C’è qualcosa che non quadra…

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a-Ti vuoi spostare o no

Teatro Comico Italiano

C’Ẻ QUALCOSA CHE NON QUADRA…

COMMEDIA IN DUE ATTI

Autore:

Camillo Vittici

cvittici@alice.it

Iscrizione S.I.A.E. N.118123

(In caso di traduzione dialettale si prega di specificare alla SIAE il titolo originale dell'opera)

PERSONAGGI

Placido

Il padre

Colomba

La madre

Tina

La figlia

Gianna

L’amica di Tina

Terenzio

Il figlio

Loris

L’amico di Terenzio

La storia si svolge nel soggiorno di una casa modesta

La storia

Placido è ipocondriaco e la moglie è schiava e stanca delle sue lamentazioni. Sognano di avere un giorno dei nipotini. Si accorgono con tragica sorpresa che entrambi i figli, Tina e Terenzio, hanno tendenze e comportamenti omosessuali. La prima è la ragazza di Gianna e il secondo di Loris. Ma gli amori dei figli, tuttavia, prenderanno altri… indirizzi. Ma nonostante questo i due genitori continuano la loro vita di coppia fra battibecchi, lamenti, rimpianti  e nostalgie.

ATTO PRIMO

(Su un divano, uno da una parte e l’altra dall’altro, dormono russando rumorosamente. Placido è in pigiama)

PLACIDO: Ti vuoi spostare o no? Guarda che ti sei spostata nella mia metà

COLOMBA: Ti avverto che è caduto anche il muro di Berlino.

PLACIDO: Ma la Muraglia cinese esiste ancora

COLOMBA: Vuoi per caso mettere una barriera fra la mia e la tua parte?

PLACIDO: Una barriera no, ma un forno a microonde sì. Hai i piedi gelati

COLOMBA: Ma il resto è tutto caldo, ma tu… niente!

PLACIDO: Niente cosa?

COLOMBA: Almeno un bacetto…

PLACIDO: Vabbè, se insisti oggi ti compero quelli della Perugina

COLOMBA: Un abbraccio…

PLACIDO: Ma non abbiamo già in casa quelli del Mulino Bianco?

COLOMBA: A buon intenditor poche parole

PLACIDO: Ecco, questo va già meglio. Poche parole e si continua a dormire (Russano)

COLOMBA: Placido, la vuoi smettere di russare?

PLACIDO: Io russare? Ma senti chi parla. Tutte le volte che respiri mi sembra debba atterrare sul tetto un Jumbo dell’Alitalia

COLOMBA: E quando lo fai tu un temporale, un terremoto con tanto di tsunami allegato

PLACIDO: I miei sono profondi respiri

COLOMBA: I miei profondi sospiri

PLACIDO: Molto probabilmente fai da mangiare troppo pesante

COLOMBA: Va bene; da domani acciughe e grissini. D'altronde, con la pensione che ti danno…

PLACIDO: L’uomo non vive di solo pane…

COLOMBA:  Ma il Placido sì; di spaghetti, filetto di manzo, formaggio grana, frutta, verdura e caffè

PLACIDO: Guarda gli uccelli del campo e i gigli del cielo…

COLOMBA: Ma loro il mangime lo trovano gratis

PLACIDO: Dormi, va’. Che è meglio (Russano. La pendola batte le tre) Colomba , a che ora doveva venire il Terenzio con le medicine?

COLOMBA: Verso le quattro. La farmacia apre alle tre e mezzo. Forse sarà meglio che mi alzi. Questo riposino pomeridiano dura sempre troppo poco

PLACIDO: Forse dovremmo bere un bicchiere di vino di meno a pranzo…

COLOMBA: Parla per te. Io il vino non lo bevo

PLACIDO: Io invece lo devo bere. Il vino fa buon sangue e io sono anemico. Il dottore ha detto che non ho ferro

COLOMBA: Bravo, dà retta al dottore! Non hai ferro… Tu hai tanto di quel ferro che fra poco ti viene la ruggine. Ma se mangi come un tritatutto…

PLACIDO: Invece sono debole, debolissimo. Ho sempre sonno…

COLOMBA: Fosse per me avrei tirato avanti fino a domani mattina (Intanto si riveste e apre la finestra). Ma lui, il nobil signore, desidera anche la cena e, ancora prima, il the coi biscottini… Il signore…

PLACIDO: E le medicine? Dimentichi la cosa più importante, le medicine

COLOMBA: Ma sarà possibile che, dal giorno in cui ti sei messo in pensione, ti sia ficcato a letto con tante di quelle medicine che avrebbero ammazzato anche un bue. Non fai a tempo a guarire da una malattia che già te ne arriva un’altra. Ma sarà possibile che son dieci anni che non lasci questa stanza?

PLACIDO: Questa non è una stanza, ma una corsia di ospedale, un letto di dolore, un giaciglio di sofferenza

COLOMBA: Ma almeno potresti accudire il pollaio visto e considerato che ti ciucci un ovetto al giorno…

PLACIDO: E se poi mi becco l’influenza dei polli?

COLOMBA: Sì, quella dei capponi. Forse è l’unica malattia che non hai ancora preso.

PLACIDO: Veramente mi manca anche il morbo della mucca pazza

COLOMBA: Quello e venuto a me perché devo essere completamente pazza a stare con un rudere come te

PLACIDO: Per tua norma e regola ricorda che ho anche fatto la domanda per l’accompagnamento

COLOMBA: Per tua norma e regola lo saprei io dove te lo farei l’accompagnamento. Al cimitero! Dai, passa in poltrona e mettiti la vestaglia che fra poco arriverà Terenzio. (Placido esegue). Lo sai che si è fatto la morosa?

PLACIDO: E meno male! Magari, domani, quando saranno sposati, potrei avere un’infermiera a tempo pieno e non sentire tutto il santo giorno questa pentola di fagioli

COLOMBA: Ricordati che questa pentola di fagioli è quella che non sgarra mai un minuto a darti le medicine. Lo Sbirulin alle otto del mattino, la Spirumicina alle nove e mezza, lo Scatolosio alle undici e venti, il digestolin dopo pranzo…

PLACIDO: Ecco cosa ti sei dimenticata di darmi dopo pranzo. Il Digestolin!

COLOMBA: E mangiare un po’ meno il cotechin? Di salamin? E un po’ più di brodin? E magari due bicchieri di meno di vin?

PLACIDO: Ma le medicine le passa gratis la mutua, ma il cotechin e il salamin lo devo pagare di tasca mia

COLOMBA: Sta a vedere adesso che dovrei ogni santo giorno fare la fila in ambulatorio per farmi prescrivere gli spaghetti o la bistecca. Ma dai! Cerca di convincerti che non hai nessuna delle duecento malattie che credi di avere e metti il naso una buona volta fuori di casa. Potresti fare qualche lavoretto e arrotondare la pensione

PLACIDO: Devo per caso ricordarti quanti morti all’anno fa il lavoro?

COLOMBA: Ma va che tu non sei mai morto di lavoro…

PLACIDO: No, ma non si sa mai, non vorrei mi accadesse adesso (Si alza, indossa una vestaglia e si mette in poltrona)

TINA: (Entrando) Ma papà, mamma, state ancora brontolando? Certo che se il matrimonio fa diventare le persone così acide Dio me ne scampi e liberi!

COLOMBA: Guarda Tina che noi non stiamo brontolando, ma tubando…

TINA: Voi state tubando un bel tubo! Come non lo sapessi e non vi sentissi… Sposarmi? Piuttosto mi faccio suora, e di clausura!

PLACIDO: Ti faccio notare che le suore di clausura non vanno in discoteca con le minigonne che non nascondono nemmeno le mutande come a certe tue amiche, ma nemmeno con i pantaloni come i tuoi. Fossero almeno belli, eleganti, ricamati come si usano oggi… No, braghe normalissime. E’ una bella cosa che non usi quelle di tuo padre

TINA: Ma se è un sacco di tempo che non le mette? Ormai il suo vestiario sono solo pigiami e vestaglie da camera.

COLOMBA: Invece dovresti darti da fare per trovare un buon partito e metter su famiglia

TINA: Ma se non ho ancora trovato qualcuno che mi garba…

COLOMBA: Lo so, le sento le mie amiche cosa dicono di te…

TINA: E cosa dicono di me?

COLOMBA: Che sei la principessa del pisello, che trovi difetti a tutti i ragazzi, che sei scontrosa, musona e antipatica

TINA: Io sarò pure scontrosa, musona e antipatica, ma non è colpa mia se non trovo nessuno che mi coinvolga emotivamente. O forse sì…

COLOMBA: O forse sì?

PLACIDO: O forse sì?

TINA: Mi verranno a trovare fra poco, poi usciremo per un thè

COLOMBA: Mi verranno… o mi verrà?

TINA: Mi verrà… Mi verrà… Non vorrai che esca in squadra…

COLOMBA: Sia gloria a Dio! Finalmente la nostra Tina ha trovato qualcuno che le da un…

TINA: Un brivido!

PLACIDO: Colomba, a proposito di brividi, penso di avere un po’ di febbre. Passami il termometro

TINA: Se voglio un uomo lo voglio amare davvero per sempre, ma trovo solo degli smidollati che pensano solo ad una cosa…

COLOMBA: A cosa Tina?

TINA: Lasciamo perdere… Certo che potevate trovarmi un nome migliore di quello che mi avete affibbiato… Battistina…

COLOMBA: Però ti chiamiamo Tina

TINA: Ma sempre Battistina sono

COLOMBA: E’ stato in ricordo del mio povero fratello Battista, che Dio l’abbia in gloria

TINA: E meno male che non si chiamava Bortolo. Mi sarei chiamata Bortolina

COLOMBA: Ma ti avremmo chiamata Lina

TINA: E quel povero cristo di mio fratello come l’avete chiamato? Terenzio!

COLOMBA: E’ stato in ricordo di mia sorella Teresa. Mica potevo chiamarlo Tereso… Dopo tutto anch’io mi chiamo Colomba…

TINA: E da chi l’hai ereditato?

COLOMBA: Mio padre era appassionato di storia e io sono nata il 12 ottobre

TINA: E cos’è che è successo il 12 ottobre?

COLOMBA: Cristoforo Colombo ha scoperto l’America. Colombo… Colomba!

PLACIDO: Trentasette e due di febbre! Gravissimo! Oddio se sto male! Chiamate subito il dottore!

TINA: Certo, così ti dice come l’ultima volta di non rompergli i maroni

PLACIDO: Ricordate però cosa mi ha detto il dottore l’ultima volta che mi ha visitato? Mi ha prescritto due mesi di mare e due di montagna. Dove mi porti prima?

COLOMBA: Da un altro medico

PLACIDO: Quel medico lì lo voglio cambiare

COLOMBA: Certo, ti conviene scegliere un veterinario

PLACIDO: Dovrei provare con l’agopuntura

COLOMBA: Sei sicuro che funzioni?

PLACIDO: Certo; hai mai visto un porcospino ammalato?

COLOMBA: Un porcospino no, ma tu non ti ho mai visto sano

PLACIDO: Ma vi rendete conto che potrei morire da un momento all’altro?

COLOMBA: Non muori, non muori… A meno che tu non muoia di indigestione. Pensa Tina che oggi a pranzo s’è mangiato un antipastino di acciughe con quattro fette di salame, una spaghettata doppia porzione con ragù all’arrabbiata…

TINA: Ecco perché è sempre arrabbiato! Cambiagli il ragù.

COLOMBA: E allora cucina tu!

TINA: Cucinare non mi piace più

COLOMBA: Ha parlato la regina Taitù

PLACIDO: E io non ne posso più!

COLOMBA: Di che cosa Placido?

PLACIDO: Di essere quasi in punto di morte e vedere che voi state lì a beccarvi come galline in un pollaio (Suona il campanello)

TINA: Ecco; è arrivata la persona che aspettavo (Esce correndo)

COLOMBA: Finalmente. Non sto più nella pelle di conoscerla.

PLACIDO: E’ arrivata la persona che… come ha detto? Ah, che la coinvolga emotivamente.

COLOMBA: Che le dia il brivido… Ti ricordi Placido la prima volta che ci siamo incontrati? E’ stato in farmacia

PLACIDO: Già allora la mia salute era cagionevole…

COLOMBA: Ero entrata in un pomeriggio di sole per chiedere un barattolo di Fave di Fuca. Tu eri accanto a me e attendevi paziente il tuo turno. Appena i nostri occhi si incontrarono sentii un brivido dolce percorrermi la schiena. Al farmacista che mi guardava riuscii a sussurrare soltanto… Favole di Fuca. E lo dissi sottovoce perché tu non udissi il nome del medicinale che avrebbe stimolato il mio intestino a movimenti più rapidi e liberatori

PLACIDO:  Appena i nostri occhi si incontrarono sentii un brivido dolce percorrermi la schiena, dall’artrite cervicale alla gotta che folgorava il mio ditone del piede destro. Al farmacista che mi guardava riuscii a sussurrare soltanto… Lasix. E lo dissi sottovoce perché tu non udissi il nome del medicinale che avrebbe stimolato la mia prostata a più decisi effluvi

COLOMBA: Poi il farmacista incartò i due barattoli con una carta verde pisello e uscimmo nel sole che ci folgorava gli occhi e ci perdemmo nella via.

PLACIDO: Il guaio incominciò il giorno dopo quando, dopo aver preso tre compresse, dovetti stare seduto sul vater per tre giorni interi

COLOMBA:  Il guaio incominciò il giorno dopo quando, dopo aver preso tre compresse, incominciai ogni due minuti a fare le corse fra il soggiorno e il bagno. Se qualcuno mi avesse descritto la cascata del Niagara non avrei potuto capirlo meglio.

PLACIDO: Ci ritrovammo dopo tre giorni nella stessa farmacia. Il dottore ci spiegò che, a causa della carta dello stesso colore, avevamo scambiato le medicine. A me le Fave di Fuca, a te il Lasix.

COLOMBA: Approfittammo allora per fare altri acquisti. Mi ricordo che tu gli chiedesti un flacone di Tantum Verde per la gola in fiamme

PLACIDO: E tu, me lo ricordo come fosse ora, gli chiedesti, con voce bassa e timida., un flacone di Intima di Carinzia. Confesso che non avevo capito di cosa si trattasse. Forse un profumo francese…

COLOMBA: Poi il farmacista incartò i due barattoli con una carta verde pisello e uscimmo nel sole che ci folgorava gli occhi e ci perdemmo nella via.

PLACIDO: Il guaio incominciò il giorno dopo quando, nel fare i gargarismi, mi uscì dalla bocca un’infinita teoria di bolle colorate che andavano a riempire l’aria del bagno e a disperdersi sul soffitto

COLOMBA: Il guaio incominciò il giorno dopo quando, usando il contenuto del flacone, ho avvertito un intenso bruciore. Sembrava che il mio corpo, o parte di esso, fosse dilaniato da fiamme e carboni accesi.

PLACIDO: Ci ritrovammo dopo tre giorni nella stessa farmacia. Il dottore ci spiegò che avevamo di nuovo scambiato le medicine. A me l’Intima di Carinzia e a te il Tantum Verde.

COLOMBA: Approfittammo allora per fare altri acquisti. Mi ricordo che tu gli chiedesti un flacone di lozione per aiutare i tuoi capelli a crescere

PLACIDO: E tu, me lo ricordo come fosse ora, gli chiedesti a bassa voce una lozione da passare sulle gambe per eliminare i peli

COLOMBA: Poi il farmacista incartò i due barattoli con una carta verde pisello e uscimmo nel sole che ci folgorava gli occhi e ci perdemmo nella via.

PLACIDO: Il guaio incominciò il giorno dopo quando, guardandomi allo specchio, mi accorsi con orrore che la mia testa era liscia e pelata come una palla di bigliardo. I miei amici mi chiamavano Yul Brunner

COLOMBA: Il guaio incominciò il giorno dopo quando mi accorsi che la peluria delle mie gambe si faceva sempre più folta. Le mie amiche mi chiamavano King Kong.

PLACIDO: Ci ritrovammo dopo tre giorni nella stessa farmacia. Il dottore ci spiegò che avevamo di nuovo scambiato le medicine. A me la lozione per eliminare i peli, a te quella per far crescere i capelli.

COLOMBA: Da allora facemmo incartare le nostre medicine con carte di differente colore. (Rientra Tina che tiene per mano Gianna)

TINA: Entra Gianna, entra

GIANNA: Finalmente conosco i tuoi vecchi. Come stanno gli antenati di Tina? Beh, un po’ decrepiti… Ma tranquilli; il cimitero può attendere! Ve lo dice Gianna, la sua splendida ragazza. (Le due ragazze si siedono in disparte chiacchierando. Marito e moglie si spostano al proscenio)

PLACIDO: Colomba, io sarò decrepito e anche sulla via del cimitero, ma qui c’è qualcosa che non quadra…

COLOMBA: Qui c’è tutto che non quadra Placido

PLACIDO: Io pensavo che…

COLOMBA: La stessa cosa che pensavo io…

PLACIDO: Pensi che sia quella persona lì che la… Ah, che la coinvolga emotivamente?

COLOMBA: Che le dia il brivido?

PLACIDO: Veramente è lei che dovrebbe avere i brividi con quella minigonna. Però io…

COLOMBA: Anch’io… Anch’io non ci capisco un accidente. Non è per caso che la nostra Tina sia…

PLACIDO: Dici che…?

COLOMBA: Dico che!

PLACIDO: No, impossibile; non facciamo pensieri precipitosi

COLOMBA: Qui ci sta proprio precipitando in testa qualcosa di grosso…

PLACIDO: Ma no…

COLOMBA: Ma sì! Ma non hai notato che la nostra Tina non si è mai vestita da donna? Sempre con quelle braghe lì da muratore… L’hai mai vista a giocare con le bambole?

PLACIDO: Veramente… Solo al pallone

COLOMBA: E a scuola? Si è sempre rifiutata di mettersi il grembiulino rosa

PLACIDO: Infatti; voleva solo quello azzurro…

COLOMBA: Che sia proprio vero?

PLACIDO: Ma no, ma no; siamo noi che pensiamo cose assurde

COLOMBA: Guarda che non sono cose assurde. Capitano a tanti…

TINA: Allora che ne dite mammina e papino? Vi piace Gianna? Un bel tipino no? Non è da sballo?

PLACIDO: Ehhh! Lei sarà da sballo, ma sei tu la sballata!

TINA: Perché papi? Non ti capisco…

COLOMBA: Immagina se capiamo noi…

TINA: Papà, rimettiti in poltrona e tu mamma siediti qua. Vorrei spiegarvi…

GIANNA: C’è poco da spiegare. Come pretendi Tina di far capire certe cose, certe situazioni  a persone mummificate dall’età, culturalmente retrograde e di un bigottismo anacronistico?

COLOMBA: Allora cerchiamo di capirci. Il Placido sarà sicuramente mummificato, e qui non ti do torto, magari io sarò retrograda, ma in quanto a essere bigotti ana… nana… ripeti un po’ l’ultima parola…

GIANNA: Anacronistici

COLOMBA: E cosa vuol dire?

GIANNA: Che è da medio evo

COLOMBA: Da medio evo? Guarda carina che anche nel medio evo l’uomo si accoppiava alla donna, e così nel secolo scorso, e così per i secoli futuri

PLACIDO: Amen!

GIANNA: Eccolo l’errore culturale, l’ignoranza dell’evolversi della sessualità

PLACIDO: Io di quelle parole lì non capisco un cacchio, però vorrei capire se…

TINA: Sì, papà, noi due siamo una coppia

PLACIDO: Che siate una coppia si vede… Siete in due! Non sono ubriaco da vederne quattro! E neanche cieco, anche se l’oculista mi ha detto che sono presbitero

TINA: Mi spiego meglio… Siamo una coppia affettivamente legata

PLACIDO: Anche tua madre e io siamo una coppia affettivamente legata, ma siamo di due sessi diversi! Lei essere donna, io essere uomo

GIANNA: Mi spiace per voi. Certe scelte si pagano per tutta la vita

COLOMBA: Ma se noi due mummificati e anacronistici non ci fossimo messi assieme come sarebbe venuta al mondo la nostra Tina e il nostro Terenzio?

GIANNA: Sarebbe bastata una fecondazione artificiale e, senza tanti problemi, sarebbero nati la vostra Tina e il vostro Terenzio. E’ modernità, cari miei, è evoluzione!

PLACIDO: Io preferisco farli ancora come una volta…

COLOMBA: Sarà difficile Placido che tu li faccia ancora come una volta perché sono anni che…

PLACIDO: Però quel metodo lì è sempre il migliore. E’ sempre il più collaudato

COLOMBA: E io che sognavo di avere presto un nipotino che mi saltellava per la casa… Speriamo che almeno il Terenzio…

TINA: E perché non noi due?

COLOMBA: Sempre con la fecondazione artificiale?

GIANNA: Sempre con la fecondazione artificiale o con l’amplesso di una sola volta con un maschio amico e consenziente.

PLACIDO: Come si fa con le mucche… Una fialetta… e via!

GIANNA: Potremmo così scegliere il colore degli occhi, i capelli biondi o bruni…

COLOMBA: Come si fa al supermercato. Magari senza l’opportunità del tre per due…

GIANNA: Un buon taglio cesareo et voilà! Il figlio nasce

PLACIDO: Capito Colomba? Capito com’è facile oggi? Basta un taglio… com’è quel taglio lì Colomba?

COLOMBA: Taglio diocesano!

GIANNA: Aggiornatevi matusa, aggiornatevi… Dopo tutto guardate quante persone frequentano i trans

COLOMBA: Cosa centrano i tram? Anch’io prendo spesso il tram

TINA: Mamma, vuol dire che molte persone si accoppiano ai trans

COLOMBA: Ma come si fa ad accopiarsi ad un tram?

PLACIDO: Certo che ci accoppia con un tram… Poi nascono tanti vagoncini…

TINA: Il trans è una persona che ha cambiato sesso

COLOMBA: Che ha cambiato… E come ha fatto?

GIANNA: Semplice; si va a Casablanca

PLACIDO: Poi si va dal presidente Bush. Si fa una domanda in carta bollata…

TINA: Ma papà… Non alla Casa Bianca, ma a Casablanca, in Marocco

COLOMBA: E lì ti cambiano il sesso… Se sei maschio ti tagliano…

PLACIDO: Ahia che male, che dolore!...

TINA: E se sei femmina, con un intervento di chirurgia plastica…

PLACIDO: Ti applicano una zucchina…

GIANNA: Forse Tina sarà meglio tu regalassi loro qualche libro sull’argomento

PLACIDO: Posso sapere signorina che lavoro fa?

GIANNA: Faccio la cubista

PLACIDO: Vorrebbe dire che… viene da Cuba… Non si direbbe però; parla così bene l’italiano…

TINA: Mamma, cubista è una cosa, cubana è un’altra. Lei sta sul cubo

COLOMBA: Hai capito Placido? Sta sul cubo

PLACIDO: Sapessi a me invece dove sta…

COLOMBA: Ma cosa ci fa su un cubo? La statua?

GIANNA: Io danzo, mi contorco, mi aggrappo voluttuosamente al palo…

PLACIDO: Come i serpenti…

GIANNA: Sprizzo simpatia, porgo sorrisi, regalo lussuria…

COLOMBA: Capito Placido? E’ una ragazza di lusso…

PLACIDO: E per quante ore sta appesa al ramo, perdon, al palo?

GIANNA: Quando mi stanco vado in pista

COLOMBA: Come la Ferrari Placido…

GIANNA: Faccio il merenghe, la lambada, la salsa…

COLOMBA: Quante storie; quelle le so fare anch’io… La salsa ogni due giorni, le meringhe a Natale e la lombata al martedì grasso

PLACIDO: A me sembrano due matte

COLOMBA: Peccato abbiano chiuso i manicomi…

TINA: L’amore fa fare le cose più strane

COLOMBA: Vorresti dire, Tina, che tu sei innamorata…

PLACIDO:  Di quella cubana, cubina, cubica…

GIANNA: Cubista prego!

TINA: Oddio, innamorata per ora non penso; sono in fase di innamoramento. Per ora è solo un’attrazione fisica, poi… si vedrà.

PLACIDO: Certo Colomba che è davvero difficile allevare i figli

TINA: Sapeste invece come è più difficile allevare i genitori…  I genitori sono le ultime persone al mondo che dovrebbero avere figli. Ma si può sapere papà perchè ti sei sposato con mamma?

PLACIDO: Sta zitta, disgraziata, per colpa tua! Accidenti… Quando ti nasce un figlio non sai mai chi ti metti in casa. Quando io ero un ragazzo comandavano i padri.  Ora che io sono un padre comandano i figli. Ma a me non tocca mai?

COLOMBA: Calmati Placido, guarda che con i figli dovremmo essere sempre gentili

PLACIDO: Perché?

COLOMBA: Perchè saranno loro che un giorno sceglieranno la nostra casa di riposo (Entra Terenzio)

TERENZIO: Ma che bella compagnia! Ciao papà. Come vanno le tue malattie oggi? Sono passato dal dottore per le tue ricette. Pensa che in farmacia ho dovuto prendere il carrello del supermercato per caricare tutte le medicine. Eccole qua. (Apre la voluminosa borsa le mette sul tavolo ad una ad una. Legge) PERPISCION, medicinale per la prostata. MERDOLIN, per gli stitici cronici. TACHIPIRLINA, per tutti i pirla che hanno la febbre. CONTRANAL, specifico per le crisi di emorroidi. PERACODINA, per le indigestioni di mele, arance e pere. CEREBROLIN per i deboli di memoria e di cervello. PORNOLAC, contro la stitichezza delle pornostar. IMMIGRAN, per il mal di testa degli immigrati… Papà, cosa centri tu con gli immigrati?

PLACIDO: Con quello che succede in questa casa vorrei essere immigrato all’altro mondo. Ma quasi ci sono.

TERENZIO: Perché? Cosa succede in questa casa? Ah, c’è anche la Tina. Ciao Tina. E questa signorina chi sarebbe?

COLOMBA: Una cubana.

TINA: Ti piace mio fratello Gianna? Un bel tipo che ne dici?

GIANNA: Troppo uomo per me… Forse, se fosse meno uomo…

PLACIDO: Ecco, lo mandiamo alla Casa Bianca…

TINA: Casablanca, papà…

TERENZIO: E perché dovrei andare a Casablanca?

PLACIDO: Per essere un po’ meno uomo. Magari le piaceresti…

TERENZIO: Ma dai, ma dai; non dite stronzate. Meno uomo? E come potrei essere meno uomo?

PLACIDO: Basta andare a Casablanca…

TINA: Noi ora ce ne andiamo. Magari ci ritroviamo qui domani verso le cinque per un the. D’accordo Gianna?

GIANNA: Un the con te è il meglio che c’è

TINA: E tu Terenzio?

TERENZIO: Al the con voi ci saremo anche noi

TINA: Chi… noi?

TERENZIO: Io e Loris

TINA: Magnifico; Terenzio ha una Loris. La conoscerò con piacere

PLACIDO: Purtroppo Colomba dovremo esserci anche noi

COLOMBA: Se prima a me non viene un infarto e a te un cactus cerebrale!

SECONDO ATTO

(Solito divano. I due dormono e russano)

PLACIDO: Ma la vuoi smettere di tirare tutta la coperta dalla tua parte?

COLOMBA: Dalla mia parte? Ma se sono ferma e immobile come una statua per non disturbarti! In camera hai un letto grande dove potresti riposare tranquillo e con tutte le coperte che vuoi. No, al signore piace dormire in soggiorno

PLACIDO: No, in camera no. E’ rotta la tapparella della finestra e il sole non mi lascerebbe dormire

COLOMBA: Senti Alain Delon, hai paura che il sole ti rovini la pelle?

PLACIDO: La pelle no, ma ti faccio notare che i raggi ultraviolenti possono causare i tumori

COLOMBA: Forse è l’unica malattia che ancora non hai

PLACIDO: Ma perché non te ne vai tu in camera?

COLOMBA: Perché la donna è la regina del focolare e il suo posto è in soggiorno

PLACIDO: Regina del focolare? Ma se non l’abbiamo il focolare…

COLOMBA: Appunto; perché non costruiamo un focolare? La fiamma dà allegria

PLACIDO: Ma il fumo dà l’asma bronchiale

COLOMBA: Potresti distenderti davanti al camino

PLACIDO: Così mi prenderei anche la gotta

COLOMBA: Ti divertiresti a vedere le scintille che salgono

PLACIDO: E mi beccherei la congiuntivite

COLOMBA: Senti Placido; continua a dormire e a sognare qualche altra malattia (Russano)

PLACIDO: Colomba! Ho fatto un sogno… Che dico un sogno… Un incubo!

COLOMBA: Ti sei sognato del tuo funerale?

PLACIDO: No, questa volta no, anche se me lo sogno spesso

COLOMBA: Non mi hai mai detto come lo sogni

PLACIDO: Dietro la mia bara ci sei tu che canti e ti scoli una bottiglia di barbera. Il Terenzio con una borsa di plastica con dentro tutte le mie medicine e la Tina manina manina con quella poco di buono della cubista. Quella fa la danza del ventre e mostra a tutti le cosce, la pancia e due cose grosse così

COLOMBA: Mi sembra che ti abbiano colpito le sue due cose grosse così…

PLACIDO: Mai rifiutare quello che la natura ci regala

COLOMBA: Magari è tutto silicone

PLACIDO: L’importante è quello che si vede e si tocca

COLOMBA: Spiacente per te, ma quelle non le puoi toccare. Hai superato l’età

PLACIDO: Vorrà dire che me le sognerò la prossima volta

COLOMBA: Ma non mi hai ancora raccontato il tuo sogno, il tuo incubo…

PLACIDO: Eravamo nella nostra chiesa, tutti vestiti della festa. Ad un certo punto, mentre l’organo suonava una marcia roboante, dal fondo spunta la nostra Tina con i soliti calzoni e, in parte a lei, la Gianna in abito da sposa

COLOMBA: Beh, che c’è di strano?

PLACIDO: Ma porca miseria! Che c’è di strano mi dici? Quelle due erano lì per sposarsi!

COLOMBA: Ma calmati Placido. Dopo tutto, come mi hai detto, si trattava solo di un sogno

PLACIDO: Ma lo sai benissimo che a volte i sogni si avverano

COLOMBA: Ma se ti sei sognato mille volte del tuo funerale e non è mai successo che fosse vero!

PLACIDO: Ma qui è diverso… E se accadesse davvero?

COLOMBA: L’importante è che si vogliano bene…

PLACIDO: Colomba, o sei scema o sei da internare al manicomio

COLOMBA: Perché?

PLACIDO: Perché. Perché, perché… No, qui va a finire che matto divento io (La pendola batte le quattro)

COLOMBA: Oggi abbiamo dormito un’ora in più. E’ meglio che mi alzi perché fra poco arriveranno tutti per il thè. Ti ricordi che arriverà anche Terenzio con la sua ragazza…

PLACIDO: Speriamo mi prenda subito in simpatia… Sai, è per l’assistenza ad un ammalato grave come me… Non si può mai sapere cosa ci riserva il futuro… Magari tu voli in cielo prima di me…

COLOMBA: Calmo Placido. Le hai contate le vedove che ci sono in paese? Tante, ma tante! E i vedovi?

PLACIDO: Pochi, ma pochi… Ad ogni modo vedrai che la… Come ha detto che si chiama la ragazza?

COLOMBA: Iris

PLACIDO: No, ti sbagli. Non mi sembra Iris… Gledis, ora mi ricordo

COLOMBA: Gledis non può essere, Mi avrebbe ricordato mia cugina Gledis. Aspetta che mi sta venendo… Idris! No, no… Ci sono; Loris!

PLACIDO: Risposta esatta! Loris. Ad ogni modo vedrai che Loris sarà un’assistente e infermiera perfetta

COLOMBA: Ti ricordi Placido quando ci siamo sposati?

PLACIDO: Certo che me lo ricordo, se no cosa le prendo a fare tre pastiglie di Cerebrolin al giorno?

COLOMBA: Vedo ancora il parroco che ti chiede: “Placido, vuoi tu sposare la qui presente Colomba?”. E tu che rispondi: “Se proprio non se ne può fare a meno, va bene!”. Un po’ villano, non ti pare?

PLACIDO: Per forza, avevi già una pancia così grossa per la nostra Tina… E tu allora, a tua volta, che hai risposto? “Ma sì; e che Dio ce la mandi buona!”

COLOMBA: E poi quel viaggio di nozze di ottanta chilometri verso la casa di tua zia Giuditta con la Cinquecento…

PLACIDO: Che dopo venti minuti ha fuso il motore…

COLOMBA: Per forza, la tiravi a ottanta all’ora…

PLACIDO: No Colomba, avevo dimenticato di aggiungere l’olio

COLOMBA: E ci siamo rifugiati in quel grazioso alberghetto

PLACIDO: Grazioso sì, ma non silenzioso. Eravamo a ridosso del passaggio a livello del treno.

COLOMBA: E’ vero; era la Pensione Vapore

PLACIDO: La campanella suonava tutte le volte che si abbassavano le sbarre, poi passava il treno…

COLOMBA: E lì fischiava sempre perché era in curva…

PLACIDO: E poi la campanella suonava di nuovo quando le sbarre si alzavano…

COLOMBA: E il treno passava ogni dieci minuti…

PLACIDO: Non abbiamo dormito un secondo

COLOMBA: E non s’è fatto proprio… niente

PLACIDO: Per forza; avevamo… già fatto

COLOMBA: E quando, dopo due mesi, è nata la nostra Tina? Ricordi? Desideravi fosse un maschio

PLACIDO: Dopo tanti anni sono stato esaudito. E’ diventata maschio! Dai, va di là a preparare il thè.

(Colomba esce. Tina e Gianna entrano mano nella mano)

TINA: Pronto il the?

PLACIDO: Il bar non è ancora aperto. Siete in anticipo di mezz’ora. Va di là a dare una mano alla barista

GIANNA: Come sta signor Placido?

PLACIDO: Come uno che gli hanno fatto un nodo alle budella

GIANNA: Ho saputo che è tanto ammalato

PLACIDO: Chiunque gliel’abbia detto ha detto la sacrosanta verità

GIANNA: (Gli siede vicino) Poverino, come la capisco… E prende tante medicine?

PLACIDO: Ho lo scaffale pieno. E menomale le passa tutte la mutua, altrimenti dovrei morire nella miseria più nera. Le so tutte a memoria. Vuole che gliele dica?

GIANNA: Non è necessario. Ma dovrebbe reagire, avere qualche stimolo…

PLACIDO: Non mi parli di stimoli. Con la prostata che mi ritrovo, con la cistite cronica e i reni scassati ho di quegli stimoli che devo correre in quel posto almeno una ventina di volte al giorno. Per fortuna che dall’altra parte sono stitico. Ah, se non avessi il pannolone!

GIANNA: (Pone una mano di Placido sulle sue gambe) E ora? Ora lo sente qualche stimolo?

PLACIDO: Niente, propro nie… Aspetti… Urca vè, magari mi sbaglierò, ma mi sembra che…

GIANNA: Le sembra che…

PLACIDO: Mi sembra che… Vuoi vedere che le pastiglie di Perpiscion hanno fatto effetto? Posso… Posso appoggiare anche l’altra mano? Posso… gradire?

GIANNA: Gradisca, gradisca…

PLACIDO: Com’è gentile signorina Gianna, com’è gentile lei… Neanche la mia Colomba ha fatto queste cose carine per me. Sempre scorbutica come un porcospino! Scommetto che se lei signorina Gianna toccasse un morto…

GIANNA: Che schifo!

PLACIDO: Le faccio schifo io?

GIANNA: No, non lei, ma toccare un morto

PLACIDO: Scommetto che se lei toccasse un morto quello resusciterebbe di colpo

GIANNA: E lei, lei si sta sentendo resuscitare?

PLACIDO: Mi sento… Mi sento un leone a cui si sta gonfiando… la criniera, un elefante a cui si sta alzando… la proboscide, un galletto a cui si stanno rizzando… le piume. (Balza in piedi) Chicchirchiiii! Chicchirchiiii (Entrano Colomba e Tina)

TINA: Ma papà! Che stai facendo?

COLOMBA: E’ matto! Il mio Placido è diventato matto!

GIANNA: Ma no, gli ho solo raccontato una barzelletta e non si è mai divertito tanto

PLACIDO: E’ vero, è vero; non mi sono mai divertito tanto

TINA: Allora dovresti venire almeno una volta al giorno a raccontare a mio padre le tue storielle

PLACIDO: Una volta al giorno? Due, tre, venti volte al giorno! E vi posso assicurare che farei a meno del Perpiscion, del Merdolin, della Tachipirlina, della Peracodina e del Pornolac. Magari il Pornolac ne prenderei ancora per un po’

COLOMBA: Mi sembra che la tua amica…

TINA: La mia ragazza, prego…

COLOMBA: Sì, insomma, che la Gianna lo abbia risvegliato dal letargo, che le sue barzellette abbiano toccato il tasto giusto

PLACIDO: Accidenti se ho toccato. Quanto tempo che non toccavo…

TERENZIO: (Entrando) Eccola qua la mia famigliola, signorina Gianna compresa

COLOMBA: E allora?

TERENZIO: E allora che cosa?

COLOMBA: (Si sporge dalla porta) Ti sei deciso a portarla questa Loris?

TINA: Loris? Vuoi vedere che il mio fratellino s’è fatto l’anima gemella? Cosa aspetti a farcela conoscere?

TERENZIO: (Rivolto verso l’entrata) E’ un po’ timida. Vieni Loris, non avere paura. I miei ti vogliono conoscere. (Esce per un attimo e rientra mano nella mano con Loris. Loris ha atteggiamenti femminili. Grande stupore da parte di tutti)

PLACIDO: E questo sarebbe…

TERENZIO: Loris, papà. Loris, Mamma… (I quattro giovani si siedono in disparte chiacchierando. Marito e moglie si spostano al proscenio)

PLACIDO: Colomba, qui c’è di nuovo qualcosa che non quadra…

COLOMBA: Qui c’è tutto che non quadra Placido

PLACIDO: Io pensavo che…

COLOMBA: La stessa cosa che pensavo io…

PLACIDO: Anche tu pensi che anche il nostro Terenzio…

COLOMBA: Anche il nostro Terenzio, Placido, anche lui…

PLACIDO: Dillo Colomba, coraggio; anche il nostro Terenzio è…

COLOMBA: E’ gaio!

PLACIDO: E sì che non l’ho mai visto da piccolo giocare con le bambole

COLOMBA: E nemmeno a fare i ricami col punto a croce

PLACIDO: Ma io pensavo che queste cose si vedessero solo in televisione

COLOMBA: No, Placido, qui siamo nel bel mezzo della diretta

PLACIDO: Sei sicura che non sto sognando?

COLOMBA: No, Placido, il Tranquillin non l’hai ancora preso…

LORIS: Buon pomeriggio mamma, buon pomeriggio papà

PLACIDO: Piano piano con la mamma e col papà, non cominciamo a sparare cazzate! (Si accascia sulla poltrona) Oddio Colomba, passami venti gocce di Coramina, (Ogni volta Colomba esegue) due pastiglie di Tranquillin, lo sciroppo di Sedatol… E adesso dammi un pizzicotto forte per vedere se sto davvero sognando

COLOMBA: No Placido, a sogni questa volta stai a zero. Tutto vero, tutto tragicamente vero

TERENZIO: Tragicamente? Perché tragicamente? Non siete contenti della felicità del vostro Terenzio? Della vostra Tina?

PLACIDO: Eh, sono tutto una goduria. E tu Colomba?

COLOMBA: Sono tutta una penuria

PLACIDO: Penuria?

COLOMBA: Sì, in pena!

LORIS: E sì che mi sono agghindata per l’occasione… Foulard di Cavalli, camicia di Dolce e Gabbana… E il mio fard? L’hai notata la delicata freschezza del mio viso? Che ne dite ragazze? O non sono forse presentabile per un’occasione come questa?

COLOMBA: Senti, Placido, vieni con me in camera da letto perché fra poco ti farà effetto il Tranquillin e il Sedatol e non vorrei che ti mettessi a russare da un momento all’altro

PLACIDO: Ti assicuro che per calmarmi ci vorrebbe l’anestesia totale! (Mentre viene accompagnato) Perché, perché non viene la morte a rapirmi con le sue dolci ali? Perché? Perché?

COLOMBA: Stai tranquillo. Vedrai che un giorno o l’altro arriverà. E forse anche per me (Escono)

LORIS: Ma Terenzio, non sono riuscito nemmeno a dire che sono il tuo ragazzo…

TERENZIO: Penso Loris che l’abbiano capito ugualmente

LORIS: Ma non mi hanno fatto nemmeno un po’ di festa

TERENZIO: Ho l’impressione che la festa l’abbiamo fatta noi a loro…

TINA: E così anche il mio fratellino… Mi fa piacere, mi fa maledettamente piacere…

TERENZIO: Piacere? Piacere per che cosa?

TINA:  Di non essere solo io la bestia nera per papà e mamma

TERENZIO: Spiegami bene; perché dovremmo essere le bestie nere? Mi dici cosa abbiamo fatto di male? Di cosa dovremmo pentirci e farci perdonare?

TINA: Come minimo di aver quasi causato un infarto a nostro padre e un ictus a nostra madre

TERENZIO: Ma senti chi parla… Perché tu con Gianna…

GIANNA: La nostra è solo un’affettuosa amicizia

TINA: Io vorrei sapere perché i genitori non accettano certi atteggiamenti o certe scelte dei figli

TERENZIO: Proprio perché, essendo genitori e, quindi, padre e madre, si aspettano che anche i figli debbano seguire le loro fisiologiche orme

GIANNA: E i tabù? Dove li mettiamo i tabù?

TINA: Sapessi dove se li mette il Placido i tabù…

TERENZIO: Effettivamente i nostri vecchi si aspettavano di veder sgambettare in questa casa dei nipotini e…

TINA: Vista la situazione…

TERENZIO: Vista la situazione hanno tutte le ragioni per incazzarsi o almeno di essere delusi

TINA: Certo che tu, Gianna, vai loro a raccontare la storiella della fecondazione artificiale…

TERENZIO: Cos’è questa storia della fecondazione artificiale?

LORIS: Oh sì, Terenzio; anche noi potremmo avere un figlio…

TERENZIO: Ma che cazzate vai raccontando Loris! Proporrei una cosa; tu e Loris andate di là in cucina e fatevi un caffè, anzi, data la situazione, una camomilla doppia e io mi fermo qua un momento a parlare con Gianna. Vi va?

TINA: Per me…

LORIS: Attento Terenzio. Lo sai quanto siano pericolose le donne…

TERENZIO: Tranquillo; so quello che faccio

LORIS: Mi fido di te… Ciao caro… A presto… Non farmi attendere troppo. Mi manchi… (Tina e Loris escono)

GIANNA: (Rifacendo il verso) Ciao caro… A presto… Non farmi attendere troppo. Mi manchi…

TERENZIO: Dopo tutto, visto che, chi da una parte e chi dall’altra, siamo nella stessa situazione, dovresti capirlo…

GIANNA: Quello che non capisco invece sei tu

TERENZIO: Non mi capisci? Come non mi capisci…

GIANNA: Ma dai… Devo essere sincera? Non mi convinci

TERENZIO: Anche tu non mi convinci… Che vuoi da mia sorella?

GIANNA: Siediti Terenzio (Si siedono uno accanto all’altro) Io non sono la ragazza di Tina; sono solo una sua amica, lo sai benissimo che sono la sorella di Loris

TERENZIO: Che centra Loris?

GIANNA: Tina e Loris stanno… come dire?... dalla stessa parte. E non vorrai farmi credere che anche tu…

TERENZIO: E perché non anch’io?

GIANNA: Perché nemmeno io lo sono…

TERENZIO: Vuoi dire che fra te e Tina…

GIANNA: Siamo amiche; solo amiche. Io rispetto le tue scelte, le tue tendenze…

TERENZIO: Gianna Gianna… Le mie scelte, le mie tendenze… Posso essere sincero Gianna?

GIANNA: Devi essere sincero. La sincerità è la virtù delle persone forti, anche a costo di far male

TERENZIO: Terenzio è una persona che ama…

GIANNA: Che ama…Loris?

TERENZIO: Loris è solo una copertura e tu l’hai capito; un mezzo per avvicinare te, perché tu eri la donna di Tina…

GIANNA: Ero? Si, apparentemente ero, ma te l’ho spiegato il perché

TERENZIO: Pertanto… Vuoi dire che ora…

GIANNA: Ma non l’hai capito scemo? Dovevo in qualche modo entrare in questa casa e conoscerti da vicino. Ero e sono pazzamente innamorata di te (Avvicinano i visi e se ne stanno con la fronte contro fronte parlando sommessamente. Entrano Colomba e Placido. Un po’ in disparte…)

COLOMBA: Placido, guarda; qui c’è qualcosa che non quadra..

PLACIDO: Colomba, è vero; qui c’è qualcosa che non quadra

COLOMBA: Vuoi vedere che il nostro Terenzio ha di nuovo cambiato sesso?

PLACIDO: Molto probabilmente l’ha fatto per risparmiare…

COLOMBA: Risparmiare che cosa Placido?

PLACIDO: Il biglietto aereo per Casablanca

COLOMBA: Ma la Gianna non era la ragazza di…

PLACIDO: E il Terenzio di… o della Loris?

GIANNA: Non hai mai amato prima Terenzio?

TERENZIO: Amori fugaci, amori senza amore e senza sensazioni vere e profonde. Avventure senza senso, storie senza luce

GIANNA: E ora?

TERENZIO: E’ la prima volta, ti giuro, che provo un’immensa emozione stringendo le mani ad una donna…

COLOMBA: Ma sarà proprio una donna quella? Io non ci capisco più niente

PLACIDO: Certo che è una donna! Non vedi che due meloni che si ritrova?

COLOMBA: E se invece fosse silicone?

PLACIDO: Te l’ho già detto Colomba… L’importante non è quello che si vede, ma che si tocca. Vuoi che vada a toccare?

COLOMBA: Ma sei matto?

PLACIDO: Solo per verificare. Lo sai che sono mesi che sono nella pace dei sensi…

COLOMBA: Mesi? Anni, caro mio, anni… Guarda che anch’io ho qualcosa qui davanti…

PLACIDO: Sì, ma a te arrivano alle ginocchia

COLOMBA: Ma chi te lo dice se è da un bel pezzo che non le guardi più?

PLACIDO: Ieri ad esempio

COLOMBA: Ieri?

PLACIDO: Sì, ieri quando stavi pulendo inginocchiata il pavimento. "Corri, Placido, corri! Sono rimasta bloccata e non riesco più a rialzarmi, forse sarà un dolore alla schiena!"

COLOMBA: Lo so, lo so quello che mi hai risposto… "Non è la schiena, ma se non togli le ginocchia da quelle due cose lì non ti rialzi più!". Villano!

PLACIDO: Sicuramente deve essere un difetto di famiglia. Guarda tua sorella…

COLOMBA: Perché, cos’ha mia sorella?

PLACIDO: Tua sorella è così piatta che sul petto si è fatta tatuare la scritta "Davanti". E' così piatta che l'unico ballo che può fare e' il liscio

COLOMBA: Attento Placido che anche a te faccio tatuare una scritta sul davanti…

PLACIDO: E che ci scriveresti?

COLOMBA: D.P.U.

PLACIDO: Che sarebbe?

COLOMBA: Deposito Cose Inutili! E poi ti faccio notare che le donne col seno piccolo sono intelligenti

PLACIDO: Beh, allora io le preferisco un po’ sceme

COLOMBA: Sentilo lui; non sapevo di queste tue perversioni

PLACIDO: Perverso io? Ma questa è cultura! Vedi Colomba, Devi sapere che esistono tre tipi di seni. A vent'anni sono come meloni, rotondi e sodi. Tra i trenta e i cinquanta sono come pere, ancora piacevoli anche se un po’ molli. Dopo i sessanta diventano cipolle…

COLOMBA: Cipolle?

PLACIDO: Sì, cipolle, ti fanno piangere

COLOMBA: Non ti piaccio così come sono? Vuoi che mi rifaccia il seno? Magari della quinta misura?

PLACIDO: Sì, poi anche a  te faccio un tatuaggio lì davanti… Ci scrivo “Silicon Valley”

GIANNA: E’ stato un colpo di fulmine anche per me

TERENZIO: Ma mi hai disorientato Gianna… E i tuoi rapporti con mia sorella?

GIANNA: Ma non l’hai capito? Era da tempo che ti volevo conoscere e incontrare e Tina poteva essere il cavallo di Troia…

PLACIDO: Cos’ha detto? Che fa la…

COLOMBA: Però… Sembra una così buona ragazza…

TERENZIO: Quindi ti sei servita di Tina per… Ma va… Allora ti confesso una cosa. Loris… Anche Loris è stato il mio cavallo di Troia

PLACIDO: Ma cosa dicono? E dagli con quella parola!

COLOMBA: Dici che lo sia davvero?

PLACIDO: Lo hai sentito il Terenzio. Dice che vuole andare a cavallo di una… (Colomba gli mette la mano sulla bocca)

COLOMBA: Almeno tu non dire parolacce! Sono solo affari loro e basta!

PLACIDO: Veramente sono anche affari nostri… Guarda che , dopo tutto, si tratta dei nostri figli…

GIANNA: Ma dovevi arrivare a quel punto?

TERENZIO: Me l’avevi chiesto tu…

GIANNA: Cosa ti avrei chiesto?

TERENZIO: Di essere un po’ meno uomo. Meno uomo di così… Meno uomo di quello che si è mostrato a te mano nella mano ad un altro uomo…

GIANNA: Ricordati Terenzio che voler bene ad un altro uomo non vuole dire di essere meno uomo… Vuol dire avere in sé un DNA un po’ diverso, avere pulsioni che si scostano da quelle che attraggono un uomo ad una donna, ma non per questo condannabili ed esecrabili. C’è chi nasce bianco, chi nasce nero e chi nasce o diventa… così e se la natura a qualcuno detta certe regole a queste regole si è obbligati a sottostare.

TERENZIO: Perché non sei comparsa prima sul mio cammino? Quando stasera ti ho vista mano nella mano con Tina ho avuto una fitta al cuore, quando ho sentito come ti rivolgevi a lei…

GIANNA: Ogni gioco è permesso quando di mezzo c’è l’amore

TERENZIO: Quindi era solo un gioco… E che gioco crudele…

GIANNA: Le mie erano solo parole dettate dalle circostanze, per giustificare la mia posizione con tua sorella

TERENZIO: Già, mia sorella… Come la mettiamo ora con mia sorella? (Entrano Tina e Loris)

TINA: Ma… ma cosa avranno Gianna e Terenzio da dirsi così vicini?

LORIS: Terenzio! Terenzio, ti vuoi dare una mossa? Orrore, Tina, orrore! Sono mano nella mano e si guardano come fossero…

TINA: Innamorati? Ma no, è solo uno scherzo. E che scherzo… Non può, non può essere vero…

LORIS: Ma insomma, ci volete spiegare a che gioco state giocando?

COLOMBA: Sento odore di bufera…

PLACIDO: Qui la vedo nera nera

COLOMBA: Sento odore di tragedia

PLACIDO: Or si tirano una sedia

COLOMBA: Sento odor di temporale

PLACIDO: Qui si buttan dalle scale

COLOMBA: Sento odore di tempesta

PLACIDO: Qui fra poco qualcun si pesta

COLOMBA: Sento odore di monsone

PLACIDO: Qui ci scappa uno sganassone

COLOMBA: Sento odor di maremoto

PLACIDO: Qui succede il terremoto

COLOMBA: Sento odor di tradimento

PLACIDO: Qui va male, me lo sento

TERENZIO: (Si avvicina a Tina e Loris) Sentite ragazzi; prima di tutto perdonateci. Perdonate il nostro gioco che può davvero sembrarvi perverso, ma lo abbiamo fatto in buona fede, per incontrarci, per conoscerci. Il nostro modo di amare, lo volete capire o no?, è diverso dal vostro…

TINA: Ma che dici Terenzio? Ma allora non hai capito niente! L’amore è amore e basta! L’amore è amore in ogni angolo della  terra, è universale. Non esiste differenza fra l’amore fra sessi diversi e dello stesso sesso. L’amore è amore e basta! L’amore è attrazione, è coinvolgimento, è partecipazione, è emozione. L’amore è gioia, è sofferenza, è una tossicodipendenza dell’anima, un volo verso cieli azzurri e tersi…

TERENZIO: E allora mettiamola così… Quell’attrazione di cui tu parli, il coinvolgimento, la partecipazione, l’emozione sono sentimenti che legano me e Gianna e quindi vuol dire che tutto questo è amore

LORIS: Ed ora io che faccio?

TINA: E ora noi che facciamo?

GIANNA: Ognuno deve continuare a vivere secondo le tendenze e i sentimenti che la natura ha regalato e non c’è nulla, nulla di strano e di riprovevole

TINA: Io senza Gianna

LORIS: E io senza Terenzio

COLOMBA: Io però sempre col Placido…

LORIS: Vuole che il Placido me lo prenda io?

COLOMBA: Magari! Te lo regalo!

TINA: Ma Loris, sei diventato scemo?

LORIS: In mancanza d’altro… Ora sono disoccupato…

TINA: E io come sono? Sedotta e abbandonata

GIANNA: Tina, sei giovane, bella, intraprendente…

COLOMBA: Adesso nullatenente…

PLACIDO: Non è vero, c’è sempre suo padre e sua madre

TERENZIO: Loris, non te la prendere; anche tu sei giovane, bello, intraprendente…

LORIS: Anch’io mi sento sedotto e abbandonato, I miei sogni, i miei sentimenti sono stati inesorabilmente calpestati

TINA: (Prende per mano Loris) Sai Loris, guardali, un po’ li invidio…

LORIS: Invidi chi?

TINA: Gianna e Terenzio. Guarda come si vogliono bene. Ma verrà un giorno anche per noi…

LORIS: Per chi? Non vorrai dire che fra te e me…

TINA: Ma che hai capito scemo? Noi rimaniamo così, così come siamo, così come ci sentiamo. Troveremo anche noi qualcuno da amare per non sentirci soli, per non sentirci emarginati…

COLOMBA: Placido, qui c’è qualcos’altro che non quadra..

PLACIDO: Colomba, è vero; qui c’è qualcos’altro che non quadra

COLOMBA: Vuoi vedere che la nostra Tina non ne vuole sapere di cambiare sesso?

PLACIDO: No, per me non ha proprio cambiato gusti. Non poteva fare come suo fratello?

COLOMBA: E quello, quella…

PLACIDO: Quello, quello che… (Rifacendo il verso) E sì che mi sono agghindata per l’occasione… Foulard di Cavalli, camicia di Dolce e Gabbana… E il mio fard? L’hai notata la delicata freschezza del mio viso? Che ne dite ragazze?

COLOMBA: Ma tu ci capisci qualcosa?

PLACIDO: Io continuo a capire un bel niente. Che ne diresti di darmi una pastiglia di Cerebrolin?

COLOMBA: Perché?

PLACIDO: Cerebrolin schiarisce la mente e il cervello!

COLOMBA: (Esegue) Ecco il Cerebrolin; vedrai che diventi subito intelligente

PLACIDO: Sentite ragazzi… Ragazzi, ragazzi… Posso disturbare? Volete far capire qualcosa anche a noi?

TINA: C’è poco da capire papi; basta guardarci. Prima c’erano due coppie e ora ce n’è una sola

PLACIDO: Riassumendo; prima c’erano due coppie…

COLOMBA: Veramente due coppie per modo di dire…

TERENZIO: E ora ci sono due accoppiati…

COLOMBA: E due… scoppiati

PLACIDO: Ma almeno il Terenzio si è normalizzato, ha cambiato motore e carrozzeria; proprio come dal meccanico. Tolgo un pezzo di qua, lo metto dall’altra parte…

COLOMBA: Magari ci metto anche una passata di vernice fresca…

PLACIDO: E da una cinquecento salta fuori una Ferrari

TINA: Più che una Ferrari loro due sono uno yachtche va a gonfie vele…

COLOMBA: Ma non potrebbe quel Loris lì darsi una bella lavata alla faccia e togliersi quel trucco da baraccone?

TERENZIO: Non guardare alla carrozzeria mamma, ma è il motore che conta. Non è l’aspetto esteriore di una persona che importa, ma quello che c’è nel profondo del cuore.

TINA: Forse noi, Loris, non avremo figli nostri, ma qualche nipotino sì. Saremo zii!

LORIS: E’ vero, saremo zii. Che bello! Sono già emozionato! Se sarà un maschietto zio Loris gli regalerà una bambola, il tombolo per l’uncinetto…

PLACIDO: Piano piano con la bambola e l’uncinetto…

TINA: E se sarà una femminuccia le regalerò la scatola del piccolo muratore, del piccolo pompiere…

COLOMBA: Quando sarà il momento ne riparleremo, va bene?

TERENZIO: E se andassimo tutti a farci una birra?

PLACIDO: Magari tutti assieme sul cubo a fare i cubani

COLOMBA: Lasciali andare Placido

TINA: E perché non uscite anche voi?

PLACIDO: Io? Ma sei matta? Guarda tu se uno con un piede nella fossa pensa di uscire di casa…

COLOMBA: Magari io potrei mettermi una minigonna… Potrei provare anch’io sul cubo…

PLACIDO: Con quattro infermieri che ti mettono la camicia di forza al posto della minigonna. Andate ragazzi, divertitevi e… vi raccomando…  rimanete come siete… Ti raccomando Terenzio; almeno tu non cambiare più! (I ragazzi salutano ed escono. Placido e Colomba si sdraiano di nuovo sul divano)

PLACIDO: Ma la smetti di tirare la coperta dalla tua parte?

COLOMBA: Ma se me ne sto ferma come un sasso…

PLACIDO: Dovresti mangiare di meno

COLOMBA: Senti chi parla… E perché dovrei mangiare di meno?

PLACIDO: Così diventeresti una fringuella come la Gianna. Hai visto che gambe?

COLOMBA: Anch’io ne ho due; le vuoi vedere?

PLACIDO: No, no per carità. Risparmiami la vista dei prosciutti che poi mi vien fame. E quei due meloni che ha lì davanti?

COLOMBA: Tutto pompato; tutto pompato…

PLACIDO: Però le gambe erano davvero sode

COLOMBA: E tu come fai a saperlo?

PLACIDO: Intuito; puro intuito maschile

COLOMBA: Ecco, a te di maschile è rimasto solo l’intuito

PLACIDO: Cosa vorresti dire?

COLOMBA: Che se ci fosse qualcosa di più…

PLACIDO: Ad esempio?

COLOMBA: Vedi Placido, ho saputo che per gli uomini adesso c’è una pillola… Una pillola speciale… Una pillola… esplosiva!

PLACIDO: Cos’è? Dinamite?

COLOMBA: Più o meno. Perché non provi?

PLACIDO: Ancora una? Ti ricordo principessa che prendo già il Perpiscion, il Merdolin, la Tachipirlina, la Peracodina…

COLOMBA: Ma quella è diversa delle altre…

PLACIDO: La passa la mutua?

COLOMBA: Penso di no

PLACIDO: Allora niente da fare! (Si girano e russano)

COLOMBA: Placido… Placido… Svegliati Placido. Mi sono informata…

PLACIDO: Di che cosa?

COLOMBA: Della pillola. Costa cinquanta euro

PLACIDO: Cinquanta euro una pillola? Guarda Colomba che il livello del mio portafoglio è molto basso…

COLOMBA: Ma il tuo livello personale… si alzerebbe…

PLACIDO: Cos’è che si alzerebbe?

COLOMBA: Devo confessarti una cosa Placido. Io quella pillola lì l’ho già comperata…

PLACIDO: Cosa? Tu avresti speso cinquanta euro per una pillola?

COLOMBA: Veramente… Cinquanta euro due pillole, ma una, purtroppo, mi è caduta nel minestrone ieri sera

PLACIDO: Ha cambiato sapore?

COLOMBA: Il sapore  no, ma però i piselli sono diventati duri. Placido, ti devo confessare una cosa… Io quella pillola te l’ho già data, ma tu…

PLACIDO: Ma io… che cosa?

COLOMBA: Ma tu… niente!

PLACIDO: E quand’è che me l’avresti data?

COLOMBA: Al posto del Cerebrolin

PLACIDO: Ecco perché senza il Cerebrolin non ho capito proprio niente di quello che è successo. Ma si può sapere che roba è? Cosa fa?

COLOMBA: Pensa Placido che al ricovero la danno la sera ai vecchietti con la camomilla

PLACIDO: Ai vecchietti? Vuoi dire che potrebbe far bene anche a me? Ma perché ai vecchietti?

COLOMBA: Per loro serve da fermo, così di notte non rotolano dal letto

PLACIDO: Però io non ci capisco ancora niente. Non è meglio che mi prenda il Cerebrolin?

COLOMBA: Quando uno di quei vecchietti è morto dopo aver preso quella pillola non riuscivano nemmeno a chiudere la bara… E sai sulla lapide cosa gli hanno scritto? “Come è venuto se n’è andato”. Vuoi che metta la minigonna Placido?

PLACIDO: La mi… minigonna? Ma sei diventata scema? Prendi subito tre compresse di Cerebrolin! Anzi, dieci assieme!

COLOMBA: (Si alza) Magari… (Si alza un po’ per volta la gonna) Magari solo fino al ginocchio… Magari un po’ di più… O così…

PLACIDO: Ma allora stai diventando proprio matta; stai diventando… stai di… Colomba! Colomba!

COLOMBA: Che ti succede caro?

PLACIDO: Colomba, sento qualcosa che mi prende tutto. Sento un calore che mi avvolge dai capelli al ditone dei piedi, sento un martello che mi batte in testa, sento il fumo che mi esce dalle orecchie, sento… (Si alza) Colomba… Vieni un po’ qua che…

COLOMBA: Che?

PLACIDO: Che ti voglio parlare d’amore

COLOMBA: Calma, Placido, calma…

PLACIDO:  Vieni che ti spiego com’è una locomotiva con le caldaie in pressione

COLOMBA: Calma, Placido, calma…

PLACIDO: Vieni Colomba che ti voglio strappare tutte le piume (La insegue)

COLOMBA: Piano, Placido, piano… Con tenerezza. Calma Placido, calmati..

PLACIDO:  Colomba, vieni qua! Vieni Colomba! Vieni! (Placido rincorre Colomba per tutto il palco)