Carpe diem

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I ricchi non abitano più a Copacabana

CARPE DIEM

Fasolis Beppe

NARRATORE - I ricchi non abitano più a Copacabana, ma ancora esistono alcuni appartamenti di lusso sull’Avenida Atlantica, occupati dai nuovi ricchi che amano dare grandi feste. E’ in una di queste feste, in un attico, che un uomo di cui ancora non conosciamo il nome, si incontra con una donna ugualmente sconosciuta, nell’ultima notte dell’anno.

Le donne della festa sono tutte in bianco, abiti lunghi o gonne ben sopra le ginocchia, e quelle che hanno la pelle abbronzata dal sole, esibiscono vertiginosi decoltès.

Anche gli uomini vestono eleganti abiti bianchi, alcuni hanno giacchette estive senza paura di essere confusi con i camerieri: Iemanjà, la regina del mare, l’oruxà femminile degli iorubani a cui tutti dedicano questo giorno, raccomanda di usare cose bianche nell’ultimo giorno dell’anno.

Ma quest’uomo che fra poco si incontrerà con questa donna, è vestito di nero, uno smoking nero.

Egli entra nell’appartamento, e si ferma per un po’ nel grande salone dove le persone bevono e danzano. Poi si sposta al piano superiore, dove ci sono altri saloni, uno dei quali con le pareti riempite fino al soffitto di libri rilegati di rosso e azzurro, disposti in una simmetria irreprensibile.

L’uomo osserva per un po’ i libri, poi sale sul terrazzo, e si sporge dal parapetto.

Paula - Non si butterà, vero ?

Narratore - E’ la nostra sconosciuta. Vestita di bianco, con una minigonna molto corta che lascia ammirare le sue belle gambe, che sembrano ancora più lunghe per le scarpe alte che lei porta. L’incontro con quell’uomo, dirà lei molto più tardi, non fu opera del caso, che presupporrebbe la mancanza di qualsiasi regola, ma fu invece determinato da un potere superiore, misterioso e non conoscibile.

Roberto - No. Non mi butterò di sotto. Sembro così disperato? Dicono che sotto, sulla spiaggia, ci sono migliaia di persone che aspettano i fuochi  artificiali. E volevo accertarmi che ci fossero.

Paula - Credo che sia una menzogna.

Roberto - Odio i veglioni di fine anno.

Paula - Natale è peggio.

Roberto - Entrambi sono peggio.

Coro di voci dalla strada

Roberto - Cosa stiamo facendo qui ? Non mi dica che lei è la padrona di casa e deve restare per forza.

Paula - Ho visto anch’io quel film. Usciamo, e andiamo a mettere i piedi nell’acqua del mare.

Narratore - Scendono con l’ascensore, in silenzio, pensando a frasi intelligenti da dire. Escono, attraversano l’Avenida, riescono a fendere la moltitudine di gente che aspetta i fuochi, e arrivano fino in riva al mare.

Lei dà a lui le sue scarpe da tenere, e entra nell’acqua fino alle ginocchia. Lui annusa le scarpe.

Lei esce dall’acqua.

Roberto - E adesso ?

Paula - Adesso me ne vado.

Roberto - Non ci vedremo più ?

Paula - Potremmo incontrarci a Parigi.

Roberto - Sarebbe interessante.

Paula - Dove ?

Roberto - Sotto l’arco di trionfo. Il giorno 15 alle 15.

Paula - Facile da ricordare. 15 è il mio numero fortunato.

Roberto - Ci vediamo là allora.

Narratore - Si lasciano così, camminando in direzioni opposte, guardando continuamente indietro per salutarsi ancora, fino a scomparire fra la folla.

Il giorno 15 lui arriva all’arco di Trionfo alle 14. Lei arriva alle 15. Nessuno si incontra sotto l’arco di Trionfo, non è un luogo appropriato per un appuntamento. Ma loro restano lì e si salutano, si parlano, stringendosi formalmente la mano, disturbati dal movimento incessante dei veicoli.

Roberto - In quale hotel sta ?

Paula - Plaza Athenèe

Roberto - Io sto al George V.

Paula - Ha già mangiato ?

Narratore - Vanno a mangiare in un bistrò sulla Rive Gauche. Poi vanno al cinema.

Paula - Come era il mondo quando non esisteva il cinema?

Roberto - Orribile

Narratore - Poi vanno nell’hotel di lei. Lei gli mostra la stanza, e il bagno.

Paula - Io dormo col pigiama. Capisci perché ho preferito venire qui ?

Roberto - Molto giusto.

Paula - Tu non usi il pigiama ?

Roberto - No. Ma se dormo nudo mi raffreddo, anche sotto le coperte.

Paula - E con cosa dormi allora ?

Roberto - T-shirt

Paula - Prova questa giacca del pigiama.

Roberto - E’ stretto. Ma non c’è problema, dormirò con la camicia.

Paula - Si stropiccerà tutta.

Roberto - Tutto bene.

Paula - Luce accesa o spenta ?

Roberto - Tu come preferisci ?

Paula - Possiamo lasciare accesa la luce del bagno. Per poter

vedere i nostri visi.

Roberto - Può andare. Io bacio con gli occhi aperti.

Si baciano

Paula - Vedi ? Se bacio con gli occhi aperti divento strabica. Non sono diventata strabica ?

Roberto - Un po’. Chiudi gli occhi allora.

Paula - Non so il tuo nome.

Roberto - E neppure io il tuo.

Paula - Sabrina.

Roberto - Robert.

Paula - Non voglio sapere niente della tua famiglia.

Roberto - Anch’io non voglio sapere niente della tua famiglia.

Narratore - Restano a Parigi una settimana, insieme giorno e notte. Fanno la doccia insieme, si baciano mangiando, con la bocca piena, con la bocca piena di dentifricio, con la faccia bagnata, con la faccia insaponata, restano giorni interi in camera, superando i limiti dell’immaginazione e del corpo, come dice lei. Lui fa l’imitazione di attori famosi come Cagney, Bogart, Karloff. Lei imita attrici di serie B facendo lo strip. Poi tornano a letto.

Paula - Quando arrivi a Rio, chiamami a questo numero. Sono una donna molto ricca.

Roberto - E io sono un uomo molto ricco. Perché mi dici questo?

Paula - E perché tu mi rispondi così ?

Roberto - Come era il mondo quando non esisteva il cinema?

Paula - Orribile.

Narratore - A Rio, lui la chiama, e decidono di andare al cinema, spettacolo del pomeriggio. Questo diventa il loro programma del giovedì. Entrano e escono separati dal cinema, e separati vanno in un modesto motel del centro della città, dove non corrono il rischio di essere visti da qualcuno che conoscono.

Passano tre mesi, e ancora non conoscono i loro veri nomi, né sanno niente delle rispettive famiglie.

Quando stanno a letto, uno sull’altra, lei chiede sempre, aprendo gli occhi “perché non ti sposi davvero con me ? Oppure facciamo un figlio, voglio un figlio tuo.”

Affittano caselle postali, si scrivono e nelle lettere dicono le cose che non hanno il coraggio di dire quando si incontrano.

Lui non riesce a liberare il poeta che c’è in lui, anche se avrebbe molta voglia di farlo. E lei non ha il coraggio di dire parole oscene quando fanno l’amore, anche se avrebbe molta voglia di farlo.

Scrivono lettere. Cosa antica. Ma neppure nelle lettere, almeno all’inizio, lei ha il coraggio di dire tutto: ci sono cose che non si possono dire e neppure scrivere.

Lettera di Paula

Mio amato, sembro una idiota entusiasta (ho copiato la frase da quel film schifoso al quale abbiamo assistito mano nella mano) e non capisco come tu possa lasciarmi sola tanto tempo. Abbiamo smesso adesso di sentirci al telefono, e sono qui che sospiro. Queste telefonate mi lasciano sempre la voglia di infilarmi nel letto con te. Pulso, quando tu entri nella mia carne. Mercoledì, il giorno più bello della settimana, ci sposiamo. Va bene ? E appena entriamo nella stanza ti mangio, lì sulla porta, vedrai se non lo faccio. Adesso non siamo più amanti, è più serio, va bene ? Adoro quando ti sento di dire che muori per me. Mai nessuno è morto per me.

Lettera di Roberto

Bianca come un lilium, come un foglio di carta, bianca come il sole. I capelli neri così fini che se li butti in aria non cadranno mai più a terra, sguardo di giumenta impetuosa, di cavalla selvatica, prendi il mio cuore. E’ la fine del mondo. Nelle notti, di chiaro esiste solo la luce del pallore del tuo seno. Non serve a niente sbattere la testa contro il muro.

Lettera di Paula

Mio adorato scopatore,

è una merda quando mi sveglio e sento che il mio corpo non è più indolenzito. Ho passato il fine settimana nella tenuta di alcuni amici, Dadi e Licia, che allevano cavalli inglesi. Penso a te nell’ascensore, al tuo corpo da cavallo, al tuo uccello meraviglioso che adoro succhiare, alle nostre risate, e tu che mi racconti di avermi tradito con una bionda. Sarebbe così bello se il tuo uccello fosse avvitato al tuo corpo, così quando ci separiamo potrei prenderlo con me, e lo riavviterei quando ci rivediamo. E lo sviterei di nuovo, e lo avviterei ancora.

Ho pianto molto. E’ piovuto in me, dentro. Lì è molto triste, quando piove. E’ stato così il mio fine settimana da sposina. Sono felice del nostro matrimonio, una bellissima cerimonia, sento ancora il profumo dei fiori. E sono felice del nostro sesso. Adesso che sei mio marito, mi piacerebbe che la smettessi di desiderare altre donne. Smettila, va bene? Sii mio, completamente. Voglio passare la mia vita con te, facendo sesso, baciandoti la bocca, sentendoti dire tutte le cose meravigliose che mi sussurri a letto, quando non stiamo fottendo.

Ti voglio, scopatore. Vieni presto. Carpe diem.

I love you.

Narratore - Il giorno in cui lui scoprirà il nome di lei, vincerà la sua timidezza. Alla fine tutti gli esseri umani aspirano a essere poeti, e lui parlerà con parole ispirate, o almeno questo è quanto lei pensa. Sono a letto.

Roberto - Ti sei offerta ai miei occhi già sapendo che i nostri corpi si sarebbero adattati perfettamente. E poi ti sei offerta alle mie orecchie conoscendo l’emozione che avresti causato. Non gli alti alberi, non i bei cavalli, non le più belle poesie, possono sostituire il calore e il profumo dei tuoi enzimi. Carpe diem ? Si fotta, Orazio. Batto la testa contro il muro. Tutto e solo perché ho accettato l’incastro perfetto dei nostri corpi, e i doni che hai fatto ai miei occhi e alle mie orecchie.

Paula - Amore, sembra una delle tue lettere.

Roberto - Famiglia tradizionale. Non sapevo che tu fossi sposata.

Paula - Sposami davvero.

Roberto - Anche io sono sposato.

Paula - Mi chiamo Paula.

Roberto - E io mi chiamo Roberto.

Narratore - E così, lui sopra di lei o lei sopra di lui, lei chiede ancora una volta “perché non ci sposiamo davvero?”.

Nella notte in cui si conobbero, al veglione, fu un caso davvero, perché la moglie di Roberto era malata ma volle che lui andasse al veglione, e anche il marito di Paula era malato, ma insistette perché lei andasse comunque.

Paula - Questo è più di un caso, amore mio.

Lettera di Roberto

Decidemmo di fuggire a Parigi, ci nascondemmo e passammo il tempo scopando e guardando films. Eravamo molto disperati a quei tempi. Quando tu te ne andasti, entrai nella pista di decollo e mi buttai sotto il tuo aereo. Mi svegliavo già col pensiero di te. E se mi svegliavo di notte non riuscivo più a dormire, pensando, pensando, pensando, pensando a te. Tutto il giorno pensando a te. Alimentandomi della fame di te.

Paula - Non ce la faccio più. Pensavo che sarebbe diminuita, questa ansia, ma non fa che aumentare. Perché non ci sposiamo davvero ? Io voglio un figlio da te. Perché non scappiamo ?

Roberto - Non voglio fare male a nessuno.

Paula - Tua moglie è giovane. Poco tempo, e troverà un nuovo uomo. L’ho preso da un film che ho visto.

Roberto - Ricordi quando ti ho detto che ero ricco ? E’ mia moglie che è ricca. E non voglio vivere sulle tue spalle.

Paula - Non vuoi vivere sulle mie spalle, ma vivi sulle sue.

Roberto - Sei differente.

Paula - Differente come ?

Roberto - Differente.

Pausa

Paula - Devo dirti una cosa. Quando ho detto che ero ricca, avrei dovuto dire che mio marito è ricco.

Si siedono

Paula - Ho comprato queste scarpe in Italia. Sono carine, non trovi.

Roberto - Sì, le trovo belle. Potremmo abitare in via Desembargador Isidro. Trovo un lavoro.

Paula - Hai mai lavorato ? Sai dove è via Desembargador Isidro ?

Roberto - No, ma non deve essere difficile.

Paula - Cosa non è difficile ?

Roberto - Lavorare.

Paula - Anche io penso.

Roberto - Mio padre mi manteneva. Mi mantenne tutto il tempo che abitai a Parigi.

Paula - Il miglior posto del mondo per girare nelle strade e andare al cinema.

Roberto - Mio padre morì pieno di debiti. Abitai a casa di mio fratello. Poi morì anche lui.

Paula - E tua madre ?

Roberto - Morta anche lei.

Paula - Qualcosa di genetico ?

Roberto - Mia madre cadde da una scala. Mio fratello si beccò una pallottola durante una rapina.

Paula - E tuo padre ?

Roberto - Mio padre ?

Paula - Sì. Tuo padre.

Roberto - Suicidio.

Paula - Quindi se avessimo un figlio, potrebbe essere perfetto.

Roberto - Sì.

Paula - Ottimo. Ma quante disgrazie. Posso sentire pena per te ?

Roberto - Non mi piace che abbiano pena di me.

Paula - Neppure io ?

Roberto - Soprattutto tu.

Narratore - E quindi e nuovamente, lui sopra di lei o lei sopra di lui, Paula chiede “perché non mi sposi ? voglio un figlio tuo. Andiamo a vivere in via Desembargador Isidro”

Lettera poetica di Roberto

Vedere il sorgere del sole dovrebbe essere bello, ma non è stato così. Ho pensato di leggere un libro o di vedere un film, ma quello che volevo davvero era il miele, la rosa rossa del corpo bianco. No, miele no, sale, no, sale no, il sangue. Ma prima torniamo all’opposto, rompiamo i tavoli, voce, saliva, cazzo, aroma degli angoli scuri del tuo corpo  bianco, che prova vergogna a danzare davanti all’uomo con l’uccello pieno di cicatrici. Ferro e fuoco nella testa e nel cuore, una furia crescente. Che buona questa carne, che strappo e mastico con i denti, e mastico e ingoio e mordo di nuovo e strappo e mastico e ingoio, ancora ancora e ancora. E la furia continua. Sole e luna.. queste cose non esistono. Esiste solo quello che mordo, strappo, mastico e ingoio.

Altra lettera di Roberto

Giorno e notte, notte e giorno, e negli intervalli, pensando a te. Vedo il tuo viso sulla faccia di Ginger che balla con Fred e in tutti i sogni che di mattina dimentico, e nella luna e nello specchio, e nel sole che fa bruciare il cuore, e nell’ala del passero vedo il tuo volto, e nella foglia dell’albero vedo il tuo volto, e te intera in ogni luogo, soprattutto nel buio totale.

I suoni che sento sono te: tu sei Beethoven e Mozart, sento la tua voce nel clacson delle auto, nelle sirene della polizia, nel crepitare della legna nella stufa. Non c’è rimedio per questo, dice il dottor Goldblum, tu sei fottuto, anche se soddisfatto. Anticamente facevano un salasso, prima della camicia di forza, mettevano sanguisughe e ventose sul tuo corpo, prima della camicia di forza, ti buttavano addosso secchi d’acqua gelata, prima della camicia di forza, e non dava alcun sollievo. E neppure elettroshock e lobotomia darebbe qualche risultato, neppure così questa donna uscirebbe dal tuo sangue. Non hai ancora capito ? Mettitelo bene in testa. Tu sei fottuto, ha detto il dottor Goldblum.

Paula - Il dottor Goldblum ha ragione. Dopo la morte di tuo fratello, tu ti sposasti con lei ? Non dirmi il nome.

Roberto - La mia famiglia ha, aveva, un nome importante. Quella di lei, no.

Paula - Fu un affare quindi.

Roberto - Non esattamente.

Paula - Lei ti piaceva ?

Roberto - Mi piaceva. Adesso non mi piace più. Adesso mi piaci soltanto tu.

Paula - E i borghesi della famiglia di lei che hanno comprato il tuo pedigree non hanno avuto problemi con tutte le morti della tua famiglia ?

Roberto - Il suicidio ?

Paula - Anche quello.

Roberto - Nessuno seppe che era suicidio. Tutti pensarono che fosse stato un incidente. La macchina uscì di strada e finì in un precipizio per imprudenza o imperizia. Noi facemmo scomparire la lettera che mio padre lasciò. Ricordo solo che diceva “non ce la faccio più”.

Paula - E la famiglia di lei come è diventata ricca ?

Roberto - Contrabbando, penso. Due generazioni non puliscono il denaro.

Paula - E cosa pulisce il denaro ?

Roberto - Niente. Forse la povertà. Paradosso di Epinemide. Un ricco è buono solo se è stato povero.

Paula - Mio marito ha una salute di ferro.

Roberto - Mia moglie ha una salute di ferro.

Paula - Nel week end andiamo ad Angra.

Roberto - Una volta i ricchi andavano a Petropolis. A Petropolis si poteva trovare una casa con piscina, giardino, cavalli. Adesso i ricchi vanno ad Angra. Ad Angra si può avere piscina, giardino, cavalli, spiagge, velieri, yachts. Perché c’è il mare. Il mare.

Paula - Mio marito dice che uno yacht è un buon modo per farsi notare dal fisco.

Roberto - Lui come è diventato ricco ? Cominciò il nonno ?

Paula - Il padre.

Roberto - Tuo marito avrebbe dovuto sposarsi con mia moglie.

Paula - E io con te. Ma lui non vuole un’altra moglie. Vuole restare sposato con me.

Roberto - E mia moglie con me.

Paula - Non servirebbe a niente presentarli l’uno all’altra.

Roberto - Siete sposati in comunione di beni ?

Paula - Sì. E tu ?

Roberto - Anche.

Paula - Cosa facciamo ?

Pausa

Roberto - Stai pensando quello che sto pensando io ?

Paula - Lo stesso pensiero.

Roberto - Esattamente lo stesso ?

Paula - Penso di sì.

Roberto - E’ orribile.

Paula - Chi ? Fai il nome.

Roberto - Pensavo di sorteggiare.

Paula - Non avevo pensato al sorteggio. Ma è una buona idea.

Roberto - Siamo completamente pazzi. Tu a chi hai pensato?

Paula - Ho pensato a lei. Dovrebbe essere più facile. E forse tu hai qualche contatto con la malavita: in fondo tuo fratello è stato ucciso da un bandito in una sparatoria.

Roberto - Un fine pasto senza formaggi è come una bella donna senza un occhio.

Paula - E questo cosa c’entra ?

Roberto - Niente.

Paula - E’ di qualche film ?

Roberto - E’ di Brillat-Savarin. Non so come sia uscita.

Paula - Scriverò su questo pezzo di carta LUI, e su quest’altro LEI. Ok. Adesso piego, piego ancora, e mescolo, e tu scegli.

Roberto - Io ? Questa è una follia.

Paula - E’ una pazzia. Dimentichiamo tutto questo. Insegnami a baciare con gli occhi aperti.

Roberto - Diventi strabica. (la bacia) Vedi ?

Narratore - E così quando lui fu sopra di lei, lei disse “sposami davvero”, e quando lei fu sopra di lui, con gli occhi aperti e completamente strabica, ripeté “sposami davvero”.

Lettera di Paula

Lunedì.

Tu mi trasformi in una adoratrice pazza.

Non è stata elegante quell’idea del sorteggio. Non torniamo più su quell’argomento.

Oggi la giornata è bella, ma qualcosa, in qualche luogo, sta sanguinando. Non ho trovato nessun “ti amo” nella tua lettera, forse è per questo.

An affair to remember. L’hai visto ?

Senti, scopatore, puoi anche smetterla con questa storia del buon natale, perché non sono stupida. Buon natale le balle!! Anche io non sopporto più questa soluzione di un giorno sì e un giorno no. E non mi interessa se ti hanno sparato addosso, anche a me hanno sparato, proprio qui, sul lato sinistro, i muri della mia casa sono sporchi di sangue, a tutti hanno sparato qui, quindi smettila con questa storia e pensa di più alla tua fidanzata.

Nelle telefonate sembrava chiaro che avremmo scopato di più. E riso di più. Adesso tu mi lasci qui sola con le formiche.

Puoi anche dire che questo è il mio lato solare, che sono cafona o che sono il diavolo, ma mi piace restare sdraiata sul pavimento pensando a noi, tu che mi sputi in bocca, tu che quasi piangevi per il senso di colpa perché ero tutta infiammata. Io mi ricordo solo come è bello quando tu entri nel mio corpo, tutti i giorni lo ricordo.

Non diventa mai abitudine con te. Tu dici “pronto” e il mio cuore si scioglie. Ho sempre paura di ogni altra donna. Tu sei il mio amore. Oggi sono triste. La mia vita è uno schifo senza di te.... l’ho preso dal film personale della mia vita. Vieni presto. Ti amo. E tu nemmeno sai mentire, perché hai pensato che mi bevessi la storia dell’uomo che ha da fare. Uomo che ha da fare... le palle !!

Tutte le volte che smetto di paralre con te al telefono corro allo specchio, per controllare se ho la faccia di Meryl Streep. L’ultima volta ho sentito un gusto dolce in bocca, e i capelli che avrebbero voluto essere biondi, per questo ho promesso di smettere di chiedere 180 volte se mi ami, se non mi lascerai mai, se questa cosa meravigliosa non finirà. Prometto, va bene ?

E’ una schifezza non vederci tutti i giorni: proprio adesso che mi sono fatta questa promessa, non posso dimostrare che so essere una fidanzata come si deve.

Il tuo bacio è speciale perché:

1- Fai una cosa deliziosa che è passare la lingua sui miei denti.

2- Quando siamo coricati, tu sopra di me, tu aspiri il mio alito dalla mia bocca e espiri nel mio corpo, come se alimentassi la mia anima.

3- Il tuo bacio non ha pause, è lungo. E’ molto bello essere la tua amante. O meglio, tua moglie. Ci siamo sposati, no ?

Ti amo ti amo ti amo.

Perché non ci sposiamo davvero ?

Roberto - Non ho cani né frullatore.

Paula - Tutti hanno il frullatore.

Roberto - Dove sono i foglietti con i nomi ?

Paula - Li ho buttati.

Roberto - Fanne altri due. (Lei esegue) Mescola. Scegli.

Paula -  Lei. Ho già visto mille film con questo soggetto, e non ne ricordo uno che sia finito bene. Assumi qualcuno.

Roberto - Cosa ne dici di quel film dove il tipo telefonava e diceva  “sorry, wrong number” ?

Paula - Lei è malata ?

Roberto - Lei non è mai malata.

Paula - Una salute di ferro.

Roberto - Proprio così.

Paula - Non è necessario che sia proprio Litvak. Potrebbe essere un altro film.

Roberto - Pensiamoci. Se ne ricordo qualcuno che fa al caso nostro te lo dico, e se lo ricordi tu, me lo dici.

Narratore - Così, a letto, quando lui fu sopra di lei, lei disse “sposami davvero”, e quando fu il suo turno di stare sopra ripetè con gli occhi strabici “sposami davvero”.

Altro incontro

Paula - E’ dfficile trovare un idraulico, è difficile trovare un falegname, trovare qualcuno che sostituisca la paglia di una sedia bucata, trovare qualcuno che lavi bene un tappeto. Trovare qualcuno per ammazzare tua moglie è ancora più difficile, quasi lo stesso che trovare un commercialista in grado di farti la denuncia dei redditi.

Roberto - Ho una sedia Maria I che è bucata da più di un mese. Penso che dovrò fare io da solo. Un sacco di gente l’ha già fatto. Tutti i giorni qualcuno lo fa.

Paula - E’ una pazzia. Siamo pazzi.

Roberto - Siamo pazzi. Ripetiamolo insieme.

Roberto e Paula - Siamo pazzi.

Paula - Pensa a tuo fratello. Puoi usare lo stesso M.O.

Roberto - M.O. ?

Paula - Modus Operandi. M.O. Hai già dimenticato il film dove l’abbiamo visto ?

Roberto - Ma mio fratello l’hanno ammazzato per strada. Per strada non è possibile.

Paula - Perché no ?

Roberto - Perché lei non va per strada.

Paula - Non va al supermercato ? E dove va ?

Roberto - Um mercato senza parcheggio.

Paula - Il Carrefour ha un parcheggio enorme. Voi come tutti avete due macchine. Tu la segui, ti affianchi a lei nel parcheggio , le spari e te ne vai.

Roberto - Mi ha detto che voleva andare al Carrefour uno di questi giorni. A comprare una anguria.

Paula - Italiana per forza.

Telefonata

Paula - Per quando è ?

Roberto - Oggi. L’anguria è nazionale.

Paula - No. Ferma tutto. Devo parlarti.

Roberto - Parla allora.

Paula - Non al telefono. Queste linee sono controllate per definizione. Qualcuno può stare in ascolto.

Paula - Sono incinta.

Roberto - Di me ?

Paula - E di chi potrebbe, se no ? Perché pensi che io non abbia figli ? Lui è sterile.

Roberto - Cosa pensi di fare ?

Paula -  Tenere il figlio. Ho sempre voluto un figlio tuo. Ma se ho un figlio da te, lui mi ammazza. E non è mai stato nei nostri piani che uno di noi morisse.

Roberto - Allora ?

Paula - Allora ? Allora ? Merda !!!!

Roberto - Merda cosa ?

Paula - Allora deve essere lui, non lei.

Roberto - Avevo già organizzato tutto. Ho già persino la pistola.

Paula - I piani sono fatti per essere abbandonati. E’ di quel film su Confucio.

Roberto - Ma sei sicura che lui ti ammazzi ?

Paula - E’ pazzo di me.

Roberto - Capisco.

Paula - Ti piace come sono pettinata ?

Roberto - Mi piace, sì. Perché non lasciamo tutto come sta ? Siamo felici, no ? Non siamo felici così ?

Paula - E il figlio ?

Roberto - Che figlio ?

Paula - Nostro figlio ! Il figlio che sta qui, qui dentro. Tocca, tocca qui.

Roberto - Sei dimagrita.

Paula - Non dormo. Non mangio. Diventerò uno scheletro. E chi ne soffre è mio figlio.

Roberto - Come facciamo allora ?

Paula - Come in un film che ho visto via cavo.

Roberto - Un film via cavo ?

Paula - Dove è il problema ? Io vedo film via cavo. Tu non li vedi ?

Roberto - Certo che no. Vicino a casa mia c’è una videoteca aperta tutta la notte, al distributore di benzina.

Paula - Tutta la notte ?

Roberto - Quasi.  E com’è quel film ?

Paula - La donna dà la chiave di casa all’amante, che entra in casa e ammazza il marito. Il vecchio trucco del ladro sorpreso in flagrante. Tu hai già la pistola.

Roberto - Diciamolo insieme: siamo pazzi.

Roberto e Paula - Siamo pazzi.

Roberto - Il sollievo dura poco.

Paula - Andiamo a Angra domani.

Roberto - Noi andiamo a Petropolis.

Paula - Hai parco, piscina e cavalli ?

Roberto - E un gatto.

Paula - Fai attenzione quando guidi. Adesso che abbiamo un piano non vorrei che ti capitasse qualcosa.

Roberto - Non preoccuparti. Non vado mai a più di 100, e non sorpasso se non quando la strada è libera.

Narratore - La giornata di lui a Petropolis. Il sabato, carne alla brace alle sei di sera. Mentre la carne viene preparata da un cuoco , gli invitati se ne stanno intorno alla piscina bevendo birra, vino bianco, caipirinha e mangiando salatini, qualcuno facendo il bagno, altri parlando di Lady D e del principe Carlo. Roberto se ne sta in disparte e insilenzio pensando a Paula e su cosa deve fare. “Vivere è difficile” dice a tutti quelli che si avvicinano, e poiché questo diventa un tormentone, nessuno si avvicina più. Al momento di mangiare, gli invitati sotto l’effetto di birre, vino bianco e caipirinha, alzano il tono della voce, fanno sonore risate e continuano a parlare male di Lady D. Lui continua a starsene in disparte, mormorando che la vita è difficile.

La giornata di lei ad Angra. Lei e gli invitati vanno in barca a vela, bevono champagne, si passano la crema solare sul corpo, ripetono che la baia di Angra è un paradiso e parlano di Lady D e del principe Carlo. Siccome c’è solo champagne sulla barca, gli uomini, come se si fossero messi d’accordo, dopo un certo tempo cominciano a ripetere a intervalli regolari - lui compreso - che si mangerebbero un bue dalla fame. Le donne discutono se lo champagne ingrassi e provochi la cellulite, e si lamentano perché Paula è così silenziosa. Alla fine del pomeriggio tornano alla villa di Paula e Paula dice che adesso possono mangiarsi il bue intero, e tutti vanno al fondo del giardino dove è stata preparata la carne. E tutti mangiano la carne, dando grasse risate e parlando male di Lady D.

Siccome la vita somiglia un film, allora può sembrare a uno di quei films di Bunuel che vorrebbero dimostrare che la borghesia è stupida, narcisista, consumista e edonista.

Paula - Il giorno migliore è quello del suo compleanno. Beve sempre troppo e va a dormire quasi incosciente. Piece of cake, come in quel film.

Roberto - Sei sicura ?

Paula - Belle e andato.

Roberto - Quando è ?

Paula - Dopo domani.

Roberto - Praticamente adesso.

Paula - La chiave più grande è quella del portone. L’altra è laporta d’ingresso. Se abitassimo in un condominio con il portiere, non ci sarebbe modo di farlo.

Roberto - Abitare in una casa da i suoi vantaggi. Sto scherzando per il nervoso.

Paula - Ho fatto una pianta della casa per te. Ti ho mai detto che sono architetta ?

Roberto - Mai.

Paula - Non ho mai esercitato perché mi sono sposata.

Roberto - La donna interrompe sempre qualcosa quando si sposa.

Paula - Sono contenta che tu lo sappia. Stai a vedere. Tu entri qui, e segui questa linea tratteggiata. Questa è una scala. Sali la scala, la nostra camera è la prima a sinistra. La porta non è mai chiusa. Mi ami sempre ? Non mi lascerai mai ? Non è cambiato niente tra noi ?

Roberto - E’ ancora più forte.

Paula - Giura.

Roberto - Giuro.

Paula - Mi vuoi veder morta ?

Roberto - Ti voglio veder morta se non è vero che ti amo più di quanto ti amavo quando...... quando ?

Paula - Quando ritornasti da Parigi.

Roberto - Ti voglio veder morta se non è vero che ti amo più di quanto ti amavo quando ritornai da Parigi.

Telefonata nella mattina della vigilia dell’assassinio

Paula - Tutto cancellato.

Roberto - Tutto cosa ?

Paula - Deficiente. Quanti “tutto” esistono nella nostra vita ?

Roberto - Ah, sì, tu vuoi dire....

Paula - Attento alle intercettazioni.

Roberto - Sì, sì, certo.

Paula - Ci incontriamo domani e ti spiego tutto. Hai capito?

Roberto - Ho capito. Butto la chiave.

Paula - Esattamente

Paula - E’ arrivato a casa - l’altro ieri, quando ci siamo incontrati qui nel pomeriggio - è arrivato a casa e mi ha detto che doveva parlarmi di una cosa molto seria. “Prepara un whisky e siediti “- mi ha detto. Ho eseguito, ci siamo seduti sul divano e lui ha cominciato dicendo che non sapeva da dove cominciare. “Comincia dalla fine”, gli ho detto io. Si fa così coi dipendenti, no ? “Non posso cominciare dalla fine, devo cominciare dall’inizio”, mi ha risposto lui, e ha detto: “Tutto è iniziato con questo cretino di piano economico del governo. Quando fu annunciato, noi finanzieri potevamo fare due cose: starcene buoni buoni o partire all’attacco. A starsene fermi il rischio era di perdere tutto, andare all’attacco almeno garantiva la possibilità di guadagnare qualcosa. Come quella cosa di Alice: correre per ritrovarsi allo stesso posto. Così ho cominciato a correre come un pazzo. Io e tutti gli altri. Prepara altri due whisky” E io li ho preparati. Poi ha continuato: “sono passati due anni, sempre correndo come un pazzo. E sai cosa è successo?”. “No” ho risposto io, ma già avevo cominciato a capire. “E’ successo che ho cominciato ad andare all’indietro invece che avanti” ha detto lui “come un granchio esdruxulo”. “E come è un granchio esdruxulo” ho chiesto io ? “è un granchio con la motilità di un coniglio”  ha detto lui. Non so se ti ho già detto che lui è convinto di dire cose molto spiritose. Comunque lui ha finito dicendo che siamo rovinati, che la casa è ipotecata, il suo ufficio chiuderà, la casa di Angra ipotecata, lo yacht ipotecato, il BMW ipotecato. “Tutti e due ?” ho chiesto. “No” ha risposto lui “per adesso solo il tuo. Penso che mi sparerò un colpo in testa”

Roberto - E tu cosa hai detto ?

Paula - Ho chiesto del deposito in Svizzera. “Finito in un loop” mi ha risposto. Non so esattamente cosa abbia voluto dire con questo. L’informatica ha cambiato la semantica.

Roberto - L’hai preso da qualche film ?

Paula - No. Questa è mia.

Roberto - Si sparerà in testa ?

Paula - Macchè. Nessuno si spara in testa a causa del denaro, deficiente.

Roberto - E adesso ?

Paula - Io gli ho detto che ero molto contrariata per la sua mancanza di fiducia in me e per non avermi detto niente, e che questo creava una barriera fra noi, che avevo bisogno di tempo per riflettere, e che preferivo andarmene di casa per un po’. E sai come ha reagito ?

Roberto - Ha detto che da quella casa te ne vai solo morta.

Paula - Mi ha chiesto “Dove vai ? a casa di tua madre ?”

Roberto - Così ? Tranquillamente ?

Paula - Tranquillamente. A dire il vero, sembrava persino contento di liberarsi di me. Così ho fatto la valigia mentre lui beveva whisky. E con la mia valigetta gli ho detto “beh, allora vado.... “ e lui nel mezzo di una sorsata mi ha detto “ciao”, e io mi sono trasferita a casa di mia madre.

Roberto - E dov’è casa di tua madre ?

Paula - Via Desembargador Isidro.

Roberto - Vivere è imparare.....

Paula - Dobbiamo disdire il concerto a New York.

Roberto - Se ci fingiamo ciechi, paghiamo solo 7 dollari.

Paula - Ma non vediamo il palco.

Roberto - Family Circle.

Paula - Proprio così. Mi sono presa il BMW. Ha fatto un grande successo in via Desembargador Isidro. Mia madre è tutta eccitata.

Roberto - E adesso ?

Paula - Continuiamo con il piano. Tua moglie adesso è ....

Roberto - ... l’obiettivo.

Paula - Esatto.

Roberto - Chi preme il grilletto ?

Paula - Chi preme il grilletto ? Io non posso entrare a casa tua fingendomi una ladra.

Roberto - Te ne manca il coraggio ?

Paula - Ti amo tanto che ammazzerei chiunque. Persino te. Ti sei fatto la Gilda ? Ti ammazzo se ti fai qualche altra donna, ti ammazzo davvero.

Roberto - (mostra la pistola a Paula)

Paula - E’ nero come nei films. La povertà uccide l’amore ?

Roberto - Hai già immaginato dover frequentare ristoranti dove la prenotazione non è obbligatoria ?

Paula - Ma se mangiamo solo panini di formaggio e Diet Coca !

Roberto - Nel motel facciamo così, qui a Rio. Ma a Parigi abbiamo mangiato panini ? Potremo ancora andare a Parigi ?

Paula - A Parigi danno tutti i films.

Roberto - Lumache, ostriche, champagne, beuaujolais....

Paula - Fare shopping senza chiedere prima il prezzo.

Roberto - Né prima né dopo. Dare la carta di credito e firmare senza neppure guardare.

Paula - La vera rottura è chiedere il prezzo prima. Dammi la pistola. Poi combiniamo quando e come.

Narratore - Per motivi logistici, Paula e Roberto non riescono a vedersi per due giorni. Ma inaspettatamente, il terzo giorno si incontrano ad una festa, con i rispettivi coniugi, e vengono presentati dalla padrona di casa.

Lui è così: un grasso solido, simpatico, melanconico, anche più che melanconico. Il suo nome è Alfredino.

Anche Lei è grassa, solida, simpatica, affabile. Lei si chiama Lucia.

Una inesplicabile congiuntura isola i quattro in un angolo della sala.

Alfredino - E la crisi, ha colpito anche lei ?

Roberto - Non ancora.

Alfredino - Periodo terribile. Scenario spengleriano.

Roberto - Proprio.

Paula - Meglio se fosse Spielberghiano

Alfredino - Mia moglie è pazza per il cinema.

Paula - Ma come sarebbe il mondo senza cinema ?

Roberto - Orribile.

Alfredino - Potreste venire a passare un fine settimana nella nostra casa di Angra. Giocate a tennis ?

Roberto - Adesso preferisco nuotare. Gomito del tennista.

Alfredino - Male. Il tennis è uno sport gregario, il nuoto è solitario. Conosco un ottimo fisioterapeuta. Curò il mio tennis, non è vero Paula ?

Paula - Il tuo gomito.

Lucia - Roberto giocava molto bene.

Roberto - Lucia esagera.

Alfredino - E il golf ?

Roberto - Lo trovo così noioso.

Lucia - Trova noioso tutto quello che lui non fa bene.

Roberto - Non è vero. Non gioco bene a polo, ma non lo trovo noioso.

Alfredino - Lei gioca a polo ? Ho sempre desiderato imparare il polo.

Lucia - Non sempre la gente impara cosa vorrebbe.

Paula - Io volevo imparare a suonare il piano.

Lucia - E’ così. Io volevo imparare a pattinare. Come Gilda. Conosci Gilda ?

Paula - Ha imparato a New York. Lo so.

Lettera di Paula

Roberto, sono tornata a casa, perché Alfredino mi fa pena. Volevo dirtelo prima, ma non ne ho avuto l’occasione. Lui è venuto là, in via Desembargador Isidro, piangendo, e io non ho avuto il cuore di dirgli di no, e anche mia madre ha provato pena per lui, e mi ha detto “come, adesso che tuo marito è nella miseria tu lo abbandoni ?”. Questo mi ha fatto star male. Ma non è successo niente. Dormiamo in camere separate, letti separati, io sono andata a dormire nella camera con la finestra che dà sul giardino. E gli ho detto che lo aiuterò in questo momento, ma che non mi sento più sua moglie, che adesso mi sento come una sorella per lui, e lui ha accettato la situazione, e ha detto che gli basta sentirmi al suo fianco, per sentirsi felice.

Perdonami, sto morendo di nostalgia per te, sto morendo di voglia, ti desidero dentro di me, ci vediamo il prossimo giovedì, sto morendo di voglia, amore.

Non mi avevi mai detto che giocavi a polo. Cos’altro mi stai nascondendo della tua vita ?

Ti amo.

Roberto - Non spogliarti, sorella Paula. Dobbiamo parlare.

Paula - Ce l’hai con me ?

Roberto - No.

Paula - Che discorso del cazzo, l’altra sera. Tu giochi a polo, lei vuole pattinare, scenario spenghleriano, che cazzo... Perché le persone alle feste dicono solo cazzate ?

Roberto - E’ stato molto peggio il tuo scenario spielberghiano. Sai chi è Spengler almeno ?

Paula - Ce l’hai proprio con me....

Roberto - E ti fa pena chi stiamo per ammazzare.....

Paula - Sì. Ce l’hai proprio con me.

Roberto - Palle, non ce l’ho con te. Ma ho pensato molto. Bisogna proprio che qualcuno muoia perché il nostro amore possa continuare ?

Paula - Che film è questo ?

Roberto - Il nostro film. Non è ancora stato fatto.

Paula - Lascia che ti baci.

Roberto - Solo uno.

Paula - Visto ? ti ho baciato con gli occhi aperti. Ero strabica ?

Roberto - Sì.

Paula - Allora lasciami chiudere gli occhi. Mmmmmmm... il tuo bacio è la miglior cosa del mondo.

Narratore - E così lui sopra di lei, o lei sopra lui, lei dice: nostro figlio sta crescendo qui dentro, tutto andrà bene, dobbiamo solo avere un po’ di pazienza, ci sposeremo, io ammazzerò Lucia, ammazzo anche il presidente della repubblica.... sì, così... ben profondo, mio amore scopatore.

Paula - Che bello, Robertino, che non ammazziamo più nessuno. Vero che non ammazziamo più nessuno ?

Roberto - Vero.

Paula - Allora vienimi dentro. Voglio sentirlo entrare. Voglio sentire il tuo pistolino.

Roberto - Pistolino ?

Paula - Pistolino, uccellino, sì....è una meraviglia quando entri dentro di me. Baciami. Dimmi che adori scoparmi.

Roberto - Adoro scoparti.

Paula - Ahhhhhh.... sto venendo...... che pace dentro di me, mi sembra di morire...

Roberto - Mi piace il tuo viso in questo momento. Sei differente.

Paula - Differente ?

Roberto - Illuminata.

Paula - Che film è ?

Roberto - Con una luce fosca.

Paula - Luce fosca ?

Roberto - Una radiosità.

Paula - Una radiosità fosca ?

Roberto - Diventi più bella.

Paula - E il mio naso ?

Roberto - Tutte le donne belle hanno il naso grande.

Paula - Vuoi dire che sono meno brutta, in questo momento.

Roberto - Tu sei la più bella del mondo.

Paula - Ma sei di nuovo duro ? Scopatore !!!!

Telefonata (da qualche tempo hanno smesso di scriversi)

Paula - Quando sono uscita per fare la spesa, un tipo mi ha seguito per tutto il tempo, cercando di non farsi notare. Non era uno di quegli idioti timidi che seguono le donne per la strada. Sono già stata seguita diverse volte e so come funziona. Questo tipo non voleva che io lo vedessi. Sono preocupata. Meglio non incontrarci lunedì: ho paura che mi segua fino al motel.

Roberto - Sei sicura ?

Paula - Completamente sicura.

Roberto - Come è, quel tipo ?

Paula - Non lo so. Ha sempre in testa un casco nero da motociclista. Ha una moto. E’ questo che ha attirato la mia attenzione.

Roberto - Complimenti, ispettore Clouseau.

Paula - Qualcosa mi dice che ha a che fare con quei documenti che ho firmato. Ricordi che te ne ho parlato ?

Roberto - Che documenti ?

Paula - Quelli che Alfredino mi ha chiesto di firmare.

Roberto - Non mi hai detto niente di questo.

Paula - Certo che te l’ho detto.

Roberto - Ti dico di no.

Paula - Allora ti racconto.... Gli Acerbi se ne erano appena andati...

Roberto - Gli Acerbi ?

Paula - Non te l’ho detto ?

Roberto - Non me lo hai detto.

Paula - Gli Acerbi sono venuti a cena da noi, e subito dopo che ne sono andati, Alfredino mi ha chiesto di firmare dei documenti, dicendomi “Paulina, dovresti firmare questi”.

Avrei dovuto capire subito, perché quando mi chiama Paulina ha bisogno di qualcosa da me. Ho cominciato a leggere i documenti e lui mi ha detto che potevo leggerli, che non c’era niente di segreto. Era una dichiarazione, in inglese, con termini giuridici che non ho capito molto, che affermava che il conto in svizzera, in caso di impedimento o morte di uno dei titolari, poteva essere movimentato dall’altro. Io ho chiesto se era rimasto ancora qualcosa su quel conto. E lui mi ha detto che è rimasto poco niente, sì e no per comprare una macchina. E che se lui fosse morto, io avrei potuto riscuotere. Cosa ne pensi ? Io neppure sapevo di essere titolare di quel conto.

Roberto - Firmavi documenti relativi a quel conto, prima ?

Paula - Ho sempre firmato tutto quello che Alfredino mi dava da firmare. Ma non ho mai letto niente. Gli affari erano suoi, lui si preoccupava di tutto.

Roberto - E ha detto “in caso di mia morte” ?

Paula - Mia nel senso di sua, di lui. Sì.

Roberto - E’ malato ?

Paula - Non prende neppure un raffreddore. Salute di ferro.

Roberto - Non si riferiva alla sua morte.

Paula - Non capisco.

Roberto - Parlava della tua morte !

Paula - La mia ?

Roberto - Che strana coincidenza...

Paula - Coincidenza ?

Roberto - Noi tramavamo la sua morte, e nello stesso momento lui stava tramando la tua. Quel tipo che ti ha seguita, è un assassino professionista.

Paula - Roberto... noi sono mesi che tramiamo la sua morte, e lui mi ha solo chiesto di firmare dei documenti ieri.

Roberto - Coincidenza non in senso temporale... solo coincidenza di propositi.

Paula - A volte penso che tu sia pazzo, a sottilizzare sulle parole in un momento come questo. Non riesco a immaginare Alfredino che tenta di uccidermi.

Roberto - Alfredino poteva immaginare che tu volevi ammazzarlo ?

Paula - Meglio non fare questo discorso al telefono. C’è anche la storia del pacchetto grigio. Tutti i mesi arriva un pacchetto grigio per posta, senza mittente.

Roberto - Il timbro postale di dove è ?

Paula - Non lo so.

Roberto - Non è un discorso da fare al telefono.

Paula - L’ho detto io per  prima. Ma non c’era un film così?

Roberto - Un casino. Ci sono più film con mariti che vogliono uccidere le mogli, che film con mogli che vogliono uccidere i mariti.

Paula - Come sarebbe il mondo se non esistesse il cinema ?

Roberto - Il filosofo Adorno ha detto: per quanto mi sforzi, ogni volta che esco dal cinema mi sento più scemo.

Paula - Immagina se lui entrasse in un supermarcato !

Roberto - Riesci a seminare il tuo assassino ?

Paula - Non sappiamo se è un assassino.

Roberto - Chiamiamolo assassino, in mancanza di una definizione più precisa. Ipotesi strategica.

Paula - Sei simpatico. Ti amo. Muoio dalla voglia di te. Ho tuo figlio nella pancia.

Roberto - Riesci o no a seminarlo ?

Paula - Ci riesco.

Paula - Ho preso un taxi, e lui mi ha seguito in moto. Sono andata allo Shopping Rio, che è immenso, e sono entrata dalla porta principale. Poi sono corsa a una uscita secondaria e ho preso un altro taxi fino a Copacabana. Poi un altro taxi fino al nostro paradiso. Il nostro assassino di certo mi sta ancora cercando sulle scale mobili dello shopping. Dammi un bacio.... morivo dalla voglia di vederti.

Narratore - Si coricano vestiti, e si abbracciano con passione. Roberto ha sempre ammirato il disprezzo di Paula per i suoi vestiti firmati, in questi momenti di passione. Si baciano con gli occhi aperti, Roberto morde la bocca di Paula e  abbraccia il suo corpo come un orso, lei gli apre il cammino perché lui entri nel suo corpo, e dice “il mio amore che adora fottermi”, e rotolano nel letto, e lei sta sopra e lui sta sopra, “dimmi che mi ami”, lui dice tutto quello che lei vuole fargli dire, e quando lei viene il suo corpo langue in pace, e quando lui viene un treno gli passa sopra e lui urla come un animale ferito a morte. Poi si tolgono i vestiti e restano nudi nel letto.

Roberto - La tua pancia non cresce.

Paula - Questo non significa niente.

Roberto - Come, non significa niente ?

Paula - Le mestruazioni non sono arrivate.

Roberto - Hai nausea ?  Hai fatto l’esame ?

Paula - Una donna sa sempre quando è incinta.

Roberto - Da che film l’hai preso ? Fai l’esame.

Paula - Abbiamo cose più importanti da fare. E’ stato un errore non ammazzare mio marito o tua moglie. Adesso dobbiamo decidere: ammazzare mio marito, ammazzare tua moglie, e sfuggire a un assassino.

Roberto - Questo sì è cinema.

Paula - Ho trovato il pacchetto grigio !

Roberto - Non ti costa niente fare l’esame.

Paula - Non mi senti ? Ho tro-va-to il pac-chet-to gri-gio !

Roberto - Raccontami.

Paula - Dentro c’era l’estratto di un conto intestato a Alfredo de Almeida e Paula Freitas, della Barclay’s Bank, per un totale di tremilioni trecentosettntamila e settecento dollari. Il conto svizzero è in Inghilterra. Dovevo sospettarlo. Alfredino ha la mania dell’Inghilterra.

Roberto - Perché non usi il nome di tuo marito ?

Paula - Perché non voglio.

Roberto - Ci sono altre cose che non so di te ?

Paula - Mio padre era massone.

Roberto - Che altro ?

Paula - La mia laurea è falsa. Tutti la compravano e l’ho comprata anche io.

Roberto - Altro ?

Paula - A volte fingo di avere l’orgasmo.

Roberto - Perché ?

Paula - Perché tutte le volte che dico che sto venendo, tu vieni. Adoro sentirti venire con il treno che ti passa addosso.

Roberto - Venire è un incidente di percorso. Non dargli troppa importanza. Che altro ?

Paula - Ho finito. E io cosa non so di te ?

Roberto - Mio padre si è ammazzato.

Paula - Lo so già.

Roberto - Odio Hitchcock.

Paula - Non scherzare !! Giura !

Roberto - Giuro.

Paula - Hai sempre detto che ti piaceva.

Roberto - Tu sei fissata con Hitchcock. Ho pensato che se te lo dicevo, mi avresti lasciato.

Paula - Neppure “Rear Window” ?

Roberto - Neppure “Rear Window”.

Paula - E’ uno shock per me.

Roberto - Scusami.

Paula - Cos’altro ?

Roberto - Mi sono fatto quella bionda.

Paula - Dopo avermi conosciuta ?

Roberto - No, non esattamente dopo...

Paula - Un uomo che tergiversa è peggio di un uomo che mente.

Roberto - E da che film l’hai presa, questa ?

Paula - Se non è stato esattamente dopo, non è stato neppure esattamente prima. Quindi: quando è stato ?

Roberto - Nella zona limite. E’ chiaro che c’è una differenza sottile fra esattezza, precisione e accuratezza. Tutti i confini di tempo, di spazio, di territorio, hanno un’area che si chiama.... si chiama....

Paula - ...terra di nessuno. Discorso del cazzo. Da che film l’hai preso ? Sentimi bene, deficiente, se lo fai di nuovo, anche se è nella terra di nessuno, io ti ammazzo.

Roberto - Mi puoi ammazzare. Non mi interessa nessuna altra donna oltre a te. Se anche Lilian Gish mi pregasse in ginocchio di essere scopata, non lo farei.

Paula - Cos’altro ?

Roberto - Sei il mio sole, al mia aria, la mia vita.

Paula - Ti ammazzo davvero, ricordalo. Che altro ?

Roberto - Nient’altro. Ah, a diciott’anni ho preso la blenorragia.

Paula - Cos’è questo ?

Roberto - Una malattia venerea.

Paula - Con qualche puttana ?

Roberto - No, una cameriera.

Paula - Che altro ?

Roberto - Nient’altro. Davvero, nient’altro. Ah, ho dimenticato. Sono stato attore di teatro, da ragazzino. Um gruppo chiamato “Gli scemi”. Voui che imiti James Cagney?

Paula - Lo hai già fatto. Imita qualcun altro.

Roberto imita Boris Karloff in Frankenstein.

Paula - E adesso baciami. Dai, vieni, voglio vedere il treno passarti addosso.

Narratore - Esterno. Paula passa per strada e scompare. Dopo poco sbuca il killer dal casco nero, e si ferma osservando nella direzione in cui Paula è andata. Arriva Roberto. Piano architettato da Roberto, sceneggiatura da tipico film di gangster, con situazioni e dialoghi provati nel motel.

Roberto - E’ tua quella moto ?

Killer - Ti conosco, amico ?

Roberto - No. Ma abbiamo una cosa in comune. Le moto. E tua ?

Killer - Con nota fiscale e tutto il resto.

Roberto - Mai vista una Harley così in Brasile.

Killer - Ce ne è una uguale a San Paulo. No, uguale no, ma stesso modello.

Roberto - Era il mio sogno averne una così.

Killer - Non è in vendita.

Roberto - In che campo lavori tu ?

Killer - Consegno posta celere.

Roberto - Divertente. Anche io.

Killer - Risolvo problemi.

Roberto - Io lo stesso. Ti do il mio biglietto da visita.

(Cerca nel portafoglio)  Non l’ho trovato. Ma è semplice. Sopra c’è scritto: Paladino. Con pistola. Sa usarla.

Killer - Ne ho già sentito parlare.

Roberto - L’ho preso da un film.

Killer - Che film ?

Roberto - Stiamo seguendo la stessa donna.

Killer - Che donna ?

Roberto - Quella dai capelli neri che è entrata in quel palazzo. Non hai caldo con quel casco ?

Killer - Non lo tolgo mai.

Roberto - L’uomo elefante.

Killer - Mi chiamo Gumercindo.

Roberto - Sei carioca ?

Killer - Sono di Juiz de Fora. Ma sono venuto da piccolo a Rio.

Roberto - La Manchester brasiliana.

Killer - Sì, l’ho sentito dire anche io. Perché segui la donna dai capelli neri ?

Roberto - Per ammazzarla.

Silenzio

Killer - Quanto ti pagano ?

Roberto - Cinquecento....

Killer - Solo ?

Roberto - ..... mila.

Killer - Cinquecentomila ?

Roberto - Dollari. Per non lasciare tracce.

Killer - Donna calda, eh ?

Roberto - Più calda di quello che pensi. E tu ?

Killer - Io cosa ?

Roberto - Quanto ti danno ?

Killer - Amico.. il mondo è pieno di gente meschina.

Roberto - E più soldi hanno, più sono meschini. Quanto ?

Killer - Non posso dirlo.

Roberto - Così poco che non hai il coraggio di dirlo ? Riesci a comprarci una Harley ?

Killer - Non ho paura di niente.

Roberto - Non hai il coraggio di dire che ti pagano una merda. E’ così  umiliante ?

Killer -Amico.... togliti dai piedi.

Roberto - E così il nostro amico ti sta pagando una miseria per ammazzare la donna dai capelli neri.

Killer - Io non ho parlato.

Roberto - Ti lascio il servizio allora. E poi devo solo andare a riscuotere. Troppo facile. Stammi bene (fa per andarsene)

Killer - Aspetta ! Finiamo il discorso. Non so neppure il tuo nome.

Roberto - Paladino, te l’ho detto.

Killer - Stammi a sentire, Paladino. Anche io posso lasciare fare il servizio a te e poi riscuotere. Facile anche per me.

Roberto - Ma non prendi la stessa grana. Continui a prendere una merda.

Killer - Qualche volta ho voglia di cambiare lavoro.

Roberto - Ti lascio il servizio. In fondo sei un collega, e i colleghi si aiutano, non è vero ?

Killer - E’ vero sì.

Roberto - Ti stavo prendendo per il culo. Io so tutto. Pensaci un po’..... Come ho fatto a incontrarti ? Come sapevo che tu stavi seguendo quella donna ? Come sapevo che sei stato pagato per ammazzarla ?

Killer - Sei della polizia ?

Roberto - Se fossi della polizia, tu già staresti al fresco adesso.

Killer - Siamo colleghi ma tu mi stai solo confondendo.

Roberto - Possiamo lasciare tutto come sta, e questo significa che io lascio che tu faccia il lavoro.

Killer - Anche io posso lasciare fare il lavoro a te.

Roberto - Ma io sto dentro e tu stai fuori. Tu non sai da che parte io entro in gioco, non sai niente. Sai che il tipo che mi ha contattato è lo stesso che paga te ?

Killer - E perché ha fatto questo ? E’ pazzo ?

Roberto - Per niente pazzo.

Killer - Pensi che ha paura che io non lo faccio ?

Roberto - Forse non gli è piaciuto farsi vedere in faccia da te.

Killer - Ma io non l’ho mai visto in faccia !

Roberto - Ma dice che tu sai troppo.

Killer - Iooo so troppo ?

Roberto - Sai il suo nome, e se ti prendono spifferi tutto.

Killer - Io non so il suo nome.

Roberto - Vuoi sapere la verità ? Ce la fai a sentirla ?

Killer - Sputa !

Roberto - Io devo ammazzarti.

Killer - Tetè lo sa ? Io lo ammazzo, quel viado figlio di puttana !

Roberto - Tetè non c’entra niente. Sto parlando dell’altro, di chi ha contattato Tetè come intermediario.

Killer - Io non so chi è questo “altro”. Tetè mi ha detto solo che era un tizio che lo ha abbordato con la macchina, sulla spiaggia. Tetè è entrato in macchina pensando che fosse uno che voleva far sesso, ma il tipo non voleva sesso, e gli ha dato dei soldi e gli ha chiesto se conosceva qualcuno per far fuori una donna. Io ho già ammazzato uno per conto di Tetè. Così Tetè ha stabilito il prezzo, e il tipo gli ha data una parte dei soldi, l’indirizzo e una foto della donna. Il resto dei soldi a servizio fatto. Si incontrano nello stesso posto il giorno dopo che io ammazzo la donna. E io sto aspettando il momento buono.. e tu mi arrivi con questa storia.

Roberto - Dov’è la foto ?

Killer - Cosa ti interessa ?

Roberto - Vedi quel tipo, su quella macchina ? Sembra un autista, no ? Ma lavora con me. E dietro la curva ce n’è un altro. Sei tutto sudato ! Sembri un ghiacciolo al sole. Stai calmo, non ho ancora deciso cosa fare.

Killer - Ho una 45 in tasca.

Roberto - Il volume è di una 38. Prima che tu la tiri fuori, sei già morto.

Killer - Io non so il nome di quel tipo. Tetè non lo sa. Come cazzo facciamo a denunciarlo ?

Roberto - Dobbiamo fare fuori anche Tetè. Sappiamo dove sta vestito da donna a succhiare uccelli.

Killer - Era notte. Il tipo ripeteva sempre “non guardarmi, guarda davanti”. L’unica cosa che Tetè ha visto, è una macchia sul collo.

Roberto - Macchia sul collo ? Dammi quella foto.

Killer - E’ in tasca.

Roberto - La prendo io.

Killer - Sto collaborando. Una mano lava l’altra.

Roberto - Quanti anni hai ?

Killer - Venticinque.

Roberto - Vuoi il consiglio di un anziano ?

Killer - Siamo a questo mondo per imparare.

Roberto - Sparisci. E dì anche a Tetè di sparire, di cercarsi un altro posto. Tenetevi la prima mazzetta che vi ha dato. Io gli dico che ho fatto il servizio e vi ho ammazzati. E’ un consiglio da amico. Non farmene pentire.

Killer - Non preoccuparti. Non vedevo l’ora di uscirne. E’ dall’inizio che mi puzza, questa faccenda.

Roberto - Dì a Tetè che soffrirà molto, se mi contraria.

Killer - Ci penso io, stai tranquillo.

Roberto - Puoi anche toglierti il casco. So già tutto di te. (il killer toglie il casco) Non voglio mai più vederti. Attraversa sempre la strada prima di incrociarmi. Se ti vedo vicino alla donna dai capelli neri, sotterreranno solo i tuoi pezzettini. Ci siamo capiti ?

Motel

Roberto - Ho parlato sputando e facendo versi. La mia migliore intepretazione di gangster. “Sotterreranno solo i tuoi pezzettini”

Paula - Una macchia sul collo. L’ha sempre avuta. L’hai notata quando l’hai incontrato, no ?

Roberto - Adesso che me lo dici, sì.

Paula - Questa è una foto di un nostro anniversario. Sono triste.

Roberto - Non pensarci.

Paula - Non è bello sapere che il marito sta tentando di ammazzarti.

Roberto - Già lo sapevi questo.

Paula - Ma non ero sicura. Merda. L’ho sempre trattato bene. Quando era malato, ero io che lo curavo.

Roberto - Ma non ha una salute di ferro ?

Paula - Una volta si è rotto il braccio e io gli legavo le scarpe.

Roberto - Usa scarpe con le stringhe ?

Paula - Te l’ho già detto. Compra tutto in Inghilterra.

Roberto - Non mi ricordavo...

Paula - Sono sempre stata una buona moglie. Economica, attenta, ho sempre fatto soltanto le cose che lui approva. Non gli piace la carne di maiale e in casa non è mai entrata carne di maiale, non gli piace il telegiornale e io non guardo il telegiornale, non gli piace il rossetto e io non uso il rossetto, non vuole che io porti gonne troppo corte e io non porto gonne corte, non vuole che io beva e io non bevo. Con l’eccezione dei films, ho fatto sempre e solo quello che lui voleva. E adesso vuole ammazzarmi per qualche sporco soldo.

Roberto - Non c’è marito che non abbia sognato di ammazzare la moglie.

Paula - Per soldi ?

Roberto - Per soldi, per gelosia, per stanchezza, per saturazione, per nausea.

Paula - Nausea, sì. Anche le mogli sentono questo per i mariti. L’ultima volta che siamo stati via insieme, non c’è stato neppure un momento che abbia avuto voglia di fare l’amore con lui. E neppure lui con me. Lui pensava solo ai ristoranti, ai vini, a mangiare. Gli intestini diventano più importanti del cuore.

Roberto - L’intestino non dorme mai.

Paula - Proprio così. Il suo passava la notte sveglio, facendo rumore. Ma il suo uccello dormiva sempre.  Quando una donna comincia a stancarsi del marito, prende a notare la sua pancia, le sue manie, le meschinità, l’uccello molle, l’ignoranza, l’odore di sudore. Dice che vede solo i film che meritano, ma chi vede solo i film che meritano non ama il cinema.

Roberto - Questa è la nausea.

Paula - La donna che ama non vede niente di tutto questo. Io non vedo niente di questo in te.

Roberto - Io ce l’ho sempre duro.

Paula - Pensi che fosse meglio prima ? Quando non sapevamo niente uno dell’altra ?

Roberto - No. Il mistero era affascinante. Ma mancava la fiducia.

Paula - E’ proprio duro. Vieni. Dimmi quanto ti piace fottermi.

Narratore - Alfredino cerca Tetè sull’Avenida Atlantica, ma Tetè è scomparso. Alfredino non sa cosa fare. Paula è strana. Alfredino ha paura che lei abbia scoperto l’esistenza di Clara. Lui è nel suo mattatoio, è così che definisce segretamente la stanza dove porta le donne, ma adesso che è con Clara, la sua segretaria, chiama la stanza “il nostro nido d’amore”.

Alfredo - Sarà che Paula sa qualcosa ?

Clara - Perché sospetti che lei sospetti ?

Alfredo - Una sensazione.

Clara - Hai detto che era tutto risolto. Com’è che era tutto risolto ? In che senso era tutto risolto ? Non mi hai detto niente.

Alfredo - Porca vacca, Clara, che interrogatorio.

Clara - Com’è che una cosa è risolta e poi si derisolve ?

Alfredo - Derisolve è una parola che non esiste.

Clara - Ho già preparato le valige.

Alfredo - Che valige ?

Clara - Le valige.

Alfredo - Ma non andiamo in nessun posto.

Clara - Non andiamo in nessun posto ? E il viaggio a Miami?

Alfredo - Non andiamo in nessun posto.

Clara - Ce ne stiamo qui seduti ?

Alfredo - Possiamo stare in piedi.

Clara - Alfredo, mi stai innervosendo.

Alfredo - Anche io sono nervoso. La mia vita è più complicata della tua.

Clara - Perché ? Dimostramelo.

Alfredo - Tu non hai bisogno di procurarti denaro, io lo faccio per entrambi. L’unica cosa davvero complicata nella vita è questa: procurarsi soldi. Il resto esce con l’urina.

Clara - E prendersi cura di una madre paralitica ?

Alfredo - E’ l’infermiera che si prende cura di lei.

Clara - E essere l’amante di un uomo sposato ?

Alfredo - Peggio essere sposato e amante di una donna libera.

Clara - E dover chiedere soldi all’amante ?

Alfredo - E’ peggio dover dare soldi all’amante.

Clara - Ah ! E’ così ? Non voglio più niente da te.

Alfredo - Stavo scherzando. Ehi, dove vai ? Apri questa porta, Clara !!!!!!

Lettera di Paula

Roberto, ho fatto un bilancio della situazione. Tu sei il mio vero marito. Non ho lasciato il mio marito convenzionale e tu non hai lasciato la tua moglie convenzionale, diciamoci la verità, perché siamo due edonisti epicurei che non vogliono chiedere il prezzo delle cose prima di comprarle. Per poter continuare una vita così comoda dovevamo - strappa subito questa lettera appena l’hai letta, ho deciso di scriverla solo perché i telefoni sono una merda - dovevamo uccidere o Alfredino o Lucia. Ma non abbiamo saputo fare nessuna delle due cose. E adesso chi vuole ammazzarmi è lui. Tutto questo sta inacidendo. Ammazziamo in fretta Alfredino. Se non lo fai tu, lo faccio io. Non sopporto più di recitare per lui. Ho solo voglia di fottere con te e poi andare al cinema. Strappa questa lettera. Ti amo. Paula

P.S. Altra cosa: ho fatto l’esame, come volevi tu. La gravidanza era isterica. Anche questo...

Lettera di Roberto

Non dobbiamo più ammazzare nessuno. Ho un piano. Possiamo vederci al motel giovedì ?

Paula - E’ la prima lettera in cui non hai scritto “ti amo”.

Roberto - Io ti amo.

Paula - Tardi adesso. La tua bocca non è una lettera. E non hai detto neppure che ti spiaceva che io non aspettassi un figlio tuo.

Roberto - Forse è stato meglio così. Non abbiamo molto tempo da dedicare a un figlio.

Paula - Forse sei sterile.

Roberto - No, non lo sono.

Paula - Sei sicuro ? Lucia non è mai stata incinta.

Roberto - E’ Lucia che non è feconda. Abbiamo fatto l’esame. E tu ?

Paula - Io cosa ?

Roberto - Perché non avete avuto figli ?

Paula - Alfredino.

Roberto - Non vuoi sapere il mio piano ?

Narratore - Sappiamo che Roberto non ha mai lavorato, e che la sua unica abilità è imitare vecchi attori e fingere di essere un gran tombeur de femmes dai capelli neri. In verità, raccontando barzellette, lui sa imitare anche l’accento portoghese, francese, tedesco e americano, e le moine degli omosessuali e di chi ha difetti di parola. Oggi, quando Alfredino è uscito per andare al lavoro, Paula ha fatto le valige e si è trasferita in via Desembargador Isidro.

Nel pomeriggio, la segretaria entra nell’ufficio di Alfredino con un biglietto da visita dell’avvocato Vieira Souto.

Clara - Il tipo è in sala d’aspetto. Dice che è una questione di massimo interesse.

Alfredo - Per me o per lui ?

Clara - Può essere solo per te.

Alfredo - Hai detto che c’ero ?

Clara - Certo.

Alfredo - Clarina... quante volte ti ho detto di dire che non ci sono ? Devi sempre dire: Non c’è. Di cosa si tratta ?

Clara - Non mi hai mai detto questo.

Alfredo - Migliaia di volte.

Clara - Non ricordo. Vuoi che gli dica così ?

Alfredo - No, no, per carità. Fallo entrare.

(Roberto entra aggiustandosi baffi e barbetta)

Alfredo - Si accomodi, prego. E’ parente dell’Avenida ?

Roberto - Lontano.

Alfredo - Posso chiederle una cosa ?

Roberto - Certo.

Alfredo - Perché i suoi occhiali non hanno lenti ?

Roberto - L’ha notato ?

Alfredo - L’ho notato.

Roberto - Una lunga storia. Gliela racconterò dopo. Quello che mi porta qui è una faccenda molto delicata.

Alfredo - Sono curioso. Per questa storia delle lenti.

Roberto - Una promessa fatta. Le promesse sono sempre stupide e difficili da spiegare. Possiamo parlarne dopo ?

Alfredo - Certo.

Roberto - Lei deve aver sentito parlare del nostro studio. Vieira Souto, Silva Jardim e Radagasio Taborda. E’ uno studio consociato.

Alfredo - Sì, mi sembra di sì.

Roberto - Specializzati in diritto criminale.

Alfredo - Sono tutt’orecchi.

Roberto - Andrò dritto al punto, per non sprecare il suo tempo e il mio.

Alfredo - Certo, dritto al punto.

Roberto - Abbiamo sotto custodia - e noti bene, sotto custodia, non in un carcere privato, queste persone sono volontariamente sotto la nostra custodia - abbiamo sotto custodia i signori Temistocle Silva , anche conosciuto come il travestito Tetè, e Gumercindo Ribeiro, nato in Minas Gerais, Juiz de Fora, che afferma di essere un assassino professionista. Posso continuare ? I due dichiarano di essere disposti a testimoniare in tribunale, che lei li ha contrattati al fine di uccidere una donna, sua moglie, la signora Paula Freitas. Abbiamo le dichiarazioni scritte dei due signori, firmate in presenza di testimoni idonei, con tutti i particolari relativi al suo piano criminoso. Vuole che continui ? Non sa cosa dire ? Vuole parlare con un avvocato ? Non ha niente da dire ? Lei è stato visto in una macchina con il signor Silva, il travestito, e siamo in possesso anche della dichiarazione di questo testimone. Forse lei ha una spiegazione per questo, forse lei ha una spiegazione anche per la fotografia di sua moglie in possesso dell’assassino professionista, forse persino una spiegazione per il suo conto segreto in Inghilterra, alla Barclay, ma ho qualche dubbio che quanto lei può dire, possa cambiare le cose. Non ha niente da dire ?

Paula - Vieni, vieni, entrami dentro, dì che ti piace fottermi.

Narratore - Paula non toglie il vestito, solo la biancheria intima. A Roberto piace vedere il disprezzo di lei per le sue cose firmate, e si baciano con gli occhi aperti perché a lei non importa più di diventare strabica, e lui entra in lei e resta in lei per molto tempo, e se ne stanno felici e sudati a rotolarsi nel letto, e lei guarda l’orologio, e dice che stanno fottendo da più di un’ora.

Paula - Perché  sei andato con gli occhiali senza lenti ?

Roberto - L’ho visto in un film.

Paula - Deficiente.

Roberto - E’ stata la mia migliore interpretazione. Era spaventato. Ho qui le istruzioni per la banca, firmate da lui, per aprire due conti separati, uno a tuo nome e uno a nome suo, che possono essere movimentati solo individualmente. Tu firmi qui, io mando alla Barclay, e tutto è risolto.

Paula - Non c’è molto denaro sui conti.

Roberto - E’ vero.

Paula - Finirà che dovremo.... ammazzare lei.

Roberto - A tempi lunghi, anche lui.

Paula - Ma come sarebbe il mondo senza cinema ?

Roberto - Orribile.