Che bella casa

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 CHE BELLA CASA

Commedia in tre atti

Di

Angelo Alfieri

Personaggi

Tiziana           La nuova proprietaria

Rino                        Il marito di Tiziana

Ludovico        Il precedente proprietario

Ortensia          Vicina di pianerottolo

Paulette          Contessa del secondo piano

Mirko              Assicuratore

Lilly                Amministratrice del palazzo

Operaio          

La scena: in un lussuoso palazzo nel centro di una città storica. Bell’appartamento al primo piano, buona veduta sulla piazza sottostante, arredamento antico, alcuni quadri ancora da appendere. Quattro porte, due per lato e sul fondale una grande finestra circolare che dà sulla piazza. Le porte sul lato sinistro sono quella d’entrata, la più vicina al fondale, mentre la più vicina al proscenio, oltre ad essere quella di una camera, è anche una porta che permette di entrare e uscire di casa senza essere visti. Cosicché, dalla parte della maniglia, si apre verso la stanza mentre dall’altra parte, aprendosi, lascia intravedere un piccolo corridoio che va idealmente a sbucare da un lato nell’appartamento di Ortensia e dall’altro sul pianerottolo. È un passaggio segreto.

Tutte le commedie di questo autore sono tutelate dalla S.I.A.E.

PRIMO ATTO

Scena prima

Due mesi prima. Mattino

Ludovico:   (Entra frettoloso. Ludovico sembra un tipo scherzoso ma contrariamente alle apparenze  è irascibile, molto ricco e ladro). Non è ancora arrivata quella specie di amministratrice … mi si fa attendere? Un Tagliafonti non può attendere. (Mette le mani dietro la schiena si volta di scatto, si atteggia a grande uomo d’affari).Vediamo un po’! Oh dunque … sì … lascerò questi mobili del salone, per convenienza naturalmente e la camera da letto più scadente, il resto, che ha svolto il ruolo di specchietto per allodole, viene con me. Perché lasciare tutto a sconosciuti? Io ho bisogno di sguazzare nella ricchezza. Ahhhh … la libertà sta nel lusso … e nel piacere, che si sappia. Tutto il resto è mitologia.

Lilly:           (Entra con una valigetta). Conte, non mi dica che ha fretta di vendere?

Ludovico:   E invece glielo dico! Ha fatto tutto?

Lilly:           Sì. Il notaio ha già rogitato e firmato da parte sua. Ha detto che la prassi non è canonica ma trattandosi di lei ha chiuso un occhio.

Ludovico:   Aveva sonno? Mi dia il plico da controfirmare. Indichi il punto esatto col dito indice. Non tergiversi. Ama far perdere tempo lei?

Lilly:           Un attimo! Firmi qui! Conte come puzza! Ha già fatto una sgroppata?

Ludovico:   Sì ma a piedi per tentare di raggiungere quel somaro di cavallo. Bene! Adesso manca l’acquirente che troverà lei stessa al più presto. Duecentomila sull’unghia che riscuoterò dal notaio, mi raccomando. Una cosa. Il giorno seguente la visita che faranno i compratori, come da prassi, mi avvisi immediatamente. Queste sono le chiavi. (Si annusa senza farsi accorgere).

Lilly:           D’accodo conte. Forse sarebbe meglio se la chiamassi solo dopo la firma del rogito.

Ludovico:   Meglio! Essere precipitosi non va bene. Lei è sagace? Non mi risponda. Detesto avere torto! Addio!

Lilly:           Io sono sagace ma lui è pazzo e puzzolente … non sa che guadagno cinquantamila. Il mio compenso. Cosa crede che mi metta a trafficare per niente? Il lavoro onesto si paga. (Ripone i documenti). Chissà come mai lo vende. Uno dei migliori appartamenti della città. Migliore: per certi versi unico in città, stimato un milione e lui lo vende a quel prezzo. Guadagno di più io come intermediaria di lui. Solo i mobili valgono quella cifra. Mah! È a dir poco estroso. Immagino che voglia chiudere col passato. (Esce). 

Scena seconda

Due mesi dopo

Lilly:          (Entra precedendo i nuovi proprietari). Prego entrate. Eccolo qui! Meraviglioso vero? Sono sei stanze più i servizi senza contare il box doppio e la cantina.

Rino:          Guardi che lo abbiamo già visto e apprezzato.

Tiziana:      Ci è costato un po’ ma è indubbiamente bello luminoso, ampio, solare …

Rino:          (Rino e Tiziana sono molto ricchi). Tiziana ho capito! Non aggiungere altro. Abbia pazienza signora: mia moglie tende sempre ad esagerare sulla fattezza delle cose. È perfin capace di vedere il bello anche in uno scarafaggio.

Tiziana:      Non dire stupidaggini. Semplicemente so apprezzare la bellezza.

Lilly:           State certi che qui di scarafaggi non ce ne sono.

Rino:          Ci mancherebbe solo lo scarafaggio vagante. Con tutto il denaro che abbiamo speso! Anche se nelle case antiche qualche animaletto si può nascondere tra gli anfratti vero: è noto! (Pienamente soddisfatto). Sì! Va bene! Ho esaudito il desiderio della mia signora: quello di abitare in una casa antica del centro storico: erano anni che inseguiva il sogno.

Lilly:           Beh, vuol mettere? È un palazzo del seicento. In questo appartamento hanno vissuto per decenni i marchesi di Collinfiore.

Rino:          Non mi dica? Di Collinfiore. Nientemeno!

Tiziana:      Perché, hai da ridire?

Rino:          Tutt’altro. Me ne infischio altamente. Si vede che se ne sono andati di fretta. Hanno lasciato dei quadri da appendere. (Si guarda attorno).

Lilly:          I dipinti non appartengono ai marchesi. Sono del precedente proprietario. Ludovico …  

Rino:          E cosa ce ne facciamo noi? Gli dica di venire a prenderli. Potrebbero avere un valore. Non desidero essere tacciato di trafugamento. Oggi la gente trafuga. Me lo lasci dire. Si trafuga. Soprattutto all’interno delle famiglie … alcuni membri tendono a … prelevare. Ed è proprio per questo motivo che uno si …. Adegua ecco! (Si ferma davanti a Lilly). E così lei sarebbe l’amministratrice? Giovane … e devo dire anche bella. 

Tiziana:      Non lo ascolti! Mio marito tende ad esagerare sulle fattezze delle persone. È capacissimo di smentire tutto appena esce.

Lilly:          Com’è volubile! Anche lei non è male.

Tiziana:      La prego non esprima giudizi troppo affrettati. Ci crede davvero. E non ho voglia di ingaggiare una battaglia per convincerlo del contrario.

Lilly:           Accidenti! Guardi: fa schifo lei. Davvero! Ho fatto bene a troncare sul nascere lo scontro?

Tiziana:      Ormai gli ha messo la pulce nell’orecchio. (Rino fa capire di sorvolare).

Lilly:           Sempre meglio di uno scarafaggio. Vi lascio alle vostre disquisizioni, come dire, apollinee … se dovreste avere bisogno per qualsiasi cosa, chiamatemi. Sappiate che sono venuta anch’io ad abitare in questo palazzo, da poco! Un caso naturalmente. Non mi ringraziate per il favore che vi fatto  introducendovi nell’appartamento. Lo faccio con tutti i neo possessori. 

Rino:          Che vantaggio! È una fortuna avere l’amministratore sotto casa o uno svantaggio?

Tiziana:      Dipende dal sesso. In questo caso è un danno.

Lilly:         Le faccio notare che sono fidanzata da anni e non mi sogno nemmeno di scorrazzare dietro agli uomini.

Tiziana:      Mi chiedo come mai non si è ancora sposata. Io l’ho fatto dopo sei mesi di fidanzamento. (Va nella stanza da letto e rientra).

Rina:          Capisce da se che è stata una sua decisione … avrei rimandato volentieri ma pur di evitare una diagnosi di isteria ho accettato. È una donna possessiva.

Lilly:         Trova? Ah, l’avviso che passerà il vecchio proprietario dell’appartamento per augurarle il benvenuto. Ha detto che ci tiene!

Tiziana:      Persona educata. Gli ricorderemo di levaci di mezzo i quadri. Arrivederla signorina! (Esce Lilly). È invadente! Che bel posto. Sento che vivremo bene qui dentro. C’è quell’aria di felicità, di stravagante euforia … non so … forse è la soddisfazione di possedere una simile dimora che mi mette di buon umore.

Rino:          Perché usi termini desueti? Dimora!

Tiziana:      Perché “desueto” non lo è? Apri un po’ la finestra: c’è aria viziata.

Rino:         Da chi? È disabitata da mesi! Che magnifica piazza. Guarda. Sai una cosa? Secondo me a quei balconi ci sono troppo turisti affacciati … so che li affittano per decine di euro all’ora per consentire alla gente di dare uno sguardo alle bellezze architettoniche. Sarebbe il caso di farlo anche noi.

Tiziana:      Tu scherzi. In questa casa entreranno solo persone scelte. Da me naturalmente! Non incominciare con l’andirivieni dei tuoi amici scrocconi. Non siamo più in periferia dove vivono cani e porci.

Rino:          Qui vivono quattro gatti a malapena. Comunque hai ragione: troppi amici danneggiano l’intimità domestica. Vedi cara la casa è come un tempio. È inviolabile. La sacralità della privacy va salvaguardata ad ogni costo. Detto questo ora vogliamo sistemare le cose o hai intenzione di far venire le domestiche impiccione che avevi di là?

Tiziana:      Non sia mai! Mi sono liberata di loro con la scusa del trasloco, figurati se le vado a chiamare. Ne assumerò altre. Per ora ci arrangiamo. Mettiti sotto con le pulizie.

Rino:          Non penserai che debba essere io il sostituto delle domestiche?

Tiziana:      Non fare storie. Ho detto “mettiti” per dire.

Rino:          Per dire. Beh allora! Da che parte “cominciamo”? Per dire eh. Dalla camera da letto? (Si toglie la giacca). Dal bagno? Ne abbiamo due. Uno per ciascuno. È meglio … meno ressa al mattino. Tocca a me tocca a te … saponette che volano, cadute improvvise, lussazioni … lasciamoci il passato alle spalle cara.

Tiziana:      E sempre per la tua premura di uscire presto al mattino.

Rino:          Tesoro, vado a lavorare. Tu bivacchi sulla poltrona fino a mezzogiorno e nel pomeriggio ti giri dall’altra parte ma pretendi di fare il bagno alle sette del mattino.

Tiziana:      Villano! Mi hai voluta sposare a tutti i costi? Mantienimi!

Rino:          Io ti avrei voluto sposare a tutti i costi? (Campanello). Meglio così. È un  campanello provvidenziale. Interrompe sul nascere la disputa. Avanti!

Paulette:     (Ha un’ampia vestaglia tutta colorata). Lasciate che vi guardi … che giovani vicini mi sono capitati. Sapevo che aveva intenzione di affittare e che se ne sarebbe andato da questo appartamento prima o poi. Vecchio pelandrone di un conte. Puzzolente per giunta. Non si lava mai. (Abbassa la voce). Dedito alla gozzoviglia. Un tipo piuttosto orgiastico. Bene! Come dice il proverbio? Mutatis mutandis: io le cambio tutte le mattine. Si faccia vedere? Lei si rende conto di chi ha sposato?

Tiziana:      Non del tutto!

Paulette:     Non del tutto … scherza? L’avessi avuto io un marito simile ora sarei chissà dove.

Rino:          Sulla luna immagino?

Paulette:     È pure simpatico. Chissà perché adoro gli uomini simpatici, soprattutto se giovani.

Tiziana.      Ma pensi!

Paulette:     (Si siede su un divano). Sono contenta! In questo palazzo siamo tutti vecchi bacucchi. Una ventata d’aria fresca ci voleva. Mi immagino già i piacevoli intrattenimenti che avremo durante le lunghe giornate invernali.

Tiziana:      (Tra sé). Addio privacy. Cara signora i palazzi del centro delle città d’arte sono tutti abitati da anziani. 

Paulette:     Ma quali anziani. Siamo vecchi! E se abitiamo ancora qui in queste case è perché non si riesce a venderle: costano troppo e non le vuole nessuno. Voi siete in affitto immagino?

Rino:          Naturalmente! In affitto! (Lancia un’occhiata alla moglie che sembra non aver capito). E chi se lo può permettere?

Tiziana:      Già: chi? Mi dica, secondo lei, cosa può costare un appartamento come  questo?

Paulette:     Non meno di un milione.

Rino:          Un milione? (Barcolla). Ho avuto come un malore.

Paulette:     Il mio ne vale di più. È il migliore come posizione. Ho avuto degli interessati ma quando hanno saputo il prezzo sono fuggiti. Ho sparato due milioni.

Tiziana:      Ci credo! Due milioni! Abbia pazienza.

Paulette:     Io ne ho di pazienza. Prima o poi lo venderò. Mi voglio ritirare in periferia. Meno spese meno smog … meno di tutto.

Rino:          Noi abbiamo fatto l’esatto contrario.

Paulette:     Punti di vista. Che sbadata. Non mi sono nemmeno presentata. Lo faccio ora! Contessa Paulette de Villeneuve. Vedova ahimè. Da molti anni ormai. E voi, cosa fate di bello?

Tiziana:      Cara contessa io non faccio niente e mio marito è comproprietario di una banca d’affari.

Rino:          Rino Bertarelli-Nessi. Molto lieto. Mia moglie Tiziana Toccaperoni tutto attaccato. 

Paulette:     Che cognomi lunghi … beh … meglio lunghi che corti. Siete nobili?

Rino:          No … ci mancherebbe … siamo borghesi. Ceto alto ma borghesi.

Paulette:     Lo dice come se fosse una vergogna.

Tiziana:      Al contrario. È un onore! Cara signora non ho niente da offrirle. Siamo ancora sottosopra e fino a domani non mi portano la cucina per cui, se vuol rimanere, si deve accontentare di bere dell’acqua.

Paulette:     Che c’è di meglio? Rimarrei per ore a confabulare. (Campanello insistente). Lo sente? Sa chi suona così? Solo lei … villana! (Sottovoce). Lasciatela fuori. Pretende amicizia senza darne.

Tiziana:      Ma signora cosa dice … avanti!

Ortensia:    (È molto variopinta. Ha una vestaglia simile ad un kimono sopra i pantaloni). Permesso? Oh, che meraviglia. Gente nuova. Tranne lei che vegeta da un secolo. Mummia che non sei altro. Ti sei già strofinata per bene sproloquiando a non finire? Sali!

Rino:          Signora la prego non diamo il via a rancori condominiali senza capo né coda. Le vostre beghe non ci interessano. Se volete venire in pace bene, altrimenti, a malincuore, ve ne potete andare.

Ortensia:    Hai sentito i giovani? Vattene! Perdonatela. È vecchia. Non sappiamo nemmeno come fa a reggersi in piedi. Alcuni dicono che abbia già gli arti putrefatti.  

Tiziana:      Mentre lei …

Paulette:     Fa sempre così con tutti i nuovi arrivati. Si mette in mostra. È pazza!  Tutte le volte che va dallo psichiatra torna con alcune rotelle che il medico non è più in grado di sistemare al posto giusto ... ad una ad una rimarrai senza. Lo sapete che è stata moglie di Nabuccdonosor?

Ortensia.    Ma stai zitta caramellaia.

Paulette:     Bottegaia da strapazzo. Giardiniera.

Rino:          Signore: vi prego. Un minimo di ritegno. Siamo stanchi, abbiamo preso possesso della casa qualche minuto fa  … non vedete che disordine?

Ortensia:    Salga da lei, dopo ne parliamo.

Paulette:     Befana di borgata che non sei altro. Venite faccio strada (apre la porta) non c’è nemmeno bisogno di entrare: ha lasciato aperta la porta. Guardate come l’ordine regna sovrano. Vivi in una tomba egizia.

Ortensia:    Sempre meglio che nel museo delle cere. Ebete che non sei altro.

Rino:          Mi comincia a piacere questo battibecco … prego continuate. Tiziana vedi un po’ in quel mobile se c’è qualche liquore.

Tiziana:      Mi sembrano già per aria di loro …

Ortensia:    Non date niente a quella. Tutte le volte che salgo mi rifiuta lo sherry.

Rino:          Che lei ama a dismisura immagino?

Ortensia:    Non creda sa?! Non vado mai oltre il mezzo litro al giorno.

Paulette:     Il problema è che non ha memoria.

Ortensia.    Stai zitta carovaniera.

Paulette:     Cammellaia da diporto. Vattene nella piramide. Non dare adito agli estranei di pensare male. Amici, non penserete che ci odiamo? Affatto! La detesto!

Ortensia:    Non sono da meno!

Tiziana:      Non trovo niente, a parte qualche ragno, qui di liquori non ne vedo.

Paulette:     (Come Tiziana apre lo sportello le due si volgono per guardare dentro). Li ha scolati Ludovico … il vecchio proprietario.

Rino:          Il precedente?

Ortensia:    Il vecchio proprio … passa gli ottanta.

Tiziana.      Mentre voi siete lì nei dintorni.

Paulette:     Hai sentito Ortensia, ci prende per delle mummie. Me ne vado irritata. Il fatto di essere giovani non vi autorizza ad insultarci. (Esce).

Rino:          Lei non si irrita?

Ortensia:    Penso che non mi farò più vedere in questa casa. Addio!

Tiziana:      Ci siamo liberati in fretta. Hanno fatto tutto da sole. E questo caro marito non è affatto un buon segno. Temo che le vedremo spesso. Se pensano che la nostra casa sia un campo di battaglia dove sfogare le loro depressioni si sbagliano.

Rino:          Poco male! Le insulteremo appena varcano la soglia e ci proteggeremo dalle incursioni. Ma ti dico io …

Tiziana.      È vero! Hai notato in che modo hanno guardato il mobile?

Rino:          Non ho fatto caso!

Tiziana:      Temo che siano sempre alticce quelle! Rino, proporrei di scendere qui al ristorante sotto casa. Manca tutto di là.

Rino:          Scendiamo! Ci sarà posto a quest’ora?  

Tiziana:      Con quello che costerà mangiare penso proprio di sì: sarà vuoto! Che bello essere ricchi. Fai quello che vuoi.

Rino:          Sì ma non lo sbandierare. Ricchezza non è sinonimo di ingenuità. Se quella sapesse quanto abbiamo speso per l’acquisto dell’appartamento le verrebbe una crisi di nervi. Ce l’ha praticamente regalato. Forse da una parte è meglio … sì: se dovessimo venire sull’argomento glielo diciamo. Perlomeno capirebbe l’effettivo valore del suo … due milioni … è pazza! E illusa.

Tiziana:      Avremmo potuto spenderne tre di milioni. Se fossimo stati ingenui.

Rino:          L’ingenuo semmai è questo cretino che ce l’ha venduto. È uno sprovveduto. Avrebbe potuto chiedere molto di più. (Escono)

Scena terza

Qualche attimo dopo

Ludovico:   (Rumori di chiavi). Lascio la porta aperta affinché mi sentano. (Rimane sull’scio). È permesso? Sì lo è! I miei dipinti sono rimasti qui. Signori proprietari? Non sono signori! Proprietari? Nemmeno quello sono. Inquilini? Lo sapevano che sarei passato. Ho informato la signorina Lilly di avvisare. Visita post acquisto. (Entra, si aggira). Non tollero che mi si prenda per il naso. Quando vado a visitare qualcuno desidero trovarlo in casa. Lo dicano: è un affronto personale, un attacco bello e buono. (Alza la voce, si avvicina alla porta e guarda sul pianerottolo). Mi sentiranno? (Riferito ad eventuali persone che salgono le scale). Qui mi si mette alla berlina! Quando sono sotto pressione mi escono delle parole antiche, chissà come mai? Provo a sedermi? Vediamo … non arrivano! Non penseranno che non dica niente? Mi sentiranno. (Torna a sbirciare fuori dalla porta).E pensare che volevo fargli una visita per dargli il benvenuto. Li devo mettere al corrente sui segreti della casa e loro cosa fanno? Si negano! (Diventa serio , pensa). E no! I segreti li tengo per me. Fossi diventato pazzo con la vecchiaia? (Campanello). Che imbecilli: suonano per entrare a casa loro. Ma ti dico io. Avanti! Non vede che la porta è aperta.

Mirko:        Egregio signore la saluto cordialmente e se avessi a disposizione altri termini non esiterei ad usarli. … sono l’assicuratore. Mirko Chepassa.

Ludovico:   Dove va?

Mirko:        (Ignora le parole di Ludovico). Oh ma che magnifico appartamento. Lei è dunque il proprietario che mi ha chiamato per la polizza?

Ludovico:   Per la polizza? Sì (A parte), sono stato io. Che stupido mi ha preso per il proprietario. Sono mesi che chiedo di sottoscrivere una polizza e questo si presenta adesso che ho già venduto … generazione di fessi. Ebbene, dica! 

Mirko:        Ecco appunto. Aspetti che prendo le carte … dunque mi ha detto che non avete sistemi di sicurezza e … siete senza portiere e di conseguenza non avete filtri sugli accessi al palazzo. Potrebbe entrare chiunque.

Ludovico:   Infatti è entrato pure lei.

Mirko:        Questo vi costerà un po’ di più.

Ludovico:   Non mi importa … non faccio mai una questione di prezzo. Mi dica quant’è e finiamola di cincischiare.

Mirko:        Tenendo presente questi parametri ci aggiriamo sui duemila e cinquecento all’anno.

Ludovico:   Solo? Pensavo molto di più. Pensa di essere onesto?

Mirko:        Sono un assicuratore.

Ludovico:   Quindi sa che tra una franchigia e l’altra chi ci perde è sempre il solito fesso? Non lei … si vede che è arguto. (Guarda il pubblico). Beh senta mi lasci il contratto da studiare e ripassi domani per la firma.  

Mirko:        Come desidera. Si ricordi però che stiamo per aumentare i premi.

Ludovico:    Sono cent’anni che lo sento dire. – “Firmi subito perchè stiamo per aumentare il prezzo” – Lo vada a raccontare ad un altro! Prego. Abbandoni il fabbricato.

Mirko:        Lo sa che lei è un bel maleducato?

Ludovico:   Certo che lo so! Esca! Ma ti dico io che idiota. Arriva con mesi di ritardo. Ah, i miei quadri. Cosa me ne faccio di ‘sta robaccia non lo so ma non posso nemmeno lasciarla a loro. Li appoggio qui e ripasso dopo nella speranza di incontrarli. E se dovessero negarsi ancora mi sentiranno in tutto il palazzo. Da che parte esco? Da qui o da lì? Lo vedi? Se si fossero presentati glielo avrei detto dell’uscita secondaria. … Sssttt, lo vado a dire a loro … ma dico? Forse un giorno. Non capisco perchè da un po’ di tempo mi abbandono a sentimentalismi senili. Sembra quasi che mi importi degli altri. (Pensa). Beh, lascerò passare un po’ di tempo prima d’informarli. Se sarà il caso. Lo ripeto: se sarà il caso! … Ma perché mi sono fissato con quest’idea di volerli conoscere? Li conoscerò a loro insaputa come ha già fatto in passato con altri. Adesso sì che sono in me. Ho avuto un attimo di smarrimento. (Sta per andare). E  per ripicca firmo la polizza. Esco da qui. (Unisce le mani in una sorta di preghiera mentale), “Sia maledetta questa pergamena”. (La porta di sinistra, quella verso il proscenio, si apre verso l’esterno della scena e si infila. La porta si richiude subito). 

Scena quarta

Il mattino seguente

Rino:          (Entra dalla porta della camera di destra, la più vicina al proscenio). Che letti orribili. Sono più stanco di quando mi sono coricato. Compriamone di nuovi Tiziana. Questi restituiamoli al precedente padrone di casa quando viene in visita apostolica.

Tiziana:      Non verrà mai … si dice sempre così ma poi … a che scopo lo farebbe?

Rino:          Nessuno! Ehi i quadri non erano appoggiati a quel mobile ieri?

Tiziana:      E chi se lo ricorda? Forse! Pensavo di farli portar via dalla amministratrice. E questa cos’è? Una  polizza d’assicurazione. L’hanno lasciata qui così? Chi l’ha portata? Che gente abita in centro?

Rino:          Mi chiederei com’è entrato piuttosto. Le chiavi le abbiamo solo noi. Lilly: è stata lei. Guarda, siamo partiti col piede sbagliato. Ora la chiamo ... ma il telefono fisso non c’è?

Tiziana:      Sai che ci stavo pensando … in effetti non c’è! Manca anche la televisione. Questo vuol dire che ce le dovremo comprare noi le cose che mancano?

Rino:          Lilly ci aveva assicurato che non mancava niente. – “In quella casa non manca niente: c’è fin troppo”. – Comincio a capire il perché dello sconto considerevole. Senti, visitiamo tutte le stanze … (Escono e rientrano da tutte le porte). Sono vuote. Solo un bagno è completo.

Tiziana:      E la camera da letto. A questo punto se si degnasse di farci visita sarebbe meglio.

Rino:          Mi chiedo che benvenuto vuol darci?! Ci restituisca il denaro. (Pensa, tra sé). Eppure quando abbiamo fatto il sopralluogo il mobilio c’era.

Tiziana:      Duecentocinquantamila sull’unghia. Abbiamo fatto un errore Rino. Dovevamo acquistare direttamente da lui senza passare da quella Lilly.  

Rino:          Già! E questo cosa significa, che il valore è ancora più basso. Avrà speculato. E la contessa dice che il suo vale due milioni … non conosce  il valore dei soldi. (Campanello)  Eccolo! Vediamo cosa dice. Avanti!

Mirko:        Eccomi qui puntuale. Lietissimo. Non ho altri termini per definirmi. Mirko Chepassa.

Rino:          E dove va?

Mirko:        Qui da voi. Siete consapevoli di abitare in una casa meravigliosa?  L’avessi io!

Rino:          Mi scusi ma ci dev’essere qualcosa che non torna.

Mirko:        Oh no caro lei qui torna tutto.

Tiziana:      Si è già pentito di averla venduta a noi?

Mirko:        E perché mai?  

Rino:          Mi hanno detto che lei dovrebbe avere un’età ragguardevole invece la trovo piuttosto giovanile.

Mirko:        Sono giovanile. Ho trent’anni. Voi siete i figli del padrone di casa?  

Tiziana:      I figli di chi?

Mirko:        Del signore che c’era ieri.

Rino:          Qui ieri c’era un signore? Mentre lei dov’era? Qui, a nostra insaputa.

Mirko:        Chi mi ha chiamato per la polizza?

Tiziana:      Io no di certo. Ecco: è questa immagino. Chi l’ha firmata?  

Mirko:        Faccia vedere? Io non ci capisco niente … come si chiama questo?

Rino:          È incomprensibile la scrittura. Comunque non è la mia e nemmeno la sua. Ho l’impressione che lei abbia sbagliato appartamento.

Mirko:        È impossibile! Non ho mai commesso un errore così grossolano.

Tiziana.      Ha iniziato adesso. È sposato?

Mirko:        No!

Rino:          Ha ragione: è il primo! (Alla moglie).

Mirko:        Lei mi sta dicendo che sposandomi ….

Rino:         Darebbe il via ad una lunga serie di clamorosi

Tiziana.      … Non lo ascolti. Lui tende ad esagerare sulla gravità dei fatti. Ama strafare.

Mirko:        In sostanza voi chi siete?  

Tiziana:      I nuovi proprietari della casa.

Mirko:        Che guaio. Faccio notare che ho bussato regolarmente alla porta e quel signore scorbutico mi ha fatto entrare.

Rino:          Non capisco chi possa essere. Conosce per caso l’amministratrice?

Mirko:        No! Sono entrato per la prima volta in questo palazzo ieri. Su invito.

Tiziana:      Chiamo la signorina e  sentiamo che dice: – “Lilly, potrebbe salire da noi … verso sera … sono accadute cose gravi … non è morto nessuno, per ora … e va bene”. – Viene stasera. Sgarbata!

Mirko:        Se non siete stati voi a farmi venire chi è stato allora?

Rino:          Ahhhh! Forse ho capito l’inghippo. Venga … la vede quella porta socchiusa … lì abita una tale Ortensia … sarà stata lei a chiamarla e se non fosse così salga al secondo piano e bussi dalla contessa Villeneuve. Sono certo che farà affari.

Mirko:        Non ora. Sono atteso altrove. Voi dunque non siete interessati …

Tiziana:      Per ora no! Mi lasci il contratto tanto per capire se ci sono dei vantaggi ad assicurare il tutto. Arrivederla … a non rivederla: faccia lei. (Esce Mirko). Povero ragazzo, si è confuso. A meno che ci sia nel palazzo un omonimo.

Rino:          Ma come è possibile … scendo a vedere. Chiuditi dentro.

Scena quinta

Poco dopo

Tiziana:      Chissà come mai quei locali sono vuoti … mi pare di averli visti ben arredati al momento dell’acquisto. A meno che questo sedicente ex proprietario li abbia svuotati in un secondo momento in combutta con Lilly, che detto tra di noi mi piace poco. (Entra nella porta di destra, la più vicina al fondale, cucina).

Ludovico:   (Entra da quell’ingresso che sappiamo essere segreto, si sofferma). Non ci sono: meglio … e io mi prendo i quadri. Sono miei. C’è ancora la polizza che ho firmato, la rifirmo. Così impara a presentarsi con mesi di ritardo. Mi chiedo dove andremo a finire. (Prende i quadri ed esce).  

Tiziana:      Eh sì! abbiamo nove stanze di cui cinque vuote. Una è la cucina e quella lo sapevo che sarebbe stata da allestire come piace a me …  ecco … manca da visitare la cantina ma da sola non ci vado. Fossi matta. Chissà che cosa si aggira la sotto.

Rino:          (Rumori di chiavi. Rientra). Nessun cognome uguale. Farò cambiare la serratura. Tiziana, hai tolto tu i quadri?

Tiziana.      No! Sono andata di là e …  la porta era chiusa?! No! Dai Rino mi hai portato in una casa piena di scemi. Chiama il falegname.

Rino:          Subito. Ci vorrebbe … niente! Guardo su Google. Ah ecco!  –  “Falegnameria Strozzi? … ho bisogno di cambiare una serratura … adesso … prima di notte comunque … piazza Duchessa Faustina dieci … suoni Bertarelli … bene, a dopo.” – Ci pensa lui!

Tiziana:      Li hanno rubati? Abitiamo qui da due giorni e abbiamo già subito un furto? Andiamo bene! Quando arriva a farci visita cosa gli diremo? Che non  ci sono scarafaggi ma topi sì.

Rino:          Topi?

Tiziana:      D’appartamento.

Rino:          Secondo te quello viene veramente?

Tiziana.      E chi lo sa. Idea! Guarda il rogito … almeno sapremo il cognome di questo Ludovico.

Rino:          Rogito … rogito … eccolo qui! Dunque … conte Ludovico Tagliafonti di Acquanova … che nome è? È uno scherzo!

Tiziana:      Stupida di una amministratrice. Aspetta a riporre … cos’è?

Rino:          Un foglio … era dentro l’armadio sotto il documento … c’è qualcosa scritto ma è incomprensibile. Forse è assiro. Che lingua sarà?  Nessuna di quelle che conosco.

Tiziana.      Perché che lingue conosci?

Rino:          Beh … un po’ di … bene bene nessuna ma così così.

Tiziana:      Meno! Quando scenderà la “contessa” gliela faremo leggere. Ha tutta l’aria di saperne di lingue.  

Rino:          Ma sarà poi vero che è contessa? A me dà l’impressione di essere un’ubriacona. Per non parlare dell’altra … sprizza alcool da tutte le parti.

Tiziana:      Non essere maligno: giudichi! Sono strafatte! (Ride da sola). Che vicini di casa ragazzi. Menomale che non sono tanti.

Rino:          Siamo noi … le due avvinazzate … Lilly … uno al pianterreno … e due al terzo. Tutta gente di classe. Milleottocento. Le risate. Dai scendiamo a mangiare. Hai visto che non è caro?

Tiziana:      Siamo sicuri che la cucina ce la portano oggi?

Rino:          Spero! Chiudo con tutte le mandate. (Escono). 

Scena sesta

Poco dopo

Ludovico:   (Entra sempre da quella porta segreta. Ha in tasca una busta di plastica). E non ci sono nemmeno adesso. Mi chiedo quando finirà questa storia. Mai! (Ridacchia divertito. Campanello). Eccoli! Dirò che ho trovato la porta aperta.  Prego. Avanti. (Apre la porta). Ancora lei?

Mirko:        Ancora lei?

Ludovico:   E sì: ancora noi. La finisca di vagabondare per il palazzo, le ho detto di ripassare tra un po’ ed è già qui.

Mirko:        Il proprietario di questo posto chi è?  

Ludovico:   E che ne so! Non li incontro mai. Ho venduto ma a chi non lo so.

Mirko:        Lei è alquanto curioso sa? Voglio sapere chi ha firmato la polizza?

Ludovico:   Io non so scrivere per cui se la prenda con qualcun’altro.

Mirko:        Ah ecco! È un analfabeta.

Ludovico:   Come si permette! Ah certo … sono analfabeta. E da analfabeta le dico: se ne vada! Sono atteso, e attendo, e nell’attesa attenda fuori.

Mirko:        Non c’è dubbio! A mai più rivederla.

Ludovico:   Questi giovani … chissà se la mia scorta di liquori pregiati è ancora nel ripiano superiore del mobile? Mmh …. Li ho messi al riparo da quelle due spugne.  Sardanapalo apriti. (Il mobile, quello che aprì Tiziana, si apre da solo). Eccoli qui … intatti … (Mette tutte le bottiglie nel sacchetto). È roba mia per cui me le prendo. Sono gli ultimi oggetti rimasti. Lascio questa per ripicca. Meglio non incontrarli. (Esce sempre da quella porta che sappiamo).

Rino:          (Rumori di chiavi entra, dopo un attimo vede la bottiglia). Ho dimenticato il portafoglio. E questa? Non ne ha trovate e adesso ne sbuca una dal nulla? Lilly: è stata lei! Pensa di farmi qualche sorpresa perché vuole conquistarmi? Perbacco l’ho già catturata. (Si gongola stupidamente). Sapevo di essere un rubacuori ma non fino a questo punto. Tendo sempre a sottovalutarmi. È un vizio che mi devo levare. Troverò il modo di vederla segretamente. (Esce).

Ludovico:   (Entra sempre da quella porta). E invece per ripicca prendo anche questa. (Esce subito).

Scena settima

Dopo pranzo

Rino:          Dire che ci hanno spennati è dir poco. La prossima volta vestiamoci da mendicanti, perlomeno ci farà lo sconto.

Tiziana:      Quando entri in un ristorante ti squadrano. – “Quelli hanno la faccia da ricco.” – E ti pelano vivo.

Rino:         La prima volta fingono comprensione poi alla seconda c’è l’estorsione. (Si siede sul divano). Penso che Lilly abbia portato un liquore, dev’essere lì sul tavolo.

Tiziana:      Se l’è ripreso allora: non c’è!

Rino:          (Si alza di scatto). Eppure c’era … e qui il sospetto mi viene … non voglio pronunciare quella parola ma qui … lo dico?

Tiziana:      Dillo!

Rino:          Ci sono i fantasmi … eh: l’ho detto! Non ti agitare inutilmente. Non volevo dirlo proprio per non farti cadere in depressione.

Tiziana:      Ci stai riuscendo … fantasmi? Presenze! Entità!

Rino:          Entità poi … semplici fantasmi di casa, residui appartenenti al vecchio proprietario. Quando viene in visita lo seguiranno.

Tiziana:      Se ve vanno tutti o …

Rino:          Di solito se ne vanno tutti in blocco. Proviamo a chiedere alle sibille. È possibile che siano a conoscenza del fenomeno. Sono così vecchie. Ti prego Titti non fasciarti la testa prima di romperla. Non ti agitare. Valutiamo bene. Vado a distendermi un attimo sul letto. A dopo.

Tiziana:      Provo a salire dalla contessa?

Rino:          Prova. Non ti far coinvolgere però.

Tiziana:      In cosa?

Rino:          Sai che amano bere e a te basta sentire l’odore dell’alcool per ubriacarti. (Tiziana esce e Rino va in camera).

Tiziana:      L’odore dell’alcool dice … sono i vapori che mi annebbiano.

Ludovico:   (Entra sempre da quella porta). Si faranno vedere prima o poi … eh eh. Meglio poi. Vado dalla concubina preferita. Qualcosa è rimasto anche da lei. (La porta si chiude mentre dalla camera esce Rino).

Rino:       Che letto schifoso! Chiamo subito … ma chi chiamo: vado in un negozio di mobili. Tiziana quando scende … scrivo qui: – “Sono da un mobiliere, il primo che trovo. Torno al più presto. Il letto fa pena.” – Altro che fantasmi: scricchiola a più non posso. (Esce).

Ortensia:    (Entra dalla porta segreta senza rendersene conto è ubriaca fradicia, la porta si richiude da se). Che strano … stento ad orientarmi. E pensare che non tocco un goccio da anni. Dove sono? (Barcolla, si avvicina al mobile che conteneva alcoolici, gag a piacere). Mi pare la casa del donnaiolo pazzo.Ludovico ne ha qui dentro. Ludovico … dove sei. Mi piaci ancora nonostante tutto. Vecchia mummia senza cervello. Esci da quella camera funeraria. Stento a reggermi in piedi … come mai? Ludovico Tagliafonti di Acquanova vieni a mescolare i liquidi. Parola impegnativa mescolare. Meglio solo “me” … scolare viene in seguito. Che stanchezza … sarà l’età. Da dove si esce? Che idioti guardano da questa parte. Guardoni! (Si è avvicinata alla finestra e imita uno spogliarello togliendosi la vestaglia). Imbecilli. Che giramento di testa.

Tiziana:      (Da fuori). Rino, non ho le chiavi … fammi entrare!

Ortensia:    Non c’è! Ripassi! Rino? Ospiti in arrivo?

Tiziana:      (Idem). Ci sono i fantasmi …

Ortensia:    (Alza la voce, scuote la porta d’ingresso). Sono prigioniera di questa casa … liberatemi. Ma come sono entrata qui? Chi urla? Ludovico fammi uscire.

Ludovico:   (Entra dalla solita porta). Non cambierai mai vecchia spugna … vieni, reggiti a me. Per fortuna passavo “da te” ma tu … Mamma mia come faccio a resisterti vecchia gallinaccia … mi sto agitando. 

Ortensia:    Chi sei … un angelo?

Ludovico:   Suo fratello. Ma? Ha scoperto il passaggio … un momento! Un caso! Indubbiamente! Avrà toccato il sensore senza accorgersene. Come ti giri questa sparisce! Ortensia, è fusa: menomale … chi sono?

Ortensia:    Lo zio del mago della finestra rotonda.

Tiziana:      Rino finalmente sei arrivato. Ci sono i fantasmi.

Rino:          Non mi dire? Ehi voi abbandonate la casa! (Sempre da fuori).

Ludovico:   Un attimo: che fretta ha! (Escono) .

Rino:          (Si precipita dentro). Adesso vi prendo per la collottola.

Tiziana:      Chi è Pinocchio? Insultali piuttosto!

Rino:          Ehhh … Scemi! Se ne sono andati?

Tiziana:      Siamo entrati noi … ah … cosa mi fai dire.

FINE PRIMO ATTO

SECONDO ATTO

Scena prima

Qualche  giorno dopo

Rino:          (È al telefono, poi termina di vestirsi). – “Lilly ho bisogno di parlarle subito … Ha detto che sarebbe passata quella sera ma … non sia ridicola … no, non è passato nessuno all’infuori di un assicuratore maldestro … le voglio parlare … ci sono state delle visite non del tutto canoniche diciamo … non sia superficiale … e va bene: salga stasera!”– . Chiamatemi se avete bisogno, tanto poi chi se ne frega. Porta dei liquori, se li riprende, sposta i quadri … li porta via … vuol darmi ad intendere che ci siano i fantasmi forse? Lo creda! Ho capito: lo fa perché si è presa una cotta. È ovvio! E per vedere se ho ragione mi faccio consegnare le chiavi di scorta. Voglio vedere che cosa si inventa per salire. E poi da quando l’amministratore tiene le chiavi? Che palazzo! (Si china e vede una bottiglia sotto un mobile). Ecco dov’era finita. (Da la bottiglia alla moglie che sta entrando). È finita là sotto. L’avevo vista sul tavolo. Tiziana oggi dovrebbero portarci la camera nuova.

Tiziana:      (Era in bagno). Lo so! Esci?

Rino:          Vedi tu! Vuoi mantenere un tenore di vita? E anche qualche baritono? E allora esco. A stasera cara. (Esce).  

Tiziana:      Fai lo spiritoso. La televisione … come si fa senza. Almeno una ci vuole. Di là ne avevo otto … quasi tutte bruciate dall’usura ma otto. Quando torna lo spedisco al negozio di elettronica di via Marcotullio Cicerone. Un cinquanta pollici andrebbe benone. Lo spazio non manca. Ah, che bella casa!(Campanello). Non sarà il vecchio padrone … chi è?

Paulette:     (Da fuori) Ma sono io, a quest’ora chi esce di casa?!

Tiziana:      Solo mio marito. Speriamo che sia sobria. Avanti. È sola?

Paulette:     Sono vedova … lei piuttosto: è sola?

Tiziana:      Sì!

Paulette:     Quel mascalzone l’ha abbandonata? Ha la faccia di un briccone. Che marito interessante. (Gesto di Tiziana). Ha visto?

Tiziana.      Cosa? 

Paulette:     Che sono scesa a farle compagnia. Glielo avevo detto che avremmo passato interi pomeriggi d’inverno.

Tiziana:      Sì, ma è mattina e siamo in piena estate.

Paulette:     Che differenza fa? D’estate fa caldo fuori e d’inverno fa caldo dentro.

Tiziana:      (Tra sé). Oh mamma mia che palazzo di matti. Fa che non entri quell’altra vedova. (Campanello). Si detestano, ma pur di fracassarmi l’anima, arrivano una dietro l’altra. Chi è?

Mirko:        L’assicuratore.

Tiziana:      Ma è scemo? Cosa vuole?

Mirko:        Parlarle.

Tiziana:      Io no, quindi se ne vada. 

Paulette:     Lo faccia accomodare … è  bello? Lo intrattengo io.

Tiziana:      Ne è certa?  Mah! Entri!

Mirko:        Signore, buongiorno … ma che bella sorella ha? Complimenti.

Tiziana:      Ma quale sorella!

Mirko:        Che stupido: è sua madre.

Paulette:     Madre di chi? Ah, di lei! Sìììì, non vede la somiglianza sbalorditiva.

Mirko:        Infatti, mi ha colpito subito l’identico tratto somatico.

Tiziana.      Lei è sicuro di stare bene?  

Mirko:        Signora cosa dice? Sono un assicuratore.

Paulette:     Allora è certamente sicuro. Tesoro offri da bere al simpatico giovane. I liquori sono nello scomparto segreto di quel mobile … lo sa ma a volte si dimentica.

Tiziana:      Vedo che hai una buona memoria “mamma” . (Tra sé) Ecco il perché della visita. Allora è vero. Vengono solo per bere.  

Paulette:     È una cara ragazza: pensi che è l’unica figlia che mi è rimasta.

Mirko:        Ne aveva tante?

Tiziana:      È stata la moglie di Nereo. (Ironica). Qui non c’è niente … prova tu! 

Paulette:     Ah … queste figlie pasticcione. (Da dei colpetti qua e là). È strano. Sono sempre stati qui. Non importa: berremo domani. Dopotutto lo facevo per lei.  

Tiziana:      Oh!

Mirko:        Siete una magnifica famiglia. … il signore che c’era l’altro giorno? È il secondogenito?

Tiziana:      Sì ma di madre diversa. Si dà il caso che sia mio marito. E non abbiamo intenzione di sottoscrivere nulla.

Paulette:     Sottoscrivo io! Una bella polizza contro gli intrusi.

Tiziana:      Eh, proprio contro quelli la sottoscriverei.

Mirko:        Lei abita in questo palazzo? (Paulette annuisce). Guardi, nonostante i vari difetti che ha le vengo incontro.

Paulette:     Ma dico? Come si permette?

Tiziana:      Mamma, sono evidenti. Ormai sei difettosa.

Paulette:     Rincari la dose?

Mirko:        Io parlo dei difetti del palazzo.

Paulette:     Ah, quelli del palazzo, volevo ben dire. Un bel giovanotto così che disprezza …

Tiziana:      La mummia.  (Tra se).

Mirko:        Non ha sistemi di sicurezza. Tuttavia le faccio un prezzo speciale. Mille euro l’anno.

Paulette:     E dove li trovo mille euro. (Tra sé). È poco! Sottoscrivila tu per me.

Tiziana:      Non ci penso nemmeno … mamma dovresti essere tu a sottoscrivere a mio favore.

Mirko:        Beh sì ha ragione! Le faccia un regalo. Sono le mamme che aiutano le figlie. (Campanello). Il marito che torna!

Tiziana:      Non credo! Ma temo che sia quell’altra! Avanti! Ecco: tombola!

Ortensia:    Ho sentito vociare e mi sono precipitata.

Tiziana:      Da dove? La vedo tutta intera.  

Paulette:     Magari precipitasse … si alleggerirebbe il palazzo. Pelandrona!

Ortensia:    (Guarda attorno come se cercasse qualcosa).

Tiziana:      Ha perso qualcosa oltre la testa?

Paulette:     Ma quale testa! Ha lasciato gli ingranaggi dal dottore. Vai a casa che ti sta squillando il telefono.

Mirko:        Che udito prodigioso. 

Tiziana:      Qui a ingranaggi siamo messi male vedo. Ortensia cosa cerca?

Ortensia:    Niente! (Si ferma davanti alla porta che sappiamo e la apre dalla parte della maniglia). Questa è stanza da letto vero?  

Paulette:     Prima, adesso è adibita a ricovero per malati di mente dei quali sei un esempio da manuale.

Mirko:        Davvero?

Tiziana:      Non si sa ancora chi sia la migliore ma … La vuole provare? Gliel’affitto.

Mirko:        Per ora no! (Un po’ impaurito). Allora vi lascio l’opuscolo da consultare, a lei l’ho già lasciato. E spero che sottoscriva. Fatemi sapere. Lo mostri anche alla zia.

Tiziana:      Zia, hai sentito il dottore? (Intende Mirko)

Ortensia:    Non mi ha trovato nulla di serio.

Paulette:     Prova ad andare dal veterinario poi vedi.

Ortensia:    Villana! Zia? Mi ha chiamata zia?

Paulette:     Perché non lo sapevi?  

Mirko:        Vi lascio … arrivederci. Mamma mia. Passo settimana prossima nella speranza che sottoscriviate. Ho bisogno di far sottoscrivere contratti. Ho iniziato da poco questa attività … mi hanno rifilato degli appuntamenti presi in precedenza da altri colleghi che non hanno potuto confermare. (Esce).

Ortensia:    Mi venga a trovare ogni tanto, le preparo il tè.

Paulette:     Non le dia retta: ha già sterminato dieci mariti con gli infusi di segale cornuta.

Ortensia:    Stai zitta, bevi ancora l’assenzio. … cosa fai qui dalla mia amica?

Tiziana:      Non si allarghi troppo. Di cosa volete parlare? Di bevande?

Paulette:     Il vecchio scemo non ne ha lasciata nemmeno una. Era pieno ai tempi.

Ortensia:    Ai tempi? Sei sicura? Ci vuole la parola magica per aprire lo scomparto. Lo sentivo pronunciarla tra una gozzo … viglio e l’altro. Non pensi male cara amica.

Tiziana:      E perché dovrei pensare male (guarda il pubblico).

Paulette:     Dilla! Non la sa!

Ortensia:    L’aveva scritta su quel foglio … quella pergamena.

Paulette:     Tu sei una pergamena incartapecorita.

Tiziana:      (Intuisce). Pergamena dice? Scritta in …

Paulette:     Assiro-Babilonese: la sua lingua madre … accattona. Ha visto? Mi costringe ad andar via.  

Tiziana:      Non è lei a farlo … La segua Ortensia. Le prometto che appena mi si libera un minuto passo.

Paulette;     Li tenga occupati tutti. Una volta entrata non è più in grado di uscire. Ci vuole la guida per districarsi nei meandri.

Ortensia:    Scimmia che non sei altro. Perché mi ha chiamata zia?

Paulette:     Pensa che io sono la madre. Superiora (smorfiosa).

Ortensia:    Ogni tanto ti ricordi di essere stata in convento.

Paulette:     Ma in “convento” c’era troppa aria e sono uscita.  

Tiziana:      Mamma mia che coppia. (Tra sé).

Lilly:          Permesso? Torno più tardi. (Vede le due).

Tiziana:      Si fermi un attimo. Menomale che è salita.

Lilly:           (Rientra). Chi era quel bel ragazzo che ho incontrato sulle scale?

Paulette:     Mio nipote e lei è mia figlia. (Sprezzante, altera).

Ortensia:    E io sono la zia. Quella intelligente. (Orgogliosa).

Lilly:           Dite la verità, avete cambiato le sostanze nutritive? Scommetto che siete qui in cerca di qualche residuo alcoolico abbandonato da Ludovico?

Ortensia:    Ti faccio notare che tra parenti è usanza farsi visita di tanto in tanto.

Tiziana:      Tra parenti sì ma non … Lilly la prego, rimanga (supplice).

Lilly:           Sarei dovuta passare stasera ma mi sono liberata …

Paulette:     Lo sappiamo che vivi incatenata. Ortensia, vecchia scellerata, andiamo da te per un rinfresco fuori programma.

Ortensia:    Puzzi di capra stamattina. Lilly, mandale un idraulico a riparare lo scarico del bagno così defluisce con l’acqua.

Lilly:          Non ci faccia caso … fingono di insultarsi ma sotto sotto si adorano.

Paulette:     Eretica! Non sai quello che dici. Ero venuta per una chiacchierata e me ne vado indignata.

Ortensia:    Accontentati: la rima l’hai trovata!  

Paulette:     Quanto ti odio! Montanara di una giardiniera! (Esce).

Ortensia:    (Si sofferma davanti alla porta poi rinuncia ed esce). Vi saluto.

Tiziana:      Da quando è entrata non ha fatto altro che fissare quella porta.

Lilly:           Bisogna capirle … vivono sole da molti anni e appena arriva un inquilino nuovo accorrono in cerca di compagnia. I loro parenti, i pochi rimasti, le hanno messe a stecchetto. Niente bibite gasate e altre sostanze affini e soprattutto niente soldi in tasca. E vengono pensando che le offra da bere. A loro modo sono generose. Danno solo guai! (Ridono).

Tiziana:      La stavamo cercando perché l’altro giorno abbiamo sentito delle voci.

Lilly:           Suo marito mi ha accennato qualcosa circa alcune visite non … voci? E voi dove eravate?

Tiziana:      Ero salita dalla contessa, per niente tra l’altro e quando sono scesa per rientrare ho chiamato Rino per farmi aprire ma al posto suo mi ha risposto una voce e poi un’altra ancora. E quando siamo entrati non c’era nessuno: ovviamente.

Lilly:           Ovviamente! Mi creda, non ho mai sentito dire che in questo palazzo ci siano fantasmi. Ci sono presenze inquietanti ma non fantasmi.

Tiziana:      Si riferisce a quelle che sono appena uscite? Senta, per caso ha portato lei una bottiglia di liquore e preso i quadri del vecchio proprietario?

Lilly:           Per niente! Non ho nemmeno le chiavi degli appartamenti. E sa perchè? Perché non voglio guai! Stasera salgo e vediamo di fare luce sulle voci. A più tardi!  

Tiziana:      Questa se ne frega delle voci. Spero che siano solo delle illusioni acustiche. Che faccio? Perlomeno prima avevo qualche amica con cui passare il    tempo … ma qui con queste matte cosa mi invento? Oh per Sardanapalo che situazione. (Si apre il mobile dei liquori e lo scomparto interno, è vuoto)  e stai chiuso scemo. Se lo poteva portare via questo scatolone. Un momento! “Sardanapalo” (Idem) è la parola magica che diceva l’educanda di là! Per la miseria! Questa si che è bella! Nasconderò i gioielli qua dentro … e chi li trova? E quel cretino mi vuol far sottoscrivere una polizza? (Pensa e si aggira). Lo dico a Rino o è meglio tenerlo per me? … La pergamena … la faccio sparire dentro lo scomparto segreto. Metti che qualcuno per caso  pronunci la parola e … no! Si aprirebbe mostrando i tesori. La pergamena finisce in cenere. E se mi scordassi la parola? Dio che problemi! “Sia maledetta questa pergamena”! (Si apre la  porta segreta ma si richiude subito). Ma … (Gag a piacere).

Rino:          (Entra e rimane perplesso). Ciao Titti … beh? Non hai mai visto una porta? 

Tiziana:      Eh? Ciao, sei in anticipo? (Apre dalla parte della maniglia). Mi era parso che si aprisse al contrario. Una stupida illusione ottica dovuta allo specchio.

Rino:          Ti senti bene?

Tiziana:      Come non mai. Visto che ci sei, andiamo a comprare una televisione?

Rino:          Ci ho già pensato io. È qui sul pianerottolo. Apri bene la porta … eccola qua .. bella grande come piace a te. Mi hanno assicurato che si vede anche l’aldilà.

Tiziana:      Non scherzare. (Si avvicina ancora alla porta). È stata tutto il tempo a fissarla … mah! (Apre e chiude in fretta).Sarà, ma qualcosa si è mosso qui. Ah! È passata Lilly e stasera torna. Scendiamo a mangiare qualcosa. La tv la sistemiamo dopo. Portala di là.

Rino:          Con quello che costa pranzare? La camera da letto è già arrivata?

Tiziana:      No! scendiamo! (Buio).

Scena seconda

Due giorni dopo nel pomeriggio

Tiziana:      Metto tutto qua dentro e faccio una prova. Chiuso! “Sardanapalo” e si apre. La pergamena la nascondo sotto il materasso … ma quale materasso? Metto la parola nella memoria del cellulare. Alla rovescia. Olapanadras! Perfetto. E tutti questi scarabocchi? Maledetta (La porta che sappiamo scricchiola ma non si apre) chi c’è? Tipici rumori da case antiche … cric crac …. Vuoi vedere che sono le vibrazioni che spostano gli oggetti? Solette antiche. Se pesti i piedi sul pavimento salta tutto qui. …   Sì, i gioielli sono al sicuro, i documenti importanti, i contanti e le azioni: pure. Mio marito non sa niente e questa carta ammuffita la sistemo nel cassetto delle posate sotto il foglio di carta oleata. Quando scoprirò che c’è scritto vedremo che farne. (Va in cucina).     

Rino:          Entri Lilly … cara c’è la signorina … sarà a letto. Tiziana? Non fa niente tutto il giorno: si stanca da morire. Non si rende conto che si indebolisce. Frequentasse almeno la palestra. Titti? 

Lilly:           Dorme sodo!

Rino:          E così lei non è entrata perchè non ha le chiavi. Eppure guardi che qualcosa è successo qua dentro. I quadri per esempio … che mi risulti non camminano. E le bottiglie neppure. Mi creda, mi spiace che non sia stata lei ad entrare .. . è così bella.

Lilly:           Gliel’ho detto: lo è anche lei ma ahimè, ho un impegno. Lo sa che questa casa suscita passioni sfrenate … incontrollabili, da far perdere la testa anche ad un santo.

Rino:          Davvero? Non me ne sono accorto ma adesso che lo dice … temo che abbia ragione.

Lilly:           Sorvoliamo … Per me è solo suggestione o sovreccitazione. Invece sua moglie mi sembra talmente contenta di vivere qui che si è lasciata andare ad una gioia sfrenata a tal punto da materializzare dei suoni equivoci. 

Rino:          Mah … non è una donna irrazionale … anzi: è troppo logica per cascare in simili percezioni. Io propendo per crederle. Vedrò in questi giorni come si comporta.

Lilly:           Le posso assicurare che in queste case antiche i rumori non si contano. E di ladri non ne hanno mai avuti.

Rino:          Nel dubbio potrei sempre sottoscrivere la polizza che ha proposto quel tale.

Lilly:           Ah sì, l’ho intravisto sulle scale … pensavo che fosse andato da quelli disopra invece è stato qui da lei. Quella mattina c’erano anche le super donne. Sicuramente verranno ancora e sa perché? Cercano i liquori che Ludovico teneva in quel mobile. Aveva una raccolta di pregio e loro lo convincevano con lusinghe diciamo a mescere di continuo, tant’è vero che aveva messo una parola magica per far aprire lo sportello. Eravamo a livelli di baccanale eh. Tutti dissoluti.  

Rino:          Veramente? … Una parola magica? E quale sarà?

Lilly:           Non ne ho la più pallida idea. Non è una parola magica nel senso esoterico … fa semplicemente scattare un meccanismo, un sensore …

Rino:          Ahhhh ecco! Titti … eccola.

Tiziana:      Lilly che sorpresa … venga più spesso. Soprattutto quando ci sono le divine ierodule. (Lo dice a caso).

Lilly:           Chi sarebbero? (Ha capito il significato ma non vuol dare ad intendere).

Rino:          Abbiamo ierodule qui nel palazzo?  Ueilà!

Lilly            Quelle sono più vestali. Eh, sono quasi sempre in vestaglia. (Ironica) Scappo! Vedo che ha fatto sostituire la serratura? Ha fatto bene! … Allora, quando è sotto assedio, se le fa piacere, mi chiami … cercherò di salire.

Tiziana:      Qui non ho amiche … mi sento un po’ sola.

Lilly:           Lo credo! Arrivederci! (Esce).  

Rino:          Hai capito? Quelle vengono per il beveraggio, non perché gli siamo simpatici. Ha detto Lilly che il vecchio che abitava qui era costretto alla lascivia pur di accontentarle. E aveva messo una parola d’ordine per far aprire quel mobile.

Tiziana:      Ma davvero? (Pensa). È vero! Mi ha detto la contessa di prendere da lì qualcosa da bere e quell’altra ha detto che ci vuole la parola magica per aprirlo.

Rino:          Mi piacerebbe saperla tanto per curiosità. Ti ricordi quella pergamena tutta a scarabocchi? Senz’altro è scritta li.

Tiziana:      Credi? L’ho gettata in pattumiera. (Le viene in mente la leggenda di Sardanapalo). Ma ti dico io che tipo quel Ludovico … no niente … idee. Retaggi scolastici che affiorano. A volte mi tornano in mente le favole dell’antica Assiria. Usciamo per cena o ti accontenti di un pasticcio di mia invenzione?

Rino:          Ehhh … scendiamo! Non che disdegni i tuoi manicaretti … per carità. (Prima di uscire rivolgendosi al pubblico). Sono immangiabili!

Scena terza

Il giorno dopo

Tiziana:      Spero che la giornata inizi bene. (Campanello). Come non detto! Chi è?

Operaio:     Signora devo consegnare una camera da letto.

Tiziana:      (Apre). Ah, era ora! Pensavo che la stessero fabbricando.

Operaio:     La nostra azienda lavora solo su richiesta esclusiva dei clienti. Loro ordinano e noi costruiamo coi particolari voluti espressamente. 

Tiziana:      Diciamo che non volete tenere merce in giacenza nel magazzino.

Operaio:     Beh sa com’è, i tempi. (Entra anche Ludovico vestito da operaio).  

Tiziana:      Il signore è con lei?

Operaio:     Lei è con me?

Ludovico:   Sono con lei!

Tiziana:      Siete assieme?  

Ludovico:   Da poco.

Operaio:     Ma dico, sei pazzo? Avete sempre quella dannata abitudine di salire sul camion da dietro. Parto senza nemmeno sapere chi ho a bordo. 

Ludovico:   Non la fare lunga: sbrigati. Ho premura! Ma chi è questa gentile signora?

Tiziana:      Guardi … sono la padrona di casa … sbrigatevi.

Ludovico:   Hai sentito: muoviti.

Operaio:     Non penserai che faccia tutto da solo?

Ludovico:   Non penserai che faccia il tuo lavoro? Io sono incaricato di intrattenere la cliente. Oh bella! Firmi qui il documento di trasporto. (In verità si tratta di un atto di vendita della casa).

Operaio:     L’ha lei? (Si fruga). Mah! Scendo un attimo per preparare il trasporto in ascensore.

Ludovico:   Ma quale ascensore: non c’è! (Esce l’operaio).

Tiziana:      Mi perdoni, vado a prendere il cellulare, telefono a mio marito. Un attimo!

Ludovico:   E questa sarebbe la nuova proprietaria? Finalmente la conosco! –“Sia maledetta questa pergamena.” – Vado a sbirciare da Ortensia. Vecchia pecorona. Mi verrebbe voglia di manometterla, se fosse ancora bella. (La porta si apre come al solito e si infila).

Tiziana:      Allora mi stava dicendo che … è sceso. Che duo! Lilly, che sorpresa: entri.

Lilly:           Stanno salendo da lei?

Tiziana:      Abbiamo sostituito la camera matrimoniale, per ora, … faceva pena.

Lilly:           Come faceva pena? È una camera di fine seicento con tanto di baldacchino … direi un’alcova.

Tiziana:      Ma quale alcova … è un rudere. (Vanno nella stanza e poi nell’altra ).

Lilly:           Dov’è finita?

Tiziana:      Manca tutto. Pensavo lo sapesse?   

Lilly:           Per niente! Ha portato via tutto? Vi ha lasciato solo questi quattro mobili.

Tiziana:      Ha detto che sarebbe passato ma finora …  non si è visto.

Lilly:           Guardi, ne dice tante ma poi. Fa il furbo ecco! Chissà perché li ha portati via. Proverò a chiamarlo. Senta mi offra un  caffè.

Tiziana:      Certo! Andiamo di là. Pensavo lo sapesse. (Arriva  Rino).   

Rino:         Titti, ci sono i mobilieri. (Arriva anche Ludovico). Buongiorno, è lei l’incaricato?

Ludovico:   Non saprei … ah sì. E  lei chi è?

Rino:          (Si sente preso in giro, si innervosisce  e improvvisa). Un frate cappuccino.

Ludovico:   Peccato, non sa cosa si perde da laico. Fossi in lei ci ripenserei.

Rino:          Sì sì … ci penserò. Si dia da fare piuttosto.

Ludovico:   Conoscevo il vecchio proprietario sa!

Rino:          Guardi è un pagliaccio … ha promesso che sarebbe passato per congratularsi ma finora … per me è un idiota. Una pessima persona creda! Mi posso confidare?

Ludovico:   Sarò una tomba! 

Rino:          Mi ha ceduto l’appartamento per soli duecentocinquantamila: un cretino!

Ludovico:   Oh, che fesso! Duecentocinquantamila ha detto? Però!?

Rino:          Il valore effettivo si aggira sul milione.  

Ludovico:   Completo di tutto.

Rino:         Sìììì, ma le cose che riteneva migliori se le è portate via. A noi sta bene così … certe schifezze non ci interessavano. Non sono i mobili a dar valore ad un immobile, è l’immobile stesso il vero valore. 

Ludovico:   Certo! Mobili di grande valore non ne esistono … pensi che a volte un misero scatolone di legno può valere talmente tanto da non avere prezzo.

Rino:          Non dica eresie, parla per sentito dire immagino?  … Si dia da fare col suo compare. … Titti? (Va in cucina).

Ludovico:   E questo sarebbe il nuovo padrone di casa? (Esce Ludovico).

Operaio:     (Da fuori). Dove vai imbecille: torna su! Che colleghi mi mandano? Signora? Siamo pronti! Che giornata! (Buio).

Scena quarta

Il giorno dopo verso sera

Lilly:           (Entra con Rino). Mi spiace: non riesco a rintracciarlo. È possibile che sia  fuori dall’Italia. Gira spesso. Quest’inverno è stato in sud America per tre mesi.  

Rino:          Un giramondo! Non mi interessa quello che fa. Le dirò: non ci teniamo affatto a conoscerlo. Lilly, perché una sera di queste non si ferma a cena? Non tema! Faccio portare i piatti già pronti dal ristorante qui sotto … mia moglie è una brava ragazza ma in cucina è un disastro.

Lilly:           Mamma mia quanto mi piace questo: (Tra sé)  vedrò. Impegni permettendo. Voci ne avete sentite ancora?

Rino:          No, che sappia. E le devo dire che non sentiamo nemmeno quelle due da giorni. Veramente si abbandonano a scelleratezze d’ogni sorta?

Lilly:           Glielo dico proprio perché mi sento un’amica ormai. Non lo dica a Tiziana, potrebbe sentirsi osservata. Avrà notato che ai balconi si affacciano spesso delle persone ...

Rino:          Affittano i balconi ai turisti.

Lilly:           Ma quali turisti?! Lei è un ingenuo. Turisti! Allora non sa niente?

Tiziana:      (Entra con dei pacchi). Ah ma siete qui voi due? Bene! Lilly, ti fermi a cena? Ti prego, diamoci del tu.

Lilly:         Te lo stavo per chiedere … allora anche con te.

Rino:          Ma certo … chi sono io, il figlio della serva? Amo sentirmi dare del “tu”.

Tiziana:      E da quando? Stenti perfino a salutare le persone.

Rino:          Scherza … sono un tipo socievole.

Tiziana:      Con quelle che ti piacciono, con le altre ti comporti da cafone.

Rino:          Non è vero … Lilly non mi piace e la tratto bene … benissimo.

Tiziana:      Ecco. Tende sempre a sminuire gli astanti … (Porta i pacchi in cucina e torna). Non badare ai nostri battibecchi, sono perlopiù finti. Ci stuzzichiamo per sopravvivere allo sfacelo del matrimonio.

Lilly:          Adotterò questo metodo pure io una volta fatto il passo fatidico.

Rino:          L’unico motivo che tiene uniti è la ricchezza. Se fossimo meno agiati saremmo già ognuno per la propria strada.

Tiziana:      Non essere ridicolo. Che idea si sta facendo di noi? Basta! 

Lilly:           Sono a mani vuote … scendo un attimo. Almeno una bottiglia di quello buono me la consentirete?

Rino:          Ma che sia buono però. (Esce Lilly). Titti, non lasciamoci trascinare dalla superficialità. Adesso sa che siamo straricchi. È bene che si sappia ma non dovremmo essere noi a dirlo.

Tiziana:      Hai tirato in ballo tu la ricchezza.

Rino:          Mi lascio andare …  a proposito di ricchezza …Stavo pensando a quella polizza, sarebbe il caso di sottoscriverla o lasciamo passare un po’ di tempo?

Tiziana:      Non serve la polizza! Questa casa è sicura nonostante le voci e  i rumori di fondo. A chi mai verrebbe in mente di …

Rino:          Di? Finisci la frase.

Tiziana:      Ma niente: se lo ritieni opportuno chiama quel tipo.

Rino:          Beh, vedremo. (Si aggira pensoso). Mi stavo chiedendo: perché quell’operaio che ha portato la camera ha detto quella frase? – “Lo sa che non l’ho mai visto prima d’ora?” –

Tiziana:      Poi sono io quella suggestionabile. Prepara la tovaglia piuttosto.

Rino:          Un’altra cosa … non ti arrabbiare e non prendermi per maniaco … come ti senti … è tutto come prima … niente di che … voglio dire: non hai particolari voglie … stranezze?

Tiziana:      Quali stranezze? In effetti una ci sarebbe! Quelle due non si sono più viste. (Campanello). Perché amo parlare a vanvera? Avanti! Sei tu! Mi è venuto un colpo.

Lilly:           Temevi che fossero le sacerdotesse? O sono totalmente fatte o le hanno chiuse dentro. (Campanello). Come non detto.

Rino:          Mamma mia che strazio. Chi è?

Ortensia:    (Da fuori). La zia!

Rino:          (Si agita). Titti c’è tua zia! E come lo sa che abbiamo cambiato casa? Non lo abbiamo ancora detto a nessuno. I gioielli sono al sicuro? Tende a spazzolare tutto quello che trova. Non ti lamentare se ne dovesse mancare qualcuno.(Finge).

Ortensia:    (Da fuori). Uh uh … c’è anche tua madre.

Rino:          (Sempre più agitato). Oh dio! Il denaro è al sicuro?

Tiziana:      Non può essere. Sono loro! Perché? Lilly, mandale via. Andiamo di là un attimo.

Rino:          Cosa dici? Mi impedisci di assistere al dissolvimento della nostra ricchezza? E da quando? Avrà una valigia di sicuro.

Tiziana:      Mia madre non ruba! È la tua caso mai a trafugare. Vieni di là. (Escono, sono dietro la porta di destra che da alla camera, li vede solo il pubblico, gag a piacere).

Lilly:           Che famiglia. Entrate (entrano le due signore) scusate ma (Esce e rientra) i miei amici oggi hanno dei problemi e non desiderano ricevere nessuno. Sono spaventati dalla presenza dei fantasmi. 

Ortensia:    (Ride sonoramente). Hai sentito Paulette, ti hanno scoperta vagabondare di notte sul cornicione.

Paulette:     Pensavo fossi tu! Voglio vedere mia “figlia”. Ne ho sempre desiderata una e adesso che si è offerta spontaneamente me la tengo. La riempirò di soldi.

Ortensia:    Se quella è tua figlia io sono una dissoluta.

Paulette:     Tu lo sei indipendentemente dal fatto che quella sia o non sia mia figlia. Vagabonda del darma! L’assicuratore ha visto in me una genitrice modello. Tu sei semplicemente una misera zia.  

Lilly:           Ah ecco da dove viene il pasticcio … Paulette, perché non adotti me?  

Paulette:     Perché non abbiamo affinità somatiche. Parola di assicuratore.

Ortensia:    Fiducia cieca. Lo vuole a tutti i costi, ecco perchè! Vorrà dire che l’adotterò io. Non tu, il ragazzo.

Paulette:     Scellerata!

Ortensia:    Spugna! Ecco! Tutto questo parlare mi ha fatto seccare la gola e non abbiamo bibite … Straponar … Desputsalasar (Tiziana capisce che sta tentando di far aprire l’armadio)  e come diavolo è ‘sta parola.

Lilly:         È inutile che tenti … Ludovico se n’è andato e con lui la scorta di pozioni spirituali.

Paulette:     Sia maledetta … (La porta scricchiola ma non si apre). Me ne vado indignata.

Lilly:          È da quando ti conosco che te ne vai indignata. Ortensia, perché non la segui. Indignatevi a casa vostra.

Paulette:     Hai sentito Ortensia? Ci dà suggerimenti. Saliamo da me per un simposio a base di sangria?

Ortensia:    Non sono un pappagallo.

Lilly:           Come, te ne stai andando?

Ortensia:    Saltimpalo! Al diavolo. Qui non ci vengo più. È colpa sua. Mi trascina ovunque pur di bagnare l’ugola. E io come una cretina la seguo. (Escono entrambe).

Lilly:           Non sei una cretina. Sei ben altro.

Rino:          Quella donna è impazzita … 

Lilly:           Stava tentando di aprire il mobile dei liquori ma non conosce la parola magica. 

Rino:          La parola giusto. Mi piacerebbe conoscerla.

Tiziana:      Chissà che parola è e in quale lingua. Mah!

Lilly:           Intendiamoci, potrebbe essere tutta una messa in scena ideata da Ludovico per tenerle lontane.

Rino:          Niente di più facile: conoscendole.

Tiziana:      Avete ragione. A volte si escogitano stratagemmi così complessi da non riuscire più a capirne i meccanismi dopo qualche tempo.

Lilly:           Questo Ludovico era particolarmente avvezzo allo stratagemma. Si dice che ne avesse messi in atto altri. Personalmente non ho mai creduto.  

Rino:          Per me è un cretino! Scusa Titti, perché quelle hanno detto di essere tue parenti?

Tiziana:      Te lo spiego dopo.

Rino:          D’accordo. Vado a ordinare la cena?

Tiziana:      Sì … ormai ho fatto tardi in cucina.

Lilly:           Mi diceva Rino che sei molto abile coi fornelli.

Tiziana:      Mio marito è un adulatore nato. E tende a esagerare sulle qualità delle persone.

Lilly:           Capisco! Siete sposati da tanto?

Tiziana:      Beh, saranno cinque anni.

Lilly:           Crisi ne avete?

Tiziana:      Economiche dici?  

Lilly:         Sentimentali!

Tiziana:      Finora no: Rino ha occhi solo per me. Finge di interessarsi alle altre ma lo fa per farmi ingelosire. Naturalmente non ci casco.

Lilly:           Capisco! Siete felici insomma?

Tiziana:      Sììì, non ci manca niente. Abbiamo tutto e di più.

Lilly:           Quando c’è la ricchezza c’è tutto.

Tiziana:      Oh! Hai voglia!

FINE SECONDO ATTO

TERZO ATTO

Scena prima

Rino:          (Campanello). Chi sarà?

Tiziana:      Il vecchio proprietario? Avanti!

Mirko:        Signori scusate se mi presento senza preavviso ma il lavoro scarseggia e allora devo insistere.

Rino:          Mia moglie dice che è inutile sottoscrivere una  polizza … la casa è sicura e non abbiamo grandi valori in ballo. 

Tiziana:      È vero! Niente di importante! Sappiamo custodire da noi.

Mirko:        Quand’è così non posso che battere in ritirata. Mi ero illuso. Pensavo che  i benestanti avessero di che allarmarsi ma a quanto pare mi sbagliavo. Sapete se quelle signore sono interessate? Le sue parenti!

Rino:          Quali?

Tiziana:      Queste del palazzo. Provi, ma le tenga a distanza. Sono un po’ focose.

Mirko:        Davvero?  

Lilly:           (Bussa ed entra). Che distinto giovanotto … l’assicuratore vero? L’ho intravista un giorno sulle scale … il vecchio proprietario voleva sottoscrivere ma poi ha deciso di vendere all’improvviso ed è sfumato tutto.

Mirko:        Quel signore che ho incrociato qui? Era davanti a me sulle scale ed è entrato. Ho capito adesso! Era passato per me. No, ero io in ritardo … no, erano i colleghi in ritardo e hanno mandato me ma nel frattempo questo ha lasciato la casa … ma ha firmato lo stesso la polizza per ben due volte invalidandola.

Rino:         Quindi era per quello che era presente?

Lilly:           Gli sarà  rimasta una copia della chiave.

Mirko:        Non credo! La porta mi era parsa  solo accostata.

Tiziana:      Ma avendo cambiato la serratura … si giustificherà una volta passato per queste benedette congratulazioni.

Rino:          Delle quali a noi interessa meno del due di picche.

Lilly:          Appunto, a cosa serve congratularsi poi: vi ha portato via quasi tutto.  Lei, sale, scende? Scenda da me! La metto in contatto con gli altri inquilini. Ripasso più tardi … andiamo?

Mirko:        Va bene! Signori arrivederci … non so … addio. (Escono).

Rino:          Avremo fatto bene?

Tiziana:      Benissimo! Fidati! Nessuno ci ruberà i nostri beni casalinghi … che ammontano a svariati milioni.

Rino:          Appunto! (Fa un gesto come a dire: “sai che roba”). Dove li tieni, al solito posto? Hai adottato quel metodo che usavamo anche di là?

Tiziana:      Medesimo nascondiglio. (Mente).

Rino:          Ahhhh, ecco!  … Mentre era qui ha preso i suoi quadri. Logico! Era già qui. E ci ha portato quella bottiglia che è finita sotto il mobile. Pensava di trovarci per le congratulazioni e per caso è arrivato questo beota. In effetti la serratura mi parve difettosa. Tutto chiaro. Nessun ladro. E scommetto che le voci provenivano da fuori.

Tiziana:      Siamo un po’ scombussolati. Tutte queste emozioni ci hanno messo a dura prova. Che facciamo oggi?

Ortensia:    (È già piuttosto alticcia). Permesso! Uh, c’è anche il marito della moglie.

Rino:          Quando si dice la novità! E così lei è la zia di mia moglie?

Ortensia:    (Si guarda attorno). Per finta però … sapeste che sete. Posso? “Stranelpalo.” Niente! Avete ospiti o vedo doppio?

Tiziana:      Dipende dai punti di vista. (Guarda il marito). Da quanto non vede Ludovico?

Ortensia:    Da  parecchio … da almeno tre mesi. Credo!

Tiziana:      Secondo lei quella famosa parola magica si può cambiare?

Ortensia:    Ecco perché non si apre più! È stata cambiata.

Rino:          (Alla moglie). Questa è pazza! E mi dica … voci ne sentite?

Ortensia:    Oh sì! Sono quelli del piano di sopra che urlano come pazzi contro quei deficienti che spiano dai balconi circostanti. (Barcolla e si siede).

Tiziana:      Sono turisti!

Rino:          Turisti sì. Approfondirò. Mi parli di questo conte!

Ortensia:    Uno scellerato … ricchissimo! E avaro. Questo è un … un … se mi venisse la parola esatta (si avvicina alla finestra) le consiglio di tenere chiuse le tende. Adesso scusatemi ma ho sonno. O bevo o dormo! (Esce e rientra). E ha la memoria corta.

Rino:          Dio mio che personaggio. Pensa che per un attimo ho creduto davvero che avessi una zia sconosciuta. Che soggetti vivono in questo palazzo? Spero che prima o poi la finiscano di romperci. Metterò un cartello con scritto: – “Bevande finite”–. Abbiamo bisogno di riservatezza e queste due … mah. Tiziana usciamo.

Tiziana:      Scendi che arrivo … porta fuori la macchina. (Rino esce, Tiziana va in camera).

Ortensia:    (Sempre più ubriaca entra dalla porta segreta senza accorgersene). Dove sono? Che bel museo! Complimenti direttore. La pergamena dove la tenete?  Nella sala di là? È di là? (Si infila nella cucina mentre Tiziana esce dalla camera. Non si vedono).

Tiziana:      L’avrò lasciata in questa stanza. (Entra in quella di sinistra aprendola dalla parte della maniglia mente Ortensia esce dalla  cucina, non si vedono).

Ortensia:    Che labirinto … e non ho nemmeno visto la mia amica Mummia. Adesso la raggiungo nella necropoli. Maledetta spugna. Chissà che cosa beve quella. Che museo è? Delle cere? (Esce dalla porta d’ingresso mentre Tiziana esce dalla camera).

Tiziana:      (Si sofferma un attimo). Si sentiranno delle voci ma che casa magnifica. Che splendore di palazzo. Che vista! Ecco, se avessimo delle vicine meno sceme sarebbe il non plus ultra.

Rino:          (Fa capolino). Forza scendi! Andiamo.

Scena seconda

Due settimane dopo

Ludovico:   (Entra da quella porta che sappiamo). Li ho visti uscire quindi. Per me sono due idioti … se sapesse cosa le ho fatto firmare al posto della bolla di consegna. La pergamena dove sarà finita? (Pensa). Mmh … vado in visita dalla ex concubina qui accanto … è possibile che l’abbia lei. (Si ferma). Esco sul pianerottolo o piombo in casa direttamente come ai bei tempi? E se fosse sobria? Manteniamo il segreto. Esco sul pianerottolo. “Sia maledetta la pergamena” non si apre? Avrei dovuto mettere un sensore manuale anche da questa parte (Rumori di chiavi all’ingresso). Per la misera mi sto facendo sorprendere? Vorrei conoscerli meglio ma … Un giorno fingerò di dire:– “Ah, che piacere, finalmente vi conosco”– . “Sia maledetta questa pergamena!” Ah ecco, lo dicevo io che era “questa” di pergamena. Devo trovare quel foglietto a tutti i costi. (Sparisce mentre entra Rino). 

Rino:          Allora sei soddisfatta del mobilio che abbiamo acquistato. Abbiamo scelto dei mobili bellissimi. Ha fatto bene a portarseli via. Già questi rimasti mi piacciono poco figuriamoci gli altri. (Si getta sul divano). Ah, casa dolce casa … grande comoda e silenziosa.

Tiziana:      Adesso è silenziosa, all’inizio non lo era affatto. Chiama Lilly, dille se vuole cenare con noi … passato il primo momento di quasi insopportabilità ora mi è diventata simpatica.

Rino:          Lo dici perché ti senti sola o è vero?

Tiziana:      È vero! Guarda quanti spettatori su quel balcone. Idioti, guardate da un’altra parte. Tieni presente che tu non ci sei mai. (Fa delle smorfie a quelli sul balcone).

Rino:          Vuoi il tenore? Lasciami cantare! Ti faccio notare che il periodo è propizio per gli affari. Sto guadagnando moltissimo alla faccia dei poveracci. … E a proposito … e a proposito di poveracci … ti voglio fare una sorpresina. Chiudi gli occhi?!

Tiziana:      Un collier nuovo … sono diamanti o zirconi?

Rino:          Ti sembro uno da zirconi? (Bussano). Nascondilo. Avanti!

Paulette:     Adorati vicini … (Si avvicina pure lei alla finestra). Quanta gente! È finita la festa! Buffoni!

Rino:          Quale festa?

Paulette:     Eh? Beh! Ho detto festa? Mi è scappato di bocca. Sapete che è tornato Ludovico? Sìììì, ha fatto visita alla mummia di là ... peccato che non ricordi cosa sia successo di preciso.

Tiziana:      Che strano?

Paulette:     Non direi: era fradicia!

Rino:          Ma come, viene senza dirlo? Mi voglio congratulare per l’acquisto e  poi. Per me è scemo!

Paulette:     Tanto sano non è mai stato. Uno scellerato, quello sì!

Tiziana:      A cosa dobbiamo la visita?

Paulette:     Me lo sto chiedendo? Ahhhh, la mia visita? I miei parenti mi tengono a regime. Niente bibite! E a me secca la gola facilmente.

Tiziana:      Le posso prendere una cassa d’acqua se crede?

Paulette:     Acqua?

Lilly:         Posso?

Tiziana.      Finalmente! Ti stavo aspettando. È vero che dobbiamo scendere per quell’affare? (Ammicca, Lilly capisce).

Lilly:           Affare … Certo … subito no?

Tiziana:      Anche prima. Andiamo! Arrivederla Paulette. Guardi, sono così  rammaricata di non poterla ascoltare che mi prenderei a schiaffi.

Rino:          Pensi che bene le vuole. (Allarga le braccia). Impellenze femminili. Me ne guardo bene dal farla desistere. Mi si ritorcerebbe contro.

Paulette:     Vado indignata.

Rino:          Come preferisce. Ecco vada. Faccio mettere uno spioncino sulla porta e che diavolo. Seccatrici. (Esce pure lui).  

Scena terza

Verso sera

Rino:          (Rientra seguito da Lilly). Sai che è stato qui?

Lilly:           Davvero? Che fesso, poteva dirlo.

Rino:          Non mi interessa. Lilly, qualche tempo fa mi stavi dicendo degli spettatori che affittano i balconi ma poi …

Lilly:           Non so come … siediti … questo appartamento era un ritrovo di scellerati viziosi perversi (Sussurra all’orecchio). Hai capito perché accorrono?

Rino:          Se lo sapesse Titti guai. Una sorta di Sardanapalo insomma? Sporcaccioni. (Il mobile si apre) e stai chiuso scemo. (Non si accorgono minimamente di aver pronunciato la parola).   

Lilly:           Proprio! Non sanno che ora abitate voi. Quando lo scopriranno non affitteranno più. Difatti guarda che folla.

Rino:          Già! … vedevano lo spettacolino gratis. Quindi anche quelle due facevano parte del gruppo di cose … come si chiamano? Quelle!

Lilly:           Quelle.

Rino:          Capisco il perché del prezzo basso che ha preteso. Con quelli affacciati capirai che bello.

Lilly:           Temo che sia così. Tua moglie?

Rino;          Ti ha invitata a cena? Allora arriverà con qualche pietanza sopraffina. Accomodati. Spero che non arrivino le divine a rovinare la festa perché stavolta mi sentono.

Lilly:         Avete poi sottoscritto la polizza o?

Rino:          No, dice Titti che qui è sicuro. Su quali basi lo dica non so ma mi fido di lei. … (Si avvicina a Lilly). E così hai deciso di rinviare il matrimonio? 

Lilly:           Sì, non ho fretta. Pensavo di fidanzarmi con quell’assicuratore, visto che con te è impossibile.

Rino:          Beh impossibile proprio … è innegabile che mi piaci ma se dovessi mettermi con tutte quelle che mi corrono dietro  farei la fine di questo. (Ludovico).

Lilly:           Ti sopravvaluti o scherzi?

Rino:          Oh dio! Ho avuto le mie soddisfazioni prima di incontrare Titti. (Arriva Tiziana con un cartoccio). Parliamo d’altro.

Tiziana:      È la seconda volta che ti sorprendo con Lilly: hai deciso di tradirmi forse?

Rino:          La inviti a cena e la accusi di essere qui? Via Titti.

Lilly:           Non sono il tipo di donna che ruba i mariti alle amiche.

Tiziana:      Fai un pessimo affare con Rino. L’unico pregio che ha è la ricchezza.

Rino:          Non farci caso: tende sempre ad esagerare sulla condizione finanziaria.

Tiziana:      Te l’ho detto che fingiamo di litigare per sopravvivere?

Lilly:          L’hai detto! E ci credo!

Tiziana:      Finora ha funzionato. Se mangiassimo nel salottino di là … è più intimo. (Escono)

Scena quarta

Un po’ di tempo  dopo

Ludovico:   (Entra da quella porta segreta). Oh … vediamo un po’ se la mia pergamena è la dentro. Ortensia non ce l’ha quindi …  –“Sardanapalo”– . Per la miseria che bottino fenomenale … quanti gioielli, e contanti: mai visti! Come l’hanno scoperto? Un caso! Ma ti dico io. (Si guarda attorno, prende una borsa. Infila tutto). Adesso posso dire di averli conosciuti. Eh eh. E non finisce qui. (Si mette davanti alla porta, sta per pronunciare la frase ma improvvisamente  entra Ortensia, si fa da parte). È la seconda volta che la sorprendo. (Guarda il pubblico). Questa casa non è sicura!

Ortensia:    (Non è del tutto ubriaca). Ciao Ludovico, sei tornato finalmente.

Ludovico:   (Si infila nella porta che è rimasta aperta). Buonanotte eh! (Si sente un rumore. Ludovico inciampa e cade lasciando il malloppo nel corridoio, si lamenta borbottando, rientra ed esce subito, preferisce fuggire). Torno dopo.

Ortensia:    È così tardi? (Si irrigidisce). Ludovico? Dio mio che giorni infelici sto passando. (Pensa). Com’è che mi trovo da te? Devo smetterla con gli alcoolici. (Si avvicina alla finestra, estrae dalla tasca della vestaglia una bottiglietta e tracanna). Che strano, non c’è nessuno! (Si avvia verso la porta segreta barcollando leggermente e la apre dalla parte della maniglia). Vado a casa.

Tiziana:      (Esce dalla porta di destra vicina al fondale ed entra in quella più vicina al proscenio, la camera, rientra quasi subito) Non si trova mai niente qua dentro. (Bussano alla porta d’ingresso). Avanti! (Non entra nessuno). Indovina chi è? La sacerdotessa di bacco. (Apre e richiude non bene) Boh! (Torna verso la porta dalla quale è uscita). Ci sono i fantasmi.

Paulette:     (Entra. È strafatta). Buongiorno amica mia … figlia mia … sei ospitale ma non mi versi da bere … eh eh eh, non si fa! Chi sei? (Si vede nello specchio. Ortensia esce dalla stanza). Buongiorno signora. (A se stessa). 

Ortensia:    Ehi, vecchia baccante, cosa ci fai a casa di Ludovico?

Paulette:     Mi è venuta in mente la parola. Stai a vedere. Un momento, perché la dovrei dire davanti a una che non conosco? (Entrano gli altri). – “Saltimbanco.” –

Tiziana:      Siete voi che avete bussato?

Ortensia:    È stata lei. Me ne vado! La devo accompagnare ovunque. Invertebrata! (Va verso la porta segreta e si infila aprendola dalla parte della maniglia).

Rino:          È andata in camera degli ospiti.

Tiziana:      Mamma mia quando finirà ‘sta storia …

Lilly:          Pensano che abiti ancora Ludovico. (Riappare Ortensia).

Ortensia:    Beh … che c’è? Me ne vado indignata. (Va in cucina e riesce subito). Da dove si esce? Per Sardanapalo che confusione. (Il mobile si apre e Tiziana lo richiude immediatamente).

Tiziana:      Stenta a stare chiuso.

Paulette:     Chi è?

Rino:          Altro che fantasmi. Sono tutte matte! Vi proibisco di mettere piede in questa casa. Chiaro!  … Per Sardanapalo lo dico io! (Tiziana provvede a richiudere).

Tiziana:      Allora vuoi stare chiuso o no? Eh eh … è vecchio.  

Paulette:     Non sono la benvenuta. Addio!Dove abito?

Ortensia:    E che ne so dove abiti? (Si ferma e pensa). C’è qualcosa che non mi convince qui … proprio no! Devo smetterla con l’alcool. Continuo a vedere Ludovico entrare e uscire da una porta e …

Paulette:     Hai ragione. Smettila con l’alcool. Fai come me.

Lilly:          Vi accompagno dai … queste passano la notte sul pianerottolo. Altro che voci. Grazie Tiziana. (Escono).

Rino:          Basta! Non le voglio più vedere. Per Sardanapalo … ma ti dico io. Sono due sceme. (Va in camera).

Tiziana:      Oh! Cosa continuano a pronunciare quella parola … idioti. Che scemi, la dicono senza sapere che è la parola segreta. Devo trovare il modo di cambiarla. Ci sarà un metodo. In fondo è come cambiare una password di un computer. 

Scena quinta

Il giorno dopo mattino

Rino:          Esco! A stasera … (Sulla porta d’ingresso). Sei contenta Titti? Che bella casa ti ho comprato eh?

Tiziana:      Abbiamo fatto bene a venirci ad abitare. Come sono contenta. Sai che prestigio presso gli amici. Devono vedere cosa significa vivere nel lusso. Invitali un giorno..   

Rino:          Hai ragione! Ormai quelle due non si faranno più vedere ... la lezione di ieri le è bastata. E la pace regnerà sovrana. Ciao! Ti adoro!

Tiziana:      Vediamo un po’ che si può fare. “Sardanapalo”. È vuoto! Hanno rubato tutto. (Si dispera). Come glielo dico … più di un milione in gioielli spariti e il contante e il resto.

Lilly:           (Da fuori). Tiziana andiamo.

Tiziana:      Entra … sono disperata … mi hanno rubato tutto. Avevo messo qui dentro le mie piccole gioie … e Rino non lo sapeva ... è solo colpa mia.

Lilly:          Bel guaio! E sei senza polizza assicurativa.

Tiziana:      Il bello è che l’ho convinto io a desistere perché avevo scoperto questo nascondiglio sicuro.

Lilly;           Hai scoperto la famosa parola magica?

Tiziana:      Sì, per caso! È Sardanapalo.

Lilly:           Non ci posso credere … hai capito che degenerato? Comunque il colpevole potrebbe essere chiunque. Quella parola l’ho pronunciata anch’io una volta e anche tuo marito.

Tiziana:      Lo so! E temo che sia una di queste due scellerate. Tenta e ritenta alla fine ce la fai.

Lilly:           Non sanno nemmeno come si chiamano … e poi hai la serratura nuova e i catenacci. Da quella porta non entra nessuno.

Tiziana:      C’è qualcosa che non mi convince … Ortensia credeva di uscire di casa entrando dalla porta  di quella stanza …

Lilly:           È quasi sempre ubriaca … vede Ludovico ovunque perché lo amava alla follia.

Tiziana:      E con Rino?

Lilly:           Figlia mia: diglielo! Hai preso l’iniziativa senza consultarlo e ti lamenti delle conseguenze?

Tiziana:      Mi butta fuori di casa. Sono una donna finita!

Paulette:     (Campanello). Ciao! Beh? Sono sobria stamattina. E vengo con una buona notizia.

Tiziana:      Paulette la prego vada via … non sono in vena di scherzi. 

Paulette:     Va bene! Pensi che la volevo adottare e lasciarle tutti i miei beni … ma non è il caso vedo! Addio!

Lilly:           È più ubriaca del solito. Ha tutto bloccato. I cugini non le permettono nemmeno di spendere un soldo. Loro dicono che lo fanno per il suo bene ma io credo il contrario. Alla fine si ritroverà con un pugno di mosche. Denuncia  il furto. Vado da sola. Ciao!

Tiziana:      Dio che fine mi aspetta. È tutta colpa mia. Ho insistito io per comprare questo appartamento. … Che bella casa ho preso. (Buio). 

Scena sesta

Qualche giorno dopo

Rino:          Titti, dimmi dove hai messo i documenti della banca, ho il consiglio d’amministrazione oggi.

Tiziana:      Sono qui a casa? Rino siediti … non ti arrabbiare ti prego.

Rino:          Non mi arrabbio.

Tiziana:      Li ho messi in quel mobile. Per caso ho pronunciato quella parola segreta ma me la sono scordata … non riesco ad aprirlo. Perdonarmi. 

Rino:          Lo sfondiamo: tento? Te lo voglio dire ora: ho intenzione di prendere una cassaforte. Ma sì … mettiamo tutto dentro. Ti spiego stasera. Scappo … tenta di ricordare la parola nel frattempo. Ti adoro.

Tiziana:      Per oggi è andata ma domani. Ma certo la pergamena. Se c’è a qualcosa servirà … che scema, io non ho dimenticato la parola: mi hanno messo semplicemente in mutande. Finché posso cercherò di procrastinare e  dopo … denuncio o non denuncio? Non voglio tornare a fare la cameriera. A questo punto mi chiedo chi mi possa aiutare?! Quelle due? Ma quando mai! (Campanello). Chi è?

Mirko:        Mirko Chepassa!

Tiziana:      E se ne vada. L’assicuratore … entri tanto ormai. 

Mirko:        Scendo ora da sopra: hanno sottoscritto sia gli Altobando che gli Stacchinelli.

Tiziana:      Eh … bravi! Vuol dire che la più scema sono io. Lo sa che mi hanno depredata?

Mirko:        Cosa da poco immagino. Parole sue! – “Sappiamo custodire da noi.” –

Tiziana:      Eh … cosa da poco dice … quando mio marito lo scoprirà busserò alla sua porta in  cerca di lavoro.

Mirko:        Sarò ben felice di offrirgliene se ne avessi ma ahimè … scappo. Se dovesse aver bisogno in futuro mi faccia uno squillo. (Esce) 

Tiziana:      Andrò io a fare la squillo. Cosa mi invento? (Buio).

Scena settima

Due giorni dopo

Rino:          Allora Titti, questa parola ... ho bisogno quei documenti …

Tiziana:      Non la ricordo più … che cretina: avrei potuto dirtelo.

Rino:          Lo sai che mi fido di te ciecamente.

Tiziana:      Ehhh … il fatto è che mi spiace fracassare il mobile.

Rino:          In effetti è l’unico in grazia di Dio che ci ha lasciato quello.

Tiziana:      Eh! Sì! Ti prometto che passerò tutta la giornata cercando di ricordare la password.

Rino:          Mal che vada lo rompiamo. 

Tiziana:      Appunto! Ciao! (Esce Rino). Mi sta crollando il mondo addosso. “Sardanapalo” … ecco .. che bello spettacolo.

Rino:          (Rientra). Ho dimenticato le chiavi della macchina ….  Ah ma l’hai trovata allora? Che brava! Mah … è vuoto Titti.

Tiziana:      Lo vedo! Ci hanno sottratto i beni!

Rino:          (Si accascia). Che sottratto? Ce li hanno rubati! Dio che disastro. Sei una persona inaffidabile … non ti si può lasciare sola in casa. Chi ti ha detto di infilare gli oggetti li dentro?  

Tiziana:      Mi pareva un posto sicuro.

Rino:          Che parola è … tu non te la sei scordata vero? Stavi cercando di temporeggiare perché sapevi del furto.

Tiziana:      Non è vero!

Rino:         (Si guarda attorno). Abbiamo la serratura nuova … sono state le due befane. Le denuncio. (Pensa). Vai da Ortensia con una scusa e fruga … io salgo dalla francese: non se accorgono nemmeno della nostra presenza.

Tiziana:      Vado! (Esce mentre Ortensia entra ubriaca dalla porta segreta che rimane socchiusa).

Ortensia:    Ho capito tutto. (Si avvicina al mobile). Sardanapalo … Ti sei aperto finalmente! Vuoto, al diavolo. (Lascia aperto il mobile). Questa porta mi piace molto. (Si infila e inciampa nel malloppo che Ludovico fu costretto ad abbandonare dopo la caduta). Al diavolo anche tu. (La porta si richiude ma un oggetto rimane in casa).

Tiziana:      (Rientra). Dove vada è un mistero. Per me non è stata lei. E questo da dove sbuca? Se lo vede Rino mi accusa di aver favorito il furto … è aperto anche lo scomparto … allora è vero ci sono i fantasmi!

Rino:          (Rientra). Niente! non ha niente!

Tiziana:      Ci sono davvero i fantasmi: guarda il mobile: si è aperto mentre eravamo fuori.

Rino:          Per la miseria Titti, dove siamo finiti. E tutto per soddisfare la tua mania di vivere nel centro storico. Al diavolo! (Campanello). Avanti!

Ludovico:   Signori buongiorno sono Ludovico il precedente proprietario. Sono passato per augurarvi il benvenuto nel palazzo più bello della città.

Rino:          Si è degnato di venire. Giunge a proposito lei! Dica la verità: è pieno di fantasmi?

Ludovico:   Insomma … ebbene sì! (Intuisce l’ingenuità dei due). Sono qui apposta per portarli via con me.

Rino:          Cosa ti dicevo: se ne vanno tutti in blocco!

Ludovico:   Ma è ovvio!

Tiziana:      Ha visto? Ho scoperto la parola magica.

Ludovico:   Vedo! Non me la ricordo nemmeno più. Ci tenevo i liquori per le mie vicine … ma ora è vuoto. 

Rino:          Lasci stare … mia moglie aveva nascosto i nostri gioielli ma qualcuno ha pensato bene di farli sparire. Non lei … ci mancherebbe.

Ludovico:   Ma le pare … Perdonatemi se oso: i fantasmi non rubano oggetti pesanti. Aprono chiudono spostano ma non sollevano.

Tiziana:      E i quadri? L’assicuratore che entrò pensando di trovare noi mi disse che  

Ludovico:   … C’ero io. È vero. Li ho presi io. Ero passato per le congratulazioni e bussando alla porta la trovai socchiusa ed entrai quasi contemporaneamente con quel soggetto.

Rino:          Quindi fu lei a firmare la polizza? 

Ludovico:   Una ripicca … sarebbe dovuto passare molto tempo prima, invece si presentò in quel momento. La polizza è stata annullata immagino?

Tiziana:      Sì sì …

Ludovico:   Giacché sono qui mi permetto di chiedervi se per caso avete trovato una pergamena scritta in cuneo?

Rino:          Mia moglie l’ha gettata nella spazzatura.

Ludovico:   È un bel guaio: mi serviva per trascinare fuori i fantasmi. (Gli viene lì per lì). Le formule capite.

Rino:          Ma per la miseria Titti cosa combini?!

Ludovico:   Sono costretto a tornare con la fotocopia ma vi avverto, potrebbe non funzionare. Bene, a questo punto non mi resta altro che augurarvi buona permanenza. È stato un piacere conoscervi anche se con un po’ di ritardo. Mi farò vivo in seguito! (Esce).

Tiziana:      Ma vattene! La pergamena è nel cassetto della cucina.

Rino:          L’hai conservata? Brava! Tenteremo noi di farli sparire. Ora pensiamo a come comportarci. (Si aggira pensoso). Eppure … bada … è come una sensazione, ma sento che i nostri tesori sono in casa da qualche parte.

Tiziana:      Qual è quel ladro che lascia la refurtiva sul luogo del furto? Io dico che è finita chissà dove … forse proprio da Lilly.

Rino:          Non credo! Per me è qui da qualche parte. E tu sei responsabile.

Tiziana:      Non mi accusare ingiustamente: li ho messi lì per proteggerli.

Rino:          Facciamo un patto! Se dovessero essere qui attorno, come penso, e dovessimo ritrovarli, tu torneresti a fare la mia cameriera, al contrario, se dovessi avere ragione tu continuerai a fare la signora. 

Tiziana:      D’accordo!

Rino:          Aspettiamo a fare denuncia. Vado!

Scena ottava

Poco dopo

Tiziana:      E se avesse ragione lui? (Prende dalla tasca l’oggetto). La pergamena. (Esce e rientra). Ci sarà qualche parola … quante cretinate … ma ti dico io cosa mi tocca fare … mi chiedo cosa c’è scritto … cosa diavolo c’è scritto. Per me è uno scherzo per allocchi. Quello è tutto matto. Porta via  i fantasmi con questa … (Tenta di leggere e si arrabbia). Lo faccia credere a qualcun’altra. La butto via davvero!Mi sono stufata. “Sia maledetta questa pergamena” (La porta si apre). Eh? (Si avvicina sospettosa, guarda lo specchio). Allora non ho avuto un’allucinazione. Ma guarda (Si infila e inciampa). Hanno lasciato delle macerie. (Rientra con il malloppo). Quindi c’è un passaggio segreto e non lo sapevo, e dove andrà a sbucare? (Lascia il borsone sul tavolo e torna ad infilarsi, rientra dalla porta d’ingresso). Oh per la miseria ho fatto il giro dell’oca! Hai capito che segreto? (Apre il borsone). I miei gioielli? C’è tutto?! Sono rovinata! (Si riprende). Eh no è, la serva non la faccio! Fossi matta. Li rimetto qua dentro finché non trovo un posto più sicuro. … e chi li trova … chiudo la porta sul pianerottolo e mi tengo la chiave! “Sia maledetta questa pergamena” e si apre! E lo so solo io! Mi spiace ma voi, per qualche giorno, rimanete qui. Vado a chiudere la porta sul pianerottolo. Per fortuna mi disse che era l’accesso di un bugigattolo per le donne delle pulizie. Idiota! … E come ci sono finiti li dentro? Il ladro ha abbandonato il malloppo sicuro di riprenderselo. Questo significa che qualcuno sa del ripostiglio finto? Che ora chiuderò definitivamente. Certo che è strana questa casa. (Buio).

Scena nona

Quindici giorni dopo

Rino:          Sono già passati quindici giorni. Vedrai che li ritrovano. Fortunatamente avevo le copie di alcuni documenti importanti. E ho bloccato la vendita delle azioni. Purtroppo il contante se n’è andato. A stasera … Ah, ti avviso che a giorni verranno ad installare la cassaforte. Questa casa varrà molto di più se un domani la dovessimo vendere. La sistemiamo dietro questo trabiccolo.

Tiziana:      Avremmo dovuto pensarci prima.

Rino:          Già! Sai una cosa? Avremmo dovuto fare delle foto ai gioielli, li avremmo riconosciuti qualora li trovassero.

Tiziana:      Non li abbiamo persi tutti … alcuni sono rimasti nel mio cassetto.

Rino:          Menomale ... vado!

Tiziana:      Questo non si ricorda nemmeno di che colore sono … ogni tanto ne prenderò uno da lì tanto per cambiare mise. Quasi quasi li rimetto … ma no: arriva la cassaforte. E brava fessa, li vado a mettere nella cassaforte! Provo: “Sia maledetta questa pergamena.” (Entra e riesce subito). Spariti. (Esce e rientra dalla porta segreta). La porta è chiusa … e allora? … non ritornerò a fare la serva, ma ho perso tutto ... oh povera me che bell’affare ho concluso. E per ripicca non me ne comprerà altri. (Campanello). Chi è?

Lilly:           Allora, li avete trovati?

Tiziana:      Magari! Credimi Lilly, questa casa non è sicura!

Lilly:          È soltanto più antica … (Si avvicina alla finestra) hai visto che non si affaccia più nessuno? 

Tiziana:      L’ho notato e non capisco il perché!

Lilly:           Beh non è così importante.

Tiziana:      Lilly, sei a conoscenza di un passaggio segreto per caso?

Lilly:           Assolutamente no! Perchè questa domanda?

Tiziana:      La porta sul pianerottolo!

Lilly:           Ah si la porta:  non l’ha mai aperta nessuno che sappia. Mi hanno detto che da in un bugigattolo.

Tiziana:      Eh chiamalo bugigattolo (Tra se).

Lilly:           Ti ho portato questa lettera: è indirizzata a te.

Tiziana:      Di chi è? Notaio Bellafonte … cos’è?

Lilly:           Fa vedere … ma è un atto di cessione gratuita … hai lasciato la casa a questo Bolginotti Ampelio. C’è la tua firma.

Tiziana:      La mia firma? È stato quel cretino di manovale che mi ha fatto firmare il documento di trasporto … mi sembrava un po’ strano. Sento che è la fine. Lilly, hai dei locali sfitti. (Affranta).

Lilly:           Sì … cosa? Sei finita sul lastrico? E tuo marito che dice?

Tiziana:      Non voglio essere presente quando dirà qualcosa. Dio che scema sono stata. Ingenua!

Rino:          (Rientra all’improvviso). Ho dimenticato le chiavi come al solito. Ehi? Che c’è? Hanno ritrovato i gioielli? Niente paura! Ho parlato proprio ora col commissario, dice che saranno sicuramente invendibili e presto salteranno fuori.  

Tiziana:      Che fortuna. Se partissimo per le vacanze?

Rino:          Ora? E perché mai? Ma Titti, che dici. Godiamoci la casa nuova! C’è tempo per le vacanze. Lilly portala fuori … si svaga un po’. Stai sempre chiusa in casa.

Lilly:           Fin quando c’è … nel senso: se abitasse in un tugurio non vedrebbe l’ora di uscire ma abitando in una reggia una si sente invogliata a restarci.

Rino:          (Ride). In un tugurio … Lilly, sei fantastica: non ci finiremo mai.

Lilly:           Lo senti? Hai un marito straordinario. L’avessi io!

Tiziana:      Finora abbiamo litigato per finta …

Rino:          Preferisci litigare sul serio?

Lilly:          Scusate: chissà perché ma sento che è giunto il momento di andare.

Tiziana:      Portami con te! Non sono abituata a discussioni concitate. Finisco per soccombere!

Rino:          Cosa dici? Ti prego Titti, non ti esaurire. Non cadere in depressione (Teme che si possa avverare).

Lilly:           Ma no! Al massimo cade dal balcone … per dire, per dire!

Rino:          Forza esci con Lilly … bisogna capirla. Si sente in colpa per l’accaduto. Ha desiderato tanto questa casa da volerla custodire ad ogni costo. Non te la porta via nessuno tesoro.

Tiziana:      Eh … basta un attimo (Escono).

Rino:          A stasera! Che cara ragazza … si preoccupa per il furto. Non sa che la maggior parte di quei gioielli è falsa e i soldi pure. Vado! Il bello è che nonostante tutto ci sono ancora dei ladri incapaci di distinguere il vetro dalla gemma. Inetti! (Esce).

Ludovico:   (Entra dalla porta che sappiamo, getta il borsone in un angolo). Ma per chi mi hanno preso? Un ingenuo forse? Vetri colorati e cartaccia, ma dico? … Ah, che bella casa! (Soddisfatto). Sei ritornata mia. Riporterò i mobili antichi.

Ortensia:    (Entra dalla medesima porta, è ubriaca. Ludovico come la sente arrivare si nasconde in un angolo). Ludovico, ti ho visto, è inutile che cerchi di sfuggirmi … cos’è? (Apre il borsone). Gioielli a non finire … danno più soddisfazione dell’alcool. Mi ha lasciato un regalo ed è fuggito. Che uomo! Un po’ instabile ma grand’uomo. E sono tutti per me. Sono sempre stata la sua preferita. Per Sardanapalo che gioia. (Il mobile si apre, Ludovico rimane sorpreso). Vado a cambiarmi e torno con una mise più adatta a questi gioielli. (Si avvia verso la porta e in qualche modo riesce ad infilarsi).    

Ludovico:   E no è … Io qui non ci voglio più abitare … mi conviene rivenderla. Definitivamente. Non è più sicura! (Esce seguendo Ortensia).

Rino:          (Torna indietro vede il borsone). Le chiavi perbacco! Non mi dire … li hanno riportati? Che ladro onesto: ci credo! (Ridacchia).Lo facevo più scemo. Da dove è entrato questo? (Esce e rientra). I miei documenti le carte … Manca solo il contante, ah no: c’è pure quello. Se lo poteva tenere: è falso. Con la suocera che mi ritrovo tengo delle banconote vere?! (Diventa serio). Per la miseria che faccio? Le dico che erano veramente nascosti qui da qualche parte o fingo un ritrovamento improbabile? (Pensa). Le voglio bene e non deve ritornare a fare la serva, ma qui un allarme va  installato e subito!

Tiziana:      (Rientra con Lilly). Eccoci qua! Rino, li hanno trovati! (Stupita e contenta). Chissà dov’erano finiti.

Rino:          Mah! Li ho ritrovati fuori dalla porta! Un ladro pentito. Goditi la tua casa tranquillamente! Vado di corsa. Siamo stati fortunati Titti. (Esce).

Tiziana:      Davvero! E adesso?

Lilly:           Vendili e col ricavato compri un altro appartamento.

FINE