Cattedrale

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CATTEDRALE

CATTEDRALE
(Dal racconto omonimo di Raymond Craver)
di

Davide Monti

(2003)


Personaggi
Il marito (sui quarant’anni)
La moglie (sui trent’anni)
Il cieco Robert (sui quarantacinque anni)
La ragazza (sui vent’anni)
Il ragazzo (sui venticinque anni)

Attori
Un uomo (Marito)
Un uomo (Robert)
Una donna (Moglie)
Un ragazzo
Una ragazza

Scena
Si alza il sipario, il palco è al buio e c’è soltanto un fa-retto puntato su una poltrona sulla destra con davanti un tavolo da fumo con un posacenere e un vassoio con tre bicchieri. Accanto al vassoio c’è il nastro audio. Seduto sulla poltrona c’è un uomo, è il marito. Panta-loni di velluto e una giacca di lana sopra una camicia a quadri. Ha un bicchiere mezzo pieno in mano. E lo sguardo nel vuoto meditabondo.

MARITO (girandosi verso il pubblico a voce bassa) Sta per arrivare un cieco. (pausa) Si, un cieco vero. Un vec-chio amico di mia moglie. Dice che passerà la notte qui da noi. (pausa) Certo per lui che differenza fa tra pas-sare la notte da amici e passarci il giorno? Comunque sia deve arrivare e passare la notte qui da noi, in casa mia. (pausa) Non abita qui vicino, ma gli è morta la moglie ultimamente e, a quanto ho capito, lui è andato trovare i parenti di lei e da casa loro ha chiamato mia moglie. (pausa) Neppure i parenti di sua moglie, ex moglie, abitano vicino a noi, ma in ogni modo lui e mia moglie sono rimasti d’accordo così. Cioè, lui sa-rebbe venuto in treno e mia moglie sarebbe andata a prenderlo alla stazione. (pausa) Cinque ore di treno, pensate. Senza neppure potersi vedere il panorama. (pausa) Mia moglie non lo vede da dieci anni, da quando aveva lavorato per lui un’estate. Comunque sono sempre rimasti in contatto. (pausa, appoggia il bicchiere sul tavolo da fumo e prende in mano il na-stro) Fanno una cosa pazzesca. Mai sentita. Pensate, registrano dei nastri e se li spediscono per posta. Avan-ti e indietro. Da dieci anni. (pausa, riprende il bicchie-re e sorseggia il suo drink) Non che sia entusiasta di questa visita. Magari ve ne siete già accorti. No, non è per gelosia, figuriamoci. Il problema è che non lo co-nosco per niente. E poi è cieco, il che mi da un po’ fa-stidio. (pausa) Non so perché, ma sarà che non ho mai conosciuto un cieco. Ho visto dei ciechi solo al cine-ma. Ho sempre pensato che gli attori capaci di fare i ciechi sono veramente in gamba. Ma nei film i ciechi si muovono lentamente e non ridono mai. Una tristezza! (pausa) Insomma, non si può dire che abbia mai desi-derato avere un cieco per casa. (pausa, riponendo il nastro sul tavolo) Tutto è iniziato quell’estate. Non mi ricordo l’anno preciso. Lei cercava un lavoro, mia mo-glie dico, non aveva un soldo. (pausa) I miei suoceri non hanno mai navigato nell’oro e quando lei, a vent’anni, decise di andarsene di casa quasi festeggia-rono la liberazione da una bocca in più da sfamare. L’uomo di cui era innamorata e che avrebbe sposato alla fine dell’anno, studiava da ufficiale, (con espres-sione schifata) era un militare, e non aveva un soldo neppure lui. Bella situazione è?

Si accende una luce sulla sinistra. Senza scenografia, ci sono due giovani. Una ragazza (sui vent’anni) con un giornale in mano che lo sta leggendo attenta. Un ra-gazzo (sui venticinque) vestito da soldato semplice che le cinge la vita affettuoso.

RAGAZZA (infastidita) Dai amore, lasciami leggere qua. È importante.
RAGAZZO (con tono piagnucoloso) Ma dai cara, abbiamo poco tempo. Lo sai che devo tornare in caserma.
RAGAZZA Non abbiamo soldi amore, oltre che tempo. Non ti rendi conto che io devo trovare un lavoro a tutti i costi?
RAGAZZO (entusiasta) Ti ho detto di non preoccuparti, presto sarò ufficiale amore e non avremo più problemi. Né di soldi, né di tempo.
RAGAZZA Si certo, sei sempre così sicuro, tu! Ma per a-desso dovrò pur mangiare, no? Io non posso venire a mangiare alla mensa della caserma.
RAGAZZO Ti posso portare qualcosa io dalla mensa.
RAGAZZA Certo, e se fingo di miagolare poi, magari mi fanno anche dormire in una scatola sotto il tuo letto.
RAGAZZO Ma non sarà per molto, te lo ripeto.
RAGAZZA Chissà perché, ma questo tua sicurezza non mi rassicura per niente.
RAGAZZO Abbi fiducia amore.
RAGAZZA (indicando un annuncio sul giornale) Guarda, guarda. – CERCASI LETTORE PER CIECO – Sarebbe un bel lavoro no?
RAGAZZO Se lo dici tu?
RAGAZZA Semplice, poco impegnativo. Lo farei solo fino a quando tu non sarai ufficiale. Ti va bene così?
RAGAZZO Ma è un cieco.
RAGAZZA E allora? Altrimenti avrebbe imparato a leggere da solo no?
RAGAZZO (indicando il giornale) Si, ma guarda un po’. Non è che c’è una cieca, donna dico, che ha bisogno di una lettrice?
RAGAZZA (sorridendo) Ma quanti ciechi vuoi che ci siano? Non capisci che è un’occasione? E poi cosa vuoi che importi al cieco di me? È cieco!
RAGAZZO (in tono deluso, lasciandola dall’abbraccio) Non l’ho capita questa. Comunque se proprio insisti, fa’ pure come vuoi.

Si spenge la luce sui due fidanzatini e si riaccende sul-la poltrona sulla destra.

MARITO E così aveva deciso di presentarsi al colloquio. Fu assunta così, su due piedi. (pausa) Non ci dovevano essere molti candidati a quel posto.

Si spenge la luce sulla poltrona e si riaccende sulla si-nistra in cui si vede un uomo (il cieco, di età indefini-bile, ma intorno ai trentacinque) spalle al pubblico. Massiccio, spalle curve,capelli neri folti e giacca scura. Seduto davanti ad una scrivania con la ragazza seduta su una sedia davanti a lui, gambe accavallate, con delle carte in mano.

CIECO (con voce gentile) Leggi cara, leggi pure. Ti sto a-scoltando.
RAGAZZA Si Robert, subito. È la relazione mensile sui fi-gli dei signori Parcker.
CIECO Ah, bene. Sono proprio curioso di sapere come se la passano.
RAGAZZA Bene. Cioè, credo bene. Comunque adesso ti leggo la relazione.
CIECO Grazie, cara. Grazie.

Si spenge la luce sul cieco e la ragazza e si riaccende sulla poltrona sulla destra.

MARITO Gli leggeva di tutto, relazioni, rapporti, lettere. Era un ufficio della contea. Si occupavano di assisten-za sociale. E questa è un’altra cosa curiosa. (pausa) Passando così tanto tempo insieme avevano finito per diventare buoni amici. Almeno così mi ha sempre rac-contato. (pausa, sorseggia) Quando finalmente il fi-danzato di mia moglie era riuscito a diventare ufficiale, lei aveva lasciato il lavoro per trasferirsi in qualche ca-serma dello stato. (pausa) La cosa, potete immaginare, dispiacque molto ad entrambi.

Si spenge la luce sulla poltrona e si riaccende sulla si-nistra in cui si vede ancora il cieco di spalle con la ra-gazza in piedi davanti a lui.


CIECO (con voce gentile) E così è giunto il momento?
RAGAZZA (con voce tremante) Si Robert. Non sai quanto mi dispiace.
CIECO Non devi dispiacerti. È il tuo futuro, quello che stai affrontando.
RAGAZZA Si, lo so. E sono pure innamorata, ma è sempre triste dover lasciare delle persone. A maggior ragione se sono degli amici a cui sei particolarmente affeziona-ta. (pausa) Ho paura che ci perderemo Robert. Per sempre.
CIECO Ma no che non ci perderemo, non ti preoccupare! (pausa) Sai cosa faremo? Si è veramente una bella ide-a. Ci spediremo delle lettere.
RAGAZZA Come delle lettere?
CIECO Non delle normali lettere, naturalmente. Ci spedi-remo dei nastri, per posta. Capisci? Dei nastri con la nostra voce registrata. Così potremo continuare a sen-tirci. (pausa, poi sorridendo) E poi magari ci collezio-neremo a vicenda. Collezioneremo le nostre voci. Non è una bellissima idea?
RAGAZZA (un po’ diffidente) Ma certo Robert, è una cosa magnifica. Lo farò di sicuro. Di sicuro.
CIECO (con tono più triste) Si, è proprio una cosa magnifi-ca, come sei stata magnifica tu in questi mesi.
RAGAZZA Grazie Robert, anche tu sei stato magnifico.
CIECO Ti posso chiedere un ultimo favore? Solo un’ultima cosa.
RAGAZZA Ma certo Robert, qualsiasi cosa.
CIECO Non ti impaurire però. È solo un ultimo desiderio.
RAGAZZA No, non mi impaurirò. Davvero, Robert.
CIECO Vorrei, vorrei solo toccare il tuo viso. Per la prima volta. E forse anche l’ultima.
RAGAZZA (con tono incerto) Va… Va bene Se vuoi. Fallo pure. (avvicinandosi) Sono qui.
CIECO (alzandosi dalla sedia) Grazie cara, solo un attimo. Così non ti dimenticherò più. Mai più.

Il cieco, dando sempre le spalle al pubblico, gira intor-no alla scrivania incerto e si ferma davanti alla ragaz-za. Inizia a toccarle il viso lentamente, con entrambe le mani, a piccole porzioni, fino a scenderle sul collo. La luce lentamente sfuma nell’oscurità e si riaccende sul marito in poltrona.

MARITO Lei, dice, non ha mai dimenticato quell’ultimo giorno di lavoro. E penso che sia vero, visto che me lo avrà raccontato almeno dieci volte. (pausa) A suo tem-po decise di scriverci anche una poesia. Una poesia su questo fatto di toccarsi il viso. (pausa) D’altra parte mia moglie ha l’abitudine di scrivere poesie. Ne scrive poche in realtà, una o due all’anno, in genere quando le accade qualcosa di importante, quindi anche di meno. Quella volta aveva deciso di scriverla. (pausa) Non che mi sia piaciuta molto. Perché me l’ha fatta leggere, si. Dopo poco che uscivamo insieme. Sarà che io la poe-sia non la capisco proprio. Così astratta, senza neppure un po’ di musica sotto. (pausa) Ricordo che parlava delle sue sensazioni mentre lui le sfiorava il naso e poi le labbra, il collo. Parlava di brividi, di idee che le at-traversavano la mente. Mah! (pausa, sorseggia) In o-gni modo, se ne andò con il suo fidanzatino di allora e se lo sposò. Era quello che aveva sempre sognato. Vi-vevano come nomadi, spostandosi da una base militare all’altra. Mia moglie, che all’epoca era la moglie dell’ufficiale naturalmente, non è che fosse molto con-tenta di quella vita, tuttaltro.

La luce si spenge sulla poltrona e si accende a sinistra sulla ragazza seduta su una brandina militare con il re-gistratore in mano. Si sentono le voci lontane di un ad-destramento militare.

RAGAZZA (parlando nel registratore come se continuasse un discorso)… ti assicuro che è molto bella. Non te la registrerò su questo nastro, perché ancora mi vergogno un po’, ma vedrai che presto troverò il coraggio. Non è la prima volta che scrivo una poesia, ma questa riguar-da la nostra amicizia e per me è speciale. (pausa, poi in tono più triste) Sai Robert, io sono ancora molto inna-morata di mio marito. (pausa) Si, sono proprio pazza di lui, sono sicura. Ah, se non ci fosse lui! Credo che sarei già impazzita! (pausa) Non mi piace per niente la vita che facciamo. (pausa) Non mi piace che mio mari-to faccia parte di tutto questo sistema. Con queste regole. Tutto così, così freddo, così scontato. Non mi piace neppure cambiare posto ogni pochi mesi. Non c’è tempo di farsi amicizie, di costruirsi una vita. (pau-sa) Dice che presto finirà, che lo assegneranno ad una base definitivamente. Io ho fiducia in lui, ma non ce la faccio. Non ce la faccio proprio più ad aspettare.

La luce passa di nuovo alla poltrona.

MARITO (con tono sconsolato) Ed era vero, non ce la face-va proprio più ad andare avanti. (sorseggia)

La luce si riaccende per qualche secondo sulla sinistra dove si vede la ragazza per terra svenuta vicina alla brandina con una boccetta di pillole vicina ad una ma-no.

MARITO Ma, ovviamente, non morì. Si sentì male, vomitò tutto e fu portata all’ospedale. Un ospedale militare ovviamente. (pausa) Con il tempo si ristabilì fisica-mente e trovò il coraggio per raccontare… registrare tutto l’accaduto al cieco, così come gli registrò la deci-sione di vivere per un po’ lontana dal marito. (pausa, sorseggia) Poi gli disse del loro divorzio. E poi anche della nostra storia. (pausa) Insomma, gli raccontava, e gli racconta tutt’ora, proprio tutto. Un anno fa mi ha pure chiesto se volevo ascoltare l’ultimo nastro che le era arrivato.

Si accende la luce sulla sinistra e si spenge sulla pol-trona. Si vede una cucina (che sarà quella del loro ap-partamento) con l’angolo cottura e un tavolo quadrato con quattro sedie, sul fondo c’è una porta a vetri che da sulla veranda esterna. Su una sedia è la moglie con il registratore in mano. È vestita con un classico vestito leggero da casa a fiori.

MOGLIE Caro, vuoi ascoltare l’ultimo nastro che mi ha mandato Robert?
VOCE DEL MARITO (si sente la voce dalla destra che però è al buio) No, lo sai che non mi voglio impicciare. È un amico tuo.
MOGLIE Dai, per favore. Solo questa volta.
VOCE DEL MARITO No, è meglio di no. Non mi interessa, veramente. Grazie lo stesso.
MOGLIE Ma parla anche di te, sai?
VOCE DEL MARITO (sorpreso) Di me?
MOGLIE Si, parla anche di te. Gli ho parlato di te, lo sai questo, no?
VOCE DEL MARITO Certo che lo so.
MOGLIE Ed oggi mi ha risposto.
VOCE DEL MARITO (con tono finto annoiato) E va bene. Sentiamo un po’ che dice di me.
MOGLIE Grazie caro. Ti faccio ascoltare solo il punto do-ve parla di te. (inizia a mandare avanti il nastro) Così non ti annoio con i nostri discorsi.

È un registratore vecchio che fischia un po’. Finito di mandare avanti il nastro, accende il registrtore, dopo un po’ di fruscii si sente qualcosa.

VOCE DEL CIECO (voce registrata) A proposito di tuo mari-to, cara, da tutto quello che mi hai detto di lui, mi pare di capire…

Si sente bussare alla porta, la moglie spenge immedia-tamente il registratore e guarda la porta

MOGLIE Chi sarà adesso?

Si spenge la luce sulla cucina e si riaccende sulla poltrona.

MARITO Non ricordo chi fosse alla porta. Comunque non abbiamo più avuto occasione di ascoltare la registra-zione, non che mi dispiacesse molto. (pausa, sorseg-gia) Ma adesso che questo cieco viene a dormire a casa mia… Magari sapere cosa pensa di me…

Si riaccende la luce sulla cucina e si spenge sulla pol-trona. La moglie è al lavello che sta sbucciando le pa-tate. Ha un altro vestito leggero da casa a fiori, ma di colore diverso.

MARITO (dall’oscurità in tono canzonatorio) Potremmo andare tutti al bowling? Che dici? Oppure a vedere un mimo!
MOGLIE (mettendo giù il coltello e voltandosi) Ascolta, mi vuoi bene?
MARITO Cosa c’entra adesso?
MOGLIE Mi vuoi bene, oppure no?
MARITO Certo che ti voglio bene, stavo solo scherzando.
MOGLIE Se mi vuoi veramente bene, mi puoi fare questo favore, senza fare storie. (pausa, tornando a lavoro) Io lo farei, per un amico tuo.
MARITO Però, devi ammettere che io non ho nessun amico cieco.
MOGLIE Mi vuoi dire quali amici vedenti hai? E poi, pos-sibile che non capisci? Gli è appena morta la moglie. Non ti sembra un valido motivo per fare uno sforzo?
MARITO Validissimo, cara.
MOGLIE Mi ricordo ancora. Si chiamava Beulah.
MARITO (con tono di incredulità) Un cieco con una moglie negra?
MOGLIE (allarmata) Ma cosa stai dicendo? (inizia ad ar-meggiare nervosamente con ciò che ha davanti sul la-vello) Si può sapere perché devi essere così? Non puoi evitare per dieci minuti di fare le tue stupide battute?
MARITO Eh, Calma! Stavo solo chiedendo. (pausa) Beu-lah mi sembra un nome da donna di colore, tutto qua.
MOGLIE Ok, ok. Comunque questa Beulah, ti dicevo, ave-va preso il mio posto dieci anni fa a lavorare per Ro-bert. Dopo poco che si conoscevano avevano deciso di sposarsi.
MARITO Ti è andata bene allora. L’ufficiale ti ha salvata.
MOGLIE Non sei degno di considerazione. Comunque a-vevano voluto una cerimonia semplice, mi ha racconta-to, c’erano solo loro due, il pastore e la moglie del pastore.
MARITO E certo, a chi poteva interessare un matrimonio del genere?
MOGLIE (ignorandolo) Lei aveva insistito per celebrare comunque il matrimonio in chiesa.
MARITO E lui non vedeva l’ora, eh?
MOGLIE (sempre ignorandolo) Lui avrebbe preferito evita-re qualsiasi cerimonia, ma, sai per accontentarla… (in tono più triste) Già all’epoca Beulah era malata. Aveva qualcosa come un cancro alle ghiandole. Lo sapeva. Lo sapevano entrambi.
MARITO Certo, che sfiga.
MOGLIE Sono stati inseparabili per otto anni, sai? Si sono conosciuti, si sono sposati, hanno vissuto insieme, la-vorato insieme, dormito insieme…
MARITO (interrompendola) Scopato insieme.
MOGLIE Certo, anche quello. Cosa credi? (pausa) E poi Robert ha dovuto seppellirla. Tutto questo senza aver mai potuto vedere che faccia avesse sua moglie.
MARITO (con tono serio) Già.

Si invertono di nuovo le luci.

MARITO (sorseggia ancora) Devo dire che è dura. È pro-prio dura arrivare a capire una cosa del genere. A senti-re questa storia, devo dire, mi è dispiaciuto un po’ per il cieco. (pausa) E poi soprattutto quella donna, ma che razza di vita è? (pausa) Immaginate un po’, una donna che, per tutta la vita, non può mai riconoscersi negli occhi dell’uomo che ama. Una donna che deve vivere giorno dopo giorno senza mai ricevere un complimento dal suo amato. (pausa) Una donna il cui marito non sa-rebbe mai riuscito a leggere la ben che minima espres-sione sul suo volto, fosse di sofferenza o di gioia. Po-teva vestirsi con vestiti firmati o coprirsi con una co-perta, poteva truccarsi o tingersi la faccia di giallo. Se voleva, poteva evitare di pettinarsi alla mattina, tanto non importava. (pausa) E poi sentire l’avvicinarsi della morte, con un cieco vicino a farti coraggio, uno che la morte sa già come sia, almeno che spetto abbia. (pau-sa) Magari il suo ultimo pensiero era stato proprio que-sto: salire sull’ultimo treno senza che lui riuscisse a raggiungere la pensilina per vederla partire.

Si invertono ancora le luci. La moglie ora è girata ver-so il marito, appoggiata al lavello.

MOGLIE Povero Robert. Gli sono rimasti soltanto i soldi dell’assicurazione, misera tra l’altro, e una mezza mo-neta da venti pesos messicani. (con la voce tremante) L’altra metà è nella bara. Insieme a lei.
MARITO Che storia patetica!

Buio completo per qualche secondo dopo di che si ac-cendono le luci su tutto il palco.
La scena è rappresentata da un appartamento molto semplice, ma dignitoso. Sulla sinistra la cucina già de-scritta e sulla destra il soggiorno, con un divano sul fondo, la poltrona appoggiata a destra, tra i due una lampada a stelo e di fronte il tavolo da fumo Di fronte alla poltrona, dall’altra parte del tavolo, un televisore acceso sopra un piccolo carrello bar. Sul fondo al cen-tro, di fianco alla porta a vetri, c’è una finestra che da sul vialetto della casa.
Si sente il rumore di una macchina che si ferma nel vialetto all’esterno della casa. Il marito si alza con il bicchiere in mano e va alla finestra a guardare fuori. Fuori si sente una donna parlare e ridere, ma non si ca-pisce cosa sta dicendo. Dopo qualche secondo il marito si scosta dalla finestra e si scola in fretta il bicchiere.

MARITO (tra se, mentre va a spengere la televisione e quindi al lavello per sciacquare il bicchiere) Ha un gran barbone! Un cieco con la barba! Pensate un po’, non è un po’ eccessivo?

Si asciuga le mani e va ad aprire la porta. Entra la mo-glie con un talieur nero e una camicetta bianca, seguita da un signore alto e massiccio, spalle curve, con un la barba folta, appena brizzolata ed una valigia in mano. Il cieco, che non è cambiato molto in dieci anni, è ve-stito elegantemente di marrone, non porta gli occhiali scuri e le sue pupille vagano perse per la stanza.

MOGLIE (raggiante, rivolta al marito, tenendo il cieco per la manica) Ecco qua Robert, caro. (poi rivolta al cieco) Robert, lui è mio marito, sai già tutto di lui. Non è ve-ro? Ora puoi sentire la sua voce.
CIECO (con voce profonda porgendo la mano al marito) Certo. Ho come l’impressione di conoscerti già.
MARITO (con voce incerta, prendendogli la mano) Anch’io ho sentito molto parlare di te. Robert. Quando arrivano le tue buste, mia moglie per una settimana non parla d’altro.
CIECO (sorridendo) Sai che noia!
MOGLIE Ma andiamo in soggiorno, su.

Si spostano in soggiorno. La moglie guida il cieco per un braccio. Lui ha ancora la valigia nell’altra mano.

MOGLIE Di qua Robert, fai attenzione al tavolo. Ecco sie-diti qua a sinistra sul divano. È nuovo sai? Sembra che lo abbiamo cambiato apposta per te.

Appena seduto il cieco si prende una sigaretta dal pac-chetto che aveva nella tasca interna della giacca e se l’accende. La moglie gli guida la mano verso il posa-cenere. Lui ringrazia con un cenno della testa. Il cieco fumerà di continuo quasi per tutta la scena.

MARITO (sempre in piedi) Hai fatto buon viaggio? Robert?
CIECO Certo, grazie.
MARITO (dopo un attimo di silenzio) In treno vero?
CIECO Si in treno. Erano quasi quarant’anni che non sali-vo su un treno. Da quando ero piccolo. Con i miei. Ne è passato di tempo.
MARITO Eh, già. A proposito, su quale lato del treno eri seduto?
MOGLIE Che razza di domanda è? Che cosa vuoi che im-porti su quale lato del treno ci si siede?
MARITO Stavo solo chiedendo. È per il panorama…

Si mette una mano davanti alla bocca mentre la moglie lo fulmina con lo sguardo.

CIECO Sul destro.
MARITO (non sa cosa dire, è visibilmente in difficoltà) Si sta più comodi… non per i seggiolini, no… è che… è che ci sono molte più curve verso sinistra… si, molte di più. Venendo da nord, naturalmente.
CIECO Avevo quasi dimenticato cosa si prova. Ormai l’inverno è arrivato anche sulla mia barba. Perlomeno così mi dicono. Ti pare che abbia un aspetto distinto, mia cara?
MOGLIE Hai un aspetto molto distinto, Robert.
CIECO Bene, è l’unica cosa che si guadagna con l’età.
MOGLIE Robert, sono molto contenta di rivederti.
MARITO (visibilmente a disagio) Io intanto prenderei da bere. Cosa bevi Robert? Abbiamo un po’ di tutto, sai? Passiamo diverso tempo a bere, io e mia moglie.
CIECO Fratello, io sono un tifoso dello scotch.
MARITO Ottimo. Ci avrei scommesso. Un vero intendito-re.

Il marito va al mobile bar e prende una bottiglia di scotch e una di acqua. La moglie intanto si avvicina al Cieco che tiene ancora la mano appoggiata sulla vali-gia.

MOGLIE Vuoi che ti porti la valigia in camera tua?
CIECO No, va bene qui. Non ha fretta lei. (sorridendo) Può andare di sopra quando ci vado io. Non vorrei che soffrisse di solitudine.
MARITO (allineando i tre bicchieri sul tavolo) Un po’ d’acqua nello scotch?
CIECO Giusto una goccia.
MARITO Ci avrei scommesso. Anche se…
CIECO (interrompendolo) Appena uno schizzo, proprio perché è il primo bicchiere. A stomaco vuoto, sai?
MARITO Sono d’accordo con te, Robert. Ma è vero an-che…
CIECO (interrompendolo ancora) Sai cosa diceva, Barry Fitzgerald? L’attore irlandese, hai presente? Beh, io la penso come lui. Quando bevo acqua, diceva Fitzgerald, bevo acqua. Quando bevo whisky, bevo whisky.
MARITO A dire la verità, non lo conosco quell’attore. (pausa) Ma ho sentito dire un’altra cosa. Alla televi-sione, dicevano che un po’ d’acqua, oltre a diminuire la gradazione, allenta la morsa dell’alcool. Non mi chiedere cosa significa. Comunque, dicono, fa sprigio-nare tutti gli aromi tipici dello scotch.
CIECO Si, forse è vero. La torba, il legno, la frutta. La Scozia tutta, insomma.

La moglie si mette a ridere. Il cieco si solleva un po’ la barba e la lascia ricadere. Intanto il marito ha preparato tre bicchieri di scotch. Si siedono pure loro, il marito sulla poltrona e la moglie accanto al cieco sul divano, tra i due.

MOGLIE Raccontaci del tuo viaggio, Robert.
CIECO È stato lungo, molto lungo. E purtroppo non è an-cora finito…

Si spengono le luci e si accende il faro che illumina so-lo la poltrona.

MARITO Mi pare di aver letto qualcosa da qualche parte a proposito del fatto che i ciechi non fumano. Secondo questa teoria, ricordo, un cieco in genere non fuma perché non può vedere il fumo che esce dalla sua boc-ca o dal naso che sia. (pausa) Questa è l’unica cosa che so sui ciechi, ma questo cieco qui fuma, eccome se fuma. Fuma le sigarette fino al filtro e se ne accende subito un’altra dietro. Una ciminiera. (pausa) E poi quegli occhi! (ruota la testa per la stanza come a mi-marne il movimento) Ma non è che i ciechi dovrebbero obbligatoriamente portare occhiali scuri? Ci sarà un motivo se la maggior parte di loro li portano, no?

Si spenge il faro e si accendono le luci sulla cucina. Il cieco è già seduto a tavola e la moglie è in piedi che lo sta servendo.

MOGLIE Vieni caro, è pronto.
MARITO (avvicinandosi al tavolo) Arrivo.

Il marito si avvicina con la bottiglia di scotch e il suo bicchiere e riempie altri tre bicchieri e si siede. La mo-glie finisce di servire e si siede. Ora sono seduti al ta-volo. Il cieco di fronte alla platea, la moglie alla sua destra con le spalle alla cucina e il marito alla sua sini-stra con le spalle al soggiorno.

MARITO (finendo di imburrare una fetta di pane) Ecco qua, pane e burro pronto. (sorride al cieco, sorseggia il suo scotch) Ed ora preghiamo.

Il cieco abbassa la testa, la moglie alza di scatto la testa e guarda il marito a bocca aperta.

MARITO No, dico. Preghiamo che il telefono non squilli. Che nessuno ci disturbi

I tre iniziano a mangiare con foga. Il marito e la moglie alternativamente alzano la testa per vedere come si ar-rangia il cieco, ma nessuno dice niente. Dopo qualche secondo finiscono contemporaneamente di mangiare e appoggiano le posate sui piatti.

CIECO Era tutto veramente buono, cara.
MOGLIE Grazie Robert, ma non era niente di speciale.
MARITO Sembrava proprio che fosse l’ultima volta che mangiavamo.
MOGLIE Robert doveva essere affamato. Non è vero Ro-bert?
CIECO Si, devo dire che il viaggio mi ha messo appetito.
MARITO E noi siamo stati una degna compagnia. Ci spo-stiamo in soggiorno?

I tre tornano in soggiorno portandosi i bicchieri. Si sie-dono nelle stesse posizioni di prima e il cieco si accen-de un’altra sigaretta mentre il marito riempie i bicchie-ri sul tavolo da fumo.

MOGLIE Allora Robert, raccontami un po’ di questi dieci anni…

Si spengono le luci e si accende il faro verso la poltro-na del marito. In sottofondo si sentono la moglie e il cieco che parlano tra loro, ma non si capisce cosa dica-no.

MARITO Hanno veramente un sacco di cose da raccontarsi questi due. In dieci anni sembra che abbiano vissuto al solo scopo di incontrarsi qui, a casa mia, oggi. (pausa) Questo Robert è proprio un cieco tuttofare. A sentir lui in questi anni sembra non averne lasciata una.

Si riaccendono le luci.

CIECO Si, prima che Beulah si aggravasse. Distribuire i prodotti in compagnia di un cieco aveva i suoi vantag-gi. Sai i clienti provano sempre un po’ di compassione. Quelli dell’Amway erano molto soddisfatti delle nostre vendite.
MOGLIE Adesso, da solo, cosa farai?
CIECO E chi può dirlo? Per adesso un po’ di soldi ce li ho.
MOGLIE Di’ un po’. Sei ancora un radioamatore Robert?
CIECO Oh, Si. Mi piace ancora molto fare conversazioni via radio. Conosco radioamatori in tutto il mondo. A Guam per dire un posto.
MOGLIE Ma dai!
CIECO E non solo. Nelle Filippine, in Alaska e perfino a Tahiti. Se solo riuscirò mai a visitarli questi posti, avrei un sacco di amici la, sai. (pausa, si volta verso il mari-to). E tu cosa mi dici della tua vita?
MARITO (sorpreso) Per esempio?
CIECO Per esempio, quant’è che fai il tuo lavoro?
MARITO Bah, ormai sono quasi tre anni.
CIECO E ti piace?
MARITO Neanche un po’, a dire la verità.
CIECO Ed hai intenzione di continuare a lavorare li?
MARITO Per adesso non ho scelta, che altro potrei fare?

Qualche secondo di silenzio. Poi il marito si alza e va ad accendere la televisione. La moglie guarda verso il marito irritata. Poi si calma e si rivolge al cieco.

MOGLIE Di’ un po’, Robert, ma tu ce l’hai il televisore?
CIECO Se ho il televisore? Ne ho addirittura due di televi-sori. Uno a colori e uno più vecchio in bianco e nero. È buffo, ma quando l’accendo, accendo sempre quello a colori. (pausa) Benché l’audio funzioni benissimo an-che nell’altro. Non ti sembra buffo?
MOGLIE (sorridendo) Si è davvero buffo, Robert.
CIECO (dopo un attimo di silenzio) Questo televisore qui è a colori. Non chiedetemi come faccio a saperlo, ma riesco a capire la differenza.
MARITO Si, è a colori. Lo abbiamo cambiato da poco.

Silenzio. Il cieco si mette una mano sotto la barba, la solleva per un po’ e quindi la riabbassa. Sorseggia il suo scotch, spenge la sua sigaretta nel posacenere, rag-giunto a tastoni e se ne accende un’altra. Quindi si ap-poggia allo schienale e incrocia le caviglie.

MOGLIE (dopo uno sbadiglio e stirandosi) Mi sa che vado di sopra a mettermi in vestaglia. Mi preparo adesso per dormire. Robert, tu mettiti pure a tuo agio.
CIECO Sono a mio agio.
MOGLIE Voglio che ti senti a tuo agio in questa casa.
CIECO Sono a mio agio, cara.
MOGLIE Sicuro che non vuoi che ti porti su la valigia?
CIECO Sicurissimo, grazie.
MOGLIE Come vuoi.

Si alza e se ne esce dalla porta sulla destra dietro alla poltrona. I due uomini ascoltano alla televisione le previsioni del tempo.

MARITO (prendendo la bottiglia, un po’ a disagio) Un al-tro bicchiere Robert?
CIECO Come no!

Il marito versa ancora un po’ di scotch nei bicchieri. Bevono. Silenzio.

MARITO Ti andrebbe uno spinello, Robert?
CIECO (spengendo la sigaretta) Lo provo insieme a te. Vo-lentieri.
MARITO Giusto accidenti, così si fa.

Si toglie dalla tasca interna della giacca il necessario e inizia a rollare uno spinello. Quando a finito lo accen-de e lo mette in mano al cieco. Il cieco aspira e espira subito il fumo.

MARITO Tienilo dentro finché puoi. Fa più effetto.

La moglie rientra dalla porta di destra in vestaglia rosa e pantofole rosa.

MOGLIE Che cos’è questo odore?
MARITO Ninte, abbiamo pensato di farci un po’ di mari-juana.
MOGLIE (guardando prima il marito con rabbia e poi il cieco) Robert, non sapevo che fumassi.
CIECO Beh, adesso lo sto facendo, no? C’è una prima vol-ta per tutto. (pausa) Ancora comunque non sento nien-te.
MARITO È roba leggera, non ti preoccupare. Erba con cui si ragiona. Altrimenti andremmo subito tutti a letto. Ti permette di rimanere un po’ vigile.
CIECO (ridendo) Si. Veramente, fratello.

La moglie si siede sul divano tra i due e il marito le passa lo spinello. Lei fa un tiro.

MOGLIE Non dovrei fumarlo. Ho già un sonno tremendo. Non riesco a tenere gli occhi aperti. La cena mi ha ste-so. Non avrei dovuto mangiare così tanto.
CIECO Tutta colpa della torta di fragole. È stata senz’altro quella (scoppia in una risata)
MARITO Ce n’è ancora di torta alle fragole.
MOGLIE Ne vuoi un po’ Robert?
CIECO Magari più tardi.

Un attimo di silenzio i tre ascoltano la televisione. La moglie fa un altro sbadiglio.

MOGLIE Il letto è pronto, quando vuoi andare, Robert. (pausa) Devi essere molto stanco. Appena sei pronto per andare a letto, non hai che da dirlo. (poi stratto-nandolo) Robert?
CIECO (scotendosi) Mi sono divertito un sacco stasera, davvero. Veramente, non voglio che la serata finisca.
MARITO (infilando lo spinello tra le dita del cieco) In arri-vo!
CIECO (più disinvolto, dopo un paio di tiri) Grazie fratello, ma mi sa che adesso mi fermo. Sento che comincio a sentirlo. (passa lo spinello alla moglie)
MOGLIE Basta, ho già troppo sonno. (lo passa al marito) Magari me ne sto seduta un altro po’ qui tra voi, ragaz-zi finché non siete pronti per andare a letto. (con voce sempre più assonnata) Chiudo solo un attimo gli occhi. Fate come se io non ci fossi, d’accordo? Se do fastidio basta che me lo dite. (pausa) Il tuo letto è pronto, Ro-bert, te l’ho già detto, vero? Quando vuoi. È proprio accanto alla nostra camera, in cima alle scale. Appena sei pronto ti accompagniamo di sopra. (pausa) Sentite, ragazzi, se mi dovessi addormentare svegliatemi, va bene? (chiude gli occhi e si addormenta all’istante)

Nello sdraiarsi alla moglie si apre un po’ la vestaglia e le si vede una coscia. Il marito si piega per ricoprirglie-la, poi guarda il cieco e la scopre di nuovo anche più di prima.

MARITO Appena ti va ancora un po’ di torta alle fragole, non hai che da dirmelo.
CIECO Certo, te lo dirò.
MARITO Sei stanco? Vuoi che ti accompagni di sopra, a letto? (poi sorridendo) Sei pronto per metterti a nanna?
CIECO Ancora no. (pausa) No, starò alzato con te ancora un po’, fratello. Se non ti dispiace. (pausa) Non ab-biamo avuto molto la possibilità di fare due chiacchie-re, vero? Mi pare che io e lei abbiamo un po’ monopo-lizzato la serata. (solleva ancora la barba e la fa rica-dere, poi prende le sigarette e se ne accende una)
MARITO (con aria sincera) Non ti preoccupare. Comunque mi fa piacere un po’ di compagnia. Raramente mia moglie riesce a rimanere alzata fino a tardi con me.

Alla televisione c’è un documentario sulle chiese me-dioevali. Il marito gira un po’ di canali, ma non c’è niente di buono e ritorna sul canale delle chiese.

MARITO Scusa sai, ma non c’è proprio altro.
CIECO Non c’è problema, fratello. Per me va bene qual-siasi cosa. Quello che vuoi vedere tu, a me va bene. (pausa) Imparo sempre qualcosa. Non si finisce mai di imparare. Le orecchie mi funzionano, anche bene. (ri-de)

Si mettono a guardare la televisione, il cieco, legger-mente piegato, con un orecchio rivolto all’apparecchio, si tocca ogni tanto la barba come se stesse riflettendo. Alla televisione fanno vedere un documentario su una processione spagnola un po’ macabra.

MARITO C’è un gruppo di persone incappucciate. Non so chi rappresentino. Camminano e sono tormentate da al-tre vestite da scheletri e da diavoli.
CIECO (annuendo compiaciuto) Si, lo so cosa sono gli scheletri.

I due tornano in silenzio, alla televisione iniziano a far vedere una serie di cattedrali. Tra cui quella di Parigi.

MARITO (dopo un po’ di silenzio) Adesso, adesso fanno vedere l’esterno di una cattedrale. I grondoni, le sta-tuette scolpite a forma di mostri, cose così. (pausa) Adesso mi sa che stanno in Italia. Si stanno proprio in Italia, le pareti di questa chiesa sono tutte dipinte.
CIECO (sorseggia) Sono degli affreschi. Vero, fratello?
MARITO (vorrebbe bere ma si accorge che il suo bicchiere è vuoto) Mi stai chiedendo se sono affreschi quei di-pinti? Bella domanda, non lo so. Non lo hanno detto. (pausa) Adesso sono vicino a Lisbona, in Portogallo. (pausa, toglie il volume alla televisione) M’è appena venuta in mente una cosa. Ma tu ce l’hai un’idea di che cos’è una cattedrale? Come è fatta? (pausa) Se qualcu-no ti dice “cattedrale”, hai un’idea di che cosa sta par-lando, oppure no?
CIECO (espira il fumo della sigaretta lentamente) Ho senti-to. Giusto adesso ho sentito che ci sono voluti centi-naia di uomini e anche cento anni per costruirle. (pau-sa) E mi viene da pensare a quelli che le hanno inizia-te. Hanno messo tutto il lavoro della loro vita per co-minciarle e non hanno mai visto l’opera finita. (pausa) Da questo punto di vista, fratello, sono un po’ come noi ciechi, giusto? (ride, poi chiude gli occhi)
MARITO Giusto.

Il cieco sembra sonnecchiare, ma forse sta pensando, oscilla un po’ ad occhi chiusi. Il marito rialza il volu-me, ma lo tiene basso.

CIECO (aprendo gli occhi di colpo e tirandosi su dritto) Cattedrali. Se vuoi sapere la verità, fratello, questo è tutto quello che so sulle cattedrali. Quello che ho ap-pena detto, intendo. Quello che ho sentito dire da quel tizio. Perché non provi a descriverne una? (pausa) Vorrei tanto che lo facessi.
MARITO (poco convinto) Ok, ok. Ora provo a descriverte-la. (si mette le mani nei capelli e si concentra sull’immagine alla televisione) Tanto per cominciare, sono altissime. (si guarda in torno preoccupato) Svet-tano nel cielo. Sempre più su. Se stai sotto, devi piega-re tutta la testa indietro per vederne la cima. Alcune sono così grandi che devono avere delle specie di pun-telli per sorreggerle. (si accorge che sta gesticolando e smette subito concentrandosi sulla televisione) Questi puntelli, non sono dei semplici puntelli, si chiamano archi rampanti. Sono come le arcate dei viadotti. (pau-sa) Ma magari tu non sai nemmeno come sono fatti i viadotti, eh? (pausa, il cieco ascolta in silenzio) A vol-te le cattedrali hanno diavoli e mostri, oppure dame e cavalieri, figure così, figure di un tempo. Le hanno scolpite all’esterno, sulla facciata. Hanno un significa-to, ma magari solo chi le ha fatte sa qual è. (pausa) Non me sto cavando tanto bene, vero?

Il cieco si china un po’ in avanti con le dita nella barba.

CIECO Va avanti, va avanti lo stesso.
MARITO (si riconcentra davanti al video) Massicce. Sono fatte di pietra o di marmo, ma sono veramente massic-ce. A quei tempi, quando si costruivano le cattedrali, tutti volevano essere più vicini a Dio. (pausa) A quei tempi, dico. Ai vecchi tempi Dio era una parte impor-tante nella vita degli uomini. Lo si capisce da tutte le cattedrali che costruivano. (appoggiandosi alla spallie-ra) Scusa, ma mi sa tanto che questo è il massimo che posso fare per te. È che non ne sono proprio capace.
CIECO Non ti preoccupare fratello, fa niente. (pausa) Ehi, ti posso fare una domanda?
MARITO Fai pure, se ti è d’aiuto.
CIECO No, non sulle cattedrali. Spero che non ti dispiaccia quello che sto per chiederti. Una domanda un po’ per-sonale. (pausa) È una domanda semplice, devi solo ri-spondermi sì o no. Sono solo curioso, senza offesa
MARITO Ok, spara.
CIECO Volevo sapere, sei in qualche modo religioso tu? Credi in qualcosa?
MARITO (scrollando la testa) Mi sa tanto che non credo in niente. Non ce la faccio. In niente, proprio. A volte è dura, sai? (Piano, quasi tra se) È dura.
CIECO Certo.
MARITO Appunto.

Attimo di silenzio. La moglie sospira per un attimo senza svegliarsi.

MARITO (con tono triste ma determinato) Mi devi scusare, ma non ci riesco proprio a spiegarti come è fatta una cattedrale. Chissà. (sorridendo) Sarà perchè non cre-do?
CIECO (immobile) Ho capito, fratello. Non è un problema. Capita. Non stare a preoccupartene troppo. (pausa, poi con entusiasmo) Ehi, sta’ a sentire. Mi è venuta un’idea. Perché non ti procuri un pezzo di carta e una penna? Proviamo a fare una prova. Ne disegniamo una insieme. Prendi una penna e un pezzo di carta un po’ spessa. Coraggio, fratello, dai, magari ci riusciamo,
MARITO Un disegno dici?
CIECO Si un disegno. Insieme, io e te.
MARITO Va bene proviamoci. (si alza) Vado a cercare qualcosa e torno. Non ti addormentare, eh?
CIECO No, non ti preoccupare, fratello.

Il marito esce dalla porta sulla destra. Intanto il cieco fuma e sorseggia il suo drink. Dopo qualche secondo il marito rimbuca dalla porta di destra con una penna in mano. Con passo felpato, cercando di non farsi sentire, passa davanti al soggiorno e va in cucina. Cerca un po’ intorno, quindi prende una busta di carta del supermer-cato, la svuota e la ripiega. Si riavvicina alla porta sulla destra, quindi finge di essere appena sceso.

MARITO (ansimando) Eccomi qua. Finalmente.

Si siede ai piedi del cieco, spostando la valigia fa spa-zio sul tavolino e ci appoggia la busta ripiegata.

CIECO Perfetto. Perfetto, facciamola. (cerca e trova la mano del marito con la penna e la stringe) Coraggio, fratello, disegna. Vedrai che ti vengo dietro. Tu dise-gna io ti vengo dietro con la mano.

Il marito inizia a disegnare.

CIECO Benone. (pausa) Magnifico. (pausa) Vai benissi-mo. (pausa) Non avevi mai pensato che una cosa del genere potesse accaderti, eh, fratello? Beh la vita è strana, sai? Lo è per tutti. Anche per chi ci vede (pau-sa) Continua pure, non smettere.
MARITO (con sempre più impegno ed entusiasmo) Ecco le finestre. Che magari sono tutte colorate. Ma questo proprio non saprei come fartelo vedere (pausa) Sopra ci sono gli archi. (pausa) Qui c’è un portale, tutto inci-so. (pausa) Qua un altro, più grande…

Il marito lascia per un attimo la penna e si sgranchisce la mano.

CIECO (tastando il foglio) Vai forte, davvero.

Il marito riprende la penna e aspetta che il cieco ritrovi la sua mano. Riprende a disegnare. Dopo poco la mo-glie apre gli occhi e si rialza a sedere sul divano.

MOGLIE (con aria assonnata) Che cosa state facendo? (nessuno le risponde) Si può sapere cosa combinate?
CIECO Stiamo disegnando una cattedrale. Ci stiamo lavo-rando insieme, io e lui.
MARITO (ignorando la moglie) Qua ci sono tutte le deco-razioni delle guglie. (pausa) Le guglie sono la parte più alta della cattedrale.
CIECO (entusiasta) Certo. Ce l’hai fatta, fratello. Si capisce bene adesso. Non credevi di farcela, eh?
MARITO No, veramente.
CIECO Ma ce l’hai fatta, ti rendi conto? Adesso si che vai forte. (rivolto alla moglie) Tra un attimo qui avremo un capolavoro.
MOGLIE (incuriosita) Capisco. Se lo dici tu?
CIECO Come va la mano?
MARITO Regge, regge ancora.
CIECO Adesso mettici un po’ di gente. Gente fuori che a-spetta di entrare o è appena uscita. Che cattedrale è senza la gente?
MARITO Ecco la gente. (pausa) Tanta gente.
CIECO Tutto a posto, penso che sia quasi completa ora. (rivolto al marito) E adesso chiudi gli occhi.
MARITO Chiudo gli occhi?
CIECO Si chiudili.
MARITO Va bene, se vuoi? (ma non li chiude e guarda la moglie)
CIECO Li hai chiusi? Non imbrogliare.
MARITO (chiudendoli davvero) Li ho chiusi.
CIECO Tienili così. Adesso non fermarti, continua a dise-gnare. Ancora un po’ di gente.

Continuano a disegnare entrambi a occhi chiusi. La moglie ancora intontita guarda un po’ loro un po’ il fo-glio.

CIECO Mi sa che ci siamo. Mi sa che ce l’abbiamo fatta. (pausa, smettono di disegnare) Da’ un po’ un’occhiata, ora. Che te ne pare?

Il marito continua a tenere gli occhi chiusi, piega la te-sta indietro come per guardare in alto. Così fa anche il cieco.

CIECO Allora? La stai guardando?
MARITO (ancora con gli occhi chiusi) È fantastica. È pro-prio fantastica. (pausa) Te lo assicuro. Siamo stati grandi.

Sipario