Buonanotte Bettina

Stampa questo copione

BUONANOTTE, BETTINA

BUONANOTTE, BETTINA

commedia musicale in due tempi di Garinei e Giovannini

musica di Gorni Kramer

Personaggi:

ANDREA PERSICHETTI. Impiegato di banca, 30-35 anni, ma ancora un ragazzone, per quanto la vita di ufficio abbia molto attenuato in lui la spensieratezza degli anni giovanili. Vuole bene a sua moglie, ma, dopo tre anni di famiglia senza che i sogni si siano avverati, si annoia un po’.

NICOLETTA DE RINALDIS, sposata Persichetti. È la moglie di Andrea. Ha qualche anno di meno del marito. Lo ha sposato perché era innamorata di lui fin da bambina, così come lui lo era di lei. Ha fatto di Andrea l’ideale dell’uomo, ed ora, dopo tre annidi matri­monio, vede con terrore che il suo ideale si sta ingrigendo. Da bambina aveva qualche pretesa letteraria: scriveva poesie, teneva un diario, ma così, tutto per gioco.

EITORE PERSICHETTI, padre di Andrea. Sui 55-60 anni. È il tipo del vecchio diplomatico, attualmente in pensione. Un po’ galante e forse ancora un po’ Don Giovanni. È vedovo.

YVONNE DE RINALDIS, madre di Nicoletta. È il tipo della donna invadente e svagata con ancora velleità affettive. Da questa sua invadenza certamente dipese il fatto che il marito un bel giorno si allontanò da casa con la banale scusa di andare a comprare le sigarette e non tornò mai più. Yvonne, nell’incertezza della sorte di suo marito, preferisce proclamarsi vedova.

VENTURI. È un amico di Andrea fin dall’infanzia. È il classico tipo del “bulletto” romano, sempre alla caccia di avventure amorose, che non raggiunge mai, ma che racconta di aver raggiunto. Veste con una chiassosità ridicola che lui crede eleganza. Ha più o meno l’età di Andrea.

IL COMMENDATORE SANFELICE. È il Presidente della Banca dove è impiegato Andrea. È il tipo dell’uomo di mondo. Elegante, farceur, sui 50 anni, ma sempre disposto ad innamorarsi e ad offrire il proprio patrimonio ed il proprio cuore alle donne.

MARINA, sua moglie. Molto più giovane di lui, bella, elegante, sofisticata tanto quanto Nicoletta è semplice e borghese.

L’EDITORE COLIBÒ. Sulla quarantina, sempre in agitazione, prontissimo a sfruttare il successo con ogni mezzo.

PRIMO TEMPO

Il sipario si apre sulla scena rappresentante un cortile nel quale un gruppo di ragazzi e di ragazze stanno giocando a pallacanestro. Durante la breve coreografia, il pallone viene conteso tra una ballerina che rappresenta Nicoletta De Rinaldis ed un ballerino che rappresenta Andrea Persichetti. Questo è l’istante fatale della vita dei due. I due si guardano e restano fermi. Dalla quinta, entra Ettore Persichetti, padre di Andrea, il quale si rivolge direttamente al pubblico per raccontare questa favola dei nostri giorni.

ETTORE - E fu così che mio figlio Andrea incontrò per la prima volta Nicoletta. (Il gruppo dei ballerini che era rimasto bloccato si rianima e, in maniera sintetica ed astratta, assistiamo rapidissimamente al matrimonio dei due ballerini che rappresentano Andrea e Nicoletta. Alla fine di questa breve azione compare Yvonne De Rinaldis)

YVONNE - (al pubblico) E fu così che alcuni mesi dopo, mia figlia Nicoletta sposò Andrea.

ETTORE e YVONNE - (insieme) E adesso noi siamo qui.

ETTORE - Oh, pardon.

YVONNE - Per carità, prego, continui pure.

ETTORE - Grazie! (al pubblico) Lor signori vorranno sapere il perché di questa nostra presenza… Siamo qui per raccontare la storia di mio figlio e della figlia della signora! (a Yvonne) Dico bene, signora?

YVONNE - Sì… solamente forse era meglio cominciare colle presentazioni. Mi sembra più corretto!

ETTORE - Come vuole… Io sono (Yvonne tossicchia)… Oh, pardon: la signora Yvonne De Rinaldis.

YVONNE - Vedova De Rinaldis. Il mio povero Gustavo era un grande artista.

ETTORE - Un suonatore di violino!

YVONNE - Un primo violino, del “Regio” di Parma. Purtroppo immaturamente scomparso.

ETTORE - (a parte) Scomparso da casa una mattina colla scusa di andare a comperare le sigarette.

YVONNE - E sono la mamma di Nicoletta.

ETTORE - Moglie di Andrea, mio figlio. Il padre di Andrea sono io. Ettore Persichetti, già attaché all’Ambasciata di Costantinopoli, attualmente in pensione per un piccolo incidente diplomatico.

YVONNE - (a parte) Lo chiama piccolo incidente. Fu scoperto travestito da eunuco, mentre cercava di introdursi nell’harem del sultano.

ETTORE - E come genitori di Andrea e Nicoletta, siamo qui per raccontarvi la loro favola.

YVONNE - Sì, ma sarà bene ch’io spieghi la personalità di mia figlia… Com’è carina! Dolce… allegra e al tempo stesso romantica… Proprio com’ero io prima che il povero Gustavo…

ETTORE - (a parte) Uscisse per comperare le sigarette. (forte) In quanto ad Andrea, non perché sia mio figlio, è un sognatore; un poeta…

YVONNE - Un poeta. E questo è il guaio. Sognava ad occhi aperti, e si è risvegliato dietro gli sportelli di una banca. Che carriera!

ETTORE - Lasciamolo giudicare a loro. Anzi, facciamoglieli conoscere.

YVONNE - Giusto. Quando?

ETTORE - Il giorno in cui si sono sposati.

YVONNE - A che serve? Meglio da quando scoppiò la bomba.

ETTORE - Il terzo anniversario del loro matrimonio?

YVONNE - Certo.

ETTORE - Allora, quand’è così, io vado a prepararmi perché noi come in tutti gli anniversari, del resto, eravamo invitati a pranzo.

YVONNE - Vada, vada… Quanto spiega… Io, intanto, faccio quello che feci quella mattina. Telefono a Nicoletta per gli auguri. (Comincia una introduzione di orchestra, vale a dire che la formazione del numero e gli squilli del telefono sarà bene siano musicali e non reali. Yvonne fa come per prendere un telefono, forma un numero ed il telefono squilla nella casa Persichetti. Entra in scena Nicoletta che si avvia a rispondere al telefono. È come se stesse in cucina a far le faccende e il suo abito da festa è coperto da un grembiule)

CANTANO: “LA TELEFONATA”

YVONNE - Ciao, Nicoletta.

NICOLETTA - Buongiorno mamma.

YVONNE - Tanti auguri per il tuo terzo anniversario.

NICOLETTA - Mamma cara, grazie tanto. Me li hai fatti tu soltanto. Mentre Andrea non ha guardato il calendario.

YVONNE - Se n’è scordato?

NCOLETTA - Se n’è scordato!

YVONNE - Ma sarà una distrazione e niente più.

MCOLETTA - O sarà la conseguenza d’una certa indifferenza.

YVONNE - Ma che dici, Nicoletta!

NCOLETTA - Mamma cara, non lo so. Mammetta cara!

YVONNE - Bambina cara!

NICOLETTA - Quando torna debbo fargli una scenata?

YVONNE - Se il marito ti trascura c’è una regola sicura: non gli devi far capir che sei seccata.

NICOLETTA - Sei proprio certa?

YVONNE - Altro che certa!

NICOLETTA - E se lui mi chiede scusa, che farò?

YVONNE - Gli dirai: tesoro mio l’ho scordato pure io.

NICOLETTA - Debbo dirgli una bugia?

YVONNE - Col marito, cosa fa?

NICOLETTA - Mammetta cara.

YVONNE - Dì, Nicoletta.

NICOLEITA - Ecco Andrea… sta entrando adesso nel portone.

YVONNE - Tu fa’ come fosse niente, vagli incontro sorridente e vedrai che deliziosa conclusione.

NCOLETTA - Me lo consigli?

YVONNE - Te lo consiglio.

NICOLEITA - E va bene: farò come dici tu.

YVONNE - Ed avrai un anniversario veramente straordinario.

NICOLETTA - Ti saluto: sta arrivando.

YVONNE - Nicoletta, forza e ciao. (Yvonne si allontana. Nicoletta riattacca il ricevitore, si toglie il grembiulino, si riassesta e, col suo bel sorriso attende l’arrivo di Andrea. Andrea entra, quasi assente)

ANDREA - Ciao… (le dà un bacio distratto sulla fronte, si toglie la giacca, si mette seduto, apre il giornale e comincia a leggere)

NICOLETTA - (dopo un breve pausa) Andrea… Andrea…

ANDREA - Mmm.

NICOLETTA - Lo sai che giorno è oggi?

ANDREA - Che?

NICOLETTA - Che giorno è oggi…

ANDREA - Mmm… (guarda la data del giornale) Sabato 4 Maggio. (Pausa)

NICOLETTA - E non ti dice niente?

ANDREA - Mmm. No.

NICOLETTA - Andrea! 4 Maggio!

ANDREA - Uh! Hai ragione! Che stupido! Me ne sono scordato… La rata del frigidaire. (silenziosamente Niky si richiude nella camera piangendo) Bah poco male, la pagherò domani… Accidenti, però, oh! Queste rate del frigidaire non finiscono mai… Erano trentasei rate. La prima l’abbiamo pagata proprio un mese dopo il matrimonio. Noi abbiamo sposato nel’53 il 4 maggio… giugno, luglio, agosto, settembre. Eh, sì, dev’essere la penultima… Il 4 maggio! Nicoletta… (scopre che lei si è chiusa in camera) Niky! Niky! Perdonami! (prova ad aprire la porta; è chiusa) Nicoletta, Niky! Hai ragione: sono un mostro, perdonami! Però pure tu, stamattina, quando sono uscito, me lo potevi ricordare, no? A meno che tu pure non te ne sia ricordata solo adesso… (la porta si apre e Niky tende il pacchettino del regaletto piangendo e glielo dà) Oh, Niky. Il regaletto… Che è, che è? (apre il pacchettino, c’è un biglietto. Legge) Il regaletto è nel cassetto della scrivania… (Andrea va, apre, tira fuori una cravatta di un giallo folgorante. È nauseato, ma vedendo Niky dice) Ah… com’è bella questa cravatta… Uh, quanto essa mi piace…

NICOLETTA - (frignando) Ti piace?

ANDREA - La metto subito. La tengo per casa.

NICOLETTA - Perché per casa? Se non ti piace la puoi cambiare. L’ho presa col patto che te la cambino.

ANDREA - Per carità, è bellissima. Sai che facciamo? La festa grande la rimandiamo a domani…

NICOLETTA - Come la cambiale?

ANDREA - No… No… Allora festeggiamo subito… Ci vestiamo e usciamo… Avanti, va… Un sorrisetto… Va là, che abbiamo fatto pace… Vieni qui… sul divanone… (salta sul divano che si piega dalla parte di una gamba rotta) …che, come hai potuto constatare, ha una gamba rotta… Ed è così dal giorno dei matrimonio, questo delizioso divanone comprato a rate in omaggio al motto di noi impiegati: “è la rata che traccia il solco, ma è la cambiale che lo difende”… Lo vedi che hai fatto il sorrisetto… Ferma cosi…

MUSICA: SIMPATICA

ANDREA - C’è qualche cosa in te

che va diritto al cuore

simpatica, sei tu.

Un certo non so che

Un’onda di calore Simpatica sei tu.

Tu non mi fai pensar a notti di passion

Ma a cieli sereni a rondini in voi.

E mi riporti sù fra i miei castellinaria

Simpatica simpatica simpatica sei tu.

NICOLETTA - Tu non sei bello, ma

sai darmi il batticuore

simpatico sei tu.

ANDREA - Ti chiami gioventù

Ti chiami primo amore

Simpatica sei tu.

NICOLETTA - Tu non mi fai pensar

a notti di passion.

Ma a cieli sereni a rondini in voi.

A DUE - Torniamo un po’ lassù fra i miei castelli in aria.

ANDREA - Simpatica.

NICOLETTA - Simpatico.

ANDREA - Simpatici.

NICOLETTA - Simpatici.

A DUE - Simpatico/a sei tu. (Sta per baciarla quando suona il campanello della porta)

ANDREA - Antipatici! E chi sarà mai?

NICOLETTA - Mia mamma e tuo papà. Li avevo invitati a pranzo.

YVONNE ED ETTORE - (entrando) Viva gli sposi!

YVONNE - Tanti auguroni belli!

NICOLETTA - (baciando Yvonne e Ettore) Ciao mamma, ciao papà!

YVONNE - (consegnando un pacchetto a Niky) Ecco, questo è per voi da papà e mamma!

NICOLETTA - Grazie, grazie.

ANDREA - Nicoletta, non ti sembra che fra questi due ragazzi ci sia qualcosa? Arrivano sempre insieme…

ETTORE - Dai, Andrea. Ci siamo incontrati sul portone e abbiamo preso insieme l’ascensore… Piuttosto, dove diavolo l’hai pescata questa cravattaccia gialla?

ANDREA - Papà, me l’ha regalata Nicoletta…

ETTORE - (ad alta voce) Che bella cravatta gialla, che hai!

NICOLETTA - Hai visto, Andrea, che bel regalo ci hanno fatto! (mostra tre libri che erano avvolti nel pacchetto)

ETTORE - Ce n’è uno poi! Oh! Ha detto il libraio che ne hanno vendute 200.000 copie in dieci giorni.

ANDREA - Senti, paparone… anche dal libraio stavate insieme.

YVONNE - (dandogli il libro) Ecco, linguaccia, questo l’abbiamo preso apposta per te.

ANDREA - Ma questo è un romanzo per signorine: “Buonanotte, Bettina”! Eh! Ma senti cosa c’è sulla fascetta: “Lettore! Il manoscritto di questo libro l’ho trovato sui sedili della mia automobile. Non so chi l’abbia scritto. Ma ho voluto ugualmente pubblicarlo perché nel suo genere mi è sembrato un capolavoro! Autore, chiunque tu sia, vieni da me. Gloria e denaro ti aspettano. Colibò editore in Roma”. Colibò! Però, in fondo come trovataccia pubblicitaria… (lo apre) Senti un po’ come comincia: “Popi popi paparello, c’è un reuccio nel castello, nel castello di cristallo il reuccio dà un gran ballo. Balleremo notte e dì, popipopi paparì.”

NICOLETTA - (colpita) Andrea! Ma che stai dicendo?

ANDREA - Sto leggendo il capolavoro della letteratura moderna: “Popi popi paparì”.

NICOLETTA - Dammelo un momento!

ANDREA - Eccotelo, il tesoretto! Popipopi paparì. Estasi rarefatta della sensibilità poetica dei nostri tempi!

NICOLETTA - (sfoglia il libro con emozione crescente) Ma… Ma… Non è possibile! Eppure… sì, sì… Anche qui… Ma no. Ma sì…

YVONNE - Nicoletta, che succede?

NICOLETTA - Una cosa incredibile.

ETTORE - Nicoletta, dicci, che c’è?

NICOLETTA - Questo libro è mio!

YVONNE - Veramente io l’avevo regalato ad Andrea.

ANDREA - Ma che me ne faccio io? Se lo tenga pure lei. Popi popi paparei.

NICOLETTA - Ma no, il libro è mio perché l’ho scritto io!

YVONNE - Tu!

ETTORE - Come l’hai scritto tu?

ANDREA - Dai, che Nicoletta sta scherzando… Gioca…

NICOLETTA - Ti giuro. È mio… Aspetta, aspetta… Ora ti faccio vedere… L’ho scritto su un quadernetto… (si precipita a frugare sotto la biblioteca)

IVONNE - Questa poi…

NICOLETTA - Non c’è. Non c’è più!

ANDREA - Dai, Niky, smettila.

ETTORE - Ci piglia in giro!

NICOLETTA - Parola, l’ho scritto io… Ve lo potrei recitare tutto a memoria.

ANDREA - Ma quando l’avresti scritto, Niky? Quando?

NICOLETTA - Quando tu stavi in ufficio. Io ero sempre sola in casa, mi annoiavo… e quando avevo finito di attaccarti i bottoni e di rammendarti i calzini…

YVONNE - Il piccolo genio della mamma sua! Ha scritto un’opera d’arte tra un calzino e l’altro!

ANDREA - Mamma, non è il momento. Bisogna telefonare subito all’editore.

YVONNE - Giusto! Dov’è il numero?

ETTORE - (leggendo sul libro) Eccolo, eccolo qui. (prende il telefono e forma il numero)

ANDREA - Mi sembra proprio una cosa incredibile! Tu, la bestiolina santa, hai scritto un libro! Ma perché non me lo hai mai detto?

NICOLETTA - Perché mi avresti preso in giro! Mi prendi sempre in giro.

ETTORE - Sst… Pronto Pronto. C’è l’editore Colibò? (agli altri) C’è.

NICOLETTA - Mamma mia! E adesso?

YVONNE - Mi raccomando: energia!

ETTORE - Sssst… Pronto… Pronto… l’editore Colibò? Io… (chiude il microfono) Ma che gli dico?

YVONNE - Dai! Che ci vuole!

ETTORE - Allora parli lei. (dà il microfono a Yvonne)

YVONNE - (al microfono) Pronto? L’editore Colibò?… Buonasera, editore… Lei è l’editore di “Buonanotte, Bettina”, vero? Io… Un momento, prego… (chiude il microfono) No, non so che dire…

ETTORE - Coraggio! Che ci vuole!

ANDREA - Andiamo! Che figura!

YVONNE - Tieni. Tu sei il marito! (dà il microfono in mano ad Andrea)

ANDREA - Pronto! Pronto! L’editore Colibò?… Si. (agli altri) È l’editore Colibò… Bene, editore, io volevo parlare… anzi, io… io… Un momento prego, c’è una signora che vuole parlare. (chiude il microfono e lo passa a Niky)

NICOLETTA - Ecco, lo sapevo… Io mi vergogno… Pronto! Pronto… Scusi, lei cercava l’autore di “Buonanotte, Bettina”? Be’, sono io! (stacca il microfono con una faccia turbata e fa sentire agli altri) Ride!

ANDREA - Come?

NICOLETTA - Ride come un pazzo!

YVONNE - Ah, mascalzone!

ETTORE - Come si permette?

ANDREA - Ride in faccia a mia moglie! Da qua, ora gli faccio vedere io! (strappa il microfono dalle mani di Nikv) Come si permette di ridere, lei!… Chi sono io? Sono il marito. (agli altri) Ride di più… Ma… Per… ah… Ver… in questo caso… Certo… Capisco… Naturale… (chiude il microfono) Dice che tu sei la quaran­taduesima persona che afferma di aver scritto quel libro!

NICOLETTA - Cosa dice? Da qua! (gli strappa il microfono dalle mani) Senta lei, sono io che ho scritto quel libro… Posso darle tutte le prove che vuole… Era scritto su un quaderno a quadretti colla copertina nera? Vede… Sì. Anche subito… Va bene! Via Torino 22… A fra poco! (chiude) Andrea, andiamo.

ANDREA - Io? E che vengo a fare? Il Principe Consorte?

NICOLETTA - Ho capito. Ci vado da sola. (e si avvia)

YVONNE - (seguendola) Aspetta, Niky…

ETTORE - Corri, Andrea.

ANDREA - Nìky, non firmare niente, fatti riservare tutti i diritti!

ETTTORE - Compresa la Svezia e la Norvegia.

ANDREA - Ma che c’entrano Svezia e Norvegia?

ETTORE - Non lo so, ma sui libri c’è sempre scritto così.

ANDREA - Papà… (fa per uscire ma sulla porta incontra Yvonne)

YVONNE - (rientrando) Amore di mamma… Ah, che emozione! Quanto sarebbe contento Gustavo se fosse ancora qui.

ANDREA - E invece sta fumando… Certo che ancora mi sembra incredibile… Papà, ci pensi: Nicoletta ha scritto un libro. (considerando il volume) “Buonanotte, Bettina” di Niky Persichetti. Niky Persiché… Niky Persiché… E un po’ cacofo­nico.

ETTORE - Forse: Nicoletta Persichetti?

ANDREA - Nicoletta Persichetti! Persichetti Nicoletta… Lungo!

YVONNE - Momento! Potrebbe firmare Nicoletta De Rinaldis, no?

ANDREA - No. Che c’entra De Rinaldis? Va benissimo Persichetti… Il libro l’ha scritto a casa mia… con l’inchiostro mio. Mettetevi seduti e ve lo leggo io!

YVONNE - Leggi bene, però, eh!

ANDREA - Capitolo primo. “Quel giorno il cielo era come una grande coperta di raso grigio tesa sopra di me. E chissà perché nella mia testa seguitava a girare quella cantilena infantile!”.

ETTORE - Che bell’inizio! Poetico!

YVONNE - È inutile! Tutta sua madre!

ANDREA - “Mi pareva che se avessi steso la mano, avrei potuto toccarlo, quel cielo. Ma non volevo stenderla. Mi piaceva stare lì, pigra, avvolta in quel tepore, a ripetermi, me ne frego, me ne frego, me ne frego!”.

EITORE - Come?

ANDREA - Me ne frego!

YVONNE - È bello, è moderno, è ardito… Avanti!

ANDREA - “Mi tirai su e le mie ginocchia affondarono nel fango grigio e molliccio. Dondolai per carezzarlo con i miei seni nudi”. Ah! (si guardano)

YVONNE - Va avanti!

ANDREA - Oh! Ma che siamo matti. Oh! (riprende) “Un paesaggio lunare pieno d’asprezze e di splendore! Così m’appariva il corpo nudo di Joe”.

ETTORE - Che le appariva?

ANDREA - Il corpo nudo!

ETTORE - Di Joe?

ANDREA - Eh!

YVONNE - Ma sì, il corpo nudo. È verismo! Non faccia il puritano anche lei! Avanti…

ANDREA - “Respirava pesantemente, adesso, Joe. Sazio. Io mi chinai su quella sua mano, su quelle dita che avevano suonato sul mio corpo nuove selvagge sinfonie. E come una cagna bastarda…” (a Yvonne) Perché ora non dice più (imitandola) “Tutta sua madre”.

YVONNE - Avanti! Avanti!

ANDREA - “…e come una cagna bastarda, morsi quella lurida mano di camionista e altissimamente ululai!”…Che schifo!

ETTORE - Effettivamente è forte!

YVONNE - Non esageriamo…

ANDREA - E pazza! È completamente pazza. Dove ha pescato porcherie simili!

YVONNE - Ma niente… Nicoletta è un’istintiva, avrà scritto così… quello che le passava per la testina!

ANDREA - Bella robina che le passava per la testina!

YVONNE - Su, calmati! Tutta la letteratura moderna è fatta così… Pensa all’amante di “Lady Chatterley”.

ANDREA - Me ne frego!

YVONNE - Ma, Andrea! Che maniere!

ANDREA - Ah, perché? Tua figlia lo può scrivere e io non lo posso dire? Me ne frego e me ne vado!

YVONNE - Dove vai?

ANDREA - Vado dall’editore Colibò… Colibrì… per cercare di fermare questo scandalo!

ETTORE - Andrea, vieni qua… Può darsi che il libro sia così solamente all’inizio… Poi magari cambia… Diamo una guardata a caso… (cerca in una pagina centrale poi richiude il libro di colpo) Vai, dall’editore… Vai, figliolo!

ANDREA - (si avvia. Poi si ferma e dice ad Yvonne) Sporcacciona! (Va via. La scena si trasforma in una strada di città dove vari personaggi leggono avidamente “Buonanotte, Bettina”. Andrea entra trafelato, si avvicina a un telefono) Pronto! Papà! È tornata Nicoletta?!… Non c’erano più alla Casa Editrice… Non lo sanno dove diavolo sono andati! Non lo so. Ciao!… Ma sì… (chiude il telefono e si sofferma vicino a una edicola che abbonda di volumi di “Buonanotte, Bettina” e ne compra uno. Entra Venturi. Va all’edicola, senza accorgersi di Andrea. Appena Andrea lo vede, cerca di squagliarsi)

VENTURI - Che mi dà “Sorrisi e canzoni”? (canticchia) Dimmi quando tornerai… Dimmi quando, quando, quando… (il giornalaio gli porge il fascicolo. Paga e s’avvia e si accorge che Andrea se la sta squagliando) Eh, Persiché! E me pareva che eri te! Ma’ndo’ vai? Che volevi fa’ finta di non vedemme?

ANDREA - Noo! Venturi, figurati… Non ti ho visto davvero… È che andavo di corsa. Lì alla cosa… Alla Rinascente! Dovevo comprare delle cose per casa!

VENTURI - Ah Persiché! Ma io so’ n’amico!

ANDREA - Certo, Venturi. Sei un amico… Ma adesso devo andare al… coso… alla cosa…

VENTURT - Ah Persiché. È chiusa, la cosa!

ANDREA - Come?

VENTURI - Te dico che la Rinascente è chiusa a quest’ora! E poi t’ho sgamato! Ah Persiché, de me te poi fidà! Ciai er movimento, eh? (ride)

ANDREA - A Ventù, da oggi in poi o te fai li fatti tuoi o te do un pugno nell’occhi.

VENTURI - Eh no. Mo’ ndo’ scappi? Ma che ci hai là sotto?

ANDREA - Dove?

VENTURI - Come dove? E nasconde! Ma che ci hai? Se po’ sapé?

ANDREA - Niente… Un romanzo… sai, prima di dormire…

VENTURI - Ah, “Buonanotte, Bettina”! E allora, mo’ ho capito tutto! Scusa tanto, Persichetti… Mi prostro… E ci hai ragione! E grazie. Salve! (si avvia)

ANDREA - Ma che hai capito?

VENTURI - Ho capito perché ho visto! Tu ci hai in mano l’Eldorado, la California, il doppio concentrato della lussuria! (indica il libro)

ANDREA - Esagerato… Un romanzetto.

VENTURI - Ansenti questo… “Buonanotte, Bettina”, un romanzetto! Aho, ma questo è un capolavoro… Un capolavoro!

ANDREA - Be’, in fondo!

VENTURI - No, no, in fondo come in principio. E guarda che te lo dice Venturi: per me quello l’ha scritto una donna. E prima o poi ha da sartà fuori. E io quello aspetto! Appena ha buttato giù la maschera, ndo’ và quella? Le piombo come un falco, zac! Dev’essere una de quelle…

ANDREA - Non ti permetto di parlare così! Lo sai chi ha scritto quel libro?

VENTURI - No. Chi è?

ANDREA - (si blocca) Vedi che non lo sai? E allora perché parli male di una signora che non conosci?

VENTURI - Na’ signora… Ma poi che parli tu che non l’hai letto?! Tu vallo a legge! Va a legge er capitolo dodicesimo. Guarda che combina co’ Joe er camionista dentro er garage e poi me lo vieni a raccontà, la signora!

ANDREA - Che diavolo c’entra? Può aver scritto il capitolo dodicesimo ed essere una donna perbenissimo o magari una zitella o anche una signora sposata!

VENTURI - Sposata! Na’ donna cor marito! Ah ah ah! Nun me fa pensa’ ar marito!!! Ah, ah, ah! Amniù, che beccaccione!

ANDREA - Venturi, sei un essere abbietto! Io te spacco la capoccia. Perché insulti il marito? Sai chi è il marito?

VENTURI - No… Chi è?

ANDREA - (si blocca) Vedi che non lo sai! Come sei cafone! Insulti una signora che non conosci, e anche il marito offendi, se c’è, perché non c’è o almeno non si sa se c’è… Ma c’è.

VENTURI - Guarda che de st’ultima cosa io non ho capito’na parola… C’è… nun c’è… Ma che stai a dì?

ANDREA - Soltanto che quella scrittrice può essere una signora per bene… Anzi lo è per me, e per te, senz’altro…

VENTURI - A Persiché, e lassa perde! Fatte guidà! Io so’ un tecnico de’ste cose! Io so’ specializzato in donne de piacere. Quella è una zozzona!

ANDREA - Zozzone ci sei tu… (lo prende per il bavero) E ora ti rompo il muso.

VENTURI - A Persiché… E mo’ stai a scherzà… Aò… Ma lascia, lascia che me rovini tutta la giacca! Ma se po’ sapé perché me vuoi menà?

ANDREA - Perché, perché… Perché sei un gallo.

VENTURI - Che so’?

ANDREA - Un gallo! Uno di quegli individui affetti dal famigerato gallismo italico, tristemente noto anche all’estero come rovina per la nostra patria!

VENTURI - Io nun te seguo… Fra un po’ canti l’inno de Mameli…

ANDREA - Certo! Perché voi rovinate il buon nome d’Italia per la vanità d’essere dei maschioni! Le donne, le donne? Io alle donne gli faccio questo, gli faccio quello! Io la donna la sgamo, la pijo… la sturbo… Che poi, invece, all’atto pratico pare anche che siate al di sotto della media.

VENTURI - A me? Io te do le prove… Ma io te porto 300 donne una appresso all’altra… A Persiché, ringrazia Dio che oggi nun me va de litigà… Tu leggi er libro poi me saprai dì se è vita vissuta o no! Ciao, Persiché…

ANDREA - Come?

VENTURI - Quelle nun so’ cose de fantasia… Dà retta: quelle so’ esperienze personali… So’ cose autobiografiche…

ANDREA - Come ti permetti!

VENTURI - Ecco che riparte, er matto! Ma io mica l’ho capito che t’importa a te! Mah… Sarà il logorio della vita moderna… Piuttosto, sta attento co quer libro a casa! Nun lo fa capità in mano a tu’ moglie! Ciao.

ANDREA - Cafone! Gallo! Autobiografiche! Nicoletta ha fatto queste cose? Quella povera bambina che non aveva nemmeno il tempo di… Eh, no… Il tempo ce l’aveva… Quando io ero in ufficio. Ha detto che si annoia! Ma allora questo Joe esiste veramente! E chi è? Questo imbecille d’un maschio spettacoloso? La tigre dell’autostrada? Momento! Ma… ma quella volta che io l’ho portata in motocicletta, lei mi chiamava “la tigre dell’autostrada”. Ma, allora forse sono io, Joe potrei essere io… Nicoletta ha descritto me. Non ho mai esattamente calcolato quale turbamento abbiano apportato le prime sensazioni in questa fanciulla fragile come un agnellino. È così! Lo dice (legge) “Quando Joe mi si accostò per la prima volta, io vidi immediatamente in lui il vero maschio”… Sono io! (sorride compiaciuto) “Il primitivo, l’uomo che veniva da me dopo aver ucciso il Dinosauro…” (si ferma preoccupato) Eh no, qua non ci siamo… Ho sparato soltanto a una lepre, che era un coniglio. E non la presi. E da quel giorno il guardacaccia mi saluta senza una mano. Ah, probabilmente Nicoletta allude a quella volta che presi un’allodola, e allora lei ha trasformato l’allodola in un intero dinosauro e me in un primitivo cacciatore… Non c’è dubbio: Joe sono io… Balza evidente da ogni riga… (rileggendo) “Quella sera io tornai a casa tardi e lo trovai a leggere il giornale. Ogni sera, egli legge il giornale. (felice si ritrova in Joe) Appena mi vide si alzò, buttò il giornale e per ben sette volte si dissetò alla coppa del piacere”! Ueilà!! Allora non sono io! A meno che Nicoletta non lo abbia inteso nelle stesse proporzioni con cui dianzi trasformò l’allodola in dinosauro… Ah… Sì… sono io. (torna a leggere) “Sai cosa vorrei, bella: comprare una stazione di servizio a Ovest”, è anche uno dei miei sogni. (legge) “Ti ci sistemo io e me ne vado… Tu mandi avanti la baracca ed io, quando viene la luna nuova e m’assale la febbre di te, torno… Tu, se vuoi, puoi anche sposarti, perché io non mi sposerò mai…” Ah! Allora non sono io… Io sono Joe o sono il marito? Lei è Nicoletta o Bettina? (rullo di tamburi e rumori di motori coprono il tormento di Andrea, la scena cambia e diventa una scena irreale e astratta, di ambiente garagistico-motoristico-benzinistico. Appare Niky nei panni di Bettina, la ragazza del libro, la donna di Joe)

SEXI-JOE

NICOLETTA - (canta) Autostrada di sera anguilla tutta nera,

Ma di colpo distanti, due occhi abbaglianti

che vengono avanti sempre più luccicanti.

Un rumore

Un motore

Uno stridore di freni

E il camion si arresta si sporge una testa

Che spettacolo!

È l’uomo, miracolo

È lui… è lui… è Joe.

(refrain)

Sexy-Joe tutto quanto sporco d’olio quanto puzzi di petrolio Sexy-Joe.

Sexy-Joe la tua mano è una tenaglia il tuo petto una boscaglia Sexy-sexy-sexy Joe.

Hai il telaio di tubi Innocenti ma sei flessibile come un bambù

Sei forgiato dall’Italcementi

Sei sovrabbondante di maschie virtù.

Sexy-Joe

Super fusto dei metani

Sesso-extra a mille ottani

Sexy-Joe.

(riprende dall’inciso)

La fornace dell’llva-Bagnoli il tuo torace d’acciaio forgiò

Ma hai la bocca di Miele-Ambrosoli appena mi baci già son Kappa-o.

Sexy-Joe.

Monumento nazionale.

dell’amore camionale.

Super-Joe… Super-man… Super-sprint.

Joe… Joe… Joe.

Sexy-Joe.

Superfusto dei metani.

Sesso-extra a mille ottani.

Super Joe… Super-man… Super-sprint.

Joe… Joe… Joe… (Balletto durante il quale appare Joe che ha un’azione con Bettina. Quando questo sogno scompare torna la strada con Andrea che legge il libro)

ANDREA - No… No… Non sono io… Porco demonio, non sono io! C’è un altro! Trema, Nicoletta, trema! Torno a casa! (Accompagnata musicalmente la scena gira e scopre l’appartamento degli sposi. La scena ritorna nell’appartamento degli sposi. Ettore e Yvonne sono andati avanti nella lettura. Yvonne agita freneticamente il ventaglio, Ettore si passa il fazzoletto aperto sulla fronte, sul collo, sul viso. Yvonne finisce la lettura, chiude il libro, si alza, si versa un bicchiere d’acqua e se lo beve. Riempie pure un bicchiere d’acqua e lo porge ad Ettore)

ETTORE - (lo beve. Restituisce il vuoto. Si guardano. Pausa intensa) Forte!

YVONNE - Sì, ma… (come per dire: forte ma gagliardo)

ETTORE - Certo, però…

YVONNE - Eh! Ma pieno di… Eh?

ETTORE - Oh, altro che pieno… Però, quella scena del garage… quella sì che è piena di vassallate!

YVONNE - Signor Ettore, non le consento di chiamare vassallate atti passionali per i quali ho sempre nutrito la più profonda devozione!

ETTORE - Che c’entra, in quanto a questo anche io…

YVONNE - No. Lei non mi pare!

ETTORE - Eh già, perché allora Andrea me l’ha portato la cicogna?

YVONNE - Spiritoso… la verità è che Nicoletta ha un temperamento come il mio: ardente, passionale!

ETTORE - Signora mia, ognuno l’amore lo sente a suo modo. Andrea è un sognatore e evidentemente per lui l’amore è quiete, pace, serenità!

YVONNE - Ma questo non è amore, è sonno! E sempre più mi convinco che quel suo famoso passato turbinoso…

ETTORE - E dai! Vuol capire che allora era un’altra cosa? Oggi sono fuori dalla mischia… Non vede quanta neve è caduta sui miei capelli?

YVONNE - Anche sui miei. E con questo? Se c’è la neve sul tetto, non vuol dire che manchi il fuoco nel camino!

ETTORE - Si, capisco che faccia piacere un po’ di fuoco in casa, ma questo non è un fuocherello, è l’incendio di San Francisco. Oh, dovunque apri, brucia. (apre il libro. Legge) “Non credevo che quella danza avesse così acceso Joe. Quando il twist raggiunse il culmine della frenesia, egli, colla sua mano golosa ghermì il mio vestito e lo stracciò, urlando: questo è il twist, Bettina. Il doppio twist del camionista”. Ha sentito che dinamite?!

NICOLETTA - (dall’esterno) Andrea! Andrea! (entra) Mamma, papà! Andrea dov’è?

YVONNE - T’è venuto incontro dall’editore. Non l’hai visto?

NICOLETTA - No, perché non siamo rimasti lì! Pensa, m’hanno portata di corsa alla televisione!

YVONNE - Mia figlia in televisione… Come Edy Campagnoli?

NICOLETTA - Ma dove se n’è andato Andrea? Perché non torna?

YVONNE - Non pensare a Andrea adesso… Racconta tutto a mammà!

NICOLETTA - Dunque appena sono arrivata dall’editore, lui s’è subito convinto e mi ha portato alla televisione! Lì davanti alle telecamere ha detto: “Signori, vi presento una nuova scrittrice italiana, l’autrice di “Buonanotte, Bettina”! E tutti hanno battuto le mani… (Yvonne e Ettore fanno festosi complimenti a soggetto finché entra Andrea che si ferma sulla soglia. Appena Ettore lo vede, il suo entusiasmo si spegne)

ETTORE - C’è Andrea…

NICOLETTA - Andrea! Amore. (gli salta al collo abbracciandolo)

ANDREA - (esageratamente duro e drammatico) Allora, Nicoletta, tutto fatto?

NICOLETTA - Sì, tesoro!

ANDREA - Su quel libro scriveranno che l’autrice sei tu?

NICOLETTA - Certo, amore. Di che avevi paura?

ANDREA - Non avevo paura. Ho paura!

NICOLETTA - Perché, amore! È stato tutto così bello! Tu non puoi immaginare come sono stati gentili… le feste, i complimenti.

ANDREA - Calmati, Niky. Perché sei così eccitata?

NICOLETTA - Bè… sai, mi sono fatta tre Negroni!

ANDREA - Cosa?

NICOLETTA - Sì, che vuoi, bevevano tutti! Ho dovuto bere anch’io…

ANDREA - Ah, i “Negroni”… Parlare chiaro, oggi… Papà, mammà, per favore… lasciateci soli…

YVONNE - Ma perché? Niky ha ancora un sacco di cosa da raccontarci!

ETTORE - Venga, signora, è meglio. Conosco il carattere del ragazzo. (andando) Avevo ragione io, i nostri figli ci mandano in giardino. (Ettore trascina via riluttante Yvonne)

YVONNE - (sulla porta) Ti chiamo fra poco, Niky…

NICOLETTA - Ciao, mammina!

ANDREA - E adesso, a noi.

NICOLETTA - Che è questa scena alla Jean Gabin?

ANDREA - L’ho letto!

NICOLETTA - Cosa?

ANDREA - Quel tuo romanzo!

NICOLETTA - E t’è piaciuto?

ANDREA - (controllandosi a mala pena) Mmm!

NICOLETTA - Non ho capito: t’è piaciuto o no?

ANDREA - No!

NICOLETTA - E perché?

ANDREA - (mordendosi le mani) Perché no!

NICOLETTA - Mi dispiace, è piaciuto a tutti.

ANDREA - Nicoletta, ma ti rendi conto…

NICOLETTA - Non fare quella voce… Lo sai che poi diventi rauco, amore!

ANDREA - Non chiamarmi amore!

NICOLETTA - Scusa, tanto!

ANDREA - E smettila di prendermi in giro!

NICOLETTA - Come vuoi!

ANDREA - E non assumere quel tono da vittima. Qui la vittima sono io!

NICOLETTA - Va bene!

ANDREA - E non darmi sempre ragione!

NICOLETTA - Allora che devo fare? Spararmi!

ANDREA - No! Non ancora! Devi stare zitta e rispondere alle mie domande!

NICOLETTA - Ci proverò, domanda.

ANDREA - (pausa) Chi è Joe?

NICOLETTA - Joe?

ANDREA - Joe!

NICOLETTA - Che Joe?

ANDREA - Non mi fare l’eco. Hai capito benissimo… Joe, quello del romanzo, quell’imbecille d’un maschio spettacoloso!

NICOLETTA - Ah, quello? È Joe!

ANDREA - Ah già, Joe, lo chiami Joe, perché tanto ormai quello è di casa… sta sempre nudo! Per 85 pagine su 150, gira nudo!

NICOLETTA - Naturale. Joe è nato nudo…

ANDREA - Bella scoperta! Tutti siamo nati nudi; poi però abbiamo trovato una balia che ci ha messo borotalco, spille e fasciatori! Con lo sviluppo, dico, sarà stato anche vestito, no?

NICOLETTA - Sarà anche stato vestito, ma a me si presentava nudo!

ANDREA - Ah, a te si presentava nudo! Cos’eri tu? Il Capitano medico del Consiglio di leva?

NICOLETTA - Un momento, Andrea, cos’è quest’interrogatorio? Non penserai mica che io…

ANDREA - Certo che lo penso!

NICOLETTA - Ah, no! Perché se pensi questo…

ANDREA - Eccola lì, il solito sistema di voi donne… “se pensi questo non ne parliamo più”! E invece ne parliamo. Urca, se ne parliamo! Mi devi dire una cosa: come hai potuto scrivere “Buonanotte, Bettina”?

NICOLETTA - Così.

ANDREA - Come così? Come così? Quel libro là si scrive così, con tutti quei slep… slap… Ma l’hai letto tu, quel libro… Lì ci sono cose che al confronto Guido da Verona diventa Sant’Ignazio da Loyola. E sono tutte cose documentate. Da chi li hai avuti quei documenti? Perché io non te li ho dati!

NICOLETTA - Andrea, non ti permetto!

ANDREA - Se non mi permetti, mi permetto io… Andrea, permetti? Sì, permetto. Grazie, Andrea. Mi sono permesso. Senti, mi sono mai avvinghiato a te dentro un sacco a pelo, io? No! Ti ho mai strappato i vestiti con la mano golosa e possedendoti nel fango, io? Io nel fango possedimenti, mai. No! Ti ho mai assalito in un tetro garage periferico tra il pesante odore di benzina, io? No… A parte lo schifo di quest’idillio a base di supercortemaggiore!!

NICOLETTA - E va bene… Allora in base a questo ragionamento io ti ho tradito?

ANDREA - Eh, già…

NICOLETTA - (ironica) Gentile… Molto gentile. (con slancio sincero) Ma perché non pensi che io abbia lavorato di fantasia su di te… Joe primitivo, rude, selvaggio…

ANDREA - Eh, me lo ricordo. Ero divertente, eh! Quando guidavo il Dodge per il Gran Canyon oppure sull’immensa autostrada che si snodava fra il Massachussetts e l’Ohio… e cantavo… (imita il guidatore, poi ripensandoci) Sì, però non è mai successo che il mio Joe abbia fatto quello che hai scritto tu su quel libro… Come posso credere d’averti ispirato io il capitolo dodicesimo…

NICOLETTA - Perché in questi ultimi tempi ti sei allontanato da me e non ti ricordi più com’era fra noi allora. Era sempre un gioco, un gioco su tutto e su tutti, ma sempre puro, semplice… E Joe se la portava Betty nel garage e, se facevano un viaggio per le Montagne Rocciose, dormivano nel sacco a pelo! Io ci avrò ricamato sopra, ci avrò lavorato di fantasia! Ma che tu, proprio tu, non abbia capito… Joe sei tu!

ANDREA - (contento) Io… Io Joe… (colto da un nuovo dubbio) Eh, sì, ma io non ce l’ho i muscoli di calcestruzzo.

NICOLETTA - Di cemento armato.

ANDREA - Io non ce li ho…

NICOLETTA - Te li ho fatti io.

ANDREA - Grazie… (Niky si avvicina) Eh, ma io non sono un maschio spettacoloso.

NICOLETTA - Perché? Per me tu fai spettacolo. E poi, dimmi, non credi di poter eccitare la fantasia di una donna?

ANDREA - (ci crede) Beh. Beh… non sono neanche brutto, sono simpatico… e vincendo quel complesso di modestia maschile… E poi no, no no! Anch’io ci avevo pensato, m’ero detto “forse sono io”, ma poi a un certo punto ho letto “Joe è l’uomo che non potrà mai sposarsi” e allora…

NICOLETTA - E invece tu sei sposato con me. E potresti anche tenerlo presente… (Entra nella camera da letto. Andrea sorride compiaciuto, si toglie la giacca, si misura i muscoli, si avvia, ma sulla soglia tituba)

VOCE DEL PENSIERO Dl ANDREA - Vai a dormire con tua moglie, eh. Andrea?

ANDREA - Ma certo. Come tutte le sere.

VOCE - Ma stasera è diverso. Tu sai che Nicoletta ha scritto “Buonanotte, Bettina”…

ANDREA - E con questo?

VOCE - Hai paura…

ANDREA - E di che?

VOCE - Di apparire un bambinone inesperto, eh, eh! eh! (Andrea realizza. Ha paura di entrare. Si allontana terrorizzato)

NICOLETTA - (dall’altra stanza) Andrea! Perché non vieni a dormire…

ANDREA - Sì… subito…

VOCE - Eh, eh, eh! Allora vai?

ANDREA - Si, certo…

VOCE - E chi ti dice che di là invece della candida Nicoletta non troverai la lussuriosa Bettina?

ANDREA - Bettina non esiste. È un personaggio immaginario.

VOCE - E allora chi era quella che hai visto tu oggi, nel tuo incubo, mentre ballava in mezzo ai camionisti, vestita di rosso?

ANDREA - Ma va! (si avvia verso la porta. Nicoletta esce con un pigiamino rosso) Bettina!

NICOLETTA - Ma sei matto?

ANDREA - Quella cosa rossa. Cos’è?

NICOLETTA - Il pigiamino nuovo… Me l’hai regalato tu!

ANDREA - Ah, sì è vero, ma adesso cambiatelo! Levatelo! Fallo sparire!

NICOLETTA - (compatendo) Dai, Andrea, smettila. Vieni a dormire…

ANDREA - No, no, no!

NICOLETTA - Ah, senti, Andrea! Adesso basta. Fai quello che ti pare! Dormi dove ti pare! Io non voglio dormire con un pazzo! (gli butta cuscini e coperte) Tieni! E buonanotte! (sbatte la porta della camera. La scena gira parzialmente e scopre anche la camera di Nicoletta. La musica entra sulla sbattitura di porta a commentare il movimento della scena. I due camminano inquieti per la stanza. Arriveranno a muoversi sincronicamente. Potranno avere delle azioni come origliare, camminare, sprimacciare i cuscini. Infine spegneranno la luce e torneranno ai rispettivi giacigli)

DUETTO: QUANTO È BELLO DORMIR SOLI

NICOLETTA - (canta) Com’è bello dormir soli.

ANDREA - (canta) Meglior dormir soli.

NICOLETTA - Qui comando io.

ANDREA - Che assieme a quella là.

NICOLETTA - Questa notte le lenzuola.

ANDREA - Non avrò il lenzuolo.

NICOLETTA - Ce l’ho tutte io.

ANDREA - Ma qui comando io.

NICOLETTA - Io leggerò.

ANDREA - Io leggerò.

NICOLETTA - Io spegnerò.

ANDREA - Io spegnerò.

NICOLETTA - Mi coprirò.

ANDREA - Mi coprirò.

NICOLETTA - Mi volterò.

ANDREA - Mi volterò.

NICOLETTA - E se… …

ANDREA - E se vorrà…

A DUE - Mi risveglierò.

NICOLETTA - Com’è bello dormire sola.

ANDREA - Finalmente solo.

NICOLETTA - Finalmente sola.

ANDREA - Mi sento un gran pascià.

NICOLETTA - Non mi debbo più svegliare.

ANDREA - Dormo indisturbato.

NICOLETTA - Per il suo russare.

ANDREA - E russo a perdifiato. (russa forte)

NICOLETTA - (che l’ha sentito russare) Lui dorme già… ah!

ANDREA - Certo lei già dormirà… Ah, ah!

NICOLETTA - Che bel sonno che mi viene.

ANDREA - Che voglia di dormir!

A DUE - Solo/a dormo proprio bene. (Cercano di dormire. Si rivoltano sul letto. Si mettono a bocca sotto. Musica in sottofondo)

NICOLETTA - Pecora uno, pecora due, pecora tre, pecora centoventisei, pecora centoventisette…

ANDREA - 323 mila 192 moltiplicato 2348 virgola 7… Sette per due quattordici, quattro e porto uno… sette per nove … quanto da 7 per 9… 62… No, no 7 per 9 settantatré.

NICOLETTA - (riprende a cantare) Com’è triste dormir sola…

ANDREA - (parlando) Fa l’offesa, lei… Dorme senza di me…

NICOLETTA - Senza lui vicino.

ANDREA - (parlando) Voglio vedere come fa a scaldarsi i piedini…

NICOLETTA - Sono fredde le lenzuola.

ANDREA - Stasera non li metti sulla pancia del tuo Andrea, i piedini…

NICOLETTA - Gelido il cuscino.

ANDREA - Sempre la pianta fredda aveva…

NICOLETTA - Lui dorme già.

ANDREA - Lei dorme già.

NICOLETTA - Io, invece, no.

ANDREA - Io, invece, no.

NICOLETTA - La colpa è sua.

ANDREA - La colpa è sua.

NICOLETTA - La pagherà.

ANDREA - La sconterà.

NICOLETTA - Però… però…

ANDREA - Sì, però… però…

A DUE - Sempre sveglio/a sto.

NICOLETTA - Dove ho messo “Selezione”?

ANDREA - (parlando) Almeno avessi quel libro giallo di Spillane…

NICOLETTA - Forse è nel salone.

ANDREA - (parlando) Sta sul comodino… Vado a prenderlo. (si alza e si avvia)

NICOLETTA - Ora vado e me lo prendo. (si alza e si avvia)

ANDREA - (parlando) Sì, così lei pensa che voglio vedere lei. (si ferma)

NICOLETTA - Tanto sta dormendo.

ANDREA - (parlando) Ma io ci vado… (apre la porta. S’incontrano tutti e due a mezza strada)

NICOLETTA - Cercavi me?

ANDREA - No… Forse tu cercavi me?

NICOLETTA - No e poi no. (si voltano le spalle. La musica si arresta. Voltandosi) Andrea!

ANDREA - (voltandosi simultaneamente) Niky! (la musica riprende)

A DUE - Com’è triste dormir soli.

ANDREA - Perciò.

NICOLETTA - Perciò.

A DUE - Stare insieme ci conviene.

ANDREA - Perché…

NICOLETTA - Perché…

A DUE - Solo in due si dorme bene. (si siedono sul divano durante un accordo di orchestra; il divano si rompe al solito posto)

NICOLETTA E ANDREA - (abbracciandosi) Tanto ci vogliamo bene. (Buio. Nei loro “angoli” centrati da un riflettore, riappaiono con lo stesso vestito della prima scena, Ettore e Yvonne)

ETTORE - (al pubblico) Visto? E così fecero pace. Eh già! In fondo avevamo ragione tutti e due: erano innamorati…

YVONNE - (al pubblico) Già… Lui con l’amore spiega tutto. (a Ettore) Ma si ricorda, invece, la spiegazione che ci dette lo psicanalista? Parlò di uomo delle caverne, d’impulsi primitivi, di un complesso che è dentro ciascuno di noi…

EITORE - (sarcastico) Ah, già, il complesso del dinosauro.

YVONNE - Certo.

ETTORE - Eh, signora mia, queste cose succedevano anche ai nostri tempi, soltanto che allora noi non li chiamavamo complessi, e, invece di scomodare il dinosauro, dicevamo più semplicemente: “È colpa della primavera”.

YVONNE - È comodo! (al pubblico) Vedono: questa è la mentalità della famiglia Persichetti.

EITORE - (al pubblico) Guardino se non ho ragione. (a Yvonne) Scusi, sua figlia in che mese è nata?

YVONNE - Nicoletta? 22 Marzo.

ETTORE - Andrea è di Aprile. Si sono sposati a maggio. Quindi, ho ragione io quando dico che…

È TUTTA COLPA DELLA PRIMAVERA

ETTORE - È tutta colpa della primavera

Se il cuore ridiventa minorenne

e più leggero d’una mongolfiera

s innalza in volo in cerca dell’amor

YVONNE - È tutta colpa della primavera

Se mentre i pettirossi fanno il nido

Ritorna in terra il piccolo Cupido

ed ogni freccia ha per bersaglio un cuor.

A DUE - Oh, oh, oh, oh, oh, oh, oh.

ETTORE - I giovanotti sentono un prurito.

A DUE - Oh, oh, oh, oh, oh, oh, oh.

ETTORE - E le ragazze cercano marito.

YVONNE - È tutta colpa della primavera

Se un dongiovanni che ha l’appuntamento

Trasforma la seicento in garconniera

Immaginate, che scomodità!

ETTORE - È tutta colpa della primavera

Se un puledrino dentro la sua stalla lancia un nitrito

Guarda una cavalla ed è convinto d’essere Ribot.

YVONNE - E se la sua solerte cameriera

Le porta dentro casa un marinaio

È tutta colpa della primavera

E se c’è un guaio, si riparerà.

A DUE - Oh, oh, oh, oh, oli, oh, oh.

EITORE - Ogni uomo è fauno e ogni donna è ninfa.

A DUE - Oh, oh, oh, oh, oh, oh, oh.

YVONNE - La primavera, questa paraninfa!

A DUE - È tutta colpa della primavera

Se noi che abbiam la neve nei capelli

Mettiamo alla finestra la bandiera

Dei tempi belli della gioventù. (si avvicinano affettuosamente)

YVONNE - (rimproverando) Ettore!

ETTORE - (invitante) Yvonne!

A DUE - (sottobraccio) E se v’arriverà una bomboniera la colpa chi ce l’ha? La primavera.

ETTORE - (al pubblico) Scusino questa breve parentesi sentimentale… La primavera… E torniamo ai nostri ragazzi… Li abbiamo lasciati in pace…

YVONNE - Una pace che chiamerei armistizio… D’altra parte, non per polemizzare ancora, ma, benedetto Andrea, come si fa a proporre a Nicoletta un patto simile…

ETTORE - Normalissimo, signora… Le disse: il libro c’è, e pazienza; però almeno firma con uno pseudonimo ed evita la pubblicità! Le offrì persino di andare a parlare lui con l’editore!

YVONNE - Per quello che servì!

ETTORE - (al pubblico) Eh già! Perché la seconda ondata del ciclone si scatenò il giorno dopo, quando, approfittando della domenica, i due ragazzi vollero festeggiare la riconciliazione in una trattoria dove andavano da fidanzati… Una di quelle trattorie romane che da un giorno all’altro diventano di moda… (Sull’ultima battuta la scena s’illumina su una trattoria romana. Movimento di coppie che ballano sulla musica di “Simpatica “. Anche Andrea e Nicoletta ballano. Alla fine smettono di ballare e vanno al tavolo. Quando stanno per sedersi un giovanotto raggiunge Nicoletta)

AMMIRATORE - Scusi, signora, che melo fa un autografo. (le porge il libro)

NICOLETTA - Io, ma…

AMMIRATORE - Sì, lei… L’ho riconosciuta subito, sa… È più carina così che in televisione!

NICOLETTA - Ma non so… Andrea…

ANDREA - Fa come credi! (Nicoletta firma. L’ammiratore via)

NICOLETTA - Non è mica arrabbiato, il maritone?

ANDREA - Io? Figurati… Che cretino, che sono! Mi ero illuso…

NICOLETTA - Perché?

ANDREA - Hai visto. Ti riconoscono tutti… E tu sei tutta contenta di dare gli autografi…

NICOLETTA - Be’… Per una volta…

ANDREA - (come se vedesse il demonio) Il Presidente della mia Banca!

PRESIDENTE - Marinè, non t’innervosire. Lo troveremo il tavolo…

NICOLETTA - Perché ti nascondi?

ANDREA - Se mi vede con te è la fine!

NICOLETTA - Che c’è di male? Sono tua moglie.

ANDREA - Se ha visto la televisione, quello ti riconosce.

NICOLETTA - Ah, ti vergogni di me!

ANDREA - Speriamo che non mi veda!

PRESIDENTE - Persichetti!

ANDREA - (scattando in piedi) Signor Presidente… Ossequi.

PRESIDENTE - Comodo, Persichetti… ci mancherebbe altro…

ANDREA - Sieda, sieda pure a questo tavolo… Noi ce ne stavamo andando.

PRESIDENTE - Ma ci mancherebbe altro… Caso mai rimarremmo insieme, se non le dispiace!

ANDREA - Onoratissimo!

PRESIDENTE - Allora condividiamolo questo tavolo… Col permesso di sua moglie…

NICOLETTA - No. Non sono sua moglie! Sono… un’amica.

PRESIDENTE - Ah!

ANDREA - Un’amica di mia moglie… La signorina… la signorina… nchgupls (dice una parola incomprensibile)

PRESIDENTE - Nicopulos? Greca?

NICOLETTA - Si, oriunda.

PRESIDENTE - Molto lieta, signorina… Ci scusi. È stata una vera invasione!

NICOLETTA - Per carità… parlavamo del più e del meno…

ANDREA - Parlavamo della televisione… Lei ha visto il programma iersera?

PRESIDENTE - Mi pare di sì.

ANDREA - Ah!

MARINA - Edgardo, se eravamo a teatro…

ANDREA - Allora non l’ha visto?

PRESIDENTE - Se ero a teatro… Perché? Ci fosse stato proprio iersera il miracolo divino di un programma interessante?

NICOLETTA - (con falso pudore) Hanno presentato l’autrice di “Buonanotte, Bettina”. (Andrea si strozza)

PRESIDENTE - Ah! E io me la sono persa… L’avrei proprio voluta vedere questa donna del giorno!

NICOLETTA - Perché? A lei il libro è piaciuto?

PRESIDENTE - Lei vuole proprio il mio parere su questo capolavoro della letteratura moderna?

NICOLETTA - Ma certo.

PRESIDENTE - Be’, per me è una fetenzia!

NICOLETTA - Come si permette!

PRESIDENTE - Non si scaldi tanto, signora. Che, l’autrice è lei?

ANDREA - (si strozza, ma si contiene) Ah, questa è buona… Lei l’autrice… (ride, ma vedendo che nessuno ride con lui, gli smorza la risata)

NICOLETTA - (trattenendo a stento le lacrime, si alza) Con permesso… (va via)

MARINA - Edgardo, sei sempre eccessivo… Vado a vedere io… (va. Andrea fa per alzarsi)

PRESIDENTE - Eh, no, Persichetti: almeno voi rimanete… (Andrea si risiede) Mi dispiace che si sia offesa… ma quando parlo di questo Joe mi riscaldo. Francamente questo Joe mi è antipatico… Anzi, non lo posso soffrire…

ANDREA - A chi lo dice!

PRESIDENTE - Quello tiene “una mano golosa che ghermisce”! Che volete… io mi trovo sprovveduto. Persiché, ch’aggia ghermì co’sta manella! (appare Colibò) Uh, guarda, guarda: lupus in fabula! Scusate un momento. Persichetti. (si alza e va incontro a Colibò) Carissimo Colibò. (Durante queste due battute cerca di vedere se la sua può o no essere una “mano che ghermisce”)

PRESIDENTE - …giusto ti volevo telefonare… Sediamoci un momento al mio tavolo! (arriva alle spalle di Andrea che non lo vede) Che state facendo? Acchiappate le mosche? (Andrea scatta in piedi confuso)

PRESIDENTE - Questo è Persichetti. Una colonna della banca!

COLIBÒ - (presentandosi) Molto lieto… Colibò.

ANDREA - Onorato… Colibò?

COLIBÒ - Colibò.

ANDREA - L’editore Colibò?

COLIBÒ - L’editore Colibò.

ANDREA - Quello di “Buonanotte, Bettina”?

COLIBÒ - Quello di “Buonanotte, Bettina”.

ANDREA - Allora… con permesso… (fa per andarsene)

PRESIDENTE - Che c’è, Persichetti?

ANDREA - Vado ad avvertire le signore… Che è arrivato Colibò!

PRESIDENTE - E che bisogno c’è? Anzi, io sono contento che non ci siano. Così possiamo domandare liberamente a Colibò notizie su questa famosa autrice… Dì, Colibò, tu che la conosci, questa scrittrice, com’è, com’è?

COLIBÒ - In che senso?

PRESIDENTE - Come in che senso, Colibò… Com’è? Che tipo è? Cocottona?

ANDREA - Cocottona sarà sua mo… sua mo… a suo modo di vedere…

COLIBÒ - È giusto… Perché, infatti, si presenta come una ragazza seria, distinta, riservata…

PRESIDENTE - Riservata? E riservata a chi? All’editore Colibò?

COLIBÒ - Eh, eh. Io sono un gentiluomo…

ANDREA - Ah, no! Lei adesso lo dice! Dice tutto! Lei spiega cosa ha fatto nel suo ufficio a mia mo… mia mo…

PRESIDENTE - Persichetti! Ma che vi si è incantato il disco?

ANDREA - A mio modo di vedere, si è portato molto correttamente con quella signora… Vero?

COLIBÒ - Ma certo! Le avrò sì e no stretto la mano. E poi, se la vedeste… sembra una cerbiatta impaurita, una piccola borghese, con tanto di marito!

PRESIDENTE - Marito! Pure… Figuriamoci! T’amo o pio bove… Mooo… Mooo… (ride, Colibò si unisce alle sue risate) Moo… Moo… Persiché? Il marito… Ah, ah! Fate moo, moo pure voi… Ah! Ah! Be’ Persichetti, l’idea del marito non vi diverte? (Arrivano Nicoletta e Marina. Andrea si alza di scatto, va incontro a Niky, la volta e la porta via)

ANDREA - Andiamo via!

NICOLETTA - Che altro c’è?

ANDREA - C’è Colibò!

COLIBÒ - (si volta, ride e riconosce Niky) Lei! (va a prenderla. Al Presidente) Tu volevi conoscere l’autrice di “Buonanotte. Bettina”? Eccola!

PRESIDENTE - La greca!

COLIBÒ - Che greca? (a Niky) Perché, lei è greca?

ANDREA - Posso spiegare… Silenzio! È tutto uno sbaglio… Non è lei che ha scritto quei libro… Posso darvene la prova… (Entrano Yvonne ed Ettore)

YVONNE - Nicoletta… ha telegrafato De Laurentis… Vuole fare un film su “Buonanotte, Bettina”… Ti offre venti milioni…

PRESIDENTE - Allora è lei l’autrice?

YVONNE - Certo che è lei… Mia figlia.

ANDREA - Grazie. Lei ha risistemato tutto…

NICOLETTA - Mamma, Andrea non voleva…

ANDREA - Che cosa, Andrea, non voleva… Lascia fare a lei, a lui, a loro… Signori, mi fate pena con una leggera striatura di schifo… Stampate, ristampate… Siete una massa di sporcaccioni… Io vado via… vado a bere per dimenticare… Sì, vado ad ubriacarmi… Cameriere, due gazzose. (ed esce)

NICOLETTA - (fa per seguirlo)          Andrea!

COLIBÒ - Dove va, signora? Resti qui… Ho fatto chiamare il fotografo… Ho avvertito la stampa.

MARINA - Complimenti, signora… Ora che so che è l’autrice, mi dica una cosa? Chi è l’uomo meraviglioso che le ha ispirato il suo romanzo?

NICOLETTA - Mio marito!

MARINA - Suo marito? Mi farebbe proprio piacere conoscerlo…

COLIBÒ - Largo! Largo! Ecco il fotografo! (movimento di tutti) Caro Presidente, alla destra della scrittrice. E io alla sinistra! Gli altri intorno…

YVONNE - E la mamma?

COLIBÒ - Venga, si metta qui, signora!

ETTORE - E io che sono il suocero?

COLIBÒ - Si metta dove le pare… (il gruppo verso il fondo e agli ordini di Colibò si sposta per fare fotografie; frattanto Venturi riporta dentro Andrea)

VENTURI - Allora sei proprio matto! Ma come: te n’andavi così?

ANDREA - Bevevo per dimenticare… Un’altra gazosa!

VENTURI - Vié qua… Nun vedi che stanno a fa’ a tu’ moglie… Ma te fa proprio schifo fa’ il marito della donna celebre? Pensa che io pagherei!

ANDREA - Io pagherei per non esserlo.

VENTURI - Ma vié qua! Te faccio io da menagèr! (lo trascina per un braccio) E nun fa la creatura… (lo trascina nel gruppo) Momento! Momento! Una fotografia pure con lui!

COLIBÒ - Che c’entra?

PRESIDENTE - Adesso ci manca pure Persichetti!

VENTURI - Aho! Ma lui è l’ispiratore del romanzo! È il marito!

TUTTI - Oh! Il marito? (tutti guardano Niky)

NICOLETTA - Si, è mio marito! (gli tende le braccia)

MARINA - Lui! Che delusione! Joe, un impiegatuccio?

ANDREA - Ah, sì… sono una delusione, eh? Perché sono un misero impiegatuccio, non posso essere Joe. Ora te lo do io Joe! Lo vuoi vedere il torace spettacoloso e i muscoli di cemento armato? (Si strappa di dosso in un sol colpo camicia e giacca rimanendo a torso nudo)

NICOLETTA - Andrea!

ANDREA - (battendo i pugni sul torace a mo’ di Tarzan) Sono Joe! Joe! L’uomo che ammazza il dinosauro a calci nelle gengive! Vieni qui… fatti ghermire dalle mani golose… Balleremo il doppio twist del camionista! Permette, signor presidente? (afferra Marina)

PRESIDENTE - No.

ANDREA - (imitandolo) Muuu! (inizia a ballare con Marina)

NICOLETTA - Andrea! Tu fai Joe! E allora io sono Bettina! Vieni, presidente. (ballano)

YVONNE - Ettore, anche in lei c’è qualcosa di Joe. Balliamo anche noi. (Sul ballo generale arriva la fine del primo tempo)

SIPARIO

SECONDO TEMPO

Solita stanza di casa Persichetti. Le dieci del mattino del giorno dopo, lunedì. Andrea dorme sprofondato nel divano. Si capisce che ha passato sul divano l’intera nottata. Musica di sottofondo. Appare Ettore che parla al pubblico.

ETTTORE - Scusino un momento, ma prima di andare avanti nel nostro racconto, penso che lor signori avranno il desiderio di sapere cosa accadde ieri sera dopo la scena del ristorante, durante la quale anche io mi sono lasciato, come dire, un po’ troppo trasportare e ne chiedo scusa. Dunque, Andrea sparì. Dove avrà passato la notte? Niente di grave. Girò un po’ per Roma, sempre in compagnia del fido Venturi che ormai non lo lasciava più. Continuò a bere. Tornò a casa e si buttò su quel divano. Eccolo lì, sono le dieci del mattino e ancora dorme. (sottovoce) Sssst, non svegliamolo. (Squilla il telefono. Ettore esce. Il telefono squilla più volte finché Andrea, quasi in stato di sonnambulismo, lo raggiunge e risponde)

ANDREA - Pronto?… Mmmmm? Il mio sogno? Che me ne importa del suo so­gno, io ne stavo facendo uno mio… me lo lasci seguitare!… Che? Il suo sogno è un rotocalco? Pensi che io invece stavo sognando una stazione di servizio, sulla Luna. Ciao! (attacca. Si rimette a dormire. Il telefono suona di nuovo e di nuovo Andrea risponde) Pronto?… Ancora?… Cosa? (si sveglia di colpo) Vuole una mia fotografia in costume da bagno? Che scherzi! (attacca il ricevitore) Ma io, ho dormito sul divano! Ah! Che mal di testa! Perché sto qua? Devo aver litigato con Niky… (chiama forte) Niky… Niky… Facciamo la pace… Vieni fuori, su… Io chiudo gli occhi… su… vieni, dammi un bacetto… (esce Venturi in vestaglia. Finendo di farsi la barba. E bacia Andrea) Che schifo! Tu? Ma che fai qui? Dov’è Nicoletta?

VENTURI - Aho! Ma che stai a dì? Nicoletta nun c’è. Che nun te ricordi che è andata a dormì dalla madre!

ANDREA - Perché?

VENTURI - Dopo tutto quello che è successo?

ANDREA - Ma che è successo? Possibile che io non mi ricordi di niente?

VENTURI - Per forza… Ma lo sai che sei buffo: hai voluto beve per dimentica’ e mo’ t’arrabbi perché non te ricordi.

ANDREA - È impressionante! Niente… il vuoto… assoluto… Più niente… (suona il telefono) Pronto… (allontana il microfono dall’orecchio) Come urla! Ahi, la testa! (all’apparecchio) Parli più lentamente… Cosa? E lei mi telefona alle quattro del mattino per offrirmi mezzo milione in cambio di una dichiarazione che io sin dall’età di tre anni ho preso il ricostituente Proton?… Eh? Non sono le quat­tro? (attacca il telefono e si comincia rapidamente a vestire) Venturi! Sono le dieci! Come faccio? La banca! È la prima volta che… Figurati Blasi! Dov’è la giacca… (ha preso la giacca e la cravatta. Si è passato una mano fra i capelli) Ciao, ciao… (sta per uscire)

VENTURI - Ma ndò vai?

ANDREA - (uscendo) In banca!

VENTURI - Che ce vai a fa’! T’hanno licenziato!

ANDREA - (dopo una pausa rientra) Che hai detto?

VENTURI - T’hanno cacciato via. Ieri sera er presidente t’ha licenziato!

ANDREA - A me? E perché?

VENTURI - Hai spogliato quella signora!

ANDREA - Quale signora?

VENTURI - Non ho capito bene, me pare la moglie dell’editore Colibò…

ANDREA - Cosa stai dicendo?

VENTURI - Ma certo… Tié… Guarda i giornali. Anvedi! Ci hanno messo su quattro colonne: lo scandalo del ristorante… Gagliardo!

ANDREA - (guarda i diversi giornali sempre più allarmato e seccato) Pure qui! E qui… Equi…

VENTURI - Gagliardo! Gagliardo!

ANDREA - Incosciente! Ti rendi conto… ubriachezza molesta … ho spogliato in pubblico una signora sposata, ho offeso il marito? Che è roba da schiaffi… da duello!

PORTIERE - Sor Andrea, ho portato su due signori che vogliono parlarle.

ANDREA - I padrini!

VENTURI - Vado io! Te faccio da secondo! (esce)

ANDREA - Che guaio. (riguarda il giornale) Ci mancava il duello! La legge non lo permette e neanche la chiesa lo permette, e soprattutto non lo permetto io… Macché, io non lo faccio. E poi per una signora che non so nemmeno chi sia, che non conosco… (vede una foto sul giornale) Una signora che ha pure la barba… vestita da generale… Ah, no, questo è Fidel Castro. (cambia pagina) Ecco… Ma questa non è la moglie dell’editore Colibò… È la signora Marina, la moglie del Presidente… (Entrano il Presidente e l’editore Colibò, accompagnati da Venturi)

PRESIDENTE - E bravo Persichetti!

ANDREA - Uhuuuuh! Il Presidente!

PRESIDENTE - Ora facciamo i conti!

ANDREA - Mi scusi presidente! Io con sua moglie non volevo… Ero ubriaco…

PRESIDENTE - Persiché, ma per carità… Vi perdono… Una piccola parentesi carna­scialesca ogni tanto ci vuole… Del resto, anche io, che ho fatto con vostra mo­glie?

ANDREA - Eh! Che ha fatto?

PRESIDENTE - Un poco di twist! In fondo siamo sempre dei pagani! Non resistiamo ai richiami del baccanale!

ANDREA - Allora… lei… il licenziamento?

PRESIDENTE - Io vi licenzio? Ma io vi promuovo! Vi do un aumento!

COLIBÒ - Presidente, se non gli spieghi, non può capire…

PRESIDENTE - Giusto! Persiché, stamattina, quando la banca si è aperta, c’era la fila. Tutte vostre ammiratrici!

PORTIERE - Sor Andrea, qui c’è un sacco di gente che chiede di lei!

ANDREA - Non voglio vedere nessuno.

VENTURI - Aspetta. Ce vado a parlà io. Eh, signor presidente, se non lo sorvegliamo noi sto’ Persichetti fa un sacco de fregnà… pardon: fa moltissime sciocchezze!

PRESIDENTE - Vi dicevo, Persichetti… Una fiumana di donne…

ANDREA - Che c’entro io col maggiorato afflusso delle correntiste?

PRESIDENTE - Persiché! Ma se si sapesse che dietro lo sportello di una banca c’è Brigitte Bardot, otto maschi adulti su dieci si affretterebbero verso quella felicis­sima banca, per consegnare il loro denaro nelle soavi mani di Brigitte, che il cielo la benedica dove si trova!

ANDREA - Va bene, ma io… non vorrà mica dire che io… Suvvia! Presidente!

PRESIDENTE - Eeh… Persichetti! Voi, oggi, come oggi, siete un Brigitto!

ANDREA - (ritrosetto) Aho! Io Brigitto? Ma che è oggi? La rivoluzione degli ormo­ni?

COLIBÒ - Anzi, a questo proposito, io le vorrei esporre un’idea del nostro presi­dente… Ecco, lei dovrebbe…

ANDREA - Dovrei?

PRESIDENTE - Persiché, una sciocchezza: ci vorremmo fare la copertina!

ANDREA - Con che?

PRESIDENTE - Con voi!

ANDREA - Con me?

PRESIDENTE - Una fotografia. La vostra immagine sulla copertina del libro!

ANDREA - Io? Su quel libro? Magari nudo! Con i muscoli unti di olio. L’olio lo trovo. Ma i muscoli chi me li dà? Nunzio Filogamo…

PRESIDENTE - Dietro compenso, s’intende…

ANDREA - Già, perché secondo lei con il denaro…

PRESIDENTE - Giovanotto, il denaro è tutto nella vita… Tutto…

COLIBÒ - (mostra un pacco) Sia pratico… qui ci sono i vestiti di Joe il camionista. Lei li indossa, viene nel mio ufficio, facciamo la fotografia…

ANDREA - Temo di non essere stato chiaro… Voi non sapete con chi state parlando…

VENTURI - (entrando eccitato) André, un affare d’oro! Un milione! Ammà, che mena­gèr! Cinque minuti! Te danno un milione…

ANDREA - Che cosa dici? Cosa hai fatto? Ma perché… perché tu non eri bambino ai tempi di Erode. Ma che altro vuoi da me?

VENTURI - Aho, nun hai capito? Un milione. (mostra un assegno) Eccolo qua, un mi­lione!

ANDREA - E perché me lo danno?

VENTURI - Una fotografia… Hanno portato tutto loro… Entrano, cinque minuti, fanno la fotografia: un milione. È la Simmenthal, la buona carne in scatola. Gajardo, no? Avanti la vacca. (entrano due fattorini, con una grande vacca di car­tapesta di Simmenthal)

ANDREA - Cos’è questa vacca? Via! Via! Via!

VENTURI - (fa cenno di lasciare la vacca lì) Ao, ma che ci hai? Nun realizzi? Te fotografano con la vacca de Simmenthal, poi ce scrivi sotto du’ parolette: “Sono Bello e colossal colla carne Simmenthal”. Un milione. (i facchini se ne vanno)

ANDREA - Mi vergogno, mi secca! Non lo farò!

PRESIDENTE - Persichetti! Siete ottocentesco! Voi fate il Mammolo, vi volete nascon­dere? Ma sapete che cosa sta facendo in questo momento vostra moglie nella libre­ria del qui presente Colibò? Sta firmando centinaia di migliaia di autografi col vo­stro riveritissimo cognome: Persichetti!

ANDREA - Ah, sì? Allora la faccenda cambia. Mia moglie fa l’autrice di quel libro Mi ha messo di fronte al fatto compiuto. Allora comincio a prendere in esame le vostre proposte… Mi si apre un bivio… Eh già, e io che devo fare? Joe o non Joe? (prende il pacco dei vestiti da Joe) Questo è il problema. Sono Joe il maschio spet­tacoloso; e che succede? Lui (indica Venturi) vuole fare il mio menagèr. (indica Colibò) Lei mi offre denari per schiaffarmi sulla copertina! E lei, caro presidente, mi aumenta lo stipendio, e sogna di vedermi dietro lo sportello della banca con un modellino di camicetta decolté aperta sul torace villoso, e colla mano golosa pronta a ghermire il denaro delle clienti! Certo, sono Joe! Oppure? Oppure… Continuare a fare Andrea Persichetti, il piccolo scrivano milanese, oppure uscire alla ribalta come l’ispiratore di Joe, Joe la tigre. O Joe, o Andrea! O faccio sulle copertine il cocottone, come dice lei, o faccio nella vita privata il bec­caccione, come dice il mio menagèr. O le corna del marito o le corna della vacca! Ebbene signori, ho scelto. Preferisco la vacca. (assume la posa di Joe con la vacca. Su Andrea fermo in posa buio e musica. Appare Yvonne che parla al pubblico)

YVONNE - Scusino, signori, ma desidero anch’io spiegare cosa accadde a mia figlia dopo quel baccanale nel ristorante. Nicoletta, povera cara, tornò da me, quella sera, da sua madre. E fui proprio io ad insistere perché la mattina dopo, cioè adesso, accantonando i suoi doveri di moglie, partecipasse al cocktail offerto dall’editore Colibò nella sua libreria. (indicando la scena) Questa. Ecco: Nicoletta sta per arrivare. Con permesso. (Nella libreria dell’editore Colibò, il lunedì a mezzogiorno. Movimento di commessi, fotografi, clienti: coreografia. Arriva Nikv, la donna del giorno)

STOP E CONTA FINO A TRE

NICOLETTA -             Oggi è la mia gran giornata tutti son qui per me e sarò fotografata interrogata intervistata.

quindi debbo stare bene attenta che che non mi sfugga qualche frase che non va che non mi scappi qualche strana verità che non dica cose buffe

che non faccia qualche “gaffe”

altrimenti tutto il mondo riderà

Per evitare ciò

io non risponderò

se prima non ho fatto ciò che mamma m’insegnò sarebbe a dire che

ripeto fra me e me

(refrain)

Stop dico stop e poi conto fino a tre un, due, tre ed al tre scatta un certo non so che e d’incanto

vatti un po’ a spiegare perché

tutto quanto

ora è limpidissimo in me

Per questo dite tutti

stop

solo stop

poi contate fino a tre

e cosi

prima di

pronunciare un “no” od un “si”

penserete

e meno noie avrete

Un-due-tre

come me

adottate anche voi di galop

lo stop! (Ballo durante il quale Niky distribuisce autografi. E interviste. Varie giornaliste di differenti nazionalità verranno presentate a Niky)

CORO - Stop.

ecco qui

l’inviata del “Midi”

di Paris. (una giornalista fa una domanda in lingua francese molto stretta)

NICOLETTA - (conta fino a tre e senza aver capito una parola della domanda risponde) Oui. (Riprende il ballo)

CORO - Stop

questa Miss

rappresenta il “Daily Stork”. (un’altra giornalista fa una domanda in lingua inglese)

NICOLETTA - (conta fino a tre e, poi, senza aver capito) Yes. (Riprende il ballo)

CORO - Stop

Frau Thea Strhin

È del “Deutschland Magazin”

di Berlin. (un’altra giornalista fa una domanda in tedesco)

NICOLETTA - Ia. (Balletto finisce. Entra Andrea accompagnato da Venturi, dal Presidente e da Colibò. È vestito da Joe. Tutte le ragazze gli vanno incontro e in trionfo lo portano nello studio dell’editore. Nicoletta va infuriata verso il presidente)

NICOLETTA - Presidente!

PRESIDENTE - Donna Nicoletta bellissima!

NICOLETTA - Cosa vuoi dire questa pagliacciata?

PRESIDENTE - Una trovata pubblicitaria… Facciamo la copertina del libro colla foto­grafia di suo marito!

NICOLETTA - Chi è che ha avuto questa bella idea?

PRESIDENTE - Beh… modestamente… (fa per dire: io)

NICOLETTA - Chi è quell’idiota?

PRESIDENTE - Colibò. Quella è un’idea di Colibò!

NICOLETTA - E neanche saluta, ha visto? Non mi ha degnato di uno sguardo! È un divo, lui!

PRESIDENTE - Scusi, donna Nicoletta, ma la colpa un poco è anche sua… Lei gli ha fatto quel poco di reclame! Joe di sopra, Joe di sotto! Muscoli così, torace così. Si capisce che il giovanotto si è montata la testa!

NICOLETTA - E io lo smonto!

PRESIDENTE - Buona… Qui, donna Nicoletta, ormai sono in ballo milioni. Anche per lei.

NICOLETTA - Io me ne infischio dei soldi.

PRESIDENTE - Questa è una malattia di famiglia. (Entrano in scena Yvonne, Ettore e Marina che ha un cappotto di un verde riconoscibilissimo)

YVONNE - Niky, Niky! Ah, eccola, Sta qui…

ETTORE - Ci scusi, signor presidente… Forse abbiamo disturbato…

MARINA - Se vedesse suo marito, signora… Lo stanno fotografando in tutte le pose… È addirittura titanico!

PRESIDENTE - Sentito? Mia moglie lo trova addirittura titanico… Venga di là anche lei.

NICOLETTA - E io dovrei venire di là a vedere il ragionier Persichetti che fa il pin-up-boy!

PRESIDENTE - Buona questa… Pin-up-boy… pin-up-girl… carina…

MARINA - Venga, venga, signora… Tutti vogliono l’autrice.

YVONNE - Vai, tesoro… In fondo il libro l’hai scritto tu.

NICOLETTA - Hai ragione, mamma… Andiamo. (si avvia, seguita dal presidente e da Marina)

YVONNE - Povera bambina, perché deve rinunciare alla gioia del successo per colpa di quel bellimbusto di suo figlio?

ETFORE - Ah, perché adesso la colpa è tutta di Andrea?

YVONNE - No. È anche sua.

ETTORE - Mia?

YVONNE - Sì, sua. Per averlo messo al mondo.

ETTORE - Come potevo saperlo, allora?

YVONNE - Lo sapeva benissimo. Tanto è vero che è rimasto figlio unico.

ETTORE - Che c’entra questo?

YVONNE - Eh, sì… perché Andrea è proprio il tipo da scoraggiare anche i genitori più avventurosi.

ETTORE - Ma quando era bambino Andrea non era cosi.

YVONNE - Io credo proprio il contrario. E scommetto che lei avrà avuto pure difficoltà a trovare le balie.

ETTORE - Qualche volta. Ma era per colpa mia.

YVONNE - Allora è una malattia ereditaria!

ETI’ORE - Ah, questo sì… perché vede, Yvonne: ancora adesso che, come dice lei, ho un po’ di neve sul tetto, quando mi trovo vicino a una donna interessante, sapesse quanta legna brucia nel mio camino.

YVONNE - Signor Ettore…

ETTORE - Yvonne… vede io, vorrei dirle… Mi scusi, vado a vedere se riesco a parla­re un attimo con Nicoletta per dirle una cosa molto urgente.

YVONNE - Che cosa?

ETTORE - Debbo chiederle la mano di sua madre. (E va nell’interno della libreria)

UN UOMO È STRETTAMENTE NECESSARIO

YVONNE - Sposare il padre d’Andrea?

In fondo è un’idea!

La donna, per antica consuetudine,

odia la solitudine.

E una massima eterna

dice, in poche parole,

che nel confort della vita moderna,

un uomo di vuole…

eh, sì… proprio ci vuole.

(Refrain)

Un uomo in casa è strettamente necessario…

è necessario quasi come un frigidaire

come la lucidatrice

e la lava-stiratrice

necessario ad una donna quasi quanto la guepière.

Un uomo, no, non è un oggetto secondario…

è necessario forse più della Ti-Vu

perché quella a mezzanotte

chiude e dice “buona notte”

mentre l’uomo a mezzanotte fa il programma che vuoi tu.

Io mi domando

Se è più utile un uomo od un visone

però pensando

che senza un uomo che lo paghi un visone non si ha

è proprio l’uomo di maggiore utilità

Un uomo è sempre un animale necessario

Il buon gregario nella vita d’oggidì

Chi, nel caso d’un inciampo,

t’apre la chiusura lampo?

A chi affibbi il cagnolino quando deve far pipì?

(dall’inciso)

Chi torturiamo

col fatto della cenere per terra?

E chi asfissiamo

quando al volante guida attento per le vie della città.

Dicendo: “Bada! Vai più piano! Guarda là!”.

Se qualche donna fosse di parer contrario

e non vedesse questa gran necessità

le ricordo quella cosa…

Quale cosa? Quella cosa.

per cui l’uomo è veramente necessario

tanto tanto necessario…

quanto quanto è necessario…

Oh, sì, se è necessario… (Entra Nicoletta, inseguita da Venturi)

VENTURI - A Nicolé, Nicolé, che fai? Nun te ne annà… Proprio mo’ che so riuscito a convince i fotografi a fotografatte accanto a Andrea!

NICOLETTA - Accanto a quel pagliaccio! Mai. Me ne vado! (esce)

YVONNE - Aspetta! Niky… Non fare sciocchezze! (esce. Tutti a soggetto l’inse­guono. Musica violentissima sulla quale cala un sipari etto di esterno di libreria. Passa di corsa Nicoletta arrabbiata. La segue Yvonne che cerca di fermarla. Non ci riesce. Chiede aiuto a Ettore. Escono anche loro dietro a Nicoletta mentre il presidente spinge Colibò ad inseguire Nicoletta per trattenerla. La musica scema. Venturi si avvicina al presidente che si asciuga il sudore)

VENTURI - Nun se preoccupi, commendatò, quella torna! Andò va? È tutta gelosia. perché ha visto che Andrea piace! È un piacione!

PRESIDENTE - Ah piace, piace… E ditemi, ditemi, si sono scatenate, queste moderne baccanti?

VENTURI - Eccome! Aho, ce n’era una che è andata subito al sodo! Colla scusa del ga­rage… dice “Ma lei ce l’ha proprio il garage, come ner capitolo dodicesimo?”, j’ha chiesto. Allora mi sono inserito io e le ho combinato un appuntamento… Er rendez-vous nel garage, pe’ le nove de stasera.

PRESIDENTE - Bene! Tutta pubblicità! E lei, lei, chi era? Si conosce, questa femmina vogliosa?

VENTURI - Non lo so! È una bionda. Con un cappelletto verde… Bona, con rispetto parlando! Ma poi lei la conoscerà pure… Sa chi deve essere: la moglie dell’editore Colibò. ’Na Colibona…

PRESIDENTE - (divertendosi molto) Allora stasera nel garage la signora Colibò si fa un bel rock and roll? Rullo e beccheggio! Eh già, perché la moglie rulla e il marito beccheggia… Sssst. Zitto, arriva il marito!

COLIBÒ - (arrivando di corsa) Non c’è stato niente da fare… Che figura, adesso con i giornalisti.

VENTURI - Stia tranquillo, commendatore. Penso io, vado io. (via)

COLIBÒ - Che guaio, questo.

PRESIDENTE - Non ha importanza, Colibò. Quello che conta è che Persichetti abbia funzionato sulle signore… A proposito, Colibò, ho saputo che al cocktail c’era tua moglie… Ma come: sono tanti anni che ti conosco e non mi hai ancora pre­sentato a tua moglie…

COLIBÒ - Mia moglie? Ma io non sono sposato.

PRESIDENTE - Ah! Allora c’era la tua amichetta?

COLIBÒ - Quale amichetta?

PRESIDENTE - Andiamo, Colibò… E allora chi era quella bella bionda col cappello verde, eh?

COLIBÒ - Bionda… Col cappello verde? Ah, sì: era tua moglie, donna Marina.

PRESIDENTE - (sorridente) Ah già, è vero! (ci ripenso, realizza) Ah, già… la Colibona è mia moglie… Sono io che beccheggio! (scappa di corsa)

COLIBÒ - Ma che gli avrà preso? Mah… poco male, tanto alle brutte la seconda ristampa la faccio in proprio… È un affare sicuro: la fotografia di lui sulla coper­tina e sulla fascetta uno slogan: “Joe, l’uomo che fa sognare le donne”. (Buio. Il boudoir di Marina. Nel tardo pomeriggio dello stesso giorno Marina si prepara all’appuntamento con Andrea nel garage. È davanti allo specchio; prova differenti pettinature, differenti vestiti, ecc. Canta e successivamente ballerà)

MARINA - (canta) Ho un appuntamento con il pin-up-boy

nel paradiso d’un garage.

E per incontrare quel famoso Joe

io voglio essere à-la-page.

Un abito chic

può dare lo choc

a questo guidatore di camion.

Lui sexy sara…

io sexy sarò…

e tutto sarà quindi sexy-bon.

Come farò colpo sopra il pin-up-boy

con questo folle negligé!

Quanto sarà bello presentarsi a Joe

con un mantello di lamé…

Forse per il garage-garconnièr

è più adatto un tailleur…

Ma chissà com’è che vuoi vedermi, Joe?

Fiera o sottomessa?

Schiava o principessa?

Pecora o leonessa?

Mah… (Danza di Marina che si avvia per il rendez-vous. Alla fine buio. Uno sporco garage di periferia la stessa sera. Un sedile di automobile al centro. Da una parte una colonna di pneumatici. Nel fondo della scena l’ingresso chiuso della saracinesca. Si vede aprire la saracinesca ed entrano Andrea e Venturi)

VENTURI - Aspetta! Non chiude, che vado a aprì la luce… (Nel buio si vedono solo le due sagome contro la luce di un lampione. Si accende la luce. Andrea prova a chiudere la saracinesca. La saracinesca non scende)

ANDREA - Manda a chiamare degli uomini per abbassare ‘sto coso…

VENTURI - Aspetta… (con un solo dito nell’anello chiude. Poi guarda Andrea sghignazzando) E tu saresti quello coi muscoli de cemento armato? (mostra il garage ad Andrea) Guarda che bellezza! Squallido garage periferico come da capitolo dodici!

ANDREA - Ma io ho freddo…

VENTURI - Mancano cinque minuti. Daje, spojate!

ANDREA - Io non ho il fisico di Joe… Io sono cagionevole di salute come Giacomo Leopardi.

VENTURI - E che volemo fa? Joe col cappello, cappotto, galosce e ombrello? Dai, Salomè, levate quei sette veli…

ANDREA - No, io ho i bronchi da farfalla.

VENTURI - Va be’. Te concedo la canottiera… Aho, tutto io devo fa… Te procuro er locale, sovrintendo ai costumi, te combino la donna, e pure de classe… Capirai: la moglie dell’editore Colibò!

ANDREA - Che stai dicendo? Quella che viene qui è la moglie del presidente della mia banca…

VENTURI - La moglie del presidente! O li mor… (a parte) Fortuna che non j’ho dato l’indirizzo!

ANDREA - Che indirizzo?

VENTURI - E niente. Dico: il marito mica lo sa l’indirizzo… Tanto, poi, pe’ te, moglie del presidente o no, chi se ne…

ANDREA - Come, chi se ne, chi se ne… E invece me ne…

VENTURI - Ma perché te ne?

ANDREA - Perché me ne…

VENTURI - E se te ne, te necessita da fa Joe… Perché quella per Joe viene, mica per Persichetti…

ANDREA - E va bene… allora, sarò Joe, la tigre dell’autorimessa. (si spoglia e resta con canottiera a rigone trasversali gialle e nere)

VENTURI - Ecco un po’ d’olio… (Venturi gli versa sulle mani un po’ di olio e Andrea si unge le spalle. Con uno spruzzatore) Ecco un po’ di benzina. (lo spruzza)

ANDREA - (recitando Joe) Vieni adesso, tortorella. Vieni nella tana della tigre che ti aspetta fremente, pronto a balzarti addosso appena tu busserai a quella porta! (bussano. Andrea terrorizzato) Mamma mia, è lei! La donna!

VENTURI - E statte bono, ‘a tigre. In gamba. Sei Joe! Forte, gajardo, erculeo… Io vado fori a fa’ da palo. (bussano alla porta)

ANDREA - Aspetta, tortorella… (a Venturi) Non mi lasciare solo.

VENTURI - Nun te preoccupà, che c’è Venturi! Daje, daje! (va via. Rimasto solo Andrea assume un contegno da Joe. Si dà ancora una spruzzatina di benzina. Si fa coraggio. Bussano ancora)

ANDREA - Eccomi, tortorella… (cerca di aprire la saracinesca. La saracinesca gli fa resistenza. Prova ancora. Suda. Tira)

MARINA - (dal di fuori) Presto, ti prego, fa presto…

ANDREA - (seguitando a sforzarsi sulla saracinesca) Subito… (finalmente furente dà un calcione alla saracinesca che scatta e si apre da sola) Ah… (si è fatto male al piede e saltella qua e là col piede in mano. Marina entra) Benvenuta, tortorella, nella tana della tigre! (ruggisce)

MARINA - Presto, chiudi! (Andrea cerca disperatamente di raggiungere con dei salti l’anello che permette di chiudere la saracinesca che è andata troppo in alto. Marina come in trance) “Capitolo dodicesimo. Entrai calamitata dal suo odore di maschio. Entrai come una sonnambula in quel tetro garage periferico…” (ad Andrea) Ma perché non chiudi?

ANDREA - (seguita a saltellare attaccato alla saracinesca sempre più frenetico finché riesce a tirare giù la saracinesca che gli sbatte in testa) Ah, ah… ah… (ricomponen­dosi) Faccio sempre così per tenere in allenamento i muscoli di cemento armato!

MARINA - Ah… Ora capisco perché non hai usato il bastone. (gli tende il bastone uncinato con cui si chiudono le saracinesche)

ANDREA - Ah quello…

MARINA - (si guarda intorno. Pausa imbarazzata poi sussurra) Ah Joe… Joe!

ANDREA - (impacciatissimo) Oilà, siamo qua!

MARINA - Tutto come nel libro… “Il tetro garage. L’aria satura di benzina” (alle sue spalle Andrea spruzza benzina) Sotto la pelle lucida di Joe indovinavo il gioco dei muscoli possenti!” (Andrea fa il gioco dei muscoli in maniera che lei possa controllare) “Glieli accarezzai colle punta delle dita e Joe fremette” (esegue e Andrea fa l’effetto del solletico) “Subito la sua mano golosa ghermì il mio braccio e lo strinse… Lo strinse sino a stritolarlo”. (Andrea arriva colla mano golosa fino a lei; poi, vinto da logica timidezza, si limita a toccarla con un dito)

MARINA - Ma non stringi fino a stritolarlo?

ANDREA - Debbo?

MARINA - Sei Joe.

ANDREA - Ah già! (stringe)

MARINA - Ahi!

ANDREA - (rassicurato di sé. Orgoglioso) T’ho fatto male, eh, tortorella? T’ho spaccato il braccetto? Perché sono forte. Se ti do un cazzotto ti spacco la faccia. (riprendendosi) Ah, ci sei cascata… così ti ghermisco. (ruggisce)

MARINA - Oh, Joe… Vuoi che mi levi il vestito o preferisci togliermelo tu?

ANDREA - (va ad aprire la chiusura lampo. Si inceppa. Provano invano) Te lo tolgo io, con le mie dita d’acciaio…

MARINA - Prova a ritirare un po’ più su… Ahi!

ANDREA - Maledizione. Qui ci vuole la fiamma ossidrica, tortorella. Chi te lo ha fatto: le acciaierie Breda? (finalmente il vestito cade a terra. Lui si precipita a raccoglierlo per evitare che si sporchi. Poi alza la faccia e si trova davanti Marina) Am… Uh! Mamma…

MARINA - Joe, baciami…

ANDREA - Sì, tortorella. Ecco il terribile sconvolgente bacio della camionale Genova-­Serravalle Scrivia. (le salta addosso, le afferra i capelli con la mano. La rivolta la piega e le soffia sulle labbra) Ti ricorderai di questo ba… di questo ba… di que­sto ba… (la lascia e si allontana scoppiando in un fragoroso sternuto) Eeeeetcii! Lo sapevo io! Etcì, Eeeetcì! La tigre raffreddata… Glielo avevo detto io a quello.

MARINA - Oh, Joe, ma allora…

ANDREA - Non è niente… Eeetcì, eeetcì! Passa subito… Eeetcii! Eetci! (da questo momento parla con la voce da raffreddato. Bussano alla saracinesca)

VENTURI - (apparendo improvvisamente alla porticina) All’armi! All’armi! Sta arrivando er marito, Persiché!

MARINA - Mio marito!

ANDREA - Il ma… il ma… Eeeetci… rito.

VENTURI - Squagliamo! C’è l’uscita di sicurezza!

ANDREA - (cercando di girare la maniglia della porticina) Non s’apre! Non viene!

VENTURI - Presto… Tiramo tutt’e tre… (tirano tutti e tre la maniglia della porticina. Andrea sternutisce)

ANDREA - Il torso nudo! Ho preso il raffreddore! Va a morì ammazzato te e il torso nudo!

VENTURI - Tira. (ad uno strappo la maniglia gli rimane in mano) Maledizione, capo… Siamo in trappola! (Venturi prova invano ad aprire)

MARINA - Santo cielo!

ANDREA - E adesso che facciamo? (Bussano violentemente alla saracinesca)

PRESIDENTE - (dall’esterno) Marinella, Persichetti, aprite!

ANDREA - Ssst… bisogna nascondere lei!

VENTURI - E va bene… mo’ la nascondiamo… Le gomme! Ce la mettiamo den­tro… Ammà… Che idea… Daje. (forte) Momento… apriamo subito…

MARINA - Ma come? Io là dentro?

VENTURI - Daje, daje… (Andrea e Venturi infilano rapidamente Marina in una mezza colonna di pneumatici che sta in un angolo. Bussano forte) Momento! Dobbiamo finì un lavoro! (si passano i pneumatici)

ANDREA - Apri… io faccio finta di lavorare… (piglia un martello e batte su un cusci­netto a sfere. Venturi va ad aprire la saracinesca. Entra Nicoletta seguita dal presidente. Andrea, che dal momento dell’apertura batteva con maggiore violenza, non vede la moglie)

VENTURI - Anvedi!

ANDREA - (vede Niky davanti a sé) Nicoletta! (Nicoletta e il presidente agiscono e parlano molto distaccati. Freddi. Tra l’ironico e lo sfottente)

NICOLETTA - Ciao!

ANDREA - Tu qui?

NICOLETTA - Sì… Ti siamo venuti a fare una visitina. Il presidente ti voleva parlare e io l’ho accompagnato. Che stai facendo di bello?

ANDREA - Io… io… Lavoravo! (si rimette a dare martellate) Cercavo di far di­ventare questo quadrato.

PRESIDENTE - Persichetti, avreste per caso notizie di mia moglie?

ANDREA - (cambiando di tono) Di… di… della… della signora Ma…

PRESIDENTE - Marina. Eh, eh!

ANDREA - No, no… non sappiamo niente! Non è vero, Venturi? Sappiamo niente noi della signora?

VENTURI - No, no…

ANDREA - Appunto! Non sappiamo niente!

NICOLETTA - (che durante la battuta ha cercato per il garage e sta adesso dalle parti dei pneumatici) Presidente, scusi, che profumo adopera sua moglie?

PRESIDENTE - “Femme”…

NICOLETTA - Strano: c’è proprio odore di “Femme”.

ANDREA - (frapponendosi) È lui! È lui! (indicando Venturi) È lui che porta questo profumo!

VENTURI - Sì, sono io!

NICOLETTA - (sfottente al presidente) Sentito! Venturi usa “Femme”. (avvicinandosi alle gomme) Eppure i] profumo di “Femme” viene da questa parte. (Niky e il presidente si avvicinano alla pila dei pneumatici)

PRESIDENTE - (guardando dentro la colonna dei pneumatici e scoprendo la moglie) Ah, ah! Questa è un’idea che mi piace. Originale… Invece del solito armadio… (Levano uno dei pneumatici poi un altro. Marina affiora)

NICOLETTA - Buonasera!

PRESIDENTE - Bene! E del resto questo era il migliore abito che ti poteva dare Joe il vulcanizzatore…

ANDREA - Ah! C’era una donna nelle gomme… Che sorpresa! Allora quando ci hanno affittato il garage ci hanno ingannato! (Tutti ridono) Ah, ridete alle mie spalle… E allora io me ne vado… Joe se ne va… Hai capito, Nicoletta? Joe se ne va solo con la sua forza e con la sua abilità. (cerca di aprire la saracinesca. La saracinesca oppone la solita resistenza) Joe se ne va solo con la sua abilità… (la saracinesca non si apre. A Venturi) Verme, vieni ad aprirmi la saracinesca.

VENTURI - E che ce vo’! (facilmente la tira su)

ANDREA. E tu, Nicoletta guardala bene, la mia faccia. Perché non la vedrai mai più! Ora vedo. Non sono più cieco d’amore. Adesso vedo… So dove vado… (mentre ha detto questa battuta la saracinesca alle sue spalle è scivolata di nuovo giù, in maniera che quando egli si volta per fare la sua uscita melodrammatica, dà una testata contro il ferro. Si volta e si trova davanti tutti gli altri che ridono. A Venturi) Riverme… riapri la saracinesca… Tutta. (Venturi esegue) Avete riso del pagliaccio Joe che avete creato voi… Ma ride bene chi ride ultimo… Che se ne va nella tana… Ma se ne va con la sua femmina… (prende Marina e se la carica sulle spalle) Presidente, fai muuu… Addio, Joe se ne va nella sua tana…

PRESIDENTE - Ma, dico, Marina…

ANDREA - Fisionomista, l’avete riconosciuta! (esce di corsa gridando) Taxi! (Buio. Orchestra. Esce, in un riflettore, Ettore; poi uscira Yvonne)

È TUTTA COLPA DELLA PRIMAVERA

ETTORE - Fu tutta colpa della primavera

Se il mio ragazzo s’è sentito Joe,

W trasformò il garage in garconniere

Col risultato che vedeste già.

YVONNE - E con la scusa della primavera è comodo per lui

Giustificare quel finto dongiovanni in canottiera con la donna nuda nel taxì. (musica sottofondo. Nella parte sinistra del palcoscenico la stanza di soggiorno della casa di Ettore. E nella parte destra una stanza di soggiorno della casa di Yvonne)

ETTORE - Non si preoccupino, lor signori. Nel taxi non successe nulla. L’unico che ricevette una certa impressione, da quella corsa, fu l’autista che non dimenticò più quei due strani clienti.

YVONNE - Non si perda in descrizioni. Arrivi al sodo!

ETTORE - Andrea, quella sera, accompagnò subito a casa la signora Marina e poi venne a rifugiarsi a casa mia, qui. (indica la scena)

YVONNE - E Nicoletta, invece, venne da me, in casa mia, qui! (indica la scena)

ETTORE - E questo è il buffo… Che, per allontanarsi il più possibile l’uno dall’altro, Andrea tornò alla casa paterna…

YVONNE - …e Nicoletta in quella materna…

ETTORE - Case che, come i signori ricorderanno, sono nello stesso caseggiato, a pochi metri una dall’altra.

YVONNE - Scala A e scala B.

ETTORE - Io sono certo che lei avrà fatto tutto il possibile per far capire a sua figlia…

YVONNE - E io sono certa che anche lei con Andrea…

ETFORE - Certo… Ma avevamo voglia a parlare noi… Quei due… (fa segno di te­stardaggine) Fortuna che a questo punto, forse intervenne qualcosa di soprannatu­rale…

YVONNE - È vero… fu proprio qui, che, come in una favola, la fata Di-Chi-Si-Vuol-Bene andò alla riscossa e con un colpo di bacchetta magica…

E1TORE - Un colpo di bacchetta magica? Signora, abbiamo detto che è una favola moderna… Quindi, in realtà, fu un colpo di telefono… (si allontanano, mentre nelle rispettive stanze la luce si accende e appaiono Andrea e Niky. I due passeggiano nervosamente. La musica suona con andatura sostenuta “Simpatica”)

NICOLETTA - (canta) Telefonare io?

Aspetterai degli anni!

Antipatico sei tu.

ANDREA - (canta) Rifarmi vivo io?

Nemmeno se mi scanni!

Antipatica sei tu. (Musica agitata in sottofondo. Vanno contemporaneamente al telefono. Fanno il numero, poi smettono, riattaccano contemporaneamente)

ANDREA - Ma perché devo essere il primo io?

NICOLETTA - No! Deve chiamare lui!

ANDREA - Sì… Ma figurati se chiama…

NICOLETTA - E va bene, chiamo io… Però gli scaravento sulla faccia quello che penso di lui e riattacco senza dargli il tempo di dire “a”! (fa il numero)

ANDREA - Quasi, quasi chiamo. (si avvicina al telefono, mette la mano sul microfono mentre il campanello squilla)

NICOLETTA - (al telefono) Pronto?

ANDREA - (soddisfatto) Ah… ah… ah…

NICOLETTA - Pronto.

ANDREA - Pronto, pronto.

NICOLETTA - Ah… sei tu, Andrea…

ANDREA - Sì… sono io: Andrea…

NICOLETTA - Volevo… (esita)

ANDREA - Volevi?

NICOLETTA - Volevo parlare con papà.

ANDREA - Non c’è papà… È uscito…

NICOLETTA - Allora non fa niente… Richiamo…

ANDREA - Come vuoi… Addio! (pausa) Dicevi?

NICOLETTA - Io? Niente… Perché?

ANDREA - Così… mi era parso… Come, cara? Come dici?

NICOLETTA - Non ho detto niente…

ANDREA - Ah, ecco… Non avevo capito bene… Da dove telefoni?

NICOLETTA - Da un posto…

ANDREA - Da dove?

NICOLETTA - Da… da un night… Da un night club…

ANDREA - Ah, da un night?

NICOLETTA - Sì! Sì! (apre la radio che è lì vicino) C’è un’orchestra magnifica… La senti?

ANDREA - Sì, sì…

NICOLETTA - (che non sente, perché la radio è altissima) Come dici?

ANDREA - (urlando) Sììì!

NICOLETTA - Aspetta che chiudo la cabina… (abbassa la radio) Che dicevi?

ANDREA - Nulla… Ti diverti?

NICOLETTA - Ah, sì… Sai: sono qui con degli amici…

ANDREA - Amici?

NICOLETTA - Amici… Amici… (alza la radio fingendo di parlare ad un amico) Ma sì, Rudy, finisco subito… Rudy, ti prego, Rudy… (riabbassa la radio. Come se avesse la­ chiuso la cabina)

ANDREA - Chi è Rudy?

NICOLETTA - È un maschione!

ANDREA - Che scoperta.

NICOLETTA - (sempre fingendo di parlare all’immaginario Rudy) Ma no, ma no, non insiste­re, Rudy… Basta con tutti questi whisky… (facendo rumore di bicchieri)

ANDREA - Si beve whisky…

NICOLETTA - Da morire… Sono quasi sbronza! Si sente? (ridacchia tre volte)

ANDREA - Ti manca solo il ruttino… (fingendo di parlare piano a una donna) Cara, cara, stenditi qui vicino a me… e ricordati: non girare nuda per la casa…

NICOLETTA - (sforzandosi a restare calma) Chi è che si deve stendere?

ANDREA - È un essere umano…

NICOLETTA - Ah… (fingendo) Ti prego, Michelone… Ma stai buono, Michelone… sta fermo, Michelone…

ANDREA - Chi è Michelone?

NICOLETTA - Un altro maschione che è qui…

ANDREA - Ah! Un maschione di ricambio!

NICOLETTA - Non ho capito, che dicevi?

ANDREA - Niente… Scherzavo… (fingendo) Ma dai… Cosa mi fai? Cosa mi fai? Mi spettini tutto. Basta adesso basta… Ahi, mi hai morso il gengivone! Non essere sempre così avida!

NICOLETTA - Chi è l’avida?

ANDREA - Quella che prima stava distesa…

NICOLETTA - E adesso si è alzata…

ANDREA - (fa rumore di baci) No. Si sta avviticchiando a me come l’edera all’olmo.

NICOLETTA - Ho capito, sui… Ho capito chi è…

ANDREA - Chi è?

NICOLETTA - È Marina.

ANDREA - Uh! Sei di un intuito veramente strepitoso…

NICOLETTA - Ah sì? Allora non voglio farla ansimare di più… (cambiando tono e alterandosi) Anzi, giacché ci sei, dì alla cara signora Marina che… (nella stanza dove è Niky si apre la porta ed appare Marina. Niky ha un balzo) Oh! (al microfono) Un momento, scusa… (chiude il microfono: col viso luminoso)

MARINA - Scusi, signora, volevo spiegarle, ma forse, non è il momento…

NICOLETTA - È proprio il momento… Venga, venga, ascolti… (le fa appoggiare l’orecchio ai telefono) Allora, caro Andrea, dì alla signora Marina, dato che è lì con te…

ANDREA - Sì… è qui che mi sovrasta… Ansima e spasima. (fa il fiatone)

NICOLETTA - (Marina fa un gesto di sorpresa e Niky ammicca) Che la saluto tanto…

ANDREA - Ma certo… Glielo dico subito… Cara Marina, mia moglie ti saluta tanto… (facendo la voce femminile) Grazie, altrettanto. (con voce normale) Ha detto che ti saluta anche lei!

NICOLETTA - Che gentile che è… E dimmi, dimmi tutto di lei… (passa il microfono a Marina. Corre alla porta. Poi torna indietro, bacia Marina e esce di corsa)

ANDREA - (continuando a parlare) Cosa vuoi che ti dica… Marina? È prigioniera d’amore. Povero fiorellino, fu colpita dal mio fascino. Amami, mi ha detto, e l’ho amata… Poi mi ha detto coglimi e io l’ho colta! Mi ha detto suggimi e io l’ho sugg… suggiu… l’ho sutta… Suggimi mi ha detto e la dovetti suggere. Ora Nicoletta, io e Marina beviamo lo champagne alla tua salute… Dammi la botti­glia… Ora la stappo… (fa rumore di tappo) Ora lo verso nella tua coppa, poi nella mia. (fa rumori corrispondenti) Brindiamo. (fa rumore di brindisi) Scusa tanto, eh Nicoletta… Alla tua salute, Nicoletta! (Niky è entrata nella stanza di Andrea non vista dal marito)

NICOLETTA - Alla tua Andrea!

ANDREA - (al telefono) Come si sente bene, oggi. Nicoletta, cin-cin.

NICOLETTA - Cin-cin…

ANDREA - Cin-cin.

NICOLETTA - Cin-cin.

ANDREA - (sta per fare il rumore di chi beve, realizza. Si volta lentamente e scopre Niky) Alla tua salute, Nicoletta…

NICOLETTA - Alla tua, Andrea…

ANDREA - (fischietta) Io l’avevo capito subito che tu eri qui…

NICOLETTA - (gli fa cenno col dito di avvicinarsi e appena è a portata di mano gli dà due schiaffi violentissimi. Sospira si sollievo) Ahhh!

ANDREA - (accenna che è giusto. Si scosta, chiama lei col dito e quando lei si avvicina a lui la prende, se la rivolta sulle ginocchia e le dà un paio di sonore sculacciate. Sospira di sollievo. Orchestra: frase romantica di “Simpatica”)

NICOLETTA - Bruto!

ANDREA - Bella! (si baciano. Grandioso di orchestra)

SIPARIO