Cercasi erede

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CERCASI EREDE

COMMEDIA IN TRE ATTI

di

LUCIANO LUNGHI

Personaggi:

Fantasma Conte Ottavio

Fantasma Scaccola, suo servitore

Notaio

Conte Rodolfo, anziano e paralizzato

Enrico, primo nipote

Rossella, sua fidanzata

Guido, secondo nipote

Silvia, sua fidanzata

Rosa, terza nipote

Paolo, Suo fidanzato

Ernesta, quarta nipote

Stefano, maggiordomo

Orlando, ospite casuale del castello

Giorgio, Suo amico

 

La scena:

Ai nostri giorni, nel salone di un castello antico in aperta campagna; sulla destra l'uscita verso l'esterno, sul fondo l'uscita verso l'ala destra del castello e verso il parco, sulla sinistra l'uscita verso l'ala sinistra del castello e verso il salone da pranzo. Alcune poltrone, una scrivania con telefono, una libreria con mobile bar, un caminetto ed alcuni vasi con piante. La scena è fissa per tutti gli atti.


PRIMO ATTO

(Apertura sipario sulla scena vuota)

Fantasma Conte Ottavio - (entra dal centro e si guarda intorno circospetto) (chiamando sottovoce) Scaccola... Scaccola... (urlando) Scaccolaaaa!!

Scaccola - (alzandosi da dietro il divano con un dito nel naso) Son qua, son qua, cosa c'è da urlare in questo modo, non sono mica sordo!!!

F.C.O. - (avvicinandosi e dandogli una sberla) Quante volte ti ho detto di non mettere le dita nel naso?!

Scaccola - Ma Signor Conte, lo sa che quando sono molto nervoso mi viene sempre da mettere le dita nel naso, non per niente mi chiamano Scaccola.

F.C.O. - E che hai da esser nervoso?

Scaccola - Capirà, Signor Conte, che ritornare sulla terra - .. sotto forma di fantasma non è proprio una cosa di tutti i giorni e poi mi hanno sempre fatto paura i fantasmi.

F.C.O. - (dandogli una sberla). Stolto!! Abbiamo dovuto per forza scendere sulla terra. Stanno per vendere il castello della nostra gloriosa famiglia con annessi e connessi.

Scaccola - E noi saremmo i connessi!

F.C.O. - Esatto! Dopo la morte del mio pro-pronipote conte Aginulfo, è rimasto soltanto quell'interdetto di suo fratello, il Conte Rodolfo, che ormai è vecchissimo e del tutto rimbambito.

Scaccola - E allora?

F.C.O. - E ancora quel tonto del mio pro-pronipote nel testamento ha deciso di lasciare il castello ad uno dei suoi quattro nipoti.

Scaccola - A chi?

F.C.O. - A chi di essi resisterà più a lungo a vivere qui nel castello. Aginulfo spera così che abitandovi per lungo tempo, finiscano per innamorarsi del castello e non vogliano più venderlo. Dobbiamo darci da fare noi due per rendere loro la vita facilissima ed illuderli di essere a casa loro, ma dobbiamo anche ascoltare tutti i loro discorsi e capire quali sono le loro reali intenzioni.

Scaccola - Ah no, questo no, non ascolto i discorsi altrui, io!

F.C.O. - (sberla) Tu ascolterai e poi mi riferirai, altrimenti ti rimando a sberloni nel limbo.

Scaccola - No, nel limbo no, si sta così bene qui tra le mura natie, mi sembra di essere ringiovanito di trecento anni. Va bene, farò quello che il Signor Conte mi dirà di fare.

Maggiordomo - (entra da sinistra in livrea, spingendo su una carrozzella il Conte Rodolfo, il quale ha in mano un cornetto acustico)

Scaccola - E questi chi sono?

F.C.O. - Quello sulla sedia a rotelle è il mio pro-pronipote Conte Rodolfo, fratello del defunto Conte Aginulfo.

Scaccola - Ah, quello rimbambito, e quello che spinge è il suo servo.

F.C.O. - Si chiama maggiordomo.

Scaccola - Ah, il suo servo maggiordomo.

Maggiordomo - (lasciato il Conte presso il caminetto ritorna verso l'uscita di sinistra).

Scaccola - (andando verso il conte) Piacere Signor Conte, mi chiamo Scaccola e son servo del suo pro... pro... padrone Signor Conte!

F.C.O. - Non può sentirti!!

Scaccola - Ah è vero, è sordo (urlando) Piacere Signor Conte...

F.C.O. - (raggiungendolo e dandogli una sberla) Stupido non può sentirci né, tantomeno, vederci; siamo dei fantasmi, ricordati.

Suona il telefono sulla scrivania, Scaccola sussulta.

Maggiordomo - (entra da sinistra e risponde al telefono) Pronto, ...buongiorno signor Notaio, ...sì ... benissimo riferirò al signor Conte, grazie buongiorno. (Avvicinandosi al Conte, urlando). Signor Conte (aspetta che il Conte metta la cornetta) Signor Conte era il notaio. Ha confermato che arriveranno oggi i suoi Signori nipoti e domani mattina verrà qui egli stesso per la lettura del testamento.

Conte - (annuisce con la testa)

Scaccola - (si avvicina al telefono e comincia a guardarci dentro e sotto come per cercare qualcuno)

Maggiordomo - (esce da sinistra, mentre il Conte continua ad annuire)

F.C.O. - (fermando con un dito la testa del Conte) Scaccola, cosa stai cercando?

Scaccola - Volevo conoscere anche il Signor Notaio.

F.C.O. - (lo raggiunge e gli dà una sberla) Stupido, qui non c'è nessuno, questo è solo un apparecchio per parlare con persone che stanno lontane!

Scaccola - (impressionato) Morte?

F.C.O. - Oh mio Dio, non ti ricordavo così stupido.

Suona il campanello. Scaccola sussulta.

Maggiordomo - (entra da sinistra ed esce da destra)

Scaccola - Cos'era quella campana?

F.C.O. - Era la porta, deve essere arrivato uno dei nipoti, benissimo, così conosceremo il primo erede.

Scaccola - (infilandosi un dito nel naso) Comincio ad avere un po' di paura.

Maggiordomo - (entrando da destra) Prego signori, il Signor Conte vi vedrà volentieri; ricordatevi che è un po' sordo.

Guido - (entrando da destra con valigie seguito da Silvia) Buongiorno zio Rodolfo, come va ?

Scaccola - (col dito nel naso lancia un urlo)

F.C.O. - (allarmato) Cosa succede?

Scaccola - La dama del Signor nipote non ha messo la veste, ha solo la sottogonna!!

F.C.O. - Taci, stupido!!

Silvia - Guido, non può sentirci!

Scaccola - (altro urlo)

F.C.O. - Cosa c'è ancora?

Scaccola- Sono fantasmi anche loro.

F.C.O. - Smettila di dire stupidaggini e lasciami sentire.

Guido - (si avvicina al Conte ed urla) Buongiorno zio Rodolfo, come va? Tutto bene?

Conte - (guardandolo lo riconosce, sorride e ricomincia ad annuire con la testa)

Maggiordomo - (uscendo da sinistra) Vado a preparare la camera per i signori, torno subito, con permesso.

Guido - (a Silvia) E così eccoci qui, questo è il famoso castello della discordia.

Scaccola - (si avvicina a Silvia ed incomincia ad ispezionarla da vicino, mentre F.C.O. ferma di nuovo con un dito la testa del Conte)

Guido - Se vogliamo ereditare questo maniero, ho paura che dovremo passare molto tempo tra queste mura. In fondo non mi dispiace.

Silvia - Non dire stupidaggini. Questo castello mi dà i brividi. Mi sembra persino di sentire uno strano odore di... di... morte.

Scaccola - (allarmato si annusa l'alito)

Guido - Non esagerare, dai, senz'altro questo castello ha un aspetto abbastanza tetro, ma una volta ereditato ci frutterà, vendendolo, un bel mucchio di quattrini.

Silvia - Sì, ma non vorrei passarci dei mesi qui dentro, mi sembra di essere tornata indietro di trecento anni.

Scaccola - L'ho detto che è un fantasma anche lei!

Maggiordomo - (entra da sinistra) Signori, ho preparato per loro una camera nell'ala sinistra del castello, se vogliono seguirmi. (Silvia e Guido escono a sinistra dietro il maggiordomo lasciando le valigie dov'erano)

Scaccola - Ehi signori, avete lasciato le valigie.

F.C.O. - Inutile, non possono sentirti.

Scaccola - (impugna le valigie) Beh, le porto su io, magari mi danno una mancia. (e si incammina verso sinistra)

F.C.O. - Sei impazzito? Rimetti giù quelle valigie! Vuoi far capire a tutti che ci siamo anche noi?

Scaccola - (lascia le valigie verso l'uscita di sinistra) Mi scusi signor Conte, ma non riesco ancora ad immedesimarmi in questa condizione di fantasma.

Guido - (rientrando di corsa da sinistra, inciampa nelle valigie e cade; guarda stupito le valigie e poi verso destra; si rialza, prende le valigie ed esce di nuovo a sinistra)

F.C.O. - Hai visto idiota che a momenti compromettevi tutto?

     Suona il telefono e Scaccola si precipita a rispondere.

Scaccola - Pronto... Pronto... Mamma? Voglio parlare con la mia mamma! Sei la Madonna?

F.C.O. - Fermo idiota. (gli prende la cornetta, la riappende e poi gli molla una sberla) Vuoi rovinare tutto?

Scaccola - Volevo parlare con mia mamma che è molto lontana. Lo ha detto lei signor Conte che questo cornetto serve per parlare con le persone lontane.

Maggiordomo - (entra da sinistra e guarda il telefono, poi guarda il Conte Rodolfo e torna a fissare il telefono che in quel momento suona ancora) Pronto... buongiorno signorina... sì, signorina, ma non ha risposto nessuno qui... sì, signorina, sono sicuro... molto bene signorina, le mando subito la macchina con l’autista. (riappende e si avvicina al Conte) Signor Conte. (aspetta che il conte rimetta il cornetto acustico) Signor Conte era sua nipote, la signorina Rosa. Ha detto che è arrivata alla stazione con il suo fidanzato Paolo. Do disposizioni all’autista che vada subito a prendere i signori. (mentre il conte continua ad annuire, il maggiordomo lo spinge verso destra e, parlando più piano) Non avrà risposto lei signor Conte al telefono?

F.C.O. - (che era vicino al conte, ferma di nuovo la testa del conte e la muove come per dire di no)

Maggiordomo - (un po’ sorpreso) Mi scusi signor Conte. (ed escono a destra)

F.C.O. - Presto, Scaccola, segui il maggiordomo e sali sulla carrozza, ehm, sulla macchina, e vai anche tu alla stazione a prendere i signori, così potrai sentire i loro discorsi mentre sono fuori di qui. Io intanto salgo in camera di Guido e sento che cosa dicono loro. Presto Scaccola, corri.

Scaccola esce di corsa, dopodiché F.C.O. si guarda un attimo intorno ed esce verso sinistra. Intanto da destra entra il maggiordomo che spinge il conte.

Maggiordomo - (con tono basso) Lei si prende gioco di me, Signore?

Conte - (immobile)

Maggiordomo - (alzando il tono) Lei si prende gioco di me, Signore?

Conte - (immobile)

Maggiordomo - (alzando ancora il tono) Come va, Signore?

Conte - (immobile)

Maggiordomo - (urlando) Bella giornata vero, Signore? (escono a sinistra)

Scaccola - (rientra guardingo da destra e come vede che non c’è nessuno si precipita al telefono e si mette a fissarlo come aveva fatto prima il maggiordomo, mettendosi però un dito nel naso)

F.C.O. - (rientrando da sinistra) Scaccola, cosa stai facendo qui?

Scaccola - Oh, signor Conte, visto che non hanno ancora attaccato i cavalli alla strana carrozza qui fuori, sono corso dentro perché forse riesco a parlare con la mia fidanzata Rosina che è un po’ più vicina di mia mamma.

F.C.O. - (correndo verso destra) Idiota, quella è una macchina non una carrozza.

Scaccola - (lo segue di corsa dando un’ultima occhiata al telefono)

Guido e Silvia rientrano da sinistra, Silvia si siede sul divano e Guido prende da bere vicino al caminetto.

Guido - Vuoi qualcosa da bere?

Silvia - No, grazie, sono già abbastanza sconvolta.

Guido - Non ti sembra di esagerare adesso?

Silvia - E già, per te è tutto facile, mi domando che cosa ci trovi di divertente in questo castello.

Guido - I soldi mia cara, una montagna di soldi!

F.C.O. e Scaccola rientrano da destra

Scaccola - Soldi, quali soldi, dove sono?

Guido - Vedrai, cara, dobbiamo solo pazientare qualche giorno e poi il castello sarà nostro e potremo tranquillamente venderlo per una cifra da capogiro.

Scaccola si avvicina di nuovo al telefono e lo fissa.

Silvia - Speriamo che tutto si risolva nel più breve tempo possibile.

Scaccola beve l’ultimo sorso di liquore dal bicchiere che Guido aveva appoggiato e F.C.O. si avvicina e lo fulmina con lo sguardo.

Guido - (riprendendo il bicchiere) Vedrai che non ti pentirai di... (e si accorge che il bicchiere è vuoto)

Silvia - Che ti succede?

Guido - Niente, niente, devo essere un po’ stanco per il viaggio. Ho guidato per sei ore senza una sosta e forse ho bisogno di riposarmi un po’!

Silvia - Che cosa ti ha detto prima il maggiordomo?

Guido - Che sta per arrivare mia cugina Rosa, quella bruttona piena di soldi, con il suo fidanzato, quell’arrivista di Paolo, che sta insieme a lei solo per i suoi miliardi.

F.C.O. e Scaccola si guardano con espressione stupita.

Silvia - Come fai ad essere così cattivo con loro?

Guido - Non è cattiveria, potrai accertartene tu stessa appena li conoscerai. Paolo poi non lo sopporto proprio; fa il grand’uomo, ma con i soldi di mia cugina.

Suona il campanello e Scaccola si precipita verso l’uscita di destra.

Guido - Ecco, adesso potrai constare anche tu se non è vero quello che ho detto.

Maggiordomo - (entra da sinistra e va verso l’uscita di destra) Deve essere arrivata la sua Signora cugina Rosa.

Silvia - Guido mi raccomando, non fare il solito orso maleducato.

Guido - Stai tranquilla, non ho intenzione di rovinarmi la serata.

Da destra entrano Scaccola che va verso il telefono, poi il maggiordomo e poi Rosa e Paolo con le valigie.

Rosa - Caro Guido come stai. (abbraccia Guido) E tu devi essere Silvia vero? Io sono Rosa, la cugina di Guido bruttona e piena di soldi. (stringendole la mano) Permettete che vi presenti Paolo, il mio ragazzo?

Guido - (acido) Ho già avuto il piacere di conoscerlo.

Silvia - (dandogli la mano) Molto piacere.

Paolo - Il piacere è tutto mio, signorina (le valigie sono state lasciate a destra)

Rosa - (al maggiordomo) Stefano, dov’è lo zio?

Maggiordomo - Ho portato il signor Conte nella sua stanza a riposare perché probabilmente era un po’ stanco; si comportava in modo un po’ strano.

F.C.O. si mette a ridere.

Scaccola - Come mai ridete?

F.C.O. - Penso che ci sarà da divertirsi.

Maggiordomo - Se la signorina ed il signore vogliono seguirmi, ho preparato loro una stanza nell’ala sinistra del castello, vicino alla stanza del signor Guido.

Silvia - Vengo anch’io, così potrete vedere dov’è la nostra camera.

Escono da sinistra lasciando le valigie a destra.

F.C.O. - Scaccola, io li seguo per vedere dove sono e cosa dicono. tu resta qui e mi raccomando non combinare guai, altrimenti...

Scaccola - Mi rispedisce a sberloni nel Limbo.

F.C.O. - Esatto. (esce a sinistra)

Guido - (si accerta che tutti siano usciti, poi vede le valigie e le mette a sinistra vicino all’uscita e prova a vedere se chi esce può inciampare, poi suona il campanello ed esce da destra)

Scaccola - Se il mio padrone signor Conte vede le valigie lì, penserà che sia stato io; meglio spostarle. (e le sposta di nuovo verso destra, poi si siede sul divano)

Paolo - (entra d a sinistra)

Guido - (entra da destra con in mano un telegramma ed inciampa nelle valigie, dopodiché si alza alquanto stupito, mentre Paolo ride) Begli scherzi che fai!

Paolo - (ridendo) Cosa c’entro io, guarda che le valigie erano lì anche prima.

Guido - No, mio caro (poi si morde le labbra)

Paolo - Come no, le ho lasciate lì io.

Guido - Beh, non importa. È arrivato un telegramma di mia cugina Ernesta. Dice che arriverà domani mattina per l’apertura del testamento.

Paolo - Come mai? Non le piace il castello?

Guido - A lei? Figurarsi, è innamorata di questo posto. Se lei si trasferisce qui può fregarci tutti quanti, perché non se ne va più.

Paolo - Ma lei non lo vuole vendere?

Guido - Scherzi? Ti ripeto che lei è innamoratissima di questo castello. Dice che è l’ambiente ideale per scrivere i suoi romanzi.

Paolo - Ah, non sapevo che scrivesse romanzi.

Guido - Sì, ma sono romanzucoli per il popolino che non hanno niente a che vedere con i grandi romanzi che ti danno fama e ricchezza.

Paolo - Probabilmente non vuole né fama né ricchezza, ma le basta la soddisfazione di scrivere libri che poi qualcuno leggerà.

Guido - Proprio tu parli di queste cose? Tu che non miri ad altro che ai soldi di mia cugina?

Paolo - Guarda che io sono innamorato di Rosa!

Guido - Ma non farmi ridere, sappiamo benissimo tutti e due che tu sei solo innamorato del suo libretto degli assegni.

Paolo - (acido) Credo sia meglio terminare qui il discorso, anche perché non sono affari che ti riguardino.

Guido - Per fortuna no, altrimenti non saresti qui.

Paolo - Comunque sono qui e stai tranquillo che questo castello non lo erediterai tu di certo. (esce a sinistra con le valigie seguito da un o sguardo di odio di Guido)

Scaccola - (si alza dal divano, passa davanti a Guido, gli fa il gesto tipico della fregatura ed esce a sinistra)

Guido - Non gli bastano i miliardi di mia cugina, vuole anche tutto questo ben di Dio; ma si illude se crede che io molli facilmente la presa. Io di qui non me ne andrò, se non con l’atto di proprietà del castello.

Maggiordomo - (entra da sinistra) Scusi signore, chi era prima alla porta?

Guido - Ah, era il postino con un telegramma di Ernesta che arriverà domani mattina.

Maggiordomo - Benissimo, allora manca solo il suo signor cugino Enrico, poi saremo al completo.

Guido - Quando arriverà?

Maggiordomo - Credo che debba arrivare anche lui questa sera. Vado a dare disposizioni per la cena. Con permesso.

Guido - (si versa un altro bicchiere di liquore poi esce da sinistra)

Enrico - (entra da destra seguito da Rossella che ha le valigie e le lascia a destra) Ehi, di casa, c’è nessuno?

Rossella - Te l’avevo detto che era meglio suonare.

Enrico - Scherzi? Io ho le chiavi e sono come a casa mia; s’è mai visto qualcuno suonare quando entra in casa sua?

F.C.O. - (entra da sinistra con Scaccola che ha in mano il bicchiere di Guido e lo posa sulla scrivania)

Rossella - Senti, sediamoci un attimo, arriverà ben qualcuno che… (si ferma sbigottita guardando il bicchiere)

Enrico - Beh, cos’hai adesso?

Rossella - Q… Q… Quel bi… bi… bicchiere, prima non c’era.

Enrico - Ma se è la prima volta che entri qui dentro, come fai a dire che prima non c’era?

Rossella - Dico prima, quando siamo entrati! Noi donne, quando entriamo in una casa per la prima volta, siamo molto osservatrici e quel bicchiere non c’era!

Enrico - Ti sarai senz’altro sbagliata.

Rossella - Sono sicura che non c’era.. (tremando) Enrico, non ci saranno gli spiriti in questo castello?

Enrico - non dire sciocchezze Rossella, l’unico spirito che c’è in questa casa è quello delle bottiglie di liquore.

Scaccola sbigottito si avvicina ai liquori e comincia a cercare.

Maggiordomo - (entra da sinistra) Buonasera, signor Enrico, buonasera signorina. Mi perdonino, è tanto che attendono?

Enrico - No, no Stefano, siamo appena arrivati e siamo entrati con le chiavi che mi aveva lasciato lo zio al termine delle vacanze di due anni fa.

Maggiordomo - Bene, se i signori mi vogliono seguire, ho preparato per loro una stanza nell’ala destra del castello. (si avvia verso l’uscita di centro)

Enrico - Come mai nell’ala destra? È disabitata da anni!

Maggiordomo - Sì, signore, ma nelle stanze dell’ala sinistra ci sono già il signor Guido con la sua fidanzata, la signorina Rosa con il suo fidanzato e poi c’è la stanza per il signor Notaio che arriverà domattina.

Enrico - Ah, sono già arrivati tutti allora, siamo proprio gli ultimi.

Maggiordomo - manca solo la signorina Ernesta, che arriverà domattina. I suoi signori cugini potrà vederli più tardi a cena. Se vogliono seguirmi.

Enrico - Andiamo, Rossella. (ed escono dal centro lasciando le valigie a destra)

F.C.O. - Scaccola, io li seguo, mi raccomando. (esce)

Scaccola - Mi raccomando, altrimenti ti rimando a sberloni nel Limbo. (poi si incammina verso il centro e vede le valigie di Enrico)

Guido - (entra da sinistra e vede subito il suo bicchiere) È mezz’ora che lo cerco, ero convinto di averlo portato su. (fa per bere, si accorge che è vuoto e rimane un po’ perplesso, poi si avvia verso i liquori e riempie di nuovo il bicchiere; questa volta non lo perse più d’occhio)

Scaccola - (senza farsi vedere da Guido sposta le valigie di Enrico in modo che quando Guido ritorna verso sinistra inciampa e cade mentre Scaccola gli prende al volo il bicchiere, beve il liquore e appoggia il bicchiere nello stesso punto di prima, sulla scrivania)

Guido - (si rialza furibondo e comincia a dare calci alle valigie posate per terra, mentre dietro entra Enrico)

Enrico - Oh, cosa stai facendo, sei impazzito? Perché prendi a calci le mie valigie?

Guido - Ah, sono le tue? (si siede sconvolto sul divano) Scusami Enrico, non  sapevo fossi arrivato, e poi stanno succedendo strane cose in questa casa, valigie che si spostano, bicchieri che si vuotano. Ah, il bicchiere. (si alza come per cercare il bicchiere che dovrebbe essere caduto ed invece lo vede sulla scrivania) Q… Q… Quel bi… bi… bicchiere non può essere lì.

Enrico - (spazientito) Anche tu con la storia del bicchiere, ma avete tutti le traveggole in questa casa? (prende le valigie ed esce dal centro)

Guido - (si avvicina al bicchiere e lo guarda strano, poi esce a sinistra)

Scaccola - Aveva ragione il mio padrone. Ci sarà proprio da divertirsi con questi allocchi. (si siede sul divano)

Maggiordomo - (entra dal centro, si accorge del bicchiere sulla scrivania e lo prende, poi esce a sinistra)

F.C.O. - (rientra dal centro) Allora Scaccola, ci sono novità?

Scaccola - Sì, signor Conte. Dunque, primo il signor guido è un essere maligno e le cose per lui hanno valore solo se si possono convertire in denaro contante.

F.C.O. - (si prende da bere) Cosa vuoi dire?

Scaccola - Che per lui il castello dove abitiamo da trecento anni non è che una volgarissima montagna di soldi.

F.C.O. - Questo l’avevo capito, prosegui. (sedendosi anche lui sul divano)

Scaccola - Il signor Paolo, il fidanzato della signorina Rosa, spingerà la signorina a vendere il castello perché per lui le pietre di questo castello sono fatte d’oro.

F.C.O. - Oh, poveri noi! pensa che invece Enrico, l’ultimo arrivato, vorrebbe trasformare il castello in un lussuoso albergo per ricchi annoiati, organizzando perfino delle recite con finti fantasmi per intrattenere gli ospiti. L’ultima speranza è ormai Ernesta che arriverà domattina. Chissà che tipo sarà?

Scaccola - Una racconta balle!

F.C.O. - Cosa dici?

Scaccola - Ma sì, una che per vivere scrive delle storie da far leggere agli altri.

F.C.O. - Ah, è una scrittrice, ma tu come fai a saperlo?

Scaccola - Lo diceva prima il signor Guido; diceva che la signorina Ernesta trova queste mura ideali per le sue storie.

F.C.O. - (entusiasta) Ma allora Ernestina non ha nessuna intenzione di vendere il castello?

Scaccola - Secondo il signor Guido, no! Ma non sappiamo se questo sia vero.

F.C.O. - Aspetteremo domani mattina per conoscere bene le intenzioni di Ernesta. (si alza e posa il bicchiere sulla scrivania) Adesso tu sali da Guido e da Rosa e ascolti bene quello che dicono, anche le più piccole cose; io, intanto…

Rosa - (entra da sinistra seguita da Paolo) Allora hai capito, durante la lettura del testamento tu resterai in camera.

Paolo - (rassegnato) Sì, Rosa.

Rosa - Verrò poi io a chiamarti.

Paolo - Sì, Rosa.

Rosa - E stasera a tavola non esagerare con il vino, come tuo solito.

Paolo - Va bene, Rosa.

Silvia - (entrando da sinistra) Salve a tutti!

Rosa - Ciao Silvia, e Guido dov’è?

Silvia - È rimasto in camera, dice che è stanco e si sente un po’ strano.

Rosa - In che senso strano?

Silvia - Non me lo ha voluto dire.

Scaccola - Nel senso che inciampa nelle valigie e beve liquori inesistenti. (F.C.O. gli fa segno di tacere)

Rosa - Approfittiamone per vedere il giardino insieme e per fare due chiacchiere. (uscendo verso il centro) Devi vedere che stupendo giardino, in questa stagione, poi! (rivolgendosi a Paolo) Tu aspettami qui finché non torno. (ed escono)

F.C.O. - (si precipita dietro loro)

Paolo - Sì, Rosa. (poco dopo) Sì, Rosa, va bene, Rosa, non ne posso più. Ma chi me l’ha fatto fare di mettermi con questa aguzzina. Mi conta i soldi come fossi un bambino; mi dà la mancia solo alla domenica e di soldi per spese personali neanche a parlarne. (imitando la voce di Rosa) «Ma di cosa hai bisogno? Ti ho già preso tutto io!» (normale) Ed intanto mi manda in giro con le cose più assurde perché piacciono a lei. Mi vergogno persino ad incontrare gli amici per strada. Ma cosa ci posso fare se non sono in grado di fare neanche il più piccolo lavoro? Sono poco pratico, non ho spirito di sacrificio, ho scarsa forza di volontà. Ma perché a me tutto questo, perché?

Scaccola - Poveretto, quanta pena mi fa; ah, se potessi trasformarlo in fantasma risolverei tutti i suoi problemi. E poi non deve essere nemmeno tanto antipatico come collega.

Enrico - (rientra dal centro seguito da Rossella) Lei chi è, scusi?

Paolo - Mi chiamo Paolo, Paolo Scotti, e lei?

Enrico - E che cosa cerca qui dentro?

Paolo - Non sto cercando nulla, sono semplicemente stato invitato, ma lei chi è?

Enrico - Invitato da chi?

Paolo - Senta, prima di continuare con le domande mi dia almeno una risposta, Chi è lei?

Enrico - Non crederà che io dia le mie generalità al primo venuto, senza sapere chi è.

Paolo - (mi sono appena presentato) Mi sono appena presentato, sono Paolo Scotti e ho l’onore di parlare con l’illustrissimo signor…

Rossella - Enrico Bonomi ed io sono la sua fidanzata Rossella, piacere. (e gli stringe la mano)

Paolo - Piacere, signorina.

Rossella - Lo scusi, ma i suoi trascorsi in polizia lo fanno dubitare di tutto e di tutti.

Enrico - Rossella! Ti ho ripetuto mille volte di no dare confidenza agli sconosciuti.

Scaccola - Ueh, ma è proprio antipatico questo qui!

Paolo - Senta signor Enrico, io sono il fidanzato di sua cugina Rosa e mi trovo in questa casa per espresso desiderio di sua cugina! Sono stato abbastanza chiaro o devo sottoporle un documento comprovante la mia identità?

Enrico - Ah, dunque lei sarebbe il famoso fidanzato di mia cugina.

Paolo - Sarei, sarei!

Enrico - Sinceramente mi aspettavo qualcosina di meglio.

Rossella - Enrico!!

Enrico - Ma sì, con tutti i soldi che ha mia cugina può permettersi di scegliere dei giovanotti decisamente più belli.

Paolo - L’amore è cieco.

Enrico - Ne sa qualcosa lei, vero?

Maggiordomo - (entra da sinistra) Scusino signori, tra poco verrà servita la cena; gradiscono un aperitivo?

Enrico - No, grazie.

Rossella - Neanch’io, grazie.

Paolo - Per me un Martini molto secco e con l’oliva, grazie.

Maggiordomo - Molto bene. (fa per uscire e nota il bicchiere sulla scrivania, si volta verso gli ospiti, poi lo prende ed esce)

Enrico - Dove sono tutti gli altri?

Paolo - rosa e Silvia passeggiano in giardino, Guido invece è in camera sua, dice che è stanco.

Enrico - Saranno tutti i liquori che ha bevuto.

Rosa - (rientrando dal centro seguita da Silvia e da F.C.O.) Enrico, come stai? (saluti a soggetto fra i quattro) Enrico, posso presentarti il mio fidanzato, Paolo Scotti?

Paolo - Ho già avuto l’“onore” di conoscerlo.

Maggiordomo - (entra da sinistra con un vassoio con il Martini per Paolo) Prego, signore. E le signore gradiscono un aperitivo?

Silvia - No, grazie.

Rosa - No, grazie. E tu Paolo, non cominciare subito a bere!

Paolo - Sì, Rosa.

Scaccola - Sì, Rosa, va bene, Rosa, eh, ai miei tempi si trattavano in ben altro modo le donne!

Silvia - Io salgo a chiamare Guido per la cena, torno subito, scusate. (esce da sinistra)

Paolo si avvicina al caminetto mentre Rosa e Rossella si siedono sul divano. Enrico si mette a guardare i libri della biblioteca.

F.C.O. - Allora Scaccola, qualche novità?

Scaccola - Nessuna signore, tranne che quel signor Enrico è proprio un antipatico e il povero signor Paolo è perseguitato da tutti.

F.C.O. - Immagino, per loro non deve essere una bella cosa che lui si goda i soldi della cugina, mentre loro no!

Scaccola - Ma lui non si gode un bel niente della cugina. Tutto col contagocce!

Rosa - Allora, Enrico, a quando il vostro matrimonio?

Enrico - Probabilmente Rossella ed io ci sposeremo alla fine di quest’anno, e tu?

Rosa - Eh, io devo ancora essere sicura che Paolo mi ami veramente e non sia invece attratto dai miei soldi.

Scaccola - Diglielo che non l’ami, sputaglielo in faccia!

Paolo - (falso) Ma Rosa, lo sai che sei l’unica cosa che conta per me.

Guido - (entrando da sinistra, seguito da Silvia) Il bicchiere…, non c’è più il bicchiere…

Silvia - (allarmata) Guido, che ti succede?

Enrico - Niente Silvia, niente, ha soltanto bevuto un po’ troppo. (rivolgendosi a Guido) Il bicchiere l’ha portato via il maggiordomo e piantiamola una buona volta con queste storie.

Maggiordomo - (entra da sinistra) Signori, la cena è servita, se mi vogliono seguire. (esce a sinistra)

Escono tutti tranne Scaccola e F.C.O.

F.C.O. - Bene, Scaccola, abbiamo già un quadro abbastanza preciso della situazione e possiamo già azzardare qualche intervento.

Scaccola - (infilandosi un dito nel naso) In che modo?

F.C.O. - (sberla a Scaccola che toglie il dito dal naso) Facendo passare una notte insonne a tutti gli ospiti di questo castello. Poi domattina conosceremo Ernesta e decideremo in merito. Andiamo, Scaccola, che stanotte ci sarà da lavorare!

Scaccola - (uscendo dietro F.C.O. a sinistra e infilandosi un dito nel naso) Speriamo che non sia pericoloso!

SECONDO ATTO

(Stessa scena, terminata la cena)

Enrico entra da sinistra con Guido seguito da Silvia, Rosa e Rossella che stanno parlando tra loro e si siedono sul divano; poi Paolo, anche lui da sinistra, che si metterà a guardare i libri della libreria

Guido - (ad Enrico mentre si avviano verso il mobile bar) Vuoi qualcosa da bere?

Enrico - Un cognac, grazie.

Guido - E voi ragazze qualcosa da bere?

Rosa e Rossella - No, grazie.

Silvia - Faresti bene a non bere più neanche tu, hai già bevuto troppo oggi pomeriggio.

Guido - Non ho toccato neanche una goccia di liquore, io oggi!

Scaccola - (entra da sinistra con F.C.O.) Che bugiardo, s’è versato tre bicchieri oggi pomeriggio, l’ho visto io.

F.C.O. - (con aria minacciosa) Sì, ma chi li ha bevuti?

Scaccola - (cambiando discorso) Guardi, signor padrone, tutta la famiglia riunita ed il povero Paolo lasciato in disparte come un cane bastonato!!

Rosa - Allora cosa ne dite di questo testamento?

Enrico - È un’assurdità come tutte le belle pensate dello zio Aginulfo. Per ereditare questo castello sono costretto a perdere moltissimo tempo prezioso che potrei utilizzare in modo decisamente più proficuo.

Guido - (ironico) Nessuno ti obbliga a stare qui, puoi andartene anche subito!

Enrico - Ti piacerebbe vero? Mi dispiace, mio caro, ma ho in mente di ereditare questo castello e sai che quando mi metto in testa qualcosa…

Rossella - È più cocciuto di un mulo!

Guido - Sì, ma ha fatto i conti senza l’oste, o meglio gli osti.

Enrico - Oh, non è quello il problema, in quanto a pazienza ne ho da vendere, più di tutti voi messi insieme. A proposito, trovo semplicemente assurdo, Guido, il tuo tentativo di farmi credere che in questo castello ci siano dei fantasmi!

Rossella - (spaventata) Fantasmi?

Silvia - (incredula) Fantasmi?

Enrico - Sì. Silvia, il tuo caro Guido pensa che per spaventarmi bastino degli stupidi scherzi sui fantasmi.

Guido - Non sono scherzi, è tutto vero!!

Rosa - Che cosa è vero?

Guido - Bicchieri che si svuotano, valigie che si spostano…

Rossella - Anch’io ho visto un bicchiere muoversi!!

Rosa - Un bicchiere muoversi?

Enrico - No, ha solamente visto un bicchiere dove prima non l’aveva visto.

Silvia - Tutto questo è alquanto strano.

Guido - Anormale.

Rossella - Non mi piace tutto questo.

Enrico - Piantiamola una buona volta con queste assurdità! Non saranno certo le vostre storie che mi spingeranno ad andarmene!

Guido - Ti ripeto che noi non c’entriamo.

Enrico - Ben vengano allora i fantasmi. Ci vuole altro che degli innocui spiritucci per spaventare il sottoscritto!

F.C.O. - È quel che vedremo!

Scaccola - Ben detto, signor padrone.

Rosa - Beh ragazzi, io vado a letto, sono un po’ stanca. (a Paolo che aveva iniziato a leggere un libro) Tu non vieni?

Paolo - Ancora un attimo, ho trovato un antichissimo libro che parla proprio di fantasmi.

Guido - Molto spiritoso!

Silvia - Guido!!

Rossella - Finiamola con queste storie che mi mettono paura.

Rosa - Io vado Paolo, non fare tardi, non bere e non fumare e ricordati di non lasciare in disordine. (esce da sinistra)

Scaccola - (facendo il verso) Sì Rosa, va bene Rosa.

Paolo - (distratto mentre sta leggendo) Sì Rosa, va bene Rosa.

F.C.O. - (si mette alle spalle di Paolo e legge insieme a lui il libro)

Silvia - (a Guido) Andiamo anche noi?

Guido - Vai pure, io devo parlare un attimo con Enrico.

Enrico - Con me?

Guido - Sì, ho una piccola proposta da farti, ma (guardando Paolo) è meglio parlarne a quattr’occhi.

Enrico - Beh, facciamo due passi qui fuori.

Silvia - io vado, ti aspetto su, non tardare. (esce a sinistra)

Guido ed Enrico escono al centro.

F.C.O. - Scaccola, presto, vagli dietro e senti cosa si dicono!!

Scaccola - Volo signor Conte! (ed esce anche lui)

Rossella - (alzandosi e passeggiando nervosamente) Scusa Paolo, cosa dice quel libro?

Paolo - Parla di magia nera, dell’esistenza di fantasmi e così via; quando avrò finito di leggerlo te lo passerò.

Rossella - No, no per carità, sono già abbastanza turbata.

Paolo - Non capisco; di cosa hai paura?

Rossella - Di tutte questa storie sul paranormale, sull’ultraterreno e così via. Proprio perché sono fuori dalla mia ottica mi spaventano!

Paolo - Ma chi ti dice che sono cose così terribili? Per esempio tra noi potrebbe esserci un fantasma anche adesso, ma non ci succede niente di male.

Rossella - (si guarda attorno atterrita mentre F.C.O. sorride)

Guido - (entra dal centro arrabbiato) Buonanotte. (esce da sinistra)

Enrico - (entra dal centro seguito da Scaccola)

Rossella - Cosa è successo? Guido sembrava così arrabbiato!

Enrico - (guardando Paolo) Niente, niente, poi ti spiego. Andiamo a dormire? Domani ci aspetta una giornata abbastanza pesante!

F.C.O. - Mai quanto questa nottata!

Rossella - Sì, è meglio. (uscendo verso il centro) Buonanotte Paolo.

Paolo - Buonanotte. (e si siede sul divano continuando a leggere il libro)

F.C.O. - Scaccola, cos’è successo fuori tra Guido ed Enrico?

Scaccola - Il signor Guido ha proposto a suo cugino di fare una specie di società in modo da dividere tra loro i proventi del castello, chiunque dei due l’avesse ereditato.

F.C.O. - Ed Enrico non ci è stato, sempre per quella sua idea dell’albergo per ricchi annoiati.

Scaccola - Esatto.

F.C.O. - Molto meglio così, sarà più facile spingerli ad andare via. Dunque per stanotte ci dividiamo i compiti: tu ti occuperai di Guido e Silvia e di Rosa e Paolo, mentre io mi occuperò degli altri, con Enrico che sembra il cliente più difficile. Allora, è tutto chiaro quello che devi fare?

Scaccola - Alla perfezione signor padrone. Ma mi scusi, di lui (indicando Paolo) cosa ne facciamo?

F.C.O. - Lui è un povero diavolo che seguirà i voleri di Rosa, non preoccupartene più di tanto. Allora io vado; buon lavoro! (esce al centro)

Scaccola - Anche a lei, signor Conte. (esce a sinistra)

Paolo - (sta ancora leggendo, ad un certo punto si ferma, si alza e pronuncia una strana frase in latino (frase a soggetto); subito dalla biblioteca cade un libro! Paolo molto spaventato si avvicina, prende in mano il libro e legge ad alta voce il titolo) “Come chiamare gli spiriti” (subito comincia a sfogliare il libro con le spalle a sinistra)

Maggiordomo - (entrando in silenzio da sinistra e vedendo Paolo) Mi scusi, signore…

Paolo - (fa un incredibile sobbalzo e poi, ancora tremante) Cosa c’è, Stefano?

Maggiordomo - Ho visto la luce ancora accesa e mi sono permesso di disturbare. Avevo intenzione di ritirarmi, … se il signore desidera ancora qualcosa…

Paolo - No, grazie Stefano, puoi andare a dormire.

Maggiordomo - Grazie, signore, buonanotte!

Paolo - Buonanotte. (mentre il maggiordomo esce a sinistra, Paolo si siede sulla poltrona, ricomincia a leggere e ripete ad alta voce la stessa frase in latino di prima; subito si spegne la luce. Molto spaventato e al buio) Chi c’è? Chi ha spento?

Scaccola - (entra da sinistra spingendo il Conte Rodolfo sulla carrozzina e lasciandolo vicino alla scrivania; il Conte è addormentato, in camicia da notte e con la papalina in testa)

Paolo - (preoccupatissimo) Non facciamo stupidi scherzi. Chi ha spento la luce? (si alza e si avvicina all’uscita di sinistra dove c’è un interruttore e riaccende la luce: vede il Conte Rodolfo e si spaventa moltissimo mentre Scaccola se la ride. Paolo si avvicina tremando al Conte e lo tocca per constatare se è vero, poi terrorizzato si avvicina a sinistra e urla) l’ho preso, correte, l’ho preso, Rosa corri, l’ho preso!!!

Conte Rodolfo - (si sveglia e si guarda attorno attonito)

Paolo - (si precipita verso di lui e lo blocca) Non muoverti, non tentare di scappare, ormai t’ho beccato.

Scaccola - (ridendo) povero signor Conte, da fossile a fantasma.

Maggiordomo - (entra da sinistra in camicia da notte seguito da Rosa, anche lei in camicia da notte) Cosa succede, signore?

Rosa - Cos’è successo, Paolo?

Paolo - (indicando il conte) L’ho preso, l’ho preso!!!

Maggiordomo - Signor Conte, cosa fa lei qui?

Rosa - Zio Rodolfo?!

Paolo - (molto stupito) Lo conoscete?

Enrico - (entra dal centro anche lui in vestaglia da notte seguito da F.C.O.) Chi stava urlando? (vede il conte) Zio, cosa ci fai tu qui?

Conte Rodolfo - (portandosi una mano all’orecchio fa segno di non capire)

Enrico - (si avvicina e urla) Sei tu che urlavi? Chi ti ha portato qui?

Conte Rodolfo - (con voce tremolante da anziano e indicando Paolo) È stato lui.

Rosa - Paolo, che cosa combini?

Paolo - Ma non sono stato io, non so neanche chi sia!

Rosa - È lo zio Rodolfo, fratello dello zio Aginulfo, quello che è morto. In effetti, non puoi conoscerlo perché non è sceso neanche a cena. (si avvicina al Conte e urla) Zio, chi ti ha portato qui?

Conte Rodolfo - (indica di nuovo Paolo) È stato lui!

Paolo - Non è vero! Io ero qui che stavo leggendo un libro e ad un certo punto è andata via la luce e quando l’ho riaccesa lui era qui ed io, infatti, credevo che fosse un fantasma!

Enrico - Fantasma, fantasma, ma non sapete parlare d’altro in questa casa? Stefano, per cortesia, riaccompagna lo zio in camera sua e voi (rivolgendosi a Paolo e Rosa) farete bene ad andare a dormire. Buonanotte! (esce al centro seguito da F.C.O.)

Maggiordomo - (spingendo la carrozzina del conte verso sinistra) Andiamo, signor Conte.

Conte Rodolfo - È stato lui, è stato lui!

Rosa - Begli scherzi che fai. Dai, andiamo a dormire.

Paolo - No, voglio andare fino in fondo a questa storia.

Scaccola - Bravo, ribellati!

Rosa - Fai quello che vuoi, ma non azzardarti più a dare fastidio agli altri ospiti o giuro che ti taglio i viveri! (esce a sinistra)

Paolo - (poco dopo) Ti taglio i viveri! Ma quali viveri? Se mi tagli i viveri che mi dai posso stare tranquillo, tanto la metà di zero è zero! Non cambia nulla! (ritorna al divano a leggere mentre Scaccola esce da sinistra; poco dopo Paolo si rialza e, come seguendo una ricetta, fa degli strani gesti per terra con le spalle al pubblico; poi si gira verso il pubblico e legge ad alta voce sul libro) “Per vincere l’invisibilità dei fantasmi segnate un triangolo a terra, prendete un catino d’acqua piovana e ponetelo nel mezzo, poi pronunciate la seguente formula, versate tre gocce di sangue di coniglio nel catino e subito per voi i fantasmi non saranno più invisibili”. Adesso vi sistemo io. (lascia il libro sulla scrivania ed esce a destra)

F.C.O. - (entra dal centro con in mano la vestaglia da notte che prima indossava Enrico e, non vedendo nessuno, prende in mano il libro che stava leggendo Paolo e si allarma vedendo la formula; si precipita fuori verso il centro per rientrare subito dopo) Oh Santo Cielo! Sta piovendo! (esce a sinistra lasciando la vestaglia sulla scrivania; in quel momento suona il campanello, prima una volta e poco dopo un’altra volta)

Maggiordomo - (entra da sinistra in vestaglia da notte) Ma cosa succede stanotte che non si riesce a dormire. (esce a destra; poco dopo rientra con Paolo che ha in mano un catino d’acqua)

Paolo - Scusami Stefano, ma sono rimasto chiuso fuori.

Maggiordomo - (guardandolo stupito) Mi scusi signore, ma non c’è acqua nelle stanze superiori?

Paolo - (lasciando il catino al centro) No, no Stefano, mi serve per un esperimento. A proposito, non c’è della segatura?

Maggiordomo - Segatura?

Paolo - Sì, mi serve per fare un triangolo.

Maggiordomo - Un triangolo, signore?

Paolo - Sì, sì, un triangolo.

Maggiordomo - La porto subito, signore.

Paolo - No, dimmi dov’è che la prendo io, tu vai pure a dormire, grazie.

Maggiordomo - È di là in cucina, venga che le faccio vedere. (escono a sinistra, mentre entrano F.C.O. e Scaccola con un dito nel naso, entrambi visibilmente eccitati e allarmati)

F.C.O. - (vedendo il catino) Vedi, Scaccola, ha già iniziato.

Scaccola - Ed è molto grave?

F.C.O. - Gravissimo! Se finisce l’esperimento, perdiamo la nostra invisibilità davanti a lui. Presto, vuota l’acqua, io intanto cerco di far smettere la pioggia. (esce a destra)

Scaccola - (vuota il catino in una pianta, lo rimette dov’era ed esce anche lui a destra)

Enrico - (entra dal centro in mutande e vede la sua vestaglia)

Maggiordomo - (entra da sinistra con il sacchetto di segatura e si ferma stupito a guardare Enrico in mutande)

Enrico - Cosa c’è da guardare? Non hai mai visto prima d’ora un paio di mutande? Chi era prima alla porta?

Maggiordomo - Era il signor Paolo.

Enrico - Paolo?!

Maggiordomo - Sì, signore, era rimasto fuori per prendere un catino d’acqua.

Enrico - Un catino d’acqua?

Maggiordomo - (indicando il catino) Sì, signore, quello.

Enrico - Ma se è vuoto!

Maggiordomo - Vuoto?!

Enrico - Sì, qui non c’è neanche una goccia d’acqua.

Maggiordomo - (si avvicina e quando vede il catino vuoto lascia il sacchetto a terra ed esce abbastanza velocemente verso sinistra molto spaventato) Buonanotte, signore, io vado a dormire.

Enrico - (lo guarda con aria strana e poi guarda dentro al sacchetto, di spalle a sinistra) Segatura?

Paolo - (entra da sinistra con un grosso coltello e si avvicina ad Enrico)

Rossella - (entra dal centro e vedendo la scena lancia un urlo; Paolo ed Enrico si spaventano e Rossella sviene; Enrico si precipita verso di lei mentre Paolo lascia il coltello sulla scrivania e si precipita anche lui verso Rossella)

Enrico - (schiaffeggiando leggermente Rossella) Rossella, Rossella!

F.C.O. - (entrando da destra seguito da Scaccola) Presto Scaccola, fai sparire il coltello.

Scaccola - Sì signore. (prende il coltello ed esce a sinistra, mentre F.C.O. prende il libro aperto sulla scrivania e lo mette via, uscendo poi a sinistra)

Enrico - Rossella… Rossella. (a Paolo) Aiutami ad alzarla. (Paolo lo aiuta)

Rossella - (si riprende e subito abbraccia Enrico) Enrico, voleva ucciderti con un coltello!

Paolo - Io?!

Enrico - Cosa stai dicendo?

Rossella - Sì, voleva pugnalarti alle spalle!

Enrico - E con che cosa che non ha in mano niente?

Paolo - (guarda verso la scrivania e si accorge che manca il coltello; va verso la scrivania e non trova più il libro, si volta verso il catino e vede che è vuoto; ad Enrico) Hai vuotato tu il catino?

Enrico - (sbotta) Basta! Bicchieri, valigie, coltelli, catini, segatura… (prendendo in mano la vestaglia) vestaglie! State tutti impazzendo qua dentro! (esce dal centro)

Rossella - (correndogli dietro) Enrico… Enrico!!

Guido - (entra da sinistra seguito da Silvia e Rosa, tutti in vestaglia) Cosa è successo? Abbiamo sentito Rossella urlare!

Rosa - Paolo, ne hai combinata un’altra delle tue?

Paolo - No, stavolta io non c’entro. È Rossella che è facilmente impressionabile. E comunque credo che ne abbia tutti i motivi; sono pronto a scommettere che in questo castello ci sono dei fantasmi!

Silvia - (stringendosi a Guido) Oh mio Dio!

Guido - L’avevo detto io.

Rosa - Ma finiamola con queste stupidate. Ha ragione Enrico quando dice che sono tutte assurdità!

Guido - Ti posso assicurare che…

Silvia - Basta, Guido! Smettiamola una buona volta con queste storie!

Rosa - Brava Silvia! Andiamo a dormire e lasciamoli qui alle prese con i loro lenzuoli viaggianti.

Paolo - Non usano lenzuoli!

Guido - (allarmato) Allora li hai visti?

Paolo - No, ma non credo che si vestano con lenzuoli!

Rosa - (acida) Buonanotte a tutti, e con te Paolo faremo i conti domattina. (esce a sinistra)

Silvia - (un po’ spaventata) guido, tu non vieni.

Guido - Un attimo! (a Paolo) Cosa ti fa credere che non usino lenzuoli?

F.C.O. e Scaccola entrano da sinistra

Paolo - È molto semplice, non possono usare dei lenzuoli altrimenti diventerebbero visibili ai nostri occhi, mentre la loro caratteristica è proprio l’invisibilità. Pensa che potrebbero tranquillamente essere qui tra di noi, magari lì. (indica F.C.O. e Scaccola che sono vicini a Silvia)

Scaccola - Ci ha visti!

F.C.O. - No, sta andando a caso.

Silvia - (piagnucolando) Guido, andiamo a dormire.

Guido - Aspetta ancora un attimo.

Paolo - Comunque ho scoperto una formula per far perdere l’invisibilità ai fantasmi. Anzi, se mi dai una mano tentiamo insieme l’esperimento.

Silvia - (sempre più spaventata) Andiamo a dormire, Guido.

Guido - Senti, Silvia, siediti lì un attimo e lasciaci lavorare. (la fa sedere sul divano) Allora, Paolo, cosa dobbiamo fare?

Paolo - (prende il catino) Prima di tutto andiamo fuori e tu tienimi la porta aperta mentre io riempio il catino di acqua piovana.

Guido - Va bene. (escono a destra)

Silvia - (tremante) Guido… (poi prende in mano il primo libro che Paolo aveva lasciato sul divano)

F.C.O. - Senti Scaccola, vieni un attimo con me che facciamo prendere a questa gente un bello spavento. (escono dal centro)

Silvia - (legge ad alta voce la stessa formula che aveva letto prima Paolo; subito il libro che F.C.O. aveva rimesso a posto nella libreria cade e Silvia si spaventa moltissimo)

Paolo - (entrando da destra con il catino d’acqua seguito da Guido) Bene, adesso bisogna fare il triangolo.

Guido - (vedendo Silvia spaventatissima) Silvia, che succede?

Silvia - (indicando il libro) Il… li… libro!

Guido - Quale libro?

Paolo - Hai letto la formula ad alta voce, vero?

Silvia - S… sì.

Paolo - (andando a raccogliere il libro) Bene!

Guido - Come bene?

Paolo - È successo anche a me prima, ed è appunto su questo libro che c’è la formula dell’esperimento!

Guido - E perché l’avevi messo via?

Paolo - Non l’avevo messo via io, ma probabilmente qualcuno che non vuole che si faccia l’esperimento.

Guido - Fantasmi?

Paolo - Sicuramente!

Silvia - Guido, ti prego andiamo a dormire.

Paolo - (senza ascoltarla) Adesso andiamo a prendere un coniglio e con un coltello gli prendiamo qualche goccia di sangue.

Guido - Bene, andiamo.

Silvia - (isterica) Guido, non lasciarmi sola qui!

Paolo - Sì, Guido, tu stai qui e controlla che nessuno, ripeto nessuno, tocchi il catino d’acqua. (esce a sinistra)

Guido si mette dietro il catino d’acqua verso il pubblico con le spalle all’uscita di centro, mentre Silvia gli si mette davanti con le spalle quasi rivolte al pubblico. In quel momento dal centro entrano F.C.O. e Scaccola che ha addosso un lenzuolo bianco. Silvia, paralizzata dal terrore, fa qualche passo indietro.

Guido - Silvia, che ti succede? (va verso di lei mentre Silvia sviene. Intanto Scaccola esce di nuovo seguito da F.C.O. che nel frattempo ha svuotato il catino) Silvia! (schiaffeggiandola) Silvia… Silvia!

Paolo - (rientrando da sinistra con il coltello) Guido, cos’è successo?

Guido - Non so, ad un certo punto è impallidita e poi è svenuta.

Paolo - (lascia il coltello sulla scrivania, ma lo riprende subito, poi si china ad aiutare Guido mentre Silvia si riprende)

Silvia - L’ho visto… l’ho visto…

Guido - Visto cosa?

Silvia - Il… il… il…

Guido - Il cosa?

Silvia - Il… f… fantasma!

Paolo - (andando verso il catino) Il catino! Vuoto!

Guido - (lasciando cadere Silvia) Come vuoto?!

Paolo - Vuoto!

Guido - Ma non è entrato nessuno qui e… (si blocca, si guarda un po’ intorno e poi molto spaventato aiuta Silvia a rialzarsi) Senti Silvia, è meglio che andiamo a dormire, si è fatto molto tardi. (escono entrambi da sinistra)

Paolo - (li segue con lo sguardo, poi, quando sono usciti, si avvicina alla porta e grida) Fifoni!! Per fare certi esperimenti ci vuole del fegato!! (rivolto ai presunti fantasmi) Comunque, ovunque voi siate, non mi fregate più! (esce dal centro con il coltello in mano)

Immediatamente dopo suona il campanello, dopo un po’ suona ancora e poi entra il maggiordomo in vestaglia da notte)

Maggiordomo - Giuro che domani do le dimissioni! (esce da destra da dove rientra poco dopo seguito da Orlando e Giorgio)

Orlando - La prego ancora di perdonarci, ma non potevamo fare altrimenti.

Giorgio - Basterà una telefonata e poi toglieremo il disturbo.

Maggiordomo - Non troverete un’autofficina aperta nel raggio di 200 chilometri… a quest’ora poi!

Orlando - Anche questo è vero, ma almeno proviamo.

Maggiordomo - Sentite, perché non vi fermate qui per stanotte? Poi domattina telefoniamo al meccanico del paese e lui provvederà per la vostra auto.

Orlando - Sarebbe ottimo, ma è sicuro che non disturbiamo?

Maggiordomo - Sono sicurissimo, anzi se mi seguite vi mostro la vostra camera.

Orlando - Volentieri. Tu Giorgio aspettami un attimo qui che poi andiamo a prendere le valigie. (escono dal centro)

Giorgio si guarda un po’ intorno e poi si siede sul divano. Poco dopo entra Paolo che non si accorge di Giorgio. Paolo ha in mano il coltello sporco di sangue, un bicchiere pieno di sangue e una brocca d’acqua piovana. Versa l’acqua nel catino, poi con la segatura fa un triangolo per terra. Intanto Giorgio segue tutte le fasi, molto spaventato alla vista del coltello sporco di sangue. Finito il triangolo intorno al catino, Paolo versa tre gocce pronunciando la frase in latino e tenendo sempre alto il coltello insanguinato. Terminata la formula, Paolo comincia a guardarsi intorno e ad un certo punto vede Giorgio sempre più atterrito

Paolo - Ah… Ah…

Giorgio - (sempre più tremante) Ah… Ah…

Paolo - (avanza con il coltello in mano verso Giorgio) Ah… Ah…

Giorgio - (indietreggiando) Ah… Ah…

Paolo - Ci sei!!!

Giorgio - Io?

Paolo - Ti ho scovato finalmente!

Giorgio - Guardi che si sbaglia, ci deve essere un equivoco.

Paolo - È inutile che tenti di giustificarti! Ormai non potrai più nuocere a nessuno!

Giorgio - Signore, che intenzioni ha?

Paolo - Lo sai bene! Farti ritornare all’inferno!!!

Giorgio - (spaventatissimo) Aiuto! (sempre più forte e correndo intorno al divano inseguito da Paolo) Aiuto… Aiuto… Orlando… Aiuto…

Paolo - È inutile che urli, nessuno ti può sentire, lo sai bene!

Giorgio - (sempre correndo) Aiuto… Orlando… Aiuto…

Paolo - Chiama, chiama pure i tuoi complici che tanto non mi fanno paura!

Orlando - (rientrando di corsa dal centro) Giorgio, cosa succede?

Paolo - Ah… Ah… Siete in due, eh? (comincia ad inseguire anche Orlando) Vieni che ce n’è anche per te, vieni!

Giorgio - È matto, è matto!

F.C.O. - (vedendo il catino) Guarda, Scaccola, c’è riuscito!

Scaccola - (infilandosi un dito nel naso) Ed ora, signore?

F.C.O. - Ora dobbiamo stare molto attenti, perché Paolo può tranquillamente vederci. (dopo una pausa) Ci sono: faremo ringiovanire il conte Rodolfo!

Scaccola - Chi? Quel vecchio talpone rincitrullito?

F.C.O. - Proprio lui. tu ti calerai dentro di lui e lo farai camminare e parlare come se fosse ringiovanito.

Scaccola - (infilandosi anche l’altro dito nel naso) Perché io?

F.C.O. - (dandogli una sberla) Non essere nervoso. Andiamo, vedrai che andrà tutto bene. (escono a sinistra mentre dal centro entra il maggiordomo seguito da Enrico e Rossella)

Enrico - Ma cosa sta succedendo stanotte? Chi urla?

Maggiordomo - Non capisco, signore, io ho lasciato due…

Orlando e Giorgio rientrano di corsa seguiti da Paolo, ancora col coltello in mano, e si nascondono dietro di loro mentre Rossella alla vista del coltello pieno di sangue sviene tra le braccia di Enrico

Enrico - Rossella… (schiaffeggiandola) Rossella…

Maggiordomo - (a Paolo) Signore, cosa sta facendo?

Orlando - È matto, ci vuole scannare!

Paolo - Voi non potete capire.

Enrico - (sempre con Rossella tra le braccia che intanto si è ripresa) Cosa non possiamo capire?

Paolo - (con aria trionfale) Dietro a voi ci sono due fantasmi!

Enrico, il maggiordomo, Orlando e Giorgio si guardano in faccia stupiti

Orlando - L’ho detto che è matto.

Enrico - (al maggiordomo) Stefano, chi sono i signori?

Maggiordomo - Sono due signori che hanno avuto un guasto alla macchina e dato che a quest’ora non avrebbero trovato un’officina aperta mi sono permesso di invitarli a trascorrere qui la notte. Non pensavo che il signor Paolo si sarebbe arrabbiato tanto!

Paolo - (alquanto stupito) Ma li vedete anche voi?

Enrico - Certo che li vediamo!

Rosa - (entra da sinistra) Cosa succede ancora? Possibile che non si possa chiudere occhio stanotte? (vede Paolo con il coltello e Rossella a terra fra le braccia di Enrico) Ah, Paolo, cos’hai fatto?

Paolo - Niente, niente, e voi signori perdonatemi, c’è stato un deplorevole equivoco.

Enrico - (alzando Rossella) Una delle sue stupide bravate sulle storie dei fantasmi, eh?

Rosa - Ancora con queste storie! Basta, Paolo, stai veramente esagerando! (prendendolo per mano e mettendogli giù il coltello) Andiamo a dormire, per stanotte hai combinato già abbastanza guai. Buonanotte. (escono da sinistra)

Enrico - Stefano, provvedi tu alla sistemazione dei signori. Vi prego ancora di perdonare l’insolita accoglienza, ma ci sono qui delle persone facilmente impressionabili a cui basta leggere un libro per vedere fantasmi ovunque. Spero possiate riprendere il vostro viaggio domattina. Per ora vi auguro la buonanotte. (esce al centro con Rossella)

Maggiordomo - Buonanotte, signore.

Orlando - Buonanotte.

Giorgio - Buonanotte.

Maggiordomo - Signori, se mi attendono un attimo finisco di preparare la loro camera. (esce al centro)

Orlando - Grazie ancora.

Giorgio - (appena uscito il maggiordomo) Senti, Orlando, non vorrai fermarti veramente qui stanotte?

Orlando - Non vedo altra soluzione.

Giorgio - Ma non vedi che qui succedono cose strane? Prima quel matto che vuole accoltellarmi… e poi, hai visto bene lo sguardo del maggiordomo? È il classico sguardo del maniaco!

Orlando - Ma dai, non esagerare!

Giorgio - Non sto esagerando. Per te è tutto facile, tanto le coltellate le avrei prese io!

Orlando - Dai, andiamo a prendere le valigie. Per stanotte dobbiamo per forza dormire qui. (escono a destra)

F.C.O. entra da sinistra con il conte Rodolfo che da questo momento comincerà a parlare benissimo perché il fantasma di Scaccola è dentro di lui. Il conte Rodolfo è sempre in vestaglia, con la papalina e con un dito nel naso

F.C.O. - Allora Scaccola, vedi che non è poi così difficile? (sberla) E smettila di essere nervoso!

Conte Rodolfo - Eh già, è facile per lei, signore, ma io non ho mai fatto il nobile; sono sempre stato un servitore, io.

F.C.O. - Un bravo servitore, e lo terrò presente nei secoli a venire. Ora basta! Riproviamo un po’ i movimenti.

Il conte Rodolfo comincia a camminare in modo strano con le braccia alzate.

F.C.O. - Bene Scaccola, camminare così ti fa bene per assumere un’andatura aristocratica.

Giorgio - (entra da destra con una valigia e si ferma subito allibito e spaventato)

Conte Rodolfo - (vedendolo) Oddio, signor Conte, c’è qualcuno!

F.C.O. - Non parlare con me idiota, adesso lui ti sente!

Conte Rodolfo - E cosa gli dico, signore?

Giorgio - (tremante verso l’uscita di destra) Orlando… Orlando…!

Conte Rodolfo - (anche lui tremante) Buongiorno, signore! Bella giornata, vero?

Giorgio - (molla la valigia e corre fuori verso destra) Orlandoooo!

F.C.O. - Ma come si fa ad essere così stupidi! (facendogli il verso) Buongiorno, signore, bella giornata, vero? E siamo a notte fonda!

Conte Rodolfo - Signor padrone, mi perdoni ma non riesco ad essere naturale!

F.C.O. - Vieni, torniamo a provare in camera. (escono a sinistra)

Orlando - (entra da destra con una valigia e dietro Giorgio) Vedi, qui non c’è proprio nessuno. Non è che anche tu stai cominciando con le visioni?

Giorgio - Ti assicuro di no! C’era qui un vecchio vestito di bianco con un cappello che eseguiva una strana danza di un rituale e parlava con le ombre!

Orlando - Buonanotte.

Giorgio - Non scherzare, ti assicuro che era qui. (e si mette nella posizione dove prima era il conte Rodolfo)

Maggiordomo - (rientra dal centro) Scusate…

Giorgio - (fa un gran balzo verso Orlando) Oddio!!

Maggiordomo - Mi scusino, volevo solo informare i signori che la camera è pronta.

Orlando - Mi scusi, posso chiederle un ultimo favore?

Maggiordomo - Mi dica, signore.

Orlando - Nel castello c’è per caso qualcuno che si aggira di notte tutto vestito di bianco e fa delle strane danze?

Maggiordomo - Come, signore?

Giorgio - Poco fa c’era qui un signore con una vestaglia bianca e una papalina che stava facendo uno strano balletto e parlava da solo.

Maggiordomo - La descrizione corrisponde al signor conte Rodolfo, ma le posso assicurare che il signor Conte non può fare un metro senza la sua carrozzina ed è anche sordo!

Orlando - (a Giorgio) Visto che non c’è niente di cui preoccuparsi?

Giorgio - Senti, io l’ho visto con i miei occhi!

Orlando - D’accordo, ma adesso beviamo qualcosa e poi andiamo a dormire, OK? Possiamo servirci?

Maggiordomo - Prego, se permettono io andrei a dormire. Lei, signore, si ricorda dov’è la camera?

Orlando - Certo, certo, vada pure e grazie ancora di tutto!

Maggiordomo - Buonanotte, signori. (esce a sinistra)

Orlando - Buonanotte.

Giorgio - Buonanotte. (quando il maggiordomo è uscito) Senti, Orlando, tu credi più a me o a quel maniaco? Ti giuro che qui c’era qualcuno che ballava!

Orlando - Ti credo, ti credo, ma può anche darsi che lo spavento di poco fa ti abbia fatto brutti scherzi.

Giorgio - Mi stai dando del visionario?

Orlando - No, per carità! Comunque tieni, bevici su e poi andiamo a dormire. (gli dà un bicchiere di liquore)

Giorgio - È una parola, sono sicuro che non chiuderò occhio stanotte! Se ripenso a quel coltellaccio di prima!

In quel momento entra Paolo da sinistra e Giorgio vedendolo ha un sobbalzo

Paolo - Scusate se vi disturbo ancora, ma devo mettere un po’ d’ordine altrimenti la mia fidanzata mi fa una testa così! (mentre prende catino, coltello e segatura) Spero che non ce l’abbiate con me per il piccolo incidente di prima.

Giorgio - (sempre titubante) Piccolo incidente, lo chiama lei, a momenti ci infilzava come due involtini!

Paolo - (che ha in mano il coltello fa un passo verso di lui) La prego ancora…

Giorgio - (indietreggiando) Stia fermo dov’è con quel coltello!

Orlando - Ma dai, Giorgio, il signore sta solamente scusandosi per il malinteso di prima.

Paolo - (ad Orlando) Lo posso capire, comunque perdonatemi ancora e buonanotte. (esce con tutto da sinistra)

Giorgio - Eh già, buonanotte, ha la coscienza tranquilla, lui!

Orlando - Dai, smettila e andiamo a dormire.

Giorgio - Ti ripeto che non ho per niente sonno, mi è passata di un colpo tutta la stanchezza.

Orlando - Beh a me no, per cui io vado in camera, tu se vuoi stai pure qui da solo.

Giorgio - Non mi farai lo scherzo di lasciarmi qui?

Orlando - E allora vieni in camera!

Giorgio - Ancora un attimo, dai. Finiamo di bere e poi andiamo, promesso!

Orlando - (sedendosi) Guarda che hai promesso, cinque minuti.

Giorgio - (sedendosi con le spalle a sinistra) Promesso, promesso!

In quel momento entra Silvia da sinistra correndo, in vestaglia da notte e urlando

Silvia - Cammina… cammina…

Giorgio - (fa un gran balzo e si mette in piedi)

Silvia - (lo vede saltar fuori e urla) Ahh…

Giorgio - (la sente urlare e urla a sua volta) Ahh…

Silvia - (scappa fuori dal centro)

Giorgio - (la segue e si trova con le spalle al pubblico)

Paolo - (entra di corsa da sinistra e va vicino a Giorgio) Cosa è successo?

Giorgio - (si gira) Ahh… (scappa verso Orlando)

Guido e Rosa entrano da sinistra

Guido - Dov’è, ho sentito Silvia urlare, dov’è?

Rosa - Paolo, ancora tu!

Orlando - Ma cosa sta succedendo?

Silvia entra dal centro con Enrico e Rossella

Silvia - Cammina… ho visto lo zio… il conte Rodolfo che camminava lungo il corridoio…

Guido - (avvicinandosi a lei) calma Silvia, chi hai visto camminare?

Silvia - (sempre agitata) Tuo zio, il conte Rodolfo che camminava con la vestaglia e la papalina lungo il corridoio. Ero uscita per andare in bagno e me lo sono visto venire incontro e sono scappata!

Giorgio - (a Orlando) Visto che non sono solo io?

Enrico - Silvia, ti sarai sbagliata, lo sai che lo zio è paralizzato e non può muoversi.

Paolo - Era un fantasma.

Rosa - Ancora con queste storie?

Enrico - Dai, andiamo a vedere. (escono tutti a sinistra tranne Orlando e Giorgio)

Giorgio - Visto che lo vedono gli altri?

Orlando - (spazientito) Ma chi vedono e che cosa?

Giorgio - Il fantasma del ballerino!

Orlando - Ma quale fantasma e quale ballerino!

Maggiordomo - (entra da sinistra e va a versarsi da bere) È inutile! Per questa notte ho rinunciato a dormire. Cosa staranno combinando ancora di sopra non lo so.

Giorgio - È riapparso il fantasma.

Maggiordomo - Fantasma?!

Giorgio - Sì, il fantasma del ballerino!

Maggiordomo - Mai saputo che esistesse.

Orlando - Non gli dia retta, si è lasciato impressionare.

Maggiordomo - Beh, (avviandosi verso sinistra) io provo ad andare in cucina a vedere se là c’è un po’ più di pace.

In quel momento entra da sinistra il conte Rodolfo seguito da F.C.O. Il maggiordomo si ferma allibito

Conte Rodolfo - Buongiorno, signori, bella giornata, vero?

Maggiordomo - (sviene)

Giorgio - (scappando verso destra) Scappa Orlando, è il fantasma del ballerino, scappa…

TERZO ATTO

(Stessa scena, terminata la cena)

F.C.O. e Scaccola entrano da sinistra e si siedono sul divano

F.C.O. - Ah, che nottata! Era da quando sono scappato dalla casa di Florinda, una notte che ci aveva sorpreso suo marito, che non mi divertivo più tanto!

Scaccola - Io, invece, l’ultima volta che mi sono spaventato così è quando ho alleggerito il suo signor padre della borsa con cento scudi. Mi aveva giurato di rifarsi la borsa con la pelle della mia schiena che lui stesso mi avrebbe strappato a bastonate.

F.C.O. - Ricordi le facce dei nipoti quando hanno visto lo zio paralitico che faceva salti e capriole? E il maggiordomo? Ho contato che è svenuto ben cinque volte!

Scaccola - E quei due poveri signori che sono arrivati stanotte? Sono sicuro che non sono riusciti a chiudere occhio.

F.C.O. - È certo che non passeranno più per questa strada la prossima volta! (pausa) Dunque, Scaccola, riepiloghiamo. Con il conte Rodolfo completamente ringiovanito possiamo giocare meglio le nostre carte per l’eredità. Abbiamo appurato che nessuno dei tre nipoti è degno di entrare in possesso del castello.

Scaccola - Perché non lo lasciamo al conte Rodolfo?

F.C.O. - Non si può, non vedi che ormai è ridotto un vegetale? Noi non possiamo stare qui in eterno! Anzi, (controlla l’orologio) abbiamo ancora esattamente sette ore, dopodiché alle diciotto in punto di questa sera dovremo tornare da dove siamo venuti.

Scaccola - Così presto? Peccato, cominciavo a sentirmi a mio agio.

F.C.O. - Allora, stavo dicendo che per l’eredità possiamo decidere noi per il meglio. Quindi, appena avremo conosciuto l’ultima nipote, prenderemo le nostre decisioni.

Orlando - (entra da sinistra seguito da Giorgio) se non altro la colazione è stata ottima.

Giorgio - Giusto la colazione, perché per il resto! Dai, telefona Orlando, che prima andiamo via da questo posto e meglio è!

Orlando - Va bene. (prende il telefono e fa il numero che aveva scritto sul biglietto che ha in mano, intanto Giorgio si guarda intorno ancora un po’ nervoso) Pronto, officina Silvi?… Buongiorno, senta io ho avuto un guasto alla macchina… Adesso chiamo dal castello della famiglia Placidi…

Giorgio - Giusto di nome!

Orlando - …come mai così tardi, non è possibile prima?… Ve bene, allora l’aspettiamo qui al castello. Grazie, arrivederci.

Giorgio - (nervoso) Cosa vuol dire “aspettiamo qui al castello”?

Orlando - Vuol dire che adesso sta riparando un guasto all’auto di linea che ha precedenza assoluta, poi c’è la macchina del medico condotto, che anche quella ha la precedenza, poi c’è la bicicletta di suo figlio e poi ci siamo noi.

Giorgio - All’anima, e quando viene?

Orlando - Verso le sei di stasera.

Scaccola - Andiamo via insieme!

Giorgio - E noi dobbiamo stare qui fino alle sei?

Orlando - Più o meno.

Giorgio - Giuro che la prossima volta viaggio in aereo. Almeno se mi fermo passo direttamente all’aldilà senza dover morire prima di paura! (guardandosi un po’ intorno) Spero che almeno ora che siamo in pieno giorno non succeda nulla di strano.

In quel momento suona il campanello e Giorgio si spaventa

Giorgio - Cosa succede adesso?

Orlando - Ma è il campanello, rilassati!

Maggiordomo - (entra da sinistra ed esce a destra per rientrare poco dopo seguito dal notaio) Prego, signor notaio, si accomodi.

Notaio - Buongiorno, signori.

Maggiordomo - I signori hanno avuto un guasto alla macchina e hanno dormito qui stanotte.

Giorgio - Sììì, dormito!

Notaio - Ma voi, Stefano, non avete una bella cera. Non state bene?

Maggiordomo - No, è che ho dormito poco stanotte, o meglio ho dormito a singhiozzo! Ma voi, signore, non avete bagaglio?

Notaio - Sì, certo, l’ho lasciato in macchina, se mi fate vedere la camera, poi provvedo io a sistemarmi.

Maggiordomo - Prego, signore, mi segua. (escono dal centro)

Giorgio - (quando sono usciti) Come mai un notaio?

Orlando - Mah, ho sentito parlare di un’eredità di un conte appena morto.

Giorgio - Eccolo, era quello che ci mancava! C’è il fantasma, c’è il maniaco, c’è il resuscitato; non poteva mancare il morto!

Orlando - Dai, smettila, andiamo a prendere un po’ di sole in giardino.

Giorgio - Sì, forse è meglio. (escono dal centro)

Rosa - (entra da sinistra insieme a Silvia) Comunque non lo sopporto più, ne ha combinate troppe stanotte. Non ha fatto dormire nessuno.

Silvia - Ma dai, Rosa, non è stata tutta colpa di Paolo.

Rosa - No? E il coltello? E Rossella spaventatissima?

Silvia - Lui ha solo una piccola parte in tutto questo. Io stessa ho visto un fantasma, e poi come lo spieghi il miracolo dello zio?

Rosa - non lo so. Io so solo che adesso appena arriva Paolo metto le cose in chiaro con lui!

F.C.O. - (che per tutto il tempo era rimasto con Scaccola seduto sul divano a godersi la scena) Presto, Scaccola, bisogna andarsene perché sta arrivando Paolo e lui può vederci! (escono di corsa dal centro)

Silvia - Io credo che tu non debba essere così cattiva con lui.

Rosa - Ti sbagli Silvia. In fondo è una cosa che avrei già dovuto fare da tempo. So che Paolo sta con me solo per i miei soldi.

Silvia - Non ti fare influenzare dalle chiacchiere delle persone.

Rosa - Non sono chiacchiere, Silvia, è la realtà, ma non c’è niente di tragico in tutto questo. Ho solamente sbagliato persona.

Notaio - (rientra dal centro) Oh, buongiorno.

Silvia - Buongiorno.

Rosa - Buongiorno, signor notaio, quando è arrivato?

Notaio - Proprio pochi minuti fa, ho solamente visto la camera.

Rosa - Posso presentarle Silvia, la fidanzata di mio cugino Guido?

Silvia - Piacere. (stringendogli la mano)

Notaio - Piacere signorina, e Guido dov’è?

Silvia - È ancora in sala da pranzo con Paolo, il fidanzato di Rosa; stanno discutendo di fantasmi.

Notaio - Fantasmi?

Rosa - Sì, sembra siano successe cose strane stanotte qui al castello!

Notaio - Cose strane?

Rosa - Sì, ma non so fino a che punto siano vere! A proposito, ha già sentito della miracolosa guarigione del conte Rodolfo?

Notaio - Come guarigione? Era ammalato?

Rosa - Non che avesse una malattia, il fatto è che adesso cammina e salta benissimo oltre a sentirci meglio di noi!

Notaio - Salta? Il conte Rodolfo?

Rosa - Sì, proprio lui!

Notaio - Ma è incredibile!

Rosa - Potrà constatarlo lei stesso appena lo vedrà.

F.C.O. - (entra di soppiatto dal centro appena vede che non c’è Paolo) Presto Scaccola, saliamo dal signor conte che deve entrare in scena.

Notaio - Se loro permettono dovrei prendere le mie cose in macchina. (esce da destra)

F.C.O. - (sta per uscire a sinistra con Scaccola, ma vede che sta per arrivare Paolo) Via Scaccola, scappa che sta arrivando Paolo. (F.C.O. scappa dal centro e Scaccola da destra)

Paolo - (entra da sinistra con Guido) Non so cosa dirti, è probabile che mi sia lasciato suggestionare dai libri che stavo leggendo.

Guido - Comunque anche Silvia è convinta di aver visto un fantasma.

Rosa - State ancora parlando di queste storie? Smettiamola un po’! Guido, è arrivato il notaio, bisognerà chiamare anche Enrico per fissare l’ora della riunione.

Guido - Bisognerà aspettare Ernesta o è già arrivata?

Rosa - Non credo, comunque anche lei dovrebbe essere qui a momenti.

Maggiordomo - (entra dal centro e si avvia verso sinistra)

Rosa - Stefano, non hai ancora saputo niente di nostra cugina Ernesta?

Maggiordomo - No signorina, comunque dovrebbe arrivare questa mattina. A proposito, il signor notaio mi ha detto di avvertirvi che la riunione è fissata per oggi pomeriggio alle tre. (esce a sinistra)

Guido - Bene, così finalmente risolveremo questa faccenda.

Rosa - Cosa vuoi che si risolva? Lo sai meglio di me che la riunione di oggi è solo formale. Sappiamo già tutti chi erediterà questo castello.

Guido - Già, chi resisterà più a lungo.

Rosa - Esatto! (a Paolo) Senti, Paolo, dovrei parlarti un momento.

Silvia - Vieni, Guido, andiamo a farci due passi in giardino. (ed escono dal centro)

Rosa - (appena sono usciti) Allora, è giunto il momento di mettere le cose in chiaro. So che tu non sei per niente innamorato di me e stai con me solo per i miei soldi…

Paolo - Ma Rosa…

Rosa - Lasciami finire. Fino ad ora ho accettato tutto questo perché in fondo sembravi un tipo simpatico. Ma dopo quello che hai combinato stanotte, comincio a pensare che tu non abbia tutte le rotelle a posto.

Paolo - Non ti sembra di esagerare?

Rosa - Ah sì? E secondo te è una cosa normale inseguire due sconosciuti per il castello con un coltello in mano gridandogli “vi rispedisco all’inferno”?

Paolo - Ti ripeto che è stato un deplorevole errore.

Rosa - Ma quale errore! Il fatto è che sei suonato!

In quel momento entra il notaio con la valigia e la borsa, seguito da Scaccola che cercherà di nascondersi dietro di lui

Notaio - Scusate l’interruzione, signori, ma devo andare nella mia camera. Ah, signorina Rosa, volevo dirle che la riunione è fissata per oggi pomeriggio alle quindici.

Rosa - Grazie, signor notaio, avviserò gli altri.

Mentre il notaio esce dal centro, Scaccola saluta con la mano alla fronte Paolo ed esce dietro il notaio

Rosa - Speriamo che si risolva tutto il più presto possibile.

Guido - Che buffo il segretario del notaio!

Rosa - Lo conosci?

Guido - No.

Rosa - E allora come fai a dire che è buffo?

Guido - Mah, mi sembrava vestito in modo buffo!

Rosa - (lo guarda un attimo e poi) L’ho detto che non sei normale. Comunque, finché resterò qui potrai restare anche tu, quando ritorneremo a casa ne riparleremo. Adesso vado in camera, chiamami quando è ora di pranzo. (esce a sinistra)

Paolo - (quando Rosa è uscita, rifacendole la voce) Quando ritorneremo a casa ne riparleremo! Ma sì, facciamola finita, che forse è meglio!

In quel momento rientrano Orlando e Giorgio e si siedono sul divano

Orlando - Oh, ecco qui il nostro accoltellatore notturno!

Paolo - Signori, per cortesia, vi chiedo di non parlare più dell’incidente di stanotte, che mi ha già dato abbastanza problemi. Se permettete vado a fare due passi in giardino. (esce al centro)

Orlando - Uh, che caratterino!

Giorgio - Meno male che qualcuno gli ha detto quel che si merita. Altrimenti quello la prossima notte ci riprova con qualcun altro.

Orlando - Non ci riesci proprio a rilassarti, eh?

Giorgio - (alzandosi e passeggiando nervosamente) Sì, rilassarmi! Se ripenso alla paura di stanotte! E poi ’sto meccanico che non arriva; scommetto che non ha mai avuto tanto lavoro… Ed infine questo castello che ha un’atmosfera che proprio non mi piace.

In quel momento suona il campanello e Giorgio sobbalza di nuovo

Giorgio - Questo campanello!!! C’è più traffico in questo castello che sull’autostrada del sole!

Entra il maggiordomo da sinistra ed esce a destra

Giorgio - Chissà chi è adesso!

Maggiordomo - (rientra da destra con Ernesta che è vestita in modo molto sgargiante e ha una valigia) Prego signorina, la stanno aspettando tutti. Il signor notaio è già arrivato ed ha fissato la riunione per oggi pomeriggio alle tre.

Ernesta - Molto bene, Stefano, e i miei cugini dove sono?

Maggiordomo - Non lo so signorina, ma li potrà vedere senz’altro per pranzo. Ci saranno anche i signori (indica Orlando e Giorgio) che sono arrivati stanotte al castello per un guasto alla loro macchina.

Ernesta - (dando loro la mano) Piacere, Ernesta. (saluti a soggetto)

Maggiordomo - Se la signorina mi vuole seguire le mostro la camera.

Ernesta - Bene, Stefano. A più tardi signori. (escono dal centro)

Giorgio - Finalmente qualcosa di bello in tutta questa storia.

Orlando - (andando verso sinistra) Dai, falla finita! Facciamo un salto in cucina a veder cosa c’è di buono per pranzo.

Giorgio - Ma sì, servirà a distrarmi un po’. (escono a sinistra)

Subito dopo entrano dal centro F.C.O. e Scaccola e parlando vengono avanti

F.C.O. - Sei proprio un idiota!

Scaccola - Le dico che non mi ha riconosciuto.

F.C.O. - E come faceva a riconoscerti se non ti aveva mai visto.

Scaccola - Volevo dire che non sa che sono un fantasma.

F.C.O. - Ah sì, e cosa fai vestito così nel ventesimo secolo?

Scaccola - Peste! Non ci avevo pensato!

F.C.O. - Vai adesso, che qui me la sbrigo io. Tu vai su, entra nel corpo del conte Rodolfo e portalo giù.

Scaccola - Ancora!

F.C.O. - Certo, stupido! Tutta questa messa in scena ci serve per il notaio oggi pomeriggio,! Vai muoviti!

Scaccola - Volo, signor padrone! (esce a sinistra)

F.C.O. si siede sulla scrivania in posa pensosa mentre poco dopo dal centro rientrano il maggiordomo seguito da Ernesta

Maggiordomo - Se si accomoda in sala da pranzo le porto subito un tè, signorina.

Ernesta - Grazie, Stefano. Portami anche qualche biscotto.

Maggiordomo - Certo, signorina. (escono a sinistra)

F.C.O. è sempre pensieroso e in quel momento entra Paolo dal centro

Paolo - Salve, anche lei è qui col notaio?

F.C.O. - (imbarazzatissimo) Ecco, io veramente…

Paolo - Ho capito, fa parte della servitù.

F.C.O. - No, questo no! Io sarei un…

Paolo - Un attore?

F.C.O. - Pressappoco.

Paolo - Come pressappoco? Si spieghi!

F.C.O. - Lo so che è un po’ difficile da credere, ma ecco vede, io sarei un…

Paolo - Un?

F.C.O. - Fantasma!

Paolo - (lo guarda un attimo poi sbotta) Come scherzo lo trovo alquanto cretino! Mi dica che è una bella pensata dei due signori di stanotte, oppure è un’idea di Enrico?

F.C.O. - Le dico che non è uno scherzo!

Paolo - Ah no? E quale fantasma sei? Dove hai il lenzuolo?

In quel momento entra da sinistra Giorgio

Paolo - (aggredendo Giorgio) È vostra la bella pensata? (indicando F.C.O.)

Giorgio - Quale pensata?

Paolo - Ah, facciamo anche finta di non vederlo?

Giorgio - Chi?

F.C.O. - Ti ripeto che non può né vedermi né sentirmi.

Paolo - (a F.C.O.) Non le permetto di darmi del tu e finiamola con questa pagliacciata!

F.C.O. - Non è una pagliacciata. Ti ricordi l’esperimento di stanotte?

Paolo - Ma piantiamola, per favore.

F.C.O. - E non sono solo!

Paolo - Ah sì, beh chiunque vi abbia pagato ha fatto male i suoi conti. Non sono tipo da cadere in questa burla.

Intanto Giorgio, che ha seguito tutta la scena con gli occhi sbarrati, scappa di corsa verso sinistra.

Paolo - È inutile che se ne vada!

F.C.O. - Guarda che lui non c’entra.

Paolo - Allora è quel furbastro di Enrico, eh?

F.C.O. - No, sono un fantasma vero!

Paolo - Sì e io sono Baldassarre.

In quel momento entrano Enrico e Rossella dal centro

Enrico - Buongiorno Paolo.

Rossella - Buongiorno.

Paolo - Buongiorno!

Enrico - Allora, sei riuscito a dormire stanotte? Noi sì, ed è per questo che abbiamo fatto tardi. Andiamo Rossella, ci dovrebbe essere ancora qualcosa per colazione. (escono a sinistra sfiorando F.C.O.)

F.C.O. - Ti sei accorto che non mio hanno nemmeno visto?

Paolo - Per forza, fa parte della commedia.

F.C.O. - Ma sei un bel testone! Ti ripeto che non c’entra nessuno in questa storia; sono un vero fantasma!

In quel momento rientrano dal centro Guido e Silvia

Silvia - Allora, Paolo, com’è andata con Rosa?

Paolo - Male.

Silvia - Su dai, vedrai che domani le sarà già passata.

Paolo - Speriamo. (rivolgendosi a Guido che intanto si è seduto sul divano) Non noti niente di strano?

Guido - (si guarda intorno e poi) No, cosa dovrei notare?

Paolo - Allora non c’è nessuno qui oltre a noi tre? (tremante)

Guido - Non mi sembra.

F.C.O. - Visto?

Silvia - Che succede Paolo, non ti senti bene?

Paolo - No… no… Siete sicuri che non c’è nessuno qui?

Silvia - Ma Paolo, sei sicuro di sentirti bene?

Paolo - Sì… sì… (verso F.C.O.) Ma allora è proprio vero?

F.C.O. - È mezz’ora che te lo sto dicendo!

Guido - Con chi stai parlando, Paolo?

Paolo - (eccitatissimo) Guido, ci sono riuscito, sto…

F.C.O. - Ti consiglio di non dirlo.

Paolo - Perché?

F.C.O. - Perché non ti crederebbe, e dopo le faccende di questa notte avresti solo da rimetterci.

Paolo - Hai ragione.

Guido - Insomma, Paolo, che succede?

Paolo - Niente, parlavo tra me e me.

Silvia - (guardandolo strano) Vieni, Guido, andiamo a prepararci per il pranzo.

Guido - Vengo Silvia. (escono a sinistra)

F.C.O. - Allora, sei convinto adesso?

Paolo - Ma è incredibile tutto questo!

F.C.O. - Stanotte quando hai fatto l’esperimento non la pensavi così.

Paolo - Questo è vero! Ma dimmi, chi sei? Da dove vieni? Cosa c’è nell’aldilà? E poi…

F.C.O. - Ehi, piano, piano! Quante domande! Adesso non ho tempo per risponderti. (mentre si allontana verso sinistra) Ho alcune faccende da sbrigare. Ci vediamo più tardi. (esce a sinistra)

Paolo - Fantastico! Fantastico! Non riesco a crederci. Posso parlare con un fantasma. E non è da solo! Chissà che non riesca a conoscere una bella pulzella di un altro secolo!

In quel momento entra da sinistra Ernesta e vedendo Paolo si blocca, mentre anche Paolo la fissa estasiato; dopo qualche attimo di silenzio

Paolo - Mi aspettavo una donna, ma non così bella!

Ernesta - (sbalordita si guarda alle spalle)

Paolo - Non stupirti, sto parlando con te! Io sono un comune mortale che ha la fortuna di poter ammirare la tua bellezza!

Ernesta - (conquistata) Oh, lei mi confonde!

Paolo - Possiamo darci del tu? Ah, perché non sono nato nella tua epoca?

Ernesta - Nella mia epoca?

Paolo - Sì, avrei potuto sposarti e saremmo stati felici. (prendendole una mano) Questa non è un’epoca che fa per me.

Ernesta - Sposarmi?

Paolo - Sì, sposarti, o sei già sposata?

Ernesta - No, non sono sposata, ma no le sembra… non ti sembra di correre un po’ troppo?

Paolo - Non sono forse il tuo tipo? Guarda che non troverai nessun altro che sia in gradi di vederti e di sentirti come me!

Ernesta - Oltre l’intraprendenza non ti manca nemmeno la modestia!

Paolo - Non è questione di modestia. (guardandola) Sono io che ho fatto l’esperimento stanotte.

Ernesta - Esperimento?

Paolo - Ma sì, non fare la finta tonta.

Ernesta - Non ti capisco, ma devo dire che sei un tipo originale.

Paolo - Senti, dimmi una cosa, come si sta di là?

Ernesta - Di là dove?

Paolo - Ma sì, di là da dove vieni!

Ernesta - (un po’ stupita) Si sta come di qua, solo che di là si mangia!

Paolo - Si mangia?

Ernesta - Sì, non va bene?

Paolo - E anche tu mangi?

Ernesta - Beh, sai com’è, ogni tanto!

Paolo - E poi, cosa c’è ancora?

Ernesta - Niente di particolare, adesso ci saranno Enrico e Rossella.

Paolo - Enrico e Rossella?

Ernesta - Sì, li ho visti entrare io e ho lasciato loro il mio posto.

Paolo - (sconvolto) Oh Santo Cielo!

Ernesta - Beh, che succede ora?

Paolo - È una notizia che non mi aspettavo, li ho visti poco fa e non mi sembrava che…

Ernesta - Non ti sembrava che…

Paolo - Beh, non me l’aspettavo, ecco.

Ernesta - Guarda che comunque torneranno presto di qui.

Paolo - (sempre più sconvolto) Anche loro?

Ernesta - Credo di sì, se non hanno altro da fare. Ma cosa c’è di tanto sconvolgente in tutto questo?

Paolo - eh, per te è tutto facile, ma prova a metterti nei miei panni!

Ernesta - (scherzando) Se vuoi ci provo!

Paolo - (spaventato) No, no, stavo dicendo solo così per dire!

Entrano da sinistra Enrico e Rossella

Paolo - (vedendoli) Enrico!! Rossella!! Come vi sentite? (Enrico e Rossella si guardano) Oddio, non sembra neanche.

Enrico - Non sembra neanche che cosa?

Paolo - Che voi siate… siate…

Enrico - Che noi siamo cosa?

Paolo - Fantasmi!

Enrico - Fantasmi? (guarda Rossella e poi sbotta) Non se ne può più di questa storia! Non ti bastano i guai che sono successi stanotte? Insisti ancora? Comincio veramente a pensare che tu non abbia tutti i venerdì a posto! (esce dal centro seguito da Rossella, mentre Paolo li guarda inebetito)

Ernesta - Dove l’hai tirata fuori questa storia dei fantasmi?

Paolo - Eh… come…?

Ernesta - Dico che ne hai di fantasia! Mi potresti essere utile per i miei romanzi.

Paolo - Romanzi?

Ernesta - Io sono una scrittrice. Tu invece non mi hai ancora detto chi sei!

Paolo - Allora anche tu non sei un fantasma!

Ernesta - No, che idee, perché dovrei esserlo?

Paolo - No, niente, è stato un malinteso.

Ernesta - Ah, allora ti interessavi a me solo perché pensavi che fossi un fantasma?

Paolo - No, no, quello che ti ho detto è vero. Ti trovo molto carina.

Ernesta - Anche tu sei un tipo simpatico, originale, ma simpatico. Ora mi vuoi dire chi sei?

Paolo - Sono l’ex fidanzato di Rosa, la cugina di Enrico.

Ernesta - Ex?

Paolo - Sì, dopo quello che è successo stanotte sono diventato ex! Ma non mi dispiace. In fondo non l’amavo veramente!

Ernesta - Così mia cugina ti ha dato il benservito!

Paolo - Ah, allora tu sei la cugina di Rosa, la scrittrice!

Ernesta - Mi sembrava di avertelo detto!

Paolo - Sì, ma non avevo capito.

Ernesta - Senti, mi vuoi spiegare cos’è successo stanotte?

Paolo - Stanotte?

Ernesta - Sì, stanotte. Tutti ne parlano come se fosse successo chissà che cosa!

Paolo - Non è successo nulla di particolare! È cominciato tutto…

Guido - (entra da sinistra seguito da Silvia) Ernesta, cara cugina, come va?

Ernesta - Ciao Guido. (si abbracciano) Ciao Silvia. (abbraccio)

Guido - Quando sei arrivata?

Ernesta - Giusto poco fa, e voi da quando siete qui?

Silvia - Siamo arrivati ieri sera e non puoi immaginare che notte abbiamo passato!

Ernesta - (guardando Paolo) Ci stavo provando.

Guido - Conosci già Paolo?

Ernesta - Sì, l’ho appena conosciuto.

Guido - (sottovoce) non fare caso alle stranezze che dice, deve essere un po’ suonato.

Ernesta - Trovi?

Guido - Sì, e potrai constatarlo tu stessa conoscendolo meglio.

Ernesta - Ci proverò!

Enrico - (entrando dal centro seguito da Rossella) Oh, ecco la coppia di spiritati al gran completo!

Rossella - Enrico, per favore!

Enrico - Sì, sì, non ho nessuna intenzione di parlarne ancora.

Rossella - Tra qualche minuto scenderà il notaio che abbiamo chiamato per il pranzo; intanto noi potremmo accomodarci.

Ernesta - Volentieri, io ho un tale appetito!

Paolo - Vaso a chiamare Rosa, torniamo giù subito. (esce a sinistra)

Guido - Andiamo Silvia. (escono a sinistra seguiti da Enrico, Rossella ed Ernesta)

Poco dopo entra dal centro il notaio, si guarda un po’ in giro e poi esce a sinistra. Si spengono le luci e si riaccendono poco dopo. (Scaccola si nasconde dietro il divano). Entrano da sinistra F.C.O. e il conte Rodolfo.

F.C.O. - Complimenti Scaccola, sei diventato un attore provetto. Li hai lasciati tutti di stucco lì a tavola, compreso il notaio.

Conte Rodolfo - Grazie signore, speriamo di farcela adesso, alla lettura del testamento.

F.C.O. - Rilassati, ormai il più è fatto, sono tutti convinti della tua miracolosa guarigione. Piuttosto ho trovato molto interessanti i discorsi di Ernesta! Mi sembra una ragazza onesta, con la testa sulle spalle e poi l’importante è che non ha nessuna intenzione di vendere il castello!

Conte Rodolfo - E poi è innamorata del signor Paolo!

F.C.O. - Hai visto anche tu che si tenevano la mano sotto il tavolo, eh? Poco male, anche lui è un bravo ragazzo e forse con Ernesta metterà la testa a posto.

Conte Rodolfo - Allora, che cosa dovrò fare per l’eredità?

F.C.O. - Direi di fare il regalo di nozze a Ernesta e Paolo.

Conte Rodolfo - Vogliono già sposarsi?

F.C.O. - No, ma vedrai che lo faranno.

Conte Rodolfo - E noi faremo da testimoni.

F.C.O. - Non credo sarà possibile, anzi se non si sbrigano ad arrivare non faremo in tempo ad assistere neanche alla lettura del testamento! (guardando l’orologio)

Conte Rodolfo - Perché, che ore sono adesso?

F.C.O. - Sono le cinque e un quarto!

Conte Rodolfo - Oh, Santo Cielo!

F.C.O. - Zitto che arrivano!

Entrano tutti da sinistra e si sistemano un po’ sul divano e un po’ in piedi, mentre il conte Rodolfo sarà in piedi dietro il divano

Notaio - signori, salgo a prendere i documenti e torno subito; abbiate la cortesia di aspettarmi un attimo. (esce dal centro, mentre gli altri parlano tra loro)

F.C.O. - (a Paolo) Tranquillo, il castello lo erediterà Ernesta e sarà il mio regalo di nozze per voi!

Paolo - Nozze?

Rosa - Cosa dici Paolo?

Paolo - Niente, niente!

F.C.O. - Sì, nozze. Io so già che tu ed Ernestina vi sposerete.

Paolo - Dici davvero?

Rosa - Con chi ce l’hai ancora?

Paolo - (sorridendo) Niente, Rosa, parlavo con un amico. (poi guarda Ernesta e si sorridono)

F.C.O. - (guardando l’orologio situato nel salone) Ma quanto ci mette questo notaio?

In quel momento suona il campanello, il maggiordomo entra da sinistra ed esce a destra mentre gli altri continuano a parlare; poco dopo il maggiordomo rientra da destra

Maggiordomo - Signor Orlando e signor Giorgio, è arrivato il meccanico per la vostra auto.

Giorgio - (scattando verso destra) Alla buon’ora!

Orlando - (anche lui verso destra) Grazie! (escono in fretta)

Dal centro arriva il notaio e si siede alla scrivania; tira fuori le carte, si infila gli occhiali e poi, con un colpo di tosse, inizia a parlare

Notaio - Dunque signori, quelle che sto per leggere sono le ultime volontà della buonanima di vostro zio. È inutile che vi ripeta che tutto quello che ora leggerò è inappellabile in quanto considerato legalmente come testamento del signor conte. Dunque! «Oggi, 22 marzo 1986, io sottoscritto conte Aginulfo Teodoro del Casato dei Placidi, nel pieno possesso delle mie facoltà fisiche e mentali dichiaro quanto segue: lascio tutti i miei averi, sia in titoli che in denaro, il castello con tutto quanto in esso contenuto ed il terreno circostante di mia proprietà ed infine il mio titolo nobiliare, a chi dei miei quattro nipoti Enrico, Guido, Rosa ed Ernesta, riesca ad abitare più a lungo fra le mura del sopracitato castello. Tutto questo, sempre se mio fratello Rodolfo non farà obiezioni, viste le sue cattive condizioni di salute. In fede firmato conte Aginulfo Placidi». Questo è tutto.

F.C.O. - (al conte Rodolfo) Vai Scaccola, tocca a te.

Conte Rodolfo - Signor notaio, cari nipoti, da quanto mi è sembrato di capire, il mio buon fratello ha lasciato a me la possibilità di decidere in via definitiva.

Notaio - Giusto!

Conte Rodolfo - Quindi posso decidere io a chi assegnare il castello in eredità, giusto?

Notaio - Giusto!

Enrico - Giusto un corno, il testamento parla chiaro, signor notaio. Dice a uno dei quattro nipoti!

Conte Rodolfo - Ma è proprio a uno di voi che lo voglio lasciare.

Guido - A chi?

Conte Rodolfo - Mio caro Guido, a te no di certo, perché tu vedi queste mura che hanno un passato glorioso solo come il mezzo per realizzare una montagna di soldi e non mi aggrada che la casa dei nostri avi sia venduta all’asta come una cassapanca. Perciò, toglitelo dalla testa!

Guido - (arrabbiatissimo) Andiamo, Silvia, andiamo a fare le valigie ed andiamocene da questo posto. Ma vi assicuro che non finirà qui. Impugnerò il testamento in tribunale. (escono a sinistra)

F.C.O. - Muoviti Scaccola, sono le sei meno dieci.

Enrico - Io, mio caro zietto, non voglio venderlo il castello, te l'’ssicuro!

Conte Rodolfo - Lo so, lo so! Tu vuoi fare della casa della tua famiglia un volgarissimo albergo per ricchi annoiati e rompere così la pace e la tranquillità delle anime che riposano tra queste mura. Mi dispiace, mio caro, ma il castello non è neanche per te!

Enrico - È quello che vedremo! So io a chi dare in mano tutta questa storia e ve ne pentirete! Andiamo, Rossella! (escono dal centro)

F.C.O. - Muoviti Scaccola, muoviti!

Conte Rodolfo - In quanto a te, Rosa…

Rosa - Sì, zio, anch’io avrei voluto vendere il castello ed ora invece capisco quale valore abbia per il nostro casato. Poco male, tanto di soldi ne ho in abbondanza e (guardando Paolo) non sono certo i soldi che fanno la felicità! Vado anch’io a fare le valigie. (esce da sinistra)

F.C.O. - Scaccola, sono le sei meno due minuti!

Conte Rodolfo - Allora signor notaio, prenda nota. In merito alle decisioni di mio fratello, conte Aginulfo, io sottoscritto conte Rodolfo Lattanzio del casato dei Placidi, lascio il castello della famiglia e tutto il resto a mia nipote Ernesta, a patto…

F.C.O. - Cosa stai dicendo? A patto che?

Ernesta - A patto?

Notaio - A patto?

Conte Rodolfo - A patto che si sposi entro l’anno!

Ernesta - Oh zio, grazie! (abbracciandolo) Grazie. Certo che mi sposerò e (guardando Paolo) non rischio neanche un’esistenza monotona!

Notaio - (alzandosi e porgendogli un foglio con la penna) Bene, signor conte, tutto fatto, metta solo una firma.

Conte Rodolfo - (a F.C.O.) Oddio, ma io non so scrivere!

F.C.O. - Ti aiuto io. (prende la mano del conte e lo fa firmare)

Notaio - Tutto a posto, dunque! Signorina Ernesta il castello sarà suo a patto che…

Ernesta - Che mi sposi entro l’anno. Consideratelo già fatto!

In quel momento un campanile scoccherà i sei colpi durante i quali il conte Rodolfo cade dietro il divano e ne esce Scaccola che, insieme a F.C.O., si allontana a sinistra

Notaio - (verso il conte caduto dietro il divano) Signor conte… signor conte!

Maggiordomo - (verso il conte) Signor conte, oddio è svenuto!

Ernesta - (verso il conte) Zio, zio, cosa succede?

Paolo - (salutando F.C.O. e Scaccola) Grazie mille di tutto, amici, ci rivedremo spero fra molti anni! Addio!

FINE