Canicani

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CANICANI

di

Aquilino


PERSONAGGI: 

Tatù
Chicce, moglie di Tatù
Canciòn / Canfil / Canbett, canicani
Burgo, ristoratore
Lo, fratello di Tatù

atto primo

La cucina


CHICCE - Tatù, sbrigati, c’è il pubblico. 
Tatù è un uomo rustico, può dare l’impressione di essere maleducato, ma lo fa per vocazione, non per cattiveria.
Tatù, mi hai sentita?
Certo che mi ha sentita, ma sta guardando la televisione. Di solito evito di disturbarlo perché ha reazioni infantili, come quando mi ha colpita con la poltrona di vimini, sfregiandomi la guancia. 
Tatùù!
Non dovrebbe lasciarmi sola alla ribalta. Sono troppo emozionata. Le luci, le ombre, gli odori... Se penso che tutti voi... e tutti non è cosa da poco... state guardando me... è meglio che non lo pensi... potrebbe venirmi da ridere... o potrei scappare... No, scappare no. Come farebbero a fotografarmi e a scrivere di me sui giornali? Io ho delle possibilità.
Tatù!
Guarda che, se non vieni, vado. Lo sa che non è vero, ma a me piace dirlo. Vieni... vado... capite? Guarda che, se non VIENI, VADO. Chissà dove trovo certe cose. Ho un carattere positivo. Sono estroversa, superficiale e ipocrita. Mi chiamo Chicce e sono la signora di mio marito Tatù. Abitiamo in questa villetta a schiera rateale assieme ai nostri canicani, che sono: Canciòn, Canfil, Canbett e tanti altri di cui in questo momento mi sfugge il nome, perché io nelle piccolezze mi perdo. Sono tanto cari. CANI-CARI. Capite il doppiosenso? 
Spesso mi chiedo: come faremo a mantenerli? Qui entra in gioco l’ottimismo, che risponde: hai il diritto di goderti la vita.
Tatùùù!
TATU’ - Sprofondati
CHICCE - C’è il pubblico, caro
TATU’ - Digli che non abbiamo bisogno di niente
CHICCE - Tutti gli sguardi sono inchiodati su di me
TATU’ - Spero che ti facciano sentire in croce
CHICCE - Dimmi almeno come devo comportarmi
TATU’ - Chiudi il sipario. Non perdere tempo con chi ne ha da buttare
CHICCE - Io sono Chicce. Lui è Tatù, mio marito. Io sono un personaggio, per l’arte ho rinunciato alla mia vita reale. Sapete che cosa farò? Andrò a prendere Tatù e darò inizio a una storia. A me piace raccontare storie. Storie, capite? Cioè, anche bugie. In fondo, tutte le storie sono bugiarde. La presente comincia in questo momento e si svolge in una villetta a schiera dentro il teatro. Io sono la protagonista, il che la dice lunga. I canicani non sanno quello che fanno. Tantomeno quello che dicono.
Tatùùù!




TATU’ - Perdi tempo con gente che nemmeno conosci. Ti ho sempre raccomandato di farti gli affari tuoi, perché dagli altri vengono invidia e imbrogli. Ma guardali! Tante teste, tanti coglionacci
CHICCE - Scioccone, non puoi trattare in questo modo gli spettatori. Tra di loro potrebbero esserci persone intelligenti
TATU’ - Una persona intelligente non si infogna gomito a gomito per ascoltare gli sproloqui di una deficiente
CHICCE - Prima di cena è sempre irritabile. Ma fa parte dello spettacolo. Non siete contrariati, vero? Vedo che nessuno si è alzato per abbandonare la sala. E’ già un successo personale
TATU’ - Non vogliono fare brutta figura, sono imbecilli. Pagano per annoiarsi e raccontano di avere fatto un’ esperienza intellettuale. Io gli strapperei la lingua
CHICCE - Smettila. Potrebbero sentirti
TATU’ - E per che altro sono venuti? Per sentire senza ascoltare. Smidollati spazzatura dei quartieri medi marciume mentale
CHICCE - Io sono Chicce e lui è Tatù, mio marito. Siamo felici di essere qui
TATU’ - A tutti capitano disgrazie, ma io sono il pitale di un destino infame. Tu saresti la prima a cui strapperei la lingua
CHICCE - Questa sera Tatù è leggermente giù di tono, ma io sono in piena forma e farò di tutto per allietarvi. So parlare velocemente, cantare, ballare, imitare la pecora e fare le smorfie
TATU’ - Avresti dovuto sposare uno dei rincoglioniti. Quello in prima fila, quella faccia da carta igienica. A chi può venire in mente di sedersi in prima fila? Solo a una cacca
CHICCE - Sta scherzando. Gli piacciono le battute sporcaccine
TATU’ - Mi piacciono anche le battute di bastone
CHICCE - Can che abbaia non morde
TATU’ - Io non abbaio. Mordo
CHICCE - Tatù, ti prego, fallo per me
TATU’ - Ti ho sposata, che cosa vuoi di più?
CHICCE - E’ la mia serata, non voglio che la rovini
TATU’ - A casa mia faccio quello che mi pare. Non criticarmi, perché ti spacco. E di’ a quelli di non guardarmi fisso
CHICCE - Il pubblico ha il diritto di guardare
TATU’ – Che si guardi l’uccello, vale quanto il resto
CHICCE – Non puoi essere banalmente volgare in una tragedia di prima serata, o sei banale o sei volgare, è questione di stile
TATU’ - Tu mi contraddici e io ti strappo la lingua
CHICCE - Non dirò più niente, ma tu fa’ il bravo, ti prego
TATU’ - Prega fin che vuoi, ma fermati, stupida femmina. Come faccio a strapparti la lingua, se non ti lasci acchiappare?
CHICCE - Facciamo pace?
TATU’ - Non siamo in guerra. Devo solo strapparti la lingua, non ammazzarti
CHICCE - Vuoi che ti canti qualcosa?
TATU’ - Presa! Attenti, signori spettatori. Ficco la sua testa sotto la mia ascella. Notate come il braccio avvolge il collo? Adesso stringo. Diventa pallida. Attenzione. Infilerò la mano destra nella bocca sguaiata e strapperò la lingua
CHICCE - Tatù, non riesco a respirare
TATU’ - Forse perché stringo troppo
CHICCE - Hai stretto ancora di più
TATU’ - Che sbadato. Siete pronti per assistere alla disgustosa esibizione? Volete che proceda? Vi piacerebbe vedere strappare una lingua di donna? Imbecilli. Io non sono qui per divertirvi, impotenti pisciasotto
CHICCE - Tatù
TATU’ - Dimmi, Chicce
CHICCE - Mi manca l’aria
TATU’ - Terribile
CHICCE - Se non mi lasci, muoio
TATU’ - Due volte terribile
CHICCE - Tatù
TATU’ - Dimmi, Chicce
CHICCE - Non voglio morire
TATU’ - La morte è tre volte terribile, per chi non l’ha in simpatia
CHICCE - Ho paura. Ti supplico, Tatù
TATU’ - Brava. Così ci si comporta
CHICCE – Sei troppo realistico
TATU’ – Hai ragione, non voglio che queste saponette neutre raccontino di avere assistito a un omicidio vero in un teatro falso. Stai bene, Chicce? Mi sembri pallida
CHICCE - Sto bene, grazie
TATU’ - Quello in prima fila mi fissa come se volesse portarmi a letto. Vado giù e gli stacco la testa
CHICCE - Sta seguendo lo spettacolo, non guarda te
TATU’ - Io non sono uno spettacolo. Io sono Tatù. Quello che gli strappa gli occhi. Io non guardo lui che guarda me, se non per guardare se mi guarda
CHICCE – Tu sei lo spettacolo, infatti non hai pagato
TATU’ - Chi paga, può guardare? E che cosa guarda, se non ci vede?
CHICCE – Eccoti sullo schermo! Ti vedi, Tatù?
TATU‘ - Ho fame 
CHICCE - Abbi pazienza, Burgo è in ritardo. Gli ripeto di essere puntuale, ma lui ci mette sempre la pausa pubblicitaria
TATU’ - Se tu cucinassi, mangeremmo in orario
CHICCE - Che idea bizzarra. Io non sono una trasmissione di cucina
TATU’ – Tu sei una replica
CHICCE - Sai che cosa ho ordinato? Il risotto con i frutti di mare, che a te piace tanto
TATU’ - A me non piace niente tanto
CHICCE - Vuoi sgranocchiare qualcosa, nell’attesa?
TATU’ - Io ho fame e tu blateri. A che cosa servono le parole quando uno ha fame? Non riempiono lo stomaco e non saziano la testa



VOCE BURGO - Esultate, convitati al banchetto carnale. Rendete lo stomaco bendisposto all’ascolto, perché vengo a raccontarvi una cena da stolto. Ballerine, servite le vivande. Quello che vedete sul piatto e sotto le mutande è prodotto di prima qualità: assaggiate, se vi va 



CHICCE - E’ Burgo. Sei contento? Cominci a rilassarti? Ti senti più in pace con il mondo?



VOCE BURGO - Vi porto parole succose, frasi gustose e discorsi appetitosi. Vi darò sentenze da mordere e motti da rosicchiare, affinché la fame non sia insipida, ma si muti in sapienza, che fa rima con violenza e concupiscenza



TATU’ - Sei in ritardo, pentolaio sventratore di cani
BURGO - Nessuno arriva in orario, a meno che non abbia un debole per la puntualità e io non ho debolezze. In caso contrario, come riuscirei a nutrirvi? Vi ho portato un risotto ai frutti di mare che sembra appena uscito dall’onda. I gamberetti sono ancora vivi e non parlano solo perché sono muti come tutte le vittime... altrimenti vi racconterebbero storie di marinai e di balene, di naufragi a vele distese. Come va, Chicce, pelle di maionese?
CHICCE - Sprizzo vitalità da tutti i pori, ho una visione rosea della vita e mi sento una persona positiva che ha delle possibilità. Per esempio, so cantare:

Noi godiamo i piaceri del cielo,
perciò fuggiamo le cose terrene.
Il tumulto mondano
non si ode nel cielo.
Vive ogni cosa nella quiete più soave.
Noi conduciamo una vita angelica,
e tuttavia siamo anche molto allegri.
Balliamo e saltiamo,
saltelliamo e cantiamo,
saltiamo e balliamo,
cantiamo e saltelliamo
BURGO e CHICCE - Balliamo e saltiamo,
saltelliamo e cantiamo,
saltiamo e balliamo,
cantiamo e saltelliamo


BURGO - Io sono Burgo. Gestisco un ristorante rinomato. Degustazioni singole, assaggi intimi, orge culinarie, colazioni sull’erba. Se dopo lo spettacolo provaste quel languorino... inevitabile dopo tante parole... appena usciti dal teatro procedete sulla destra fino all’incrocio, attraversate con prudenza e passate sotto l’insegna con scritto: FRATTAGLIE. E’ un locale di battaglie
TATU’ - Che ci importa della tua osteria? Ti pago per saziare la mia fame e tu continui a servire te stesso? 
BURGO - Et voilà! Risotto ai frutti di mare. E voi ricordate: FRATTAGLIE - aperitivo con stuzzichini a chi esibisce il biglietto dello spettacolo
TATU’ - I gamberetti sono morti
BURGO - Agonizzanti. Se osservi con attenzione... sono ancora scossi da brividi
TUTU’ - Tra un attimo saranno morti
BURGO - E allora mangia, ingozzati, precedi la morte con il guizzo degli appetiti, scornala, sii immortale, affonda i rebbi nella carne tenera, addenta, mastica, ingoia, rutta... e poi concima il mondo, affinché continui la vita
TATU’ - Io mangio in solitudine
BURGO - Hai assaggiato, Chicce? 
CHICCE - Spettacolare
BURGO - Un cliente soddisfatto mi fa sbavare 
TATU’ - Che fai? Ti siedi?
BURGO - Non parlo di affari rimanendo in piedi, 
TATU’ - Come posso mangiare avendo davanti agli occhi l’ essere più losco che conosco?
BURGO – Ti stai specchiando nella mia pupilla
CHICCE - Che cosa ti serve? Abbiamo fatto una consegna appena ieri
BURGO - Imploro pace e superfluità su questa casa. Anzi, mi inginocchio. Vedete? Giungo le mani. Umilmente prostrato e supplice. Se gradito, posso anche singhiozzare. Così condito, non mi potete ignorare
TATU’ - Disgustoso
CHICCE - Tu non ti sei mai inginocchiato davanti a me e non sei mai stato disposto a singhiozzare
BURGO - Una delegazione di biechi affaristi dal lontano occidente. Sono rimasto senza organi e ho pensato che se potessi avere un fegato lo servirei fritto con la cipolla accompagnato da una salsa di serpente
TATU’ - Abbiamo un fegato? Che se lo prenda e mi lasci in pace. Non digerisco, se nel piatto ci sono vermi che strisciano
BURGO - Sei di una gentilezza squisita, mi fai leccare le dita
CHICCE - Ultimamente hai voluto solo fegato e per il momento ne siamo sprovvisti
BURGO - Ho visto facce nuove, tra i tuoi canicani
CHICCE - Sono spiacente. Dovrai attendere che qualcuno muoia 
BURGO - Aspettare quanto? Mi assale l’ ansia
CHICCE - Vedrai che per domani sera...
BURGO - Troppo tardi. I clienti non aspetteranno fino a domani sera. Andranno da un’altra parte. Oh, povero te, infelice Burgo, te disgraziato! Tutti i tuoi sacrifici... A che ti serve esserti dedicato agli altri? I clienti insoddisfatti abortiscono una valanga di disdette. Sarà il fallimento. Oh, Burgo, uomo troppo onesto!
TATU’ - Prendi un rene e sparisci, onesto rompiculi
BURGO - Un rene? Per clienti dirigenti? Tu dici eresie. Vuoi farmi fallire con disonore, mendicare per le vie? Mi si spezza il cuore
TATU’ - Sei un farabutto arricchito che ha avuto tutto, mentre io non ho niente. Vieni qui, sventri i miei figli, ci compensi con questo mangime che i maiali rifiuterebbero, non ti basta mai il troppo che hai... se ti lamenti, ti uccido
BURGO - E’ la prima volta che non mi accontentate
TATU’ - Mette il broncio come un bambino. Da dove gli viene questa sapienza di fingere l’innocenza? 
BURGO – Così sia. Un rene. Tatù, che nessuno lo venga a sapere o mi taglierò le vene, immerso nel brodo caldo, declamando un menù
CHICCE - Te lo manderò tra un’ora
BURGO - Troppo tardi! Prima! Subito!
CHICCE - Devi darmi il tempo di espiantarlo
BURGO - Che sia sano e ben nutrito 
CHICCE - Garantito
BURGO – Che sia giovane
CHICCE - Non ha ancora un pelo e la voce è uno zampillo di acqua fresca
BURGO - Perdonate le intemperanze, ma dovete capire che le responsabilità legate alla mia attività sono logoranti e capita che veda tutto nero, ma la fiamma dell’ideale ritorna a illuminare la tavola imbandita e per questo vi ringrazio e nuovamente mi prostro e sono commosso e vorrei baciarvi e lasciate che almeno vi stringa la mano
TATU’ - Se la stringo, l’addento. Mano, fegato, rene, cuore, cervello... non fa differenza... è tutto un macello. Vattene, Burgo. Io devo cenare. Tutto questo disturbo mi ha fatto inquietare. Ora voglio soltanto ingozzarmi. Che nessuno pensi a guardarmi, a parlarmi, a pensarmi... Io mi assento. Sono dentro lo stomaco 
BURGO - Silenzio
Tatù sta mangiando
silenzio
va giù la pietanza
silenzio
lascio questa stanza
silenzio
cantando e ballando
silenzio
Tatù sta guardando
la televisione

CHICCE - Mi attira la visione. Tatù non capisce questa ambizione. Vuole solo arricchire, non mi sta mai a sentire, invece di lavorare pensa solo a mangiare. Sono sicura di una cosa: quando diventerò famosa...
TATU’ - Balorda! Rimbambita!
CHICCE - ...quando sarò famosa non ti darò più quella cosa
TATU’ - Il dolce
CHICCE - Non c’è
TATU’ - Maledizione fottuto porco bastardo mondo! Porco bastardo mondo fottuto! Mondo fottuto porco e bastardo! 
CHICCE - Impreca contro il mondo perché non è fatto a sua immagine e somiglianza. Per fortuna, dico io. Il mondo è amore, lo trovi dentro il televisore 
TATU’ - Voglio il dolce!
CHICCE – Si ostina a comportarsi come nella vita reale e questo è male, non capisce che la vita è illusione e questa è televisione. Io rido. Questo sorriso smagliante è affascinante. Dovreste ammirarlo quando sono nuda
TATU’ - Portami il dolce!
CHICCE - E’ un bambino mai nato. Sembra assurdo, perché ha il corpo da orco. Ma dentro ogni orco si nasconde un bambino divorato
TATU’ - Quando chiedo una cosa, voglio essere soddisfatto
CHICCCE - Il dolce fa male
TATU’ - Non mi è mai stato dato ciò che mi faceva bene e ho dovuto rimpinzarmi di quello che mi ha fatto sempre più male, fino a farmi vomitare la vita
CHICCE - Quando verranno a intervistarci dovrò insegnarti le risposte. Non possiamo fidarci dell’improvvisazione, per ogni domanda ci vuole un’impostazione 
TATU’ - Sei l’incubo che mi piacerebbe strangolare. Ma sei anche complice. Come posso distruggere l’ombra senza spegnere il sole? Disgraziata, mi fai straparlare. Non voglio dire cose che non sono in grado di capire
CHICCE - Se mi fai anche pensare, vado in confusione. Non rispetti mai il copione, tra noi non c’è comunicazione. Chiamerò i cuccioli e sfogherò il mio amore. A volte mi dico: prima o poi crollerò e nessuno mi avrà detto grazie. Io sono una madre, ma un giorno mi vendicherò


LO - Chicce. Tatù. C’è troppo silenzio. Questa casa sembra morta. Vi ho portato una torta
TATU’ - Alla crema o al cioccolato?
CHICCE - Che piacere poterti rivedere!
TATU’ - Alla crema o al cioccolato?
CHICCE - Ti ho tanto desiderato!
LO - Io sono Lo, amico di famiglia e zio dei canicani, rappresento la legge e sono spietato
TATU’ - Alla crema o al cioccolato?
CHICCE - Si stanno lavando le mani. Ora li chiamo
TATU’- Ripeto: un dolce alla crema o al cioccolato?
LO - Aspetta. Ti amo. Dammi un bacio, sono eccitato
CHICCE - Oh, Lo Lo Lo Lo Lo...
TATU’ - Nessuno mi vuole rispondere? E’ un dolce alla crema o al cioccolato? 
CHICCE - Canicani!
TATU’ - Porco mondo bastardo! Non puoi aspettare?
CHICCE - Anche loro devono cenare
TATU’ - Ma io non ho finito. Questo dolce mi ha risvegliato l’appetito

CHICCE e LO – E’ l’ora è l’ora
l’orco divora
accendi accendi
lo mostri e vendi
premi il pulsante
spegni il pensante


LO - Hai mangiato la torta che avevo portato per loro. Io mi preoccupo di fare dei regali, affinché si affezionino e tu, geloso e goloso, hai mangiato la torta che avevo comprato per loro
TATU’ - Robaccia da supermercato
CHICCE - Sei maleducato
TATU’ - Quando avrò finito la pazienza...
LO - Oh dio, anche la flatulenza!


TATU’ - Viene a fare il saccente in casa mia. Porta una torta da supermercato che ho divorato con disgusto e fa il prepotente. Era una torta senza qualità, tutta pubblicità


CHICCE - Lo, non stai bene?
LO - La tensione. La responsabilità. La rabbia
TATU’ - Sembra che abbia tutto lui
CHICCE - Ti porto un’aspirina
LO - Noti le vene turgide? Il pallore delle nocche? La rigidità degli arti? E come la pelle si tenda alla vibrazione interiore, un diapason che mi fa impazzire? A volte penso: esploderò. Capisci perché devo sfogarmi?
TATU’ - Ammazza! Ammazza! Tutti di quella razza!
CHICCE - Tatù, ti prego. E’ un uomo che di notte non dorme
TATU’ - Va in giro a sparare ai cani
CHICCE - E’ il suo dovere, che svolge con piacere
TATU’ - Ammazza! Ammazza! Tutti di quella razza!
LO - Sei geloso e invidioso. Non sai amare e nemmeno ammazzare. O l’una o l’altra cosa bisogna sapere fare. Ma tu non sei ambizioso
TATU’ - Ammazza! Ammazza! Tutti di quella razza!
CHICCE - Smettila. Spaventerai i canicani
LO - Lascia perdere. Me ne vado. Mi è venuto mal di testa. Se non sparo a qualcuno, mi rovino la festa. E’ il mio piacere, il senso del dovere 
CHICCE - Metti in tasca le aspirine
LO - Il mio è un male esistenziale
CHICCE - Vedrai che ti lasceranno tale e quale

CHICCE - Canicani!
TATU’ - Che nessuno osi alzare la voce
CHICCE - Canicani!
TATU’ - Tu per prima! Smettila di urlare! Mi fai impazzire, sempre a urlare senza avere niente da dire. Dov’è il telecomando per la persona? Ti voglio spegnere dalla poltrona


CANCION – Io sono Cancion
lei è Canbett
due canicani
accorriamo ai richiami
l’obbedienza è presenza
nella tela del ragno
Canfil è in ritardo
si è chiuso nel bagno
anche lui è un fratello bastardo


TATU’ - C’è sempre qualcuno in bagno! E consumano carta igienica! 
CANBETT - Ho fame. Quella solita, quella di sempre. Fame cronica di canicani. Mi veste da capo a piedi, straccio intriso di umori, la sua puzza mi dà le vertigini
CHICCE – Avete lavato le mani?
CANCION - Il bagno è occupato da Canfil. Perdeva sangue dagli occhi
CANBETT - Questo è profumo di risotto ai frutti di mare. Eccita l’appetito, fa sognare. Tremo, barcollo, sto per cadere, accecate il mio naso, non deve sapere
TATU’ - Non parlate tutti insieme. E nemmeno uno dopo l’altro. Non parlate
CANCION – Sarò sincero, a me il risotto non piace. E’ troppo buono, non può essere vero. 
CHICCE – Cancion, sei fortunato. Tuo padre lo ha mangiato tutto
CANCION - Era buono? Ce lo descrivi? Vorrei farne una storia
CHICCE - Una gloria di sapori sottopelle, che solleticava le papille gustative come una piuma che blandisca l’anima. Ogni boccone era uno scorcio diverso su isole lambite da smeraldo acquoreo. Un dialogo tra gusti di finissimo cesello. Nello stomaco si avvicendavano emozioni frastornanti. Il corpo si estasiava in languori con ali angeliche
TATU’ – Manca il gingle. Lo faccio io con un rutto
CHICCE – Sei un farabutto. Con le tue improvvisazioni rovini le mie interpretazioni
TATU’ – Vivo con una morta e dietro quella porta c’è una città di morti. Ho subito troppi torti, questo mi fa infuriare, chi si crede ancora vivo voglio ammazzare

CHICCE - Non mi avete dato nemmeno un bacio
CANBETT - Dobbiamo baciarti tutte le volte che ti incontriamo? Un bacio fa piacere. Troppi insospettiscono
CHICCE – Ritenevo che manifestare i legami familiari con affettuosità contribuisse a farvi crescere sereni
CANCION - Ti bacio io. Sarà un bacio falso, ma che importa? Vale quanto la mia storia: la dicono eterna eppure è sempre corta
CHICCE - Un bacio in primo piano o in piano americano. Un bacio e una carezza e passa la tristezza
CANBETT – Odio come l’ama, crede in lei che l’affama
TATU’ - Io ascolto e sto zitto. Non ho mai assistito a un assembramento di puttanaggini tanto volgare. Ma sto zitto. Per il momento
CANCION – Quando la mamma diventerà famosa, ci manderà baci dallo schermo, noi guarderemo incantati, ci sentiremo più amati
CHICCE - Grazie, Cancion. Canbett è ancora scettica riguardo al mio successo
CANBETT – Più che possedere qualità, sei carente delle stesse e questa mancanza ne costituisce la più ambita, perderai il gioco, ma avrai vinto la partita
CHICCE – Dimmi che sei gelosa
CANBETT - Tu sarai la star, io una ragazza stupida e bruttina. Invidierò te, avrò pena per me
CHICCE - Vi amo tanto tantissimo tantissimo... compatibilmente con le mie possibilità
TATU’ - Merda di un mondo. Siete venuti a romperle in accelerata? Mangiate e sparite. Questa è casa mia e ho diritto alla mia tranquillità
CHICCE - Se ti esprimessi in un modo più forbito...
TATU’ - Va’ a impiccarti con il filo della corrente
CHICCE - Che cosa preferite mangiare, bambini? Poco? Niente?
CANBETT - Posso guardare se ci sono avanzi disgustosi? Solo di quelli siamo golosi
CHICCE – Rovistate nella spazzatura, so che vi divertite, beati voi che digerite ogni cosa, io devo mettermi in posa, soffro di gastrite ansiosa e di insonnia nervosa, farfalla che si posa, con una vibrazione strappo l’ovazione

TATU’ - Che cosa combina in bagno, quel depravato? Va’ a vedere che non sia morto dissanguato
CHICCE - Quando sarò famosa, dovrai chiedermelo per favore
TATU’ - Sta’ zitta. State zitti tutti. Non riesco a sentire la televisione. L’ho pagata, me la voglio godere, è l’unico piacere
CHICCE - Quando ci lavorerò...
TATU’ - Cambierò canale

CANBETT - Lo stomaco fa una risatina di disprezzo e riprende a gridare che è vuoto. Come posso fingermi sorda, quando il grido viene da dentro?
CANCION - Succhio l’osso immaginando la carne che ci stava intorno. Mangia di più l’immaginazione che la bocca. Ma lo stomaco diffida della fantasia
CANBETT - Per la bocca entra aria. Ne escono parole. Sono fatta d’aria? Lo vorrei. Invece sono di carne e le parole mi raccontano storie. Di che cosa sono fatte? D’aria? 
CANCION - L’immaginazione ha gusto, ma non ha sostanza. Io ho fame
CANBETT - Mangiare aria è come mangiare le parole degli altri, che non saziano. Anzi, provo l’impulso di vomitarle
CANCION - Ho fame. Non sono io a dirlo, ma la fame stessa. Le sussurro: taci! non essere ingrata con chi mi ama. Non tace. E’ insistente come il battito del cuore
CANBETT - E se mangiassi le cose che costituiscono il mondo? L’intonaco, la sedia, il televisore, le persone... Ci pensi, Cancion? Mangiare il mondo. Ce ne libereremmo
CANCION - C’era una volta una Bocca. Chiedeva a tutti: avete visto uno Stomaco? No, signora Bocca. E c’era uno Stomaco. Chiedeva a tutti: avete visto una Bocca? No, signore Stomaco. La Bocca camminava e divorava il mondo, che finiva nel niente. Lo Stomaco vagava sempre più vuoto e disperato. Aveva scoperto che la Bocca, quando percepiva la sua vicinanza, si allontanava, sempre più insaziabile. Lo Stomaco pensò: chi potrebbe nutrirmi non vuole. Morì, ma la Bocca non visse felice. Morì anch’essa
CANBETT - Io non sarei capace di inventare una storia. Come può esistere qualcosa di diverso da quello che viviamo, che è troppo orribile per essere raccontato? Eppure tu ci riesci. Sei un miracolo, Cancion


CHICCE - Avete avanzato qualcosa per Canfil?
CANCION - Un osso e una zampa
CANBETT - Un torsolo
CHICCE - Non ingozzarti, Canfil. Può farti male. Eccoci qua. Facciamo conversazione? E’ bello ritrovarsi a dialogare.. Noi siamo una famiglia. Quando lavorerò alla televisione, lo saremo alla perfezione. Siamo già una famiglia felice, chissà che cosa diventeremo, quando sarò famosa. Non è eccitante?
TATU’ - Mi sto eccitando perché non sento la televisione. Potrei alzare il volume fino a farla esplodere, ma sto considerando di fare esplodere le vostre teste
CHICCE - Fate silenzio, bambini. Il papà ha avuto una giornata orribile e ha bisogno di tranquillità. Per conto mio, potrebbe andare all’inferno, ma è lui che porta a casa lo stipendio. Con quali soldi comprerei il vestito per il provino?
TATU’- Silenzio!
CHICCE - Che cosa vi avevo detto, bambini? Chiudete le bocche. Volete che io e il papà ci arrabbiamo? 
TATU’ - E’ l’ultima volta che te lo dico
CHICCE - Abbi pazienza, sono solo bambini. Non vedi che sono stravolta?
TATU’ - Se mi alzo, ti sposto in là di sei metri
CHICCE - Chi deve ancora fare i compiti? Mi avete fatta innervosire. Chi deve fare i compiti?
CANBETT - Non li abbiamo mai fatti
CHICCE - Anche riguardo ai compiti vuoi contraddirmi? Tu non sei solo gelosa. Tu mi odi. Lo so che pretendi di essere più bella di me
TATU’ - Silenzio
CHICCE - Parlate sottovoce. Sono stanca di ripeterlo. Canbett e Canfil, fate finta di leggere e scrivere. Cancion, con me. Devo prelevarti un rene
CANBETT – Non puoi. Non devi. Prendilo a Canfil, che ha poco da vivere
CANFIL - Che bastardella! Io vivrò più di te
CHICCE - Sciocca, non posso mandare a Burgo un rene marcio
CANFIL - Io non ho i reni marci
CANCION - Ho paura. Ti ho sempre dato tanto, vorrei darti tutto, ma il pensiero mi turba, se tutto prenderai e a Burgo lo darai, che senso avrò avuto? allevato e svenduto, io non avrò vissuto, storia troppo corta, nata morta 
CHICCE - Stupidone, è solo un rene. Se si trattasse del cuore, avresti ragione a preoccuparti, ma un rene... Ne hai addirittura due 
CANBETT – Se non morirà, si ammalerà e comunque morirà
CHICCE - Lo cureremo amorevolmente
CANFIL - Non si prostituisce, non ruba, non spaccia. Che cosa gli costa dare un rene? Non è un privilegiato. Anche lui va sfruttato
CHICCE - Nonostante che sia teminale, Canfil ha mantenuto il senso della famiglia. Prendi esempio, Canbett
CANBETT - Ti darò uno dei miei reni. Tutti e due. Anche il resto
CHICCE - Come sei sciocca. Diventeresti pallida e smagrita. Perderesti i clienti. Ti sembra conveniente?
TATU’- E continuate a rompermi le scatole
CHICCE - Abbassate le voci. Possibile che non capiate niente?
CANBETT - Se non operi Cancion, prometto di lavorare anche la mattina
CHICCE - Non puoi, devi fare i mestieri di casa
CANBETT - Non c’è un’altra soluzione?
CHICCE - Canbett, ora basta. Mettiti a fare l’analisi logica e interroga Canfil sull’educazione civica. Io vado di là a sventrare Cancion
CANCION - Ho paura. Ti ho sempre dato tanto, vorrei darti tutto, ma il pensiero mi turba, se tutto prenderai e a Burgo lo darai, che senso avrò avuto? allevato e svenduto, io non avrò vissuto, storia troppo corta, nata morta 
CHICCE - Non fare il bambino. C’è la mamma vicino a te
TATU’ - Adesso mi avete proprio rotto. Se mi alzo, dimezzo la famiglia
CHICCE - Invece di andare in orgasmo per le tette delle ballerine, potresti interessarti dei tuoi figli. Credi che mi diverta a togliere un rene? Credi che mi diverta a pulire il sangue sprizzato? Credi che sia divertente rovinare tre ore di paziente lavoro della manicure? Lo faccio per loro, affinché abbiano un futuro migliore. 
TATU’ - Possiate morire in questo momento
CANBETT – Già lo siamo
non lo sappiamo
parliamo sparliamo
a volte ridiamo
più spesso piangiamo
ma non sappiamo
che già lo siamo

CHICCE - Andiamo, Cancion. Speriamo che non mi tremi la mano, perché sono nervosissima. Vostro padre ha gli attributi di traverso, ma io devo mantenere la calma, perché ho delle responsabilità e soprattutto delle possibilità. Quello sarebbe il riposo del guerriero? Quando sarò famosa, non gli farò nemmeno l’autografo

TATU’ - Maledetta porca di una casa vigliacca senza pace. Io li mantengo e quegli imbecilli si ritengono in diritto di farla da padroni. Vita schifosa che viene voglia di legarli al letto e dargli fuoco. Branco di lazzaroni incapaci rotti in culo e figli di puttana. Un premio a chi gli spacca la testa con un martello. Un giorno o l’altro lo faccio io e dopo voglio vedere chi apre ancora bocca

CHICCE – L’operazione ha avuto successo. Magica parola. Fa perfino rima con sesso 
CANBETT - Come sta? Ha male?
CHICCE - Non ha sofferto più del dovuto. Si sta curando un’ emorragia mortale
CANBETT - Dov’è?
CHICCE - Si trascina verso il bagno, pallido come un pollo spennato. E’ un bambino molto coraggioso
CANBETT - Vivrà?
CHICCE - Quando sarò famosa, mi comprerò un chirurgo
CANBETT - Morirà?
CHICCE - Avete svolto i compiti? Se un giorno decidessi di mandarvi a scuola, vorrei che faceste bella figura
CANBETT - Cancion morirà. Morire, parola magica. E’ dentro di noi, si spinge sulla punta delle dita e le torce ad artiglio, tormenta la punta della lingua, ma è proibito pronunciarla, morire parola tragica, non indica il nulla, ma questo cammino atroce verso l’assenza
CANFIL - Sono ancora vivo io, vuoi che muoia lui?
CANBETT – La tua morte è scontata, sorella della mia, ma Cancion è la mia speranza
CANFIL - Io sono l’ombra di un sole dietro le nuvole
CANBETT - Non è colpa mia, non dire queste cose, non posso amare lo specchio, io e te siamo dannati
CANFIL - L’affetto è una cosa disgustosa e quelli che parlano di amore congiurano crimini. 
CANBETT - Un giorno me ne andrò, se Cancion non morirà
CANFIL - Queste illusioni infrangono lo specchio, se te ne andrai e resterò, anch’io morirò 
CHICCE - Avete finito di bisticciare? Non avete proprio pensieri per la testa. Quando sarò famosa, mi comprerò anche una mamma. Tu, Canfil, corri da Burgo e portagli il rene di Cancion. Non perdere tempo lungo la strada. Non dare retta agli sconosciuti. Non passare per il parco. Non... 
CANFIL - Passando per il parco, accorcio la strada. Se non fossi così stupido, l’allungherei all’infinito
CHICCE - Non voglio discussioni. Nel parco c’è l’uomo cattivo
CANFIL – Si è trasferito, abita in una villetta a schiera
CHICCE - Ho già l’ ansia di saperti per le strade a spacciare droga e non voglio altre preoccupazioni
CANFIL - Mi piacerebbe sapere che cos’altro potrebbe accadermi
CHICCE - Ieri avevi il respiro affannoso
CANFIL - Perché avevo corso 
CHICCE - Chi ti inseguiva?
CANFIL - Devo proprio raccontarti tutto? Non ho diritto a una vita privata?
CHICCE - Sei ancora minorenne e quindi non devi avere segreti con la mamma
CANFIL - Se parlassi, tu stessa mi pregheresti di tacere
CHICCE - Canbett, va’ a prepararti. Vuoi che ti trucchi io?
CANBETT - So farlo da sola
CHICCE - Ti preparo l’abitino rosso. Sembri vestita della tua pelle
CANBETT - Metterò quello verde, che è identico
CHICCE - Puoi cambiare vestito quando vuoi, essere una famiglia significa anche un guardaroba adeguato. Mi è costata fatica allevarvi e vi ho maledetto mille volte, ma ora mi date soddisfazioni e sono orgogliosa. Quando sarò famosa, mi mancherete, ma mi consolerò. Penserò soltanto a me stessa e lo farò per voi, affinché abbiate una madre televisiva
TATU’ - Fate silenzio. Questa casa è una tomba, perchè non rispettate il silenzio dei morti?


atto secondo

Il salotto


TATU’ - Canbett!
CANBETT - Sì?
TATU’ - Quando ti chiamo, devi correre da me
CANBETT - Non posso
TATU’ - Che dici?
CANBETT - Non posso, perché sono in bagno
TATU’ - Non può perché è in bagno. Che cosa fai in bagno?
CANBETT - La pipì
TATU’ - Fa la pipì. E quanto ci metti a fare la pipì? 
CANBETT - Ho quasi finito
TATU’ - Ha quasi finito. Allora la stai ancora facendo
CANBETT - Sì, ma ho quasi finito
TATU’ - Fa la pipì. Ma ha quasi finito. Seduta nuda sulla tazza. Suo padre la chiama e lei fa la pipì, nuda. E si asciuga con la carta igienica, naturalmente. Mentre suo padre è qui e la chiama. Dov’è tua madre?
CANBETT - E’ uscita per comprarsi un reggiseno traforato
TATU’ - La madre è uscita. La figlia è in bagno. Canbett!
CANBETT - Ora vengo
TATU’ - Suo padre la chiama e lei se ne sta nuda in bagno con le mani in mezzo alle gambe. Capite fino a che punto arriva? E io non dovrei indignarmi? Canbett! Perché hai chiuso la porta?
CANBETT - La chiudo sempre quando sono in bagno
TATU’ - Se svieni mentre sei nella vasca, chi ti salva? 
CANBETT - Ho già fatto il bagno
TATU’ - Come hai potuto in così poco tempo? Ti sei lavata bene?
CANBETT - Sì
TATU’ - Dappertutto?
CANBETT - Sì
TATU’ - Anche in quei posti che fanno odore?
CANBETT - Sì
TATU‘ - Come se potessi fidarmi di te. Scommetto che non hai nemmeno usato il sapone. Scommetto che se ti annuso in quei posti sento gli odori


TATU’ - Apri la porta!
CANBETT - Mi sto vestendo
TATU’ - Devo aspettare i tuoi comodi?
CANBETT - Sono quasi pronta
TATU’ - Se ti chiamo, devi correre. Che importa se non sei vestita? Io sono tuo padre. Ti vergogni di tuo padre? Sarebbe contro natura. Canbett!
CANBETT - Eccomi
TATU’ - Non sei nuda
CANBETT - Ho fatto in tempo a vestirmi
TATU’ - Perché tanta fretta? Cè qualcosa che io, tuo padre, non devo vedere? 
CANBETT - Ho fatto in fretta per non farti aspettare
TATU’ - Ti trema la voce. Sei imbarazzata. Che cosa nascondi?
CANBETT - Fammi passare. Appena la mamma torna, devo uscire
TATU’ - Non prima che abbia fatto i controlli. Spogliati
CANBETT - Mi sono appena vestita
TATU’ - Che cosa sono queste forme di pigrizia? Ti ho insegnata a essere pigra?
CANBETT - Ho paura di prendere freddo
TATU’ - Devi portare rispetto a tuo padre. Spogliati
CANBETT - Ho vergogna
TATU‘ - Tutte le notti batti i marciapiedi e ti vergogni a spogliarti davanti a un uomo?
CANBETT - Tu sei mio padre
TATU’ - Non sono anche un uomo?
CANBETT - Non voglio
TATU’ - Voi idioti che fate i guardoni e vi imbarazzate per una cosa che vorreste fare o che avete già fatto... avete sentito come si ribella al padre? Posso lasciare che la malerba infesti la famiglia? Che cosa diventa una famiglia, quando i figli si oppongono all’autorità del padre, che è il fondamento della società?
CANBETT - Non intendo mancarti di rispetto, ma è tardi... dovrei già essere uscita... lasciami andare 
TATU’ - Ti piace quando gli uomini ti coprono. Fammi sentire come guaisci. Come fai la cagna
CANBETT - Io avrei preferito morire piuttosto che cominciare
TATU’ - Invece sei viva. Ci hai trovato gusto. Fammi vedere che cosa hai imparato
CANBETT - No
TATU’ - Mi si oppone. Si ribella. Mi rifiuta. Nega a me quello che ha concesso a voi. Ma lei è mia. Posso averla gratis


CHICCE - Avevo proprio bisogno di biancheria intima. Qualche regista potrebbe volermi portare a letto
CANBETT - Mamma!
CHICCE - Non piangere. Non sarebbe un grande sacrificio. Ricordi il fotografo dell’anno scorso? Prima del servizio fotografico, gli ho dovuto fare un servizio sessuale. Non è stato spiacevole, soltanto doveroso
CANBETT - Mamma!
CHICCE - Sai che detesto le affettuosità autentiche. Mi sembrano innaturali
CANBETT – Guardi e non vedi. Ascolti e non senti. Non ti accorgi di me, che sono qui e imploro
CHICCE – Tatù, hai l’espressione strana. Conosco quella smorfia da satiro. Una volta la usavi anche con me
TATU’ - Non si sta mai tranquilli, in questa casa di troie
CHICCE - Sento che il livello dell’ansia sta salendo. L’ansia fa venire le rughe. Colpa tua, marito disgraziato. Mi coinvolgi in situazioni imbarazzanti, mentre dovrei concentrarmi sul mio benessere
TATU’ - Che cosa sei tornata a fare? A criticarmi? A metterti anche tu contro di me? Ricorda che sei moglie, prima di essere madre
CHICCE - Fondamentalmente sei un porco e riguardo a questo potrei transigere, ma non posso esimermi dal manifestare indignazione e, diciamolo pure, disprezzo e orrore, dato che questa è una scena madre e io non mi accontento di parti secondarie. Torno a casa piena di brio e fiduciosa nel futuro... e che cosa vedono i miei occhi?... da volerli ciechi, tanto profonda è la ferita che strazia il cuore... mio marito Tatù che insidia mia figlia Canbett. E’ una situazione ricca di emozioni devastanti, nella quale mi calo con partecipazione sconvolgente
TATU’ - Applausi. Battete le mani a questa bugiarda
CHICCE - Grazie, grazie
TATU’ – Ficcateli tutti in quel posto
CHICCE – Una volta ho lavorato per quasi tutto il giorno, allevo i figli, mi preoccupo del loro avvenire, ti lavo la biancheria intima e tu, come ringraziamento, vuoi portarti a letto la figlia invece della madre. Esigo rispetto. Hai ferito il mio orgoglio. Andrò in televisione e racconterò tutto 
TATU’ - Mi stai scassando la verga
CHICCE - Sei... ignobile... osceno... disgustoso... laido... scurrile... inverecondo... lubrico...
TATU’ - Ti torco il collo
CHICCE - Che aspetti? Meglio morire che subire. Mi hai umiliata. Padre snaturato e marito fedifrago. Mi hai precipitata nell’abisso dello scandalo e spero che i giornali vorranno occuparsene. Mi spargerei di cenere i capelli, se non avessi appena fatto la tinta
TATU’ – Non ti ammazzo subito perché voglio gustare l’attesa
CHICCE – Canbett, quando ti intervisteranno, farai una cronaca ricca di particolari piccanti, drammatici e patetici. Avrai un indice di gradimento altissimo
TATU’ - Io la ammazzo
CHICCE - Che aspetti? Prendi nota di tutto, Canbett. Non dimenticare niente, gli intervistatori sono molto pignoli
TATU’ - Va bene, ti ammazzo
CHICCE - Che cosa fai?
TATU’ - Ti strangolo
CHICCE - Mi manca il respiro
TATU’ - Forse perché stringo troppo
CHICCE - Vuoi che ti canti qualcosa?
TATU’ - Una marcia funebre
CHICCE - Mi manca l’aria
TATU’ - Terribile
CANBETT - Basta! Non ne posso più delle vostre sceneggiate!
TATU’ - Sta’ zitta o tiro il collo anche a te
CHICCE - Mi stai facendo male
TATU’ - Tra poco non sentirai più niente
CHICCE - Sto soffocando
TATU’ - E’ l’effetto dello strangolamento
CHICCE - Non voglio morire
TATU’ - Morirai controvoglia
CANBETT - Smettetela! Lo fate solo per spaventarmi!
CHICCE - Sta’ zitta, Canbett. Non devi intrometterti tra la mamma e il papà. Tatù, ti chiedo scusa se sono stata avventata
TATU’ - Ripeti: Sono una stupida che merita solo botte
CHICCE - Sono una stupida che merita solo botte. Però non darmele
TATU’ - Non ho sentito
CHICCE - Allenta la stretta. Non riesco a fare uscire la voce
TATU’ - Ripeti
CHICCE - Sono una stupida che merita solo botte
TATU’ – Ti prenderei a pugni, se non preferissi farlo più tardi
CHICCE - Tu sei tanto forte
CANBETT – Siete disgustosi
TATU’ - La colpa è di quella sgualdrina
CHICCE - Sei stato tu a sceglierle il mestiere
TATU’ - Ma non le ho insegnato a rispondere a suo padre
CHICCE - Non guardarmi in quel modo. Io faccio il possibile, ma una volta fuori di casa, chi la controlla più?
TATU’ - Siamo stati troppo teneri
CHICCE - Canbett, rispondi alla mamma. Con sincerità. Ti sei mostrata in abbigliamento succinto?
TATU’ - Rispondi a tua madre
CANBETT - No
CHICCE - Hai lasciato aperta la porta del bagno?
CANBETT - No
CHICCE- Hai guardato tuo padre negli occhi?
CANBETT - No
TATU’ - La senti? No... no... no. Come si può tollerare che una figlia risponda sempre di no? Ci vorrebbe la cinghia, per insegnarle maggiore disponibilità
CHICCE – Il papà ha ragione. Fino a quando stai con noi, devi osservare le regole. Un domani, se sarai sopravvissuta, potrai fare come vorrai. Ma, fino a quel momento, devi osservare le regole. E’ importante, Canbett. Riesci a capirlo?
CANBETT - No
CHICCE - Brava bambina
TATU’ - Brava una merda. Mi ha mancato di rispetto
CHICCE - E’ vero, Canbett? Sii sincera. E’ importante
TATU’ - Rispondi, figlia di cagna
CHICCE - Tatù, per favore
TATU’ - Non risponde
CHICCE - E’ vero, Canbett? Dillo alla tua mamma. E’ vero?
CANBETT - No
TATU’ - L’avete sentita? Credevate che avessi torto? 
CHICCE - E’ una cosa grave, Canbett. Non possiamo fare finta di niente. Lo capisci, vero?
CANBETT - No
CHICCE - Se lasciassimo perdere, non impareresti a comportarti secondo le regole e potresti avere problemi psicologici. Vogliamo che tu acquisisca i valori di cui anche noi ci siamo nutriti. Riesci a capirlo, Canbett?
CANBETT - No
TATU’ - Vuoi darle anche un premio? Con una bastonata in testa, imparerebbe più in fretta
CHICCE - Sei troppo brusco. Non si educa con l’impulsività. Canbett deve prendere coscienza. E’ una questione di assunzione di responsabilità
TATU’ - E’ una questione di rompimento di scatole e una bastonata farebbe bene anche a te
CHICCE - Lascia che mi occupi io della faccenda. Tu sei ancora troppo indignato. Canbett, capisci che è giusto che tu sia punita?
CANBETT - No
CHICCE - Ti proibisco, d’ora in avanti, qualunque cosa succeda, in qualunque situazione ti trovi, di piangere
TATU’ - Bella pensata! Bella idiozia!
CHICCE - Capito, Canbett? Tu non piangerai più
CANBETT - No
TATU’ - Mi avete stomacato. Meglio la televisione delle vostre smancerie
CHICCE - Rilassati. Do una controllata e la mando a lavorare

TATU’ - Rilassati, dice. Come fa un povero cristo a rilassarsi in una casa come questa? Uno lavora, si danna per la famiglia, rinuncia a tutto... e il ringraziamento? Che la figlia non si lascia nemmeno violentare. Ma sono figli, questi, che fanno sempre di testa propria? Ammazzarli non basterebbe. Bisognerebbe ammazzarli due volte. Due volte al giorno per tutti gli anni che se ne stanno qui a fare i parassiti

CHICCE - Sei proprio una bella ragazza. Sta’ attenta a quel tale che voleva sfregiarti. Chiedigli il doppio

TATU’ - Uno crepa di fatica per diventare qualcuno e non solo diventa nessuno, ma i figli vogliono diventare qualcuno senza che lui lo sia diventato. E’ rispetto, questo?

CHICCE - Hai tutto? Preservativi, vibratore, cocaina, fallo artificiale?

TATU’ - Uno si sposa per avere una donna e invece si ritrova una moglie. Solo truffe, la vita. E come volete che sia contento? Contento di spaccare la testa a qualcuno, questo sì

CHICCE - Hai preso il fazzoletto?

TATU’ - E voi guardate. Bastardi

CHICCE - Vi piace la mia bambolina?

TATU’ - Facce da maiali

CHICCE - E’ capace di fare tutto

TATU’ - Pagano per vedere. Impotenti

CHICCE - Esaudisce ogni desiderio

TATU’ - Siete solo cacche

CHICCE - Anche il più strano

TATU’ - Mi guardate come per dire: Sei uno che non conta niente. E voi? Io, almeno, sono solo fantasia

CHICCE - E’ ancora una bambina, ma sa come farvi godere

TATU’ – Godere, parola magica. Tu, della prima fila... vieni qui che ti faccio godere

CHICCE - Non costa nemmeno tanto




CANCION - Papà
TATU’ - Chiedi a tua madre
CANCION - Non la trovo
TATU’ - Sarà in camera a provare reggiseni davanti allo specchio
CANCION - Non c’è
TATU’ - Sempre in giro. Vado forse in giro, io? Nemmeno al bar vado più. Infossato in questa casa come un morto nella bara. Mi lasciano tranquillo? Mai
CANCION - Papà
TATU’ - Papà... papà... papà!... Sempre questa tromba, dalla mattina alla sera. Non vedi che sono in poltrona? Che sto guardando la televisione?
CANCION - Sto male
TATU’ - E pensi che io stia bene?
CANCION - Sto male da morire
TATU’ - Prendi un’aspirina
CANCION - Perdo sangue
TATU’ - Non voglio avere niente a che fare con il sangue degli altri
CANCION - Non riesco a fermarlo
TATU’ - Capiti male. Io non sono un dottore
CANCION - Ho paura 
TATU’ - Banda di lazzaroni. Uno si droga, l’altra batte, questo mi fa il piagnisteo... Smidollati senza palle
CANCION - Papà, è difficile morire?
TATU’ - Per uno che ha già sperimentato la vita, che vuoi che sia morire? Mettiti lì. Tra poco arriverà tua madre
CANCION – Io sarò già morto
TATU’ - Lasciale un messaggio
CANCION - Papà
TATU’ - Papà... papà... papà!... La tromba del giudizio! quella che risveglia i morti! che cosa è questa casa, l’apocalisse?
CANCION - Scusa
TATU’ - Non chiedere scusa, coglione. Muori con dignità


CANCION - Il male fa paura. Non è come la fame, che un poco passa, se non ci si pensa. Il male non passa in alcun modo. Finisce dentro la testa e prende il posto del cervello. Qualsiasi cosa mi metta a pensare, è qualcosa che fa male. Se ci fosse qualcuno a consolarmi, sentirei meno male, perché il male è soprattutto paura. Che cosa succederà mentre morirò? Mi scoppierà il cuore? E’ come se mi trovassi su uno scivolo. Punto i piedi... cerco appigli... inarco il corpo... gemo... ma continuo a scendere... continuo a morire 

TATU’ - Paura di morire! Tutti dobbiamo morire. Un uomo si adatta a questa vita schifosa e capisce che bisogna essere più furbi degli altri, soprattutto se sono più forti. Gente senza palle. Non sopporto chi piange, mi fa venire voglia di ammazzarlo. Non bisogna piangere. Mai. Nemmeno ridere. Ci vorrebbe una bomba in tutti i teatri, così smetterebbero di piangere e ridere, di guardare senza pudore e senza pietà


CANFIL - Lasciami andare! So camminare da solo!
LO - Lo faccio per il tuo bene
CANFIL - Mi hai picchiato
LO - Perché sei mio nipote. Altrimenti ti avrei sparato 
CANFIL - Ti prego, zio Lo
LO - Ti stai già ammorbidendo. Non mi chiami mai zio. Zietto sarebbe ancora più carino
CANFIL - Zietto Lo
LO - Vuoi darmi anche un bacio?
CANFIL - Tutto quello che vuoi
LO - Da’ un bacio allo zietto Lo
CANFIL - Ecco, ti ho baciato
LO - Labbra da signorina
CANFIL - Ne vuoi ancora?
LO - Chissà che altro vorresti farmi
CANFIL - Niente che ti dispiacerebbe
LO - Potremmo riparlarne
CANFIL - Ma tu non dire niente
LO - Io dirò tutto e tu farai tutto. E’ così che funziona
TATU’ - Perché trascini mio figlio in quel modo? Che altro ha combinato, quel disgraziato’?
LO - Se tenti di scappare, ti ritrovi senza piedi. Dov’è Chicce?
TATU’ - A farsi compatire da un’altra parte
LO - Le donne, uscite di gabbia, beccano tutto quello che trovano
TATU’ - Quando torna, le do una mano di botte
LO - Se non la tieni stretta, la ritrovi nel letto di un altro
TATU’ - Magari nel tuo
LO - Ci sto provando, ma mi tiene sulla corda. Va’ in calore solo con i frocetti della televisione 
TATU’ - Raccontami di quel lazzarone
LO - Lo vedo che spaccia davanti al supermercato...
TATU’ - Per quale motivo ha cambiato zona? 
LO - Alla stazione ci sono i neri
TATU’ - Perché non li chiudi in una camera a gas? Dov’è la giustizia? 
LO - Tu sai quanti neri ho fatto diventare bianchi come le ossa dello scheletro
TATU’ - Raccontami di quel deficiente
LO - Lo vedo che spaccia davanti al supermercato. Mi avvicino per salutarlo e lui che cosa fa? Scappa. Mi insospettisco, lo rincorro. Canfil! - urlo. Ma lui come un coniglio selvatico. Non c’è bisogno di sparargli. Inciampa e cade lungo disteso. Lo tengo allegro con due sberle e un calcio nello stomaco. Lo perquisisco. Imbottito di soldi come una banca
TATU’ - Mi derubava
LO - Tagliava le dosi. Si era fatto una provvista personale e spacciava per conto proprio
TATU’ - Figlio di una maladonna
LO - A moglie e figli bisogna stare appresso, te lo dicevo. Se non imparano le regole, ti scavano la fossa
TATU’ – Gli spacco le ossa
LO - E’ il minimo che puoi fare
TATU’ - Che hai da dire, bastardo che rubi a tuo padre?
CANFIL - Lasciami in pace
TATU’ - Io devo lasciare in pace lui? Senti che cosa dice? Ti sembra giusto che possa ammazzarlo soltanto una volta?
LO - C’è modo e modo per ammazzare
TATU’ - Capisci che cosa mi tocca fare? Ammazzarti e perdere una fonte di guadagno. Capisci che, se ti ammazzo, mi derubi due volte? Come potrai risarcirmi, se sarai morto?
CANFIL - Ammazzami subito, così mi lascerai in pace
LO - Io non gli consentirei di rispondere così
TATU’ - Fatti gli affari tuoi. Il figlio è mio
LO - Parlavo da amico
TATU’ - Se comincio a picchiarlo, non mi fermo più e lo ammazzo. Se lo ammazzo, devo perdere tempo e soldi per addestrarne un altro. Dammi un consiglio 
LO - Ammazzalo
TATU’ - Lo ammazzo?
LO - Vuoi che ci pensi io?
TATU’ - In casa mia, ammazzo io
LO - Ma fallo lentamente. Ammazzalo un poco per giorno, per tutta la vita. Un poco oggi... un poco domani...
TATU’ - Mi piace questa idea
LO - Tutti i giorni lo ammazzerai un poco e per lui sarà come morire tanto
TATU‘ - Sì, mi piace
LO - Lo ammazzerai fino al confine tra vita e morte, facendogli poggiare la punta di un piede al di là, per tastare il territorio franoso del nulla. Un piede sull’abisso ventoso... un piede sulla disperazione
TATU’ - Farò finta di buttarlo... lo tratterrò. Lo spingerò... lo afferrerò. Lo scaraventerò... lo solleverò. Lo farò morire mille volte e più
LO - Tutti i giorni lo ammazzerai quel tanto che gli farà incontrare lo sguardo ossuto della morte
TATU’ - Gli farò palpare lo scheletro gelido, osso per osso
LO - Lo spingerai tra le braccia senza carne e, prima che esse si stringano, lo riporterai alla vita
TATU’ - Pallido. Tremante. Implorante
LO - Si specchierà nella figura nuda della morte e le andrà sempre più assomigliando
TATU’ - La sua carne di cane prenderà l’odore della paura
LO - Ogni giorno, per tutti i giorni
TATU’ - E ogni notte rivivrà negli incubi il tuffo nello sguardo della morte
LO - E’ solo carne di cane
TATU’ - Questa carne di cane offerta alla sofferenza
LO - Carne di cane da ammazzare giorno dopo giorno
TATU’ - Vieni. Continuiamo a conversare di queste cose. Andiamo a sederci in giardino a discorrere di come si ammazza giorno per giorno
LO - Sono discorsi edificanti
TATU’ - Andiamo all’ombra del pesco fiorito. Andiamo a parlare di queste cose che mi entusiasmano
CANFIL - E io?
TATU’ - Leccati il pelo. Stana le zecche
CANFIL - Perdonami, papà
TATU’ - Non sono padre di cani
CANFIL - Lavorerò il doppio
TATU’ - Lo farai comunque
CANFIL - Papà
TATU’ - Papà... papà... papà!... Questa tromba mi squilla nel cervello! Non voglio mai più risentirla!
CANFIL - Come vuoi che ti chiami?
TATU’ - Guaisci. Uggiola. Ti metterò alla catena. Ti bastonerò. Voglio sentirti guaire e uggiolare, mentre ti ammazzerò un poco ogni giorno, per tutti i giorni a venire
LO - Andiamo a sederci all’ombra del pesco fiorito
TATU’ - Andiamo a parlare di cose che ci entusiasmano
CANFIL – Oggi il sole non è sorto. Il giorno è buio, io sono morto
TATU’ – Sotto l’ombra del pesco fiorito
c’è mio figlio il mio cane ferito
la catena lo tiene legato
al mio pugno che l’ha bastonato
con lo sguardo mi cerca mi implora
io lo uccido ogni giorno ogni ora



CANCION - Canfil
CANFIL - Canfil non c’è. Al suo posto vedi un cane alla catena
CANCION - Ho bisogno di te
CANFIL - Ho bisogno di te
CANCION - Mi lascerai morire?
CANFIL - Mi lascerà morire?
CANCION - Non farai niente per me?
CANFIL - Non farete niente per me?
CANCION - Perché non rispondi?
CANFIL - Perché non rispondo?
CANCION - Che cosa ti ho fatto di male?
CANFIL - Che cosa ho fatto di male?
CANCION - Ho paura
CANFIL - Anch’io
CANCION - Sto morendo
CANFIL - Anch’io
CANCION - Non è giusto
CANFIL - Hai già cominciato a delirare
CANCION - Io non voglio morire
CANFIL - Io non voglio vivere
CANCION - Aiutami
CANFIL - A vivere o a morire?
CANCION – Ti racconto qualcosa?
CANFIL - Conosci solo storie deprimenti
CANCION - Stringimi la mano
CANFIL - Sono cose che non abbiamo mai fatto. Mi metti in imbarazzo
CANCION - La tua mano è fredda
CANFIL - Anche il resto
CANCION - Mi piace tenerti la mano
CANFIL - Smettila o mi allontano
CANCION - Non puoi. Sei incatenato
CANFIL - Potrei sempre morderti. Non mi piacciono le smancerie
CANCION - Ecco, muoio


BURGO - Felicità e gioia a questi muri incrostati e a coloro che stanno tra questi muri imprigionati. Chicce, pollastrella croccante, dove sei? Dove sei, vanesio demonietto del focolare? Tatù, amico di rispetto, dove sei ? Dove sei, procacciatore di carne infantile? La casa è silenziosa e non risuona delle consuete urla di raccapriccio, ferocia e dolore. I muri non hanno voce, le voci non hanno corpo, i corpi se ne sono andati e io rischio di rimanere a mani vuote. Oh, povero me, infelice Burgo, me disgraziato. 
Ma chi scorgo in quell’angolo, accucciato in una malinconia che intenerisce? Chi giace accovacciato in una tristezza che innamora? Chi sei, bel cagnolino?
CANFIL - Ero Canfil, signor Burgo
BURGO - Oh, povero me, infelice Burgo, me disgraziato. Canfil non ha un organo sano. Oh, povero me, infelice... ma chi scorgo chi vedo chi scruto accanto a te?
CANFIL - Era Cancion, signor Burgo. E’ appena morto
BURGO - Gioia e felicità! Cancion era sano di corpo e di spirito. Da quanto tempo è morto? 
CANFIL - Da pochi minuti
BURGO - Cuore fegato polmoni cosce cervello spalle capezzoli cornee labbra testicoli freschissimi e di prima qualità. Corri in cucina a prendere coltellaccio, ascia e trinciapollo
CANFIL - Sono incatenato
BURGO - Tuo fratello ascenderà all’empireo dell’alta cucina e vivrà eternamente nel rimpianto goloso dei miei clienti ricchi. Vado a prendere gli strumenti per la sinfonia dello squartamento


CHICCE - Tatù! Farò il provino! Tatù?... Fuori è pieno di fiori, io sono piena di euforia e la casa è vuota. Capite? Pieno... vuoto... fuori... fiori... Dove vado a trovare certe cose? Sono proprio un animale da palcoscenico. Sono nata televisiva e sarò una star. Capite il mio stato d’animo? Ricevo la conferma per il provino... è vero che le aspiranti star sono milioni, ma nessuna di loro ha questo corpicino... torno carica di gloria e trovo la casa vuota. Nessuno mi aspetta con un mazzo di fiori. E’ un’ amarezza. Dopo quello che faccio per loro... nessuno mi acclama. E’ una delusione. Torno euforica, trovo quella faccia di cane alla catena che nemmeno mi abbaia un saluto... E’ un dolore. Trovo la casa vuota e silenziosa... mentre nel mio cuore esplode una marcia trionfale: Chicce sarà una diva!

BURGO - Signora Chicce
CHICCE - Signor Burgo
BURGO - Chicce Chicce Chicce
CHICCE - Burgo, arrivi o parti? non vuoi accomodarti?
BURGO - Sono di fretta, il forno mi aspetta
CHICCE - Farò il provino! Farò il provino! 
BURGO - Farai il provino, farò il festino 
CHICCE - Apparirò sulle riviste patinate, sarò una delle dive più acclamate
BURGO - Apparirò tra le carni prelibate, riceverò le mance più esagerate
CHICCE - Chicce, la regina
BURGO - L’alta cucina
TATU’ - Che cos’ è questa chiassata?
CHICCE - La fortuna mi ha baciata
LO - Chicce, bella carne
BURGO - Carne carne carne
LO - Signor Burgo, con rispetto
BURGO - Signor Lo, viva il filetto
TATU’ - Se di carne parlate, anche a me raccontate
CHICCE - Tatù, devo dirti una cosa
LO - Dalla a me, Chicce, quella rosa
CHICCE - Come sei urbano! Vuoi baciarmi la mano?
TATU’ - Non fare il ruffiano
BURGO - Carne carne carne
LO - La signora è servita
CHICCE - Tatù, farò il provino
TATU’ - Ti sta leccando le dita
LO - Posso dare un morsichino?
CHICCE - Lo vorrei tanto anch’io
TATU’ - Quel corpo è mio
BURGO - Carne carne carne
CHICCE - Farò il provino, diventerò famosa
LO - Mi piace quella rosa, che hai sotto il vestito
TATU’ - Hai troppo appetito
BURGO - Carne carne carne
CHICCE - La mia carne famosa
LO - Mi piace quella cosa

TATU’ - Il mondo è un polpettone di carne macinata, qualcuno l’ha mangiata per pranzo e colazione. A me che cosa resta? Soltanto la protesta. Per gli altri è pieno giorno, la notte è il mio contorno. Ammazza ammazza ammazza. A me che cosa resta? Soltanto uscir di testa. Nessuno mi ha invitato. Io sono defraudato. Ammazza ammazza ammazza

BURGO – Con il dovuto rispetto, voglio esprimere un concetto. Voi, clienti paganti, siete ignoranti. Venite al ristorante pensando di mangiare, ma vi fate divorare. Il buffo è questo: pagate un disonesto e, mentre fate festa, lui vi fa la festa
CHICCE - Sarò la regina della copertina. Sulla carta patinata... accidenti non mi viene la rima. Quando sarò famosa, comprerò un poeta
LO - C’è carne marcia in giro. La vedo, miro, tiro. E’ carne criminale. Se vuoi il bene, ammazza il male. Fermo là, digraziato. Intanto, ho già sparato. Vale proprio la pena di sparare alla schiena

TATU’ - Dove sei stata, maiala? Ho dovuto versare da bere a Lo e sopportare i piagnistei di un figlio morente 
LO - Vi lascio ai vostri scannamenti privati. Tatù, attento a quel ragazzo. Si sta mettendo su una cattiva strada
TATU’ - Ogni giorno un poco, per tutti i giorni a venire. Lascia fare a me

BURGO - Gioia e serenità. Telefonate, appena un altro figlio muore. Ma non indugiate. Meglio se ancora batte il cuore
CHICCE – E’ morto un figlio?
BURGO – Il più puro, un giglio
CHICCE - Cancion morto? E adesso chi laverà i piatti? Ci penserai tu? Io non ce la faccio più. Nessuno cerca di capirmi.
LO - Tatù, ti spiace se faccio piagnucolare Chicce sul mio petto? Se mostro della sensibilità, magari la convinco a venire a letto
BURGO - A me le donne non piacciono, quindi posso andare. Ho un mucchio di carne da congelare
LO - Sta’ zitto, Burgo. Mi sta venendo un’idea. In prigione c’è un bastardino. Volevamo ucciderlo per risparmiare un pasto, ma se vuoi te lo regalo
CHICCE - Sarebbe un’adozione. Ho sempre invidiato le dive televisive che adottano bambini etnici. Come si chiama?
LO - Canterino
CHICCE - Non morde, vero?
LO - Lo abbiamo raccolto per strada. Dovrete ammaestrrarlo
BURGO - Gioia e felicità! Vorrei tanto rimanere, ma la milza è delicata. Se aspetto ancora, prenderà un brutto odore
CHICCE - Grazie per il tuo buonumore
BURGO - Ho lasciato la carcassa. Puoi buttarla ai canicani. Gioia e felicità. Fatta man bassa, Burgo allegramente se ne va


CHICCE – Poveri bambini innocenti
masticati da voraci denti.
In questo pasto c’è una verità
che va oltre la gioia e la felicità.
Per fortuna non spetta a me capire,
io mi devo soltanto esibire

Noi godiamo i piaceri del cielo,
perciò fuggiamo le cose terrene.
Il tumulto mondano
non si ode nel cielo.
Vive ogni cosa nella quiete più soave.
Noi conduciamo una vita angelica,
e tuttavia siamo anche molto allegri.
Balliamo e saltiamo,
saltelliamo e cantiamo,
saltiamo e balliamo,
cantiamo e saltelliamo



LO - Chicce
CHICCE - Lo?
LO - Io ti dono Canterino, tu mi devi un favorino
CHICCE - Stai facendo il malizioso?
LO - L’amoroso, l’amoroso
CHICCE - Tu mi turbi e mi emozioni
LO - Perché sotto ho due coglioni
CHICCE - In che modo tu mi avrai?
LO - Lascia fare e lo vedrai
CHICCE - In un modo da animali?
LO - Come i cani
CHICCE - Ma tu m’ami?
LO - Come i cani

TATU’ - Andate a impiccarvi, branco di farabutti... che vi prenda un cancro al cervello... e lasciatemi in pace, perché ho tanta rabbia dentro che mi viene da prendermi a pugni da solo



CANBETT - Cancion, dove sei?
CANFIL - Non c’è
CANBETT - Che cosa fai sul pavimento?
CANFIL - Il cane alla catena
CANBETT - Da guardia o da compagnia?
CANFIL - Da combattimento, ma ho perso tutti gli incontri
CANBETT - Vuoi che ti liberi?
CANFIL - Non ne hai il potere
CANBETT - Il collare ti fa sanguinare
CANFIL - Serba la pietà per i giorni a venire

CANBETT - Pochi clienti, uno più cattivo dell’altro. Brutta serata, pessima nottata, come sarà il mattino? Potrà essere più malandrino di questo tempo assassino? Ogni minuto un colpo mortale, inferto con tanta abilità che non fa male. La vita si incammina, se ne va, io resto qua, sempre al di là


CANFIL - Abbassa la voce. Papà sta guardando la televisione
CANBETT – Vado a parlare con Cancion
CANFIL - Cancion è morto
CANBETT - Non spaventarmi
CANFIL - E’ morto
CANBETT - Cancion non c’è più?
CANFIL - Cancion non c’è più
CANBETT - Come è successo?
CANFIL - Stava accovacciato sul pavimento, dove ora sei tu, con la schiena appoggiata alla parete. Perdeva sangue. Mi ha chiesto di tenergli la mano
CANBETT - Non gli hai tenuto la vita?
CANFIL – Non ne ho il potere
CANBETT - Come farò senza Cancion? Con chi piangerò e riderò? Dove lo hanno messo?
CANFIL - Di là, ma è meglio che tu non veda
CANBETT - Lo hanno picchiato?
CANFIL - E’ venuto Burgo
CANBETT - E’ venuto Burgo?
CANFIL - Ha portato via tutto
CANBETT - Voglio vederlo
CANFIL - Non è uno spettacolo da applaudire


TATU’ - Sempre gente che va e che viene. Quante cose idiote hanno da dirsi in questa casa di imbecilli? Guarda come sale la marea degli sguardi. Come se fossero sentieri, le parole portano i loro culi verso il finale, fingendo che tutto questo sia originale. Guardoni maiali, le parole sono aria, identica a quella che esce dall’altra bocca. Parole intestinali. E voi le annusate. Ci vorrebbero frustate, per convincervi che non tutto il sangue è succo di pomodoro


CANBETT - Di là c’è la pelle di Cancion, che non si tende più sulle morbide forme di bambino. E’ una pelle avvizzita. Si è afflosciata su un’anima senza più carne, che non ha più parole.
Cancion, menestrello bello, trovatore d’amore. Cancion raccontava piccole storie, ognuna delle quali era un universo. Di là c’è la pelle di Cancion, sipario lacerato. Non è uno spettacolo di grande successo. Di là c’è la pelle di Cancion, senza più il corpo, perché sono passate le iene. Come farà Cancion senza gli occhi, senza la lingua, senza il cuore? Come farò, io, senza Cancion? Chi mi darà la consolazione delle parole che fanno ridere? Io ridevo, con Cancion

TATU’ - Senti che gente allegra abbiamo in questa casa. Esistono motivi per ridere? Allora ne esistono anche per piangere. Ma tu non devi piangere, tu devi soltanto morire
CANBETT - Cancion è morto
TATU’ – Telegiornale delle ore venti. Cronaca nera. Rilassante
CANBETT - Tu lo hai lasciato morire
TATU’ - Lui mi ha lasciato vivere, così siamo pari. Fammi vedere quanto hai guadagnato
CANBETT - E’ colpa tua
TATU’ - Ti ho chiesto di darmi i soldi. Quando chiedo una cosa, voglio che sia fatta
CANBETT - Perché non hai cercato di salvarlo?
TATU‘ - Devo ammazzare anche te, per insegnarti il rispetto?
CANBETT – Ecco i soldi. Sono uguali a me, passano di mano in mano e vengono posseduti con violenza 
TATU’ - Questa miseria?
CANBETT - E’ la stessa che vendo
TATU’ - Figlia degenerata ingrata malcostumata disgraziata che apri bocca contro tuo padre
CANBETT - Le parole non ti hanno mai ferito
TATU’ - E con che cosa vorresti colpirmi? Con un coltello? Oseresti? Taci? Non neghi? Uccideresti tuo padre? Non abbassi nemmeno lo sguardo? Cani! Siete solo cani! Ti proibisco, da ora e per sempre, per qualunque motivo, in qualunque situazione, di ridere. I cani non piangono e non ridono. Si accucciano uggiolando con lo sguardo implorante. E poi muoiono. E la carne sarà data in nutrimento. E chi non segue la parola dell’audio sarà bastonato. E’ così che funziona. Il mondo è un supermercato



atto terzo



Il giardino


CHICCE - Questo è il nostro giardino. Non è ancora un parco. Lo diventerà quando andrò in televisione e diventerò famosa. Là c’è il bidone, che non si vede perché la spazzatura lo ha sommerso. Ci fanno il nido topi, scarafaggi e bisce, che approfittano degli uccellini precipitati dal fucile di Tatù. Ci sono pelli, piume, ossicini, ossi e ossa un poco dappertutto. Ci piace la natura ruspante, per questo si vedono tanti rovi, ortiche, erbacce, cespugli morti, alberi secchi e funghi velenosi. 
Mancano pochi giorni al provino e mi sto preparando. Fortunatamente, non ho bisogno di ritocchi. Sono già perfetta. Seguo una dieta disintossicante a base di prugne. Voglio che stomaco e intestino brillino come il forno della mia cucina. Bella fuori e bella dentro. Stomaco... cucina... capite? Chissà dove vado a trovare certe cose. Potrei fare il cabaret, oltre al varietà. Ho tante possibilità. Troppe, forse. A volte contemplo il cielo stellato e penso: chi sono io? chi potrei diventare? Vi sono una infinità di risposte, ma prima o poi dovrò fare una scelta. Il mio agente mi consiglierà. Sono estroversa, superficiale e ipocrita. A volte mi dico: come faremo? Qui entra in gioco l’ottimismo, che mi risponde: Tu hai diritto a goderti la vita


TATU’ - Che bestiate dicevi?
CHICCE - Buongiorno, marito
TATU’ - Non esistono giorni buoni. Perché non hai trascorso la notte nel tuo letto?
CHICCE - Perché l’ho trascorsa nel letto di Lo
TATU’ - Finocchi mascherati, questi scopatori di mogli altrui
CHICCE - Sei invidioso di tutto e di tutti
TATU’ - Che dicevi?
CHICCE - Sai che ti sono infedele
TATU’ - Allora?
CHICCE - Stavo mostrando il giardino al pubblico
TATU’ - Non voglio che ti rivolgi a quegli scassacazzi sprofondati nella mollezza di cervelli depravati
CHICCE - Come posso evitare di notarli? Hanno pagato
TATU’ - Non hanno pagato per ascoltare te
CHICCE - Per quale altro motivo sarebbero venuti?
TATU’ - Vanno e vengono senza una mappa dell’esistenza e prima o poi mi capiteranno tra i piedi, così potrò prenderli a calci dove hanno la faccia
CHICCE - Non dategli retta. Non è un protagonista
TATU’ - Guarda che espressione da carta igienica. A chi può venire in mente di sedersi in prima fila? A una cacca 
CHICCE - Ti faccio portare il caffè?
TATU’ - Sarebbe anche ora. Uno si alza e nessuno corre a servirlo, in questa casa di puttanelle
CHICCE - Quando sarò famosa, non potrai trattarmi così
TATU’ - Ti torcerò il collo
CHICCE - I miei ammiratori ti farebbero causa
TATU’ - Torcerò il collo anche a loro
CHICCE - Non puoi ammazzare tutti
TATU’ - E’ l’unico modo per sopravvivere
CHICCE - Tatù, mi ami?
TATU’ - Mi giudichi un idiota?
CHICCE - Non è così che funziona. Io ti chiedo se mi ami. Tu rispondi: ti amo da morire. Io ti abbraccio e ti bacio
TATU’ - Ti amo da morire. Vieni che ti abbraccio e ti stritolo
CHICCE - C’è qualcosa che non va
TATU’ – Questo spettacolo bisognerebbe recitarlo in una macelleria. Il teatro sembra un buco di culo profumato
CHICCE - Ti farò servire il caffè da Canterino. Ho dovuto legarlo al termosifone, perché non stava fermo
TATU’ - Sbatteva la catena e le tubature portavano per la casa un rimbombo da spaccarmi l’anima. La tua bella idea mi è costata una notte insonne
CHICCE - Vedrai che per questa sera l’avrò addomesticato
TATU’ - Ci penserò io
CHICCE - Non voglio che lo rovini. Hai visto l’altra volta che pasticcio hai combinato con il martello? Se gli spacchi le ossa, come farà a lavare i piatti?
TATU’ - I bastardi di strada portano malattie, sono ladri e non diventano civili
CHICCE - La buona educazione è un valore universale
TATU’ - Portamelo tu il caffè. Non voglio che mi attacchi la rabbia


BURGO - Agiatezza e vanità su questo giardino che la primavera rende uno scrigno. Chicce, vanesio demonietto del focolare, dove sei? Perché la casa è tanto silenziosa e non risuona delle consuete urla? Salute al principe della casa, che potrà combinare un ottimo affare con me
TATU’ - Non potresti farti annunciare? Questa è una casa perbene
BURGO - Sei sempre di malumore
TATU’ - Specialmente quando vedo te, che ti arricchisci con la mia carne
BURGO - Oh, povero me, infelice Burgo, me disgraziato. Tasse, manutenzione, stipendi, spese, corruzione...
TATU’ - Tu non paghi tasse, il ristorante è un tugurio, dimezzi i salari, non hai mai regalato niente a nessuno
BURGO - E’ vero. Ma la gente cambia appetiti. I clienti sono sempre più esigenti. Per esempio... posso sedermi?... ieri sera sul tardi... ti ringrazio per l’ospitalità... uno straniero tanto ricco da pisciare dollari esprime un desiderio bizzarro... non ti annoio, vero?... un desiderio che renderebbe metà a me e metà a te... ti interessa?... e metà sarebbe il doppio di quanto immagini
TATU’ - Hai già svuotato Cancion, non ti basta?
BURGO - Lo straniero è stanco di fettine di fesa impubere. Vuole carne cruda
TATU’ - Canbett? Prendila
BURGO - Vuole una parte di carne cruda che Canbett non ha
TATU’ - Vuole quello?
BURGO - Ognuno ha i gusti che più lo soddisfano
TATU’ - Crudo?
BURGO - Con un solletico di olio e limone
TATU’ - Chiedi a Chicce. Senz’altro troverà chi faccia al caso tuo. Perché disturbi me?
BURGO - Il mio ricco straniero cerca un bastardino di strada. Tu ne hai uno. Quel Canterino che ha portato Lo. Vale tanto oro quanto pesa
TATU’ - E’ magro, ossuto, scarno, tuttopelle, diafano, trasparente... Un cagnolino abortito divorato dalla miseria
BURGO - Il mio ricco straniero si innamora di questi animaletti disgustosi, che consuma con la rapidità di una zampata di tigre. Li paga come maialini grassi di buona famiglia
TATU’ - Non sarà quel parassita in prima fila?
BURGO - Discrezione, se vuoi concludere l’affare
TATU’ - Chicce, vieni subito qui!

BURGO - Signora Chicce
CHICCE - E’ scappato. Lo avevo legato, imbavagliato, incatenato e impastoiato, ma lui è scappato. E pensare che fin dal primo momento lo avevo amato
TATU’ - Dimmi che non è vero
CHICCE - Perché fai quella faccia? Non lo volevi nemmeno. Il danno è mio. Chi laverà i piatti? Lo avevo perfino adottato, quell’ingrato
TATU’ - Io ti ammazzo
CHICCE - Non puoi. Sono una diva
TATU’ - Prima di ammazzarti, metterò i guanti
CHICCE - Io sono disperata e tu non mi consoli. Tra noi non cè un rapporto costruttivo
BURGO - Non litigate. Ragioniamo. Da quanto tempo è scappato? Dove può essere andato?
CHICCE - Se mi fai troppe domande, vado in confusione
TATU’ - Perché non dovrei ammazzarla? Butta i soldi dalla finestra
CHICCE - Quali soldi?
TATU’ - Non sono affari tuoi
CHICCE - Burgo, voglio sapere tutto
BURGO - Glielo dico?
TATU’ - Ai condannati a morte non si rifiuta l’ultimo deisderio
BURGO - Quel bastardino vale una montagna di soldi. Vivo, però. Vivo, mi raccomando
CHICCE - Vedi che avevo fatto bene ad adottarlo? Tu non fai che criticare, ma io ho più buonsenso. E’ naturale, sono predestinata. Ci penserà Lo, che ha la mano spregiudicata
TATU’ - Lo! Lo! Lo! Credi che non sia capace di dare la caccia a una bestiola che mi arriva all’ombelico?
CHICCE - Non hai saputo soddisfare me, come puoi soddisfare i nostri interessi? Lo dovrebbe fare del cinema


LO – Ho saputo. E’ scappato. Con il mio fiuto, sarà ritrovato. Senza esitazione, prenderò in mano la situazione
CHICCE - Sì, Lo, prendila in mano
LO - Quella cosa?
CHICCE - La mia rosa
LO - Portami Canfil e Canbett
CHICCE - Tutto quello che vuoi. Dentro e fuori, sopra e sotto
LO - Camminavo di traverso, ho ingoiato una nuvola, pioveva nei calzoni, allora gli ho sparato
BURGO - Perifrasi metalitica sul gas mentre un corvo, è inutile dicevo, soltanto per provare, un certificato di cittadinanza
TATU’ - Presa dal giornale: sfruttare il malcontento popolare per riaprire la questione lasciata aperta dalle elezioni del maggio scorso
LO - Io avrei cantato una canzone
TATU’ - Filastrocca?
BURGO - Lasciatemi solo con il mio vapore
LO - Ho ferite ovunque, ma tutte immaginarie. Agli altri ho procurato quelle reali
TATU’ - Io non leggo giornali. Pretendono di raccontarmi
BURGO - Un giorno cucinerò il mondo
LO - Ieri sparavo al sole
TATU’ - Quando sarò vecchio, ammazzerò la morte


CHICCE - Su, bambini, non facciamo aspettare lo zio Lo
TATU’ - A calci dovevi portarli!
CHICCE - La gentilezza fa parte delle pose da diva
BURGO - Che cosa hai in mente di fare?
LO - Torturarli, se non parlano subito
BURGO - Ti spiace porre attenzione a non rovinare gli organi interni?
LO - Dipende da loro
BURGO - Aspetterò in cucina
TATU’ - No, tu resti
BURGO - Un conto è prelevare un organo e cucinarlo... Gli affari sono affari. Si fa per necessità. Ma la tortura è veramente disgustosa, per la mia sensibilità
LO - Si fa per necessità
BURGO - Infatti, non mi oppongo. Vorrei soltanto evitare di assistere
CHICCE - Un uomo di mondo non è abituato alla volgarità delle incombenze quotidiane
BURGO - Sei molto gentile 
CHICCE - Sono una diva
TATU’ - La mia opinione non conta niente. Porco di un mondo schifoso vigliacco potesse esplodere questo pianeta imputridito
BURGO - Opulenza e prosperità
CHICCE - Farò un provino, diventerò famosa
LO - Mi piace quella cosa, che hai sotto il vestito
TATU’ - Non metterci il dito
LO - Mi piace quella rosa
TATU’ - Ogni rosa ha la spina
BURGO - Sotto il vestito la fettina
LO - Carne carne carne
TATU’ - Cane cane cane
CHICCE - La mia carne famosa 
LO - Mi piace quella cosa


TATU’ - Carne da sventrare per un fegato da cucinare. Carne da palpare per una diva da scopare. Carne da tagliare per chi non vuole parlare. In ogni caso, carne da macellare. Attento, guardone che hai pagato. Un giorno scenderò, sarai scarnato


LO - Possiamo cominciare?
CHICCE - Vi raccomando, bambini. Siate educati con lo zio Lo. Rispondete esattamente alle domande e vi darò un premio
TATU’ - Ecco come li rovina 
CHICCE - Sciocco, è un modo di dire
LO - Ho bisogno di silenzio. E’ un lavoro che richiede concentrazione
TATU’ - Non aprirò più bocca. Non ne vale la pena. Tutti guardano, ma nessuno ascolta
CHICCE - Li vuoi in piedi o preferisci che si mettano accucciati?
LO - In piedi va bene
CHICCE - Che emozione vederti lavorare. Non serve la corrente elettrica?
LO - Per adesso no
CHICCE - Devo portarti un bastone? Un paio di tenaglie?
LO - Per adesso no, Chicce, grazie. Non abbiate paura, bambini. Sono lo zio Lo. Vi ho tenuti sulle ginocchia. Vi ho baciati e accarezzati. Se direte quello che voglio, andrà tutto bene. Vedete questo piccolo coltello? Ci sono affezionato. Ha fatto più vittime di uno squadrone della morte
CHICCE – Com’ è emozionante! Dovrebbero farci un film
LO - Chicce, per favore, non intrometterti
CHICCE - Dovendo diventare una diva televisiva, devo abituarmi a queste cose
LO - Allora fingi compassione e orrore
CHICCE - Tu infondi sicurezza
LO - Mettiti seduta
CHICCE - A fare il pubblico? Sarò il pubblico di me stessa? E’ profondamente emozionante. Scusate se vi volgo le spalle, ma devo sostituirvi. Il pubblico è una diva televisiva. Non ne siete onorati?
LO - Canterino è un bambino cattivo. Voi non siete come lui. Voi volete fare contenti la mamma e lo zio Lo
CANBETT - Non sappiamo niente
LO - Se siete complici, lo scoprirò
CANFIL - Non siamo complici, soltanto vittime
LO - Forse non ricordate. Sono qui proprio per risvegliare la memoria
CANFIL - Non ho mai niente da ricordare
LO - Inciderò una stella sulla fronte. Il sangue colerà sugli occhi. Ti accecherà. Scivolerà sulle labbra. Potrai assaporarlo. Il sangue non fa male. Sarà il male a farti male
CANBETT - Lascialo stare. Non può dirti niente
LO - Piccola Canbett, paladina dei deboli, puttanella a buon mercato. A te potrei recidere i capezzoli. Che sorpresa per i clienti! Vorranno riaprire la ferita e penetrarti nel cuore
CANBETT - Il mio cuore è sprangato
LO - Basta spingere e il cuore scivola dolcemente sui cardini. Non ha serratura
CANBETT - Forse non c’è nemmeno un cuore, dentro di me
LO - Potremmo andare a vedere. La bambina battona senza cuore. Farebbe impazzire d’amore i clienti
CANBETT - Non ho clienti. Solo incidenti quotidiani. Come camminare e cadere, camminare e cadere...
LO - Finirai per farti male
CANBETT - Sono già una piaga. Non sento più il dolore
LO - Il mio coltellino ha voglia della tua carne
CANBETT - Non ho carne. Se la sono presa tutta
LO - Il coltellino cercherà l’anima
CANBETT - Non ho mai avuto l’anima

VOCE - Lascia stare mia sorella
CANBETT - Sei il mio Cancion?
LO - Sei stato tu a parlare, Canfil?
CANFIL - Era la voce di Cancion
LO - Che trucco maledetto avete inventato?
CHICCE - Era la voce di Cancion
TATU’ - Cancion è stato mangiato
LO - I miei ingenui inventori di storie. Amputerò l’orecchio di Canfil, così non potrà ascoltare il seguito
VOCE - Se tocchi mio fratello, ti sprofondo nel fuoco
CANBETT - E’ Cancion!
LO - Dove sei nascosto, demonio? Credi di spaventarmi?
VOCE - Mi avete rapinato la carne. Ma la voce è viva e più potente del tuo ridicolo coltello
LO - Io non ho paura di te
VOCE - Io non ho più paura di voi
LO - Vieni fuori!
VOCE - Sarai tu a venire dentro
CHICCE - Tatu’, fa’ qualcosa! Non senti che è la voce di Cancion? 
TATU’ - Che cosa devo fare? Ammazzare una voce?
VOCE - Sprofonderai nella cenere di cui sei fatto
LO - Ridicolo. Io sono la legge
VOCE - Inabissati nella cenere
CHICCE - Che cosa succede? Salvalo, Tatu’!
TATU’ - Che cosa posso fare? Ammazzare un abisso di cenere?


CHICCE - Diventa cenere. E’ una visione spaventosa. Dovrebbero farne un film. Ho fatto appena in tempo a dargli quella cosa
TATU’ - Cancion! Vattene. Questa è casa mia
VOCE - Le voci non hanno casa
TATU’ - Io sono tuo padre
VOCE - Non hanno padre, non hanno famiglia
TATU’ - Da quale inferno sei uscito?
VOCE - Dal tuo
CHICCE - Andiamo via. Chiudiamoci in casa
TATU’ - Maledetto il mondo e tutte le sue voci e chi le ascolta e maledetta te e maledetto me e maledetti tutti quei bastardi che ci hanno spiato e maledetto questo teatro in cui succedono cose che non dovrebbero succedere 


CANBETT - Andiamo, Canfil
CANFIL - Non si può scappare. Non si deve
CANBETT – C’è solo un sipario tra noi e il mondo
CANFIL - E’ la cosa più difficile che abbia mai dovuto fare. La gente fa paura
CANBETT - A me sembra che ci stiano aspettando
CANFIL - Che cosa diremo?
CANBETT - Niente. Non abbiamo un passato
CANFIL - Che cosa diranno?
VOCE - Niente. Non hanno un futuro. Solo un presente possibile
CANFIL - Ho paura
CANBETT - Forse non tutta la gente è come noi l’abbiamo conosciuta
CANFIL - Guardali. Sono muti e immobili. Non ci vogliono
CANBETT - Qualcuno respira, lo senti? Proviamo anche noi. Respira, Canfil. Diamo aria alle parole. Diamo le parole all’aria. Seguiamo il respiro. Proviamo a sentirci vivi

CHICCE - Canicani!... dove siete bambini miei?... oh, i miei bambini!... i miei canicani!...
TATU’ - Chiudi la porta su questo mondo che non dà pace! Via tutta quella gente! Che cosa c’è ancora da guardare? Qui non c’è più niente. Ci siamo noi, ma non c’è più niente, niente, niente... Soltanto cenere. Lo spettacolo comincia

sipario