Caro Machiavelli

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CARO MACHIAVELLI

di

Rossella Cercone De lucia

INTRODUZIONE AL TESTO

Su Machiavelli "historico, comico, tragico", come lui stesso si definì in una lettera diretta all’amico Guicciardini, si sono scritti fiumi di parole, ora osannanti, ora dissacranti. Tuttavia i pareri sulla sua opera e sulla sua complessa personalità, suscitano ancora disparità di giudizio: cinico o romantico? Vittima del potere o perverso politologo? Dalla fine del 1984 al 1989 svolsi quasi ininterrottamente ricerche storico-biografiche su questo personaggio, per conto del compianto Franco Brusati e successivamente di Leo Benvenuti, da cui ne fu ricavato uno sceneggiato televisivo mai realizzato. Pertanto mi ritrovai per le mani una ingente quantità di materiale quasi inedito o, quantomeno, poco conosciuto ai più, soprattutto di tipo biografico che mi affascinò e mi coinvolse letteralmente. Pensai quindi di trarne un testo teatrale che, beninteso, nulla ha in comune con lo sceneggiato televisivo, avendo io posto l’accento più sulla vita sentimentale di Machiavelli che su quella pubblica. Da tale versante, a dire il vero, le notizie sono alquanto scarse ed i personaggi femminili che ho ricostruito li ho desunti da alcuni brevi cenni delle sue lettere e da certi riferimenti biografici degli storici dell’epoca (tranne il personaggio di Giulia, inventato di sana pianta). Il testo si compone di dialoghi tra la moglie Marietta e lo "spirito" di Machiavelli che rievocano ciascuno dal proprio punto di vista, gli episodi principali della loro vita, con reciproco scambio di battute, battibecchi e puntualizzazioni, intercalati da scene familiari o di seduzione, in uno sfondo rigorosamente storico. Ho inoltre ricostruito un linguaggio cinquecentesco il più aderente possibile a quello fiorentino, selezionando concetti, frasi, aggettivi, tratti dalle opere e dall’epistolario di Machiavelli: spero di non averne tradito lo spirito.

Rosella Cercone de Lucia

SCENOGRAFIA

Palcoscenico diviso in due parti:

Nella prima, una scena fissa, composta da uno scrittoio colmo di carte in cui Marietta fruga e tira fuori, lettere, appunti, ricordi, che saranno oggetto del suo rimembrare; nella seconda parte, altra scena, anch’essa fissa, composta di un letto, uno scrittoio,un inginocchiatoio, un canterano. Qui si svolgeranno, via via che Marietta li rievoca, gli incontri tra Machiavelli e i vari personaggi femminili. L’arredo, di volta in volta, subirà qualche lieve modifica a sottolineare l’avvicendarsi di tali personaggi.

PERSONAGGI

Marietta Corsini, moglie di Niccolò (sui 40-45 anni)

Niccolò Machiavelli (54 anni da vecchio)

Caterina Riario Sforza, Signora di Imola e Forlì (giovane e bella)

Jeanne, cortigiana francese (giovane e bella)

Giulia, fantesca romana (giovane)

Veronica, meretrice fiorentina

Sandra Di Pero, meretrice fiorentina

La Sconosciuta dell’Impruneta (bella, di mezza età)

Riccia, cortigiana fiorentina

Barbara, cantatrice, ventenne

I personaggi femminili, esclusa Marietta, potrebbero essere sostenuti da una sola attrice.

Marietta, china sullo scrittoio di Machiavelli, legge con voce commossa una lettera.

MARIETTA (leggendo) - "Spectabili viro Francisco Nelio avocato florentino. In Pisa: Carissimo Francesco. Non posso far di meno di piangere in dovervi dire come è morto il 22 di questo mese Niccolò, nostro padre, di dolori di ventre, cagionati da un medicamento preso il dì 20. Lasciossi confessare le sue peccata da frate Matteo, che gli ha tenuto compagnia fino a morte.. Il padre nostro ci ha lasciato in somma povertà, come sapete. Quando farete ritorno quassù, vi dirò molto a bocca. Ho fretta e non vi dirò altro, salvo che a voi mi raccomando. 22 giugno 1527. Vostro parente Piero Machiavelli".

(un attimo di pausa, poi Marietta riprende)

MARIETTA (sospirando) - Povero Niccolò mio! L'universale lo odiava: i ricchi perchè credevano lui aver scritto il Principe per insegnare ai Medici come torre loro tutta la roba, i poveri perchè temevano di perdere la libertà; ai Piagnoni pareva fusse eretico, ai buoni disonesto, ai tristi più tristo e valente di loro!...Mi pare ancora di sentirlo dire...

MACHIAVELLI - "Ognuno vede quel che tu pari, pochi sentono quel che tu sei!"

MARIETTA (rammaricata) - Anch'io, Marietta Corsini, che pure sono stata la sua devota mogliera, quante volte non sono riuscita a comprenderlo!

MACHIAVELLI (ironico) - Ah lo ammettete ora che non ci sono più! Quante me ne avete fatte passare in vita!

MARIETTA - Anche voi però gli avevate un bel caratterino...mi facevate venire mille cancheri! Ricordo la vostra prima missiome a Imola, presso madonna Caterina...

MACHIAVELLI - Eravate sì gelosa, Dio bono, che dovessi conferire seco lei...

MARIETTA (risentita) - Lo ero sì...tutta Firenze cicalava sul suo conto e voi omini nun facevate che favellare di essa come fusse la più bella del reame! (rivolgendosi al pubblico) Qualche anno addietro aveva scandolezzato l'universale perchè durante una congiura di palazzo, presero in ostaggio i figlioli sua: lei che ti fece? Salì in cima alla roccaforte, si sollevò la veste e mostrando senza vergogna il pube biondiccio gridò ai traditori: "Teneteveli pure, ho ancora di che farne!"

MACHIAVELLI (ammirato) - Che donna! Che temperamento gagliardo!

MARIETTA (ancora rimproverandolo) - Non ci fu modo di farvi rinunciare...

MACHIAVELLI - Ma era il mio primo incarico e se ci avevamo a sposare, dovevo ben guadagnare qualche fiorino in più!

CATERINA RIARIO SFORZA (1498)

La Contessa Caterina Riario Sforza è una nobildonna di 36 anni, bella, focosa, ma di animo virile, dura a trattare con gli uomini. Riceve Machiavelli nella sua camera da letto e incurante della sua presenza, continua a spogliarsi per prepararsi a dormire; ha appena terminato di leggere le credenziali di Niccolò.

MACHIAVELLI (imbarazzato) - Madonna, la cagione che mi ha condotto qui è l'incarico riceuto dal mio governo di riferirvi in primis l'animo e la volontà sua di essere buoni amici, nel rispetto delle cose vostre...

CATERINA (interrompendolo altera e ironica) - Dei fiorentini mi sono sempre piaciute le parole, dispiaciuti i fatti! Che altro intende il vostro governo?

(Machiavelli si sente soggiogato dalla forte personalità della contessa)

MACHIAVELLI - Rinnovare la condotta di vostro figlio Ottaviano, Madonna! Questo vi dimostra la buona disposizione di Firenze e la fiducia che i Magnifici Signori nutrono verso di voi

CATERINA - Riferite al vostro governo, signor Machiavelli, che la Contessa Caterina Riario Sforza, Signora degli stati di Imola e Furlì, non si piega ai loro bisogni! Volete mio figlio Ottaviano? Ebbene lo avrete, ma non più alle stesse condizioni della volta passata!

MACHIAVELLI - E' proprio questo l'incarico che mi è stato conferito Madonna, rinnovare il mandato ma alle condizioni di oggi. L'impresa di Pisa sta dissanguando le nostre casse e al momento non disponiamo più di 10.000 fiorini per la condotta di vostro figlio!

CATERINA (sdegnata) - L'anno scorso ne ebbi auti 15.000! Milano ci offre patti migliori signor Machiavelli!

MACHIAVELLI - Ma voi farete onore ai nostri rapporti di buon vicinato

CATERINA (con forza) - Io difendo gli interessi di mio figlio e del mio dominio, come ho sempre fatto, dacchè sono rimasta vedova per ben tre volte, e sola! Non uno di quelli che si professavano miei amici, mi ha mai teso amichevolmente la mano, tutti cercano il proprio tornaconto! Ma io vò farvi intendere e voglio che lo intendano anche i vostri Magnifici Signori, che so ben difendermi, anche da sola e all'occorrenzia vendicarmi!

MACHIAVELLI (turbato) - Chiedo venia Madonna se involontariamente vi ho disdegnata, ma sono un umile mandatario della repubblica di Firenze e fo il mio debito...

(Caterina decisa a conquistarlo alla sua causa, gli si avvicina e, nell'intento di sedurlo, lo avvolge nella sua ampia veste)

CATERINA (improvvisamente dolce) - Orsù, signor Machiavelli, possiamo ben accordarci tra noi...parliamo la stessa lingua! (lo bacia con impeto guerresco e Machiavelli perde la testa; allora lei lo conduce per mano a letto e gli monta sopra, lui ormai eccitato non segue più il filo logico della sua missione e la donna, padrona della situazione, contratta)

CATERINA - Voi offrirete 12.000 fiorini a mio figlio, io offrirò a voi me stessa!

MACHIAVELLI (ansante) - Tutto quello volete Madonna!

CATERINA (dimenandosi su di lui) - Naturalmente il vostro governo dovrà impegnarsi per iscritto e non solo a voce a difendere il mio Stato, in caso di attacco da parte dei nemici...

(Machiavelli, ormai preso dal vortice della passione non può che assecondarla, biascicando)

MACHIAVELLI - Diavolo d'una donna!

MARIETTA - Non erano solo le legazioni a tenerlo lontano da me, ma gli amici che se lo disputavano e lo menavano per taverne e in cerca di femmine di malaffare! E quando lui era lontano di Firenze gli scrivevano di quelle lettere...che manco una innamorata!

MACHIAVELLI (divertito) - Le mie risposte poi se le passavano di mano in mano, scompisciandosi dalle risa...

(Marietta fruga tra le carte e sospira)

MARIETTA - Peccato che coteste lettere sieno quasi tutte smarrite, gli amici vostri un l'hanno conservate

MACHIAVELLI - Io invece quelle loro le ho tutte qui (indica lo scrittoio) custodite gelosamente...

MARIETTA - Ora che m'avete lasciata, poverò Niccolò, io vò finalmente a leggerle una ad una...mi ha sempre divorato la curiosità di sapere cosa vi scrivevate di tanto interessante! (Tira fuori una lettera e rivolta al pubblico): sentite ad esempio come gli scriveva Biagio Buonaccorsi, il suo più fedele amico di Cancelleria: "Honorando e caro mio Niccolò, se io vi ho ad confessare la verità, questa vostra lettera riceuta stamani mi ha fatto un poco gonfiare et levare in superbia, vedendo che tra gli stradiotti di cancelleria pure tenete un poco più conto di me..."

MACHIAVELLI - Povero Biagio, mi era fedele come un cane, ma certe volte si adombrava quando ad esempio tardavo a scrivergli...gli era come una seconda moglie...affettuosa ma borbottona!

MARIETTA (risentita) - V'era poco da borbottare, tanto da voi un si ricavava un bel nulla! (rivolta al pubblico) E ascoltate quest'altra: "Maclavelli mi: Che vi venga mille cancheri che ci fate vivere in grande anxietà, e sempre nella Seconda Cancelleria stiamo in severità e cose che adgiuntesi all'altre occorrenzie ci fanno intisighire..."

MACHIAVELLI - Questa deve essere di Andrea di Romolo, me la spedì in Francia durante la mia prima Legazione... un gran bello spirito! Eh...quante ne abbiamo fatte insieme!

MARIETTA - Meglio non approfondire, che altrimenti mi tornano certi bollori...(tira fuori un'altra lettera) e questa è di Luca degli Albizi...

MACHIAVELLI - Ah si! Il Commissario che salvai dalle mani degli svizzeri quando lo fecero prigioniero in sul campo di Pisa...lo avrebbero fatto a pezzi senza il mio intervento!

MARIETTA - E' uno dei pochi che mostrò gratitudine per i vostri servigi...(rivolta al pubblico) Ecco cosa scriveva: "Frater carissime (bofonchia qualche parola inintelleggibile)..."Io vi ringrazio del troppo vostro concepto di me: dolgomi che il giudizio vostro non mi fu prima noto..."

MACHIAVELLI - Eh...la guerra di Pisa mi aveva tolto la pace! Sempre in sul campo in angustia per le vettovaglie che non arrivavano mai! I mercenari affamati che protestavano e se la intendevano col nemico che li attirava dalla sua parte in cambio di un po' di cibo! Infine quei ribaldi si ammutinarono!

MARIETTA (In tono accusatorio) - E con questa scusa ve ne andaste in Francia, a far vita di Corte tra dame e cavalieri!

MACHIAVELLI (esasperato) - Dio bono! Il governo mi affidò l'incarico di riferire al Re sui disordini avvenuti in campo!

MARIETTA - Ce la metteste tutta a convincermi che le ragioni di Stato vi imponevano questo faticoso viaggio!

MACHIAVELLI (accusatorio) - La verità è che mi avreste voluto sempre annodato alla vostra sottana, ma un omo è un omo e gli ha il diritto alla sua libertà e alla conoscenza del mondo!

MARIETTA (sarcastica) - E soprattutto delle femmine! Vi ricordate come mi adirai per questo nuovo incarico?

INCONTRO CON MARIETTA PRIMA DELLA PARTENZA PER LA FRANCIA

(1500)

Marietta è intenta a rassettare la camera da letto di Machiavelli: sprimaccia le coltri, riordina i panni sparsi ovunque, sbatte i tappeti e non si accorge di Machiavelli che rientrando si è soffermato sulla soglia a contemplarla. Infine le si appressa da dietro le spalle e la sorprende baciandole il collo. Marietta sobbalza dalla paura.

MARIETTA - Dio bono! M'avete spaventata!

MACHIAVELLI - Vi sono grato di quello fate per me! Ora che anche mio padre ci ha lasciati io e Totto viviamo soli come due bestie! Se non ci foste voi ad accudirmi...

MARIETTA - Non lo dico per darvi frecta Niccolò, ma avreste davvero di bisogno di una donna in casa!

MACHIAVELLI (celiando) - O chi siete voi Monna Marietta, uno svizzero, un guascone, uno stradiota?

MARIETTA - Avete sempre voglia di celiare!

MACHIAVELLI (declamando) - ..."Io rido e il rider mio non passa dentro/ io ardo e l'arsion mia non par di fore/ io temo ciò ch'io veggo e ciò ch'io sento/ ogni cosa mi dà nuovo dolore/ così sperando piango, rido e ardo/ e paura ho di ciò che io odo e guardo!"

(Marietta ascolta incantata i suoi versi)

MARIETTA - Voi attendete a scriver versi, ma anche un poeta ha bisogno di una moglie che gli rammendi i panni, gli cucini, gli dia un po' di calore...che faccia el debito suo insomma! Niccolò, io vengo qui di nascosto del mi babbo, che se lo scopre...

(Machiavelli la interrompe e la costringe a guardarlo negli occhi)

MACHIAVELLI - Ho una buona nuova da contarvi!

MARIETTA (speranzosa e interrogativa) - Che ci sposiamo finalmente?

MACHIAVELLI (esclamando) - Benedette femmine! Ma solo il matrimonio avete in mente? Gli è appena due anni che ho officio e con 192 fiorini di suggello al mese, come posso prender moglie?

MARIETTA - E la mia dota? Non la contate? Ho 3000 fiorini al Monte!

MACHIAVELLI - Quella è roba vostra e resta dove sta!

MARIETTA - E allora? Qual'è la buona nuova?

MACHIAVELLI (orgoglioso e euforico) - Vogliono mandarmi in Francia, me e il Della Casa, a riferire al Re dei disordini dei soldati sua alle mura di Pisa! Ci pensate?! Io, Niccolò Machiavelli, alla Corte di Luigi XII!!

MARIETTA (con disappunto) - O che bella notizia è cotesta? Partite di nuovo e io dovrei rallegrarmene?

MACHIAVELLI - Gli è un incarico di fiducia!

MARIETTA - Dite così 'gni volta che ite in missione! E quando tornerete?

MACHIAVELLI - Questo non so dirvelo...dipende...

MARIETTA (ironica) - Se vi trovate bene e il clima vi si confà?

MACHIAVELLI (un po' urtato) - Dio bono! Un vò per diletto! Dobbiamo far comprendere al Re che il nostro governo non intende pagare il soldo ai mercenari ammutinati! Loro danno!

MARIETTA (scettica) - Madesì! E il Re sta a vedere che ascolterà le vostre lagnanze!

MACHIAVELLI (risentito) - Gli avete sdimenticato che ero sul campo quando ci furono i disordini?

MARIETTA (acre) - Un l'ho sdimenticato! Venni a portarvi le ova e le focaccine e voi mi ricacciaste indietro!

MACHIAVELLI - La guerra non è cosa per femmine! Con la fame che si aveva, mancava poco e' divorassero anche voi!

MARIETTA - Ai tempi di Lorenzo un se inviavano gli oratori a conferire coi potenti! Gli andava lui di persona!

MACHIAVELLI (indispettito) - Lorenzo...Lorenzo...ma lo volete intendere che e' tempi son mutati? I Medici se ne sono iti, amen, e il governo di Firenze manda i suoi funzionari a conferire coi potenti!

MARIETTA (allarmata) - E se quelli vi fanno prigioniero?

MACHIAVELLI (spazientito) - Ah le femmine, le femmine! Buone a far figli e focaccine!

MARIETTA (mortificata) - Io un capirò nulla di Stato, ma gli è certo che non mi garba punto vedervi partire ora per una commissaria ora per l'altra, e io sempre qui a aspettarvi!

MACHIAVELLI (intenerito) - Penserò solo a voi ve lo pormetto!

(La abbraccia affettuosamente, ma lei lo respinge)

MARIETTA - Penserete a me e farete l'amore con qualche cortigiana che vi impesterà di mal francioso!

MACHIAVELLI (fingendosi scandalizzato) - O che discorsi son cotesti in bocca a una fanciulla onesta?

MARIETTA (provocatoria) - Lo so benissimo che gli omini si ammalano di lue se vanno con le franzose! E ben gli sta, così imparano a tradire le loro donne!

MACHIAVELLI (risentito) - Ve lo dico e ve lo ripeto che non frequento certe femmine

MARIETTA (sbottando) - Bugiardo! Me l'han riferito che siete suto a letto con Madonna!

MACHIAVELLI (fingendo di non capire) - Madonna chi?

MARIETTA - Avete capito benissimo! Madonna Caterina Sforza di Furlì e dintorni! Avete portato anche un ritratto suo a Biagio vostro! Me lo ha mostro sua moglie Alessandra! Che ci trovate di tanto bello in quella? E' lardosa come una scrofola e sta tutta impettita che par di vedere Carlo VIII che scavalca a Santa Maria del Fiore!

(Machiavelli sorride sornione e finalmente ammette di ricordare)

MACHIAVELLI - Ah! Madonna Caterina! E' non è una meretrice, e' è una gentildonna!

MARIETTA (brusca) - Fa nulla, a letto un c'è più distinzione di casta, e' son tutte puttane!

MACHIAVELLI - O Marietta! Non badate alle cicale di Firenze, lo dicono per farvi adirare, lo sanno tutti che siete gelosa come una gatta!

MARIETTA (piccata) - Gelosa io?! Che mi venga il malanno se gli è vero!

MACHIAVELLI - Orsù, datemi un bacio, alla mia tornata ci sposeremo, ve lo prometto

(Senza attendere oltre bacia Marietta che fugge piangendo)

MARIETTA - Passarono cinque mesi prima che ebbe licenzia di tornare! Al principio scriveva regularmente e mi ragguagliava della situazione...

MACHIAVELLI - C'era la peste in Francia e la gente moriva come mosche! Il Re con tutta la Corte mutava residenza ogni pochi dì, da Nevers a Nantes, a Torsì, a Blessì, per sfuggire il morbo, e io ero obbligato a seguirlo con la mia cavalcatura e spendevo di mio più di quanto la Signoria non mi risarcisse! E poi ero angustiato al pensiero di ammorbarmi che un facevo che scrivere in Cancelleria perchè la mi richiamassero!

MARIETTA (collerica) - Bugiardo! Non avevate niuna voglia di tornare! Gli avate una innamorata che non vi voleva mollare, me lo riferì la Lessandra che sapeva 'gni cosa dal marito suo!

MACHIAVELLI - Ma quale innamorata?! Non vedevo l'ora di rientrare in patria! La vita a Corte era diventata un inferno per me, dacchè avevo perduto il favore del Re! Non nego che dopo tanti mesi di lontananza...insomma...la natura dell'omo è fatta in modo che non possa fare a meno di certe esigenze...e quelle franzose erano sì ben disposte verso noi italiani...che gli era difficile dire di no! (sorride)

MARIETTA (ironica) - Soprattutto a uno come voi! (rivolta al pubblico): io dico el vero, non so tanto scrivere e il timore di fare una brutta figura con lui che era un artista della penna, mi faceva rattenere dal farlo, però gli inviavo messaggi e polizzini a mezzo di Biagio che rientrasse presto, altrimenti un l'avrei l'aspettato e mi sarei maritata, come il fratello mio mi sospingeva a fare! Gli ero proprio disperata e avrei fatto mille pazzie! Possibile, mi dicevo, che Niccolò abbia sdimenticato la sua promessa di matrimonio per una cortigiana franzosa? Delunge de ochio, delunge de cuore!

MACHIAVELLI (al pubblico) - Non ci fosse stata la Janna a rincuorarmi un po', non so se avrei resistito tanto a lungo...che brava femmina...

INCONTRO CON JANNA

(1500)

Machiavelli e Janna sono a letto; le coltri sfatte fanno pensare che abbiano già fatto l'amore. Janna è una graziosa cortigiana francese, 25/30 anni; si esprime in uno stentato italiano intercalato da parole francesi. Machiavelli è silenzioso e assorto nei suoi pensieri, mentre Janna cerca di stuzzicarlo con qualche moina per attirare la sua attenzione, non riuscendovi alla fine sbotta:

JANNA - Bon Dieu! Siete sempre così pensieroso Niccolò! Neanche oggi il Re vi ha rivolto la parola?

MACHIAVELLI (distratto) - Dicevate?

JANNA - Chiedevo se oggi il Re vi ha concesso udienza!

MACHIAVELLI (come destandosi dai suoi pensieri) - Udienza? Il Re ormai non conferisce con me se non attraverso il Roano e solo per informarsi sull'arrivo dei nuovi oratori!

JANNA - Mi avete detto che sono in viaggio, n'est ce pas?

MACHIAVELLI - Così credevo, e invece il mio governo mi ha avvisato non sanno chi inviare!

JANNA - Mais pourquoi sono così indecisi?

MACHIAVELLI - E' una missione delicata...nessuno se la sente di venire a trattare col Re, e se così non accade, Firenze rischia di inimicarselo, proprio ora che abbiamo bisogno della sua protezione, col Valentino alle porte di casa!

JANNA (abbracciandolo) - Orsù Niccolò, non angustiatevi! Io sono felice di questo ritardo, perchè vuol dire che dovrete restare ancora qui, a Blois, chez moi!

(I due si baciano appassionatamente)

MACHIAVELLI - Con voi Janna starei sempre, siete così dolce, così soave...ed io mi sento meravigliosamente involto nelle cose veneree...

JANNA (lusingata) - Voi sapete come incantare una donna!

MACHIAVELLI - Ma non come incantare un Re! A Corte mi trovo in una situazione pestifera...tutti mi evitano dacchè non ho più il suo favore, nè tampoco quello del Roano...

JANNA - Il Cardinal d'Amboise? So io come ammansirlo...conosco qualcuno che può influire su di lui...

MACHIAVELLI (con una punta di gelosia) - E voi influite su cotesto qualcuno?

JANNA - Orsù mon ami, non siate geloso, lo fo per voi

MACHIAVELLI - Perdonatemi, non ne ho il diritto, vi sono grato invece...se non ci foste voi a sollevarmi da coteste ambasce...sono cinque mesi che mi ingegno di concludere le trattative, ma non ho più credito e se non giungono i nuovi oratori con più poteri, non avrò licenzia di tornare in patria nemmeno per Natale, e Dio sa quanta nostalgia ho della mia terra e della mia famiglia!

JANNA (turbata) - N'avez vous pas plaisir de rester chez nous?

MACHIAVELLI - Parlatemi nella mia lingua, ve ne prego, non ne posso più di sentir ragionar francese!

JANNA (dolce e materna) - Non vi piacciono dunque i francesi? Io ho un fratello a Lione che ha una stamperia...rinunciate all'Italia e trasferiamoci da lui...lo aiuterete nel suo lavoro e potrete pubblicare i vostri versi...siete un poeta non un segretario...vedete come vi tratta il vostro governo? Vi lascia nei pasticci a sbrogliarvela da solo! Da mio fratello potremmo vivere très bien...Lione è come l'Italia...ci vivono tanti vostri concittadini

MACHIAVELLI (sorridendo) - Gli è vero...forse...ma io gli ho anche tanti amici a Firenze che aspettano la mia tornata, in primis una fanciulla che mi ama...

JANNA (colpita) - C'est une femme che vi attende a Florence?

MACHIAVELLI - Siete adirata?

JANNA - No, sono gelosa! Voi non m'amate lo so...ma forse... col tempo...potreste oublier la vostra fanciulla

MACHIAVELLI - Le ho promesso di sposarla alla mia tornata

JANNA (scaldandosi) - Et moi?! Que est que sera de moi?!

(Machiavelli la accarezza dolcemente)

MACHIAVELLI - Voi avete la vostra vita a Corte, le dame, le feste, i viaggi, gli abiti...siete abituata ad una vita agiata che io non potrei assicurarvi, sono un modesto segretario fiorentino, un portaordini o poco più...che ha nel cuore l'amore profondo per la sua patria...non potrei vivere lontano dalla mia terra! Però, se davvero m'amate, venite con meco a Firenze...abbandonate la Corte, il Re, i Cardinali, gli ambasciatori...

JANNA (con un filo di speranza) - E voi lascerete la vostra promessa sposa?

MACHIAVELLI - Io devo fare el debito mio verso Marietta...la sposerò...ma voi...voi sareste ugualmente la mia sposa segreta...potreste vivere in una bella casa sul Lungarno...io verrei a trovarvi e parleremmo di poesia...di musica...vi mostrerei Firenze, il fiume Arno, le chiese, le logge, gli orti...i bei palazzi e certe taverne dove si mangia il miglior sanguinaccio del mondo! Saremmo ugualmente felici, che ne dite?

JANNA (amara e struggente) - E' questo che mi proponete? Di continuare la mia vita di cortigiana, all'ombra della vostra famiglia? Non siete generoso Niccolò col mio amore...(quindi offesa) E' meglio se non ci vedremo più!

(Janna si alza dal letto, si infila una lunga veste da camera, anche Niccolò si riveste alla svelta)

MACHIAVELLI - Perdonatemi se vi ho offesa...non volevo...io vi voglio bene, credetemi, ma non posso rinunciare alla mia Italia...l'amo più dell'anima mia e non posso deludere la donna che mi aspetta con pazienza da anni...dovete comprendermi!

JANNA - Vi comprendo ma non vi perdono!

MACHIAVELLI (triste) - Davvero non volete più vedermi?

JANNA (scuotendo negativamente la testa) - Ogni giorno che passa sento mi amarvi di più...meglio dunque troncare prima che sia troppo tardi, prima che la follia non mi spinga a seguirvi in Italia!

MACHIAVELLI - Dunque dobbiamo dirci addio..."Quanto sia stato grande l'amor vostro, tanto il nostro è anche stato, ma non avendo come voi dimostro, per l'onore è restato..."

JANNA (interrompendolo turbata) - Addio Niccolò, se ci ripensate non mancate di avvertirmi!

(Machiavelli la bacia appassionatamente, poi si stacca)

MACHIAVELLI - Adieu mon amour

MARIETTA - Fortunatamente non ci ripensò e poco dopo la sua tornata finalmente ci sposammo. Come ero commossa quando uscimmo dalla chiesa sotto lo stesso velo bianco!

MACHIAVELLI - ...E come ero imbarazzato io...manco fussi una verginella!...Ma voi me lo imponeste perchè quella era l'usanza! Già da allora avrei dovuto presagire che non eravate femmina da lasciarsi imbrigliare e mi avreste dato filo da torcere...

MARIETTA (rimbeccandolo) - Niente, in confronto a quello m'avete fatto passare voi! (rivolta al pubblico) L'universale assistette alle nostre nozze! Venne sinanche il Cardinal Soderini che allora era Vescovo e poi Biagio con la sua Lessandra e gli altri di Cancelleria!

MACHIAVELLI - Totto, mio fratello prete, volle officiare la cerimonia...

MARIETTA - In Firenze per un mese un si cinquettò d'altro che di questo parentado! Io ero sì felice che la mi pareva di stare in paradiso!

MACHIAVELLI (ironico) - Questa del paradiso l'è una novella da pancacce! Lo posso ben dire ora!

MARIETTA - Niccolò fu tutto mio per una settimana: faceva le sue ore di Cancelleria e all'Ave Maria tornava a casa...

MACHIAVELLI (con rimpianto) - Eh...addio scorribande in taverna con gli amici, partite a sbaraglino e bordelli!

MARIETTA - Ma cotesta felicità la durò poco ohimè! Ben presto gli ritornò la smania di viaggiare e cominciarono di nuovo le Legazioni ora a Pistoia, ora a Cascina, Arezzo...(sospira)

MACHIAVELLI - Gli erano tempi vituperosi quelli, le genti si ribellavano al Marzocco e bisognava correre a sedare le rivolte!

MARIETTA (rivolgendosi a lui) - E a voi un parve vero riprendere a cavalcare su e giù, nonostante io fussi già pregna della Baccina e stare sola in casa non mi garbava punto! (rivolta al pubblico) Quando poi, dopo la cacciata dei Medici, Piero Soderini il fratello del Cardinale, fu fatto Gonfaloniere, in primis, per rassettare il Governo, inviò in missione Niccolò mio da quel tristo del Duca Valentino, che si era insignorito di tutta la Romagna e mirava al nostro dominio!

MACHIAVELLI (ammirativo) - Gagliardo! A Senigallia con un bellissimo inganno fece fuori in una botta sola gli Orsini, il Baglioni e il Vitelli che lo avevano tradito!

MARIETTA (raccapricciata) - Quella fu un'orribile strage che serrò il cuore a tutta Firenze! Quel ribaldo li attirò nel suo castello per un banchetto di riconciliazione e TRAC li fece strangolare uno ad uno!...Col Valentino ci rimase un so più quante settimane! Quell'omo lo aveva stregato e con la scusa che doveva spiare le sue mosse, Niccolò lo seguiva da una castella all'altra! E io a raccomandarmi a Biagio di scrivergli che la tornasse perchè stavo per sgravarmi!...Sentite cosa mandava a dire del Borgia! (tira fuori una lettera dallo scrittoio)

MACHIAVELLI (leggendo) - ..."Questo signore è molto splendido e magnifico e nelle armi è tanto animoso che non si è gran cosa che non li paia piccola e per gloria e per acquistare Stato mai si riposa, nè conosce fatica o periculo...fassi ben volere dai suoi soldati: ha cappati e' migliori uomini d'Italia, le quali cose lo fanno vittorioso e formidabile, aggiunte ad una perpetua fortuna"...

MARIETTA - Una mattina finalmente vedo Niccolò scavalcare stracco davanti casa, la mi consegna un tappeto arrotolato e la mi dice di preparargli il cambio dei panni, e così cavalchereccio come si trovava, proseguì per Palazzo a riferire al Gonfaloniere chissà quale ambasciata.

MISSIONE PRESSO IL VALENTINO

(Autunno 1502)

In camera da letto Marietta gli sta preparando la sacca con la biancheria per il cambio. Machiavelli si sta rinfrescando il viso con una catinella d'acqua.

MARIETTA - Vi metto anche un farzetto e un asciugatoio che vi torneranno utili

MACHIAVELLI - Aggiungete altri calzetti, un ne ho mai di troppi!

(Si accorge che insieme ai calzetti Marietta infila nella sacca alcune fasce di tela arrotolate)

MACHIAVELLI (sorpreso) - O che sono coteste pezze?

MARIETTA - I fasciatoi per la Baccina! Dovendo cavalcare insino a Imola vi resta di strada fermarvi dalla balia e consegnarglieli, che me li aveva mandati a chiedere!

MACHIAVELLI (irritato) - Un ho tempo per fermarmi dalla balia, devo arrivare prima dell'Ave Maria, l'ho promesso al Duca, e' m'attende!

MARIETTA (sbottando furiosa) - E anche la Baccina! Dacchè è nata non l'avete vista che una volta e alla fuggiasca, sempre in giro con le vostre missioni!

MACHIAVELLI (risentito) - Sono stipendiato per questo!

MARIETTA - Fosse nato mastio ben altra accoglienza gli avreste riserbata!

MACHIAVELLI (addolcito) - Il mastio arriverà! E intanto la Baccina tra un par di mesi l'avrete di nuovo in casa bell'e svezzata

MARIETTA (polemica) - E il marito? Quando l'avrò in casa? Un fò in tempo a vedervi che già sparite di bel nuovo!

MACHIAVELLI - Affari di Stato!

MARIETTA - Dovevate sta fuora solo 8 dì, e' son trascorsi tre mesi!

MACHIAVELLI - Abbiate pazienza! Qui se un se ne viene a capo delle intenzioni del Duca, c'è periculo che da un momento all'altro e' lo vediamo scavalcare a Palazzo

MARIETTA (sarcastica) - Bembè! Visto che siete diventati tanto amici voi e il Duca, ditegli di satisfarsi di quello che ha acquistato insino a ora e lasci in pace la roba altrui!

MACHIAVELLI (spazientito) - Un se pò ragionar d'affari di Stato con le femmine!

MARIETTA (ironica) - E di affari di famiglia si pò ragionar con le femmine? Madesì? E allora perchè un vi domandate come fo a diguazzarmi in vostra assenza?

MACHIAVELLI - Un me lo domando perchè vi conosco e so che la sapete governarvi bene anche da sola, per omni occorrenzia però potete sempre rivolgervi a Biagio, e' vi darà il necessario!

(Marietta gli addita il tappeto ancora arrotolato)

MARIETTA - Perchè al superfluo ci pensate voi!

MACHIAVELLI - Questo ve lo manda il Duca, viene dalla Turchia, dovreste ringraziarlo!

MARIETTA (esegue un irriverente inchino) - Grazie Duca! (poi, mutando tono) A voi garba molto cotesto Valentino, ma io ho sentito dire che e' è un tristo, uccide la gente onesta, saccheggia le case, fa i guasti al contado e violenta le donne! Dite marito mio, e se violentasse anche vostra mogliera?

MACHIAVELLI (sbuffando) - Ma quali ghiribizzi vi saltano in mente! Gli è un gran signore e alla sua Corte non mancano di certo dame meravigliose!

MARIETTA (infuriata) - Ah! Finalmente la è venuta fora la verità vera! E' son le dame meravigliose che vi tengono incatenato al Duca! E lo volevo ben dire che un ci fussero femmine di mezzo!

MACHIAVELLI - La vostra gelosia v'appanna la vista! Il Gonfaloniere mi comanda di stare appiccato al Duca e riferirgli le cose sua, lo intendete questo?

(Marietta furibonda si avvolge in una mantella, si aggiusta i capelli, si infila un par di anelli, una catena al collo e fa per andarsene)

MARIETTA - Io intendo che in questa casa, sola, un ci resto più, me ne vò da mio cognato Piero! Danno vostro!

MACHIAVELLI (costernato) - O via, non mi dite tanti mali ad un tratto! Serbatene qualcosa per la mia tornata!

(Ma Marietta è già sparita e non risponde più: Lui tenta di rincorrerla poi torna indietro e si affaccia alla finestra, gridando)

MACHIAVELLI - O Marietta?! Non fate pazzie! Tra qualche giorno sarò di ritorno, ve lo prometto! (poi sconsolato si tira indietro, sospira, si prende la sacca e si avvia):

MARIETTA - Manco male che tanta affezione verso cotesto Duca la si spense quando fu mandato in missione a Roma per l'incoronazione di Giulio II. Niccolò mio gli aveva gli incarichi più importanti et onorifici, il Gonfaloniere si fidava solo di lui, e lui, sempre parato a partire, mi lasciò che ero già pregna di Bernardo e sul punto di sgravarmi!

MACHIAVELLI - A Roma la si trovava anche il Valentino, più morto che vivo per essere scampato a un avvelenamento! Dacchè gli era mancato suo padre, Papaborgia, andava a limosinare la protezione dei potenti per poter recuperare le terre di Romagna spossessategli dal nuovo Papa. Si umiliò persino con me per implorare un salvacondotto! Fu questa la cagione della mia disaffezione che mi fece scrivere ai Magnifici Signori di Firenze: "Così a poco a poco questo Duca sdrucciola nell'avello!"...Ormai un lo vedevo più come un principe splendido e magnifico, ma come un pover'omo senza più potere!

MARIETTA (frugando tra le carte, in tono esclamativo) - Oh Maria Vergine Santissima dell'Impruneta! Guardate qua, el mi povero marito ha conservato persino la mia lettera che gli annunciava la nascita di Bernardo!...Ero sì orgogliosa di avergli dato el primo mastio che ruppi ogni indugio e gli scrissi da per me (legge): "A nome di Dio, a dì 24 novembre 1503 - Carissimo Niccolò mio. Voi mi dilegiate ma non n'avete ragione, che più rigollio arei se voi fussi qui: voi che sapete bene come io sto lieta quando voi non siete quagiù; e tanto più ora che m'è stato detto costassù è si gran morbo, pensate come io sto contenta, che e' non trovo riposo nè dì nè note. Questa è la letizia che io ho del babino. Però vi prego mi mandiate lettere un poco più spesso che voi non fate, che non ho aute se non tre. Non vi meravigliate se io non v'ho scritto, perchè e' non ho potuto ch'ho auto la febre insino a ora: non sono adirata..."(man mano che legge si commuove sempre più sin quasi a piangere, quindi sospende per un attimo la lettura per poi riprendere a narrare)

MARIETTA - ...Ma intanto lui anche stavolta un trovava la strada della tornata, a Roma ci stava bene anche col morbo, e le cicale di Firenze un mancavano di rifermi che la città era piena di mignotte e di luochi dilettevoli per gli omini...

LEGAZIONE A ROMA

(1503)

Camera da letto, con un letto sfatto e un altro smantellato. Machiavelli è solo, seduto allo scrittoio che legge la lettera di sua moglie Marietta (cioè il seguito dal punto in cui lei si è interrotta; la lettura riprende con la stessa voce di Marietta fuori campo)

MARIETTA (voce f.c.)...Per ora el babino sta bene, somiglia a voi: è bianco come la neve ma gli ha el capo che pare veluto nero, et è peloso come voi; e da che somiglia voi, parmi bello; et è vispo che pare sia stato un ano al mondo; et aperse gli ochi che non era nato e mese a romore tuta la casa. Ma la babina si sente male. Ricordovi el tornare. Non altro. Iddio sia con voi e guardevi. Mandovi farseto e dua camice e dua fazoleti e uno sciugatoio che vi ci cucio. Vostra Marieta in Firenze".

(Niccolò è talmente assorto nella lettura della lettera che non si è accorto di una giovane fanta che è entrata per rassettare la stanza)

GIULIA - Volete vi faccia imbucatare la vostra roba? (gli mostra una camicia e un paio di calzetti)

MACHIAVELLI - Sì, anche cotesti fazzoletti (glieli porge): Col morbo che infuria meglio lavare tutto!

GIULIA - Lo sapete messer Machiavelli che il vostro compagno di stanza s'è ammorbato? Ier'assera l'hanno portato all'ospedale!

(Machiavelli mostra evidente la sua preoccupazione)

MACHIAVELLI - Per carità! Cambiate i letti e pulite tutto a modo!

GIULIA (con una punta di ironia) - La nostra locanda è pulita, non c'è periculo, quel poveraccio il morbo se l'era portato da Napoli!

MACHIAVELLI - Non dovrebbero farli entrare in città quando sono sospetti di morbo!

GIULIA (sempre più canzonatoria) - Tutta Roma è appestata, maxime gli omini di Stato! Solo pochi pellegrini si salvano!

MACHIAVELLI - Finita l'incoronazione del Papa me ne scappo a Firenze! Già mi par di non star molto bene...guardatemi: ho una brutta cera?

(Giulia lo osserva ironica e provocante)

GIULIA - Oggi siete più giallo di ieri, e avete certe occhiaie!

MACHIAVELLI (un po' interdetto) - Dite il vero? Prenderò un poco di purgagione! Ma...come si manifesta?

GIULIA (decisamente canzonatoria) - E chi lo sa! A seconda della provenienza! Ai veneziani di solito viene una gran febbre che falli delirare e dire sconcezze, ai mantovani...certi dolori di ventre che hanno di bisogno di grandi massaggi, su e giù, su e giù...

(Machiavelli finalmente comprende che la ragazza lo sta stuzzicando)

MACHIAVELLI (provocatorio) - E ai fiorentini?

GIULIA (finto imbarazzata) - Non si capisce gran che dei fiorentini, non chiedono mai servizi! (poi, cambiando tono di proposito) Se andate a Palazzo non mancate di farvi dare la benedizione dal Santo Padre, che vi preservi dal morbo! Anzi, fategli benedire anche le vostre camicie...e le brache...

MACHIAVELLI (assecondandola nel gioco) - Per farsi benedire dal Papa gli è necessario prima peccare! E da quando sono a Roma, il mio unico peccato è l'astinenza!

GIULIA (ironica) - Allora è vero che i fiorentini...

MACHIAVELLI - Dite!

GIULIA (finto imbarazzata) - Dicono che preferiscono gli omini alle femmine (si fa una risatina alla vergognosa)

MACHIAVELLI - Se lo dite per me, gli è solo el rispecto del contagio che mi tiene lontano da Venere!

GIULIA - E invece sapete qual'è il peccato mio?

MACHIAVELLI - ?

GIULIA - E' quello di ogni femmina: sono curiosa

MACHIAVELLI - Di che siete curiosa?

GIULIA (fingendo imbarazzo) - Beh...per esempio di come è fatto sotto panni un fiorentino, non ne ho mai visto uno!

MACHIAVELLI (ironico) - E' ha più dei romani un testicolo di riserva

GIULIA (finto meravigliata) - Maria Vergine Santissima! Allora è un mostro! E...non gli è d'impaccio?

MACHIAVELLI - Al contrario, asciugata una fonte se ne apre un'altra, ma non è questa la dota principale...

GIULIA (incuriosita) - Dite!

MACHIAVELLI (allusivo) - Dovete scoprirla da voi madonna! Se mi assicurate che il vostro peccato non si trasmette come il morbo, io mi metto a vostra disposizione!

(Si spoglia alla svelta agguantando la ragazza e gettandola sul letto)

LA MILIZIA NAZIONALE

(1506)

MARIETTA - La tornò da Roma con un pensiero fisso che rimuginò per un anno: Firenze la doveva avere un esercito proprio, per offensione e defensione da li nimici sua...

MACHIAVELLI - Mi dicevo che se avessimo armato nostri soldati, invece di affidarci a quei ribaldi di mercenari, a st'ora avevamo già riconquistato Pisa!

MARIETTA - Tanto brigò e s'adoperò che alla fine convinse Soderini che gli era necessaria e salutifera per lo Stato, un'ordinanza militare obbligatoria, e il Gonfaloniere, che ormai non vedeva se non attraverso gli occhi sua, gli affidò l'organizzazione. Un parve vero, Dio bono, rimettersi a cavalcare in Mugello e nel Casentino a cappar fanti!

MACHIAVELLI (nostalgico) - Li sceglievo tra i più giovani e robusti...me ne andavo a dorso di mulo su e giù per le valli del contado a educarli alla disciplina militare e dopo tanto travaglio, quando giudicai fussero pronti, li feci sfilare a carnevale, in piazza Signoria, davanti a tutta la baronìa di Firenze

MARIETTA (enfatica) - Che magnifico vedere! L'universale accorse in piazza a rimirare i fanti! Ne avea cappati più di 3000!

MACHIAVELLI (rievocativo) - Eh sì! Ciascuno aveva un farzetto bianco, calze bianche e rosse alla divisa, scarpette e un petto di ferro, e chi aveva una lancia e chi uno scoppietto!...

MARIETTA (entusiasta) - Io ero in sul palco coi tre figlioli ancora piccoli e un quarto in viaggio! Non li reggevo, volevano sgambettare intra i fanti, marciare con loro e siccome un vedevano nulla per la calca, bisognava tenerli su in braccio! Niccolò fu laudato e festeggiato da tutti, fece il suo bravo discorso al popolo dicendo che d'ora in avanti la si poteva dormire sonni tranquilli che li nimici non ci avrebbero più assalito e quand'anche, avevamo chi ci difendeva! Era come avessimo già riconquistato Pisa!

MACHIAVELLI - Eh...bei tempi quelli!...Alla fine condussi tutta la brigata a mangiare e bere alla locanda del Buco e a sera, stracchi, li riportai a casa e di nuovo io fuora con gli amici a festeggiare ancora all'usato nostro (strizza l'cchio al pubblico).

LA CASA DI SANDRA DI PERO

(1506)

Una meretrice, Veronica, ospita in camera sua Machiavelli. Dal loro dialogo si comprende che i due si conoscono bene e si frequentano meglio.

VERONICA - A st'ora qui sor Machia? Finirete con l'accularvi in questa casa! E se vostra moglie lo scopre, Dio ci salvi, se ne dorrà con Madonna Lucrezia!

MACHIAVELLI - Non ti garba vedermi ogni dì? Orsù, va a chiamarmi la Sandra, che non ho molto tempo!

VERONICA - E' in camera del giglio a far faccende con l'Offiziale del Monte, tornate domani

MACHIAVELLI - Domani sono in Mugello

VERONICA (ironica) - Ancora a cappar fanti? O che volete farci con tanti bifolchi, conquistare le nuove Indie di Colombo?

MACHIAVELLI (contrariato) - E' son tre dì che vengo e la trovo sempre a far faccende seco altri!

VERONICA - Bembè! Sono io ben parata a far faccende seco voi! Non vi garba la Veronica?

MACHIA - Oh si, e di molto, ma gli è che con la Sandra...dopo...la si può ragionare un pocolino...

VERONICA (maliziosa) - E con meco no? Ho anch'io un bel par d'orecchie e una lingua che attende anche a favellare!

MACHIAVELLI - E' di' el vero, ma gli è che la Sandra...mi ha incavicchiato più che no 'l desiderassi!

VERONICA - Badate Ser Machia, un lo dico per la Sandra che la è una brava putta, ma qui le mura hanno orecchi, e voi a furia di ragionare...

MACHIAVELLI (divertito) - "Io non dico mai quel che io credo, nè credo mai quel che io dico, e seppure e' mi vien detto qualche volta il vero, io lo nascondo fra tante bugie che è difficile a ritrovarlo!"

(Veronica ride e intanto si getta sul letto mezzo nuda, in posa lasciva).

VERONICA - Montate, orsù, ribaldo! Che non dobbiate bere bianco anche oggi!

(Machiavelli monta sul letto e prende scherzosamente a tastarle cosce e braccia, mentre lei si schermisce fingendosi offesa)

VERONICA - Ehi, bamboccio! Credete di stare a Mercato a contrattar giovenche?

MACHIAVELLI (ammirato) - Con questi muscoli sodi potrei arruolare anche te nella mia milizia!

VERONICA (meravigliata) - Perchè, cappate anche femmine?!

MACHIAVELLI (ridendo) - Madonna no! Solo omini, giovani e robusti!

VERONICA - Beato voi! Garberebbe anche a me cappare solo giovani invece di certi vegliardi vizzi ch'e' putisse el fiato! Mandateli qui cotesti baldi giovani, che ci pensa la Veronica a istruirli! (ride sguaiata)

MACHIAVELLI (spazientito) - O via, fa el debito tuo invece di sragionar di milizia! Sei pur sempre una femmina e un poi intendere l'importanza di un esercito nazionale!

VERONICA - Gli è vero, danno mio! Io de ste robe un ne intendo un bel nulla!

MACHIAVELLI - Sarei meravigliato fusse el contrario!

VERONICA (piccata) - Però la Sandra di Pero, lei sì la vi intende!

MACHIAVELLI - Ma perchè vuoi affaticare la tua testolina d'oro?

VERONICA (scherzosa) - Ve ne prego Ser Machia, cappate anche me, son giovane, forte e un ho bisogno di armi, nè di corazze di ferro! Per respingere el nemico bastano le mie tette, guardate!

(Si drizza in ginocchio sul letto e gli mostra il seno forte ed eretto; Machiavelli lo contempla ammirato).

MACHIAVELLI (scherzoso) - Con cotesti argumenti aresti respinto anche l'armata di Carlo VIII!

(La agguanta e con foga si butta a far l'amore)

MARIETTA - Povero Niccolò mio! Aveva fermamente creduto in cotesta milizia nazionale, era convinto di aver insegnato ai giovani ad amare la patria e a difenderla, ma presto dovette pentirsi! I tempi un erano ancora maturi per simili imprese!

MACHIAVELLI - Gli è vero! Nel '12 l'esercito spagnolo disfatto dai franzosi nella battaglia di Ravenna attraversò il nostro dominio durante la ritirata, minacciando di mandare a ruba e sacco le case se non gli fosse stata erogata una somma di denaro e vettovaglie pei soldati affamati! Il Gonfaloniere Soderini rifiutò l'accordo!

MARIETTA (rinfacciandoglielo) - Rifiutò sì! Vi risovviene cosa gli diceste? Che avendo un esercito nostro ormai non bisognava più scendere a patti infami col nemico!...Che sciagura! Quante notti insonni passammo!

MACHIAVELLI - Io nutrivo fiducia nella nostra milizia, ma gli ero anche spaventato da quell'orda di straccioni affamati e stracchi che se ne tornavano al reame loro. E se i soldati non avessero saputo combattere? Ma cotesti dubbi me li ricacciavo subito dentro...mi sembrava di far torto agli omini mia!

VIGILIA DEL SACCO DI PRATO

(1512)

Machiavelli, nella sua camera da letto, sta contando una manciata di fiorini che lascia in bella vista sul canterano. Ha già pronta la sacca da viaggio e si capisce che è in procinto di partire. Sulla soglia appare Marietta, appena rincasata, si toglie la mantella e avanza verso il marito, guardandolo interrogativa e contrariata:

MARIETTA - Manco arrivate e di già partite?

MACHIAVELLI - Devo tornare in Mugello

MARIETTA - Di bel nuovo?

MACHIAVELLI - Bisogna trasferire un paio di bandiere a Prato, occorrono rinforzi, forse si farà la giornata!

MARIETTA (ansiosa) - Dio bono! - Ma non vi eravate accordati col generale Cardona di foraggiare gli omini sua?

MACHIAVELLI (duro e risoluto) - Non si scende più a patti con gli invasori e se non intendono andarsene, cacceremoli con le nostre forze!

MARIETTA (vivamente preoccupata) - Quando tornerete?

MACHIAVELLI - Domani stesso spero, in serata, siete comunque provvista...lì, sul canterano le indica i fiorini)

MARIETTA (riponendoli nella scarsella) - Ma darete davvero battaglia?

MACHIAVELLI - Qualche schioppettata alle porte di Prato...la nostra Ordinanza è parata a riceverli gagliardamente, come la si conviene! Buon per loro se sloggeranno prima che e' morino di fame!

MARIETTA (angosciata) - Forse è meglio me ne torni in Villa coi figlioli!

MACHIAVELLI - Un ce n'è di bisogno, fatevi un po' di provviste e serratevi in casa, qui sarete al sicuro!

MARIETTA - E se mandassero a sacco la città?

MACHIAVELLI - In tal caso non opponete resistenzia, lasciategli prendere ciò che gli garba, senza fargli bischenche! A nemico che fugge ponti d'oro!

MARIETTA (ansiosa, stringendosi a lui) - Ho paura Niccolò, ho un cattivo presagio!

MACHIA - Gli aruspici sono favorevoli, statene di buona voglia, domani sera sarà tutto bell'e finito!

MARIETTA (dubbiosa) - Gli era meglio assai che vi fusse accordati col Cardona, qualche vettuaglia e una manciata di ducati un arebbono mandato veruno in malora...

MACHIAVELLI (irritato) - E' inutile ragionar con le femmine di argumenti contrari alla natura loro!

(La abbraccia frettolosamente, già col pensiero altrove)

MACHIAVELLI - Dio viguardi!

MARIETTA - E vi protegga!

(Machiavelli esce e Marietta si inginocchia a pregare)

MARIETTA - Fu el più grave errore della vita sua fidarsi della virtù degli omini che aveva arruolati!

MACHIAVELLI - Gli è vero! Costoro alle prime scaramucce dietro alle porte di Prato si invigliacchirono e abbandonarono vituperosamente le difese, gli spagnoli ingagliarditi entrarono e fecero una strage! Profanarono el Duomo, i conventi, le chiese, stuprarono fanciulle e monache, uccisero senza pietà vecchi e bambini! Quasi sotto gli occhi del Cardinal de' Medici che li seguiva sperando di rientrare in Firenze col loro appoggio: un mosse un dito per placarli!

MARIETTA (angosciata) - Niccolò mio un lo avevo mai visto così disperato cavalcare dal Mugello a Scarperia, a Barberino, a Prato per raggiungere el Vicerè e concordare la resa incondizionata!

MACHIAVELLI (affranto) - Venti giorni di trattative e venti giorni di tormenti per quella povera gente martoriata!

MARIETTA - Io coi fanciulli serrata in casa con l'angoscia che da un momento all'altro cotesti ribaldi si allargassero insino a Firenze! I figlioli erano corsi in Arno a raccozzar pietre che accumulavano in casa per defensione nostra. Avamo la cucina piena di massi, un si poteva più metter piede in terra e si aspettava il peggio pregando la Santissima Vergine dell'Impruneta! In città intanto si vociferava della tornata dei Medici e tutti di colpo diventarono palleschi!

MACHIAVELLI - Il Gonfaloniere stava a Palazzo più morto che vivo, quando qualcuno di questi voltagabbana vennero a stanarlo, armati, e a costringerlo ad abbandonare la città chè altrimenti lo arebbono fatto a pezzi! Se ne fuggì a Raugia e poi a Roma dal fratello Cardinale!

MARIETTA - Niccolò invece rimase al suo posto, ma per poco! Quante calunnie gli furono date a lui che s'era tanto adoperato nelle cose importanti della città! Chi diceva che aveva rubati i denari dello Stato, chi di non aver vinto un'impresa per essere stato corrotto! Chi lo accusava di essere stato il mannerino del Soderini e che se ne era valso per venire alla grandezza sua! Invece di punire i calunniatori ne seguirono infiniti scandoli che fecero surgere nei cittadini l'odio e la mala openione di lui. Alla fine povero Niccolò, fu allontanato dalla Cancelleria e poi espulso da Firenze! Cotesta ingratitudine lo colpì come una ferita mortale! Diceva:

MACHIAVELLI - Vi sono tre tipi di ingratitudine, el primo fa che l'omo confessa el beneficio ricevuto e un fa nulla per premiare el benefattore; el secondo fa che l'omo che ha ricevuto el beneficio se ne scorda e un lo confessa, el terzo fa che l'omo non solo scorda e non premia, ma ingiuria el suo benefattore!..."Quando a le stelle, quando al Ciel dispiacque/la gloria de' viventi, in lor dispetto/ allor nel mondo INGRATITUDO nacque".

BANDO DI RIBELLO

(1512)

A sipario calato, comparirà alla ribalta un messo che legge il seguente bando:

"Li spettabili et dignissimi Otto di Guardia et Balia della città di Firenze fanno bandire et pubblicamente notificare a ogni et qualunche persona di qualunche stato, grado o condizione si sia, che sapessi et avessi o tenessi Ser Niccolò di Messer Bernardo Machiavelli, lo debba intra un'ora dal presente bando averlo notificato a decti Otto sotto pena di bando di ribello et confiscazione de' loro beni, notificando che passato detto tempo non se ne riceverà scusa alcuna".

Si apre il sipario e apparirà Marietta inginocchiata accanto al letto che prega. Entra affannato Machiavelli, lei si alza e gli va incontro agitata.

MARIETTA - Non dovevate venire qui, è pericoloso! Siete suto messo al bando, fuggite a Roma, il Cardinal Soderini vi aiuterà!

MACHIAVELLI (agitatissimo) - No, aspetto un dispaccio di Francesco Vettori, Totto ha già inviatogli un avviso a Roma!

MARIETTA (angosciata) - Qui un potete stare, da un momento all'altro verranno a cercarvi! Nascondetevi almeno da Biagio!

MACHIAVELLI (scuotendo avvilito la testa) - Pover'omo anche lui! M'ha sempre aiutato quando ha possuto, ma ora che l'hanno esiliato dalla Cancelleria gli è diventato un coniglio, ha paura anche dell'aria che respira!

MARIETTA (ansiosa) - O che intendete fare allora?

MACHIAVELLI - Vò a presentarmi agli Otto, dovranno pur credere alla mia innocenza! Io un sapevo nulla della coniura di Boscoli e Capponi, un so perchè ero in quella notula...chi li conosce cotesti pazzi che vogliono cacciare i Medici?!

MARIETTA (esasperata) - Gli è che voi ragionate...ragionate...con gli amici, e c'è chi va a riferire!

MACHIAVELLI - O che! Un te poi fidar manco degli amici?

MARIETTA (con acredine) - Dagli amici mi guardi Iddio...

MACHIAVELLI (risoluto) - Andrò a presentarmi e chiarirò la mia posizione...li conosco tutti costoro, gli erano dei Nove e prendevano ordini da me quando ero in Cancelleria! Lo sanno che sono omo dabbene, che non sono mai suto contr'a Medici! Io ho servito la patria mia: Medici o repubblica per me e' son tutti fiorentini!

MARIETTA (incalzante) - Paolo Vettori s'è astenuto dall'accusarvi, ma si è astenuto anche dal difendervi! Dove sono i vostri amici Niccolò? E' si son tutti sgraticolati, un ve n'è rimasto uno da poterci contare!

(Machiavelli riflette pensoso e amareggiato, poi sospira)

MACHIAVELLI (amaro) - Le amicizie durevoli e' son quelle che mirano ai vantaggi! Io vò Marietta e...ricordatevi...qualunche cosa accada...ho depositato dal Notaro il testamento a vostro favore, baciate per me i figlioli e dite loro...(non prosegue a causa dell'emozione che gli serra la gola. Marietta lo abbraccia in lacrime)

MARIETTA - Non ite, vi scongiuro! Quelli vi manderanno alle Stinche, vi tortureranno!

MACHIAVELLI - Compar Vettori farà el bisogno suo: invierà un corriere ai Medici, vedrete, e quando sapranno chi sono verrò rilasciato, in mia fè!

(Machiavelli fa per andarsene ma Marietta gli si avvinghia)

MARIETTA - Vengo seco voi!

MACHIAVELLI (sciogliendosi delicatamente dall'abbraccio) - No, voi state qui a badare alla brigata, Dio non ci abbandonerà!

MARIETTA (disperata) - Un pargli vero agli Otto di avervi tra le mani e farvi pagare anche il sacco di Prato!

MACHIAVELLI (amarissimo) - Lo so, ma la giornata non la si può fuggire quando il nemico la vuole ad ogni costo fare!

MARIETTA (piangente) - Voi siete innocente Niccolò, avete servito lo Stato con onestà e questa è la gratitudine dei cittadini sua! Di farvi finire prigione tra stenti e miserie!

MACHIAVELLI (andandosene) - Addio Marietta, che il Signore ci protegga

(Marietta resta sola in lacrime)

MARIETTA - El presagio mio s'avverò, fu accusato di cospirazione contr'a Medici e rinchiuso alle Stinche per un mese! Lo torturarono ma lui un potè confessare nulla perchè gli era innocente!

MACHIAVELLI (angosciato) - In fede mia non li conosco cotesti Boscoli e Capponi, chiedetelo a loro! Non ho mai congiurato contr'a Medici! Voi errate! (urla) Ahai!! Mi fate male! Mettetemi giù!! Sono un onorato cittadino, ho sempre servito fedelmente lo Stato! (urla) Ahi!!...Che vi venga il cacasangue nel forame! Ma non mi riconoscete? Sono il Machia! Non vi ricordate delle nostre serate in taverna? E delle scorribande nei bordelli?

MARIETTA - Io e Totto un sapevamo come diguazzarci per farlo uscir fuora: "Niccolò mio gli è un poeta non un congiurato!" Gridavo a quelli del Bargello, "Deh, sono la sua mogliera, lo conosco bene no? Abbiamo 4 creature da sfamare e ora che ha perduto l'officio in Cancelleria me lo imprigionate pure?" Macchè, nessuno mostrava più memoria pel segretario fiorentino, per le sue ambasciate alla Corte di Francia, ai Principi, al Papa...ormai gli era caduto in disgrazia! Fortunatamente morì Giulio II e fu eletto Papa Leone Decimo, un Medici! Giuliano, suo nipote, per festeggiare l'evento, comandò di liberare le prigioni e così, tra gli altri ribaldi, anche Niccolò mio fu rilasciato. Gli era ridotto uno straccio pover'omo, i talloni segnati dai ferri, maghero, pallido, certe occhiaie profonde...sembrava invecchiato di 20 anni! I fanciulli quasi un lo riconoscevano quando tornò a casa a riabbracciarli! Guidino, el più piccino della brigata, piangeva che quello un era el su babbo! Costui un lo conosco!" Gli avevo preparato i ravioli che gli garbavano assai e braciole con fave...una festa! Si ristorò e gli tornò il bonumore. Ci narrò che in cella era stato in compagnia di topi grossi come gatti! Ci declamò certe rime che alla fine Guidino si convinse che quello era proprio el su babbo!

MACHIAVELLI (declamando) - "Io ho Giuliano in gamba un par di geti/con sei tratti di fune in su le spalle/ l'altre miserie mie non vò contalle/poichè così si trattano i poeti./Menon pidocchi queste parieti/bolsi spaccati che paion farfalle/nè fu mai tanto puzzo in Ronsisvalle/o in Sardigna fra quelli alboreti/quanto nel mio sì delicato ostello...(indugia un attimo come a tentare di ricordare)...eh...l'era una gran bella poesia dedicata a Giuliano...ci fece lacrimar tutti! Poi vennero gli amici e, all'usato, mi portarono for di casa a far baldoria.

IN CASA DI SANDRA DI PERO

(1512)

La scena presenta un letto sfatto, un inginocchiatoio, vesti sparse in terra, in primo piano ben visibile, un velo giallo, simbolo delle meretrici. Attaccata al muro l'immagine della Vergine.

Machiavelli e Sandra sono a letto, abbracciati, seminudi, che tentano di fare l'amore. La ragazza non vedendo risultati rimbrotta sfottente Machiavelli.

SANDRA - Orsù! Che vi accade oggi che non riuscite a combinar nulla?

MACHIAVELLI - Gli è difficile sdimenticare gli affanni! Vorrei veder te, dopo aver beccato l'aglio alle Stinche!

SANDRA (cinica) - Per me la sono di casa! Entro e esco di prigione a mio garbo ma quando sono fuora sdimentico...è inutile chiocciare ser Machiavelli, non è salutifero!

MACHIAVELLI - Beata te! Io invece ho ancora davanti agli occhi certi pidocchi intozzati che mi facevano recere e sento negli orecchi il disserrare di toppe, chiavi e chiavistelli, e i lamenti dei condannati a morte...quel povero Boscoli...(rabbrividisce di orrore)

SANDRA - O via ser Machiavelli, non pensateci più! La Sandra vi farà sdimenticare, toccate qui! (e gli accosta una mano sul seno nudo) Sentite comè soda la mia tetta?

(Gli si avvinghia nell'intento di eccitarlo, ma non riesce, alla fine, avvilita gli chiede)

SANDRA - O cosa vi accade? Non siete più omo? O son io che non vi garbo più?

MACHIAVELLI (rabbioso) - Tu mi garbi, affogaggine! Gli è che quando sto per fare, mi ritorna in mente il Magnifico Giuliano che mi ha concesso la grazia! Un se pò mica chiavare in presenza del Magnifico Giuliano!

SANDRA (tra il serio e lo sfottente) - Caro ser Niccolò, siete messo manco bene! I Medici vi hanno fatto prigione per tradimento, avete perso l'impiego a cagione della loro tornata, vi hanno dato l'interdetto per Firenze e tuttavolta voi, da repubblicano vi siete fatto pallesco! Bel voltagabbana!

(Machiavelli si infuria e le rimonta sopra)

MACHIAVELLI - O che mi fai el sermone come el Savonarola? S'ha pur da campare! Attendi a farmi godere invece che sbottoneggiare, gli è questo il tuo officio!

(E improvvisamente eccitato mima su di lei l'atto del coito. Il suono dell'Ave Maria però fa repentinamente sospendere Sandra dal suo officio: si scrolla di dosso Machiavelli e così, mezzo discinta come si trova, si butta sull'inginocchiatoio, si fa il segno di croce e si mette a recitare l'Ave Maria)

SANDRA - Dio sia lodato, ave Maria, gratia plena...

(Machiavelli la osserva ironico dal letto)

MACHIAVELLI - Ma proprio ora ti scappa di pregare? Invece di darti all'anima torna su prima che a me scappi la voglia!

MARIETTA - Fummo obbligati a lasciare Firenze e ci trasferimmo in villa a San Casciano, con tutta la brigata: Niccolò si rinfantocciò presto e prese a sperare che i Medici lo cominciassero ad adoperare, a fargli voltolare un sasso, come diceva lui!

MACHIAVELLI - Un giorno o l'altro mi manderanno un messo per riportarmi in Cancelleria! Non possono fare a meno di me

MARIETTA - Ma il tempo trascorreva senza che nulla accadesse. A dire il vero a me garbava assai la vita di campagna, le creature nostre crescevano più sane e lontano dai periculi della città in dove i cavagli e le carrette si scontravano in sulla strada e i poveri cittadini finivano malconci tra le zampe delle bestie! E poi, lontano da certe puttane sempre parate a giacersi con Niccolò mio, gli era cagione di sollievo per me!

MACHIAVELLI (accorato) - Gli amici, dopo i casi mia, erano scomparsi prudentemente dall'orizzonte e io trascorrevo il tempo in un mio bosco a veder tagliar legna, con un libro sotto il braccio, o di Dante o di Petrarca; a mezzodì tornavo in casa per il desinare e poi all'osteria a giocare a cricca con l'oste, il beccaio, li mugnaio e due fornaciai, fino a sera

MARIETTA - Io speravo che e' si dedicasse finalmente ai figlioli, datosi che un aveva più da cavalcare per tutta Italia, ma i fanciulli li vedeva solo al desinare!

MACHIAVELLI (rivolto a Marietta) - Ma se me li mandavate tutte le sere all'osteria a ricondurmi a casa...eravate gelosa persino dell'oste!

MARIETTA (di rimando) - Lo facevo per farvi stare un po' con loro! Quelle povere creature crescevano come fussero orfani di padre! Mi riferivano che vi sentivano in sulla strada ingiuriare e contestare per un quatrino perso al gioco! (Rivolta al pubblico) - Non è che non li amasse, ma le ore che trascorreva in casa se ne stava rintanato nello scrittoio a leggere in latinorum e a scrivere agli amici lontani o a chi diavolo sapeva lui!

MACHIAVELLI (come leggesse) -- ..."Venuta la sera ritorno in casa, et entro nel mio scrittoio, et in sull'uscio mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango e di loto et mi metto panni regali e curiali; et rivestito condecentemente entro nelle antique corti degli hantiqui uomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo che solum è mio et che io nacqui per lui; dove io non mi vergogno parlare con loro, et domandargli della ragione delle loro actioni; et quelli per loro umanità mi rispondono; et non sento per 4 ore di tempo alcuna noia, sdimentico ogni affanno, non temo la povertà, non mi sbigottisce la morte: tucto mi trasferisco in loro..."

MARIETTA - Poi, senza manco me ne accorgessi un rincasava quasi più dopo l'osteria! Se ne tornava all'alba, un lo dilettava più leggere o scrivere! Ci risiamo! Ragionai, a cotesto orizzonte è comparsa un'altra femmina di quelle!

LA SCONOSCIUTA DELL'IMPRUNETA

(1513-14)

Machiavelli e la Sconosciuta sono distesi sul letto e piluccano golosamente dell'uva.

SCONOSCIUTA - Vi siete ricordato dello stamettìo azzurro per le mie calze?

MACHIAVELLI - Madonna sì, ho commesso l'acquisto ad un mio amico di Roma, ve lo spedirà per staffetta

SCONOSCIUTA (sorpresa) - Da Roma?! O che non si trova a Mercato a Firenze?

MACHIAVELLI - Sapete bene che sono ancora confinato e non è salutifero per me ambulare per la città

SCONOSCIUTA - Ma se andate ogni dì dai vostri amici Rucellai!

MACHIAVELLI - In quella casa sono al sicuro, sotto la loro protezione!

SCONOSCIUTA (gelosa) - Bubbole! Non siete andato a Mercato per timore che qualcuno cicalasse alla mogliera vostra di avervi visto approvvigionarvi di lana!

MACHIAVELLI - E quand'anche fusse? Ben lo sapete come la è gelosa monna Marietta!

SCONOSCIUTA - E il vostro amico romano un cinquetterà nulla di cotesta commissione?

MACHIAVELLI (sorridendo) - Chi? Compar Vettori? Siamo come fratelli, ci scambiamo le nostre openioni, i nostri ghiribizzi! Lui mi descrive la sua vita a Roma e io i miei ozi in villa, qui, a San Casciano

SCONOSCIUTA (improvvisamente seria) -. Quanto dureranno cotesti vostri ozi?

MACHIAVELLI (ottimista) - Ho speranza che presto mi cassino il confino! Intendo inviare al Magnifico Giuliano un certo mio opuscolo, De Principatibus, che ho scritto in questi mesi di ozio...dovrebbe garbargli...

SCONOSCIUTA (delusa) - Mi avate detto che non vi dilettava più scrivere, da quando sono io a dilettarvi!

MACHIAVELLI - Cotesto mio ghiribizzare non ruba nulla al nostro amore! Quando torno a notte a casa, me ne vò al mio scrittoio ad attendere l'alba

SCONOSCIUTA - Non dormite mai dunque?

MACHIAVELLI (canzonatorio) - Madonna si, quando mogliema la si leva io me ne vò a riposare

SCONOSCIUTA (ridendo maliziosa) - Ah intendo! E di cosa ragionate in cotesto vostro opuscolo?

MACHIAVELLI - Gli è difficile farvi intendere...di principato, di quali spetie sono, come e' si conquistano, e' si mantengono, e' si perdono...

SCONOSCIUTA (ironica) - O sta a vedere che dovete insegnare voi a' Medici come la si governa!

MACHIAVELLI - Ho molto cogitato su cotesto subietto e fatto capitale delle mie experienzie di Stato!

SCONOSCIUTA (perplessa) - Sarà come dite voi, ma credete davvero che il Magnifico Giuliano tornerà poi ad adoperarvi? Se avesse voluto farlo non avrebbe atteso il vostro opuscolo...molti vostri amici sono suti riammessi in Cancelleria e perchè voi no?

MACHIAVELLI (amaro) - Il mio posto lo ha auto un tale Micheluzzi!

SCONOSCIUTA - Dunque vi affannate a scrivere per nulla!

MACHIAVELLI - Dopo che Giuliano avrà letto il mio trattatello vorrà ben cominciare a farmi voltolare un sasso!

SCONOSCIUTA - Deve prima garbargli cotesto vostro trattatello

MACHIAVELLI - Agli amici che lo hanno letto è garbato assai...

SCONOSCIUTA (irritata) - Gli amici...gli amici...sempre gli amici! Contano più di tutti per voi!

MACHIAVELLI (sincero) - Non è vero, anche voi contate molto per me! Gli è che con gli amici la si può conversare di tutto, massime di cose di Stato!

SCONOSCIUTA (risentita) - E con meco no? Sono forse una babbiona che un comprende nulla?

MACHIAVELLI (ironico) - Volete vi legga l'ultimo capitolo? L'ho qui con meco

SCONOSCIUTA - Un altro giorno Niccolò...gli ho un mal di capo st'oggi...leggetemi invece la lettera che avete scritto al vostro amico di Roma, mi lusinga sentire ragionar di me!

(Machiavelli si alza dal letto, rovista tra la sua roba, tira fuori la bozza della lettera e comincia a leggere. Man mano che va avanti la donna, conquistata dalle sue dolci parole, gli si accosta sempre di più, accarezzandolo vogliosa con un grappolo d'uva).

MACHIAVELLI (legge) - ..."Standomi in villa io ho riscontro in una creatura tanto gentile, tanto delicata, tanto nobile, et per natura et per accidente, che io non potrei nè tanto laudarla, nè tanto amarla, che non la meritasse più. Harei, come voi a me, a dire i principii di questo Amore, con che reti mi prese, dove le tese, di che qualità furno; et vedresti che le furno reti d'oro, tese tra i fiori, tessute da Venere, tanto soavi e gentili che benchè un cuor villano le havesse potute rompere, nondimeno io non volli, et un pezzo mi ci godei dentro, tanto che le fila tenere sono diventate dure et incavicchiate con nodi irresolubili..."

(La Sconosciuta lo irretisce talmente nelle sue effusioni che Machiavelli si abbandona ad essa, mentre la voce fuori campo, prosegue, registrata, la lettura per un tratto ancora):

VOCE DI MACHIAVELLI F.C. - Et non crediate che Amore a pigliarmi abbia usato modi ordinari, perchè conoscendo non li sarebbono bastati, tenne vie extraordinarie, dalle quali io non seppi et non volsi guardarmi. Bastici che, già vicino a' 50, nè questi soli mi offendono, ne le vie aspre mi straccano, nè le obscurità delle notti mi sbigottiscono...ogni cosa mi pare piano et a ogni appetito, etiam diverso e contrario a quello che doverrebbe essere il mio, mi accomodo...

(Ad interrompere la lettera si ode un grido di piacere della donna)

IN CASA DI MARIETTA IN VILLA

E' l'alba. Marietta è a letto sveglia che si gira e rigira nervosa tra le coltri. Pian piano senza far rumore, entra Machiavelli in punta di piedi e si accinge a spogliarsi per mettersi a letto, ma lei si leva a sedere ed inferocita gli dice:

MARIETTA - Gli è tutta notte che vi aspetto, vi par questa l'ora di rincasare?

MACHIAVELLI - Non riesco a prender sonno con cotesto caldo, così esco a ispezionare il podere

(Marietta gli si appressa aggressiva)

MARIETTA - Di notte ispezionate il podere, di giorno ispezionate l'osteria! L'universale sa della vostra morosa dell'Impruneta! Avete ispezionato anche lei stanotte?

MACHIAVELLI (sospirando) - Dio bono come siete gelosa! Un omo è un omo, e quando lo riporta a casa gli è tutto finito mi pare!

MARIETTA (inferocita) - Non gli è finito proprio un bel nulla! Un ve lo ricordate che gli avete moglie e quattro figlioli?!

MACHIAVELLI (rassegnato) - E come potrei sdimenticarlo? Me lo ricordate ogni istante! Orsù Marietta, tornate a letto, gli è ancora l'alba e qualche ora di sonno non ci farà male!

MARIETTA - Dovete ricuperare eh? Ma invece per me a st'ora comincia la giornata!

(Machiavelli riprende a spogliarsi stancamente)

MARIETTA - Prima di mettervi a letto, portatr il mangime alle galline, gli è ora anche per loro!

MACHIAVELLI - Avete le fante per questo, adoperatele!

MARIETTA (fuori di sè) - Sono già sui campi! Non le avete incontrate? Qui tutti si fatica dall'alba al tramonto! Solo voi travagliate dal tramonto all'alba! Coi vostri libri, con la vostra penna, coi vostri ghiribizzi e con quello che il diavolo vi porti! Un giorno o l'altro mi appaleserò a cotesta gentildonna e la mi starà a sentire! Ciascuno si governi il proprio marito e chi un ce l'ha la vada in convento!

MACHIAVELLI (conciliante) - Giusto! Voi governatevi il vostro che la non vi fa mancar di nulla! Ne volete una prova?

(Le si avvicina affettuoso abbracciandola, ma lei si svincola infuriata)

MARIETTA - Ma non vi basta mai?! Pensate a cercarvi un officio piuttosto!

(Machiavelli cambia repentinamente umore ed espressione)

MACHIAVELLI (amareggiato) - Non fo altro tutto el dì che sperare che qualcuno la si ricordi di me o che creda che io possa essere buono a nulla!

MARIETTA (perfida) - Se attendete i Medici, povero grullo, e' attenderete d'un pezzo, vostro danno!

MACHIAVELLI (esasperato) - Ma cosa volete?! Che vada a insegnare a leggere a'fanciulli? O che mi offra come cancelliere a un connestabile?

MARIETTA - Meglio che niente! Almeno avreste di che pagarvi il gioco e l'osteria!

MACHIAVELLI (accorato) - Se è così che volete me ne andrò! Fate conto che io sia già morto! Farete meglio senza di me! Lo so che vi sono di spesa...sono avvezzo a spendere, non posso farne a meno!

(Marietta si intenerisce e lo abbraccia)

MARIETTA - Orsù Niccolò, non badate a quello vi ho detto, è la gelosia che m'acceca! Prima o poi tornerete ad essere adoperato a Roma o a Firenze, gli amici stanno brigando per voi

MACHIAVELLI (riconciliato) - Dagli amici mi guardi Iddio (poi improvvisamente burlesco) che dalla moglie ci penso io!

MARIETTA - La mi dava da pensare non poco cotesto amore di Niccolò che a quasi 50 anni era entrato in gran travaglio per una femmina che la era stata abbandonata dal marito...

MACHIAVELLI (interrompendola) - Per forza l'aveva abbandonata, gli era morto!

MARIETTA - A sta mala femmina un le pareva vero, intisighita come era, d'aver trovato un bischero disposto a frullarla!

MACHIAVELLI - Le avevo dato una mano a recuperare certi crediti dallo Stato

MARIETTA - E per ricompensa cotesta vituperosa puttana brigava con alcuni amici sua di Bolzano per far ottenere a Niccolò un incarico presso la Corte dello Imperadore et abbarbiarsi costassù con lui!

MACHIAVELLI - Sapeva che ero in cerca di lavoro e volle aiutarmi, povera donna, ma voi mandaste tutto in vacca!

MARIETTA - Povera Marietta, direi, quella femmina era sanza scrupoli, invidiosa della nostra famiglia e dei nostri quattro figlioli! Cogitai a lungo su cotesta storia, mi arrovellai e brigai tanto coi parenti mia che alla fine riuscimmo a far cassare il bando di confino e potemmo tornarcene a Firenze! La casa di città gli era piuttosto angusta che non la nostra villa e i fanciulli un erano manco felici di questa tornata, abituati ormai a scorazzare liberi per la campagna! Basta! Una volta sistemati a Firenze Niccolò sdimenticò in frecta la sua bella dell'Impruneta e si dedicò ai nuovi amici che aveva conosciuto in casa dei Rucellai!

MACHIAVELLI (nostalgico) - Eh...me li ricordo bene gli "amici del meriggio"...Luigi Alamanni, Jacopo Nardi, Zanobi Buondelmonte e il povero, infelice Cosimo...che meraviglia gli orti dei Rucellai!...le statue di marmo, le fontane zampillanti, le piante esotiche...una frescura...un olezzo...e le discussioni...e quando presentai i miei Discorsi sulla prima Deca di Tito Livio...le laudi che ricevetti, loro sì che mi stimavano, mi pareva di esser rinato...dentro di me ribollivano certe idee sulle mie experienzie di Stato...un vedevo l'ora di buttarle giù e di farle leggere a qualcuno dei Medici, per ricordargli che esistevo ancora e che il mio ingegno poteva servire anche a loro...se solo mi avessero adoperato...

MARIETTA - Quando tornava a casa ci riferiva dei festini dati da Cosimo negli Orti oricellari! Quanto mi sarebbe piaciuto che almeno una volta ci menasse seco lui in cotesta meravigliosa selva per far sollazzare i fanciulli nostri! Nei momenti liberi invece si sollazzava lui ad ambulare nei bordelli o nelle solite case di cortigiane che tanto lo attiravano!

IN CASA DELLA RICCIA

(1514)

La Riccia è una affettuosa amica del Machiavelli. Il dialogo tra i due si svolge mentre il Machiavelli la aiuta a rifare il letto.

RICCIA (provocatoria, quasi parlando a sè stessa) - Questi savi, questi savi, io non so dove si stanno di casa! A me pare che ognuno pigli le cose al contrario!

MACHIAVELLI (offeso) - E a me pare esservi venuto a noia! Da qualche tempo non ricevo da voi che bischenche!

RICCIA (risentita) - O che avete la coda di paglia?

MACHIAVELLI - Madonna no, ma ho ben inteso che la non mi avete più in buona reputazione come uomo di consiglio!

RICCIA - Bembè, è inutile negarvelo!

MACHIAVELLI - L'acquisto di quel podere la mi sembrava pur sempre una buona occasione

RICCIA (dispettosa) - Tanto bona, Maria Vergine Santissima, che se nun fussi suta lesta a disfarmene, ci avrei rimesso la casa e anche l'orto!

(Machiavelli fa il giro del letto e le si appressa bramoso di abbracciarla)

MACHIAVELLI - O via, non v'adirate! Vederò d'esser più cauto la prossima volta

(La Riccia lo respinge comicamente e si fa il segno di croce, come a paventare il ripetersi di una seconda disgrazia)

RICCIA - Per la Santissima sempre Vergine dell'Impruneta! Volete ancora esercitarvi in cotesti mestieri?! Non vi basta di aver fallato con me e con Donato Del Corno? Tutte le cicale di Firenze ci sbertucciano!

MACHIAVELLI (giustificandosi) - L'affare di Donato gli è un'altra faccenda! Mi ha dondolato per un par di settimane sanza mai decidersi e alla fine l'occasione mi è sfuggita di mano!

RICCIA - Sì, dopo che e' s'era dato da fare per tutto il contado a racimolare i 180 ducati che aveva ragionati seco voi!

MACHIAVELLI (offeso) - O che vi siete conlegati contro me? Vado a bottega sua e e' mi chiama impacciabotteghe, voi mi sbottoneggiate! Come potevo sapere che il vostro podere fusse infestato di faine?

RICCIA - Un vi avevo raccomandato di ispezionarlo?

MACHIAVELLI - Quelle son bestiacce notturne e io il podere l'ho ispezionato di giorno! I terreni apparivano buoni, esposti tra mezzodì e levante e i frutti vecchi e giovani avevano vigore assai, e poi vi erano tutte le comodità di chiesa, di beccaio e di posta!

RICCIA (caparbia) - Siete omo di lettere e non d'affari! Attendete a esercitare la vostra penna e lasciati gli affari a chi è più versuto di voi!

(Machiavelli cerca di rubarle un bacio, ma lei si nega)

RICCIA - Bono, e state bono!

MACHIAVELLI - Orsù Riccia, un bacio alla fuggiasca, che vi costa?

RICCIA (schermendosi) - Via, via impacciacase!

MACHIAVELLI (deluso) - Donna di pietra!

RICCIA - E' non è il momento!

MACHIAVELLI - Non volete consolarmi, dopo avermi maltrattato?

(La Riccia si lascia baciare già pentita)

RICCIA (addolcita) - Se penso che mi sono fidata di voi, la mi verrebbe voglia di cavarvi gli occhi! Su, ite, che altro non mi accade!

MACHIAVELLI - Gli avevo un par d'ore per voi, e se mi mandate via mi restano d'avanzo!

RICCIA (divertita) - Ma non avete faccende oggi? Che fine ha fatto il vostro ricettario per conquistare Stati?

MACHIAVELLI (rianimandosi) - Il De Principatibus? Sono ancora in dubbio se e' mi conviene donarlo al Magnifico Giuliano o a suo nipote Lorenzo, intanto lo ingrasso e lo ripulisco!

RICCIA (sfottente) - Eh già, proprio non potete fare a meno di dare consigli a tutti, persino a' Medici! Gli avete un gran brutto vizio ser Niccolò!

MACHIAVELLI (improvvisamente disperato) - Se i Medici non cominciano ad adoperarmi, io impazzirò nell'ozio!

RICCIA (materna) - Ma perchè v'ostinate proprio con essi loro? E' un vi apprezzano, ormai gli è chiaro come la luce del giorno! Cercate lavoro altrove, avete tanti amici, ci sarà ben qualcuno disposto ad adoperarvi!

MACHIAVELLI (nero) - O che volete che faccia?! Un so ragionare nè dell'arte della lana, nè dell'arte della seta, nè de' guadagni, nè delle perdite, so ragionare solo di Stato! Ecco perchè mi logoro appresso al desiderio arei che questi Medici mi cominciassino adoperare! (pausa, sospiro)...Gli è che la fortuna è una creatura volubile che tiene i buoni sotto i piè e innalza i mediocri!

RICCIA (colpita) - Coraggio ser Niccolò, per me la fortuna è una ruota che gira...gira...e noi con essa, prima o poi tornerete di nuovo in cima!

(La donna intanto è saltata sul letto tirandosi addosso Machiavelli come una coperta, quasi a volerlo consolare)

RICCIA - Orsù, fate che io fo!

(Prende a dimenarsi sotto di lui)

LETTERA DEDICATORIA A LORENZO

Machiavelli sta leggendo a Marietta la lettera inviata a Lorenzo de' Medici in accompagnamento al PRINCIPE.

MACHIAVELLI (leggendo) - ..."Pigli adunque, Vostra Magnificentia questo piccolo dono con quello animo che io lo mando; il quale se da quella fia diligentemente considerato e letto, vi conoscerà dentro un estremo mio desiderio che ella pervenga a quella grandezza che la fortuna e le altre sue qualità li promettono. E se Vostra Magnificentia dall'apice della sua altezza qualche volta volgerà gli occhi in questi luoghi bassi, conoscerà quanto io indegnamente sopporti una grande e continua malignità di fortuna..."

(sospende di leggere, guarda sua moglie in attesa che si pronunci)

MACHIAVELLI - Ebbene, che ne pensate?

MARIETTA (aspra) - Che Lorenzo vi ha ringraziato dei vostri consigli su come conservare il principato con due fiasche di vino!

MACHIAVELLI (avvilito) - Siete fatta apposta per incoraggiare, aspettate che e' lo legga!

MARIETTA (scettica) - E' non ha tempo per leggere il vostro Principe! Il servo che ci ha portato il vino mi ha riferito che Sua Magnificentia ha trascorso la giornata a sollazzarsi con due cuccioli di bracchi auti in dono! Quelli sì che li ha graditi!

MACHIAVELLI - Il mio opuscolo va letto e ponderato! Tra qualche dì sono sicuro che e' mi chiamerà, mi lauderà e mi affiderà un incarico!

MARIETTA (scettica) - Campa cavallo! Ve l'avevo detto! Era a suo zio Giuliano che dovevate inviarlo! Eravate amici un tempo! Ma nommessere! I vostri consiglieri hanno deciso per voi e questo è il risultato!

MACHIAVELLI (amaro) - Almeno e' mi incoraggiano, apprezzano lo ingegno mio!

MARIETTA - Meglio assai non vi fusse data la pena di scrivere nulla e avesse impiegato il tempo a cercarvi un officio!

MACHIAVELLI (in tono di rimprovero) - L'animo vostro è sempre acerbo at omni mia intenzione! Un tempo vi garbava io scrivessi!

MARIETTA - Gli è che vi trastullate appresso a cotesti ghiribizzi, a chi volete interessi disputare cosa è principato, come lo si conquista...i Medici lo sanno meglio di voi come si conquista e come si mantiene il potere! Fatica sprecata la vostra!

MACHIAVELLI - Il mio trattato non insegna solo ai tiranni come conquistarlo, insegna anche al popolo come spegnerlo!

MARIETTA - Datemi ascolto ve ne supplico, scrivete al Soderini a Roma, che vi trovi un buon posto di cancelliere presso qualche Eminenza! Il potere della Chiesa non è come quello di Firenze che va e viene a seconda di chi governa!

MACHIAVELLI (sorpreso) - Ma come, vorreste trasferirvi a Roma con tutta la brigata?

MARIETTA (esasperata) - Qui un se batte chiodo, s'è bell'e visto! Soprattutto Madonna Alfonsina, la madre di Lorenzo, la vi detesta manco foste un piagnone!

MACHIAVELLI (caparbio) - Io non ho perso la speranza di poter essere ancora utile a Firenze e ai su' Medici!

(Marietta gli lancia uno sguardo scoraggiato, indossa una mantella e fa per uscire)

MARIETTA - Vò in chiesa a pregare perchè il Signore la vi illumini

MARIETTA - All'usato, avevo ragione io! Quel trattatello fu sdimenticato da Lorenzo e Niccolò mio, dopo essersi logorato mesi nell'attesa di un riscontro, finì col non pensarci più. Per fortuna gli amici lo tenevano sempre vincolato in ragionamenti di Stato, maxime compar Vettori che da Roma ricercava le sue openioni sulle mosse di Francia contro Spagna e lo Imperadore e altri diavoli, da far leggere al Papa! E poi c'era anche l'amico Guicciardini che lo aveva in grandissima stima e lo laudava molto...

MACHIAVELLI (con rimpianto) - L'ho amato come un fratello nonostante le nostre divergenti openioni sulle cose di Stato...Ricordo la beffa di Carpi! Cazzus! Per poco non venivamo scoperti dai Frati e dal Cancelliere Sigismondo! Ero stato inviato a Carpi dai Consoli dell'Arte della Lana per scegliere dal convento dei francescani un predicatore da portare in Firenze per la quaresima e Guicciardini per farmi acquistare maggior reputazione sia presso i frati che mi ospitavano sia presso la Cancelleria di Carpi, mi inviava dai suoi messi continui avvisi...io mi divertivo a inventare novelle da pancacce sul conto del Turco, delle Crociate...dell'Imperadore...per far vedere come fussi informato sui segreti di Stato, e intanto, con tutti gli onori, pappavo alle loro mense per 6 cani e 3 lupi! Quando il Cancelliere s'avvide che gli davamo la baja dovetti andarmene lesto...col culo che mi faceva lappe lappe...gli era trincato come un Trentamila diavoli (ride)

MARIETTA - A parte questo, con l'età avanzata sembrava che Niccolò si fusse chetato, le femmine lo interessavano sempre meno e lo scrivere sempre più! "Era diventato un omo grave, resoluto, respettivo: Dispensava el tempo suo onorevolmente, e' si levava la mattina di buonora, udiva la sua messa, provvedeva al vitto del giorno; Di poi s'egli aveva faccende in piazza, in mercato o a' magistrati e' le faceva, quando che no o e' si riduceva con qualche cittadino tra ragionamenti onorevoli o e' si ritirava in casa nello scrittoio, dove ragguagliava sue scritture, riordinava suoi conti; di poi, piacevolmente, con la sua brigata desinava e desinato ragionava con i figlioli, ammunivangli, davangli a conoscere gli omini e con qualche esempio antico e moderno gli insegnava a vivere! Questo ordine della sua vita era un esemplo a tutti gli altri di casa e così andavano le cose ordinate e liete. Ma la durò poco ahimè! Fino a quando non comparve all'orizzonte un'altra femmina, una cantatrice, certa Barbara. Quando gli entrò la fantasia di costei le cose mutarono! E' l'avea conosciuta in casa d'un fornaciaio durante le prove d'una commedia che Niccolò aveva scritto su commissione di costui. Barbara aveva a cantare le canzoni degli intermezzi. Io me ne avvidi subito del mutamento! Cominciò a straccurare le faccende sua, il podere si guastava, i traffichi ruinavano; gridava sempre e un si sapeva di che, entrava e usciva di casa ogni dì mille volte, sanza sapere perchè, non tornava mai ad ora che si potesse cenare o desinare a tempo, se io gli parlavo e' non rispondeva o rispondeva non a proposito! I servi vedendo questo si facevano beffe di lui, i figlioli avevano posto giù la reverenzia, ognuno faceva a modo suo, e infine niuno dubitava di fare quello che vedeva fare a lui!

IN CASA DI MARIETTA

(1525)

Machiavelli sta indossando il suo bel lucco di velluto cremisi. E' molto elegante e si pavoneggia davanti allo specchio. Marietta lo osserva con vivo disappunto, raccattando da terra la camicia che lui evidentemente si è appena cambiata.

MARIETTA - Uscite anco stasera?

MACHIAVELLI - Madonna sì, stiamo provando la Mandragola e i recitatori mi aspettano!

MARIETTA (acida) - Per questo vi siete ingentilito con cotesto lucco e vi rimirate come un pavone?

MACHIAVELLI - Ci sarà tutta la baronìa di Firenze, volete mi presenti come un pezzente?

MARIETTA (ironica) Eh già, la vostra Barbara un ci farebbe una bella figura, specie ora che s'è data tanta pena per farvi imborsare! Un le bastava un omo di lettere, lo voleva anche priore o gonfaloniere!

MACHIAVELLI (irritato) - Par che non vi garbi punto sia entrato nello squittino! Invece di rallegrarvi che finalmente sono suto riabilitato, ve ne sentite offesa!

MARIETTA (sbottando) - L'universale non fa che cinquettare di questo favore che vi ha fatto la Barbara! Tutta Firenze sa dell'imborsamento del vostro nome!

(Machiavelli incurante fa per andarsene)

MACHIAVELLI - Non badate alle cicale, la è tutta invidia!

MARIETTA (rabbiosa) - Povero bischero! Non c'è omo in città che non sia ito a letto con Madonna Cantatrice! Voi un raccozzate che gli avanzi!

MACHIAVELLI (con rabbia mal repressa) - Madonna Barbara gli ha marito! Sarà lui a raccozzare gli avanzi! Quanto a me la mi basta che canti da par suo!

MARIETTA (dispettosa) - O lo sapete cosa va cantando cotesta vituperosa femmina? "La robba è mia e la dò a chi mi garba!" (le rifà il verso)

MACHIAVELLI (ironico) - Mi par giusto che amministri saggiamente la sua possessione!

MARIETTA (fuori di sè) - Se la vi par giusto per essa, dovete ben accettare che anche la mogliera vostra dia la roba sua a chi le garba!

MACHIAVELLI (esplodendo) - Ragionate all'usato, da femmina gelosa! Non meritate veruna risposta! La carne vostra serbatela a chi di diritto se siete ancora una donna onesta!

MARIETTA - Sono ben stufa di fare la onesta donna quando voi non straccurate occasione di dilettarvi disonestamente!

MACHIAVELLI (gridando) - Io sono omo e quando provvedo ai bisogni della mia brigata non ho altri obblighi da osservare! Contentatevi e statene di buona voglia!

(esca di scena e Marietta ha un crisi isterica)

IN CASA DI BARBARA SALUTATI

Nella camera da letto si vedono sparsi abiti femminili, nastri e pianelle, in un disordine pittoresco.

Machiavelli è seduto davanti allo scrittoio intento a scrivere all'amico Guicciardini.

MACHIAVELLI (scrivendo) - "...Quanto alla Barbara ed a' cantori, quando altro rispetto non vi tenga, io credo poterla scritturare a 15 soldi per lira. Dico così perchè l'ha certi innamorati che potrebbero impedirglielo, però, usando diligentia, potrebbero quetarsi...

(Sospende di scrivere, sospira, smania sulla sedia in segno di impazienza, alla fine sbotta tra sè)

MACHIAVELLI - Barbara...Barbara...ma dove ti sarai cacciata? E' tutto el dì che t'aspetto!...La mi dai da pensare più che lo imperadore! Ma Dio bono, proprio ora dovevo impaniarmi con te? A 50 anni passati! E tu mi giostri come un babbione e ti diverti a farmi soffrire le pene dell'inferno! Hai ragione! Quando un vecchio della mia età si disseta ad una fonte fresca, deve pur pagare el debito!

(Sospira e riprende a scrivere)

MACHIAVELLI - (scrivendo) - "...Abbiamo scritto cinque canzoni nuove per la Mandragola delle quali vi mando alligate con questa le parole che ho fatto musicare da Verdelot; la Barbara le canterà tra gli atti...

(Sospende di nuovo di scrivere e fruga tra le carte sopra lo scrittoio, le tira fuori e ne legge alcuni versi)

MACHIAVELLI - (Leggendo) - "...perchè la vita è brieve/et molte son le pene/che vivendo et stentando ognun sostiene/Dietro alle nostre voglie/Andiam passando e consumando gli anni...

(Buio. Quando la luce si riaccende, vediamo Barbara, ventenne, provocante, seduta allo scrittoio che continua a leggere la strofa, mentre Machiavelli passeggia nervoso e agitato per la stanza)

BARBARA (leggendo) - "Chè, chi il piacer si toglie/Per viver con angosce e con affanni/Non conosce gli inganni/del mondo...

(Sospende di leggere e si rivolge civettuola a Machiavelli)

BARBARA - Cotesta strofa non mi garba! Gli è di troppo...troppo...io la farei così: chè chi il piacer si toglie...

(Machiavelli la interrompe dando la stura alla sua gelosia)

MACHIAVELLI - Perchè non mi dite dove siete suta tutto el dì fuora?

BARBARA (divertita e provocante) - O che storie son coteste? Mi fate l'onore di essere geloso di me, Messer Machiavelli? Voi, l'autore acclamato della Mandragola, della Clizia, l'oratore fiorentino ricevuto da Re e Papi, che si degna di concedere la sua attenzione ad una umile cantatrice?

MACHIAVELLI (imbarazzato e tuttavia furioso) - Non mi dondolate Barbara, sapete quello provo per voi!

(Barbara si alza dallo scrittoio, gli si appressa, gli si strofina addosso come una gattina)

BARBARA - Orsù, chetatevi, avate o no a scrivere al vostro Messer Guicciardini, e a vostro figlio Bernardo e a chi altro diavolo avate a scrivere? Ebbene, io son ita a Mercato vecchio a far spese, per passare il tempo!

MACHIAVELLI (geloso) - Con quale dei vostri innamorati?

(Barbara sorride lusingata e compiaciuta e lo spinge dolcemente a sedere davanti allo scrittoio, gli si accoccola sulle ginocchia, e accarezzandolo dolcemente gli dice:

BARBARA - Caro Niccolò, ben lo sapete che non desidero che di stare seco voi! Quando siete con me, mi par di dormire con gli occhi vostri! Non v'è omo che stimi più di voi e che più di voi mi possa comandare...ma quando azzannate la penna, Dio bono, siete come i leoni di Firenze che non mollano l'osso finchè non l'hanno spolpato: sdimenticate tutti e io mi annoio, ecco perchè vò fora! Orsù, al lavoro, riprendiamo le nostre strofe, Faenza ci attende con il Presidente Guicciardini, ed io intendo fare bella figura con la vostra Mandragola!

(Machiavelli conquistato dal fascino di Barbara, riprende a scrivere, con lei sulle ginocchia)

MACHIAVELLI - Voi m'uccellate e io fingo di credervi! Bel babbione che son diventato, su, su, al lavoro, al lavoro! Sentite questa, dovrete cantarla dopo il primo atto: "Chi non fa pruova amore, della tua gran possanza/Indarno spera/di far mai fede vera...

(Si accorge che Barbara si è distratta, intenta a leggere un altro foglio. Machiavelli si interrompe)

MACHIAVELLI (rimproverandola) - Non mi ascoltate!

BARBARA (interrompendo la lettura) - Quando avete scritto questi bellissimi versi?

MACHIAVELLI - Poc'anzi che veniste

(Barbara li legge a voce alta)

BARBARA - "S'a la mia immensa voglia/Fussi il valor conforme/Si desterìa pietà là dove or dorme/Ma perchè non uguali/son le forze al desìo/Ne nascon tutti i mali/ch'io sento o signor mio/Ne doler mi poss'io/Di voi ma di me stesso/Poi ch'i veggio e confesso/come tanta beltade/ama più verde etade" (pausa, poi) Ditemi Niccolò, amate me o la mia giovinezza?

MACHIAVELLI - Non so scegliere, siete tutt'uno, tanta dolcezza mi arrecate voi e la vostra verde età, che quando vi sono accanto sdimentico i miei affanni, e per veruna cosa al mondo vorrei liberarmi delle vostre dolci catene!

(Barbara si lascia abbracciare appassionatamente, poi si scioglie e impertinente gli dice):

BARBARA - E monna Marietta, anche lei sdimenticate?

MACHIAVELLI (irritato) - O che c'entra la Marietta?

BARBARA - Ma condurrete anche lei a Faenza a vedere la commedia?

MACHIAVELLI (brusco) - La moglie ha da stare a casa a badare ai figli e al focone!

(Quindi scatta in piedi, la afferra per la vita e conducendola con dolce violenza verso il letto):

MACHIAVELLI - Orsù venite, che ho aspettato fin troppo!

(Barbara lo segue docile ma poco convinta)

BARBARA - E quando lavoriamo alle nostre canzoni?

MACHIAVELLI (già in frenesia) - C'è un tempo per tutto!

MARIETTA - La Mandragola la ebbe un successo trionfale in tutta Italia. A Venezia la folla non riusciva ad entrare in teatro, a Roma Papaleone si dilettò moltissimo nel farsela recitare a Palazzo, e poi a Ferrara, Mantova, Faenza, per non parlare di Firenze! Niccolò, dopo tanti prieghi, mi portò a vedere la commedia. M'agghindai come la si conveniva, con la mia bella veste di broccato cremisi, una cioppa verde che mi imprestò la Lessandra, pianelle col tacco, i capelli imbionditi a crocchia, e nun fusse per la scollatura insino alle scelle, sembravo la Madonna dell'Impruneta! Quando fui a ordine mi mostrai a Niccolò, ma lui vedendomi così parata prese un poco di passione

MACHIAVELLI - Le dissi: Chi imbianca la casa la vole appigionare!

MARIETTA (di rimando) - La mi appigionai 25 anni fa e la sono ancora imbiancata!, Lo rimbrocciai io! Che satisfazione però essere additata da tutti come la mogliera dell'autore!

MACHIAVELLI - Finalmente, dopo anni di angustie, la Fortuna aveva ripreso a girare dalla parte nostra: I Medici, poco alla volta, tornarono ad adoperarmi, maxime quando il Papa mi commissionò la Storia di Firenze!

MARIETTA - E ne fu sì orgoglioso che nelle lettere agli amici si firmava "Niccolò Machiavelli, historico, comico, tragico!" La Barbara...la ebbe anch'essa la su parte di successo, ma la pagò ben cara! Io un ero femmina che la stava cheta a vedersi portar via il marito con le sue moine! E con qualche aggiramento che so io, riuscìi a mandarla via da Firenze e la riparò a Roma!

MACHIAVELLI (risentito) - Un ve l'ho mai perdonata cotesta perfida mossa che fu cagione di tanta sofferenza per me! Ero sì meravigliosamente involto in questo amore tardivo che nulla riusciva a consolarmi! L'amico Guicciardini, per darmi un po' di sollievo, mi conferì vari incarichi...

MARIETTA - E lui riprese a cavalcare tutta Italia, ora a Livorno, ora a Milano, Verona, Modena...in casa un lo si vedeva quasi più! Bernardo e Lodovico, i due figlioli più grandi, prendevano brutte strade sanza la guida del padre, e io da sola che potevo fare, povera me?! Mi diguazzavo con quell'angelo della Baccina in mille difficultà...

MACHIAVELLI - Tempi tristi quelli! Franzosi, spagnoli, tedeschi, tutti calavano in Italia e si acculavano intorno a Firenze! I lanzi poi volevano punire il Papa corrotto, strangolandolo con un laccio d'oro!

CALATA DEI LANZI

(1527)

In camera da letto Machiavelli, ancora in tenuta da viaggio, sta mostrando a Marietta una catena d'oro che ha portato in dono alla figlia Baccina.

MARIETTA (con ammirazione) - Oh Maria Vergine Santissima, com'è bella! La Baccina sarà felice! Pregava Dio che la tornasse presto, un la vedeva l'ora di ricevere la catenuzza!

MACHIAVELLI - Gliela darete voi quando torna, io devo partire subito per Roma, prima che arrivino i lanzi!

MARIETTA (con disappunto) - Manco tornate e di nuovo in viaggio?! Quando vi riposerete? Alla vostra età certi strapazzi non vi si confanno più!

MACHIAVELLI (ansioso) - Con due eserciti alle porte di casa, c'è poco da star tranquilli!

MARIETTA (angosciata) - Dicono che i lanzi la mandano di grossa: uccidono e fanno a pezzi i prigioni! Se vi prendono e vi trovano addosso qualche documento?

MACHIAVELLI (spazientito) - Orsù Marietta! Ho un pocolino di experienzia per non farmi far prigione!

MARIETTA - Non sono punto tranquilla! (poi, in tono di velato rimprovero) E poi mi lasciate sola qui, ora che anche i Medici se ne sono iti con Dio?!

MACHIAVELLI - Oh via, non siete sola, avete Guidino, Piero e la Baccia, oltre le fante! Per niuna altra occorrenzia rivolgetevi a compar Vettori o al Gonfaloniere Guicciardini!

MARIETTA - Ho pensiero anche per Totto, la balia mi ha fatto sapere che non è ancora guarito degli occhi

MACHIAVELLI - State di buona voglia, tornando a casa sono passato a vederlo, e' sta meglio

MARIETTA - Fussero qui Bernanrdo e Lodovico li arei mandati in villa a torre l'olio e il vino! Se ci mandano a sacco perderemo le provviste per l'inverno!

MACHIAVELLI - No, meglio che nessuno si muova di casa! Ho già scritto ai figlioli che tornino con prestezza (poi, ironico) così la sarete più tranquilla, con tutta la brigata sotto la vostra chioccia!

MARIETTA (alterata) - Io fo la chioccia perchè voi un ci siete mai in casa, sempre a cavalcare per tutta Italia!

MACHIAVELLI (stizzito) - Dio bono, un lo fo per diletto, gli è el mio mestiere!

MARIETTA (sempre più adirata) - Ma intanto i figlioli vostri sono venuti su sanza padre, ecco perchè e' un riescono che a combinar bischerate!

MACHIAVELLI (irritato) - O di cosa mi accusate ora? Di non essere suto un buon padre? Fo di tutto perchè un vi manchi il necessario e anche il di più!

MARIETTA - Un è di questo che mi lagno! Gli è che con i vostri figli un ci state mai, un li conoscete manco! E poi vi lagnate se Bernardo gli è diventato tristo e di larga vita!

MACHIAVELLI - Dio bono! Perchè mi tirate proprio ora su cotesto discorso? Un ho tempo per rispondervi!

MARIETTA - Quando si tratta dei figlioli, un avete mai tempo! Ma lo avete per la vostra Barbara, per la Maliscotta, per il Guicciardini e per tutti gli amici vostri!

MACHIAVELLI - Son dessi che ci danno da vivere o lo avete sdimenticato? Sanza la loro protezione a st'ora saremmo rimasti in villa a coltivar fave!

MARIETTA (sbottando) - E per non coltivar fave in villa sfidate mille periculi per correre a Roma da Madonna Barbara?

MACHIAVELLI (infuriato) - Affogaggine! Gli è vero che la Barbara la si è rifugiata a Roma per ripararsi dalle vostre insolenzie e dalle vostre iniurie, ma io devo conferire col Papa che se non ci aiuta provvedendoci di denai, andremo a ruba e sacco!

MARIETTA - Ite, ite pure da Sua Santità, fate el debito vostro, non vi importa nulla se Lodovico gli è finito alle Stinche per aver accoltellato un omo!!

MACHIAVELLI (colpito dolorosamente) - Iddio sa come mi ha addolorato, e sapete anche voi come ho dovuto brigare con gli amici mia, che voi perseguitate, per trarlo fuora!

MARIETTA - Passate per omo saggio agli occhi dell'universale, ma di cotesta saggezza i vostri figli un ne conoscono punto!

MACHIAVELLI (ironico) - Un se pò essere savi per tutto el dì!

MARIETTA (implacabile) - Voi lo siete solo fuora delle mura di casa!

MACHIAVELLI (irritato) - Non ho più tempo pei vostri rimbrocci, alla mia tornata riprenderemo a ragionare!

(Si odono fuori grida allarmate di gente: "Arme! Arme! Leva! Leva! Serra! Serra!")

MARIETTA (spaventata) - Udite?! Ci sono tumulti in città, ve ne priego, non ci abbandonate!

MACHIAVELLI - Come potete trattenermi? Siamo in grave periculo e voi mi chiedete di starmene qui, in finestra, a guardare ciò che accade? Guicciardini conta su di me, non posso tradirlo proprio ora!

MARIETTA - Se andrete a Roma tutta Firenze penserà che siete ancora dalla parte de' Medici! Il governo sta mutando, torneremo alla Repubblica e voi dovete essere presente se vorrete finalmente riprendere il vostro posto!

MACHIAVELLI - La salvezza di Firenze dipende dalla mia missione! Il governo si farà con quelli stessi che fino a ieri erano dei Medici! Tornerò presto! Salutate per me la brigata!

(La abbraccia affrettatamente e scompare: Marietta piange sconsolata, seduta sul letto, con la catenina tra le mani)

MARIETTA (allo scrittoio) - E quella fu la sua ultima missione. Qualche tempo dopo me lo vidi tornare affranto come non lo avevo mai visto.

LA DISFATTA

(Giugno 1527)

Machiavelli entra in scena e si getta sfinito sul letto. Ha l'aria stanca, distrutta. Marietta lo osserva silenziosa e preoccupata mentre continua a rassettare, poi gli sfila premurosamente le scarpe, gli getta sopra una leggera coltre, infine azzarda:

MARIETTA - Gli è terminato lo squittino?

(Nessuna risposta)

MARIETTA - Non vi sentite bene? Vi porto il desinare a letto...i figlioli vi hanno aspettato ma poi avevano fame ed hanno desinato sanza di voi

MACHIAVELLI (biascicando) - Io un ne ho voglia

MARIETTA (angustiata) - Bembè! Un gocciolo di brodo vi darà rigollio, vò a scaldarvelo (fa per andare)

MACHIAVELLI (stancamente) - Un ho fame, voglio solo dormire

(Marietta si siede sul bordo del letto, materna, e accarezzandogli affettuosamente una mano gli dice)

MARIETTA - Gli è andata male vero? Non siete stato rieletto!

MACHIAVELLI (amarissimo) - I voti sono iti al Tarugi! E' il nuovo segretario fiorentino

(Una pausa di pesante silenzio)

MARIETTA - E' passato poc'anzi il vostro Alamanni...

MACHIAVELLI (rianimandosi appena) - E' che voleva?

MARIETTA - Un saprei, ha detto che tornerà sul far di sera, dopo l'Ave Maria...gli avea anche lui una faccia...

MACHIAVELLI - Povero Luigi! E' m'ha difeso contro quei cacasangue che volevano la mia testa!

MARIETTA - E' l'hanno auta parmi ben di comprendere! Ma voi non dovete abbattervi Niccolò, lo dite sempre che la natura degli omini è più pronta a biasimare che a laudare le azioni altrui!

MACHIAVELLI (sospirando) - Per me gli è finita per sempre!

MARIETTA - Orsù, non perdete la speranza, magari vi daranno qualche altro incarico! Anche i Medici vi fecero attendere prima di adoperarvi di nuovo!

MACHIAVELLI (esplodendo) - Non ho più voglia di mendicare come un pezzente! Per quanti anni ho sopportato il peso di continue umiliazioni, iniurie, calunnie, sperando di potermene scaricare un giorno? Gli omini sono ingrati, volubili, simulatori, fuggitori di periculi, cupidi di guadagni e mentre fai loro bene sono tutti tuoi, ti offeriscono il sangue, la roba, la vita e i figli, quando il bisogno è discosto, ma quando ti si appressa, si rivoltano!

MARIETTA - Sdimenticate l'odio che vi portano, e' sono incapaci di seguire il bene o il male! Datemi retta Niccolò, torniamocene in villa, avete sei figlio cui badare! Travasate a loro la vostra experienzia! Piero e Totto, i più piccini, hanno tanto di bisogno del loro babbo, e poi per fortuna, avete ancora qualche amico di quelli boni, vi faranno compagnia...

(Mentre Marietta parla accorata, Machiavelli si assopisce: Allora lei si alza, socchiude la tenda, fa buio in camera e se ne va in punta di piedi, dopo averlo affettuosamente baciato sulla fronte)

Marietta china sulle carte di Machiavelli)

MARIETTA - Povero Niccolò, cadde in un pesante torpore e quando si risvegliò gli aveva certi dolori di ventre...gli diedi subito un medicamento per farlo star meglio. Si era un po' ripreso quando vennero a trovarlo Luigi Alamanni, Filippo Strozzi, Zanobi Buondelmonte e Jacopo Nardi...gli amici degli Orti Oricellari. Al solo vederli si sentì rianimare per un po' e subito volle raccontare lo strano sogno che aveva or ora fatto

IL SOGNO

(Machiavelli disteso sul letto, narra a degli invisibili amici)

MACHIAVELLI - Mi pareva di trovarmi in un luogo dove vi erano una infinità di miserabili, straccioni, storpi, mendicanti, folli, et avendo chiesto chi fussero, mi risposero essere gli abitanti del paradiso. Allontanatisi costoro, mi si appalesarono altri personaggi pieni di gravità, di maestà, vestiti con decoro, che trattavano di problemi di Stato, di filosofia, di storia, et avendo domandato chi fussero mi fu risposto essere le anime dei dannati. Poi sentìi una voce che mi domandava da chi volessi andare, et io risposi pronto: con questi ultimi, perchè solo con costoro potrei intendermi!

(Torna di nuovo Marietta che sorride amaramente)

MARIETTA - Dua giorni dopo i dolori erano aumentati e la febbre saliva...saliva...ormai delirava povero Niccolò...mandai per Fra Matteo che gli diede l'estrema unzione.

Ci ha lasciati in somma povertà:

S I P A R I O