA stringe più forte.

MARIA

Tua madre pensa che tu sia cambiata.

MIRA Ah sì?

MARIA II tuo viso.

Ridono.

MIRA

Perché hai fatto quella cosa con la gallina?

MARIA

Perché ho paura.

MIRA Di cosa?

MARIA Di questo.

Indica il suo ventre. MIRA posa una mano.

MIRA

Si muove. Prende a calci le mie mani.

Posa l'orecchio sul ventre di MARIA.

MIRA

Prende a calci il mio viso. Ehi com'è lì dentro?

MARIA

Più o meno come dentro alla gallina. E' solo più buio.

Raccoglie la gallina e la posa sul tavolo.

MARIA

Perché ti sei fatta bella?

MIRA

Hai visto i caseggiati che costruiscono qua davanti?

MARIA

Presto non entrerà un filo di luce nella mia stanza.

MIRA

Hai visto le luci là sopra?

MARIA

Ma non ci abita ancora nessuno.

MIRA

Comunque c'è luce. Una piccola luce che brilla.

MARIA

Non l'ho vista.

MIRA

Ti ricordi il ragazzo che ha portato la lettera di mio padre?

MARIA annuisce.

MIRA

E' lui quella piccola luce che brilla. Non raccontarlo alla mamma.

MARIA

Perché non deve saperlo?

MIRA

Lo prometti?

MARIA

Ma tu non lo hai visto. La signora gli ha proibito di entrare. Ha suonato e sono andata ad aprire e lui ha detto chi era e per conto di chi veniva e io sono tornata dalla signora e lei allora mi ha detto di dirgli che nessuno in questa casa desiderava parlare con lui o con chi lo mandava. Allora ha chiesto se poteva consegnare una lettera e io sono tornata dalla signora e lei ha detto sì, che poteva. Ma non è mai entrato. Tu non l'hai visto. Non puoi averlo visto.

MIRA

Lui mi ha vista. Mi ha vista qui dentro.

MARIA

E' stato qui?!

MIRA

I suoi occhi sì. Mio padre deve averlo costretto a scrivere la lettera sotto dettatura. E lui deve aver sentito di cosa ci ha minacciate se non facciamo quello che ha detto. Gli ha affidato la lettera da consegnarci la mattina dopo. Ma alla sera è stato qui. E' salito in cima al caseggiato e da lassù mi ha vista. Aveva una torcia con sé e mi mandava dei lampi, lo stavo alla finestra e guardavo brillare quella luce, poi l'ha diretta su di sé perché io lo vedessi. Ho preso il mio binocolo da teatro e l'ho puntato verso di lui.

MARIA

E che aspetto ha?

MIRA E' bello.

MARIA Bello come?

MIRA Bello.

MARIA Ma come?

MIRA

Ha dei bei lineamenti. Un sorriso dolce e melanconico. Occhi scuri - e brillano.

MARIA

Ha la barba?

MIRA

Barba? No. Un bel viso bianco pallido.

MARIA

Preferisco quelli che pungono.

MIRA

Poi ha indicato me.

MARIA

Oh santo cielo!

MIRA

Aveva un binocolo in mano e mi ha fatto un segno; allora ho abbassato il mio binocolo e lui mi ha guardata con il suo, io giravo su me stessa davanti alla finestra e così mi ha vista. Un secondo dopo si è spenta la luce. Si era consumata. Ma da allora ci siamo guardati altre volte.

MARIA

Ma non sai cosa vede.

MIRA

Si chiama Adam.

MARIA

L'hai incontrato?!

MIRA tira fuori dal vestito un foglio spiegazzato.

MARIA

Non è arrivata un'altra lettera in questa casa, lo ero lì di fianco a te, ho visto quando aprivi la

lettera e quando la signora chiedeva di leggerla prima di te.

MIRA

Ma quello che la signora non ha visto è il rovescio della busta.

MIRA stende il foglio. E' la busta.

MIRA

(legge) L'immagine lontana prende voce. Meravigliosa, lontana, irraggiungibile. Eia notte sembra finalmente aprirsi. Come se da qualche parte nel mondo esistesse la luce. E quella luce sei tu. Può il destino di un uomo cambiare per un fugace, lontano, intoccabile sguardo, un lampo? Rispondo io per te, perché ora lo so. Parlami, dai una voce a quell'immagine lontana. La lettera nella busta contiene un ultimatum, io dovrò tornare a prendere la risposta. Ma quella risposta non conta. Non significa nulla per noi. E' questa la vera lettera e la risposta che mi darai sarà la mia vita. Verrai via con me quando tornerò? Vorrai seguirmi per il mondo oppure credi che solo un pazzo, un ossessionato abbia potuto scrivere questa lettera?

MARIA

Ma tu non lo conosci!

MIRA

E tu, mi conosci?

Ripiega la lettera e fa per andarsene.

MARIA

Sì ma, che dirà la signora?

MIRA

Ho ventisette anni. Non credi che sia arrivato il momento che io esca di qui?

MARIA

Cosa farà la signora?

MIRA

Se ne starà lì seduta a gelare. Cos'è quella cosa lì sopra?

MARIA

(titubante) La gallina.

MIRA

La gallina non è ancora pronta e dobbiamo mangiarla a pranzo. Prendi il coltello, tagliala e falla arrosto.

Poi lascia la stanza. Si spegne la luce nella stanza di destra. MIRA attraversa in punta di piedi la stanza nel centro, dove SIBILLA è seduta in poltrona e dorme. Quando è giunta a metà della stanza, improvvisamente SIBILLA si sveglia un poco. MIRA si ferma e resta immobile. SIBILLA riprende a dormire. MIRA va nella stanza di sinistra. Si mette davanti allo specchio, gira intorno a sé. Poi improvvisamente nota qualcuno nella stanza dietro di sé.

MIRA

Da dove vieni? Come sei riuscito a entrare? Non riesco a vederti. Stai nell'ombra. Vieni, lascia che io prenda il tuo viso fra le mie mani. Il tuo viso è fra le mie mani. Il tuo bel viso delicato. La tua pelle è contro la mia, la sento. Ti bacio, amore mio. Ti bacio.

Scende la luce nella stanza di destra. Suona un campanello, il rumore è forte e spaventa. SIBILLA si sveglia.

SIBILLA

E' tornato il freddo. Sto gelando.

Suonano ancora alla porta.

SIBILLA Maria!

MARIA entra dalla stanza di destra.

SIBILLA

Hanno suonato, Maria.

MARIA

Aveva ragione, signora.

SIBILLA

Su cosa?

MARIA

Ha un segreto.

SIBILLA Chi?

MARIA

Mira. Si chiama Adam. Il ragazzo che ha portato la lettera. Vuole andarsene con lui.

SIBILLA

Non lo ha mai incontrato. Ho fatto di tutto proprio perché non si incontrassero.

MARIA

Si guardano dalle finestre.

SIBILLA Dalle finestre?

MARIA

Illuminano i loro visi con le torce e poi lui le ha scritto una lettera.

SIBILLA

Come l'ha ricevuta? Ho letto io quella lettera prima di dargliela. Sei stata tu? Hai tradito la mia fiducia? Gliel'hai portata tu?

MARIA

Lui aveva scritto all'interno della busta.

SIBILLA

II suo viso è come un libro aperto. Bene. Maria, vieni qui.

MARIA va verso di lei. SIBILLA la bacia.

SIBILLA Portalo qui.

MARIA si dirige verso la grande porta a due battenti sul fondo. Si sente aprire e poi richiudere la porta principale.

SIBILLA

E' lì fuori che scalpita. E' impaziente di entrare in quella vita che già si è immaginato. In tutti questi anni la sua esistenza si è mossa nel grigiore e ora finalmente vede un piccolo spiraglio di luce aprirgli la via. Porge a Maria il soprabito, il cappello e il suo stupido bastone e le sorride affabilmente, perché viene con le migliori intenzioni. Ora si guarda allo specchio, s'aggiusta un poco l'abito, si volta verso Maria e le sorride di nuovo per annunciare che è pronto ad entrare.

MARIA e DAVID entrano. DAVID ha la barba. MARIA va verso SIBILLA.

SIBILLA

Entri. I sentimenti che nutro per lei non hanno alcuna importanza. Né quelli che lei nutre per me.

Non importa se lei mi odia, se mi ignora, se mi scruta per capire le mie intenzioni. Lei, per me, non conta nulla. Lasciamo perdere se lei mi piace o se al contrario vorrei spararle un colpo. Non ha alcuna importanza cosa provo per lei e né quello che lei prova per me. Sono già oltre questo punto.

MARIA Signora? -

SIBILLA la blocca con un gesto della mano.

SIBILLA

Mi piacerebbe sorriderle o accoglierla con parole gentili o tutt'e due le cose, mi piacerebbe darle il benvenuto in questa casa. Ma non lo farò.

MARIA Signora!

SIBILLA la blocca di nuovo.

SIBILLA

II mondo per me è una grande macchina rumorosa che avanza senza scopo. Tutto quello che facciamo la mette in moto. Le parole affettuose, i sentimenti, i desideri, i dolorosi rimpianti. Tutto ciò non fa che metterla in moto. Sento il suo boato, sento gli ingranaggi che si incastrano. Sento tutti i suoi rumori e i suoi movimenti. Ma non si muove per me. Non si muove per nessuno. Non produce nulla.

MARIA Signora!

SIBILLA

Vai a preparare l'animale!

MARIA esce sulla destra.

SIBILLA

Ora lei è venuto per dare nuova energia alla macchina. Per darle nuova vita. E per fare felice chi? Lei stesso? Oppure Mira? Ora potete sognare. Ora potete provare desideri. Basterà un pensiero da niente a farvi decidere di andare via. Un gesto della mano e siete già dall'altra parte del mondo. Non avete bisogno di restare qui. Non siete condannati a restare qui. Viaggiate leggeri. La vostra vita è una piccola valigia, solo cose essenziali. Non c'è motivo d'avere bagagli pesanti.

DAVID

lo non sono -

SIBILLA

50 chi è lei. So chi è lei e chi pretende di essere. Lei è scoperto. Vogliamo smettere di giocare? Lei si chiama Adam. Lei dice di essere qui per riportare la risposta all'avvocato Isbrandt. Il padre di mia figlia. La risposta è la stessa per tutti e due. E' no. Lui non la vedrà.

Si alza la luce nella stanza di sinistra. MIRA è davanti allo specchio.

SIBILLA

Lei non vuole vederlo. Non vuole avere niente a che fare con lui. Non è affar suo se lui sente di avere i giorni contati. Se ora si pente. Non ha nulla a che fare con lei. Questo risponde alla sua lettera e alla ragione per cui lei dice di essere venuto. E ora veniamo al vero motivo per cui lei si trova qui. Quello che l'ha spinta a venire in questa casa. La busta, nella quale lei ha scritto. Posso dirle una cosa? Se avesse avuto coraggio. Volontà. Forza. Se avesse creduto veramente di amarla fino a sacrificare tutto, avrebbe scritto sul lato esterno della busta. Non all'interno. Avrebbe urlato perché tutti sentissero quanto lei la ama. Avrebbe tagliato tutti i ponti, avrebbe lasciato il vuoto dietro di sé. Non si sarebbe comportato come un piccolo scoiattolo impaurito nascosto in cima agli alberi dove nessuno può raggiungerla. Non avrebbe paura di me.

DAVID

lo non ho scritto nulla all'interno della busta.

SIBILLA Maria!

Sale la luce nella stanza di destra. MARIA è lì in piedi e ha dolori al ventre. Poi si sposta nella stanza al centro.

SIBILLA

Questo ragazzo non ha forse scritto all'interno della busta?

DAVID

Non sono io quel ragazzo.

MARIA

Ho cercato di dirglielo.

SIBILLA

Se lei non è quel ragazzo, allora chi è?

DAVID

Mi chiamo David Klein. Sono il fratello di Adam. Sono venuto al suo posto.

SIBILLA

Sono stata qui a parlare con un altro.

MARIA

lo però l'ho detto. L'altro non ha la barba.

DAVID

Anch'io lavoro per l'avvocato. Sono venuto solo per conoscere la risposta.

SIBILLA

Mi ripete il suo nome?

DAVID David Klein.

SIBILLA

Cosa penserà ora di me signor Klein. Dovremmo avere un'opinione migliore degli altri, Maria.

Conosce la risposta, signor Klein. Ora torni pure a riferirla.

DAVID

L'avvocato ha insistito perché io ascolti la risposta dalle labbra di Mira. Mi ha chiesto di guardare il suo viso mentre la pronuncia e poi descriverglielo.

SIBILLA

E' così incattivito che non si fida nemmeno di sua figlia. Vai a chiamarla Maria. E poi lasciateci vivere in pace.

MARIA va verso la porta di sinistra e bussa. MIRA esce. Lo vede.

MIRA

Ma non è lui...

SIBILLA

Chieda pure a lei, Klein.

DAVID va verso MIRA che è vicino alla porta principale sul fondo.

DAVID

Porto i saluti di Adam, gli dispiace di non esser potuto venire. Ha avuto un incidente alle gambe, ma è cosciente. Sono qui al posto suo. Sono venuto per conoscere la risposta direttamente da te. Il fatto è che tornando da casa vostra è stato investito da un tram.

MIRA ha un sussulto. DAVID allunga timidamente la mano verso di lei tentando di consolarla con un gesto.

SIBILLA

E' tutto il giorno che mi sento addosso il profumo di margheritine. Non riesco a liberarmene. Mi perseguita. Sempre le margheritine ed era veramente strano perché non c'erano margheritine in giardino. Le margheritine erano un'erba cattiva e quello era un giardino ben curato con i roseti e le macchie lillà di rododendri e i bianchi ciliegi in fiore.

MIRA corre da SIBILLA, si ferma davanti a lei, esita, poi d'improvviso corre verso la porta a vetri e con un gesto deciso, violento e potente scaglia le mani contro i vetri.

BUIO


Secondo quadro

La luce illumina solo la stanza di destra. MARIA ha messo sul tavolo una bottiglia e un bicchiere. Riempie un bicchiere e beve. Poi ne riempie un altro. Beve. Si arrampica con grande difficoltà sopra al tavolo della cucina. Poi salta sul pavimento. Cade sul pavimento dove continua a saltare. Accanita. Poi si arrampica ancora sopra al tavolo e ripete l'azione. Beve ancora un bicchiere e si arrampica un'altra volta sul tavolo.

Dalla stanza di sinistra si sente il rumore di qualcuno che prende a calci la porta. Ma la luce non sale. Anche MARIA sente il rumore ora. Con fatica scende piano dal tavolo. Va nella stanza al centro dove si alza la luce. SIBILLA è seduta in poltrona e dorme profondamente. MARIA attraversa la stanza e si dirige verso la porta della stanza di sinistra. Apre la porta.

MIRA esce dalla stanza. Ha le mani fasciate da vistose bende. MARIA si ritrae spaventata. Ha paura. MIRA continua a camminare. Cammina nel sonno. Si dirige direttamente verso Maria che si scosta rapidamente. MIRA va verso la porta di destra. MARIA correndo la anticipa e le apre la porta. Mira resta nella stanza di destra solo un attimo. Poi si gira ed esce di nuovo dalla stanza. E' nella stanza al centro e si dirige verso la porta sul fondo. MARIA corre per aprirle la porta. MIRA scompare fuori e MARIA la segue. Da fuori si sente il fracasso di oggetti che cadono a terra. Poi si vede ricomparire MIRA. Va verso SIBILLA. MARIA entra nella stanza al centro. In mano tiene un ombrello chiuso.

MARIA

Devo aprirlo? Mi stai dicendo questo?

MARIA lotta con l'ombrello e alla fine lo apre. MIRA si inginocchia davanti a SIBILLA, posa la testa sulle sue gambe. SIBILLA non si sveglia.

MARIA

Adesso resta dove sei.

MARIA richiude l'ombrello e esce dalla porta sul fondo. SIBILLA muovendosi nel sonno spinge via MIRA e MIRA si alza. Va nella stanza di sinistra e scompare al suo interno. MARIA entra dalla porta sul fondo. Va verso la porta di sinistra e guarda dentro. Poi chiude la porta.

MARIA

Fra poco si sveglia e dice che ha freddo.

MARIA guarda SIBILLA. SIBILLA si sveglia lentamente. Non vede MARIA.

SIBILLA

Ho freddo. Come mai fa così freddo qui se il fuoco è acceso? Maria!

MARIA

LA SIGNORA HA CHIAMATO!

SIBILLA sobbalza.

MARIA

II fuoco è acceso.

SIBILLA

Come mai fa così freddo se il fuoco è acceso?

MARIA

lo l'ho acceso.

SIBILLA

Riaccendilo!

MARIA

Prima Mira si è alzata.

SIBILLA Si è alzata?

MARIA

Camminava nel sonno.

SIBILLA

Le hai parlato?

MARIA

Non si deve svegliare un sonnambulo.

SIBILLA Vai a vedere.

MARIA va verso la stanza di sinistra e apre piano la porta.

SIBILLA Cosa fa?

MARIA Dorme.

SIBILLA Cosa faceva?

MARIA Dormiva.

SIBILLA

No prima. Quando camminava nel sonno. Non ha fatto niente?

MARIA No.

MARIA chiude la porta. Va verso la stufa.

SIBILLA

C'è uno strano profumo dolciastro. Lo senti?

MARIA No.

SIBILLA

Fammi sentire il tuo alito.

MARIA le fa sentire il suo alito.

SIBILLA

No non sei tu.

MARIA va verso la stufa e armeggia.

SIBILLA

Non so perché tutto sia successo in quel giardino. Perché eravamo sempre in quel giardino circondato dagli alti pini nascondini e i bianchi ciliegi in fiore e le macchie lillà di rododendri e il profumo di margheritine. Non lo capisco. Per una ragione o per l'altra tutto doveva accadere in quel giardino. Avevamo un nostro codice. Un lampo di torcia significava ti amo. Lampo. Due lampi non posso venire. Lampo. Lampo. Una serie di piccoli lampi... lampo, lampo, lampo, lampo! incontriamoci in giardino. Ma chissà perché non ci incontravamo sulla spiaggia oppure giù sulla strada verso casa. Non lo so. Tutto è accaduto in quel giardino avvolto dal profumo di margheritine ed era sera. Se sarà una bambina la chiamerai Margherita? Maria?

MARIA Sì.

SIBILLA

Se sarà una bambina la chiamerai Margherita.

MARIA

II fuoco è al massimo ora.

SIBILLA

Continuo ad aver freddo. Dove te ne andrai quando avrai partorito?

MARIA

Non ho nessun posto dove andare.

SIBILLA

Tornerai a casa tua?

MARIA

Non posso tornare a casa.

SIBILLA

Tuo padre sarà di certo felice se torni da lui portando dei soldi ogni mese.

MARIA

Si riusciva a vedere la casa da dietro i pini nascondini?

SIBILLA

Grazie per avermi detto della lettera e di quel ragazzo. Quando nascerà il bambino ti aiuterò a comprare il biglietto per tornare a casa.

MARIA

Si riusciva a vedere la casa da dietro i pini nascondini?

SIBILLA

Oh sì. Certo che si vedeva. Li guardavo dalle finestre. La loro vita silenziosa. Il padre si aggirava all'interno della stanza. Accendeva un sigaro, aggiustava i cuscini della poltrona, allungava la mano per prendere il libro che stava leggendo. La bibbia senza dubbio. La madre con il suo solito ricamo e il viso inclinato che sognava di un'altra vita in abito bianco. E di sopra le sorelle si rincorrevano sulle scale, giocavano a prendersi. Bambine già adulte. E vedevo anche lui. Aspettavo giù fra gli alberi e lo vedevo entrare nella stanza, sua madre porgeva il viso verso il bacio del figlio, il padre senza alzare lo sguardo faceva cenno con la mano che aveva il permesso di andare. E un istante dopo lui era lì davanti a me e mi abbracciava e voleva baciarmi ed era sincero. Io lo respingevo. Avevo messo il mio cuore ferito nelle sue mani. Lo sai cos'è il freddo?

MARIA

Mi sembra che faccia davvero caldo ora.

SIBILLA

E' quel muco freddo che ti esce fuori, che ti si appiccica e lo strappi via solo a colpi di pinzette. Non lo sapevi. Ma adesso lo sai. Adesso sai cos'è il freddo.

MARIA

Proverò a ricordarmelo.

SIBILLA

Mira si prepara al suo ingresso nel mondo. Finora lei è stata quasi solo un pensiero. Ma io la

sento. Sento che è là. Che si prepara ad andarsene. Un esserino che lotta nel buio per uscire alla

luce.

MARIA si volta verso di lei, attenta.

SIBILLA

Quanto era caro e quanto ragionevole. Il suo incubo peggiore era divenuto realtà. Naturalmente avremmo dovuto sbarazzarci del bambino. Di Mira. Non dovevamo distruggere l'incantesimo che c'era fra noi. L'incantesimo fra noi. I nostri bagagli dovevano restare leggeri. Dovevamo sbarazzarci nel nostro amore concreto.

MARIA

Meglio di così non riesco a fare con il fuoco.

Siede sul pavimento davanti alla stufa.

SIBILLA

Ti ho mai parlato delle possibilità?

MARIA Non ancora.

SIBILLA

C'erano due possibilità. O farlo sparire. Oppure lasciare che venisse al mondo e darlo a qualcuno che abitasse lontano da lì, un pescatore o un contadino o chiunque avesse bisogno di molti bambini per il lavoro nei campi o per vuotare le reti. Quanto era caro e quanto ragionevole. Ho giurato che non l'avrei visto mai più, che non avrei accettato mai nulla da lui, che lei non avrebbe mai avuto a che fare con lui, che non avrei aperto la mia porta a lui né a nessun altro. Si ama una volta sola, talvolta è l'ultima, altre volte la prima. Ti ho raccontato dell'inverno?

MARIA

Non c'era più nulla.

Si alza la luce nella stanza di sinistra. Le tende sono aperte. MIRA è seduta sul letto, si alza e cerca di fare qualche passo sul pavimento. Sente un dolore ai piedi. Si siede sul letto e guarda il suo piede.

SIBILLA

Non c'era più nulla. Molti anni dopo portai Mira con me a vedere il giardino e le nostre due case, volevo mostrarle il luogo dove era stata concepita. Era inverno e tutto era bianco e nero e cambiato. Non riuscivo a trovare il punto esatto. L'ho ricostruito solo grazie alla casa di fronte che era ancora in piedi. La nostra casa e la loro casa e i pini nascondini e i bianchi ciliegi in fiore e il profumo di margheritine, tutto era svanito. C'era solo un grande campo bianco circondato da cespugli neri. Un ricco signore si era comprato tutto e l'aveva raso al suolo perché non voleva avere vicini di casa.

Nella stanza di sinistra MIRA si alza e cerca inutilmente di aprile la porta, da calci dall'interno.

SIBILLA

Cammina nel sonno o è sveglia?

MARIA apre la porta.

MIRA

Ho una spina nel piede. Come mai ho una spina nel piede? Ieri non avevo niente. Me la togli,

Maria?

MARIA si china e esamina il piede.

MIRA Fai piano.

MARIA toglie la spina.

MIRA

Aiutami con il vestito, Maria!

SIBILLA

Perché ti sei alzata? Sei malata. Ti sei tagliata le mani e il dottore ha detto che devi stare a riposo fino a quando le ferite sono guarite.

MIRA

Lui viene oggi. Oggi viene a prendermi e tu non puoi impedirmi di andare con lui. Non puoi

impedirgli di entrare. Aiutami con il vestito, Maria.

SIBILLA

L'hanno già dimesso?

MIRA

Non era tanto grave. David ha detto che le ferite erano superficiali.

SIBILLA

Ferite superficiali. Capisco. Ha detto lui che verrà oggi?

MIRA No.

SIBILLA

Ti ha forse scritto ancora?

MIRA

E' il mio cuore a dirlo. Devo spiegarti cos'è un cuore? Un cuore è una macchina che pulsa amore in tutto il corpo di coloro che si amano. Vieni, Maria!

MIRA e MARIA entrano nella stanza di sinistra, dove MARIA aiuta MIRA ad allacciare il vestito.

SIBILLA

Chiede a Maria di allacciare il vestito ben stretto. Più stretto, più stretto, le dice. E lei spinge in fuori i seni perché sembrino due mele appetitose. E poi si truccherà la faccia. Per farla scomparire agli occhi del mondo. La vita è così semplice se non la si complica.

MIRA Più stretto.

MARIA stringe appoggiando un piede sulla schiena di Mira.

MIRA Puzzi.

Si volta verso MARIA.

MIRA Hai bevuto.

MARIA No

MIRA Hai pianto

MARIA No

MIRA

Hai pianto. Lo vedo. Hai pianto. Perché hai pianto?

MARIA

Se n'è andato.

MARIA

Chi se n'è andato?

MARIA Lui.

Indica il suo ventre.

MIRA

Come si chiama?

MARIA Non lo so.

MIRA Dove abita?

MARIA

Non so niente di lui. Aveva promesso di aiutarmi. Ogni mese mi avrebbe mandato dei soldi per aiutarmi. E adesso è scomparso.

MIRA

Dove lo avevi incontrato?

MARIA Non lo so.

MIRA

Eri ubriaca.

MARIA

Ma io me lo ricordo che mi aveva promesso di mandarmi i soldi ogni mese. Mi aveva promesso che se fosse successo qualcosa lui mi avrebbe aiutato.

MIRA

Ancora più stretto.

MARIA stringe più forte. SIBILLA è rimasta seduta nella stanza al centro.

SIBILLA

Mira? Tu non lo hai incontrato. L'hai visto da lontano. Ti ha scritto una lettera. Cosa ha scritto nella lettera? Non me l'hai fatta vedere. Non vuoi mostrarmela. Bene. D'accordo. Rispetto il diritto a una vita tua. Non mi resta che indovinare. Ti scrive che ti ama. Ti scrive che la sua vita non ha più senso. Che ogni secondo che passa senza di te non ha alcun senso. Sei nei suoi pensieri giorno e notte. Mi ascolti?

Nessuno risponde.

SIBILLA

Bene. Segui ora questo pensiero Nessuno ti trattiene, immagina sia così. Puoi aprire la porta e andare. Hai le mani libere. Vedi una strada davanti a te e la segui, ti incammini. Immagina. Tutto il mondo si apre solo per te, puoi scegliere chi vuoi. Quello che vuoi. Tutto e tutti sono lì in fila ad aspettare che tu scelga. E tu puoi scegliere chi desideri e non ne desideri poi molti dato che hai già scelto, hai scelto lui fra tutti gli altri. Poi il mondo si richiude. Cala il buio. E tutto quello che proverai, nausea, dolore, noia e tutte le lacrime che verserai non serviranno a nulla, non avranno senso, perché non ci sarà altro da desiderare. Vuoi veramente vivere così?

MIRA ha finito di vestirsi.

MARIA Sei bella.

MIRA esce.

SIBILLA

Non è l'amore che segui. Non c'è abbastanza dolore. Abbastanza sangue. Abbastanza violenza. Abbastanza buio. Sono solo infatuazioni. Sogni ad occhi aperti con qualche abito addosso. Noia. Una piccola distrazione dalla condizione del vivere. Ma non c'è un motivo. Conosco l'amore. Non è un uomo con una torcia in mano in un caseggiato mezzo in costruzione che scrive all'interno delle buste. Se quel ragazzo venisse davvero. Cosa che dubito. Lo accoglierei con gentilezza. Lo farei sedere e gli parlerei del mondo. E poi lo manderei via. Non resterei con le mani in mano a vedere una vita andare a pezzi.

MIRA

Adam non si chiama Isbrandt e non è mio padre. Crepa nel tuo odio.

Suonano alla porta.

MARIA E' lui.

SIBILLA

Torna nella tua stanza. Maria, chiudi a chiave la porta.

MIRA corre verso SIBILLA e si siede sopra di lei. SIBILLA si dibatte.

MIRA

Fallo entrare!

SIBILLA Resta qui.

MIRA

Fallo entrare! FALLO ENTRARE!!! -

SIBILLA cerca di dire qualcosa, ma MIRA riesce a impedirglielo.

SIBILLA

Mira? Tu non lo hai incontrato. L'hai visto da lontano. Ti ha scritto una lettera. Cosa ha scritto nella lettera? Non me l'hai fatta vedere. Non vuoi mostrarmela. Bene. D'accordo. Rispetto il diritto a una vita tua. Non mi resta che indovinare. Ti scrive che ti ama. Ti scrive che la sua vita non ha più senso. Che ogni secondo che passa senza di te non ha alcun senso. Sei nei suoi pensieri giorno e notte. Mi ascolti?

Nessuno risponde.

SIBILLA

Bene. Segui ora questo pensiero Nessuno ti trattiene, immagina sia così. Puoi aprire la porta e andare. Hai le mani libere. Vedi una strada davanti a te e la segui, ti incammini. Immagina. Tutto il mondo si apre solo per te, puoi scegliere chi vuoi. Quello che vuoi. Tutto e tutti sono lì in fila ad aspettare che tu scelga. E tu puoi scegliere chi desideri e non ne desideri poi molti dato che hai già scelto, hai scelto lui fra tutti gli altri. Poi il mondo si richiude. Cala il buio. E tutto quello che proverai, nausea, dolore, noia e tutte le lacrime che verserai non serviranno a nulla, non avranno senso, perché non ci sarà altro da desiderare. Vuoi veramente vivere così?

MIRA ha finito di vestirsi.

MARIA Sei bella.

MIRA esce.

SIBILLA

Non è l'amore che segui. Non c'è abbastanza dolore. Abbastanza sangue. Abbastanza violenza. Abbastanza buio. Sono solo infatuazioni. Sogni ad occhi aperti con qualche abito addosso. Noia. Una piccola distrazione dalla condizione del vivere. Ma non c'è un motivo. Conosco l'amore. Non è un uomo con una torcia in mano in un caseggiato mezzo in costruzione che scrive all'interno delle buste. Se quel ragazzo venisse davvero. Cosa che dubito. Lo accoglierei con gentilezza. Lo farei sedere e gli parlerei del mondo. E poi lo manderei via. Non resterei con le mani in mano a vedere una vita andare a pezzi.

MIRA

Adam non si chiama Isbrandt e non è mio padre. Crepa nel tuo odio.

Suonano alla porta.

MARIA E' lui.

SIBILLA

Torna nella tua stanza. Maria, chiudi a chiave la porta.

MIRA corre verso SIBILLA e si siede sopra di lei. SIBILLA si dibatte.

MIRA

Fallo entrare!

SIBILLA Resta qui.

MIRA

Fallo entrare! FALLO ENTRARE!!! -

SIBILLA cerca di dire qualcosa, ma MIRA riesce a impedirglielo.

SIBILLA

Dove ha nascosto la lettera? Visto che ormai conosco il giochetto della busta, avrà cambiato

metodo. E' per quello che ci ha messo così tanto di là, nell'ingresso? Ha dato la lettera di Adam a Maria?

MARIA esce dalla stanza di sinistra. SIBILLA cerca inutilmente di alzarsi.

SIBILLA

Aiutami ad alzarmi Maria. Sono rimasta seduta troppo tempo.

MARIA la aiuta ad alzarsi. Ed è la prima volta che vediamo SIBILLA in piedi. SIBILLA entra nella stanza di sinistra. MIRA è seduta davanti allo specchio.

SIBILLA Alzati.

MIRA si alza. SIBILLA ispeziona il suo vestito alla ricerca della lettera. Poi va verso il mobiletto da toilette, apre i cassetti. E il letto, alza il piumino, i cuscini e le lenzuola e ispeziona tutto poi controlla sotto il materasso e sotto il letto. Ma non trova niente.

SIBILLA

Dov'è la sua lettera?

MIRA

Non c'è nessuna lettera.

SIBILLA ritorna nella stanza al centro.

SIBILLA

L'ha nascosta addosso. Maria, controlla le tasche. Controlla le tasche!

MARIA esitando un poco controlla le sue tasche.

MARIA Sono vuote.

SIBILLA

Controlla ancora. Deve esserci.

MARIA ispeziona DAVID da capo a piedi.

MARIA

Non c'è niente.

SIBILLA

La lettera ce l'ha lui. Ce l'ha addosso.

DAVID

Non c'è nessuna lettera. Vengo a mani vuote. Sono qui per sentire dalla voce di Mira la risposta da dare all'avvocato. Non l'ho mai sentita direttamente da lei. Vuole che l'aiuti a tornare alla poltrona?

Prende la sua mano e la aiuta a sostenersi mentre lei si risiede in poltrona.

SIBILLA

Viene soltanto per conto suo?

DAVID le mostra le mani vuote.

SIBILLA

Deve perdonarmi. Cerco di tenere lontano il dolore e la tristezza e il buio. Amo mia figlia. E' l'unica persona che amo. Capisce?

DAVID

La capisco. Non pensi male di me. Non vengo per conto di nessun altro.

SIBILLA

La manda l'avvocato?

DAVID

Mi manda l'avvocato.

SIBILLA

Possiamo offrirle qualcosa Signor Klein?

MARIA

Non abbiamo niente.

MARIA entra nella stanza di destra.

SIBILLA

Mi dica un po'. Lo vede tutti i giorni? Dove abita? Mobili pesanti. Non è vero? Grandi mobili pesanti di legno scuro. Nessuna decorazione. Rigore. Gelo. Il suo stesso gelo. Ha arredato la sua casa con il suo stesso gelo. Le sedie sono dure. Non è vero? Non sono imbottite. Forse ha solo una sedia per sé. Gli altri devono stare in piedi. Una sedia alta così può guardare gli altri quando parlano anche se stanno in piedi. E' diventato piccolo. Non è mai stato molto alto. Ma ora è diventato piccolo. Si è ristretto. Gli occhi sono sprofondati. E' cieco? Riesce a vedere oppure è lei a vedere per lui? E non si sentono mai rumori provenire dalla sua stanza. Lei sta fuori dalla sua porta e si immagina quello che sta facendo. Non si lascia mai sfuggire il minimo rumore. C'è sempre silenzio intorno a lui. Come se non si muovesse.

Allunga una mano verso di lui che la prende.

SIBILLA

Anche lei ha freddo? lo ho sempre freddo anche se il fuoco è acceso. Grazie per aver parlato con me. Entri pure e ascolti la risposta dalle sue stesse labbra.

DAVID va verso la porta di sinistra. Si ferma davanti, vuole bussare. Esita.

SIBILLA

Entri. La porta è aperta.

DAVID apre la porta. Nella stanza MIRA ha le spalle voltate e guarda fuori dalla finestra. DAVID entra.

SIBILLA

Chiuda la porta, fa freddo.

DAVID chiude la porta.

MIRA Dov'è Adam?

DAVID Adam?

MIRA Dov'è Adam?

DAVID

In ospedale.

MIRA

Perché non è venuto?

DAVID

Le ferite devono rimarginare. Deve restare a riposo. Deve restare a letto. Non può muoversi. Non ancora. Non deve muoversi.

MIRA

Erano ferite superficiali.

DAVID

Che comunque devono guarire.

DAVID avanza di qualche passo.

DAVID

Non sono qui per sentire la risposta. Tuo padre ha capito. Non credo dobbiate temere nulla da lui. Non credo che distruggerà la casa. Tutto sommato, l'avvocato è una brava persona.

MIRA

Dammi la lettera.

DAVID

Non ho nessuna lettera.

MIRA

Maria ha detto che avevi una sua lettera.

MIRA si butta sul letto.

DAVID

Ti ho già vista. Non intendo l'altro giorno. Ti ho vista prima. Tempo prima. Tu non mi hai visto. Non sapevo nemmeno che fossi tu, fino a quando non ti ho rivista. Eri insieme a tua madre. Tutto era coperto di neve. Dov'era? Ricordo solo la neve e gli alberi alti e voi che camminavate lì in mezzo. Poi vi siete fermate davanti a uno campo aperto e siete rimaste lì a guardare a lungo. Tua madre ha chinato il capo sopra al tuo per confidarti qualcosa. Tu ascoltavi con attenzione. Cosa ti diceva?

MIRA

Non ricordo.

DAVID

lo dov'ero? In una di quelle case, credo. Sì, mi trovavo proprio in una di quelle case. Eri molto bella avvolta da tutto quel bianco. Era come se voi foste immobili e fossero gli alberi a girare intorno a voi.

MIRA

Sono tornati?

DAVID Tornati?

MIRA Gli alberi.

Pausa.

DAVID

Ho detto ad Adam che il vostro trucco della busta era stato scoperto. Non ha osato darmi una lettera per paura che lei la trovasse e la distruggesse prima che tu la vedessi. Ma l'amore supera tutto. Non è vero? L'amore supera tutto. Ho una lettera. La porto dentro di me.

MIRA si volta verso di lui.

DAVID

L'ho imparata a memoria così nessuno può trovarla.

MIRA Di Adam?

DAVID si mette davanti alla finestra, ha spalle voltate contro di lei.

DAVID

Sei nei miei pensieri giorno e notte. Sei in tutte le cose. Sento che quello che ho fatto finora non ha nessun senso. Ho svolto i miei doveri. Doveri grigi. Trascinandomi nei giorni. Lavoro per tuo padre, ma questo lo sai. Gli devo molto. Mi ha dato molto. Un'istruzione. Se tu gli dirai di no sarò io a ereditare tutto. Ma sappi che se si opporrà a noi, io lo lascerò. Gli sarebbe insopportabile guardare il mio viso sapendo che le tue mani lo hanno accarezzato. Ma io so anche che davanti all'amore che provo per te tutto il resto perde importanza. Nient'altro ha senso.

Pausa.

DAVID

Ma io so anche che davanti all'amore...

Pausa. Durante la scena che segue MARIA è nella stanza di destra, beve, si arrampica con difficoltà sopra al tavolo e salta sul pavimento.

DAVID

Sento di essere venuto al mondo solo ora. Sento di non aver mai vissuto. Di non essere mai stato qui, ma solo ora, per la prima volta, io entro nel mondo. Perché al mondo ci sei tu. Se penso a com'ero prima di incontrare te, se penso alle cose che ho fatto, alle azioni che ho compiute, sento di non essere mai stato dentro alle cose. Ma fuori da tutto. O forse non esistevo affatto... lo sono...

MARIA si butta giù di nuovo dal tavolo.

DAVID

lo sono... rinchiuso in una piccola stanza. Mi sento rinchiuso in una piccola stanza. Mi capisci? Una piccola stanza dove ero felice prima. Ora i muri crollano. Le porte scardinate. Le finestre in frantumi. E l'aria fluisce. E la luce fluisce.

MARIA si butta giù dal tavolo.

DAVID

Sono qui a letto e mi chiedo cosa stai facendo? Guardi le nostre finestre? Le vedi buie e sogni che si illuminino? Sono nella stanza con te. Sono lì ora.

Pausa.

DAVID

Sono lì ora... Sono lì ora. Scusa. Non ce la faccio.

MIRA

(assolutamente immobile) Continua.

DAVID

Sono lì ora. E' completamente buio nelle altre stanze. Dormono. Ma tu sei sveglia. Ascolti i rumori. Salgo piano le scale. Apro piano la porta ed entro, la richiudo alle mie spalle. Avanzo misurando il pavimento. Ci sono punti dove scricchiola? Ci sono sempre punti dove scricchiola. Soppeso i miei passi perché non scricchioli. Poi raggiungo la tua stanza. Mira, sussurro.

Pausa.

DAVID Mira?

DAVID si volta lentamente verso MIRA. MIRA è distesa sul letto, si gira su di sé. Non lo vede. DAVID si volta di nuovo.

DAVID

Mira? E ti sento, senza che tu dica nulla, e vengo da te. Mi stai aspettando. Sei nuda e io sono nudo e siamo lì accanto corpo contro corpo, pelle contro pelle. E tu ti apri a me. Veniamo al mondo insieme.

Pausa. DAVID abbassa il capo. MIRA resta immobile.

DAVID

Devo imparare anche la tua risposta?

MIRA si solleva lentamente, come se si fosse svegliata. Poi si alza dal letto. Va verso DAVID e lo porta a sedersi sul letto. DAVID si siede.

MIRA Copriti il viso.

DAVID prende il lenzuolo e si copre il viso.

MIRA

Sono io amore mio. Ti parlo. Sono Mira. Ti parlo. Per la prima volta senti le mie parole.

Mia piccola luce che brilla nell'oscurità. Perché non dici nulla?

Pausa.

MIRA

Devi ripetere dopo di me. Sono io amore mio -

DAVID

Sono io amore mio -

MIRA

Ti parlo. Sono Mira. Ti parlo.

DAVID

Ti parlo. Sono Mira. Ti parlo.

MIRA

Per la prima volta senti le mie parole. Mia piccola luce che brilla nell'oscurità.

DAVID

Per la prima volta senti le mie parole. Mia piccola luce che brilla nell'oscurità.

MIRA

Le tue parole sono le mie parole, lo sono in te come tu sei in me.

DAVID

Le mie parole sono le tue parole.

MIRA

Le tue parole sono le mie parole.

DAVID

Le tue parole sono le mie. lo sono in te come tu sei in me.

MIRA

Mi apro e migliaia di piccole luci brillanti fluiscono dal mio corpo. Vieni a me, amore mio. Sollevami. Portami con te. Sono qui al freddo e mi spengo poco a poco. Sto scomparendo perché non mi tieni fra le tue braccia. Solo il desiderio di te mi tiene ancora qui.

DAVID

Mi apro e migliaia di piccole luci che brillano fluiscono dal mio corpo. Vieni a me, amore mio. Sollevami. Portami con te. Sono qui al freddo e mi spengo poco a poco. Sto scomparendo perché non mi tieni fra le tue braccia. Solo il desiderio di te mi tiene ancora qui.

Pausa.

MIRA

Puoi uscire ora. Ti ricordi tutto? Perché non esci?

DAVID

Non è Adam che ti parla. Non era Adam che ti parlava prima. Sono io che ti parlo.

Si toglie il lenzuolo.

DAVID

Non avevo messaggi da parte di nessuno. Non ho imparato nessuna lettera a memoria. Sono venuto con il mio amore.

MIRA lo guarda esterrefatta.

DAVID

Metto il mio cuore ferito nelle tue mani.

Lei ride. Lui le si avvicina.

DAVID

Perché il mio amore non vale quanto il suo?

MIRA

Perché è lui che amo.

DAVID

Perché il mio amore non vale quanto il suo?

MIRA

Perché non ti amo.

DAVID

Perché non mi ami?

MIRA

Perché hai la barba.

DAVID la afferra, cerca di baciarla, lei si dibatte come può per via delle fasciature che la impacciano. Poi lui la lascia andare. MIRA va allo specchio.

MIRA

Guarda ora il mio viso sanguina. Te l'avevo detto. Perché tu hai la barba.

DAVID

Devo andarmene?

MIRA

Voglio che ripeti la lettera. Voglio sentire se ti ricordi la mia lettera.

Per un istante DAVID resta immobile, poi la solleva dalla sedia, cerca di baciarla, di accarezzarla, di farla stendere sul letto. Tiene una mano sulla sua bocca.

DAVID

Ascoltami! Tu devi amare me. Ci sono solo io. Ascoltami! Sono l'unico rimasto. Adam non c'è più. Adam è morto questa notte.

Per un attimo tutto resta in silenzio. Poi MIRA inizia a colpire se stessa violentemente con le braccia. Ma DAVID la tiene ferma e tiene una mano sulla sua bocca.

MARIA entra nella stanza al centro. SIBILLA è seduta in poltrona e dorme. Si sveglia quando entra MARIA.

MARIA

La signora ha chiamato?

SIBILLA No.

MARIA

Mi sembrava di aver sentito chiamare.

SIBILLA

Nessuno ha chiamato.

MIRA continua a colpirsi violentemente con le braccia.

BUIO.


Terzo quadro

La luce è accesa solo nella stanza al centro. Non c'è nessuno. Dal fondo si sente chiudere pesantemente la porta principale. Un attimo dopo entra SIBILLA. Resta in piedi vicino alla porta.

SIBILLA Maria

Si alza la luce nella stanza di destra. MARIA sta pulendo una gallina. Ha in mano un grosso coltello. Posa il coltello ed entra nella stanza al centro.

MARIA

La signora ha chiamato. E' andato via il dottore?

SIBILLA

Non capisce che cos'ha. Vuole ricoverarla. Verrà un'ambulanza a prenderla. Non capisce che cos'ha.

MARIA

La signora piange.

MARIA cerca di consolarla con un gesto timido. SIBILLA la prende fra le braccia, la stringe a sé.

SIBILLA Sta morendo.

MARIA Non morirà.

SIBILLA

Gli ho chiesto se era qualcosa di grave. E lui ha risposto di no, che devono solo fare delle analisi. Ma lo vedevo che mentiva. Lo vedevo dai suoi occhi.

MARIA

La signora ha freddo.

SIBILLA (lontana) No.

MARIA

Non devo accendere il fuoco?

SIBILLA No.

MARIA

Mio padre ha portato una gallina. Sto tirando fuori le interiora.

SIBILLA Posso vederla?

MARIA

E' una bella gallina. Carne asciutta. Poco grasso.

SIBILLA Posso vederla?

MARIA

Cosa vuoi vedere la signora?

SIBILLA va verso la stanza di destra ed entra. MARIA la segue.

SIBILLA

E' molto tempo che non entro qui. Dove dormi?

MARIA Sotto il tavolo.

SIBILLA

Non voglio che ne porti altre. La prossima volta che viene gli dirai che è l'ultima. Non ne voglio più. Deve mangiarle lui le sue galline. Schhh! Non era Mira, non hai sentito chiamare? Corri da lei.

MARIA attraversa di corsa la stanza al centro. Apre la porta e guarda dentro, ascolta. Poi chiude piano la porta.

Mentre MARIA è fuori SIBILLA prende la gallina la solleva e la guarda. Poi con dolorosa e infinita tenerezza la appoggia al suo viso.

SIBILLA Freddo.

Posa la gallina. Torna MARIA.

MARIA Dorme.

SIBILLA esce dalla stanza. MARIA allunga le mani verso di lei. Poi si volta verso la gallina, tira fuori le interiora. Si spegne la luce nella stanza di destra. SIBILLA è vicino alla poltrona nella stanza al centro. Si alza la luce nella stanza di sinistra. MIRA è a letto. Le tende sono tirate per non far entrare la luce da fuori. Pausa.

MIRA

(immobile) Mamma. Mamma!

SIBILLA va verso la porta della stanza di sinistra, la apre ed entra.

MIRA Mamma.

SIBILLA si avvicina a MIRA.

MIRA

Dov'è la mamma?

SIBILLA Sono qui.

MIRA Maria?

SIBILLA

No, sono la mamma.

MIRA

Perché sei qui?

SIBILLA

Non vuoi che resti qui?

MIRA

Abbi cura di mia madre quando non ci sarò più.

SIBILLA

Non te ne andrai. Non te ne andrai.

MIRA

Vai a chiamare la mamma.

SIBILLA si siede sul letto.

SIBILLA

Adesso sono qui Mira. Svegliati, Mira. Sono qui.

MIRA

Ho paura mamma.

SIBILLA

Di cosa hai paura bambina mia? Sono qui accanto a te. Ti tengo fra le braccia.

Solleva MIRA e la abbraccia.

MIRA

Ho paura di andarmene.

SIBILLA

Perché dovresti andartene se ti tengo stretta a me?

MIRA

Non c'è più nulla che mi tiene qui.

SIBILLA

Ci sono io bambina mia. Ci sono io.

MIRA

Perché è morto? Lo tenevo stretto a me. Lo tenevo e poi...

SIBILLA

Lui è morto piccola Mira.

MIRA

Guarda le piccole luci che brillano.

SIBILLA

Dove, bambina mia? Dove sono le piccole luci che brillano?

MIRA

Nel cielo. Le vedi adesso?

SIBILLA Le vedo.

MIRA

Sono belle. Brillano per me. Ah, guardale. Guarda come fluiscono dal mio corpo, le piccole luci che brillano.

SIBILLA

Mira, senti quello che dico. Riesci a sentirmi?

MIRA

Credi che sia lui che è venuto a prendermi. E' Adam? Adam? Sei tornato lo stesso? Accarezzami il viso.

SIBILLA la lascia andare.

MIRA

Da dove vieni? Come hai fatto a entrare? Ti sei nascosta qui dentro? Ci hai visti insieme? Dove sei stata tutto questo tempo, mamma?

SIBILLA

(immobile) II mondo non cambia perché hai incontrato chi ami. Anche se vi foste uniti, un giorno sareste comunque scomparsi. Un giorno te ne andrai per sempre e lui tornerà nel buio. Oppure sarebbe lui ad andarsene e tu a tornare nel buio. O forse ti avrebbe tradito. Oppure lasciato. Oppure sarebbe morto. Sarebbe morto un giorno e cambierebbe per questo il mondo? La solitudine, il dolore, la morte sparirebbero con lui?

MIRA Tienimi stretta.

SIBILLA solleva MIRA in posizione seduta. SIBILLA apre la finestra.

SIBILLA

Tu non lo sai. La prima volta che lo vedi non sai. Lo vedi come un'ombra fra le dune, un'ombra sulla strada, o in mezzo agli alberi. Tu lo vedi e non sai. Solo dopo averlo visto sai. Quando lo incontri la volta dopo. Quando lo rivedi e lui non ti ha ancora vista e tu lo guardi e sai che è lui. Lo vedi in casa sua. Lo vedi nella sua bianca leggerezza estiva, lo vedi chinarsi su sua madre, lo vedi baciarla, vedi la sua dolcezza, il pallore delle sue mani. Oppure lo vedi dal tuo nascondiglio dietro le dune. Lo vedi tremare dal freddo nella frescura mattutina, il suo corpo bagnato dal sole dorato del mattino, il suo viso vive, i capelli bagnati e luccicanti illuminano il suo viso. Baci le sue orme sulla sabbia. Le percorri. Posi le tue mani su quelle piccole buche fresche. Poi improvvisamente un giorno vi incontrate faccia a faccia. Quando poi ci ripensi non ti ricordi come sia successo. Tutto quello che veniva prima se n'è andato come il vento fra le cime degli alberi. Non c'è più. Il profumo di margheritine. I bianchi ciliegi in fiore. Le macchie lillà di rododendri. I pini nascondini giù in fondo al giardino. Lui ora ti ha vista e viene a te e prende le tue mani e vi incontrate e lui è un vento che ti attraversa. E' un fuoco che ti afferra. E tu lo sai. Adesso lo sai.

MIRA dorme profondamente. SIBILLA si alza lentamente. Chiude la finestra, richiude le tende. Si siede sul letto. Resta seduta a lungo a guardare MIRA, le accarezza il volto.

SIBILLA

Ma tu non lo sai, bambina mia. Tu non sai niente.

Poi si stende accanto a MIRA come un bambino piccolo. Scende la luce nella stanza di sinistra.

La luce illumina solo la stanza al centro. Suonano alla porta. Il suono è molto forte, come un allarme. MARIA esce dalla stanza di destra e attraversa correndo la stanza al centro ed esce dalla porta sul fondo. Si sente aprire e richiudere la porta principale.

Entra DAVID. Si è rasato. Dietro di lui entra MARIA. Lei ha un mazzo di fiori bianchi fra le braccia.

MARIA

Li metto in un vaso.

MARIA scompare nella stanza di destra. DAVID si aggira perla stanza al centro. Si aggiusta nervoso il suo abito. Accarezza il suo viso ora rasato. MARIA ritorna.

MARIA

Non abbiamo nemmeno un vaso. Credevo ce ne fosse uno. Ma non ne abbiamo.

DAVID

Non fa troppo caldo?

MARIA

Non abbiamo nemmeno acceso. Perché ti sei tagliato la barba? Mi piacevi di più con la barba.

DAVID David Klein.

SIBILLA

E' lei? Continua a mandarla qui eppure lei non riesce ad avere la sua risposta. Non l'ha ancora capita? Oppure si diverte semplicemente a mandarla qui. Per poi farle domande su di me. Le chiede com'è il mio viso e lo paragona con i suoi ricordi. Oppure le chiede com'è la casa? Le chiede come sono i miei mobili? Oppure le chiede di Mira. Vuole sapere che aspetto ha. Qual è il suono della sua voce. E mentre lei racconta se ne sta a occhi chiusi o con le spalle voltate e la vede. Mentre gli occhi di Mira e le sue labbra e le sue belle mani e la sua voce escono dalla sua bocca David?

Si siede in poltrona.

SIBILLA

O forse le piace venire qui. Forse le piace essere maltrattato da lui. Le piace sentirsi dire quello che deve fare. Lei si alza ogni mattina e il giorno le appare vuoto e aspetta solo che lui lo riempia con i suoi ordini. Ogni sera quando va a letto è pieno di gratitudine. Le ha salvato la vita? Eh già. L'ha tirata via dalla strada. Oppure no. I suoi genitori sono morti presto. Ecco sì. I suoi genitori sono morti presto e lui l'ha presa con sé e le ha dato un'istruzione e un tetto e un lavoro. E' fatto così lui. Maria, tuo padre non ha portato una gallina? Perché non vai a pulirla? L'hai spennata? Hai tirato fuori le interiora? Perché non la stai pulendo?

MARIA entra nella stanza di destra.

SIBILLA

Vuole che le dica una cosa? Non gli mostri mai gratitudine. Se la tenga dentro come uno stupido segno di debolezza. Ma non gliela mostri mai. La gratitudine, ecco l'unica cosa che si aspetta da lei per poi spezzarla in due. Per spezzarla come uno stuzzicadenti e gettarla via. Mia figlia è troppo debole per rispondere. Ma mi creda. Questa è la sua risposta. La sua risposta è no. Non la vedrà mai. Può tornare a sedersi nel suo gelo e guardare le sue mani vuote e non la vedrà mai. Adesso se ne vada e non torni mai più.

DAVID prende i fiori e li porge a SIBILLA.

DAVID

Non sono qui per lui ma per me.

SIBILLA

Non voglio fiori bianchi. Non voglio fiori bianchi.

DAVID

Sono venuto a chiedere la mano di Mira.

Per un attimo SIBILLA lo guarda confusa.

DAVID

Sono venuto a chiedere la mano di Mira.

SIBILLA

E' là dentro. E' nel suo letto. E' malata. Il dottore non sa che cos'ha. Non sa dirmi niente e vuole ricoverarla. Ho visto che diceva una bugia. Glielo leggevo in faccia.

Inizia a ridere.

SIBILLA Maria!

Si alza la luce nella stanza di destra. MARIA ha un coltello in mano. Posa il coltello e corre nella stanza al centro.

MARIA

La signora ha chiamato.

SIBILLA continua a ridere.

MARIA

La signora ride.

SIBILLA

E' venuto per chiedere la sua mano.

MARIA lo guarda per un istante. Poi inizia a ridere insieme a SIBILLA.

SIBILLA

E cosa dice suo padre, lei che lo frequenta così tanto. Ha chiesto il suo permesso?

DAVID

Non è a lui che lo chiedo.

SIBILLA

Lei non vuole essere un piccolo scoiattolo nascosto sulla cima degli alberi dove nessuno può

raggiungerla.

SIBILLA smette di ridere.

SIBILLA

E cosa ne farà? Della sua mano? Cosa farà della sua mano? La metterà in tasca? La appenderà alla parete? La metterà sotto spirito al buio per poi guardarla? E poi un giorno dimenticarla. Non la troverà più. Sarà caduta dietro un mobile. Oppure resterà in un cassetto dimenticata. Forse un giorno la butterà via. O magari la ritroverà e si chiederà perché ha tenuto quella mano. Aprirà il cassetto o sposterà un mobile e improvvisamente la vedrà e penserà ma guarda dov'è stata tutto questo tempo oppure penserà e lei, chissà cos'è successo a lei e poi sorriderà, sorriderà della sua sciocchezza di un tempo. Della sua leggerezza. Di com'era una volta. E' questo quello che sogna?

DAVID

Sogno che la mia vita finirà.

SIBILLA

Mira crede che senza Adam non ci sia amore. Non ci sia vita. Ma cambierà idea. Incontrerà altri uomini e presto il ricordo di lui svanirà e di lui non resterà più niente. Entri pure. Mira non la sfiorerà nemmeno. La guarderà e ascolterà le sue dichiarazioni d'amore e le sorriderà, forse le prenderà la mano per consolarla. Ma in ogni caso respingerà il suo amore. Sarà forse compatito. Ma lei sarà stato comunque utile. Le farà capire che altri al mondo desiderano qualcosa da lei. Le farà capire che il mondo è ancora là fuori, una grande macchina rumorosa. E lei darà energia a quella macchina. Vada da lei e realizzi il suo sogno. Prenda la sua mano e le offra la sua se Mira lo vorrà. Vada da lei. Vada adesso.

DAVID esita un istante. Poi va verso la porta di sinistra. La apre piano. Si alza la luce nella stanza di sinistra.

SIBILLA

Chiuda la porta, fa freddo.

DAVID entra nella stanza e chiude la porta.

SIBILLA

Maria, ho freddo. Perché ho freddo se il fuoco è acceso?

MARIA

Non è acceso.

SIBILLA

Perché non è acceso? Per farmi sentire freddo?

MARIA L'accendo.

MARIA accende la stufa.

SIBILLA

E quando hai finito preparami il vestito. Andrò con lei all'ospedale. Impiegherò ogni mio sforzo perché guarisca. Le farò capire che c'è un mondo là fuori che l'aspetta. Le farò capire che ha tutto un mondo da vivere. Le farò capire che un mondo pieno d'amore l'attende là fuori. Stracolmo di tenerezza e carezze. Voglio vederla guarire per dirle che il mondo in cui ho vissuto io non è il suo.

MARIA ha finito con la stufa e si alza.

SIBILLA

Sai perché il medico non capisce che cos'ha? Non ha niente. Soffre solo perché pensa che la vita sia finita, perché non ha avuto lui. Come si chiamava?

MARIA Adam.

Nella stanza di sinistra DAVID è rimasto in piedi vicino alla porta. Durante il dialogo segue MIRA si siede sul letto rivolta a lui.

SIBILLA

Perché non ha avuto lui. E poi venderemo la casa a un prezzo ragionevole e ce ne andremo e io le mostrerò il mondo e lei troverà l'uomo con cui sarà felice e il mio gelo sarà per loro un monito da temere. Staranno seduti sulla loro terrazza davanti al mare a bere te nei loro abiti bianchi e io sarò la vecchia suocera bisbetica che tutti amano odiare, lo resterò nell'ombra della stanza a guardarli chinare il capo l'uno verso l'altro e sussurrare perché io non ascolti, che bisogna aver pazienza con lei, per quello che ha dovuto passare. Per quello che ha dovuto passare. E quello sarà il senso della mia vita e di tutti i sacrifici che ho dovuto fare. Ascolta dalla porta. Ascolta la sua voce quando parlerà di nuovo.

MARIA va ad ascoltare dalla porta. Si abbassa la luce nella stanza al centro e nella stanza di destra.

DAVID Mira?

MIRA Cosa vuoi?

DAVID

Ti chiedo perdono.

MIRA Per cosa?

DAVID Per me.

MIRA

Cosa hai fatto?

DAVID Ti amo.

DAVID la guarda.

DAVID Mi perdoni?

MIRA

Sapevo che saresti venuto.

DAVID Davvero?

MIRA

Lo sapevo. Sei cambiato.

DAVID

Ho chiesto la tua mano.

MIRA allunga le braccia e le mani bendate verso di lui.

MIRA Liberami.

DAVID si siede sul letto e inizia a disfare le bende.

MIRA

Hai visto come brillano le piccole luci?

DAVID

Certo. Non ho molto da offrirti. All'inizio non sarà facile tirare avanti.

Una mano di MIRA è libera.

MIRA

Le belle mani pallide.

DAVID

Ma sto risparmiando. Conto di aprire uno studio tutto mio fra un paio d'anni. Credi che per ora potremmo accontentarci?

L'altra mano di MIRA è libera.

MIRA

II sorriso malinconico.

DAVID

Quando si è in due non c'è bisogno d'altro.

MIRA

Gli occhi che brillano.

DAVID

E' tutto quello che posso offrirti. Senza contare il mio amore. Sono qui davanti a te, o meglio, accanto a te. Attendo solo la tua risposta. Non devi rispondere subito. Posso andarmene e tornare. Mi risponderai?

MIRA porta le sue mani sul suo viso e lo accarezza.

MIRA

II bel viso bianco.

DAVID Amore mio!

MIRA

La pelle liscia e aperta dove posso entrare.

DAVID

E' per te amore mio!

Si baciano. MIRA tiene il suo viso fra le sue mani.

DAVID Mi perdoni?

MIRA

Tu sei in tutte le cose. I muri crollano. La luce fluisce.

DAVID Amore mio!

MIRA

Tu sei nell'ombra. Vengo a te, amore mio. Vengo a te, Adam.

DAVID Sono David.

Cerca di liberarsi ma lei lo tiene fermo.

DAVID

Sono io. Sono David. Mira, ascoltami! Sono io. Mira!

MIRA

Le ombre scompaiono, amore mio. Tu sei venuto e io vengo a te. Ora sono felice, Adam. Ora sono felice.

DAVID

Sono David! Sono David!

In fine MIRA lo lascia andare e ricade sul letto.

DAVID

Mi ami? Mi ami?

MIRA non risponde. DAVID la guarda. Lei non si muove. Poi improvvisamente capisce. Vorrebbe abbracciarla ma non riesce a toccarla. Si alza. E' indeciso, la guarda, vorrebbe dire qualcosa, urlare, gridare, ma non esce nulla dalle sue labbra. Poi corre verso la porta e la apre.

MARIA cade sul pavimento nella stanza di sinistra. DAVID correndo le passa accanto. Corre nella stanza al centro. Si alza la luce nella stanza al centro. E' davanti a SIBILLA, vorrebbe dire qualcosa, indica la porta. SIBILLA si alza. Corre nella stanza di sinistra. Vede MIRA nel letto. Corre verso di lei, afferra la sua mano, cerca di alzarla, di farla muovere. MARIA si è alzata. Cerca di allungare una mano in un gesto di affetto verso SIBILLA, ma SIBILLA non prende la sua mano. SIBILLA ora ha tirato MIRA fuori dal letto, cerca di farla stare in piedi. Sembra una danza.

MARIA corre fuori dalla stanza di sinistra e va nella stanza al centro. DAVID è al centro della stanza. Inizia a spogliarsi. Lentamente e metodicamente. Pezzo per pezzo si toglie gli abiti, li ripiega e li posa sul pavimento. MARIA fa un gesto nella sua direzione, come per consolarlo, o perché ha paura, ma lui non la vede. MARIA riprende a correre. Corre nella stanza di destra, dove si alza la luce. Prende la gallina, la solleva e inizia a colpirla sbattendola sul tavolo. Colpisce, colpisce e colpisce. La luce scende nella stanza di sinistra, ma il rumore di MARIA che colpisce aumenta facendosi più forte.

Nella stanza di sinistra SIBILLA balla girando con MIRA, le cade sul pavimento, la afferra, la solleva, cerca inutilmente di riportarla alla vita. Scende la luce nella stanza di sinistra.

Nella stanza al centro DAVID si spoglia con gesti vuoti. In lontananza si sente il rumore delle macchine che iniziano ad abbattere la casa. DAVID continua a muoversi, a spogliarsi. Il rumore sale facendosi insopportabile.

SILENZIO POI BUIO.


Secondo epilogo

Stessa scena del primo epilogo. La luce illumina solo la scrivania. ISBRANDT siede alla scrivania. Ha una lente monoculare e osserva un francobollo.

ISBRANDT Senza ombra.

Poi ne prende un altro.

ISBRANDT Senza ombra.

Posa il francobollo e ne osserva un altro.

ISBRANDT Senza ombra.

Ne prende un altro.

ISBRANDT

Con l'ombra. Mia piccola, mia incantevole ombra. Mia luce. Perché sono così felice ogni volta che ti vedo? Perché non riesco a smettere di guardarti? Senza ombra. Senza ombra. Senza ombra. Con l'ombra!

Posa il francobollo.

ISBRANDT

Ho mandato là gli operai per abbattere la casa. Hanno bussato per entrare prima di buttarla giù. Ma non ha aperto nessuno, allora hanno sfondato la porta. La casa era vuota. Sibilla non c'era. Mira non c'era. Nessuna traccia. Nessuna lettera. Nessuna risposta. Come se avessero lasciato la casa di corsa. Nel panico. Avranno sicuramente temuto che la mia minaccia fosse seria. Non capisco. Una casa di merda! Come si fa a temere di perdere una casa? Una casa di merda! Mattoni, legno, vetri e chiodi. Niente che abbia senso. Il mondo è pieno di case vuote.

Isbrandt solleva il francobollo e lo osserva con la lente.

ISBRANDT

Senza ombra. Nemmeno la domestica. Come si chiamava? Maria. Nemmeno Maria si è più fatta viva. Ogni settimana mandavo loro una gallina, perché lei mi aveva raccontato una lunga storia commuovente. Dov'è che l'avevo incontrata? Per strada, credo. L'avevo incontrata comunque. Potevo approfittare che beve. Potevo interrogarla a fondo. Potevo farle qualsiasi cosa. E invece non l'ho fatto. Poteva venire qui. Poteva venire qui e raccontarmi cos'era successo. Ma qui non è venuto nessuno. Abbiamo aspettato un paio di giorni prima di iniziare la demolizione. Poi ho dato ordine agli operai di lasciare in piedi la casa.

Prende un altro francobollo.

ISBRANDT

Senza ombra. Ho chiesto a uno degli operai com'era la casa all'interno. Gli ho chiesto se tutto era a fiori. Se era piena di fiori secchi e statuine. Non c'era nemmeno un fiore secco, nemmeno una statuina. Non è strano? Nemmeno un fiore secco e una statuina. Gli unici fiori, un mazzo di rose bianche. L'operaio pensava fossero stati portati da poco. Erano ancora freschi e sulle foglie c'erano delle goccioline.

Prende un altro francobollo.

ISBRANDT Con l'ombra!

Lo guarda.

ISBRANDT

E tuo fratello che puf sparisce nel nulla. Bel modo di mostrare la sua riconoscenza, lo vi tiro via dalla strada. Vi offro un'opportunità nella vita e lui scompare senza dire una parola. Cosa ci si può aspettare. Solo ingratitudine da questo mondo. Solo ingratitudine. Perché taci? Perché sei così silenzioso da qualche giorno? Nemmeno prima eri una fontana sprizzante parole. Ma comunque. Ti mancano forse le parole? Santo cielo. Se sei pieno di parole. Ronzano dentro di te come insetti smarriti intorno a una lampada incandescente. Non sai come farle uscire. E' quello che ti succede. Le parole ronzano dentro di te e tu non riesci a farle uscire. Adam? Adam? Vieni qui alla luce voglio vederti.

Solo ora vediamo ADAM. Avanza dal buio. Siede su una sedia a rotelle. Non ha più le gambe. Due stampelle sono fissate dietro la sedia a rotelle.

ISBRANDT

L'immagine lontana prende voce. Meravigliosa, lontana, irraggiungibile. E la notte sembra finalmente aprirsi. Come se da qualche parte nel mondo esistesse la luce. E quella luce sei tu. Può il destino di un uomo cambiare per un fugace, lontano, intoccabile sguardo, un lampo?

ISBRANDT prende un foglio di carta e lo posa sul tavolo davanti a lui.

ISBRANDT

Cos'è questo schifo! Lo credo bene che non abbia risposto. Mica per niente è mia figlia. Può il destino di un uomo cambiare. Piccolo stronzo! Fai esattamente quello che ti dico di fare. Sali sul caseggiato. Amo questa parola. Le mandi i segnali, dei lampi e lei ti risponde con i lampi perché parla la lingua dei fiori come sua madre. Ti vede. Al mattino vai là e com'era prevedibile Sibilla nutre subito dei sospetti e legge la lettera prima di consegnarla a Mira. Ma tu hai scritto sul rovescio della busta. Per di più ti ingegni inventando cose contro di me. Scrivi di essere stato inviato da me ma che non è per questo che sei lì. Scrivi che mi odi, che io ti umilio e che tu sei costretto a farti mio messaggero, che per te è una sofferenza farle del male, perché la ami. E fin qui è tutto perfetto, ingegnoso è un'idea brillante ma quando arrivi al punto più importante tutto si sgretola fra le tue mani. E chiudi la lettera con un sacco di stronzate. Sei un ragazzo e non sai come si scrive una lettera d'amore. Non sai come si dice ti amo. Per carità! L'amore è concreto. E quello che lei desidera sentire non è fugace e lontano e soprattutto non è intoccabile. Vuole che le parli della sua bellezza. Vuole che le parli delle sue labbra, dei suoi occhi, del suo corpo. Capisci? Non vuole essere eterea. E' l'ultima cosa che desidera. Non vuole essere una piccola luce, vuole sentirsi bruciare da capo a piedi. Se avessi ricevuto una simile lettera neanch'io avrei risposto. Come si fa a conoscere così poco il mondo?

Accartoccia la lettera e la getta via.

ISBRANDT

Avrei dovuto scrivere io sul rovescio della busta. Non avrei dovuto lasciarlo fare a te. L'idea non era male. Sibilla sarebbe stata ferma e irremovibile. Ma Mira no. Se la lettera fosse stata scritta nel modo giusto. Se tu avessi parlato la lingua dei fiori. Non avrebbe saputo resistere.

Fissa Adam.

ISBRANDT

Com'è il mondo senza le gambe? Raccontami com'è il mondo senza le gambe. Senza poter camminare. So che tu non puoi camminare. Dimmi come ci si sente, senza gambe, cosa sembra il mondo. E quando vedi una donna a cosa pensi? Pensi prima a quanto sia bella a come sarà a letto? Oppure sai da subito che potrai pensare solo alla sua sfera sentimentale. Sono queste le cose che vorrei sapere del mondo in cui tu vivi ora. Dimmelo! Dimmi! Hai scritto una lettera a una donna. Lei non conosce il tuo difetto. Supponiamo sia così. L'unica cosa che di te conosce sono le tue belle parole inafferrabili, la poesia del tuo cuore e la tua elegante calligrafia. Ti presenti in anticipo su di lei e quando lei ti raggiunge con un leggero ritardo tu sei già seduto al tavolo.

Accenni un tentativo educato di alzarti, ma un cameriere già le ha offerto la sedia così tu puoi restare seduto. Fin qui sei padrone della situazione. Fin qui tutto è sotto il tuo controllo. E durante la cena fila via tutto liscio. Se devi pisciare la trattieni. Ti prudono le dita dei piedi? Sì? Ti prudono le dita dei piedi? O la tibia? La mia prude spesso causa le vene varicose e odio grattarmi quando prudono le mie ossa sensibili e dolorose. Ma almeno io le ossa le ho. E' piuttosto facile per me sentire sensazioni piacevoli. Le senti ancora formicolare le tue gambe? Iniziano ad addormentarsi nei momenti meno opportuni e non serve a niente muoverle, perché non ci sono. Le dita dei piedi prudono le gambe sono addormentate ma non ci sono. Lo dicono in giro, non è vero? Che si continua a sentire negli arti che non ci sono più. Una forma di volontà di vivere. Una piccola consolazione per averli ormai persi. Ad un certo punto dovete affrontare la cosa e tu non puoi più dartela a gambe. Oppure sì? E come faresti tu a dartela a gambe. Devi essere uomo. Devi alzarti e stare ritto di fronte a lei e farle vedere chi è che porta i pantaloni. Questo è il mondo di cui voglio che mi racconti. Com'è questo mondo? Come riesci a farlo alla luce del giorno? Tiri di lato una coperta e la guardi con imploranti occhi da cagnolino sperando che per lei i difetti siano solo pregi? Che pensi unicamente a questo? Che a mancare siano solo le gambe? E' per questo che ti sei fatto così taciturno. La tua voce è cambiata. Si è fatta acuta e limpida. Ma supponiamo pure che lì sopra tu sia rimasto intatto. Lei ti sfiora con le sue belle mani delicate e considera il difetto un segno di sensibilità, o di voglia di vivere, o che ne so - un segno del tuo amore per lei magari. Poi ti mette a letto, ti appoggia allo schienale dopo aver spento la luce e lascia cadere gli ultimi indumenti con gesti sinuosi, scivola al tuo fianco, ti sdraia accanto a sé. Ora, la mia domanda è questa, cosa diavolo fate? O meglio perché tu non la prenda sul piano personale. Come si fa senza gambe? Stai tu sdraiato e ti tieni stretto allo schienale del letto per non finire di sotto mentre lei si muove? Oppure è lei a stare sdraiata e ti tiene stretto fra le sue gambe mentre tu ti muovi su e giù sulle braccia? Come si fa in un mondo senza gambe?

Adam non risponde.

ISBRANDT

Non devi startene qui a buttar via il tuo tempo. Sei giovane. Hai tutta una vita davanti a te. lo ti faccio libero. Domani ti darò del denaro che ti permetterà di cavartela. Non devi provare riconoscenza per me. Credi che la tua riconoscenza sia la mia ricompensa. Non è così. Credi che io abbia paura. Non è così. Credi che io mi metta ad ascoltarti alle spalle per sentire qualcuno che si muove. Non è così. Non ascolto nessuno. Ascolto il mio cuore. Lo sento battere. Tic tac tic tac, battere verso il suo ultimo battito. Spingiti qui, Adam.

ADAM spinge la sedia a rotelle fino a ISBRANDT. ISBRANDT si appoggia alla sedia a rotelle e si alza faticosamente.

ISBRANDT

Queste dannate vene varicose finiranno per uccidermi.

ISBRANDT spinge ADAM intorno alla stanza, intorno alla scrivania.

ISBRANDT

Vuoi che ti racconti una storia interessante, Adam? Interessante per me in ogni caso. Una volta avevo un impiegato nella ditta. L'impiegato più puntuale su cui potessi contare. Un impiegato modello. Un sogno! Naturalmente viveva solo. Viveva solo e nulla poteva turbare il ritmo della sua giornata. Viveva solo con il suo cane. Ogni mattina il cane entrava e lo leccava in faccia voleva correre alle impellenze della natura e lui lo portava fuori e poi faceva colazione e andava in ufficio. Si presentava sempre alle sette e trenta spaccate. Regolavo il mio orologio su di lui. lo restavo a letto e lo sentivo entrare. Lo sentivo sfogliare le carte e sapevo che erano le sette e mezza ed era ora di alzarmi. Poi un giorno mi sono alzato ed erano già quasi le nove. Da quel momento tutto andò a rotoli. Lui era arrivato molto più tardi ciondolante. Non si era rasato. Puzzava. Diventava sempre più magro e nonostante lo avessi duramente rimproverato non era servito a nulla. Due mesi dopo è morto nel suo letto. La vicina mi ha detto che il suo cane era morto due mesi prima. Due mesi prima. L'unico a tenerlo in vita era il suo cane.

ISBRANDT ride.

ISBRANDT

L'unico a tenerlo in vita...

ISBRANDT cade. Cade e rimane steso a terra. La sedia a rotelle compie qualche metro - fino al proscenio. Poi si ferma. ADAM resta immobile.

Silenzio.

ADAM si gira lentamente sulla sedia a rotelle. Osserva ISBRANDT, temporeggia. ISBRANDT non si muove. Allora ADAM si avvicina. Prende una stampella e tocca ISBRANDT, poi, con un grande sforzo, lo volta sulla schiena. ISBRANDT non si muove. ADAM lo guarda. Poi solleva la stampella e colpisce il volto di ISBRANDT. Continua a colpire.

BUIO.