Caccia al frate

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Francesco: Tra un paio di giorno arriverà il nostro angelo custode

                   

                         CACCIA AL FRATE

                                                  Un atto unico di Bruno Di Mattei

Personaggi:

Padre Francesco           Il Superiore

Padre Agostino            L’ erborista

Padre Gregorio            Il guardiano

Rosaria                         La governante

Natalina                       La sostituta

Padre Paul                    Il nuovo arrivo

Tenente Castelli            Il poliziotto

                                                                        

Registrata S.I.A.E.

Sezione    O.L.A.F.

Con n.     0204753   

                                                                        LA SCENA.

La scena si svolge nello studio di padre Francesco, all’ interno di un convento sperduto e nascosto,

  lontano almeno dieci chilometri dal paese più vicino. Lo studio è arredato con un tavolo, che fa

anche da scrittoio, e tre sedie. Qualche soprammobile adatto all’ ambiente conventuale, forse una

libreria o un armadietto tanto per riempire la scena. E’ sera, poco prima di ritirarsi per la notte.

                        LA PRIMA SERA.

                         

Francesco:       Non voglio girarci intorno. Le raccomandazione di essere sempre attenti e vigili che ci furono fatte più di due mesi fà, sono state confermate. Dobbiamo ridurre le nostre visite in paese a quelle strettamente necessarie e comunque senza mai abbassare la guardia: attenti a riconoscere comportamenti strani, attenti a facce nuove, attenti a quello che diciamo del nostro rifugio.

Agostino:        Non sarà facile essere più vigili di quanto già siamo. Diventeremo “monaci di clausura”.

Francesco:       Non è il momento di fare dello spirito, Agostino. (Cupo in volto annuncia la grave notizia) C’è un killer sulle nostre tracce. E’ stato pagato per uccidere uno di noi, anche se al momento non sappiamo “chi” deve uccidere.

Gregorio:         (Preoccupato) Quindi dalle minacce sono passati ai fatti!? E cosa dovremmo fare? Rinunciare ai nostri voti, ripudiare le nostre scelte e magari scappare? Oh no! Se è per me, io sono pronto! Non voglio guardare il mio prossimo con sospetto, non voglio parlare con la gente come se ognuno potesse essere il mio carnefice, non posso abbassare la guardia se non l’ ho mai alzata...

Francesco:       Gregorio la vita ci è stata donata da Dio e tutti, dico tutti, hanno il dovere di salvaguardarla finché Dio stesso non la chiede indietro! Comunque sta per arrivare un poliziotto, il nostro angelo custode... e resterà qui per un pò.  ...Ah, dimenticavo. La lettera del Vescovo annuncia anche l’ arrivo di un nostro nuovo confratello: padre Paul.

Agostino:        E’ inutile dire che anche lui viene qui per i soliti motivi…?!

Gregorio:        …motivi?!

Francesco:       Questo è il destino di questo eremo…

Gregorio:        …eremo.

Francesco:       Un rifugio per l’ incolumità di chi ci abita!

Gregorio:        …abita!

Francesco:       (Guarda Gregorio con aria di rimprovero per la sua eco).

Gregorio:        (Guarda Francesco scusandosi con la mimica).

Francesco:       Polvere siamo e polvere ritorneremo.

Agostino:        Sia fatta la volontà di Dio.

Gregorio:        Sia fatta la volontà di Dio.

Francesco:       Amen. E’ tutto fratelli. Buona notte.

Agostino:        Buona notte.

Gregorio:        Buona notte.

                        (Entra Rosaria la governante).

Rosaria:           Io ho finito. Se non c’è altro vado in cappella per la mia solita preghiera e poi

                        me ne torno a casa.

Francesco:       Và pure, Rosaria. A domani.

Rosaria:           A domani, padre Francesco.

                        IL GIORNO DOPO.

                       

                        Suona la campanella del portone d’ingresso.

Gregorio:        (fuori scena) Chi è!

Paul:                (fuori scena) Sono padre Paul! 

Gregorio:        (fuori scena) Entra. La pace sia con te. Sono Gregorio.

Paul:                (fuori scena) La pace sia con te.

                        I frati entrano tutti in scena: prima Francesco seguito da Agostino. Poi Paul e

                        Gregorio.

Gregorio:        (Facendo le presentazioni). Lui è Agostino, l’erborista, e lui è Francesco il

                        nostro Superiore. 

Francesco:       Siediti pure, Paul… Dicci di te!

Paul:                Bèh, vedete… era già un po’ che avevo espresso il desiderio di poter soggiornare

                        per qualche tempo in un luogo fuori dal mondo, lontano da tutto e da tutti. Sento il

                        bisogno di far pace con Dio perché credo di aver smarrito la strada. Così, quando il

            mio Superiore mi ha detto che c’era bisogno di un cuciniere nel vostro eremo,

            sperduto tra le montagne e di così difficile accesso, ho chiesto la grazia, ho pregato

            e il Signore mi ha ascoltato… ed eccomi qui, tra voi!

Francesco:       Quindi sei qui per una tua esplicita richiesta, per un bisogno di purificazione,

diciamo così.

Paul:                E’ proprio così, fratello.

Francesco:       Bene! Ti auguro di trovare ciò che cerchi. Gregorio accompagna Paul nella sua

cella. Di certo avrà bisogno di riposare. Sappiamo bene com’è faticoso arrampicare

per 10 chilometri, fin quassù!

Paul:                Grazie Francesco.

Gregorio:        (Si alza ed esce insieme a Paul) Seguimi Paul.

Francesco:       Non mi convince. Qui ci viene solo chi è mandato e non chi chiede di venire.

Agostino:        Hai ragione. Soltanto chi corre pericolo di vita viene mandato qui. Come noi, del resto; Gregorio si era esposto troppo con le sue prediche pubbliche contro chi, con

                        minacce e  violenze, teneva e tiene ancora sotto scacco interi quartieri della sua città;

tu, per aver sventato quel rapimento e dopo il riconoscimento dei rapitori non hai

avuto più tregua...

Francesco:       E tu, Agostino? In quanti ti cercano per farti la pelle? Eri il confessore del boss dei boss! Il suo consigliere spirituale!… Quanti? e quali segreti custodisci? E dopo il suo “pentimento” sei entrato nel mirino dei suoi amici e dei suoi nemici. (Dopo un attimo di riflessione) Solo i Vescovi conoscono il segreto di questo eremo e non voglio pensare che un Vescovo tradisca il suo Dio.

Rosaria:           (Entra senza salutare. Sposta degli oggetti da una parte all’ altra e viceversa. Si

                        Capisce dal suo comportamento che nasconde qualcosa).

Francesco:       Che c’è Rosaria? Non ti senti bene?

Rosaria:           Si… cioè no… insomma non lo so! Io non so niente e non ho visto niente e se per

                        caso lo avessi visto me lo sono già dimenticato e che il Signore mi perdoni per questo.

Francesco:       Rosaria, tu stai farneticando. Avanti dicci tutto e non ti preoccupare: Lui perdona

                        sempre i semplici.  

Rosaria:           No,no!… Da qualche giorno non sto troppo bene e credo di avere delle allucinazioni

                        Devo aver sognato… ma si, certo, deve essere così: ho sognato tutto.

Agostino:        Allora raccontaci il tuo sogno e vedrai che starai subito meglio.

Rosaria:           (con imbarazzo) E’ successo mentre venivo in convento. Mi ero appena fermata a

                        prender fiato, come faccio sempre, dietro quel grosso faggio dopo la spianata dei corvi… C’è così tanta pace sotto quel faggio! Nessuno ti può vedere, ma tu vedi tutto

                        quello che succede intorno. Da bambina ci andavo sempre quando non volevo farmi

                        trovare… Ad un certo punto vedo un frate che arranca su per il viottolo dei muli… non è Francesco… non è Agostino e neanche Gregorio… ma allora chi è? Appena

                        giunge alla spianata si siede a terra… sembra sfinito dalla fatica… poi si sfila le tonache e le getta in terra e lui si sdraia lì con la soddisfazione di chi ha trovato una pozza d’acqua nel deserto… nudo come un verme… io mi segno (si fa il segno della croce) chiudo gli occhi per scacciare via quell’ immagine diabolica dal mio cammino… riapro gli occhi… ma lui è ancora là…(rimane con lo sguardo fisso senza parlare).

Francesco:       Vai avanti, Rosaria. Continua ti prego. E’ molto importante.

Rosaria:           (Sembra svegliarsi dal sonno. Ora racconta come un automa.) …Si alza in piedi…

                        si sfila le mutande e… comincia a pisciare saltando e girando, con le braccia in alto e grida, grida: “grazie Signore per averci dato il dono di pisciare; grazie per questo immenso piacere; sia lode a Te, Signore per il piacere che si prova ad espellere quanto abbiamo ingerito”… poi si siede, prende la sua bisaccia, tira fuori un cucchiaio, ci brucia qualcosa dentro, prende una siringa, aspira dal cucchiaio e si infila l’ago nel braccio… Io so cos’è, non sono stupida… Ho sentito in paese di giovani che lo fanno… è per sentirsi bene, dicono, ma non è così, non è così.

Francesco:       (Si avvicina a Rosaria visibilmente turbata.) Va bene, Rosaria. Basta così. Non pensarci più e non dire a nessuno, nessuno capisci, quello che hai visto. Ed ora vai a stenderti sul tuo pagliericcio per un po’.

Agostino:        Vai, penserò io alle tue faccende. (Dopo che è uscita Rosaria) Deve essere lui l’assassino, Paul, non c’è dubbio. Un drogato, un peccatore , un eretico… ecco cos’è  e non un cuciniere. Dobbiamo fare qualcosa per smascherarlo.

Francesco:       Sono d’accordo e ho già in mente qualcosa. Quando si sveglierà, più tardi, useremo un po’ di latino qua e là e vedremo come se la cava. Se ha pensato che recitare la parte di un frate è così semplice, si è sbagliato di grosso.

                       

                        Suona la campanella del portone d’ingresso.             

Gregorio:        (fuori scena) Chi è!

Castelli:           (fuori scena) Sono Castelli! Ho una busta per Padre Francesco. 

Gregorio:         (fuori scena) La metta nella buca. (Entra in scena con la busta e la consegna a Francesco).

Francesco:       (Apre la busta e ne cava un crocifisso. Lo osserva attentamente. Poi a Gregorio)

                        Fallo entrare.

Gregorio:         (Esce e rientra con Castelli) Il tenente Castelli.

Francesco:       Si sieda. Ho visto il crocifisso.

Castelli:           (Posa una cartella sul tavolo e si siede) Me lo ha dato il suo Vescovo dicendomi che avrebbe confermato la mia identità. Mi ha anche detto... anzi “ordinato” di restituirglielo al più presto, tanto ci tiene...

Francesco:       Questo crocifisso io l’ ho regalato a Clemente quando eravamo seminaristi. Non lo avrebbe mai affidato a qualcuno indegno della sua fiducia. Ma lei, come lo ha conosciuto Clemente?

Castelli:           Si può dire che sono cresciuto a casa sua. Sua madre, Giulia, aveva ritrovato in me il figlio che, a suo dire, il Signore le aveva sottratto. Non si era mai rassegnata per tanti anni alla scelta che Clemente aveva fatto. Con il mio arrivo ritrovò la serenità ed io divenni il tramite del riavvicinamento tra lei e Clemente che era già monsignore a Ferrara.

Francesco:       Bene, credo che ora vorrà riposare. Più tardi discuteremo di come agire. Per ora la ringrazio a nome di tutti per essersi presa questa difficile gatta da pelare. Gregorio! Accompagna il tenente nella sua camera.

Gregorio:         (Uscendo con Castelli) Venga con me, prego.

Francesco:       Le cose si complicano Agostino... e rischiamo di entrare in un labirinto.

Agostino:        Non capisco...

Francesco:       Il crocifisso Agostino... E’ uguale!... In tutto e per tutto uguale a quello che io detti a Clemente... Tranne per un piccolissimo, banalissimo particolare...

Agostino:        Che dici Francesco? Di quale particolare parli?

Francesco:       ...E poi sua madre... Ricordo benissimo che quando Clemente ne parlava diceva sempre che aveva il nome più dolce del mondo, il nome della Madre di Gesù: Maria.

Agostino:        Questo non ci voleva. Ero ormai convinto che padre Paul fosse il sicario e con l’ arrivo di Castelli ci saremmo sbarazzati di lui facilmente. Invece ora ci troviamo di fronte a due possibili assassini... Dalla padella nella brace.

Francesco:       (Che ha notato la cartella di Castelli) Diamo un’ occhiata a cosa contiene questa cartella. (Apre la cartella e ne tira fuori dei documenti) Lettere di presentazione... Dossier... Ma guarda! Carte di identità. (Aprendole) Marco Catania, Henry Green, Padre Paul d’ Espinoza... (Si sentono dei passi) Rimettiamo tutto in ordine. (Rimette la cartella a posto).

Castelli:           Scusate. Devo aver dimenticato la mia cartella... ah, eccola qua. (Prende la cartella) Vi chiedo ancora scusa. (Esce).

Agostino:        C’è mancato poco che ci prendesse con le mani nel sacco! Voleva addirittura sostituirsi a Paul!!... dopo averlo fatto fuori, sicuramente... ma qualcosa dev’ essergli andata storta.  E ora che si fa?  

Francesco:       Restiamo calmi e non facciamoci prendere dal panico. (Dopo una riflessione) Stasera, dopo il Vespro, scenderò in paese. Manderò un telegramma urgente a Clemente. Dobbiamo avere più informazioni. La risposta del Vescovo sarà decisiva per dare certezze ai nostri dubbi. Se faremo in fretta, già domani sapremo da chi guardarci.

Agostino:        E nel frattempo cosa conti di fare?

Francesco:       Stanotte tu e Gregorio dovrete sorvegliare  Paul e Castelli. Al minimo sospetto di pericolo correrete a nascondervi nei sotterranei attraverso il passaggio segreto dell’ ossario. Non credo che altri, oltre noi, possano conoscere quel passaggio. Io sarò di ritorno per l’alba. (Escono di scena)

                       

                        L’ALBA DEL GIORNO DOPO.

                       

                        Entrano Francesco, Agostino e Gregorio. Gregorio porta un vassoio con colazione per due e lo posa sul tavolo.

Francesco:       E dunque? Com’è andata stanotte?

Gregorio:         ...stanotte.

Agostino:        Tutto tranquillo. Niente di insolito.

Gregorio:         ...insolito.                   

Francesco:       (Guarda Gregorio con aria di rimprovero per la sua eco).

Gregorio:        (Guarda Francesco scusandosi con la mimica).

Francesco:       (Quasi incredulo) Siete proprio sicuri che non si sono allontanati dal convento?

Agostino:        Sicurissimo.

Francesco:       E tu, Gregorio?

Gregorio:         Sicuro!

Francesco:       (Quasi tra se) Avrei giurato il contrario. Ma forse questo assassino è troppo abile per dei semplici frati. Bene! Io ho inviato il telegramma e sono certo che stasera al massimo avremo trovato la soluzione dell’ enigma.

Gregorio:         Vorrei avere il tuo ottimismo in una situazione come questa. Come puoi essere così sicuro di te? A volte sembra che tu ci nasconda qualcosa...

Francesco:       La fede, Gregorio... Bisogna avere fede. Non dovrei dirlo proprio a te. Fidati di me.

                        Ma ora dobbiamo mettere a punto un piano per tenere al sicuro le nostre vite fino a

                        stasera. Agostino, per favore, facciamo il punto della situazione.

Agostino:        Bene. Abbiamo due possibili assassini: padre Paul e il tenete Castelli. Prove a carico di padre Paul:

1) Dice di essere stato mandato su sua richiesta e quindi non perché in pericolo di

    vita;

2) Il racconto di Rosaria: si è denudato; ha ballato nudo e orinando ringraziava Dio;

    si è drogato.

Un comportamento che, certo a prima vista, non sembra proprio ad un frate.

Prove a carico di Castelli:

1) Il crocifisso, stando a quanto dice Francesco, non è proprio quello che dovrebbe

    essere;

2) Il nome della madre di Clemente dovrebbe essere Maria e non Giulia;

3) Le carte di identità trovate nella cartella, ed una addirittura con il nome di

    padre Paul. Forse doveva ucciderlo ed introdursi qui al suo posto.

Gregorio:         Credo che l’ unica cosa da fare sarebbe quella di tenerli lontani fino a stasera, ma non vedo come farlo.

Francesco:       Un modo ci sarebbe. Agostino, dovrai preparare uno dei tuoi infusi tranquillanti. Ne metteremo una buona dose nel caffè e appena giorno serviremo ai nostri amici la colazione in camera. Poi aspetteremo il tempo necessario perché il tranquillante faccia il suo effetto, entreremo nelle celle e li immobilizzeremo. Stasera ci scuseremo con uno di loro due e chiederemo perdono al Signore.

Gregorio:         Ma se fosse proprio la vittima designata quello di noi che gli servirà la colazione e il killer ne approfittasse per ucciderlo e scappare?... Il nostro piano sarebbe stato un fallimento!

Agostino:        Gregorio non ha tutti i torti. Forse dovremmo pensare a qualcos’ altro!?              

                       

Suona la campanella del portone d’ingresso.

Gregorio:        (Si alza ed esce. Fuori scena) Chi è!

Natalina:         (Fuori scena) Sono Natalina. Mia zia, Rosaria, non sta bene e mi ha mandata per sostituirla.

Gregorio:         (Rientra per avere ordini) Che devo fare?

Francesco:       (Ha come un lampo) Falla entrare. Sarà lei a servire la colazione.

Gregorio:         (Esce e rientra con Natalina)

Natalina:         Buongiorno. Stanotte mia zia è venuta in casa nostra. Aveva dei forti dolori al ventre. Ha pregato mio padre di accompagnarla giù in paese per farsi visitare e ha pregato me di venire da voi nel caso aveste bisogno.

Francesco:       (La guarda quasi assente, come se stesse concependo un piano, un’ azione...poi) Siediti. Ascolta Natalina, per dei motivi che non sto qui a spiegarti, uno di noi tre è in pericolo di vita. Di sopra ci sono due uomini e uno di loro è un assassino, ma non sappiamo quale. Ora per fermarlo dobbiamo bloccarli entrambi e tu ci devi aiutare. Cosa ne dici?

Natalina:         Ma, padre... non so se.. Non vorrei essere coinvolta in qualcosa di pericoloso... sono una ragazza, non sono un soldato e poi ho anche paura.

Francesco:       (Questa battuta va detta come se Gesù Cristo stesse affermando una verità per conto del Padre Suo). Se è per questo sono pronto ad assicurarti che a te il killer non farebbe mai del male, ne sono certo.

Natalina:         E cosa dovrei fare?

Francesco:       Nel caffè c’è una forte dose di tranquillante. Devi soltanto bussare alla loro porta e lasciare fuori la loro colazione. Niente altro. Non dovrai neanche vederli. Non mi pare difficile, no?

Natalina:         Va bene padre, ...mi fido di lei.

Francesco:       Bene. Allora prendi il vassoio, poi sali la rampa di scale qui a destra e fai come abbiamo detto. Le loro camere sono la prima e la seconda. Non puoi sbagliare.

Agostino:        (Mentre Natalina sta prendendo il vassoio) Scusa, Francesco, l’inf...

Francesco:       (Lo interrompe bruscamente con un tono che non ammette repliche) Non ora!! Dopo Agostino, ti prego!

Natalina:         (Con il vassoio in mano) Allora vado?!

Francesco:       Và! (Natalina esce di scena.)

Agostino:        (Preoccupatissimo) Ma, Francesco, l’ infuso tranquillante!? 

Francesco:       Non serve più. Da ora in poi non dovete dimenticare la regola dell’ obbedienza. Io sono il vostro Superiore e vi ordino di nascondervi nel sotterraneo attraverso il passaggio segreto e di non uscirne finché io non verrò a chiamarvi. Non voglio ascoltare neanche una parola, non c’è tempo. Ed ora andate!

                        Agostino e Gregorio si guardano esterrefatti, non capiscono ma ferrei alla regola escono, obbedendo agli ordini di Francesco. Francesco si siede e legge il suo breviario.

Natalina:         Tutto fatto. Gli ho detto che è ora di alzarsi e che fuori c’è la colazione.

Francesco:       Brava, Natalina. Ora dovresti sistemare la cucina. Non c’è molto, qualche piatto e qualche bicchiere da lavare e una spolverata qua e là.

Natalina:         Non volete che prepari una buona colazione anche a voi tre? A proposito, ma gli altri due frati?

Francesco:       I miei due confratelli torneranno tra non molto. Li ho comandati. Per quanto riguarda la colazione, ti sarei grato se mi servissi del caffè tra una quindicina di minuti.

Natalina:         Lo farò molto volentieri. Mia zia mi ha detto che santi uomini siete voi qui. Tra quindici minuti! (Esce)

                       

                        Francesco si accerta che Natalina sia andata in cucina, poi esce anche lui nella direzione opposta. La scena resta vuota per qualche secondo (30-40-50). Rientra Francesco e riprende il suo posto con il suo breviario. Dopo qualche secondo entra Natalina con una tazza di caffè che deposita sul tavolo di Francesco.

Natalina:         Il caffè! ...Come mi aveva chiesto.

Francesco:       Grazie Natalina. Siediti un momento ti prego. (Natalina si siede). Scusami per stamattina, ma ero così preoccupato per le nostre vite che non ti ho chiesto di Rosaria. Dimmi, secondo te, era molto malata ?

Natalina:         Mah! Credo che fosse solo indigestione. Niente di grave. Vedrete che domani starà già bene e tornerà da voi.

Francesco:       Bene. Appena potrò andrò da lei. E, scusa tutte queste domande, hai notizie di Ester? quella sua vecchia amica che in passato a volte ci ha mandato quando lei non poteva.

Natalina:         Ah, Ester. Credo che anche lei ormai non stia più molto bene. L’ età, gli acciacchi...

Francesco:       E di Antonio, il marito di Ester, hai notizie?

Natalina:         Né buone né cattive.

Francesco:       (Cambiando tono) Senti bambina, la commedia è finita! Non c’è nessuna Ester e nessun Antonio. Tu non sei la nipote di Rosaria: tu sei il killer venuto per assassinare un frate.

Natalina:         (Ormai scoperta, estrae la pistola) Eh bravo il frate. Hai proprio ragione. Basta con la commedia. E grazie per aver messo fuori gioco il tuo poliziotto e l’ altro imbecille lassù. Ora noi ce ne staremo qui, buoni buoni, ad aspettare. Quando tornerà il buon Agostino gli infilerò una pallottola in testa e me ne tornerò in America. Ma prima deciderò se te e l’ altro frate sarà il caso di lasciarvi vivi.

Castelli:           (Entra con la pistola in pugno e la punta alla testa di Natalina) Ferma. Non ti muovere, non respirare, non battere gli occhi. (togliendogli la pistola dalla mano e passandola a Francesco) ora metti le mani dietro alla schiena. (La ammanetta) Credo che i tuoi frati sono salvi maggiore. Vai pure a chiamarli e dagli la “buona novella”.

                       

                        Si spengono le luci per il tempo necessario. Si accendono le luci. Entrano in scena Francesco, Agostino e Gregorio.

                        TARDA MATTINATA DELLO STESSO GIORNO.

Francesco:       ...E così stamattina mentre tornavo in convento, sono passato a casa di Rosaria. La porta era aperta e siccome non rispondeva, sono entrato. Mi si è presentato uno spettacolo raccapricciante: era stesa sul pavimento nuda, con la gola squarciata. Il corpo era ancora caldo. A voi non ho detto niente per non intimorirvi oltre, ma pensavo di avere in pugno l’ assassino. E’ per questo che mi sono meravigliato quando mi avete assicurato che nessuno si era mosso dal convento, e vi devo confessare, e vi chiedo perdono, che ho pensato che vi foste addormentati e l’ assassino vi era sfuggito. Poi quando è arrivata Natalina spacciandosi per la nipote di Rosaria e dicendo che l’ aveva vista stanotte... beh! Mi è bastato fare due + due. Ti ho impedito di parlare del tranquillante e quando Natalina è andata in cucina, io mi sono precipitato da Castelli per metterlo al corrente del piano.   

                        Suona la campanella del portone d’ingresso.

Gregorio:        (Si alza ed esce. Fuori scena) Chi è!

Voce:              (Fuori scena) Un telegramma per padre Francesco.

Gregorio:        Lo metta nella buca. (Rientra col telegramma e lo consegna a Francesco)

Francesco:       (Legge) Caro Francesco, non far caso alle bizzarrie di Paul; è giovane! Ha vissuto

con alcuni giovani drogati per tentare di “redimerli” e per essere uno di loro ha incominciato anche lui; ma ne sta venendo fuori. Ti assicuro che è un buon ragazzo anche se a volte, in certe sue manifestazioni, emula troppo san Francesco. Le carte di identità di Castelli erano per i tuoi frati che presto dovranno lasciare il rifugio per un posto più sicuro e con una nuova identità che forse non li costringerà più a nascondersi. Mia madre si chiama Maria Giulia, ma a me piaceva chiamarla Maria perché per me è stata sempre la mia Madonna. Infine ti chiedo perdono per non averti mai confidato che avevo perduto il tuo crocifisso al quale tenevo più di ogni cosa al mondo. Non sapevo che lo avevi segnato per renderlo unico. Ne comperai uno uguale; quello che in questo momento io sono certo che tu stai stringendo fra le mani (guarda il crocifisso che stringe in mano) e che spero mi restituirai personalmente , dopo averci fatto un tuo segno. Ti abbraccio fraternamente e ti aspetto. Clemente. (rivolto ai frati) E questo, è tutto.

Agostino:        C’è ancora una cosa che non mi è del tutto chiara...

Gregorio:         ...chiara.

Agostino:        Hai ordinato a me e a Gregorio di nasconderci nei sotterranei per proteggerci...

Gregorio:         ...proteggerci.

Agostino:        Ma come sapevi che il killer voleva uccidere uno di noi due?

Gregorio:         ...di noi due.

Francesco:       (Guarda Gregorio con aria di rimprovero per la sua eco).

Gregorio:        (Guarda Francesco scusandosi con la mimica).

Francesco:       Non lo sapevo. Ne ero più che sicuro, semplicemente perché doveva uccidere un frate e io non sono un frate. (Tira fuori da sotto il saio una pistola.) Sono un maggiore dei servizi in pensione. Dopo il seminario mi accorsi che la mia non era una vera vocazione e sono diventato un agente. Ma la mia amicizia con Clemente, quella si, quella è vera! Vi chiedo un’ altra volta perdono per avervi ingannato, ma in questi mesi ho imparato ad amarvi e non mi sarei mai perdonato se vi fosse successo qualcosa. Ed ora se non vi dispiace vorrei andare un pò a riposare... sapete che non dormo da ieri. Svegliatemi per il Vespro fratelli, vi prego.

SIPARIO.