C’è di peggio

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Massimo Valori

C’È DI PEGGIO

Versione 1.02

Personaggi:

Enrico Biondi

Remo Biondi, padre

Dalia Mori, madre

Adalgisa, madre di Dalia

Patrizia

Katia Baldini

Jessica Baldini, sua sorella

Gabriele

Venanzio, padre di Gabriele

Signora Luana, vicina di casa

Signora Amalia Capogrossi


OPERA DEPOSITATA – TUTTI I DIRITTI RISERVATI


Massimo Valori

Sommario

PROLOGO

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ATTO PRIMO

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SCENA 1. Luana, Remo e Adalgisa.

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SCENA 2. Remo e Adalgisa.

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SCENA 3. Adalgisa, Dalia e Luana.

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SCENA 4. Dalia, Adalgisa, Enrico, Gabriele e Patrizia.

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SCENA 5. Adalgisa, Gabriele e Venanzio

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SCENA 6. Adalgisa e Dalia, poi Katia, poi Enrico

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SCENA 7. Katia ed Enrico

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SCENA 8. Enrico e Gabriele

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SCENA 9. Enrico, Gabriele e Remo

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SCENA 10. Enrico e Jessica

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SCENA 11. Enrico e Gabriele

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SCENA 12. Enrico, Gabriele e Venanzio

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ATTO SECONDO

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SCENA 13. Remo e Adalgisa

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SCENA 14. Adalgisa e Katia, poi Enrico

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SCENA 15. Enrico e Adalgisa

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SCENA 16. Adalgisa e Sig.ra Capogrossi

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SCENA 17. Adalgisa e Luana, poi Dalia, poi Sig.ra Capogrossi

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SCENA 18. Dalia e Luana, poi Jessica, poi Enrico

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SCENA 19. Enrico solo, poi Adalgisa

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SCENA 20. Enrico, Adalgisa e Gabriele

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SCENA 21. Adalgisa e Gabriele

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SCENA 22. Adalgisa e Remo, poi Dalia e Enrico

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SCENA 23. Adalgisa, Remo, Dalia, Enrico, poi Gabriele e Venanzio

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ATTO TERZO

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SCENA 24. Remo e Adalgisa, poi Luana

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SCENA 25. Adalgisa, poi Gabriele, poi Katia e Jessica

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SCENA 26. Katia & Jessica

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SCENA 27. Jessica, Katia, Gabriele e Venanzio

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SCENA 28. Gabriele, Venanzio e Adalgisa, poi Enrico

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SCENA 29. Venanzio, Adalgisa, Luana e Sig.ra Capogrossi

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SCENA 30. Venanzio, Adalgisa, Gabriele ed Enrico

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SCENA 31. Venanzio, Adalgisa, Gabriele, Enrico, Patrizia, Katia e Jessica

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SCENA 32. Venanzio, Adalgisa, Gabriele, Enrico, Patrizia, Katia, Jessica e Luana, poi Remo e Dalia

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DESCRIZIONI DEI PERSONAGGI

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NOTE

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C’è di peggio

PROLOGO

Sipario chiuso.

C’è una festa. Si sente “YMCA” dei Village People, poi dei cori indirizzati a Enrico, si deve capire che questo è il nome del festeggiato. Cori tipo “Perché è un bravo ragazzo…” oppure “nudo, nudo…”. Si sentirà anche Enrico che – già un po’ su di giri – ringrazia e invita tutti a far festa e divertirsi.

Entra Patrizia, la musica si affievolisce. È ben vestita, triste, con un bicchiere di aranciata; si siede sul limitare del palcoscenico. Dopo qualche attimo entrano Katia e Jessica, vestite da “vamp”, che sorseggiano i loro cocktail; parlano e ridono tra di loro. Vedono Patrizia e le si avvicinano.


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Katia. Patri!

Jessica. Eccola‘ndo’era!

Patrizia. Ciao.

Katia. Che ci fai qui da te sola?

Patrizia.(alza un po’di spalle, mestamente)

Jessica. Come, la fidanzata di’laureato deve sta’ ‘n prima fila, eh!

Patrizia. Avevo bisogno di sta’un po’pe’conto mio.

Jessica. Ti senti male?

Katia. T’è venuto gli stomacuzzi?

Jessica.(a Katia)Zitta!

Katia. Che zitta, Jessica,‘un c’è nessuno, siamo sole, che‘un lo vedi?

Jessica. Ma c’avevi l’eco oggi? Se’andata?

Patrizia annuisce, sorride, e tira fuori il telefonino. Katia e Jessica si siederanno accanto a lei, una da una parte e una dall’altra. Tutte e tre si metteranno a guardare le immagini sul telefonino di Patrizia.

Katia. O mamma! Che ce l’ha’costì?

Patrizia. Ora ve lo fo vedere.‘Un v’aspettate chissà che, eh.

Jessica. O che te la mettano anche sui’telefonino, ora?

Patrizia. E m’hanno dato i’DVD, ni’telefono ce l’ho messa io. Eccola.

Katia. O bellino… Quello gliè i’capino!

Jessica. Sie, davvero.

Patrizia.(avvicina il telefonino all’orecchio di una, poi dell’altra)E questo? Gliè i’cuore, senti?

Jessica. Dio come va sodo!

Katia. Mamma… Fa veni’bordoni!

Tutte e tre guardano per qualche attimo le immagini sul telefonino di Patrizia.

Katia. Ma che aspetti a diglielo?

Patrizia.(si intristisce; rimette via il telefonino)

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24 -Jessica. O chiamalo e faglielo vede’anc’a lui.

25 -Patrizia.(nega)

26 -Katia. Ma che vor’di’se ti disse che‘un ne voleva!

27 -Jessica. Dio mio, codesto gliè suo!

28 -Katia. Patri, bisognerà che tu glielo dica!

29 -Patrizia. Provai, ieri, a anda’sui’discorso. Me l’ha ridetto, bambini‘un ne vole. “Si sta ‘nsieme, siconvive, si sposa, si fa tutto quello che ti pare” m’ha detto, “ma bambini Patri no, ‘un ne voglio. ‘Un c’è di peggio”.

30 -Katia.‘Un c’è di peggio?

31 -Patrizia. Così ha detto.

32 -Katia. Ma che discorsi…

33 -Jessica. A bischero.

34 -Patrizia.(guarda Jessica)

35 -Jessica. A bischero, sono, sì, tu ha’voglia a guardammi.

36 -Patrizia. Ma se lui‘un li vole…

37 -Katia. Ohiohi, sempre questa storia!

38 -Patrizia. Pensava che‘un fosse successo nulla.

39 -Jessica. Costì tu sbagliasti te, tu glielo dovevi di’che‘nvece quarche cosa era successo! Eh!

40 -Patrizia. E’lo so, lo so che sbaglia’io! Tutt’uno sbaglio! La mi’vita gliè tutt’uno sbaglio!(singhiozza)

41 -Jessica. O Patri… Scusa… Gliè che…

42 -Katia. Ti s’è sempre detto, no, che pe’no’ due tu se’com’una terza sorella. E vedetti pati’pe’queste cose…

43 -Jessica. Dovrebb’esse’una gioia, pe’tutt’e due, e‘nvece quell’imbecille…

44 -Patrizia.(si alza, si asciuga le lacrime, si allontana; esce)

45 -Jessica. Patri… Patrizia!(si alza)

Breve pausa.

46 -Katia.(si alza)E po’ lo vedi? A me mi verrebbe voglia di…

47 -Jessica. Di che? Di dagli du’labbrate?

48 -Katia. Ma mica a lei! A Enrico!

49 -Jessica. Se tu me lo reggi gliele do io.

50 -Katia. “‘Un c’è di peggio”, dice.

51 -Jessica. Che stupido. Sa’assa’lui che c’è di peggio nella vita. Maremma come mi garberebbe…

52 -Katia. Dagli du’labbrate.

53 -Jessica. Anche. Però…

54 -Katia. Che?

55 -Jessica. Mi sarebbe venut’un’idea… M’aiuti, Katia?


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Katia. A fa’icché?

Jessica. Che ha’visto Enrico a giro?

Katia. Gliera fòri, gliè di già briaco tegolo. Ballava co’la su’nonna.

Jessica. O‘gnamo, te lo spiego.


Jessica prende Katia per mano ed escono, mentre la prima spiega alla seconda quel che ha intenzione di fare. La musica sfuma del tutto.

FINE DEL PROLOGO


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ATTO PRIMO

La scena. Due uscite sul fondo, una a destra che porta fuori, una a sinistra che porta alle altre stanze della casa; e una finestra. Un tavolo al centro, sulla sinistra, con almeno tre sedie. Un attaccapanni a destra, vicino all’uscita, con un ombrello. Una credenza a destra con un telefono, una sveglia vecchio stile, un cappello con la penna di fagiano, una bottiglia di liquore “riserva” e una scacchiera con le pedine della dama.

SCENA 1. Luana, Remo e Adalgisa.

Luana e Adalgisa sono al centro della stanza, Remo sta passeggiando nervosamente.

60 -Luana. Adalgisa rispiegamelo perché‘un ho capito nulla.

61 -Adalgisa. Luana, bisogna che tu ti metta sulla cantonata e che tu m’avverta se arriva la mi’figliola.

62 -Luana. O perché?

63 -Adalgisa.‘Un te lo posso spiega’perché! Va’giù e se viene la mi’figliolatu mi… No, ‘un tu mipo’ telefona’, come si fa…

64 -Luana. E’ ti chiamerò. “Adalgisa, c’è Dalia!”

65 -Adalgisa. Noe!

66 -Remo. E’ ‘un pole funzionare, via.

67 -Adalgisa.‘Ta’zitto, te.


68 -Remo.


(a Luana) Ma questa donna che è venuta a cercacci iersera chi era, glie l’ha detto?


69 -Luana. Un nome strano, tipo Ceppiconi, Chiorboni, una cosa così. Ragionava tutta‘n punta diforchetta e diceva tutte le cose tre vorte. Quand’è arrivata ha detto “bongiorno bongiorno bongiorno”, poi quand’andava via ha detto “arrivederci arrivederci arrivederci”.

70 -Remo. E ha detto che telefonava alle nove e mezzo stamattina.

71 -Luana. Nove e mezzo, nove e mezzo, nove e mezzo.

72 -Remo. E che voleva‘un si sa.

73 -Luana. No. Ha detto che voleva parla’con quelli che hanno da compra’un fondo qui vicino.

74 -Remo. Allora vole parla’con noi,‘un c’è verso.

75 -Luana. Era meglio se vu c’eri voi, io ho provato a sona’i’campanello, a chiamare, ma‘un c’eranissuni!

76 -Adalgisa.‘Un c’era nissuni no, s’era tutti là‘ndo’ha fatto la festa Enrico, i’mi’nipote, glis’aiutava a fini’ di prepara’.

77 -Luana. Ah, già, che bischera. Ma che avete da compra’un fondo? A lui?

78 -Adalgisa. No, no a lui,‘un c’entra nulla lui. Ascorta, Luana. Io te lo spiego, ma te zitta,‘nteso?

‘Un ne parla’ con nissuni, soprattutto co’ la mi’ figliola! Va bene?

79 -Luana. Ma‘un si va mica‘n galera?

80 -Adalgisa. Che galera, citrulla! Allora, senti. Prima Dalia andava con lui a fa’mercati, no? Poi daquande sto qui io, siccome… Io ho più di quarantacinqu’ anni…

81 -Luana. Anche più di quarantasei.

82 -Adalgisa .‘Nsomma,‘une stiamo a spacca’i’capello‘n quattro, uggiosa. Hanno smesso d’anda’ai’ banco ‘nsieme perché Dalia preferisce sta’ dintorno casa, ora che abito qui anch’io. E allora io, siccome mi dispiace, no, di nascosto a lei ho venduto casa mia, così loro possano compra’ un fondo qui accanto pe’ apri’ un negozio.

83 -Luana. O senti bellino.


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Adalgisa. E io e i’mi’genero s’è fatto tutto di nascosto alla mi’figliola. S’aspetta che i’notarochiami pe’ anda’ a fa’ i’ compromesso. Ha’ capito ora?

Luana. Ho capito.

Adalgisa. Però ieri è venuta questa donna a cercaccipe’ questo fondo, no? E tu ha’detto che citelefonava lei.

Luana. Alle nove e mezzo, alle nove e mezzo, alle nove e mezzo.

Adalgisa. E allora, se telefona quande c’è la mi’figliola va a monte ugni cosa, no? Allora bisognache tu c’avverta quande viene. Ha’ ‘nteso?

Luana. Ho‘nteso. Ma come fo a avvertivvi?

Adalgisa. Te mettiti sulla cantonata e quando arriva Dalia… Canta una canzone!Che canzonesai?

Luana. Una canzone? Che canzone canto?

Adalgisa.‘Un lo so, una! Quella che ti pare, basta che tu sappi le parole! Tu la canti, bella forte,io la sento, e capisco. Va bene? Vai! (spinge Luana fuori a destra)

Luana. Ohiohi ora… Che canzoneti canto…(esce a destra)

Remo. Qui si manda all’aria ugni cosa.

Luana .(rientra)“Miniera”, va bene? Eh? L’ha’presente quella che fa(canta)“All’or che in ognibettola messicanaaa…”

Adalgisa. Cane di’mondo, proprio codesta costì da funerale! Cantane una più allegra, aimmenola sento meglio anch’io!

Luana. Ma quale?

Adalgisa. Una, la prima che ti viene!(la spinge di nuovo fuori a destra)

Luana.(esce a destra)


SCENA 2. Remo e Adalgisa.


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Remo. Anche l’allarme, s’è dovuto mette’. Qui va a monte tutta la sorpresa, Adalgisa.

Adalgisa. Te sta’calmo e tranquillo,‘un va a monte nulla.

Remo. Pensa’tutt’i’segreto che s’era tenuto… Ora se lo sa anche la soraLuana, se lo‘mmaginalei, Adalgisa!

Adalgisa. E’tu consumi l’impiantito.

Remo. Gliè che io ora bisognerebbe che riandassi via, mi si fa tardi. Gliè digià un quarto alledieci! Maremma, mi dispiacerebbe rovina’ ugni cosa ora. E sa’ veniva una sorpresa a caso. Un negozio come gliè sempre garbato a lei, così smetto d’anda’ a fa’ mercati, e si lavora ‘nsieme come prima.

Adalgisa. Tocca i’cielo co’un dito, poera figliola.

Remo. Grazie Adalgisa. Se‘un era per lei‘un s’era mica potuto fa’nulla.

Adalgisa. Core di mamma e socera, Remo. L’ho fatto perché son contenta di fallo.

Breve pausa.

Remo. Ma starà tanto a torna’?


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Adalgisa. Gliè andata più tardi a fa’la spesa, s’è dormito un po’di più.

Remo. Maremma stamani che lavoro a levassi alle cinque! Bella festa però, eh?

Adalgisa. E i’tu’figlioloneancora ‘un s’è visto.

Remo. Enrico?‘Un è tornato neancora?(guarda l’orologio)

Adalgisa. Macché.

Remo. Via via, guardate che ore sono, bisogna che vada via. Sa icché? Vor’di’che ci ragiona lei.

Adalgisa. Io?

Remo. Sie. Quande quella signora chiama, fa finta d’esse’lasu’figliola e sente che vole questadonna.

Adalgisa. Ah.

Remo. Se la sente?

Adalgisa. Me la sento sì. Bravo, bell’idea, vai.

Remo. Poi quande ci si vede mi racconta. Eh? Perché io ora bisogna che rivadi via, c’ho lasciato

Gianni ai’ banco, se no i’ grosso della gente arriva quande c’è sempre lui solo. E poi se torna

Dalia che gli dico?

Adalgisa. Vai vai, allora, vai.

Remo. Vo, eh, Adalgisa. Allora siamo d’accordo.

Adalgisa. Tranquillo, nini. Ci penso io.

Remo. Allora arrivederci, a dopo.(esce a destra)

Adalgisa. Ciao.(si affaccia alla finestra)Mi raccomando, Luana, eh!

Luana.(d.d.)Ma posso canta’ “Miniera”?

Adalgisa. No, quella no, t’ho detto! Porta male!

Squilla il telefono.

Adalgisa. Eccola, vah. Vista e presa.(risponde al telefono)Pronto…Qui gliè Biondi. Sie, siamo quelliche… Sì, si vole compra’ qui’ fondo, sì. Peni poco perché ho furia… Parla’? Con noi?... Di che?...

Guardi che noi ‘un siamo quelli che si vende, siamo quelli che si compra. Ah, no, credevo, tante vorte avesse capito male… No no, va bene, se ne vole parla’ di persona… (scrive) Signora?... Ah, ecco. Capogrossi. Quande vole, signora, qui tanto c’è sempre quarcheduno… Io? Adalgisa (sicorregge), no Dalia, DaliaMori…E i’mi’marito si chiama Remo, RemoBiondi. Sie… Difatti,DaliaMori in Biondi, davvero… Eh, l’ha visto, lo dican tutti… A lei, s’immagini… Arrivederla. (concludela telefonata)

Luana.(canta d.d.)Questo è il ballo del qua qua / e di un papero che sa / fare solo qua qua qua…


SCENA 3. Adalgisa, Dalia e Luana.


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Dalia.(entra da destra, stupefatta, guarda verso l’esterno)

Luana.(entra, cantando e ballando; uscirà a destra quando la spingerà Adalgisa)  Mamma papero e papà / con le

mani fan qua qua /e una piuma vola già / di qua e di là… Dalia. Poera donna gliè doventata ciucca.

Adalgisa.(si affretta a spingere Luana fuori a destra)Va bene, va bene, brava, ciao.


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134 -Dalia. Brava?

135 -Adalgisa. O‘un ballava bene? Gli ho detto brava.

136 -Dalia. Ma che gli è preso?

137 -Adalgisa. Si vede iersera anche lei ha bevuto un po’di più!

Breve pausa.

138 -Dalia.(guarda l’orologio)Piuttosto, mamma, ma i’tu’nipote!‘Un è tornato neancora?

139 -Adalgisa. Noe.

140 -Dalia. Mi fa sta’ ‘n pensiero, mi fa’sta’!

141 -Adalgisa. Lascialo fa’,‘un è bene che si diverta?

142 -Dalia. Mamma, festa di laurea va bene, ma da ieri sera a stamattina! Son le dieci!

143 -Adalgisa. Eeh… Che vo’che sia! Se vu mi c’avevi lasciato c’ero sempre anch’io!

144 -Dalia. Digià gliè meglio se‘un si racconta che ti s’è trovato co’un bicchiere di birra‘n mano aballa’ i’ latino!

145 -Adalgisa. Tanto gliera poco ganzo…(balletta goffamente)Eeeh maccarena!

146 -Dalia. Ma ci pensi se lo sa i’dottore!

147 -Adalgisa. Ora perché gliè dottore deve sape’ugni cosa?(c.s.)Eeeh maccarena!

148 -Dalia. Mamma, inutile che tu pigli le medicine se po’tu bevi la birra!

149 -Adalgisa. Oh, ni’calore della festa, du’birre tu le butti giù‘un tu te n’accorgi nemmeno!

150 -Dalia. Du’birre??

151 -Adalgisa. Era la seconda, nina, ma che credi!

152 -Dalia. Mamma!

153 -Adalgisa. Oh! Ma potrò fa’festa ai’nipote laureato colla lode, sì o no?

154 -Dalia. A fa’a codesto modo la lode si fa‘n Chiesa, allo straporto tuo!

155 -Adalgisa.(fa le corna)Toh! Fumale! C’ho più salute io d’un Granatiere di Sardegna!

SCENA 4. Dalia, Adalgisa, Enrico, Gabriele e Patrizia.

Entrano da destra Gabriele, Enrico e Patrizia. Gabriele sorregge Enrico, che soffre i postumi dell’allegra serata precedente: non cammina bene da solo, ha i vestiti sgualciti, sbracati, e i capelli arruffati. Resteranno sempre in piedi nella stessa posizione, poi, all’intimazione di Dalia, Gabriele accompagnerà Enrico fuori a sinistra. Patrizia si siede in disparte, taciturna.

156 -Dalia. Oh, meno male! Guarda lì‘n che condizioni! Enrico! Che ti senti male?

157 -Enrico. Eh?

158 -Dalia. Che ti senti male?

159 -Enrico.‘Un me lo ricordo.

160 -Gabriele. Gliè vero, eh? Dice che‘un si ricorda nulla.

161 -Dalia.‘Un ti ricordi nulla?


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-

Enrico. Eh?

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Dalia. Come,‘un tu ti ricordi nulla!

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Enrico. Macché, da ieri sera, s’era lì… Mi ricordo nonna che ballava la macarenae poi… Boh!

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Dalia. Boh? Come sarebbe, “boh”?

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Enrico.‘Un me lo ricordo.

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Adalgisa. Nini,‘un la be’la birra, se‘un tu la reggi!(ride)

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Enrico. Che ho bevuto?

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Gabriele.Se tu ha’ bevuto? Ma lo sai se ti si fa l’esami di’ sangue tu fa’ dodici e mezzo!

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Adalgisa. Bravo! Foco alle micce!

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Dalia. Ma che bravo, mamma! O Gabriele, portamelo di là‘n camera, venvia. Enrico, lo vo’un

caffè?

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Gabriele.(esegue; si avvia a sinistra)

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-

Enrico. Eh?

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Dalia. Un caffè, lo vòi?

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Enrico.‘Un me lo ricordo.

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Gabriele ed Enrico.(escono a sinistra)

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Dalia. Guardate‘n che condizioni… E’vo, via, ci vo a fagli un caffè forte.(vede Patrizia seduta)Che

se’ ‘briaca anche te?

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Patrizia. Io? No no, Dalia, è che… A questi giorni sarà i’cardo,‘un lo so come mai,‘un mi vien

dietro le gambe.

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-

Dalia. Ma siete stati svegli tutta la notte?

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Patrizia. No. Io mi sono addormentata suun divano, sarà stato… I’tocco. E ho dormito fino a

stamattina.

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Dalia. E Enrico?

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Patrizia. Boh, che lo so che ha fatto! S’è durato un po’e via pe’trovallo! Era sui’prato disteso,

dormiva com’un sasso.

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Dalia. Ma come, se’stata tutta la notte senza sape’ ‘ndo’era?

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Patrizia. Iersera tempo d’arriva’e glieran tutti d’intorno, che‘un l’ha’visto? M’è sparito, che lo so

‘ndo’ era! Ho ballicchiato un po’, poi mi son messa sui’ divano, e mi son addormentata.

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Dalia. Lo vo’anche te un caffè?

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Patrizia. No, Dalia, grazie.

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Dalia.(esce a sinistra)

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Patrizia. Via, allora vo via anch’io.

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Adalgisa. Patrizia, di’la verità. Un po’tu ha’bevuto anche te, eh?

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Patrizia. Io, Adalgisa? Aranciata e basta.

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Adalgisa. Mah. Tu ha’ un visuccio… Tu se’sbilurcita, nina.

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Patrizia. E’sarà i’cardo.

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Gabriele.(entra)Maremma che fatica a mettilo sui’letto! Patrizia, ha’bisogno che ti porti a casa?


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(esce a destra)

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Patrizia. No. No no, vo da me. Du’passi ce la fo a falli, eh,‘un son mica‘n fin di vita. Ciao, adopo.

Adalgisa. Ciao.

Gabriele. E ora vo a buttammi sui’letto anch’io. Ho dormito un po’ stanotte, eh, però… Glièstata una notte… Sor’Adalgisa, se si fa un’antra festa s’invita anche lei, eh? A balla’ la macarena gliera uno spettacolo! Nemmeno le brasiliane di Rio.

Adalgisa. Oh, di brasiliana Adalgisa‘un c’ha nulla, ma di’ rio… Ci son andata tanto ai’rio a lava’panni!

Gabriele. Grande sor’Adalgisa!(batte il “cinque” con Adalgisa;canticchia la macarena e accenna il ballo)

Adalgisa.(balla goffamente anche lei, canticchiando)Tatta rarà / tatta rararà / Eeeh maccarena!... Guarda qui!

Attro che brasiliana di’ rio! D’Arno, tu ha’ a dire!

Gabriele. Bona, sor’Adalgisa!(si avvia per uscire a destra)

Adalgisa. Ha’bisogno che ti si chiami, nini?

Gabriele. No,‘une‘mporta, grazie. Tanto fra un po’torna mi’pa’dai’capanno, e’mi sveglia lui. Adalgisa. O che è andato anche stamani?

Gabriele. Diavolo! C’è da finillo, da sistemallo, c’è da lavoracci un po’e via! Se‘un s’era fattotardi c’ero andato anch’io.

Adalgisa. Mah. Codesta‘un è mica una passione, gliè un lavoro!

Gabriele. Sor’Adalgisa, una cosa gliè certa. Se dovevo ammatti’così pe’lavoro m’ero bell’elicenziato. Invece pe’ passione… Si fa questo e attro!

Adalgisa. E’lo so, anch’i’mi’Donato gliera cacciatore.

Gabriele. O‘un me lo ricordo, sor’Adalgisa! I tordi che aveva lui‘un ce l’aveva nissuni! Via, e vo!

Adalgisa. Ciao nini.

Gabriele. Arrivedella.


SCENA 5. Adalgisa, Gabriele e Venanzio


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Venanzio.(entra da destra; a Gabriele)O che se’qui? Maremma, se tu c’eri stamani s’era sistemato laparata dalla parte della macchia, c’ha lavorato i’ vento, l’ha strappata tutta!

Gabriele. Te l’avevo detto che andava rilevata!

Venanzio. Ma che rilevi, che rilevi!‘Un si pole sta’mica lì tutte le vorte a fa’metti e leva, eh!

Gabriele. E allora tu la ritrovi strappata!

Venanzio. Noe! Se tu ce la fermi perbene dalla parte di sopra, e’ ‘un la porta via!

Gabriele. O babbo, ma che scherzi? E’fa vela, se tira vento perbene tu ritrovi ugni cosa aMoriolo!

Venanzio. Ascortami bene, i’tu’babbo gliè trent’anni che fa i’capanno fisso a’colombacci, e‘unha ma’ fatto a metti e rileva di nulla! La parata ci si mette fissa e se ci si ferma perbene, ci sta!

Gabriele. Babbo, fa’come ti pare. Ora‘un fa’confusione perché volevo dormi’du’ore.

Venanzio. C’ho da mola’tutti‘ferri, l’ho portati a casa, poi gli ridò i’minio.

Gabriele. O fallo dopo, fallo! Così‘un dormo mica! C’è anche Enrico di là a dormi’, tu sveglianche lui.


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Venanzio. Ora ci dà l’ombra, fra du’ore c’è i’sole, tu mi ci fa’fa’una sudata!

Gabriele. E te fallo stasera!

Venanzio.‘Un posso.

Gabriele. Domani!

Venanzio.‘Un posso neanche domani.

Gabriele. Babbo, io te lo dico,‘un attacca’la mola perché ti butto giù i’contatore.

Venanzio. E’tu dormi stasera.

Gabriele. Noe, io voglio dormi’ora!

Venanzio. Stasera!

Gabriele. Ora!

Venanzio. Stasera!

Gabriele. Ora!

Venanzio e Gabriele.(escono insieme a destra, senza salutare, discutendo a soggetto)


SCENA 6. Adalgisa e Dalia, poi Katia, poi Enrico

234 -Adalgisa. Poerini. E son sempre a fa qui’lavoro lì, eh, giorno e notte! E’un li pigliano no,‘colombacci, fanno sempre confusione, ‘un gli passano! Bah, brava nina, m’ha’ portato i’ caffè anc’a me?


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Dalia.(è entrata con una tazzina di caffè, un bicchiere d’acqua e una pastiglia)Noe, per te c’è questa(allude alla pastiglia),

i’ caffè gliè per me. Enrico l’ha preso, ma dice che vole dormi’ un po’.

Adalgisa.(prenderà la pastiglia, con un po’ di riluttanza)Codesto dipende.

Dalia. Dipende? Da icché?

Adalgisa. Da chi vince, ai’piano di sotto, fra babbo e figliolo. Quanta confusione che fanno! Du’gatti ‘n una balla leticherebbano di meno!

Dalia. Speriamo che faccin la pace, se no dopo a desinare tu lo senti!

Adalgisa. Ah! Io son contenta d’avelli a desina’e cena, son meglio della televisione!

Dalia. Per quello son contenta anch’io. Si fa un’opera di bene e‘un si paga l’affitto!

Adalgisa. Poera Inesse, Dio la riposi‘n pace, com’avrà fatto a sopportalli un marito e un figliolo

aqui’ modo! Se ‘un moriva doventava ciucca! Dalia. Mamma!

Adalgisa. E’fo pe’scherza’,‘gnamo! Tanto di me Inesse‘un se ne piglia mica! La vidi nasce’,poera figliola!


Rumore di mola in funzione, che si avvia e si ferma di continuo.


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Adalgisa. Eh. L’ha avuta vinta i’babbo.

Dalia. Ohiohi… E’voleva dormi’un po’ Enrico…

Katia.(entra da destra)Permesso? Buongiorno.

Dalia. Ba’, guarda chi c’è! Buongiorno, nina, vieni!


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(esce a sinistra)

C’è di peggio

249 -Adalgisa.Ah, ecco… Cosa… O nina, abbi pazienza, fo sempre confusione fra te e la tu’ sorella.Te tu sei…

250 -Katia. Katia.

251 -Adalgisa. Ecco, Jessica gliè quell’attra. Sa’ nina, io ho più di quarantacinqu’ anni…

252 -Katia. Che c’è Enrico? C’avevo da digli una cosa.

253 -Dalia. Enrico? Sì, poer’a te! Gliè tornato più morto che vivo!

254 -Enrico.(entra; tiene le mani sulle orecchie e gli occhi chiusi, soffre il rumore che viene di fuori)

255 -Dalia. Eccolo! Nini,‘un tu dormi più con questa confusione, eh?

256 -Enrico. Mi ci mancava attro che questa…(vede Katia; lì per lì non si rende conto)Ma te… O che abiti qui,te?

257 -Dalia. Ma che dirrai! O‘un lo vedi gliè Katia! Poerini, vu me l’avete rovinato, stanotte!

258 -Enrico. Ah… Ba’, o Katia, ciao.

259 -Katia. Ciao.

Non si ode più la mola.

260 -Enrico. Scusa, ma‘un ti ci facevo. Che avevi bisogno di qualcosa?

261 -Katia. Ero venuta pe’vede’come tu stavi.

262 -Dalia. L’ha’visto, poerina, brava, gliè venuta apposta.

263 -Katia. E poi volevo parla’con te.

264 -Enrico. Ah. Io‘nsomma, mi fa un po’male i’capo, ma però mi pare di comincia’ a… Con me?

Te ha’ da parla’ con me?

265 -Katia. Sì.

266 -Enrico. Di che?

267 -Katia. E…(discretamente, fa capire che c’è un po’troppa gente)

268 -Enrico.(guarda Dalia e Adalgisa, senza afferrare)Loro? Che hanno?

269 -Adalgisa.(ha capito, ma fa finta di non capire)Che s’ha?

270 -Dalia. Che s’ha, e’s’ha che siamo qui, e bisognerebbe sta’di là. E’hanno da chiacchierare.

‘Gnamo mamma. (si avvia per uscire a sinistra)

271 -Adalgisa.(a Enrico)O che t’ha da di’, pe’vole’che‘un ci sia nissuni?

272 -Enrico.(a Katia)Davvero, che m’ha’da di’, pe’vole’ che…

273 -Dalia. O mamma… Saranno cose sua no? Via.

274 -Adalgisa.‘Un si sa ma’nulla‘n questa casa.

275 -Dalia. Ciao Katia.(esce a sinistra)

276 -Adalgisa.Ciao nina… Ma fate una cosina di giorno, eh!

277 -Katia. Arrivederci.

SCENA 7. Katia ed Enrico

278 -Enrico. Mettit’a sedere.


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279 -Katia. No, preferisco sta’ ‘n piedi.

280 -Enrico. Ecco, allora abbi pazienza, ma a sedere mi ci metto ioperché… Sono un po’…(esegue)Via, dimmi, tu m’ha’ messo una curiosità addosso…

281 -Katia. Bella festa, ieri sera, eh?

282 -Enrico. Bah, io mi son divertito, spero anche tutti quell’attri. A te, t’è piaciuta?

283 -Katia. Sì,fino… Alla seconda parte, sì.

284 -Enrico . Anche se devo ammettere che dai’tocco‘n poi… ‘Un lo so mica che è successo,‘un miricordo più di nulla… O quale gliè la seconda parte?

285 -Katia. Ecco, proprio di questo ti volevo parla’. Te, dai’tocco‘n poi… ‘Un tu ti ricordi propriopiù nulla?

286 -Enrico. Nulla.

287 -Katia. Ma nulla di nulla?

288 -Enrico. Nulla di nulla di nulla. M’hanno svegliato che ero lungo disteso ni’prato accanto allacapanna, stamattina all’otto. Quello che c’è prima per me gliè buio completo.

289 -Katia. Meglio.

290 -Enrico. Eh? Meglio?

291 -Katia. Meglio, sì.

292 -Enrico. O perché?

293 -Katia. Perché son successe delle cose che…Era meglio se‘un succedevano.

294 -Enrico. O che t’è successo?

295 -Katia. No, no a me. A tutt’e due noi, Enrico.

296 -Enrico. Spiegami che tu‘ntendi dire.

297 -Katia. Ma come,‘un ti ricordi proprio di nulla?

298 -Enrico. Di che?

299 -Katia. Noi stanotte…(si avvicina all’orecchio di Enrico e bisbiglia qualcosa)

300 -Enrico.(sbalordito)Ma chie? Noi?

301 -Katia. Sì.

302 -Enrico. E s’è anche…(si alza e bisbiglia lui all’orecchio di Katia)

303 -Katia. Anche.

304 -Enrico.(c.s.)Anche! O Katia, ma io…

305 -Katia.‘Un tu ti ricordi di nulla.

306 -Enrico. Nulla, nulla‘un mi ricordo!

307 -Katia. Ecco, meglio così.

308 -Enrico. Meglio così? Ma come, sono stato co’una delle più belle figliole di’ paese… E com’èandata?

309 -Katia. Com’è andata, Enrico, s’era lì e poi… Che ‘un lo sai come vanno queste cose?

310 -Enrico. E’ lo so, ma… ‘Un me lo ricordo!

311 -Katia. E meno male, perché tu se’anche fidanzato, questo te lo ricordi?


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(apre la finestra e chiama, al piano di sotto)

C’è di peggio


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Enrico. Sentila! E te stanotte te lo ricordavi?

Katia. Insomma,‘un ne parliamo più. Gliè stato un divertimento, e basta. S’era un po’bevutotutt’e due… E lasciamo fare.

Enrico. E lasciamo fare.

Katia. Mi raccomando, Enrico.‘Un ci roviniamo pe’cose come queste, eh? Ciao.(esce a destra)


SCENA 8. Enrico e Gabriele


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Enrico. Ciao.(resta solo)‘Camiseria, un bacino tu me lo potevi anche da’. Se stanotte s’è…(nontermina la frase) Maremma, Katia, Katia Baldini! Maledetta questa zucca che‘un mi ricordo nulla!Dev’esse’ stata una cosa… Meravigliosa! Memorabile! Ma che memorabile, un cavolo, memorabile gliera se tu memoravi, ma te ‘un tu memori!... Gabriele! Forse lui qualche cosa ha

visto!                                                                           Gabriele! Gabrielee!

Gabriele.(d.d.)Oh! Ma che urli?

Enrico. Vieni su veloce!

Gabriele.(d.d.)Ma perché?

Enrico. Veloce, t’ho detto!(richiude la finestra)Ecco, magari lui m’ha visto, si ricorda… Maremma,ma dopo i’ tocco… E’ ballavo, mi ricordo la mi’ nonna colla birra… E poi…

Gabriele.(entra; ha un rotolo di nastro isolante in tasca)Ma che c’è? Che ha’fatto?

Enrico. Mettit’a sedere! Guardami perbene!

Gabriele.(siede)Eh. Bellino, tu sei.

Enrico.‘Une scherza’, Gabriele, son cose serie! Dimmi: io stanotte, dopo i’tocco, che ho fatto? Gabriele. So assa’io che tu ha’fatto te.

Enrico. Bisogna che tu lo sappia‘n tutte le maniere!

Gabriele. Bisogna che lo sappia, e se‘un lo so? Enrico,‘un lo so, che ti devo fa’!

Enrico. Io‘un mi ricordo nulla, Gabriele!

Gabriele . Codesto lo so, tu me l’ha bell’e detto dugento vorte stamattina! Ma dopo ave’bevutoun po’ ci sta che…

Enrico. Gabriele, io bisogna che lo sappia, bisogna che me lo ricordi! Forse se tu mi rammentiquarche cosa te…

Gabriele. E dagliela! Ma che ti devo rammenta’se‘un lo so!

Enrico. E’lo so io, però!

Gabriele. Ba’…(si alza)Ora ti do un cazzotto ti sciorgo ‘ nodi delle scarpe! Che fai, mi pigli‘ngiro? Quello che tu ha’ fatto stanotte, lo sai o ‘un lo sai?

Enrico. Lo so, ma‘un lo so!

Gabriele. Ha ragione la tu’nonna, a te l’àrcole ti dà ai’capo!

Enrico. Insomma, lo so, ma‘un me lo ricordo!

Gabriele. E se‘un tu te lo ricordi come fa’a sapello?

Enrico. Me l’ha detto lei!

Gabriele. Chi lei?


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Enrico. Che l’ha’visto chi è venuto qui ora?

Gabriele. No, chi è venuto?

Enrico. Katia.

Gabriele. Katia… Katia Katia?

Enrico. La Baldini.

Gabriele. E che t’ha detto?

Enrico. M’ha detto che noi… Che io e lei…

Gabriele. Che te e lei che?

Enrico. Gni si son date secche.

Gabriele. Noo! Chie?

Enrico. Io e Katia.

Gabriele. Te e Katia?

Enrico. Eh.

Gabriele. Maremma… Grande Enrico! Guarda che castigatore di femmine… Bravo, ‘ccident’ate! Che vo’ sape come gliè!

Enrico. Eh, lo vorre’sape’anch’io come gliè! Ma‘un me lo ricordo!

Gabriele. Porca miseria! Ma come, nulla?

Enrico. Nulla, Gabriele!

Gabriele. Ma che scherzi davvero, una come Katia Baldini!‘Camiseria, dare’un braccio, io, pe’portalla ‘n camera! Ma te l’ha detto lei?

Enrico. Sì, è venuta qui ora, t’ho detto!

Gabriele. E allora, tu avevi a prova’a vede’un po’se conlei… Ti ritornava a mente quarchecosa! Tu avevi a fa’ un po’ di ripasso!

Enrico. Ma che ripasso, Gabriele!

Gabriele.‘Ndove la ritrovi una figliola a quella maniera, ma che l’ha’vista?

Enrico. Eh, l’ho vista.

Gabriele. Già, te tu l’ha’ anche sentita! Enrico, maremma… Pensa’che fu’io, come fossi i’tu’fratello maggiore, fu’ io a ‘nsegnatti l’arte dell’imbullettatura! Tu l’ha’ messi ‘n pratica i’ mi’ ‘nsegnamenti, eh? Oh, io una preda ‘n quella maniera ‘un l’ho ma’ raccattata! Mai, parola mia! Una delle Baldini, ma ci pensi? Però certo, ‘un ricordassi nulla…

Enrico. Ma nulla,‘ccident’a me,‘un mi ricordo nulla! Gabriele. E tu m’ha’chiamato perché tu volevi sape’ se io…

Enrico. Eh.

Gabriele. Ma figurati se t’avevo visto in codeste faccende affaccendato, ma che‘un t’avre’dettonulla, secondo te? Maremma, un monumento ti farei! Grande Enrico, cartucce sparate meglio di quelle ‘un ce n’è. Son queste l’azioni che danno lustro alla categoria!

Enrico. Ascolta, o lustro! Silenzio, eh?‘Un tu sa’nulla di nulla, va bene?

Gabriele. O Enrico, ma che scherzi!


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C’è di peggio

SCENA 9. Enrico, Gabriele e Remo

370 -Remo.(entra)Allora? Finita la festa?

371 -Enrico. Ciao babbo.

372 -Gabriele. O Remo, ciao.

373 -Enrico. Tu se’tornato presto.

374 -Remo. Ci sprizzolava a Montespertoli, s’è smontato tutti. Ma te? Son andato via stamattina cheneancora ‘un tu eri tornato.

375 -Gabriele. S’è riportato a casa alle dieci.

376 -Remo. Alle dieci?

377 -Gabriele. E perché ci s’è riportato noi. Se no gliera sempre là a russa’sui’pratino.

378 -Remo. O Enrico, o che è vero?

379 -Enrico. Gliè vero sì.

380 -Remo. Ma vi siete divertiti, sì?

381 -Gabriele. Bah. Confusione se n’è fatta tanta. Eh?

382 -Enrico. Gliè stata una bella festa, sie.

383 -Remo. Tu lo dici co’ un tono…

384 -Gabriele. E'gliè perché…

385 -Enrico. Perché mi dole i’capo, babbo.

386 -Remo. ‘Un tu sa’ mica se stamani ha telefonato quarcheduno?

387 -Enrico. Quand’ero qui io no. Perché, chi doveva telefona’?

388 -Remo. Una signora che… Ci doveva ragiona’ la tu’ nonna.

389 -Enrico. Boh, babbo. ‘Un lo so, domandaglielo a lei.

390 -Remo. ‘Ndo’è?

391 -Enrico. Sarà di là.

392 -Remo. Ma c’è anche mamma?

393 -Enrico. C’è sì.

394 -Remo. Maremma…

395 -Enrico. O ‘ndo’ volevi che fosse?

396 -Remo. Nulla, nulla. Lascia fare.

397 -Gabriele. Via, allora io ritorno giù. Anzi, sa’icché fo?‘Rivo qui ai’barre a piglia’un gelato! M’èpreso la voglia.

398 -Enrico. Credevo che tu ti rimettessi a fa’confusione.

399 -  Gabriele.  Ma  ‘un  ero  mica  io.  Era  mi’  pa’.  Ma  gli  ho  staccato  l’automatico.  E  mentre  loriattaccava, gli ho tagliato i’ filo della mola. E (trae di tasca il rotolo di nastro isolante, che consegnerà a Enrico)

senza nastro isolante riaccomodallo ‘ un sarà una cosa semplice. Anzi, facciamo una cosa: Enrico tienimelo te. Perché lui gliè capace di frugammi anc’addosso. Bona gente! (esce a destra)

400 -Remo. E’vo a cambiammi, via.(esce a sinistra)

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SCENA 10. Enrico e Jessica

401 -Jessica.(entra da destra)Ciao.

402 -Enrico. Che ci risei? Ah, Jessica…

403 -Jessica. Perché, chi pensavi che fossi?

404 -Enrico. No, pensavo che fosse Katia, la tu’sorella.

405 -Jessica. E‘nvece son io, son Jessica.

406 -Enrico. Che volevi quarche cosa?

407 -Jessica. Volevo parla’con te.

408 -Enrico. Con me?

409 -Jessica. M’hanno detto che te di stanotte‘un tu ti ricordi nulla.

410 -Enrico. O chi te l’ha detto? La tu’sorella?

411 -Jessica. E ridài. La lasci fa’la mi’sorella?

412 -Enrico. No, gliè che… Pensavo che…

413 -Jessica. Fammi parla’me. Se‘un tu ti ricordi nulla gliè meglio così. Perché tanto t’avre’chiesto didimenticatti tutto, prima possibile.

414 -Enrico. Dimenticammi di che?

415 -Jessica. Di quello che è successo.

416 -Enrico. Co’la tu’sorella?

417 -Jessica. Oh, ma allora tu lo fa’apposta! Io son Jessica,‘un son la mi’sorella!

418 -Enrico. Io‘un capisco più nulla.

419 -Jessica. Enrico, noi stanotte…(bisbiglia all’orecchio di Enrico)

420 -Enrico. Come? Io e te?

421 -Jessica. Sì.

422 -Enrico. Io e te, o io e la tu’sorella?

423 -Jessica. Io e te, Enrico! Siamo stati insieme, io e te! Ma perché tu rammenti sempre la mi’sorella?

424 -Enrico. No no,‘un la rammento più,‘un t’arrabbia’! Allora io e te…

425 -Jessica. Vòi che ti faccia un disegnino?

426 -Enrico. Da una parte mi garberebbe che tu me lo facessi! Perché, accident’a me,‘un me loricordo!

427 -Jessica. Meglio, Enrico. Gliè meglio. Aimmeno‘un c’è complicazioni di nulla. E’stato undivertimento.

428 -Enrico. Come con la tu’…

429 -Jessica. Eh?

430 -Enrico. Un divertimento, un divertimento, sie. E’sa’mi son divertito un po’e via!

431 -Jessica. Te tu se’anche fidanzato, voglio dire, Patrizia gliè anche mi’amica.

432 -Enrico. Chissà perché ora‘un ci pensavo.

433 -Jessica. No, a quello sarà meglio se tu ci pensi. A me,‘un ci pensa’.‘Un ci pensa’più.


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C’è di peggio

434 -Enrico. Fo come se‘un fosse successo nulla.


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Jessica. Bravo. Ero passata pe’ditti questo. E ora vo via subito perché gliè meglio. Ciao.(esce a

destra)

Enrico. E’fo sì come se‘un fosse successo nulla! Se‘un me lo ricordo! Ma io divento matto!

Matto, divento! Le Baldini, tutt’e due, in una notte sola, du’ figliole che fanno resuscita’ ‘ morti…

E’ ‘un ricordassi nulla, nulla di nulla, nemmeno di che colore sono!


SCENA 11. Enrico e Gabriele


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Gabriele.(entra, con in mano un cono gelato marca Sammontana)  Oh! Ho visto passa’Jessica! Che t’ha detto

quarcosa? Eh? Gliel’ha raccontato la su’ sorella?

Enrico. Gabriele, Gabriele‘ta’zitto.‘Ta’zitto pe’l’amor di Dio!

Gabriele. Ma come sta’zitto! Perché gliè venuta qui, allora?

Enrico. Gabriele… Gabriele, aiutami te, ‘un so se ridere, se piangere…

Gabriele . Ridere? Piangere, tu dovresti! Che rimpianto più grande ci pol’essere d’ave’giocato abuchetta co’ una delle due più belle figliole di’ paese e ‘un ricordassi nulla? Che ci pole esse’ di peggio?

Enrico. Eh… Cipole, ci pole.

Gabriele. Come ci pole! Più di così? Più di così‘un saprei!

Enrico. Pensa se codesto rimpianto che tu dici te fosse… Doppio!

Gabriele. Doppio? Come doppio! Che vor’di’doppio?

Enrico. Gabriele, doppio, che vor’di’doppio! Se son du’sorelle, doppio!

Gabriele. Enrico, ho capito che son du’sorelle, ma cosa‘ntendi di’ quande… No. No! Noo!...

Enrico! Guardami!

Enrico. Eh. Bellino, tu m’ha’detto dianzi.

Gabriele. Vien qua! Qua davant’a me!

Enrico. Eh.

Gabriele. Che mi vorresti di’ che te… Katia e Jessica? Le Baldini? Tutt’e due?

Enrico. Tutt’e due.

Gabriele. Enrico! Enrico!...(si inginocchia)Mettimi una mano sui’capo! Spiegamelo te, anc’a me,come si fa! E io che credevo d’esse’ stato i ’ tu’ maestro! Ma che maestro, alunno, discepolo voglio essere! Grande Enrico, ma che Casanova, ma che Dongiovanni! Enrico Biondi, il mito, l’unico, il solo! Sei un grande, Enrico! Accettami quale tuo umile servitore, Enrico, ti prometto devozione fino alla morte, basta che tu mi lasci gli scarti son contento uguale!

Enrico. Gabriele…

Gabriele. Imbullettatore, castigatore, distenditore di donne, piegatore di animi femminili ai tuoiusi e consumi! Illumina anche me di cotanta luce! Un libro! Un libro tu devi scrivere! Dettamelo, lo scrivo io! Si pubblica e si fa ‘ sòrdi a carrettate! Oh, la prefazione la fo io, eh, lo voglio di’ che ‘ primi rudimenti dell ’arte amatoria te l’ho ‘nsegnati io, quande a Tirrenia s’andava nelle gabine a fa’ buchi pe’ guarda’ le donne…

Enrico. Gabriele…


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Gabriele. Ma con te, Enrico, attro che buchi… Codeste ‘mprese a paragone‘un son buchi, sonmaniche di pastrano, son cloache massime, son gallerie, sono! Enrico! Impallinassi io ‘ colombacci come tu ‘mpallini le donne te! Attro che capanno! Concedimi di seguirti nelle tu’ scorribande notturne! S’esce ‘nsieme, ti fo be’ finché ‘un tu capisci più nulla e poi ti mando ‘n avanscoperta. Oh, quarche cosa mi toccherà anc’a me, eh! Si fa, Enrico?

Enrico. Gabriele, via…

Gabriele. Ma ci pensate, gente, le Baldini, maremma diavola, Katia e Jessica!... Ma… O Enrico,con chi se’ andato prima?

Enrico.‘Un me lo ricordooo!

Gabriele. No, pensavo che una te l’avesse detto che…

Enrico.‘Un m’hanno detto nulla. E anzi mi raccomando, Gabriele,‘un di’nulla a nessuno. Miraccomando, a nessuno!


SCENA 12. Enrico, Gabriele e Venanzio


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Venanzio.(entra; a Gabriele)Tira fòri i’nastro isolante!

Gabriele.‘Un ce l’ho mica.

Venanzio.‘Un è vero.

Gabriele. Frugami, allora.

Venanzio.(fruga Gabriele, senza trovare nulla)Gabriele… Gabriele, tira fòri i’nastro isolante, perchésennò…

Gabriele. La coppiola! Ma ci pensi tu ha’fatto la coppiola, Enrico!

Enrico.(fa cenno a Gabriele di tacere)

Venanzio. Che coppiola?

Gabriele. Che coppiola?

Venanzio. Ora, tu ha’dettoa Enrico che ha fatto la coppiola… Di che?


Venanzio è nel centro, Enrico e Gabriele alle estremità. Venanzio parlerà con Enrico dando le spalle a Gabriele, il quale suggerisce le risposte a Enrico utilizzando gli oggetti che ha a portata di mano. Enrico sarà in difficoltà e a tutte le risposte chiederà aiuto a Gabriele, e risponderà a Venanzio solo dopo il suggerimento di questi. Ogni singolo termine di ogni frase sarà suggerito da Gabriele. Venanzio non si accorgerà mai di niente. Ci vorranno degli oggetti: una sveglia vecchio stile, un cappello con la penna di fagiano, un ombrello, una bottiglia di liquore riserva, un gelato (che Gabriele ha già in mano), una dama.


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Gabriele.(a Enrico)Coppiola… Di che, Enrico?

Enrico. Di che?

Gabriele.Coppiola…(non sa come uscirne; si guarda intorno, vede il cappello con la penna di fagiano e gli viene un’idea;mostra la penna a Enrico)

Enrico. Di fagiani!

Venanzio. Di fagiani… Te?

Enrico. Eh.

Venanzio. O quando mai se’andato a caccia te?

Enrico. No, e… Provai, e allora…


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C’è di peggio


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Venanzio. Tu ha’provato a anda’a caccia e tu ha’fatto la coppiola? Di fagiani? Venvia venvia! Enrico.‘Un ci credi?

Venanzio. No,‘un ci credo!‘Ndo’andasti, prima di tutto?

Gabriele.(pensa qualche attimo)

Enrico. Andai… Andai…

Gabriele.(mostra il cono gelato; dovrà destreggiarsi tutto il tempo tenendolo in mano; alla fine lo metterà in bocca, con la punta chespunta fuori)

Enrico. Sulla neve…

Venanzio. Sulla neve?


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Gabriele.(dice di no; suggerisce “Sammontana”)

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Enrico. Ah! A Sammontana! Ecco‘ndove! A Sammontana.

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Gabriele.(prende la bottiglia di liquore, indica la scritta “Riserva”)

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Enrico. A Sammontana… A be’… Ah, in riserva! Ecco, in riserva a Sammontana!

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Venanzio. Ah, ho capito. Quella lassù… Sì, lo so ‘ndov’è. E com’andò, com’andò? Raccontami

un pochino.

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Gabriele.(cammina)

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Enrico. Camminavo…

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Gabriele.(prende l’ombrello per mimare il fucile)

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Enrico.Veniva un’acqua, Venanzio…

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Gabriele.(nega; lo imbraccia come fosse un fucile)

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Enrico. Ah, no…Col fucile, avevo il fucile, ecco!

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Venanzio. Carico?

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Enrico.(sta per rispondere “diamine”)Dia…

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Gabriele.(dice di no)

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Enrico. Noo! Era scarico!

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Venanzio. Bravo! Mai coi’fucile carico,‘nteso? Mai!

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Enrico. No no, mai, mai.

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Venanzio. Ecco, e poi?

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Enrico.E poi…

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Gabriele.(di lontano)

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Enrico. Di lontano…

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Gabriele.(vidi, la penna del fagiano)

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Enrico. Vidi… I’fagiano.

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Venanzio. Si levò?

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Enrico. Eh?

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Venanzio. I’fagiano. S’era levato?

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Gabriele.(nega)

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516 -Enrico. No, ma era mattina tardi, vedrai gliera un pezzetto che gliera sveglio.

517 -Venanzio. Noo… Dico, in volo, s’era levato?

518 -Enrico.(sta per rispondere “sì”)

519 -Gabriele.(dice di no)

520 -Enrico. No!

521 -Gabriele.(andava)

522 -Enrico. Andava…

523 -Gabriele.(mostra una pedina della dama)

524 -Enrico. La pedina?

525 -Venanzio. Di pedina! Andava di pedina! Figliettino, allora era vecchio, era,‘un era buttato daallora! E te?

526 -Enrico. E io…

527 -Gabriele.(mostra la sveglia, fa l’atto di caricarla)

528 -Enrico. Caricaa!

529 -Gabriele.(nega, c.s.)

530 -Enrico. Ah, no… Caricai i’fucile!

531 -Gabriele.(un altro, penna di fagiano)

532 -Enrico. E un antro fagiano…

533 -Gabriele.(lì vicino)

534 -Enrico. Proprio lì accanto…

535 -Gabriele.(sbadiglia, fa l’atto di alzarsi dal letto)

536 -Enrico. Si... Si levò, si levò, come si diceva dianzi.

537 -Venanzio. E te…

538 -Enrico. E io…

539 -Gabriele.(mostra la punta dell’ombrello, mima il fucile)

540 -Enrico. Puntai… Puntai i’fucile.

541 -Gabriele.(pum)

542 -Enrico. Pum!

543 -Gabriele.(mostra ancora la bottiglia)

544 -Enrico. In riserva…

545 -Gabriele.(dice di no, mostra la scritta “secco” sull’etichetta)

546 -Enrico. Ah, secco. Eh, secco! Giù, morto e duro.

547 -Gabriele.(mostra la penna del fagiano; si mette il cappello)

548 -Enrico. I’fagiano.

549 -Venanzio. Eh, se ti s’era levato vicino, gliera facile. E quell’attro?

550 -Enrico. Quell’altro…

551 -Gabriele.(sentire, botta)


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C’è di peggio

Enrico. A sentire la botta…

Gabriele.(sbadiglia, fa l’atto di alzarsi dal letto)

Enrico. Sì levò anche lui!

Gabriele.(punta dell’ombrello; lo mette al braccio)

Enrico. E io sverto ripuntai e…

Gabriele.(pum)

Enrico. Pum!

Gabriele.(mostra ancora la bottiglia)

Enrico. In riserva!

Gabriele.(dice di no, mostra la scritta “secco” sull’etichetta; tiene la bottiglia in mano)

Enrico. No, secco, secco. Ecco.

Gabriele.(finito)

Enrico. E basta.

Gabriele.(si asciuga il sudore)

Enrico. Dura’una fatica, Venanzio…

Gabriele.(nega; ha il gelato in bocca, il cappello, l’ombrello al braccio e la bottiglia in mano)

Enrico. Ma no tanta, eh…

Venanzio. Una coppiola di fagiani? Che vo’dura’ fatica! Meglio di così! Ma senti… ‘Un c’avre’ma’ creduto, guarda! Bravo, bravo davvero. (si volta e vede Gabriele) Ha’ sentito, Gabriele, che cacciatore… O te che ci fai ‘n codeste condizioni?

Gabriele.(si toglie il gelato di bocca)Io? Nulla… Ha’visto mai passasse du’ fagiani…


FINE del PRIMO ATTO


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ATTO SECONDO

La scena. La stessa del primo atto. Nella credenza dovranno esserci una bottiglia di vino con due bicchieri, un grembiule e il nastro isolante che Gabriele ha consegnato a Enrico durante il primo atto.

Remo passeggia nervosamente. Adalgisa sta ripiegando una serie di panni che prende da un canestro sul tavolo.

SCENA 13. Remo e Adalgisa

571 -Adalgisa. Remo.

572 -Remo. E’consumo l’impiantito, sì, lo so!

573 -Adalgisa.Allora, se tu lo sai…

574 -Remo. Gliè che mi garberebbe sape’ che vole codesta signora… Com’ha detto che si chiama?

575 -Adalgisa. Capogrossi.

576 -Remo. Prima venne a cercacci. Quante gliè, son tre settimane, no? Po’telefonò e disse chevoleva parla’ con noi. Poi ‘un s’era fatta più senti’, pensavo che ‘un venisse più.

577 -Adalgisa.E ‘nvece ieri ha ritelefonato pe’ di’ che veniva stamattina. Ha detto “ci si vededomattina, domattina, domattina”.

578 -Remo.E ‘un si sa che vole, solo che vole ragiona’ con noi.

579 -Adalgisa.Ma te l’avrò detto dieci vorte, da ieri.

580 -Remo. E io bisogna che vada via, bisogna. Si fa come l’attra vorta, eh? Ma se la sente, Adalgisa?

581 -Adalgisa. O che vo’che sia, ci ragiono io! Fo finta d’esse’la mi’figliola e sento che vole.

582 -Remo. No…No, così no,tante vorte ci fosse da rivedessi… Gli dica che la mi’moglie‘un c’è,ma che pole parla’ anche con lei. Tanto gliè la verità.

583 -Adalgisa. Allora gli dirò a codesto modo.

584 -Remo. Dico bene: ma Dalia‘ndo’è?

585 -Adalgisa. L’ho mandata co’la sora Luana, ormai anche lei gliè complice di noattri. Un po’a giroci staranno.

586 -Remo. Via, allora vo, eh? Dopo mi racconta che voleva quella signora...Com’era?

587 -Adalgisa. Capogrossiii!

588 -Remo. Ecco, Capogrossi. Arrivederci.(esce a destra)

589 -Adalgisa.Sì, sì, sta’ tranquillo. Ciaonini.(fra sé, alludendo alla Capogrossi)Ci mancava anche lei, vah!

SCENA 14. Adalgisa e Katia, poi Enrico

590 -Katia.(entra da destra)Permesso? Buongiorno!

591 -Adalgisa. O nina, bongiorno. Che c’è quarcosa di novo?

592 -Katia. Perché?

593 -Adalgisa. Nulla, si fa pe’dire.

594 -Katia. Che c’è Enrico?

595 -Adalgisa. C’è, c’è.


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Katia. Me lo potrebbe anda’a chiamare?

Adalgisa. Scommetto che tu ha’da parla’con lui e che‘un si pole sta’a senti’.


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(cambia espressione; capisce)

C’è di peggio

598 -Katia. Pe’di’la verità sì, sor’Adalgisa.


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Adalgisa. Ma guarda come c’ho dato. Eh? Te lo mando, nina, tanto se qui‘un posso sta’…(si

affaccia) Enrico, vieni ti vogliano! (a Katia) Ciao, eh! (esce a sinistra)

Enrico.(entra da sinistra)O chi è che… Ah, bongiorno.

Katia.Ciao Enrico. Senti…

Enrico.‘Un ho detto nulla a nessuno, eh? Zitto, mutolo come le sore di San Miniato.

Katia. Aspetta, Enrico. C’è dell’attro.

Enrico. Che s’è fatto quarcos’attro?Nina, più di quello… Katia. C’è anche più di quello, Enrico. Dimorto di più di quello.

Enrico. Sì, ma dico io… A parte i’fatto che‘un me lo ricordo, no, ma fra di noi, ecco, più che fa’

quello che s’è fatto, voglio dire, che ci dovrebbe…                                                                                                                                    Ma… Katia! Guardami

un pochino!

Katia. Enrico… Enrico, sì.

Enrico. Ma… Che parli di…(indica il ventre di lei)Costì?

Katia. Enrico, sono‘n ritardo di du’settimane.

Enrico. Porcaccia miseriona diavolona maledetta sudicia ladra! Ma che ne se’sicura?

Katia. Esami‘un n’ho fatti, ma io sono sempre stata puntuale com’un orologio…

Enrico. E ora? E ora come si fa? Come si fa, ora?

Katia. Gliè un gran casino. Te tu se’anche fidanzato.

Enrico. Maremma te lo‘mmagini che lavoro! Gliè un disastro, una catastrofe! E poi un bambino,un bambino! ‘Un volevo neanche doventa’ babbo, io!

Katia. Io spero con tutt’i’ cuore di no, Enrico, ma… Ci sta davvero che tu ci diventi.

Enrico. Ascorta, te‘ntanto fa’l’esami, eh?‘Un si sa mai, tante vorte… Codest’orologio costìdentro avesse avuto da cambia’ le batterie.

Katia. Enrico, io l’esami li fo, ma… Dico…

Enrico. Che?

Katia. Se c’è i’nini, che si fa? Ci si sposa?

Enrico.Nina, se…Se c’è un bambino costì, che si deve fa’, ci si sposerà.

Katia. Tu lo dici come se fosse una disgrazia!

Enrico. No, è che io‘ bambini… A me mi fanno uggia, me n’hanno sempre fatta.‘Un c’è dipeggio che ave’ figlioli!

Katia. E allora? Che vorresti? Che io…

Enrico. No, codesto no, che c’entra. Vorrà di’ che…

Katia. Ci si sposa.

Enrico. Io pe’prossimi cinquant’anni avevo de’programmi un po’differenti! Comunque, te fa’l’esami, e poi se c’è da fa’ codesto passo… Si fa, e addio.

Katia. E addio. Che entusiasmo.

Enrico. Entusiasmo… Che pretendi, che soni la banda?

Katia. No no.‘Un sona’.‘Un sona’nulla. Ciao Enrico.(esce a destra)

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630 -Enrico. Guardate voi‘n che casino mi ritrovo! Incinta, l’ho messa! Accident’a me e a quellanottataccia!

SCENA 15. Enrico e Adalgisa


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Adalgisa.(è entrata in tempo per udire le ultime parole)Quale nottataccia, nini?

Enrico. Nonna… Nonna lasciami fa’, guarda.

Adalgisa. Scusate se son entrata, ma… O che è bell’e andata via? Son venuta a piglia’l’occhiali,tu lo sai, l’adopro sempre, ‘un ne posso fa’ a meno.

Enrico. Venvia nonna, lo sa anche la Befana che‘un tu l’adoprimai,‘un cerca’le scuse.

Adalgisa. Via, ecco, ora fammi passa’da ciacciona! Che son ciacciona, io?

Enrico. Nonna guarda,‘un è i’momento.

Adalgisa. O diglielo a nonna, nini. Io forse potre’anc’aiutatti, ma se‘un tu mi racconti nulla!

Enrico. Ma che vo’che ti racconti! Tanto anche se te lo dicessi che cambierebbe? Nottataccia è enottataccia resta!

Adalgisa. Allora lo vedi se quarche cosa c’è!

Enrico. Nonna, senti… ‘Un è pe’ ‘un volettelo di’…

Adalgisa. No no, gliè proprio che‘un tu me lo vo’dire, gliè codesto i’punto!

Enrico. Nonna,‘un son cose che…

Adalgisa.‘Un son cose che?... Ma che credi, che mi sia rimbambinita, solo perché ho più diquarantacinqu’ anni? Io i’ cervello ce l’ho tutto, ancora! Vo’ vede’ se ce l’ho? Eh? Vo’ vede’?

Enrico. Nonna…

Adalgisa. Te tu ti se’compromesso con quella che gliè venuta ora. Eh? Di’la verità! Tu gli ha’messo i’ buccellato ‘n forno!

Enrico. Nonna, lasciami fa’, pe’piacere!(esce a sinistra)

Adalgisa. E’ti lascerò fa’…


SCENA 16. Adalgisa e Sig.ra Capogrossi


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Capogrossi.(entra da destra; ha un vistoso cappello e un biglietto in mano; pensa che Adalgisa sia Dalia)Permesso?Signora Dalia! Sono così contenta di conoscerla, così contenta, così contenta. Dalia Biondi in Mori, vero?

Adalgisa.(cercherà di spiegare alla Capogrossi che lei non è Dalia)No, guardi…

Capogrossi. Se sapesse quanto mi ha fatto ridere! Mi scusi, eh? Dalia Biondi in Mori! Adalgisa. No, aspetti: allora…

Capogrossi. Sono proprio i casi della vita, casi della vita, casi della vita. Via, allora signoraBiondi, abbiamo detto?

Adalgisa. E gli ho detto di no!

Capogrossi.(legge sul biglietto)Ah… Uuh… Mi perdoni, signora, sono proprio una sciocca, unasciocca, una sciocca.

Adalgisa.Ora glielo ridico…


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Capogrossi. Ha ragione, ha ragione, ha ragione. Dalia Mori in Biondi! Mi scusi tanto, ma sa, miha fatto così ridere il suo nome che alla fine ho fatto confusione, confusione, confusione.

Adalgisa. Confusione lei n’ha fatta, ma bisogna che gli dica che… Capogrossi. Allora signora Mori, vero?

Adalgisa. La signora Mori…

Capogrossi. Ha ragione, cosa sono queste formalità: Dalia, giusto? Posso chiamarla Dalia? Adalgisa. No!

Capogrossi. Ho capito, non vuole dare confidenza. E allora la chiamerò signora Mori. Adalgisa. Ma io…

Capogrossi. E lei mi chiami signora Capogrossi.

Adalgisa. Signora…

Capogrossi. Capogrossi.

Adalgisa. Ho capito, però io…

Capogrossi.(trae una sigaretta)Dispiace se fumo?

Adalgisa. No no.

Capogrossi.(accende la sigaretta)Grazie grazie grazie.

Adalgisa. Prego prego prego.

Capogrossi. Allora, signora Mori, vogliamo venire al dunque? Al motivo della mia visita?

Adalgisa.(sospira; non è riuscita a spiegarsi; fra sé)Tanto‘un c’è bene.(ci rinuncia)E sentiamo i’motivo della

visita!

Capogrossi. Glielo dico subito, subito, subito.

Adalgisa. E io l’ascorto, l’ascorto, l’ascorto.

Capogrossi. Vede signora Mori… Sa qual è il sogno più grande della mia vita?

Adalgisa.‘Un saprei.

Capogrossi. Una boutique. Una boutique bella, bella, bella. Avere tutte le mannequin…

Adalgisa.(non ha capito)Le?

Capogrossi. Mannequin!

Adalgisa. Le manicone? Ai’vestito?

Capogrossi. Signora Mori, com’è simpatica, simpatica, simpatica.

Adalgisa. E lei no, punto, punto, punto!

Capogrossi. Ho questo enorme, folle, incontenibile desiderio di aprire una boutique. Laboutique Capogrossi.

Adalgisa. Cappelli, taglia forte. Eh?

Capogrossi. Ho girato e girato e girato per trovare un luogo che mi ispirasse, per trovare il postoche fosse veramente adatto, che si confacesse alla mia idea di boutique. E l’ho trovato, l’ho trovato, l’ho trovato.

Adalgisa. Meno male, meno male, meno male.

Capogrossi. Sapesse come sono felice!


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Adalgisa. Felice felice felice!

Capogrossi. Ah, sì!

Adalgisa. Che di’, o‘un lo sapevo.

Capogrossi. Ma c’è un piccolo problema.

Adalgisa. E sarebbe?

Capogrossi. Il luogo che mi ha preso il cuore, che mi piace da morire, dove sono assolutamentecerta che la mia boutique avrebbe il risalto che merita… È in vendita, ma è già stato prenotato. E sa da chi?

Adalgisa. Da chie?

Capogrossi. Da voi. Per la vostra…(con velato disprezzo)Rivendita di casalinghi e affini.

Adalgisa. Ah… Aah… Lei aveva messo l’occhi sui’fondo che i’mi’ genero…

Capogrossi. Genero?

Adalgisa. No, che genero. Che ho detto genero? No, marito, volevo di’, marito. Lei vorrebbe i’fondo che i’ mi’ marito… E anch’io, diamine… Che noi si vorrebbe tutt’e due comprallo pe’ apricci i’ negozio, e smette’ d’anda’ a fa’ mercati.

Capogrossi. Esattamente. Lei ha compreso perfettamente, perfettamente, perfettamente.

Adalgisa. E allora, signora, che vole fa’, siamo arrivati prima noi.

Capogrossi. Signora Biondi. No, signora Mori.

Adalgisa. Biondi, mori, rossicci, come vole lei.

Capogrossi. Lei capirà che io non posso farmi scappare un’occasione del genere. Adalgisa. Bah, però ormai…

Capogrossi. E non posso permettere che in quel luogo così“in”, così divinamente adatto allamia impresa sia… Svilito da una semplice rivendita di… Casalinghi.

Adalgisa. Meglio le manicone. Eh?

Capogrossi. Signora Biondi. No, signora Mori.(apre la borsetta, ne trae un assegno)Lei deve sapere cheAmalia Capogrossi, quando si pone un obiettivo, fa di tutto per raggiungerlo, raggiungerlo, raggiungerlo. Ecco, guardi.


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Adalgisa.(osserva l’assegno in mano alla Capogrossi)

Capogrossi. Questa cifra ammonta al venti per cento del valore del fondo. A lei la scelta,signora. Posso darlo a voi, che così mi lasciate via libera per l’acquisto e impiantate la vostra attività da un’altra parte; oppure posso darlo all’attuale proprietario, come… Rilancio sulla cifra che gli avete offerto.

Adalgisa. Ah.Ci deve ave’ dimorti sòrdi lei, eh?

Capogrossi. Non faccio per vantarmi, ma la famiglia di mio marito è molto facoltosa, dagenerazioni, generazioni, generazioni.

Adalgisa.(fra sé)Ecco un’antra che s’è accasata bene. Sa assa’ lei che vor’ di’ levassi presto lamattina pe’ anda’ ai’ fa’ i’ banco!

Capogrossi.(non ha capito)Prego?

Adalgisa. Nulla, dicevo che… Gliè una bella cifra, ecco.

Capogrossi.Chi può e chi no, signora…


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Adalgisa. Mori.

Capogrossi. Ecco, Mori. Tornerò qui il giorno fissato per il compromesso. O do l’assegno a voi,e vado io a firmarlo; oppure andiamo insieme, e questo assegno convincerà il venditore a fare il compromesso con me. Penso di essere stata chiara, chiara, chiara.

Adalgisa.(resta in silenzio)

Capogrossi. Signora Biondi?

Adalgisa. No, Mori.

Capogrossi. Mori, Mori, Mori.

Adalgisa. Era venuta pe’dicci questo?

Capogrossi. Mi sa già dare una risposta?

Adalgisa. Mah. E… Senta, lei ritorni i’giorno di’compromesso, eh? E allora gli dirò che si fa.

Capogrossi. Ma è sicura?

Adalgisa. Diamine.

Capogrossi. Sicura sicura sicura?

Adalgisa. Diamine diamine diamine.

Capogrossi. Ma lei ha visto quanti soldi sono?

Adalgisa. Tanti. Tanti tanti tanti. Ma capirà che… ‘Nsomma, ci si dovrà pensa’un po’, ecco. Capogrossi. Come vuole, come vuole, come vuole. Signora…

Adalgisa. Mori.

Capogrossi. Mori, ecco. Riflettete bene, lei e suo marito.

Adalgisa. Biondi.


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Capogrossi. Riflettete bene sulla mia offerta. La ringrazio, ci vediamo il giorno delcompromesso.

Adalgisa. Va bene.

Capogrossi. Signora, avrei bisogno di un favore grosso, grosso, grosso.

Adalgisa. Dica.

Capogrossi. Volevo sapere se potevo usare il bagno.

Adalgisa. I’ bagno? Ma… È una cosa veloce?

Capogrossi. Beh, ecco…

Adalgisa. Va bene, va bene, lasci fare. Vada. Di là,‘n fondo ai’corridoio.

Capogrossi. Grazie, grazie, grazie.(ha lasciato la sigaretta nel posacenere sul tavolo; esce a sinistra)

Adalgisa. Prego, prego, prego.


SCENA 17. Adalgisa e Luana, poi Dalia, poi Sig.ra Capogrossi


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Luana.(entra da destra, cantando)Questo è il ballo del qua qua /e di un papero che sa… Adalgisa. Ma che canti!

Luana. Volevo canta’ “Miniera”, ‘un tu me l’ha’fatta canta’!


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Adalgisa. Ma c’è la mi’figliola?

Luana. C’è sì, se no‘un cantavo.

Adalgisa. Ascorta, ascortami. Fa’tutto quello che ti dico io se no va a monte ugni cosa. Ora‘un

tu devi canta’ più. Aspetta, eh… (riflette un attimo; trae un grembiule dai panni e lo darà a Luana) Ora io porto la

mi’ figliola di là, e quande viene di qua una signora co’ un cappellone...

Luana. La Ceppiconi?

Adalgisa. Codesta costì, sie. Tu gli dici che la signora Mori ha da fare e tu la saluti, e lei va via. Seti domanda chi tu sei, tu gli dici che tu se’ la cameriera.

Luana. Cameriera?

Adalgisa. Sie.

Luana. Ma devo canta’?

Adalgisa. Noe, salutala e basta.

Luana. Senza cantare.

Adalgisa. No, t’ho detto.

Luana.(fa per mettersi il grembiule)

Adalgisa. Noe, questo mettilo quande son andata di là!

Luana. Ah, va bene.

Dalia.(entra da destra)Ci sono, eh, mamma. O chi è che fuma?

Adalgisa. Chi fuma?

Dalia. Quella, gliè una sigaretta! Chi l’ha accesa?

Adalgisa. Lei!

Luana. Io?

Adalgisa. E’ti fa male, gliè un po’che te lo dico!

Dalia. Tu fumi, te?‘Un lo sapevo mica!

Luana.‘Un lo sapevo neanch’io!

Dalia. Come?

Adalgisa. No, voleva di’:‘un lo sapeva che ci dava noia, vero?

Luana. Noe,‘un sapevo neanche codesto.

Adalgisa .(a Luana, con un cenno d’intesa)Tieni, allora pigliala e va’a fuma’fòri. Velenosa che‘un tu se’attro, du’ pacchetti ai’ giorno, ne fuma! (a Dalia) Te, vieni con me.

Dalia. Con te? Indove?

Adalgisa. La lavatrice,‘un va. Vieni a vede’.

Dalia.‘Un va? Come‘un va?

Adalgisa.‘Un va, e se‘un va,‘un va. Se andava‘un te lo dicevo.‘Gnamo.(prende il canestro con i panni)

Dalia. Ma che pigli, dammi a me!(prende lei il canestro ed esce a sinistra)

Adalgisa.(esce a sinistra)

Luana. Boh, ha detto che devo fuma’. Fumerò.(prova, le viene da tossire più volte)Bleah. Che robaccia! Capogrossi.(entra)Buongiorno. O la signora?


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(si toglie il grembiule, divertita)

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Luana. E’c’ha da fa’, signora Chiorboni.

Capogrossi. Capogrossi.

Luana. Ecco, a codesto modo. E io son la cameriera, e fumo.

Capogrossi. Fuma?

Luana.‘Un lo sapeva neanche lei, vero? Prego, arrivederci.

Capogrossi. Arrivederla, arrivederla, arrivederla.

Luana. Come mi diverto a fa’ queste cose…


SCENA 18. Dalia e Luana, poi Jessica, poi Enrico

789 -Dalia.(entra; rivolta all’esterno)Mamma, se‘un tu l’accendi la lavatrice‘un va no!

790 -Adalgisa.(d.d.)E a me mi pareva d’avella accesa, l’ha’visto?

791 -Dalia. Ma guarda lei co’ la sigaretta… Ma che ti garba fuma’?

792 -Luana. No, mi garbava di più quande cantavo.(canta)  Questo è il ballo del qua qua / e di un

papero che sa… (esce a destra)

793 -Dalia. Ma che vo’sape’che fuma lei!

794 -Jessica.(entra da destra)Permesso?

795 -Dalia. Ba’, Jessica… Ciao.

796 -Jessica. Che c’è Enrico?

797 -Dalia. Te lo vo a chiamare.(esce a sinistra; d.d.)Enrico! Ti vogliano!

798 -Enrico.(entra)Jessica?

799 -Jessica. Ciao.

800 -Enrico. Ciao.

801 -Jessica. E’c’avevo da parla’con te.

802 -Enrico. Se’venuta a dimmi della tu’sorella?

803 -Jessica.‘Un ricominciamo con questa storia, Enrico! Di già gliè un casino!

804 -Enrico. Un casino? Di che dici?

805 -Jessica. Enrico, ci sta che… Che tu diventi babbo.

806 -Enrico. Io.

807 -Jessica. Sì.

808 -Enrico. Ecco, io ora ti fo una domanda, ma‘un t’arrabbia’.

809 -Jessica. Dimmi.

810 -Enrico. Ci sta che diventibabbo, ma… Tu parli della tu’sorella?

811 -Jessica. Enrico! Basta! Sto parlando di me, di Jessica!

812 -Enrico. Io divento babbo di te?

813 -Jessica. Che di me, tu diventi babbo di’tu’figliolo, con me!

814 -Enrico. Se’ ‘ncinta?

815 -Jessica. Sono‘n ritardo.

816 -Enrico. In ritardo?


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(esce a destra)

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Jessica. Sì, di du’settimane.

Enrico. Di du’settimane?

Jessica. O‘un ridomanda’ugni cosa, po’ci sentano!

Enrico. Ma te‘un tu pòi,‘un tu devi,‘un è possibile!

Jessica. Come‘un è possibile, vedrai, se te lo dico io!

Enrico. Ma io mi levo dai’mondo!

Jessica. Enrico… Enrico, ‘un fa così, la soluzione c’è.

Enrico. Ma che c’è, nina, che c’è… Questa gliè una disgrazia, una tragedia, un’apocalisse! Iopiglio i’ fucile di Gabriele e mi sfarino da me solo!

Jessica. Bisognava pensacci prima, Enrico. Quella notte lì per lì ci garbò a tutt’e due.

Enrico. Ecco, e buon per te che tu te lo ricordi! Io‘un mi ricordo di nulla! Di tutto codesto bonoche s’è sentito m’è venuto i’ peggio, e basta!

Jessica. Ma è un bambino, Enrico, i’tu’bambino!

Enrico. E’lo so, lo so come son fatti, i’capino, le braccine e le gambine. Maremma diavola piùche ‘un ne volevo…

Jessica. Come,‘un ne volevi?

Enrico. No, no,‘un ne volevo,‘un ne volevo!‘Un c’è di peggio che ave’figlioli!

Jessica. O che dici!

Enrico. Ma te, piuttosto, se’sicura? Esami n’ha’fatti?

Jessica. No, Enrico. Però son sempre stata puntuale com’un orologio.

Enrico. Come la tu’sorella!

Jessica. Ancora??

Enrico. Ma che son nate‘n Isvizzera, tutt’e due! Ascolta, senti. Se‘un tu l’ha’fatti, falli,codest’esami. Falli, e poi si vede.

Jessica. Va bene. Ma se i’bambino c’è, te… Che si fa?

Enrico. Ti sposo?

Jessica. Che vedi quarche attra soluzione?‘Un tu vorra’ mica… Enrico. No, no, codesto, no.‘Un vole neanche la tu’sorella.

Jessica. Basta co’la mi’sorella, Enrico! Questo bambino gliè mio e tuo! E se c’è, bisognasposassi, ecco! Che credi, che a me mi stia bene? Io pe’ i’ futuro avevo de’ programmi differenti, sa’?

Enrico. Codesta l’ho detta dianzi io a…

Jessica. A chie?

Enrico. A… A nessuno, l’ho detta, l’ho pensata e basta. Gliè che io…O Jessica gliè un grancasino, anzi, son du’ casini, uno di qua e uno di là!

Jessica. Insomma, Enrico, questo ti dovevo di’e te l’ho detto. Speravo che te… Enrico. Che io icché? Che sonassi la banda? E’ ‘un la sòno!

Jessica. Io‘un lo so che ti passa pe’i’capo, ma vedrai ci pensa i’tu’figliolo a sistematti. Ora‘unsi scherza più, sa’ coso? Ciao.


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C’è di peggio

SCENA 19. Enrico solo, poi Adalgisa


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Enrico. Ma io… Io sogno. No, via, gliè un sogno. Ora mi do un pizzicotto e mi sveglio.(esegue)Ahia! Maremma diavola, noe. ‘Un è un sogno, gliè verità. Due, n’ho messe ‘ncinte. Due, Enricaccio maledetto, ma che è possibile! M’ammazzo, così fo du’ orfani. Mi rammenteranno. Du’ Biondi senza babbo. “Che ce l’hai i’ babbo te?” “No.” “E perché?” “S’ammazzò per via di’ mi’ fratello!” “E la tu’ mamma che ha detto?” “Ma i’ mi’ fratello ‘un era mica della mi’ mamma!” Poeri figlioli, gliè complicata anc’a raccontassi! M’ammazzo… E quande tu ti se’ ammazzato che ha’ fatto? Noe, via… Ma dico io, ora quelle due, puntuali come l’orologi tutt’e due, che dici… L’esami tanto che vo’ che dicano, le donne certe cose se le sentano! E poi… O mamma… Quande mi toccherà dillo a una sorella di quell’attra sorella… Che vo’ sape’ che casino… Scappo. Eh? Vo via. Piglio i’ treno stanotte e vo via. ‘Un mi vedan più. No, così gliè peggio che ammazzassi. Ma che omo c’è qui dentro, porcaccio mondo, ma che son diventato io quella nottataccia!

Adalgisa.(è entrata a tempo per udire le ultime parole)E ritonfa!

Enrico. O nonna… Nonna, aiutami te!

Adalgisa. Nini, io t’aiuto se tu mi spieghi che tu hai. Se no come fo?

Enrico. Nonna, gliè grossa. Ma aiutami a di’grossa.

Adalgisa. Se ho ragione io, grossa neancora‘un è. Ma ci diventa.

Enrico. Noe, nonna. Noe! Grossa… ‘Un n’ha da diventa’una sola. Son due.

Adalgisa. Due? Come due?

Enrico. Due!

Adalgisa. Due tutt’e due?

Enrico. Tutt’e due, nonna!

Adalgisa.(capisce; si siede)Nini… O Enrichino… Io ho più diquarantacinqu’anni... Ma dibischerate a codesta maniera ‘un n’avevo ma’ sentite. Ma come, Enrico, in una sera sola… Tu ha’ farcito du’ ciambelle?


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Enrico.(annuisce)

Adalgisa. E’tu se’un pasticcere di nulla.


SCENA 20. Enrico, Adalgisa e Gabriele


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Gabriele.(entra)Ho visto un certo viavai. Ma che c’è quarche cosa di novo?

Enrico. Attro che!

Gabriele.(si inginocchia)Parla. Racconta. Predica.‘Struiscimi. Pendo dalle tu’labbra, o fineconoscitore dell’amorose pratiche! Descrivi! Ogni tu’ parola gliè una perla da aggiungere alla collana della sapienza minima dell’omo. Rendici partecipi delle tu’ divine esperienze!

Enrico. Gabriele, tu sapessi!

Gabriele. No, io‘un so,‘un so,‘un so nulla, sono solo un umile discepolo. Saprò quando te tum’avra’ ‘nsegnato, Enrico.

Enrico. Gabriele, le Baldini sono‘ncinte tutt’e due.

Gabriele. Le Baldini sono… Eh?

Enrico. Incinte, tutt’e due, Gabriele! Du’buccellati‘n forno, du’ciambelle farcite!


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Adalgisa. Du’colombe ni’nido, du’ova a assoda’, du’sbottalate da fa’, ha’ ‘nteso?

Gabriele.(si alza)No no, e’ho‘nteso,‘un son mica ciucco, ho capito. Gliè che… Tutt’e due? Maallora… Enrico, questa gliè una delusione! Troppo braccio e poco gnegnero, eh! Ma come, i’ mi’ ‘nsegnamenti! I’ sistema Caporetto, ‘un te lo ricordi più? Oh, scusi, sor’Adalgisa…

Adalgisa. Ma che scusi, e’le so codeste cose, eh! Mi ricordo di’su’ nonno…

Gabriele. Ci vole‘sperienza‘n codeste cose, Enrico! Tu se’partito troppo di pancia!

Adalgisa. Ora la pancia gli viene a loro, però!

Gabriele. E come fai ora, Enrico?‘Un si pole mica sposanne due!

Adalgisa. Torna di casa‘n Arabia, laggiù si pole.

Enrico.(si altera)Fatela finita, tutt’e due! Se‘un vu sapete che di’state zitti,‘nvece di piglia’ ‘n giro!

Pensa’ che ‘un ne volevo, figlioli. Ora ho du’ figlioli… E du’ mamme!


SCENA 21. Adalgisa e Gabriele


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Gabriele. Enrico! Enrico, vien qua!

Adalgisa. Lascialo fa’, lascia che stia un po’solo. Tanto per quello che gli si pole di’… Gabriele. Gliè un casino grosso, sor’Adalgisa.

Adalgisa. Se gliè davvero a quella maniera sì, gliè un gran casino. Mettiti a sedere.(prenderà  una

bottiglia di vino e due bicchieri dalla credenza)

Gabriele.(si siede)Se gliè davvero? Sor’Adalgisa, più che diglielo loro!

Adalgisa. Sì, ma… Senti, Gabriele, ragiona un po’con me. Lo vòi un gottino?

Gabriele. Bah, di mattinata son quelli meglio.

Adalgisa. O vieni.(riempie due bicchieri)

Gabriele. O sor’Adalgisa, anche lei?

Adalgisa. M’aiuta la concentrazione.

Gabriele. Allora concentramosi. Salute.

Gabriele e Adalgisa bevono.

Adalgisa. Dicevo. Ma a te che ti torna tutta questa faccenda?

Gabriele. Perché?

Adalgisa. Mah. A me mi sa di cacio.

Gabriele. Che vole di’, sor’Adalgisa?

Adalgisa. O che i’mi’ nipote gliè tipo… ‘Nsomma, te che tu lo chiami castigatore,‘mbullettatore… Ma a vedello, o che ti pare uno che… Eh?


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Gabriele. Sor’Adalgisa, sono proprio‘tipi come lui che raccattano! E‘fatti lo dimostrano! Adalgisa. Ma quali sarebbero questi fatti?

Gabriele. Che lui ha…

Adalgisa. No, lui‘un ha. Per ora son tutti discorsi, cose raccontate. Che testimonianze c’è?


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C’è di peggio


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Gabriele. Sor’Adalgisa,‘un è che la gente faccia certe cose davanti a una platea, eh, che vole chetestimonianze ci sia? E poi fra nove mesi du’ testimoni sortano, sa!

Adalgisa. Guarda caso i’mi’nipote però‘un si ricorda nulla. Ma nulla di nulla. Ora, va bene be’,va bene da’ di fòri, va bene ave’ i’ nebbione ni’ cervello, ma ‘un ricordassi proprio nulla!

Gabriele. Pe’di’la verità, codesto un po’strano gliè, ma…

Adalgisa. E poi senti. Io‘un lo so te e gli‘mbullettatori che tu conosci te che esperienze c’hanno,io mi ricordo di’ mi’ poero Donato. E quande lui esagerava coi’ bere, discorsi tanti, ma fatti… Magari partiva alla carica, ma poi… Cascava di cavallo!

Gabriele. E anche codesto… Maremma, sor’Adalgisa, ci fu una vorta che se‘un avevo bevutotroppo m’ero portato ‘n macchina una…

Adalgisa. Sì, rieccolo! Ma come vu siete tutti bravi, a discorsi!

Gabriele. Però c’anda’vicino.

Adalgisa. Andacci vicino conta quande si gioca a bocce!

Gabriele. Ma‘nsomma, sor’Adalgisa, lei d’Enrico… Che pensa come sia andata?

Adalgisa.‘Un lo so. Ma che sia andata come dican quelle due‘un mi torna. In ogni modo, perora la cosa giusta da fa’ gliè aspetta’ che faccino l’esami e vede’ che dicano. E ni’ frattempo di questa faccenda sarà meglio discutine poco.

Gabriele. Tranquilla, sor’Adalgisa. Difetti n’avrò tanti, ma chiacchierone‘un sono.

Adalgisa. E stagli dintorno, a qui’ragazzo. Io‘un lo so com’anderà a fini’, ma se tante vorte…Eh? Se tu ci se’ te con lui son più tranquilla.

Gabriele. Sor’Adalgisa, pe’codesto‘un s’ha a preoccupa’di nulla. Gabriele‘colo qui, adisposizione.

Adalgisa. Bravo ragazzo, tu sei. Poera Inesse, come gli dev’esse’dispiaciuto a‘un vedetti più.

Gabriele.(si alza)Via, sor’Adalgisa, se no poi…Come gliè bello parla’con lei, mi par d’esse’proprio co’ la mi poera mamma.

Adalgisa si alza; lei e Gabriele si abbracciano.

Gabriele.‘Ndo’sono le’lo sa, pe’qualsiasi cosa mi facci un fischio. Va bene? Bona!(esce a destra)

Adalgisa. Ciao nini, grazie! E' mi ce ne vole un antro, via.(si versa un altro bicchiere e beve)


SCENA 22. Adalgisa e Remo, poi Dalia e Enrico

915 -Remo.(entra; vede Adalgisa bere)O socera!

916 -Adalgisa.(le va il vino di traverso)

917 -Remo. Ma che gliè vino schietto, codesto? O‘un lo vede‘un lo regge!

918 -Adalgisa. Lasciami fa’. Sa’assa’te icché reggo io.

919 -Remo. Ma che è successo? Gliè venuta quella signora?

920 -Adalgisa. La Capogrossi? Gliè venuta, sì.

921 -Remo. E che voleva, gliel’ha detto?

922 -Adalgisa. E’me l’ha detto, ma ora c’è delle cose che…

923 -Remo. Che cose?


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Adalgisa. Eh?

Remo. Che problemi c’è?

Adalgisa. Che problemi? Nulla! Va tutto bene. Tutto a gonfie vele! Gonfie, ma gonfie, eh!

Enrico e Dalia.(entrano)

Dalia.(a Enrico)Via, dimmi, giù. Sentiamo che c’è di tanto urgente.

Enrico.(senza dire una parola, va al tavolo, si versa un bicchiere di vino e lo tracanna d’un fiato; poi ripete)

Remo. O che t’è preso?

Dalia. Nini! O che mi doventi arcolico?

Enrico.(inizia a versarsi il terzo bicchiere)


933 -Adalgisa. E’ti fa male! Vien qua!(toglie il bicchiere di mano a Enrico e lo beve lei)

934 -Dalia. Fatela finita tutt’e due!(toglie il bicchiere di mano a Adalgisa e lo rimette sul tavolo, poi prende la bottiglia da Enrico

e mette sul tavolo anche quella) A me mi pare che da un po’di tempo‘n questa famiglia succeda certecose…

935 -Enrico.(risoluto)Babbo! Mamma!

936 -Remo e Dalia.(insieme)Oh.

937 -Enrico. Mettetev’a sedere.

938 -Dalia. Allora è successo quarche cosa? Eh? Enrico?

939 -Enrico. Mettetev’a sedere, v’ho detto.

Remo e Dalia.(eseguono)

941 -Remo.(allude a Adalgisa)Lei sta‘n piedi?

942 -Enrico. Nonna, mettit’a sede’anche te.

943 -Adalgisa. Io preferivo sta’ ‘n piedi.

944 -Enrico. No, mettit’a sedere.

945 -Adalgisa. (esegue; a Remo)Ma tu ti facessi mai l’affari tua!

946 -Enrico. Vi c’ho da di’una cosa‘mportante.

947 -Dalia. Una cosa‘mportante?

948 -Adalgisa. Una?‘Un eran due, nini?

949 -Dalia. Due?

950 -Enrico. Zitta, nonna, fa’parla’me.

951 -Remo.(a Adalgisa)O che le’lo sa di già di che si tratta?

952 -Adalgisa.‘Un fa’casino, ascorta i’tu’figliolo. Vai, nini.

953 -Enrico. Giusto, ascortate me. Ecco…(si versa un altro bicchiere e lo beve)

954 -Remo. Trinca Maria!

955 -Dalia. O Enrico… Enrico, tu mi fa’preoccupa’!

956 -Adalgisa. E’ci sarà tempo anche pe’codesto.

957 -Remo.(a Adalgisa)Ma che è successo?

958 -Adalgisa.‘Un fa’casino, t’ho detto, e ascorta lui!


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(non sa cosa dire)

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Remo. Socera, e’l’ascorto, lui, ma‘un chiacchiera! E’beve! Eh!

Enrico. Allora ascortate me. Dunque.‘Nsomma… A vorte a un omogli ci sta di fa’dellebischerate. Va bene?

Remo. Eh.

Enrico. E purtroppo quande succedano succedano. E possan’esse’ più o meno gravi, dipende…

Remo. Dalla bischerata.

Adalgisa. O da quante sono.

Enrico. Zitta, nonna.

Remo. Zitta, socera.

Dalia. O mamma, o‘ta’zitta.

Enrico. Ci son delle bischerate che passano da sé, e quelle che‘nvece… Vanno rimediate. Remo. Eh. E allora?

Enrico. E allora…

Remo. Quella che tu ha’fatto te gliè una di quelle da rimediassi. Eh?

Dalia. Enrico! O Enrico… O mamma mia dimmelo subito, ‘un m’abbia a senti’ male… Ma segliè una cosa da rimediassi… Ma che per caso io e i’ tu’ babbo… S’ha da diventa’ nonni?

Remo. Nonni? Chie?

Dalia. Noi, Remo!

Remo. Noi? O perché?

Dalia. Ma come perché, Remo!

Remo. Ah, tu vorresti di’… Enrico! Eh? Che sarebbe codesta la… Bischerata da rimediassi?

Enrico.

Adalgisa. Diciamo che vu c’avete dato ai’cinquanta per cento.

Enrico. Nonna,‘ta’zitta!

Remo. O si cheti, lei!

Dalia. Mamma!

Adalgisa. E’starò zitta.

Remo. Come sarebbe ai’cinquanta per cento?

Dalia. Enrico, o chiacchiera! C’è un nini che ha da nasce’?

Enrico.(non è il punto dove voleva arrivare, ma annuisce)

Dalia. O mamma mia Enrico! O Remo! Si diventa nonni, Remo!

Remo. Nonno io? Come nonno, ho cinquantadu’anni apperappunto!

Dalia. Vieni qua, Enrico, damm’un bacino! E tu ti preoccupi pe’codesto? Ora, gliera meglio seveniva ai’ su’ momento, ma ‘nsomma… O poerini mi trema tutte le gambe! O Remo!

Remo. Un nipote? Maremma… E io sa Iddioche mi credevo! O Enrico, giù! Son cose che cistanno…

Enrico. Sì, ma…

Remo. Ma icché? Se’preoccupato pe’codesto? E’ si farà come fanno tutti, giù…


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Massimo Valori

993 -Enrico. No,‘un si pole fa’come fanno tutti, babbo!

994 -Remo. Dio bonino, tu vedrai! Se mai tu sposi dopo che gliè nato!

995 -Dalia. O mamma bellino i’matrimonio coi’ bambino… Se gliè una bambina, gli si fa regge’lostrascico alla su’ mamma… Mi viene di già da piange’!

996 -Enrico. Aspettate, boni…(si versa un altro bicchiere di vino e lo tracanna)

997 -Remo. O poero Remo, che fra un po’ti tocca anda’a letto colla nonna!

998 -Dalia. Se‘un ti par’i’vero, chiacchierone! Guarda, tu ha’lucciconi anche te!

999 -Enrico. Noe, statem’a sentire! O nonna, digli quarche cosa anche te!

1000 -Adalgisa. Ah, ora sì, eh? O‘un dovevo sta’zitta?

1001 -Remo. Guarda, mi tocca soffiammi i’naso!(esegue)E te baccellone avevi paura a dillo!

1002 -Enrico. E’ ‘un ho finito, babbo! Statem’a sentire! Di bambini‘un ce n’è uno solo!

1003 -Dalia. No?

1004 -Remo. No?

1005 -Enrico. No!

1006 -Remo. E quanti sono?

1007 -Enrico. Son due!

1008 -Dalia. Du’ gemelli! O poerini Remo… Coi’passeggino a du’posti, bellino!

1009 -Enrico. E’ ‘un vu avete capito.

1010 -Remo. Come‘un s’è capito. Son due, tu ha’detto, no?

1011 -Enrico. Sì, però…(si versa un altro bicchiere di vino e lo beve)

1012 -Dalia. O Enrico, o che c’è da sta’male pe’codeste cose!‘Gnamo!

1013 -Enrico. E’son due, ma‘un son gemelli!

1014 -Dalia. Allora son di coppia! Ohi ohi bellini, magari ne nasce uno maschio e uno femmina! Lafemmina tiene lo strascico e i’ maschio porta l’anelli! O Remo, piango, guarda! (si asciuga gli occhi)

1015 -Enrico. E’ ‘un son nemmeno di coppia!

1016 -Remo. Allora? Come sarebbe?

1017 -Dalia. Come fanno, o son gemelli o son di coppia. Eh!

1018 -Enrico. E’ gliè che… Quello che ancora ‘un v’ho detto gliè che… I bambini son due perché…Perché son due anche le mamme!

1019 -Remo. Sondue anche…

1020 -Dalia. Le mamme?

1021 -Enrico.‘Un n’ho messa‘ncinta una. N’ho messe‘ncinte due!

1022 -Dalia.(guarda Remo; poi prende la bottiglia, si versa un bicchiere anche lei, e lo tracanna; poi lo poserà sul tavolo)

1023 -Remo.(mentre Dalia beve, afferra la bottiglia e beve da quella; poi la posa sul tavolo)Ragioniamo!

1024 -Dalia. Ecco, ragioniamo!

1025 -Adalgisa. Ecco, mentre vu ragionate…(si versa da bere e berrà anche lei, si metterà in disparte con la bottiglia e il

bicchiere) Se no vu me lo finite tutto.


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C’è di peggio

1026 -Remo. Cioè, te Enrico Biondi che tu saresti i’mi’ figliolo, no… Te, Enrico Biondi, tu avrestimesso ‘incinte… Du’ donne?

1027 -Enrico. Sì babbo.

1028 -Dalia. Patrizia e un’antra?

1029 -Enrico. No, mamma. Nessuna… Nessuna di quelle due gliè Patrizia.

1030 -Dalia. Come?

1031 -Remo. Patrizia no?

1032 -Dalia e Remo.(cercano da bere sul tavolo, ma non lo trovano)

1033 -Adalgisa. Nulla! Vi fa male troppo bere!

1034 -Dalia e Remo.(si guardano)

1035 -Remo. O mamma mia!

1036 -Dalia. E come si fa ora? Enrico, come si fa a rimedialla questa?

1037 -Enrico.‘Un lo so, mamma!

1038 -Remo. Ma com’ha’fatto? Eh? Com’ha fatto, disgraziato che‘un tu se’attro, come?

1039 -Enrico. E’fu quella notte della festa, quella notte che‘un mi ricordo nulla! Io‘un mi ricordonulla, ma loro…

1040 -Remo. Le mamme?

1041 -Enrico. Eh.

1042 -Remo. E chi sono?

1043 -Enrico. Le Baldini.

1044 -Remo. Le Baldini? Le sorelle?

1045 -Adalgisa. Un caso clinico! I bambini che nasce son fratelli e cugini‘nsieme! Si va anche sui’giornale!

1046 -Dalia. Enrico! Ma questo gliè… Uno scandalo, un guaio senza rimedio! Come si fa qui? Eh?

come si fa?

SCENA 23. Adalgisa, Remo, Dalia, Enrico, poi Gabriele e Venanzio

1047 -Gabriele.(entra, agitato, con un po’ di fiatone)Oh, scusate, eh… Enrico… Abbiate pazienza… ‘Un vuc’avete mica un po’ di nastro isolante? (alla finestra, verso l’esterno) Sta’ bono, babbo!

1048 -Remo. Nastro isolante? Sapre’io’ ‘ndo mettiglielo a qui’disgraziato!Un be’ vorgolo, sa’!

1049 -Gabriele. Enrico, mi ci vole, se no mi’pa’mi ci rimane attaccato!

1050 -Enrico.(ha altri pensieri per la testa)Mi pare lo misi lì, ‘n quella cassetta.(indica a Gabriele il cassetto dove ha messoil nastro isolante nell’atto precedente)

1051 -Gabriele.(alla finestra, verso l’esterno)Aspetta, babbo, l’ho trovato, aspetta un minuto!(va al cassetto, cercafuriosamente)

1052 -Remo. Ma che c’ha’da fa’coi’nastro isolante?

1053 -Gabriele.(ha trovato il nastro isolante; va alla finestra)Arrivo, babbo,‘un l’attacca’!(a Remo)Gliè pe’i’mi’

babbo, s’è ‘nteso di sistema’ la mola… Sa’, quello quande mette i’ capo avanti, nato d’un cane… 1054 - Venanzio.(grida d.d.)Aaaah!... Gabriele moiooo!...

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1055 -Gabriele.(grida alla finestra)Babbo, babbo! Te l’avevo detto!...(si precipita fuori)

Tutti si mettono in allarme; si preoccupano a soggetto, mentre Venanzio continua a urlare fuori scena. Escono a destra frettolosamente; per ultima Adalgisa, che torna sui suoi passi, beve un ultimo bicchiere ed esce a destra anche lei.

FINE del SECONDO ATTO


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C’è di peggio

ATTO TERZO

La scena. La stessa del secondo atto. In scena c’è lo stesso canestro di panni del seccondo atto.

SCENA 24. Remo e Adalgisa, poi Luana

Remo passeggia nervosamente, Adalgisa è in piedi.

1056 -Remo. Ma come fo a anda’a firma’i’compromesso!

1057 -Adalgisa. Te vai e‘un ti preoccupa’.

1058 -Remo. E’ci si deve mette’ma nelle spese, ora, con tutti que’casini‘ndo’s’è rinvorto i’mi’figliolo!

1059 -Adalgisa. Ti se ma’trovato male a fidatti della tu’socera?

1060 -Remo. E poi con quella signora che vole offri’ di più… Se viene anche lei che si fa? Si buttaall’aria ugni cosa!

1061 -Adalgisa.‘Un si butta all’aria nulla. A quella signora ci penso io.

1062 -Remo. E a’figlioli di’mi’figliolo?

1063 -Adalgisa. Penso io anche a quelli. Te vai, quande tu torni vedrai gliè tutto sistemato.

1064 -Remo. Ma cosa vole sistema’lei, cosa?

1065 -Adalgisa. Senti: che n’hai idee te?

1066 -Remo. No, nemmeno una!

1067 -Adalgisa. E allora da’retta a me, vai e firma. Tanto qui a pesticcia’tu da’noia e basta.

1068 -Remo. E' anderò.

1069 -Adalgisa. Ecco, vai. Se no tu fa’tardi, e poi allora davvero‘un siamo più a tempo.

1070 -Luana.(entra da destra)Eccomi Adalgisa, che volevi?

1071 -Remo. Che ci ric’è anche lei?

1072 -Adalgisa. Diavolo. M’ha da avverti’, eh!

1073 -Remo. Mah. Che Dio ce la mandi bona, e co’l’occhi celesti.(esce a destra)

1074 -Luana. Adalgisa, piano piano Dalia se n’accorge di tutte queste manovre!

1075 -Adalgisa.(trae dai panni il grembiule dell’atto precedente)Macché, fin’a ora siamo stati proprio bravi,‘un s’è

accorta di nulla. E ora se va tutto come dico io, si sistema anche la signora.

1076 -Luana. La signora Chiorboni?

1077 -Adalgisa. Capogrossi, Luana! Verrà prima lei, e po’dopo la mi’figliola.

1078 -Luana. Prima lei, dopo la tu’figliola.

1079 -Adalgisa. Ecco. Quande viene lei tu ti metti i’grembio e tu la inviti a entra’ ‘n casa.

1080 -Luana. Perché?

1081 -Adalgisa. Perché ormai t’ho fatto fa’la cameriera, bisogna che tu la rifaccia,‘un abbia a‘nsospettissi.

1082 -Luana. Ah, ecco. Come tu se’ ‘ntelligente.


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1083 -Adalgisa. Quande rivà via lei tu la saluti e tu ti levi i’grembio.

1084 -Luana. E poi che devo fa’?‘Un mi fate rifuma’perché‘un se ne fa di nulla, eh? Ho avutostomacaccio pe’ tre giorni, l’attra vorta.

1085 -Adalgisa. Noe, questa vorta tu devi canta’, quand’arriva la mi’figliola.

1086 -Luana. Ancora!

1087 -Adalgisa. Oh,‘un tu se’ma’contenta, eh! Vo’fuma’o vo’cantare?

1088 -Luana. No no, canto, canto. Mi dà meno noia.

1089 -Adalgisa. Tu fa’come sempre, tu aspetti sulla cantonata e tu canti. Questa vorta tu aspetti un be’po’, vedrai a torna’ Dalia ci sta di più.

1090 -Luana. Cambio canzone?

1091 -Adalgisa. Canta la solita, per lo meno‘un ci si confonde.

1092 -Luana. Allora vo?

1093 -Adalgisa. Vai, vai.

1094 -Luana. Chi ha’detto che viene prima?

1095 -Adalgisa. La signora.

1096 -Luana. Ceppiconi.

1097 -Adalgisa. Capogrossi. E poi viene la mi’figliola.

1098 -Luana. E poi viene… Va bene, ho capito.(esce a destra)

1099 -Adalgisa. Speriamo.

SCENA 25. Adalgisa, poi Gabriele, poi Katia e Jessica

1100 -Adalgisa.(controlla  l’orologio;  va  alla  finestra,  vede  Gabriele  che  arriva)  Vediamo un po’… Preciso, vah, ecco

Gabriele! Così si staccia anche questa faccenda. E po’ dicano de’ vecchi… Eh, ‘un ci si fosse noi, a vorte!

1101 -Gabriele.(entra da destra)Eccomi sor’Adalgisa, bongiorno!

1102 -Adalgisa. O che se’solo?

1103 -Gabriele. Che solo! Sono accompagnato da du’damigelle.

1104 -Adalgisa. Un omo fra du’ dame…

1105 -Gabriele. Fa la figura di’salame. Ma se le dame sono bone, fa la figura di’leone! Prego, fanciulle!

1106 -Katia e Jessica.(entrano da destra; a soggetto)Buongiorno!

1107 -Adalgisa. Buongiorno bambine. Mettetevi a sedere, tutti.

1108 -Gabriele, Katia e Jessica.(eseguono)

1109 -Adalgisa. Vu vi sarete domandati come mai v’ho chiamato qui stamattina.

1110 -Gabriele. Io lo so.

1111 -Adalgisa. Ecco lui, subito.

1112 -Katia. Quarche idea ce la siamo fatta…

1113 -Jessica. Ma sarà meglio se parla lei, sor’Adalgisa.

1114 -Adalgisa. E allora parlo io. Intanto: Enrico di questa vostra visita‘un sa nulla.


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Katia. Enrico?

Adalgisa. Sie. Perché l’argomento gliè lui. È‘n camera sua, dorme e si pole sta’tranquilli.(allusiva,sarcastica) Perché sa’,di questi tempi… E' dura fatica a addormentassi!Poero ragazzo,con tutti ‘pensieri che ha! E poi la mattina dorme fino a mezzogiorno.

Jessica. Ha‘pensieri?

Adalgisa. Bambine, leviamo subito i’vin da’fiaschi. Quello che vu gli avete detto lo sa tutta lafamiglia, e lo sa anche lui. (allude a Gabriele)

Katia. Ah, ve l’ha detto.

Adalgisa. Ce l’ha detto, ce l’ha detto.

Jessica. Mi sembra logico, no, Katia? Alla su’famiglia glielo doveva di’.

Adalgisa. Quindi qui tutti si sa tutto. O per lo meno: si sa quello che vu gli avete detto voi. Katia. Perché?

Adalgisa. Aspetta nina, fammi ragiona’un pochino me. Dunque, bambine: l’avete presenteStefania, la nipote di’ ferroviere?


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Katia e Jessica.(assentiscono, senza capire)

Adalgisa. È una figliolotta… ‘Nsomma magari bella bella no, però c’è di peggio, come si dice.Eh?

Gabriele. Bah, a confronto di queste du’creature qui…

Adalgisa. Ecco, così s’è avuto l’approvazione di’latin love’qui presente. E‘nsomma, Stefaniagliè come gliè. E anche a lei gli garba mettisi un po’ ‘n mostra, come a voi, gli garba mettisi ‘n tiro, come si dice: si veste un po’ scollacciata, si mette ‘ pantaloni attillati, le gonne sopra i’ ginocchio, i tacchi… Si trucca, sempre co’ la matita nera e i’ rossetto… Bello sfaillante com’i’ vostro… No?

Katia e Jessica.(c.s.)

Adalgisa. Ora, forse vu vi ricorderete che i’mi’Enrico pe’quarche tempo fece un po’all’amoreco’ Stefania. Ve lo ricordate?

Katia e Jessica.(c.s.)

Adalgisa. Ecco. Di qui’mesetto o due di quande sono stati‘nsieme, la sor’Adalgisa una cosa siricorda. ‘Cola qui. (mostra la camicia bianca di Enrico) Le camicie. Perché tutte le sere che andavano fòri, lui tornava con certe camicie che c’era da segnassi pe’ falle torna ’ pulite. Quarcheduna ‘un tornò neanche, s’adopro’ pe’ cencio. Ora, questa qui gliè la camicia che lui aveva quella famosa nottata, quella di voattre due. L’ho lavata, eh, la roba la lavo io ‘n questa casa. Ma vi posso garanti’ che la mattina quande tornò, forché una macchia qui su una parte, che sembrava sugo da crostini, e un po’ di collo a buccia di salame, gliera bianca come vu la vedete ora. E allora mi domando io: ma è possibile che vo’ due, con tutta codesta roba che vu vi ci ‘mpiastricciate i’ viso, matita, mascara, rossetto e sa Iddio icché, dopo ave’ fatto tutto quello che vu avete detto, ‘un vu gli abbi lasciato nemmeno un segnettino sulla camicia, nemmeno piccino così?

Gabriele. Sor’Adalgisa! Gliè meglio lei della Signora in Giallo!

Adalgisa.(fa le corna)Toh! Noe, vah! Porta poco male, quella lì,‘ndo va va c’è sempre quarchedunoche tira i’ carzino!

Gabriele.(ride)

Katia e Jessica.(sorridono a denti stretti, imbarazzate)

Adalgisa. Allora, bambine? Che dite?


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Gabriele. Che dite?

Katia e Jessica.(si guardano tra loro, senza sapere cosa dire)

Katia. Ci… Ci saremo state attente…

Adalgisa.(ironica)Eh, perché a quelle cose lì ci si sta attente, eh! A‘une‘nsudicia’la camicia, vah!Poi, i’ resto si fa andare come va, eh, tanto male male che succederà mai, nascerà un figliolo! Ma la camicia, vah, noe, poera sor’Adalgisa che poi gli tocca struscia’ pe’ falla veni’ pulita. Eh?

Gabriele.(ride)Grande sor’Adalgisa!

Adalgisa. Via, bambine. A che gioco si gioca? Eh?

Jessica ha un’idea per non dire la verità a Gabriele e Adalgisa; Katia non la capirà ma, dopo qualche contrarietà, asseconderà quel che dice. Tra Jessica e Katia vi saranno vari cenni d’intesa. Gabriele e Adalgisa non daranno mai segno di sospettare che si tratta di un’altra bufala.

Jessica. Vu avete ragione.

Katia. Jessica…

Jessica. No, via, Katia, bisogna diglielo. S’è fatto perché… Katia. Jessica!

Jessica. Gliè un esame che si deve fa all’Università, ecco. A psicologia c’hanno chiesto di trova’una persona che ha una convizione radicata, e di cerca’ di fagliela cambiare con tutti ‘ mezzi, e di studia’ ‘ su’ comportamenti. Vero Katia? Noi si sa che Enrico ‘ bambini ‘un li pole soffri’, vero?

Adalgisa. Sì, lo dice sempre.

Jessica. E allora noi s’è provato a mettilo alle strette pe’vede se cambiava opinione, ecco. Gabriele. Cioè, allora voi vu avresti preso tutti‘n giro solo pe’passa’un esame all’Università?

Jessica. Ba’, e… Noi pe’di’la verità‘un si pensava che s’arrivasse a questi punti…

Adalgisa . Ma come, mimme! Ma abbiate pazienza, vu venite a racconta’certe cose, vu rischiatedi rovina’ la vita a un ragazzo perbenino come i’ mi’ Enrico, ma che vi sembra?

Jessica. Sor’Adalgisa, ci dispiace.

Gabriele. Ma a me mi pareva strano!

Adalgisa. Sie, diavolo! Gli pareva strano, a lui! Tu l’ha’chiamato di tutti nomi,‘mbullettatorecastigatore distenditore, tu ti se’ messo anche ‘n ginocchioni!

Gabriele. Ora,‘nsomma, codesti son particolari…

Adalgisa. A me, semmai, a Adalgisa, gliè sempre sembrato strano, fin da principio! Sentite chelavoro! Ma ora lo vo a sveglia’ e gli si racconta ugni cosa!

Jessica. Sor’Adalgisa, no! No, via! Ormai siamo vicine ai’nostro scopo,‘un ci mandi a tutto amonte! Se no tutto quello che s’ è fatto fin’a ora, anche tutti ‘ pensieri, le preoccupazioni che gli si pole ave’ fatto veni’ davvero ‘un son servite a nulla!

Katia. Anzi, magari… Dicevo, magari vu ci potresti da’una mano a fagli cambia’idea, anche voi,ora che vu lo sapete.

Adalgisa. Davv’una mano??

Jessica. Sie, davvero.

Adalgisa. Ma vo’vu siete ciucche, tutt’e due!


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Jessica. Via, pe’piacere, sor’Adalgisa! Tanto ormai manca poco, se vu collaborate anche voi indu’ balletti s’arriva ‘n fondo!

Adalgisa. Ma arriva’ ‘n fondo a icché? Secondo voi io dovre’piglia’ ‘n giro i’mi’nipote, poeroragazzo, pe’ una cosa vostra di scuola? E poi, con che argomenti! Ma ci pensate che pe’ una cosa di’ genere poteva ave’ fatto quarche bischerata! Eh?

Jessica. Appunto, ormai che se n’è fatta una ragione… Diglielo ora o diglielo fra un po’, checambia? Tanto incinte ‘un siamo mica, eh!

Gabriele.(a Katia e Jessica; fa capire che sta parlando di se stesso)Però voi vu avete sbagliato persona, ecco! Pe’

codesti ‘ sperimenti costì, vu avevi a piglia ’ ma Gabriele di’ Corsinovi! Vi facevo passa’ coi’ massimo de’ voti! Co’ la dovuta ricompensa, naturalmente, ci si metteva d’accordo subito, sa’ che vi raccontavo io, tutt’i’ che vu volevi!

Adalgisa. Rieccolo, vah! O che si pole ragiona’con lui?

Katia. Davvero, sor’Adalgisa,‘un glielo dica neancora.

Jessica.(a Gabriele, facendo gli occhi dolci)O diglielo anche te…

Gabriele. No, sor’Adalgisa!‘Un glielo dica, eh? Noe! Lasci fa’le cose come sono,‘un gliroviniamo ‘ piani a queste bambine.

Adalgisa. E che diresti di fa’, voattre due?

Katia. Nulla,‘un si fa nulla e si guarda come va. Poi ai’momento giusto gli si dice. Enrico.(d.d.)Nonna!

Adalgisa. S’è svegliato! Via, forza, bambine, bisogna che vu vada via subito.

Jessica.‘Un glielo dica, via, sor’Adalgisa.

Katia. Pe’piacere.

Adalgisa . Io spero d’un pentimmene.‘Un glielo dico, bambine, ma però se vedo che perde labambola, spiattello ugni cosa. (esce a sinistra; d.d.) Eccomi, nini!

Gabriele.(guarda Jessica)Bisognerebbe anch’io che andassi giù a piglia’i’mi’babbo.

Jessica. E allora vai. Tanto ora bisogna anda’via anche noi.

Gabriele. No, aspettate un minuto, tanto fo alla sverta. Volevo vede’se tante vorte vu gli facessi

da stimolo… (si avvia per uscire a destra)

Katia. Stimolo?

Gabriele. Ora vi spiego, aspettate.(esce a destra)


SCENA 26. Katia & Jessica


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Katia. Via,‘gnamo Jessica. Si va?

Jessica. Si va sì. Si va a cerca’Patrizia, si porta qui e si butta giù buffa.

Katia. Buffa? Che gli si racconta le barzellette?

Jessica. Butta’giù buffa sarebbe come butta’giù la maschera, racconta’la verità!

Katia. E te dille perbene, le cose,‘un capisco ma’nulla! Anc’ora, lì per lì‘un avevo mica capito!

Jessica.‘Un gli si poteva mica di’la verità! M’è venuto di digli dell’esame, mi par che c’abbinocreduto, no?

Katia. Sì sì, creduto c’hanno.Gliè che…


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Jessica. Che?

Katia. O Jessica, o che si sarà fatto bene?

Jessica. Ormai gliè tardi pe’fassi codeste domande. Siamo‘n ballo,‘gna ballare.

Katia. Tanto poi si butta giù buffa…


SCENA 27. Jessica, Katia, Gabriele e Venanzio

1195 -Gabriele.(entra)Che butti giù?

1196 -Venanzio.(entra da destra; ha lo sguardo assente e lo manterrà per le prossime scene)

1197 -Katia. Nulla, nulla.

1198 -Jessica. Oh, eccolo. Buongiorno Venanzio! Come sta?

1199 -Katia. Buongiorno!

1200 -Gabriele.(a Venanzio)T’hanno detto buongiorno!

1201 -Venanzio. Sì!

1202 -Gabriele.‘Un rispondi?

1203 -Venanzio. No!

1204 -Gabriele. Che ti sembra un be’lavoro?

1205 -Venanzio. Pazienza!

1206 -Gabriele.(a Katia & Jessica)‘Un ve ne pigliate, eh? Gliè lo shock. Risponde sempre a questamaniera.

1207 -Katia. Rustico a qui’modo?

1208 -Gabriele. No, ma‘un è che gliè rustico. Sentite, eh…(a Venanzio)Che ore sono?

1209 -Venanzio. Sì!

1210 -Gabriele. Chi sono io?

1211 -Venanzio. No!

1212 -Gabriele. C’è i’terremoto!

1213 -Venanzio. Pazienza!

1214 -Gabriele.(a Katia & Jessica)Capito? Risponde sempre a questa maniera: “sì”, “no” e “pazienza”.

1215 -Katia. E‘un dice attro?

1216 -Gabriele. Macché. Gliè lo shock, dicano‘dottori, dice di lasciallo fa’, che poi gli passa.

1217 -Katia. E’prese una scossa di nulla, allora.

1218 -Jessica. Katia, via,‘gnamo. Se viene di qua Enrico poi…

1219 -Gabriele. Come! O‘un c’avete da fagli pronuncia’la frase misteriosa!

1220 -Katia. Come ti garba fa’i’bischero.

1221 -Jessica. Sa’assa’te di queste cose.‘Gnamo, vai. Ciao.(esce a destra)

1222 -Gabriele. E allora ciao, alla prossima. Oh!

1223 -Katia. Che?

1224 -Gabriele. Ricordatevi di’piacere che v’ho fatto, eh!


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Katia. Si guarderà.(esce a destra)

Gabriele. Ciao, bellone!


SCENA 28. Gabriele, Venanzio e Adalgisa, poi Enrico

1227 -Adalgisa.(entra)Ah, son andate via?

1228 -Gabriele. Ora.

1229 -Adalgisa.(allude a Venanzio)Lui come va?

1230 -Gabriele. Sempre uguale.

1231 -Adalgisa. Bene, bene.

1232 -Gabriele. Come bene?

1233 -Adalgisa. Lascia fa’, m’intendo io nelle mi’orazioni.

1234 -Gabriele. Grande sor’Adalgisa. Aveva ragione lei, eh?

1235 -Adalgisa. E’ son gorpe vecchia, nini. Ora, via, vecchia…

1236 -Gabriele. Ha più di quarantacinqu’anni.(ride)

1237 -Adalgisa. Senti, Gabriele, bisognerebbe che tu mi facessi un piacere.

1238 -Gabriele. Dica.

1239 -Adalgisa. Ora quande viene i’mi’nipote portalo a fa’colazione ai’Circolo. Cercate di sta’fòriuna mezz’oretta.

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Gabriele. Ha voglia. Porto anch’i’mi’babbo.

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Adalgisa. Noe, lui mi ci vole.

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Gabriele. Gli ci vole? Pe’fa’icché?

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Adalgisa. Gliè troppo lungo da spiegassi. Te lasciamelo qui. Eh? Ti fidi?

1244

Gabriele. Di lei, sor’Adalgisa? Come della mi’mamma,‘n pace sia.

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Adalgisa. E allora sta’tranquillo.

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Enrico.(entra da sinistra)Ba’, o Gabri.

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Gabriele. Ben alzato! Bella vita da signore che tu fai, eh?

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Enrico. See… Con tutti ‘casini che c’ho pe’i’capo‘un dormo neanche, la notte…

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Gabriele.‘Gnamo, venvia, stamani i’Corsinovi gliè‘n bona, si va a fa’colazione ai’barre.

1250

Enrico. Colazione?

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Gabriele. Che l’ha’bell’e fatta?

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Enrico. Ma‘un n’avevo voglia di falla.

1253

Gabriele. Come no!‘Gnamo!‘Un lo senti come dicano‘dottori? Gliè i’pasto più‘mportante

della giornata! Venvia, ‘un la fa’ tanto lunga!

1254

Enrico. E andiamo, se proprio tu n’ha voglia…(si avvia per uscire)Ciao nonna.(esce a destra)

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Adalgisa. Ciao nini.

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Gabriele.(batte il “cinque” con Adalgisa; escea destra)

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Adalgisa. Bravo Gabriele, Dio ti benedica.(a Venanzio)Venanzio, sta’sempre uguale?

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Venanzio. Sì!

Adalgisa.‘Un se’ megliorato punto?

Venanzio. No!

Adalgisa. E come si fa?

Venanzio. Pazienza!

Adalgisa. O vai, via.


SCENA 29. Venanzio, Adalgisa, Luana e Sig.ra Capogrossi


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Luana.(entra; indossa il grembiule; rivolta all’esterno)  Prego, signora, avanti!(canta)  Questo è il ballo del qua

qua / e di un papero che sa…

Adalgisa.(pensa che ci sia Dalia, si allarma)Noo!Che c’è la mi’ figliola?

Luana. No, e' fo perché se no mi confondo. O che una cameriera‘un pole cantare?(continua acantare) Mamma papero e papà / con le ali fan qua qua…

Capogrossi.(entra da destra; a Luana)Com’è allegra stamattina! Canta!

Luana.(balla goffamente)E’ballo, anche!(canta)E una piuma vola già / di qua e di là…(esce a destra)

Capogrossi. Buongiorno, buongiorno, buongiorno.

Adalgisa. A lei, a lei, a lei.

Nel prossimo dialogo Adalgisa sfrutterà abilmente le risposte di Venanzio, adattandovi le domande di volta in volta. La Capogrossi non darà mai segno di accorgersi del trucco; e quando sarà lei a parlare con Venanzio, Adalgisa mostrerà una certa tensione, sospirando di sollievo dopo che lui ha risposto.

Capogrossi. Signora, io la ringrazio tanto dell’invito, vero, per me è sempre un piacere recarmi inquesta casa, vero, ma la prego di non fare altre offerte su quel fondo perché non ho assolutamente intenzione di farmelo scappare. Penso d’essere stata chiara, d’essere stata chiara, d’essere stata chiara.

Adalgisa. No, e‘nvece io gli volevo di’… Maremma, ora è capitata proprio ni’momento che c’èanche lui… (a Venanzio) So’ Caccialupi, gli presento la signora Capogrossi.

Venanzio. Sì!

Adalgisa. Che la conosce?

Venanzio. No!

Adalgisa. Ora c’ha anche‘nterrotto ni’ discorso…

Venanzio. Pazienza!

Capogrossi e Venanzio.(si stringono la mano)

Adalgisa. Ecco, dicevo, gli volevo dire, signora… Vada pure tranquilla a firma’i’compromesso,anzi siamo contenti che ci sia lei così ‘un si fa una figuretta con quelli di qui’ fondo che vole lei, che se no restano a bocca asciutta. Lei compri pure quello, ‘un ha nemmeno bisogno di rincara’ nulla, lo piglia ai’ prezzo che si pigliava noi, meglio di così…

Capogrossi. Ah. Ma che bella notizia, che bella notizia, che bella notizia. Avete cambiato idea,allora?


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Adalgisa. Sì, e difatti ora se‘un gli dispiace, ero proprio qui’a ragiona’coi’so’Caccialupi diqueste faccende…

Capogrossi. E, se non sono indiscreta, vero, questo signor Caccialupi sarebbe?

Adalgisa. Sarebbe… Cioè, no sarebbe, lui gliè i’proprietario d’un antro fondo che a noi ci garbadi più di quell’attro, sicché, l’ha visto, c’è cascato proprio a fagiolo.

Capogrossi. Ah, ecco. Ma se eravate così interessati al fondo che piace a me!

Adalgisa. E‘nvece ora‘un siamo più, e anzi se avesse la bontà di lasciammi sola con questosignore, dato che quello che gli dovevo di’ gliel’ho detto…

Capogrossi. Ah, sì sì, allora vado. Ma, se non sono indiscreta, vero, questo nuovo fondo dovesarebbe, dove sarebbe, dove sarebbe?

Adalgisa. Sarebbe…(a Venanzio)So’Caccialupi, ma i’fondo suo gliè quello che rimane dirimpettoa quello che compra la signora, vero?

Venanzio. Sì!

Adalgisa.‘Un era dieci metri più avanti?

Venanzio. No!

Adalgisa. Allora s’aprirà i’negozio proprio di faccia alla buticche della signora? Venanzio. Pazienza.

Capogrossi. Come “pazienza”?

Adalgisa. No, lui…(simula imbarazzo)Sa, dice perché qui’fondo è più grosso, fa più figura, sicché cista che poi la su’ buticche resti un po’ ‘n ombra, ecco, ma tanto… ‘Nsomma, si starà a vedere, tanto son problemi più sua che nostri, no? Ora se ‘un gli dispiace… (indica l’uscita alla Capogrossi)

Capogrossi. Un fondo… Più grande?

Adalgisa. Sie, gliè più grande.

Capogrossi. Ma ecco… Sempre se non sono indiscreta, vero… Ma le vostre disponiblitàfinanziarie non erano… Limitate?

Adalgisa. Sì, ma sa, i’so’ Caccialupi ci fa un prezzo…

Capogrossi. Un prezzo come?

Adalgisa. Ci fa spende’la stessa cifra che si spendeva di là, vero so’Caccialupi?

Venanzio. Sì!

Adalgisa.‘Un è che dopo ce la rincara, eh?

Venanzio. No!

Adalgisa. Ma così ci guadagna poco!

Venanzio. Pazienza.

Adalgisa.(alla Capogrossi)Lo vede?‘Un è nemmeno pretenzioso, come persona. Ci siamo trovatianche bene come trattativa. Sicché lei vada pure a firma’ i’ compromesso pe’ quell’attro, anzi sarà meglio che si mova perché se no fa tardi dai’ notaro…

Capogrossi. Ma… Se non sono indiscreta, vero…Si tratta di un fondo vecchio? Ha bisogno dilavori, di manutenzione?

Adalgisa. Noo! So’Caccialupi! Gliè tutto novo, vero? L’impiantiti, le porte, le finestre, luce,acqua, tutto rifatto d’ora?


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Venanzio. Sì!

Adalgisa. C’era soloi’ condizionatore che era vecchio.

Venanzio. No!

Adalgisa. Ah nemmen quello? Allora m’ero sbagliata.

Venanzio. Pazienza.

Adalgisa. Eh, pazienza, davvero, alla mi’età ci sta di sbagliassi. Sa, signora, io ho più diquarantacinqu’ anni.

Capogrossi.Ma nell’altro non c’è aria condizionata.

Adalgisa.Eh? No, no, ‘un c’è. Difatti c’è sempre un cardo…

Capogrossi. Interessante, interessante, interessante.

Adalgisa. Interessante, vero? Però sarà meglio se lei va dai’notaro, se no arriva tardi, arriva tardi,arriva tardi.

Capogrossi. No, invece voglio proprio soffermarmi, signora.

Adalgisa. Faccia lei. Poi fa tardi, eh? Io glielo dico.

Capogrossi. Può darsi che me ne valga anche la pena, vero. Sa, signora, gli affari sono affari,sono affari, sono affari.

Adalgisa.‘Un si faccia veni’idee strane come l’attra vorta, eh? No no, questa vorta siamo‘n unabotte di ferro. Ci siamo trovati d’accordo e (a Venanzio) i’ so’ Caccialupi ‘un è una persona che torna ‘ndietro nelle decisioni. Vero?

Venanzio. Sì!

Adalgisa. Che glielo venderebbe alla signora?

Venanzio. No!

Adalgisa. Anche se ce la facesse rimane’male?

Venanzio. Pazienza.

Adalgisa.(alla Capogrossi)Ecco, l’ha visto? Lui quand’ha detto una cosa…

Capogrossi. E se io… Rilanciassi?

Adalgisa. Rilanciasse?

Capogrossi. Lei, signor Caccialupi, sarebbe interessato a guadagnare un po’di più?

Venanzio. Sì!

Capogrossi. Fra qualche giorno, vero, avrò disponibilità finanziarie sufficienti per avanzareun’offerta più vantaggiosa di quella che le hanno fatto. Mi farebbe la scortesia di rifiutarla?

Venanzio. No!

Capogrossi. Ma se ha dato la sua parola…

Venanzio. Pazienza.

Adalgisa.(a Venanzio)Come pazienza! Se la rimangerebbe?

Venanzio. Sì!

Adalgisa.‘Un ce lo darebbe più a noi?

Venanzio. No!


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(lo consegna  alla

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Adalgisa. E noi come si fa?

Venanzio. Pazienza.

Capogrossi. Il signor Caccialupi è un vero uomo d’affari, vero!

Adalgisa. Che affari e non affari!(alla Capogrossi)Lei vada a firma’pe’quell’attro fondo, che i’notaro gliè là che aspetta!

Capogrossi. Signora. Io capisco che lei ha più di quarantacinque anni e certe cose non puòintenderle. Ma il mondo va così, piove sempre sul bagnato, sul bagnato, sul bagnato.

Adalgisa. E speriamo che lei ci sdruccioli, ci sdruccioli, ci sdruccioli!

Capogrossi. Ma questa è un’impertinenza bella e buona!

Adalgisa. No, impertinenza sarà la sua che viene e rompe l’ova ne’panieri della gente perbeneche ‘ quattrini se li suda, ‘un l’ha trovati attaccati all’arberi com’ha fatto lei. Pidocchia risalita!

Capogrossi. Farò finta di non aver sentito, non aver sentito, non aver sentito.

Adalgisa. E io glielo ridico, glielo ridico, glielo ridico! Pidocchia, e risalita!

Capogrossi. Signor Caccialupi, le farò un’offerta per il suo fondo che lei non potrà rifiutare. E leilo venderà a me, per la mia boutique. Siamo d’accordo?

Venanzio. Sì!

Capogrossi. Senza ripensamenti?

Venanzio. No!

Adalgisa.(a Venanzio)E i’compromesso che si doveva fa’noi?

Venanzio. Pazienza.

Adalgisa. Gliel’hanno ma’detto che lei è un parolaio?

Venanzio. Sì!

Adalgisa. E‘un si vergogna?

Venanzio. No!

Adalgisa.(fa per dire qualcosa a Venanzio)

Capogrossi. Signor Caccialupi, non stia a perder tempo con gente di maniere così rozze eprimitive, vero…

Venanzio. Pazienza.

Capogrossi. Ha ragione, ha ragione, ha ragione. Pazienza, ci vuole, con questa gente.

Adalgisa.(alla Capogrossi)Con questa gente? Con quale gente? Ma senti che arroganza! Vu stateproprio bene ‘nsieme, tutt’e due! Allora guardi, (trae un biglietto dalla tasca) questo gliè i’ biglietto ‘ndo’

m’ero segnata i’ giorno e l’ora pe’ veni’ a vede’ i’ fondo novo, guardi come si fa: Capogrossi) lo pigli lei e ci vada lei. (a Venanzio) Ha capito? Gliel’ho dato a lei!

Venanzio. Sì!

Adalgisa. Noi all’appuntamento‘un si viene!

Venanzio. No!

Adalgisa. E ora scancello i’su’numero anche dalla rubrica di’telefano, guardi! Venanzio. Pazienza.


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Adalgisa.(alla Capogrossi)E lei vada fòri da questa casa e ringrazi Iddio che la lascio anda’ ‘nteracom’è venuta! Ma guardate che lavoro!

Capogrossi. Me ne vado, me ne vado, me ne vado. Allora, signor Caccialupi, siamo d’accordo,vero. Verrò all’appuntamento per vedere il fondo.

Venanzio. Sì!

Capogrossi. Sono certa che non se ne pentirà.

Venanzio. No!

Capogrossi. Dovrà solo aspettare qualche giorno.

Venanzio. Pazienza.

Capogrossi. L’uomo d’affari sa quando conviene aspettare, vero?

Adalgisa. Io aspetto ma che lei si levi da tre passi!

Capogrossi. Ma che fretta c’è, che fretta c’è, che fretta c’è. Avevo un appuntamento, ma ormai…(ride) Ho il resto della mattina libera!

Adalgisa. Che appuntamento?

Capogrossi. Ma come quale appuntamento? Quello dal notaio per l’altro, piccolo, vecchio fondosenza aria condizionata… Forse, vero, riuscirete a comprarlo voi…

Adalgisa.. Fòri da questa casa, gli ho detto! So’Caccialupi!

Venanzio. Sì!

Adalgisa. Vale anche per lei, eh? Vada via, e subito!

Venanzio. No!

Adalgisa. Guardi che chiamo‘Carabinieri, eh?

Venanzio. Pazienza.

Capogrossi.(ride)Povera piccola signora. Mi fa tanta pena, tanta pena, tanta pena. Au revoire!(esce

a destra)

Adalgisa.(resta seria; lentamente la sua espressione passa alla soddisfazione e alla gioia; balla per la stanza in preda a felicità

smodata) Eeh maccarena! Adalgisa, tu se’una cannonata! Venanzio!

Venanzio. Sì!

Adalgisa. La sa’balla’la macarena?

Venanzio. No!

Adalgisa. Gliè uguale, vieni qua si balla!

Venanzio. Pazienza.

Adalgisa afferra Venanzio, lo fa alzare e si mette con lui a ballare, canticchiando la macarena, ma ballando a mo’ di liscio, in coppia. Fanno qualche passo per la stanza, poi perdono l’equilibrio e cadono per terra. Venanzio perde i sensi; Adalgisa sulle prime la prende a ridere, poi si allarmerà.

Adalgisa. Ohiohi Venanzio… Che ciucchi… ‘Gnamo, tirati su che se ci trovano qui così succedeuno scandalo, succede… Venanzio… Venanzio! Oh! Apri l’occhi! Venanzio!... O mamma… Ha battut’i’ capo! Venanzio!... Ripigliati! Venanzio!


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C’è di peggio

SCENA 30. Venanzio, Adalgisa, Gabriele ed Enrico

1397 -Gabriele.(entra; vede Venanzio)Babbo! Babbo, che ha’fatto?

1398 -Enrico.(entra)Che è successo?

1399 -Adalgisa. E’gliè cascato. Tutto‘nsieme, pun! Gliè cascato‘n terra.

1400 -Gabriele. Babbo! Datemi un po’d’acqua!

1401 -Enrico. Vo io, vai.(esce a sinistra)

1402 -Gabriele.(a Adalgisa; poi prenderà Venanzio e lo tirerà su a sedere)Ma che gli ha fatto?

1403 -Adalgisa. Io? Nulla, nini. Che vo’che gli abbi fatto? È cascato, da sé!

1404 -Gabriele. Ma come da sé, gliera a sede’là, che c’è venuto a fa’qui!

1405 -Adalgisa. E’c’è venuto, bah, che t’ho a di’!

1406 -Gabriele. Gliel’avevo lasciato‘n consegna a lei, sor’Adalgisa, però! Babbo! Eccolo, via… Babbo,riatti!

1407 -Adalgisa. Tu ha’ ragione, nini, mi son distratta un minuto…

1408 -Enrico.(entra, con un bicchiere d’acqua, che dà a Gabriele)Tieni.

1409 -Gabriele. Tieni babbo, bevi! Un po’d’acqua, su…

1410 -Venanzio.(si sta riprendendo, sorseggia l’acqua)

1411 -Gabriele. Babbo! Rispondi!

1412 -Venanzio. Eeeh maccarena!

1413 -Gabriele. Addio, questa gliè la vorta che si va ai’manicomio!

1414 -Venanzio. Eh?

1415 -Gabriele. Come stai?

1416 -Venanzio. Come sto?

1417 -Gabriele. Babbo!

1418 -Venanzio. Che!

1419 -Gabriele.(contento, si rende conto che parla come prima)Babbo, dimmi quarche cosa!

Enrico.(prende il bicchiere, non ancora vuoto, dalla mani di Gabriele e lo mette sul tavolo)

1421 -Venanzio. Che ti dico? C’è da mola’ ‘ferri di’capanno!

1422 -Gabriele. Davvero?

1423 -Venanzio. Che se’contento? Allora tu l’ha’a fa’te!

1424 -Gabriele. O babbo meno male…(lo abbraccia)

1425 -Adalgisa. O Madonnina ti ringrazio!

1426 -Venanzio. Che hai, o nini? E poi… Che ci fo qui a sede’ ‘n terra?

1427 -Gabriele. Vieni, rizzati…(lo tira su)Allora? Sta’bene?

1428 -Venanzio.(si tocca la testa)E’c’ho un dolorino qui…Devo ave’picchiato una zuccata.

1429 -Gabriele.(va ad abbracciare Adalgisa)  Sor’Adalgisa mi scusi pe’prima! Lei vale tant’oro quante pesa!

Grazie! Grazie!


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Enrico.

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SCENA 31. Venanzio, Adalgisa, Gabriele, Enrico, Patrizia, Katia e Jessica


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Patrizia, Katia e Jessica.(entrano da destra)

Patrizia. Buongiorno a tutti.

Enrico. O voi tre che ci fate‘nsieme??

Patrizia.(risoluta, va vicino a Enrico)Enrico, t’ho da di’una cosa.

Enrico. A me?

Patrizia. Mi dispiace perché te lo volevo di’quande c’era anche i’tu’babbo e la tu’mamma, maormai mi son decisa, vorrà di che gli si dice dopo. Enrico.

Enrico. Che.

Patrizia. Sono‘ncinta.

Enrico.(sviene e crolla a terra)

Gabriele. Borda un antro!

Patrizia. Enrico!

Adalgisa. Poerini, l’ha avuta!

Gabriele. Vieni, si ripiglia i’ solito bicchiere…(esegue)Enrico! Sta’su!(lo mette a sedere)Via, bevi una

gozzata anche te… (dà da bere a Enrico)

(vuota il bicchiere; tossisce; si riprende, si guarda intorno)

Gabriele. Ci se’tutto?(dà il bicchiere vuoto a Patrizia)

Enrico.(a Patrizia)Che ha’detto?

Patrizia. Tu aspetti un bambino, da me!

Enrico.(crolla nuovamente)

Gabriele. Addio rieccolo! Patri, ridammi i’bicchiere!

Patrizia.(esegue)

Gabriele. Gliè vòto!(glielo restituisce)

Adalgisa. Se si va così ce ne vole una boccia, d’acqua!

Gabriele. Enrico, Enrico, su…

Enrico.(si riprende)No… No no… E’ moio, via… Moio…

Gabriele capisce che è arrivato il momento di mettere Enrico alle strette, per vedere se ha cambiato idea. Tutti i presenti, meno Enrico, capiscono subito dove Gabriele vuole andare a parare, e si faranno dei cenni d’intesa.

Gabriele. Ascorta, ascorta un pochino me. Facciamo come se ora‘un ci fosse nissuni, siamo soloio e te.

Enrico. Come io e te! Guarda quanta gente!

Gabriele. Lasciali fa’loro, guarda me. Ma te, no? Te, come vorresti che fosse andata? Enrico. Che lo so!

Gabriele. Come che lo so! Prima di tutta questa confusione che gliè sortita fòri dalla tu’festa, no,te che avresti voluto? Nella tu’ vita che avresti voluto che succedesse?


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C’è di peggio

1459 -Enrico. Che avre’voluto?

1460 -Gabriele. Dimmelo, raccontamelo te!

1461 -Enrico. Che avre’voluto, Gabriele! Una vita come quelle di tutti quell’attri! Trova’ un lavoro…La fidanzata ce l’ho…

1462 -Gabriele. E poi?

1463 -Enrico. E poi sposassi, torna’di casa‘nsieme…

1464 -Gabriele. E poi?

1465 -Enrico.E poi… Mette’su famiglia.

1466 -Gabriele. Cioè?

1467 -Enrico. Cioè… Fa’un bambino.

1468 -Gabriele. Come! O‘un ha’sempre detto che ti fanno uggia, che sono una disgrazia che‘un c’è dipeggio?

1469 -Enrico. No. No no.E’c’è di peggio, ha’voglia.

1470 -Gabriele. Dillo perbene, via.(si alza e tira su anche Enrico)

1471 -Enrico.(si alza)Come, dillo perbene?

1472 -Gabriele.‘Un è vero che‘un c’è di peggio…

1473 -Enrico.‘Un è vero che‘un c’è di peggio…

1474 -Gabriele.Che ave’ figlioli.

1475 -Enrico.‘Un è veroche ‘un c’è di peggioche ave’figlioli!

1476 -Gabriele. Se’ convinto?

1477 -Enrico. Sì, sì. Magari potessi avello ora un bambino, uno, mio e(allude a Patrizia)di lei. Lo pigliereicom’una manna dai’ cielo.

1478 -Gabriele.(trionfante)Bravo!!

Giubilo generale.

1479 -Patrizia. Davvero, Enrico?

1480 -Jessica. Gliera questo che ti si voleva senti’di’!

1481 -Katia. Bravo Enrico!

1482 -Enrico. Sì, però Patrizia… C’è una cosa che tu devi sapere…

1483 -Patrizia. E’ ‘un devo sape’nulla, io. M’hanno bell’e raccontato tutto.

1484 -Enrico. E allora Patri, come si fa a…

Nelle prossime battute Enrico, Adalgisa e Gabriele pronunceranno la stessa battuta, e dovranno assumere la stessa posizione, restandoci.

1485 -Patrizia. E allora fammi parla’me, che tu se’te che tu devi sape’le cose.‘Un è vero che loro dueaspettano un bambino.

1486 -Enrico. No? Come no!

1487 -Adalgisa. Te l’hanno detto perché c’hanno da da’un esame!


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(è entrata, cantando e ballando)

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Katia. No, sor’Adalgisa.

Adalgisa. No? Come no!

Gabriele. O‘un avevi da fa’quella prova della frase misteriosa!

Jessica. Noo!

Gabriele. No? Come no!

Jessica. Quando la sor’Adalgisa c’ha scoperto‘un vi si poteva mica di’la vera ragione per cui sifaceva. Spettava a Patrizia divvi che aspettava un bambino.

Katia. Noi s’è fatto perché Patrizia ci stava troppo male, perché‘un aveva i’coraggio di digli aEnrico di’ bambino, pe’ via di come la pensava.

Enrico, Adalgisa e Gabriele.(comprendono)Aaah…

Adalgisa. Senti loro, perdie…

Patrizia. Hanno fatto proprio bene, a datti una lezione! Tu te la se’meritata! Magari, figliole,quest’attra vorta ditemelo anc’a me, eh!

Jessica. Patri, fagli vede’quello che tu ha’ni’telefono.

Katia. Dài, faglielo vede’.

Enrico. Che è? Che c’hai?

Katia. C’ha quarcosa che vedrai t’interessa.

Patrizia.(ha preso il telefonino e lo mostra a Enrico)

Enrico.(felice)L’ecografia…E questo rumore?

Patrizia. È un cuore che batte. E quello è i’capo, lo vedi?

Gabriele.(è venuto alle spalle di Enrico e Patrizia, guardando anche lui)I’ capo di uno, sie.

Enrico. Ah, quello… Sì, lo vedo…(si rende conto)Come, i’capo di uno?!

Gabriele.O ‘unson tre gemelli?

Enrico. Tre gemelli??

Gabriele. Noe, scherzavo, ‘gnamo!(ride)Se no tu diventi ciucco!


SCENA 32. Venanzio, Adalgisa, Gabriele, Enrico, Patrizia, Katia, Jessica e Luana, poi Remo e Dalia


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Luana.                                                Questo è il ballo del qua qua / e di un papero che sa…

Gabriele.(allude a Luana)Come lei, vah!

Luana. Oh, io fo che m’hanno detto!(continua a cantare sottovoce, ballando)

Patrizia. Ti garba?

Enrico.(felice)Ma gliè mio davvero?

Patrizia. Gliè tuo sì, scemo!

Enrico e Patrizia.(si abbracciano)

Remo e Dalia.(entrano, felici)

Remo. Compromesso firmato!

Adalgisa.(felice)Aléee!


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C’è di peggio

1520 -Dalia.(va ad abbracciare Adalgisa)Mamma, mamma, grazie!

1521 -Remo. L’ho trovata fòri, gliel’ho detto.

1522 -Adalgisa. Se’contenta, nina?

1523 -Dalia. O mamma, io contenta sare’anche;(allude a Enrico)gliè solo che lui…

1524 -Adalgisa. Macché lui, o‘un ve l’avevo detto io! Bambini ce n’è uno, e chi l’aspetta gliè Patrizia!

1525 -Remo. Davvero?

1526 -Adalgisa. Come gliè andata però vi si spiega un’antra vorta perché gliè troppo complicato!

1527 -Gabriele. Grande sor’Adalgisa! Gente, ma voi c’avete mai pensato alla fortuna che vu avete aave’ ‘n famiglia una come lei? Ha fatto guari’ i’ mi’ babbo…

1528 -Remo. C’ha liberato dalla signora Capogrossi…

1529 -Jessica. Gliè stata l’unica che aveva capito che quello che s’era detto noi ‘un era vero nulla…

1530 -Dalia. E m’ha fatto un regalo che ‘un mi sare’ immaginata mai!(abbraccia Adalgisa)

1531 -Remo. E po’ si dice male delle socere!

1532 -Venanzio. Adalgisa, va’ a fini’ che ti fanno piange’!

1533 -Adalgisa.(asciugandosi gli occhi)Macché, piange’ gliè da vecchi!

1534 -Enrico. Brava nonna, di felicità bisogna ridere!

1535 -Luana.(canta)Prendi sottobraccio / la felicità…

1536 -Adalgisa. La fa’finita con codesta nenia?

1537 -Luana. Facevo pe’porta’un po’d’allegria,‘gnorante!

1538 -Adalgisa. E’lo so io quale gliè la canzone pe’festeggiare!‘Ttacca maestro!

Si ode “La macarena” e tutti i presenti si mettono a ballare insieme, felici.

FINE della COMMEDIA


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Massimo Valori

DESCRIZIONI DEI PERSONAGGI

Katia. 20 anni ca. È bella e sa di esserlo. Non è un’ oca giuliva, anche se il vero “cervello” è lasorella.

Jessica. 20 anni ca. Stesse caratteristiche della sorella Katia, ma cervello più fino: lo stratagemmaper aiutare Patrizia, per quanto in certi aspetti discutibile, lo escogita lei.

Patrizia. 20 anni ca. La fidanzata di Enrico, brava, tranquilla e discreta. Nelle sue parole ci saràsempre un filo di tristezza per la condizione in cui si ritrova, tristezza che scompare alla fine della commedia.

Dalia. 50 anni ca. Mamma di Enrico: mamma classica,un po’apprensiva di lacrima facile. Nonsubodora mai la sorpresa che Remo e Adalgisa le stanno preparando.

Adalgisa. 75 anni ca., ma non vuol darlo a vedere. È madre di Dalia e protagonista di tutta lacommedia. Cervello finissimo, battuta pronta, lingua mai a posto. Uno spasso. Prende in mano le redini della situazione, analizza le cose con logica e arguzia, risolve i guai con una presenza di spirito fantastica.

Gabriele. 25 anni ca. Tipo alla moda ma non troppo, disinvolto, sicuro di sé. Non è legatosentimentalmente e ha un buon successo con le ragazze, che sono il chiodo fisso della sua vita. Allegro, spigliato, sempre pronto alla battuta. Ha un rapporto speciale con Adalgisa.

Enrico. 25 anni ca. Classico bravo ragazzo, fidanzato, tranquillo; ma in questa veste nellacommedia non lo si vede mai, tranne che alla fine, quando tutti i guai sono sistemati. Non è un sempliciotto, ma non conduce la vita spensierata di Gabriele; e anche nel vestire non è spigliato come lui.

Remo. 55 anni ca. Padre di Enrico, per molti versi simile alla moglie Dalia; si affida ad Adalgisaperché non sa a quale altro santo votarsi, ma alla fine ammette che ci ha saputo fare.

Luana. 50 anni ca. Signora di spirito, non troppo intelligente, ma molto presente, attiva. Provauna sorta di ammirazione per Adalgisa, alla quale obbedisce in tutto e per tutto: da questa obbedienza nasceranno le comiche stramberie con le quali punteggia tutta la commedia.

Venanzio. 55 anni ca. Padre di Gabriele. Caciarone e, da buon cacciatore, sempre pronto araccontare e farsi raccontare. Turbolento e comico il suo rapporto con Gabriele; esilarante il terzo atto con lo shock che gli fa ripetere sempre le stesse parole.

Sig.ra Capogrossi. 50 anni ca. Modi ricercati, molta supponenza e poca intelligenza. Ostentasicurezza e altezzosità, ma cade con tutte le scarpe nel tranello di Adalgisa, senza il benché minimo sospetto. Completa divinamente il terzetto comico con Adalgisa e Venanzio nel terzo atto.


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C’è di peggio

NOTE

Troppo spesso oggi ci si dimentica dell’arguzia e la sagacia che sono parte delle persone di una certa età. Loro il mondo l’hanno visto, ci sono passate dentro, sono cadute e si sono rialzate. Eppure oggi si tende a dimenticarsene, a non tenerne conto, ma state zitti voi vecchi, che ne volete sapere.

Questo è il punto: loro invece lo sanno, come va il mondo, lo sanno bene. La famiglia Biondi ha già di che ringraziare Adalgisa per il sacrificio economico che ha fatto, per regalare alla famiglia un posto dove impiantare un negozio che consenta a Remo e Dalia di lavorare di nuovo insieme. Ma poi arrivano gli imprevisti: Enrico che pare coinvolto in un caso di doppia gravidanza – irrisolvibile a prima vista – e la signora Capogrossi che con le sue ingenti possibilità economiche rischia di mandare a monte il sogno di Remo e Dalia.

La famiglia non sa che pesci prendere, si lamenta, e aspetta che succeda qualcosa. Chi prende il toro per le corna? Adalgisa, chi altri. Fa subito capire a Katia e Jessica che se n’è accorta che le loro gravidanze sono due bufale belle e buone; e architetta uno stratagemma per liberarsi della signora Capogrossi, con l’aiuto inconsapevole di Venanzio, che funziona a meraviglia. E già che c’è – avvalendosi di quella po’ di fortuna che agli audaci non manca mai – fa anche guarire Venanzio dai postumi di una folgorazione elettrica.

L’insegnamento che può dare la commedia è questo: il posto degli ignavi è l’antinferno di Dante. Mai aver paura di esserci, mai aspettare che succeda qualcosa, mai restare in un angolo a vedere il mondo girare. Anche nel prologo si ritrova questo negativo modo di vedere il mondo, in quell’Enrico che vorrebbe diventare padre – nel proprio animo qualsiasi uomo lo vuole, probabilmente – ma in buona sostanza ne ha paura, dice che “’UN C’È DI PEGGIO CHEAVE’ FIGLIOLI”; e alla fine, dopo lo spavento provocatogli dalla trovata delle sorelle Baldini, si sente libero daquella paura, ammette finalmente che sì, vorrebbe sposare la sua Patrizia e farsi una famiglia.

E quella stessa trovata di quelle due sorelle, due belle figliole, due tipe che, complici il modo sempre più falso e irriguardoso che hanno i media di mostrarci il mondo femminile, penseresti buone solo a chattare col telefonino e a bere spritz fuori da una discoteca, proprio loro agiscono nello spirito in cui si dovrebbe sempre agire. Magari in maniera un po’ meno irruenta, d’accordo, magari con poco raziocinio e spirito pratico; però alla fine il loro stratagemma in tutta la vicenda non si può non catalogarlo come un tentativo positivo, come un giusto pan per focaccia a quell’Enrico che aveva paura di diventare padre.

E quindi: avanti, sempre e comunque. Sfruttare le possibilità, aiutare il destino a venirci incontro. È così che si prepara lo spazio alle cose belle della vita. E se va male, pazienza. Tanto nella vita ci sarà sempre di peggio.


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