CHARLOTTE de CORDAY
Titolo Eventuale sottotitolo |
Charlotte de Corday |
Autore ed aventi diritto |
Giuliano Angeletti poetangeletti@gmail.com tel. 3317115597 |
Data pubblicazione |
10 .10.2017 |
Anno di stesura |
2017 |
Genere |
monologo |
Atti |
1 |
Durata (min) |
30 |
Lingua |
italiano |
Personaggi maschili |
( voce fuori campo) |
Personaggi femminili |
1 |
Minimo attori maschili |
( 3 comparse mute) |
Minimo attrici femminili |
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Premi e riconoscimenti |
|
Depositato S.i.a.e. |
Sezione DOR numero posizione SIAE 198563 Codice Opera 933118A |
Reparto proventi : concordato tra gli Aventi Diritto Da effettuarsi SIAE |
100% 100% |
SINOSSI:Angeletti nella sua storica drammaturgia per una sola attrice, vede “ Marie- Anne- Charlotte de Corday d’Armont ” la cittadina: assassina o giustiziera di Marat come un personaggio sublime ed affascinante: amante e figlia della “ rivoluzione” Charlotte ne sposò subito gli ideali, condividendone i principi e capendo che le importanti parole di Robespierre e di Danton non erano solo per il popolo francese ma erano una indelebile traccia che tutti i popoli d’ Europa e del mondo dovevano seguire : ma le sublimi parole dei due oratori e principi della rivoluzione erano offuscate dalla sinistra personalità di “ Marat” il cui nome veniva associato a tutti i fatti di sangue , a tutti i saccheggi che ordinava di fare, più per odio di parte che per amore della stessa rivoluzione : e questi eccessi dovevano di gran lunga finire: e per questo la Nostra : sentendosi sorretta da una grande forza interiore e per amore stesso della Francia decide di armare la sua mano e visionaria come una “ novella “ Giovanna d’Arco “ colpire colui che secondo lei disonorava la rivoluzione e la sua stessa Patria. Ma Marat era un Padre della rivoluzione ed il popolo lo amava : e Charlotte che lo uccise era una giustiziera o un’assassina?
GIULIANO ANGELETTI
Charlotte de Corday
Drammaturgia per sola attrice
Numero Posizione SIAE 198563 Codice Opera 933118A
PERSONAGGI
Charlotte de Corday d’Armont
( voci fuori campo)
(tre comparse mute)
SCENA UNICA
Charlotte de Corday d’Armont
( Charlotte è vestita in abiti tipici del 700 francese : i capelli lunghi e scomposti , prigioniera)
La pièce strutturalmente può essere rappresentata anche in modo cinematografico, proiettando sullo sfondo, dapprima scene della rivoluzione, poi foto di Marat morto sulla vasca da bagno ed infine una ghigliottina.
Scena unica
( voce fuori campo)
Paris, anno Uno della Repubblica, nel terribile carcere delle “ Conciergeri”: una ragazza, sta scrivendo sulla copertina di un libro con un “ lapis” . Questa donna è stata imprigionata per aver ucciso un uomo: ma non un uomo qualunque ma uno dei “ Padri” della rivoluzione Jean- Paul Marat : e per questo omicidio : questa giovane normanna è stata arrestata dal “ tribunale della Rivoluzione e subito condannata alla “ghigliottina”.
( fine voce fuori campo)
Marie – Anne - Charlotte de Corday d’Armont
la prigioniera è in una cella scarna, vicino a lei ha uno sgabello in legno, la giovane donna è a tratti nervosa ma nel contempo delusa.
Il mio nome è Marie-Anne- Charlotte de Corday d’Armont e sono nata a Saint- Saturnin –des- Ligneires, un piccolo villaggio vicino a Argentan, il 27 luglio 1793:e ho due fratelli e due sorelle , e sono nata in provincia da una famiglia nobile ma purtroppo decaduta:
(pausa )
Mio padre François de Corday d’Armont aveva tra i suoi avi avevo un antenato illustre:
(fiera)
Io sono la trisnipote di Pierre Corneille: da cui ho ereditato la mia passione per la letteratura
(pausa)
Io amo Plutarco, Rousseau e le scritture del mio stesso avo
(pausa)
Mia madre Jacqueline – Charlotte Marie de Gontier des Autiers morì quando io avevo solo tredici anni: mio padre rimasto solo con cinque figli e non sapendo come fare ad accudirci mi mise con le mie sorelle nel convento dell’Abbaye-aux-Dames di Caen che in quel tempo ospitava le figlie della nobiltà decaduta: ma anche in convento, malgrado i discorsi di facciata mi accorgevo e scoprivo che le disparità di classe non erano cambiate, anche se quei luoghi sacri dovevano essere i santuari dell’eguaglianza, le discriminazioni fra ricchi e poveri erano molto accentuate , ed anche lo stesso clero, si divideva tra preti miserabili e altri benestanti .
(pausa)
Dentro quel lugubre posto le mie amicizie si limitavano a qualche mia coetanea: ma trovavo le altre ragazze limitate e frivole; così ben presto ho scoperto di amare più i libri, che sono stati per sempre i miei veri amici. François Raynal e Rosseau caratterizzarono la sua formazione culturale.
( con un accenno di sorriso)
Ma come era dura quella vita fatta solo di preghiere: per fortuna i monasteri vennero soppressi con una legge speciale il 13 dicembre 1970 , e così tornai felicemente a casa
(pausa)
Ma la mia felicità durò poco perché a casa trovai che mio padre avevendo già dimenticato mia madre e si era subito risposato, e allora io che ormai avevo già dicianove anni venni affidata alla mia vecchia zia , Madame de Bretteville : che mi accolse nella sua casa a Caen come e mi volle bene come fossi una figlia.
(pausa)
In quel momento la rivoluzione era in massima espansione
(pausa)
Io sono sempre stata dalla parte dagli ideali rivoluzionari
( Pausa)
La mia famiglia non la pensava veramente come me: tanto che i miei fratelli di fede realista: fuggirono dalla Normandia, per paura di essere coinvolti ed essere vittime della rivoluzione …
Ma io invece rimasi a Caen ; affascinata dalle idee nuove che si propagavano: mi affascinava il nuovo spirito libero che echeggiava
( grida)
Liberté Ѐgalité Fraternité ou la Mort
Allora entrai a far parte in provincia di un circolo di Girondini
E li tra la politica e l’amore stesso per il popolo francese , rimasi coinvolta dalla loro forza , e dalle idee repubblicane: il calore della rivoluzione si è subito impossessato di me e della mia anima , fino ad animare ogni mio entusiasmo;
(pausa )
Tra i Girondini esuli in Normandia, molti si erano rifugiati proprio a Caen, e tra loro ho maturato la mia coscienza politica coscienza politica .
(pausa)
Così attivamente partecipai alle assemblee di Buzot, Pétion, Valazé,
Buzot, Salles, , Kervélégan, Mollevaut, Barbaroux, Louvet, Giroust, Bussy, Bergoeing, Lesage, Duchastel, Henry-Larivière.
Rimanendo incantata dalle calorose parole dei cittadini Charles-Jean, Jean – Baptiste, Denis e più di tutti di Henry- Larivière
Ma il mio odio per Marat, esplose il 7 luglio 1793, quando sulla Gran Cour di Caen si svolse una parata dell’esercito federalista nella speranza di attirare nelle cause federalista-girotondina il maggior numero di giovani volontari.
In quel periodo diversi moniti a sostegno della causa girotondina e contro il sanguinario Marat, furono urlati nelle piazze della Normandia e molti avvisi furono affissi sui muri.
(pausa)
La gente nelle piazza urlava
“Che cada la testa di Marat e la Repubblica sarà salvata… Purifichiamo la Francia da quest’uomo assetato di sangue…
“ Marat vede nella salute pubblica solo in fiume di sangue, ebbene allora che scorra il suo,
perché deve cadere la sua testa per salvarne altre duemila”.
(pausa)
Intanto continuavo con le mie letture
Si le mie letture che rendevano celebre la mia volontà e la mia anima, e portato alle stelle il mio fervido entusiasmo: leggevo Plutarco e tutte le sue opere
(pausa)
Rimanevo incantato dai pregiati scritti di mio prozio Corneille
(pausa)
Rimanevo affascinato dalla storia di Roma antica e dal suo passato : ed io immaginavo una Francia repubblicana come Roma prima dei Cesari
(pausa)
Queste idee io le rivedevo nelle parole tuonanti di Danton e nella voce stridula ma avvincente di Robespierre: sagge e veritiere erano le loro parole che convincenti verso il popolo oppresso alimentavano ed infondevano le nuove idee rivoluzionarie
(pausa)
Per un popolo, quello francese condannato per centinaia d’anni dai re e dai loro governi capestro all’oppressione e all’ immobilismo
(pausa)
Se fino ad allora io mi rispecchiavo con gli ideali della rivoluzione, rimanendone affascinata un giorno accadde che un fatto che mi sconvolse molto e tracciò la strada del mio destino. Il parroco di Caen proprio lo stesso che aveva impartito l’estrema unzione a mia madre si era rifiutato di prestare il giuramento di fedeltà alla Repubblica.
(pausa)
Il povero parroco inseguito dalle autorità rivoluzionarie fuggi ma fu scovato nel suo nascondiglio nei boschi di La Delivandre e senza nessuna ragione apparente né processo equo venne ghigliottinato nella Place du Pilori
Era un uomo bravo e devoto che non aveva mai fatto male ad una mosca
Ma il popolo eseguiva gli ordini per paura di Marat
(pausa)
Quello che era accaduto al parroco mi turbò molto ! facendomi capire molte cose:
(pausa)
Così mi sentii investita dal richiamo divino che concedeva una opportunità, a una donna che come Giovanna d’Arco liberò il suo popolo oppresso dagli inglesi
(pausa)
Così io avrei liberato la Francia da un tiranno sanguinario
(pausa)
Sentivo che era mio dovere intervenire: perchè odiavo quell’uomo più di qualsiasi cosa al mondo
(pausa)
Si io l’odiavo proporzionatamente a quanto amavo la mia adorata Patria
(pausa)
Pur sapendo che io con questo atto lasciavo anche la mia vita
(Ad voce alta)
Ma cosa conta la vita di povera Charlotte, nei confronti della salvezza della mia amata Francia.
(pausa)
Adesso mi serviva solo un pretesto per andare a Parigi
(pausa)
Finamente il viaggio verso Parigi me lo diede un certo Barbaroux, un girondino, dandomi una lettera di raccomandazione da consegnare personalmente al deputato Duperret. La lettera che aveva come destinatario il Ministero degli Interni sarebbe servita per ottenere dallo stesso Ministro, dei documenti utili ad una sua amica , una certa Mademoiselle Forbin, una donna per lui molto cara.
(pausa)
Arrivai a Parigi l’ 11 luglio verso mezzogiorno, la carrozza mi scese al numero 17 di rue des Vieux-Augustins. Allora pensai di allogiare all’hotel Providence dove mi riposai fino al giorno dopo. Ma prima di recarmi all’incontro con il cittadino Duperret, pensai di scrivere a Marat una missiva in cui chiedevo un appuntamento e lo dentro il cesto della posta di casa Marat. Dopo andai a trovare il cittadino Duperret a cui consegnai la missiva che mi avevano affidato, ma dal Ministero, egli non ottenne nulla, in quanto inviso, per le sue relazioni con i proscritti girondini . il cittadino Duperret rammaricato si congedò da me, ed io rimasta sola e dopo aver appreso che in Convenzione avevano chiesto la pena di morte per tutti i Girondini. Presa da una folle rabbia entrai da un coltellinaio dove acquistai un lungo e acuminato coltello dal manico d’ebano. Scelsi il più bello, il più costoso e il più adatto allo scopo mentre in un negozio accanto, comprai un cappello nero a nastrini verdi per dare meno nell’occhio e confondermi così con la gente di Parigi: ero troppo visibile con il suo berrettino bianco alla “caennaise”.
(pausa)
dopo feci ritorno in albergo, dove speravo di trovare una lettera con la risposta di Marat.
(pausa)
Ma la lettera non c’era e sembrava che il “ rabbioso “ Marat la ignorasse
(pausa)
Marat era malato
(pausa)
Diceva la gente che aveva una febbre continua che gli bruciava il sangue, degenerando in una sorta di orrende piaghe che si sviluppavano in tutto il suo corpo , contro la quale l’arte medica non aveva nessun rimedio
Così, a malincuore, devo modificare il mio piano, perché io volevo giustiziare il cane rabbioso mentre era alla Convenzione, ma adesso devo farlo a sua casa
(pausa)
Così ritorno in Rue des Cordelierss dove abitava Marat. Verso le undici, mentre salivo le scale incontro Catherine Evrard, sorella della fidanzata di Marat che, visto le condizioni precarie di salute di Marat, mi dissuase: ma prese la mia lettera assicurandomi che ci pensava lei a consegnarla al padre della rivoluzione
(pausa)
Ed io tornata in albergo scrissi allora un secondo biglietto, nel caso fossi stata respinta una seconda volta. :
(pausa)
“Al cittadino Marat, Vi ho scritto questa mattina, Marat. Avete ricevuto la mia lettera? Non posso crederlo, poiché mi si rifiuta la vostra porta. Posso sperare un minuto d’udienza? Ve lo ripeto, arrivo da Caen. Devo rivelarvi segreti importantissimi per la salvezza della Repubblica. Peraltro sono perseguita per la causa della libertà. Sono sfortunata; è sufficiente per aver diritto al vostro patriottismo.”
(pausa)
Ma questa volta senza attendere la risposta, metto la lettera in tasca ed esco dalla mia camera d’albergo alle 19.00 e arrivò al civico 18 di Rue des Cordeliers
(pausa)
Le due sorelle Evrard, Catherine e Simonne vegliavano su il macellaio, con l’amore e il fanatismo, meglio che dei gendarmi.
(pausa)
Arrivo alla porta d’ingresso parlo a lungo con Catherine ma lei si rifiuta di farmi entrare. Ma Marat, sentendo una voce nuova e comprendendo che era colei che gli aveva scritto al mattino, disse a Catherine di farmi entrare.
(pausa)
Marat era nel suo bagno, con la testa avviluppata in un asciugamano; un panno ricopriva la vasca di rame ; su un lato vi era una specie di comodino, ricavato da quattro assi messe assieme sulla cui base vi erano alcuni fogli, un calamaio e una penna d’oca.
(pausa)
Marat volle sapere da me ciò che avveniva a Caen, chiese su ogni coosa e quindi mi chiese i nomi dei deputati rifugiati in quella città e quelli degli amministratori dei dipartimenti del Calvados e dell’Eure. Man mano che io parlavo, Marat scriveva, e quando ebbe finito, esclamò:
“ Fra pochi giorni andranno alla ghigliottina!”
(pausa)
Furono queste ultime parole che mi accesero l’ira allora come un angelo della morte brandendo l’arma io mi avvicinai alla tinozza e, sferrai con forza il coltello nel corpo inerme di Marat. Il colpo lo assestai con tanto vigore e odio, che la lama penetrò nella sua carne fino al manico.
(pausa)
Marat ebbe solo il tempo di esclamare:
(pausa)
“A moi, ma chère amie!” « A me, mia cara amica!»
(pausa)
Disse incredulo, e gridando aiuto, e spirò.
(pausa)
Il suo grido fu udito da un certo Laurent Basse, che piegava i giornali in una stanza vicina, che subito si precipitò nell’appartamento di Marat.
Catherine Evrard e sua sorella si precipitarono nella stanza.
Io dopo aver giustiziato Marat ero rimasta in piedi davanti alla finestra, immobile, senza fare un minimo il minimo tentativo di fuggire. Il fattorino che era entrato come una furia nella stanza da bagno, mi colpì con una seggiola e mi gettò a terra. Io mi rialzai, ma Basse mi afferrò alla vita e mi scaraventò di nuovo al suolo, trattenendomi sotto le ginocchia, mentre Catherine, e altre vicine, trasportarono Jean-Paul Marat sul suo letto. Anche alcune guardie nazionali che erano nelle vicinanze, avvertite, di corsa salirono e mi arrestarono.
(pausa)
Sospinta dalle guardie passai accanto alla camera, dove giaceva Marat disteso sul letto, il cittadino Delafondrée un dentista, che era il suo principale affittuario, lo stava medicando, gli diede una rapida occhiata. Visto così, esangue, non pareva più quell’irresistibile seduttore, il grand’uomo, il liberatore del popolo, era invece tarchiato, butterato in volto, con la pelle squamata per le continue febbri.
(pausa)
Rimasi in quella casa fino a notte fonda, per paura dalla folla che esaltata voleva farmi a pezzi, i gendarmi, riescono a condurmi in carrozza alla prigione dell’Abbaye dove i membri del Comitato di sicurezza generale mi interrogarono parecchie volte, ma senza minare la mia certezza.
(pausa)
Al momento dell’arresto, mi trovarono la lettera indirizzata ai francesi, nella quale li esortavo a ribellarsi ai tiranni.
“Allego
il mio estratto di battesimo, per mostrare come la più debole mano può essere
guidata dalla completa devozione. Se non riuscissi nella mia impresa, Francesi!
Vi ho mostrato la strada, voi conoscete i vostri nemici; alzatevi! Marciate!
Colpite!”
Scritta su un foglio di carta piegato otto volte,
avevo scritto:
(legge)
“ Ai Francesi amici della legge e della pace. Fino a quando, o sfortunati Francesi, vi compiacerete dei problemi e della divisione? Già per troppo tempo dei faziosi, degli scellerati, hanno messo l'interesse delle loro ambizioni al posto dell'interesse generale; perché, vittime del loro furore, vi annientate da voi stessi, per perseguire il desiderio della loro tirannia sulle rovine della Francia? Le fazioni scoppiano da tutte le parti, la Montagna trionfa grazie al crimine e all'oppressione, i mostri alimentati dal nostro sangue conducono questi detestabili complotti […] Noi lavoriamo per la nostra disfatta con più zelo ed energia di quanta ne abbiamo usata per conquistare la libertà! O Francesi, ancora poco tempo, e non resterà che il ricordo della vostra esistenza! Già i dipartimenti indignati marciano su Parigi, già il fuoco della discordia e della guerra civile abbraccia la metà di questo vasto impero; esiste ancora un mezzo per comprenderlo, ma questo mezzo deve essere pronto. Già il più vile degli scellerati, Marat, il cui solo nome è l'emblema di tutti i crimini, cadendo sotto il ferro vendicatore, indebolisce la Montagna e fa impallidire Danton, Robespierre, e tutti questi altri briganti seduti sul trono sanguinante, circondati dal fulmine, che gli dei vendicatori dell'umanità sicuramente non sospendono per rendere la loro caduta più eclatante, e per colpire tutti quelli che saranno tentati di costruire la loro fortuna sulle rovine dei popoli abusati! Francesi! voi conoscete i vostri nemici, alzatevi! Marciate! che la Montagna annientata non abbia più fratelli né amici! Ignoro se il cielo ci riserva un governo repubblicano, ma non può donarci un Montagnardo per capo, se non altro per l'eccesso delle sue vendette […] O Francia! il tuo riposo dipende dall'esecuzione delle leggi; non ho nuociuto affatto uccidendo Marat: condannato dall'universo, lui è fuori dalla legge. Quale tribunale mi giudicherà? Se sono colpevole, Alcide lo era allora quando distruggeva i mostri! […] O mia patria ! Le tue disgrazie mi spezzano il cuore; non posso offrirti che la mia vita! e rendo grazie al cielo della libertà che ho nel disporne; nessuno perderà nulla con la mia morte; non imiterò affatto Pâris (l'assassino di Lepeletier de Saint-Fargeau) uccidendomi. Io voglio che il mio ultimo respiro sia utile ai miei concittadini, che la mia testa portata attraverso Parigi sia un segno di ripresa per tutti gli amici della legge! che la Montagna vacillante veda la sua sconfitta scritta col mio sangue! che io sia la loro ultima vittima, e che l'universo vendicato dichiari che io ho ben meritato la mia umanità! del resto, se si volesse vedere la mia condotta in un'altra ottica, me ne preoccuperei poco: Che all'universo sorpreso questa grande azione, Sia oggetto d'orrore o d'ammirazione Il mio spirito, poco interessato di vivere nella memoria, Non considera affatto il rimprovero o la gloria. Sempre indipendente e sempre cittadina, Il mio dovere mi basta, tutto il resto è niente, Forza, dovete pensare solo ad uscire dalla schiavitù!... La mia famiglia e i miei amici non devono inquietarsi, nessuno conosceva i miei progetti. Allego il mio estratto di battesimo, per mostrare come la più debole mano può essere guidata dalla completa devozione. Se non riuscissi nella mia impresa, Francesi! Vi ho mostrato la strada, voi conoscete i vostri nemici; alzatevi! Marciate! Colpite! “ |
(pausa)
Io orgogliosa di ciò che avevo fatto, a tutti gli interrogatori che fu successivamente sottoposta, sia da parte del commissario Guellard, sia dal presidente del tribunale rivoluzionario Montanè che dal procuratore capo Fouquier-Tinville, tristemente noto per la violenza e l’ardore con cui perseguitava gli imputati
(pausa)
Tutto ciò non mi impedì di mantenere una fermezza e una tenacia, senza mai abbassare lo sguardo o proferire parole che non fossero correlate alla sua azione compiuta;
“Per liberare il popolo da un mostro”Questo era quello che ripetevo ai giudici
( voce fuori campo)
Henri Sanson era il noto boia di Parigi, egli quel mercoledì 17 luglio 1793, come tante altre persone accorse da tutta Parigi, si aggirava fin dalla mattina davanti al tribunale rivoluzionario. Verso un’ora incerta del pomeriggio, apprese da un cittadino che ne discendeva le scale, che la cittadina Corday, di Caen, cospiratrice e assassina del cittadino Marat, deputato alla Convenzione era stata condannata.
( entrano in scena il pirttore e il barbiere venuto per tagliare i capelli a Charlotte i tre mimano ma non parlano)
( voce fuori campo )
( entrano in scena le tre comparse, il boia Sanson, il pittore e il gendarme e il barbiere )
“ C’erano nella stanza della condannata due persone, un gendarme e un cittadino che le stava facendo un ritratto. Ella era seduta sopra una seggiola e scriveva su un foglio, poggiato su un libro. La donna non guardò gli uscieri, ma bensì me, e mi fece cenno con la mano d’aspettare. A farle il ritratto era il cittadino pittore Jean Jacques Hauer che, con tratti rapidi, aveva dipinto quel volto austero che di lì a poco sarebbe caduto dentro un cesto. Quando il ritratto fu terminato, i cittadini Tirasse e Monnier cominciarono la lettura della sentenza, e durante quel tempo, la cittadina Corday piegò la lettera che aveva appena scritto, e la consegnò al cittadino Monnier pregandolo di farla recapitare a suo padre. Fu allora che si alzò e spostò la sua seggiola in mezzo alla stanza. Sedette, si tolse la cuffia, sciolse i capelli color castano chiaro, che erano molto lunghi e molto belli, e mi fece segno di tagliarli, come era usanza per le condannate a morte. Quando i capelli furono tagliati, ella ne diede una parte al cittadino pittore, il resto al cittadino Richard per la sua sposa. Io le diedi la camicia rossa, quella dei condannati a morte, che ella infilò e si aggiustò da sé. Quando mi accingevo a legarle i polsi, ella mi chiese se poteva tenere i guanti, facendomi notare le cicatrici ai polsi, procuratele da quelli che l’avevano arrestata. Le dissi che poteva fare ciò che voleva, io le avrei legato i polsi senza farle alcun male. Ella allora mi sorrise e mi disse: “Difatti, essi non ci hanno la vostra abitudine”, e mi tese le sue mani nude.”
(il boia lega le mani a Charlotte)
(pausa)
Charlotte de Corday d’Armont: ( afflitta)
Io ho ucciso un tiranno ma il popolo non ha capito
(pausa)
Mi hanno fatto indossare la camicia rossa dei parricidi, perché avevo giustiziato un padre della rivoluzione
(pausa)
Ma io non sapevo che Marat stava morendo. Come non sapevo che con la rivoluzione non si è arricchito , io non sapevo che non aveva più un soldo, avendo distribuito tutti i suoi averi ai poveri, tanto amava la sua rivoluzione e la parola stessa Egalitè
SIPARIO