Caro amore ti scrivo

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CARO AMORE TI SCRIVO

Commedia brillante in tre atti di Luciano Lunghi

Personaggi:

SIGNOR DARIO, vedovo                                          

ANNA, figlia del signor Dario            

MARA, figlia del signor Dario            

SIGNOR OSVALDO, usuraio                                     

PAOLINO, maggiordomo                               

ENRICHETTA, cuoca                                                

ARCHITETTO SARONNI

DARIO            , giovane assunto all’albergo   

PATRIZIA, giovane assunta all’albergo          

SIGNORINA ANNA, ospite dell’albergo                                

SIGNOR BORTOLO, ospite dell’albergo                                

SIGNORINA MICHELA, ospite dell’albergo                          

Scene:

ATTO I: ai giorni nostri, in una grande sala di una villa. Ci sono diversi mobili, poltrone e divani tutti coperti con lenzuola, così come i quadri e specchi alle pareti. Ci sono due uscite, una a destra verso l’esterno ed una a sinistra verso le altre sale.

ATTO II e III: la hall di un piccolo albergo. In fondo sulla sinistra c’è un piccolo bancone per l’accettazione con appeso dietro un grosso specchio. Sempre in fondo alla scena, sulla destra, c’è un gruppo di divani con in centro un tavolino basso. Le uscite sono le stesse del primo atto.

PRIMO ATTO

SIGNOR DARIO - (Entra da destra seguito da Anna e Mara. È molto triste ed abbattuto. Sospirando) Ah, cara Amalia!!

ANNA - Basta pensarci papà!

SIGNOR DARIO - Per voi è facile vero? Voi avete già dimenticato la mamma!!

MARA - Ma no papà, non l’abbiamo dimenticata.

SIGNOR DARIO - Sì che l’avete dimenticata; basta ascoltare i vostri discorsi per capirlo.

MARA - Papà cerca di ragionare. È inutile tenere chiusa più di metà di questa villa quando invece potrebbe fruttarci un po’ di soldi.

ANNA - Ricordati che non abbiamo più il becco di un quattrino, i creditori continuano a bussare alla porta e sono due mesi che non paghiamo il maggiordomo e la cuoca.

SIGNOR DARIO - Ah, Paolino e Enrichetta possono pure aspettare!

MARA - Ma papà… devono pur vivere anche loro, e poi sappi che noi in queste condizioni non arriveremo a finire il mese!!

SIGNOR DARIO - Ma non avete proprio cuore!! Come fate a dire di trasformare in albergo queste stanze dove ho vissuto la parte migliore della mia vita insieme a vostra madre! No, troveremo un’altra soluzione!!

ANNA - E quale? Hai dovuto vendere anche il tuo laboratorio di mobili perché non avevamo più un soldo! Come pensi di poter guadagnare qualcosa ora? Ha ragione Mara: apriamo un albergo. La casa è ancora in ottime condizioni e le spese non saranno eccessive.

SIGNOR DARIO - Vi ripeto che non apriremo queste stanze a nessuno. (Sospirando) Amalia è ancora qui che riposa e la gente estranea potrebbe disturbarla!!

ANNA - (Sbuffando) Ma papà, sono sette anni che la mamma è morta! (il signor Dario comincia a tossire, avere convulsioni e movimenti strani)

MARA - (Si precipita verso di lui) Papà! (Ad Anna) Ti ho detto mille volte di non usare quella parola!! Papà, calmati dai…

ANNA - (Andando verso di loro) Scusa Mara, me n’ero dimenticata!! (il signor Dario continua a tossire ed avere convulsioni)

MARA - Su papà calmati dai… vedi che passa?

SIGNOR DARIO - (Riprendendosi tra un colpo di tosse ed un altro) Ragazze senza cuore… lasciatemi solo con il mio dolore… (Andando verso sinistra) Questi giovani… non hanno più un po’ di considerazione, non hanno più rispetto! (Esce a sinistra)

MARA - Dovevi proprio dirla quella parola?

ANNA - Scusami, proprio non mi ricordavo… ero fuori di me per questa storia!! Mara, dobbiamo prendere noi una decisione altrimenti qui finisce male. Non dimenticarti che da quando è morta la mamma è andato tutto a rotoli e lui non è più stato in grado di combinare niente!!

MARA - Povero papà, era molto attaccato alla mamma…

ANNA - Anche noi, che c’entra?! Non per questo mi sembra il caso di lasciarci morire come sta facendo lui!!

MARA - Sì, hai ragione, dobbiamo essere noi a muoverci e mettere papà con le spalle al muro. Solo così riusciremo forse a scuoterlo dall’apatia in cui si trova. Bene, vai a chiamare Paolino ed Enrichetta; faremo una piccola riunione per decidere il da farsi.

ANNA - Volevi dire solo Paolino!

MARA - No, anche Enrichetta!

ANNA - Ma lo sai che Enrichetta non lascerebbe la cucina neanche se la casa stesse andando a fuoco!

MARA - Giusto, chiama solo Paolino!

ANNA - Così mi piaci. (Uscendo da sinistra) Torno subito. (Mara cammina guardando a destra e a sinistra fermandosi due o tre volte come per studiare la posizione di eventuali mobili. Anna rientra da sinistra seguita da Paolino) Eccoci qua, diamo inizio alla riunione.

MARA - Bene, accomodiamoci pure. (Si siedono) Sai che da un po’ di tempo a questa parte non navighiamo in buone acque…

ANNA - (Facendo il gesto con il pollice e l’indice) Cioè di soldi…

MARA - …e sai anche che papà non si è ancora ripreso dalla morte di mamma. Per questo Anna ed io avremmo pensato ad una soluzione per poter tirare avanti in qualche modo, almeno fino a quando papà non si riprenderà.

ANNA - Cioè nel tremila…

MARA - Anna!! L’idea che abbiamo avuto è quella di trasformare questa villa in un albergo.

PAOLINO - Albergo?

ANNA - Albergo sì; perché c’è qualcosa che non va?

PAOLINO - Ma scusate, avete un’idea del lavoro che c’è da fare in un albergo? E ad Enrichetta nessuno pensa? Come farà a preparare tutto per gli ospiti?

MARA - Sia Anna che io lavoreremo qui ed inoltre assumeremo due giovani volenterosi che ci diano una mano.

PAOLINO - Ma non basta, ci vuole molto più personale; per le pulizie, per le camere..

ANNA - Insomma Paolino, non cominciare anche tu! Li vuoi i soldi dei due stipendi che non ti abbiamo ancora dato?

PAOLINO - Certo che li voglio!

ANNA - Allora silenzio e ci darai una mano a guadagnarli questi soldi, se no con cosa ti pagheremo?

PAOLINO - Tutto questo mi suona come mi ricatto.

ANNA - Lo è, lo è!! Suona il campanello. Paolino esce a destra) Per ora non siamo in grado di poter coprire i debiti che ci assillano proprio perché non abbiamo nessun tipo di entrata, ma se l’idea funziona sono sicura che in pochissimo tempo potremo pagare tutti gli arretrati, compresi gli interessi.

MARA - E se non dovesse funzionare?

ANNA - Resterai e ci aiuterai per trovare un’altra idea!

MARA - Vedrai che funzionerà; deve funzionare, altrimenti i nostri creditori ci toglieranno anche la casa e buonanotte!

ANNA - I nostri creditori? Vorrai dire il nostro creditore; è uno solo.

SIGNOR OSVALDO - (Entra da destra con Enrichetta, ha in mano una valigetta) Buongiorno a tutti.

ANNA - Lupus in fabula. (Falsa) Buongiorno, signor Osvaldo.

MARA - Buongiorno, signor Osvaldo, desidera qualcosa?

SIGNOR OSVALDO - Sì, dovrei parlate con vostro padre riguardo certi conti…

MARA - Mi dispiace, signor Osvaldo, ma papà è andato a riposare perché non stava molto bene. È molto urgente o può rimandare?

SIGNOR OSVALDO - Purtroppo, signorina, devo pregarla di chiamarlo perché si tratta di una faccenda un po’ delicata.

ANNA - Mi scusi, ma non ha già parlato ieri con papà?

SIGNOR OSVALDO - Eh, signorina, ieri era ieri, oggi è oggi.

ANNA - Incredibile!! Chissà quanto deve aver studiato per queste profonde considerazioni!

MARA - Anna!! Vai a chiamare papà.

ANNA - (Uscendo verso sinistra) Vado, vado.

MARA - (A Paolino) E potete pure andare, ormai è tutto chiaro e mi raccomando, acqua in bocca con papà.

PAOLINO - (Uscendo con Enrichetta) Non si preoccupi signorina. (Ed escono a sinistra)

SIGNOR OSVALDO - (Falso e sornione) Mi scusi, signorina; ma, così tanto per fare un po’ di conversazione, cos’è questo mistero da non rivelare?

MARA - (La guarda un attimo) È un’idea che abbiamo avuto per trasformare la villa in un albergo.

SIGNOR OSVALDO - Albergo?

MARA - Sì, un albergo.

SIGNOR OSVALDO - (Indicando la villa) Questa?

MARA - Certamente, è una splendida villa e sono sicura che non ci mancheranno gli ospiti col magnifico lago che abbiamo qui vicino.

SIGNOR OSVALDO - Non tanto vicino, ci sono più di dieci chilometri…

MARA - Appunto, qui di notte non c’è l’umidità che c’è invece sulle sponde del lago; motivo in più per chi soffre di reumatismi.

SIGNOR OSVALDO - Se lo dice lei… Comunque è una faccenda che non mi riguarda; la cosa che invece mi sta a cuore sono certi conticini che ho in sospeso con suo padre e di cui lei certamente sarà al corrente…

MARA - Sì, sono a conoscenza del problema ed è appunto questo che ci ha spinto ad agire. Vedrà che in pochi mesi le salderemo i debiti.

SIGNOR OSVALDO - Pochi mesi???

MARA - Ma sì, credo che in sei, sette mesi dovremmo farcela.

SIGNOR OSVALDO - Sei o sette mesi? Ma signorina, mi avete preso per un’opera di beneficenza? Lo sa lei come viaggia la svalutazione in questo paese?

ANNA - (Che nel frattempo è rientrata da sinistra) Se è per questo lei può stare tranquillo perché con gli interessi che chiede può coprire la svalutazione di qualsiasi paese, terzo mondo compreso. (A Mara) Papà sta scendendo.

SIGNOR OSVALDO - Comunque, per quel debito devo chiedervi qualche ulteriore garanzia.

MARA - Adesso ne parlerete con papà; mi raccomando non discutete troppo con lui perché non si è ancora ripreso dalla morte di mamma.

SIGNOR OSVALDO - Ma se sono passati più di cinque anni!

ANNA - Sette per l’esattezza. La facevo più forte in matematica.

MARA - Sì, sono passati sette anni, ma per lui è ancora come se fosse successo ieri. Ah, un’altra cosa; mentre parla con papà, eviti accuratamente di usare la parola «morta» perché papà non la può sentire.

SIGNOR OSVALDO - Morta?

ANNA - Sì, morta, perché c’è qualcosa di strano?

SIGNOR OSVALDO - No, no per carità. Va bene starò attento.

SIGNOR DARIO - (Entrando da sinistra) Chi mi disturba in questo triste momento?

ANNA - Si ricomincia.

SIGNOR OSVALDO - Oh, caro signor Dario, come va? La trovo benone.

ANNA - Della serie Giuda ci riprova.

SIGNOR DARIO - signor Osvaldo, ancora lei? Ma non abbiamo già parlato ieri?

ANNA - (Facendo il verso) Ieri era ieri, oggi è oggi!

SIGNOR OSVALDO - Sì, signor Dario, ma sono sorti alcuni problemi che è meglio affrontare subito, sa, quando si parla di soldi…

ANNA - Della serie il lupo perde il pelo, ma non il vizio.

SIGNOR DARIO - Si accomodi, signor Osvaldo, o preferisce andare nello studio?

SIGNOR OSVALDO - Non si preoccupi, qui va benissimo, nella futura Hall dell’albergo

SIGNOR DARIO - Hall? Albergo?

ANNA - (Verso Mara) Come fa a saperlo?

SIGNOR OSVALDO - Ma sì, sua figlia Mara mi ha detto dell’idea che avete avuto di trasformare la villa in un albergo.

MARA - Che razza di vigliacco farabutto.

SIGNOR DARIO - (Alterandosi) No, assolutamente no questa casa non diventerà mai un albergo!!

SIGNOR OSVALDO - Vede quindi che ho fatto bene a venire prima che combinasse qualche sciocchezza? E visto che passavo di qui mi sono detto: vediamo di chiarire con il caro signor Dario i termini del prestito di cui abbiamo parlato ieri. Guarda caso ho proprio qui con me (Estrae un loglio dalla valigetta) il contratto di ipoteca per la casa…

SIGNOR DARIO - Ipoteca?

ANNA - Ipoteca?

MARA - Ipoteca?

SIGNOR OSVALDO - Sì, ma non preoccupatevi, si tratta solo di una formalità, una specie di garanzia per mettervi a disposizione immediatamente un po’ di liquidi…

MARA - Papà, non dargli retta, non firmare quella carta.

SIGNOR OSVALDO - (Insistente e mettendogli in mano una penna) Non badi alle chiacchiere di questi giovani irresponsabili e firmi pure; si fidi di me.

MARA - Ma papà, lui mira soltanto a portarti via la casa.

SIGNOR OSVALDO - Ma si figuri signor Dario, firmi pure in tutta tranquillità.

SIGNOR DARIO - Mara, io credo che il signor Osvaldo abbia ragione, e poi, è una così brava persona…

SIGNOR OSVALDO - Appunto signor Dario, per cui metta pure la sua firma. Ho anche portato con me il libretto degli assegni (Lo estrae dalla borsa e lo sventola sotto il naso del signor Dario) Allora mi dica lei che cifra ci devo mettere?

ANNA - Zero, zero, e poi ancora zero. Papà non firmare!!!

SIGNOR DARIO - (Guardando dondolare il libretto degli assegni) Ma ragazze, mi sembra che stiate esagerando. Io trovo giusto che il signor Osvaldo chieda una garanzia per i soldi che mi sta prestando; poi vedrete che quando attraverseremo momenti migliori di questo, noi salderemo i nostri debiti ed il signor Osvaldo straccerà l’ipoteca, non è vero?

SIGNOR OSVALDO - Ceeerto!!!

ANNA - Ma papà come fai a fidarti ancora di lui? Ti sei già dimenticato chi ti ha preso il laboratorio?

SIGNOR OSVALDO - Prego signorina, comprato, non preso.

ANNA - Sii, pagandolo un decimo del suo valore.

SIGNOR OSVALDO - Era il suo prezzo di mercato, non l’ho stabilito io il prezzo.

ANNA - (Arrabbiatissima) Papà, non vorrai continuare ad ingrassare il maiale vero?

MARA - Anna!

SIGNOR OSVALDO - signorina, stia attenta, lei mi sta offendendo.

ANNA - No, stia attento lei perché di solito i maiali si ingrassano per poi…

SIGNOR DARIO - Basta Anna. signor Osvaldo la prego di scusarla e mi dia quella carta che la firmo.

SIGNOR OSVALDO - (Dandogli il contratto) Bravo, signor Dario, si faccia rispettare. (Mara si mette la testa tra le mani come per piangere)

ANNA - (Gridando) Mara stai forse piangendo perché la mamma è morta? (il signor Dario comincia a tossire e ad avere convulsioni)

SIGNOR OSVALDO - signor Dario che succede?

MARA - (Intuendo il gioco della sorella corre verso il padre) Papà coraggio, su non fare così, vieni che ti riporto in camera. (ed escono a sinistra, mentre il signor Dario continua a tossire)

SIGNOR OSVALDO - Ma che è successo?

ANNA - Allergia.

SIGNOR OSVALDO - Allergia.

ANNA - Sì, ai vampiri!

SIGNOR OSVALDO - Vampiri!

ANNA - Quegli animali che succhiano il sangue alle proprie vittime.

SIGNOR OSVALDO - (Seccato) signorina, lei sta per caso facendo delle insinuazioni?

ANNA - Non per caso, signor Osvaldo, non per caso.

SIGNOR OSVALDO - Guardi che potrei offendermi.

ANNA - Se non si sono offesi i vampiri…

SIGNOR OSVALDO - (Sbotta e rimette nella valigetta tutte le carte dimenticando una cartelletta) Basta, non intendo ascoltare un minuto di più le sue parole. Non è certo offendendomi che risolverete i vostri problemi. (Andando verso destra) Verrete ancora a cercarmi ed allora ne riparleremo!!

ANNA - Ah, signor Osvaldo, stia attento a non ingrassare troppo, se no…

SIGNOR OSVALDO - Vipera!! (Ed esce a destra)

MARA - (Rientrando da sinistra) Non l’ha presa bene, vero?

ANNA - No, e gli ho fatto capire di non farsi vedere da noi.

MARA - Tornerà, vedrai che tornerà. Sa che dobbiamo pagargli i debiti, e poi abbiamo ancora bisogno dei suoi soldi.

ANNA - Ah no, questo no!

MARA - E come facciamo senza? Anche l’idea dell’albergo senza finanziamenti diventa irrealizzabile. (Pensierosa) A meno che…

ANNA - A meno che?

MARA - Ma certo, che stupida, come ho fatto a non pensarci prima?

ANNA - Pensare cosa?

MARA - Ipotecheremo la casa!

ANNA - Eccola là, ad andare con lo zoppo s’impara a zoppicare.

MARA - Ma no, ipotecheremo la casa, ma alla banca in città. Chiederemo un prestito ipotecario.

ANNA - Brava, e se poi non riusciremo a restituire il prestito?

MARA - Preferisco non prendere in considerazione questa ipotesi.

ANNA - Eh già, in fondo peggio di così… Ci manca solo che ci portino via la casa.

MARA - Dai, non essere pessimista, vedrai che tutto andrà bene.

ANNA - E come pensi di portare papà in banca a firmare?

MARA - (Pensierosa) Una mezza idea ce l’avrei; potremmo convincere papà con l’aiuto di un medium.

ANNA - Un medium?

MARA - Sì, finto naturalmente. So già a chi potrei rivolgermi.

ANNA - Ma papà ascolterà questo finto medium?

MARA - Da sette anni a questa parte non fa che frequentare cartomanti, astrologi e via dicendo, facendosi prendere in giro e spendendo una barca di soldi. Questa volta gli porteremo noi un grande medium e lo istruiremo noi.

ANNA - Mah, mi sa che ne vedremo delle belle! Comunque in effetti non abbiamo nulla da perdere.

MARA - Ecco, per cui direi di cominciare subito. Prima di tutto vado a telefonare alla banca e vedo cosa si può fare, poi organizzerò la finta seduta spiritica; tu intanto scrivi il testo per l’eventuale inserzione che metteremo sul giornale.

ANNA - Inserzione?

MARA - Sì, per la ricerca di due baldi giovani che abbiano voglia di lavorare nell’albergo. Poi, bisognerà contattare un architetto per fare il punto sulla ristrutturazione da fare. Beh, una cosa per volta, cominciamo dall’annuncio; intanto io vado a telefonare. (Ed esce a sinistra)

ANNA - Scrivi il testo del l’inserzione! E cosa ci scrivo? (Prende un foglio ed una penna) Vediamo un po’, «Cercasi due persone…» No, così non va. (Straccia) «Cercasi per apertura nuovo albergo…» No, se scrivo questo non si presenta nessuno. (Straccia) «Avviatissimo albergo cerca personale per compiti di fatica», meglio «Per compiti anche di fatica. Ottima retribuzione». Beh credo che così possa andare. (Scrivendo di nuovo) «Gradita bella presenza». Questo è per me. «Gli interessati si presentino dopo le ore nove del giorno di pubblicazione di questo annuncio in Via Vivaldi al numero trenta». (Riprende in mano il foglio e rilegge) «Avviatissimo albergo cerca personale per compiti anche di fatica. Ottima retribuzione. Gradita bella presenza. Gli interessati si presentino alle ore nove del giorno di pubblicazione di questo annuncio in Via Vivaldi trenta». Perfetto, direi che è ottimo!!

PAOLINO - (Entrando da sinistra) signorina, mi scusi, ho bisogno di soldi per la spesa di oggi.

ANNA - Ma Paolino, e quelli che ti abbiamo dato ieri?

PAOLINO - signorina, ieri era ieri, oggi è oggi!

ANNA - Ueh, ma avete tutti studiato questa filosofia qui dentro?

PAOLINO - Come?

ANNA - Niente, niente. E dove li prendo i soldi adesso? Cosa bisogna comprare?

PAOLINO - Enrichetta mi ha detto che serve un po’ di carne, della frutta e del pane.

ANNA - Bene, macellaio, panettiere e fruttivendolo non resteranno insensibili al mio fascino e mi faranno credito di nuovo. A proposito di fascino, già che ci sono faccio visita subito all’architetto e gli dico di passare a vedere la villa. Tu Paolino, con i soldi che ti sono rimasti da ieri, va al giornale e fai pubblicare quest’annuncio. Ci vediamo per pranzo; avvisa tu mia sorella che esco. (Ed esce a destra)

PAOLINO - (Legge l’annuncio) Ma che razza d’annuncio è questo? «Personale per compiti di fatica»? «Gradita bella presenza»? Ma cosa vuole, dei modelli con fisico da scaricatore? Qui bisogna che ci pensi io! Dunque vediamo… «Avviatissimo albergo cerca…» Fin qui va bene. (Suona il campanello. Paolino esce verso destra e dopo pochi secondi rientra con il signor Osvaldo)

SIGNOR OSVALDO - Grazie Paolino.

PAOLINO - signor Osvaldo non c’è di che, posso esserle utile?

SIGNOR OSVALDO - (Vedendo la cartelletta che aveva dimenticato) No, no grazie, Paolino, sono tornato solo per riprendere quella cartelletta che avevo dimenticato, non disturbarti, e poi vedo che sei occupato…

PAOLINO - Oh sì, un compito delicato, pensi sto scrivendo un annuncio!!

SIGNOR OSVALDO - Un annuncio? E per che cosa?

PAOLINO - Siccome le signorine Anna e Mara vogliono trasformare questa villa in un albergo, hanno deciso di mettere un annuncio sul giornale locale per assumere due persone.

SIGNOR OSVALDO - (Falso) Ma tu guarda che combinazione, questo è proprio il segno del destino!

PAOLINO - Cosa?

SIGNOR OSVALDO - Giusto questa mattina si sono rivolti a me due bravissimi giovani per chiedermi se avevo un lavoro da offrire loro, ed ecco che adesso tu hai proprio bisogno di quelle due persone. Sei molto fortunato Paolino!!

PAOLINO - Sì? Ma, e l’annuncio?

SIGNOR OSVALDO - Guarda, facciamo così: tu ti tieni i soldi dell’annuncio, io manderò qui quei due bravissimi giovani che diranno di aver letto l’inserzione sul giornale e tutti saranno felici e contenti; loro per il lavoro e tu per i soldi a cui aggiungo qualcosa anch’io. (Prende il portafoglio e gli allunga una banconota)

PAOLINO - (Prendendo la perdonata) E perché mi dà anche i suoi soldi?

SIGNOR OSVALDO - Ma perché grazie a te mi evito la seccatura di dover cercare un lavoro per quelle due brave persone, magari dover mettere un annuncio, oppure doverle mantenere chissà quanti giorni perché il lavoro non lo trovano; lo sai come mi sta a cuore la felicità del prossimo. (Gli allunga un’altra banconota)

PAOLINO - (Prendendo l’altra banconota) È vero, è proprio una persona generosa lei. Ma se le signorine dovessero controllare se c’è l’annuncio?

SIGNOR OSVALDO - E perché mai dovrebbero farlo? Mi diceva il signor Dario che da quando è morta sua moglie non ha più voluto vedere un giornale in casa.

PAOLINO - È vero sono sette anni che non compriamo un giornale.

SIGNOR OSVALDO - E poi i due giovani si presenteranno regolarmente, quindi…

PAOLINO - (Mettendo via i soldi e annuncio) Ha proprio ragione, non si accorgeranno di nulla, e poi non stiamo facendo niente di male.

SIGNOR OSVALDO - (Trionfante) Certo che no, anzi. Questo sarà il nostro piccolo segreto. (Mettendogli una mano sulla spalla)

PAOLINO - Giusto, saremo muti come pesci!

MARA - (Entrando da sinistra) signor Osvaldo, non vorrà parlare ancora con papà, spero!

SIGNOR OSVALDO - No, avevo solo dimenticato questa cartelletta, non si preoccupi. (A Paolino) Arrivederci Paolino. (A Mara sgarbato) Arrivederci. (Ed esce a destra)

PAOLINO - Arrivederci.

MARA - Arrivederci. Paolino, dov’è mia sorella?

PAOLINO - È andata a fare la spesa, o perlomeno a tentare di farla.

MARA - Allora, visto che Anna è fuori aiutami tu. Dobbiamo sistemare la sala per una seduta spiritica.

PAOLINO - Seduta spiritica?

MARA - Sì, ma sarà tutta una messa in scena per convincere papà ad aprire l’albergo. Il medium sarà un mio amico attore. Ho già avvisato papà che scenderà tra poco, quindi andiamo. (Si dirigono verso sinistra. Suona il campanello)

MARA - Paolino vai tu ad aprire, io intanto vado a preparare la sala da pranzo. (Esce a sinistra)

PAOLINO - Sì, signorina. (Esce verso destra da dove rientra poco dopo con l’architetto) Prego, si accomodi.

ARCHITETTO - Grazie, sono l’architetto Saronni, l’amico della signorina Anna. Mi ha detto dell’intenzione di trasformare la villa in un albergo e, dato che dovevo passare da queste parti, ho deciso di venire a dare un’occhiata.

PAOLINO - Certo, vado subito a chiamare qualcuno. (Andando verso sinistra, tra sé) Certo che la signorina Anna è troppo forte. Lei schiocca le dita e ali uomini corrono. Come farà? (Ed esce a sinistra. L’architetto camminando si guarda intorno, poi va verso il fondo e comincia a picchiettare sul muro per sentirne il suono e non si accorge che il signor Dario entra da sinistra e segue la scena, poi dopo un poco)

SIGNOR DARIO - Buongiorno. C’è qualcosa che non va nella casa? Qualcosa di inconsueto forse?

ARCHITETTO - (Voltandosi) Buongiorno, signor Dario. No, va tutto benissimo. La casa ha un’ottima struttura e sopporterà bene tutto quello che faremo.

SIGNOR DARIO - Ma mi conosce?

ARCHITETTO - Certo, sua figlia mi ha parlato molto di lei e…

SIGNOR DARIO - Ottima struttura ha detto? Serve, per quello che dobbiamo fare?

ARCHITETTO - Certo che sì; la struttura generale è in ottimo stato ed è di vitale importanza per il lavoro che dobbiamo fare. Così a prima vista si direbbe che con qualche studio ben fatto soddisferò in breve tempo tutte le vostre aspettative!

SIGNOR DARIO - Aspettative? Ma come fa a sapere quali sono le mie aspettative?

ARCHITETTO - Beh, anche questo fa parte del mio lavoro; cercare di capire cosa vuole da me il cliente per soddisfarlo nel migliore dei modi.

SIGNOR DARIO - L’unico mio desiderio è poter parlare con mia moglie.

ARCHITETTO - Certo, certo. Guardi, adesso facciamo un piccolo sopralluogo in tutte le stanze, poi io preparerò un progettino che lei…

SIGNOR DARIO - (Allarmato) Come in tutte le stanze, non va bene la sala da pranzo che sta preparando mia figlia?

ARCHITETTO - (Un po’ stupito) Certo, sono sicuro che va benissimo, ma devo pur farmi un’idea generale della situazione.

SIGNOR DARIO - E deve visitare tutte le stanze?

ARCHITETTO – È meglio, non trova? E poi dovrò anche studiare la planimetria della villa.

SIGNOR DARIO - E perché mai?

ARCHITETTO - Come faccio altrimenti a sapere l’esatta posizione dei locali, delle pareti, eventuali finte porte…

SIGNOR DARIO - Finte porte?

ARCHITETTO - (Pazientemente) Lei non ha idea delle sorprese che sono venute fuori in alcune vecchie ville della zona, ed alcune, anche poco piacevoli.

SIGNOR DARIO – È pericoloso?

ARCHITETTO - No, basta agire con la dovuta cautela e studiare esattamente la planimetria, in modo di sapere con esattezza dove e come intervenire. E poi questo è il mio lavoro. Dunque le dicevo: prima le preparo un progetto a grandi linee, lei lo studia, ne parla con sua moglie e poi mi dirà se è soddisfatto.

SIGNOR DARIO - (Incredulo) Parlerò con mia moglie? Sicuro?

ARCHITETTO - (Comincia a guardarlo un po’ male) Guardi, questa è una cosa che dipende solo da lei, se lei vuole le parlerà, se non se la sente non lo faccia.

SIGNOR DARIO - No, no, io voglio parlarle, ho un po’ paura, ma voglio farlo.

ARCHITETTO - Paura? Ma di cosa? Non lo mangia di certo. E poi, se mi permette un consiglio, questa è una cosa che dovreste decidere insieme, no?

SIGNOR DARIO - E come faccio a sapere se mia moglie è d’accordo?

ARCHITETTO - Appunto, è a lei che lo deve chiedere!!

SIGNOR DARIO - Incredibile, per lei sembra tutto così semplice. Senta, ma poi lo dirà alle mie figlie che ho parlato con mia moglie?

ARCHITETTO - (Comincia a guardarlo insospettito) Io devo dire alle sue figlie che lei ha parlato con sua moglie?

SIGNOR DARIO - (Avvicinandosi) Oh, sì, la prego, altrimenti loro non mi crederanno, diranno che ho mentito, che sono impazzito.

ARCHITETTO - (Indietreggiando) Come? Impazzito?

SIGNOR DARIO - (Incalzandolo ed accalorandosi) Sì, diranno che sono matto, che ormai sono passati sette anni e non dovrei comportarmi così…

ARCHITETTO - (Indietreggiando) Comportarsi come?

SIGNOR DARIO - (Incalzandolo) Vede… (Si guarda attorno con sospetto, poi prende sottobraccio l’architetto e gli parla sottovoce) È la prima persona a cui lo dico… (Si guarda ancora attorno) Da sette anni a questa parte io ho continuato a parlare con mia moglie, ma non ero sicuro che mi ascoltasse.

ARCHITETTO - (Spaventato vuote liberare il braccio) Sette anni che cosa?

SIGNOR DARIO - Sette anni che parlo ai muri per parlare a mia moglie…

ARCHITETTO - (Sempre più spaventato) A me è capitato qualche volta, con lo specchio…

SIGNOR DARIO - Di sua moglie?

ARCHITETTO - No, del bagno!!

SIGNOR DARIO - E sua moglie risponde?

ARCHITETTO - Certo!!! Si fa di quelle chiacchierate!!!

SIGNOR DARIO - Davvero? Ecco vede, io non ci avevo mai pensato. Forse è per questo che non mi risponde.

ARCHITETTO - Lo specchio?

SIGNOR DARIO - No, mia moglie. Allora, se ho capito bene, il suo progetto prevede tantissimi specchi.

ARCHITETTO - (Sempre spaventato) Certo, almeno uno in ogni stanza.

SIGNOR DARIO - E parlerà anche alle mie figlie?

ARCHITETTO - Lo specchio?

SIGNOR DARIO - No, mia moglie!! Potrà parlare anche con loro?

ARCHITETTO - Certo, come no? È garantito.

SIGNOR DARIO - E tutto senza nessuna magia? Senza nessuna formula?

ARCHITETTO - Formula? Vuole una formula? (Atterrito) Le darò una formula!!

SIGNOR DARIO - Ma come facciamo a mettere uno specchio in ogni stanza? Le mie figlie si insospettiranno.

ARCHITETTO - E perché? È normale che un albergo abbia uno specchio in ogni camera.

SIGNOR DARIO - Un albergo? (Stupito) Come un albergo? (Guardando l’architetto con una faccia sorniona) Ho capito!!! Ma certo, lei è un genio. Come faceva a sapere dell’albergo? Ah, è vero, è il suo lavoro. Trasformando la villa in un albergo le mie figlie saranno soddisfatte ed io potrò mettere uno specchio per ogni camera, giusto?

ARCHITETTO - (Indietreggiando verso destra) Giusto!!!

SIGNOR DARIO - E più specchi metto, più opportunità ho di trovarne uno che mi risponda, giusto?

ARCHITETTO - Giusto!!

SIGNOR DARIO - Geniale. Venga che andiamo di sopra. Le faccio vedere gli specchi che ho già, così mi dirà perché non rispondono.

ARCHITETTO - (Quasi scappando verso destra) Guardi, mi dispiace ma ormai ho fatto molto tardi e devo andare; ripasserò domani, va bene?

SIGNOR DARIO - Ma la struttura della casa, la planimetria?

ARCHITETTO - Guardi, facciamo domani, ne parlerò anche con sua moglie, va bene??

SIGNOR DARIO - Allo specchio del bagno?

ARCHITETTO - Certo, certo! Oh, signore… (Ed esce a destra)

SIGNOR DARIO - (Andando verso destra) Arrivederci a domani allora, e mi saluti mia moglie!!! (tra sé) Uno specchio, ma come ho fatto a non pensarci prima, che stupido!!!

MARA - (Entra da sinistra con Paolino e guardandosi attorno titubante) Papà… Hai per caso parlato con…

SIGNOR DARIO - Sì, già fatto! Ho deciso di accettare la tua idea!

MARA - Cioè?

SIGNOR DARIO - (Andando verso sinistra) Trasformeremo la villa in albergo.

MARA - Albergo?

PAOLINO - Albergo?

SIGNOR DARIO - Certo, un albergo. (Ed esce a sinistra. Mara guarda in faccia Paolino stupita. Il signor Dario rientra da sinistra) E mi raccomando, in ogni stanza ci dev’essere almeno uno specchio! (riesce a sinistra)

MARA - (Alzando gli occhi al cielo) Dio sia benedetto!!

SIPARIO

SECONDO ATTO

In scena ci sono Dario e Patrizia, due giovani che stanno spolverando uno il banco e l’altro il tavolino.

SIGNOR OSVALDO - (Entra da sinistra, si guarda un attimo in giro, poi con tono burbero) Proprio voi due cercavo. Complimenti, avete fatto un bel lavoro! Non solo hanno fatto l’inaugurazione oggi come stabilito, ma ormai hanno anche finito tutti i lavori!! Ed oltre il danno, la beffa: (sventolando un cartoncino) «La signoria Vostra è invitata all’inaugurazione del nuovo albergo che si terrà…» E voi? Non dovevate boicottare?

DARIO - Ma signor Osvaldo, noi…

SIGNOR OSVALDO - Silenzio! Adesso parlo io. Questo albergo deve fallire, mi sono spiegato? Solo con il loro fallimento potrò subentrare nell’ipoteca della villa. Chiaro?

DARIO - Sì, signore.

PATRIZIA - Sì, signore.

SIGNOR OSVALDO - E solo se io avrò l’ipoteca voi riavrete quelle foto che vi stanno tanto a cuore. Giusto?

DARIO - Giusto.

PATRIZIA - Giusto.

SIGNOR OSVALDO - E allora datevi da fare. Non tollererò altri fallimenti capito?

DARIO - Capito.

PATRIZIA - Capito. (Mara entra da sinistra)

SIGNOR OSVALDO - (Cambiando tono) Bravi, bravi. Mi stavo domandando, signorina Mara, come ha fatto a trovare due così bravi giovani?

MARA - Siamo stati fortunati. Pensi, abbiamo messo un’inserzione sul giornale ed hanno risposto solo loro due. Strano, vero? Meglio così, c’è stato risparmiato l’imbarazzo della scelta, e siamo capitati proprio bene.

SIGNOR OSVALDO - (Ironico) Stavo dicendo loro la stessa cosa.

MARA - Ma sta già andando via, signor Osvaldo?

SIGNOR OSVALDO - Eh sì, purtroppo ho tantissime faccende da sbrigare e si sta facendo tardi.

MARA - Ma non vuole nemmeno fermarsi a conoscere i primi ospiti dell’albergo? Paolino è andato a prenderli con il pulmino alla stazione e saranno qui a momenti.

SIGNOR OSVALDO - (Ironico) Oh, mi piacerebbe certo conoscere chi ha avuto tanto buongusto da trascorrere qui le sue vacanze, ma come può immaginare ho tantissimo lavoro che mi attende. La prego, mi saluti lei gli altri invitati e faccia ancora i miei complimenti a suo padre per la bella pensata. Arrivederci. (Esce a destra)

MARA - Arrivederci. (Lo guarda uscire, poi a Dario e Patrizia) Basta, ragazzi, fatevi anche voi un po’ di pausa. Venite a bere qualcosa, tra poco saranno qui i primi ospiti ed allora sì che si incomincerà a sgobbare. (Cominciano ad avviarsi verso sinistra. Suona il telefono sul bancone)

MARA - Andate, vi raggiungo subito.

PATRIZIA - Va bene, grazie. (Ed esce a sinistra con Dario)

MARA - (Rispondendo al telefono) Albergo Tre Pini buongiorno… Sì, sono la figlia… Sì, esatto, i prezzi del prospetto sono quelli… Mezza pensione, sì… Benissimo, per dopodomani ha detto? Certo, glielo posso già confermare… Grazie a lei, arrivederci. (Riappende e comincia a scrivere su di un registro sopra il bancone)

ANNA - (Entra da sinistra) Ma dov’eri finita? Stanno finendo le tartine e i pasticcini.

MARA - Non importa, tanto non ho fame. Per dopodomani altri quattro ospiti, due coppie di coniugi.

ANNA - Davvero? (Salutando) Yuhuu!!! Saliamo a quota sette.

MARA - Sì, non speravo tanto già dai primi giorni. Siamo state fortunate.

ANNA - Veramente è da quando papà si è deciso ad aprire l’albergo che le cose stanno andando per il verso giusto.

MARA - Povero architetto, ho dovuto sudare sette camicie per spiegargli che papà non era impazzito, ma che c’era stato solo un malinteso.

ANNA - Povero papà, anche. È ancora convinto che a modificare la villa sia stato un medium e non un architetto. Comunque questa storia che parla con gli specchi…

MARA - Meglio così, almeno ha dato segni di ripresa, ti ricordi com’era prima?

ANNA - Certo che mi ricordo, ma non vorrei passare dalla padella alla brace. Pensa se qualche ospite lo trova nei corridoi che parla agli specchi, che figura pensi che ci faremmo?

MARA - Cercheremo di stare attente affinché ciò non avvenga; dopo tutto finora non se n’è accorto nessuno. Lo sappiamo solo tu ed io, e per quanto riguarda l’architetto, mi ha assicurato che non ne farà parola con nessuno.

ANNA - Speriamo in bene.

ENRICHETTA - (Entra da sinistra) signorine, gli invitati vorrebbero salutarvi prima di andarsene.

MARA - Ma come, se ne vanno già?

ANNA - Te l’ho detto che stavano finendo le tartine.

MARA - Andiamo a salutarli. E tu, Enrichetta, come ti senti? Sei pronta per questa sera?

ENRICHETTA - Veramente sono un tantino agitata, è pur sempre la prima volta che cucino per tante persone.

ANNA - Via, via le prove che hai fatto nei giorni scorsi sono state positive. Hai superato tutti gli esami a pieni voti. Anche Paolino ha dovuto ammetterlo.

ENRICHETTA - Questo è vero, ma un conto è cucinare per voi che ormai mi conoscete da tempo, ed un conto è cucinare per degli estranei. Spero che apprezzino la mia cucina.

MARA - Sono sicura di sì. (suono di clacson all’esterno)

ANNA - È Paolino, sono arrivati!!

MARA - Bene. Tu, Anna, stai qui ad accogliergli io vado a salutare gli invitati; li faccio uscire passando dal giardino. Gente… Si comincia. (Ed esce a sinistra)

ENRICHETTA - Santa protettrice delle cuoche, aiutami tu. (Esce a sinistra. Anna si passa il vestito con le mani, va dietro il bancone, si guarda allo specchio i capelli e la bocca poi si volta e finge di scrivere)

PAOLINO - (Entra da destra) Prego signori, da questa parte… (Entrano da destra signorina Michela, signor Bortolo e signorina Anna)

ANNA - Buongiorno signori, ben arrivati.

SIGNORINA ANNA - Buongiorno.

SIGNORINA MICHELA - Buongiorno.

SIGNOR BORTOLO - Una buona giornata a lei dolce fanciulla.

ANNA - Grazie, spero che abbiate fatto un buon viaggio.

SIGNORINA MICHELA - Ottimo. Complimenti, è proprio molto carino qui.

SIGNOR BORTOLO - Vero, è tutto deliziosamente romantico.

ANNA - Grazie, grazie. Sono sicura che anche il vostro soggiorno presso di noi trascorrerà nel più piacevole dei modi. Paolino, porta pure dentro i bagagli dei signori. Se mi favorite un documento, sarò lieta di darvi le chiavi delle vostre camere.

SIGNOR BORTOLO - (Prendendo il portafoglio) Certamente. (La signorina Anna prende la sua borsetta, la signorina Michela si avvicina al bancone con i documenti in mano e glieli porge. Il signor Bortolo, inchinandosi alla signorina Anna) Prego, dopo di lei.

SIGNORINA ANNA - Grazie molte, signore. (Si avvicina al bancone e dà il documento ad Anna)

ANNA - Grazie signora… (Guardando il documento) Anna.

SIGNORINA ANNA - signorina prego, signorina Anna.

ANNA - Scusi, signorina Anna. (Prendendo gli altri documenti) Grazie, provvederò a registrarli ed a riconsegnarveli al più presto possibile. (Prende da sotto il bancone tre chiavi) Ecco, le vostre stanze sono al secondo piano. (Indicando l’uscita di sinistra) In fondo a quel corridoio troverete l’ascensore. La prima sala a destra lungo il corridoio è la sala da pranzo, mentre le vetrate danno sul giardino. Alla sera la cena viene servita tra le diciannove e trenta e le ventuno. Se desiderate qualcosa di particolare per cena, vi preghiamo di farcelo sapere al mattino in modo di poterlo preparare. Per quanto riguarda il pranzo, se qualcuno di voi lo desidera, possiamo preparare delle colazioni al sacco. Sta cominciando la bella stagione e lungo il lago ci sono tantissimi posti dove fare picnic. Vi chiediamo solo di avvisarci il giorno prima per poterci organizzare.

SIGNORINA MICHELA - Complimenti, un’organizzazione perfetta. È la vera chiave per un successo sicuro. La logistica. Se lo lasci dire da una che se ne intende.

ANNA - Grazie signora, grazie.

PATRIZIA - (Entra da sinistra) Buongiorno signori. (saluti a soggetto)

ANNA - Patrizia, per cortesia, accompagna i signori alle loro camere, io provvederò a mandarvi i bagagli.

SIGNOR BORTOLO - Mille grazie signorina. (E si avvia)

SIGNORINA MICHELA - (Avviandosi) Che efficienza… (Esce a sinistra preceduto da signorina Anna e Patrizia. Anna comincia a scrivere i documenti sul registro)

PAOLINO - (Entra da destra con delle valigie sul carrello) Ecco qua i bagagli dei signori!

ANNA - Bravo, ma non fermarti qui, i signori sono già saliti, le camere sono la ventidue, la ventiquattro e la ventisei.

PAOLINO - (Uscendo verso sinistra) Bene, bene, cominciano le mance. Ah, signorina Anna, allora lo sposta lei il pulmino? (Ed esce)

ANNA - (Uscendo da dietro il bancone) Ma tu guarda che tipo! Lui fa l’autista e io devo parcheggiare!

DARIO - (Entra da sinistra) signorina Anna… Mi ha detto di dirle sua sorella che in giardino hanno terminato e lei sarà qui tra poco.

ANNA - (Uscendo verso destra) Perfetto. Tu, Dario, fermati qui al bancone un attimo, io vado a parcheggiare il pulmino. Torno subito. (Esce a destra)

DARIO - (La segue con lo sguardo, poi sospirando) Ah, che situazione assurda. Ho cercato per tutta la vita la donna dei miei sogni, e adesso che l’ho trovata dovrei tradirla! Ma come faccio? No, no, non posso! È così carina ed ha così tanta fiducia in me; però come spiegare la situazione al signor Osvaldo? Quello è capace di dare veramente quelle foto alla polizia. Che guaio! (Pensieroso) E se raccontassi tutto alla signorina Anna e le dichiarassi il mio amore… Sì, le racconto che sono innamorato di lei e che di lavoro faccio il ladro, così mi ritrovo in galera. Però, forse un sistema ci sarebbe… Potrei scriverle una lettera e studiare le sue reazioni, poi se tutto va come deve andare, posso spiegarle ogni cosa. Si, farò così, le scriverò una lettera. (Va dietro il bancone, prende carta e penna e comincia a scrivere) Dunque: «Cara signorina Anna. Perdoni innanzi tutto la mia impertinenza, ma non ho potuto… fare a meno di scriverle… Non ho mai creduto ai colpi di fulmine, all’amore al primo sguardo… Ma devo confessare a me stesso che mi sono sbagliato. Da quando l’ho vista qui all’albergo…» (Si accorge che sta per entrare qualcuno e si nasconde dietro il bancone)

SIGNOR DARIO - (Entra da sinistra, si guarda in giro sospettoso, va verso l’uscita di destra, guarda fuori poi ritorna davanti allo specchio che c’è dietro il bancone con le spalle al pubblico e parlandogli) Sei qui, per caso?

DARIO - (Da sotto il bancone) Un minuto e sono da lei!

SIGNOR DARIO - (Sobbalzando ed indietreggiando) Come? Come?

DARIO - (Sbuca da dietro il bancone con un cacciavite in mano) Eccomi, c’era quella benedetta vite che non ne voleva sapere di entrare!

SIGNOR DARIO - (Tentennando) Vite… Entrare?

ANNA - (Entra da destra) Papà, finalmente sei sceso. Ormai la festa è finita e sono arrivati i primi ospiti. Se questa sera ceni con noi te li facciamo conoscere. (Mettendosi dietro il bancone) Vai pure Dario, grazie.

DARIO - (Esce a sinistra con la lettera e il cacciavite, sospirando) Con permesso…

SIGNOR DARIO - (Riprendendosi) Sono arrivati? Quando?

ANNA - Giusto una decina di minuti fa, due signori distinti ed una certa signorina Anna.

SIGNOR DARIO - (Allarmato) E che camere hanno?

ANNA - Quelle al secondo piano, la ventidue, ventiquattro e ventisei.

SIGNOR DARIO - (Sospirando di sollievo) Meno male, quelle al secondo piano.

ANNA - Papà, papà, ancora questa storia degli specchi?

SIGNOR DARIO - Non è una storia, ma realtà. L’ha detto il medium.

ANNA - Ma quello non è un medium, è un architetto!

SIGNOR DARIO - Certo, è quello che ha fatto credere in giro per poter lavorare tranquillamente nella villa, ma te l’ho spiegato chi è in realtà. È lui che mi ha convinto ad usare gli specchi e sono sicuro che ha ragione. Bisogna solo trovare quello giusto.

ANNA - Giusto? Per cosa?

SIGNOR DARIO - Quello giusto per mettersi in contatto con l’altro mondo.

ANNA - Ma papà, nessuno è mai riuscito a parlare con i morti. (il signor Dario comincia a tossire, avere convulsioni, fare movimenti strani. Anna esce da dietro il bancone e lo sorregge) Scusami papà, scusami, mi dimentico sempre… (il signor Dario continua a tossire. Anna, portandolo verso l’uscita di destra) Vieni, usciamo a prendere un po’ d’aria, vedrai che passa. Perdonami, me n’ero proprio scordata… (il signor Dario continuando a tossire esce a destra sorretto da Anna. Dario entra da sinistra con la lettera in mano, si guarda attorno sospettoso, va dietro il bancone, prende una busta in cui mette la lettera, la chiude e ci scrive sopra il nome, poi l’appoggia sul bancone ed esce a sinistra)

SIGNOR DARIO - (Entra da destra e tra un colpo di tosse ed un altro va verso sinistra) Figlia senza cuore… Trattarmi così… Non c’è più rispetto… (Ed esce a sinistra)

ANNA - (Che era entrata con lui) Papà, ti ho già chiesto scusa… (Quando il signor Dario è uscito) Ma quando imparerò a ragionare!!! Non posso sempre dire tutto quello che mi viene in mente. (Ve verso il bancone e nota la busta) E questo cos’è? (Leggendo) signorina Anna? Caspita, è appena arrivata e già riceve posta, questo è proprio tempismo. (Appoggia la lettera sul bancone e continua a trascrivere i documenti)

SIGNORINA ANNA - (Entra da sinistra con il signor Bortolo) Complimenti, veramente complimenti, è così raro al giorno d’oggi. (Ad Anna) Ma lo sa signorina, che abbiamo tra di noi un vero artista?

ANNA - Artista?

SIGNOR BORTOLO - (Timido) Ma per carità, non esageriamo.

SIGNORINA ANNA - Nessuna esagerazione, il signor Bortolo è un poeta!

ANNA - Oh, ma è bellissimo.

SIGNORINA ANNA - È quello che dico anch’io. Ha pubblicato anche un libro di poesie, e mi ha promesso che nelle prossime sere ce ne leggerà qualcuna.

ANNA - Sarebbe stupendo.

SIGNOR BORTOLO - (Arrossendo) Ma no, vi prego, sono solo dei pensieri personali, delle semplici riflessioni.

SIGNORINA ANNA - È la prima volta che sento chiamare così delle poesie.

ANNA - (Interrompendo) signorina Anna, mi perdoni, c’è una lettera per lei.

SIGNORINA ANNA - (Stupita) Una lettera? Per me? (Prendendo la lettera e leggendo) Ma non c’è mittente, e nemmeno il francobollo…

ANNA - È stata consegnata a mano non so da chi, l’ho trovata qui sul bancone. (La signorina Anna apre la busta andando a sedersi sul divano ed incomincia a leggere. Anna, verso signor Bortolo) E così ha pubblicato un libro di poesie?

SIGNOR BORTOLO - Sì, ma si tratta di un piccolo libro, non è poi eccezionale.

ANNA - Non dica così, signor Bortolo, sono convinta che si tratta di poesie stupende. Spero che voglia veramente leggercene qualcuna.

SIGNOR BORTOLO - Mi fa troppo onore, comunque, se veramente lo desidera, ne leggerò qualcuna sperando di non annoiarla.

ANNA - Sono sicura che non sarà così.

SIGNOR BORTOLO - (Vedendo che la signorina Anna ha terminato di leggere, va verso il divano) Spero che non siano brutte notizie…

SIGNORINA ANNA - No, no, nessuna brutta notizia. (Guardando Anna e poi sottovoce al signor Bortolo) Sembra che io abbia un ammiratore nell’albergo.

SIGNOR BORTOLO - Un ignoto ammiratore? Che cosa romantica!

SIGNORINA ANNA - Non è ignoto, s’è firmato: Dario. Ma io non conosco nessuno qui con questo nome.

SIGNOR BORTOLO - Forse è un nome falso, oppure lui l’ha notata senza farsi scorgere.

SIGNORINA ANNA - (Ad Anna) Mi scusi, c’è in albergo qualcuno che si chiama Dario, signor Dario?

ANNA - Certo che c’è, è mio padre, proprietario dell’albergo. Penso che lo conoscerete questa sera, a cena. (Allarmandosi) Ma come fa lei a sapere il suo nome?

SIGNORINA ANNA - Poi le spiegherò. (Sottovoce a signor Bortolo) Se è suo padre è meglio non dire niente a lei, non trova?

SIGNOR BORTOLO - Giusto, molto saggio da parte sua.

SIGNORINA MICHELA - (Entra da sinistra) Eccovi qui, vi stavo cercando. (Si accomoda sul divano) Cosa ne dite di un aperitivo prima di cena? (Verso Anna) Pensa che sia possibile, signorina?

ANNA - Certamente, se mi dite cosa desiderate ve lo faccio preparare.

SIGNORINA ANNA - Per me niente, grazie.

SIGNORINA MICHELA - signor Bortolo le va un bicchiere di vino bianco?

MARA - (Entra da sinistra con il signor Dario) Buonasera signori.

SIGNOR DARIO - Buonasera…

ANNA - Ah, ecco mio papà con mia sorella.

SIGNORINA ANNA - (Nascondendo la lettera si alza) Buonasera. (saluti a soggetto. La signorina Anna studia con interesse il signor Dario)

SIGNORINA MICHELA - Vuole accomodarsi con noi signor Dario? Stavamo per prendere un bicchiere di vino, perché non ci tiene compagnia?

SIGNOR DARIO - Veramente non sono abituato a bere a stomaco vuoto…

ANNA - (Spingendolo a sedere) Ma dai papà, non ti fa certo male! Allora tre bicchieri, d’accordo? (Andando verso sinistra) Mara, finisci tu per cortesia di trascrivere i documenti? (Esce a sinistra)

MARA - (Andando dietro il bancone) Sì, certo.

SIGNORINA MICHELA - Allora, signor Dario, complimenti. È davvero un albergo molto carino e in un’ottima posizione. Se non sono indiscreto, come mai ha deciso di aprire un nuovo albergo?

SIGNOR DARIO - Ma come fa a sapere ch’è nuovo?

SIGNORINA MICHELA - Oh, è solo questione di abitudine; grazie al mio lavoro sono diventata un’acuta osservatrice e non ho potuto fare a meno di notare che tutti i mobili delle camere sono nuovi, senza un graffio, la carta da parati, la moquette, i sanitari, tutto nuovissimo. E poi, mi sembra che, visto da fuori, assomigli più ad una villa che ad un albergo.

SIGNOR DARIO - (Stupito) Caspita, è vero, questa è una villa. Ma come ha fatto… Che lavoro fa?

SIGNORINA MICHELA - Facevo, signor Dario, facevo. Ero un ispettore di una nota compagnia di assicurazioni. È per questo che ho sviluppato uno spirito d’osservazione particolare.

SIGNOR DARIO - Capisco. Sì, è vero, questa in precedenza era la villa dove abitavo con la mia famiglia.

SIGNOR BORTOLO - E come mai l’ha trasformata in un albergo?

SIGNOR DARIO - (Sospirando) L’idea è stata delle mie figliole; purtroppo abbiamo attraversato un periodo economicamente poco felice, è stato necessario operare in questo modo.

SIGNORINA ANNA - Sono convinta che avete preso un’ottima decisione. E mi dica, cosa ne pensa sua moglie?

SIGNOR DARIO - È quello che mi piacerebbe sapere, io in effetti l’ho fatto proprio perché…

MARA - (Allarmata) Quello che intende dire papà è che abbiamo dovuto farlo. Da quando è rimasto vedovo non siamo più stati in grado di provvedere a tutte le spese.

SIGNORINA ANNA - Vedovo?

SIGNOR BORTOLO - Oh, mi dispiace. Non immaginavo che sua moglie fosse morta. (Il signor Dario comincia a tossire, ad avere convulsioni e lare movimenti strani)

MARA - (Si precipita verso di lui) Papà…

SIGNORINA MICHELA - (Alzandosi premuroso) Che succede? (Il signor Dario si alza continuando a tossire)

MARA - (Prendendolo sottobraccio e portandolo verso sinistra) Coraggio papà… su…

ANNA - (Entra da sinistra con un vassoio e tre bicchieri di vino) Che succede?

MARA - (Uscendo verso sinistra con il signor Dario che continua a tossire) Niente, il solito!

SIGNOR BORTOLO - Cosa è successo? Non si sente bene?

SIGNORINA ANNA - Bisogna chiamare un medico?

ANNA - (Appoggia il vassoio sul tavolino) No, no, non preoccupatevi, sono solo delle crisi che gli capitano quando si parla di mamma. Dovete sapere che era molto attaccato a lei, ed in un certo modo non si è ancora ripreso.

SIGNOR BORTOLO - Capisco, è morta da poco?

ANNA - Sette anni!!!

SIGNORINA MICHELA - Ma… Come… Sette anni?

ANNA - Sì, papà è un uomo dalle grandi passioni.

SIGNOR BORTOLO - (Guardando la signorina Anna) Adesso, allora, capisco…

SIGNORINA ANNA - Sì, comincio a capire anch’io. Perdonatemi signori, se non vi dispiace mi allontano un attimo, ho una certa corrispondenza da sbrigare. (Guarda con complicità il signor Bortolo)

SIGNOR BORTOLO - (Ammiccando) Ma certamente, ci vediamo più tardi per cena.

SIGNORINA ANNA - (Andando verso sinistra) Non impiegherò molto e vi raggiungerò prestissimo, con permesso… (Ed esce a sinistra)

SIGNORINA MICHELA - Beh, signorina, lei ha portato tre bicchieri e ci siamo rimasti solo noi, quindi penso tocchi a lei tenerci compagnia come segno di ospitalità. (Alza due bicchieri e li passa ad Anna ed al signor Bortolo, poi prende il terzo) Allora, signori, al nuovo albergo?

SIGNOR BORTOLO - (Alzando il bicchiere) Salute, e con licenza parlando, alla faccia…

ANNA - Di chi ci vuole male!!!

SIGNOR OSVALDO - (Entrando da destra) Permesso? Disturbo?

ANNA - Ecco, appunto! Scusate, signori. (Andando verso il signor Osvaldo) Buonasera, desidera?

SIGNOR OSVALDO - Buonasera. (Prendendo Anna sottobraccio ed allontanandola) I signori sono gli ospiti dell’albergo?

ANNA - (Togliendo il braccio) Sì, perché?

SIGNOR OSVALDO - E sono gli unici?

ANNA - No, c’è un altro ospite, ma perché?

SIGNOR OSVALDO - È per caso una signora?

ANNA - Certo, è una signora, ma come mai è così interessato ai nostri ospiti?

SIGNOR OSVALDO - E questa signora si chiama per caso Anna Cecchini?

ANNA - Basta! Non ho intenzione di continuare questa specie di interrogatorio.

SIGNOR OSVALDO - (Fingendosi dolce) Ha ragione, mi perdoni se sono stato un po’ brusco.

ANNA - Un po’ brusco dice lei! Si precipita qua, mi tira da parte, mi tempesta di domande sui nostri ospiti…

SIGNOR OSVALDO - Le chiedo scusa, ma vede, è una faccenda molto importante per me.

ANNA - Ah ah, questione di soldi…

SIGNOR OSVALDO - Allora, si chiama Anna Cecchini?

ANNA - Non è un’informazione che voglio dare!

SIGNOR OSVALDO - (Prendendole un braccio) signorina, mi scusi ma sono costretto ad insistere, la prego.

ANNA - (Togliendo il braccio) Non ci penso neanche, questa è un’informazione riservata.

SIGNOR OSVALDO - Dovevo immaginarlo, ma non si preoccupi, tanto verrò a saperlo per altre vie. (Andando verso destra) Arrivederci signorina. signori… (Ed esce a destra)

SIGNORINA MICHELA - Ma chi è quell’orribile individuo?

ANNA - (Massaggiandosi il braccio) Ha proprio ragione, è una persona odiosa, ma purtroppo gli dobbiamo dei favori.

SIGNOR BORTOLO - Comunque, signorina, sarebbe più saggio che vi attrezzaste meglio per la vostra sicurezza, non si può mai sapere chi entra.

ANNA - (Andando dietro il bancone) Ci abbiamo già pensato: c’è qui sotto un bottone che sembra un normale interruttore, mentre in realtà è un segnale d’allarme che suona direttamente in cucina.

SIGNORINA MICHELA - Ben fatto! Non si è mai abbastanza previdenti in certe cose.

PAOLINO - (Entra da sinistra) signori, il ristorante è aperto se lo desiderano.

SIGNORINA MICHELA - (Avviandosi verso sinistra) Ottimo, comincio ad avere un certo appetito. (Esce a sinistra seguendo Paolino)

ANNA - signor Bortolo, posso importunarla un attimo?

SIGNOR BORTOLO - A lei nessuno potrà mai negare niente, è troppo carina.

ANNA - Lei mi confonde… Volevo solo chiederle un consiglio, lei mi sembra una persona così sensibile.

SIGNOR BORTOLO - Se posso aiutarla, lo farò molto volentieri.

ANNA - Ecco… C’è una persona che mi sta particolarmente a cuore, ma con cui non è che ci sia molta confidenza…

SIGNOR BORTOLO - Ebbene?

ANNA - Beh… Lei come farebbe a dichiararsi?

SIGNOR BORTOLO - Ah, faccende di cuore! Dunque, ricapitoliamo: lei ama questa persona?

ANNA - Sì, con tutto il cuore.

SIGNOR BORTOLO - E questa persona non immagina nulla?

ANNA - Credo proprio di no!

SIGNOR BORTOLO - E sarebbe complicato parlare direttamente con lui?

ANNA - Più che complicato per me sarebbe estremamente imbarazzante!

SIGNOR BORTOLO - Capisco. (Pensieroso) Allora credo che la cosa migliore sia scrivere una lettera a questa persona.

ANNA - Una lettera?

SIGNOR BORTOLO - Diciamo una dichiarazione scritta, così non correrà il rischio di dimenticarsi qualche cosa o peggio, d’impacciarsi.

ANNA - È vero, una lettera, non ci avevo pensato!

SIGNOR BORTOLO - Eh, voi giovani, tra telefono, fax, computer, avete perso il gusto che potrebbe dare un amore epistolare!

ANNA - Un amore come?

SIGNOR BORTOLO - Niente, niente, pensavo tra me.

ANNA - Grazie mille del consiglio, lo metterò in pratica subito, e poi le farò sapere gli sviluppi. Venga che l’accompagno alla sala da pranzo.

SIGNOR BORTOLO - (Alzando un braccio per far passare un braccio di Anna) Posso avere l’onore?

ANNA - (Prendendolo sottobraccio) L’onore è tutto mio, signor poeta. (Ed escono a sinistra. Dopo poco, la signorina Anna entra da sinistra con una busta in mano, si guarda un attimo in giro poi appoggia la busta sul bancone ed esce a sinistra)

PATRIZIA - (Dopo poco entra da sinistra con Dario) Finalmente ci si può fermare un attimo. (Si siede sul divano)

DARIO - (Andando verso il bancone) Vero, intanto che loro cenano noi possiamo rilassarci un attimo e poi… (Si accorge della busta)

PATRIZIA - E poi?

DARIO - (Nascondendo la lettera) E poi, dicevo, ho un bisogno urgente. Senti, ti dispiace se mi allontano un attimo? Torno subito! (Ed esce a sinistra)

PATRIZIA - (Guarda perplesso verso l’uscita di sinistra) Comincio a pensare che Dario ha qualche nuovo problema. È meglio che lo tenga d’occhio, non vorrei che combinasse qualcosa di strano, che saltasse fuori tutta la nostra storia. Posso solo immaginare le ire del signor Osvaldo!

SIGNOR OSVALDO - (Entra da destra tentennante) Permesso? Disturbo?

PATRIZIA - Buonasera, signor Osvaldo, stavo proprio pensando a lei…

SIGNOR OSVALDO - (Rude) Io invece stavo cercando proprio te. Svelta, prendi il registro, ho bisogno di sapere il nome di tutti gli ospiti dell’albergo!

PATRIZIA - (Va verso il bancone e prende il registro, lo apre e lo mostra al signor Osvaldo) Dunque, guardi… Bisogna prendere la data di oggi…

MARA - (Urlando da dietro le quinte) Anna! Anna! Dove sei finita… La cena è pronta…

ANNA - (Urlando da dietro le quinte) Sto scendendo!

SIGNOR OSVALDO - (Chiude il registro in mano a Patrizia) Presto vieni, sarà meglio andare fuori. (Spingendo Patrizia verso destra)

PATRIZIA - Ma se si accorgono che manca il registro?

SIGNOR OSVALDO - Non ti preoccupare, faremo in un attimo. (Ed escono a destra)

ANNA - (Entra da sinistra con una busta in mano, si guarda un attimo intorno, poi appoggia la busta sul bancone e mentre sta per uscire a sinistra)

MARA - (Entra da sinistra) Anna! Paolino sta già servendo la cena.

ANNA - Eccomi, andiamo?

MARA - E papà?

ANNA - (Prendendola sottobraccio e portandola fuori) Papà tra poco scende, ha detto intanto di cominciare. (Ed escono a sinistra. Patrizia entra da destra con il registro in mano, ma dopo pochi passi si gira e corre di nuovo fuori a destra perché il signor Dario entra da sinistra)

SIGNOR DARIO - (Si guarda attorno sospettoso, guarda lo specchio e sorride, poi va a controllare che non ci sia nessuno dietro il bancone e nota la busta, la prende e la legge) Per Dario! Per me? Una lettera per me? (Guarda lo specchio, poi la busta, poi di nuovo lo specchio e sorride) Non vorrai mica dirmi… Sei stata tu? (Apre la busta) È firmata «A» puntata… (Allo specchio) Sei dunque tu, Amalia? Rispondimi, ti prego… Amalia? Cosa devo fare? Vuoi che scriva anche io una lettera? Guarda che lo faccio… Amalia? Va bene, ho capito, scriverò anch’io una lettera e la lascerò qui sul bancone. A presto. (Manda un bacio allo specchio ed esce a, sinistra. Patrizia entra da destra con il registro in mano, ma dopo pochi passi si gira e corre di nuovo fuori a destra perché Dario entra da sinistra con una busta in mano si guarda attorno, appoggia la busta sul bancone e sta per uscire a sinistra, ma riceve uno sberlone dal signor Osvaldo che entra con Patrizia)

SIGNOR OSVALDO - Visto, imbecille? Non sai nemmeno riconoscere i tuoi amici?

DARIO - Buonasera signor Osvaldo.

SIGNOR OSVALDO - No, non è certo una buona sera. (A Patrizia) Forza, imbecille, dove possono essere i documenti?

DARIO - Documenti?

PATRIZIA - Vuole conoscere l’identità dei tre ospiti dell’albergo, ma sul registro non sono ancora stati scritti, penso che ci debbano essere i documenti dietro il bancone…

SIGNOR OSVALDO - (Si precipita dietro il bancone) Dove, qui? In quale ripiano?

PATRIZIA - Ma, non so, forse il primo.

SIGNOR OSVALDO - (Piegandosi dietro il bancone) Dove? Dove? Accidenti al buio! Ma non c’è una luce qui sotto? Ah sì, eccola!

DARIO - (Corre verso il bancone) No, no, quello è l’allarme!

SIGNOR OSVALDO - (Sempre piegato dietro il bancone) Porca miseria, non funziona, non s’accende!

DARIO - Presto signor Osvaldo scappi, quello era l’allarme!

SIGNOR OSVALDO - (Uscendo da dietro il bancone) Come l’allarme quale allarme? Per che cosa?

PATRIZIA - (Spingendo fuori a destra il signor Osvaldo) È un allarme che suona in cucina contro i malintenzionati. (Ed escono a destra)

PAOLINO - (Saltando in scena da sinistra con un mattarello) Aaaahhhh…

DARIO - (Che era di spalle si spaventa) Aaaahhhh…

ANNA - (Entra da sinistra dietro Paolino) Dario, cos’è successo?

MARA - (Entrando dietro Anna) Cosa succede?

SIGNORINA ANNA - (Entrando dietro Mara) Chi c’è? (il signor Bortolo entra dietro la signorina Anna, poi la signorina Michela)

DARIO - (Riprendendosi) Niente, niente, scusate, ho schiacciato inavvertitamente l’allarme. Non l’ho fatto apposta, perdonatemi…

ANNA - (Sospirando di sollievo) Meno male, che spavento!

MARA - (Sospirando) Mamma mia, Dario, cerca di stare più attento, ci hai fatto gelare il sangue!

DARIO - Scusatemi ancora, sono veramente mortificato. (Prendendo per le spalle Paolino lo spinge verso sinistra) Ma vi prego, torniamo tutti in sala da pranzo, abbiamo una cena de terminare o mi sbaglio? (Con la testa cerca di far notare ad Anna la lettera sul bancone)

ANNA - (Lo guarda un po’ stupita, poi verso gli ospiti) Ha ragione, prego signori, la cena si sta raffreddando. (escono tutti a sinistra)

SIGNORINA ANNA - (Rientra da sinistra con il signor Bortolo sottobraccio ed indicando la lettera sul bancone) Che le dicevo? Ero sicura d’aver visto bene!

SIGNOR BORTOLO - Ma è incredibile, questo signor Dario! Scrive lettere più velocemente di una stenografa, ma come fa?

SIGNORINA ANNA - (Prendendo la lettera) Si ricorda? È un uomo dalle grandi passioni! (Ed aprendo la lettera esce a sinistra)

SIGNOR BORTOLO - Certo che non si è sprecato tempo, sono qui da mezza giornata e già si sono moltiplicate le dichiarazioni; prima, questo signor Dario, scrivano velocista, poi sua figlia Anna scrivana intimorita, ed infine la signorina Anna scrivana conquistata! Sono proprio curioso di vedere come andrà a finire. (Esce a sinistra)

SIPARIO

TERZO ATTO

La scena è la stessa. È notte, mezze luci. Patrizia entra da sinistra con una torcia elettrica accesa, si guarda intorno, poi va verso destra, esce e poco dopo rientra col signor Osvaldo.

SIGNOR OSVALDO - Sei sicura che stanno dormendo tutti?

PATRIZIA - Non si sente nessun rumore, tutto tace!

SIGNOR OSVALDO - (Prendendo la torcia a Patrizia) Bene! Andiamo a vedere se ci sono questi benedetti documenti. (E va dietro il bancone. Patrizia si guarda in giro sospettosa, poi va vicino all’uscita di sinistra e si ferma di guardia. Il signor Osvaldo sta cercando dietro il bancone) Ma dove diavolo sono ‘sti documenti? Possibile che ci sia tutta questa confusione?

PATRIZIA - (All’improvviso corre dietro il bancone) Presto, signor Osvaldo, spenga che sta arrivando qualcuno!

SIGNOR OSVALDO - (Spegne la torcia e si nasconde con Patrizia dietro il bancone) Ma non stavano dormendo tutti? (E gli molla una sberla)

SIGNOR DARIO - (Entra da sinistra con una torcia elettrica accesa ed una busta, si guarda attorno, va verso il bancone e lascia la lettera, poi con la torcia illumina lo specchio e sussurra) Ciao, Amalia, sono io. (Quindi illumina l’uscita di destra e si avvicina, guarda fuori, poi illumina l’uscita di sinistra e si avvicina, guarda fuori e allarmandosi scappa al centro, si guarda attorno spaventato e poi corre a nascondersi dietro il divano spegnendo la torcia)

PAOLINO - (Entra da sinistra con una torcia elettrica accesa seguito da Anna ed illumina tutta la scena) Visto, signorina, non c’è nessuno!

ANNA - (Guardandosi in giro) Eppure ero sicura di aver sentito delle voci.

PAOLINO - (Va verso l’uscita di destra) Probabilmente s’è sbagliata. (Guarda fuori verso destra) Qui non c’è proprio anima viva. (Illumina di nuovo tutta la scena, il bancone e poi la lettera)

ANNA - (Allarmandosi) Cosa c’è sul bancone? Illumina un po’…

PAOLINO - Dove?

ANNA - Lì sul bancone!

PAOLINO - (Illuminando) Cosa c’è signorina, cosa ha visto?

ANNA - (Che nel frattempo si è avvicinata al bancone e ha preso la lettera) Niente, niente, era solo un riflesso.

PAOLINO - Lo dicevo che non c’era nessuno. Possiamo tornare a dormire?

ANNA - (Guarda la lettera che ha in mano) Sì, certo torniamo a dormire. (Ed escono a sinistra. Patrizia si alza lentamente uscendo da dietro il bancone e si guarda attorno sospettosa. Il signor Dario si alza lentamente da dietro il divano guardandosi attorno, poi accende la torcia e si blocca illuminando Patrizia. Patrizia si blocca, poi, essendo illuminata, chiude gli occhi e si finge sonnambula alzando le braccia davanti a sé e comincia a camminare avanti ed indietro. Il signor Dario le si avvicina studiandola, poi comincia a fare dei rumori con la bocca tipo baci, fischi e schiocchi per cercare di svegliarla, dopodiché esce velocemente a sinistra)

PATRIZIA - (Resta immobile per un po’, poi va al bancone e sussurra preoccupata) Presto signor Osvaldo, ha fatto?

SIGNOR OSVALDO - (Alzandosi da dietro il bancone ed accendendo la torcia) Fatto un corno. Meno male che dormivano tutti, altrimenti qui stasera facevamo una festa. (Ricomincia a cercare)

PATRIZIA - La prego signor Osvaldo, faccia in fretta.

SIGNOR OSVALDO - (Dopo un po’ trionfante) Eccoli! Alla buon’ora. Dunque… (Comincia a controllarli) Ecco qua… Maledizione!

PATRIZIA - (Che nel frattempo si era riportato vicino all’uscita di sinistra) Che succede adesso?

SIGNOR OSVALDO - È, proprio come immaginavo! È qui!

PATRIZIA - Chi è qui?

SIGNOR OSVALDO - La signorina Anna Cecchini!

PATRIZIA - E chi è?

SIGNOR OSVALDO –- È la signorina che è arrivata oggi insieme agli altri due ospiti all’albergo e che..

PATRIZIA - (Che stava continuando a guardare fuori verso sinistra) Sta arrivando qualcuno. (E corre a nascondersi dietro il bancone con il signor Osvaldo)

SIGNOR OSVALDO - (Nascondendosi e spegnendo la torcia) Oh no, ancora.

SIGNOR DARIO - (Entra da sinistra seguito da Dario ed illumina la scena con la torcia elettrica) Ecco, dev’essere qui.

DARIO - (Entrando e guardandosi attorno) Ma qui non c’è nessuno!

SIGNOR DARIO - Eppure io l’ho vista qui, sonnambula. Forse è andata di là, in sala da pranzo. (Ed esce a sinistra)

DARIO - (Si guarda un attimo attorno, poi sussurrando) Patrizia… Patrizia…

PATRIZIA - (Si alza da dietro il bancone e sussurrando) Sono qui, Dario.

DARIO - (C.s) Ma che cavolo stai facendo?

PATRIZIA - (C.s. uscendo da dietro il bancone) Sto aiutando il signor Osvaldo lì dietro per quei documenti…

DARIO - (C.s) Ho capito, ma non potevate essere un po’ più discreti?

PATRIZIA - (C.s) Non è colpa mia, qui c’è un traffico!!

DARIO - (Interrompendolo e alzandogli le braccia in posizione da sonnambulo) Ssshhh…

SIGNOR DARIO - (Entra da sinistra) Ah, l’ha trovata…

DARIO - Ssshhh, silenzio! Non sa che è pericolosissimo svegliare i sonnambuli?

SIGNOR DARIO - Davvero?

DARIO - Certo, potrebbero avere dei grossi traumi se svegliati bruscamente!

SIGNOR DARIO - E che facciamo allora?

DARIO - Guardi, io la ringrazio per avermi chiamato, adesso vada pure a dormire, a lei ci penso io.

SIGNOR DARIO - (Guardando lo specchio) Devo proprio andare? Non ha bisogno di una mano?

DARIO - No, grazie, posso farcela da solo, è solo questione di pazienza.

SIGNOR DARIO - (Che stava guardando verso il bancone) Ma… e la lettera?

DARIO - (Lasciando andare di colpo le mani di Patrizia e allarmandosi) Come la lettera?

SIGNOR DARIO - (Va verso il bancone) Qui c’era una lettera!

DARIO - Ma lei come fa a saperlo?

SIGNOR DARIO - Perché ce l’ho messa io!

DARIO - Lei ha messo una lettera qui?

SIGNOR DARIO - Sì, poco fa. (Guardando lo specchio) L’ha presa lei!

DARIO - Ma se sono arrivato qui con lei!

SIGNOR DARIO - (Sempre verso lo specchio) No, non lei, lei!

DARIO - (Guardando Patrizia) Non è possibile, è sonnambula!

SIGNOR DARIO - (Indicando Patrizia) Non lei, (Indicando lo specchio) ma lui!

DARIO - Chi?

SIGNOR DARIO - Lo specchio!

DARIO - Lo specchio ha preso la lettera?

SIGNOR DARIO - No, non lui, ma lei da dentro lo specchio! Adesso sono sicuro che questo è quello giusto.

DARIO - (Guardando lo specchio) Senta, ma di che lettera si tratta?

SIGNOR DARIO - (Sempre guardando lo specchio) Della mia risposta alla sua lettera!

DARIO - Alla mia lettera?

SIGNOR DARIO - Non alla sua lettera (Guardando Dario) Alla sua. (Guardando lo specchio)

DARIO - Vuole farmi credere che lo specchio le ha scritto una lettera?

SIGNOR DARIO - Ma no, è chiaro che non è stato lo specchio a scrivermi..

DARIO - Volevo ben dire…

SIGNOR DARIO – È stata mia moglie a scrivermi!

DARIO - Cosa??

SIGNOR DARIO - Ormai posso dirlo. Io non volevo aprire un albergo, troppa confusione per Amalia; poi è venuto un grande medium che però era un architetto, sa per le apparenze, mi ha detto che un sistema poteva essere quello di usare uno specchio, ma solo quello giusto! Allora io apro l’albergo e metto uno specchio in ogni camera, parlo con loro, ci provo con tutti fino a quando questo non mi ha scritto. Ma non era lui, era lei!

DARIO - Io??

SIGNOR DARIO - Ma no, mia moglie! Così le ho risposto anche io con una lettera.

DARIO - Allo specchio?

SIGNOR DARIO - Nooo! A mia moglie. Ma come fa a non capire. Questa è la porta!

DARIO - Ma certo, che stupido. Lo specchio che scrive e riceve lettere è in realtà una porta!

SIGNOR DARIO - Esatto, vede che è chiaro!

DARIO - Eh già… (Prendendo il signor Dario per le spalle e spingendolo verso sinistra) Adesso però è meglio che lei vada a dormire, io mi occuperò di Patrizia e cercherò di rimetterla a letto.

SIGNOR DARIO - Sì, tanto adesso devo solo aspettare la risposta.

DARIO - Ecco, se dovesse scrivere un’altra lettera la chiamo io.

SIGNOR DARIO - Secondo lei mi scriverà un’altra lettera? Non può darsi che stavolta mi parli direttamente?

DARIO - (Spingendolo fuori a sinistra) Senta, sia che scriva, che parli o che telefoni non si preoccupi, la chiamo immediatamente!

SIGNOR DARIO - Grazie, grazie mille, buonanotte. (Esce a sinistra)

DARIO - (Dopo averlo seguito con lo sguardo) Quello è completamente pazzo!

PATRIZIA - (Massaggiandosi le braccia) Meno male, non ce la facevo più. Cos’è questa storia della lettera?

DARIO - Lascia perdere, dov’è il signor Osvaldo?

SIGNOR OSVALDO - (Alzandosi da dietro il bancone ed uscendo massaggiandosi la schiena) Sono qui, sono qui.

DARIO - Presto signor Osvaldo, ha trovato quello che cercava?

SIGNOR OSVALDO - Certo che l’ho trovato e non per merito vostro. Adesso devo darvi un altro incarico.

PATRIZIA - E quale?

SIGNOR OSVALDO - Dovrete origliare spiare tutto quello che fa e dice la signorina Anna.

DARIO - La figlia del signor Dario?

SIGNOR OSVALDO - Ma no, stupido, l’altra signorina Anna, la signora che è arrivata ieri con gli altri due ospiti.

DARIO - E si chiama signorina Anna?

PATRIZIA - Non ti ricordi? Te l’ho raccontato ieri sera.

DARIO - (Mettendosi le mani nei capelli) Oh no, fa che non sia vero!

PATRIZIA - Cosa?

DARIO - Che non abbia ricevuto lei la lettera…

PATRIZIA - Ma quale lettera? Cos’è questa lettera di cui tutti parlano?

DARIO - Niente, niente. Lei ha finito signor Osvaldo?

SIGNOR OSVALDO - Sì, vado, ma mi raccomando, ricordatevi le vostre foto, se fallite… (escono tutti a destra)

SIGNOR BORTOLO - (Entra da sinistra) Lo sapevo che questa notte non avrei dormito; già c’è il fatto del letto nuovo, poi c’è un andirivieni che non cessa un attimo. Comunque c’era da aspettarselo, si respira un’atmosfera così euforica qui che…

ANNA - (Entra da sinistra e vedendo il signor Bortolo gli si butta tra le braccia piangendo) Oh, signor Bortolo, meno male ch’è qui. (Singhiozza)

SIGNOR BORTOLO - (L’abbraccia e cerca di consolarla) Ma signorina… Su, non faccia così… Cos’è successo? Coraggio, smetta di piangere e mi racconti cos’è accaduto!

ANNA - (Singhiozzando) Ho seguito il suo consiglio!

SIGNOR BORTOLO - Cioè?

ANNA - (C.s) Ho scritto quella lettera alla persona che amo.

SIGNOR BORTOLO - Bene, e perché piange?

ANNA - (C.s) Perché mi ha risposto! (Piange)

SIGNOR BORTOLO - Ah, ho capito. Lui non l’ama vero? Beh, qualche volta…

ANNA - (C.s) No, no, lui mi ama, dice di amarmi da sempre…

SIGNOR BORTOLO - (Stupito) Ma… Allora… Perché piange? Non è contenta?

ANNA - (C.s) Certo che no!

SIGNOR BORTOLO - Senta, signorina, mi faccia capire: lei scrive una lettera a questa persona che ama, questi risponde che anche lui la ama e lei invece di essere felice, piange?

ANNA - (C.s) Vede, signor Bortolo, è vero lui mi ha detto che mi ama, però ha anche detto che ormai il mio fisico è da buttare. (Piange)

SIGNOR BORTOLO - Come? Come?

ANNA - (Prende dalla tasca della vestaglia una lettera) Ecco, senta cosa mi ha risposto, (Singhiozzo) Sembra la lettera d’un pazzo: «Cara A…»

SIGNOR BORTOLO - A?

ANNA - Sì, avevo firmato per pudore la mia lettera «A» puntata; «Cara A, finalmente ti sei rivelata, non puoi immaginare da quanto tempo lo aspettavo. Veramente io ho sempre saputo che prima o poi t’avrei sentita…»

SIGNOR BORTOLO - Beh, mi sembra un pochino presuntuoso…

ANNA - Aspetti. (Singhiozzo) «Che prima o poi ti avrei sentita e più il tempo passava, più questo desiderio di sentirti aumentava. Mi chiedevo come ti saresti fatta viva con me, ho provato ad immaginare di tutto, ma una lettera non me l’aspettavo proprio».

SIGNOR BORTOLO - Non ci pensa mai nessuno.

ANNA - «Ti posso assicurare ch’è stata un’emozione enorme dopo tutti questi anni di silenzio…»

SIGNOR BORTOLO - Anni di silenzio? Ma cosa intende dire?

ANNA - E chi lo sa? (Singhiozzo) Ma senta, senta: «Anch’io ti amo, tanto, come se fosse ancora la prima volta…»

SIGNOR BORTOLO - La prima volta? Ma vi conoscete da tanto tempo?

ANNA - Solo da due mesi. Cosa le dicevo? È matto! (Singhiozzo) «Se tu sapessi la fatica che faccio a non pensare a che cosa s’è ormai ridotto il tuo povero corpo, un mucchietto d’ossa senza calore…» (Piange)

SIGNOR BORTOLO - Un povero mucchietto d’ossa? Ma siamo sicuri che sta parlando di lei? È per lei la lettera?

ANNA - (Piangendo) Certo, vede sulla busta c’è scritto «Per A».

SIGNOR BORTOLO - Appunto, siccome non c’è il nome per esteso, magari c’è stato un errore; conosce la calligrafia?

ANNA - No, ma tanto non servirebbe, la lettera è scritta a macchina. (Singhiozzo)

SIGNOR BORTOLO - Una lettera d’amore scritta a macchina? Che orrore!! Oltre al fatto che è una lettera assurda, è anche scritta a macchina!

ANNA - (Singhiozzo) Non è ancora finita…

SIGNOR BORTOLO - Nooo?

ANNA - «Come mi piacerebbe poterti stringere ancora fra le braccia, poterti baciare, accarezzarti i capelli, poter ammirare i tuoi occhi, senza vedere soltanto due orbite vuote » (Piange)

SIGNOR BORTOLO - Due orbite vuote? Ma quest’uomo è pazzo! Sembra stia scrivendo ad una morta!

ANNA - Sì, sì… (Singhiozzo) Sembra proprio… (Pensierosa) Che stia scrivendo… Ad una persona morta…. Da qualche anno!! (Incomincia a sorridere) Ma certo! (Felice) È vero, tutto quadra. (Ridendo) Ah ah, che stupida, è così, ad una persona morta!

SIGNOR BORTOLO - (Preoccupandosi) Coraggio signorina, non si lasci andare, non faccia così…

ANNA - (Ridendo) Ma no, signor Bortolo, non sono impazzita, anzi sì, sono impazzita, ma di gioia!

SIGNOR BORTOLO - Di gioia?

ANNA - Sì, di gioia, e sa perché? Perché questa lettera non è per me, ma per mia madre!

SIGNOR BORTOLO - La signora morta sette anni fa?

ANNA - Certo, proprio lei!

SIGNOR BORTOLO - E perché questa persona che lei ama avrebbe scritto a sua madre morta?

ANNA - Non è stato lui, ma mio padre!

SIGNOR BORTOLO - Il signor Dario?

ANNA - Sì, lui. Probabilmente c’è stato un grosso malinteso: io ho scritto una lettera firmandola «A», poi sulla busta ho messo «Per Dario» e l’ho lasciata sul bancone. Papà, vedendola, deve aver pensato che fosse per lui e l’ha aperta, leggendo la firma «A» ha pensato che fosse sua moglie che si chiama Amalia e allora le ha risposto e questa è la lettera!

SIGNOR BORTOLO - Ma se la signora è morta da sette anni!

ANNA - È vero, ma lui è convinto che la sua anima si aggiri tra le mura della villa e sta aspettando un suo segnale. Sicuramente ha pensato che la lettera fosse il segno tanto atteso. Ama ancora tanto mamma!

SIGNOR BORTOLO - Capisco. Però se mi permette di rivelarle una cosa, anche se non sono affari miei…

ANNA - Mi dica…

SIGNOR BORTOLO - Suo padre non è poi così ancora tanto innamorato della moglie, perché nel frattempo scrive lettere d’amore anche ad altre donne.

ANNA - Cosa?

SIGNOR BORTOLO - E poi, suo padre, nell’attesa che sua madre si faccia viva, non disdegna di corteggiare altre signore.

ANNA - Papà? Guardi che si sta sbagliando!

SIGNOR BORTOLO - Mi creda è vero. Si ricorda la lettera che ha consegnato alla signorina Anna ieri sera? Beh, era una lettera d’amore di suo padre!

ANNA - (Sorridendo) È impossibile!

SIGNOR BORTOLO - Perché?

ANNA - Perché mi ricordo benissimo che sulla busta c’era scritto «Per la signorina Anna» ed era scritto a mano, mentre papà sono anni ormai che non scrive più a mano perché ha un’orrida calligrafia, scrive tutto a macchina come questa lettera!

SIGNOR BORTOLO - Eppure le assicuro che era firmata Dario!

ANNA - Dario?

SIGNOR BORTOLO - Certo, infatti la signorina Anna le ha chiesto se c’era in albergo un certo signor Dario, si ricorda?

ANNA - Sì, mi ricordo. (Pensierosa) Ma allora vuol dire che Dario sarebbe…

SIGNOR BORTOLO - (Intuendo) Oddio, si chiama Dario anche la persona che lei ama!

ANNA - (Singhiozzo) Sì, si chiama Dario. E così questo traditore si mette a corteggiare le nostre ospiti! (Furibonda) Adesso lo sistemo io. (Andando verso sinistra) Lo licenzio in tronco!

SIGNOR BORTOLO - (Trattenendola) Aspetti, signorina, si calmi.

DARIO - (Entra da destra con Patrizia) Ben trovati, signori.

PATRIZIA - (Allarmata) Salve… Come mai in piedi a quest’ora? È successo qualcosa?

ANNA - (Andando verso Dario) Ah, proprio te cercavo.

DARIO - Me? E perché?

ANNA - (Dandogli uno schiaffo) Traditore! Ho scoperto tutto!

DARIO - (Con la mano sulla guancia colpita) Tutto?

PATRIZIA - (Piagnucoloso) Mi perdoni, signorina, io non c’entro, non volevo farlo. Lo dicevo a lui che prima o poi lei se ne sarebbe accorta. (Sempre più spaventata) Pietà, signorina, pietà, non ci mandi via, non voglio finire in prigione!

ANNA - (Stupita) Prigione?

DARIO - (Massaggiandosi la guancia rattristato) Cosa conta di fare, allora? Vuole mandarci via? Vuole licenziarci?

ANNA - Certo che sì! Ma cosa c’entra Patrizia? Io parlo di te!!

DARIO - Guardi che Patrizia è colpevole quanto me, anzi l’idea è stata propria sua.

PATRIZIA - Non è vero!

ANNA - Cosa?

DARIO - È vero, abbiamo agito insieme, ma non è stata una mia idea.

ANNA - Balle! La lettera era firmata da te!

DARIO - La lettera era firmata da me, ma come ti ho spiegato anche lei ha partecipato. Il colpo volevamo farlo in due.

ANNA - Il colpo? Volevate fare colpo in due?

DARIO - Ma sì, te l’ho detto nella lettera.

ANNA - (Stupita) A me?

DARIO - Sì, nella seconda lettera ti ho raccontato tutto perché non volevo più ingannarti.

ANNA - (Sempre più stupita) Hai scritto due lettere a me?

DARIO - Mi stai prendendo in giro? Hai anche risposto alla prima.

ANNA - Io ho risposto alla tua lettera? Ma sei diventato matto?

SIGNOR BORTOLO - (Mettendosi in mezzo a loro) Un momento, un momento. Comincio a credere che ci sia stato un grossissimo malinteso. (A Patrizia) Le dispiace lasciarci soli per un po’?

PATRIZIA - (Uscendo a sinistra) Certo, ma ripeto che io non c’entro niente in tutta la faccenda. (Tra sé) Ma chi me l’ha fatto fare! (Ed esce)

SIGNOR BORTOLO - Dunque, vediamo di ricapitolare tutto: lei si chiama Dario, giusto?

DARIO - Sì.

SIGNOR BORTOLO - Ed ha scritto una lettera a lei. (Indicando Anna) La signorina Anna?

DARIO - Veramente ne ho scritto due, nella prima le confessavo il mio amore, nella seconda le ho raccontato del ricatto del signor Osvaldo.

ANNA - Ricatto?

SIGNOR BORTOLO - Aspetti. Dunque ha scritto due lettere e a chi le ha consegnate?

DARIO - A nessuno, le ho lasciate sul bancone dentro una busta.

SIGNOR BORTOLO - E cosa aveva scritto sulla busta?

DARIO - Per la signorina Anna.

ANNA - Per la signorina Anna? Ma allora…

SIGNOR BORTOLO - Eh sì! Lei ha consegnato alla signorina Anna una lettera che in realtà era indirizzata a lei!

DARIO - Vuol dire che non hai ricevuto tu le mie lettere?

ANNA - No, non ho ricevuto nessuna lettera, almeno non da te!

DARIO - (Sempre più allarmato) Oh, mio Dio, nemmeno la seconda?

ANNA - Nessuna!

SIGNOR BORTOLO - Adesso è tutto chiaro. Lei ha scritto una prima lettera che è finita all’altra signorina Anna, la quale pensando che fosse suo padre (Ad Anna) ha risposto: (A Dario) e lei quindi ha risposto alla lettera dell’altra signorina Anna! (Ad Anna) Lei ha scritto una lettera a lui (Indica Dario) ma è stata presa da suo padre Dario che ha risposto convinto di parlare con sua moglie morta! Bella confusione, non c’è che dire. Per fortuna che non ci pensava nessuno a scrivere lettere!!

ANNA - (A Dario) Ma allora anche tu mi ami?

DARIO - Fin dal primo momento, ma temevo che tu non mi avresti più voluto se avessi saputo del mio passato.

ANNA - Cosa intendi dire con il «mio passato»? E cos’è questa storia del ricatto?

DARIO - (Guarda Anna, poi signor Bortolo, poi di nuovo Anna) Beh, a questo punto… Devi sapere che prima di venire a lavorare qui, facevo il…

ANNA - Il?

DARIO - Ladro!

ANNA - (Sbalordita) Il ladro?

DARIO - Sì, svaligiavo gli appartamenti con Patrizia.

ANNA - (Incredula) Svaligiavi… Gli appartamenti…

DARIO - Con Patrizia.

ANNA - (Riprendendosi) Ma cosa c’entra questo con noi e con il ricatto del signor Osvaldo?

DARIO - Una sera decidemmo di svaligiare la villa del signor Osvaldo, eravamo sicuri di trovare un bel bottino. Quello che non sapevamo era che aveva installato uno speciale antifurto a macchina fotografica che ci ha immortalato mentre eravamo all’opera. Da allora il signor Osvaldo ci ricatta minacciando di consegnare quelle foto alla polizia. Con uno stratagemma ci ha fatto assumere da voi, e noi avremmo dovuto sabotare il vostro lavoro e l’albergo, per potergli permettere di rilevare l’ipoteca della villa a suo nome. Ecco, adesso sai tutto!

ANNA - Il signor Osvaldo! Lurido farabutto infame vigliacco, avvoltoio approfittatore. (Avvicinandosi a Dario) E tu canaglia traditore serpe…

SIGNOR BORTOLO - (Mettendosi in mezzo) Calma… Calma… Dopotutto, se le ha confessato, è perché la ama…

ANNA - Io amare un ladro? Un topo d’appartamento?

DARIO - Ma ti giuro che sono pentito, adesso che so che anche tu mi ami, ho intenzione di cambiare, di rifarmi una vita, te lo giuro!

ANNA - Stai mentendo!

DARIO - No, ti assicuro, ti amo e voglio cambiare vita per te.

SIGNOR BORTOLO - Beh, mi sembra che bisognerebbe almeno dargli una possibilità, non trova?

ANNA - Lei dice? (Pensierosa) Potrei anche farlo, ma come la mettiamo con la lettera che ha scritto alla signorina Anna? Adesso anche lei è a conoscenza del ricatto.

SIGNOR BORTOLO - Qualcosa troveremo! (A Dario) Lei cosa diceva esattamente nella seconda lettera?

DARIO - Dicevo che grazie ad alcune foto che mi ha fatto mentre svaligiavo la sua villa, il signor Osvaldo mi ricattava e vuole farmi boicottare gli affari dell’albergo, ma che ormai sono innamorato di lei… (Indicando Anna) Cioè di lei, ed ho intenzione di cambiare vita!

SIGNOR BORTOLO - Bene. (Ad Anna) Per quanto riguarda invece la lettera di suo padre, sappiamo benissimo cosa c’è scritto.

DARIO - Adesso capisco perché aspettava una risposta dallo specchio, era tua la lettera!

SIGNOR BORTOLO - Una risposta dallo specchio?

ANNA - Sì, papà è convinto che uno specchio sia il tramite con cui mamma possa mettersi in contatto con lui!

DARIO - Non uno specchio qualsiasi, ma quello specchio! (Indicando lo specchio dietro il bancone) Vuole che lo avvisi quando si farà vivo.

SIGNOR BORTOLO - Ma questo è perfetto!

ANNA - Perfetto?

DARIO - Perfetto?

SIGNOR BORTOLO - Certo, vedrete che sistemeremo tutto. Ho qualche idea. (Incamminandosi verso sinistra) Naturalmente domani mattina avrò bisogno del vostro aiuto per certe faccende.

ANNA - Certamente, anzi, grazie fin d’ora!

DARIO - Vero, lei ha un cuore d’oro.

SIGNOR BORTOLO - Piano, piano, aspettate domani prima di farmi i complimenti, aspettate almeno che me li sia meritati. (Ed escono tutti a sinistra. BUIO, POI LUCI PIENE)

PAOLINO - (Entra da sinistra con Patrizia) Mi sembra strano che tu non abbia sentito niente.

PATRIZIA - (Entrato con Paolino e titubante) È, vero, lo giuro, ho il sonno pesante!

PAOLINO - Ci credo, ci credo. Per aver dormito tutta la notte altro che sonno pesante, eri in coma! Vieni, andiamo a tirar fuori il pulmino. (Esce a destra)

PATRIZIA - Eccomi. (Esce a destra)

SIGNOR BORTOLO - (Entra da sinistra con signorina Anna e signorina Michela) Ah, è proprio una splendida mattinata.

SIGNORINA MICHELA - Perfettamente d’accordo! È l’ideale per una bella gita al lago.

SIGNORINA ANNA - È vero. Peccato che non abbia dormito tanto bene questa notte, sarei venuta volentieri. Signor Bortolo, le dispiace tenermi compagnia mentre la signorina Michela controlla i preparativi per la gita? È meglio che sia una persona efficiente come lei a sbrigare queste faccende, non è vero signorina Michela?

SIGNORINA MICHELA - Troppo onore, signorina; comunque ha ragione, è sempre meglio controllare queste cose, per evitare sorprese. Con permesso, signori. (Ed esce a destra)

SIGNOR BORTOLO - Complimenti!

SIGNORINA ANNA - Per che cosa?

SIGNOR BORTOLO - Per il tatto con cui ha allontanato la signorina.

SIGNORINA ANNA - Volevo rimanere un attimo da sola con lei, mi interessava un suo parere.

SIGNOR BORTOLO - E su cosa, di grazia?

SIGNORINA ANNA - Si ricorda la lettera del signor Dario? Non la prima, ma quella di ieri sera, dopo il falso allarme?

SIGNOR BORTOLO - Certo, mi ricordo.

SIGNORINA ANNA - Ebbene, quella lettera è a dir poco strana. All’inizio mi dice di essere un…

SIGNOR BORTOLO - Ladro!

SIGNORINA ANNA - (Stupita) Come fa a saperlo?

SIGNOR BORTOLO - Permette, signorina, che le racconti una storia vera?

SIGNORINA ANNA - Una storia?

SIGNOR BORTOLO - Però non mi deve chiedere come la conosco perché ho promesso che non l’avrei rivelato!

SIGNORINA ANNA - Lei mi incuriosisce.

SIGNOR BORTOLO - (Indicando il divano) Prego, si accomodi. Dunque, questa è la storia di un moderno Robin Hood dalla doppia vita: di giorno persona irreprensibile, di notte svaligiatore di ricchi a favore dei più umili. Questo novello Robin Hood è abituato ad aiutare tutte le persone più bisognose, del paese; ha arredato quasi da solo tutta la scuola comunale, ha ristrutturato una parte del vecchio ospedale, mantiene almeno una decina di famiglie, però…

SIGNORINA ANNA - Però?

SIGNOR BORTOLO - Però tutta questa solidarietà necessita di tanti soldi e lui non ne ha così tanti; decide allora di chiederli ai ricchi del paese, ma questi oltre a rifiutarsi, lo prendono anche in giro, deridendolo. Prende così la grande decisione: ruberà ai ricchi per dare ai poveri! Ed incomincia ad effettuare dei piccoli furti nei loro appartamenti con l’aiuto di una certa Patrizia, una professionista…

SIGNORINA ANNA - È vero, lo nomina anche nella lettera!

SIGNOR BORTOLO - Ora, succede che il nostro Robin Hood resti vedovo improvvisamente, e senza una moglie a controllarlo, in pochissimo tempo la sua natura generosa lo porta sull’orlo del fallimento. Decide allora di trasformare la sua grande villa in un albergo, per poter continuare ad aiutare chi ne ha bisogno. Ma per aprire un albergo occorre subito molto denaro, e molto denaro lo si trova solo nella villa dell’usuraio del paese, un certo signor Osvaldo Viviani…

SIGNORINA ANNA - (Pensierosa) Osvaldo Viviani?

SIGNOR BORTOLO - Una notte entra nella sua villa, ma non trova il denaro e si allontana desolato senza sapere che nel frattempo una macchina fotografica lo ha immortalato. Intanto le figlie di questo maldestro Robin Hood sono riuscite ad ottenere i soldi necessari da una banca, senza rivolgersi all’usuraio. Questi va su tutte le furie e decide allora di ricattare il padre delle due sfrontate!

SIGNORINA ANNA - Ma se non gli ha rubato nulla!

SIGNOR BORTOLO - Vero! Ma lui, perfido, ha in mano delle foto inequivocabili e minaccia di consegnarle alla polizia accusando il ladro in questione di averlo alleggerito di una grossa somma. E qui il poveretto è costretto a cedere. Dovrà boicottare il proprio albergo per farlo fallire e permettere all’usuraio di rilevare l’ipoteca della villa. Un piano ben studiato, non c’è che dire!

SIGNORINA ANNA - (Sbalordita e commossa) Ma tutto questo è semplicemente incredibile!

SIGNOR BORTOLO - Eppure è la nuda e cruda realtà. Non c’è una virgola di questa storia che non sia vera. A questo punto entra in ballo lei.

SIGNORINA ANNA - Io?

SIGNOR BORTOLO - Sì, lei. Il nostro Robin Hood, il signor Dario, la vede arrivare in albergo ed ha il classico colpo di fulmine: si innamora come un ragazzino, il che guardandola è comprensibilissimo.

SIGNORINA ANNA - Non mi faccia arrossire…

SIGNOR BORTOLO - Si innamora, e decide sui due piedi di scriverle una lettera. Ma da qui la vicenda la conosce forse meglio lei.

SIGNORINA ANNA - (Commossa) Questa è la storia più dolce e romantica che abbia mai sentito. Signor Bortolo, lei mi ha toccato in fondo al cuore raccontandomela.

SIGNOR BORTOLO - Non ho nessun merito, mi sono limitato a raccontare la verità!

SIGNORINA ANNA - Ma lei come ha fatto a conoscere tutta la faccenda?

SIGNOR BORTOLO - Ah ah, ho giurato di non rivelarlo, anzi deve promettermi che anche lei non ne farà parola con nessuno, tantomeno con il signor Dario, la prego!

SIGNORINA ANNA - Le do la mia parola: questa storia l’ho già dimenticata! Devo solo fare una cosa prima di dimenticarla del tutto. Mi ha detto che l’usuraio si chiama Osvaldo Viviani?

SIGNOR BORTOLO - Esatto, perché?

SIGNORINA ANNA - Mi è venuto qualche sospetto e se permette dovrei fare qualche telefonata al mio ufficio.

SIGNOR BORTOLO - (Guardando l’orologio) Certo, per carità, anzi visto che si sono fatte le dieci… (Guarda l’uscita di sinistra) L’accompagno, così ne approfitto per fare una passeggiata.

SIGNORINA ANNA - Ma io pensavo di telefonare da qui…

SIGNOR BORTOLO - Se è per la storia che le ho appena raccontato sarebbe meglio non farci sentire da nessuno dell’albergo, non trova?

SIGNORINA ANNA - (Andando verso l’uscita di destra) Ha ragione, meglio telefonare da fuori! (Ed escono a destra)

ANNA - (Entra da sinistra con un foglio ed un megafono fatto con un cartoncino arrotolato, seguita da Dario) Benissimo, non c’è nessuno!

DARIO - (Titubante) Senti, ma sei sicura che funzioni?

ANNA - (Andando verso il divano) Certo, il signor Bortolo è stato chiaro: questo è il foglio che mi ha dato, questo è il megafono, sono le dieci, tutto come da programma perciò…

DARIO - Ho capito, ma non è che poi…

ANNA - Basta Dario! Vai a chiamare papà!

DARIO - Vado, vado, speriamo in bene! (Esce a sinistra)

ANNA - (Si porta al centro, mette il megafono alla bocca e fa alcuni tentativi cambiando tono) Signor Dario… Caro Dario… Dario… Amore mio… (Togliendo il megafono) Mah, io dico che mi riconosce. (suona il telefono sul bancone)

ANNA - Oh no, chi cavolo sarà adesso? (Va a rispondere guardando nervosamente l’uscita di sinistra) Pronto?… Sì, sono io, dovevo immaginare che era lei… Perché? Perché lei signor Osvaldo, ha sempre un tempismo eccezionale… Come sempre, lei si trova sempre a passare per caso… Sì, ma non subito, aspetti un po’ prima di venire altrimenti… (Si allarma guardando l’uscita di sinistra ed abbassando la voce) Mi scusi ma devo andare! (Riappende il telefono poi corre dietro il divano, poi torna indietro a prendere il megafono che aveva lasciato sul bancone e corre a nascondersi dietro il divano)

SIGNOR DARIO - (Entra di corsa da sinistra con Dario) Dove? Dove? Qui? (Si piazza al centro voltato verso lo specchio)

DARIO - Sì, mi ha detto esattamente al centro e mi ha detto di farla aspettare, si farà viva lei.

SIGNOR DARIO - (Agitatissimo) Va bene, va bene, grazie. Mamma mia come sono emozionato! Vai pure figliuolo, questi sono discorsi privati, non vorrai ascoltare spero!

DARIO - Sì, cioè no, sì vado, no non voglio ascoltare. (Ed esce a sinistra)

SIGNOR DARIO - (Dopo qualche secondo di silenzio, tentennante) A… A… Amalia?

ANNA - (Col megafono da dietro il divano) Papà!

SIGNOR DARIO - Papà?

ANNA - (C.s) Dario, sei proprio tu, marito mio?

SIGNOR DARIO - (Precipitoso) Amalia, oh amore mio finalmente, ho ricevuto la tua lettera e spero che tu non voglia…

ANNA - (C.s) Aspetta, aspetta, lascia parlare me, non ho tanto tempo…

SIGNOR DARIO - Come non hai tanto tempo, ma se hai un’eternità!!

ANNA - (C.s) Sì, ma non qui, e non in questo modo, me ne devo andare!

SIGNOR DARIO - Oh no, ti prego, ti ho aspettato tanto…

ANNA - (C.s) Lo so, lo so, sette anni!!

SIGNOR DARIO - E adesso che sei tornata te ne vuoi già andare?

ANNA - (C.s) Sì, ma non come credi tu. È stato deciso di premiare il tuo grande amore, così mi è stato concesso di tornare ad amarti!

SIGNOR DARIO - Vuoi dire che ritornerai in vita?

ANNA - (C.s) Certo che no, ormai il mio corpo è un povero mucchietto d’ossa!!!

SIGNOR DARIO - E allora?

ANNA - (C.s) Ritornerò con il mio amore per te intatto ma nel corpo di un’altra persona!

SIGNOR DARIO - Un’altra persona?

ANNA - (C.s) Sì, ritornerò ad amarti come vuoi tu ma in un’altra persona. Naturalmente non mi ricorderò più nulla.

SIGNOR DARIO - Ma io non voglio un’altra persona!

ANNA - (C.s) Ma sarò sempre io, la tua Amalia. E poi questa è l’unica soluzione!

SIGNOR DARIO - (Esitante) E chi sarebbe questa persona, la devo scegliere io?

ANNA - (C.s) Certo che no! Sarà il caso a scegliere, sarà la prima persona che entrerà qui dentro!

SIGNOR DARIO - Cosa?!

ANNA - (C.s) Hai capito bene, sarà la prima persona che entrerà qui dentro. A tra poco amore mio, tra poco potremo finalmente riabbracciarci…

SIGNOR DARIO - Aspetta, aspetta…

ANNA - (C.s) A tra poco…

SIGNOR DARIO - (Si gira sospettoso verso l’uscita di destra) La prima persona che entrerà?

SIGNOR OSVALDO - (Entra da destra) Oh, ecco qui il signor Dario…

SIGNOR DARIO - (Inorridito) Il signor Osvaldo?

SIGNOR OSVALDO - Certo, ho telefonato poco fa per avvisare che sarei passato a trovarla, come sta?

SIGNOR DARIO - (Inebetito) Oh, no… Un uomo, oh, no… Il signor Osvaldo… Oh, no…

SIGNOR OSVALDO - Ma signor Dario, che le prende? Mamma mia com’è pallido, ma non si sente bene?

SIGNOR DARIO - (C.s) Oh, no… Amalia… signor… Osvaldo…

SIGNOR OSVALDO - (Uscendo di corsa verso sinistra) Aspetti, non si muova, corro a chiamare qualcuno!!! (Esce a sinsitra)

SIGNOR DARIO - (C.s) Oh, no… un uomo no… Il signor Osvaldo no…

ANNA - (Sempre parlando attraverso il megafono) Certo che no, per chi mi hai preso?

SIGNOR DARIO - (Sollevato e girandosi verso lo specchio) Amalia!!! Oddio meno male sei ancora lì!

ANNA - (C.s) Certo! Figurati, il signor Osvaldo! A proposito, guarda che hanno ragione le nostre figlie, diffida di quella persona. Adesso vado, ricorda: la prima persona che entrerà…

SIGNOR DARIO - Amalia… Amalia?

ARCHITETTO - (Entra da destra) Permesso? Posso entrare? (Titubante) Buon giorno signor Dario…

SIGNOR DARIO - (Voltandosi) Oh, no! Il medium nooo! (Verso lo specchio) No, ti prego, Amalia, non un medium, non un medium!!! Amalia…

ARCHITETTO - (Allarmato) Signor Dario? Signor Dario… Con chi parla?

SIGNOR DARIO - (All’architetto) Sei tu? Dimmi sei tu?

ARCHITETTO - (Arretrando) Sono io? Sì, sono io! Io cosa?

SIGNOR DARIO - (Avvicinandosi e guardandolo negli occhi) Non sei tu, vero? Non potrei mai amarti così!!!

ARCHITETTO - (Sbarrando gli occhi) Cosa?!

SIGNOR DARIO - (Incalzandolo) Amalia?

ARCHITETTO - (Scappando fuori a destra) Aiutooo!!! Quest’uomo è proprio pazzo!!!

SIGNOR DARIO - (Lo guarda allontanarsi e poi si riavvicina allo specchio) Amalia?

ANNA - (Stizzita sempre parlando dietro il divano) Sì! Sì! Sono ancora qui!

SIGNOR DARIO - Che paura mi hai fatto prendere… il medium!

ANNA - (c.s) E chi immaginava che ci sarebbe stato tutto questo traffico?

SIGNOR DARIO - Come?

ANNA - (C.s) Niente, niente. Sai che ti dico? Hanno deciso di lasciar scegliere a me la persona, ed ho deciso!

SIGNOR DARIO - La scegli tu? Chi?

ANNA - (c.s) La signorina Anna! È una signora molto graziosa ed andrà benissimo.

SIGNOR DARIO - La signorina Anna nostra ospite?

ANNA - (C.s) Proprio lei, ed ormai è troppo tardi per tornare indietro, la scelta è stata fatta! Ah, non dimenticare che non ricorderò più nulla del mio passato, per cui sarà inutile parlarne. A tra poco…

SIGNOR DARIO - Amalia… Amalia… Con tutta la confusione che c’è stata come faccio a sapere che sarà lei e non qualcun altro? Amalia…

SIGNORINA ANNA - (Entra da sinistra con signor Bortolo) Oh, signor Dario, buongiorno.

SIGNOR DARIO - (Vedendola) Oh, Amalia… Cioè volevo dire, signorina Anna, buongiorno!

SIGNOR BORTOLO - (Che sta guardando verso il divano) Buongiorno, signor Dario, come si sente oggi?

SIGNOR DARIO - (Guarda la signorina Anna negli occhi e la studia) Bene, devo dire che per la prima volta dopo tanto tempo, mi sento particolarmente bene!

SIGNORINA ANNA - (Guardando signor Dario negli occhi) Non è strano? Mi sento di dover dire la stessa cosa anch’io!

SIGNOR BORTOLO - Ma perché non vi fate una bella passeggiata in giardino, mentre io aspetto la signorina Michela? Ormai dovrebbe tornare.

SIGNORINA ANNA - (Prendendo sottobraccio signor Dario) È una splendida idea, non trova?

SIGNOR DARIO - Sì, è una splendida idea! (Si avviano verso sinistra)

SIGNORINA ANNA - Ma lo sa, signor Dario, che da questa mattina la vedo sotto una nuova luce?

SIGNOR DARIO - Non è strano? Mi sento di dover dire la stessa cosa anch’io! Senta, se a lei non dispiace, potremmo darci del tu… (Escono a sinistra)

SIGNOR BORTOLO - Anna? Anna? Può uscire adesso! Allora, com’è andata?

ANNA - Bene, bene, nonostante il traffico!

SIGNOR BORTOLO - Traffico?

ANNA - Sì, il traffico: quando ho detto, come mi aveva scritto lei, che mi sarei incarnata nella prima persona che fosse entrata, è cominciata la sfilata, prima il signor Osvaldo, poi l’architetto allora ho deciso io e buonanotte!!!

SIGNOR BORTOLO - Comunque mi sembra che tutto sia andato per il meglio!!!

DARIO - (Entrando da sinistra) Proprio tutto no, resta la faccenda del ricatto e delle foto.

SIGNOR BORTOLO - Per questo non c’è più problema, ci ha pensato la signorina Anna.

DARIO - La signorina Anna? E come ha fatto?!

SIGNOR BORTOLO - Con tre telefonate. Dovete sapere che la signorina Anna è una vedova.

ANNA - Come papà!!!

SIGNOR BORTOLO - Sì, e ha ereditato dal marito un’enorme impresa finanziaria, di cui s’interessa solo raramente e di cui si occupa un suo amministratore. Ebbene questo disonesto praticava prestiti ad usura con alcuni fondi dell’impresa ed aveva un’attività diffusa in tutta la regione. In pratica lui intascava i guadagni senza rischiare nulla.

ANNA - Bel farabutto!!! Ma tutto questo cosa c’entra con noi?

SIGNOR BORTOLO - L’amministratore, per aver accesso ai liquidi, necessitava della firma della signorina Anna, la quale firmava assegni intestati a diverse persone che a lei venivano fatte passare come promotori di opere filantropiche. Il mese scorso la signorina Anna decise di fare il giro di queste opere filantropiche da lei finanziate e, ironia della sorte, cominciò proprio da questo paese facendosi dare dalla sua segretaria il nome del primo promotore! Sapete chi?

DARIO - Chi?

SIGNOR BORTOLO - Osvaldo Viviani!!!

ANNA - L’usuraio!!!

DARIO - Il ricattatore!!!

SIGNOR BORTOLO - Proprio lui. Altro che opere filantropiche! I soldi della signorina Anna venivano usati per finanziare i vari strozzini della zona. Sono bastate tre telefonate per scoprire tutto!!!

DARIO - E allora, cosa succede adesso?

SIGNOR BORTOLO - La signorina Anna sta aspettando di riuscire a parlare con il signor Osvaldo. Si farà consegnare quelle fotografie famose, e mi ha promesso che le brucerà senza guardarle; così anche lei, può stare tranquillo!!!

ANNA - Ma questo è stupendo!

DARIO - È grande! È fantastico! Ma come ha fatto? Lei è un genio!!!

MARA - (Entra da sinistra) Posso partecipare? Cosa si festeggia?

DARIO - (Titubante) Beh… Veramente…

ANNA - Festeggiamo un miracolo!!!

MARA - Un miracolo?

ANNA - Sì; il signor Bortolo oggi ha compiuto un miracolo!!!

SIGNOR BORTOLO - Via signorina, non esageriamo!!!

MARA - E di che miracolo si tratta?

SIGNORINA ANNA - (Entra da sinistra incalzando il signor Osvaldo che arretra verso destra) Naturalmente poi passerò in ufficio da lei per sistemare tutta la questione!!!

SIGNOR OSVALDO - (Ossequioso) Certo, signora!!!

SIGNORINA ANNA - E naturalmente mi darà tutti quei documenti di cui abbiamo parlato, comprese quelle cose famose!!!

SIGNOR OSVALDO - (Come sopra) Certo, signora. Quando vuole. L’aspetto! (Ed esce a destra)

SIGNORINA ANNA - Bene, anche questa è fatta. Oh, care signorine, ho una notizia che riguarda anche voi: ho deciso di saldare tutti i debiti dell’albergo e annullare l’ipoteca!!!

MARA - Ma… Ma… È un miracolo!

ANNA - Te l’avevo detto!

MARA - Ma, è perché?

SIGNORINA ANNA - Perché questo sarà il mio regalo a vostro padre, per il nostro fidanzamento!!!

ANNA - Cosa?!!!

MARA - Cosa?!!!

SIGNOR DARIO - (Entra da sinistra) È inutile fare quella faccia!! È vero, Anna ed io abbiamo deciso di fidanzarci; non è quello che avete sempre voluto?

MARA - Veramente ormai non ci speravamo più. (Ad Anna) È vero, oggi ci dev’essere stato un miracolo. Bisogna festeggiare!!!

DARIO - (Prende Anna e Mara sottobraccio ed andando verso sinistra) E allora andiamo a stappare una bottiglia e a brindare a queste belle notizie, e chissà (guardando Anna) che non ce ne sia qualcun’altra da festeggiare. (Ed escono a sinistra)

SIGNORINA ANNA - (Prende signor Dario sottobraccio e andando verso sinistra) Hai due figlie veramente deliziose. Sono sicura che andremo tutti d’accordissimo!!! (Ed escono a sinistra)

SIGNOR BORTOLO - Beh signori, forse è vero, ho raccontato qualche bugia, e non si dovrebbe. Vi chiedo scusa per questo, ma erano tutte a fin di bene come avrete notato. (Fa per andarsene) Un ultimo consiglio se me lo permettete: non dite mai a nessuna persona che deve dichiarare il proprio amore, di scrivere una lettera!!!

SIPARIO