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Plauto: Casina

       

       

      

      PERSONAGGI

      

      

      OLIMPIONE, fattore di Lisidamo

      CALINO, scudiero di Eutinico

      CLEOSTRATA, moglie di Lisidamo

      PARDALISCA, serva

      MIRRINA, amica di Cleostrata

      LISIDAMO, il vecchio padrone

      ALCESIMO, suo amico

      CITRIONE, cuoco

      La scena è ad Atene.

      ARGOMENTO

      

      

      C'è lotta tra due schiavi per sposare una schiava.

      All'uno il vecchio padre, all'altro il figlio sta dietro.

      Sorteggio dice: al padre; l'inganno dice: al figlio.

      Invece che la donna il vecchio trova un garzone

      Nell'alcova e le busca. Le busca anche il suo schiavo.

      Al giovane va Casina, che si rivela libera.

      

      PROLOGO

      

      

      Il mio saluto a voi, magnifici spettatori. Voi amate la Buona Fede, la

      Buona Fede vi ama. Se ho detto il vero, confermatelo con un applauso: così

      verrò a sapere se avete l'intenzione di essere giusti con me. È saggio,

      dico io, chi gusta il vino vecchio, e così chi va a vedere volentieri le

      vecchie commedie. Se qualcuno ama le opere e la lingua di una volta, è

      giusto che ne ami anche le commedie. Ma certo! Quelle fresche fresche, che

      si sfornano oggi, valgono di meno, proprio come le monete. E noi, poiché

      abbiamo capito, voce di popolo, che volevate una cosa di Plauto, eccoci

      qua a presentarne una, una che i più vecchi tra di voi hanno già

      applaudito ai bei tempi. I giovani mica la conoscono, d'accordo, ma noi

      siamo qui apposta per fargliela apprezzare. Quando fu data la prima volta,

      superò tutte le altre, e badate bene che allora c'era il fior fiore dei

      poeti, tutta gente che è passata nel mondo dei più. Ma gli assenti possono

      rendersi utili come se fossero presenti.

      E ora una preghiera. Mi raccomando: concedete benevola attenzione alla

      nostra compagnia. Cancellate dalla vostra mente tristi pensieri e debiti,

      scacciate la paura dei vostri creditori. Oggi è giorno di festa, festa per

      tutti, anche per i banchieri. Tutto è in ordine e in pace. Intorno alla

      piazza gli alcioni volano sicuri. Il banchiere conosce il fatto suo e non

      chiede niente a nessuno, quando è festa. Passata poi la festa, non rende

      niente a nessuno.

      Sturatevi le orecchie e fate attenzione: sto per rivelarvi il titolo della

      commedia. In greco suona Clerumenoi, in latino Sortientes. In greco l'ha

      scritta Difilo, in latino l'ha riscritta di bel nuovo Plauto, quello che

      ha il nome di un cane, bau bau.

      Qui c'è un vecchio sposato, che ha un figlio. Abitano insieme, in questa

      casa qui. Sì, questa. Lui ha un servo che giace, malato, nel suo letto...

      Macché malato, è a letto e basta, non voglio raccontarvi delle bubbole.

      Bene, il servo, dieci anni or sono, che cosa vede, proprio alle prime

      luci, vede che una bambina sta per essere esposta. Corre dalla madre, che

      è lì lì per abbandonarla, e la prega: «Ti prego, dammela, questa bambina».

      Insiste, l'afferra, la porta subito a casa, e la consegna alla sua

      padrona, supplicandola che la curi e l'allevi. Così fa la padrona, che la

      cresce con ogni attenzione, come una figlia o poco meno.

      La bambina si fa ragazza, si fa, e comincia a piacere... Patatrac! Il

      vecchio se ne incapriccia come un pazzo, e il figlio pure. Ciascuno affila

      le sue armi contro l'altro, padre e figlio, tutto di nascosto. Il vecchio

      manda all'attacco il suo fattore, perché la chieda in moglie, con l'idea

      che, se il fattore se la prende, lui si farà qualche notte di guardia

      fuori casa, di straforo dalla consorte. Il figlio spinge avanti il suo

      scudiero, perché la domandi in sposa. Sa bene che, se l'affare marcia, la

      sua amata finirà per cadere nel suo letto. A questo punto la moglie del

      vecchio ha mangiato la foglia e si è messa dalla parte del suo rampollo. E

      il vecchio? Il vecchio spedisce all'estero il figlio perché questi, amando

      la ragazza, gli intralcia il progetto. La madre, che ha capito tutto, si

      dà da fare per il figlio lontano. Ma voi non aspettatevi che ritorni, il

      figlio; no, nella commedia non ritorna: Plauto non lo vuole. Ha fatto

      crollare un ponte sulla sua strada, mentre era in viaggio.

      Ora credo che qualcuno si domanderà tra sé: «Ma per favore, che roba è

      questa? Un matrimonio tra schiavi? Degli schiavi si sposeranno o

      chiederanno di sposarsi? Questa sì che è nuova, ah questa non s'era mai

      veduta, da nessuna parte». Invece sì, la si vede, in Grecia e a Cartagine,

      e anche dalle nostre parti, nelle Puglie. Le nozze tra schiavi là si

      fanno, magari con più fasto che tra i padroni. Non è vero? Volete

      scommettere? Ci giochiamo una caraffa di vino mielato, a una sola

      condizione: che l'arbitro sia cartaginese, oppure greco, oppure, dato che

      c'entro io, delle Puglie. Be', nessuno si fa avanti? Ho capito, non avete

      sete. Chiuso.

      Ritorniamo alla nostra trovatella, che i due schiavi si contendono, allo

      spasimo, per moglie. Si scoprirà alla fine che è donna libera e onesta,

      cittadina ateniese. Non farà nulla, lei, che possa offendere il pudore;

      nulla, almeno durante la commedia. Finito lo spettacolo, be', se qualcuno

      farà un'offerta sostanziosa, io oso pensare che dirà di sì con buona

      grazia, senza aspettare i testimoni.

      È tutto. A voi salute e buoni affari, e vittoria, vittoria, in nome del

      coraggio, come è sempre stato per voi.

      

      ATTO I

      

      

      OLIMPIONE CALINO

      OLEMPIONE

      E così non posso starmene solo, se ne ho voglia, per i fatti miei, a

      parlare e pensare, senza averti tra i piedi? Perché mi vieni dietro,

      accidenti?

      CALINO

      Perché ho deciso di seguirti, sempre e dovunque, come se fossi la tua

      ombra. Ti verrei dietro anche sulla forca, se ti venisse in mente di

      montarci su. Ciò premesso, vedi un po' se ti riesce, con qualche trucco,

      di soffiarmi Casina, come ti piacerebbe.

      OLEMPIONE

      Ma tu che vuoi da me?

      CALINO

      Cosa voglio? Ma tu, faccia tosta, tu contadinaccio da due soldi, perché

      vai strisciando per la città?

      OLEMPIONE

      Perché mi piace così.

      CALINO

      Perché non te ne stai in mezzo ai campi, nel tuo distretto? Perché non sei

      là a sudare sulla terra invece di impicciarti in affari di città? Tu sei

      venuto qui per soffiarmi la moglie. Torna ai tuoi campi, vattene via senza

      voltarti, va a farti crocifiggere nella tua provincia.

      OLEMPIONE

      Calino, ho un compito da svolgere, io, e non me lo dimentico. In campagna,

      al mio posto, ci ho messo un altro che sgobbi come deve. E qui, in città,

      se arrivo dove voglio arrivare, se riesco a prendermi quella schiava così

      bella e tenerella, Casina, che lavora con te e ti fa perdere le bave, be',

      quando l'avrò portata dalle mie parti, allora sì che resterò in campagna a

      covare, nella mia provincia.

      CALINO

      Tu sposare Casina? Piuttosto mi impicco. Casina nelle tue mani? Preferisco

      la morte.

      OLEMPIONE

      Allora infilati il cappio, perché Casina è mia.

      CALINO

      Tua? Del rifiuto di una concimaia?

      OLEMPIONE

      Vedrai se mi sbaglio.

      CALINO

      Ma io ti faccio fuori.

      OLEMPIONE

      E io, se sopravvivo, te ne faccio passare tante ma tante, nel giorno del

      mio sposalizio.

      CALINO

      Che cosa mi farai?

      OLEMPIONE

      Che cosa ti farò? Punto primo: sarai tu a reggere la fiaccola per far luce

      alla sposa, così ti resterà il titolo di malandrino e buonanulla... Punto

      secondo: quando verrai alla fattoria, ti rifilerò un'anfora, un sentiero,

      una fonte, un vaso di rame e otto botti; e se non saranno sempre piene,

      riempirò te di frustate. A forza di farti portar acqua ti piegherò così

      bene che potrai servire da sottopancia. E poi, in campagna, se non roderai

      come un topo, o non mangerai la terra come un verme, te la potrai sognare,

      la pappatoria. Sicuro, in campagna io farò di te il digiuno più digiuno

      che ci sia mai stato. E poi, quando sarai distrutto da fame e fatica, si

      provvederà perché passi bene la notte.

      CALINO

      Ah sì? E come?

      OLEMPIONE

      Ti farò incassare nel telaio della finestra. Così potrai ascoltarli, i

      bacetti che io darò a lei, le paroline che lei dirà a me: animuccia mia,

      Olimpione mio, mia vita, dolcemiele, mia festa, lascia che ti baci questi

      occhiucci ucci ucci, gioia mia, ciù ciù, lasciati amare, amore, giorno mio

      bello, passerotto, colomba, leprottino... A me arriveranno queste note e

      tu, pendaglio da forca, ti dimenerai all'impazzata come un topo nel muro.

      E adesso, perché non ci provi a rispondermi, entro in casa. Le tue

      tiritere mi rompono.

      CALINO

      Ti vengo dietro. Niente, tu non farai niente che mi possa sfuggire.

      (Entrano in casa.)

      

      ATTO II

      

      

      CLEOSTRATA PARDALISCA

      CLEOSTRATA

      Su, sigillate la dispensa e riportatemi il sigillo. Io vado un poco dalla

      mia vicina. Se mio marito mi cerca, datemi una voce.

      PARDALISCA

      Il vecchio ha detto di preparargli il pranzo.

      CLEOSTRATA

      Zitta e fila. Non preparo niente. Qui non si cucina niente, oggi. Quello

      schifoso si è messo contro di me, contro il figlio, non è vero? Per le sue

      fregole amorose, non è vero? E io gliela faccio pagare, al grande amatore,

      con la fame e la sete, con le parole e coi fatti. Lo soffocherò sotto un

      mucchio di frasi spiacevoli, gli farò fare la vita che si merita, a quel

      pascolo d'Acheronte, cacciatore di scandali, lupanare d'iniquità. Uff! Ora

      vado a sfogarmi dalla mia vicina. Ma la porta cigola, che è? È lei,

      proprio lei, che esce di casa. L'ho scelto male il momento per la visita.

      (Esce Mirrina.)

      

      MIRRINA CLEOSTRATA

      MIRRINA

      Seguitemi, amiche, qui vicino. Ehi, voi, c'è nessuno che mi sente? Se mi

      cerca mio marito, o chiunque, io sono di là. Perché a me, quando resto in

      casa, il sonno mi imbroglia le mani. Be', non avevo ordinato di portarmi

      la conocchia?

      CLEOSTRATA

      Mirrina, ti saluto.

      MIRRINA

      Salute a te. Ma tu, scusa, perché sei giù di morale?

      CLEOSTRATA

      Come tutte le malmaritate. In casa e fuori casa, sempre un mare di guai.

      Lo sai che stavo per venire da te?

      MIRRINA

      E invece, to', arrivo io. Ma che cos'è che ti addolora? Tutto quello che

      ti dà pena, dà pena anche a me.

      CLEOSTRATA

      Sì, lo credo. Nessuna vicina mi è cara quanto te. Nessuna più di te ha

      quelle doti che vorrei avere io.

      MIRRINA

      Sei cara. E io sono impaziente di sentire cosa c'è.

      CLEOSTRATA

      A casa mi si offende come peggio non si potrebbe.

      MIRRINA

      Come? Ripeti, ti prego. Non ho capito bene il tuo sfogo.

      CLEOSTRATA

      Mio marito. Mi offende in un modo... E io non ho il mezzo per difendere i

      miei diritti.

      MIRRINA

      È strano, se dici il vero. Di solito è il contrario: il marito non sa

      farsi valere con la moglie.

      CLEOSTRATA

      Eh no, eh no! C'è una ragazza che è mia, che ho tirato su a mie spese, e

      lui vuole darla al suo fattore. Però è lui, proprio lui, quello che la

      desidera.

      MIRRINA

      Va' avanti, ti prego. Puoi parlare, no? Siamo sole.

      CLEOSTRATA

      Così è.

      MIRRINA

      Ma tu come l'hai avuta, la ragazza? Una donna per bene non può avere un

      peculio all'insaputa del marito. Se ce l'ha, mica può averlo fatto

      onestamente: o ha rubato al suo sposo o si è venduta. Tutto ciò che è tuo

      è di tuo marito, no?

      CLEOSTRATA

      Ma tu sei amica mia? Mi parli sempre contro.

      MIRRINA

      Sciocca, non aprir bocca. Ascoltami invece. Non contraddire mai tuo

      marito. Che si sfoghi, che s'innamori, lascialo fare, purché in casa non

      ti manchi nulla.

      CLEOSTRATA

      Ma tu sragioni? Queste cose, che stai dicendo, danno la zappa sui piedi

      anche a te.

      MIRRINA

      Non provocarle, donna imprudente, quelle tali parole del marito.

      CLEOSTRATA

      Quali parole?

      MIRRINA

      Donna, sei ripudiata, vattene.

      CLEOSTRATA

      Ssst! Silenzio!

      MIRRINA

      Che c'è?

      CLEOSTRATA

      È là.

      MIRRINA

      Ma chi? Chi hai visto?

      CLEOSTRATA

      Mio marito. Lui. Eccolo. Tu rientra in casa tua, subito, ti prego.

      MIRRINA

      Come vuoi. Me ne vado.

      CLEOSTRATA

      A presto. Quando avremo più tempo tu ed io, ne parlerò con te. E ora

addio.

      MIRRINA

      Addio. (Mirrina rientra in casa sua. Arriva Lisidamo.)

      

      LISIDAMO CLEOSTRATA

      LISIDAMO

      Che cosa c'è di meglio a questo mondo? L'amore, ve lo dico io, è la più

      splendida delle cose splendide. No, non è possibile immaginare qualcosa di

      più piccante, di più stuzzicante, di più... Chissà perché i cuochi, che

      usano tanti sapori, lasciano fuori quello più saporito. Un piatto condito

      con l'amore, ve lo dico io, piacerà sempre a tutti; quello senza non sa di

      nulla, puah. L'amaro fiele si trasforma in miele, se c'entra l'amore, e

      l'uomo più immusonito diventa subito brioso e disponibile. Guardate me,

      che ne sto facendo la prova, in casa mia, e mica chiacchiere, fatti... Più

      amo Casina e più risplendo, mi faccio sempre più elegante, sono l'eleganza

      in persona. Li faccio ballare, io, i profumieri, quanti ce ne sono. Esiste

      un unguento raffinato? È mio, me lo spalmo, mi ungo, mi liscio, e così le

      piaccio, non c'è dubbio che le piaccio, eh. Però mia moglie mi mette in

      croce, mi tormenta. Quella si ostina a vivere. Eccola là, con tutta la sua

      grinta... Bisogna trattarla con dolcezza, quella brutta bestia... Moglie

      mia, gioia mia, che cosa fai di bello?

      CLEOSTRATA

      Giù le mani, vattene.

      LISIDAMO

      Giunone mia, al Giove tuo non la devi fare, questa faccia. Dove stai

      andando?

      CLEOSTRATA

      Lasciami andare.

      LISIDAMO

      Fermati.

      CLEOSTRATA

      E io non mi fermo.

      LISIDAMO

      E allora io ti vengo dietro.

      CLEOSTRATA

      Ma tu sei pazzo o fai finta?

      LISIDAMO

      Sanissimo, sono, e ti voglio tanto bene.

      CLEOSTRATA

      Non lo voglio, il tuo bene.

      LISIDAMO

      Non puoi mica proibirmelo.

      CLEOSTRATA

      Tu mi fai morire.

      LISIDAMO

      Magari dicessi il vero.

      CLEOSTRATA

      Su questo ti credo.

      LISIDAMO

      Su, su, guardami, tu che sei la gioia mia.

      CLEOSTRATA

      Come tu sei la mia. Ma scusa, da dove arriva tutto questo profumo?

      LISIDAMO

      Sono morto. Povero me, mi ha pescato sul fatto. Cosa aspetto a sfregarmi

      la testa col mantello? Che Mercurio ti danni, profumiere, che mi hai

      rifilato questa roba!

      CLEOSTRATA

      Buonanulla, decrepita zanzara incanutita, chi mi tiene dal dirti quel che

      ti meriti? Alla tua età, razza di rimbambito, vai in giro tutto profumato?

      LISIDAMO

      Ma guarda che il profumo l'ha comprato un mio amico, io ero lì soltanto

      per dargli un parere...

      CLEOSTRATA

      Guarda come le inventa... Ma tu non hai vergogna di nulla?

      LISIDAMO

      Di tutto, se vuoi.

      CLEOSTRATA

      In che lupanare sei stato?

      LISIDAMO

      In un lupanare io?

      CLEOSTRATA

      Ne so più di quel che credi.

      LISIDAMO

      Ma che cosa c'è? Che cosa vai sospettando?

      CLEOSTRATA

      Vecchio, di tutti i vecchi tu sei il vecchio più cretino. Da dove arrivi,

      buonanulla? Dove sei stato? Dov'è che hai bevuto e fornicato? Tu sei

      proprio sbronzo. Guardalo, il tuo mantello, com'è tutto spiegazzato.

      LISIDAMO

      Che gli dèi ci annientino, me e te, se oggi ho bevuto una goccia che è una

      goccia.

      CLEOSTRATA

      Ma sì, fa' come ti pare, ingozzati, sbevazza, buttali giù dalla finestra,

      i soldi.

      LISIDAMO

      Basta! Moglie, basta così. Stai strombettando troppo. Risparmia un po' di

      fiato per litigare domani. Be', che dici? Sei rientrata in te? Sei

      disposta a dar retta a tuo marito oppure preferisci dargli addosso?

      CLEOSTRATA

      Su che cosa?

      LISIDAMO

      Me lo domandi? Su Casina, la serva. Sulla mia idea di darla al nostro

      fattore, che è un uomo a posto. Con lui niente le mancherà, cibo, legna,

      acqua calda, vestiti. Potrà crescer bene i suoi figli, meglio che con

      quell'altro, lo scudiero, che è un fior di mascalzone e non ha un

      centesimo bucato.

      CLEOSTRATA

      Tu mi meravigli, che alla tua età non ti ricordi neanche il tuo dovere.

      LISIDAMO

      Perché?

      CLEOSTRATA

      Perché tu, se agissi con giudizio, la lasceresti a me la cura delle serve,

      che mi spetta.

      LISIDAMO

      Ah, sì, per darla a quel bel tomo di reggiscudo?

      CLEOSTRATA

      Sicuro. Per far piacere al nostro unico figlio.

      LISIDAMO

      Unico figlio lui, unico padre io, né più né meno. Dunque che ceda lui a

      me, piuttosto che io a lui.

      CLEOSTRATA

      Uomo, tu stai cercando rogna.

      LISIDAMO

      Questa ha fiutato, mi sa. Io?

      CLEOSTRATA

      Tu. Perché gracchi tanto, se no? Perché tanta fregola?

      LISIDAMO

      Perché io pretendo che venga data al servo giusto e non a quello

sbagliato.

      CLEOSTRATA

      E se io lo prego e lo convinco, il tuo fattore, a lasciarla a quell'altro

      per farmi piacere?

      LISIDAMO

      E se io lo convinco, il tuo scudiero, a tirarsi indietro? Sono sicuro di

      spuntarla.

      CLEOSTRATA

      D'accordo. Vuoi che lo faccia venir qui a nome tuo, Calino? Tu parlerai a

      lui, io al fattore.

      LISIDAMO

      Intesi.

      CLEOSTRATA

      Sarà subito qui. E vedremo chi riuscirà più persuasivo, tra me e te.

      (Rientra in casa.)

      LISIDAMO

      Ercole, dèi, tutti quanti, annientatela! Ora sì che posso parlare. Io sono

      distrutto dall'amore, povero me meschino, e quella mi dà addosso, manco lo

      facesse apposta. Mi sa che l'ha fiutato, il mio trucchetto. Ma sì, è per

      questo che si scalmana tanto per il nostro scudiero.

      

      LISIDAMO CALINO

      LISIDAMO

      Che gli dèi e le dee lo fulminino! (Esce di casa, e ascolta, Calino.)

      CALINO

      Te... Tua moglie mi ha detto che mi vuoi.

      LISIDAMO

      Sì, ti ho fatto chiamare.

      CALINO

      Dimmi cosa desideri.

      LISIDAMO

      Anzitutto pretendo che tu mi parli con una faccia più amichevole. È da

      stupido mostrarsi tutto ingrugnato a chi ha il potere su di te... Da tempo

      ti vado giudicando come un uomo dabbene.

      CALINO

      Capisco. Ma se così la pensi, perché non mi dai la libertà?

      LISIDAMO

      Vorrei farlo, ma il mio desiderio non basta, mi ci vuole il tuo aiuto.

      CALINO

      Almeno sapessi cosa vuoi.

      LISIDAMO

      Ascolta che te lo dico. Casina, io l'ho promessa in sposa al mio fattore.

      CALINO

      Ma tua moglie e tuo figlio l'hanno promessa a me.

      LISIDAMO

      Lo so. Ma tu devi fare una scelta. Vuoi essere scapolo e libero oppure

      sposato ma schiavo? Schiavo per sempre tu e i tuoi figli? La scelta è tua.

      Decidi quale condizione vuoi.

      CALINO

      Se fossi libero, dovrei vivere a mie spese. Ora vivo alle tue. Ho scelto:

      non cederò Casina a nessuno.

      LISIDAMO

      Torna subito dentro e mandami mia moglie, la voglio qui, immediatamente.

      Porta anche un'urna, un po' d'acqua e le tessere per tirare a sorte.

      CALINO

      Non è male, l'idea.

      LISIDAMO

      Questa frecciata, la parerò in qualche modo, accidenti. Se con le

      preghiere non ottengo nulla, posso almeno tentare con la sorte. Sì, farò

      vendetta di te e dei tuoi partigiani.

      CALINO

      E invece la sorte favorirà me.

      LISIDAMO

      Sicuro: la sorte di crepare sulla forca.

      CALINO

      Sposerà me, la ragazza. Tu hai un bel pasticciare.

      LISIDAMO

      Vuoi sparire dalla mia vista?

      CALINO

      Mi guardi storto? Vivo lo stesso, io. (Entra in casa.)

      LISIDAMO

      Sono o non sono disgraziato? Non basta che tutto sia contro di me? Adesso

      ho paura che mia moglie lo convinca, Olimpione, a lasciar perdere Casina.

      Andasse a finire così, io sarei un vecchio perduto. Però se non ci riesce,

      mi resterà l'appiglio del sorteggio, almeno quello. Se poi la fortuna mi

      volterà le spalle, la spada mi servirà da materasso, per buttarmici sopra.

      Ma eccolo là, Olimpione, giusto a tempo. (Esce di casa Olimpione.)

      

      OLIMPIONE LISIDAMO

      OLEMPIONE

      Cacciami in un forno rovente, fammi cuocere come il pan biscotto, padrona

      mia, ma non chiedermi quello che non posso.

      LISIDAMO

      Sono salvo. La speranza non è morta, a quel che sento.

      OLEMPIONE

      Padrona, perché mi ossessioni con la faccenda della libertà? Anche se tu

      non vuoi, se tuo figlio non vuole, se voi due insieme non volete, io posso

      diventare libero lo stesso, con mezzo soldo di spesa.

      LISIDAMO

      Ma che succede? Con chi stai litigando, Olimpione?

      OLEMPIONE

      E tu, con chi litighi sempre?

      LISIDAMO

      Mia moglie?

      OLEMPIONE

      E chiamala moglie. Tu mi pari un cacciatore che passa tutto il suo tempo,

      di giorno e di notte, con una cagna rabbiosa.

      LISIDAMO

      Ma cosa ti fa, cosa ti dice?

      OLEMPIONE

      Mi prega e riprega perché non sposi Casina.

      LISIDAMO

      E tu?

      OLEMPIONE

      Io? Che non la cederei nemmeno a Giove, se venisse a pregarmi di persona.

      LISIDAMO

      Oh dèi! Conservatemi costui!

      OLEMPIONE

      Sta così ribollendo, la padrona, che finirà per scoppiarmi in faccia.

      LISIDAMO

      Magari scoppiasse sul serio.

      OLEMPIONE

      Pensaci tu, con il tuo coso, se ce la fai. Ma io, accidenti, io comincio a

      essere stufo del tuo capriccio. Tua moglie mi è contro, il figlio contro,

      i servi pure...

      LISIDAMO

      E a te? Basta che dalla tua ci sia questo Giove qui. Quanto ai piccoli

      dèi, ci puoi rider sopra.

      OLEMPIONE

      Queste sono fandonie. Ma lo sai che i Giove umani posson tirar le cuoia da

      un momento all'altro? Fa' conto che tu, sommo Giove, sia morto, un bel

      giorno. Il potere passa ai piccoli dèi. E io, allora, come la metto in

      salvo, la mia testa? E la schiena? E le gambe?

      LISIDAMO

      Via via, ti andrà meglio di quel che credi, se grazie ai nostri sforzi

      combinati io riuscirò ad andare a letto con Casina.

      OLEMPIONE

      Ma come può succedere? Con quella tua moglie invelenita che mi sta addosso

      perché non la sposi...

      LISIDAMO

      Ma io ci ho pensato: farò un sorteggio, io. Te o Calino. Così vedo la

      cosa. Veniamo alle armi corte e combattiamo sino all'ultimo.

      OLEMPIONE

      E se la fortuna ti dà contro?

      LISIDAMO

      Non menar gramo! Io mi affido agli dèi e spero in loro.

      OLEMPIONE

      Sperare? Questa parola non la comprerei nemmeno per una miseria. Tutti i

      mortali si affidano agli dèi, ma io ne ho visti troppi, restare senza

      camicia.

      LISIDAMO

      Taci un momento!

      OLEMPIONE

      Che vuoi?

      LISIDAMO

      Arriva Calino, da casa, con l'urna e le tessere. Ora noi combatteremo la

      battaglia campale. (Escono di casa Calino e Cleostrata.)

      

      CLEOSTRATA CALINO LISIDAMO OLIMPIONE

      CLEOSTRATA

      Dimmelo, Calino, che cosa sta covando mio marito.

      CALINO

      Vuol vederti morta, lunga e distesa sul rogo, fuori delle mura.

      CLEOSTRATA

      Credo proprio di sì.

      CALINO

      Io non lo credo, lo so di certo.

      LISIDAMO

      Non sapevo di avere tanti specialisti, tra i miei schiavi. In casa ho

      anche un indovino. E se noi alzassimo gli stendardi e gli marciassimo

      contro? Seguimi. Che cosa fate voi?

      CALINO

      Eccole qui, le cose che hai chiesto: moglie, urna, tessere e me.

      OLEMPIONE

      Per me ce n'è uno di troppo: te.

      CALINO

      Così ti sembra. Sono il tuo pungiglione, io, e punzecchio il tuo

      cuoricino. Guarda come sei sudato: è la fifa, pellaccia da frustate.

      LISIDAMO

      Zitto e mosca, Calino.

      CALINO

      Mettigli un tappo.

      OLEMPIONE

      Mettilo a lui, che ci ha il vizio.

      LISIDAMO

      L'urna, posala qui. Passami le tessere. E fate attenzione. Però io

      credevo, moglie mia, di riuscire a convincerti, a darmi Casina in moglie;

      e lo credo ancora.

      CLEOSTRATA

      Dare Casina a te?

      LISIDAMO

      Ho detto a me? Mi sono espresso male. Volevo dire a me e invece ho detto a

      lui, tanto più che la voglio io... Insomma, parlo a vanvera, accidenti a

      me...

      CLEOSTRATA

      Così parli e così fai.

      LISIDAMO

      A lui... anzi a me, perbacco... Ma ce ne vuole per imboccare la strada

      giusta!

      CLEOSTRATA

      Eh sì, ti sbagli troppe volte.

      LISIDAMO

      Capita, quando c'è qualcosa che ci preme. Ma ora ti preghiamo lui e io,

      tutti e due insieme, perché tu voglia, in nome del tuo diritto...

      CLEOSTRATA

      Cosa c'è adesso?

      LISIDAMO

      Dolcezza mia, ci arrivo subito. Casina, la nostra Casina, dalla al nostro

      fattore.

      CLEOSTRATA

      Non ci penso neanche.

      LISIDAMO

      E allora, io chiedo alla sorte a chi...

      CLEOSTRATA

      E chi ti ferma?

      LISIDAMO

      Giudico e dico che questo qui è il modo migliore, cioè quello più giusto.

      Insomma, se accadrà quello che speriamo, noi ne saremo felici; se non

      accadrà, noi ci faremo forza e sopporteremo. Prendi una tessera, guarda

      cosa c'è scritto.

      OLEMPIONE

      Uno.

      CALINO

      Non è giusto, l'hai data prima a lui.

      LISIDAMO

      Tu prendi l'altra e stattene.

      CALINO

      Dammi. Un momento! Mi è venuta in mente una cosa. E se lì dentro,

      nell'acqua, ci fosse un'altra tessera?

      LISIDAMO

      Schiena da frustate, per chi mi hai preso? Per te?

      CLEOSTRATA

      Non ce n'è altre. Sta' calmo.

      CALINO

      O fortuna, ciò che hai di bello e di buono, dallo a me.

      OLEMPIONE

      A te un accidenti che ti porti. Li conosco, i tuoi buoni sentimenti. Ma

      fermati un po'. La tua tessera è di pioppo o di abete?

      CALINO

      Che te ne frega?

      OLEMPIONE

      E se resta a galla?

      LISIDAMO

      Be', apri l'occhio. Adesso, voi due, gettatele qui dentro le vostre

      tessere. Moglie, tu agita l'acqua.

      OLEMPIONE

      Non fidarti di tua moglie.

      LISIDAMO

      Abbi fede, Olimpione.

      OLEMPIONE

      Se ci mette le mani, quella è capace di stregarle.

      LISIDAMO

      Zitto.

      OLEMPIONE

      Sono muto. Prego gli dèi...

      CALINO

      Che ti mandino sulla forca.

      OLEMPIONE

      Che la fortuna mi conceda...

      CALINO

      Di spenzolare per i piedi.

      OLEMPIONE

      A te, di smoccolare gli occhi per il naso.

      CALINO

      Ma che paura hai? La corda per impiccarti è già pronta.

      OLEMPIONE

      Tu sei finito.

      LISIDAMO

      Ehi, voi due, state attenti.

      OLEMPIONE

      Non parlo più.

      LISIDAMO

      A te, adesso, Cleostrata, perché non dica e non sospetti che ho barato. A

      te la mossa. Fa' l'estrazione.

      OLEMPIONE

      Mi distruggi.

      CALINO

      Vince lui.

      CLEOSTRATA (al marito)

      Ti ringrazio.

      CALINO

      O dèi, se la tua tessera fosse fuggita via dall'urna...

      OLEMPIONE

      Che dici? Perché tu sei uno schiavo fuggiasco, vuoi che fuggano tutti?

      Magari si sciogliesse nell'acqua la tua tessera. Agli Eraclidi è capitato,

      dicono...

      CALINO

      Sarai tu a scioglierti, e subito, al fuoco delle frustate.

      LISIDAMO

      Su, Olimpione, sta' attento.

      OLEMPIONE

      Se me lo permette quest'uomo di lettere... marchiate sulla sua pellaccia.

      LISIDAMO

      La buona fortuna mi assista.

      OLEMPIONE

      Giusto, anche me.

      CALINO

      No.

      OLEMPIONE

      Sì, invece.

      CALINO

      Tu no, io sì.

      CLEOSTRATA

      Vincerà questo qui. Tu farai vita grama.

      LISIDAMO

      Spaccagli il muso, a quell'odioso. Che aspetti? Tu non toccarlo, eh!

      OLEMPIONE

      Gliele do con il palmo o con il pugno?

      LISIDAMO

      Come ti pare.

      OLEMPIONE

      To', beccati questo.

      CLEOSTRATA

      Che diritto avevi di picchiarlo?

      OLEMPIONE

      Me l'ha detto il mio Giove.

      CLEOSTRATA

      Rendiglielo subito. Lì, sulla mascella.

      OLEMPIONE

      Sono morto. Mi si ammazza con i pugni, Giove!

      LISIDAMO

      Con che diritto l'hai picchiato, tu?

      CALINO

      Me l'ha ordinato la mia Giunone.

      LISIDAMO

      Io sono vivo, ma comanda mia moglie. Dunque ci vuol pazienza.

      CLEOSTRATA

      Calino ha diritto come l'altro, di parlare.

      OLEMPIONE

      Però scombussola i miei voti di buonaugurio?

      LISIDAMO

      Attento ai guai, Calino! Ti avviso.

      CALINO

      Adesso? Mi ha già picchiato sulla faccia.

      LISIDAMO

      Procedi, moglie, al sorteggio. Attenzione, voialtri. Che paura, non so più

      dove mi ritrovo. Sono morto. Il mio cuore ci ha il male della milza, temo.

      Senti come rimbomba. Mi rompe il petto a forza di fare bum bum.

      CLEOSTRATA

      Ho qui una tessera.

      LISIDAMO

      Tirala fuori.

      CALINO

      Non sei ancora morto?

      OLEMPIONE

      Fa' vedere: è la mia!

      CALINO

      Che fregatura è questa!

      CLEOSTRATA

      Hai perduto, Calino.

      LISIDAMO

      Gli dèi ci hanno aiutato, Olimpione, perciò mi rallegro.

      OLEMPIONE

      Sì, hanno premiato la mia devozione e quella dei miei avi.

      LISIDAMO

      Rientra in casa, moglie, e prepara le nozze.

      CLEOSTRATA

      Come comandi, marito.

      LISIDAMO

      Lo sai che è lunga la strada, di qui alla fattoria, dove deve condurla?

      CLEOSTRATA

      Lo so.

      LISIDAMO

      Dunque entra, e anche se la cosa ti è sgradita, vedi di fare per il

meglio.

      CLEOSTRATA

      Sicuro. (Entra in casa.)

      LISIDAMO

      Dentro anche noi, così si sbrigano.

      OLEMPIONE

      Ti trattengo, forse?

      LISIDAMO

      Non dico altro, visto che c'è lui. (I due entrano in casa.)

      

      CALINO

      Dovrei impiccarmi, ora? No, sarebbe fatica sprecata. La fatica e la spesa

      della corda. E poi farei un piacere ai miei nemici. E poi, a che

      servirebbe, dato che sono già un uomo morto? Mi ha detto di no, la

      fortuna, e Casina sposa il fattore. Quello che mi brucia di più, non è che

      abbia vinto il fattore, no, ma che il vecchio si sia fatto in quattro per

      toglierla a me e darla a lui. Oh come stava sulle spine, oh come si

      dimenava, quel disgraziato, e che zompi, dopo, quando ha vinto il fattore!

      Là là, bisogna che mi ritiri, sento che aprono la porta. Sono loro, i miei

      cari amici, che escono fuori. Mi metto qui in agguato, per tendergli un

      agguato. (Si apposta mentre Lisidamo e Olimpione escono di casa.)

      

      OLIMPIONE LISIDAMO CALINO

      OLEMPIONE

      Ma lascia che venga alla fattoria. Te lo rimando indietro con la forca al

      collo, peggio di un carbonaio.

      LISIDAMO

      Così dev'essere.

      OLEMPIONE

      Sarà fatto e compiuto.

      LISIDAMO

      Calino, se fosse a casa, vorrei mandarlo con te a fare le spese, tanto per

      dargli un altro po' di amaro, a quel nemico.

      CALINO

      Avanti a ritroso contro il muro, come uno scorpione. Li debbo ascoltare

      senza farmi vedere. Di due che sono, l'uno mi strazia, l'altro mi

      tormenta. Eccolo lì, tutto vestito di bianco... Pellaccia da nerbate,

      cassetta da sferze... La mia morte è rimandata a miglior occasione. Sì,

      sì, è deciso: prima ci mando lui, all'Acheronte.

      OLEMPIONE

      L'hai trovato, eh, un tipo compiacente? Io, io ti ho procurato quella che

      volevi a tutti i costi. Ora potrai tenertelo, il tuo tesoro, di nascosto

      da tua moglie.

      LISIDAMO

      Zitto! Mi amassero tanto gli dèi, come io a fatica le trattengo, le mie

      labbra, dal coprirti di baci, gioia mia.

      CALINO

      Cosa dice? Coprirlo di baci? Gioia mia? Perbacco, questo qui, al suo

      fattore, gli vuole fare il servizietto.

      OLEMPIONE

      Ma tu mi ami, ora?

      LISIDAMO

      Ti amo più di me stesso. Permetti che ti abbracci?

      CALINO

      Cosa? Abbracciarlo?

      OLEMPIONE

      Se lo vuoi.

      LISIDAMO

      Quando ti stringo, mi pare proprio di leccare il miele.

      OLEMPIONE

      Via via! Grande amatore, lungi dalla mia schiena!

      CALINO

      Adesso lo so, perché se l'è preso per fattore. A me, una volta che l'ho

      incontrato, voleva farmi guardaporta dietro la porta.

      OLEMPIONE

      Che piacere ti ho fatto oggi! Che gioia ti ho dato!

      LISIDAMO

      Oh, sì, e per questo ti vorrò bene per tutta la vita, più che a me stesso.

      CALINO

      Mi sa che tra poco questi due si mischiano i piedi. Il vecchiaccio pende

      di sicuro verso quelli con la barba.

      LISIDAMO

      Oh come me la sbaciucchierò, la mia Casina, oggi! Quante belle cosine le

      farò di nascosto da mia moglie!

      CALINO

      Ma guarda! Finalmente ho imboccato la via giusta. È lui che brucia per

      Casina, lui! Ora li tengo in pugno.

      LISIDAMO

      Non vedo l'ora di abbracciarla e baciarla.

      OLEMPIONE

      Prima il matrimonio, abbi pazienza. Cos'è tutta questa smania?

      LISIDAMO

      Ma io l'amo.

      OLEMPIONE

      Però non credo che sia possibile oggi...

      LISIDAMO

      È possibile. Se credi che domani sia possibile concederti la libertà.

      CALINO

      Orecchie mie, ora dovete spalancarvi. Ho in vista un colpo grosso:

      prendere due cinghiali con una trappola sola.

      LISIDAMO

      Da questo vicino, che è amico mio, c'è il nido pronto per me. Io gli ho

      confessato la mia passione, lui mi ha promesso il nido.

      OLEMPIONE

      E sua moglie? Non sarà tra i piedi?

      LISIDAMO

      Ci ho pensato io. Mia moglie la inviterà per le nozze, per stare in

      compagnia, e perché la aiuti e dorma con lei. È stato un ordine mio e mia

      moglie ha promesso di obbedire. Dunque la moglie dell'amico dormirà da me,

      l'amico lo farò sloggiare da casa sua. E tu, tu porti tua moglie alla

      fattoria. La fattoria è questa qui, almeno sinché io starò celebrando con

      Casina. L'indomani, prima che spunti il sole, da qui tu la condurrai in

      campagna. Ti piace l'idea?

      OLEMPIONE

      È bellissima.

      CALINO

      Avanti, intrigate, macchinate. Siete tanto maligni? Peggio per voi.

      LISIDAMO

      Sai cosa devi fare adesso?

      OLEMPIONE

      Dimmelo.

      LISIDAMO

      Tieni questa borsa e va' a far la spesa, svelto. E mi raccomando: voglio

      roba delicata, com'è delicata lei.

      OLEMPIONE

      Va bene.

      LISIDAMO

      Compra delle seppiucce, delle sogliolette, dei calamaretti, dei pesci

      gatto...

      CALINO

      Meglio le frumentarole, se te ne intendi.

      LISIDAMO

      Compra delle patelle...

      CALINO

      Meglio padelle, brutto vecchiaccio, da sbatterti sul muso.

      OLEMPIONE

      Niente lingue?

      LISIDAMO

      Macché lingue, non c'è mia moglie a casa, che non tace mai? Ci basta lei e

      ne avanza.

      OLEMPIONE

      Alla pescheria, vedendo quel che c'è, deciderò cosa comperare.

      LISIDAMO

      Ben detto. Parti. Non fare economia, eh, non voglio. Fa' una spesa

      abbondante... Io debbo recarmi dal mio vicino, che si ricordi bene la sua

      parte.

      OLEMPIONE

      Posso andare?

      LISIDAMO

      Va'. (Olimpione si avvia.)

      CALINO

      Se me l'offrissero tre volte, la libertà, io niente, per me è più bello

      tirargli un gran bidone, a quei due, e spifferare tutto alla padrona. Li

      ho proprio colti in flagrante, i miei nemici. Se la padrona ci sta e fa la

      sua parte, la causa è vinta, per noi. Quei due, me li lavoro a dovere. Il

      giorno se ne va con favorevoli auspici. Noi, che eravamo vinti, ora siamo

      vittoriosi. Ecco, rientro in casa, per condire alla mia maniera ciò che il

      cuoco ha condito alla sua. Perché ciò che era preparato per il vecchio,

      preparato non sia, e invece sia preparato ciò che non gli era preparato.

      (Entra in casa.)

      

      ATTO III

      

      

      LISIDAMO ALCESIMO

      LISIDAMO

      Adesso io vedrò, Alcesimo, se tu hai la faccia di un amico oppure di un

      nemico. È a questo punto che la prova si prova e il dubbio si sdubbia.

      Rinfacciarmi che sono innamorato, tu lascia perdere; coi capelli bianchi,

      alla tua età, e via, lascia perdere; che sei sposato, eccetera, lascia

      perdere.

      ALCESIMO

      Non l'ho mai incontrato, uno cotto e stracotto come te.

      LISIDAMO

      Che la casa sia vuota, ti raccomando.

      ALCESIMO

      Ma è già deciso: servi e serve, li spedisco tutti a casa tua.

      LISIDAMO

      Con che intelletto intendi, uomo intelligente! Ma non dimenticare ciò che

      dice la canzone del merlo: ciascuno se ne arriva col suo cibo come se

      andasse a Sutri...

      ALCESIMO

      Me ne ricorderò.

      LISIDAMO

      Bene. Ormai sei più sapiente della sapienza in carne e ossa. All'opera! Io

      faccio un salto al foro e torno subito.

      ALCESIMO

      Buona passeggiata. (Lisidamo si avvia, poi si volge indietro.)

      LISIDAMO

      Fa' in modo che la tua casa faccia un voto.

      ALCESIMO

      Un voto?

      LISIDAMO

      Il voto di essere vuota.

      ALCESIMO

      Ma sentilo! Bisognerebbe ammazzarlo, è troppo spiritoso.

      LISIDAMO

      Per forza. Che cosa ci guadagnerei a innamorarmi se poi non facessi le

      falistre? Ma tu bada di farti trovare, eh?

      ALCESIMO

      Io mi tappo in casa. (Lisidamo esce di scena.)

      

      CLEOSTRATA ALCESIMO

      CLEOSTRATA (che ha ascoltato, non vista)

      Era per questo, allora, che insisteva tanto, mio marito, perché mi

      precipitassi a invitare la vicina. Voleva che la casa del vicino fosse

      libera per portarci Casina! Figurarsi se io la invito, figurarsi, per

      lasciar via libera a quei vecchi balordi, a quei castroni... Ma

      guardatelo, guardatelo come arriva il padre della patria, la colonna della

      società, puh, quel fior di vicino che vuol tener bordone a mio marito,

      puh. Se lo vendessero per un pizzico di sale, il suo prezzo sarebbe troppo

      salato.

      ALCESIMO

      Mia moglie, guarda un po', non è ancora stata invitata dalla vicina. È un

      pezzo che è là, in pompa magna, ad aspettare che la chiami. Ma ecco

      Cleostrata che viene a prenderla, immagino. Salute, Cleostrata.

      CLEOSTRATA

      Salute a te, Alcesimo. Dov'è tua moglie?

      ALCESIMO

      In casa e aspetta il tuo invito. Perché il tuo sposo mi ha pregato di

      mandarla da te, ad aiutare. Vuoi che la chiami?

      CLEOSTRATA

      Lasciala stare. Se è occupata, non voglio che tu...

      ALCESIMO

      Non è affatto occupata.

      CLEOSTRATA

      Ah sì? Ma io non voglio disturbarla lo stesso. Passerò più tardi.

      ALCESIMO

      Non si sta preparando un matrimonio da voi?

      CLEOSTRATA

      Sì, ma faccio tutto io.

      ALCESIMO

      Non ti serve una che ti aiuti?

      CLEOSTRATA

      Ho tutto l'aiuto che mi serve, in casa. Dopo le nozze passerò da tua

      moglie. Ora vado. Addio, e salutala per me.

      ALCESIMO

      E adesso che cosa faccio? Accidenti a me, l'ho fatta grossa, tutta colpa

      di quel caprone senza denti che mi ha cacciato nei guai. Ma sì, io

      prometto l'aiuto di mia moglie, lo prometto pubblicamente, come se fosse

      una leccapiatti. E lui, quello scandalo d'uomo, viene a dirmi che sua

      moglie avrebbe invitato la mia, e lei no, no e poi no, non vuole neanche

      disturbarla. Che la vicina abbia dei sospetti? Sarebbe strano che non.

      Macché, macché, a pensarci bene, a pensarci, se lei avesse avuto qualche

      dubbio, non avrebbe mancato di torchiarmi. Basta, ritorno a casa mia, a

      riportar la nave nel suo letto. (Rientra in casa sua.)

      CLEOSTRATA

      E questo è sistemato. Poveri vecchi, come si scavezzano! Ora vorrei che

      ritornasse lui, quello zero via zero, quel bacucco di mio marito, per

      minchionare anche lui dopo che ho beffato l'altro. Come sarebbe bello se

      riuscissi a farli beccare tra di loro, quei due. Ma eccolo, eccolo là che

      arriva. Quando lo vedi così serio, lo diresti quasi un galantuomo...

      

      LISIDAMO CLEOSTRATA

      LISIDAMO (ritornando dal foro)

      È roba da stupidi, dico io, che un innamorato se ne vada al foro, e

      proprio nel giorno in cui potrebbe sollazzarsi con l'amor suo. Quello

      stupido sono io. Eccomi. Ho buttato via il mio tempo, dritto e impalato in

      tribunale, per difendere un mio parente che poi ha perso la causa, e io ci

      godo, così impara a scocciare la gente. Se uno vuol trovarsi uno che lo

      assista, secondo la mia idea, prima deve domandargli, e interrogarlo a

      fondo per vedere se c'è con la testa o se non c'è. Se ti risponde che non

      c'è, chiuso, tu lo lasci perdere quell'intronato. Ma eccola là, mia

      moglie, davanti a casa. Oh povero me! Mica è sorda, ho una gran paura che

      mi abbia sentito.

      CLEOSTRATA

      Certo che ti ho sentito, e tanto peggio per te.

      LISIDAMO

      Adesso mi avvicino. Che cosa stai facendo, gioia mia?

      CLEOSTRATA

      Ti aspettavo.

      LISIDAMO

      È tutto pronto? L'hai chiamata la vicina, che ti dia una mano?

      CLEOSTRATA

      Certo che l'ho invitata, come tu mi avevi detto. Però il tuo amico, quel

      bell'amico, se l'è presa con sua moglie, chissà perché, e ha detto di no,

      che non la manda, alla faccia dell'invito nostro.

      LISIDAMO

      Eccolo, il tuo grande difetto. Non sai essere cortese.

      CLEOSTRATA

      Cortesi han da essere le cortigiane, non le madri di famiglia, caro il mio

      marito. Vacci tu a chiamarla, la vicina. Io vado a vedere se è preparato

      tutto quel che ci vuole, caro il mio marito.

      LISIDAMO

      E allora sbrigati.

      CLEOSTRATA

      Sicuro... Adesso gli faccio venire un po' di strizza. Grande amatore, oggi

      ti sistemo. (Rientra in casa.)

      

      ALCESIMO LISIDAMO

      ALCESIMO (uscendo da casa sua)

      Adesso vedo se dal foro è ritornato a casa, l'innamorato, lui, quella

      vecchia carcassa che ha bidonato me e mia moglie. Guardalo là, dinanzi a

      casa sua. Perbacco, venivo proprio da te.

      LISIDAMO

      E io da te. Che cosa dici, uomo da quattro soldi? Di cosa ti avevo

      incaricato, eh? Di cosa ti avevo pregato?

      ALCESIMO

      Ma che ti prende?

      LISIDAMO

      Come me l'hai liberata bene, la tua casa! Tua moglie l'hai ben condotta

      dalla mia! Per colpa tua io sono rovinato e l'occasione è andata persa.

      ALCESIMO

      Perché non vai a impiccarti? Negalo, se sei capace, che tua moglie doveva

      andare dalla mia, a invitarla.

      LISIDAMO

      Lei dice che c'è andata ma che tu le hai risposto che non la lasciavi.

      ALCESIMO

      Ma quando mai! È lei che mi ha detto che non aveva bisogno del suo aiuto.

      LISIDAMO

      Ma se ha mandato me, perché la invitassi.

      ALCESIMO

      Ma che me ne importa?

      LISIDAMO

      Ma tu mi rovini.

      ALCESIMO

      Ma tanto meglio, ma io posso aspettare, ma io ti mando...

      LISIDAMO

      Ma dove?

      ALCESIMO

      Ma a fare qualcosa di brutto.

      LISIDAMO

      Ma io lo faccio a te. No, non sarà tuo l'ultimo «ma».

      ALCESIMO

      Ma che gli dèi ti schiantino, alla fine!

      LISIDAMO

      Ma adesso? Me la mandi o no, tua moglie?

      ALCESIMO

      Prenditela, e va' sulla forca più alta che ci sia, te, mia moglie, la tua,

      e sopra il conto anche la tua bella!... Vattene e non ti preoccupare.

      Glielo dico io, a mia moglie, che vada dalla tua, passando per il

giardino.

      LISIDAMO

      Ora sì che riconosco in te un amico fraterno.

      Ma io mi domando: sotto quale segno mi è stato offerto questo amore? Avrò

      fatto qualche offesa a Venere perché tanti ostacoli si levino contro il

      mio desiderio? Ma senti! Cos'è questo baccano che viene da casa mia?

      (Mentre Alcesimo rientra in casa sua, da quella di Lisidamo esce

      Pardalisca.)

      

      PARDALISCA LISIDAMO

      PARDALISCA

      Sono morta, morta. Sono morta da capo a piedi. Il mio cuore è morto di

      paura e il mio corpo trema tutto, brrr!, povera me! A chi posso chiedere

      aiuto, protezione, rifugio? Là dentro ho veduto delle cose, delle cose che

      mai, un coraggio, un coraggio che non si era mai visto. Sta' attenta,

      Cleostrata! Sta' lontana da lei, ti raccomando, che nella furia non ti

      faccia del male. Strappatele la spada, presto, che è fuori di sé.

      LISIDAMO

      Ma che c'è? Perché è saltata fuori così stravolta, senza fiato?

Pardalisca!

      PARDALISCA

      Sono morta. Da dove arrivano questi suoni alle mie orecchie?

      LISIDAMO

      Voltati, almeno.

      PARDALISCA

      Padrone mio...

      LISIDAMO

      Che hai? Perché tanta paura?

      PARDALISCA

      Sono morta.

      LISIDAMO

      Come morta?

      PARDALISCA

      Morta, e anche tu sei morto.

      LISIDAMO

      Io sono morto? E perché?

      PARDALISCA

      Guai a te!

      LISIDAMO

      Se mai a te.

      PARDALISCA

      Reggimi, per piacere, se no cado.

      LISIDAMO

      Qualunque cosa sia, voglio sapere subito.

      PARDALISCA

      Il petto, tienimi stretto il petto. Per pietà, fammi vento col tuo

      mantello.

      LISIDAMO

      L'affare è serio, ho paura. A meno che questa qui non si sia ubriacata con

      il puro fiore di Bacco.

      PARDALISCA

      Le orecchie, tienimi le orecchie, per favore.

      LISIDAMO

      Ma io ti mando sulla forca. Il petto, le orecchie, la testa, che gli dèi

      ti maledicano tutta. Se non vengo a sapere subito, ma dico subito, quello

      che è successo, ti rompo il bastone sulla testa, a te, brutta vipera, che

      mi hai preso in giro sino adesso.

      PARDALISCA

      Oh padrone mio!

      LISIDAMO

      Oh serva mia! Che cosa vuoi?

      PARDALISCA

      Tu ti infuri troppo.

      LISIDAMO

      Lo dici troppo presto. E ora racconta in poche parole cos'è successo.

      Perché tanto baccano là dentro?

      PARDALISCA

      Ascoltami e lo saprai. In casa, poco fa, la tua serva ha dato fuori di

      brutto, ma proprio di brutto. Alla faccia della buona educazione...

      LISIDAMO

      Che cosa ha combinato?

      PARDALISCA

      La paura mi imbroglia le parole.

      LISIDAMO

      Posso o non posso saperlo, da te, cos'è successo?

      PARDALISCA

      Subito. La tua serva, quella che vuoi maritare al fattore, sì, proprio

      quella, là dentro...

      LISIDAMO

      Là dentro, che cosa?

      PARDALISCA

      Le brutte cose delle brutte donne, ecco cosa fa. Minaccia il suo sposo di

      lei. La sua vita...

      LISIDAMO

      Che cosa?

      PARDALISCA

      Ah!

      LISIDAMO

      Che cosa c'è?

      PARDALISCA

      Vuole stroncare la sua vita. Zac, la spada...

      LISIDAMO

      Eh?

      PARDALISCA

      La spada...

      LISIDAMO

      La spada, che altro?

      PARDALISCA

      La stringe in pugno.

      LISIDAMO

      Povero me! E perché la spada?

      PARDALISCA

      Tutti noi di casa, lei ci corre dietro di stanza in stanza, trun trun, e

      non lascia che nessuno si avvicini. Sono tutti nascosti, chi dentro una

      cassa, ssst!, chi sotto il letto, ssst!, e nessuno ha il coraggio di

      fiatare.

      LISIDAMO

      Sono morto e sepolto! Che razza di male l'ha presa, così di colpo?

      PARDALISCA

      È diventata matta.

      LISIDAMO

      Credo che non esista in tutto il mondo uno più disgraziato di me.

      PARDALISCA

      E sapessi, sapessi le cose che ha detto.

      LISIDAMO

      Voglio saperlo. Cosa ha detto?

      PARDALISCA

      Tu sentimi bene. Nel nome di tutti gli dèi e di tutte le dee, ha fatto un

      giuramento: ucciderà l'uomo che dormirà con lei questa notte.

      LISIDAMO

      Uccidere me?

      PARDALISCA

      Ma tu cosa c'entri?

      LISIDAMO

      Canchero!

      PARDALISCA

      Forse che tu e lei, niente niente?

      LISIDAMO

      Ma no, mi sono sbagliato. Volevo dire il fattore.

      PARDALISCA

      Tu caschi sempre in piedi, eh?

      LISIDAMO

      Non minaccia mica me, non è vero?

      PARDALISCA

      Te, più che tutti gli altri.

      LISIDAMO

      E perché?

      PARDALISCA

      Perché tu vuoi darla a Olimpione. La tua vita, la sua, quella di

      Olimpione, tutte, dice che non le farà arrivare sino al mattino. Sono

      stata mandata qui a dirtelo, per metterti in guardia da lei.

      LISIDAMO

      Oh povero me, sono perduto.

      PARDALISCA

      Te lo sei meritato.

      LISIDAMO

      Non c'è, non ci fu mai un vecchio innamorato più infelice di me.

      PARDALISCA

      Lo sto minchionando mica male. Tutto quello che ho detto è tutto falso,

      dal principio alla fine. È un giochetto che hanno inventato la mia padrona

      e la vicina. Mi hanno mandato apposta a farmi beffe di lui.

      LISIDAMO

      Ehi, Pardalisca!

      PARDALISCA

      Cosa c'è?

      LISIDAMO

      C'è...

      PARDALISCA

      Che cosa?

      LISIDAMO

      C'è una cosa che voglio domandarti.

      PARDALISCA

      Guarda che ho fretta.

      LISIDAMO

      Guarda che ho la fotta. Ma Casina, la spada, ce l'ha ancora?

      PARDALISCA

      Ma quale spada! Ce ne ha due.

      LISIDAMO

      Perché due?

      PARDALISCA

      Una per te, dice, l'altra per il fattore. Per accopparvi tutti e due,

      subito.

      LISIDAMO

      Tra tutti i viventi, sono io il più accoppato di tutti. Mi metterò la

      corazza, è la miglior cosa, per me. E mia moglie, che cosa fa? Non le va

      appresso? Non la disarma?

      PARDALISCA

      Andarle vicino? E chi ce l'ha il coraggio?

      LISIDAMO

      Che almeno la preghi.

      PARDALISCA

      Per pregarla la prega, però l'altra dice di no, non le molla, le spade, se

      non è sicura che non sarà maritata al fattore.

      LISIDAMO

      Ah sì? E allora, proprio perché non vuole, sposerà oggi stesso. Perché non

      dovrei concludere quello che ho messo in piedi per sposarmela? Cosa dico,

      per sposarla a lui, al nostro fattore.

      PARDALISCA

      Non ti sbagli un po' troppo?

      LISIDAMO

      È la paura che mi inceppa le parole. Ma io ti prego, di' a mia moglie che

      la preghi, anzi la convinca a metter giù la spada e a lasciarmi entrare.

      PARDALISCA

      Riferirò.

      LISIDAMO

      Pregala anche tu.

      PARDALISCA

      La pregherò anch'io.

      LISIDAMO

      Ma dolcemente, come sai. Mi vuoi ascoltare? Se ci riuscirai, ti regalerò

      un paio di sandali, un anello d'oro e tante cose belle.

      PARDALISCA

      Farò tutto il possibile.

      LISIDAMO

      E cerca di riuscir.

      PARDALISCA

      Ecco, mi muovo subito

      a meno che desideri

      di trattenermi ancor.

      LISIDAMO

      Va' pure e prendi a cuor

      questo negozio mio.

      Ma ecco che il mio aiutante sta ritornando dal mercato. Si trascina dietro

      un corteo.

      

      OLIMPIONE CITRIONE LISIDAMO

      OLEMPIONE

      Ladro mio, cerca di tenerli in squadra, questi tuoi ganci.

      CITRIONE

      E perché sarebbero ganci?

      OLEMPIONE

      Perché quello che toccano, lo agganciano. E se cerchi di riprendertelo, ti

      straziano le mani. Così, dovunque vanno, e dovunque si presentano, il

      padrone lo fregano due volte.

      CITRIONE

      Ma via!

      OLEMPIONE

      Ma io cosa aspetto, cosa aspetto a rivestire la mia splendida veste da

      patrizio e a muovere incontro al mio padrone?

      LISIDAMO

      Salute, uomo onesto.

      OLEMPIONE

      Non lo nego.

      LISIDAMO

      Che cosa c'è?

      OLEMPIONE

      Muori tu d'amore? Ebbene, io muoio di fame e di sete.

      LISIDAMO

      Ma lo sai che ti muovi con eleganza? Hai proprio dello stile.

      OLEMPIONE

      Ah no! Oggi no.

      LISIDAMO

      Un momento, ti prego, anche se mi fai lo sdegnosetto.

      OLEMPIONE

      Puah! Alle tue parole puzza il fiato.

      LISIDAMO

      Ma perché?

      OLEMPIONE

      Perché sì. Non vuoi proprio fermarti? Ma tu proprio me molestia afficis.

      LISIDAMO

      Ma io t'infliggo

      maximum malum

      se come opinor

      non ti trattien.

      OLEMPIONE

      Maxime Juppiter!

      Ma ti decidi

      a starmi lungi?

      O vuoi costringermi

      a rigettar?

      LISIDAMO

      Férmati.

      OLEMPIONE

      Ma cosa c'è? Chi è quest'uomo qui?

      LISIDAMO

      Sono il tuo padrone.

      OLEMPIONE

      Quale padrone?

      LISIDAMO

      Il padrone di cui sei lo schiavo.

      OLEMPIONE

      Io schiavo?

      LISIDAMO

      Sicuro, il mio schiavo.

      OLEMPIONE

      Ma io sono libero. Cerca di ricordartelo, capito, di ricordartelo.

      LISIDAMO

      Rimani, férmati.

      OLEMPIONE

      Lasciami andare.

      LISIDAMO

      Io, io sono il tuo schiavo.

      OLEMPIONE

      Benissimo.

      LISIDAMO

      Io ti supplico, Olimpiuccio mio, padre mio, mio signore.

      OLEMPIONE

      Adesso sì che ragioni.

      LISIDAMO

      Io sono tutto tuo.

      OLEMPIONE

      Ma io cosa me ne faccio di uno schiavo così gramo?

      LISIDAMO

      E dunque, quando ti decidi a ridarmi la vita?

      OLEMPIONE

      Non appena la cena sarà cotta.

      LISIDAMO

      Allora falli entrare subito, i cuochi.

      OLEMPIONE

      Avanti, scattare, voialtri, e al lavoro. Io vi vengo dietro. Voglio una

      cena senza economia, e tutta roba super. Fagioli con le cotiche, e roba

      del genere, neanche l'odore, siamo intesi? E tu sei ancora qui? Me lo fai

      il piacere di scrostarti? Io sto qui. Che altro c'è? Perché non ti muovi?

      LISIDAMO

      Dicono che là dentro c'è Casina con una spada, che ci vuole ammazzare, me

      e te.

      OLEMPIONE

      Lo so, ma che m'impippola?

      Lasciale quella spada,

      non è che una bazzecola,

      tu vieni dentro casa

      insieme a me.

      LISIDAMO

      Ma temo

      un brutto colpo. Vacci

      da solo e prima guarda

      che cosa mai succeda,

      cosa succeda ancor.

      OLEMPIONE

      La vita tanto a te

      è cara quanto a me.

      E dunque vien con me.

      LISIDAMO

      Se lo comandi tu

      io non esito più.

      (I due entrano in casa.)

      

      ATTO IV

      

      

      PARDALISCA

      Nemea? Olimpia? Ma fatemi il piacere. Da nessuna parte c'è uno spettacolo

      divertente come quelli che si fanno qui, in questa casa, a gabbo del

      vecchiardo e del suo villico. Corrono tutti su e giù per tutta la casa.

      Lui, il vecchio, si è piazzato in cucina, strilla e tampina i cuochi: «Ma

      perché non vi sbrigate, oggi? Mettete in tavola o no? Dovrebbe essere

      pronta da un pezzo, la cena». E l'altro, il fattore, con la sua bella

      corona, tutto vestito di bianco, tirato a lucido e infiocchettato, se ne

      va passeggiando su e giù, plof plof. Le due padrone, intanto, in camera da

      letto, travestono lo scudiero, per rifilarlo al fattore come moglie al

      posto di Casina. E fanno finta di niente, ah ah, com'è buffa, come se

      nemmeno lo annusassero quel che sta per succedere. E i cuochi? Mica

      restano indietro, anzi, ce la mettono tutta, ma proprio tutta... per

      mandare a monte la cena del bacucco. Rovesciano le pentole, buttano acqua

      sul fuoco, e via: è l'ordine che han dato la padrona e la vicina. Ci hanno

      un piano, quelle: cacciar via il vecchio a pancia vuota, per sbafarsi la

      cena loro due, da sole. Perché io le conosco, oh sì che le conosco:

      spazzano, distruggono, gnam gnam. Una barca di mangiatoria gli fa il

      solletico, a loro... Ma ve', la porta si sta aprendo. (Esce di casa

      Lisidamo.)

      

      LISIDAMO PARDALISCA

      LISIDAMO (sulla porta, rivolgendosi verso l'interno)

      Se avete buon senso, moglie mia, vi metterete a tavola appena la cena sarà

      pronta. Io mangerò in campagna. Sì, perché i due sposini voglio

      accompagnarli sino alla fattoria, non ci fosse il pericolo di un ratto,

      non si sa mai, con tutti i manigoldi che girano. Statevene allegre,

      voialtre. Ma sbrigatevi a far uscire gli sposini, perché voglio arrivare

      prima di notte. Domani ritorno a casa, moglie mia, e avrò la mia parte di

      banchetto.

      PARDALISCA

      Visto? Come dicevo io. Le donne lo cacciano di casa a pancia vuota, il

      bacucco.

      LISIDAMO

      E tu, cosa fai qui?

      PARDALISCA

      Mi ha mandato la padrona.

      LISIDAMO

      È vero?

      PARDALISCA

      Puoi giurarci.

      LISIDAMO

      Che cosa vai spiando?

      PARDALISCA

      Spiare io? Quando mai.

      LISIDAMO

      Fila. Tu meni il can per l'aia, qui fuori. E là dentro invece gli altri si

      danno da fare.

      PARDALISCA

      Corro. (Rientra in casa.)

      LISIDAMO

      Passa via, rifiuto dei rifiuti. Se ne è andata, finalmente? Ora sì che si

      può parlare. Chi ama, per quanto sia affamato, non ha fame. Ma eccolo,

      eccolo là con tanto di corona e di fiaccola, il socio mio, il mio compare,

      il conmarito, il fattore: lui. (Esce di casa Olimpione seguito da musici.)

      

      OLIMPIONE LISIDAMO

      OLEMPIONE

      Avanti, flautista, mentre conducono qui la sposa novella, tu col tuo canto

      soave, rivolto a tutta la piazza, festeggia il mio matrimonio.

      LISIDAMO E OLEMPIONE

      Hymen, Hymenaee, o hymen!

      LISIDAMO

      Che fai, salvezza mia?

      OLEMPIONE

      Sento fame, accidenti, e questo non mi sfagiola.

      LISIDAMO

      Io, invece, io sono tutto innamorato.

      OLEMPIONE

      Che m'importa? L'amore, a te, ti riempie la pancia. A me per il digiuno la

      pancia comincia a protestare.

      LISIDAMO

      E là dentro, quelle pappe molle, perché ci mettono tanto? Che lo facciano

      apposta? Più mi affretto e meno si va avanti.

      OLEMPIONE

      E allora? Se storpio e strazio un'altra volta il canto nuziale, pensi che

      si sbrigheranno?

      LISIDAMO

      Magari. Su che ti aiuto, visto e considerato che il matrimonio è in

      società, tra noi due.

      OLEMPIONE e LISIDAMO

      Hymen, Hymenaee, o hymen!

      LISIDAMO

      Basta, sono morto, povero me. Ho un bel morire a furia di cantare, ma il

      male mio, per cui vorrei morire, non si vede.

      OLEMPIONE

      Lo sai che, se fossi un cavallo, saresti indomabile?

      LISIDAMO

      E perché?

      OLEMPIONE

      Sei così impetuoso.

      LISIDAMO

      Perché, mi hai già provato?

      OLEMPIONE

      Dio me ne liberi! Oh, la porta scricchiola. Arrivano.

      LISIDAMO

      Evviva! Gli dèi mi vogliono bene. (Escono dalla casa Calino, Pardalisca e

      Cleostrata.)

      

      CALINO PARDALISCA OLIMPIONE LISIDAMO CLEOSTRATA

      CALINO (travestito da donna)

      Da lontano mi arriva odor di Casina.

      PARDALISCA

      Cara la mia sposina, su con il piedino, su che varchiamo la soglia. Utta!

      Che il tuo viaggio cominci con l'auspicio migliore, affinché nel

      matrimonio tu venga prima del tuo sposo, sempre, e possa tu sempre

      comandargli, e tua sia la vittoria, donna vittoriosa, e sempre più alta

      suoni la tua voce e così gli ordini tuoi... Che tuo marito ti vesta, tu lo

      spoglierai. Sii per lui, durante il giorno come nella notte, piena di

      inganni. Sei pregata di tenerlo a mente.

      OLEMPIONE

      Ah sì? Saranno guai, per lei, se soltanto si azzarda.

      LISIDAMO

      Zitto.

      OLEMPIONE

      Macché zitto.

      LISIDAMO

      Che hai?

      OLEMPIONE

      Quella maligna le mostra il malaffare.

      LISIDAMO

      Ma che fai? Vuoi scombinare quel che ho combinato? Ma se non cercano

      altro, non aspettano altro, loro, per disfare il già fatto.

      PARDALISCA

      Orsù, Olimpione: poiché tu vuoi moglie, ricevi costei dalle nostre mani.

      OLEMPIONE

      Se avete intenzione di darmela, datemela.

      LISIDAMO

      Voialtre ritornate in casa.

      PARDALISCA

      Ti prego, sii gentile con lei, che è pura e inesperta.

      OLEMPIONE

      Sicuro.

      PARDALISCA

      Statemi bene.

      OLEMPIONE

      Andate, andate via.

      LISIDAMO

      Andate.

      CLEOSTRATA

      Salute a voi. (Rientra con Pardalisca.)

      LISIDAMO

      Se ne è andata, mia moglie?

      OLEMPIONE

      Non temere, si è ritirata.

      LISIDAMO

      Evviva! Finalmente sono libero! Cuoricino mio, goccia di miele, chicco di

      primavera!

      OLEMPIONE

      Ehi, tu! Guardati dai malanni, se hai giudizio. È mia.

      LISIDAMO

      Lo so. Però il primo frutto tocca a me.

      OLEMPIONE

      Te', prendi la fiaccola.

      LISIDAMO

      No, io tengo lei. Potentissima Venere, tu mi hai reso molti favori, poiché

      mi hai donato questo tesoro.

      OLEMPIONE

      O corpicino voluttuoso. O mogliettina mia... Ahi!

      LISIDAMO

      Cosa c'è?

      OLEMPIONE

      Mi ha dato un pestone, un pestone, manco fosse un elefante.

      LISIDAMO

      Ma fammi il piacere. Nemmeno una nuvola ha la delicatezza del suo seno.

      OLEMPIONE

      Dio che belle tettine. Ahi! Povero me!

      LISIDAMO

      Ma che hai?

      OLEMPIONE

      Mi ha ficcato un gomito nello stomaco. Ma che gomito: un ariete.

      LISIDAMO

      Ma tu, scusa, perché ci vai giù con quelle manacce? A me, che ci ho del

      garbo, mica mi fa gli sgarbi. Ahi!

      OLEMPIONE

      Che succede?

      LISIDAMO

      Però, non è mica gracilina. Con un gomito quasi mi stendeva.

      OLEMPIONE

      Si vede che vuol essere distesa.

      LISIDAMO

      E allora perché non entriamo?

      OLEMPIONE

      Vieni dentro, dolcezza, dolcemente, vieni.

      (Entrano nella casa di Alcesimo. Dall'altra escono Cleostrata, Mirrina e

      Pardalisca.)

      

      ATTO V

      

      

      MIRRINA PARDALISCA CLEOSTRATA

      MIRRINA

      In casa ci siamo trattate bene, no? E adesso usciamo a goderci la vista

      dei giochi nuziali. Per gli dèi, non ho mai riso tanto, ho paura che non

      mi capiterà più un'occasione simile.

      PARDALISCA

      Chissà Calino come se la cava, novello sposo con il novello sposo.

      MIRRINA

      Una trappoletta come questa, messa su da noi con tanta furberia, a nessun

      poeta è mai venuta in mente.

      CLEOSTRATA

      Vorrei vederlo adesso, il vecchio, sbucare fuori con il muso pesto, quel

      vecchio che è il vecchio più schifoso che ci sia, fatta eccezione per

      quell'altro schifoso che gli ha prestato la casa, e che magari è anche

      peggio... Pardalisca, tu rimani qui di sentinella, così il primo che esce

      lo potrai sbertucciare come vuoi.

      PARDALISCA

      Lo farò di gusto, come al solito.

      CLEOSTRATA

      ... Mettiti qui e osserva bene che cosa facciano in casa, e dimmelo.

      MIRRINA

      Dietro di me, per favore.

      CLEOSTRATA

      E là potrai dirgli, in piena libertà, tutto quello che ti viene in bocca.

      MIRRINA

      Zitta! La nostra porta cigola. (Esce di casa Olimpione.)

      

      OLIMPIONE CLEOSTRATA PARDALISCA MIRRINA

      OLEMPIONE

      Imboscarmi, scappare, io non so dove sbattere la testa per nascondere la

      mia vergogna. Per via del nostro matrimonio, il mio padrone e io siamo i

      più infamati che ci siano. Divento rosso di vergogna, poi bianco di paura,

      io, e tutti e due siamo alla berlina. Adesso, come uno scemo, sto facendo

      qualcosa di nuovo: mi vergogno, io, che non mi sono mai vergognato di

      niente. State attenti che adesso vi rinnovo tutti i guai che ho passato.

      Ascoltate, ascoltate, ne vale la pena. È proprio comico da sentire, e

      anche da ripetere, quello che ho combinato là dentro. La sposina, dunque,

      appena l'ho fatta entrare, la conduco in camera da letto. Però là dentro

      c'era buio, buio pesto, peggio che in fondo a un pozzo. Il vecchio, lui,

      non era ancora entrato. «Coricati», dico io, e la faccio sdraiare, la

      sostengo, vezzeggio, blandisco, con l'idea di farmela prima di

      quell'altro... Poi mi do una frenata perché... Ogni tanto mi volto

      indietro, perché quel vecchio, non si sa mai... Tanto per cominciare, come

      caparra sul negozio, io le chiedo un bacetto...

      Respinge la mia mano

      E neppur mi consente

      Che un bacetto le dia.

      Io cerco di sbrigarmi sempre più,

      perché la voglia cresce, oh come cresce,

      di farmi la mia Casina, di farmela

      risparmiando al vegliardo la fatica.

      Sbarro la porta, che non mi sorprenda...

      CLEOSTRATA

      Dai muoviti, va' da lui.

      PARDALISCA

      Ti prego: dov'è la tua sposina novella?

      OLEMPIONE

      Sono morto. Si è scoperchiato tutto.

      PARDALISCA

      Devi raccontarmi, eh, per filo e per segno. Come si mette, là dentro? Che

      cosa sta facendo Casina? È abbastanza malleabile?

      OLEMPIONE

      No, no, mi vergogno.

      PARDALISCA

      Dai, racconta con ordine, come avevi cominciato.

      OLEMPIONE

      Eh no, mi vergogno.

      PARDALISCA

      Su su, coraggio... Tu ti sei coricato, no?, e dopo, ricomincia da lì, che

      cosa c'è stato...

      OLEMPIONE

      ... È uno scandalo.

      PARDALISCA

      Tutti quelli che ascoltano, si guarderanno bene dal fare...

      OLEMPIONE

      Questa è grossa...

      PARDALISCA

      Tu vuoi farmi morire. Vai avanti.

      OLEMPIONE

      Quando... più avanti, di sotto...

      PARDALISCA

      Che cosa?

      OLEMPIONE

      Caspita!

      PARDALISCA

      Che cosa?

      OLEMPIONE

      Canchero!

      PARDALISCA

      ... Che è?

      OLEMPIONE

      Era enorme, il coso. Mi prendo uno spavento: che abbia una spada? Allora

      io cerco di capire... Mentre guardo se ce l'ha, la spada, ecco che mi

      succede di impugnarla... Ma poi capisco che no, non è una spada. Sarebbe

      stata fredda...

      PARDALISCA

      Dai, spiegati.

      OLEMPIONE

      Ma io mi vergogno.

      PARDALISCA

      Cos'era, una radice?

      OLEMPIONE

      Macché radice.

      PARDALISCA

      Forse un melone?

      OLEMPIONE

      Ma no, ma no, non era niente di vegetale. Cosa fosse o non fosse, certo

      non era qualcosa che la tempesta avesse danneggiato... Cosa fosse o non

      fosse, di sicuro era qualcosa di ingombrante.

      PARDALISCA

      Ma insomma, che è successo? Va' avanti.

      OLEMPIONE

      Allora le parlo. «Casina, dico, ti prego, sposina mia, perché lo respingi

      il tuo maritino, che sono io? Guarda che io non me lo merito, un

      trattamento così, perché io ti ho sempre desiderata». Lei, niente, non

      apre bocca, si copre con la veste quello che vi fa donne. Vedendo che

      questa strada è bloccata, le chiedo se mi fa passare per quell'altra.

      Cerco, per girarmi, sui gomiti... Lei zitta... Mi alzo per acchiapparla...

      MIRRINA

      Racconta proprio bene.

      OLEMPIONE

      Un bacio.... Le mie labbra, sento che me le punge una barba, una barba

      dura di setole. Appena arrivo a mettermi in ginocchio, quella mi centra

      nello stomaco con i piedi. Cado dal letto con la testa in giù. Lei mi

      salta addosso e giù botte sulla faccia. Io taglio la corda ed eccomi qui,

      conciato come mi vedi, ma zitto e mosca, perché se ci ho bevuto io, da

      quel boccale, ci deve bere anche il vecchio.

      PARDALISCA

      Perfetto! Ma dov'è il tuo mantello?

      OLEMPIONE

      L'ho lasciato di là.

      PARDALISCA

      E allora? Vi abbiamo imbrogliato bene?

      OLEMPIONE

      Ce lo siamo meritato. Ma la porta cigola. Non sarà mica lei, lei che mi

      corre dietro? (Esce di casa Lisidamo.)

      

      LISIDAMO CALINO

      LISIDAMO

      Io brucio di grandissima vergogna,

      e non so come fare, cosa dire,

      come guardare in viso la mia sposa.

      E tutte le mie colpe sono esposte

      alla luce del sole. Me meschino!

      Cento volte son morto e sotterrato.

      ... una cosa è sicura: che mi si tiene per la gola...

      Non so come fare per giustificarmi con mia moglie... Eccomi qui senza

      mantello, povero me... Le nozze clandestine... La cosa migliore... Entro

      da mia moglie e le dico: eccoti la mia schiena, fa' la tua vendetta per le

      mie colpe. (Al pubblico) Ma non c'è nessuno, qui, che voglia prendere il

      mio posto? (Tra sé) E adesso, che faccio? Non ne ho la minima idea. A meno

      di non fare come gli schiavi scellerati, che fuggono di casa. Per le mie

      spalle non c'è speranza, se ritorno in famiglia. Sciocchezze, dirà

      qualcuno laggiù. Ebbene, non mi va di venire bastonato, no, anche se me lo

      merito. Via da questa parte e gambe in spalla.

      CALINO (uscendo dalla casa di Alcesimo)

      Ehi, tu, grande amatore! Fermati!

      LISIDAMO

      Mi chiama. Sono perduto. Ma io non l'ho sentito e me la batto.

      

      CALINO LISIDAMO CLEOSTRATA MIRRINA OLIMPIONE

      CALINO

      Dove vai, tu che vuoi farla alla marsigliese? Se mi vuoi mettere sotto,

      forza, adesso o mai più. Torna subito in camera da letto. No, tu sei

      morto, perbacco. Ma vieni, vieni un po' qua. Adesso io mi cerco un giudice

      onesto, un po' fuori del tribunale.

      LISIDAMO

      Sono finito. Quell'omaccio là, con il suo bastone, mi leverà il pelo dai

      lombi. Via, per questa parte. Di là c'è il lombifragio garantito.

      CLEOSTRATA

      Ti saluto, grande amatore.

      LISIDAMO

      E di qua c'è mia moglie. Eccomi preso tra due fuochi, e senza via di

      scampo. Di qua ci sono i lupi, di là i cani. Il lupo, secondo il suo

      copione, risolve la faccenda a bastonate. Purtroppo tocca a me di smentire

      il proverbio dei cani e dei lupi, che sono sempre nemici tra di loro. Be',

      io vado da questa parte, sperando che il copione del cane sia migliore.

      MIRRINA

      Che cosa stai combinando, bismarito?

      CLEOSTRATA

      Sposo mio, da dove arrivi così ben conciato? Che ne hai fatto del tuo

      bastone? E il mantello, non ce l'avevi?

      MIRRINA

      L'ha perduto durante l'adulterio, ci gioco. Mentre se la faceva con

Casina.

      LISIDAMO

      Sono liquidato.

      CALINO

      Non vieni a nanna, cocco? Sono Casina.

      LISIDAMO

      Va' a farti impiccare.

      CALINO

      Ma come, non mi ami?

      CLEOSTRATA

      Perché non rispondi? Che cosa hai fatto del tuo mantello?

      LISIDAMO

      Moglie mia, sapessi, le Baccanti...

      CLEOSTRATA

      Le Baccanti?

      LISIDAMO

      Le Baccanti, sapessi, moglie mia...

      MIRRINA

      Questo mena il can per l'aia, e lo sa. Non sono più permesse, le Baccanti.

      LISIDAMO

      Già, dimenticavo. Tuttavia le Baccanti...

      CLEOSTRATA

      Le Baccanti cosa?

      LISIDAMO

      Però, se è impossibile...

      CLEOSTRATA

      Ma tu hai paura!

      LISIDAMO

      Paura io? Ti sbagli!

      CLEOSTRATA

      Però sei pallido.

      LISIDAMO

      ... Che vuoi da me...

      CLEOSTRATA

      ... E me lo domandi?...

      ...

      OLEMPIONE

      Ha coperto di vergogna anche me, povero me, con tutte le sue porcate.

      LISIDAMO

      Ma vuoi stare zitto, tu?

      OLEMPIONE

      No, che non sto zitto. Mi tampinavi, no? Mi rompevi l'anima, no?, perché

      chiedessi Casina per me, ma per goderla te.

      LISIDAMO

      Io ho fatto questo?

      OLEMPIONE

      No, è stato Ettore di Troia, figlio di Priamo.

      LISIDAMO

      Quello? Quello ti avrebbe accoppato di sicuro. Dunque le ho fatte io

      queste belle cose che andate dicendo?

      CLEOSTRATA

      Hai il coraggio di chiederlo?

      LISIDAMO

      Se le ho fatte, ahimè, ho fatto proprio male.

      CLEOSTRATA

      E adesso subito a casa. Se c'è qualcosa che ricordi male, ci penserò io a

      rinfrescarti la memoria.

      LISIDAMO

      Perbacco, penso proprio che debbo darvi retta. Ma tu, moglie mia, perdona

      tuo marito, e tu Mirrina, intercedi per me presso Cleostrata. Dopo tutto

      questo, se torno a innamorarmi di Casina, o solo ricomincio, o se per

      averla ne combino un'altra delle mie, ebbene, non c'è problema: tu mi

      farai appendere, moglie mia, e mi batterai con le verghe.

      MIRRINA

      Be', adesso penso proprio che bisogna perdonarlo.

      CLEOSTRATA

      Farò come mi dici. Bisogna che ti perdoni senza tante storie anche per un

      altro motivo: la commedia è già abbastanza lunga.

      LISIDAMO

      Non sei più arrabbiata?

      CLEOSTRATA

      Non sono più arrabbiata.

      LISIDAMO

      Posso fidarmi?

      CLEOSTRATA

      Certo che lo puoi.

      LISIDAMO

      Non c'è nessuno al mondo che abbia una moglie più cara.

      CLEOSTRATA

      Su, svelto, rendigli bastone e mantello.

      CALINO

      Vuoi prenderli? Eccoli qui. Però a me, accidentaccio, è stato inflitto un

      grandissimo torto. Ho preso due mariti ma nessuno dei due ha fatto ciò che

      una sposina ha il diritto di aspettarsi.

      Spettatori, vi punge vaghezza di sapere cosa accadrà in quella casa? Ve lo

      rivelo subito. Questa famosa Casina, si verrà a scoprire, è figlia del

      vicino. Sposerà Eutinico, figlio del nostro padrone. E ora, è giusto che

      voi diate, col suono delle mani, il premio a chi se l'è meritato. A chi

      applaudirà sarà concesso, per ora e per sempre, il diritto di godersi la

      sua ganza, alle spalle della legittima consorte. A chi non applaudirà a

      tutto spiano, in luogo della ganza sarà offerto un gran caprone, profumato

      con l'acqua di una fogna.