Carte in tavola

Stampa questo copione

Commedia in tre atti di W

CARTE IN TAVOLA

Commedia in tre atti di W. Somerset Maugham

PERSONAGGI

CAROL ASHLEY

 ISABELLA TRENCH

MAUDE FULTON

UNA CAMERIERA

ROBERTO OLDHAM

 IL DOTTOR CORNISH

REX CUNNINGHAM

L'azione si svolge nel mattino e pomeriggio di uno stesso giorno nel salotto della casa di Carol. a Londra

ATTO PRIMO

Scena: II salotto di Carol a Londra. È una stanza vasta e luminosa, arredata con origi­nalità di una donna che desidera seguire l'ultima moda, ma sa mitigarla col suo gusto. Il futurismo trova la sua espressione nel tap­peto, nei cuscini e nelle stoffe che ricoprono i mobili, ma non e spinto al punto di tra­sformare il salotto in un ambiente strava­gante. Qua e là grandi mazzi di fiori. L'a­zione ha inizio sul finire di una mattinata verso il principio dell'estate. Cooper, una corretta cameriera, introduce la signora Trench. Isabella Trench ha 35 anni; è bionda, grassoccia, ancora graziosa, elegante e cordiale. È dotata di una grande dolcezza ed ha il dono di ispirare simpatia. Nessuna disgrazia la lascia indifferente e gli infelici si rivolgono istintivamente a lei.

Cameriera                 - Vado subito ad avvertire la si­gnora.

Isabella                     - Non è ancora scesa?

Cameriera                 - No, signora, è appena uscita dal bagno.

Isabella                     - Chiedetele se posso salire. Vorrei vederla subito.

Cameriera                 - Sì, signora.

Isabella                     - Ditele che sono agitatissima.

Cameriera                 - Sì, signora.

Isabella                     - (con un sorriso) Anche voi siete al corrente, vero?

Cameriera                 - Oh, sì, signora; lo ha scoperto la cuoca; dà sempre un'occhiata al Times prima che io lo porti alla signora.

Isabella                     - E la vostra padrona è rimasta sor­presa ?

Cameriera                 - È rimasta senza parole. Non fa­ceva che iìssare l'annunzio. Sembrava che gli occhi le schizzassero fuori dalle orbite!

Isabella                     - Voglio vederla subito.

Cameriera                 - Corro ad avvertirla, signora. (Mentre si allontana il campanello del te­lefono squilla. Cooper risponde). Pronto. Con chi parlo? No, signorina, è la came­riera della signora Ashlcy che parla. (Ad Isabella) È la signorina Fulton, signora.

Isabella                     - Risponderò io. So quello che vuole.

Cameriera                 - Sta bene, signora. (Esce. Isa­bella siede e prende il ricevitore).

Isabella                     - Mod! Mod! Sono Isabella Trench. Ti ho telefonato stamane, ma mi hanno detto che eri in campagna. Non ho an­cora visto Carol. Ne so quanto re, cara. Perchè non vieni? Sì, brava, mi troverai qui. Ciao, cara! (Posa il ricevitore. Cooper introduce Rex Cunnigham. Rex è bel gio­vane con gli occhi neri ed i capelli scuri pettinati all'indietro ed impomatati di bril­lantina).

Cameriera                 - Il signor Cunnigham. (Rex nello scorgere una signora esita ad entrare, ma ri­conosciuta Isabella, si avvicina con cordia­lità. Isabella lo accoglie senza entusiasmo.

Rex                           - Come state?

Cameriera                 - La signora scende subito, si­gnora.

Isabella                     - Grazie. (Cooper esce).

Rex                           - (dando un'occhiata all'orologio a polso) Mi ha promesso di essere puntuale.

Isabella                     - Perchè?

Rex                           - Ho una nuova macchina a due posti e voglio portare Carol a fare un giro a Richmond Park.

Isabella                     - Quando avete fissato questo ap­puntamento?

Rex                           - Ieri sera.

Isabella                     - Ma, non siete al corrente della novità?

Rex                           - Quale?

Isabella                     - Il Times di stamane pubblica l'an­nuncio di morte di suo marito.

Rex                           - Perbacco!... Bisogna fare le condoglian­ze o i rallegramenti a Carol?

Isabella                     - Non sapevo che la chiamaste Carol.

Rex                           - Davvero?

Isabella                     - Non vedeva suo marito da dieci anni; è presumibile quindi che la notizia della morte non l'abbia schiantata. Ciò nondimeno dubito che abbia voglia di inaugurare la vostra macchina.

Rex                           - Perchè?

Isabella                     - Avrà altre cose da fare.

Rex                           - Se non sbaglio suo marito era un mez­zo farabutto.

Isabella                     - Non so nulla dì lui. Carol non parla mai della sua vita coniugale.

Rex                           - Io, invece, le ho chiesto una volta, se era stato cattivo con lei; mi ha risposto di no, ma che soffriva di mal di fegato.

Isabella                     - A quanto pare siete molto inumo con Carol.

Rex                           - Vi dispiace?

Isabella                     - Moltissimo.

Rex                           - Come possiamo rimediare?

Isabella                     - Ma non sapete che Roberto Oldham e Carol si vogliono bene da almeno otto anni? Lo spettacolo di questo loro de­lizioso amore ha ravvivato la mia fede nella natura umana. Dopo tanti anni di attesa Carol è finalmente libera, e sono lieta di pensare che non hanno nulla da rimproverarsi! È la felice conclusione di una bella fiaba!

Rex                           - (abbattuto) Allora, secondo voi, non mi rimane cne andarmene?

Isabella                     - Sicuro. Roberto può arrivare da un momento all'altro.

Rex                           - Desideravo tanto fare questa passeg­giata con Caroli

Isabella                     - Siete innamorato di lei?

Rex                           - Pazzamente!

Isabella                     - (posandogli la mano sul braccio) Poveretto, dovete sforzarvi di dimenticarla!

Rex                           - Non mi riuscirà!

Isabella                     - Ebbene, dovevate sapere di Ro­berto!

Kex                          - Quell'uomo ha passato la quarantina. A quell'età non si può essere veramente innamorati!

Isabella                     - Lo dite voi! (Riprendendosi). Soffrite molto?

Rex                           - Atrocemente. Ma credete proprio che debba perdere ogni speranza?

Isabella                     - Sarebbe crudele illudervi. No... vi conviene non sperare.

Rex                           - (cupo) Dio mio!

Isabella                     - Adesso, andatevene.

Kex                          - Va bene, me ne vado. Siete stata un angelo con me!

Isabella                     - Sono compassionevole di natura e voi mi avete commossa!

Rex                           - Mi permettete di chiamarvi Isabella?

Isabella                     - Mi farete piacere. (Ella gli porge la mano e Rex la porta alle labbra e gliela bacia). Sono così sentimentale che l'amore mi commuove sempre.

Kex                          - Arrivederci. (Esce. Isabella si asciuga le lacrimucce che le inumidiscono gli an­goli degli occhi. Carol entra. È una deli­ziosa donna di 28 anni. I suoi occhi han­no un'espressione ironica e il suo sorriso è incantevole. Indossa un elegante abito sportivo.

Isabella                     - Carol!

Carol                        - Ti ho fatta aspettare?

Isabella                     - Ma perche non mi hai permesso di salire? Desideravo tanto vederdi.

Carol                        - Quando sono senza trucco non mi lascio vedere neanche dalla mia più cara amica.

Isabella                     - Forse non sei soddisfatta del taglio dei tuoi capelli?

Carol                        - No, non molto. Ma dov'è Rex? Ho visto la sua macchina dalla finestra.

Isabella                     - Ho creduto che questa mattina non ti avrebbe fatto piacere di vederlo e così l'ho mandato via.

Carol                        - Ma cosa ti è saltato in mente?

Isabella                     - Ma non sai che è innamorato di te?

Carol                        - Sarei una scema se non me ne fossi accorta.

Isabella                     - Ma, cara, come fai a scherzare col fuoco?

Carol                        - Dovrei forse prenderlo sul serio?

Isabella                     - (non senza una certa acidità) Natu­ralmente è molto giovane e non credo che pensi neppure la metà di quello che dice.

Carol                        - Se ne pensasse anche soltanto un quarto sarebbe di troppo!

Isabella                     - Allora credi proprio che voglia sposarti ?

Carol                        - Lo ignoro. Quello che so è che vuol fuggire con me!

Isabella                     - Oh Carol, sei esasperante! Ma non sono venuta per parlare di Rex.

Carol                        - Lo chiami Rex?

Isabella                     - Mi ha pregato di chiamarlo così.

Carol                        - (sorridendo) Oh!

Isabella                     - Via, Carol sii seria. Stamane quan­do ho letto il necrologio del Times, non potevo credere ai miei occhi!

Carol                        - Neanche io. « Il 29 dello scorso me­se all'ospedale di Nairobi, all'età di 41 anni, rendeva l'anima a Dio Stefano Ash-ley, unico figlio del defunto Algernon Ashley ».

Isabella                     - Deve essere vero!

Carol                        - Ne ha tutta l'aria, sebbene Stefano abbia avuto sempre un debole per gli scherzi. E' già stato creduto morto due o tre volte. E' vero, però, che la notizia non era mai giunta alla rubrica dei necrologi del Times.

Isabella                     - Ma non puoi accertare il decesso?

Carol                        - Ho telefonato al mio avvocato, il quale ha telegrafato a Nairobi.

Isabella                     - Porterai il lutto?

Carol                        - Non vedo perchè dovrei farlo.

Isabella                     - Se fossi in te me ne asterrei, a me­no che non ti stia bene.

Carol                        - Sono più di otto anni che non vedo ne sento parlare di mio marito. Mi parrebbe un'ipocrisia il fìngere di riampian-gerne la morte.

Isabella                     - Non ho mai saputo con precisione perchè ti eri separata.

Carol                        - Soffriva di fegato.

Isabella                     - (sorridendo) Sei la donna più di­screta del mondo!

Carol                        - Non ho mai parlato dei suoi torti, sinché è stato vivo; mi pare che possa con­tinuare a tacere adesso che è morto.

Isabella                     - Ad ogni modo, per quanto tu abbia sofferto ormai è finito! Da questo momento ti aspetta la felicità. Cara, affrettati a spo­sare Roberto, non perdere altro tempo. Dio solo sa quanto avete dovuto... aspettare!

Carol                        - Otto anni!

Isabella                     - E non sei stata contenta di pen­sare che non avete nulla da rimproverar­vi? Io ne sono felice per voi!

Carol                        - Non poteva essere diversamente. Eppoi ci volevamo troppo bene per affrontare i disagi dì una posizione falsa.

Isaeblla                     - Siete stati d'una forza ammirevole!

Carol                        - Non era questione di forza, ma di buon senso.

Isabella                     - Hai visto Roberto stamattina?

Carol                        - No. Sapevo che doveva andare pre­stissimo in Tribunale.

Isabella                     - Vuol dire, allora, che sarà qui tra poco.

Carol                        - Non credo perchè la discussione del­la causa gli piglierà qualche ora.

Isabella                     - E questo non ti mette in orga­smo? Non capisco come fai a dominare la tua impazienza.

Carol                        - Non posso pretendere che Roberto rinunzi a patrocinare un processo per correre qui e chiedermi di sposarlo. Non ti pare? (Cooper entra per annunciare Mau­de Fulton. Questa è una elegante zitella di circa 40 anni, vivacissima. Ha gli oc­chi brillanti. Sentimentale quando si tratta degli affari altrui, ma praticissima quando si tratta dei propri).

Cameriera                 - Miss Fulton.

Maude                      - Tesoro, che successo ho avuto. Fi­gurati che sono stata seguita per strada!

Carol                        - (saluta Maude divertita) Maude!

Maude                      - Correvo qui, quando ad un tratto mi sono accorta di essere seguita. Per es­sere sicura, ho attraversato la strada ed il mio spasimante dietro. Ho affrettato il passo... perchè correvo, tanto ero ansiosa di vedere te e Roberto: e anche lui si è messo a correre!

Isabella                     - Hai avuto paura?

Maude                      - Paura? Macche, mi capita continua­mente di essere seguita per strada. E non ti nascondo che mi piace perchè in tal modo anche la più noiosa passeggiata diventa divertente. Naturalmente le cose non vanno mai oltre.

Carol                        - Lo dici con aria di sollievo o con rimpianto?

Maude                      - Cara mia, se dovessi dar retta a tutti gli uomini che mi tanno la corte non avrei più un minuto di tempo! Bada che non capisco cosa trovano in me, so di non essere bella: però devo avere qualcosa... cne li atura...

Carol                        - (ironica) Alle provocazioni femmi­nili non c'è uomo che resista!

Maude                      - Oh, cara! Dimenticavo! I miei più vivi rallegramenti!

Carol                        - Fer la morte di mio marito?

Maude                      - E il tuo fidanzamento con Roberto Oldham.

Carol                        - Sei un tesoro, ma io non sono fidan­zata con Roberto Oldham.

Maude                      - Non dire sciocchezze, Carol. Il tuo matrimonio è la conseguenza logica della morte di tuo marito. È come introdurre un ventino in una macchina automatica per tirarne fuori una tavoletta di cioccolata!

Carol                        - Cara, non essere assurda! Roberto non mi ha chiesto di sposarlo.

Isabella                     - Ma lo tara!

Carol                        - (pensierosa) Forse.

Maude                      - Come torse? Sai bene che lo farà!

Carol                        - (esasperata) Tu parli come se Ro­berto ed io ci dovessimo sposare per forza. Io non ho nessuna voglia di costringerlo a sposarmi!

Maude                      - Ma se Roberto ti ama pazzamente da anni!

Carol                        - Da anni!

Isabella                     - E anche tu lo adori!

Carol                        - D'accordo.

Maude                      - Si può dire che dal primo giorno in cui vi siete conosciuti avete attesa que­sta notizia.

Carol                        - Ed alla fine è arrivata!

Isabella                     - Con che tono curioso lo dici.

Carol                        - Ti pare? Comincio il mio tirocinio di moglie!

Isabella                     - Come sei strana, stamane! Crede­vo di trovarti... non so... emozionata... vibrante, un po' piangente, forse...

Carol                        - Ti preparavi a mescolare le tue la­crime alle mie, vero?

Isabella                     - Lacrime di felicità, tesoro! Certo non mi aspettavo di trovarti così.

Carol                        - Come?

Maud                        - Così gelida.

Isabella                     - Sii buona con Roberto quando verrà. Pensa quanto deve essere seccato che quello stupido processo gli impedisca di correre da te! La sua mente sarà al­trove. Conterà i minuti che lo separano dal vostro incontro. Mi par quasi eli sen­tire i battiti del suo cuore!

Carol                        - Ma non dire assurdità, Isabella!

Isabella                     - Aspetta, e vedrai! Salirà i gradini a quattro a quattro per buttarsi prima nel­le tue braccia. Ne sono certa!

Carol                        - Pare un romanzo d'appendice. Ma non lo farà perchè arriverebbe col fiato grosso.

Isabella                     - Stupida! Ti prenderà tra le brac­cia e ti dirà: « Finalmente. Finalmente! ». Mi par di vederlo!

Maude                      - Come mi piacerebbe di essere qui. Vado pazza per le storie d'amore!

Carol                        - Io invece vi sarei grata se ve ne andaste prima del suo arrivo.

Isabella                     - Naturale, cara. Ci sono momenti nei quali si ha il diritto di rimanere soli.

Maude                      - A che ora ti ha detto che sarebbe venuto?

 Carol                       - Non me lo ha detto. Stamane non si è fatto vivo.

Maude                      - Come, non ti ha telefonato? Non capisco...

Carol                        - Forse non ha avuto il tempo di leg­gere il giornale; non lo so!

Maude                      - È incredibile!

Isabella                     - Io, invece, trovo che è naturalis­simo. Dopo tutto Stefano Ashley era tuo marito e Roberto che è un uomo pieno di delicatezza, avrà pensato che potevi avere dei ricordi coi quali preferivi restare sola.

Carol                        - E sino a quando credi che durerà la sua delicatezza?

Maude                      - Sino alla fine dell'udienza.

Isabella                     - (sorridendo) Vedo che sei impa­ziente quanto deve esserlo lui!

Carol                        - Cara Isabella, non ti è mai capi­tato di trovarti al mare d'autunno e di sentire il gran desiderio di fare un bagno? Certo quell'acqua ha un'apparenza di ge­lo. Ma tu cerchi di non badarci, entri nel­la cabina, ti spogli, indossi il costume da bagno e quando apri la porta ti trovi da­vanti un mare freddo, giallo, spaventoso, e ti senti mancare il cuore!

Maude                      - L'unica cosa da fare è di buttarsi in acqua senza pensare.

Carol                        - Mi domando se Roberto non stia appunto dicendosi questo.

Isabella                     - Ma cosa te lo fa pensare?

Carol                        - Attribuire agli altri i propri senti­menti è un'ottima tattica!

Maude                      - Ma, cara, non vorrai mica dire che hai paura?

Carol                        - (disperata) Sì, una paura pazza!

Isabella                     - Ma cosa ti salta in mente, Carol? Spero che non metterai in dubbio l'amore di Roberto. Se tu sapessi come parla di te! L'anno scorso abbiamo passato l'ultimo dell'anno assieme, al Savoia. Nel brindare gli dissi: « Non vi dà un po' di malin­conia il pensare ohe un altro anno se n'è andato? ». « No - mi rispose - per­chè ogni anno che passa mi avvicina al giorno in cui potrò sposare Carol ».

Carol                        - Che caro' Lo so che mi ama.

Maude                      - Soltanto donne come noi possono ispirare l'amore!

Carol                        - Già, ma i tuoi ammiratori non ti dicono « Sposiamoci »!

Maude                      - Questo è vero, però minacciano di uccidersi se insisto di voler rimaner zitella.

Carol                        - E come spieghi questo?

Maude                      - Una spiegazione non posso dartela, però posso dirti che dopo matura riflessione sono giunta alla conclusione che un solo marito non è sufficiente per una donna.

Carol                        - Mamma mia, e io che trovo che uno è già di troppo!

Maude                      - Io, invece, sono per il numero tre.

Isabella                     - Sarebbe a dire?

Maude                      - Vivrei due giorni alla settimana con ognuno di essi, e mi riserverei la domenica per me sola. (il campanello del telefono squilla).

Isabella                     - È Roberto!

Carol                        - Impossibile! A quest'ora è in Tri­bunale. (Si dirige verso il telefono).

Isabella                     - Ho un presentimento. Sono sicu­ra che è Roberto. (Al momento di solle­vare il ricevitore Carol esita, è nervosis­sima).

Carol                        - Rispondi tu, Maude.

Maude                      - Va bene. (Solleva il ricevitore ed ascolta).

Carol                        - Aborro il telefono. Non so cosa darei per non averlo mai fatto mettere.

Maude                      - Con chi parlo? No! Parlate con la signorina Fulton, ma chiamo subito la signora Ashìey... sì... tenete la comunica­zione.

Carol                        - Chi è?

Maude                      - (con accento significativo) L'impie­gato ael signor Oldham.

Carol                        - (agitata) Maude, ti prego dire che non sono in condizione di parlare... che sono uscita... che non sai quando torno.

Maude                      - (al ricevitore) Siete voi, Roberto? Parlate con Maude Fulton. Carol è qui. Sarà felicissima di parlarvi.

Carol                        - Maud, sono uscita, sono uscita, ti dico. Di che ti sei sbagliata. Maude.

Maude                      - (senza darle retta) Sì, è meglio che veniate subito. Sicuro, Carol è libera, vi aspettava.

Carol                        - (sbalordita) Maude!

Maude                      - Arrivederci! (Posa il ricevitore). Ecco fatto!

Carol                        - Maude, non te la perdonerò mai! È mostruoso quello che hai fatto! Dirgli che l'aspettavo!

Maude                      - Non è forse vero? Giocare ancora fra voi a rimpiattino, dopo tanti anni, è semplicemente ridicolo!

Carol                        - Ma non capisci che mi hai messa in una posizione umiliante? In altre parole gli hai detto che son rimasta seduta qui ad aspetare che venisse a chiedermi in matrimonio!

Maude                      - È la verità.

Carol                        - Ma non ti è venuto in mente che potrei rifiutarlo?

Maude                      - (decisa) No.

Carol                        - Perchè no?

Maude                      - Ti ha aspettata per anni ed anni, ti ha dato la parte migliore della sua vita, ha sacrificato tutto nella speranza di spo­sarti un giorno. E adesso, che tu lo voglia o no, devi sposarlo!

Isabella                     - Ma è quello che anche tu vuoi, non è vero?

Carol                        - (esitando) Sino a ieri ne ero con­vinta.

Isabella                     - Spiegati meglio.

Carol                        - Isabella cara, è più importante ama­re che essere amati!

Isabella                     - Lascia da parte gli aforismi, te­soro! I tuoi sentimenti non possono essere cambiati da un giorno all'altro.

Carol                        - È vero!

Isabella                     - Devi acconsentire a sposarlo.

Carol                        - Sì, lo so. (Con un sorriso). Però non abbiate tanta fretta... Mi sento così emozionata! Vado a cambiarmi. Bisogna che Roberto veda parato d'ogni grazia l'og-geto dei suoi sogni.

Isabella                     - Con qualsiasi vestito ti troverà sempre incantevole.

Carol                        - Caro Roberto, lo so.

Isabella                     - Stai per renderlo infinitamente fe­lice!

Carol                        - Lo spero. Avevo un po' perduta la testa, poco fa... Perdonatemi! (Esce lieve, con un sorriso pieno di grazia).

Maude                      - (con un sorriso di trionfo) Ecco fatto!

Isabella                     - Povera Carol!

Maude                      - Ma, mi puoi spiegare cosa le è successo?

Isabella                     - (scrollando U spalle) Speranza troppo a lungo rinviata. Quando hai desiderato molto una cosa e finalmente la ottieni ti fa sempre un po' di paura.

Maude                      - Sei sicura che non ci sia qualche altro spasimante nell'ombra?

Isabella                     - Sicurissima. Rex Cunnigham è venuto poco fa, ma Carol non lo ha nean­che visto. L'ho mandato via.

Maude                      - Brava, hai fatto bene!

Isabella                     - Mi ha fatto pena. È innamoratis­simo di Carol ma sono sicura che lei non ci pensa neppure. Lo conosce da appena tre mesi!

Maude                      - Un uomo che si conosce da soli tre mesi è sempre in vantaggio su quello conosciuto da dieci anni.

 Isabella                    - Cara Maude, adesso capisco per­chè non ti sei sposata!

Maude                      - Perchè?

Isabella                     - Perchè nessuno te l'ha mai chiesto.

Maude                      - Come fai a saperlo?

Isabella                     - Hai troppo buon senso. E il buon senso gli uomini lo adorano nella moglie, ma lo odiano nelle ragazze!

Maude                      - Hai fatto bene a mandar via Rex. Quando tornerà tutto sarà sistemato. (En­tra Cooper seguita da Rex).

Cameriera                 - Il signor Cunnigham. (Cooper esce. Le due donne sono stupite dall'improvviso ritorno del giovane il quale a sua volta è sorpreso di ritrovare Isabella).

Rex                           - Oh, credevo di trovare Carol. (Stringe la mano a Maude). Come state?

Maude                      - Scende subito. Potete aspettarla.

Rex                           - È quello che faccio.

Isabella                     - Credevo che foste andato a fare una passeggiata in macchina.

Rex                           - Solo? Ho gironzolato un po' nel par­co, eppoi ho deciso di parlare con Carol.

Maude                      - Capisco, è molto carino da parte vostra di voler essere il primo.

Rex                           - (senza capire) Il primo?

Maude                      - (con dolcezza) Sì, a congratularvi per il suo fidanzamento.

Rex                           - (costernato) Cosa?

Maude                      - Ma non pretenderete di ignorarlo? Carol sta per sposare Roberto Oldham.

Rex                           - Ma un quarto d'ora fa non erano fi­danzati.

Maude                      - Oh, questo non ha importanza. Mi è capitato varie volte di fidanzarmi e sfidanzarmi in dodici minuti.

Rex                           - Infatti, è comprensibilissimo. Sono co­se che capitano.

Maude                      - Lo credete? Ebbene, non è vero.

Rex                           - Potrebbe esserlo. Ad ogni modo at­tenderò Carol.

Maude                      - Perchè?

Rex                           - Perchè, se ci tenete a saperlo voglio chiederle di sposare me. (Ad Isabella). non avrei mai dovuto permettervi di man­darmi, via. Carol non può sposare Roberto Oldham: mi spezzerebbe il cuore! Se ave­te un milligrammo di bontà non farete niente per impedirmi di vederla.

Maude                      - Ma sicuro, la vedrete e stenterete a riconoscerla. Dimostra dieci anni di me­no, è raggiante, non ho mai visto nessuno con un'espressione così felice! (Rex sospi­ra). Chiederanno una licenza speciale per sposare prima. Hanno deciso di passare la luna di miele a Venezia. Roberto ha dovuto allontanarsi per qualche minuto, e lei non poteva rassegnarsi al distacco!

Rex                           - (lasciandosi cadere su di una poltrona) Non me ne consolerò mai!

Isabella                     - (avvicinandosi a luì) Povero ra­gazzo! Rex! Rex!

Rex                           - La mia solita fortuna. Mi capita sem­pre così!

Maude                      - Non ha mai amato una tenera gaz­zella!

Isabella                     - Maud! (A Rex con compassione). Mi si spezza il cuore a vedervi così afflitto!

Rex                           - Nessuno si è mai curato di me!

Isabella                     - Oh, non lo dite, non lo dite, è così triste!

Rex                           - (alzandosi) È meglio che me ne vada. Non ho più niente da fare qui.

Isabella                     - (prendendogli la mano) Dove an­date?

Rex                           - Non lo so, non me ne importa!

Isabella                     - Ma non posso sopportare di ve­dervi così!... Volete venire a pranzo da me, stasera?

Rex                           - Temo che mi troverete molto noioso.

Isabella                     - No, no, non c'è pericolo.

Rex                           - (seguitando a tenerle la mano) Allora, grazie. Siete un angelo!

Isabella                     - Arrivederci!

Rex                           - Siete così simpatica! Vi è qualcosa nell'azzurro dei vostri occhi che sembra consolare!

Isabella                     - Caro Rex. (Rex esce con un in­chino a Maude).

Maude                      - Ebbene, cara mia, non perdi tempo!

Isabella                     - (indignata) Mod! Quel povero gio­vane era affranto! Il mio cuore sanguinava per lui, non potevo lasciarlo andar via senza una parola di conforto!

Maude                      - Ehm! Perchè lo hai invitato a pranzo

Isabella                     - Ho pensato che gli farebbe pia­cere di parlarmi di Carol. Non potevo sopportare l'idea della serata solitaria che lo aspettava. Sarebbe stato troppo triste!

Maude                      - Già, con un marito relegato in In­dia puoi pagarti il lusso di aver compas­sione di un giovane.

Isabella                     - Quante gliene hai dette! Sei stata di una crudeltà spietata.

Maude                      - Non ti pare che fosse la cosa mi­gliore? Carol è così strana, e in quel ra­gazzo c'è qualcosa di romantico, di affa­scinante. Non lo nego, ho un cuore an­ch'io, cara, come te. Chissà cosa sarebbe stato capace di fare Carol in un momento di commozione. Era meglio metterlo di­nanzi al fatto compiuto.

Isabella                     - Come sai mentire bene, Mod!

Maude                      - Perchè? Mentire è uno dei diritti femminili e sono sicura che tu sai farlo quanto me. Eppoi, erano proprio bugie, le mie? Non no fatto che anticipare gli eventi: fra mezz'ora tutto quello che ho detto sarà vero.

Isabella                     - Forse hai ragione!

Maude                      - E cos'è mezz'ora? Pensa a come il tempo varia da paese a paese! A Leningrado il fidanzamento di Carol è già sto­ria a nuca!

Isabella                     - Se la prendi su questo tono... (Cooper entra seguita da Roberto Old­ham. Roberto è un bell'uomo di 45 anni, alto, ben conservato. È elegante, curato ed è evidente che tiene a conservare un'appa­renza giovanile).

Cameriera                 - Il signor Oldham. (Esce).

Maude                      - (Con entusiasmo) Roberto!

Isabella                     - (con simpatia) Caro Roberto! (Ro­berto è un pò stupito dal calore dell'accoglienza. Egli si fa coraggio ed avanza nella stanza).

Roberto                    - Mi accogliete come se fossi appe­na sfuggito al pericolo di morire schiac­ciato da un autobus.

Isabella                     - Siamo così felici di vedervi!

Maude                      - È tutta la mattina che vi aspet­tiamo!

Roberto                    - Oh! (Con uno sforzo per apparire allegro). Se lo avessi saputo mi sarei precipitato prima! (Stringe la mano di Mau­de). Come state?

Maude                      - Voglio darvi un bacio.

Roberto                    - Davvero?

Maude                      - (ritirandosi vergognosa) Non lo vo­lete?

Roberto                    - Al contrario, mi fa piacere! (Gli porge la guancia e Maude gliela bacia).

Maude                      - Come siete gelido! Siete molto emo­zionato, vero? Fatemi sentire il polso.

Roberto                    - Niente affatto! Vi prendete troppa confidenza, Mod, e questo non mi piace!

Maude                      - Caio Roberto!

Roberto                    - (ad Isabella, prendendole la ma­no) E voi, come state?

Isabella                     - (un po' tremante) Non so cosa dirvi, Roberto! Sono felice della vostra fe­licità. È meraviglioso, dopo tanti anni! Ho le lacrime agli occhi.

Roberto                    - Conosco, il vostro cuore, Isabella!

Isabella                     - Non so esprimermi... Ma potete credermi... Vi auguro tutto il bene che desiderate!

Roberto                    - Se volete potete baciarmi anche voi !

Isabella                     - (ridendo) No, no!

Roberto                    - Mi respingete?

Maude                      - Ma come avete fatto a venire?

Roberto                    - Con il radicale sistema di un tassì!

Maude                      - Oh, siete insopportabile! Credeva­mo che stamane aveste una causa.

Roberto                    - Chi « credevamo » ?

Maupe                      - Carol, Isabella ed io.

Roberto                    - Ho capito. Ma vi siete sbagliate. La mia causa e stata rinviata a domani.

Maude                      - E allora perche non siete venuto prima?

Roberto                    - Non è che mezzogiorno e so che Carol si alza tardi.

Maupe                      - Avreste potuto telefonare.

Roberto                    - Dovevo esaminare un incarta­mento e, come ben sapete, il lavoro deve avere la precedenza su tutto. Immagino che il mio silenzio sarà stato oggetto di viva discussione fra voi.

Isabella                     - (sorridendo) Mi pare ohe ne ave­vamo il diritto. Da parte mia l'ho attri­buito a un vostro senso di delicatezza.

Maupe                      - Ad ogni modo quello che conta è che adesso state qui. Sbaglio dicendo che avete in tasca l'anello del fidanzamento? (Roberto ha un lieve sussulto).

Isabella                     - Oh, Roberto, mostratemelo! Mi farebbe tanto piacere vederlo!

Roberto                    - Ma io non ho nessun anello 1 Ven­go direttamente dal Tribunale e non mi è passara per la testa di fare una spesa simile!

Maupe                      - Peccato! Chissà che piacere ne avrebbe provato Carol!

Isabella                     - La poverina è così comossa! Oh, Roberto, siate buono con lei, pensate a tutto quello che ha passato, non farete mai abbastanza per renderla felice!

Roberto                    - Lo so.

Maupe                      - Avete deciso dove passare la luna di miele ?

Roberto                    - Mia cara Maud, sono appena due ore ohe ho letto la triste notizia della mor­te di Stefano Ascelì!

Maupe                      - La chiamate triste?

Roberto                    - Per lui s'intende non per me.

Maupe                      - Giusto. Vogliamo essere franchi? La sua morte può essere considerata co­me una liberazione per tutti.

Roberto                    - Poveretto! Carol mi diceva che soffriva di fegato.

Isabella                     - Carol è stata semplicemente me­ravigliosa! Non ha mai pronunciato una parola contro suo marito!

Roberto                    - Avete ragione, è stata magnifica. Ciò non toglie che un uomo possa soffrire di fegato ed essere, nel contempo, prov­visto di ottime qualità!

Maude                      - Strano, avete quasi l'aria di voler difendere Stefano Ascelì.

Roberto                    - Dio mio, non dovete prendere tutto alla lettera, mia cara Maude! Volevo semplicemente dire che anche l'uomo più virtuoso può rendere infelice la compagna della sua vita.

Isabella                     - In quello che dite c'è del vero.

Maude                      - Vi consiglio di andare a Venezia!

Roberto                    - (come se fosse pronto a partire) Ora?

Maude                      - Macche, per la vostra luna di miele.

Roberto                    - Oh, scusate, me ne ero dimenti­cato. Ci vedte già in gondola, su e giù per il Canal Grande, eh? Io però trovo che ci conosciamo da troppo tempo per andare a Venezia.

Maude                      - Già. Ma il matrimonio cambia tut­to! Dovrete ricominciare a conoscervi.

Roberto                    - (non senza ansia) Credete che Carol cambierà molto? Vi confesso che la cosa non mi farebbe piacere, tanto sono abituato ormai alla Carol che conosco.

Maude                      - Non temete! Carol rimarrà quella che è, o se cambierà sarà in meglio.

Roberto                    - Meno male, per quanto la vostra profezia sia piuttosto vaga. Come viaggio di nozze avrei progettato un giro per le capitali di Europa.

Maude                      - Ma facendo così passerete il vostro tempo nelle stazioni!

Roberto                    - Lo so, ma questo non mi dispia­ce, poiché le stazioni sono il luogo dove l'uomo può meglio dimostrare la sua su­periorità. La donna è nervosa, agitata, si­cura di perdere il treno, mentre Tuomo è calmo, padrone della situazione. Si occupa con indifferenza dei bagagli, prenota il posto al vagone ristorante, consulta l'ora­rio, prende i giornali, eccetera. « Ecco un uomo, sino alla cima delle unghie » - pensa la moglie - « mentre io non sono che una povera debole donnina ». È ap­punto per questo che rimango fedele alle capitali d'Europa.

Isabella                     - Ho l'impressione che Carol pre­ferirebbe un tranquillo paesello ir. riva al mare.

Roberto                    - Il costume da bagno non mi si addice.

Isabella                     - Sono sicura che vorrà essere sola con voi!

Roberto                    - Ma io non voglio fare i bagni! Odio l'acqua fredda e non più tardi di stamane pensavo quanto detesto il mare!

Maude                      - (sorpresa) Stamane? Perchè?

Roberto                    - Non lo so. È un pensiero che mi è venuto improvviso. Non vi è mai capi­tato di fare il bagno in una giornata di autunno? Andate sulla spiaggia e l'acqua ha un'apparenza di gelo. Fate il possibile per non badarci. Vi spogliate, indossate il costume e quando aprite la porta vi tro­vate davanti un mare freddo, giallo, spa­ventoso, e vi sentite mancare il cuore! (Durante questa battuta Isabella e Maude hanno cominciato col drizzare l'orecchio, quindi fissano Roberto e poi si guardano con stupore. Carol entra. Indossa un de­lizioso vestito). Come state?

Carol                        - Come va?

Maude                      - Stupidoni!

Carol                        - (brusca) Ti prego di non fare la sciocca, Mod!

Isabella                     - Cara, noi dobbiamo andarcene!

Carol                        - Perchè non rimanete a colazione?

Isabella                     - (è evidente che inventa) Ho già un impegno, e anche tu, Mod, è vero?

Maude                      - Si.

Carol                        - Ma è ancora presto. Non ve ne an­date, ve ne prego!

Maude                      - Sono desolata Carol, ma devo an­dare dalla sarta. Che noia!

Isabella                     - Forse puoi darmi un passaggio, ho appuntamento col dentista. Addio, cara!

Carol                        - Arrivederci, sei stata un amore! (Si baciano).

Isabella                     - Arrivederci.

Maude                      - (a Roberto) Caro Roberto, ve la affidiamo!

Isabella                     - Carissimo Roberto. (Escono).

Roberto                    - Hanno il tatto di un elefante!

Carol                        - Come mai siete venuto così presto? Credevo che aspettaste la chiusura del tribunale.

Roberto                    - Oh... ho fatto in modo di liberar­mi. Mod mi ha detto che mi aspettavate.

Carol                        - Sì, allora del tè. Ieri mi avevate promesso di venirmi a fare una visitina.

Roberto                    - Potrei avere un wishky e soda?

Carol                        - Sicuro, anche subito. (Suona il cam­panello).

Roberto                    - All'una devo tornare in tribunale.

Carol                        - Sarà bene, allora, che non perdiate di vista l'orologio, perchè non vorrei farvi arrivare in ritardo.

Roberto                    - (tenta dì sostenere la conversazio­ne) Che donna deliziosa è Isabella! Pec­cato che non vada d'accordo col marito!

Carol                        - Oh, fra di loro non c'è nessun grave dissidio. Soltanto vanno più d'accordo quando lui è in India e lei in Inghilterra: si amano a distanza.

Roberto                    - È molto femminile e simpatica, Isabella. Non è intelligente, ma è ripo­sante e capisco benissimo che un uomo possa esserne molto innamorato!

Carol                        - È ancora molto carina!

Roberto                    - Bisognerebbe vederla senza trucco per esserne sicuri, non vi pare?

Carol                        - Oh, certo. (Cooper entra). Cooper, per favore, portateci il wisky, la soda e un bicchiere.

Cameriera                 - Sì, signora. (Esce).

Roberto                    - Per una strana associazione d'idee Isabella mi ricorda la causa che sto ora difendendo in tribunale. Conoscete la si­gnora Petersen?

Carol                        - Non mi pare.

Roberto                    - È una donna deliziosa; era la si­gnora Macdogal. Conosco Petersen da vent'anni e non l'avrei mai creduto capace di condursi così.

Carol                        - Cos'ha fatto?

Roberto                    - Per dieci anni è stato innamorato della Macdogal. Era una vecchia storia accettata da tutti; li invitavano sempre a pranzo insieme. A forza d'insistere quelle due care persone riuscirono a persuadere Macdogal a divorziare E adesso difendo la signora Pertersen.

Carol                        - Non capisco cosa c'entri la signora Petersen con quello che stavamo dicendo.

Roberto                    - La signora Petersen era la signora Macdogal. Otrenuto il divorzio ha sposato Petersen e adesso divorzia anche da lui.

Carol                        - Ho capito. Da quanto tempo dura questo suo secondo matrimonio?

Roberto                    - Da diciotto mesi soltanto. E non si possono più sopportare. Lei ha dichia­rato che quando il marito non beve è noioso, e che quando è ubriaco è brutale.

Carol                        - Oh! E lui cos'ha detto?

Roberto                    - Si stupisce di non averla ancora strozzata! (Un breve silenzio. Cooper en­tra con il u//s(y ed esce. Roberto sì pre­para il wisky Ieri sera al circolo ho commesso una involontaria scorrettezza pro­fessionale: ho parlato con Petersen. Gli ho detto di avere accettato molto a malin­cuore quella causa, ma lui mi ha assicu­rato di non avere ombra di risentimento perchè era convinto che tutti i torà fossero dalla parte sua.

Caroi.                       - Bisogna riconoscere ch'è stato molto cavaliere dicendo questo.

Roberto                    - Veramente non voleva fare un atto di omaggio alla moglie. Secondo lui la colpa era sua perchè non avrebbe do­vuto sposarla. Quando una donna ha divorziato una volta è fatale che divorzi an­che una seconda. (C'è un momento di si­lenzio). Questo whisky è ottimo!

Carol                        - Siete stato voi a sceglierlo. (Roberto prende una sigaretta e l'accende per darsi un tono disinvolto).

Roberto                    - Vostro marito è finalmente morto, è vero?

Carol                        - Si.

Roberto                    - Immagino che non sappiate di che malattia è morto?

Carol                        - Non ne ho la minima idea.

Roberto                    - Sarà probabilmente morto di feb­bre. Occorre un fisico eccezionale per sopportare a lungo quei climi.

Carol                        - In quanto a questo posso assicurarvi che il fisico di Stefano era davvero eccezionale.

Roberto                    - Deve essere stata una grande sor­presa per voi di leggerne l'annunzio di morte sul Timesl

Carol                        - Sì. È stata una grande sorpresa.

Roberto                    - Se non sbaglio, quando ci siamo conosciuti eravate separata da vostro marito da appena tre mesi. Da allora non siete affatto cambiata.

Carol                        - Per carità, non ditelo!... Sono pas­sati ormai tanti anni!...

Roberto                    - Vi assicuro che siete sempre la stessa, Carol!

Carol                        - Impressione vostra. Vedendomi qua­si ogni giorno non avete potuto notare il cambiamento.

Roberto                    - È vero. Sono stati otto anni d'in­comparabile felicità, Carol! Siamo stati assieme provando sempre la stessa gioia del primo giorno! E quale meravigliosa com­pagna siete stata per me! Mi avete seguito nell'ascesa, confortandomi coi vostri con­sigli. Per merito vostro sono diventato, da piccolo avvocacuccio, quello che sono. Chissà che non finisca con Tessere un gior­no Consigliere della Corona!

Carol                        - Avete ragione. Abbiamo passato del­le belle ore insieme!

Roberto                    - Meravigliose!

Carol                        - Siete stato sempre così buono, Ro­berto! Così cortese, così paziente!

Roberto                    - Il compito non era difficile!

Carol                        - (con deliziosa ironia) Altro che se lo era! E voi, non avete mai dimenticato quelle piccole ricorrenze che gli uomini odiano ricordare; non vi siete mai dimen­ticato il regalino per la mia festa. Vi siete persino ricordato la data del nostro primo incontro e non avete mai mancato di mandarmi dei fiori! Per ben otto volte lo avete fatto, Roberto!

Roberto                    - Peccato che vostro marito non sia morto otto anni fa! Come sarebbe stata diversa la nostra vita! A quest'ora sarem­mo una coppia di vecchi sposi, mia pic­cola Carol!

Carol                        - Vi avrebbe fatto piacere?

Roberto                    - Che domanda! Sono otto anni che ogni mattina leggo gli avvisi mor­tuari del Times! E questo mi faceva sem­brare più insipido il caffè e latte!

Carol                        - E adesso la notizia è arrivata!

Roberto                    - Già, ma ho anche perduto quella lieve emozione che provavo tutte le volte che aprivo il giornale!

Carol                        - Avete ragione. Si prova sempre un po' di malinconia quando si ottiene quello che per tanto tempo si è desiderato!

Roberto                    - Sapete, Carol che non ho mai vi­sto una fotografia di vostro marito?

Carol                        - Purtroppo non ve ne posso mostrare nessuna. Quando ci siamo separati ho di­strutto tutto quello che poteva ricordar­melo!

Roberto                    - Capisco! E così, io non saprò neanche che aspetto aveva quell'uomo che più di qualsiasi altro ha influito sulla mia vita. Che tipo era?

Carol                        - Un uomo qualsiasi.

Roberto                    - Può sembrare una cosa strana, eppure, se vostro marito non fosse mai vìssuto la mia vita sarebbe stata un'altra. Il solo fatto di essere vissuto oscuramente, a migliaia di chilometri da noi, ha reso possibile ch'io diventassi quello che sono!

Carol                        - Comunque, possiamo essergli grati di almeno una cosa!

Roberto                    - Carol, siete un amore!

Carol                        - Strano!... Soltanto in questo mo­mento mi accorgo di avere subito anch'io l'influenza di Stefano. Senza di lui non sarei quella che sono.

Roberto                    - La vita è strana, amica mia!

Carol                        - Comincio a crederlo. (Un breve si­lenzio).

Roberto                    - Immagino che abbiate un muc­chio di cose da fare, e non voglio tratte­nervi più a lungo.

Carol                        - Anche voi avete un appuntamento e non dovete essere in ritardo.

Roberto                    - Oh, ho fatto attenzione all'ora!

 Carol                       - Ne ero sicura.

Roberto                    - Tuttavia mi ha fatto molto pia­cere scambiare subito due parole con voi.

Carol                        - Siete stato molto gentile di venire, e io sono stata felicissima di vedervi.

Roberto                    - Tornerò all'ora del tè. Va bene?

Carol                        - Sì. mi farete molto piacere. Cerche­rò di avere altre due persone così potremo fare una partita a bridge prima di pranzo.

Roberto                    - Dopo il tribunale è per me, il migliore dei riposi. Arrivederci, cara.

Carol                        - Arrivederci e auguri per la causa.

Roberto                    - Grazie. (Si avvicina alla porta e la apre. Carol sta per suonare il campa­nello. Sulla soglia, Roberto esita. Carol lo guarda in silenzio. Egli 'socchiude la porta e medita mentre lei ritrae la mano dal campanello. Roberto torna ad aprire la porta e Carol stende nuovamente la mano verso il campanello. Roberto si raddrizza e si prepara alla battaglia. Chiude la porta e rientra nella stanza mentre Ca­rol si allontana dal campanello). (Con affettata allegria). Stavo per dimenticare lo scopo della mia visita.

Carol                        - Ah, credevo che foste venuto sol­tanto per far due chiacchiere!

Roberto                    - No, ma potrei avere un altro goc­cio di whisky? Non capisco perchè abbia stamane la gola così asciutta!

Carol                        - Forse c'è un po' di scirocco nel­l'aria.

Roberto                    - (versandosi il whisky) Ebbene, Carol, cosa decidiamo?

Carol                        - Decidere che cosa?

Roberto                    - (occupatissimo con il sifone del seltz) Quando volete che ci sposiamo?

Carol                        - Veramente non ci ho ancora pen­sato.

Roberto                    - Avevamo deciso di sposarci subito dopo la morte di vostro marito.

Carol                        - Sì, lo so.

Roberto                    - (ostentando l'allegria) Ebbene, non vi resta che fissare il giorno.

Carol                        - Che io non fisserò.

Roberto                    - Mia cara Carol. Sta a voi a deci­dere. Per un uso ormai inveterato ciò costituisce uno dei privilegi del vostro sesso.

Carol                        - Che giorno preferireste?

Roberto                    - Che donna ostinata! Immagino che avrete bisogno di un po' di tempo per prepararvi il corredo, eppoi se non sbaglio le pubblicazioni richiedono tre settimane. D'altre parte io non potrò allon­tanarmi prima della fine della sessione. Cosa direste se fissassimo la data all'inizio delle grandi vacanze?

Carol                        - Io non vi sposerò affatto, Roberto!

Roberto                    - Carol!

Carol                        - Ho riflettuto molto e questa è la mia decisione.

Roberto                    - Decisione irrevocabile?... Anche se vi pregassi?

Carol                        - (con un bagliore negli occhi) Sì!

Roberto                    - Mi date un colpo atroce, Carol! Un colpo che non merito. Ho atteso per anni questo momento e adesso... Adesso... mi uccidete con un sorriso.

Carol                        - (con ironia) Sono desolata di darvi un dolore, Roberto, ma credetemi, è meglio così.

Roberto                    - Allora rifiutate assolutamente di sposarmi?

Carol                        - Assolutamente!

Roberto                    - (un po' imbarazzato) Carol, vi è stato, for.^e, qualcosa nella mia condotta che non vi è riuscito gradito? Dalle mie parole vi è forse balenato il dubbio che non voglia sposarvi? Voglio dire... Se mi fossi espresso diversamente la vostra rispo­sta sarebbe stata diversa? Voi donne siete così strane!... Non si sa mai come la pen­sate!... Se nelle mie parole non ho messo abbastanza calore, dovete ricordare che io sono, per natura, un po' timido, e che in l'atto di proposte matrimoniali la mia esperienza è assai limitata.

Carol                        - Davvero? E, allora, non mi resta che farvi i più vivi rallegramenti! Vi siete condotto in modo magistrale, con la stessa freddezza che avreste messa nell'ordinare una dozzina di ostriche e una bottiglia di champagne!

Roberto                    - Non me ne sono accorto, Carol. Tremavo come una foglia!...

Carol                        - Dopo tutto, avete fatto presto. Ho conosciuto uomini i quali impiegavano mesi prima di decidersi.

Roberto                    - E, allora, non capisco il vostro rifiuto.

Carol                        - Mio caro Roberto, abbiamo vissuto anni di felicità, uniti da un delizioso sentimento! Non vi pare che sarebbe un pec­cato di esporlo all'usura e alla distruzione delia vita domestica?

Roberto                    - Siete una donna eccezionale, Carol.

Carol                        - Oh, anche voi eravate della mia stessa opinione!

Roberto                    - Non sino al vostro punto. Secon­do me occorre esaminare la situazione secondo la più stretta logica. È indubbio che gli attuali rapporti sono di nostra soddi­sfazione...

Carol                        - Tanto che sarebbe un peccato cam­biare.

Roberto                    - Non un peccato, ma un rischio!

Carol                        - Allora ammettete che ho tatto bene a rifiutare?

Roberto                    - Dal vostro punto di vista, sì. Tan­to più che nel cambio l'unico a guada­gnare sarei stato io.

Carol                        - Siete molto gentile, Roberto, ma siete proprio sicuro che il mio rifiuto non vi abbia dato un piccolo senso di sollievo?

Roberto                    - Con quale coraggio potete dire questo? Ma non vi accorgete che sono annientato dal dolore?

Carol                        - No. A occhio nudo, per lo meno, non vedo niente.

Roberto                    - Forse perchè ho uno straordinario dominio sui miei nervi!

Carol                        - Vi assicuro, caro, che non mi offen­derei affatto se mi confessaste il vostro sollievo per lo scampato pericolo. Dovete aver provato la sensazione di quel tale che infilata la testa nel nodo scorsoio si è visto, per un misericordioso caso della Provvidenza...

Roberto                    - (interrompendola) Carol, sono an­ni che desidero sposarvi, e adesso che finalmente potrei tarlo voi rifiutate! Ebbe­ne, accetto le vostre ragioni e mi inchino all'inevitabile. Vi conosco troppo per tenta re­di farvi cambiare idea, ma non crediate che la mia calma non nasconda un cuore...

Carol                        - Infranto!

Roberto                    - Mi prendete in giro, Carol? (Egli la guarda e lei comincia a soffocare il riso. Per un momento Roberto assume un'aria sdegnata. Carol cerca di frenare il riso, ma non vi riesce. Finalmente an­che Roberto sì abbandona alla sua ilarità, sino a che tutti e due hanno le guancte rigate dalle lacrime). Carol, siete un amore!

Carol                        - Ipocrita!

Roberto                    - Dovevo dirvi quello che vi ho detto. Era il meno che potessi fare!

Carol                        - Avete ragione, e adesso non ci ri­mane che dimenticare!

Roberto                    - Se sapeste, amor mio, come mi sentivo terrorizzato!

Carol                        - Se ne sarebbe accorto un bambino.

Roberto                    - Non mi serbate rancore?

Carol                        - Neanche per sogno!

Roberto                    - Siete un tesoro! Vi giuro che sa­rei quasi disposto a sposarvi.

Carol                        - Caro, io vi giuro che sarei quasi pronta a diventare vostra moglie!

 

SIPARIO

ATTO SECONDO

 La stessa scena dell'atto precedente. Sono le quattro del medesimo pomeriggio. Carol in piedi, vicino alla finestra, guarda fuori. Entra la cameriera Cooper.

Cameriera                 - Ha telefonato la signora Gilliat per ricordare alla signora l'appuntamento preso da Rumpelmeyer per il tè.

Carol                        - Me ne ricordo, Cooper, ma non ho nessuna voglia di andarci.

Cameriera                 - Mi sono permessa di rispondere che mi sembravate un po’ indisposta.

Carol                        - Non ci avevo pensato, ma è proprio vero: non mi sento troppo bene. Vorrei che piovesse! È così esasperante il bel tem­po, quando si è di cattivo umore!

Cameriera                 - Devo telefonare alla signora Gil­liat per dirle che vi dispiace, ma che non potete andare al tè?

Carol                        - Brava: telefonate subito. Voglio pro­prio riposarmi! Più ci penso e più mi sento male. (Si sdraia sul divano).

Cameriera                 - Nelle vostre condizioni, signora, £a sempre bene sentirsi un po' male.

Carol                        - (sorridendo) Non è molto chiara la vostra definizione: però credo che in fondo abbiate ragione. Mettetemi dei cuscini dietro alla schiena. (Cooper ubbidisce). Grazie. Adesso mettetemi le sigarette a portata di mano.

Cameriera                 - (prendendo la scatola) Ecco, si­gnora.

Carol                        - Là sopra ci sono due libri, datemeli, per cortesia, e datemi pure Ì giornali illustrati. Ecco!

Cameriera                 - Desiderate una coperta sui piedi?

Carol                        - Sì, copriteli con quello scialle spa­gnolo. Anche se non c'è nessuno per ammirarvi è sempre meglio essere carina! (Cooper eseguisce gli ordini di Carol).

Cameriera                 - Ecco fatto, signora, desiderate altro?

Carol                        - No, mi sento già meglio. Non sono in casa per nessuno e non rispondo al telefono.

Cameriera                 - Va bene, signora.

Carol                        - La mia compagnia mi basta. Cupa, è così bello starsene soli quando se ne ha voglia! Fa piacere di pensare: «questa è casa mia e nessuno può oltrepassare la soglia senza il mio permesso»! Che gioia sentirsi padrona di sé!

Cameriera                 - C'è a chi fa piacere di avere un uomo per casa, signora; ed a chi no!

Carol                        - A me, no!

Cameriera                 - Avete proprio fortuna, signora, di poter fare il vostro comodo!

Carol                        - Cupa, cosa intendete dire? Avete forse bisticciato col vostro fidanzato?

Cameriera                 - No, signora, ma non so se non farei meglio a sposarne un altro.

Carol                        - Ma nessuno vi obbliga a sposarlo.

Cameriera                 - O lui o un altro, fa lo stesso. Non posso restare a servizio tutta la vita e d'altra -parte gli anni passano, diventa sempre più difficile per una cameriera tro­vare un buon posto.

Carol                        - Ditemi un po', Cupa, come vi ha chiesto in moglie il vostro fidanzato?

Cameriera                 - Ecco, signora, non si può pro­prio dire che mi abbia chiesto di sposarlo. È andata così: erano circa due anni che andavo a spasso con lui e non aveva mai pronunciato una parola che rassomigliasse ad un impegno. Un bel giorno gli ho chie­sto: «Cosa facciamo?». «Cosa facciamo per cosa? » mi ha risposto. E io: «Lo sai benissimo». E lui di rimando: «No, che non lo so ». « Insomma - ho detto - ti decidi o no? Sono due anni che usciamo assie­me e mi pare l'ora di sapere se queste passeggiate hanno una meta ». « Oh! - ha fatto lui ». « Bada - ho ripreso - che non m'importa un fico di essere sposata da te: soltanto non voglio perdere tempo e voglio sapere dove vado ». « Ebbene - mi ha risposto - che data vuoi fissare? »; allora io: «Cosa diresti delle vacanze di Fer­ragosto? ». « È meglio Natale - ha fatto lui - perchè mi aumentano lo stipendio ». Ho respirato, signora e gli ho risposto: «Quando so dove vado non m'importa di aspettare! ».

Carol                        - Non è stato molto romantico il vo­stro fidanzamento.

Cameriera                 - Eh, signora, secondo me gli uo­mini non hanno nessuna voglia di sposar­si; è contrario alla loro natura. Hanno sempre bisogno della spintarella!

Carol                        - E se poi dopo dovessero rimpian­gerlo?

Cameriera                 - Oh, signora, dopo è troppo tar­di. E quando capiscono che non c'è più niente da fare, si adattano.

Carol                        - E nella migliore delle ipotesi, alle volte sono anche felici.

Cameriera                 - Ma sicuro, signora, che sono più felici di prima, anche se non se ne rendono conto!

Carol                        - Gli uomini sono fatti così, Cupa. Non dimenticate di telefonare alla signora Gilliat.

Cameriera                 - (sta per uscire) No, signora: te­lefono subito.

Carol                        - Oh, Cupa, telefonate anche al dottor Cornisti e pregatelo di passare subito da me.

Camerieri                  - Credevo che vi sentiste meglio, signora.

Carol                        - Infatti, Cupa: ma sento che la vi­sita del dottore mi farà bene. Dopo tutto mezza ghinea non è molto per poter par­lare di sé senza timore di essere interrotta!

Cameriera                 - Va bene, signora. (Esce. Carol si adagia ancor pia comodamente sul sofà, prende uno dei giornali illustrati e comin eia a guardarlo. La porta si apre piano piano ed appare il viso di Maude Fulton).

Maude                      - Posso entrare?

Carol                        - Mamma mia, che paura mi hai fatto!

Maude                      - Dimmi se posso entrare.

Carol                        - No, che non puoi!

Maude                      - (spingendo il busto avanti) E per­chè?

Carol                        - Sono certa di avere la scarlattina!

Maude                      - (aprendo un pò* più la porta) L'ho avuta.

Carol                        - Forse potrebbe essere vaiolo!

Maude                      - (entrando risolutamente) Ma io so­no regolarmente vaccinata!

Carol                        - Non sono in casa, Mod.

Maude                      - Lo so, ma ero certa che mi avresti ricevuta ugualmente. Per questo ho for­zato la consegna della tua cameriera.

Carol                        - I domestici non sono più quelli di una volta: avrebbe dovuto forzarti a passare sul suo cadavere inanimato.

Maude                      - Cara, ti faccio notare che i cada­veri sono sempre inanimati.

Carol                        - Come gli intrusi sono sempre insop­portabili!

Maude                      - E adesso che hai finito d'insultar­mi, offrimi una tazza di tè e raccontami tutto.

Carol                        - Non ho niente da raccontarti.

Maude                      - Non dire sciocchezze, Carol. È sta­ta una forza irresistibile che mi ha spinto a venire da te. Mi credi proprio priva di curiosità?

Carol                        - Dopo vent'anni che ti conosco? No, cara, ma tu non potrai neanche credere che io sia così sciocca dal volerla soddi­sfare.

Maude                      - Volevo essere la prima a congratu­larmi con te. (Insinuante). Carol, dimmi, come ha fatto?

Carol                        - Ma ti pare onesto verso un povero uomo di riferire ai terzi le sciocchezze che gli sono uscite di bocca in un momento come quello?

Maude                      - (con enfasi) Su, cara, raccontami! Vibro dalla testa ai piedi!

Carol                        - (la guarda con un sorriso ironico) Ero in piedi, qui, in mezzo alla stanza, Roberto si è avvicinato ed è caduto in gi­nocchio.

Maude                      - Davvero?

Carol                        - Mi ha preso per la mano, e io ho girato il volto dall'altra parte!

Maude                      - Sì, sì!

Carol                        - «Finalmente!», ha esclamato, «fi­nalmente! ». Da un secolo aspettavo que­sto istante! So che sono indegno di voi, ma adoro persino la terra che calpestate. Siete il mio ideale! Oh, Carol, Carol, volete es­sere mia?...

Maude                      - Che commozione!

Carol                        - (scoppiando in una risaia) Mod, stupidona, ma ti pare possibile che Roberto sia stato così scemo?

Maude                      - Carol, sei insopportabile!

Carol                        - Vuoi che ti dica la verità?

Maude                      - (seccata) Se puoi!

Carol                        - Ebbene, ti giuro che Roberto stava spremendo un sifone mentre mi ha chie­sto: «quando volete che ci sposiamo?».

Maude                      - Oh, preferisco l'altro modo, ma do­po tutto ha raggiunto ugualmente lo sco­po. Cara, tutu i miei più vivi rallegra­menti!

Carol                        - Per aver avuto una dichiarazione alla mia età? Ti ringrazio!

Maude                      - Non fare la stupida; per il tuo fi­danzamento!

Carol                        - Ma io non sono fidanzata!

Maude                      - Cosa dici?

Carol                        - La verità. Ho rifiutato di sposarlo.

Maude                      - Dio santo, e perchè?

Carol                        - Sono certa che sarò più felice re­stando come prima.

Maude                      - Carol, ma questo è egoismo bello e buono. E Roberto cos'ha detto?

Carol                        - È rimasto senza parole!

Maude                      - Era molto addolorato?

Carol                        - Forse un po' sorpreso: ma ha fatto del suo meglio per facilitarmi la situa­zione.

Maude                      - Non posso credere alle mie orec­chie! E adesso cosa farai?

Carol                        - Rimarrò vedova e per renderlo an­che più apparente, porterò il lutto. Crespo, lungo velo, e tutti gli emblemi del cordo­glio! (Maude medita per alcuni istanti, mentre Carol la osserva domandandosi se crede o no alla sua versione). Credi che mi starà bene?

Maude                      - (mordace) Ecco quello che ti preoc­cupa!

Carol                        - Non capisco perchè tu ti arrabbi con me!

Maude                      - Mi hai proprio delusa! E poi sono molto, molto triste per Roberto!

Carol                        - Sposalo, allora tu!

Maude                      - Non sono fatta per il matrimonio, io!

Carol                        - E nemmeno io! Siamo sorelle nel triste destino!

Maude                      - Sei sicura che insisterà per sposarti.

Carol                        - Non è così sciocco!

Maude                      - Cosa intendi dire?

Carol                        - (capisce che si è quasi tradita) – Sa benissimo che se anche lo vedessi agoniz­zante ai miei piedi seguiterei a dire di no.

Maude                      - Decisione irrevocabile, allora? (Coo­per entra ed annuncia il dottor Cornish. E' un uomo dal viso gioviale, dotato di un enorme senso di ottimismo).

Cameriera                 - Il dottor Cornish.

Carol                        - Buon giorno, dottore. Cupa, avete fatto la mia commissione?

Cameriera                 - Sì, signora. La signora Gilliar ha deto che aveva appreso in quel mo­mento la triste notizia e che capiva quale colpo debba essere stato per voi. Mi ha pregato di esprimervi le sue più sincere condoglianze e di ricordarvi che vi aspet­ta domani nel pomeriggio per il bridge.

Carol                        - Grazie! (Cooper esce). (Al dottor Cornish). Adesso posso occuparmi di voi!

Cornish                     - Prego, sono invece io che mi oc­cuperò di voi!

Carol                        - Conoscete la signorina Fulton?

Cornish                     - (stringendole la mano) Una se­guace dell'omeopatia, se non sbaglio?

Maude                      - No, ora no abbandonato [omeopa­tia: ed ho scoperto un meraviglioso me­dico svedese che cura col massaggio tutte le fratture.

Cornish                     - Avete forse le ossa rotte?

Maude                      - No, ma potrebbe accadermi.

Cornish                     - Se proprio ci tenete a farvi schiac­ciare conosco un autobus che farebbe proprio al caso vostro.

Carol                        - Cara Mod, il dottor Cornish è ve­nuto a vedermi come medico. Mi pare che la tua visita sia durata abbastanza.

Maude                      - Ti senti male, cara?

Carol                        - È quello che saprò quando il dot­tore mi avrà visitata.

Maude                      - Mi sembri un pò giù di corda. Me ne vado subito.

Carol                        - E non tornare fino a che non ti chiamo.

Maude                      - Per fortuna so che mi vuoi bene, perchè altrimenti dovrei offendermi. Arrivederci, dottore.

Cornish                     - (stringendole la mano) Il vostro meraviglioso svedese vi fa la corte? Maude         - Non più degli altri. (Esce).

Cornish                     - Dunque, cara signora, cosa vi sen­tite?

Carol                        - Cattivo umore.

Cornish                     - Ho sempre sentito dire che è un male molto nocivo per le povere came­riere. Del resto mi ero accorto che ne sof­frivate!

Carol                        - Non vi ho mica mandato a chia­mare per farvi guadagnare mezza ghinea a dirmi delle cose sgradevoli.

Cornish                     - Infatti, non sarebbe giusto. E al­lora fatemi sentire il polso.

Carol                        - (mentre il medico le prende il polso) Il mio corpo non ha niente: è il mio spirito che sta male.

Cornish                     - Cosa vi è successo?

Carol                        - Non lo so neanch'io.

Cornish                     - L'impero britannico è governato da uomini i quali soffrono dello stesso vo­stro male. Vi consiglio di non preoccuparvene.

Carol                        - Sono triste e seccata.

Cornish                     - E questa sensazione non è per caso in rapporto alla partecipazione funebre che ho letto nel Times di stamane? La morte di un marito può benissimo es­sere causa di momentanea tristezza.

Carol                        - No, non credo. Ho fatto ridecorare la mia camera da pranzo e non mi pare riuscita bene, eppoi le nuove mode mi stanno malissimo! Insomma mi sento de­pressa e credo che un cambiamento d'aria mi farebbe bene.

Cornish                     - Capisco, capisco. E adesso ditemi la verità.

Carol                        - Ma ve l'ho detta!

 Cornish                    - Sì, lo so: ma vorrei la vera ve­rità. Le donne distinguono sempre fra le due.

Carol                        - (sorride) Che pratica avete, dottore!

Cornish                     - Eh, me la cavo! Avanti, ditemi la verità.

Carol                        - Vi ho fatto chiamare perchè avevo bisogno di parlare a cuore aperto. Vi conosco da tanto tempo e so che di voi pos­so fidarmi. Come sapete, voglio bene a Roberto Oldham; si può dire che dal gior­no in cui ci siamo conosciuti ho deside­rato di sposarlo: e adesso che potrei farlo, non lo desidero più.

Cornish                     - Capisco.

Carol                        - Naturalmente, nessuno lo sa. Ro­berto crede che io muoia dal desiderio di essere sua moglie e così tutti i nostri ami­ci. Era cosa intesa che appena sarei stata libera ci saremmo sposati. E lui mi ha aspettato tutti questi anni.

Cornish                     - Certo è imbarazzante. Capisco che Roberto vi trovi un po' assurda. Dopo tutto non è più un ragazzo.

Carol                        - È appunto quello che mi sono detta. Ho considerato il caso da ogni punto di vista. Mi sono ricordata la infinita pazien­za di Roberto, la sua bontà, la sua gene­rosità, ed ho concluso che avevo il dovere di sposarlo!

Cornish                     - Parlare di dovere in questo gene­re di cose è un po' troppo, però, se volete la mia opinione, trovo che in questo caso avete ragione.

Carol                        - Roberto è venuto qui stamane ed ha scoperto che neanche lui aveva la mi­nima voglia di sposarsi.

Cornish                     - Allora questo semplifica tutto!

Carol                        - Questo lo dite voi. Pensate un po'. Ero pronta a sacrificarmi, decisa alla rassegnazione! Mi ero giurata che Roberto non avrebbe mai e poi mai saputo la ve­rità. E improvvisamente cosa scopro? Sco­pro che non si ha nessun bisogno di me, né del mio sacrificio! Vi pare molto pia­cevole una scoperta simile! Non ce n'è ab­bastanza per sentirsi male?

Cornish                     - Calmatevi e cercate di non avere una crisi di nervi.

Carol                        - Perchè?

Cornish                     - Perchè ne ho viste tante che non mi fanno più effetto.

Carol                        - Allora, non vale la spesa. Però am­metterete che è seccante.

Cornish                     - Seccantissimo.

Carol                        - Parola d'onore, preferirei che mio marito non fosse morto! (Queste parole le sono appena sfuggite di bocca che il tele­fono squilla). Uh! che paura! Ho detto a Cupa che non volevo parlare con nessuno. Ah, ho capito. Dev'essere il mio avvo­cato. (Stacca il ricevitore ed ascolta). Sì, parlo con l'ufficio dell'avvocato Lester? Aspettavo la vostra telefonata. Sì, aspetto. (A Cornish). Mi mettono in comunica­zione con Sir Henry. Non immaginate che ansia provo! Ho già avuto due o tre falsi allarmi per la morte di Stefano! E dire che se fosse ancora vivo tutte queste mie incertezze sparirebbero. (Parlando al telefono). Sì. Sir Henry? Non avete an­cora ricevuto risposta al vostro telegram­ma? E, allora... oh? (Al dottor Cornish). Ha parlato con l'avvocato di Stefano. (Ascoltando). Capisco. Grazie infinite. Sie­te stato molto gentile di telefornarmi, ar­rivederci. (Posa il ricevitore).

Cornish                     - Ebbene?

Carol                        - L'avvocato di Stefano ha ricevuto un altro telegramma da Nairobi. Pare che mio marito sia morto quattro giorni fa di cirrosi al fegato. Vi pare possibile?

Cornish                     - Dovreste saperlo meglio di me. Io non lo conoscevo.

 Carol                       - L'abuso del cognac può provocare la cirrosi del fegato?

Cornish                     - È fatto apposta!

Carol                        - Allora non c'è dubbio: sono libera!

Cornish                     - Non lo dite con quell'aria deso­lata. Chi sa quante mogli vi invidierebbero!

Carol                        - Ma non vi pare che l'esser vedova sia una specie di minorazione? Capisco benissimo perchè una civiltà molto più antica della nostra ordinasse che la vedova fosse immolata sul rogo del marito.

Cornish                     - Amica mia, voi vedete la situa­zione a colori troppo foschi. Sino dalla più remota antichità la condizione vedo­vile si è sempre accompagnata all'idea di una certa qual gaiezza!

Carol                        - Ma come volete che sia allegra? Mio marito mi ha annoiata per otto anni ostinandosi a vivere ed oggi mi annoia anche di più perchè è morto!

Cornish                     - Volete sapere cosa avete?

Carol                        - Se mi parlate di appendicite, vi uc­cido!

Cornish                     - Magari fosse appendicite, perchè allora vi potrei guarire con un'operazione da niente, mentre per il male da cui vi credo affetta non esiste rimedio, non ci son cure, e neppure il più bravo medico del mondo può far altro che offrirvi parole di simpatia e di conforto.

Carol                        - Caro dottore, mi fate morire dalla paura! Ditemi subito il nome di questo male: son preparata a tutto.

Cornish                     - Non avete più vent'anni!

Carol                        - Ripetetelo, se ne avete il coraggio!

Cornish                     - Non avete più vent'anni!

Carol                        - Ma è assurdo!

Cornish                     - Volete che vi precisi qualche sin­tomo? In questi ultimi tempi, girando per le vie, vi è sembrato che tutte le guardie di città fossero dei ragazzini, mentre a vent'anni vi sembravano persone mature.

Carol                        - È vero! Adesso che ci penso l'ho notato! I metropolitani di oggi sono pro­prio dei ragazzi!

Cornish                     - E quando andate a qualche festa non vi siete accorta quanto i giovani sia­no maleducati? Per fortuna hanno la buo­na abitudine di fare gruppo a parte, poi­ché la loro conversazione e proprio insop­portabile!

Carol                        - Ma sicuro che è insopportabile.

Cornish                     - E invece è quella stessa di quin­dici anni fa, soltanto che allora vi pareva divertente.

Carol                        - Cominciate a spaventarmi sul serio!

Cornish                     - Amate il ballo, vero?

Carol                        - (allegramente) Lo adoro! È una pas­sione che non mi abbandonerà mai!

Cornish                     - Ma però quando avete ballato si­no alle una della mattina ne avete abba­stanza e siete pronta a tornare a casa. Vero?

Carol                        - Ma si capisce: non ci tengo ad es­sere uno straccio il giorno dopo.

Cornish                     - Ma quindici anni fa eravate uno straccio il giorno dopo?

Carol                        - No, perchè dormivo sino a mezzo­giorno.

Cornish                     - E adesso invece, non ci riuscite più. Lo so. A qualsiasi ora andiate a let­to, alle otto siete sveglia. È uno dei sin­tomi degli anni che passano!

Carol                        - Adesso mi pare di avere cent'anni!

Cornish                     - Non dovete allarmarvi. La ma­lattia è appena all'inizio!

Carol                        - (ironica) Grazie mille!

Cornish                     - Forse vi siete accorta del primo capello bianco, e avete dichiarato alle vo­stre amiche: «Sono sicura che imbian­cherò precocemente ».

Carol                        - Ma vi pare proprio tanto divertente?

Cornish                     - È meno tragico di quanto crediate!

Carol                        - Invecchiare!

Cornish                     - Purtroppo è una malattia senza rimedio. Il rossetto, le tinture, la cipria e i belletti non servono a niente: anzi non fanno che accentuare l'irrimediabile!

Carol                        - Allora la vostra ricetta è semplice­mente questa: rassegnazione!

Cornish                     - Posso offrirvi anche il conforto della mia esperienza.

Carol                        - (scrollando la testa) No!

Cornish                     - Amica mia, vi accorgerete ohe è il più felice periodo della vita umana. Conoscete le vostre possibilità! Esse sono co­me un mazzo di carte col quale un abile prestigiatore può fare centinaia di truc­chi! Non siete più schiava della passione, e andate per la vostra strada senza curar­vi dell'opinione altrui. Vi sentite libero e saldo in sella. Quando ero giovane mi sentivo obbligato a fare delle cose che non mi piacevano, soltanto perchè le facevano gli altri: adesso faccio quello che mi pare. Porto gli abiti che preferisco, senza curar­mi della moda, quando sono stanco vado a letto, quando mi annoio mi rinchiudo in me stesso. Credetemi: anche l'età di mez­zo ha le sue gioie: un libro, un buon bicchiere di vino, e una bella giornata di sole bastano per sentirsi felici!

Carol                        - Allora, secondo voi, è una causa del­la mia età che Roberto non vuol più sposarmi?

Cornish                     - Ma, niente affatto! Vi ho soltanto spiegalo perchè, voi non volete più spo­sare lui!

Carol                        - (prendendo uno specchietto nella sua borsa ed osservandosi) Mi sembra di es­sere uguale a quella di ieri o di dieci an­ni fa.

Cornish                     - Siete deliziosa e affascinante.

Carol                        - Non sono mai stata bella, e anche nei giorni di maggior successo ero soltan­to carina, ma questo mi bastava. Tutti mi trovavano divertente.

Cornish                     - Nessuno più di me!

Carol                        - Non mi è mai mancata l'ammira­zione degli altri... È stato sempre lo sco­po della mia vita. Se me la togliete, cosa mi rimane? Beneficenza ed opere di carità!... Voi parlate come uomo, ossia da puro folle! Non sapete cosa sia per una donna non aver più vent'anni. È atroce, mi sento spezzare il cuore. (Comincia a lacrimare. Il dottor Cornish la osserva con ironica benevolenza). Spero che non mi metterete in conto questa visita. Sa­rebbe superiore alle mie forze!

Cornish                     - Al contrario, ve la conterò dop­pia! Al medico non si chiede che qual­che medicina, e quello che io vi sto som­ministrando è infinitamente più prezioso: è del buon senso! (Carol emette un de­bole strillo). Cosa c'è?

Carol                        - Oh, vorrei che perdeste i capelli a ciocche, che i denti vi cadessero dalle gengive, che le giunture vi dolessero dai reu­matismi, e che non poteste muovere i piedi dalla gotta! Vorrei sentirvi russare come un maiale e soffiare come un man­tice!

Cornish                     - Pietà!

Carol                        - Sono proprio una scema a darvi retta. Dopo tutto noi non siamo ciò che siamo, ma ciò che gli altri ci credono. Per fortuna mi sono ricordata di Rex.

Cornish                     - E chi diavolo è Rex?

Carol                        - Rex è la passione, la gioventù, l'a­more! Per lui sono giovane e bella: egli mi ama!

Cornish                     - Oh, oh!

Carol                        - (va al telefono) Mcifea 2315. Rex? Indovinate chi sono? (Parla con la sua voce più dolce ed affascinante). Cosa fa­te?... Pigrone! Data la circostanza... quale circostanza? Volete venire a pranzo da me, stasera? (// suo viso cambia espres­sione). Siete invitato? È la prima volta che rifiutate un mio invito. Non potete liberarvi? Ebbene, se vi è impossibile non ne parliamo più. Venite adesso, allora. Prenderemo una tazza di tè insieme. Va bene! (Depone il ricevitore). Viene subito.

Cornish                     - Cosa avete intenzione di fare?

Carol                        - Dirgli che ho rifiutato di sposare Roberto.

Cornish                     - E poi?

Carol                        - (sorridendo) E poi, vedremo! (Ha un lungo trionfale sospiro. È evidente che si aspetta di vedere il giovane cadérle ai piedi).

Cornish                     - Vi consiglio di sposare Roberto.

Carol                        - Ma Roberto non vuole sposarmi.

Cornish                     - Ma se esercitaste tutta la vostra seduzione...

Carol                        - Perchè dovrei sposarlo? Non è gio­vane, e non credo che siamo fatti l'uno per l'altro.

Cornish                     - Provate! Può darsi che tiriate avanti molto bene.

Carol                        - Ma io non voglio tirare avanti: vo­glio vivere, amare!

Cornish                     - (con dolcezza) Sì, cara. Ora vi scrivo una ricetta. Credo proprio che un piccolo sedativo non vi farà male!

Carol                        - (mentre il dottore si mette a sedere) Potete scrivere tutte le ricette che volete, ma se credete che prenderò la vostra stu­pida medicina, vi sbagliate.

Cornish                     - (scrivendo) I sentimenti umani sono una strana cosa. Avete mai pensato che pochi centigrammi di una droga pos­sono trasformare un timido in eroe e po­chi centigrammi di un'altra ridurre il più sviscerato sentimentale in un indifferente? La donna incompresa può così essere resa soddisfatta della sua sorte, e l'avventuro­so tramutarsi in un essere felice di restar­sene a casa in pantofole. Avrete certo let­to che se il naso di Cleopatra fosse stato più lungo, la storia del mondo sarebbe stata diversa. Ebbene, amica mia, io sono, invece, convinto che se avessero dato a Cleopatra un po' di valeriana e qualche massaggio, la poveretta avrebbe evitato di fare quella brutta figura alla battaglia di Anzio! Ecco qua, prenderete questo tre volte al giorno, dopo i pasti, vedrete che bene vi farà!

Carol                        - Ma io non voglio che mi faccia be­ne! (Entra Cooper).

Cameriera                 - La signora Trcnch, signora.

Carol                        - Non sono in casa.

Cameriera                 - GliePho detto signora, ma la si­gnora Trench mi ha risposto che le ave­vate telefonato dì venire subito qui.

Carol                        - Io? Io le ho telefonato?

Cameriera                 - Cosa le devo dire, signora?

Carol                        - Fatela salire.

Cameriera                 - Sì, signora. (Esce).

Cornish                     - Allora, amica mia, arrivederci!

Carol                        - Dottore, ho vent'anni e l'amore cor­re verso di me in una velocissima Spaider.

Cornish                     - Mandatela via e fate venire in­vece il buon senso in una carrozza a ca­valli.

Carol                        - Mai! Arrivederci! (// dottor Cornish esce. Dopo un attimo Isabella entra accompagnata da Maude Fulton). Sono lie­tissima di vederti, Isabella: ma non ca­pisco cosa sia questa mia telefonata!

Maude                      - Le ho telefonato io!

Carol                        - Tu?

Maude                      - Sicuro. Trovo assurdo che tu ri­fiuti di sposare Roberto Oldham, e così, ho chiamato Isabella per parlarne!

Carol                        - Mi permetti di chiederti cosa c'entra Isabella?

Isabella                     - Amor mio, i tuoi amici non sarebbero degni di tale nome se accorgen­dosi che stai per commettere un errore madornale non facessero dì tutto per im­pedirtelo!

Carol                        - A quanto pare avete già discusso e risolto la questione!

Maude                      - Appena ho visto Isabella le ho esposto il mio punto di vista.

Isabella                     - Stento ancora a crederci. Non me lo sarei mai aspettato!

Carol                        - Sono contenta che abbiate fatto una bella chiacchierata. Adesso però vi sarei grata di andarvene perchè vorrei riposare.

Maude                      - (mettendosi a sedere energica) No Carol, non ce ne andremo finché tu non avrai ascoltato quello che abbiamo da dirti.

Isabella                     - Sono sicura che si tratta di un malinteso. Basterà un po' di buona volon­tà per dissiparlo.

Carol                        - Roberto e io ci comprendiamo an­che troppo bene.

Isabella                     - Mi domando se a forza di veder­lo hai finito col non renderti più conto di quanto Roberto sia seducente.

Carol                        - (un po' sorpresa) Lo trovi seducente?

Isabella                     - È uno degli uomini più simpatici che conosco.

Carol                        - Oh!

Isabella                     - Ed è anche un bell'uomo. Ha de­gli occhi magnifici.

Carol                        - Ah! È proprio quello che dice lui di te!

Isabella                     - (soddisfatta) Davvero? E cos'altro dice?

Carol                        - Che peccato che tu non possa spo­sarlo, Isabella!

Isabella                     - Chi, io? Ma se quando ci sei tu non ha occhi che per te!

Carol                        - Sino ad oggi; eppoi io non ero sem­pre lì, vero?

Isabella                     - Cosa intendi di dire, Carol? Co­me sei acida oggi!

Carol                        - Oh, niente.

Maude                      - Oh, tutte queste sono chiacchiere. Il fatto è che tu non puoi rifiutarti di sposare Roberto! Ti sei abbastanza compro­messa con luì, i tuoi amici hanno tollerato molto in omaggio alla tua situazione spe­ciale, ma adesso tu hai il dovere verso te stessa e verso la società di sposarlo al più presto.

Carol                        - Se mi sposo, intendo di farlo per conto mio e non per conto dei miei amici.

Maude                      - E poi è ora che tu pensi a siste­marti.

Carol                        - Francamente non ne vedo la ra­gione.

Maude                      - Non sei più una bambina, Carol

Carol                        - Sono sempre più giovane di te.

Maude                      - Una vedova ha l'età dell'uomo che vuole sposarla; una zitella è giovane per lo meno quanto il suo ultimo spasimante.

Carol                        - E allora se devo proprio prendere marito me lo sceglierò più giovane di Roberto.

Isabella                     - Ma, Carol, Roberto ha l'età idea­le. I giovanotti non pensano che a sé stes­si: soltanto l'uomo di quarantacinque an­ni pensa più alla donna che ama che a sé stesso!

Maude                      - Cara Carol, mi pare arrivato il mo­mento di parlare francamente.

Carol                        - Oh, povera me! Non ti pare di es­sere stata abbastanza franca, finora?

Maude                      - Ho fatto tutto il possibile per non ferire le tue suscettibilità.

Carol                        - Non me ne ero accorta.

Maude                      - Ho paura di doverti dire delle cose poco piacevoli.

Carol                        - Per il mio bene... o per tua soddi­sfazione personale?

Maude                      - Per una felice e provvidenziale combinazione in questi casi non è difficile fondere assieme i due motivi. Credo mio dovere dirti tutta la verità.

Carol                        - Sarà lungo?

Maude                      - Perchè?

Carol                        - Perchè aspetto Rex da un minuto all'altro e appena arriva dovrò pregarti di lasciarmi sola.

Maude                      - Che strana idea!

Carol                        - Mi ha chiesto di parlarmi a quat­tr'occhi.

Maude                      - Cosa vuole?

Carol                        - Lo ignoro e ardo dalla curiosità di saperlo!

Maude                      - Non posso nasconderti che sono molto sorpresa.

Carol                        - Davvero?

Maude                      - Sì, perchè, vedi, eli avevo detto che ti eri fidanzata con Rob erto Oldham!

Carol                        - (indignata) Non è possibile! Questo è troppo! Io non intendo che tu debba impicciarti nei fatti miei in questo modo.

Maude                      - Cosa vuoi? Credevo che fosse cosa fatta e quel che è peggio è che avrebbe dovuto esserlo!

Carol                        - Non ti perdonerò mai! Come hai osato? Come osi?

Isabella                     - (alla finestra) Eccolo!

Carol                        - Rex?

Isabella                     - Sta salendo.

Maude                      - lo non me ne vado, Carol. La que­stione va liquidata a fondo. Mentre tu riceverai Rex Isabella ed io andremo a pren­dere una tazza di thè nel tuo salottino.

Carol                        - (ironica) Fate come se foste a casa vostra !

Maude                      - Andiamo, Isabella.

Carol                        - (fuori di sé) Se con il thè voleste anche un uovo non avete che da ordinar­lo. (Maude e Isabella escono. Carol in fretta e furia si dà un'occhiata allo spec­chio, si incipria il naso, ed assume una posa che la mette in valore. Con un libro in mano. Cooper introduce Rex).

Cameriera                 - Il signor Chénnighèm. (Esce).

Carol                        - (molto graziosa) Come siete caro di essere venuto!

Rex                           - Credevo di non dovervi rivedere più.

Carol                        - E perchè?

Rex                           - (scrollando le spalle) Posso farvi i ral­legramenti per il vostro fidanzamento?

Carol                        - Allora per voi il mio fidanzamento significherebbe la rottura della nostra armeria?

Rex                           - Ma non sapete che vi ho amata sin dal primo momento in cui vi ho vista? Mi credete proprio senza cuore?

Carol                        - Al contrario: voi siete la gioventù, l'amore, la passione.

Rex                           - Potevo sopportare di sapervi la moglie di uno sconosciuto; lo sapevo lontano e sapevo che vi era indifferente. Ora la si­tuazione è diversa.

Carol                        - Ma non ignoravate il mio affetto per Roberto.

Rex                           - Se sapeste quanto ho sofferto!

Carol                        - Zitto, Rex, perchè rattristarvi?

Rex                           - E così continuerò a soffrire. Mi cono­sco, voi non potete neppure immaginare sino a che punto può giungere la mìa tor­tura! Sono fatto così. Ma recriminare è inutile: Tunica cosa che vi chiedo è di non costringermi a rivedervi!

Carol                        - Ma io vi voglio bene!

Rex                           - È la vostra bontà che vi fa parlare così. Ma quando sarete felice con l'uomo che amate io sarò di troppo. Perciò dite­mi addio e lasciatemi andare. Non vi rivedrò mai più. La mia vita è finita, ma voglio risparmiarvi lo spettacolo del mio dolore. La mia sofferenza sarà silenziosa e solitaria.

Carol                        - Cosa pensereste se vi dicessi che ho rifiutato di sposare Roberto?

 Rex                          - Voi? Ma la signorina Fulton mi ha detto che vi eravate fidanzati!

Carol                        - Si è sbagliata.

Rex                           - (fissandola stupito) Perbacco!

Carol                        - (un po' sorpresa) Ma non siete con­tento? Non sapete trovare altra parola che « perbacco » ?

Rex                           - Perchè avete rifiutato?

Carol                        - Forse perchè non lo amavo abba­stanza.

Rex                           - Ma siete proprio sicura di non aver commesso un errore?

Carol                        - E siete voi che me lo domandate?

Rex                           - Io penso soltanto alla vostra felicità!

Carol                        - Chissà che la mia felicità non sia altrove!

Rex                           - (alquanto imbarazzato) Dopo tutto co­noscevate Roberto da tanti anni!

Carol                        - Non erano poi tanti!

Rex                           - È così simpatico e intelligente! Accan­to a lui mi sento insignificante!

Carol                        - Quasi, quasi si direbbe che vi fareb­be piacere di vedermelo sposare!

Rex                           - Sapete benissimo che mi spezzerebbe il cuore.

Carol                        - Ma...

Rex                           - Ma guardando la cosa esclusivamente dal vostro punto dì vista non posso fare a meno di pensare che sarebbe la n.igliore soluzione.

Carol                        - Siete un angelo a preoccuparvi tan­to del mio bene!

Rex                           - Da quando vi ho conosciuta, non ho fatto altro!

Carol                        - È raro trovare un uomo così al­truista!

Rex                           - Che volete... mi sento predestinato al sacrificio!

Carol                        - (con un improvviso lampo) Siete sicuro di non averne il sadismo?

Rex                           - Io? Ma sapete quante noni insonni mi avete fatto passare?

Carol                        - Poveretto, mi facevate tanta pena! Ditemi un po': non c'è mai stata nessuna donna innamorata di voi?

Rex                           - Mi pare di sì, ma non so perchè la cosa mi ha sempre dato un senso di noia.

Carol                        - Comincio a vederci chiaro. Amico mio, voi siete l'innamorato dell'amore senza speranza

Rex                           - Non vi capisco! Ma se credete che io non sia stato sincero...

Carol                        - (interrompendolo) Ma no, caro, era­vate perfettamente sincero. Soltanto la mia maggiore attrattiva per voi consisteva in questo: che io non potevo corrispondere al vostro amore!

Rex                           - Non mi sarei mai aspettato queste pa­role da voi, Carol!

Carol                        - Caro Rex, il mio non è un rimpro­vero. Siamo come siamo: voi siete l'aman­te infelice, ed io sono una stupida per non essermene accorta prima!

Rex                           - Non dite altro per favore: le vostre parole mi danno la sensazione di essere 'ultimo dei cretini!

Carol                        - E perchè volete privarmi anche di aucsta ultima soddisfazione? A proposito, dove pranzate, stasera?

Rex                           - Isabella mi ha invitato a pranzo!

Carol                        - L'avrei giurato! È così cara Isabel­la! Sono certa che più la conoscerete e più l'amerete! Suo marito è in India e lei è incapace di fargli il minimo torto: però è piena di cuore e la sua bontà è illimi­tata!

Rex                           - Carol, non vorrete mica insinuare...

Carol                        - No: è un piccolo consiglio che vi do. Ora che ho capito che per voi il mag­gior dolore sarebbe un amore corrisposto, temo di non essere abbastanza comprensiva!

Rex                           - Siete ingiusta, Carol. Non è colpa mia se io trovo la felicità nella sofferenza!

 Carol                       - Meno male che io non son così. È vero però che se fossimo tutti uguali...

Rex                           - Eppoi, Carol la colpa non è mica solo mia. Sono proprio creature impossibili!

Carol                        - Chi?

Rex                           - Le donne!

Carol                        - Già, perchè sono sempre pronte a cadervi fra le braccia. Poverette, non possono veder soffrire la gente!

Rex                           - Hanno la manìa del sacrificio!

Carol                        - Già, a momenti ci cascavo anch'io!

Rex                           - Sono così egoiste! Con loro un povero diavolo non può avere mai la gioia della rinunzia. Dopo tutto perchè anche l'uo­mo non deve aver diritto ad essere og­getto di compassione? Se a me piace ai restare in disparte, di sacrificarmi, dì sof­frire in silenzio perchè non mi deve es­sere consentito?

Carol                        - Ecco, non direi proprio in silenzio, Rex. Ma io vi trattengo e sono certa che avete un mucchio di cose da fare. Arri­vederci !

Rex                           - Nessuno mi capirà mai! Arrivederci. (Si avvicina alla porta, la apre, quindi re­sta in silenzio). E sapete, Carol... una donna non è mai tanto desiderabile come quando è impossibile ad aversi! (Esce).

Carol                        - (improvvisamente capisce) È vero! (Pausa). Perbacco! (Maude ed Isabella entrano).

Maude                      - Lo abbiamo sentito andar via.

Carol                        - Oh, vi avevo dimenticato! (Ad Isa­bella). Brava, non hai perso tempo con Rex. Mi ha dichiarato che anche tu hai dei meravigliosi occhi!

Isabella                     - Carol, cosa intendi dire?

Carol                        - Pranza con te stasera, è vero?

Isabella                     - Aveva l'aria tanto triste che l'ho invitato!

Carol                        - Triste? Ma se non è felice che quan­do è triste! Del resto se ti fa piacere di averlo, te lo regalo, Isabella!

Isabella                     - (indignata) Oh!

Carol                        - Sei proprio la donna fatta per lui! Ascolterai le sue dichiarazioni, ti com­muoverai alle sue parole d'amore, gli di­rai che tuo marito non ti ha mai com­presa e lo circonderai di compassione! So­no sicura che non farai mai un passo più in là e sta attenta perchè se lo facessi, lo perderesti. Se c'è una cosa che odia è l'a­more corrisposto!

Isabella                     - (comincia a piangere) Non ti avrei mai creduta capace dì parlarmi così.

Maude                      - Carol! Tu gli hai chiesto di spo­sarti e lui ha rifiutato.

Carol                        - No, non gli ho chiesto di sposarmi. Ma, francamente, questo è troppo. Non sono mai stata tanto offesa! (Anche lei si mette a piangere). Ti odio, Mod, ti odio!

Maude                      - Carol!

Carol                        - Zitellona invidiosa!

Maude                      - Non hai diritto di parlarmi a que­sto modo. Io non ho pensato che al tuo bene! (Comincia a piangere anche lei. Per un minuto piangono tutte e tre, quindi tutte e tre prendono le borsette e tirano fuori gli specchietti).

Isabella                     - Mamma mia che mostro!

Carol                        - Dio, come sono brutta!

Maude                      - Le lacrime non mi donano! (Parla­no contemporaneamente e contemporaneamente prendono i piumini e si incipriano il naso. Mentre son così occupate entra Cooper).

Cameriera                 - Il signor Oldham, signora.

Carol                        - Non sono in casa.

Cameriera                 - Ha detto che gli avevate dato appuntamento, signora.

Maude                      - È giusto: fatelo salire.

Cameriera                 - Va bene, signorina. (Esce).

Carol                        - Ma cosa ti prende, Mod?

Maude                      - L'ho mandato a chiamare io.

Carol                        - Ma sei insopportabile! Sono senza parole! Sei odiosa, Mod!

Maude                      - Puoi arrabbiarti finche vuoi, ma così non si va avanti e la situazione deve essere risolta!

Carol                        - (si avvicina alla porta) Non voglio vederlo.

Maude                      - Ormai è qui.

Carol                        - Cerca di liberarmene. Isabella, tu che lo trovi seducente, perchè non ti prendi anche lui?

Isabella                     - Rifiuterà di andarsene se non ti vede.

Carol                        - E allora volete sapere perchè l'ho ri­fiutato? Perchè ho capito che non. aveva nessuna voglia di sposarmi. Tremava che dicessi di si.

Maude                      - Ma non dire sciocchezze! Non avrei mai dovuto lasciarvi soli! Siete due ragazzi. Scommetto che Roberto era nervo­so: e Cu pure!

Carol                        - Roberto di sicuro! Dovevi vedere la quantità di whisky che è stato capace di mandare giù. Per farsi coraggio, capisci! Non hai mica intenzione di chiedergli di sposarmi per pietà? Scommetto, del resto, cne ha già comprato un biglietto di cro­ciera per il giro del mondo!

Maude                      - Ma sei ben sicura che ti abbia chie­sto di sposarlo?

Carol                        - Stai tranquilla che non lo avrei la­sciato uscire da qui se non l'avesse fatto: che diamine, ho anch'io il mio amor pro­prio!

Maude                      - E sei sicura di avere esercitato tutte le tue arti seduttrici?

Carol                        - Tutte quelle che conosco!

Maude                      - Avresti dovuto aspettare la sera. Un buon pranzo ed una bottiglia di champagne sono sovrani sul cuore degli uomini!

Isabella                     - E le luci velate e l'abito da sera giovano anche alla più bella donna del mondo!

Carol                        - Precisamente per questo non volevo vedere Roberto stamane: siete state voi a chiamarlo. Sapevo benissimo che nessun uomo ha voglia di sposarmi prima di co­lazione.

Maude                      - Credevo che Roberto fosse un uo­mo eccezionale.

Carol                        - Non ci sono uomini eccezionali alla sua età: dovresti saperlo.

Isabella                     - Ma cosa sta facendo?

Carol                        - Si prepara ad affrontare la battaglia. Ed io non uscirò dalla mia stanza finché non se ne sarà andato! (Esce di corsa la­sciando le due donne sbalordite).

Maude                      - Che roba!

Isabella                     - Carol è tanto cara, ma un po' più di dolcezza non le farebbe male! (Cooper introduce Roberto, quindi si ritira).

Cameriera                 - Il signor Oldham!

Roberto                    - Ho chiesto alla cameriera di dar­mi un whisky. Carol non c'è? Buonasera! (Silenzio). Cosa è successo? Quando sono uscito dal tribunale ho trovato il mio se­gretario ohe mi ha detto di correre subito qui!

Maude                      - Sono stata io a farvi chiamare. So­no molto scontenta di voi, Roberto.

Roberto                    - Come siete volubile. Poche ore fa volevate a tutti i costi darmi un bacio!

Maude                      - Non è il momento di scherzare!

Roberto                    - Mia cara Mod, se la coscienza dovesse mai incarnarsi son certo che prenderebbe le vostre sembianze! Vi giuro che non ho la minima voglia di scherzare!

Maude                      - Allora, la coscienza vi rimorde!

Roberto                    - No, mi sento perfettamente a po­sto.

Maude                      - E allora perchè tirate in ballo la coscienza?

Roberto                    - (disperato) Oh, ma non capite che scherzavo! E ora ditemi cos'è successo?

 Maude                     - (con aria significativa) Cosa avete fatto a Carol?

Roberto                    - Io? Non capisco...

Maude                      - Quando Isabella ed io siamo arri­vate qui per farle i rallegramenti, abbia­mo trovato Carol in uno stato di collasso. È vero, Isabella?

Isabella                     - (un po' dubbiosa) Sì, Mod!

Maude                      - Piangeva come una fontana e la cameriera ci ha detto che era passata da uno svenimento all'altro. La boccetta dei sali era vuota. È vero, Isabella?

Isabella                     - (seccatissima) Sì.

Maude                      - Abbiamo dovuto chiamare il me­dico, il quale ha dichiarato che è in condizioni allarmanti e che sarà un miracolo se evita una febbre cerebrale.

Roberto                    - Santo cielo!

Maude                      - E io vi ripeto: cosa avete fatto a Carol?

Roberto                    - Niente: le ho chiesto di sposarmi.

Maude                      - Ah, allora questo conferma le sue parole, vero Isabella? E lei ha rifiutato. Non siete stato un po' sorpreso?

Roberto                    - Sorpreso? Mia cara Mod, mi sono sentito morire. Sono ancora annientato dal colpo!

Maude                      - Già, vi deve essere sembrato incom­prensibile!

Roberto                    - Potete immaginare! Con due pa­role Carol ha mandato all'aria tutti i miei sogni. Ora mi pare di brancolare nel buio, come chi non na più meta. Certo il tem­po sanerà la piaga, ma...

Maude                      - Perche non cercate di farle cam­biare idea?

Roberto                    - Mi ha fatto capire che la sua de­cisione è irrevocabile. Eppoi ha profondamente ferito il mio amor proprio; non pos­so proprio espormi ad una seconda umi­liazione.

Maude                      - Storie!

Roberto                    - Francamente, Mod, mi pare che in un momento come questo meritavo un po' più di simpatia!

Maude                      - Mio caro Roberto, se Carol vi ha rifiutato è stato perchè le avete chiara­mente dimostrato che non avevate voglia di sposarla!

Roberto                    - Ma cosa state dicendo? Tutti san­no che non desidero altro!

Maude                      - Le avete chiesto di sposarla come se compiste un duro dovere. Si capisce che una donna che si rispetti doveva rifiutare. Al suo posto avrei fatto lo stesso.

Roberto                    - Isabella, Mod è una terribile bu­giarda. Cosa c'è di vero nelle sue parole?

Isabella                     - Forse non vi siete reso conto che le donne non tollerano che il rito del fidanzamento venga spogliato d'ogni poe­sia. Avreste dovuto parlarle d'amore con soavità. Sono sicura che ci riuscite benis­simo!

Roberto                    - (siede accanto a let) Come fate a saperlo?

Isabella                     - Le donne sanno sempre queste cose.

Roberto                    - Che intuito avete, Isabella!

Isabella                     - (posando la mano su quella di Ro­berto) So che la amate, Roberto.

Roberto                    - (le prende la mano) Le voglio molto bene!

Isabella                     - È stata una bella storia d'amore e deve avere un lieto fine!

Roberto                    - Mi domando se Carol mi voglia proprio bene, Isabella?

Isabella                     - Oh, come potete metterlo in dub­bio? Le donne sono fedeli per natura, Roberto.

Roberto                    - La mia esperienza di avvocato mi porterebbe a credere piuttosto il contrario.

Isabella                     - Sapete che Carol è gelosa di voi?

Roberto                    - Che idea! Come vi è saitata in mente?

 Isabella                    - È furibonda con me! Pare che le abbiate detto che ho dei begli occhi.

Roberto                    - È la verità!

Isabella                     - Avreste dovuto dirlo a me. Io avrei capito, mentre temo che Carol l'abbia presa a male.

Roberto                    - Voi siete così comprensiva!

Isabella                     - È un dono: Carol è un amore, ma a volte manca un po' di tenerezza, non vi pare?

Roberto                    - E invece, la dolcezza è la vostra principale qualità!

Maude                      - Ma Isabella, a che gioco stai giuo-cando?

Isabella                     - (un po' aspra) Cara, ti sarei gra­ta di lasciarmi fare a modo mio.

Maude                      - Non mi pare che negli ultimi cin­que minuti tu abbia fatto niente per dimostrare a Roberto che ha il dovere di sposare Carol.

Roberto                    - Dovere! Terribile parola, figlia della voce di Dio!

Maude                      - Avete compromesso Carol. L'avete esposta alle chiacchiere della gente, e ades­so avete un solo mezzo per riparare. Do­vete farlo per lei, per voi ed anche per noi!

Roberto                    - Davvero?

Maude                      - Sì, non potete privarci della soddi­sfazione di vedervi felici!

Roberto                    - (riflette un momento, quindi si de­cide) Bisogna che parli con Carol!

Maude                      - Allora vi lasciamo. Vieni, Isabella. Abbiamo assolto il nostro dovere, non pos­siamo fare di più.

Isabella                     - Arrivederci! (Roberto apre la por­ta per farle uscire, quindi suona il campanello. Cammina su e giù un po' preoc­cupato. Poi sembra riprendere animo).

Roberto                    - (a Cooper che entra) Abbiate la cortesia di chiedere alla signora Asceli se può ricevermi.

Cameriera                 - La signora è occupata, signore!

Roberto                    - Attenderò che sia libera.

Cameriera                 - Va bene, signore! (Esce e torna quasi subito). La signora è sofferente e non può ricevere nessuno.

Roberto                    - Aspetterò che sia guarita.

Cameriera                 - Va bene, signore. (Esce e dopo un momento torna). La signora è morta, signore.

Roberto                    - Aspetterò che risusciti. Oggi è il giorno del giudizio universale e l'ultima tromba risuonò alta e potente!

Cameriere                 - Va bene, signore. (Esce e poco dopo Carol entra).

Carol                        - Se ne sono andate?

Roberto                    - Grazie a Dio!

Carol                        - (chiama) Cupa!

Cameriera                 - (entra) Signora?

Carol                        - Mettete la catena alla porta e se fate entrare qualcuno vi licenzio!

Cameriera                 - Va bene, signora.

Carol                        - Siete stato così insistente che ho do­vuto venire.

Roberto                    - Cara Carol, siete stata molto in­giusta nell'addossare tutta la colpa a me. In fondo voi neanche desideravate molto di sposarvi.

Carol                        - (sorride) No, non molto.

Roberto                    - E, allora, cosa sono tutte queste storie di lacrime e di svenimenti?

Carol                        - Chi ve le ha raccontate?

Roberto                    - Mod.

Carol                        - (soffocando il riso) E voi ci avete creduto?

Roberto                    - No. Ma ho pensato che aveste vo­luto farmi uno scherzo.

Carol                        - No, Roberto, sopporto la rovina di tutte le mie speranze con esemplare fortezza d'animo!

Roberto                    - Va bene, Carol, ma ora bisogna guardare in faccia la realtà. E non ci ri­mane che sposarci.

Carol                        - (con energia) Neanche per sogno!

Roberto                    - Pensate che quello che abbiamo passato oggi è solo il principio, l'antipa­sto. Non avremo più un momento di pa­ce e presto o tardi saremo costretti a farlo. Perciò è meglio rassegnarci e piegarci al­l'inevitabile.

Carol                        - Se mi sposo voglio farlo per me e non per piacere ai miei amici!

Roberto                    - Cara Carol, io ho una vasta espe­rienza delle ragioni che conducono al matrimonio. La gente si sposa per picca, per solitudine, per paura, per denaro, per po­sizione sociale, per noia. Ciò nondimeno tutti questi matrimoni possono essere for­tunati. L'unico motivo che porta infalli­bilmente al disastro è quando due si spo­sano soltanto perchè ne hanno voglia!

Carol                        - Lo dite per rassicurarmi!

Roberto                    - Credete forse che Mod ed Isa­bella abbandoneranno la lotta? Mai! Non solo, ma a loro si aggiungeranno tutti i vostri amici e conoscenti i quali troveran­no strano che non vogliate sposarvi e tutti i miei i quali insinueranno che devo ave­re qualche ragione segreta per non pren­der moglie! Chiameranno alla riscossa i vostri zii ed i miei nipoti! Cara mia, non abbiamo via di scampo!

Carol                        - Lotterò sino all'estremo, Roberto!

Roberto                    - Ma perchè? Dopo tutto sono con­vinto che anche sposati potremo tirare avanti benissimo.

Carol                        - (con enfasi) Tirare avanti! Tirare avanti! Tirare avanti! Come se l'ideale della vita fosse quello di tirare avanti!

Roberto                    - Ma io vi voglio bene, Carol!

Carol                        - Ed anch'io ve ne voglio, Roberto!

Roberto                    - Però vi confesso che lì per lì l'idea del matrimonio mi ha terrificato. Non vi offendete mica, vero?

Carol                        - No, perchè anch'io ho avuto quasi la stessa impressione!

Roberto                    - Non è che io intenda di far la vita dello scapolo allegro, ma se mi salta in mente che sono allegro e che sono sca­polo, l'idea non mi dispiace.

Carol                        - Capisco! È come quando dopo un lungo viaggio si arriva di notte in una citta sconosciuta e mentre il treno rallenta si vedono tutte le luci della vita notturna balenare e quasi palpitare. Si prova una sorta di prodigiosa esaltazione, come se si fosse sulla soglia di chissà quale straordi­naria avventura! Oh! Roberto, se voi foste sul sedile di fronte sarei invece sicura che l'avventura è impossibile!

Roberto                    - Non illudetevi, Carol: siamo gli eroi di un romanzo, voi ed io, e dobbia­mo soddisfare la passione del pubblico per il lieto fine.

Carol                        - Non so cosa darei perchè mio ma­rito non fosse morto!

Roberto                    - Forse quando saremo sposati pen­seremo diversamente.

Carol                        - Perchè?

Roberto                    - Una volta nel Sud Africa conob­bi un tale il quale aveva la fidanzata in Inghilterra e gli ci vollero sette anni pri­ma di essere in condizione di mettere su famiglia. Finalmente lei s'imbarcò e lui andò al porto per accoglierla all'arrivo. Ma proprio quando il piroscafo stava per attraccare il mio amico si sentì mancare il coraggio e se la diede a gambe. La ra­gazza lo inseguì a Città del Capo e lui scappò a Joannesburg; lei lo raggiunse a Porto Elisabetta e lui si rifugiò a Lorenzo-Marquez. Per farvela breve, la fidan­zata gli corse dietro per tutta l'Africa. Fi­nalmente lo agguantò e in quattro e quat­tro otto fece celebrare il matrimonio! Eb­bene, da allora il mio amico è stato Tuo mo più felice del mondo!

 Carol                       - Ma io non penso a voi, Roberto, è di me che mi preoccupo!

Roberto                    - Cara mia, fra un'ora Mod suo­nerà alla vostra porta.

Carol                        - Ho fatto mettere la catena!

Roberto                    - Si accamperà fuori su di uno sga­bello piegabile e bivaccherà con dei pa­nini imbottiti.

Carol                        - Ma non è proprio possibile far niente?

Roberto                    - Ma cosa volete che faccia? Sono allo stremo di ogni resistenza.

Carol                        - Vi voglio troppo bene per chiedervi di suicidarvi!

Roberto                    - Meno male, perchè non potrei proprio compiacervi.

Carol                        - Ma non sareste disposto a sposare Mod?

Roberto                    - Oh, no, di sicuro, nemmeno per tutto l'oro del mondo!

Carol                        - Allora, non potete far niente per me?

Roberto                    - Sì, sposarvi!

Carol                        - Oh, quello lo fate per voi, non per me!

Roberto                    - Perchè volete litigare, Carol? Avremo tanto tempo per farlo quando sa­remo sposati!

Carol                        - Sapete che da quando ci conosciamo è la prima volta che litighiamo?

Roberto                    - Promette bene per l'avvenire.

Carol                        - Roberto, ma io non voglio sposarvi!

Roberto                    - Su via, cara, un po' di coraggio. Se vedessi un'altra via di uscita non insi­sterei, ma non c'è altro mezzo!

Carol                        - Siete sicuro?

Roberto                    - Sicurissimo.

Carol                        - E dopo tutto è la miglior cosa che abbia mai fatto.

Roberto                    - Allora è deciso?

Carol                        - (con un sospiro) È deciso!

Roberto                    - E in tal caso è meglio liquidare la partita prima che si può!

Carol                        - Già, tanto a ritardare non si guada­gna niente!

Roberto                    - Per fortuna non ho ancora dato le dimissioni dai circoli, come stavo per fare!

Carol                        - Perchè?

Roberto                    - Finora erano un lusso, non ci met­tevo mai piede: ma quando sarò sposato mi saranno indispensabili!

Carol                        - Credevo che i circoli fossero fre­quentati principalmente dagli scapoli.

Roberto                    - Macché, gli scapoli rimangono vo­lentieri a casa.

Carol                        - Sarà un grande cambiamento nella vostra vita, Roberto!

Roberto                    - Sono sempre stato molto casalin­go; e forse un po' di movimento mi farà bene!

Carol                        - Si può dire che passavate tutte le vostre serate qui: sono sicura che non vi dispiacerà di vedere un po' più di gente.

Roberto                    - Ci stavamo proprio addormentan­do, Carol. Era ora che ci svegliassimo. Penso con gioia all'avvenire.

Carol                        - Eppure il passato è stato molto bel­lo, Roberto! I nostri « tète à tète » non saranno mai più gli stessi.

Roberto                    - Vi ricordate le nostre cenette al Savoia, dopo teatro? Erano carine, vero?

Carol                        - Eppoi Roberto, non ho mai potuto dominare il brivido di emozione che mi prendeva tutte le volte che venivo a pran­zo a casa vostra. Erano molto innocenti, quei pranzetti: ma quando mi toglievo il mantello nella vostra anticamera, mi pa­reva sempre di andare incontro all'avven­tura.

Roberto                    - A proposito, come farete a libe­rarvi della vostra casa?

Carol                        - (stupita) Ma non ho nessuna inten­zione di liberarmene.

 Roberto                   - Ma, amica mia, non possiamo mi­ca averne due!

Carol                        - Infatti, pensavo che avreste venduto la vostra.

Roberto                    - Perchè? È mia, l'ho da vent'anni e mi ci sono affezionato, mentre la vostra l'avete in affitto.

Carol                        - Questa non è una ragione. L'ho ap­pena fatta ridecorare. Il solo bagno mi è costato un patrimonio!

Roberto                    - Non pretenderete mica che faccia il bagno in una stanza da bagno futurista! Mi sarebbe impossibile sopportarla a di­giuno.

Carol                        - Mi dispiace che il mio bagno non vi piaccia: è questione di gusto!

Roberto                    - Per conto mio non capisco che le mattonelle di porcellana bianche: sono pulite, igieniche e gaie.

Carol                        - (comincia ad offendersi) Già, voi siete sempre persuaso che la vostra roba sia meglio di quella degli altri. La vostra sala da bagno rassomiglia a quella delle stazioni ferroviarie. Non potrei assoluta­mente farci il bagno; vivrei col terrore di veder comparire il ferroviere che grida: «in vettura, signori!».

Roberto                    - Via, Carol, siate ragionevole! La mia casa è fuori di dubbio meglio della vostra.

Carol                        - (secca) Non sono del vostro parere.

Roberto                    - (impaziente) Se vi ostinate è inu­tile discutere!

Carol                        - È meglio che vi dica francamente che per nessuna cosa al mondo lascerò questa casa.

Roberto                    - Ma questa è testardaggine. Fra l'altro non c'è posto per me, qui: non c'è neanche una stanza per farne il mio studio.

Carol                        - Ma sì che c'è: è quell'amore di stanzetta dietro alla camera da pranzo.

Roberto                    - (indignato) La cui finestra apre su questo muro che pare quello d'una prigione.

Carol                        - Appunto per questo la trovo adatta ad uno studio, così non sarete distratto!

Roberto                    - Una stanza di cui mi avete detto cento volte che non sapevate cosa farne: che d'inverno è una ghiacciaia e d'estate una fornace. Francamente, se non mi volete più bene...

Carol                        - Qui non si trata di affetto: si tratta di buon senso La vostra casa è un amore per uno scapolo...

Roberto                    - (interrompendola) Grazie!

Carol                        - Ma non è adatta ad una donna. In­tanto non ci sono armadi.

Roberto                    - Non inventate difficoltà, Carol. Gli armadi si comprano!

Carol                        - E dove volete che faccia il mio spo­gliatoio? In cantina? È assurdo!

Roberto                    - (incollerito) Basta con le discus­sioni Carol! La mia decisione è irremo­vibile!

Carol                        - (energica) Anche la mia!

Roberto                    - Mentre vi aspettavo ho deciso la nuova sistemazione della casa. La camera da letto più bella sarà la vostra.

Carol                        - La conosco: non c'è mai un raggio di sole.

Roberto                    - (dignitoso) È la stanza nella qua­le è morta la povera zia Caterina!

Carol                        - Questo non me la rende mica più at­traente.

Roberto                    - Amica mia, non capisco proprio questa vostra attitudine.

Carol                        - È semplicissimo: la mia casa mi piace e non intendo lasciarla.

Roberto                    - Meno male che sono l'uomo più paziente del mondo! Ma, insomma, da quando mondo è mondo, è la moglie che va ad abitare la casa del marito!

Carol                        - Non ne vedo la ragione!

Roberto                    - Amica mia, si tratta di una delle più antiche consuetudini della razza uma­na! Ce lo insegna persino la Bibbia: la donna deve abbandonare tutto e seguire il marito!

Carol                        - Non sapete neppure quello che di­te; prima di citare la Bibbia vi consiglio di leggerla!

Roberto                    - (furente) Carol, io non posso tol­lerare il vostro tono. Vi prego di notare che io discuto nel modo più cortese!

Carol                        - (stizzita) Bravo! Adesso mi accusate anche di aver cattivo carattere! E avete appena finito di dire che non avevamo mai litigato!

Roberto                    - La cosa migliore, mia cara Carol, è di riprendere la conversazione quando sarete più calma. Adesso non fareste che dire parole che poi rimpiangereste.

Carol                        - Amico mio, non crediate di impres­sionarmi con la vostra aria di superiorità. Ho detto tutto quello che avevo da dire ed è inutile riprendere la conversazione!

Roberto                    - L'essenziale è che noi ci com­prendiamo. Io sono a soddisfare tutti i vostri capricci. Anche quelli assurdi (e Dio sa se ne avete di assurdi), ma questa è una questione di principio. Intendo che fino da ora i nostri rapporti siano quali dovranno essere in seguito. Perciò abbiate la cortesia di incaricare un'agenzia perchè vi trovi un inquilino per questo apparta­mento.

Carol                        - Ma non ci penso neppure!

Roberto                    - Carol, ho formulato la mia richie­sta nel modo più cortese possibile, ma non ammetto che voi la respingiate.

Carol                        - Ah, ah! Presumo che sia per vostro esclusivo divertimento che stiate parlando perchè le vostre parole non mi divertono molto.

Roberto                    - Sarò anche più esplicito, Carol! Rifiuto di venire ad abitare in casa vostra!

Carol                        - Peccato, perche per niente al mon­do accetterei di venire a vivere nella vo­stra.

Roberto                    - Non vi sembra preferibile di riflet­terci sopra?

Carol                        - No, grazie! La mia decisione è irre­movibile. Se volete sposarmi dovete venire ad abitare qui.

Roberto                    - E io non vi sposerò se non accet­tate di venire a stare a casa mia.

Carol                        - Quand'è così non c'è altro da dire.

Roberto                    - Attenta, Carol: sono già due vol­te che vi chiedo di sposarmi: vi avverto che non lo farò una terza.

Carol                        - Ormai non vi sposerei neanche se vi vedessi trascinarvi in ginocchio dalla anticamera di questa casa che odiate, su per le scale, fino qui!

Roberto                    - Allora, il nostro matrimonio è rotto, Carol!

Carol                        - Ero pronta a sacrificarmi: ma pre­tendere che tutto il sacrificio sia mio, è troppo !

Roberto                    - Lo chiamate sacrificio! Se vi spo­savo era per bontà!

Carol                        - L'ho scampata bella! E dire che avrei potuto essere legata a voi per tutta la vita!

Roberto                    - Questo dimostra cosa sono le don­ne! L'uomo più intellignte diventa un bimbo nelle loro mani! Vi conosco da dieci anni, Carol, ed è la prima volta che vi vedo nella vostra vera luce!

Carol                        - Ho sempre saputo che eravate vano, egoista e malato di stomaco, ma chiudevo gocchi. Mi sta bene la lezione! Del resto a prima volta che vi ho visto mi siete stato antipatico! Bisogna sempre dar retta alla prima impressione!

Roberto                    - Se è così, non capisco perchè ab­biate fatto di tutto per accalappiarmi.

Carol                        - Grazie al cielo, ho aperto finalmente gli occhi! Quanto ad accalappiarvi non vi avrei degnato di uno sguardo se non mi aveste perseguitata con la vostra corte!

Roberto                    - (ironico) Naturalmente, avete avu­to pietà di me?

Carol                        - No, ma sapevo che con voi non cor­revo rischi. Ah! non c'è niente di più ridicolo, per un uomo!

Roberto                    - (furente) Ah, sì? Allora questa è la nostra ultima conversazione, Carol!

Carol                        - Non pensavate mica che avrei con­tinuato a ricevervi?

Roberto                    - Avete altro da dirmi?

Carol                        - Soltanto una cosa che raccomando alla vostra meditazione: non vi sposerei neanche se foste l'unico uomo al mondo!

Roberto                    - E io se dovessi scegliere tra il pa­tibolo e il matrimonio, sceglierei la forca! Arrivederci!

Carol                        - Buon divertimento! (Egli si avvicina alla porta. Ad un tratto il campanello del telefono squilla. Roberto e Carol si guar­dano con aria smarrita. Il telefono seguita a suonare). È Mod!

Roberto                    - Perbacco! L'avevo dimenticata!

Carol                        - Cosa devo fare?

Roberto                    - Io non ci sono!

Carol                        - Vigliacco! Non potete abbandonar­mi così!

Roberto                    - È meglio che rispondiate!

Carol                        - No, rispondete voi, Roberto. Siete un uomo!

Roberto                    - Non oso, Carol! (// telefono con­tinua a suonare insistente ed irritante).

Carol                        - Per l'amor di Dio, basta con que­sta suoneria!

Roberto                    - Seguiterà a suonare finché non ri­sponderete.

Carol                        - Ah, perchè ho fatto mettere il te­lefono ?

Roberto                    - Mod mi è sempre stata antipatica.

Carol                        - È insopportabile!

Roberto                    - Non ho mai capito la vostra ami­cizia!

Carol                        - Io? La odio! La detesto! (Dispera­ta). Ma fate smettere quella suoneria!

Roberto                    - Staccate il ricevitore!

Carol                        - Staccatelo voi!

Roberto                    - Carol!

Carol                        - Oh, Roberto, se mi aveste amata!

Roberto                    - Lo staccherò! (Si avanza verso il tavolo come se quello fosse una belva pronta a mordere; avanza piano, con precau­zione, quindi con un balzo è vicino al te­lefono e stacca il ricevitore. Carol dà uno strillo: con un salto indietro Roberto le si avvicina. Carol si aggrappa a lui e tutti e due tremano di paura). L'ho staccato!

Carol                        - Roberto, non mi abbandonate!

Roberto                    - State tranquilla: non vi abban­donerò!

Carol                        - Roberto, non lo dimenticherò mai!

 Roberto                   - Mod crede che la stiamo ascoltan­do e parla! Scommeto che si sta infuriando e sta facendo una scena!

Carol                        - Chi sa cosa dice?

Roberto                    - Non lo immaginate?

Carol                        - Per fortuna ho fatto mettere la ca­tena alla porta. Ma fra dieci minuti sarà qui. (Si guardano spaventati).

Roberto                    - Non c'è niente da fare, Carol, dobbiamo sposarci!

Carol                        - Lo so! Ma come fare? Cercate di trovare una soluzione, Roberto.

Roberto                    - Ce n'è una sola! Rinunciare alle nostre due case e prenderne una nuova.

Carol                        - Ma, la mia casa mi piace, Roberto!

Roberto                    - Ed a me piace la mia, Carol!

Carol                        - Sarà un dolore per tutti e due. Mal comune è mezzo gaudio!

Roberto                    - Sarà il nostro primo sacrificio sul­l'ara matrimoniale!

Carol                        - Però affiderete a me la decorazione della nuova casa, vero?

Roberto                    - Sì, di tutte le stanze eccetto il bagno. Ve lo chiedo come dono di nozze.

Carol                        - Sapete cosa faremo? Avremo un ba­gno per uno. E ora telefono subito all'agenzia che mi ha affittato la casa. (Prende la guida del telefono e la consulta).

Roberto                    - Che pratiche occorrono per spo­sarsi?

Carol                        - Non ne ho idea!

Roberto                    - Farò una scappata al circolo. Petersen è certo là e lui ha molta esperienza in questa materia. Non c'è niente di male se gli chiedo consiglio!

Carol                        - A proposito, come va il divorzio?

Roberto                    - A gonfie vele! Credo che avremo ancora quattro o cinque giorni d'udienze. E poi saremo a posto! Alla fine del pro­cesso né al marito né alla moglie resterà un briciolo di reputazione.

Carol                        - (al telefono) Meifea 148. Parlo con l'agenzia Gaskel? Vorrei affittare il mio appartamento... non posso spiegare tutto per telefono. Abbiate la cortesia di man­dare qualcuno. No. Subito. Dove? Ah, l'indirizzo: signora Ascelì, Cherzon Terrasse, Rigent Prak. (Posa il ricevitore).

Roberto                    - Avete ancora bisogno di me? Pri­ma di pranzo verrò a riferirvi quello che avrò saputo.

Carol                        - Prima di pranzo?

Roberto                    - Oh, a proposito del pranzo: non credete che avremo bisogno di compagnia? Ho l'idea che sarebbe melanconico pran­zare soli.

Carol                        - Giustissimo.

Roberto                    - Perchè non invitate Isabella?

Carol                        - Perchè lei ha invitato a pranzo Rex. Potrei dirlo a tutti e due così dopo potremmo fare una partita di bridge.

Roberto                    - Brava, un'ottima idea! (Carol prende un mazzo di carte). Cosa fate adesso?

Carol                        - Un solitario!

Roberto                    - Benissimo; vi riposerà! (Si dirige verso la porta).

Carol                        - Roberto!

Roberto                    - Cara?

Carol                        - La mia pietra preferita è lo smeraldo!

Roberto                    - Siete un amore di avermelo ricor­dato! (Esce mentre Carol distribuisce le carte del solitario).

 

SIPARIO

ATTO TERZO

 La stessa scena degli atti precedenti, dieci mi­nuti più tardi. Carol sta terminando il solitario. Cooper introduce il dottor Cornish!

Cameriera                 - Il dottor Cornish. (Esce).

Carol                        - Che bella sorpresa! Vi avverto che ho strappato la vostra ricettai

Cornish                     - Voglio sapere come può fare a vi­vere un povero medico se i malati rifiu­tano di prendere le medicine! Ma non ca­pite che quello è il segreto per star bene?

Carol                        - Poco fa eravate di un altro parere!

Cornish                     - Quella era una visita professiona­le, questa è una visita da amico!

Carol                        - Non oso chiedervene il motivo!

Cornish                     - Ve lo dirò subito: curiosità!

Carol                        - Credevo anche quello un difetto che l'età matura dovesse curare...

Cornish                     - Ditemi, ditemi subito: chi ha vin­to? Il buon senso o il sentimento? Sposate Roberto Oldham o Rex Chénninghèm?

Carol                        - Ma dottore mio, Rcx Chénninghèm è proprio ragazzo!

Cornish                     - Oh, ho visto dei matrimoni di que­sto genere andare a gonfie vele! La mia ultima cuoca si è sposata il garzone del­l'arrotino e per quanto mi risulta sono fe­licissimi.

Carol                        - Mi domando: come può aver fatto?

Cornish                     - Era una gran seduttrice!

Carol                        - Io ho promesso a Roberto di spo­sarlo!

Cornish                     - Allora non mi rimane che farvi i miei più sinceri rallegramenti!

Carol                        - L'unico conforto e che i miei amici saranno obbligati a farmi dei regali di nozze! Sarà la mia vendetta!

Cornish                     - Sono certo che sarete felicissima.

Carol                        - (pungente) Sono certa del contrario!

Cornish                     - E perchè?

Carol                        - Caro dottore, io adoro Roberto e so­no disperata di perderlo!

Cornish                     - Ma è proprio inevitabile?

Carol                        - Non avete osservato che il burro degli altri pare sempre migliore del no­stro? Roberto è così: preferisce il burro degli altri al suo. Se lo sposo, dove andrà a passare le serate?

Cornish                     - Non vedo che una sola soluzione: sposate un altro!

Carol                        - Credo anch'io che sia l'unico mezzo per conservare Roberto. Ma non è molto piacevole.

Cornish                     - Specialmente per la povera vittima.

Carol                        - Secondo voi chi dovrei sposare?

Cornish                     - Passiamo in rassegna i vostri ami­ci e vediamo chi di loro risponde meglio ai requisiti necessari.

Carol                        - (ammiccando) Anzitutto non dovreb­be essere troppo giovane.

Cornish                     - No: meglio un uomo di una cer­ta età!

Carol                        - Adoro i capelli grigi: e voi?

Cornish                     - Naturalmente dovrebbe essere un professionista.

Carol                        - Sicuro, e possibilmente avere inte­ressi in comune con Roberto.

Cornish                     - Sì, ma non deve essere un avvo­cato, perchè se si mettono a parlare di cause, di tribunali, voi siete fritta.

Carol                        - Un medico sarebbe l'ideale.

Cornish                     - Già, non mi pare una cattiva idea. E se avesse una vasta clientela tanto meglio, perchè sarebbe occupatissimo giorno e notte.

Carol                        - Dovrebbe però avere un altro requi­sito: essere molto amico di Roberto.

Cornish                     - Naturalmente ciò semplifichereb­be le cose. Vediamo un po'... chi potrebbe essere?

 Carol                       - Non vi preoccupate, dottore: ho già trovato!

Cornish                     - Perbacco, siete dinamica!

Carol                        - Sposo voi!

Cornish                     - (con energia) Questo poi no!

Carol                        - Via, siate ragionevole! Nessuno ri­sponde meglio di voi ai requisiti necessari!

Cornish                     - Amica mia, rimettiamo le cose a posto. Io sono il vostro medico e non un aspirante alla vostra mano!

Carol                        - Ma se pochi minuti fa mi avete di­chiarato che questa era una visita da ami­co e non da medico?

Cornish                     - Oh, questa è una faccenda che si può sistemare facilmente. Vi metto in con­to mezza ghinea e diventa una... visita professionale.

Carol                        - Vi credevo un uomo di mondo.

Cornish                     - Se questo significa cavarsi con abi­lità da una situazione imbarazzante, mi vanto di esserlo.

Carol                        - No, non significa soltanto quello: vuol anche dire accettare con eleganza l'inevitabile!

Cornish                     - Di inevitabile c'è soltanto quello che non si è abbastanza furbi per evitare.

Carol                        - Quando una donna si mette in testa di sposare qualcuno neanche Dominiddio può salvarlo!

Cornish                     - Nessuno più di me apprezza le vo­stre qualità. E sono sicurissimo che chi vi sposa può dirsi davvero fortunato: ma io sono troppo modesto per aspirare a tanto. E so di non meritare simile felicità.

Carol                        - La vostra modestia è fuori posto: e la mia vita non avrà altro scopo che quello di dimostrarvi il vostro errore!

Cornish                     - Ma io ho troppo affetto per voi per consentire a farvi sprecare tanta fatica per una così indegna persona!

Carol                        - Ah! dunque avete dell'affetto per me!

Cornish                     - Certo: una pura affezione medica!

Carol                        - Che roba è? Una specie di morbillo?

Cornish                     - Avete fatto male a stracciare la mia ricetta, perchè avete proprio bisogno di un calmante!

Carol                        - Per me il miglior calmante siete voi: ed è in considerazione di questa vostra qualità che io acconsento a sposarvi.

Cornish                     - Non dimentichiamo una circostan­za importante: quella che io non ho an­cora cniesto la vostra mano.

Carol                        - Ebbene, chiedetela!

Cornish                     - Potreste anche accettare!

Carol                        - E' molto probabile.

Cornish                     - Allora preferisco non correre il rìschio!

Carol                        - Vi consiglio di affrontarlo virilmen­te: sarebbe troppo imbarazzante per tutti e due se costringeste me a fare la do­manda.

Cornish                     - Avrei sempre la risorsa di rifiu­tare.

Carol                        - Ma io non accetterei il vostro rifiuto.

Cornish                     - Siete un campione di risolutezza!

Carol                        - Quando penso al bene che mi vuole Roberto, sono disposta a tutto!

Cornish                     - Non vorrei sembrarvi scortese, ma vi confesso che i sentimenti di Roberto per voi mi lasciano profondamente indifferente!

Carol                        - Ma vi credevo suo amico!

Cornish                     - Lo sono!

Carol                        - E, allora la sua felicità deve starvi a cuore! Sono sicura che gli farebbe piacere se vi sposassi.

Cornish                     - Mi mettete in una posizione imba­razzantissima !

Carol                        - Ma vi rendete conto delle gioie che offre la vita coniugale?

Cornish                     - Sono persuaso che non c'è nulla di meglio, per quelli a cui piace.

Carol                        - La donna ha cento modi per rendere felice l'uomo!

Cornish                     - Sì, e mille per renderlo infelice!

Carol                        - Le case senza donna sono tristi e fredde!

Cornish                     - Verissimo: e se impiegaste con Roberto la stessa eloquenza che sprecate con me, non penereste molto a persuaderlo della fortuna che gli è toccata a sposarvi.

Carol                        - Ve ne prego, non scherzate! Siete voi che dovete sposarmi.

Cornish                     - No!

Carol                        - Si.

Cornish                     - (con un sorriso) Non potete mica costringermi!

Carol                        - Ma posso rendervi la vita talmente impossibile che per disperazione vi deci­dereste a farlo!

Cornish                     - Siete una donna pericolosa!

Carol                        - E voi un uomo coraggioso'

Cornish                     - Però Roberto penserebbe che non ho agito da amico.

Carol                        - In un primo momento soltanto: poi si renderebbe conto che abbiamo agito pel suo bene.

Cornish                     - Se trovate che un marito è così in­dispensabile, perchè non avete conservato con più cura quello che avevate?

Carol                        - Non mi ero resa conto prima della utilità di averne uno per casa!

Cornish                     - Non è molto incoraggiante!

Carol                        - Con voi però starò più attenta a non perdervi.

Cornish                     - (con un ghigno) Che colpo man­cino per Roberto!

Carol                        - Ve l'immaginate la sua faccia, men­tre gli fate la partecipazione?

Cornish                     - (osservandola)  Dopo tutto siete proprio carina

Carol                        - Così dice la gente!

Cornish                     - (impulsivamente) Roberto è pro­prio pazzo! Non avrebbe dovuto esitare neppure un momentol

Carol                        - E’ quello che penso anch'io!

Cornish                     - Gli starebbe proprio bene se qual­cuno gli desse lo sgambetto ed afferrasse l'occasione di cui non ha avuto il coraggio di approfittare!

Carol                        - Vi sarei grata se parlaste di me co­me un gran premio e non come di un'occasione. Fa pensare ad una liquidazione di scampoli! (// dottore guarda Carol lun­gamente, quindi con un lampo di malizia).

Cornish                     - Carol, volete essere mia moglie?

Carol                        - Io? (Rimane sorpresa, quindi si ri­prende). Non so cosa rispondervi, sono così sorpresa... Non avevo mai pensato che... che vi interessaste a me. (Quindi facendo il tuffo con energia) Ebbene, accetto!

Cornish                     - E' stato sempre un mio vecchio sogno di avere in casa qualcuno su cui sperimentare le nuove medicine!

Carol                        - (un po' sbalordita) Oh!... E finora come avete fatto?

Cornish                     - (con dolcezza) Di solito le speri­mentavo sulle cameriere, ma la scienza non le interessava e allora mi davano gli otto giorni. Voi, invece, non potreste licenziarvi!

Carol                        - A dire il vero la scienza non inte­ressa neanche me!

Cornish                     - Oh, ma vi interesserà! Sono certo che quando vi renderete conto dell'utilità della vostra funzione, sopporterete con gioia i lievi inconvenienti che producono tali esperimenti.

Carol                        - (mordendosi le labbra) Non avete da affidarmi qualche altra missione scientifica? Vi sarei grata di farmela conoscere subito.

Cornish                     - Per il momento non mi pare. Però è inteso che dovrete fare una vita molto ritirata; perchè i clienti non amano incon­trare nei salotti la moglie del proprio dot­tore. Temono che sia troppo al corrente dei guai del loro organismo. La cosa migliore sarebbe addirittura di farvi passare per un'ammalata cronica.

Carol                        - Ciò che non mancherà di succedere davvero, se sopravvivo al corso di esperimenti al quale volete sottopormi.

Cornish                     - Concorrerete al premio Rockfeller per i martiri della scienza!...

Carol                        - (come se scuotesse di dosso i dubbi che le parole del dottore suggerivano) Resta inteso! Anche il martirio! Quando penso alla faccia che faranno quando an­nuncerete che ci sposiamo, sono pronta a tutto!

Cornish                     - Capisco lo scherzo più dal vostro punto di vista che dal mio!

Carol                        - Isabella si commuoverà e probabil­mente vi abbraccierà!

Cornish                     - E' una gran bella donnina!

Carol                        - Mod sentenzierà che abbiamo agito malissimo e non metterà i guanti per dirmelo! Ma, Roberto... mi domando che fac­cia farà Roberto. Telefono subito ad Isa­bella. (Suona il campanello). E* da sta­mattina che si divertono alle mie spalle; ora tocca a me!

Cornish                     - Aspettate una visita di Roberto?

Carol                        - Sicuro. Caro Roberto! E' andato a comprarmi un anello. (Entra Cooper). Cupa telefonate alla signorina Trench e ditele di venire subito qui. Ho una notizia im­portantissima da comunicarle.

Cameriera                 - Si, signora! (Esce).

Carol                        - E, adesso, state a sentire. Conosco Mod e a quest'ora sta già correndo qui, anzi sono sorpresa di non averla ancora vista. Roberto non può tardare ed anche Isabella verrà presto. Voi non dovete dire una parola finche non saranno tutti riuniti. Allora...

Cornish                     - Allora?

Carol                        - Allora assumerete un'aria d'occasio­ne: voglio dire cercherete di essere gaio e brillante. Siamo intesi?

Cornish                     - Credete proprio che convenga il buon umore? A me sembrerebbe più appropriata un'aria di indomita decisione!

Carol                        - E non dovete dimenticare che sono sette anni che mi amate in silenzio!

Cornish                     - Già, ma è quel sette che mi pare difficile da esprimersi con un giuoco di fisonomia!

Carol                        - E poi, al momento giusto, fate l'an­nuncio: «amici miei, devo farvi una comunicazione chi vi sorprenderà. Carol ha acconsentito a diventare mia moglie ». Do­po di che staremo a vedere cosa succede!

Cornish                     - Ho capito.

Carol                        - Cosa credete che succederà? (Entra Cooper seguita da Maude).

Cameriera                 - La signorina Fulton. (Esce).

Maude                      - Come va, Carol? Oh, dottor Cornish, di nuovo qui. (A Carol) Ti senti male?

Carol                        - (misteriosa) No, il dottor Cornish non è venuto a trovarmi come medico.

Cornish                     - No!

Maude                      - Dov'è Roberto?

Carol                        - E' uscito.

Maude                      - Non lo hai mica respinto?

Carol                        - No, ho fatto quello che volevi, Mod.

Maude                      - (trionfante) Ah! Lo sapevo che un po' di energia avrebbe aggiustato tutto!

Carol                        - Mod, è successo un fatto nuovo che modifica completamente la situazione.

Maude                      - (sospettosa) Cosa diamine intendi dire?... Dottor Cornish!

Cornish                     - Ogni cosa a suo tempo, cara signorina

Maude                      - Ma non mi hai detto che tutto era sistemato?

Carol                        - Dipende da cosa intendi per siste­mato.

Maude                      - Ma, cara...

Carol                        - Abbi pazienza sino al ritorno di Ro­berto. E' giusto che sia il primo a sapere! (Al dottore Cornish) Non trovate?

Cornish                     - Giustissimo!

Maude                      - A proposito: hai avuto risposta al tuo telegramma a Nairobi?

Carol                        - No, non ancora! (Cooper entra per annunciare Roberto, quindi esce).

Cameriera                 - Il signor Oldham.

Carol                        - (cordiale) Oh, Roberto, mi doman­davo cosa vi era successo!

Roberto                    - Perbacco; c'è Mod!

Carol                        - E il dottor Cornish!

Roberto                    - Come va? E' un pezzo che non vi vedo! Cosa dite della notizia?

Carol                        - Il dottor Cornish ha anche lui una nodzia da darci.

Maude                      - E se non ce la dice subito, mi viene una crisi di nervi.

Roberto                    - Ho visto Petersen, Carol.

Carol                        - Mi direte più tardi quello che vi ha detto.

Roberto                    - Vi trovo molto strana, Carol.

Carol                        - Vi chiedo solo un momento di pa­zienza.

Maude                      - Perchè?

Carol                        - Voglio che anche Isabella sia qui. Si è tanto interessata a me che è giusto che sappia ciò che ha così radicalmente cam­biato il mio avvenire.

Roberto                    - (un po' seccato) Non capisco: e non posso soffrire i misteri.

Cornish                     - La notizia che devo comunicarvi è importantissima, ma la signora Ascelì non vuole che sia divulgata finché tutti i suoi amici non saranno raccolti attorno a lei!

Carol                        - Perfettamente!

Maude                      - A me i misteri piacciono, ma non posso soffrire l'attesa.

Roberto                    - Oh, Cornish, Carol vi ha comuni­cato la nostra decisione?

Cornish                     - Mi ha detto che volete sposarla.

Roberto                    - Sapete tutti da quanto tempo sono innamorato di lei!

Carol                        - E' inutile di parlarne adesso, Roberto!

Maude                      - Comincio a sentirmi a disagio! (Cooper entra).

Cameriera                 - La signora Trench e il signor Chénninghèm. (Entrano. Cooper esce).

Carol                        - Finalmente!

Isabella                     - Cosa succede, Carol? Per fortuna ho trovato Rex alla porta di casa mia: era venuto a prendermi per fare una passeg­giata in macchina nel parco.

Carol                        - La sua nuova macchina a due posti si rivela molto utile, vero?

Isabella                     - E così l'ho pregato di accompa­gnarmi qui. Ma ti è forse accaduto qual­cosa? (La tua telefonata ci ha spaventato! (Cooper entra).

Rex                           - Siamo ansiosissimi, Carol.

Carol                        - Cosa c'è, Cupa?

Cameriera                 - C'è un signore che desidera par­larvi. Dice che gli avete dato un appun­tamento.

Carol                        - (prende il biglietto da visita) Gaskel e Bird. Ah, ho capito, è l'agenzia che af­fitta le case.

Roberto                    - Sicuro, gli avete telefonato prima che io uscissi. Intanto Cupa può fargli visitare la casa.

Carol                        - Cupa ringraziate quel signore da parte mia e ditegli che sono desolata di averlo disturbato, ma che non affitto più la mia casa.

Roberto                    - (stupito) Carol!

 Carol                       - Andate pure, Cupa!

Cameriera                 - Si, signora. (Esce).

Roberto                    - Insomma, cos'è questa storia? Ave­vate deciso di liberarvi della vostra casa e se avete cambiato idea...

Carol                        - Un momento, Roberto. Caro dottore, credo che sia giunto il momento di parlare. Volete spiegar loro...?

Cornish                     - (fa un passo avanti) • Certo. Amici miei, sono sicuro che la notizia che sto per darvi vi riempirà di stupore.

Isabella                     - Il cuore mi fa tuf-tuf !

Cornish                     - (fissando Carol) Cinque minuti fa, da questa stanza usciva Stefano Ascelì, il marito di Carol.

Tutti                         - Cosa? (Nessuno è più stupito di Carol, il dottore la osserva con aria apparentemente impassibile ma di intensa alle­gria interiore).

Cornish                     - L'ho visto con i miei occhi: è vivo e vegeto! Rex » Perbacco!

Isabella                     - Carol, non capisco!

Carol                        - Nessuno è più sorpreso di me!

Cornish                     - Non è la prima volta che Stefano Ascelì è creduto morto. Per questo quando sono entrato e l'ho trovato qui sono stato sorpreso molto relativamente.

Carol                        - Non so più dove ho la testa!

Cornish                     - E per quello che posso giudicare dall'aspetto, Stefano può vivere facilmen­te altri vent'anni!

Carol                        - Davvero?

Cornish                     - Certo.

Maude                      - Mia povera Carol, che disillusione per te!

Cornish                     - Dovete essere tutti molto carini con lei. (A Carola Io non posso offrirvi che l'espressione della mia più profonda simpatia.

Carol                        - Ma... non ve ne andate mica?

Cornish                     - (con un sorriso) Lascio a voi la cura di spiegare la situazione nel modo migliore.

Carol                        - (sottovoce) Mascalzone!

Cornish                     - Se per uomo di mondo s'intende chi sa cavarsi da una situazione imbaraz­zante con eleganza... Arrivederci! (Esce rapidamente).

Isabella                     - Hai sopportato il colpo in modo ammirevole!

Carol                        - (cercando di non ridere) Ti pare? E' stata un'emozione spaventosa. Sono allo stremo delle mie forze! Sento che sto per svenire!

Isabella                     - Roberto, aprite la finestre! Poveri­na, pare un cencio!

Carol                        - (non riesce a dominare il riso) Ah! Mi sta per venire una crisi di nervi.

Maude                      - Reagisci, Carol! Reagisci!

Carol                        - (ridendo) Non posso! (Comincia a ridere, la sua risata si fa sempre più forte, gli altri si stringono attorno a lei).

Tutti                         - Carol! Carol!

Carol                        - E' stato un colpo tremendo!

Isabella                     - Dove sono i miei sali?

Maude                      - Che stupida sono! (Le due signore si precipitano verso le rispettive borsette prendono le boccette dei sali aromatici e le fanno annusare a Carol, la quale seguita a ridere ininterrottamente). Respira forte. Battetele sulle mani! (/ due uomini le af­ferrano le mani e le percuotono le palme).

Roberto                    - Basta, Carol! Basta!

Isabella                     - Bisogna chiamare un medico!

Maude                      - A che serve? So benissimo quello che si deve fare! Battetele le piante dei piedi...

Carol                        - Non voglio!

Maude                      - Non le badate! (Mentre i due uomi­ni seguitano a percuoterle le palme delle mani le donne le battono le piante dei piedi. Carol continu a ridere. Finalmente tace esausta).

Carol                        - Dio mio!

Maude                      - Sta meglio. Lo sapevo che il miglior rimedio era di batterle la pianta dei piedi e se avesse seguitato bisognava avvolgerla in un tappeto e rotolarla per terra!

Carol                        - Mod, peste! Oh, comincio a sentir­mi meglio!

Roberto                    - Era naturale, non vi pare?

Maude                      - Perbacco! Se mio marito mi fosse comparso così improvvisamente davanti credo che sarei morta dallo spavento!

Rex                           - Non sapevo che aveste un marito!

Maude                      - Infatti non ce l'ho: ed è appunto per questo che il colpo sarebbe stato così terribile!

Isabella                     - E adesso devi raccontarci tutto, Carol.

Carol                        - Ma non c'è niente da raccontare!

Maude                      - Non dire sciocchezze. Come è en­trato?

Carol                        - Con le sue gambe.

Maude                      - Oh, non fare la stupida! Cosa ha fatto? Cosa ha detto? Quali intenzioni ha? Dove va?

Carol                        - Oh! (L'esclamazione è profonda e suona come se ad un tratto Carol si rendesse conto del pasticcio nel quale si trova e di quello che deve inventare).

Roberto                    - Lasciatela stare! Non vi pare che abbia già avuto abbastanza emozioni?

Carol                        - Come siete buono, con me Roberto!

Maude                      - Ma il raccontarci come si sono svolti i fatti non può farti male.

Carol                        - Va bene, allora sedetevi e vi dirò tutto. (Siedono sulle sedie due a ciascun lato di Carol ansiosi di ascoltarne il rac­conto).

Roberto                    - Siate calma, Carol, ve ne supplico!

Maude                      - Zitto, Roberto!

Carol                        - Ecco: ero seduta e terminavo di fare un solitario. Roberto mi aveva appena la­sciata...

Roberto                    - E per quale dolce commissione!

Maude                      - 'Lo immagino! Avevate deciso di sposarvi: l'ho letto negli occhi di Roberto. Povero Roberto!

Roberto                    - (con semplicità) Avevo detto a Carol cne non potevo vivere senza di lei e lei aveva acconsentito ad essere mia moglie.

Carol                        - Roberto era andato a comprare un anello ed io mi domandavo se avrebbe scel­to un « cabochon ».

Roberto                    - (cupo) Volete vederlo? (Dalla ta­sca prende un grosso smeraldo montato ad anello).

Carol                        - Oh, Roberto, che meraviglia! Deve esservi costato un patrimonio!

Roberto                    - Quasi. Mi domando se il gioiellie­re vorrà riprenderselo!

Carol                        - Non vi preoccupate per questo, Ro­berto. Lo terrò come ricordo del nostro breve fidanzamento! (// viso di Roberto si allunga).

Isabella                     - Che deliziosa idea, Carol!

Roberto                    - (con una risata cupa) Non c'è che Carol per avere delle idee così rare!

Maude                      - Avanti, Carol!

Carol                        - Non mi mancava che un sette per­chè il solitario riuscisse: invece tirai un dieci di cuori ed un tre di picche. « Ho paura che non ce la faccio » pensai. Ad un tratto Cupa aprì la porta e mi annunciò che c'era un signore che voleva parlarmi.

Tutti                         - Ah! Ah! (Avvicinano le sedie).

Carol                        - Ho creduto che fosse l'impiegato dell'agenzia.

Roberto                    - Sicuro, gli avevate telefonato pri­ma che io uscissi.

Carol                        - A proposito, Roberto, sapete che avevo cambiato idea? Mi ero detta come fosse crudele di costringervi a vendere la vostra deliziosa casetta. Dopo tutto è la moglie che deve seguire il marito, ed io mi ero rassegnata a disfarmi del mio ap­partamento ed a venire ad abitare in casa vostra.

Roberto                    - Davvero, Carol, eravate pronta a farmi questo sacrificio?

Gli altri                     - Avanti, Carol!

Carol                        - Non ho esitato, ho detto a Cupa « Fa passare quel signore » ed ho conti­nuato il mio solitario. « Finalmente, il sette ». Ho alzato gli occhi e chi vedo da­vanti a me? Mio marito!

Tutti                         - Oh!

Carol                        - (drammatica) « Tu » ho detto! « Si » mi ha risposto. « Ma non sei morto? ». « No ».

Maude                      - In vita mia non ho mai sentito una cosa più emozionante!

Isabella                     - E allora cos'hai fatto?

Carol                        - (risolutamente) Gli ho detto di se­dersi.

Roberto                    - Brava! Avete sempre una grande presenza di spirito.

Carol                        - Volevo guadagnar tempo. Non sape­vo che pesci pigliare!

Maude                      - Si capisce. E' una cosa mostruosa da parte sua di presentarsi così!

Carol                        - Lo ha fatto a fin di bene, Mod! Ave­va letto l'avviso del Times e temeva che fossi preoccupata per lui. Perciò ha pensato che l'unica cosa da fare fosse di venire a dirmi che la partecipazione di morte era prematura.

Isabella                     - Ma, come si spiega?

Carol                        - Come si spiega? Adesso ve lo dirò!

Roberto                    - Però i giornali dovrebbero stare più attenti!

Maude                      - Continua, Carol. Pendiamo dalle tue labbra 1

Carol                        - Non so, ma mi pare che sta per ri­prendermi la crisi di nervi.

Maude                      - Rex, prendete il tappeto: ce la av­volgeremo dentro e poi la rotoleremo sul pavimento.

Carol                        - No, non c'è bisogno. E' passato. Dunque la spiegazione è semplicissima. Lasciatemi solo un minuto di raccogli­mento. Dopo tutto quello che ho passato mi sento come stordita!

Isabella                     - Ma sì, cara, non ti affannare!

Carol                        - Ecco qua. Dunque, dovete sapere che Stefano ha sempre avuto una vita un po' irregolare. Laggiù, a quel che sembra, s'era associato a un certo Braun, col quale fa­ceva affari che temo non fossero molto puliti. Naturalmente non ho chiesto i det­tagli e su questo punto ho un po' di con­fusione in testa.

Roberto                    - E' naturale!

Maude                      - State zitto, Roberto!

Carql                        - Dunque Braun e Stefano si sono li­tigati e Braun è fuggito portandosi via tutto ciò che apparteneva a Stefano, com­preso l'equipaggiamento, le carte e i do­cumenti. Poi non so più con esattezza cosa sia successo: Braun a quanto pare, è arri­vato a Nairobi, si è ammalato improvvisa­mente ed è stato trasportato all'ospedale privo di sensi. Gli hanno trovato addosso i documenti di Stefano e lo hanno preso per lui.

Maude                      - Ho capito, sono cose che possono capitare a tutti!

Carol                        - (con sollievo) E' quello che dico anch'io! Stamane Stefano ha letto l'avviso del Times ed ha subito capito la situazione. Tra noi, credo che non gli dispiaccia mica che le autorità della Colonia lo credano morto. Mi ha detto che ha deciso di andare agli Stati Uniti, nel Texas. Insomma, Ste­fano Ascelì è morto per tutti - meno che per me!

Maude                      - Ad ogni modo questa è l'ultima volta che lo vedi, e puoi ringraziarne il Signore.

 Carol                       - Lo spero!

Roberto                    - Cosa intendete dire? Non ne siete sicura ?

Carol                        - Ma c'è un'altra cosa... non so come dirvela... Stefano è ancora innamorato di me.

Rex                           - Carol!

Carol                        - Mi ha chiesto di accompagnarlo al Texas.

Tutti                         - Voi !

Carol                        - Mi ha detto che vuole cominciare una nuova vita. Mi ha chiesto di aver fi­ducia in lui, e mi ha supplicato di accom­pagnarlo al Texas.

Roberto                    - Naturalmente avete rifiutato.

Carol                        - Non potevo fare altrimenti. Lui, al lora, mi ha detto che io sarei stata la sua ispiratrice, che avrebbe fatto di tutto per riparare al passato. Voleva rifarsi una vi­ta, diventare un altro uomo, per poi tor­nare a me.

Isabella                     - È proprio bello! Sembra un ro­manzo.

Roberto                    - Già. Ma di me cosa ne sarà?

Carol                        - Non potrò mai sposarvi, Roberto!

Roberto                    - Carol, mi straziate!... Ho bisogno di restare un momento solo, devo essere forte. (Si alza e lentamente si avvicina alla finestra presso la quale rimane fermo, lot­tando con la sua emozione. Rex è piom­bato in un disperato abbattimento).

Maude                      - Mia cara Isabella, noi abbiamo fat­to tutto quello che si poteva: e non abbiamo niente da rimproverarci.

Isabella                     - Povero Roberto, il mio cuore san­guina per lui! C'è qualcosa di così patetico in un uomo che lotta per vincere il pro­prio dolore!

Maude                      - lo non mi confesso mai abbattuta. Ma questa volta sono a terra! Addio, Ca­rol, ti telefonerò più tardi per sentire co­me stai.

Carol                        - Addio cara: non potrò mai ringra­ziarti abbastanza per quello che hai fatto per me, oggi. (Si baciano e Maude Ful-ton esce).

Isabella                     - Anch'io me ne vado, ma prima vorrei dire una parola a Roberto. Questi sono i momenti nei quali un uomo ap­prezza di più il conforto femminile.

Carol                        - Sì, Isabella, fai pure. Conosco il tuo cuore! (Isabella si avvicina a Roberto e con dolcezza gli posa la mano sul braccio. Egli sospira e le baite dolcemente sulla mano. Isabella alza la testa e lo guarda; quindi tutti e due escono sul balcone. Carol e Rex hanno osservato tutta la scenetta).

Carol                        - Ricomincia! Povera Isabella, ha pro­prio il sadismo della pietà!

Rex                           - (cupo) Se c'è qualcuno che in questo momento ha bisogno di conforto sono io.

Carol                        - Cosa vi è successo?

Rex                           - E siete voi che me lo domandate? Oh, Carol. Lo sapete bene che vi amo.

Carol                        - Oh, Rex, ormai non dovete più dir­melo...

Rex                           - E perchè? Ora tutto è cambiato!

Carol                        - È vero. A questo non avevo pensato.

Rex                           - Già: voi non pensate mai a me. Oh, Carol, come siete spietata. Eppure avete mai trovato qualcuno che vi amasse meno egoisticamente di me?

Carol                        - Già, perchè adesso che ho un ma­rito la situazione è diversa, vero?

Rex                           - La mia posizione è insostenibile!

Carol                        - (con un sospiro di soddisfazione) Sono tornata ad essere irraggiungibile!

Rex                           - (assorto nei suoi pensieri) Oh, come soffrirò, che ore di angoscia mi si prepa­rano!

Carol                        - (anch'essa assorta) Sono giovane, so­no bella, sono desiderata!

Rex                           - Voi non mi badate, ed io vi adoro, Carol!

Carol                        - (distoglie lo sguardo con modestia) Non potrò mai amarvi, Rex!

Kex                          - Ne siete proprio sicura, Carol ?

Carol                        - Sicurissima!

Rex                           - (con un sospiro di soddisfazione) Non ho mai avuto il cuore così spezzato come oggi. Mi ci vorrà tutta una vita per lenire questo dolore. Ma voi credete al mio amo­re, Carol, ci credete?

Carol                        - Sicuro, le donne hanno molto in­tuito, ed io so che mi amate!

Rex                           - (felice) Che martirio!

Carol                        - Che bellezza essere capaci di un simile amore!

Rex                           - Cosa volete? Sono fatto così; non co­nosco nessuno che abbia la mia capacità di soffrire'

Carol                        - Solo quelli che sanno soffrire molto sono degni di essere molto amati.

Rex                           - Vi sembra che sarebbe troppo effemi­nato se mi mettessi a piangere?

Carol                        - Preferirei che non lo faceste qui.

Rex                           - Va bene, mi farò forza, ma domatti­na il mio guanciale sarà intriso di lacrime!

Carol                        - Usate almeno delle federe imper­meabili?

Rex                           - Sì, non viaggio mai senza.

Carol                        - (dandogli la mano) Vi auguro di sposare una bella e brava ragazza.

Rex                           - Ricca? Non vi dimenticherò mai, Ca­rol. Ma, perchè mi date la mano?

Carol                        - (con emozione) Credevo che ve ne andaste.

Rex                           - Non posso lasciarvi così. Dobbiamo parlare, ho tante cose da dirvi.

Carol                        - Non adesso, Rex. Sono troppo scos­sa da tutte queste emozioni!

Rex                           - Quando potrò rivedervi?

Carol                        - Temo di essere occupatissima questa settimana.

Rex                           - Carol, abbiate pietà di me!

Carol                        - Se stasera non foste stato invitato vi avrei detto di venire a pranzo qui.

Rex                           - Ma io non sono invitato stasera.

Carol                        - Mi pareva che pranzaste da Isabella.

Rex                           - Posso rimetterlo a qualsiasi altro giorno!

Carol                        - Ma Isabella non si offenderà di es­sere abbandonata così?

Rex                           - A dire il vero, Carol, non ho inten­zione di spingere troppo oltre l'amicìzia con Isabella.

Carol                        - La trovate un po' troppo... liquefa -cente?

Rex                           - Mi fa venire in mente il burro in una giornata di estate! Troppe lacrime sono state sparse su quel seno, Carol; non vo­glio mescolarvi le mie!

Carol                        - Se è così, il pranzo è alle otto pre­cise.

Rex                           - Verrò, Carol... a meno che da qui ad allora non mi sia successo qualche nuovo guaio.

Carol                        - Oh, fate attenzione: il pranzo è così buono!

Rex                           - (cupo) Cosa ci darete?

Carol                        - Per cominciare del caviale freschis­simo, appena arrivato dalla Russia!

Rex                           - Nulla mi fa gola, sebbene quando so­no felice non nego di avere un debole per il caviale.

Carol                        - Dopo avrete del brodo di tartaruga.

Rex                           - Cercherò di inghiottirne qualche sorso. E dopo avreste per caso del salmone ar­rosto?

Carol                        - No, ho un'aragosta!

Rex                           - (disperato) Dio mio, tutto mi va male!

Carol                        - Però avrei dei deliziosi pollastrelli, appena usciti dal guscio! Poverini, fa quasi pena di mangiarli così giovani!

Rex                           - Quante amarezze sono state ioro ri­sparmiate1

 Carol                       - E per finire abbiamo un gelato di fragole!

Rex                           - Forse riuscirò a mangiare il gelato.

Carol                        - Allora venite?

Rex                           - (con un sospiro profondo) Se può farvi piacere, sì. Smoking e cravatta bianca?

Carol                        - Smoking.

Rex                           - Va bene. Arrivederci... non... non pos­so salutare gli altri, sono troppo agitato. (Esce. Isabella sente chiudere la porta e rientra nella stanza).

Isabella                     - Rex se n'è andato? Doveva ac­compagnarmi a casa in automobile!

Carol                        - Che stupido! Se ne sarà dimenticato.

Isabella                     - Prenderò un tassì. Voglio lasciarti sola con Roberto. È tanto addolorato.

Carol                        - Davvero?

Isabella                     - Ho cercato di consolarlo.

Carol                        - Sì, ti ho vista.

Isabella                     - Sii buona con lui, Carol. Sii dolce!

Carol                        -Non saprò mai dirgli le cose carine che gli diresti tu, Isabella!

Isabella                     - Mi ha detto che ho il dono di saper consolare

Carol                        - (con un sospiro) Vuoi venire a pran­zo da me, stasera?

Isabella                     - Pio invitato Rex.

Carol                        - Ma io ho molto più bisogno di te che non Rex.

Isabella                     - Oh, se hai bisogno di me, vengo senz'altro. Ci faremo sopra un bel pianto, cara!

Carol                        - Sì, sarà delizioso.

Isabella                     - Allora, arrivederci, metterò un abito lungo, ma non scollato. Va bene?

Carol                        - Sicuro, benissimo. Il pranzo e alle otto precise.

Isabella                     - Per me soltanto un uovo, Carol. (Esce. Mentre rientra nella stanza, Rober­to ode le ultime parole).

Roberto                    - Quando lo mangerà l'uovo?

Carol                        - A pranzo!

Roberto                    - Che orrore! Dove?

Carol                        - Qui.

Roberto                    - Ma non intendete mica dire che l'avete invitata a pranzo?

Carol                        - Sicuro.

Roberto                    - Ma cosa vi è saltato in mente?

Carol                        - Me lo avete chiesto voi.

Roberto                    - Ma neanche per sogno. Cara Ca­rol, siete troppo impulsiva.

Carol                        - Mi sembrava che dopo pranzo vo­levate giuocare a bridge.

Roberto                    - Bridge' Ma avreste dovuto capire che in una serata come questa avrei vo­luto restare solo con voi. Perbacco, questa è crudeltà!

Carol                        - Roberto!

Roberto                    - Sono passato attraverso il più ter­ribile dolore della mia vita: una mazzata che m'ha lasciato tramortito. L'unica cosa che poteva consolarmi era il pensiero di una calma serata in vostra compagnia; e voi mi invitate quella insopportabile pettegola.

Carol                        - Ma, credevo cne vi piacesse.

Roberto                    - Sapete benissimo che da dieci an­ni a questa parte nessuna donna all'infuori di voi, mi ha mai interessato!

Carol                        - (comincia a capire) Oh! (Con un sorriso). Come siete caro, Roberto!

Roberto                    - Carol, ho l'impressione che la ter­ra mi manchi sotto ai piedi!

Carol                        - Pazienza, Roberto!

Roberto                    - Pazienza! Ma sono dieci anni che ho pazienza! E quando finalmente stringo in mano la ricompensa essa mi viene strap­pata.

Carol                        - Vedete, io ero sicura che la notizia che mio marito era vivo vi avrebbe fatto piacere!

Roberto                    - A me? Ma, Carol, siete per caso impazzita?

 Carol                       - Eppure, stamane, non avevate l'aria molto entusiasta all'idea di sposarmi!

Roberto                    - Non dite assurdità, Carol. Sapete benissimo che non ho mai desiderato altro.

Carol                        - Siete un sofista molto abile!

Roberto                    - Ebbene, Carol, voglio essere fran­co con voi. Da principio sono rimasto un po' sbalordito: voleva dire iniziare una nuova vita, cambiare tutte le mie abitu­dini!... Ma quando avete accettato di di­ventare mia moglie, ho compreso che rea­lizzavo il più beilo dei miei sogni. Carol, mai come adesso ho tanto desiderato di sposarvi!

Carol                        - Non vi sembro un po' vecchia per sposare?

Roberto                    - Voi? !

Carol                        - A volte penso che non ho più venti anni!

Roberto                    - Che assurdità! Ma se non avete ancora raggiunto il fiore della vita!

Carol                        - Davvero non notate nessun cam­biamento in me?

Roberto                    - Nessuno. Stamane, forse, ho pen­sato che dimostravate quasi la vostra età. Ma adesso, non so cosa abbiate fatto, siete raggiante. Vi siete forse truccata?

Carol                        - Oh, no, non lo faccio mai!

Roberto                    - Dimostrate diciotto anni. Siete de­liziosa. Se non fossi innamorato pazzo di voi da tanti anni mi innamorerei questa sera!

Carol                        - Mi fa piacere di sentirvclo dire!

Roberto                    - Oh, è troppo crudele che vostro marito sia riapparso proprio quando ave­vamo deciso di sposarci. Io voglio spo­sarvi, Carol. Perchè non tentiamo di costringerlo al divorzio?

Carol                        - Ne abbiamo parlato tante voke, Ro­berto, ed abbiamo deciso che era impossibile. Siamo schiavi del passato, delle cir­costanze e di quelli che ci circondano. È impossibile, Roberto !

Roberto                    - Intendete forse dire che dobbiamo andare avanti così?

Carol                        - Ma non credete che siamo più felici così? Possiamo conservare le nostre reciproche illusioni. Chissà quali penose sor­prese il matrimonio ci potrebbe dare. Voi potreste trovarmi civetta e petulante. Io potrei scoprire che siete egoista ed amante dei vostri comodi.

Roberto                    - Ah, questo no. Io non sono egoi­sta: anzi ho il sadismo del sacrificio.

Carol                        - Pensate che gusto, all'idea di tutti quei sacrifici che non dovremo più fare!

Roberto                    - Voi non sapete come io vi amo!

Carol                        - Il nostro amore è un vecchio amore, Roberto. Non credete che a volerlo trasformare c'è il pericolo di vederlo svanire? Alla vita bisogna domandare una cosa sol­tanto, e cioè di non fare degli strappi alle illusioni che essa crea. Forse il fondamen­to di tutta la nostra felicità non è che il­lusione, ma anche se e così, contentiamoci dell'illusione.

Roberto                    - Sì, avete un bel ragionare, ma vo­stro marito non può mica vivere in eterno!

Carol                        - Vi assicuro che ha un organismo di ferro.

Roberto                    - La prossima volta che muore vi afferro per i capelli e vi trascino all'altare!

Carol                        - Moriremo prima noi! Io ho la sen­sazione che egli viva da oggi una vita nuova e diversa. Può darsi che egli sia necessario alla nostra felicità: per impe­dire che io svanisca e per permettere a voi di amarmi sempre. Ora che mio marito è stato ritrovato (con intensa decisione) egli non morirà più!

Roberto                    - Carol, vi adoro! (La stringe tra le braccia).

 

FINE