Californian crawl

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                   IL RACCONTO DELL'UOMO CON CICATRICE

                                     CALIFORNIAN CRAWL

"Murphy, la vita non è

                                                che figura e sfondo."

                                                (SAMUEL BECKETT)

            E morto il padre di Hank. Stava giocando a golf e la

            pallina gli è finita nel bosco. E' entrato dentro a cercarla.

            Dopo un'ora il caddy preoccupato e andato a vedere ed

            era lì, morto.

            Aveva i pantaloni sbottonati. Sembra si stesse (mastur-

            Bando) quando e morto. Forse il golf non lo divertiva abba-

            stanza.

            Adesso Hank è qui, sul bordo della mia piscina. non sembra

            turbato dalla morte del vecchio, si è compra-

            to un paio di occhiali neri con la montatura rosa e la madre

            gli ha detto, ti sembrano occhiali adatti per un funerale?

            Hank non le ha risposto, aveva il walkman.

            La madre di Hank beve perché ha un cancro al fegato,

            oppure ha un cancro al fegato perché beve, non lo so, co-

            munque beve come un pellerossa e adesso con un’eredità di

            mezzo milione di dollari potra bere anche di più.

                Dunque Hank sta seduto sul bordo della mia piscina

            tira fuori dalle tasche della coca e fa una riga sul bor-

            do della mia piscina. Appena la vede Lisa nuota verso il bor-

            do della piscina procedendo nell'acqua azzurra con i capelli

            biondi nella cuffia viola mentre il sole di California entra

            dalla parete di vetro e abete svedese e fa brillare gli spruzzi

            di Lisa e gli occhiali rosa di Hank poggiati su una sedia a

            sdraio e la riga immacolata di coca sul bordo della mia pi-

            scina.

            L– Non dovresti tirare tanto Hank

            P–Hank aspirala coca con la cannuccia della mia Ginger

            Ale, cosi devo andare a prenderne un'altra in casa e mentre

            sono lì che cerco nel mobile bar vedo mia madre sbronza.

            M– Mi stai sgocciolando tutta la casa, Peter

            P– E morto il padre di Hank mamma e non ci sono più

            cannucce.

            (la madre guarda Peter e gli accarezza i capelli in quel suo

             modo californiano che non si sa  se amare o detestare. )

            M– Quanti anni hai Peter? 

            P– Ventuno, mamma

            M– Ventun anni ( ripete meccanicamente come se non ci

            credesse. Sospira.)

            M– Io ho sempre sognato che tu un giorno fossi capace di

            bere dal bicchiere senza cannuccia.

            P– Non mi sembra cosi importante, mamma. 

            M– Oh no, non lo è (– dice mettendosi a piangere –) ma

            vorrei tanto che tu non fossi gay.

            P– Mamma, non sono gay...

            M– Oh si! I gay bevono con la cannuccia , tuo padre beveva

            tutto con la cannuccia, anche l'alka seltzer. La mia vita è sta-

            ta un inferno. Tuo zio Richard invece era un vero uomo. Era

            capace di stritolare una lattina di Coca-cola con una mano.

            P– Mi ricordo, mamma. Stritolava anche quelle non sue.

            Una notte in un bar due messicani lo hanno massacrato di

            botte...

            L– Peter (– grida Lisa dalla piscina –) Hank sta male. Vo-

            mita!

M– Il padre di Hank era gay e anche Hank lo è. Non voglio

che tu lo frequenti. Lui e cosi, cosi...

            penso che andrò in città a comprarmi delle scarpe da jog-

            ging. Vieni con me, Peter?

            P- (Sorride). Fa sempre così quando non vuole ferirmi. Ha

            ha vomitato nella piscina, così ci spostiamo nell’altra.

            Attraversiamo il prato tagliato di fresco che fa un buon odo-

            re di prato tagliato di fresco. Quand'ero bambino spesso mi

            sdraiavo nel prato e stavo ore a pensare cosa sarebbe succes-

            so se una falciatrice fosse passata in quel momento e una vol-

            ta infatti passò e ricordo quell'ospedale a San Francisco e io

            immobile con tutte e due le braccia ingessate, fu li che comin-

            ciò la storia della cannuccia, senza braccia non potevo bere

            altrimenti, oh ma come cavolo posso spiegarti queste

            cose mamma, l'unica cosa certa è che siamo troppo ricchi

            per capirci qualcosa, lo diceva sempre papà.(si mette a

            passeggiare sul bordo della piscina)Lisa, tutta bagnata

            con i capelli asciutti fa uno strano contrasto e poi ha quei due

            occhi azzurri ma non del tutto, c'è un puntino nero al centro; è

            veramente da urlare, capisco perché Wayne si e sparato per lei,

            un giorno vorrei tanto anch'io trovare qualcuno per cui far-

            lo, o a cui farlo. Hank ha disposto su un tavolo quattro righe

            di coca a forma di svastica. E un bambino, in fondo.

            L– Non dovresti tirare tanto, Hank.

            H– Dovrei smetterla, è vero ma il Vietnam è una brutta bestia

            da dimenticare.

            P- Non e mai stato in Vietnam, Hank. Si confonde con

            Bangkok che è il primo posto dove a sei anni ha tirato coca

            nella suite dell'Imperial Hotel mentre il padre si faceva una

            cameriera sul terrazzo. Ora i due giapponesi fanno tai-chi sul

            bordo della mia piscina. Arriva Sam con la sua ragazza, una

            modella per pareos, vede Hank 

            S– Ho saputo di tuo padre.

            H– Cosa gli è successo?

            P- Hank in questo momento mi ricorda il poster di un

            cantante che avevo fissato sopra il letto a 16 anni.

            Allora avevo duemila cannucce usate dentro al comodino

            e quando mio padre me le trovò disse che forse per me ci

            voleva un viaggio in Europa. Stetti un mese a Parigi e quando

             tornai nella mia camera c'erano due studenti coreani.

            Mia madre mi disse solo che pensavano che non sarei tornato.

            Fu allora che comincio a bere. Adesso eccola lì che

            appare sul bordo della mia piscina con quel suo sguardo

            tagliente californiano, una parrucca rossa e una maglietta

            di Prince. Cerca di essere al passo quando sa che ci sono i

            miei amici.

            H– Un tiro di coca signora?

            M– Non dovresti tirare tanto, Hank.

            H– Dovrei smettere, è vero.

            P- già dovrebbe smetterla e intanto si fa una riga che

            gira tutto attorno alla siepe e finisce davanti al garage.

            M– Che ne direste di un Martini?

            S– Fanne quaranta ;hai saputo del padre di Hank?

            P- Hank è sul bordo della piscina, gli casca il sacchetto

            della coca in acqua. Si tuffa. Non lo vediamo tornare su.

            Rimane sul fondo.

            M– Hank non dovrebbe tirare tanto .Forse e meglio vuotare

            la piscina…

            Cinquemila dollari a chi vuota la piscina e cinquemila a

            chi fa la respirazione artificiale a Hank.

            P- Lisa si mette a ridere. Fa sempre così quando sente parla-

            re di soldi. E un suo complesso. Quando lei aveva dodici

            anni suo padre si buttò dal ventesimo piano per un investi-

            mento sbagliato. Suo fratello fece lo stesso l'anno scorso.

            L'altro fratello vive su un davanzale di albergo a Miami.

            – Ok mamma, vuoto io la piscina  ma con la cannuccia.

            Mia madre mi tira contro lo shaker, balza sulla sua Hon-

            da e sparisce giù per il boulevard in contromano. Io e Lisa ti-

            riamo su Hank, peserà almeno duecento chili con l'acqua la

            coca il cloro e il resto.

            Ora è lì steso sul bordo della mia piscina e mentre lo guardo

            bevo quattro Martini senza voglia. Poi mi tuffo e metto un

            braccio davanti all'altro e poi 1'altro alternativamente mentre

            l'altro resta in acqua e così facendo il braccio davanti spinge

            e poi diventa il braccio dietro mentre 1'altro si viene a trovare

            davanti. E una cosa che in California chiamiamo crawl. Sento

            un sibilo. E’ Hank che si sta sgonfiando come un gommone, e

            butta fuori l'acqua. Entra mio fratello Roger con la sua ragazza,

            una Rockefeller che fa la fotografa.

            R– Ho visto passare la mamma, faceva almeno i

            duecento.

            P– Hai sentito del papà di Hank e di Hank?

            R– Com'è finita la partita? (chiede agli altri)

            P- Non siamo mai andati molto d'accordo. Non sono nean-

            che sicuro che sia mio fratello. Una volta 1'ho trovato a letto

            con mia madre. O e stato lui a trovare me? Non ricordo. Oh

            merda, che noia la California.

            R– Non dovresti tirare tanto Hank.

            P– Sdam si è sdraiato su un lettuno con una televisione portatile

             e dopo un po’ dice che i Lakers hanno vinto con trenta pun-

            ti di Worthy. Non cambierà mai. Queste sono le cose che lo

            interessano. Penso che non abbia letto un libro né usato una

            cannuccia in vita sua. Vorrei morire, morire, morire, ma lo

            fanno già tutti.