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PERSONAGGI

CANICOLA

(Rosso di San Secondo)

PERSONAGGI

L’avvocato MAURIZIO BARCO

VALERIA

Il   mercante di campagna GUALTIERO GUBANI

Campagna arsa. Una notte d’agosto.

QUADRO PRIMO

Una tavola avanti ad una casa comoda ma rustica, sotto le chiome contorte ed aride di pini arsi. Una mulattiera, incassata nel tufo, ha uno sbocco sul spiazzale in fondo. Di là, distesa nuda e brulla di stoppie sotto la luna appannata dalla foschia.

Alla tavola, rischiarata da un lume a petrolio, siedono l’uno da un lato, l’altra dall’altro, Barco e Valeria. Quegli leggo il giornale, questa sorbisce il caffè. S’ode, monotono, assillante, il fritinnìo delle cicale. A tratti, abbaiano cani lontani. Solitudine afosa: silenzio sterminato.

Valeria a quando a quando, mentre sorseggia il caffè, con la mano libera scaccia via le zanzare che vengono a molestarle il viso. Pausa. Barco continua a leggere il giornale; ma ad ogni gesto della moglie, la sbircia, e poi muove gli occhi dietro le lenti, con stizza, stringendo i denti con un moto nervoso delle mandibole. Torna a leggere e non s’ode che lo scroscio del giornale mosso dalle sue mani.

VALERIA  (si dà d’improvviso uno schiaffo sulla guancia e, po­sata quasi con violenza la tazza sulla tavola, si leva di scatto stridendo rabbiosamente) Per... Dio !... Deve leggere.

BARCO   (con ira trattenuta) Ma che… hai? che… hai?

VALERIA (grattandosi la nuca e la guancia) Hai la pelle d’un mulo!. D’un mulo!…

BARCO     Abbi pazienza! Sta ferma.

VALERIA (ironica) Siamo venuti a villeggiare, noi!  Per ripo­sare, per rifarci dalla bile ingozzata in città tutto l’anno!…

BARCO    (con amarezza rabbiosa) Per due zanzare!

VALERIA  Due! Due! Ho le guance gonfie dalle punture! Spegni il lume e smettila di leggere !... Nemmeno la sera si può stare in pace!

BARCO   I giornali che vedo solo due volte o tre la settimana, quando giungono fino qui... Volermi  togliere anche questo! Sei una canaglia, vedi, una canaglia!

VALERIA  Senti Barco, se dici un’altra volta questa parola, ti finisce male. Sono capace di spaccarti una tazza sulla testa.

BARCO   Va bene. Non ti do’ più retta.

(Accavalla le gambe e si dimena sulla sedia come se si volesse riassestare più comodamente, alzando il giornale dalla parte del lume, per ricominciare a leggere).

VALERIA  (movendo dei passi verso l’oscurità del fondo) Un ser­pente velenoso come costui, devo ancora incontrano. Non se ne trova! Non c’è !... Mi porta a villeggiare Una campagnaccia deserta, priva d’ogni comodo, dove nemmeno la serva vuol restare; e se ne va! E devo far io da serva. Devo fargli la serva perché lui possa rifarsi di tutta la nevrastenia che lo fa impazzire in città. Un pazzo! Un vero pazzo delinquente! Sempre in agitazione! Ora ce l’ha con l’avvocato tale, suo collega, ora con il cliente sempronio! Tutti lo vogliono rovinare, tutti cospirano contro di lui! Ed è lui, invece, che morde qui, calunnia li, diffama, insulta, si vale di tutti i mezzi per far del male, per sfruttare ogni occasione di guadagno...

BARCO  (che fa tinta di non udirla, d’un tratto) ... e darti da mangiare... e da vestire...

VALERIA Tossico... e stracci...

BARCO Non tutti ce l’hanno!

VALERIA (disperatamente) Oh, vivere questa vita Barco Ti sarebbe piaciuto un cantante di palcoscenico...

VALERIA  Oh, certo, un cantante!...

BARCO   O il boxeur che ti estasiava con i suoi bei muscoli la sera prima che lasciassimo la città...

VALERIA Oh, il bel ragazzo! Che collo! Che petto! Che gambe!

BARCO  (alzandosi di scatto e correndo verso la moglie con i pugni serrati e tutta la persona in vibrazione) Smettila, Valeria, smettila! Non mi far dire delle cose orribili! Con i denti stretti: Tu sei... sei...

VALERIA Che sono?... Dillo !... Che sono?

BARCO     ... in fregola con il caldo dell’agosto !... Carnaccia in fermento !... e non sai come sfogarti!

VALERIA E mettiamo che sia cosi !... Anche a questo ha diritto una povera bestia di donna! (Ride spasmodicamente) Ah! ah! ma con te come faccio? Mi pare che mi pesino sopra tutte le beghe dell’avvocato!

BARCO       Non ho più parlato d’affari da venti giorni che siamo qui!

VALERIA Ma a momenti io ho dovuto accendere i fornelli e rifare il letto, con una contadinaccia qualunque al servizio per tre ore al giorno soltanto! Non voglio più stare! Non voglio! Bada, il caldo mi esaspera, è verissimo; non posso sopportare più nulla qui. Il silenzio della canicola è terribile, la notte non si re­spira; e le zanzare, e le mosche, e le vespe, e le cicale... Sempre queste maledette cicale! (Barco va difilato a risedersi alla tavola e riprende il giornale. Valeria tentenna su sé stessa nella disperazione, poi si precipita su Barco mettendogli le mani sul viso) Non ci credi? Non ci credi che non ne posso più?

BARCO Ma... me lo sai dire che cosa hai fatto tu per non po­terne più, che cosa hai fatto nella tua vita?

VALERIA (esasperata) Ho patito... nulla!...(Urlando): Non mi va cosi... non mi va... non mi va!

BARCO    (sempre teso e coi denti stretti) E se comincio a gridare anch’io che non mi va cosi, che non mi va, non mi va... e pianto in asso professione ed affari, come si finisce?...

VALERIA  Andiamo al diavolo tutti e due, tu da una parte, io dall’altra!

BARCO     Sei una pazza idiota, te lo dico io !... Non capisci nulla. Questa è la verità. Non sai nemmeno l’abbici della esistenza! Non hai nemmeno quel dito di cervello sufficiente a comprendere che non soltanto tu, ma tutti gli uomini vorrebbero mandare all’aria i vincoli tra i quali si trovano imprigionati, e godersela: ma che, poi, si rassegnano, fanno di necessità virtù, avendo sperimentato che non v’è mezzo di sottrarsi! Ah, mia cara fiancuta, senza la mia nevrastenia di città e la mia ferocia nell’avventarmi sulla vita ogni giorno, credi a me, non avresti nulla per apparecchiar da desinare, e i fianchi, te lo assicuro, ti si dimagrirebbero!. Le smanie ti provengono dal fatto che hai di più di quello che dovresti avere; il soverchio ti dà alla testa, ti congestiona! Ci vorrebbe una cavatina di sangue!

VALERIA  Avanti ! Sii ! Provati, se ne hai il coraggio!…

BARCO       Devo far delle scene? Io ho una posizione sociale da salvaguardare!

VALERIA   Qui non c’è nessuno; siamo in mezzo ad una radura di stoppie; se anche gridiamo a squarciagola non ci odono! Possiamo ammazzarci, crepare!... Almeno questa soddisfazione una volta, di buttarci l’uno contro l’altro come due bestie, sfogarci di tutto il livore in­goiato in cinque anni di matrimonio e celato agli occhi altrui con ipocrisia! Diciamocelo in faccia che ci odia­mo! Addentiamoci a sangue; e poi forse potremo tirare avanti qualche anno, e sopportarci per un po’, prima di accumulare altro odio, altra bile!... Avanti !... Su!… (Sono tesi tutti e due uno contro l’altro. Improvvisamente Barco, con un rantolo sordo nella strozza si strappa al fascino sinistro che lo invade, se ne torna risolutamente al tavolino, riprende il giornale. Valeria, guardandolo biecamente e tendendo verso di lui la mano come in un malefizio): Ah, vedi me la pagherai! Questo è il peggiore insulto che m’hai fatto!... Nemmeno picchiarmi! Credi di evitare il male cosi! Ipocrita! Mi lasci tesa e nella esasperazione, per paura che si vuoti il sacco! Vuoi che si riempia ancora di più, sino alla bocca!…Tu non capisci! Tu sei uno stupido! Se non ora, scoppierà più tardi il sacco della mia bile!... Ah! Ah! Ah!... La co­nosce lui, la vita! E non sa nemmeno come è fatta una donna!

Si ode un improvviso latrar di cani e quindi un rumor di passi sul sentiero pietroso.

BARCO    (s’alza e con voce soffocata piena tuttavia di rancore) Vien gente, bada. Sarà Gualtiero Gubani. Non voglio assolutamente che assista ad altre scene. Sono già troppe quelle a cui ha assistito in questi venti giorni! Se hai perduto ogni ritegno di decoro, non voglio perderlo io!

VALERIA  Questo cafone di paesano voglio metterlo a posto io, stasera, e insegnargli la creanza! Tratti a tu per tu con te; ma non con me! Per due cause all’anno che ti procura… e perché ti manda l’olio e il barile..,.crede che si possa entrare da padrone in casa mia!

BARCO   La casa è sua, qui... questa !... E siamo a villeggiare gratis!

VALERIA Per l’interesse ti venderesti l’anima... mi venderesti dieci volte !... Che non. mi venda da me, un giorno o l’altro !...

BARCO    Ma che vendere !... E’ vendere sapersi conservare un amico!…(Dandole una stretta rabbiosa al braccio): Sta zitta, bada! Sta zitta!

GUBANI  (comparendo in fondo con un fattorino) Ohè, avvocato mio, eccoti qui un telegramma, che non ti giungeva stasera, se non le tiravo io d’impaccio il fattorino, indicandogli la strada. Questo giovinotto non sapeva nemmeno dove stesse la mia campagna della Ghiandola, E dire che non c’è un cane della contrada che non la conosca. Ma il giovinotto non è della contrada; è ve­nuto da poco all’uffizio postale, come mi ha detto per via...

BARCO  Avanti, Gubani, grazie tante; sei sempre un amico!…

GUBANI Che vai dicendo, avvocato mio, per così  poco...

BARCO  (prendendo il telegramma dalle mani del fattorino ve­nuto avanti con Gualtiero) Di chi sarà questo telegramma... Non vorrei... santo Dio… una qualche noia...

GUBANI  Un uomo come te... ben certamente...

BARCO  No, che, per il mese, mi sentivo tranquillo... Ci son le ferie al Tribunale !... (Al fattorino): L’avete voi il lapis?

Il fattorino gli porge la matita.. Barco firma e restituisce la rice­vuta e la matita; dà anche una moneta. Il fattorino saluta, ma si volge esitante a Gualtiero.

GUBANI  (comprendendo) Sicuro... Scendi per il sentiero, poi la prima scorciatoia a sinistra... E non aver paura dei cani... Aveva paura di due cagnacci da pagliaio. (Il fattorino si allontana e scompare dal fondo. Barco che ha aperto e letto il telegramma, rimane costernato, ha dei moti nervosi, guarda Gualtiero, poi la moglie, si ficca in tasca il telegramma, passeggia avanti e indietro meditando): Se ti posso essere utile avvocato mio...

BARCO Che vuoi tare, caro Gubani... Adesso vedremo.

VALERIA  (con stizza cupa e scattante) Sentite, caro Gubani... carissimo Gubani... perché non salutate quando entrate?

GUBANI  (resta un momento perplesso) Oh, diavolo! Non ci avevo nemmeno badato... E poi sa, certe cose super­flue... noi ne facciamo a meno!

VALERIA Dove? Al porcile?

GUBANI  Al paese, ch’è lo stesso ! Ma che vuole, camminiamo con il cuore in mano, in modo che tutti ce lo conoscano, nemici ed amici. Voglio dire che i nemici sanno che siamo nemici, e gli amici che siamo amici, E non c’è via di mezzo. Perciò non facciamo tante cerimonie.

VALERIA  E allora vi dico che non vi posso soffrire !...

GUBANI     Oh, lo sapevo da un pezzo! perché le cerimonie non c’ingannano noi paesani!

VALERIA   Bravissimo ! Ma perché venite a seccarmi con i vostri regali e i vostri complimenti?

GUBANI  Ho motivo d’amicizia per il mio avvocato!

VALERIA Ma io sono la padrona di casa mia!

GUBANI  Da noi le donne contano poco. Si tengono perché se n’ ha bisogno, badano alla casa, preparano da mangiare, cuciono, e poi... si sa... noi che si cammina per le cam­pagne all’aria libera si mangia forte e si beve meglio, spalluti e sanguigni, si ha necessità di quello sfogo, altrimenti si vede rosso e non si ragiona più!…

VALERIA  E avete la sfrontatezza di dirlo a me?

GUBANI   E che c’è di male? Sono cose di natura!

VALERIA Avete ragione, vedete!... Perché quel povero diavolo, per conservarsi il cliente, sarebbe capace di sopportare da voi...

BARCO  (che è stato zitto a  fremere tra la preoccupazione del te­legramma e le parole della moglie) Che cosa, sventurata? (a Gubani) Stasera, è proprio una pazza!

GUBANI     L’ ho capito, avvocato mio... e mi dispiace per te, non per altri!... Certo, se non fosse tua moglie!...

BARCO    La campagna le fa male !... Si è sfrenata !...

GUBANI  Niente di grave! Non ci sono testimoni, ed io sono una tomba!

BARCO   E’ così, per fortuna. Ora senti, Gubani… ho uno zio che ha una bella sostanza... Idropico pover’uomo! Le ho detto:  “andiamo a passare un mese di ferie in villa dello zio al mare”; ad uno vicino alla morte, certe pre­mure fanno bene e servono anche a ricordarsi a lui per le ultime volontà !... E’ logico?

GUBANI  Per Dio santo! E’ quello che si deve fare!

BARCO   Non ha voluto!

VALERIA   (con una smorfia di disprezzo) Raccontare queste cose a costui!

GUBANI  E che crede ch’io sia, un bove o un montone? Se mi vuol far scappare la pazienza le dico che l’amico mio ètroppo gentiluomo e io l’avrei condotta a furia di randellate. Ci crede?

VALERIA   Bada, Barco, a quel che fai! Bada di non farmi in­sultare ancora!

BARCO    Che devo badare, se quello che dice Gubani è del miglior buon senso!

GUBANI   Eh diamine! Un’eredità è una cosa seria, non è mica uno scherzo!

BARCO  E dire, caro Gubani, che questa qui si lamenta ogni momento ch’io non sono al case di fornirle di gran lussi!.

GUBANI     Avvocato mio, fa da te, e non la stare a sentire, che cosa vuoi che ti dica?

BARCO  Andar da solo dallo zio? E’ lo stesso che dichiarare che non vo d’accordo con mia moglie, metterlo in sospetto, e togliergli per noi quella simpatia....

GUBANI  Troppo giusto! Vuoi un consiglio? Falle far le valige!

BARCO       Senza perder tempo, perché questo telegramma mi annunzia il peggioramento dell’ammalato.

VALERIA   (con acredine disperata) Titti! La zitellona!…E’ lei che telegrafa!…L’antica fiamma!

BARCO  Capisci, Gubani? Invece d’essergliene grata!…Se fosse una donna avida, Titti, mia cugina, che cura mio zio, avrebbe tutto l’interesse a nascondermi il peggiora­mento e approfittarne per far firmare un testamento a suo intero favore... Non ti pare?...

GUBANI  E’ da farle una statua! Una statua!

BARCO  E del resto, s’è sacrificata l’esistenza per mio zio, e potrebbe pretendere un giusto compenso!... Invece, essendo davvero una donna devota che non s’aspetta nulla dal mondo, mi avverte, e non a caso, perché sa che altri miei cugini possono giungere e influire sulla volontà del morente!...

GUBANI  Una fortuna, una donna simile!

VALERIA Aspetta la donna pia, con la voglia inacidita da lungo tempo, che mio marito vada a ripagarla in altro modo.

BARCO  (scagliandosi contro la moglie) Che vuoi insinuare? Calunniatrice!…

GUBANI  Calma, calma, non fare il suo giuoco. Non vedi che parla con l’isterismo! Senti un amico, e scrivi subito il telegramma annunciando il vostro arrivo alla cugina.

VALERIA Sicuro! Che prepari il letto!

BARCO   Vuoi. che ti ammazzi, stanotte?

GUBANI  Niente! Che parole sono queste, avvocato mio? Le devi rispondere, piuttosto, che se è pure come lei dice, una stretta alla cugina vale la pena per un’eredità!…Scrivi il telegramma ed io scendo subito a trasmetterlo, anche se devo per questo viaggiar fino al capoluogo per trovare aperto l’uffizio! Domani ti mando il car­rozzino, per giungere in tempo al primo treno!... Senza perder tempo...

BARCO  Hai ragione !... Sei un vero amico, Gubani! Non me ne scorderò mai!

GUBANI Scrivi, che vai dicendo!... Un lapis, un pezzo di carta ce l’ hai?

VALERIA   (inferocita, urlando)  Io non parto, bada! Non parto! Non parto!

BARCO  Tu parti!

GUBANI  Non le rispondere, perbacco! Domani poi la vediamo!

BARCO   Hai ragione! Divento anch’io un po’ pazzo!... Il lapis non ce l’ho... Vado a prenderlo !...

Scappa in casa.

VALERIA    (correndogli dietro sino alla soglia) Ti farò becco, becco, becco!

Si volta verso Gualtiero mordendosi la mane e mandando un rug­gito cupo dalla bocca.

GUBANI  Per il demonio, che spavento di donna! Se non fosse la moglie della santa amicizia...

VALERIA    (con il viso proteso, 1e narici dilatate e sbuffanti) Che faresti, bestione?

GUBANI     Niente! La vorrei smungere io con una buona assesta­tina tutta questa frenesia!

VALERIA (da una parte della tavola all’altra dove sta Gubani) E fallo! Sono qui! (Gli assesta uno schiaffo. Precipita il lume che si spegne, e si ro­vescia la tavola. Incalzandolo con un altro schiaffo, con altro, e con un altro): Sono qui, qui, qui...

GUBANI  (ululando) Per San Giovanni, ti sventro!

L’afferra per la vita, ella continua a picchiarlo, lo morde, lo graffia. Sono giunti colluttandosi in fondo alla scena, tra i cespugli, roto­lano tra di essi, scomparendo alla vista..

BARCO  (rientrando a precipizio) Ch’è stato? Gubani! Valeria!…

Il velano si chiude, ma si riapre non più tardi di due o tre minuti dopo.

QUADRO SECONDO

BARCO (stringe per la giacca Gubani, e, scotendolo, gli urla sul viso) Che hai fatto, Gubani, che hai fatto?

GUBANI (intontito, trasecolato, soffocando) Che ho fatto? Avvo­cato mio... Aspetta !... Se non mi lasci...

BARCO  Gubani, per Iddio !...

GUBANI Mi strozzi, e non per intiero... Non veniamo a capo di nulla, così!

BARCO (lo lascia ed urla) Ma è possibile? è possibile? (Correndo verso i cespugli):  Dov’è? dov’è (Chiamando): Sgualdrina! Sgualdrinaccia (Afferrando di nuovo Gubani): Dov’è? Dov’è? Tutti e due voglio bucare a revolverate!

GUBANI  Aspetta... Mi strappi la giacca soltanto, a questo mo­do... e non mi fai più parlare!...(Banco lo lascia e s’agita disperatamente). Hai ragione, avvocato mio, è incredibile!... Che vuoi che ti dica? Non m’è successo mai così, di non vederci proprio più dagli occhi... E se un quarto d’ora fa mi avessero predetto, la cosa, mi sarebbe sembrato una pazzia da riderci sopra!

BARCO Gubani? Ancora non capisci? Che non ti venga voglia di scherzare, perché già lo sai che al paese non ci torni; e resti qui al tuo podere, scannato da me!

GUBANI  T’ ho negato questo diritto? dunque, avvocato mio...

BARCO  Gubani,  non dire più “avvocato mio... “! Non lo dire più, sai!

GUBANI Va bene, va bene, non te lo dico più, ma è lo stesso.

BARCO  Lo stesso un corno! Urlando verso il fondo: Valeria ! Fatti vedere !…Oora o più tardi ti pesco, sgualdrinaccia !... Non mi scappi !...

GUBANI  Adesso, parla con me!... Poi fai i conti con lei !... Ma i conti miei non li devi fare insieme ai suoi !... Am­mazzami, ma non farmi quest’offesa!…

BARCO       Luridone! Siete stati la stessa melmaccia, li, in mezzo allo sterco!...

GUBANI     Per te, avvocato mio? E’ inutile che m’accoppi con lei! Li ci sono arrivato per te!...

BARCO    (afferrando una sedia) Ti do’ una sediata in testa!

GUBANI  Meglio! Ecco qui... Ho detto che noi paesani il cuore lo portiamo in mano e tutti possono conoscerlo; nemici ed amici. Ecco qui, tu non hai un’arma addosso. Te la do’ io. (Trae di tasca un coltello, l’apre, lo porge a Barco, che lo ghermisce ed ha l’impulso di uccidere. Gubani fa un lieve moto per scansarsi). No, vedi, sarebbe un tradimento prima di lasciarmi parlare! (Riprendendo il filo del discorso): Io, sono stato e sono tuo amico vero!... Analfabeta e ignorante, mi sono gloriato d’essere un servitore devoto del mio avvocato Barco, celebrità del Foro, che ne può insegnare a me e a mille più di me! Un villano arricchito come sono io non ha ambizione più grande che di essere di casa di un uomo di posizione come te! Tu m’ hai trattato con affabilità, m’ hai dato del tu, m’ hai co­stretto a darti del tu... m’ hai ubriacato con la tua confidenza... Da due anni non ho avuto più che un santo: San Maurizio Barco. In paese il mio vanto è stato quello di essere il famigliare dell’avvocato Mau­rizio Barco (Breve pausa) Ora, veniamo al fatto!…Al fatto vero... Ogni volta che t’ ho veduto insieme a quella, t’ ho da dire come è stato?... come se mi si rodesse il fegato. .A sentire le sue parole sempre stizzoso e invelenite contro di te, a considerare questo cervellino di fringuella incapace di capire che uomo sei tu, e mancarti di rispetto ogni momento, il sangue, se  mi credi, mi s’è rivoltato   E ogni volta me ne sono andato con la bocca intossicata dicendo tra me e me: “Un uomo che sa bene il fatto suo, e parla in Tribunale, da fare rimminchionire avvocatoni e gran magistrati, ecco qui, non ha la forza di mettere a posto... che?... una frasca! Che, se per sant’Antonio fossi io!…” Ecco quale è stato lo sbaglio! Dire ogni volta: “Se fossi io! e non capivo che in questa faccenda non ci potevo entrare!…Ma bada, avvocato mio, che io non ho pensato mai d’immischiarmi, intendiamoci! E, d’altro lato, così come stasera, non l’ ho trovata mai, bisogna dirlo, riconoscerlo!…Sarà stato il caldo d’ago­sto, l’afa, questo odore di stoppie e di mentastro, questo stridere di cicale, ma certo una bestia, l’ ho trovata, una bestia! E ti dico che tu mi hai tatto pena, compassione, ma più, m’ hai messo addosso una specie di disperazione terribile, non sapendo trovare il modo di ridurla in un canto, con una parola, un ceffone, un calcio... Avvi­lito, mi sei parso, misero tu, il grande avvocato mio! E ti giuro che l’ ho odiata con tutto il mio fiele !...Ma­ledetto quel lapis che non avevi !...Dovevi rimanere qui! ... Einvece, te ne vai! E me la sento addosso come un fuoco di carne! Tà! Ta! tà! Peggio delle spatole d’agave le sue mani, mi bruciano per tutto il sangue, e il sangue m’esce dagli occhi... Non capisco altro che ho un desiderio pazzo di lacerarla, di romperla... e caschiamo... (Brevissima pausa). Per te, è stato, è inutile dire !... Per te l’ ho fatto !... Ammazzami!

VALERIA (comparendo dal fondo di tra i cespugli, scarmigliata, strappata, folle)  Ammazzalo !... Perché non lo fai?... Ammazzalo!… Ammazzami!

GUBANI  No, Maurizio Barco! No! Con lei no!...Non siamo lo stesso!...Io ci sono arrivato per amore di te! Lei ti ha avvelenata la vita!

VALERIA  Ci credi, disgraziato, non ti muovi? Non ti viene la nausea di vederci davanti a te tutti e due! Guarda, sono uno straccio! Non ti muovi?... E allora l’ hai capito che mi ci hai ridotta tu, così!...

BARCO       (con un. convulso spasmodico) Pure te! Pure te ho con­dotto lì io!

VALERIA   Tu me l’ hai buttato addosso costui! Lui stesso te l’ ha dichiarato, te lo dichiara! L’ ha fatto per amor tuo!

GUBANI   Mi cavo gli occhi, ma è la verità!

VALERIA  E dunque, se non l’ammazzi, abbraccialo, stringilo al tuo petto, com’egli ha stretto me! Poi pestatemi tutti e due sotto ai piedi! Non lo fai? Non lo fai? Perché? (Breve pausa). Perché lo sai che pazza mi ci hai fatto diventare tu! Ero pazza quando ero soltanto tua amante, e tu mi amavi? Mi sposasti per amore o perché te l’avessi imposto? No, per amore!... Doveva essere amore? Doveva essere… Non è venuta poi la posizione sociale? Non è venuta l’avidità del guadagno? L’avvocato non s’è dimenticato dell’altro Maurizio, non mi ha trattata come una domestica? (Ululando): Doveva esser l’amore, l’amore!..Anche la fame, ma l’amore !...Soffocata, oppressa, schiacciata, invece!… Io sputo! Sputo anche ora, tutta pesta da un villano, sulla posizione sociale, sputo su te che hai il coltello in mano e sarai assolto se mi ammazzerai, perché ammazzata mi hai già con cinque anni di soffocazione, hai ammazzata la mia vita, lasciandomi viva, mi hai portato al punto di diventare una bestia, m’ hai buttata li con un’altra bestia! E ricomincerei, sai, ricomincerei se dovessi soffrire di nuovo come mezz’ora fa! Di nuovo lo prenderei a calci, a schiaffi, a morsi, se vedessi questo bove anteposto a me da te. Sei arrivato ad anteporre a me costui. Io dovrei ammazzarti, lo capisci? io! Perché la mia passione per te mi ha portato sin lì! Lì!

BARCO (guarda l’uno, guarda l’altra, come un pazzo: con il col­tello ha un moto verso l’uno, poi verso l’altra, come non sapendo su chi scagliarsi prima; poi d’un tratto scara­venta l’arma per terra, e scoppia in singulti di riso per­cotendosi il petto con i pugni) Ah, ah! Ah, ah! Ah, ah! E’ nuovo! E’ straordinario!…Tutti e due per amor mio! Ma devo esser felice io !...Ma sono, seno felice !...Amato, amato cosi forte !... (Riuscendo a sprigionare una risata distesa): Ah ah! ah! ah !... E’ stata una prova d’affetto!... Nulla è successo, nulla! .. Andiamo tutti insieme !.. Partia­mo! Dallo zio che muore! .. C’è un’eredità !... Il ca­lessino, Gubani,.. il telegramma… Non vi posso uccidere!Non vi so uccidere!

VALERIA    (gettandosi in terra in preda alta convulsione, ulula) Oh! Oh! Oh!

BARCO   (ride, ride, ride)

GUBANI (scappando dal fondo) Sono pazzooo!... Sono pazzooo!…

Il cielo s’è chiuso interamente. S’ode, lontanissimo, il tuono; subito è un crepitio di gocce grosse e rade.