Casa Bellomo

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CASA BELLOMO

CASA  BELLOMO

  

Dramma in tre atti

Di

Antonio  Sapienza

 

 

febbraio '85.

 Personaggi: 

           Luigi Bellomo................funzionario statale;

           Caterina..................... sua moglie;

            Stefano...................... primo figlio;

            Carlo........................ secondo figlio;

            Berta........................ terzo figlio;

            Il ginecologo.

 

 La vicenda si svolge in una cittadina di provincia, agli inizi degli anno ottanta.

                                                          Atto I

 

Sulla scena e' stato ricostruito il soggiorno di  una casa di una famiglia medio-borghese.

Salottino, tavolino da gioco con quattro sedie, pianoforte alla parete di fronte, tavolino portatelefono, televisore, impianto stereo, quadri alle pareti, ecc. A sinistra vi e' un uscio che conduce nel corridoio interno, a destra vi e' la porta che da' sull'esterno.

All'apertura del sipario, con una musica adatta, vi e' in scena Berta, la figlia studentessa liceale, che parla al telefono. Abbigliamento adeguato al periodo e all'età.  Fine musica.

Ber.- Ti dico che e' stata una cosa – è stata una cosa troppo bella - meraviglioso e' dir poco - si, si – proprio cosi'. Calma, calma, aspetta, aspetta. Si prova -  si prova come un rapimento dell'anima - un'estasi.  No, non sono paroloni, mia cara. Anzi sono parole  troppo semplici per descriverti una - meraviglia! Ecco, si...si...capisco. Ma, quando tu vedi te  stessa fluttuare nell'aria - si nell'aria! - tu cosa

pensi, eh? Ecco, hai afferrato il concetto!  Adesso ti racconto il resto...( s'interrompe di colpo

perche' e' entrato in scena da sinistra, Carlo il  fratello, studente in giurisprudenza)

Car.- Berta! e la vuoi piantare?- e chiudi quel dannato apparecchio. Aspetto una telefonata importante,-               io.-

Ber.- (mettendo una mano sul ricevitore) E aspetta, un  momentino ancora - e com'e' possibile...uffa!

        Non si puo' telefonare in pace, in questa casa...-

Car.- Ma se e' un'ora che telefoni! Questa e' la terza volta che mi dici: un momentino...(la sciommiotta)-

Bar.- Uffa, che rottura! ( poi all'apparecchio) scusa gioia, ti richiamo dopo, c'e' un rompi-rompone che vuol telefonare... si e' lui..(guarda Carlo,risolino) a piu'  tardi cara... ciao.. ciao, ciao, ciao. (chiude)

       Eccoti servito. (ironica a Carlo)-

Car.- Puoi farne a meno dell'ironia, - piccola - sai? Eppoi, non mi piace che con le tue amiche, parli di me!-

Ber.- ( finta scandalizzata) Ma quando mai? con chi?-

Car.- Lo sai bene quando e con chi! E ora cerca di finirla.-

Ber.- Senti carino, io la finisco quando mi pare, parlo con le mia amiche di chi mi pare e uso il telefono quando mi pare e piace. E non debbo dar conto a te di niente…-

Car.- ...- se l'abitassi tu sola questa casa, ma guarda caso, essa e' occupata da altre quattro persona, che hanno le tue stesse necessita,( risoluto) - i tuoi stessi diritti!-

Ber.- Evviva! Evviva lo studente in legge! (ironica) Parla  gia' da magistrato. Ma va a...-

Car.- Berta! Piantala!-

Ber.- Piantala tu, secchione e.. e.. rompi rompone!-

Entra Caterina, la madre.

Cat.- Ma insomma, sempre a litigare voi due? cosa c'e' adesso?-

Ber.- (facendo la bambina) E' lui che mi insulta sempre. Non mi calcola se non per darmi ordini - sempre:fai questo, fai quest'altro; non parlare, chiudi il telefono. Uffa! io sono stufa! Stufa e arcistufa!-

Cat.- ( con aria di rimprovero) Carlo!-

Car.- Ma lascia perdere, mamma. Quella sta recitando la parte della povera vittima - non vedi? - mentre ci tiene tutti nel sacco, tutti quanti!-

Ber.- Non e' vero, bugiardo, cosa vuoi insinuare?-

Car.-  Che in questa casa tu fai i tuoi porci comodi, approfittando della debolezza che loro hanno verso di  te. La piu' piccola, la bambina...-

Cat.- Adesso stai esagerando, Carlo. Avanti, ora smettetela e fate la pace.-

Car.- (insofferente) Mamma, mamma, bada che adesso ho vent'anni e lei sedici. Non siamo piu' bambini: (parodiandola madre) Avanti, datevi un bacio e fate la pace. Quella sta... quella sta. (minaccioso)-

Ber.- Quella? sarei io - quella? Senti, per tua norma e regola io sono Berta e non - quella! e poi tu fai il sapientone con me. E t'impicci sempre delle mie cose; e mi critichi - sempre!  Sai mamma, mi spia! vede i miei quaderni e il mio diario, figurati!-

Car.- Brutta calunniatrice! io volevo vedere solamente una regola di greco - tu lo sapevi!-

Ber.- (canzonatoria) Io non sapevo nulla.-

Car.- Tu non sai nulla di greco e latino. Perche' te la chiesi quella regola, prima di ...vedere i tuoi

      quaderni. Asina!  E gia', sei la discepola di quella specie di professoressa rovina giovani che      risponde al nome di Fondari!-

Ber.- Io sono stata sempre promossa, guarda.-

Car.- Lo credo. Quella se ne sbatte di voi. Se sapete o non sapete le sue materie, a quella non gliene frega un fico secco! basta che la seguono due o tre - meno fatica. Classi di asini ne sforna tre l'anno!-

Cat.- Scusa, ma allora come le promuove...(accenna a Berta)-

Car.- Copiano tutti! Copiano gli scritti e lei zitta! Copiano  col suo tacito consenso - non sorveglia.

Durante i compiti in classe, quella si fa i suoi bravi  affarucci. Sembra che componga - addirittura!

poi agli orali, col le interrogazioni programmate e senza portare ripetizione.-

Ber.- Ora basta! - secchione e babbalecco! - saresti tu... il grande scienziato?-

Cat.- Berta, non ricominciamo, per favore.-

Ber.- Ma mamma, m'insulta!-

Car.- Lo vedremo, lo vedremo. Agli esami di stato ti voglio.-

Ber.- Ora basta veramente! (si copre le orecchie ed esce di scena).-

Cat.- L'ha proprio fatto arrabbiare. Era necessario?-

Car.- Mamma, per favore non prendere di nuovo le sue difese. Adesso scusami, ma dovrei telefonare...-

Cat.- (uscendodi scena) Ma quando ci sara' un po' di pace in questa casa?-

Car.- Ci sara', ci sara'. Almeno lo spero (tra se e intanto compone un numero telefonico) Occupato. (posa pensieroso l'apparecchio)-

Rientra Berta. Prende una rubrica ed esce, senza aver fatto una  boccaccia al fratello. Lui la guarda di traverso e col gesto della mano la manda a quel paese. Entra Luigi, il padre.

Lui.- Ho sentito che c'e' maretta...-

Car.- Ciao pa', ben levato.-

Lui.- Allora? con chi?-

Car.- Al solito: con Berta.-

Lui.- Sempre per stesse scemenze?-

Car.- Scemenze? e gia' - scemenze. Proprio cosi', scemenze..-

Lui.- Ma per te sono cose serie.-

Car.- Forse.-

Lui.- Oggi siamo di poche parole. (si siede nella poltrona)-

Car.- Puo' darsi.-

Lui.- (alzandosi di botto) Addio, me ne vado nello studio.-

Car.- Aspetta papa' - non volevo essere scortese...e', e'... che sono un po' nervoso.-

Lui.- Capita...a tutti.-

Car.- Gia',a tutti. (riflettendo) Papa', senti, credi che... credi che...-

Lui.- Credo che cosa?-

Car.- Nulla. Nulla. Scusami papa', scusami.-

Lui.- Ti scuso. Comunque io sono di la', se dovessi cambiare idea... insomma se mi volessi parlare...-

Car.- D’accordo. Grazie. (Luigi esce. Carlo riprende l'apparecchio e ricompone un numero) Accidenti. Sempre  occupato. ( gironzola per il soggiorno, prende un  giornale, lo sfoglia distrattamente, intanto squilla il  telefono) Pronto?-

Ber.- ( entrando di corsa) E' per me? ( si ritira delusa  quando Carlo le fa cenno di no).-

Entra frattanto, dalla porta esterna, Stefano. Carlo gli fa un cenno di saluto e gli indica d'aspettarlo.

Car.- Pronto? allora?... si... ho capito... ho capito.  Grazie. Ciao, ciao. (chiude. A Stefano che pensava che la telefonata lo riguardasse.) No, era per me. Ti ho fatto  cenno d'aspettare perche' voglio parlarti.-

Ste.- Di cosa?-

Car.- Stefano non so come iniziare.-

Ste.- Prova dall'inizio.-

Car.- Vedi? e' gia' difficile parlarne con te, come faro' con  papa'?-

Ste.- Ti riferisce a quel... fatto?-

Car.- Si.-

Ste.- Stessa idea?-

Car.- Stessa idea!-

Ste.- A me sembra che tu stia esagerando un pochino. In fin dei conti, mica ti potra' mangiare?-

Car.- Questo lo so. Ma penso alla sua reazione. Non per me, s'intende, ma per se stesso. Sai come la pensa lui.-

Ste.- Lui la potra' pensare come vuole. Qui si tratta della tua vita, non della sua!-

Car.- No, Stefano. Credo che ti sbagli! Si tratta della sua vita. Io temo la sua reazione su se stesso.

      Ho paura che ne possa fare una tragedia... che possa sentirsi male.-

Ste.- Ma no, ma che tragedia. Comunque, se sei proprio deciso a compiere quel passo, non vedo cos'altro si possa fare. E non temere la sua reazione, ma la tua indecisione, semmai.-

Car.- Stefano, Stefano, ammiro la tua freddezza, ma certe volte…-

Ste.- ...- certe volte sono spietato!  Ti mette nelle condizioni d'essere onesto con te stesso! - e ti da fastidio. Lo so', lo so', anche a me, questo modo di guardarci dentro con sincerita', sollecitato da altre persone, a' fastidio. Da' fastidio, ma e' salutare.(pausa) L'autocritica e' salutare. ( tra se) lo spero.-

Car.- Dici bene. L'introspezione dovrebbe evitare di farci commettere  errori di valutazione.

      Ora, nel mio caso, ne ho fatta piu' del dovuto. Ora  sono deciso e non torno piu' indietro.

      Ma capiscimi, e' per papa'.-

Ste.- Vuoi il mio consiglio? Chiamalo e parlagli!-

Car.- Chiamalo tu... e, resta con noi, per favore - se puoi..-

Ste.- Ma certo che posso, fratellino caro..(canzonatorio) certo che posso.( esce)-

Carlo passeggia nervosamente, entra Caterina.

Cat.- Carlo, hai visto la mia rivista? (cerca nel soggiorno)-

Car.- Ecco mamma, e' qui. L'avevo presa io.-

Cat.- (prendendo il giornale) Si, e' quella che cercavo. (guarda intensamente Carlo) Carlo, cos'hai?-

Car.- Nu...nulla mamma, nulla.-

Cat.- Vuoi dire: non voglio dirti nulla, mamma. E dai che ti conosco, tu hai un problema, e dev'essere pure grosso. Credi che non me ne sia accorta?-

Car.- ( con sopportazione) Mamma, non ora.-

Cat.- Perche' non ora? se ce l'hai questo benedetto problema, parliamone e falla finita!-

Car.- E va bene. Aspetta, sta venendo papa', ve ne parlero' a tutt'e due.-

Cat.- Hai... stai... devi... parlarne a papa' – senza  avvertirmi? -

Car.- Ecco, volevo affrontarvi separatamente. Ma visto che ci sei...-

Cat.- Come sarebbe: visto che si sei? Ma… ma... non sono nessuno io? non conto nulla in questa casa?-

Car.- Mamma, e lascia perdere. Lo sai che tu conti, e pure molto. E' solo che, a volte, non sei tanto serena, e ti si deve parlare quando e' il caso, quando sei  disponibile... insomma quando vuoi tu, non quando  vogliamo noi figli.-

Cat.- Che vuoi dire? che non vi so ascoltare?-

Car.- Vuol dire che qualche volta ci puoi ascoltare, altre volte no.-

Cat.- Mi stai dando un grande dispiacere.-

Car.- Non era mia intenzione, ma visto che ne abbiamo parlato, mi e' sembrato giusto farti sapere come la  penso.-

Cat.- (pensierosa) Forse vi avro' dato questa impressione,  ma, credimi…-

Entrano Luigi e Stefano.

Lui.- Che e'? Vi siete zittiti di colpo? non debbo forse sapere? sono di troppo? Scusate allora.(fa per uscire)-

Car.- Ma che dici, papa'. Si parlava di argomenti senza importanza.-

Cat.- E invece si parlava di cose importantissime! Senti Stefano, tu sei il piu' grande ed hai piu' freddezza degli altri nel valutare; inoltre sei quasi medico. Dimmi, sono stata sempre sollecita nel cercare di capire i vostri problemi, o no?-

Ste.- Sollecita, come?-

Cat.- Disponibile, nell'ascoltarvi, nel consigliarvi, nel guidarvi...-

Ste.- Perche' me lo chiedi?-

Cat.- Ma insomma! da te non si puo' mai avere una semplice risposta: si, no. Fai domande alle domande.- Luigi, qui si sta mettendo in discussione il mio ruolo di madre!-

Lui.- Sciocchezze!-

Ste.- Ma dai...-

Cat.- No, no, no e no! (pesta i piedi per terra) Adesso  dovete spiegarmi. Mi dovete dire rigorosamente dove ho mancato; in che cosa sono venuta meno...-

Car.- Ma in nulla mamma, in nulla.-

 Cat.- E allora i tuoi discorsi di poco fa?-

Car.- Dai mamma, qualche volta potrebbe esserci stata qualcosa che non e' andava bene, ma da entrambe le parti. Anche per nostra colpa, a volte...-

Ste.- ... ma solo a livello teorico...-

Car.- ... e col massimo rispetto.-

Lui.- Adesso mi state veramente seccando! Fatemi capire bene: voi due cosa state dicendo? state

      forse mettendo in discussione l'operato mio e di mamma? ( a Caterina) Hai forse travisato le loro parole? E voi due che avete? Siamo forse alla resa dei conti?-

Ste.- Papa', break! Ricominciamo daccapo. Carlo vi deve parlare di una cosa importante. Quest'altro problema mi prende alla sprovvista. Forse, qualcosa e' stato gonfiato...-

Car.- ...lo credo! Mamma, forse mi sono espresso male, io ti volevo  solo dire che a volte con te non si puo' parlare. Mannaggia! Ma non in senso negativo - che non vuoi capirci,- ma nel senso che...-

Lui.- ...- esageri ogni cosa...-

Cat.- Benissimo! sono sotto processo! Posso almeno difendermi?-

Car.- Madonna santa! Madonna santa! ( mettendosi le mani ai capelli) Come si travolgono i fatti. Da una piccolezza, sta venendo fuori...-

Cat.- ...- la verita'!

Lui.- Ma che verita' del cavolo: Sta venendo fuori un casino! Ecco, cos'e'!-

Car.- Mi dispiace mamma. Papa' sono mortificato, ma vedete..-

Ste.- Accidenti che macello! E ora, come potrai parlare?-

Car.- Mah! ( allarga le braccia)-

Lui.- Di cosa dovevi parlarmi?-

Cat.- Aspetta, io esco.- (sta per farlo, ma viene fermata da Carlo)-

Car.- Aspetta, aspetta, per favore.-

Ste.- Papa', mamma, e' necessario che stiate calmi! Calmi! e fatelo parlare.-

Lui.- ( sedendosi) Sono calmissimo, avanti, tira fuori il  rospo.-

Car.- ( fra se) E' una parola. (poi agli altri) Vedete certe  volte nella vita, un uomo...-

Lui.- ... nel corso degli umani eventi...-

Ste.- Papa', e' fuori luogo.-

Lei.- Scherzavo, per allentare l'atmosfera. Avanti Carlo, ti ascolto.-

Car.- Dicevo che ad un certo punto della nostra vita,  bisogna scegliere. La scelta, all'interessato puo' sembrare giusta, anzi,  giustissima, ma agli altri invece puo' sembrare discutibile - se non addirittura stolta! Giusta o sbagliata, comunque, io questa scelta l'ho fatta. E ne sono contento.-

Lui.- Carlo, che vuol dire?-

Car.- Volevo dirvi...-

Lui.-... che cambi facolta'?-

Cat.- ...che ti sei fidanzato?-

Lui.- ...l'hai messa incinta?-

Ste.- State zitti! per favore...-

Cat.- Ha ragione. Stefano ha ragione! non lo stiamo facendo parlare.-

Lui.- Sciocchezze!-

Ste.- Lo vedrete. Continua, Carlo.-

Car.- ( con grande sforzo) Papa', mamma, vado a fare il missionario in Sudamerica!- (Caterina si porta le mani sulle guance)-

Lui.- Buon viaggio e feli... cosa vai a fare?-

Car.- Il missionario.-

Cat.- Abbiamo capito bene? ( guardando gli altri)-

Ste.- Avete capito bene. Tutti e due.!-

Lui.- Sciocchezze!-

Cat.- Assurdita'.-

Car.- Chiamatele come volete, a giorni parto.-

Lui.- Ma che parti e parti. Tu non andrai in nessun posto. Tu starai qui, a casa tua! studierai, ti laurerai, eppoi ti sposerai con una bella figliola. Ecco cosa farai!-

Ste.- Papa', ne sei sicuro?-

Lui.- Di che?-

Ste.- Che tu puoi stabilire cio' che Carlo deve fare?-

Lui.- S'intende! Anzi, no! Pero' e' piu' sensato fare quello che... gli ho suggerito io. Evvero Carluccio?-

Car.- Papa', io partiro'. Mi dispiace.-

Lui.- Tu partirai? tu partirai? Tu non ti muoverai da qui. Te l'ordino!-

Car.- ( con pazienza) Papa'...-

Ste.- Papa' non puoi ordinare. E' maggiorenne.(canterellando)-

 Lui.- Ed io me ne fotto! Lui fara' quello che s'e' deciso da tempo...-

Ste.- ...l'avvocato, il medico e l'ingegnere.-

Lui.- Esatto! In questa casa ci saranno un avvocato, un  medico e un ingegnere. Saremo autosufficienti contro la societa' e le avversita'. Tutto stabilito. Tutto programmato.-

Cat.- Eppoi, il missionario, in sudamerica. Che idee.-

Cat.- Stefano, che ti dicevo? Hai visto?-

 Ste.- Gia', gia.-

Lui.- Cosa hai visto tu? Che gli fai il paraninfo?-

Ste.- Paraninfo?-

Lui.- Il ruffiano, se questo lo capisci meglio!-

Ste.- Che stupidaggini. Vogliate scusarmi (guarda l'ora) ho un impegno. Addio...(esce dalla porta principale)-

Lui.- Esci. esci, che e' meglio!-

Car.- Permettetemi adesso di spiegarvi, vi prego.-

Lui.- Ma cosa vuoi spiegare. Quelle sono pazzie! Infatuazioni. Idee strambe che ti hanno messo in testa

      quei pretacci. E tuo fratello...-

Car.- ... non c'entra! e neppure i preti. Beh, non ti  nascondo che qualcosa l'abbiano fatta.-

Lui.- E si capisce! Quelli ti hanno plagiato!-

Car.- Ma che plagiato! Insomma posso parlare? (silenzio)...dicevo: forse hanno contribuito a determinare la mia decisione, ma desidero che mi crediate: sono  assolutamente convinto di cio' che voglio fare. E nessuno! - nessuno, nessun uomo-  mi spinge a farlo. Capite? (alla madre) Capite? ( al padre) da nessuno! Ho sempre creduto nelle missioni. Ho sempre visto in questa attivita' la perfetta imitazione di Cristo. L'apostolato e' la mia piu' grande aspirazione. Aiutare la gente.-

Lui.- T'hanno circuito. T'hanno abbindolato! Maledetti preti! Siate maledetti! ( con voce strozzata)--

Cat.- Luigi, ti prego, stai calmo, ragioniamo.-

Lui.- Ma di che vuoi ragionare...-

Cat.- Calmati. eh? Carlo, ci dovresti dire, per favore... ci diresti...insomma, vorrei sapere… desidero conoscere...-

 Lui.- ... e falla breve!-

Cat.- Ma io dicevo... volevo...-

Car.- Te lo dico io mamma: Tu vorresti sapere se mi faccio  prete, e' cosi'?-

Cat.- Forse… insomma... si.-

Car.- Bene, non ho difficolta' a risponderti: per adesso no. Dopo si vedra'!-

Lui.- Ah, ma allora la cosa si puo' aggiustare. Proveresti per poi decidere? Non e' cosi'?-

Cat.- ( con un sospiro di sollievo) Ma certo, impostata in questo modo...-

Car.- ... non cambia nulla. Ma lo volete capire che per me non cambia nulla?-

Lui.- E se ti comprassi il Kawasaki?, cambieresti idea? ( ammiccando) No non rispondermi subito. Pensaci su  qualche giorno.-

Car.- Perlamiseria!, siete incorreggibili! Scusatemi! ( esce di corsa)-

Lui.- Se l'e' presa.-

Cat.- Potevi avere piu' tatto, no?-

Lui.- (sbuffando) Potevo, potevo. Ma e' possibile che quando siamo insieme, e io dico o decido qualcosa, alla fine debbo sentire sempre le tue critiche? Ma porca miseria, parla prima, fai sapere cosa ne  pensi, se se contraria o no, ma subito! subito, e non  te ne stare al balcone a guardare per riservarti, dopo, il diritto di criticare. Bello cosi'! Se tutto va liscio, abbiamo deciso insieme; se va male, ho deciso solo io! Bello e comodo! Anche troppo comodo...-

Cat.- E non fare la vittima. Come avrei potuto supporre quello che avresti detto tu? Eppoi, io ti critico

      quanto mi pare! Oh!-

Lui.- Porcaccia la miseria. Non mi riferivo solo a questo fatto. E' da tempo che tu hai assunto questo

      atteggiamento.-

Cat.- Riprende il processo a Caterina Zanoni. Parla la pubblica accusa.-

Lui.- Mannaggia a me! con i mille problemi che ho, mi tocca occuparmi anche di lei...-

Cat.- ... della serva!

Lui.- Io.. io.. (si percuote le guance)-

 Entra Berta.

Ber.- Scusate genitori, ma dovrei telefonare... vi dispiace?  (fa cenno loro di uscire)-

Lui.- Eccone un'altra! L'ha addestrata per benino, Vedi come  comanda a bacchetta?-

Cat.- Lascia stare la bambina e prenditela solo con me.-

Lui.- (uscendo) Io schiatto. io schiatto!-

Ber.- (sbalordita) Mamma, cosa e' successo?- (alluda al  padre che e' gia' uscito)-

Cat.- Niente, il solito scambio vivace di opinioni.-

Ber.- Ho sentito uscire Stefano seccato, Carlo, di la', con una faccia...-

Cat.- Sempre divergenze di idee.-

Bar.- Potrei sapere anch'io su cosa si diverge?-

Cat.- Tu ancora sei una bambina. Aspetta, non correre, prima cresci un po' di piu'.-

Ber.- Fate un po' voi. Adesso, per favore...(allude alla telefonata che deve fare)-

Cat.- Certo, cara, scusami.(esce)-

Ber.- (dopo aver composto il numero)  Pronto? ciao, sei tu? davvero? ... senti, senti...  passamelo...passamelo... ciao brutto stronzo, cosa ci fai tu li'?... passavi.. per caso? ma a chi vuoi prendere in giro... si, glielo  ho detto io... perche' fra amiche non si puo'... ma amore... amore! ... va bene, se tu non vuoi non  parlero' piu'. Dico davvero! Ho capito, va bene, ci vediamo domani, passami Cetty.  Esci? ciao amore, ciao. ( attende un po') Sei tu Cetty? se ne e' andato? si? Allora, sei sola? Si? Certo che ti  racconto. Dove eravamo arrivati? ... esatto, si. In  aria, fluttuante, proprio cosi'! No! eravamo a letto. Ma certo, a letto. E' stato bellissimo. Ascolta: quando siamo arrivati a casa sua, io fingevo di non volere, ma lui non mi dava mica retta. No, andava avanti lo stesso... si, certo,

ho fatto la sostenuta prima di... insomma prima. Poi e' andata... come?.. si... completo. Un rapporto completo e bellissimo...-

Nel frattempo, qualche secondo prima, non visto, sara' entrato Carlo per prendere qualcosa. Sta per andarsene quando sente le ultime frasi della sorella, e, incuriosito  si attarda per ascoltare meglio.

Ber.- ...- insomma hai capito bene: com-ple-to. Hai capito gioia?-

Car.- Ho capito... bambina...-

Ber.- Cosa? ma che cosa? ( al telefono) scusami Cetty, ti  richiamo! ( a Carlo) Cosa hai capito, spione?-

Car.- Tutto quello che c'era da capire, ovvio.-

Ber.- No, tu hai capito solo quello che volevi capire. Chiaro? E allora? ( con aria di sfida)-

Car.- Ma che mi hai preso per scemo? Tu stavi raccontando alla tua amica Cetty.. che sei andata a letto con qualcuno.-

Ber.- E se cosi' fosse?-

Car.- Saresti una gran putt...-

Ber.- ... moralista dei miei stivali! Beh, adesso che sai, cosa intendi fare?-

Car.- Dirlo ai vecchi.-

Ber.- E io ti smentiro'. Diro' che tu vuoi vendicarti di me. Inventero' tutte le bugie di questo mondo. Ti faro' fare la parte del cretino, se non peggio! Allora, ci tenterai?-

Car.- Non mi pento di cio' che t'ho gia' detto: sei una gran  puttana, cara sorella!-

Ber.- E tu un buffone!-

 Car.- Meglio buffone che..-

Ber.- ... no. Eh no! adesso la smetti! Ma insomma in che mondo vivi? Nessuno t'ha detto che fra ragazzi si fa  anche l'amore?-

Car.- L'amore? Ma quale amore. Voi non fate l'amore, voi...-

Ber.- ... voi , voi, voi. E piantala caro fratello. Risparmiami argomenti  e moralismi vecchi come il

      cucco!-

Car.- No, nessun moralismo vecchio, mia cara, ma solo dignita', se ne conosci il significato.

Ber.- Ma che diavolo...-

Car.- Lascia stare i diavoli e i santi e ascoltami almeno per  una volta. Ho detto: dignita' che non e' una parola nuova, ma vecchissima, usata e forse anche abusata, ma sempre  valida per indicare il rispetto delle persone, dei  valori. Rispetto per il proprio corpo per la propria  personalita', e, lasciamelo dire, anche per il futuro  sposo. Rispetto che viene insozzato da atti puramente bestiali. No, no, lasciamo finire. Ho detto atti bestiali perche' senza amore,- intendo dire: sentimento d'amore - tutto si riduce a semplice  bestialita'. E tu non hai fatto l'amore, quello con  l'A maiuscola.-

Ber.- Come lo sai? Chi ti ha informato lo Spirito Santo?-

Car.- Non bestemmiare! (adirato, poi calmo) Non bestemmiare! Risparmiami almeno quest'altro male, ti prego.-

Ber.- Oh, Carlo, scusami, ma m'hai fatto veramente arrabbiare... non sapevo...-

Car.- Troppe cose tu non sai, troppe. Sei cambiata Berta, molto cambiata.-

Ber.- Va bene, sono come dici tu. Okkei? Adesso ti debbo chiedere un favore: non dire niente ai

      vecchi, non me la sento d'affrontarli, per ora.-

Car.- D'accordo, ma solo per pochi giorni, poi, prima di partire.-

Ber.- Prima di partire? E dove vai?-

Car.- In Sudamerica.-

Ber.- A fare che?-

Car.- Il missionario.-

Ber.- Il Missiocche'?-

Car.- L'hai capito perfettamente.-

Ber.- Il missionario? Cioe' quello che converte i selvaggi? Mamma che fratello bigotto! Missionario...Ti ci vedo con la veste bianca, in mezzo ai negri, anzi le negre con le tette al vento, intanto che impugni il bastone...ih,ih,ih, che risate. Ih, ih, a voi selvagge! Questa e'... e' la redenzione.

      Acchiappa bella! ih,ih,ih, il fratellone, mica fesso lui... ih,ih,ih. (Berta continua a ridere, mentre Carlo, lentamente esce di scena. Berta, rimasta sola, ride ( o piange) istericamente.

Tela.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                            Atto II

 

Soggiorno di casa Bellomo. Sei mesi dopo. In scena c'e' Caterina che sfaccenda e canticchia. Poco dopo

entra Luigi, si siede, prende il giornale, lo sfoglia distrattamente.

Lui.- Canti?-

Cat.- Mi pare...- (acida)-

Lui.- Chi canta ha il cuore contento...-

Cat.- Uccello in gabbia...-

Lui.- ... canta per amore o rabbia.- si dice...-

Cat.- Si dice pure: canta che ti passa...-

Lui.- Oppure: roditi, ma canta!-

Cat.- Ma anche: canta e fai mangiare le ossa ...-

Lui.- ... col sale. E ora basta! Perbacco!-

Cat.- Sua signoria vuole che non si canti piu'?-

Lui.- Mih, questa mi fa proprio imbestialire, mi fa.-

Cat.- Ognuno conosce le proprie virtu'.-

Lui.- Caterina, tu scherzi col fuoco!-

Cat.- E il fuoco chi sarebbe, tu?-

Lui.- Io, si, proprio io! Tu mi conosce poco, Tu non sai di cosa potrei essere capace,- io.-

Cat.- So, so di cosa sei capace tu: di buttare fuori di casa una ... bambina... ingenua solo perche' e' stata, e'  stata circuita... e' stata ingannata.. ecco!-

Lui.- E' imprenata! Ecco.-

Cat.- Sei volgare.(con disprezzo)-

Lui.- Perche' chiamo le loro cose col vero nome? Questo e' volgarita'? Sei volgare. ( fa il verso alla moglie). Certo, avrei dovuto dire: e' in stato interessante; oppure: e' in dolce attesa; o, piu' comunemente: e'  incinta; oppure: e' gravida (pausa).-

Cat.- Non e' ancora detto! - comunque.-

Lui.- Accetto quel "comunque", mi conforta. (ironico) Insomma io non capisco, proprio non capisco, questa tua stolta insistenza nel voler considerare quella gran... quella... insomma quella li' (fa cenno all'interno) ancora una bambina.-

Cat.- Ma e' una bambina! Anche troppo bambina: e' candida, e' fiduciosa. Ecco, si, candida, fiduciosa e ingenua. Perche' se conosceva un pochino la vita, non avrebbe certo commesso quell'errore!-

Lui.- Ma allora la colpa e' tua, non capisci? tu stessa ti stai accusando! Considerandola sempre una bambina, non le hai aperto gli occhi; non l'hai sorvegliata; non ti sei mai curato di sapere con chi usciva, dove andava, chi frequentava.-

Cat.- Ehi, ehi, certe cose spettavano anche a te. Non crederai sul serio che perche' sei uomo, non avevi il dovere di occuparti di tua figlia?-

Lui.- Io mi sono  occupato dei ragazzi, dei maschi. E ho dato loro dei saldi principi morali: i miei!-

Cat.- E lo hai fatto talmente bene, che uno se n'e' andato a casa di Cristo, mentre l'altro... l'altro.. e'.. e'

      come se non ci fosse in questa casa. (piange)-

Lui.- Piangi, piangi, che col pianto s'aggiusta tutto.-

Cat.- Sei un mostro! ( adirata) perche'.. perche'...-

Lui.- ... perche' non mi faccio piu' intenerire dalle tue lacrime di coccodrillo.-

Cat.- Luigi, rifletti. Luigi apri gli occhi...( prima minacciosa, poi come se fosse impotente, quasi lo

      prega) Luigi, Luigi, ma non ti accorgi che stiamo andando a rotoli? non vedi che la famiglia si sta

      sbriciolando; ( poi forte) non vedi che stiamo andando alla malora!-

Lui.- (cinico) Se questa era la nostra vera natura, ben venga il ...diluvio.  Se la nostra unione era falsa; se la nostra felicita'  presunta; se non c'e' piu' amore, ebbene, che vada tutto all'aria! e non se ne parli piu'.-

Cat.- Tu ti sei incaponito. Tu sei testardo e non vuoi piu'  ragionare. Tu ti sei convinto che le cose stanno cosi', e va bene -dici - cosi' sia!-

 Lui.- Ecco, e' come dici tu. Tu hai sempre ragione.-

Cat.- Eh no! No! No! Le cose non sono cosi' semplici, come  vuoi far credere tu! (pausa) Io invece ti dico che sei falso e ipocrita! Tu ti comporti cosi' perche' non sai reagire! perche'  sei, fondamentalmente vigliacco! perche' non sai  riprendere la sistuazione in mano!  Tu sei solo un piccolo ducetto!

      E te lo abbiamo consentito noi! - per vigliaccheria, o  per quieto vivere... o ... o perche' ti volevamo bene.  E adesso che ci troviamo di fronte a gravi, ma non  certo insormontabili problemi, molli tutto,- perche'  non sai che pesci pigliare! E mandi tutto allo sfascio!-

Lui.- Caterina!-

Cat.- E' cosi', e' cosi'. Mi faccio tagliare il collo, se non  e' cosi'!  Mi dici cosa hai fatto da quanto sappiamo di Berta? Hai fatto qualcosa? hai tentato di trovare una  soluzione ragionevole, pacata?

      Una sola cosa hai saputo fare: imprecare! - poi nulla. No, anzi, una decisione veramente saggia e coraggiosa l'hai saputa prendere: la buttero' fuori di casa! Ecco la tua soluzione! E con Carlo? - che tatto! Se si poteva ancora sperare di fargli cambiare idea, con la tua elefantiaca delicatezza, l'hai fatto fuggir  via -prima del tempo. E la speranza, io l'avevo,- eccome -...  sono sua madre...  intuivo che ancora c'era spazio per noi, che   non era del tutto deciso...  Ma arrivasti tu, con i  tuoi raffinati argomenti, e completasti l'opera.-

Lui.- Visto che sono sotto accusa, cosa mi rimproveri per  Stefano?-

Cat.- Stefano? L'hai rovinato! L'hai supervalutato, gli hai fatto montare la testa e ora ci snobba!-

Lui.- (alzandosi dalla poltroncina) Che donna! Che donna!  (passeggiando) Inaudito! mi ha caricato di tutti i fardelli possibili. Mi ha riempito di responsabilita'; mi ha colpevolizzato di tutto e su tutto, - niente  escluso. E, come al solito suo, ella e' rimasta alla finestra,  a guardarsi e gustarsi la scena.

      Ma bene bene.  (pausa)  Non hai fatto questo, non hai fatto quest'altro, dovevi dire cosi', potevi fare coli' -dopo. E quindi io sarei l'insensibile, il mostro, il  dittatore.( calma apparente, poi in crescendo di

     furore) Bene, visto che mi hai dato questi bei  attributi e questa bellissima patente: dittatore!-

      allora lo faccio per davvero e subito: perdiana, se non condividi i miei modi e le mie decisioni, quella e' la porta, march!-

Cat.- Pallone gonfiato di niente. Credi di intimidirmi?-

Entra Stefano.

Ste.- Buon giorno, genitori, io esco. (accorgendosi dell'atmosfera pesante) Ahi, ahi, aria di tempesta.

      Vado via subito.-

Cat.- No, tu resti! Tu devi partecipare alle nostre preoccupazioni. Tutti stiamo vivendo gravi fatti,

      tranne tu! Sei o non sei di questa famiglia?-

Ste.- Calma, calma, eccomi. Sono...tutto orecchie.-

Lui.- Caterina, lascia fuori da questa storia il ragazzo. Questa situazione riguarda solo noi.-

Cat.- No! riguarda anche lui! (a Stefano) Sai cosa mi ha detto poco fa tuo padre? Mi ha detto che

      se non condividevo le sue decisioni, potevo anche  andarmene da questa casa.  Hai capito? E ti riguarda oppure no?-

Ste.- Mamma mia che paroloni. Suvvia, ragionate con calma, la  cosa s'aggiustera'.  Adesso vogliate scusarmi ma avrei da fare.-

Lui.- Vai, vai, meno senti e meglio e'.-

Cat.- Santoddio, ma allora non c'e' piu' speranza?-

Lui.- Chi di speranza campa...-

Cat.- Ma e'..e' assurdo.-

Lui.- Tanto va la gatta al lardo...-

Cat.- Dio mio! (si copre il viso con le mani)-

Ste.- L'avete fatta grossa, questa volta...-

Lui.- Tutti i nodi vengono al pettine.-

Ste.- Papa' smetti di parlare per proverbi! mi dai fastidio!-

Cat.- Lo vedi? lo vedi? (esce di corsa)-

Ste.- Suvvia, papa'...-

Lui.- Suvvia un corno! Cosa avrei dovuto fare? fregarmi le mani di gioia, dopo aver ricevuto la bella notizia su  tua sorella? Io sono all'antica. Sono stato educato cosi'.  Non sono  moderno come lei (ironicamente indica Caterina che e' uscita). Per me certi fatti sono gravi, gravissimi. E la responsabilita' maggiore ce l'ha lei!  Doveva vigilare sulla figlia. Ma per lei era "la bambina" ,-

      tanto e' ancora piccola, deve crescere.  Ed ecco che  quella bambina ti sta per scodellare un bambino vero,  fatto di carne e di ossa!-

Ste.- Non sara' la prima ragazza madre...-

Lui.- Ma allora e' sicuro? E proprio sicuro? E' stato  confermato? E' veramente incinta?-

Ste.- Certamente, perche' non sapevi?-

Lui.- E chi mi doveva informare, lei? tua madre? mia moglie?   No, se ne e' guardata bene dal farlo. Io le cose di  questa casa li vengo a sapere per caso,  incidentalmente. La certezza...- che disgrazia - santoiddio!-

Ste.- Ma che disgrazia, ci sono sempre rimedi per chi non  vuole impicci.  E gia' che ci siamo, voglio dirti che sbagli, se pensi  di buttarla fuori di casa. Quello sarebbe un vero  scandalo.  Davvero! I tempi sono cambiati, non e' piu' il caso di farne tragedie, - si puo' fare qualcosa di.. di..  discreto..-

Lui.- Cosa vuoi dire? Parla chiaramente.-

Ste.- (brutalmente) Falla abortire!-

Lui.- Abooortire?-

Ste.- Si, certo, abortire. E se non te la senti tu, potrei  interessarmene io. Allora?-

Lui.- Fammi riflettere, perddio fammi riflettere. Fammi prima  riavere da questa notizia...-

Ste.- ... che gia' sapevi...-

Lui.- ... che volevo esorcizzare. Fammi pensare, dammi tempo.-

Ste.- Come vuoi. Aspettero' le tue decisioni.-

Lui.- Chiamami Berta, per favore.-

Ste.- Per far che? un'altra scenata?-

Lui.- Voglio parlarle, posso farlo, oppure no?-

Ste.- Vuoi consultarla?-

Lui.- Insomma, me la chiami o no?-

Ste.- Padronissimo, padronissimo, te la chiamo.. te la chiamo...-

Esce, intanto Luigi passeggia e gesticola, rimuginando i fatti. Poco dopo entra Berta.

Ber.- Mi volevi...-

Lui.- Si, siediti, voglio parlarti.-

Ber.- Pero', per favore, non t'arrabbiare.-

Lui.- La mia dose di collera giornaliere l'ho gia' presa. Senti un po'. Sei.. insomma... sei sicura? (indica la  pancia della figlia)-

Ber.- Si. Credo di di.-

Lui.- E non potresti sbagliarti? chessoio: ritardi, qualche trauma, come dire, ci si puo' ingannare..-

Ber.- Io non ne capisco molto, ma la mamma dice...-

Lui.- Lascia stare tua madre! Senti, adesso tu vieni con me, andiamo da un medico.-

Ber.- Ma io mi vergogno...-

Lui.- Prima ti dovevi vergognare, prima.-

Ber.- Io non ci vengo. Io mi vergogno. No, non vengo. Poi proprio con te.-

Lui.- Con Stefano ci andresti?-

Ber.- Con Stefano? Preferirei andare con la mamma.-

Lui.- Con mamma, con mamma. (infastidito) Aspetta qui, torno subito.-

Esce. Non appena Luigi sara' uscito, Berta si mettera' al telefono.

Ber.- Pronto? Sei tu? Sono io. Si tutto bene, fino ad ora. Il vecchio sa tutto, ma fa finta, o spera che non sia  vero. Si...si... mi vuole fare andare dal medico. Si...si  ma prima mi ha minacciato di buttarmi fuori di casa. Certo che ci debbo andare. Lo debbo assecondare... capisci? Puo' essere che siano solo parole... ma per prudenza. Voglio vederti. Aspettami, non appena mi sara'  possibile verro'. Ciao, arriva qualcuno.( posa  l'apparecchio)-

Entrano Luigi e Caterina.-

Lui.- ... e' tuo preciso dovere, sei sua madre.-

Cat.- Mi hai sfrattata! Ora e' come se non ci fossi piu' in  questa casa. (guarda l'ora) E fra poco arrivera' il  tassi'.-

Ber.- Mamma, andiamo in tassi'?-

Cat.- Io, io vado in tassi'. Tu andrai dove devi con tuo padre.-

Ber.- No, io voglio andarci con te! Altrimenti non vado.-

Lui.- E facciamola finita, va bene? Facciamola finita! Tu andrai con lei e tu, per piacere,  accompagnerai.-

Cat.- Il signore ha disposto?-

Ber.- Mamma, ti prego, con lui mi vergogno...-

Cat.- ( a Luigi) Ma e' proprio necessaria questa visita  prematura?.-

Lui.- Ma che prematura: voglio la conferma!-

Cat.- Per me lo e'!  Eppoi, perche' vuoi la conferma, per mettere a posto la tua coscienza per quello che vorresti fare?- cacciarla!-

Ste.- (entrando) Te lo dico io perche': Per farla abortire!-

Ber.- Abortire?-

Cat.- Abortire? mio Dio!-

Ste.- Guardate che facce! Ma cos'e' una novita' abortire?-

Cat.- Ma tu sei sempre brutale.-

Ste.- Dico le cose come stanno! Allora, serve la mia presenza o me ne posso andare?-

Cat.- Come al solito, fuggi!-

Ste.- Mamma, mi stai imitando per caso?-

Cat.- Si! si! Stai fuggendo, come lo chiameresti tu?-

Ste.- Delicatezza, discrezione, liberta' per voi di decidere.-

Cat.- Non ci serve questa liberta'! a noi serve l'aiuto, lo  affetto, l'amore! (gridato)-

Ste.- ( sedendosi) Se la prendi cosi'...-

Cat.- Grazie genio! allora tu che dici? (a Luigi)-

Lui.- (imbambolato) Di cosa?-

Cat.- Di quest'affare... dell'aborto.-

Lui.- Non so, debbo riflettere. Ci debbo pensare.-

Ste.- ... deve meditare..-

Lui.- Certo, meditare, ti fa schifo?-

Ste.- O no. Fai pure... medita...Ullalla'(come dire: non e'  il caso di prendersela)-

Cat.- Ci vuoi pensare…da solo?-

Lui.- Eh, come hai detto?-

Cat.- ( con pazienza) Ho detto: ci vuoi pensare da solo?-

Lui.- No, no. No. Ci penseremo...ci penseremo...-

Ber.- ( che era rimasta in disparte) Un momento, un momento, e io non conto?-

Lui.- Tu?-

Cat.- Lei! Perchenno'?-

Ber.- Certamente, io!-

Lui.- Ma tu... ma tu sei… una ...-

Ber.- E dillo: una bambina!-

Lui.- Ecco... pensavo.. credevo.. insomma non appena avremo deciso qualcosa...-

Ber.- Non hai capito! Voglio decidere pure io! Porco mondo!-

Cat.- (scandalizzata) Ma Berta, un po' di... di...-

Ber.- Di che cosa? mamma,- di rispetto?-

Cat.- ... di...di..-

Ber.- ...d'educazione? Me ne frego! Decideremo insieme. Voglio dire la mia!-

Ste.- Senti, senti...-

Lui.- Ma cosa vuoi decidere tu. Sei solamente un'irresponsabile, e anche maleducata e arrogante.

      Qua decidero' io! Altrimenti march! (indica la porta)-

Cat.- Luigi, ci risiamo?-

Ste.- Calma, papa'.-

Lui.- (agitato) Vedete? Sono calmissimo, calmissimo. Ma per la miseria mi fa imbestialire piu' di sua madre. Allora grande donna, cosa vuoi dirci? cosa proponi?-

Ber.- Penso che.. penso.. che .. dovro' telefonare, prima.-

Lui.- A chi? A... lui? Al suo seduttore? (guarda Caterina)-

Cat.- A lui proprio no! Vero Berta?-

Ber.- E invece si!-

Cat.- Ma bambina mia...-

Ber.- E smettila con queste sdolcinature. M'hai stufata! E adesso fatemi telefonare, per favore. (con

      sopportazione)-

Lui.- Dobbiamo uscire? ( guarda Caterina)-

Ber.- Mi pare...-

Ste.- Che caratterino.(esce)-

Cat.- Vieni Luigi. Falli parlare.(escono)-

Berta prende l'apparecchio e compone il numero.

Ber.- Pronto? Senti, ci sono novita'. Dal medico ci dovrei andare per preparerà l'aborto. Mi senti? Ah, credevo.  Allora, che faccio? Come sono cavoli miei? Hai detto  proprio cosi? Ma porcomondaccio, prima mi freghi e poi  te ne strafotti?  Come? come? Ma ho sedici anni, dipendo da loro. Senti,

 mica ti sto chiedendo di sposarmi... solo un consiglio,  che faccio? Certo che non sei stato il primo. Bella scoperta! Ma potresti essere il padre... no? Non te ne importa? Bastardo! M'hai fregata! Si..si, ci sentiamo. Crepa! (sbatte il telefono) Eccoti servita Berta Bellomo!  Sedotta e abbandonata! Che ridere! Incinta e abortita!  Mamma che fastidio... (poi, ad alta voce) Venite, prego, la decisione l'ho

presa.-

Entrano Caterina e Stefano.

Ber.- E papa?-

Cat.- Adesso viene. Allora?-

Ber.- Abortisco!-

Cat.- Come abortisci?-

Ste.- Saggia decisione.-

Cat.- Zitto tu! ( a Berta) Chi te l'ha suggerito...lui? (indica il telefono)-

Ber.- Quello? Quello e' un perfetto imbecille! Stefano, sai cosa m'ha detto? Me ne frego! Lui se ne

      frega, abortisco oppure no. Hai capito?-

Stefano non risponde, ma abbassa la testa.

Cat.- Misericordia.-

Ber.- Mamma smettila!-

Ste.- Pensiamo al da farsi, piuttosto.-

Cat.- Dobbiamo sentire vostro padre. Eppoi, perche' tutta questa fretta?-

Ste.- Chiamiamolo.-

Cat.- E' nel bagno. Aspettiamo.-

Ber.- Se l'e' fatta addosso?-

Cat.- Berta!-

Ber.- Eh, eh, era solo una battutina.-

Cat.- Io sono .. io sono veramente sconcertata di questo ... di questo modo d'esprimenti.-

Ber.- Dovresti conoscerlo questo modo - d'esprimermi. Non  parlano cosi' anche le tue alunne?-

Cat.- Ma tu sei stata educata diversamente.-

Ber.- Io? Per te ero diversa, ma, invece sono come loro.-

Cat.- Tra le mie alunne ve ne sono di timorate.-

Ber.- Uffa! Ma allora non vuoi proprio capire? Tu e solo tu  mi volevi santarellina innocente. Hai capito? Tu lo volevi, anche se non lo ero. O, perlomeno, t'illudevi  che io lo fossi. Ti sbagliavi, va bene? Io sono stata irrequieta, pazza e poco timorata. Oh! E adesso basta! Basta! ( gridato)-

Cat.- Ma sai cosa stai dicendo?-

Ber.- ... che sono una puttanella, niente di piu'!-

Cat.- Stefano, la senti?-

Ste.- Sento.. sento...-

Cat.- E non dici niente?-

Ste.- Affari suoi. Cosa c'entro io?-

Ber.- Gia' lui non c'entra mai. - Mai. (ironica)-

Cat.- Ma che sei di ghiaccio? Cosa sei, insomma?-

Ber.- Che sei? Eh, che sei? (sfottente)-

Ste.- Zitta tu! Cosa sono, chi sono. Ma che v'importa a voi? Cosa volete? Che vuoi! ( a Caterina)-

Cat.- A questo punto, penso che vostro padre abbia ragione.  Certo, ha ragione. Finora abbiamo vissuto insieme da perfetti estranei. Ora mi domando, com'e' possibile che non ci  conoscevamo? che non sapevamo nulla di noi stessi? Vivevamo mascherati? Io pensavo.. credevo di sapete tutto di voi: invece no! E adesso mi ritrovo circondata da sconosciuti.  Ecco la verita'!  Si ecco una verita': tra di noi non c'e' stato affetto,  ma mutuo soccorso, tuttalpiu'! Niente amore! Niente  sentimenti!  Adesso ho il quadro ben chiaro! Ed ora ho paura!-

Ste.- Mamma...-

Cat.- Chiama tuo padre, per favore.-

Stefano esce.

Cat.- Voglio telefonare a Carlo. Voglio il suo conforto.-

Ber.- Telefona a chi vuoi tu, ma io ho deciso!-

Cat.- E non me lo ricordare ad ogni pie' sospinto!-

Ber.- Non si sa mai!- (durissima)-

Entrano Luigi e Stefano.

Cat.- Luigi, hanno deciso!-

Ber.- Io ho deciso!-

Ste.- Ed io , ovviamente, sono d'accordo.-

Lui.- Capisco. Abortisce, vero?-

Cat.- Si.-

Lui.- Suppongo che ci voglia il mio consenso.-

Ste.- Non lo so di preciso. M'informero'.. penso di si...-

Lui.- E io non lo daro'!-

Ber.- Ma che dici?-

Cat.- (sorpresa) Davvero?-

Ste.- Errore...-

Lui.- Non lo daro'!  Ve l'ho gia' detto: sono all'antica. Ho ricevuto un'altra educazione, altri principi morali. Sono oscurantista?  sono tutto quello che volete! Ma ci ho creduto, sissignore. Li trovavo giusti,

formativi e utili per tenere salda una famiglia, la societa', e forse anche il consorzio dei popoli,-tutti.

      E fra questi principi v'e' ne sono due imprescindibili almeno per me: l'onesta' e l'onore. L'onesta' del buon padre di famiglia, del probo  cittadino, del buon funzionario. E l'onore: della parola data, del decoro della famiglia, del rispetto della donna. Adesso, per voi, sono piccole cose. Cose inutili, senza

senso, da vecchio rimbecillito.  Ma questo e' tutto il mio mondo - che farci? Vedete, per me una donna deve rimanere illibata fino al matrimonio, e, se per sciagurata ipotesi, avviene il fattaccio ( accenna alla pancia), il seduttore la deve sposare. Quindi, tempi moderni o no, adesso tu mi dici chi e'

stato..  chi e' il padre di quello li'...(indica la  pancia di Berta) e andro' a parlargli io.-

Ber.- Tempo perso. Quello se ne infischia di me e di te!-

Cat.- Non lo provocare!-

Lui.- Ho capito. Abbiamo a che fare con un piccolo malandrino, evvero? e tu lasciami provare e vedremo. Allora, chi e'?-

Ste.- Papa', guarda che il delitto d'onore e' stato  cancellato dal nostro codice..-

Cat.- Perche' tu, Luigi…-

Lui.- Ma che cavolate dite. Chi ha parlato di delitto! Anzi sapete cosa vi dico? Lasciatemi solo con lei, ce  la sbrigheremo noi due, evvero?-

Ber.- Io solo con te non ci rimango. Mi fai paura.-

Lui.- Sciocchezze!-

Cat.- Io resto!-

Ste.- Io vado.-

Cat.- Avrei voluto vedere...-

Ste.- (indeciso) Se avete bisogno di me...sarei di la'.-

Lui.- Puoi andartene tranquillo, in questa casa, aiutanti  macellai non ce ne servono.-

Cat.- Non condannare prima del tempo.-

Lui.- Il buon giorno si vede dal mattino.-

Cat.- E dalle coi proverbi.-

Lui.- Proverbi o no, quello fara' il medico abortista! Beccati questa Luigi Bellomo! Hai fallito, hai fallito in tutto!-

Cat.- Lascia perdere di compiangerti e pensiamo al da farsi.-

Ber.- Mamma io resto ferma nella mia decisione!-

Lui.- Ed io resto fermo nella mia!-( se ne esce infuriato) –

Cat.- Ma non possiamo ragionare? parlarne da persone civili?-

Ber.- Civilta'? M'avete rotto le scatole! –

Cat.- Berta? Scendi sempre piu' in basso.-

Ber.- Ma finiscila, e scendi tu, invece, da quel piedistallo  di perbenismo stronzo!-

Cat.- Da non crederci, da non crederci.. Questo a me?  Luigi, Luigi...( esce)-

Ste.- La tempesta riprende.-

Ber.- E falla venire tu sta bonaccia!-

Ste.- Io?-

Ber.- Tu! Non impallidire, cos'hai capito? Sei o non sei quasi medico? conoscerai qualcuno, quindi pensaci tu   per questo stramaledetto aborto.-

Ste.- Senza il suo consenso? (indica la porta)-

Ber.- Perche' non avrai mica scrupoli - tu?-

Ste.- No, e' per la regolarita'.-

Ber.- Lasciamolo fuori a lui, ci darebbe solo noie. Tu procurami un aborto, anche clandestino.-

Ste.- Quelli costano. (accenna ai quattrini)-

Ber.- Non curartene, i soldi ci sono.-

Ste.- Ce ne vogliono molti.-

Ber.- Ci sono!-

Ste.- E no! Adesso mi dici da dove li prenderesti!-

Ber.- Dal libretto degli assegni di tuo padre. So falsificare la sua firma - per la giustificazione, l'avrai fatto  anche tu, no?- e conosco il posto dove lo tiene conservato.  Ergo...i quattrini ci sono.-

Ste.- Sei diabolica sorellina.-

Ber.- Mai come te, fratellino...-(molto ironica)-

Stefano annuisce col capo, e fa gesti come per dire: ma che brava. Berta, va al telefono e compone un numero. Musica.

 

Tela.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                       Atto III

 

Soggiorno di casa Bellomo. Disordine vario: soprabiti sulle poltrone, alla rinfusa, scatole di medicinali, tazze di caffe' vuote, portaceneri pieni di cicche. In scena c'e' Luigi che passeggia nervosamente e gesticola, come se parlasse con un'invisibile interlocutore. Musica. Cambio di luce per significare il passare del tempo. Il tutto durera' due-tre minuti. Entra Caterina.

Lui.- Ebbene?-

Cat.- (scuotendo la testa) E' stazionaria.-

Lui.- Ma il medico? (indica la stanza interna)-

Cat.- Per adesso non si pronuncia. Non parla molto quel professore. Ed e'...e' ... insomma, credo che ce

      l'abbia anche con Stefano.-

Lui.- Beh, da uno studente cosa ci si puo' aspettare, miracoli? Il ragazzo ha fatto cio' che poteva, in

      attesa del suo arrivo.-

Cat.- Mah, sara' forse una mia impressione.-

Lui.- Ma naturale. (pausa)   Dimmi, piuttosto, lo denunciamo quel macellaio?-

Cat.- Stefano dice che e' meglio essere prudenti, almeno per adesso. Dice anche che queste cose non si sa mai come  vanno a finire.-

Lui.- Certo, capisco. Bene, per il momento aspettiamo.  Ma, vorrei proprio sapere, come e' andata a capitare  nelle mani di quella specie di medico macellaio?-

Cat.- Glielo ha consigliato un'amica - ha detto.(breve pausa)  Luigi, entra, su, parlale.-

Lui.- No, non ci parlo! con lei ho chiuso! Eppoi, l'hai vista tu stessa con quale sprezzo mi guarda? come se fossi io la causa di tutto. Io, certo, lei no! Lei e' innocente, lei non ha fatto nulla. Lei ha fatto solo un sacco di cose storte - ecco cosa ha fatto.-

Cat.- ( conciliante) E va bene, avra' fatto tante cose  storte, ma e' sempre una...-

Lui.- ... bambina, vero?-

Cat.- Vuoi che cambi vocabolo? E un'adolescente, cosi' va  bene?  Comunque sia, e' stata leggera, e in questa circostanza  male consigliata; sara' anche caparbia, e in questi  ultimi tempi anche arrogante, ma e' tua figlia! e ha  bisogno di te come di me.  Se tu le parlassi senza acredine, pacatamente, forse,

      - anzi senza forse - sono sicura che ne trarrebbe  beneficio, quantomeno incoraggiamento, forza per

      reagire, voglia di guarire.  Prova, per favore, prova.-

Lui.- Mi dispiace, ancora non me la sento. Sono troppo  agitato, non sarei ... pacato. (pausa)

      Hai detto acredine? Ebbene, si! ho ancora dell'astio  nei suoi confronti. Mi sono sentito doppiamente  tradito.  Dammi tempo, mi passera', fra qualche giorno,  vedremo...-

Cat.- E se fosse troppo tardi?-

Lui.- Ma stai scherzando?-

Cat.- E credi che mi sia possibile scherzare - in questo  momento?-

Lui.- No certamente. No...no. Ma non credevo che la cosa fosse ... fosse.. cosi'... cosi'...-

Cat.- ... grave?-

Lui.- (annuisce)

Cat.- Ma nostra figlia e' grave! E' grave! Madonna santissima, e' grave!-

Lui.- (rimanendo impietrito) Capisco...capisco...ho capito.-

Cat.- Scusami (abbracciandolo) scusami. Sono stata brutale.  Ma i tuoi discorsi, con Berta di la', in quello stato.-

Lui.- No, non scusarti! Quando hai ragione, hai ragione! E  basta! Cosa credi che non fossi preoccupato? Che non me ne  importasse nulla di... di ...lei? Era solo...solo.. -

Cat.- ...Orgoglio!-

Lui.- ( come sollevato da un peso) Ecco, l'hai detto.  Ero offeso; profondamente offeso.-

Squilla il telefono, lo prende Luigi.

Lui.- Casa Bellomo! Pronto?  chi parla? si, sono il  padre...si, e' quasi stazionaria... grazie, riportero'.

      Buongiorno. ( chiude l'apparecchio, poi a Caterina) Era un'amica...  Sai, Caterina penso che andro' a portargli i saluti di.. quell'amica.  Vado di la'...(esce)-

Cat.- Vai, vai. ( poi tra se) E speriamo che non farai piu'  male che bene, tu, col tuo tatto da rinoceronte.

      ( cerca di mettere ordine nella stanza) Buono, onesto,  tuttocasa, ma carattere impossibile: permaloso,  superbo, testardo, e anche un po' megalomane: (imita  Luigi) Pronto?  Casa Bellomo! E che era, Casa Savoia?-

Entra il professore.

Cat.- Allora, professore?-

Pro.- La faccenda e' seria!  Quel collega ha realizzato un capolavoro di  incompetenza e d'irresponsabilita' - che senza  eufemismi, definirei  perfettamente mostruoso.-

Cat.- Professore...(supplichevole)-

Pro.- Vede, signora, quel...quel medico, ha fatto tutto cio'  che non doveva fare; e non ha fatto il minimo che  doveva essere fatto!  Insomma ha messo nei guai quella giovinetta! Poi, signora, mi permetta la franchezza, ma suo figlio,  quasi collega, mettersi in rapporti con quel tipo... E, come se non bastasse, e' arrivato al punto di  portargli la sorella? E' il colmo dell'incoscienza!  E voi...  voi...-

Cat.- Mio figlio? Ha portato? - no, noi eravamo all'oscuro!-

Pro.- Non sapevate?-

Cat.- Certo che no!-

Pro.- Capisco! Avranno fatto tutto da soli. Basta, comunque stiano le cose, la responsabilita' di

      suo figlio e' indiscussa.-

Cat.- Mio figlio! Stefano ha fatto questo? Misericordia...-

Pro.- Mi dispiace signora, ma la cosa non puo' finire qui.-

Cat.- La polizia? ( il professore annuisce) Madonna, lo scandalo! E mio marito? Quello fara' una pazzia!-

Pro.- Suo marito anzicche' pensare agli scandali e a fare  pazzie, farebbe bene ad occuparsi della figlia, ad  evitare il peggio, a quella sfortunata ragazza. Perche'  il peggio non e' mica passato, sa?-

Cat.- Professore, la prego, ci aiuti. Ci salvi! Siamo nelle  sue mani ...disposti... a tutto, ci capisce?-

Pro.- (con sopportazione) La capisco anche troppo bene,  signora. E adesso la prego di capire altrettanto bene  me: Io faro' il possibile e, ove occorra, tentero' anche  l'impossibile, per risanare quella figliola. Ma... ma, la prego, non mi chieda - direttamente o per allusioni-  nient'altro - che non sia piu' che lecito. Ed ora le preannuncio che sara' probabile un ricovero della paziente in ospedale.  Vediamo come passa la  notte.  Domani decidero'. Per adesso seguite le  prescrizioni e tenetela tranquilla.

      Buongiorno signora.-

Cat.- (confusa e vergognosa) Grazie... ecco...certamente..  grazie, l'accompagno. Buonasera professore.-

Caterina accompagna alla porta il professore e dira' le ultime parole dopo che questi sara' uscito, poi, al culmine della vergogna, si portera' le mani al viso e si dirigera' verso il centro del palcoscenico.

Cat.- Che vergogna! Che vergogna. Oddio vorrei sprofondare,  scomparire dalla faccia della terra!

      Mia figlia traviata; mio figlio senza etica  professionale e, perdippiu' incosciente; ed io.. io!

      ho tentato di corrompere un serio professionista.  ( si batte le guance) Corruttrice! corruttice!

      Mi faccio schifo come madre, come donna e come  insegnante!-

Entra Stefano.

Ste.- Mamma, cos'hai? (allarmato)-

Cat.- (guardandolo di traverso) Il fango! Ho il fango, fino a  qui- al collo!-

Ste.- Ritorniamo sempre sulle stesse cose?-

Cat.- ( a denti stretti) Ho il fango di tua sorella e ora,  soprattutto, il tuo fango!-

Ste.- Siamo alla scena madre...(con aria annoiata)-

Cat.- Ancora no! Prega Iddio che tua sorella guarisca!  Che non muoia!-

Ste.- Ma andiamo, E' malconcia ma non fino a quel punto.-

Cat.- Sei cinico e irresponsabile!-

Ste.- ( facendo un cenno come dire: fai tu) Sara'...-

Cat.- E non credere che con questo "sara'" il conto sia  chiuso. No, il conto e' ancora aperto!-

Ste.- Aperto, chiuso, ma… forse ti riferisci al conto dello intervento?-

Cat.- Non far finta di non capire, Stefano!  Il professore mi ha detto tutto! Sei stato tu a  portarla da quello li'- non l'amica - e, a parte il mio  disprezzo, e la reazione di tuo padre, credo che te la

      dovrai vedere anche colla giustizia.-

Ste.- Sei matta?-

Cat.- Se sono matta io, prima lo e' il professore, il quale,  senza mezzi termini mi ha detto che dovra' fare la sua  relazione alla polizia.-

Ste.- Quel professore e' un imbecille! Ha l'arteriosclerosi galoppante e con lui me la vedro' dopo.

      Il tuo disprezzo? Beh, cosa vuoi che ti dica? - me ne  strafotto!-

Cat.- Complimenti! E con tuo padre?-

Ste.- Con quello? ma mi vuoi far ridere? E' un pallone  gonfiato, non dimenticarlo, e non appena lo pizzichi -  paff!- si sgonfia e s'ammoscia paurosamente.  Vai di la', e vedrai che scena: sta piangendo al

      capezzale della sua adorata figlia morente...- che  spettacolo disgustoso...-

Cat.- T'ho creduto altezzoso, egoista, cinico, ma adesso  debbo ricredermi: Sei immorale!-

Ste.- ( prende un libro e lo lancia alla madre) Prendi, e' un  vocabolario, vedi cos'altro trovi per me.

      Sfoglia, sfoglia e troverai paroloni - paroloni – solo  paroloni - coi quali avete riempito tutta la vostra   sprecata vita. Siete dei falliti!-

Entra Carlo. Veste da viaggio ed ha una valigia in mano.

Cat.- (correndogli incontro e abbracciandolo) Carlo! Carlo!  Sei venuto! Sei venuto! Oddio...(piange)-

Car.- Mamma! Piangi? Come sta Berta?-

Cat.- Non troppo bene...-

Ste.- Ciao Carlone. Come sei abbronzato? Berta migliorera'!-

Car.- (lasciando la madre e abbracciando il fratello) Stefano come sono contento di rivedervi.-

Cat.- Togliti il soprabito...-

Car.- (eseguendo) Ma cos'ha di preciso? Per telefono non ho  capito niente. Vorrei vederla subito.-

Cat.- T'accompagno. (si avvia)-

Ste.- Niente di grave. Diciamo un infortunio sul lavoro.  ( tra se) sul lavoro.  Quel testone! Bastava che dicesse si! un piccolo si, e  non sarebbe successo tutto questo casino.  Ma lui, certamente, non poteva dirlo, lui no! E che c'entra lui? poteva un uomo tutto di un pezzo, dire di  si? Abortire? Mai! Facciamoli sposare, piuttosto; ci  penso io, lasciate fare a me! Ed ecco i risultati: un aborto illegale; una ragazza in

     gravi condizioni; e un professore asino che ci vuol  sistemare.-

Car.- Inaudito...mamma... e' vero?-

Lui.- (entrando trafelato e ponendosi di fronte a Stefano)  Sta male! (vede Carlo lo abbraccia) Tua sorella sta  male...in quanto a te (Stefano resta impassibile con un  leggero sorriso beffardo sulle labbra) in quanto a te.. –

Ste.- Calmati. (si accende una sigaretta) Calmati.-

Lui.- Io a questo l'ammazzo! L'ammazzo! ( vacilla)-

Cat.- (fermandolo e portandosi lontano Luigi) Fermo Luigi!  Non fare cosi', per carita'..-

Car.- Ma, spiegatemi... non capisco..-

Lui.- Lasciamo, lasciami. (intanto si accascia su una sedia) –

Cat.- Calmati! Non merita nemmeno il tuo disprezzo!-

Car.- (indicando Stefano) Lui?-

Cat.- Proprio lui...-

Lui.- ... quello che mi doveva dare tutte le soddisfazioni  che m'aspettavo dai figli. Quello che doveva sopperire  al vuoto nella casa, per la partenza di Carlo; quello  che doveva proteggere sua sorella...-

Ste.- M'ha preso per il Fatebenefratelli. Mamma, portalo di la' e dagli un po' di coramina, ne ha

      proprio di bisogno - (infastidito) Vaneggia!-

Car.- Ma Stefano, sei proprio tu?-

Ste.- Accidenti, ci mancava anche un quasi mezzo prete, per  completare l'opera.-

Car.- Mamma, ti prego, porta papa' di la' e resta un po' con  lui. Grazie.-

Caterina annuisce e sorreggendo Luigi, escono di scena.

Car.- Mi vorrai spiegare, suppongo?-

Ste.- Carlo, se sei arrivato con l'intenzione di farmi la morale, ebbene, puoi riprendere l'aereo e tornare da  dove sei venuto.-

Car.- Ma quale morale. Qui ci sono gravi fatti che debbo  conoscere. Si tratta di mia sorella! Della famiglia.-

Ste.- E allora? E' successo un piccolo infortunio, te l'ho detto, e si sta rimediando. C'e' un luminare che si sta  occupando di lei...-

Car.- Ma tu c'entri con questo "infortunio?"-

Ste.- Centro, perche' mi ci ha tirato per i capelli. Ho  dovuto occuparmene. Te l'ho detto: lui non voleva, non ha dato il suo consenso per un aborto legale e , quindi, s'e' dovuto ricorrere ad altri mezzi, con le conseguenze che sai.  Bastava un piccolo si, dannazione!  Ma lo sai? lo sai? Berta ha dovuto falsificare la firma  di papa', sull'assegno, per poter pagare le spese. Roba da non crederci! - Vedi in che condizioni ci ha messo-  Voleva farli sposare. Le nozze riparatrici - voleva.  Povero illuso. Vecchio d'eta' e di pensiero!   irresponsabile!  Ed ora lo sai? potrei trovarmi anch'io nei guai: Quel professorone ci vuol denunciare. Ma io me ne fotto, la   patria podesta' sulla ragazza ce l'ha il vecchio e, professionalmente a me non possono farmi nulla,- sono  ancora studente...-

Car.- Mi stai sconcertando. Mi sembra di parlare ad un altro uomo. Ma sei proprio tu Stefano? o sei un suo sosia   malvagio?-

Ste.- Fratellino sono io. Io! Siamo noi, siamo sempre stati  noi, cosi'.- Solo che ci nascondevamo nelle buone  maniere, nel perbenismo. Sporchi, ma perbene!-

Car.- Non ci credo! Non posso crederci! La nostra non era solo etichetta. Eravamo - siamo - una famiglia normale,  con tutti i limiti di una famiglia normale! Se c'e'  stato un cambiamento, ci sara' stato - sicuramente – un  grave motivo.  -  O forse molti gravi motivi.  Insomma! - Deve essere successo qualcosa! (scandito)  Non si puo' cambiare cosi' improvvisamente, cosi'  violentemente.(disperato)

      E tu, forse, sai la vera ragione.(deciso)  Tu devi saperne di piu', molto di piu'. E me lo dirai!

      Tu hai la chiave di questo cambiamento.  Non mi convinci con la storia del perbenismo.

      Stefano, non mi convinci!-

Ste.- Carlo, abbiamo, finalmente, buttato le nostre maschere,  non ti basta?-

Car.- Stefano tu non me la dai a bere.  Qualcosa s'e' incrinata – rotta - in questa famiglia, Voglio sapere cosa e perche'. Voglio analizzare i  recenti fatti...-

Ste.- E' arrivato lo psicologo, ma bene...-

Car.- Non ci vuol mica psicologia per riuscire a capire certe  cose - dottore!  Sono anni che viviamo insieme e qualcosa possiamo averla capita, l'uno dell'altro: Tu sei stato sempre un  animale a sangue freddo, ma non insolente e cinico!  Berta era vivace, insofferente, forse un po' libertina,  ma non ci sarebbe mai arrivata, da sola, a fare  quello... quello, insomma! I nostri vecchi, lo sapevamo  tutti noi, erano e sono tradizionalisti - perbenisti, come ami chiamarli tu, ma non miopi, soprattutto mamma!

Ma mai! mai! li ho visti cosi', in questo stato: papa'  annichilito, mamma distrutta. Certo, la gravita' della salute di Berta avra' influito,  ma sono convinto che abbiate respirato - tutti quanti - qualche micidiale veleno che aleggia in questa casa!  Ed io voglio scoprire cosa s'annida qui dentro.  E la chiave sei tu!-

Ste.- M'hai seccato!-

Entra Caterina.

Cat.- Papa' s'e' seduto ai piedi del letto di Berta. E'  calmo. Pero' e' lei che non mi convince. Scotta!

      delira! Cosa facciamo?-

Ste.- Falle impacchi freddi sulla fronte.-

Car.- E se chiamassimo il professore?-

Ste.- (distaccato, girando le spalle) Come volete...-

Car.- Mamma, dammi il numero.-

Cat.- E' li' su quel foglio. (indica un foglietto vicino al  telefono)-

Car.- (compone il numero) Pronto? Professore? qui casa  Bellomo... sono Carlo Bellomo. Senta professore, mia  sorella sta malissimo. Ha la febbre... si dev'essere aumentata... si, delira. Cosa facciamo? Viene lei?..no?  ho capito.. ho capito.. va bene.. li' fra mezzora.  Grazie a trapoco. (agli altri)

      Dice di portarla in ospedale...-

Ste.- All'ospedale?-

Car.- Si, all'ospedale...-

Ste.- Che bestialita'! Quello non vuole scomodarsi...-

Car.- Anzicche' criticare a casaccio, perche' t'assicuri tu  delle condizioni di Berta?-

Ste.- Con voi non mi assumo piu' nessuna responsabilita'.  Cosi' v'ha detto di fare l'illustre professore, e cosi'  fate. Eseguite.-

Car.- Mi fai pena! Mamma, andiamo, la copriremo con una coperta e via! Anzi, fallo tu e papa', io scendo a preparare la macchina. E' in garage vero? Datemi le chiavi!-

Ste.- Eccole.-

Cat.- D’accordo, andiamo Luigi.-

I due escono da sinistra, mentre Carlo da destra. Stefano e' solo e beffeggia Carlo.

Ste.- Pronto? Casa Bellomo! bla, bal, bla. Diavolo non ha  perso un solo pelo dal padre. Tale e quale! ( fa un  gesto come per dire: mamma mia e' terribile. Intanto  passeggia per la stanza con aria annoiata e

fischiettando vistosamente) Entrano da sinistra Luigi, Caterina e Berta, che e' tutta infagottata.

Ste.- To', guarda chi si vede?  la bertuccia!-

Lui.- Ti va ancora di scherzare? Ma ti passera' presto,  vedrai.-

Ste.- Ci risiamo...-

Entra Carlo.

Car.- Non parte, quella dannata macchina non parte. (e' molto agitato)-

Ste.- Stai calmo, fratellino. Vieni, vediamo cosa e'  successo. Vuoi vedere che anche la macchina ha gettato la maschera? Era un catorcio camuffata da fuoriserie.-

Lui.- E piantala cretino!-

Ste.- Ehi, ehi, al vecchio leone sono rispuntati gli artigli.  Andiamo fratellino, non si sa mai...-(escono)

Lui.- Come ti senti piccola? (Berta mormora qualcosa) Non ti  capisco, cos'hai detto? (Berta rimormora. Luigi guarda  la moglie con aria interrogativa)-

Cat.- Non sforzarla. Non farla parlare.-

Lui.- Certo, certo...gia'.. ma non ti sembra che voglia dire qualcosa?-

Cat.- Povera bambina, vedi come soffre? Ha freddo, o forse  sete. Vuoi qualcosa Berta?-

Bet.- ( irrequieta, smania, vuole alzarsi, delira) Via.. via,  pussa via... via via che puzzi... professoressa sono impreparata ... sa ieri mio padre ha avuto un  infarto...-

Lui.- Io? Un infarto? e quando?-

Cat.- Ma non vedi che delira!-

Ber.- La neve, mamma, la neve... fammi uscire, voglio toccare la neve, ti prego mamma, ti prego...-

Cat.- Sta ripetendo le stesse parole di dieci anni fa. E' impressionante!-

Lui.- Si, si, ma io non ho avuto l'infarto...-

Cat.- Sara' stata una piccola bugia per farsi giustificare  dalla professoressa.-

Ber.- ( mormora frasi incomprensibili) Bambola... carta... brucia.. che bello...-

Lui.- Ma che fanno quei due? Qui non c'e' piu' tempo da perdere?-

Cat.- Quando ti serve l'auto d'urgenza, sembra fatto apposta, succede sempre qualcosa...-

Lui.- Ora chiamo un tassi'.-

Cat.- Aspetta ancora un po'.-

Ber.- Un coniglio! guardalo e' un coniglio, prendilo Gemma,  prendilo! Papa', l'ha preso, l'ha preso, brava Gemma. Uh, poverino guarda com'e' impaurito... lasciamolo libero, ti prego papa', lasciamolo libero...-

Lui.- Questo successe due anni fa, in campagna.-

Cat.- Sta passando in rassegna la sua vita.-

Entra Carlo.

Car.- Niente, non parte. Stefano ci sta provando ancora, ma e' tempo perso.-

Lui.- Chiama un tassi'!-

Car.- Subito. ( cerca il numero nella rubrica) -

Ber.- Il primo ballo lo fai con me, capito fratellino? (Carlo si volta stupito) No, dai, me lo hai promesso, Avanti Carlo, non fare lo scemo!-

Car.- (sbalordito) Delira, vero? (assenso dei due) Ha ripetuto cio' che e' successo l'anno scorso, alla festa di Marina, parola per parola...( fa il numero) Pronto tassi'? qui casa Bellomo, via Beati paoli, 22... subito  per favore, e' urgentissimo. Grazie, grazie ancora. (chiude l'apparecchio, poi agli altri) Arriva.-

Ber.- Che bella musica, meravigliosa... ma da dove viene? Carlo, sei tu che suoni?... no, e' un disco. Lo voglio  mamma me lo compri? E' bellissimo.-

Cat.- Io non reggo piu'! Fate qualcosa, bisogna fare qualcosa!-

Lui.- Ma cosa possiamo fare? Il tassi' sta per arrivare...-

Car.- Calma, mamma, e' la febbre alta che la fa delirare, lo sappiamo. (guarda intanto l'orologio)-

Cat.- Carlo, richiama quel benedetto tassi', per favore, vedi  se e' gia' partito.-

Car.- Va bene mamma, lo richiamo, ma tu ti devi calmare. Su  mammina. (prende intanto il telefono e compone il  numero) Pronto? qui casa Bellomo. il tassi'... ah, e'  gia' partito? grazie, buongiorno. ( a Caterina) Hai  visto?, gia' partito.-

Cat.- Gia', per casa Bellomo...-

Car.- Scusa e per dove senno'?-

Cat.- Niente, niente, pensieri miei, non farci caso.-

Entra Stefano. Carlo tiene ancora l'apparecchio in mano.

Ste.- E' partita. Tieni. (passa la chiave a Carlo che non la prende, distratto da Berta ha ripreso a delirare)-

Ber.- La musica, la musica... ah, ecco da dove proviene... dalla camera di Stefano ... Stefano, Stefano...e'  permesso? posso? Stefano, ma che hai? ti senti male? ... hai freddo?... vuoi qualcosa? ti riscaldo io?  accucciati a me fratellone, ecco bravo... ma che puzza  fai.. hai bevuto?.. Stefano, Stefano... ma che fai?  no... no! non voglio! Stefano lasciami! mamma! mamma!  ( le ultime frasi gridate).

Stefano rimane impietrito con la chiave in mano, nell'atto di darla a Carlo. Carlo la guarda senza osare prenderla. Caterina si alza, si pone dinanzi a Stefano e lo guarda con odio, mentre Luigi, che non ha capito nulla, conforta Berta.

Lui.- Delira, povera figlia mia, delira. E' la febbre, e' la  febbre!-

Intanto, pian piano le luci diminuiscono , mentre dal telefono ancora in mano a Carlo si sente una voce che dice:

Voce: Pronto? Casa Bellomo? Casa Bellomo? pronto?...-

Buio. Musica e sipario.