Casa Mastronzo

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Belmonte Mezzagno 24/12/13

Casa Mastronzo

Commedia brillante in due atti di:

         Giovanni Allotta

Prefazione

In una Domenica come tante, nella famiglia Mastronzo, si riuniscono gli zii di Vera e Felice per un pranzo in famiglia. La peculiarità di questa famiglia sta nel fatto che, ogni personaggio ha una stranezza nel nome. Una commedia all’insegna della risata, favorita anche grazie al figlio Totuccio che ha problemi di pronuncia. Facendo capire una cosa per altra.

Personaggi

Felice Mastronzo                                       Capo famiglia

Vera Zoccola                                             moglie

Totuccio Collamintia                                 figlio

Campo Santo                                            dottore

Butta Nella                                                profesoressa

Culetto Rosa                                             zia di Vera

Domenica Melalavo                                  amica zia Rosa

Piscia Felice                                               zio di Felice

Nonna Vera                                                        madre di Vera

(la scena è arredata come un normale stanza abitabile. Tavolo, sedie, quadri, qualche mobile con suppellettili vari, una poltrona.a sinistra, porta che conduce fuori casa. A destra, dentro casa.  Scena vuota)

VOCE FEMMINILE Fuori scena

(si sente suonare campanello, in lontananza) chi è?

DOTTORE Fuori Scena

(uomo pallido dai modi lenti. pare uno zombie) Scusi, lei è vera zoccola?

VOCE FEMMINILE f. s.

(adirata) taliati a ‘sta faccia di baccalaro chi mi dici! da cosci lordi di to matri c’è zoccolara! ( suona campanello)

VOCE MASCHILE f. s.

Mi scusi, a chi cerca?

DOTTORE f. s.

Mi Scusassi, lei è Mastronzo?

VOCE MASCHILE f. s.

Stronzo io? Vidi ca si scinnu, ti dugniu un pugnu ca ti fazzu vidiri a to nonno vistutu di comunione!  

DOTTORE F. S.

(suona campanello. Vera va ad aprire) prima ca mi pigghia a lignati, ci lu dico o contrario. Sono il dottore lei è zoccola vera? (il dottore si ripara)

VERA

Si, dalla nascita. Prego. (Il dottore si rilassa. Con se ha una valigetta con attrezzi medici)

DOTTORE

Signora, meno male che l’ho trovata. Essendo sostituto del suo medico curante, prima di trovarla a tutti chiddi chi dumannava, ci mancava poco e mi mannavano in ospedale.

VERA

Havi ragioni dottore. Purtroppo, sia io che mio marito abbiamo nome e cognome strani. (Lo guarda per bene) ma lei è muru cu muru cu l’ospedale. mi pare troppo impollinato nna faccia. Stamattina ha cacato?

 

DOTTORE

A lei chi c’interessa! nun si pigghia u me pinseri e pensi per lei. Le do un consiglio, metta fuori un cartello gigante e scriva: “quando mi cercate, non domandate. Vera Zoccola in questa casa trovate!”

VERA

troppo spiritoso. Si accomodassi dottor…come si chiama?  

DOTTORE

 (Le porge la mano) il mio nome è Santo, Campo Santo!

VERA

(Fa le corna) Minchiuni, corpu di culo o cuntrario! Aspettassi che vado a raccogliere mio marito dal letto.(Dottore mette il camice. Entra Vera che indica la strada a Felice. Vestito in modo pesante. Cappello di lana, vestaglia, borsa d’acqua sotto l’ascella, pantofole. Termometro in bocca. Striscia i piedi. Starnutisce) Forza Felice. Avanti avanti… stop! (Davanti  un ostacolo qualunque) gira a destra e prosegui dritto. (Felice esegue lentamente) Stop! accendi i quattro frecce. (Felice prende dalla tasca due torce con carta rossa e le accende e spegne) Ti dissi quattro frecce, no due!

FELICE

Quattru sunnu! Due ci l’haju ‘nte manu. Altre due, mi lampeggianu (Si guarda in mezzo le gambe) mezzu i cosci…(Guarda il dottore, che ha lo sguardo spento. Sottovoce) Vera, ma cu è chistu? Pari spirdato!

VERA

Chistu è un nuovo dottore, stai tranquillo. (Gli mette una sedia dietro) ti puoi sedere, Felice!... Prego dottore. Controlli mio marito.

DOTTORE

(Ha un foglio nelle mani. Visita Felice in piedi) Buongiorno. Lei è felice?

FELICE

Dottore, proprio oggi mu dumanna ca sugnu incazzato nivuru! ( ogni volta che starnutisce, il dottore barcolla)

DOTTORE

mi conferma lei è Felice?

FELICE

Ci dissi che sono arrabbiato! Vera, facci lo spelling della mia grandezza.

VERA

A mio marito(mima la grandezza delle parti basse) ci stri ca nu a te rra!

DOTTORE

In parole povere, lei è Felice Mastronzo? (Felice annuisce. Dottore scrive) Piacere, io mi chiamo Campo Santo! (Felice si tocca le parti basse) stia tranquillo che non porto sfiga, porto bene!

FELICE

Porta bene? Cu ‘sta faccia di pisci fitusu? io pi sicurezza, mi mettu u ferru darreri a porta! (Starnutisce, il dottore a poco cadeva a terra)

VERA

(Sgrida Felice)  A finisci di fari troppo vento, ca u dutturi po’ vulari!

DOTTORE

Oggi, sto poco bene. Mi sento un poco stitico in viso. Signor Felice, prima finiamo, prima vado a riposare in pace(Felice gli fa segno di morte). mi dica,  ha la febbre signor Stronzo Felice?

FELICE

Nun cominciassi a sbagghiari, se no, divento diversamente bravo. Io non sono stronzo felice, ma Felice Mastronzo! Se lo ricordi signor cimitero

DOTTORE

Campo Santo prego! (Felice si tocca) Si prepari signor Felice, che la visito. (Il medico prepara lo stetoscopio dalla valigetta) 

FELICE

(Il medico gli gira di spalle. Spaventato) Dutturi, chi sta facennu?

DOTTORE

Tranquillo, le faccio una visita con lo stetoscopio!

FELICE

(A Vera, piano) Chi dissi? Mi deve guardare dietro cu telescopio? (Impaurito, Vera lo consola) Vera aiutami. Chistu havi a faccia di maniaco

VERA

Stai tranquillo. U dutturi u sapi dunni hava a mettiri i manu!

FELICE

(impaurito)Dutturi facissi attenzione, (Voce infantile) sono ancora vergine

DOTTORE

(Dottore gli alza la maglietta) Su, faccia dei respiri profondi. (Vera stringe le mani a Felice, replicando anche lei tutto quello che il dottore dice di fare a Felice) adesso ripeta insieme a me, 33!

FELICE

33! (il dottore ripete 33, Felice somma) 66! (il dottore ripete 33, Felice somma)99! (il dottore continua. Felice essendo in difficoltà si fa aiutare  da Vera, partendo da 99 conta le sue dita, più quelle dei piedi, più quelle di Vera. il dottore allibito) 132! Dutturi ho la febbre, ma la (Tocca la fronte) mia menta è number one!

DOTTORE

(Posa lo stetoscopio e prende il legnetto) Su la tiri fuori. (Felice resta di stucco, guarda Vera impietrita) forza, non mi faccia aspettare, la tiri fuori!

FELICE

Dottore, ma è pazzo ca la escio davanti a tutti? no no, mi vergogno!

DOTTORE

Stia calmo che non mi scandalizzo. Credo nemmeno sua moglie, vero?

VERA

Non mi schifio. Nica nica, ma sapurita!

DOTTORE

Signor Felice, sa niscissi forza! (Felice guarda Vera, alza le spalle e inizia a slacciarsi la cinta. Sta quasi per abbassarsi i pantaloni il dottore lo ferma) Fermo! Deve uscire la lingua(Felice si siede ed esce la lingua, il medico si schifa) Le vedo la gola molto arrossata. Ultimamente,  deglutisce bene?

FELICE

Certi giorni si, certi giorni no. Ultimamente, deglutiscio nel pappagallo e poi la butto dalla finestra!

DOTTORE

Io le ho detto deglutire cioè inghiottire, no pisciare. (possa il legnetto) signor Felice, si regge in piedi? Su, deambuli! (Felice guarda Vera che lo incita a deambulare, pur nemmeno lei sapesse il significato) su Deambuli!

FELICE

Dottore è inutile che s’incazza, a chist’ura nun mi veni di deambulare. Io, deambulo ogni mattina ‘nto cabinetto alle 8.

DOTTORE

(Adirato, urla barcolla. Vera riesce in tempo a sostenerlo) Faccia due passi

VERA

(lo sgrida) Fai u serio! nun fare arrabbiare o dutturi, se no, cca ni mori

FELICE

Certo ca u fazzu arrabbiare, tu si ignorante ca mancu sai ca deambulare non fa rima con cacare, ma con caminare! (Vera lo manda a quel paese. Felice essendo malato, cammina storto e barcollante. Si risiede, dolorante) dottore, come ho ambulato? (il dottore sta per parlare. Felice starnutisce con violenza. Il dottore barcolla e cade a terra)

VERA

(Spaventata, soccorre il dottore) beddamatri, u dutturi vulò. disgraziato, ti havia dittu di nun fari troppo vento. Aiutami a susiri ‘stu spaventapasseri. (Lo siedono nella sedia. Il dottore è stordito) dottore…dottore è in linea? (Spaventata) beddamatri, u dutturi in tilt è! (Felice la guarda) chi ci guardi Mastronzo! Chiama u dutturi!

FELICE

(Al telefono) pronto? Mi serve un dutturi pu Campo Santo! No, al cimitero. Campo Santo è a me casa. scherzo? quali scherzo, spicciativi! …pronto, pronto? (riattacca)  Ci pareva uno scherzo!

VERA

Veni cca, aiutamulu nuatri! Pigghia u telescopio. (Felice prende lo stetoscopio lo da a Vera che lo mette e visita il dottore) dottore, dica 23

FELICE

Ignorante è 33, no 23!

VERA

Cretino, c’è crisi! Dottore, dicesse 23

DOTTORE

23 (Vera le ripete il numero 23, il dottore esegue correttamente) 23! (Vera le ripete il numero 23, il dottore esegue correttamente) 23!

VERA

Si ci è incantata l’ernia al disco. (Posa  lo stetoscopio. Felice le prende il legnetto) dottore, sa niscissi! (Felice la richiama con un “Aoh!”) a lingua, per carità! Ti pari ca ci vuliva vidiri u termometro? Maliziusu! (il dottore esegue. lo alzano) si alzasse dottore e facesse l’autoambulanza. (Il dottore fa piccoli passi e barcolla) come si sente dottore?

DOTTORE

Meglio adesso. Mi era venuto, un calo di pressione. Ora, va meglio. Cosa posso prendere, signora?

VERA

Felice, pigghia carta e penna ca ci scrivu i medicinali o dutturi.(Felice porta carta e penna, presa dal mobile. Vera scrive) si pigghiassi ‘sti pinnule, cacaton. Così, va di corpo e ci finisce l’impallinazione nna faccia.

DOTTORE

Sono allergico alle pillole. Nun mi pò dari navutra cosa?

VERA

Si manciassi un chilo di cachi al giorno, così cacherà pi ‘na settimana. Quando è troppo, si mangi dieci fico d’india e finisce di andare a ci caco.

DOTTORE

Grazie signora. Arrivederci! (Felice si siede nella poltrona, si rilassa. Assume una posizione come fosse morto e si addormenta)

VERA

(Ferma il medico) Dutturi! I pinnuli a mio marito? (il dottore si siede e  scrive la ricetta. Entra Totuccio, con la cuffia nelle orecchie. Musica dance ad alto volume. Entra ballando. Gli spegne la radio. Totuccio è vestito in modo trasandato) chi ti vinissi nna sordologia nne corna. dunni ti senti a Sanremo? Di tia, nun ni pozzu fari uso!

TOTUCCIO

Tono ttato a giocare con i racazzi! Abbiamo fatto la pattita del pallone

VERA

(Allude alle “palle”) si sapissi quantu ci l’haju vunci io… putissimo vinciri i mondiali! Statti cca, ca ho bisogno di tia!

TOTUCCIO

(Guarda il dottore) mamma, chi è quetto paventapasseri? (Si ripara gli occhi) Mintia comu è buttittimo!

VERA

(Gl’indica Felice) u vidi? Lo stronzo sta male. capito? U dutturi Campo Santo, vinni a visitarlo.

TOTUCCIO

(Fa gli scongiuri e si tocca) aiuto, quetto potta jella. Tenta, signor cimitero, io non vollo morire, pecchè ancora mi devo macimoniare con una racazza e dobbiamo fare l’amore da triette in giù.

VERA

Totuccio, fai u bravo. Nun ti fari riconoscere subito dal dottore, eh!

DOTTORE

Signora, ecco la ricetta delle medicine per suo marito (Le da la ricetta)E poi, l’ho capito subito che fosse suo figlio. Non so come si chiama, ma ho capito subito che sicuramente è un piccolo Mastronzo!

TOTINO

(Lo sfida con lo sguardo) aoh, come ti pemmetti ad offendermi tignor tabbuto. Te mi arrabbo, mi traffommo in grande puffo e ti ammatto! (Il dottore ride) tolo Felice è tronzo! io mi chiamo Totuccio Collamintia!

DOTTORE

Totuccio Collamintia? (ride a risucchiarsi il sorriso)  

VERA

Comu curnutu ridi, sucato? …Senta, dottore fici tanto pi farlo riprendere, ma nun si permette a pigghiari in giro o picciriddu, se no, (Evidenzia le mani) ci fazzu un settebello ‘nta faccia ca lu fazzu scoppiare di salute! (lo manda via) per favore, andasse a cacare. gioia mia, fai finta di nenti. tu parli come un superstar!   

TOTUCCIO

(Triste) Io pallo toppo benittimo. Tutti mi pendono per il tulo quando pallo. Però, ticuramente pallo molto mello delle politici che loro ditono tolo mintiate. Io dico cote belle. Vero mamma?

VERA

Bravo vita mia, è vero. (Sottovoce) chiedi a Felice come sta!

TOTUCCIO

Felice? Tei motto?! (nota che dorme. lo sveglia con un urlo) Dommi con le occhie chiusi? pezzo di cionzo! ( Felice ha il fiatone) Ma lo tai che tei brutto? Mamma, ma come cattarola ce l’hai le occhie?  che cota ci hai vitto a Felice che te lo tei maritato? Pare a cimmia di tarzan chi mutande

VERA

(Alza le spalle) Gioia mia, l’amore è cieco e…

TOTUCCIO

… e Felice è uno tronzo! (Ride)

FELICE

(Gli da uno schiaffo) Si nun t’insigni l’educazione, ti sputu ‘nta faccia e ti fazzu cantare una lacrima sul viso.

TOTUCCIO

(Braccia conserte, piange. Vera lo consola. Non si fa capire) ho chezzato con lo schezzo schezzoso! E iddo ditti dotto detto che tono tutto tatto, e iddu è tutto tonnuto!

FELICE

A mia dici curnutu? Tu, si cchiù curnutu di to patri ca ti siminò ca lingua e pezza! …(Totuccio gli fa le smorfie. Vera si mette in mezzo)  Levati Vera se no, puru pi tia ci nne legnate!

VERA

Prova a tuccari a mia o a me figghiu, ti fazzu quattro mosse alla cu fu panza

TOTUCCIO

(Si avvicina e gli da un bacino) Felice, non ti devi arrabbare quando schezzo con te. Non ti prendo in giro…ma pu culu! (Ride)

VERA

(Sorride) veni cca, fai una cosa bona. (Gli da la ricetta del medico) vai in farmacia e va pigghia i medicinali a Felice. (Gli da i soldi) Teni i soldi.

TOTUCCIO

(Legge dalla ricetta) Ciroppo pe la tosse, Leva tuss. Supposte pe la febbe, via febbe. (guarda la madre) che nome scimunito pe la febbe

VERA

Picchì? Se si chiamano “via febbre”, un motivo ci sarà!

TOTUCCIO

Ma che c’entra! Chiddi pa tuss, si chiamano leva tuss. Le tupposte, nun ci stanno via febbe, non suona bene. In nome giusto per le supposte è, “metti nel cul” cotì nessuno può bagliare, e sape dove li deve infilare, eh!

VERA

(Lo spinge ad uscire) Si nun ti smovi, ti mettu ‘na supposta a peperoncino, ca ti fazzu vinciri u premio coccobel! (Totuccio esce di corsa)

FELICE

Sempri chi scherza è. Fa bene. Il sorriso allunga la vita. Vera, sai chi penso? Si putissi tornare indietro, avissi vulutu essere io u vero padre di Totuccio.

VERA

Gioia mia è tanto duci. A colpa non è sua s’è cresciuto senza un padre. Quannu m’innamoravo di quel porco, pariva un signore. Poi, nun mi dava i soldi pa spisa, mi trattava male. Pi tanti anni, lavavu scale pi campari io e Totuccio. Menu mali, che due anni fa ho trovato te ca canciasti a me vita

FELICE

Quando ti ho conosciuta, capivo subito ca eri la mia donna. Ricordo, ti creavi problemi quando mi dicisti ca eri già mamma. Ricordi chi ti dissi?

VERA

Mi dicisti “ nun ti preoccupare, to figghio e puru me figghio” sei una persona speciale Felice. Ti amo tantissimo! (Lo abbraccia e lo bacia)

FELICE

Pure io ti amo tanto! amo pure Totuccio. Pi mia è comu si fussi veru me figghiu. Certi voti, quannu mi fa arrabbiari, ci dassi ‘na manciata di lignati, però lu vogghiu sempri bene. Anche s’è anticcapato di lingua!

VERA

A colpa è ri duttura. Quannu nascìu, nun lu pigghiaru ne pi peri e manco pa testa. U pigghiaru pu culu! nun ci fu stirata bona a lingua e parra così. Menu male c’è a signorina Nicoletta, ca ci da lezione di linguaggio.

FELICE

(Nervoso) nun pigghiamu ‘stu discursu, ca mi fa salire u sangu in testa. 800 euro che sborso ogni misi e poi parra sempre u stesso, dai!

VERA

(Dispiaciuta)  hai ragioni. Nun essennu figlio tuo, mi pari giusto ca ti veni pesante nesciri ‘sti soldi. Mi dispiace ca ti detti ‘stu pisu.( quasi piange)

FELICE

(la consola) Ma quali peso. Per amore tuo e di Totuccio, continuerò ad affrontare io ‘ste spese. Tutto questo per te, caro amore mio. Dentro il mio cuore, batte solo il tuo nome. Tu, sei la mia dolce poesia, la mia stella. Si tutta a me vita…(Vera è pensierosa) Che stai pensando?

VERA

(dolcezza)…cu tuttu stu miele, mi sta facennu veniri a diabete! (Si abbracciano) sono Felice ca truvavu un Mastronzo come te.

FELICE                                                                                                                               E io non potevo trovare una vera zoccola megghiu di tia. (Stretti nell’amplesso) Non pensi ca fussi u mumentu di fare un figlio nostro? Lu facemu ora?

VERA

(Stufata) No, ora no! facemulu…dumani!

FELICE

Facemulu oggi! A chi mi vinni l’ispirazione!

VERA

Oggi no è lunedì, c’è a luna china e poi veni un figghiu, lunatico!

FELICE

U facemu dumani?

VERA

Videmu dumani cosa è. (Guarda nel calendario) mi dispiace, dumani è venerdì 17, nun vulissi ca mi nasci un figghio disoccupato.

FELICE

È allura, quannu? A mia, mi vinni ora l’ispirazione. (Vera dice di no) Oggi no, dumani no. quannu l’amu a fari, a prossima settimana? Io, l’ispirazione ora ci l’haju. Si ritardo di una settimana, mi nasci un figghiu ritardato!

VERA

Anche se, nun po’ essiri u stissu. La prossima settimana, ho il mese delle mie “dimostrazioni”

FELICE

Continuannu così, mai faremo un figghiu nostru.

VERA

O ‘sta settimana o a prossima si nun pigghi bona a mira, lo sogneremo un figlio nostro. Pi chistu, manco haju voglia di essere maltrattata.

FELICE

Hai ragione. Nella troppa compressione, qualche colpo scappa e nun pigghiu bonu a mira.

VERA

(Adirata) a mira? Si tu ca si finito! … È inutile ca pigghi scuse, soffri  d’impotenza. Puru ca ci metti uno stecchino, puru u stecchino si affloscia

FELICE

Ultimamente, lu staiu allenando chi pesi pi fallo diventare mister muscolo idraulico gel. (Vera lo guarda, poi esplode a ridere) ridi? Un milione di uomini sono impotenti. (con vanto) appena divento potente, ti fazzu vidiri ‘nto letto ca divento una bomba atomica!

VERA

Ma zittuti, ca mancu ti si adduma a miccia!  (Ride)

FELICE

(nervoso) Vera nun ridiri! Nun mi pigghiari in giro. Mi staiu allenannu cu tiru a bersaglio. Appena fazzu centro, te fari trasiri in coma ginecologico.

VERA

L’altra volta, parlando con una mia amica. Mi disse che suo marito a letto è un treno a vapore. Nun si ferma mai! Quannu ha chiesto a mia, (con dispiacere)ci dissi, mio marito pure è un treno a vapore (Felice si atteggia vistosamente) … ma è  sempre posteggiato!

FELICE

(Nervoso) ci dicisti così? (Vera annuisce) sei una scimmiazza senza pilu e ca lingua vilinusa! Invece di correggermi, mi scorreggi? Devi sapere cara Vera, io nun ti l’haiu dittu per umiltà, ma ogni matina nun è u gaddu ca canta, ma è il mio (con vanto, Fa segno nel suo organo) amico!

VERA

Nun diri fesserie! L’altra matina, si nun ti viniva a salvari io dintra u bagno, ti muriva annegato! Mancu si isava a testa pi respirare!

FELICE

Tu, a tua jatta morta ci l’hai insignato a miagolare? No!

VERA

Jatta morta, to matri ci l’havi. In confronto a tia, grande puffo è superdotato! (Felice si adira) stai tranquillo che non ti tradisco! pure che non riesci a soddisfarmi, quannu haiu voglia di eccitarmi, mi viu una puntata di biutiful e sugnu apposto!

FELICE

A curpa è tua se sono mini attrezzato. Ogni vota ca viu la tua, (Allusivo) foresta amazzonica, manco sacciu dunni e mettiri i manu e mi ritiro per deliberare!

VERA

Anche se siamo nell’era della depilazione, Cchiù pilu pi tutti! (Felice è nervoso) a natura cu tia è stata crudele caro Felice, invece me figghiu è…

TOTUCCIO

(Entra con il sacchetto dei farmaci e parla al telef. Grida il suo cognome)

…Collamintia! …Ti ti, io tono Collamintia. Ho vinciuto? Vero? (Guarda i presenti) ho vinciuto Parigi! (Felice e Vera, sono gioiosi) Mi cuti tignorina. È grande il soggionno? Pe due? Appetta che chiedo. (Scosta cell dall’orecchio) mamma, potto portare il soggionno in cata per due pettone?

VERA

Cosa? Devi portare in casa un soggiorno con due persone? (Totuccio annuisce) no no! Mancu avemu spazio pi nuatri e vo purtari altre cose. dicci e to amici, che non ti do il permesso di soggiorno.

TOTUCCIO

Tignorina mi dispiace, la mamma non lo vole il soggionno per due. Quindi, ve lo potete vendere. …è un premio? Che ci potto fare se mia madre non lo vole. Mica mi potto fare dare legnate pe lei? Come, tono ignorante? E lei è una cionzona con le capelle. Vaffantulo! (Chiude cell)

VERA

Totuccio. Sai, che non si dicono le parole alle persone.

TOTUCCIO

A signorina con l’uccellulare, mi ha detto che avevo vinciuto un soggiorno a Parigi, per due pettone. Siccome tu non l’hai voluto, io l’ho mandata a fare in culo, eh!

VERA

Gran pezzo di citrolo malu rinisciuto, e io cchiù baccalara di tia. u soggiorno non era un mobile, era un viaggio per due persone! Chiamala e ci dici, ca ci andiamo subito!

TOTUCCIO

Io mica lo to, dove è andata a fare in culo! (Adirati Felice e Vera, lo invitano a sbrigarsi.Prende cell dalla tasca) Ponto, ponto tignorina. Mi cuti che l’ho diturbata …Rivollo il premo. Ponto, mi tente. Oh, ci tei? … andatte di novo a fare  in culo!!!!

VERA

Totuccio, chi ti dici!

TOTUCCIO

Mi ditti, tu tu tu tu tu…

VERA

(Adirata) Totuccio, si un cretino. ‘na gaddina, havi cchiù ciriveddu di tia. Haviamu a possibilità di partiri e ta facisti scappari! (Totuccio è offeso)

TOTUCCIO

Ora la coppa è mia? (si offende, piange e non si capisce ciò che dice) titti totto,  titto tappo tutto poppo, faceva u tipiti tipiti tipitipitero, oh!

FELICE

Cretina a matri, cretino u figghiu.

TOTUCCIO

E Mastronzo tu! (Felice gli vuole alzare le mani, Vera lo difende)

FELICE

Diffennitillu a ‘stu scimunito! Nun ti mettu i manu di supra, picchì sugnu animalista!

TOTUCCIO

Felice, se non mi potti rippetto, ti dogno un coppo di metro nella lincua.

FELICE

Chi c’entra un colpo di metro nna lingua!

TOTUCCIO

Cetto. Cotì, ti fazzo miturare le parole quanno palli con me! …ti pari che tono cionzo come te, io tono intelligento. (Vera lo bacia)

VERA

Felice, porta rispetto a me figghiu se no, ti dugniu ‘na manacciata ca pi daritinni navutra, te veniri a circari. …Sai una cosa? Si così intelligente ca si vai a mare, resti a galla. Sai picchì?

TOTUCCIO

Pecch’è tei Mastronzo! (Ride)

FELICE

Vi siete alleati contra di mia? Sapiti ca vi dico? Soldi pa maestra di lingua, nun ci nne cchiù. Putiti iri a fari ‘nto culu cu permesso di soggiorno.

VERA

Ittasti i carti in tavola? Viva la sincerità! L’ho sempre saputo ca maestra linguistica pi me figghiu, è un pisu pi tia. Ora, mi dasti a conferma!

FELICE

Un pisu? Una cambiala! 800 euro o misi, mi levu da vucca pi farici passari  a linguaggite, a ‘sta bestia. Prima u ciriveddu si deve aggiustare.

VERA

Ora vaju nna maestra Nicoletta e ci dico ca nun veni cchiù a darici revisione da lingua. Appena mi mettu a travagghiari, ci penso io. Così ti levo ‘stu peso! Totuccio, veni cu mia. Lassamulu sulu a ‘stu porcu

FELICE

Porchetta!

VERA

Mastronzo!

FELICE

Pisci fitusu!

VERA

Miao! …Amuninni Totuccio nna nonna!

TOTUCCIO

No, nun ci vegniu. Devo tare qua. Mi tecca. Dicci a nonna ca te mi vole vedere, veni idda cca. (Vera lo manda a quel paese, ed esce)

FELICE

Certo ca hai una madre cretina. Mi dice a mia, miao. Che stupita! (Totuccio ride sotto il naso) chi cosa ci ridi, cretino!

TOTUCCIO

Rito, pecchè to che cota significa miao. Se rifletti, te ne accorgisci!

FELICE

Che c’è da riflettere? Il gatto come fa? Miao! È tanto semplice

TOTUCCIO

Quello che ti ha diciuto la mia mamma è una catena di montaggio. Ora ti piego. Il gatto che fa? Ti mangia il topo. Giutto? Il topo che fa?

FELICE

Si mancia u formaggio.

TOTUCCIO

Il fommaggio, come lo fanno?

FELICE

Cu latte.

TOTUCCIO

Il latte chi lo fa?

FELICE

A vacca.

TOTUCCIO

(è felice perché sta arrivando alla soluzione) a vacca e la mogliera del …

FELICE

Toro!

TOTUCCIO

U toro, che cota have in tetta?

FELICE

Chi havi in testa? …(Riflette) i …corna. Quindi, idda mi vosi diri a mia…

TOTUCCIO

Cunnuto! (Ride e saltella)

FELICE

Curnutu a mia? A mia! Io, che sono l’oro di cristiani mi dice cornuto! (è nervoso) Totuccio inutile ca mi convinci, appena ritorna ni fazzu mille pezzetti di to matri. Ci fazzu vidiri se mi fa il gioco di parole, pi dirimi curnutu! Ca si io sugnu curnutu, idda è una mucca pazza!

TOTUCCIO

(provocatorio) Felice fai il bavo, se no, ti cippo le tonsille dal cerevello. Appena tocchi a mia madre,mi traffommo in van damme la vendemmia (Fa delle mosse di arti marziali. Felice esce prendendolo in giro) Ride bene chi ride come uno cionzo come te! La coppa è di mia madre, tra tanti pertone che ci tono in paese, si è pigliata il più Mastronzo di tutti. Tai che faccio? Ora escio un poco e mi rilatto la tetta! Quando sto in quetta cata, divento pazzo. (Sta per uscire e bussano. Sbuffa) pocca vacca! Chi è?

NELLA f. s.

Buongiorno. Sono Antonella. Può aprirmi che le devo chiedere una cosa.

TOTUCCIO

Quetta, deve ettere quacche tettimone di Genova. (Parla da dietro la porta) tignorina, te ne andrebbe che io tono astemio di regione. Non ci vato in chieta!

NELLA F. S.

La prego, mi apra. Chiedo solo un’informazione poi vado

TOTUCCIO

Ora a quetta l’ammatto di legnate cotì non vene più(Apre malintenzionato. Si blocca nel vedere una bella donna sexi con occhiali, camicia bianca aperta e gonna. Tacchi a spillo. Sottobraccio ha delle cartelle) Mintia!

NELLA

(Totuccio è rimasto a bocca aperta. Parla sensuale) salve, stavo cercando la famiglia Mastron…mi sente? (Gli schiocca le dita davanti gli occhi, facendolo sbloccare) tutto bene? Cosa le prende?

TOTUCCIO

No, nente. Ho avuto un colpo di grazia nelle occhie e mi ti tono bocciate le corde vocali. Lei è tettimone di Genova? Non tono più astemio di regione, con lei mi fazzu parrino!

NELLA

Ma che testimone di Geova! Sono cattolica. E poi, si dice ateo no astemio. Si dice religione, no regione. Da quello che vedo, questa è la famiglia che cercavo e tu, si proprio tu sei la persona che cerco!

TOTUCCIO

(Felice)lei cecca me? (Nella annuisce) Quetto è un coppo di culo!

NELLA

Si dice colpo di fortuna!

TOTUCCIO

(La guarda da dietro, ammaliato) no no, è proprio culo quetto! Ticcome, nel mio paese non mi ama nettuno, pecchè tono toppo bravittimo. Lei è extracomunitaria e mi ama. È popia vero, nettuno è profeta in patia!

NELLA

Credi che mi sia innamorata di te?(Ride) Sono felicemente sposata.

TOTUCCIO

E va beh, io non tono geloso di tuo marito!

NELLA

Dai, passiamo a cose serie. Prima d’iniziare, vorrei presentarmi ai tuoi. Non c’è nessuno in casa? Dove sono i tuoi?

TOTUCCIO

Un momento che chiamo lo tronzo della famiglia. (Grida) Felice…(lo sgrida) Felice, vieni tubito tubito che c’è una fiminazza che ti cecca.

NELLA

(Legge dalla cartella) Quindi tu sei, Totuccio…

TOTUCCIO

(ammaliato, le da la mano) …Collamintia! (Bacia mano)

NELLA

(Dandogli la mano) sono la professoressa di lingue. Butta Antonella. Per gli amici Nella…Butta Nella. Oggi sostituisco Nicoletta che sta male poverina(Totuccio è triste) sei triste, lo so. Speri che guarisca presto, vero?

TOTUCCIO

No, speriamo ca more tubito. Almeno vieni tempre tu!

NELLA

Ma non si dicono queste cose! Potremo vederci lo stesso, ma non dir così! (Totuccio è gioioso) Nicoletta, mi ha parlato di te e della tua famiglia. So che il padre che ti sta crescendo è adottivo. Che ben vengano questi padri. Mi piacerebbe conoscere sia lui che tua mamma. Non ci stanno?

TOTUCCIO

Mia mamma è dalla nonna. Un momento che chiamo allo cionzo. (Urla) Felice, Felice…un momento che vado a camarlo di là (Esce di scena) Felice, veni tubito c’è la profettoretta da lingua.

FELICE F. S.

Chi m’interessa da professoressa! Dicci ca si nni va. Io non pago più!

TOTUCCIO

Te non la paghi tu, a pago io a quetta. Oh…mi te bona! Havi le mammelle toppo bellittime.Veni veni, ti vole conoccere.

FELICE

(Da fuori scena) Bona? Oggi hai l’occhi muntati o contrario? A conosco a Nicoletta, è precisa precisa a una catacomba scaduta. (Totuccio continua a dirgli di entrare) Vegniu vegniu! (Entra Totuccio, seguito da Felice ancora fiacco dovuto all’influenza. Entra è distratto. Nella è di spalle, prepara le schede di studio) Signorina Nicoletta, le dico subito ca nun pago più i soldi pa lingua di Totuccio, sono assai 800 eur…(Sbadiglia e si stiracchia)

NELLA

(Nella si gira, Felice resta di marmo) Buongiorno. Oggi sostituisco la collega Nicoletta, io sono la… oh mamma mia, che gli è preso? Sta male?

TOTUCCIO

Ti è bloccato! Fosse la febbe, gli ha faciuto andare il cevvello in titti! (lo chiama) oh, mi tenti? (lo squote con violenza) Felice, svegliati. Mi riconocci? Tono io Collamintia. (Nella gli da leggeri schiaffi)

FELICE

(attimo di sbandamento) tu chi tei? Ma dove tono in paradito? (Guardando Nella) chi tei tu? L’ancilo Gabriele? (abbraccia Nella, che tenta di scrollarselo) Mih che tei bona!

TOTUCCIO

(Preoccupato) Aoh, ma ch’è tuccesso? Chittu puru comu mia parra!

NELLA

Ma che dici! Questo è stato uno shock anafilattico.

TOTUCCIO

(preoccupato) Vero? Pocca misera! Felice palla, chi te l’ha infilatico? Dottoretta, è diventato ricchionello? Felice, ora me matri t’ammazza!

FELICE

(si riprende) beddamatri, chi mi successi? Mi sento tutto ammaccato.

NELLA

Stia tranquillo. Deve aver avuto un forte calo di pressione. (Gli accarezza le guance, dolcemente) Spero che adesso, le si rialzi un pò.

FELICE

(Guardandola dalla testa ai piedi) cu lei vicino, mi sta facendo alzare l’impotenza! (Si libera di tutto quello che ha addosso. Le da la mano) mi presento, sono Felice Mastronzo. Padre adottivo di Totuccio.

NELLA

Si, questo lo so già. Piacere Butta Nella.

FELICE

(La guarda per bene) ah! Libera professionista?

NELLA

(Parlando sempre in modo sensuale) Professoressa di lingue!

FELICE

Totuccio, ce lo hai diciuto alla professoressa ca io con la lingua sono il numero uno? (Totuccio dice di no con la testa. Gli molla un ceffone)

NELLA

Io direi d’iniziare. Totuccio vieni, siediti vicino a me. (Nella e Totuccio, si siedono vicini al tavolo. Felice ammaliato si butta sul tavolo, guardandola) Totuccio, immagino che tu abbia capito cosa sono venuta a fare. Giusto? (Totuccio annuisce)  io sono una logopedista. La logopedia è una cura sulla riabilitazione ed educazione e prevenzione sui problemi della voce. (Totuccio si gratta la testa) che c’è?

TOTUCCIO

Profettoretta, mi ta facennu confondere tutto! potrebbe pallare un poco potabile? cotì la capicco meglio, eh!

NELLA

(Sorride) si si capisco! (Si gira, vede Felice disteso di pancia sul tavolo) Lei cosa fa sul tavolo?

FELICE

Siccome ho il catarro negli occhi, mi metto vicino (guarda il seno) per vedere meglio! Prego, continui.

NELLA

(Sorride) certo che lei è comico! Totuccio, iniziamo a fare qualche esercizio. Sai contare? (Totuccio annuisce) Conta da uno a dieci.

TOTUCCIO

È fatilittimo! (Conta lento) Uno, due, tre, catto, cinque…

NELLA

No no! Quattro. guarda le mie labbra qu…qu di quadro. Ripeti con me. qu a ttro!

TOTUCCIO

Ca…tto!

NELLA

No ca, ma qu. Qu! Chiudi la bocca e pronunzi la qu! (Totuccio con la bocca, forma una O)  no così, più chiusa come a culo di gallina. Guarda me. (Nella esegue con la bocca) Qu…qu a dro! Ora fallo tu! (Totuccio è immobile a guardarle le labbra. Felice è appassionato) cosa c’è?

TOTUCCIO

(Ammaliato) profettoretta, mi tono innamorato del tuo culo di gallina.

NELLA

Ti riferisci alla mia bocca? (Totuccio annuisce, Nella ride) che scemo. Grazie comunque. Dai, torniamo all’esercizio. Devi dire, qu a ttro! Ok?

TOTUCCIO

Qu a ttro! (Nella si complimenta e lo fa continuare) …Cinque, tei, tette, otto, nove e dieti!

NELLA

Tei, tette? Tu, confondi la s per la t. devi dire, Ssss se tte! Ripeti.

TOTUCCIO

Sssss… te tte!

NELLA

No Totuccio. No tette, ma sette! (A Felice) sia partecipe. glielo dica lei come si dice correttamente.

FELICE

(Ammaliato da Nella, le fissa il seno) Te tte…te tte! (Nella lo scuote con un “Ehi”) sette! Si dice sette, cioè tette. Vuliva diri tette! (Gli da uno schiaffo a Totuccio) nun ti cunfunniri cretino, si dice sette!!

NELLA

(Totuccio piange. Nella lo consola) signor Felice, non è giusto! Sbagliando s’impara. Non è il caso di alzare le mani (Coccola Totuccio)

TOTUCCIO

(Piange e parla in modo confusionario) iddu ditti titte tette al potto di tette,  e poi mi dite che tutte tette tono e tete a mia (col broncio. Nella lo consola)

FELICE

Ha ragione. Mi scappò a mano. Scusa Totuccio!

NELLA

Bene, signor Felice. Totuccio, adesso tocca a te. Sai cosa devi rispondergli, vero? (Totuccio annuisce) Dai, diglielo con tutto il cuore!

 

TOTUCCIO

Cunnutu! (Felice nervoso, lo afferra per dargli colpi. Si ripara da Nella)

FELICE

(Adirato lo minaccia) devi ringraziare che tra me e te, (Guarda il seno a Nella) c’è il mare. se no, ti ammazzavo!

TOTUCCIO

Ma quale mare, chetino. Quette, tono tette!

NELLA

Ehi, ora basta! Altro che professoressa, mi sembro il giudice di pace! mi avete fatto scaldare. (Si sventola, sbottonando la camicia. I due stregati) possiamo continuare? Totuccio, adesso stuzzico la tua fantasia. Creami  una frase a tuo piacere. Ehi! (Totuccio si sblocca) crea una frase a piacere.

TOTUCCIO

(Ammaliato) La profettoretta ca lingua è bellittima.

NELLA

Grazie gioia! (Gli da un bacio) Dobbiamo lavorare con la s. Ripeti questa frase. Totuccio fischia allegramente e Felice fischia tristemente.

TOTUCCIO

Totuccio ficca allegamente e Felice ficca trittemente.

NELLA

Formuliamo un’altra domanda. (la pensa) Felice fa il monello e la mamma lo butta fuori dalla mischia. Dai, ripeti!

TOTUCCIO

(Nel frattempo entra Vera) Felice fa il monello e la mamma lo butta fuori dalla micchia!

VERA

Totuccio! non si dicono queste cose…monello! (Vede Nella e si ferma) è lei chi è? (Nella sta per parlare, ma viene fermata) un momento, forse u capivu…(La guarda per bene) lei sa a chi somiglia? Ci l’haiu sulla punta della lingua…

NELLA

(Da la mano) sono Butta Nella!

VERA

Piacere Vera Zoccola! complimenti pu so mestiere, ma che fa in casa mia?

NELLA

Sono venuta in casa sua, per curare la lingua di suo figlio.

FELICE

Io pure vogghiu essere curato. Soffro di linguaggite scoglionata! (Vera gli da uno schiaffo, il quale si allontana per evitarne altri)

VERA

Ah, quindi lei è la professoressa? (Ridà la mano) Piacere Vera Zoccola!

NELLA

Piacere Butta Nella!|

VERA

Mi ascolti, il mio Mastronzo mi disse che non vuole più pagare la maestra del linguaggio. I soldi sono assai. Per ora questi corsi si sospendono. Appena riprendo a lavorare, lei po’ tornare. (l’accompagna sulla porta) Quindi, andasse a fare…

FELICE

(Ferma Vera) Ma chi schifio dici! Io, queste cose, manco l’haiu sognato. Signorina, lei a casa mia è la benvenuta. Si voli, ci aumento lo stipendio basta ca ritorna.

NELLA

Grazie, lei è molto gentile. Per me va bene, lo stesso di quanto davavate alla collega. Visto che siete una bella famiglia, per questo mese, vi farò una carezza alle tasche e mi metterò una mano sulla coscienza.

TOTUCCIO

profettoretta, io ho le tasche vuote. Te non ci chedi, puoi infilare le mani. (Invita la prof ad infilare le mani, che si rifiuta. Vera lo rincorre e lo sgrida)

 

FELICE

Signorina, (Sottovoce)si lei mi veni a trova quannu nun c’è mia moglie, ci la fazzu tuccari io a me coscienza!

VERA

Signorina, li guardassi. Chisti nun sunnu uomini, sunnu due minchioni!  Pari ca fimmini nun avissiru vistu mai. U pinseri, sempri a ‘na cosa l’aviti. Porcellinosi!

NELLA

Signori io vado. È stato un piacere avervi conosciuto. Totuccio, la prossima volta faremo uno studio accurato sull’educazione del linguaggio.

TOTUCCIO

E poi, le potto fare pure io una letione gratis di educazione tettuale?io tono bravittimo (Nella ride. Vera lo rincorre e lo sgrida)

NELLA

Lo lasci signora, è un bambino!

VERA

Chistu è un curnutazzu, peggio di chiddu dda! (Indica Felice che la manda a quel paese. Nella saluta e va via. Felice sta per uscire di stanza) aspetta! Dammi i soldi ca e fari a spisa. Duminica veni a mancia cca, me zia Rosa.

FELICE

Chi vo di mia. I soldi sunnu sempri o solito. (Esce di scena)

VERA

Totuccio, se ti do i soldi ma va pigghi a spisa? (Totuccio dice no) ah no? si cchiù curnutu di quantu pesi! Va sparati nna to stanza, vai! (Prende telefono e chiama) pronto? Si buongiorno, sono io la signora Zoccola. Si, grazie! Senta, vorrei un chilo di pasta spaghetti…

TOTUCCIO

Mamma, me lo compi il gelato?

VERA

(fa la lista della spesa d’acquistare. Totuccio continua a chiederle di comprargli il gelato. Vera lo ignora e si va arrabbiando) e poi, una bottiglia di sugo… Due etti di prosciutto crudo…delle scatolette di tonno… delle olive… ok, mi va bene così. Arrivederci! (Chiude)

TOTUCCIO

(Adirato) Mintia è u gelato?

 

VERA

(Gli molla un ceffone)Gran pezzo di porco. Nun si dicinu le parole. Capito

TOTUCCIO

Quannu ti ditevo u gelato, nun lu sentivi. Quannu ditti mintia, u sentisti? (Cala il sipario)

Fine primo atto

Secondo atto

(medesima scena. Vera è intenta ad apparecchiare la tavola)

VERA

(con dolcezza) Totuccio…Totuccio…stoccati le jamme qua

TOTUCCIO

(entra) Sei una chetina di prima clatte. Te mi rompo le gambe, come vengo? Con il tulo? Boh!

VERA

È un modo di dire, ignorante! Va pigghia piatti, bicchieri, porta bicchieri, tovaglioli, posate, acqua, vino, caffè e …(Totuccio si gratta la testa) chi hai?

TOTUCCIO

Mi hai faciuto confonderettere tutto. ho due mani mica dieti, boh!

VERA

Mica ti dissi portali tutt’insieme. a poco a poco! Va beh, ti aiuto io (Escono)…se no, facemu notti. (Rientrano con due cose per ciascuno) Senti chi fa, vai nno cassetto e portami le posate, dai. (Totuccio esce )

TOTUCCIO fuori scena

Mamà, dentro il cattetto ci tono tolo le focchette, non ci tono le potate.

VERA

Portami le posate, spicciati!

TOTUCCIO f. s.

Dove tono potate le potate?  Ti pare che tono veggento che lo indovino?

VERA

(Inizia ad innervosirsi) Dintra u cassetto sunnu!

TOTUCCIO f.s.

Dintra u cattetto, ci tunnu tulu focchette. Le potate, hannu a ettiri potate in un altro potto! Ci vole a lauria pe capillo? Boh!

VERA

(Perde la pazienza, ed urla) Pezzu di latrina chi scarpi! Porta chiddu ca trovi e veni subito! 

TOTUCCIO

(Entra con le posate) tai camma! Tempe incattata tei? Mettiti il culo ammollo abballomaria e ti cammi le calorifere.

VERA

A curpa nun è tua, ma ri du piseddu malu rinisciutu di to patri. Se si fosse impegnato a seminarmi bene, tu avissi nasciutu con un grande cervello! No ca ci l’hai quantu un lenticchio.

TOTUCCIO

Vedi che non è impottante che mio padre, mi ha fatto un cerevello pittolino. Importante che mi ha fatto a sua immagine e somiglianza.

VERA

No ca u vogghiu difendiri, ma iddu parlava megghiu di tia. Spiegami chi ti fici a sua immagine e somiglianza.

TOTUCCIO

io tono come lui, Collamintia! (Vera ride) è inutile che riti. Tanto lo to che tei invidiota.

VERA

Dammi ‘sti cose che hai in mano. hai visto? chisti sunnu posate!

TOTUCCIO

(Li prende nelle mani, forchette e coltelli)Quette me li chiami potate? Tei ignorantittima! Non tono potate, quette. Hai vitto che ce l’ho nelle mani? Quette tono pigliate! Tei cimunita mamma, dalla tetta ai piedi. (Vera gli da uno schiaffo, lo fa piangere e non si esprime bene) ahia! Bubù babà, cacà cici cocò tetè a mia!

VERA

Ma comu cazzarola parri quannu chianci, tedesco? (Entra Felice con dei sacchetti) finalmente. Purtasti tutti cosi? (Felice annuisce, stanco) Prima, devo controllare io. Nun haju fiducia a tia! (Felice le fa smorfie di disappunto. Vera controlla) a pasta c’è, u sugo c’è, u zucchero c’è, formaggio c’è, prosciutto c’è. Bravo, ognittanto a fai una cosa bona. Non manca nulla.

FELICE

Invece manca una cosa…(Vera chiede) a pazienza a mia! Ti pari ca sugnu cuntentu ca vennu chisti a manciari, a casa nostra? A parte ca c’è crisi, ma almeno a duminica vulissi a me tranquillità!

VERA

Mica sunnu estranei! Sta vinennu me zia Rosa e to zio Felice. Pi ‘sta scusa du pranzo, li facemu canusciri, pò essiri ca si piacinu e si fidanzano.

TOTUCCIO

Quando palla la zia Rota, nun ti capicce nente! Have la lingua tenza vocabolaro.

VERA

Pensa pi tia, che hai u vocabolario scaduto nno ciriveddu!

FELICE

Comunque, speriamo ca si piacinu i zii e si zitano, almeno me ziu havi a compagnia di to zia. (Ridacchia) pinsannuci bonu, to zia è un personaggio di teatro. Canusciu un autore di commedie, appena lu viu ci dicu di scritturare a to zia. Almeno, fa ridiri e genti! (Ride)

TOTUCCIO

Felice, me lo fai conoccere a quetto autore? Cotì, faccio una commeda. A me piace fare teato. Cotì divento famoso e fimmo gli autofafi alle tignorine con la mia pinna nuovittima!  

FELICE

Allora, incomincia a scaldare a pinna …appena ti presento a ‘stu ragazzo, ti fazzu scriviri una commedia sulu pi tia! Così diventi famoso!

VERA

(Gli da pizzicotti dolci, ma fastidiosi a Totuccio)A finisci di cuntarici fesserie o picciriddu!

FELICE

Ma quali fesserie, a verità dico! Ci fazzu scrivere una commedia o picciriddu dal titolo “ Totuccio con la lingua”

 

TOTUCCIO

No, non mi piate quetto titolo. Io tono Totuccio Collamintia, no con la lingua, eh! (Felice ride) pecchè riti? Mi pendi per il tulo? (Felice ride prendendolo in giro e si mette a piangere) mamma lo veti? Totuccio rite pecchè io tono Collamintia!

VERA

(Consola il figlio. Adirata ed allusiva) sai picchì ride? Picchì iddu pensa, “ macari l’avvisi io u cognome chi have Totuccio”.Lassalu stari a (Gli fa le corna)‘stu toro seduto. Nun chianciri cchiù.(Felice esce di scena borbottando. Bussano) vidi chi è, ca finisco di sistemare.

ZIA ROSA

(Totuccio apre. Entra la zia con l’amica Domenica. Vestite appariscenti. Cappello, foulard e borsa piumate. Strani occhiali. Totuccio quando la zia lo abbraccia, si scansa) Ciao nipotissimo mio. Che fa, non mi riconoscesse più? Sogno la zia Rosa.

TOTUCCIO

scuta zia, mi tono pavventato. Tutto ‘stu pilu nun l’avevo viduto mai!

ZIA ROSA

Ciao mia cara nipota. Sogno io la tua zia! Hai viduto che sono vinuta! Ogni debito è promesso.

VERA

(saluta la zia) Ma sei elegante, zia. Fatti guardare. (La zia,  fa un giro su se stessa) sei bellissima. Pari una ragazzina a cinquant’anni. Questa chi è?

ZIA ROSA

Questa è un’amica mia. Oggi è mia ospita a casa tua. Cerca zito. Lei soffre di disturbi pisciaecologici. (Sottovoce a Vera) Non ci facessivo caso, in certe cose.  lei è nu poco stranologica. Presentisciti Domenica.

DOMENICA

(Ragazza scemina) piacere, Domenica Melalavo.

VERA

(Ricambia la mano) Vera Zoccola!

DOMENICA

(Da la mano a Totuccio. Quando ride, cambia le vocali a conclusione della risata) … Domenica Melalavo!...ahahah…eheheh uh uh

 

TOTUCCIO

Piatere, ogni lunedì me lo lavo.

DOMENICA

(Ride. Nitrisce come un cavallo) ihihihihihihihi… che cosa ti lavi lunedì?

TOTUCCIO

(Vera e la zia sono distratte a guardare la casa) Lo vuoi tapere? (Domenica annuisce allegramente) ogni lunedì mi apo le cosce (Si mette con le gambe divaricate. Si guarda in mezzo. Domenica si avvicina, cerca di capire cosa si guarda) prendo l’acqua e mi lavo, il pitelino (con le braccia mima un pendolo di orologio)

ZIA ROSA

(vede il movimento di Totuccio e la gioia di Domenica) Totuccio, sei un porcello. (A Domenica) e tu che guardi, una porcellana. La mia amica è ancora extra vergine di oliva e non può sentire parlare di ortaggi. Lei non ne può manciare ancora!

DOMENICA

A me, piacciono i pisellini! (La zia Rosa si scandalizza, le tappa la bocca)

VERA

Se Totuccio nun fa u bravo oggi, pigghia lignati! (Sottovoce) zia, da comu capivu, a signora è signorina e (Allusiva) …nun canusciu u strumentu!

TOTUCCIO

Non conocce lo trumento? …io sono un maettro di ciomba! Al conservatoro, ho tuonato per due anni

VERA

Però, u lassaru fora!

TOTUCCIO

Te vuoi, andiamo nella mia tanzetta e t’insegno a ciombare.

DOMENICA

(batte le mani. Bela come una pecora) beeee llo! Non l’ho visto mai uno strumento. Andiamo! (stanno per uscire la zia ferma Domenica)

ZIA ROSA

Domenica se non la finisse ti dogno uno schiappellotto che ti faccio diventare lunedì! E tu Vera, non dicesse niente a tuo figlio?

VERA

Tranquilla zia, me figghio nun sapi suonare (Gli molla un ceffone dietro il collo). chi ci chianci, cretino! Ora divintasti maestro di musica?

TOTUCCIO

(piange, parla veloce. Si lamenta e mima la situazione della tromba) idda, faffa fiffo ca ciomba tu tu, tu tu cu mia, baba bubu tete, battonate a mia!

DOMENICA

(Ride) ihihihihihi ohohoho…scusa, sei pastore tedesco? ehehehehehehhe

TOTUCCIO

(Piangendo) tono lupo incazzato! …A mamma, (Con le mani allude alle botte) bubu tete a mia!

VERA

(Gli tira l’orecchio lo spinge ad uscire) Va pigghia a nonna, curri!

TOTUCCIO

No, nun ci vato. Pecchè, lei non po’ veniri tula che ci devo antare io?

VERA

Sula nun po’ veniri, picchì havi i cervicali ‘nto culo e nun po’ camminari. Spicciati! (Lo caccia e Totuccio esce) c’è di nesciri pazzi dintra ‘sta casa!

ZIA ROSA

Non ti preoccupisciolare! Io sono della famiglia, quinti non mi ci incollo in queste cose…Starebbe sentendo un po’ di cardo. mi potrebbe spogliare?

VERA

Certo zia. Andate di là a spogliarvi! Intanto io finisco di sistemare. (Domenica e zia Rosa escono. Poco dopo, si sente urlare Felice)

FELICE

(fuori scena) Aiuto, l’alieni pilusi ci sunnu! (entra in scena spaventato) Vera, ma cu sunnu di scimmie eleganti?

ZIA ROSA

(le due donne, rientrano)Felicio, nipoto mio! (Lo bacia) mi scuserebbe che ti ho faciuto spaventare col mio cappotto piluso. Io vado spesso a spasso con la moda.

FELICE

Zia, se vuoi andare a spasso ca moda, u pilu rasatillu! (Si salutano)

DOMENICA

(Da la mano a Felice. Ride come un asino) … Piacere, Domenica Melalavo! (ride) ohohohohoho ehe hehe heheheh

FELICE

(Annusa l’aria) ah, picchistu c’è puzza in aria di pisci fitusu!

VERA

(Gli da uno spintone) a signorina, si chiama Domenica e di cognome se lo lava…cioè, volevo dire Melalavo!

FELICE

Ah! (Da la mano) Piacere, Felice Mastronzo! (Domenica ride) picchi ridi?

DOMENICA

Questa è la prima volta che conosco una persona ch’è Felice di essere stronzo! (Ride) ahahahahh…ihihihihih…eheheheheh…oh oh

VERA

(Felice cerca di reagire, Vera lo ferma) si si, andate a spogliarvi zia. Mittiti tutto sopra u letto, che poi sistemo io! (La zia e Domenica escono. I due si guardano) Fai finta di nenti!

FELICE

Si, ma u sentisti ‘sta sgallinatella, chiddu ca mi dissi?

VERA

U capisti puru tu, ca è scimunita. Fai finta di nenti. vai nno forno e vidi a pasta s’è pronta (Felice esce. Vera continua a sistemare, canticchiando. Rientra Felice) hai controllato?

FELICE

Cinque minuti ed è pronta! (Si siede, guarda orologio al polso) a du stupitu di me ziu, ci dissi di nun fari tardi a pranzo ed ancora mancu ha vinutu.

VERA

(rimanendo guardinga) a proposito, ci lu dicisti a to ziu Felice di veniri elegante? (Felice annuisce) videmu si a scusa di ‘stu pranzo domenicale, putemu fari accoppiare me zia cu to ziu!

FELICE

Accoppiare? (Ride)… me ziu, si scurdà puru ca ci l’havi menzu i cosci!

VERA

Intendevo nel senso che stanno assieme. Maliziusu! (Rientra la zia e Domenica) prego sedetevi, a pasta è quasi pronta. Aspettiamo lo zio di mio marito e pranziamo…Avete fame?

ZIA ROSA

Per me, potessimo aspettare. Io, non avrebbe tanta fame perché ho tappato il buco allo stomaco.

DOMENICA

Io invece ho fame. Ho la bocca dello stomaco, aperta! (Ride) sono comica!

VERA

( Bussano) Vado io…vado io! ( apre ed entra lo zio Felice. Lo saluta) ciao Zio Felice. Finalmente! Io dissi, me zio nun veni cchiù!

 

ZIO FELICE

(uomo maturo con malanni. Porta baffi e occhiali. Entra ben vestito. Tiene un braccio dietro la schiena, dove porta un girasole appassito) scusate il ritardo. Pi strata c’era confusione e persi tempu pi posteggiare u me sceccu turbolento. U posteggiavo nno marciapiedi. Speriamo nun mi fanno a multa

FELICE

Sempri spiritusu zio! (Saluta lo zio) salutamunni. Vera, (Le scaccia l’occhio)  presenta la zia allo zio!

VERA

Si si (ricambia l’occhiolino) veni zio, prima ti presento l’amica di mia zia.

ZIO FELICE

(Le porge la mano) Piacere, Piscia Felice.

DOMENICA

(Porge la mano) stitica incazzata. Ihihihi ahahha (raglia come un asino)

ZIO FELICE

Signorina, di come ride mi pare in calore. Siccome haiu a Giacomino, u me sceccu ca è calorato. Lei quanto si prende pi l’accoppiamento?

FELICE

(Lo strattona. Domenica non capisce) Zio nun schirzari troppo, se no, ti veni a gastrite ‘nta lingua…Signorina, me zio si chiama Piscia Felice. No, ca piscia felice. Capito?

ZIO FELICE

Nun ti pigghari collera, ca piscio felice e caco cuntentu!

DOMENICA

Ahahahahh. Uhuhuhuh. Domenica Melalavo!

ZIO FELICE

Fa bene signorina ca si lava ‘na vota a settimana. Io, ‘na vota o misi mi lu lavo. L’acqua costa cara e i politici sunnu cornuti!!!

VERA

(Lo strattona per spezzare il dialogo)…Zio, ti presento mia zia. (La zia, è emozionata) Zia Rosa, ti presento lo zio di mio marito.

ZIA ROSA

(Sorridente, porge la mano allo zio) piacerio, Culetto Rosa.

ZIO FELICE

Ci mittissi a pomata francese, “frischi ‘n cul”! Così ci rinfrisca u  culatello, e avrà il giorno più bello. (Domenica ride e batte le mani) Se voli ci la passo io, sugnu un bravo veterinario cu l’animale. O me sceccu, io mi lu pastorizzo.

VERA

Ueh ueh, piano! Mih chi si precoce, zio! Mia zia si chiama Rosa Culetto. Tranquillo ca  nun havi nenti d’infiammato!

ZIO FELICE

Mi scusi! (Da la mano alla zia) Piscia Felice! (Da il girasole a Rosa) Ecco pi lei questo fiore. (il fiore è moscio)

ZIA ROSA

(Lo prende) Grazie, moto gentilo. (lo odora) moto bello questo Fiorello, anche se ce l’have moscerello.

FELICE

Zio, come primo appuntamento cu ‘na fimmina, ti presenti cu fiore moscio? (Domenica ride al suo solito)

ZIO FELICE

Io, ci pruvavo a fallo ristari su di morale, ma nun ni voli sapiri nenti! …mi spiace signora culatello ca ci lu detti moscio. Spero che si accontenta.

ZIA ROSA

Sono Culetto! Ogni fiore è segno di fare l’amore. (Domenica ride)

VERA

Zia, vacci piano se no, a me zio ci veni l’ics nno telepass. Comunque, vi date del lei tutti e due? Datevi del tu, eh. Alla vostra età, poi.  

ZIA ROSA

Nipota, io per educazione alle maschi do sempre del lui.

ZIO FELICE

Io alle belle fimmine do pure del lei. (Felice siede lo zio, vicino la zia)

VERA

Voi parlate tranquilli, io vado in cucina. (fa occhio a Felice) Felice, veni in cucina cu mia. Vediamo a pasta s’è pronta.

FELICE

(Capisce l’intenzione della moglie) ah si, giusto! Zio, io vado. Tu, fai con comodo. Nun la strapazzare assai!

VERA

(prende Felice per la camicia, lo tira fuori scena) Domenica, vuoi venire pure tu con me?

DOMENICA

No, rimango (Starnazza) qua qua qua qua con Rosa. Ehe Ehe Ehe Ehe

VERA

vuoi rimanere qua? va bene. Importante ca veni cu mia, in cucina. Subito! (la spinge fuori scena, mentre lei ride in ogni vocale)

ZIA ROSA

(Entrambi gli zii, sono imbarazzati nel guardarsi. Quasi nascondono il viso come fossero bimbi. Questo scambio di sguardi, deve durare quasi un minuto. La zia imbarazzata, nasconde il suo sguardo dallo zio, mettendosi il girasole davanti gli occhi) mi scuserebbe Felicio. Non mi guardare così, sono tutta vergina…e poi, non ho mai guardato un maschio nelle palle degli occhi.

ZIO FELICE

Io, manco ho mai guardato una (Indica col dito, il fiore che la zia si mette davanti) fimmina dritta nel suo fiore. (ancora silenzio tra i due, ma vi è un gioco di sguardi dolci e timidi) sei sempre stata così bedda, Culetto Rosa?

ZIA ROSA

Si, dalla nascita. Tu, pure dalla nascita…Piscia Felice?

ZIO FELICE

No, da quannu mi fici l’impianto della prostata, piscio felice.

ZIA ROSA

(imbarazzata) se mi parli così, mi facesse ribollire i fermenti lattici.

ZIO FELICE

(sensuale) io, me lo bevo l’acido lattico. Guardandoti bene, (guarda seno) hai ‘na bedda via lattea! (la zia sente caldo) have assai ca sei sola?

ZIA ROSA

(Triste) io, sfortunata sempre sogno stata. Già, da quando ero nella panza di mia mamma, ero già zitella!  

ZIO FELICE

Già dintra a panza di to matri, eri zita?...(Non si persuade) Mah! io invece, sugnu vedovo. (finge di piangere, per ricevere compassione dalla zia)  

ZIA ROSA

Mi facessivo pietà. Per favore, nun chianciri cchiù se no, ti pisci nel vestito… Da quanto tempo ch’è morta, la tua mogliera?

ZIO FELICE

A prima, o l’ultima? (la zia è confusa) scusa, certu tu nun lu po’ sapiri. Io, sono stato sposato 3 volte. Tutti e tri voti, (Triste) ristavu vedovo.

ZIA ROSA

Questa essere scalogna! …scusa che facesse io, l’invasione nella tua vita. Come hanno moruto le tue moglie?

ZIO FELICE

A prima mugghieri si manciò i funghi e muriu avvelenata. A secunna si manciò i funghi e muriu avvelenata. A terza…

ZIA ROSA

Ha mangiato le funce ed è moruta avvelenata?

ZIO FELICE

No! siccome i funghi nun ci piacevano, l’avvelenavo io! (la zia si spaventa. Lo zio ride) Veni stavo scherzando! Io, nun haiu mai fatto un funghicidio. A terza è morta pi cause naturali. Ci vinniru, i funghi ‘nte peri

ZIA ROSA

Allora con me, puoi stare tranquillo. Le funcie nelle pere me le curo col viakal. (col sorrisino) Caro Felicio, tu sei molto piritoso! È bello far ridere. Tu, non ridi mai?

ZIO FELICE

Certo che rido. quannu mi vedo nudo (La zia, nasconde il viso dall’imbarazzo) Passiamo a cose serie. Mio nipote, mi dissi che cerchi marito.

ZIA ROSA

(Timida) mio nipoto ti ha diciuto così? è uno mascarpone ‘sto ragazzo! Comunqui…è la verità. Io cercasse un uomo per la vita e stare vicini vicini

ZIO FELICE

(lo zio, piano piano si avvicina con la sedia. La zia timidissima, nasconde il volto) lo vuoi vicino vicino, pi fare cosa?

ZIA ROSA

Ci farebbe le coccole nella panza assai assai (Lo zio accaldato si avvicina)

ZIO FELICE

(Voce maliziosa) E poi, dopo la panza. Chi ci fai?

ZIA ROSA

Gli darebbe tanti bacetti, coccolatosi! (Lo zio infervorato, si avvicina sempre più. continua a dire “ e poi?”) gli farebbe i messaggi per farlo rilassare (Lo zio si avvicina tanto alla zia, quasi a saltarle addosso. Ripete con passione “E poi?”. Con dolcezza) e poi? (Tono severo) se non mi dasse le sordi per farme le capelle, lo ammazzasse di bastonate! (Lo zio scappa con la sedia, nel lato opposto della scena)

ZIO FELICE

Sai chi ti dico? Mi staio vedovo comu sugnu, ca ma passu megghiu!

ZIA ROSA

(Dolce) starebbe scherzando! Io sono più piritosa di te! …io, cerco una persona docile e sincera, così insieme potremmo abitare due cuori in capanna.

ZIO FELICE

(con dolcezza si riavvicina) Se vieni a stare cu mmia, facemu due cuori in una stalla. L’asinello ci l’haiu, u bue pure. Io san Giuseppe, tu a Madonna. Ti fazzu fare un bambinello e facemu il presepe da nostra vita!

ZIA ROSA

Che bello, io e tu presepio vivento! Sono molto Feliciosa. Dimmi Felice, dove lo prendiamo il muschio per il nostro presepio?

ZIO FELICE

Si mi grapi i mutanni, ni trovi ‘na para di chila. (s’inginocchia alla zia, con fatica. La zia seduta, ha il Girasole nelle mani, lo mette in mezzo le gambe. Lo zio in ginocchio sulle sue gambe, ha il girasole che gli sbatte in viso) Culetto Rosa, dammi a possibilità di aprirti u core. ti prometto che il mio amore te lo inculco, così sarò il tuo unico, piscia felice. (la zia è lusingata. Lo zio in inginocchio si scansa il fiore, ma gli sbatte sempre in viso. Entra Totuccio con la Nonna Vera)

TOTUCCIO

(Tiene la nonna per il braccio) tiamo arrivati. tai attenta che c’è il gratino. (La nonna gli pesta il piede) ahia! Mi hai faciuto male nel minchiolino. Sei una cionza nonna. Attenta a camminare, te cadi ti rompi la tetta!

NONNA VERA

(Donna anziana, vestita pesante. Sorretta da un bastone) a mia mi rumpi a tetta? Appena mi tocchi, ti rumpu i corna, pedofilo! (Vede lo zio inginocchio sulla zia, col fiore sul viso. La nonna sbraita, tanto da far entrar Felice, Vera e Domenica) Vergogna! Vergogna. Taliate, taliate due maiali ca fannu i porci in diretta. Vergogna…

TOTUCCIO

Nonna, tai camma. Lo zio, ci ta baciando il fiorellino alla zia. (la nonna, continua a lamentarsi, mentre Totuccio la siede) a finicci di lamentarti? Mi stai violentando pitticoccolamente. (La scuote per farla calmare) cammati, te no, te ti vene l’infatto e puoi morire con le canarozze aperte!

VERA

(vede che il figlio scuote la madre. Si avventa su di esso) Disgraziato! Lassali stari ca si cadi, si rumpi tutta!  (Lo prende a legnate)

TOTUCCIO

(Piange e parla che non si capisce nulla) idda, fifò fafà fitto fotte(imita le urla della nonna) nelle ochecchie, ficchi ficchi fotte fotte cca, (indica orecchio)  tototo tottolino amoroto tututu tatata e io l’ho talvata dalla motte con le cannarozze aperte! ( piange all’angolo della casa. Lo zio Felice si lamenta per alzarsi)

FELICE

Talìa a chiddu? Zio, ma chi ci fai in ginocchio? Stai pregando?! (Lo alza con fatica e lo adagia nella sedia)

NONNA VERA

‘sti due maiali, stavano facendo le cose tonnografiche! Vergogna!!

VERA

Mamà, ma tu nun eri orba?

NONNA VERA

Sugnu cecata, ma a notti chi film tonnografici, faccio aggiornamenti e mi fannu veniri a vista.

ZIA ROSA

Nipota Vera. ora ti spieco. Tuo zio, si avesse messo in ginocchio per diremi che mi vuole inculcare l’amore. Non ha faciuto nulla di malox.

ZIO FELICE

Giustissimo! Nun stavamo facennu nenti di male. To matri, ci pariva ca stavamo facennu chissà chi cosa. (Nonna Vera borbotta)

VERA

(Sottovoce) me matri oramai è fuori fase. U ciriveddu ci l’havi parzialmente scremato. (Con dolcezza) allura, u picciriddu miu è innocente. Vero amore mio? (Totuccio le tiene il broncio) dai amore, facciamo la pace. Io ti amo. Dai, parla. Dimmi qualcosa di bello, dai.

TOTUCCIO

Vafa ‘nto culo! (Esce)

VERA

A mia, ‘sti paroli? Hai i corna cchiù longhi ri du curnutu di to patri. (Domenica ride) invece di ridere, aiutami! Felice, falli assittari a tutti ca Domenica vi porta a pasta. (Vera e Domenica escono)

NONNA VERA

A pasta a portanu Domenica? e io a cacare quannu ci vaiu, Lunedì? (la zia le fa una carezza per calmarla)

ZIA ROSA

No, forse lei non lo sapessivo. La mia amica, si chiama Domenica. avesse caputo? …(Nonna Vera non le da retta) mi avesse capisciuto?

FELICE

Zia, lassala stari che non ti ha pisciuto. Vero mamà? (Non risponde) u viditi? (Dispiaciuto nel pronunciare testuali parole) io prego sempre nostro Signore, prima ca sia troppo tardi, u Signuri si la pigghia e finisci di soffriri! (Nonna Vera fa un TIé, piuttosto evidente)

ZIO FELICE

E menu male ca  nun capisci nenti

DOMENICA

(entra con la pasta) Pasta pronta! (Ride. I presenti felici si preparano)

VERA

(Entra coi piatti) pronto! Tappativi a vucca e riempitevi i panze, forza! (Si mettono a riempire i piatti)

NONNA VERA

Scusate! A chi ura passa l’autobus pa stazione?

VERA

Mamà, è ura di manciari, no di partiri. (Nonna Vera ripete sempre la stessa frase) si po’ sapiri che ci devi fare cu l’autobus?

NONNA VERA

Avissi a ghiri in via del cacatore a salutare, a to marito Felice. (Domenica ride)

VERA

(L’accarezza) mamà, prima manci e poi ti ci porto io, dai! (La siede al tavolo. Le mette un bavaglio gigante) così non ti sporchi!

FELICE

Cca sugnu mamà. (Ai presenti) u ciriveddu, ci fa diri ca io nun sugnu cca. E poi nun capisciu, picchì m’hava a salutare in via del cacatore.

TOTUCCIO

(affaccia la testa dalla porta) pecchè tei un Matronzo! (esce. Tutti ridono. Felice si alza malintenzionato, Vera lo risiede)

VERA

Stai calmo, u picciruddu havi ragioni. (Felice fa un brutto viso) pronti? Chi manca? (Grida)Totuccio stoccati i jammi cca a pasta è pronta! … accuminciamu a manciari, appena havi pitittu veni a mancia. Buon pranzo!

ZIA ROSA

Una moment! Io prima di manciare, mi facesse la preghierina. Che ne dicessivo di farla tutte con mia? (Tutti d’accordo) incomincio io che ho la qualifica di preghierologia. (Si alza in piedi. Tutti fanno i suoi gesti) nel nome dello padre dello filio e dello spirito santo

TUTTI IN CORO

Amen!

ZIA ROSA

Caro Signore, ti vorrebbe ringraziare per il manciar che ci hai preparato…

VERA

Scusami zia, u manciari u priparavu io! No, quel signore (Addita su Felice) manco mi vosi aiutare ‘stu porco, altro che signore!

ZIA ROSA

Nipota, mi riferiscio a Gesù. Non m’interrompisciare più. (Riprende) Mi dispiace, per le persone che non possono manciare pecchè hanno un buco nello stomaco…

TOTUCCIO

(Affaccia testa dalla porta) io non mancio, pecchè tono incattato con mia madre. Punto e batta! (Esce)

DOMENICA

Totuccio, ma giochi a nascondino? Esci e non fare il cretino! (Ride)

ZIA ROSA

(Vera approva quanto detto da Domenica) per favora, finiscitela! Allora, io facesse il nome delle sante, voi dicete “prega per noi” (Tutti d’accordo) allora, Santo Domingo…

TUTTI IN CORO

Prega per noi!

ZIA ROSA

Santa Lucia…

VERA

(precede gli altri ) Prega pi mia! (si giustifica con gesti, tutti l’accordano)

ZIA ROSA

Santo Stefano di Camastra…

FELICE

Dicci ca si spiccia, se no, ni rifredda a pasta! (i presenti accordano)

ZIA ROSA

San Giovanni Melodia…

DOMENICA

Fammi trovare u zitu a mia! (tutti le fanno l’applauso. Lei ride)

ZIA ROSA

San Crispino…

ZIO FELICE

Portanni u vinu!

ZIA ROSA

Santa Rosa sconsolata

NONNA VERA

Facci truvari u zitu, a ‘sta schetta arraggiata!

VERA

Mamma, un poco di rispetto per la zia. (Grida) Totuccio, porta subitu u vinu e veni mancia! Cominciamo. Buon appetito! (tutti si fanno il segno della croce e si siedono a mangiare. Nonna Vera, fatica ad imboccarsi col cucchiaio. Una volta va a destra, una volta a sinistra.  Entra Totuccio con il fiasco di vino. È timoroso) posa ‘stu vinu a tavola e veni mancia.

TOTUCCIO

(Timidamente, resta sulla porta) tu, tei incattata con me? (Vera scrolla la testa) non ci credo! Dai, giura! Avanti, giura dai giura …e giura…

VERA

…avanti giura, to patri piscia e to matri misura. Entra e veni mancia. 

TOTUCCIO

Ticuro che non tei incattata? (Vera scrolla la testa) Tei tutta cionza!  mi pendi tempe per il tulo!

VERA

(dal proprio posto, prende la sedia e minaccia Totuccio con aria serena) Entra, nun ti nni dugniu lignati. Trasi!

TOTUCCIO

(Piange) hai vitto? Mi pigghi pu culo! Te io entro tu mi rompi la tedia, sulla tetta! (Piange)

ZIO FELICE

Lassalu stari u picciriddu. Iddu scherza, vero? (Totuccio annuisce) Trasi! (Totuccio entra, rimane guardingo su Vera. posa il vino a tavola e si siede, continuando a piangere) dai, nun chianciri cchiù. Fai u bravo e mancia!

NONNA VERA

(Continua a non centrar la bocca) Vera o si futteru a vucca, o di quant’havi ca muriu me maritu, nun viu cchiù u bucu (Vera va ad imboccarla)

ZIA ROSA

Non piangere più Totuccio. Mancia che la pasta, si sta surgelando. (Totuccio si asciuga il naso con la mano, lo strofina sulla maglietta dello zio Felice, che gli molla un ceffone)

TOTUCCIO

(Si alza di scatto, arrabbiato e piange) pocca misera. tempe con me ce l’avete. Mi tate facendo diventare rincollonito, con quetti coppi nella tetta!

ZIO FELICE

È educato ca ti asciughi i manu cacati du  naso, nna maglietta?

TOTUCCIO

Le mani tono pulite! E poi, devi tapere che io caco col tulo, no col nato.

FELICE

(Lo sgrida) ueh! Dimostra l’educazione a tavola! A vidi da signorina? (Indica Domenica) ancora, non conosce uomo ed è giusto ca si parla pulito

TOTUCCIO

non conocci i maschi puliti? Conocci sulu quelli sporchi? (Domenica ride)

DOMENICA

Purtroppo, ho conosciuto solo maschi non bravi, ma stronzi!

TOTUCCIO

Felice è pure uno tronzo, però è bravittimo! (Felice si alza per menarlo, tutti difendono Totuccio)

ZIA ROSA

Calmatolo Felicio. Totuccio, have l’endovena comica. have sempre la battuta pronta!

 

FELICE

Qualche jurnata ca ci l’haiu girate, c’è fari una battuta cca (con pollice e indice, mima una pistola che spara sulla fronte) ci fazzu una presa d’aria.

VERA

Qualche jurnata ca ci l’haju girate io, pigghiu un cuteddu e zag (imita un taglio alle parti basse. Felice si tiene) ci tagghiu…

NONNA VERA

I palle di natale! (Domenica ride)

VERA

Brava mamma! E al suo posto, (Mima le movenze di un gay) ci spunta il finocchio (Tutti ridono)

ZIO FELICE

(Felice adirato, vuol parlar lo zio lo ferma) Vera, su mio nipote Felice, ti sbagli. A lui, ci piacinu i femmine comu mia. Iddu, non diventerà mai un finocchio, picchì pi tutta vita sarà un Mastronzo! (Scatta l’applauso)

FELICE

(Ironico) Grazie zio, megghiu di così nun mi putivi difendiri. (Nervoso) Cara Vera, devi ringraziare che c’è a signorina zitella che si lava solo a Domenica se no, ti facevo vidiri come i palle di natale, sunnu infuocate!

ZIA ROSA

(Tappa gli occhi a Domenica) per favoro Felicio, non facessivo questo fuoco davanti a Domenica. suo padre, me l’avesse consegnata cruda, non gliela potrebbe portare cotta! 

TOTUCCIO

Tia Rota, tai tranquilla. Le palle di natale che ha Felice, tono fumminate. (attimo di scompiglio in scena. Felice insegue Totuccio.Vera lo difende)

VERA

U picciriddu giustu dissi che ce l’hai fulminate. Ora, silenzio e manciamu! Haviamu a fare un pranzo tranquillo, u manciari mi sta facennu vilenu cca (Indica nella gola) nall’osso sacro. Silenzio e manciamu!

TOTUCCIO

Cutate, potto dire una tosa? Io l’ho tapito pecchè tu (indica Domenica) tei  zitella. (Domenica chiede il perché) Vitto che ti lavi tolo la domenica, fai puzza! (Felice gli da uno schiaffo. Totuccio, va a piangere all’angolo)

VERA

(Arrabbiata) Chi ti scoppiassiru i pollastrelli di manu, a quannu ci dai lignati a me figghiu! (Lascia la madre, consola Totuccio) appena pigghi a mira e mi fai fare un figghio tuo, le ammazzari a lignati da matina a sira!

FELICE

Ti pari giustu ca ci dici a da ragazza, ca fa puzza! Picchì nun si odora iddu. U dici puru u Signuri: “ non guardare la puzza di tuo fratello, taliati tu quantu fai schifo” (Vera lo manda a quel paese)

TOTUCCIO

(si piega il busto, odorandosi le parti basse) io, non ne faccio puzza. Faccio profumo di baccalà frecco. (Tutti ridono)

DOMENICA

(Triste) Totuccio, tutti ce l’hanno con te. (Lo accarezza con dolcezza) io però, non ce l’ho con te. Tu, ce l’hai con me? così, ce l’abbiamo insieme.

TOTUCCIO

(si gratta la testa) ma che mintia dici? Mi tai facendo confondettere tutto!

NONNA VERA

(Scambia la zia Rosa per Vera) Vera, to maritu nun ti da a manciare? Si fatta quantu ‘na vacca! (Si riferisce alla zia Rosa. Domenica ride)

VERA

Mamà, è a zia Rosa. dimostra l’educazione! Zia, perdonala a me matri.

ZIA ROSA

Stai tranquillante, nipota mia. Lo so che tua madre, avesse la scheda bruciata. (Cerca di farsi riconoscere) Signora Vera, non mi riconoscesse? Mi guardi nelle occhie, sogno Culetto Rosa.

NONNA VERA

Beata tu ca ci l’hai rosa. chiddu miu è nero incatramato!

ZIO FELICE

(Lo dice ai presenti) Videmu se si ricorda di mia. Zà Vera, di mia si ricorda? Quannu ero giovane, veniva ne lei a pigghiarimi u latti, nna stadda. Si ricorda? Sugnu Piscia Felice. (Le porge la mano)

NONNA VERA

(Ricambia il saluto con la mano) Piacere caco contenta! (Lo zio fa segnali a tutti, che non ci sta col cervello e si siede)

VERA

(Rimprovera la madre) Mamma! Nun dire parolacce che c’è una signorina ca ancora  è tutta zitella.

NONNA VERA

Picchì, cu è ca cerca zitu nun caca pure? Mah! …

DOMENICA

Signora Vera, stia tranquilla. Anche se sono zitella, la parolacce nun mi nni fanno pirtusa nelle cerevella! (Totuccio fa scattare l’applauso. Ride)

TOTUCCIO

Tignori e tignore, la signorina che ti lava la domenica, ha diciuto una poetia, anche io vollo dirvi una poetia che ho scritto per mia nonna.

NONNA VERA

Ma comu curnutu parri tu? Hai a lingua scaduta?

TOTUCCIO

La finicci di pallare che non mi potto concienciare? (Si mette ben in vista per declamare) mia nonna è come il piccione, si mette fuori nel balcone si abbassa il pannolone e caca in tetta alle persone! (Tutti l’applaudono)

VERA

(Ironica) nun farla supra a nonna. Falla supra di tia a poesia, che non sai  usare il pinnolino e ti pisci sul calzino! (Tutti ridono, Totuccio si rode)

TOTUCCIO

(Parla veloce. Imita il gesto del far la pipì) Io eccio il piccio paccio e col puccio mi piaccio. Poi, la tengo tretta tretta con le mani e piccio piccio, tutto picciato dencio il picciatoro, mih!(Vera lo rincorre per dargli legnate, invitandolo a parlare pulito davanti Domenica)

FELICE

(Lo difende) Lassalu stari Vera! mih, quantu problemi pi ‘na pisciata! A signorina non si scandalizza. Beddamatri chi siti esagerati!

ZIO FELICE

U megghiu sugnu io, ca piscio felice!

DOMENICA

(accarezza Totuccio che piange) la volete smettere di prendervela con Totuccio? È vero che sono signorina, non posso sentire troppe parole, però ve la posso dire una cosa? (Adirata)...mi stati scassannu u cruscotto! non posso sentire questo, non posso sentire quello! …da oggi in poi, vogghiu essiri una porchetta elegante! (scatta l’applauso da tutti)  

TOTUCCIO

Tenti porchetta, non mi toccare assai, te no mi trasformo e fazzu il porco con te! (Domenica ride)

VERA

Scusate, ma comu finiu cu tutti e dui zii? L’amore è sbocciato o è ammosciato?

ZIA ROSA

Da parte mia, sicuramente è nato l’amore. Con la sua semplicità, mi ha infilato il suo (Tocca il petto, alludendo al cuore) cuoio nel mio cuoio.

ZIO FELICE

Pure a mia hai colpito. stanne tranquilla, stasera ti fazzu sentire il mio cuore che batte, e fa …tu tu tu tu! (Lo zio allude ad una notte d’amore)

TOTUCCIO

Tio, non dire cionzate! Che fa, te lo hai dimenticato che il tuo pitellino, te lo tei venduto pi ferro vecchio!

ZIO FELICE

Disgraziato, a mia ‘sti cosi dici? Vera, to figghiu mi provoca. Vidi ca si nesciu la bestia, ci fazzu veniri a gastrite ‘nta l’occhi!

DOMENICA

Lei tiene la bestia? Dove si trova che mi ci faccio la fotografia?

ZIA ROSA

Eh no cara Domenica. guarda che io sogno troppo gelosia. La bestia di Felice è solo mia. Poi, ci facesse una foto e te la regalo.  (Allo zio Felice) è vero amore? ( lo zio annuisce)

FELICE

Cara zia, calmati le calorie. E poi, puru tu zio, va dicennu ca hai a bestia. Appena a zia, scopre ca hai u pulcino pio, chi figura fai? Eh! Fai il bravo, nun fare u cane pazzo!

TOTUCCIO

(Esaltato dalla voglia di dire la poesia) io io! Conocco una bella poetia sul cane pazzo. La potto dicere? (Tutti gli dicono di si)

VERA

(Felice con gesti, gli obbliga di non dirla. Totuccio insiste) Felice, a finisci? Lassaci raccontari a poesia o picciriddu. Dai, racconta!

TOTUCCIO

Allora, tignori e tignore, quetta poetia me la integnata, Felice ma che tronzo!

FELICE

Sei un curnutazzo ca i maiuscola! Sono Felice Mastronzo, no Felice ma che stronzo! U fa apposta pi farmi arrabbiare.

VERA

A finisci Felice! Nun ti soffermare ad ogni parola ca dici, Totuccio. (Al figlio) e tu, nun c’è bisogno ca metti i puntini sulle o.

ZIA ROSA

Totuccio, sbrigati ad aprirti le cannarozza. Dalla fame, non ci vedesse più!

NONNA VERA

(Parla tra se) comu schifia parra ‘sta cosci lordi. Si manciò u l’alfabeto o contrario? (Domenica ride. Vera dice al figlio di continuare)

TOTUCCIO

Come avete tapito, quetta poetia me la integnata, Felice ( Felice con gesti, dice a Totuccio di non dirla) Pecchè diti di no? la poetia, tu me l’hai integnata. Tei toppo umile. Fate un applauto allo stronz… a Felice (Tutti applaudono) la poetia t’intitola, Cane pazzo…(Qualche secondo, poi veloce) dentro un palazzo c’è un cane pazzo, te pazzo cane sto cazzo di pane! (Felice è mortificato. C’è malumore tra i presenti. Vera è infuriata)

DOMENICA

Scusate, per favore lo posso avere un poco di questo pane!

VERA

(A Felice, infuriata) Disgraziato! Allura, si tu chiddu ca c’insegni ‘sti porchettate a me figghiu!

FELICE

Quali porcate! È uno sciogli lingua. Du cretinu di to figghiu, sbagliò.

ZIO FELICE

Calmati Vera. me niputi havi ragione. È uno scioglilingua ca si dice veloce. Si sbagli, si confonde un pezzo di pane cu …azzo di cane!

TOTUCCIO

(si arrabbia e piange) Pocca misera, la coppa è tempe la mia. Quello cionzo di Felice, mi ha integnato che alla fine, finicce col  (Vera fa il bip e si sente solo la fine della parola) …zzo di pane!

FELICE

Io, t’insignavo così? Tu, sei un ritardato linguistico! A curpa nun è mia, se sei una munnizza ca lingua riciclata.

VERA

A curpa nun è mia se tu sei un Mastronzone Felice! Nun mi dire di no, picchì vuatri di generazione in generazione, vi tramandati la stronzaggine

FELICE

Io sono fiero di essere un Mastronzo di razza. E tu? Ca sei una Zoccola Vera, anzi di più, verace! 

ZIA ROSA

Dai, finiscetela! Non roviniamo la ceretta a tavola, dai!

VERA

Zia Rosa. mettiti u culetto nella sedia e fai a brava.

ZIO FELICE

Dai, finitela. Nun c’è bisogno ca fate così. Appena ce ne andiamo, vi ammazzati felici e contenti.

FELICE

Zio, tu Piscia Felice e statti muto! (Lo zio si siede. Domenica ride)

TOTUCCIO

Mà, guadda a chidda come ride? (A Domenica) quelli ti tanno litigando, e tu ci riti? Boh, ma tei una cionza di prima cachecoria! Invece di ritere, vatti a lavare la farfalla. Invece di lavartela tolo la domenica!

DOMENICA

Sapete perché rido? siamo riuniti tutt’insieme, noi che abbiamo dei nomi e cognomi strani. (L’ indica col dito) Quello è Mastronzo Felice. Lei Vera Zoccola. Lui Piscia Felice. Lei Culetto Rosa. tu, Totuccio Collamintia. Io, Domenica Melalavo. (Si guardano tutti un paio di secondi poi sbottano a ridere, prendendosi in giro uno con l’altro. Mentre tutti ridono, bussano e va ad aprire Totuccio)

DOTTORE

(Entra) buongiorno scusate il disturbo. Mi avete chiamato? (Tutti dicono no) porca miseria, ‘stu Tom Tom, sempri chi sbaglia è.

ZIO FELICE

(Ai presenti) ma cu è ‘sta jatta morta?

DOTTORE

Sono il dottore Santo, Campo Santo per servirla! ( le donne fanno le corna. I maschi si toccano. Riprendono a ridere tutti. Si alza Nonna Vera)

NONNA VERA

(Si alza, va verso gli altri) calma calma calma! Chi sunnu ‘sti risate? (Vera la prende per la mano per sederla ma si rifiuta) lassami stare! Nun mi pigghiari pa mano, tanto u sacciu ca tu mi pigghi pu culu! (Vera si risiede) Pi vuatri è una gioia ca aviti i nomi strani? (Tutti annuiscono) pi mia è una sfortuna!! (Si rivolge al pubblico)havi vent’anni ca sugnu vedova. Onoratissima sono! però, di una cosa sula sugnu incazzoliata. U me cognome! pi certe fimmine è una garanzia. Pi mia, è una sfortuna!

VERA

Mamma, pi favori, evita! Nun c’interessa a nuddu, dai! (Nonna Vera, contraddice la figlia) Picciotti, è malintenzionata! Tappatici tutti cosi a Domenica, se no, ci blocca a crescita!. (Tutti le tappano con le mani occhi, orecchie, bocca)

NONNA VERA

(Nonna Vera pensa e ripensa poi esplode)  mi chiamo Vera Troia, ma havi vent’anni (Vera non le fa finire di dire la parola) ca  nun viu un Ca...!!

Fine

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