Carmelo e le galline dalle uova d’oro

Stampa questo copione

LU SCARPARU

 


Commedia brillante in due atti di: Rocco Chinnici

(Commedia brillante, ambientata nei giorni nostri, e che vede impegnati personaggi di varie tinte: Carmelo, un calzolaio che abita in un cortile fuori paese, ha come unico vicino una famiglia presa dalla brutta sorte d’avere in casa il vecchio Jacopo che già da tempo ha cominciato col dare i numeri, e, come se non bastasse, Toti,  il nipote, figlio di Vincenzina sua unica figliola vedova; è mezzo scemo, e la povera donna, oltre ad essere presa dagli impegni per d’accudire al padre e al figliolo, si trova a doversi scontrare col difficile carattere di Caterina, moglie di Carmelo, la quale anch’essa ha grossi problemi col padre Pietro che soffre di esaurimenti nervosi.

In questa vicenda si introduce Rosario, compare di Carmelo, il quale mezzo “cotto” per la comare Caterina, e con la scusa quindi di starle vicino cercando di trarne vantaggio, s’inventa, con una sua collega di lavoro ed amica, una storia che sa solo di magìa, riuscendo a trascinarsi dietro quella fantastica storia di Carmelo e delle sue galline. I due burloni cercheranno di persuadere Carmelo che le galline, attraverso un incantesimo, faranno le uova d’oro.

Riuscirà Carmelo a credere in questo misterioso incantesimo?

PERSONAGGI

                       

Carmelo                                  capo famiglia

                        Caterina                                  moglie

                        Mariella                                  figlia

                        Pietro                                      padre di Caterina

                        Vincenzina                             vicina

                        Toti                                         figlio

                        Jacopo                                    papà di Vincenzina

                        Dottore

                        Rosario                                   compare di Carmelo

                        Zingara                                   amica di Rosario

(Un po’ di oggettistica per cortile di anni fa; una gabbiola con delle galline… Carmelo sta lavorando a riparare le scarpe, ogni tanto si ferma e parla dei clienti che preferiscono condurre una vita molto alla moda anziché tenere conto dei valori di un tempo. Caterina, indaffarata, canta e ogni tanto sbatte fuori dalla finestra la pezza con la quale spolvera i mobili).

CATERINA

(Canzone) Il suo nome è donna Rosa, cara, bella! Sorridente e capricciosa, lei vuole mé! Sono sincera, lo confesserò; non ce la faccio a dirle di no!

CARMELO

Lei canta… certo, che gliene fotte se le cose vanno alla “sanfrasò”, che gliene fotte se io rischio di diventar pazzo per fare quadrare i conti di fine mese! Lei fa velocemente quelle poche faccende di casa, si agghinda ed esce… in chiesa va… dice!

CATERINA

(Canzone) Non ce la faccio a dirledi no! Sono sincera, lo confesserò!

CARMELO

(Batte il tempo con rabbia) Uèh! Uéh! Minchia! Ma mai le secca la Faringe! (Caterina continua a cantare) E ti pare che se non le dico di smetterla, se la tappa la bocca? Caterina, Caterina! (La moglie non sente e continua a cantare più forte) Oh, Caterina!

CATERINA

(Affacciandosi alla finestra) Che c’è? Che cosa vuoi?

CARMELO

(Sottile ironìa) Non riesci proprio a capirlo cosa voglio?

CATERINA

Ma cosa credi che ho tempo da perdere a giocare con gli indovinelli? Sbrigati piuttosto a dirmi cosa vuoi, che la cera scioglie!

CARMELO

Vorrei un po’ di rinfresco! Ecco, cosa voglio!

CATERINA

(Sbalordita) Bih! Bih! Bih! E tuttu questo caldo c’è? Vuoi… un aperitivo ghiacciato… un tè alla menta…?

CARMELO

Rinfresco (indicando la testa)… qui! Un pocu di silenzio, insomma!

CATERINA

Come, come? Ma guarda un pò!  Io canto quanto mi pare e piace…

VINCENZINA

(Interviene la vicina adirata) Lei non canta più!  Ha capito? Zoccolona che non è altro! Un mese ha, madonna santissima, che le dico: “Donna Caterina, mi faccia il favore di non cantare, di non buttar voci che mio padre ha bisogno di silenzio, perché è esaurito”; e lei continua! 

CATERINA

Ancora con questa predica! Le ho detto, sino all’altro ieri, che se suo padre è nevrotico, lo deve portare al manicomio, perché questo è un cortile, no una casa di cura!

VINCENZINA

Ah, si! E allora, giacché lei sa che questo è un cortile, perché non se ne va ad abbitare in una casa…d’appuntamento? Grandissima bagascia!  

CARMELO

(Cerca di riprendere Vincenzina) Donna Vincenzina!

VINCENZINA

Ma quale donna Vincenzina! Lei è troppo buono…, dovrebbero farlo santo, solo per avere a che fare con questa… donnaccia, altro che!

CATERINA

(Esclamando adirata) Iiih! Grandissimo rottame e avanzo di galera che non è altro! Io, sono donnaccia? Jo! Aspetti che vengo fuori e le faccio vedere di che erba si fa la scopa! (Carmelo si alza per andare a trattenere la moglie che esce inviperita). E togliti pure tu! Gran pezzo di cetriolo che non sei altro! (Accorre da dentro casa di Vincenzina il figlio Toti; è un po’ scemo, e parlerà pronunziando la T al posto della S e avolte anche della C. Ha con se un secchio d’acqua.) Su, quanto vediamo (Caterina assume l’atteggiamento di sfida) cosa sai fare! Bagnami, se hai coraggio!

TOTI

A ti? (si) (E gliela butta di sopra) Teni (tieni), rrinfeccati (rinfrescati), Tetina (cretina) bobbò! Tetina bobbò (Carmelo, mentre lei fa per ripararsi dall’acqua, le mette il piede in mezzo ai suoi e la fa cadere per terra, e poi finge di soccorrerla).

VINCENZINA

Su, Totino! Lasciala stare, ch’è acqua persa, e per quello che costa, non ne vale proprio la pena; per lavare lei ne occorre una bonza.

TOTI

(Guardando Caterina a terra) Tetina bobbò! Tetina bobbò! Ti (si) tei (sei) cammata? (calmata).

CATERINA

(Cerca di alzarsi e Carmelo allunga il piede e la fa cadere di nuovo; lei lo rimprovera) Vuoi romperti pure tu le gambe in un altro posto? (A Toti) Vieni qui, pezzo di broccolone! Se t’acchiappo te la faccio passare in quattro e quattr’otto la scemenza che hai! (Carmelo la trattiene).

TOTI

Oh!!! Non ti  rricchiare (rischiare)! Hai tapito? (capito). Che te (se) no, la pottima (prossima) votta (volta) pure il tecchio (secchio) ti tiro! Tetina bobbò! Tetina bobbò! (Carmelo invita la moglie ad entrare dentro).

CATERINA

(A Toti) Ah, ma… conservati le hai (bastonate), vedrai!

TOTI

Ti, (si) ti, non lo ccoddare (scordare), lo tenti? (senti).  Gnoccolona che tei! (sei).

CATERINA

(Esce col marito, il quale  manda dei baci a Toti che le fa le smorfie, e la moglie se ne accorge). Che cosa fai t’unaltro?

CARMELO

(Imbarazzato) No… niente, gli dico che se lo acchiappo, il muso glielo rompo.

CATERINA

Cammina, cammina, bella robba che sei! (escono).

VINCENZINA

T’ho detto che la prossima volta non devi più intrometterti, hai capito? Quante volte devo dirtelo perché tu possa capire?

TOTI

Mà (mamma), io ho tapito, te (che) tu non l’hai tapito! (capito). Tu mi diti (dici) non ti intomettere la pottima votta! (volta) Io mi tto (sto) intromettendo ora, no la pottima votta! (volta). Hai tapito? (capito). (Vincenzina non capisce) Mà, a lei le tembava che ero ttimunito (scimunito), e l’acqua non gliela tiravo; io le volevo tirare pure il tecchio! (secchio). Mà, ora lo ta invete (invece) che tono (sono) ccaltro (scaltro), e a tua (sua) figlia Mariella me la potto (posso) prendere per fidantata! (fidanzata). Mà, lo tai, me la togno pure la notte; mi alto (alzo) e ti vado a buttare (bussare) alla finetta (finestra). (Va alla finestra e bussa) Io tono! Mariella, ti amo attai, attai!

VINCENZINA

(Lo chiama) Vieni qua da mamma tua! Bussi sulla finestra… di notte?

                                                                      

TOTI

Ti, ti!

VINCENZINA

Non rischiarti più, sai! Mi ascolti?

TOTI

(Triste) E pecché? Io la voglio bene attai, e dobbiamo ppotarci! (sposarci).

VINCENZINA

Dovete… sposarvi? E lei, lei lo sa?

TOTI

No, non gliel’ho detto antora, però pento che non te ne tono probremi, pecché lei lo vede te (che) io la guaddo!

VINCENZINA

(Sbalordita) Ah, tu la… Senti a mamma, cerca di guardarla il meno possibile, perché lei sta studiando, e… se perde la testa per te, va a finire che non studia più, lascia l’università e non si laurea, hai capito?  

TOTI

E va bene! (Preoccupato) Però io pure mi devo laureare; devo fare il dottore devo fare. E ora lo tio (zio)  Carmelo, lo ttetto (stesso) m’integna a contare le ccappe? (scarpe).

VINCENZINA

A contare?

TOTI

No, contare: uno, due, tre…

VINCENZINA

Ah, aggiustare vuoi dire!

TOTI

E contare, tignifica aggiuttare! Lui cotì (così) dite (dice).

VINCENZINA

Ma lui dice così perché è di origini meridionali, e…

TOTI

(Non capisce) Che cota?

VINCENZINA

Da noi, non si usa dire…

TOTI

Perché io come ho detto? Non ho detto contare?

VINCENZINA 

Tu hai detto… niente, niente, hai detto, hai detto bene! Certo che t’insegna lo stesso! Lo zio Carmelo ti vuol bene. E ora, su, andiamo che… devi farti i compiti e studiare, se devi… fare il dottore, hai capito? Se no la maestra, domani ti mette in castigo. 

TOTI

Mà, lo tai che fa la maetta (maestra) a cuola?  

VINCENZINA

Che fa?

TOTI

Mi fa ppaventare!

VINCENZINA

Vero? E come, come ti fa?

TOTI

(Apre e chiude la bocca come un pesce) Cotì!

VINCENZINA

E allora? Questo non è spaventare! Non è niente!

TOTI

Ti niente, la maetta (maestra) mi dite (dice) te è uno qqualo (squalo).

VINCENZINA

Uno squalo? E va beh, e tu, hai paura dello squalo?

TOTI

Ti, ti, attai, attai!

VINCENZINA

Ma lo squalo è a mare! Quindi…

TOTI

Mà, e allora pecché il nonno, dite (dice) tempe: tiamo amare, a mare tiamo caro Toti! E ticcome (siccome) jo non to (so) nuotare, mi ppavento che mi mangia lo qqualo.  

VINCENZINA

Ma cosa c’entra! Tu lo sai che il nonno è un po’… stolido, e a mare lo dice quando… le cose non vanno bene; hai capito? E’ un modo di dire! Tu, quando le cose non ti vanno per il verso giusto, come dici?

TOTI

Minta (minchia) che cchifo!

VINCENZINA

(Meravigliata) Ah, ti ha pure insegnato a dire Minchia!

PIETRO

(Vecchio stolido. Da fuori scena) Vincenzina, Vincenzina, dove sei? Voglio il cappello che devo andare a messa!

VINCENZINA

Arrivo, arrivo! A messa il martedì deve andare! (A Toti) Andiamo, su, andiamo a sentire cos’ha tuo nonno (escono, ed entra Carmelo; ha in mano un piatto di avanzi per le galline).

CARMELO

(Apre lo sportellino della gabbia posto di sopra e versa loro il mangiare) Tenete, e cercate di farlo, ogni tanto, qualche ovetto (entra una vecchietta dall’aspetto zingaresco). 

ZINGARA

Buona giornata a lei, mastro Carmelo.

CARMELO

(Meravigliato) Buon giorno a lei. Ma… scusi, lei chi è? E come fa a sapere il mio nome? Cosa vuole? Ha forse qualche scarpa da rattoppare e io…?

ZINGARA

Lasci stare la scarpa bucata. Io, sono qui, per altro; perché vedi, io… voglio farti ricco!

CARMELO

Come, come? Lei è qui… per…

ZINGARA

Si, proprio così, per farti diventare ricco.

CARMELO

Senta, forse è meglio dirmi ciò che vuole, così la servo subito e mi lascia in pace. Un’altra ora! Allora è proprio la giornata!

ZINGARA

Non mi credi! Lo immaginavo. 

CARMELO

Mi dia ascolto, sloggi, tolga le tende, prima che sopravviene mia moglie e se la prende pure con lei.

ZINGARA

Con me… dici? Se tu sapessi chi sono io.

CARMELO

E chi è lei?

ZINGARA

Io sono… come posso fartelo capire… sono mamma drago, madre di tredici figli, sei di essi erano briganti. Quando nacque questo paese, in questa valle cresceva una pianta molto alta e produceva dei piccolissimi frutti: “il frutto del senno” lo chiamavano gli antichi abitanti del posto. Un giorno i miei figli briganti distrussero la pianta e, divennero trasparenti come il vetro, scomparvero, tanto che non si riuscirono più a vedere; solo la risata si sente, una cavernosa risata (si sente una risata che sentirà solo Carmelo, il quale mostra segni di paura) che ancora oggi, durante le notti di luna piena riecheggia nella valle sotto le grotte delle femmine, lassù, in quel bosco…

CARMELO

La grotta delle sette camere?

ZINGARA

Si, proprio quella… sette camere, compresa la mia, le altre sei erano delle mie sei figliuole, una ciascuna; e ora vago per il mondo intero, in cerca dei miei figli. Ogni cento anni ripasso da questo posto per dormire una notte nella camera dove abitai allora, sperando d’incontrarli là.

CARMELO

(Impaurito) Oh, madonna! Lei, questa notte non mi farà chiudere occhio!

ZINGARA

Non avere paura; ho grandi poteri io oltre a quello di trasformarmi, cambiare le mie sembianze… ora da drago, ora da donna…

CARMELO

(Impaurito) La smetta per favore!

ZINGARA

Non avere paura, sono tutti poteri buoni, solo quello di trovare i miei figli non ho. Ho deciso quindi, passando di qua, di lasciarti ricco, e poiché devo farti l’incantesimo, dovremmo stilare un contratto, ma prima ho bisogno di sapere qualcosa affinché l’incantesimo riesca. Dimmi: tua moglie… non è che… (indicandosi la testa, come per far capire corna) dico… ti vuole bene insomma?

CARMELO

(Scandalizzato) Come si permette! Mia moglie è una donna onestissima, una gentildonna, comu dire… una santa! Si, ecco! Anche se… lei dice d’andare sempre a messa, e fa pure opera di bene a quelli che le fanno pena… quelli di fuori s’intende; mentre con quelli di dentro… specie con la mia persona, si comporta come una cagna rabbiosa. 

ZINGARA

Non importa se ha la rabbia come dici tu…

CARMELO

A lei, non importa! E’ di un selvatico! L’ha presente la trigre di monfracene… si dice così? (La zingara acconsente) Oh, quella tigre, è un agnellino nei suoi confronti!

ZINGARA

L’ho capito, e non ha importanza per quello che mi serve, che sia così. L’incantesimo che sto per farti… e per funzionare, ha bisogno che la tua compagna, quindi tua moglie, deve esserti fedele, se no… (fa come per pulirsi il muso)

CARMELO

Lei continui pure, che mia moglie… si, una vipera è, ma non è certo donna da far queste cose. Piuttosto andiamo avanti, e passiamo al contratto.

ZINGARA

E allora, se dici così… manca solo (tira fuori da una tasca un foglio e una penna di gallina) che mi firmi il contratto… è’ già scritto.

CARMELO

Ah, lei cammina con i contratti già pronti? E…il notaio? Dove lo tiene, nell’altra tasca?

ZINGARA

Il notaio? Oh Crmelo! Continui a non capire. Io sono… come dire… una maga, una maga buona, e non ho bisogno ne di notai, e neanche di testimoni, tu, sei il mio garante…

CARMELO

Senta, ma tutto quello che mi ha appena detto, non può andarlo a raccontare altrove? Io ho una montagna di pensieri che mi frullano in testa: come pagare i viveri, i vestiari… mi mancava solo questo…, e poi… mi ascolti, vada via prima che viene mia moglie e finisce a “pane e mostarda!”

ZINGARA

Ma è proprio per questo che voglio aiutarti, perché so che ne hai di bisogno; ma tu, fai finta di non capire. E non preoccuparti di tua moglie, perché lei non entrerà nemmeno se la chiami e se pure dovesse entrare, è sicuro che non mi vedrebbe, diverrò invisibile, capisci cosa voglio dire?

CARMELO

Quindi, se io… chiamassi…

ZINGARA

Prova, e ti renderai conto.

CARMELO

Aspetti, aspetti, perché qui non si può gridare per via di un vecchietto che sta poco bene e non vuol sentire rumori. (Si avvia alla porta per chiamare la moglie dando le spalle alla vecchietta la quale esce senza farsene accorgere) Caterina, Caterina!

CATERINA V. F. C.

Che c’è, cosa vuoi?

CARMELO

Vuoi uscire un attimo che devo mostrarti una cosa?

CATERINA

(Da fuori scena) Ho capito, è ora di giocare con gli indovinelli! Su, usciamo! (Esce) Guardiamo cosa c’è da vedere qui fuori! (Carmelo le indica la vecchietta, poi si gira e rimane sbalordito, va a guardare fuori).

CARMELO

Se era qui, poco fa! Non è che ho fatto un sogno per caso?

CATERINA

Fai ancora il cretino, senti! Che ti lascio andare una sedia di sopra! (indicandosi la testa) qui!Ma con quale faccia! Chiama ancora se hai coraggio! Senti? (Carmelo la guarda mentre esce borbottando, e ricompare la vecchietta. Carmelo si gira, rimane sbalordito e chiama ancora la moglie).

CARMELO

Caterina, vieni, vieni!

CATERINA V. F. C.

(Ironica, da fuori scena) Vieni, vieni! Come se avessi tempo di giocare con lui!

CARMELO

Si puo’ sapere dov’è andata a nascondersi?

ZINGARA

A nascondermi? Ma cosa vuoi dire? Io sono stata sempre qui. Te l’ho detto gli altri non possono vedermi, e tu il potere lo perdi mettendomi alla prova.

CARMELO

Mi creda, non sto capendo più niente! Mi dica ciò che devo firmare e non se ne parla più.

ZINGARA

E… non la vuoi sapere… la clausola del contratto?

CARMELO

La… clausola… Ho capito, c’è forse qualche convento di monache di mezzo?

ZINGARA

Cosa c’entrano le monache e il convento! La clausola è quella cosa… o meglio, quell’impegno che tu assumerai nei miei confronti, firmando il contratto.

CARMELO

Come, come? E mi dica, quali sarebbero st’impegni che dovrei mantenere?

ZINGARA

Semplice! Io ti farò ricco, e tu, quando morirai, mi darai in cambio la tua anima. (Fa una sarcastica risata) Ah! Ah! Ah!

CARMELO

(Impaurito) Che… cosa!? Eh, mi scusi, io come faccio a sapere quando devo morire e dare a lei la mia… anima?

ZINGARA

Sarò io a dirtelo, perché l’anima la prenderò prima che tu possa chiudere gli occhi e morire.

CARMELO

(Più confuso che persuaso) Quindi allora… mi lasci capire; prima che chiudo gli occhi e muoio, la mia anima passerà… nelle sue… mani?

ZINGARA

Proprio così. Ora firma il contratto.

CARMELO

(Impaurito) Dico… è sicuro che…

ZINGARA

Su, firma,non avere timore. (Carmelo firma il foglio) e ascolta. (Guarda le galline) D’ora in avanti le galline, tutte le uova che faranno saranno d’oro. (Prende un sacchetto e glielo da) Tieni, basta dare a ognuna un chicco di questo frumento e tutto ciò che mangeranno si trasformerà in oro. Tu, diventerai sonnambulo e controllerai le galline anche di notte, e se vuoi che continuino a fare le uova tutti i giorni devi fare un servizio, e lo puoi fare anche da sonnambulo. La sera, prima di andare a letto lasci sul comodino un pane e due bottiglie di vino, il pane dev’essere di puro frumento…

CARMELO

Ah, su questo, il pane è molto buono! Sa, lo compro da mastro Andrea, il fornaio, chiamato il “cardellino!

ZINGARA

E quando la notte ti alzerai, prenderai il pane, lo metterai in testa e con le braccia in avanti terrai le due bottiglie… attento a non fare cadere il pane. Farai tre giri all’interno del cortile tutte le notti, se vuoi che le galline continuino a ritmo pieno a fare le uova d’oro. Su, prendilo, non avere paura.

CARMELO

Scusi, sa… non ho capito, come ha detto che devo diventare?

ZINGARA

Sonnambulo.

CARMELO

E cosa vuol dire?

ZINGARA

Vuol dire che avrai facoltà di camminare dormendo, senza svegliarti, e tutto ciò che vedrai durante il tuo camminare, sarà solo frutto della tua immaginazione; non distrarti pensando che sia vero ciò che vedrai, perché lo stai solo vivendo nel sogno, quindi devi assolutamente far finta di niente. Finisci il tuo giro e tornerai a dormire, intesi?

CARMELO

E… mi perdoni, sa… ma, a che serve dormire camminando se tutto quello che vedrò e finto… cioè che lo sto sognando? Come faccio a vedere se qualcuno si prende le uova? 

ZINGARA

Dimmi, se ti trovassi a volere rubare in una casa dove vedi il proprietario gironzolare per le stanze, tu, cosa faresti?

CARMELO

Che cosa farei? Scapperei di corsa!

ZINGARA

Ecco! Vedi?

CARMELO

Si, ma… io dormo!

ZINGARA

Sei solo tu a saperlo. Poteva dormire anche quel proprietario… tu, glielo avresti chiesto?

CARMELO

Certo che no!

ZINGARA

Vedi che incominci a capire!

CARMELO

E… senta, tornando alle galline… io, di queste uova, cosa me ne faccio? Non sarebbe meglio se alle galline, dal culo, invece che uova uscissero carte da cento euri? Mi verrebbe più facile… cambiarli. (Entra Rosario il complice, ha delle scarpe d’aggiustare, e, sotto la meraviglia di Carmelo, fa finta di non vedere la zingara).

ROSARIO

Compare Carmelo… (la zingara si gira, e Carmelo le fa segni come a voler far finta che dopo gli spiegherà tutto, ma Rosario starà al gioco) Ho portato queste scarpe d’aggiustare… Compare! Perché fa questi movimenti strani? Parla forse il linguaggio dei sordumuti? O pure… cosa vogliono dire questi segni?

CARMELO

(Tra se, ma che il pubblico possa sentire) Minchione! Non vede la zingara! Allora… davvero funziona la magìa! (Rivolgendosi al compare) Compare, allora… tutto apposto?

ROSARIO

Apposto… di… cosa?

CARMELO

Insomma… è proprio sicuro di non vedere… niente?

ROSARIO

Sa che lei è strano, quest’oggi? Cosa devo vedere? Non vedo niente di niente…tranne lei… s’intende!

CARMELO

E non ha nemmeno sentito parlare…, dire qualcosa… che so… uova d’oro?

ROSARIO

(Meravigliato) Uova d’oro? Si può sapere di che sta parlando? Sa, che lei è alquanto strano stamattina!

CARMELO

(Sottovoce, alla zingara) Mi dica, ma… lei non vede nemmeno niente? Insomma… neanche mio compare?

ZINGARA

Pensi di prenderti gioco di me? (Carmelo fa segno di no col dito) Certo che lo vedo. Te l’ho già detto, sono gli altri che non vedono me e non mi sentono, o meglio quelli ai quali io non voglio mostrarmi… tua moglie, ad esempio, mi ha visto?

CARMELO

Veramente… no!

ROSARIO

Compare, parla da solo? Non è che…!

CARMELO

(In disparte alla zingara) E allora perché anziché le uova non mi da il potere di non esser visto. Mi divertirei un po’ a prendere in giro mio compare.

ZINGARA

Ma quello te lo posso regalare in omaggio! Basta toccarti e…

CARMELO

(Sottovoce) E allora mi tocchi, mi tocchi, mi tocchi! (La zingara lo tocca con la punta del bastone dove ella si sorregge).

ROSARIO

(Sta anch’egli al gioco ed esclama al compare) Compare, compare dov’è finito? E’ volato via? Su, su, si facci vedere!

CARMELO

(Meravigliato, sale su di una sedia) Son qui, compare! Mi vede?

ROSARIO

Ho paura, compare! Che forse son diventato cieco? Ho perso la vista! Dov’è, compare Carmelo? (Rosario facendo finta di essere preoccupato, cerca il compare che era sceso dalla sedia e cammina a carponi). Madonna, mia! Dov’è andato a finire mio compare?

CARMELO

Funziona! (Rivolto al pubblico) Ah, finalmente potrò divertirmi un pò! (Si alza e lo va a toccare, ma il compare sta al gioco) L’ho  toccata, compare! Ch’è, non sente? (Il compare guarda altrove).

ROSARIO

Su, finitela con questo scherzo, che non mi piace proprio!

CARMELO

(Gli si mette vicino e davanti convinto davvero di non essere visto) E ora, comapre, dove sono?

ROSARIO

Si faccia vedere, non mi fa metter paura! (Gli molla un sonoro ceffone in faccia prendendolo in pieno, e, facendolo cadere, comincia a dargli calci, Carmelo si svincola, e si avvicina alla zingara). 

CARMELO

Minchione! E sono invisibile! Pensa tu se fossi visibile! (Alla zingara) Senta, signora zingara, mi rifacci comparire di corsa, prima che mio compare m’ammazza di bastonate!

ZINGARA

E va bene, come vuoi! (Lo tocca ancora e il compare continua a burlarsi di lui).

ROSARIO

Compare! Dove se ne era andato? Mi ha fatto mettere una gran paura! (Carmelo si tocca la guancia). Che ci ha? Perché si tocca?

CARMELO

(Sempre coprendosi la guancia) Niente, niente, compare, è che…

ROSARIO

Sa che mi ha fatto preoccupare veramente! Ma com’è successo che non l’ho vista più? Compare, mi dica, non è che… sto dormendo e l’ho sognato che lei spariva nel nulla? Cosa fa ancora per terra? Si alzi!

CARMELO

No, no! E’ veramente sveglio! Compare, ha una mano che sembra un badile!

ROSARIO

(Ha la mano indolenzita e cerca di non far capire niente a Carmelo) Non capisco di che parla! Sa che non mi sono mai sentito così strano in vita mia? Forse è meglio che vado a casa a riposare un po’; vuol dire che ci rivediamo quanto prima (esce e farà capolino aspettando che esce la complice).

ZINGARA

Anch’io devo andare, e ricordati: un chicco a ogni gallina, e poi saranno uova tutte d’oro… sempre se tua moglie… (facendogli segno di corna).

CARMELO

Tranquilla!

ZINGARA

E tu, diventerai sonnambulo! Ah! Ah! Ah! (Esce).

CARMELO

(Tenendosi ancora la guancia, va a guardare da dove è uscita, dopo si siede afflitto su di una sedia) Porco di un demonio infame! Neanche da piccolo ricordo d’aver preso simili bastonate! (Si rialza indolenzito) Aih! Aih! Aih! E meno male che l’incantesimo era in omaggio… (preoccupato) e le uova d’oro, che sono a contratto? Boh! Speriamo di non andare a finire sotto il tram! (Rimane impietrito, guarda le galline e il sacchetto che le ha dato la vecchietta) Dunque, riepiloghiamo… quindi, se mia moglie mi facesse le corna, io… o meglio, le galline, uova d’oro… niente; e sarei… ora ci vuole: cornuto e bastonato! Meno male che mia moglie è una pia credente e va sempre in chiesa! Allora, cominciamo col dar via all’incantesimo; io… gli do due chicchi di grano, e loro… Dunque, sono due galline… (infila la mano nel sacchetto,  prende due chicchi di grano e si avvia dalle galline) Tenete. Uno a te, e un altro a te, vediamo che succede. A momenti sarò ricco! Ricco, ricco!

 

CATERINA

(Entrando in scena preoccupata, è vestita agghindata, pronta per andare a messa) Che c’è, ch’è successo? (Gli guarda la guancia) Che faccia rossa che hai! Ma… con chi stavi a parlare?

CARMELO

No, niente! A… me stesso, a me stesso parlavo!

CATERINA

Di, Carmelo, non è che devi farmi diventar matta? Se ti ho sentito parlare!

CARMELO

Ma con chi vuoi che parli! Poco fa t’ho chiamata, dicendoti che c’era qualcuno, sei uscita, a chi hai visto?

CATERINA

A tua sorella! (Pensierosa. Carmelo si gira abbassando il capo) Che sei strano! Si puo’ sapire cosa nascondi?

CARMELO

Senti un pò, ma… tu vai… a messa, a messa?

CATERINA

Ancora! Si può sapere cos’hai, Carmeluccio mio? Certo! Dove vuoi che vada?

CARMELO

Se dovessi proprio dire la verità, vorrei che ti rompessi le gambe stando in casa! Tanto, per quante volte sei andata in chiesa, è sicuro che in paradiso ci spettano i posti in prima fila. 

CATERINA

(Sdolcinata) Ma cosa dici mai, maritino mio? Bisogna pregare sempre, sino a che siamo vivi.

CARMELO

Va beh, va beh, lasciam perdere! (Guardando le galline e facendo finta di sentire freddo) Senti un po’, tu… non ne senti freddo? Cosa pensi se ti dicessi di mettere una coperta sulla gabia delle galline?

CATERINA

(Meravigliata) E magari le cucio le calzettone di lana, le sciarpette… Oh, Carmelo! Sai che sei davvero strano? Ma come, tutto in una volta? Senti che facciamo invece, legalline, visto che mio padre sta poco bene e ha pure qualche dolorino, ho pensato di tirare il collo a una delle due e falla in brodo…

CARMELO

(Quasi adirato, scatta) Che cosa? Ma quando mai! Che brodo e brodo! Non toccare le galline, sai!

CATERINA

Si può sapere cosa t’è preso di punto in bianco? Come, lo dicevi pure tu sino all’altro ieri! “Uno di questi giorni, queste galline le faremo in brodo; mi sono stancato di tenerle!” Lo hai dimenticato?

CARMELO

Io? Ma quando mai! Poverine, sono così innocenti! Buone… e poi non danno proprio fastidio. Anzi dovresti pregare anche per loro, così cominciano a fare qualche ovetto… per tuo padre, s’intende! Poverino, sta così male!

CATERINA

Di, ma sei certo di non aver niente? Sei così strano… pure di mio padre, ora ti preoccupi? Che t’è successo? Parla! 

CARMELO

Vuoi saperlo proprio cosa mi è successo? Ho fatto un sogno! Un sogno, che mi diceva che diventerò ricco! Ricco!... Se tu…

CATERINA

Se io…?

CARMELO

No, niente, niente! Cosa vado a pensare. (Entra la figlia. Ha un libro, pronta per andare all’università)

MARIELLA

Mamma, mamma! Il nonno ha aperto il cassetto del comodino e gli ha pisciato dentro; poi si è girato verso l’armadio e gli sputò sopra, ma di uno sputo! Che schifo! Non ha il vaso da notte sotto il letto, che cosa vuol dire?

CARMELO

Niente, cosa vuol dire! (Riflette un pò) Aspetta, aspetta! Forse ha voluto donarci due numeri da giocare a lotto: comodino e armadio. (Alla moglie) E per oggi, cara mia, ti è saltata la messa.

CATERINA

E perché? Pulisco quando torno!

MARIELLA

(Facendo capire alla mamma ch’è troppo sporco e bisogna pulire) Ma, Mamma!

CATERINA

Niente mamma! Tu non stare a preoccuparti e sbrigati che hai d’andare all’università e perdi l’autobus, e la materia rischi di non dartela.

MARIELLA

Ma è troppo sporco! Il comodino gocciola da tutti i lati!

CATERINA

T’ho detto che non fa niente! Vuol dire che non appena torno dalla messa lo faccio… (guarda Carmelo) Sempre se intanto questo servizio non… vuol farlo… tuo padre.

CARMELO

(Alla figlia) Per conto mio tuo nonno può cacare pure sul letto e gli si può anche strofinare sopra sino ad imbrattarsi il viso, compreso gli occhi.

MARIELLA

(Ha la faccia nauseabonda) Papà! Che schifo! Forse è meglio che vada. M’avete fatto passare la voglia di far colazione! (Esce)

CATERINA

Su, su andiamo, figlia mia; e lascialo stare! Io vengo con te, se no pure la messa perdo. (Al marito) A più tardi, e… ti raccomando mio padre, se dovesse avere bisogno. (Esconoo)

CARMELO

(Meravigliato) Che vipera! Oh, signore, non poteva cadermi la lingua quel giorno che pronunziai quel “si”! E il bello che il prete me lo ha pure chiesto! “Tu Carmelo, sei contento di prendere per moglie, la qui presente…” La qui, presente! Ma che ero addormentato, rincoglionito! (Va a guardare dalle galline se hanno già fatto le uova) Ancora niente! Dicono che per la candelora fa l’uovo la gallina vecchia e pure la nuova. Mah, staremo a vedere! Ah, come iniziano a far le uova! Diventerò ricco! Ricco! Ricco! Mi compro un bel titolo di… cavaliere, o che so di conte, barone, commendatore… E tutti quelli che incontro per strada mi faranno l’inchino: “Bacio le mani, cavaliere! Buon giorno signor conte! Sii benedetto, signor Barone…!” (Riflettendo) Sii benedetto… quante volte, bambino, a mio nonno baciavo la mano dicendogli: “sii benedetto, nonno”;  ed egli mi rispondeva: “Dio ti benedica.” E mi donava due fave brustolite, o qualche fico secco. Si era tutti poveri a quei tempi, non avevamo niente… anzi avevamo una cosa in comune: la fame; ora che invece abbiamo tutto, ci mancano le fave brustolite, quei fichi secchi… e la benedizione dei nostri vecchi. Ah, che mondo! Che mondo! Chissà dove andremo a parare. Forse è meglio mettermi a riparare scarpe, prima che arrivano i clienti e non son pronti. (Si va a sedere al banco di lavoro. Dopo un po’ entra Toti).

TOTI

(Entra guardingo; ha paura che possa entrare Caterina) Tio (zio) Cammelo, potto venire?

CARMELO

Certo che puoi venire! Perché no? Anzi, siedi qui e mi aiuti ad incerare il filo di spago che devo cucire questa scarpa.

TOTI

Devo interare? Ti, ti, che io lo to fare! Dov’è, dov’è la tera?

CARMELO

(Dandogli la cera) Tieni qua!

TOTI

E… il pilo?

CARMELO

Che cosa?

TOTI

Il pilo, il pilo per interare.

VARMELO

Ah! Il filo?

TOTI

Pecché, io tome ho detto, non ho detto pilo? Guadda, guadda: pi-lo, pi-lo; che pentavi che ti dicevo pilo? (Riprendono a lavorare. Pensieroso) Tio Cammelo! Tom’é (com’è) che tu ancora non mi hai integnato?

CARMELO

Perché… perché non sono io a insegnarti, ma il tempo! Hai capito? Io posso solo farti vedere come riparare le scarpe, ma poi è il tempo, vero maestro; è lui che ci insegna!

TOTI

Tio (zio) Carmelo, non tiò (ciò) ho capito niente. Te la potto integnare io una cota (cosa), ah, che diti?

CARMELO

Ma certo! Su, che ti ascolto.

TOTI

Lo tai dire: pilo, pilò? O te no quetto (questo), tiò pentato (pensato) l’atto (l’altro) giorno, lo tai? Tenti (senti), tenti: tu, tei Cammelo? Che ti potette (potesse) (errore voluto) dire pure Melo… o no?

CARMELO

Si, certo, Melo.

TOTI

Allora che diti, ti potto chiamare Melo, invete di Cammello te è lungo attai?

CARMELO

E va bene, vuol dire che d’ora in avanti mi chiamerai Melo; e ora me lo dici quello che dovevi insegnarmi?

TOTI

Ti, ti! Allora, tu, abbiamo detto che tei Melo, oh! E ora devi dire due cote (cose): arrotola, e Melo, come ti chiami tu, hai tapito? Arrotola, e Melo, e devi dillo di cotta (corsa), di cotta cotì: arrotolamelo. Lo tai dire?

CARMELO

(Perplesso) Certo che so dirlo! Arrotamelomelo…

TOTI

(Ridendo a crepapelle) Non lo tai, non lo tai! E io ti, io ti!

CARMELO

Ma che ridi? Perché come ho detto?

TOTI

Tu hai detto cotì: arrotamelomelo. Che tignifica, cuta (scusa)? Tu devi dire due parole tole: arrotola e come ti chiami tu; tu come ti chiami?

CARMELO

Melo.

TOTI

Popio (proprio) cotì: arrotola e Melo; hai tapito?

CARMELO

Ho capito, ho capito! Arrotamelomelo.

TOTI

(Ridendo più forte) Ma che diti, melomelo? E’ fatile fatile! E tome te io (che) mi chiamo… Arrotola, e tu ti chiami Melo. (Glielo spiega indicandosi) Allora, tome mi chiamo io…? Per finta però, hai tapito?

CARMELO

Arrotola.

TOTI

E tu?

CARMELO

Melo.

TOTI

Oh! Hai vitto che l’hai tapito? Ora dillo.

CARMELO

Arrotolalamelo.

TOTI

Ma te (che) diti? Tome palli (parli)? Non ti capitte niente.

CARMELO

Pure! Ah, sono io quindi che non faccio capire niente? Mi stai facendo confondere tutto! (Continua a ripetere la frase senza parlare e riprendono a lavorare. Si sente cantare un inno di bersaglieri) Eccolo qua! (Entra Pietro, il suocero, vestito da notte: mutandoni, una vecchia maglia rammendata, in testa un berretto da bersaglieri e il vaso da notte in mano che va a svuotare nell’aiuola davanti casa di Vincenzina, rientrando fa il saluto al genero e a Toti ed entra ancora cantando. I due si guardano meravigliati. Toti si alza e va a vedere, dove ha svuotato il vaso; si tura il naso).

TOTI

Catto (cazzo), che putta!!! Ma tom’é? Guadda che chifo te ha fatto! (Carmelo gli fa segno che è pazzo e ricominciano a lavorare. Affaccia dalla finestra, dove sotto Pietro aveva svuotato il vaso, Vincenzina che si tappa il naso e chiede a Carmelo cosa possa essere quella puzza).

VINCENZINA

Mi scusi mastro Carmelo, ma son venuti quelli dello spurgo del pozzo nero? Sembra di stare dentro una camera a gas!

CARMELO

A dir la verità, un momento fa è passato un camion che suonava, può essere che era carico d’immondizia, e... (fa segno a Toti ad acconsentire).

VINCENZINA

Così, dice?

TOTI

Ti, ti, tuonava (suonava) fotte fotte!

CARMELO

Che cosa dici pure tu! Tuonava?

TOTI

No, tuonava come piovere, ma come tuonare!

VINCENZINA

Vieni qui, Toti, che tuo nonno vuol sedersi fuori a prendere un po’ d’aria… anche se son certa che come sente sta puzza vuol subito rientrare (Vincenzina se ne rientra e Toti esce. Carmelo va a togliere di corsa quanto ha buttato il suocero e spruzza un deodorante in tutto il baglio; poi si va a sedere come se non avesse fatto nulla e si rimette a lavorare).

JACOPO V.F.C.

(Da fuori scena) A messa, a messa voglio andare!

CARMELO

Tutti santi sono in questo cortile!

VINCENZINA V.F.C.

Ma dove deve andare! La messa è quasi alla fine oramai.

JACOPO V.F.C.

E allora fuori, fuori voglio uscire, devo prendere una boccata d’aria fresca!

VINCENZINA V.F.C.

(Sempre fuori scena) La lasci fottere l’aria fresca, che c’è freddo! E poi il camion ha finito da poco di svuotare il pozzo nero, e c’è puzza da crepare!

JACOPO V.F.C.

(Fuori scena) Da volare? Chi è che deve volare?

VINCENZINA V.F.C.

Che volare e volare! Ho detto crepare!

JACOPO V.F.C.

Trovi sempre una scusa per non farmi uscire di casa.

VINCENZINA V.F.C.

Ah, si? Ho sempre una scusa pronta? E allora su, che lo porto fuori, e si diverta tanto! (Entrano. Toti porta la sedia a sdraio e la va a sistemare in un angolo, e lei accompagna suo padre, il quale, entrando tira un grosso sospiro di sollievo, sentendo quel bellissimo profumo. Vincenzina rimane sbalordita e nello stesso tempo meravigliata, e si rivolge a Carmelo che faceva l’indifferente). Mastro Carmelo, ma che è successo? E’ sparita la puzza? E come? Sa, che quasi quasi mi siedo anch’io fuori, a lavorare a maglia?

CARMELO

Cosa vuole che le dica, donna Vincenzina, servirà a tenermi compagnia; mia moglie è andata a messa.

VINCENZINA

A messa, si! A molti, prima piace camminare per strade storte e polverose… si sporcano tanto; e poi vanno (allusiva) a messa, come andare ad una fontana, si siedono e pregano, pensando di sciacquarsi i panni della coscienza con un paio di paternostri e avemarie. Che cosa credono! Tutto conservato abbiamo per quel giorno che saremo chiamati alle armi.

CARMELO

Cosa dice, donna Vincenzina? Con chi ce l’ha? E di che armi parla?

VINCENZINA

Di che armi parlo? Parlo di armi e dico anime! Ah, perché lei pensa che in questo mondo, tutti quelli che abbiam fatto ciò che più ci è stato comodo: odio, guerre, mancanze di rispetto, tradimenti, soverchierie… pesati saremo un giorno, pesati su di una bilancia che pesa anche una piuma di uccello, giustizia a livello. Ah, quanti imbrogli, quanti sbagli! A tanti alberi cadran giù le foglie!

CARMELO

Donna Vincenzina, non ho capito dove lei vuole andare a parare. Io posso solo dirle che rischio di vedermi senza foglie non ne ho proprio. Niente ho e niente voglio avere, e quello che è mio è di tutti.

VINCENZINA

Tutti così diciamo: “ciò che è mio è di tutti”, mentri poi, nei fatti… mi dica una cosa, io, galline non ne ho, e lei si; se le dicessi: mastro Carmelo:  me la da una gallina? Lei cosa mi risponderebbe?

CARMELO

(Facendo un gestaccio) Toh!!! Le direi.

VINCENZINA

(Meravigliata) Eh!?

CARMELO

(Cerca di correggersi) Ma che cosa ha capito? Io intendevo dire toh! Nel senso di voler dire tieni, prenditela! Certo, perché non dovrei dargliela… solo che… non le conviene prenderla, perché…

VINCENZINA

Perché…

CARMELO

Perché uova non ne fanno!

VINCENZINA

Allora è segno che come cominciano a fare le uova me la posso prendere?

CARMELO

Mi stia a sentire, cosa c’entrano le mie galline col discorso della chiamata alle armi? Caso mai posso darle qualche ovetto, invece, come cominciano a farle, eh! Io ne ho solo due di galline; se ne avessi avuto cento, gliele avrei date tutte e due.

VINCENZINA

E va bene, vuol dire che m’accontenterò di qualche ovetto (si gira per andarsene, e Carmelo le fa un gestaccio. Si rigira per avere conferma, ma…) Eh!?

CARMELO

(Imbarazzato) No, niente… io… volevo dire: toh! Nel senso di dire…

VINCENZINA

(Ripetendo il gestaccio di Carmelo) Tieni! E ora glielo do! (Carmelo annuisce forzatamente, mentre Jacopo, che intanto s’era addormentato, cade dalla sedia)

Fine primo atto

Secondo atto

(Scena Medesima. Caterina è intenta a lavare gli indumenti dentro una piccola tinozza di legno accanto al rubinetto a muro. Viene da fuori un dottore)

DOTTORE

Donna Caterina! Come va, come va papà Pietro?

CATERINA

E comu vuole che vada, dottore!. Ogni tanto gli prendono i cinque minuti e fa quello che vuole, e… non gli si può dire niente! Meno male che non è pericoloso. E’ mio marito, invece che mi preoccupa. Sa cosa gli è preso, dottore? La sera, prima di coricarsi, mette sul comodino due fiaschi di vino e un grosso pane di quasi due chili… di quelli rotondi; si infila sotto le coperte e s’addormenta.

DOTTORE

E… durante la notte che fa? Si alza e mangia, oppure…

CATERINA

Ma quando mai! Che russa sino a tarda mattinata!

DOTTORE

A lei sembra che sia così, perché lei dorme, e non vede cosa succede durante la notte.

CATERINA

Dottore, le dico che dorme pure lui tutta la notte.

DOTTORE

Strano, veramente strano! (Ha un’idea) Però può essere che… no, no, sicuramente mi sbaglio.

CATERINA

Di cosa, si sbaglia, dottore?

DOTTORE

Pensavo… insomma, pensavo... e se fosse diventato sonnambulo?

CATERINA

Che cosa, dottore, quello che… cammina di notte… (imitando il sonnambulo) così? (Il dottore annuisce) No, no, non può’ essere, lei pensa che non me ne sarei accorta?

DOTTORE

E come, se lei in quel momento dorme? Il sonnambulo, deve sapere che si alza e cammina come se fosse veramente sveglio; guai però a svegliarlo, la paura diventerebbe così tanta che potrebbe morirne. Ha capito, signora Caterina?

CATERINA

Sa che da stanotte starò attenta per vedere s’è come dice lei.

DOTTORE

Senza però…

CATERINA

Svegliarlo! Ho capito, dottore.

DOTTORE

Beh, io devo andare; mi ha chiamato donna Vincenzina dicendomi che stanotte invece suo padre ha fatto… come dire…

CATERINA

L’opera! Ah, dottore, che teatro, che teatro che fa! Come gli si mette il cervello in folle, si sgrana la marcia della ragione e chi s’è visto s’è visto! L’altro giorno si fissò che mio marito doveva per forza cantargli una canzone… bisognava vedere quello che è successo!

DOTTORE

E va beh, gliela poteva cantare mastro Carmelo una canzone!

CATERINA

Dottore, gliel’ha cantata! Nonostante tutto mio marito non sa cantare… è stonato come la campana della chiesa Madre; solo che questo pazzo, come s’è accorto che mio marito era stona ha fatto scoppiare la guerra! La voleva intonata la canzone, intonata! Capisce? Fortuna che in quel momento entrò mio padre, si è spaventato e scappò dentro casa…

DOTTORE

…Suo padre?

CATERINA

No, no! Lui, il pazzo, scappo dentro! Chissà quale impressione gli avrà fatto mio padre. (Guarda se può entrare qualcuno, po in confidenza) Senta dottore, perché non glielo consiglia lei a donna Vincenzina di portare suo padre al manicomio, che a me non da ascolto la… (ironica) signora.

DOTTORE

Glielo consiglio, glielo consiglio! E’ facile a dirsi… lei glielo porterebbe suo padre al manicomio? (Entra Carmelo)

CARMELO

Di corsa! Di corsa glielo porterei, dottore!

CATERINA

Cosa vuoi far credere al dottore che mio padre è pazzo?

CARMELO

Pazzo? Di galera è! Altro che pazzo. (Al dottore) Sa cosa fa, dottore, di punto e in bianco sparisce, non riusciamo più a trovarlo; iniziano le ricerche… gridiamo sino a sgolarci; ma egli non risponde! E, dopo tanto cercare, lo troviamo: una volta sotto il letto, perché dice d’aver paura delle bombe; un’altra volta dietro la tenda, perché dice di giocare a nascondino; qualche altra volta dentro l’armadio col cappello di bersagliere in testa… “stava in trincea”, dice, in trincea! ha capito, dotore?

CATERINA

Cosa fa dimale, poverino, se combina queste cose?

CARMELO

Cosa fa? Come cosa fa! Vorrei proprio vederlo se si trovasse ad avere un moschetto nelle mani…mentre è… in (ironico) trincea, e mi scambierebbe per il nemico.

DOTTORE

Non le avrebbe sparato, su!

CATERINA

Certo che non l’avrebbe fatto! Anche se il moschetto te lo darei in testa ogni cinque minuti. Quando devi capirlo che per lui è un gioco, è come se fosse tornato bambino…

DOTTORE

Proprio così. Ah, ma vedo che lei, signora Caterina ha fatto una analisi ben precisa della malattia. Egli è diciamo… un pazzo buono, che non aggredisce.

CATERINA

Mio padre! Mentre con lo zio Jacopo c’è da tenere sempre gli occhi aperti, perché è litigioso! E non le dico quando sgrana la marcia della ragione! Un linguaggio che chissà da quale continente è! Sembra, a sentirlo, che s’abbia ingoiato un vocabolario (fa il gesto di piccolo) di quelli tascabili.  (Entra in scena Jacopo e li osserva attentamente. Ha in testa un colapasta, un bastone in mano, è in mutandoni, un paio di anfibi, e sulle spalle ha un pezzo di stoffa legata a mantello. Rimangono tutti immobili, non sanno cosa fare).

JACOPO

(Incomincia a dare i numeri e guarda Carmelo che si trova un po’ in disparte) A te, che fosti ardito condottiero…

CARMELO

Minchione, proprio di lui si parlava!

DOTTORE

(Sono tutti impauriti) E ora?

CATERINA

Fermi, state fermi, che a momenti si sfoga, dice quattro paroloni difficili e subito finisce tutto

JACOPO

(Rivolgendosi al dottore e a Caterina) E voi? A voi dico! Creatori di complotti. Ardimentosi guerrieri barbari, come osate inveire fugaci pensieri strani?

CATERINA

(Più impaurita che mai) Madonna mia! Sta volta siamo fregati; questo discorso dei soldati barbari non lo avevo ancora sentito! Se ci muoviamo perde il controllo, fermi, fermi! Assecondiamolo, assecondiamolo, dottore. (Jacopo si avvicina ai due rimasti immobili).

JACOPO

Io, sono, miei condottieri alemanni! Non mi riconoscete? Attila! Su, (minacciandoli col bastone come se fosse una spada) prostratevi in ginocchio al vostro Re. (Hanno paura e tentennano ad inginocchiarsi). Inginocchiatevi!!!(S’inginocchiano) Che notizie mi portate dall’Alsazia?

DOTTORE

(Impaurito più che mai, a Caterina) Alsa…che?

CATERINA

(Terrorizzata, e sottovoce) E che ne so, dottore! Ho paura, ho paura per come muove il bastone.

JACOPO

E allora? Su, rispondete!

DOTTORE

Oh, Madonna del Carmelo! Chi me lo ha fatto fare a venire sin qui? Su, signora, risponda lei.

JACOPO

(Poggia la punta del bastone sulla spalla di Caterina la quale trema dalla paura e parla col Dottore) Cosa mormori tu, guerriero? Dimmelo! Che cosa succede nell’Alsazia?

CATERINA

(Caterina ha paura, e  invita il dottore a parlare, ha paura che se non parla, li bastona a tutti e due) Dottore, con lei parla. Oh Dio! Le risponda, le risponda, se no il bastone di sopra ce lo rompe.

CARMELO

(Indicando a Jacopo la moglie) Colpisci, Attila, non sbagliare, colpiscila!

CATERINA

(A Carmelo) Gran pezzo di cornuto! Gli dici di bastonarmi? Ma finire ha sta pazzia!

JACOPO

(Sentendo parlare Melo gli si avvicina) E tu, oh fido condottiero, che l’anima daresti in cambio per la vita del tuo Re. Dimmi, cosa suggerisci di fare a questi due perfidi guerrieri, che per pochi danari hanno tradito il loro coraggioso sovrano?

CARMELO

(La paura ha preso molto anche lui) Io, veramente…

JACOPO

Anche tu passi dalla loro parte? Parla!

CARMELO

Io? No, no, no! Quale parte e parte! Io sto col mio re!

JACOPO

E allora parla, su! Chi, dei due, tu pensi possa avermi tradito?

CATERINA

(A Carmelo che tardava a scegliere tra il dottore e la moglie) Non ti rischiare, sai!

DOTTORE

Allora, devo prenderli io?

JACOPO

E allora? (Si porta dai due che sono sempre in ginocchio) Lui, o lei? E tu (a Carmelo) mentre faccio assaporare loro il bastone, salirai su questa sedia e canterai le lodi al tuo Sovrano. (gli si avvicina e lo intimorisce) E guai a te, se sei stonato! Dai, su, canta!

CARMELO

(Inizia a cantare con voce da tenore) Caro mio Sovrano, ancora qualche giorno, e io diventerò ricco con le mie uova d’oro… (Si sente un canto di bersaglieri, Jacopo capisce che sta arrivando Pietro e scappa. Pietro entra, vede i due in ginocchio e s’inginocchia pure lui col vaso da notte in mano, poi si alza e si porta ancora dove suole svuotarlo. Arrivato sotto la finestra, mentre gli altri rimangono immobili meravigliati a guardare la scena, li guarda, svuota il vaso e rientra trascinandosi il vaso e, abbaiando, gli altri al suo passaggio faranno dei veloci passetti indietro e dopo averlo visto uscire, si alzano, guardando le uscite, stanchi d’avere sopportato quanto accaduto).

DOTTORE

(Ancora impaurito, guarda da dove è uscito Jacopo e poi Andrea, e saluta i due balbettando). Eh no! In que-questo ba-baglio non ci me-metterò più piedi, neanche se do-dovessi sapere di di-diventare ri-ricco! (esce)

CARMELO

E io che so di saperlo, allora? Ma come le galline cominciano a fare le uova, me ne scappo di notte e notte da questo posto!  

CATERINA

(Meravigliata) Che cosa? Le galline? Che cos’è questo discorso delle galline? (Si avviano a rientrare dentro).

CARMELO

Le galline? Oh, niente! Ho detto che se le galline cominciano a far le uova, scappo da questo cortile per… andarli a vendere! Si proprio così, a venderli!

CATERINA

A venderli? Ma di che cosa stai parlando? Andiamo, su! Broccolone che non sei altro! (Escono. Entra Rosario, il compare. Ha il polso e tutta la mano bendata, si avvicina alla gabia, gli mette dentro due finte uova d’oro e chiama il compare). 

ROSARIO

Compare, compare Carmelo! (Affaccia Caterina e Rosario la tira a se) Oh, Catarena mia! Abbracciami; io impazzisco lontano da te!

CATERINA

(Guardando se rientra suo marito) Zitto, Rosario! Ma che cosa dici? Se vien fuori mio marito, una forma di scarpe in testa ci rompe! Vai via, vai via che se arriva scopre tutto! Sei scemo a dir questo?

ROSARIO

Scemo, si, scemo sto diventando a causa tua! Vedi che stasera al chiar di luna vengo a trovarti… un bacio, un bacio solo voglio da te!  

CATERINA

(Sempre sottovoce e guardando ogni tanto se esce Carmelo) Cerca di farla calmare questa tua calùra quando sei qui. E poi… non mi sento ancora pronta a darti un bacio. T’ho detto che so io quando è ora. Adesso smettila che può entrare mio marito da un momento all’altro, e siamo rovinati! (Si sente arrivare il marito).

 

ROSARIO

(Come se fosse arrivato in quel momento) Buon giorno comare! (Esce Carmelo) Compare Carmelo! (Guarda i due e si rivolge a Carmelo) Come mai tutti e due siete sudati e avviliti?

CATERINA

Cosa crede che possiamo avere! E’ che in questo cortile, da un po’ di giorni facciamo ginnastica, (prima di fare qualche esercizio per indicare la ginnastica, guarda dove è uscito Jacopo) ecco, si, proprio così! Vede?

ROSARIO

(La guarda e sbaglia a parlare) Quanto è bona, comare! (Marito e moglie si guardano meravigliati).

I DUE IN CORO

Eh!

ROSARIO

No… niente! Volevo dire: quanto è buono, comare, fare ginnastica.  

CATERINA

Ah, mi sembrava! (Gli guarda il polso) E lei, piuttosto, che cos’ha fatto alla mano?

ROSARIO

(Guarda Carmelo e la vuole nascondere) No… niente! Poco fa m’è rimasta impigliata… e… l’ho fasciata! E allora, compare, son venuto per le scarpe, son pronte, che ho d’andare a Palermo?

CARMELO

Quando mai! E comunque non sono così rotte le scarpe, può ancora utilizzarle! O, se vuole (prendendo delle scarpe) può prendere queste di zio Carmine che son pronte; vuol dire che al ritorno dalla città me li riorta indietro ed io le faccio trovare pronte le sue. (Caterina guarda meravigliato) Ha capito?

ROSARIO

Veramente… io…

CATERINA

Come! Si mette le scarpedi zio Carmine? Stai scherzando? Ho capito, è l’ora dello scherno! Forse è’ meglio lasciar perdere! (Esce, mandando bacetti al compare).

CARMELO

(Guarda la moglie uscire, Rosario cerca di rispondere ai bacetti cercando di non farsene accorgere, le fa segni che verrà più tardi, e parla al compare sottovoce) Compare, poco fa… però voglio mi dica la verità, quando è venuto a portar le scarpe, non ha notato niente di strano? Dico… niente… di niente?

ROSARIO

Ch’è, ricominciamo? Ma… è sicuro di sentirsi bene? Che cos’ha? E’ già la seconda volta che mi chiede se ho visto cose strane; cosa c’è da vedere di strano? Non è che sono arrivati i marziani, e…

CARMELO

Si, forse è meglio lasciare andare, (ironico) che ci sarebbe poi di tanto strano se vedessimo le streghe… gli gnomi?

ROSARIO

Veramente, io, a queste cose non ci ho mai creduto, ma…

CARMELO

…Ma?

ROSARIO

Dico, ma… nel senso che… insomma, con tutto quello che si sente in giro: zio Marco che ha scoperto un baule pieno di monete d’oro; zia Lucia che sente cantare gli uccelli dentro il frigorifero… compare, sino a quando me li raccontavano, non gli credevo, ma quando mi persuasi ad andare in casa di zia Lucia… e… aperto il frigorifero… funzionante! Sono rimasto secco; non è uscito da li dentro, volando, un pettirosso! Ha capito ora perché son portato a credere a (evidenziato) certe cose? E’ da un po’ di tempo che si sentono cose… molto strane! Staremo a vedere dove andremo a parare.

CARMELO

Ah, s’è per questo, se ne sentono tante di cose… ha sentito, ad esempio, che se n’è scappato di casa zio Vincenzo con la Giovanna? (Rosario sa di essere quasi nella stessa situazione e comincia a riflettere, e mima quanto sta narrando Carmelo). Non c’è più mondo! E poi dico io, quell’ignorantone di suo marito che faceva, dormiva? Di niente s’accorgeva? Gran pezzo di becco!

ROSARIO

E già, gran pezzu di becco!

CARMELO

Gran pezzo di broccolone!

ROSARIO

Pezzu di broccolone!

CARMELO

Gran pezzu di minchione!

ROSARIO

Pezzo di Minchione!

CARMELO

Compare, ma che ci stiamo dicendo il rosario? Perché ripete quello che dico io?

ROSARIO

Quando mai, compare! Rinforzo solo quello che dice.

CARMELO

Cerchi di rinforzarlo meno ciò che dico! Tu guarda in che mondo viviamo! E col comparato in mezzo! E’come se lei…

ROSARIO

(Intervenendo subito) Io… che cosa?

CAARMELO

Dicevo… è come se lei, che è mio compare…

ROSARIO

(Un po’ aggitato) Ma neanche se venisse il terremoto e rimanessi solo con la comare! Cosa va a pensare! Io con… sua moglie!

CARMELO

E va bene compare, ho solo voluto fare un esempio, lo so che lei non toccherebbe mia moglie nemmeno se cadesse il mondo… e poi, con mia moglie non le converrebbe proprio! Quella quando dorme racconta tutto, pane pane e vino vino di ciò che le succede durante la giornata, e se devo essere sincero è da un paio di notti che le sto addosso, e sino ad ora niente, se no è sicuro che già lo avrei saputo; ma… se dovesse succedere… (Si adira da far paura a Rosario) è sicuro che perderei il lume della ragione, altro che mio suocero! Non capirei più niente, e a quello scellerato… sa cosa gli farei? (Rosario ha paura) Lo vuol sapere?  (Rosario rimane impetrito) Lei, compare cosa gli farebbe?

ROSARIO

(Spaventato) Io, niente!

CARMELO

Niente? Come niente!

ROSARIO

(Riprendendosi) No, no! dicevo niente nel senso che… neanch’io saprei quello che farei!

CARMELO

Per prima cosa, gli caverei gli occhi. (Rosario, si tocca su quanto Carmelo va nominando) Poi, a sangue caldo… prenderei (lo prende da sul banchetto) questa lama… taglia, sa! come il rasoio da barba taglia, io sempre affilato la tengo! Gli prenderei quel coso… lei mi capisce…   

ROSARIO

(Morto di paura accenna a ciò che ha capito) … Quello! … quello, quello?

CARMELO

Proprio Quello! E… zamt!!! (Rosario si tocca) Che cos’è, compare, s’impressiona? Ma no! Tanto stiamo solo facendo una supposizione! (Rosario si tocca il sedere dalla paura) Sbaglio (annusando in aria) o sento puzza strana? Forse è meglio cambiare discorso, lei s’impressiona troppo, compare!

ROSARIO

Si, si, forse è meglio cambiare discorso, perché io… (si ritocca) forse…

CARMELO

E allora, se le possono servire le scarpe son già prote.

ROSARIO

(Più confuso che persuaso si prende le scarpe, e toccandosi il di dietro come se gli scappasse d’andare in bagno, si avvia) Si, si forse è meglio che prendo le scarpe e corro a casa; stiamo solo parlando di cose senza senso. Si, si, forse è meglio andare, mia moglie sta aspettandomi, e se ritardo chi la sente. (Va per uscire) Mi saluti… no, no! Niente, niente, compare! Non mi saluti nessuno! (Ed esce con la mano che va tenendosi il di dietro).

CARMELO

Minchione, com’era impaurito! Neanche se fosse stato lui il “merlo”! Forse è meglio mettermi a lavorare, si, si, forse è la miglior cosa. (si siede al banco ed inizia a lavorare, entra, venendo da fuori, Vincenzina).

VINCENZINA

Eccomi qui. Mastro Carmelo, ma… cosa aveva suo compare che correva così forte?

CARMELO

Mio compare? Niente che io sappia! Solo che abbiamo fatto un breve di scorso di… cose d’uomini insomma.

VINCENZINA

Niente! L’ho incontrato che correva come un treno, aveva una mano davanti e una dietro, e… una faccia che sembrava un morto di cent’anni, e… una puzza! Una puzza che lasciava correndo! Non è che lei… ma… sua moglie, sua moglie dov’è, mastro Carmelo?

CARMELO

Io… che cosa? E che c’entra mia moglie?

VINCENZINA

No, dico… sua moglie, nel senso di… chiederlo a lei, giacché son cose di voi maschi.

CARMELO

In questo cortile è da un po’ di giorni che sento (allusivo) parlare a mezze parole, mi sta sembrando il discorso dei tre”sordi” (è un modo di dire, quando non si riesce ad apprendere il significato di un discorso). Si spieghi meglio, comare.

VINCENZINA

Niente, niente, forse ha ragione lei, lasciamo stare sua moglie; ma, mio padre, s’è fatto sentire mio padre? 

CARMELO

(Esclamazione ironica) Nooo! Suo padre? Ma quando mai, poverino! Non s’è fatto sentire per niente! Ha dormito tutta la santa giornata! (Riprende a parlare serio) Donna Vincenzina, a suo padre non deve lasciarlo pù solo; fa più paura di un doberman! Poco fa ci ha fatto prendere un colpo! E al dottore, sicuramente lo hanno assaltato i vermi!

VINCENZINA

Perché… è già venuto il dottore?

CARMELO

Il dottore, in un solo viaggio, è venuto due volte…

VINCENZINA

Due volte?

CARMELO

Due volte: la prima è l’ultima; e ha detto di dirle di non chiamarlo più neanche se lei lo facesse diventar ricco. Pazzo, se n’è andato via come un pazzo!

VINCENZINA

Mastro Carmelo, lei lo sa che son rimasta sola dopo la morte di mio marito; ho Toti, ma è come se non l’avessi. (Preoccupata) Anzi dov’è rimasto? Era dietro di me! (Entra Toti va leccandosi un gelato al cioccolato che gli cola da tutti i lati sporcandogli il viso e i vestiti) Lo guardi, vede com’è combinato? Posso lasciarlo solo con mio padre? Deve scusarmi per quello ch’è successo, cosa vuole che faccio?    

TOTI

Ttio (zio) Carmelo! (Gli si avvicina col gelato) Tte (ce) la vuoi dare una leccata, guadda, è fatile (facile) fatile! Te no… tenti, lo vuoi succhiare quello che tt’è (c’è) dento il coto (coso); come ti dice…?  

CARMELO

Il cono?

TOTI

Ti, ti, quetto!

VINCENZINA

Andiamo, su Toti, che lo zio Carmelo ha da lavorare!  

TOTI

Mi potto ttare (stare) qua, ttio Cammelo? Ti metto la tera (cera) nel pilo (Vincenzina non capisce) e t’integno (t’insegno) un’attra cota.

VINCENZINA

Eh?

CARMELO

No, niente, egli dice il pilo nel senso di filo; incerare, insomma.

VINCENZINA

Ah!

CARMELO

Lo lasci, lo lasci pure se vuole, donna Vincenzina, non me ne da disturbo. (Vincenzina esce, Toti prende una sedia e si siede accanto a Carmelo).

TOTI

Me lo integni a contare le cappe? (scarpe)

CARMELO

Ora? (Toti annuisce) Propria ora… ora? (Toti annuisce ancora) E va bene (comincia contare le scarpe). Una, due, tre…

TOTI

(Fa un gestaccio a Carmelo) Teh! Tei ccatto (scaltro), sei!(sei). Io ditevo contare cotì. Io ditevo contare… come  cutire (cucire) le cappe (scarpe).

CARMELO

Ah, consàre… come riparare? (Toti annuisce) Senti, ma perché non fai un po’ di scuola di dizione?

TOTI

Che cota? colattione?

CARMELO

Si, la cena! Dizione! Come quella che fanno gli attori: (ripete alcune parole dizionate) la e aperta, la e chiusa… così, ascolta (ripete) paèse, ese, ese, ese…

TOTI

(Ripete) Tenti (senti), tenti: ete, ete, ete…

CARMELO

Va beh, va beh! Forse è meglio lasciar perdere. Ora, ascolta; li sotto, vicino la gabia delle galline, c’è un paio di scarpe rotte che è da molto tempo che son qui, non so più nemmeno di chi sono, prendile e ti siedi qui, ed io ti dico come fare ad aggiustarle. (Toti va a prendere le scarpe che si trovano vicino la gabia dei polli, e si accorge dell’uovo, lo prende assieme alle scarpe e se lo porta, e, mettendolo sulla forma comincia a battere sopra col martello).

TOTI

Minta (mischia) ch’è duro tttio Carmelo, non ti (si) vuole rompere…

CARMELO

(S’accorge dell’uovo, rimane immobile e parla balbettando) Ei, tu! Co-co co-co co-co…

TOTI

Ttio Cammelo che ttai (stai) fatendo l’uovo pure tu??

CARMELO

Co-cosa stai facendo? Da-da, da-dammi qua! Do-dove lo hai preso?

TOTI

Nella gabia delle galline era, ttio Carmelo! Te lo giuro! (Giura baciandosi due dita).

CARMELO

E questo è il primo! E come pesa!! Sarà almeno almeno… trecento grammi! E quanti euro corrisponde? (Guarda Toti e gli vuol far capire che quello che ha visto e…) Senti Totino, dico… tu… non hai visto… niente! Vero?

TOTI

(Non capisce) Te (che) dite?

CARMELO

Ora stammi a sentire, d’ora in avanti non ti avvicinare più alle galline! Hai capito?

TOTI

E pecché?

CARMELO

Come, perché! Perché le galline sono ammalate, hanno la giallìa, la malaria! Non vedi le uova che colore li fanno? E può succedere che ti contaggiano la malattia; anzi senti cosa facciamo, quest’uovo lo buttiamo (fa finta di buttarlo e lo conserva velocemente in tasca mentre Toti ancora guarda in aria cercando di vederlo cadere) e ci laviamo le mani di corsa, hai capito? Prima che diventiamo di color giallo.

TOTI

Ti, ti! Di cotta (corsa) di cotta, ttio Cammelo! (Toti va a lavarsi le mani e s’accorge di un altro uovo; guarda ancora e ne vede degli altri e se li metterà, senza farsene accorgere di Carmelo, in un sacchetto che aveva in mano da prima. Ne prende, come se ne avesse visto un altro, e lo mostra a Carmelo) Minchia! Ttio  Carmelo, le galline davvero ammalate pericolote tono!

CARMELO

Perché, cos’è successo?

TOTI

Tono (sono) ammalate! Guadda, un’atto (un’altro) uovo! Tieni.

CARMELO

Zitto! Che la loro malatti è la mia salute!

TOTI

Che diti?

CARMELO

Niente, niente! Dico di lavarti bene le mani e di notoccare più le uova. (Verso il pubblico) Questo è segno che devo iniziare a fare le nottate, se no può succedere che non ne fanno più! Totino, senti che facciamo, siccome è già tardi vai a casa a cenare e poi subito a letto, così si fa giorno prima. Quindi togliamo le tende e ci vediamo domattina, così t’insegno a… con…tare, come dici tu, le scarpe, va bene?

TOTI

Ti, ti, mi vado a coricare tubito tubito, cotì ti fa gionno (giorno) più velote! (veloce)  (si avvia ad uscire).

CARMELO

Ah, Totino! Guarda che le uova… le ho buttate, e le galline, domani le porto dal veterinario; hai capito? Perché hanno la giallìa! Che hanno, che hanno?

TOTI

Ti, ti, ho tapito! Hanno la ttallìa!

CARMELO

Si, il grembiule! No, la sciallina, gia-llì-a!

TOTI

Ti, ti, domani me lo racconti! Ttao, ttao! (Esce)

CARMELO

(Lo guarda uscire) Ttao, ttao, si! Meno male che è mezzo scemo, poverino! Ah, se si fosse accorto che le uova erano d’oro! Altro che ttao, ttao! (Esce, e rientra Toti che s’era dimenticato il sacchetto, lo prende e va uscendo le quattro uova mettendosele in tasca).

TOTI

(Fa un gestaccio verso dove è uscito Carmelo) Toh!!! Ora glieli davo tutti! E che tono petto? (fesso). (Ne guarda uno, meravigliato) Mintia, però quette uova mi tembano (sembrano) ttane (strane)! E tono petanti! (Esce, e si abbassano leggermente le luci, si sentiranno cantare i grilli notturni e qualche gufo. Entra Rosario con la vecchietta, la quale si toglierà i vestiti e tutto ciò che la facevano apparire vecchietta).

ROSARIO

(Entra ed invita ad entrare la complice) Entra, entra che nessuno c’è!

ZINGARA

(Incominciando a togliersi gli oggetti di sopra) Io direi di finirlo qui lo scherzo, non è giusto quello che stiamo combinando, anzi ora lo chiamo e gli dico...

ROSARIO

(La precede) Sa, mastro Carmelo, Rosario è collega mio d’ufficio, e mi ha confidato ch’è innamorato di una bella signora, ed io per aiutarlo lo vorrei fare incontrare con... sua moglie...

ZINGARA

No, no, caro mio! Il patto non era questo. Era quello di fare lo scherzo a Mastro Carmelo e fargli credere che le uova eran d’oro; a me, delle altre cose non interessa proprio; io ho grande amicizia con tua moglie e non vorrei farle un torto, cerca di non girare le carte in tavola, ora!  (Si sente rumore, qualcuno che si accinge ad entrare). Senti, io me la filo, se vuoi, rimani tu. (Esce lasciando gli indumenti di vecchietta li per terra. Entra Caterina, Rosario è nascosto). 

CATERINA

(Sospira per quella splendida serata) Ah, che bella serata! (Guarda in alto, ha in mano una fascia come quella che le donne mettono sui capelli) E che cielo stellato!

ROSARIO

(La chiama piano piano) Caterina, Caterina!

CATERINA

Chi è? Chi siete?

ROSARIO

Io, io sono, Rosario! Ti vorrei parlare.

CATERINA

No, no vattene, prima che sente mio marito!

ROSARIO

Io son venuto per sapere e dirti una cosa.

CATERINA

(Preoccupata, guarda se entra Carmelo) E allora sbrigati, su!

ROSARIO

Dimmi, ma... tu sei sicura che tuo marito nun sa niente di noi due?

CATERINA

Ne di noi e nemmeno di altri!

ROSARIO

(Sbalordito) Cosa vuol dire di altri? Che forse… tu, con Mario, ancora….

CATERINA

No, no! Con Mario è già da un po’ che… (Fa come per pulirsi il muso).

ROSARIO

E allora? Parla, scelerata! Che fui pazzo quel giorno! E… di me, di me, cosa sa mio compare?

CATERINA

Di te? Perché cos’è successo con te? Non abbiamo fatto niente ancora!

ROSARIO

E per ciò ti dico! Siccome ancora non è successo niente… non vorrei che tu, magari di notte… chissà…. si dicono tantissime cose pure mentre si dorme… e…

CATERINA

E… che cosa? E allora questa fascia per cosa credi che me la metto, per i capelli? Questa la metto davanti la bocca. Io col naso ho imparato a reswpirare! Hai capito, ora? Che sono pazza, sapendo che di notte parlo!

ROSARIO

Quindi tu… sapendo che la notte… Figlia di puttana! Ecco perché il compare non ha mai saputo di te! E io… tu non sei femmina, diavolo sei!

CATERINA

Sono stata… forse; ma da questo momento… (Guarda ancora se sente suo marito) E ora vattene per carità e lasciami in pace per una volta e per sempre!

ROSARIO

Si, si me ne vado! Ma prima ho da dirti ancora una cosa: devi sapere che le galline… (si sente rumore. E’ Toti che si avvia verso la finestra di Mariella).

CATERINA

Ancora con queste galline! E allora… le galline? (Vedono Toti e stanno in silenzio).

TOTI

(Bussa leggeremente alla finestra e la chiama) Mariella, dove tei che ti voglio ppotare (sposare)? (Si sente altro rumore. E’ Carmelo che esce in mutandoni, col pane in testa e le due bottiglie di vino tenute a braccia tese). Mamma mia! Ma chi è quetto fantamma?

CARMELO

(Prima di iniziare il giro si sofferma davanti la gabbia) Guardo la gabbia e uova non vedo; / (inizia a fare il giro del baglio) faccio il mio giro e forse lo trovo, / e se per caso vedo cose strane, / io penso e dico: son cose vane. / Coraggio e cammina, mio caro Carmelo, / che appena ricco… apriti cielo! (I due camminavano lentamente indietro per non farsi vedere e vanno a scontrarsi con Toti il quale sussulta dalla paura).

TOTI

Il fantamma! Il fantamma! (e scappa per dentro, Carmelo si gira vede i due e continua a verseggiare).

MELO

Cammina Carmelo ch’è solo un miraggio; / non ci pensare e fatti coraggio. / Non ti scordare che il sonno tradisce, / e se ti svegli l’incanto finisce. / (Rosario scappa di corsa senza nemmeno salutare Caterina). L’ultimo giro ancora ho da fare, / e poi di corsa tutti a dormire. (Esce con Caterina che le cammina dietro. Carmelo entra, sempre da sonnambulo, Caterina si gira va verso il pubblico fermandosi sul proscenio).

CATERINA

(Al pubblico, quasi sottovoce) Ora che la favola volge a finire, / solo una cosa lasciatemi dire: / Se volete… continuare a sognare, / credetecci sempre a streghe e megére. (Manda loro un bacio di buona notte ed esce).

 

Tela

 Sabato 21 luglio 2008