Che ne parlammo a ‘ffa’!

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CHE NE PARLAMMO A FFA'

                  

CHE NE PARLAMMO  A  FFA’   !

                                                            ( Commedia  in  due atti di  Roberto Santoro )

Personaggi  :

Don Antonio Sorrentino                  ( il  nonno  )

Donna Teresa                                   ( la nonna   )                    

Saverio Sorrentino                           ( figlio di don Antonio )

Letizia                                               ( moglie di Saverio )                                                            

Totò                                                   ( figlio di Saverio )                            

Giada                                                 ( figlia di Saverio  )                           

Signora Margherita                         ( una vicina )

Rosaria  Sorrentino                         ( sorella di Saverio )

Alfredo                                              ( il portiere )   

Angelo                                               ( dei Frati di Gerusalemme )                                    

Uno dei Frati di Gerusalemme                                                                                         

Uno dei Frati di Gerusalemme                                                                                         

Felice Cardillo                                   ( un vicino di casa )               

Peppe ‘O ‘mmericano                      ( amico di Totò )

Arturo Braghetti                              ( amico di  Rosaria )

Giovanni                                           ( amico di Saverio )                                      

Dottoressa                                                                           

                       

                                                                                             

Mattina ore 8,00 -  Colazione  -

Don Antonio, pensionato,  e suo figlio Saverio, consulente finanziario, stanno facendo colazione e leggendo i rispettivi giornali: Il Mattino ed Il Sole 24 ore.

Don Antonio             Ma come sono cambiati  i tempi,  le definizioni,  i modi di dire. Una volta chi

                                   spiava due che facevano l’amore si chiamava guardone,  rattuso và; oggi si

                                   parla  invece di fecondazione assistita.  

Saverio                       Ma che staie dicendo papà;  fecondazione assistita significa tutta un’altra

                                   cosa.

Don Antonio              Gesù,  quello è italiano: fecondazione assistita. Cioè ci sta uno che assiste alla fecondazione. E fino a prova contraria la fecondazione che cos’è ?  Non è altro …..……

Saverio                       Si  va buò, come dici tu; a volte si corre il rischio di doverti  dare ragione

                                   pure quando hai torto.  

Don Antonio              Savè io credo di sapere quello che  significa, ma  il fatto è che oggi  ‘e  giurnali, ‘a televisione, usano un linguaggio ca nun se capisce. Scriveno co’ e piedi, vogliono inventare parole nuove.  Allora specificate meglio,  scrivete ‘e n’ata manera. Fecondazione assistita.  Neh,  uno ignorante c’addà capì ?

                                    Oì, comme a chist’ato. Che poi dico io.. ma pure ‘o governo alimenta certi equivoci; fanno ‘e leggi  e ce danno  cierti nomme, ..che .. non lo so …

Siente ccà : approvata la legge sui lavori interinali.   Lavori interinali.

Chille già a faticà nun ce vanno cu’ piacere, vengono pure inquadrati, diciamo  “ interinali “ a  nu certo punto è normale ca po’ fanno sciopero, protestano.

E hanno ragione. ‘Nu  povero Cristo vene assunto, torna a casa e dice  “ mi hanno dato un posto  interinale “. Neh,  ‘a famiglia c’addà pensà ?

Saverio                       (accennando un sorriso ) C’addà pensà ? Dirà  “ ‘he visto ? T’he fatto cunoscere pure llà “.

Don Antonio              Ah, ah. Chisto po’ è ‘o  chiù bello ‘e tutte quante.

                                    Problema di coscienza : Utero in affitto. Con questo siamo arrivati  al capolinea.    

Saverio                       Papà, ma allora nun ‘o leggere ‘o giurnale.

Don Antonio              E pecchè,  scusa. Io non esco quasi mai, non vado a teatro né a cinema da una vita; e ddoie risate me pozzo fa sulo leggenno ‘o giurnale.

 (  squilla il telefonino di Saverio  )

 

Saverio                       Pronto ! Chi è?  Uè Giovanni, ciao. Sì sto ancora a casa,  sto finendo di fare

colazione. Potevi chiamarmi sul  fisso.  Ah è occupato ?  E quando maie. In questa casa oramai abbiamo perso  non solo l’uso della ragione, ma anche e soprattutto  l’uso del telefono.

                                   Che c’è,  ci sono  problemi? Io fra poco vengo in ufficio. Do  un ultima

sbirciatina alla borsa sul  televideo.  Ah ? Sì,  sì,  ho visto.  Tokio ha perso

tre punti e  l’indice Mib.tel è sceso dello 0.70   Ma aspettiamo di sapere come apre la borsa di Milano. Ok, a fra poco!

Come  ?  Non ho capito ?  Ah si, si. Ho visto la presentazione proprio ieri sera al telegiornale. Bella macchina, certo; una  linea eccezionale. 

E poi il prezzo: 120 milioni. Ma che t’accatta oggi con 120 milioni.

Va bbuò , a più tardi !

Don Antonio             ( a bassa voce e continuando a leggere )   ‘Nu quartino !

Saverio                       Che hai detto, scusa ?

Don Antonio              No … niente. ( abbassa il giornale ) Tu hai detto che t’accatta oggi cu’ 120 milioni, ed io ho risposto  “ ‘ nu quartino “. Certo ..piccolo, due vani e accessori. Ma è chiù resistente ‘e ‘na macchina.

Comunque Savè, io volevo chiederti ‘na cosa.  Tu sei un esperto questo  è il tuo lavoro, per carità. Ma lieveme   na’curiosità. Ma tutte queste borse, questo indice telepatico ( si tocca la fronte ), questa roba, insomma, esiste veramente o è tutto un gioco che fate tra voi esperti ma che al  resto dell’umanità non importa niente ? Pure  ‘stu  fatto d’’e borse  ..chiaramente  è ‘na cosa legale ? No, sai  perché ?  Perché  anche io conoscevo un tizio che lavorava nel campo dei trasporti…  sui pulman…. il quale pure lui  la mattina  aspettava …..l’apertura delle borse.

                                   Faceva ‘o mariuolo.  Certo non aveva l’indice pip.tel ma teneva ‘na mano ‘e

                                   velluto ca nun  te ne accurgive proprio.

Saverio                       Papà, ma che  parliamo a fare !  A te te piace ‘e pazzià, io aggià vedè chello c’aggia fà.  

Don Antonio              Savè e rilassati ‘nu poco. E’ da un po’ di tempo che stai sempre teso, sempre nervoso. Ogni tanto un pò di buonumore, di ironia  per spezzare il ritmo non guasta.

                                                                                  ( entra Letizia, moglie di Saverio )

Letizia                                    ( rivolta al suocero ) Buongiorno papà.

Don Antonio             Buongiorno Letì.

Letizia                                    Saverio stai andando via ?

Saverio                       Sì   Letizia, scusami ma devo scappare e non so se torno  per l’ora di pranzo perché dovrei incontrarmi con dei clienti nuovi. Eventualmente ti telefono.

( capendo di aver detto qualcosa di strano ) Si  ‘o  trovo libero !

Letizia                        E non mi lasci i soldi  ?

 

Saverio                       Quali soldi Letì ?

Letizia                        Ma come ieri sera ho parlato un’ora. Ti ho spiegato che fra quindici giorni si sposa la sorella della signora Margherita e che non sapevo  proprio come fare con il regalo. Io ero indecisa tra un regalo-ricordo e un regalo-pratico. Eh sì perché c’è una bella differenza.

Il regalo-ricordo è qualcosa che deve durare nel tempo a ricordo della persona che te l’ha fatto e deve avere anche un  valore direttamente proporzionale al

                                   rapporto con la persona.  Il regalo-pratico, invece, è…….

           

Saverio                       Letì, io vaco ‘e pressa !  E tu accumience cu ‘ chistu trattato :

Del  regalo di nozze – aspetti storici ed ideologici agli albori del XXI

                                   secolo.

Letizia                        Senza che  faie ‘a caricatura.

Saverio                       E allora dimme che t’aggià lassà.

Letizia                        Ma non lo so. Ci stanno pure alcune  bollette  da pagare;  poi dovrei fare un po’ di spesa  perché è finito quasi tutto; nel pomeriggio dovrei  andare dal  parrucchiere.  Che t’aggia ‘a dì Savè, lasciami un assegno firmato, più tardi passo io per la banca e metto ‘a cifra.

Saverio                       Miette tu ‘a cifra ?   No ! ‘A cifra ‘a mette ‘o direttore. Letì, chiano cu’ ‘sti                                 cifre. Cerchiamo di andare piano. Tutti quanti. (  le firma un assegno )

            Va bè, me ne scappo.  Papà buongiorno.

Don Antonio             Ciao Savè, buona giornata. 

                                    (  Saverio esce dalla stanza prendendo i giornali e la borsa sulla poltrona;

anche Letizia va nella sua stanza. Entra Totò ,  il figlio di Saverio; è in ritardo come sempre;  sta preparandosi   per andare all’università; vede il nonno e lo saluta )

Totò                           Ciao nonno, buongiorno.  E’ pronta la colazione ? Hai visto per caso un

libro ?  L’ho lasciato qui sul tavolo ieri sera ?   Mamma  dove sta ? Papà già se n’è andato ?   Ma che ore sono ?  ( fermando per un attimo questo  fiume  di parole guarda  il  nonno che continua a leggere il giornale )

                                  Nonno ? Ma nun me rispunne  ?

 

Don Antonio              Uè  Totò scusami;  buongiorno pure a te.

Totò                           Buongiorno ?  Ma buongiorno è stata ‘a primma cosa  che t’aggiu ditto.

T’avevo chiesto altre cose. Va bbuò,  nun da’ retta.  Parlo   cu’ te…. Ma che parlo a fà… 

Don Antonio              No, no,  parliamone pure,  ma n’avimma parlà chiano.  E poi  stavo leggendo una cosa sul  giornale.  Cheste so’cose  ‘e  pazze….

                                   Niente di meno due amici di vecchia data, eh ….

Totò                           Ah, a proposito di amici, è  venuto Peppe a citofonarmi ?

Don Antonio             Peppe  ? Chi Peppe ? ‘O  ‘mmericano ? No, nun  è venuto ancora.

Totò                           E come mai, ha detto che veniva  presto stamattina, mi passava a  prendere.

Sta in ritardo.  Ma ce starrà  traffico ? Per caso hai sentito la  radio  ?

Ce stesse quacche sciopero ?   

                                

Don Antonio             Totò, ma  pecchè nun ’a  parcheggi ‘nu mumento ‘sta machinetta. E tu me

                                   pare ‘na Ferrari. Curre, curre.  E qua  non ci sta più l’elasticità mentale di

                                   una volta, la rapidità  del pensiero.  Totò, ccà  ‘o semaforo  è  sempe russo

                                   oramai. Pecciò stute ‘o motore  e parla ‘nu poco a  pede.                       

Totò                           Oh no’ ma che tengo ‘a parlà. Io sto  in grave ritardo.

Don Antonio             Comme  è  sempe!

Totò                           E comme è  sempe, c’aggia fà. La colpa purtroppo non è mia. E no !

Purtroppo la colpa è del teatro.  E’ di  Shakespeare,  Scarpetta, De Filippo.……

Don Antonio              Sì va buò, tu dai sempe ‘a colpa all’ate. ‘O  fatto è ca tu ‘a sera faie tarde

                                    pe’vedè ‘a televisione.  Chilli canali  là, capisci a me……

Totò                           Ma c’aggià capì, o no’. Io la notte studio; provo  la parte per l’esame di

                                   ammissione al corso di recitazione. Qua se mi va bene questi mi

                                   ammettono alla scuola “ W. Shakespeare “, la migliore scuola di teatro a

                                   livello  nazionale.

                                   Io già vedo il mio futuro sulle tavole.

Don Antonio             Sì, a fà    ‘o  cameriere.

Totò                           Sì, scherzate, scherzate tutti su questa mia passione. Po’ vediamo chi la

                                   spunta. ( Prende  un teschio dal mobile, e tenendolo con le mani, recita  )

Essere, o non essere. Questo è il problema

( resta immobile;  poi quasi sospirando continua a ripetere ) 

Questo è il problema. Chist’è ‘o problema. ( lascia il teschio sulla tavola ed uscendo dalla scena,  ripete in continuo )     ‘O prublema è chisto .

Don Antonio              ( rivolto al … teschio  ) Nun t’impressionà,  ‘o prublema è isso.

 

( bussano alla porta;  Letizia va ad aprire -  entra Peppe,  amico di Totò )

‘O ‘mmericano          Don’Antò Good morning !   How are you  ?  Tutto ok ? 

                                    Ok ! Ok !   Totò se sta priparanne ?

Don Antonio             Penso di si , sta  dint’a camera soia.

‘O ’mmericano          Ah si  ?  Ok , allora.  E’ tutto ok !

                                                                                             

Don Antonio             ( guardandolo dalla testa ai piedi )

Ma quale ok, è tutto ok.

                               Ma ‘a vuò ferni ‘e fa’  ‘o ‘mmericano.

                               Tiene 30 anni e nun tiene ‘nu posto ‘e fatica!

                               Nun tiene ‘na lira dint’a sacca e ancora .. tutto ok.

                                    Ma allora  si tutto scemo !          

‘O ’mmericano          Va be’ don Antò, che c’entra; è un modo per prendere la vita diciamo in modo….  come se fosse un modo per ………diciamo …..

Don Antonio             Nun saie manco  parlà; ma statte zitto.

‘O ’mmericano          Ah, ah don Antò, siete il solito burlone.

Don Antonio             E tu  ‘o solito scemo.

                      

(  don Antonio esce dalla stanza guardandolo con commiserazione )

                                                                                              rientra Totò

Totò                           Uè si arrivato, mannaggia ‘a capa toia. Mo facimme tarde.

                                                       

‘O ’mmericano          E aggio  truvato  traffico .  A Napule  manco chiù co’ ‘o  motorino  se

                                   riesce a cammenà. 

Guagliò, ma ‘o nonno tuoio è partuto proprio ( fa roteare le dita ),  nun se pò proprio arragiunà.  Io steve cercanno ‘e  sdrammatizzà ‘nu  poco chesta vita  scamazzata,  ca ce stregne  ‘nfaccia  ‘o muro e  ce fa vede sempe tutto …….

             ( si ferma e guarda il nonno che è appena rientrato nella stanza )

 

Don Antonio             Ce fa vede sempe tutto ?

‘O ’mmericano          Sempe tutto……..come dire don Antò ……. tutto ….

Don Antonio              ( facendogli il verso )  Tutto ok.

‘O ’mmericano          ( sorride ) Eh, eh … esatto. Diciamo tutto  ok.

Don Antonio             Ma  addò  te iesce tutto questo amore  pe’ ll’america. Sei italiano ?

‘O ’mmericano          Certo che sono italiano.

Don Antonio             Italiano purosangue ?

‘O ’mmericano          E certo, pure ‘o sanghe è italiano. Io sono tutto italiano.

Don Antonio             No, tu si tutto scemo ! 

Totò                           O  no’,  nuie ce n’amma ‘ì e tu te miette a pazzià ?  Nuje tenimme

                        ‘na carretta ‘e  prublemi  e ce mettimme a  parlà ?   Ma che tenimme a parlà ?

Don Antonio             Ma infatti, che  parlammo a ffà. Vuie po’,  meno parlate  meglio è.

( rivolgendosi a Peppe ) Che po’ mio nipote s’è fissato ca vo’ fa  l’attore drammatico. Ma tu c’attore vuò fa ?

‘O ’ mmericano         Don Antò io aspiro alla commedia brillante. Attore comico, umoristico.

Don Antonio             Ah facite Totò e Peppino.

‘O ’mmericano          Don Antò sentite questa :    sapete che fa una mosca su un cancello ?     No ?   Mo..…scavalca.

                                                ( Don Antonio  lo guarda schifato )

Don Antò, io sono cresciuto all’ombra  dei  grandi. Allievo di Totò, allievo di De Filippo.

                                   

Don Antonio              Tu ?  Allievo di Totò, allievo di De Filippo  ?   Ma ..al..lievete ‘a ‘nanze.

                  

‘O ’ mmericane         Eh, poi vedrete.  ( tenta ancora una pietosa battuta )  

Don Antò, sapete perché i pesci sono pieni di spine ?  ( aspetta un po’ )   Perché a mare ce sta ‘a currente.

Don Antonio             ( lo guarda con sdegno ) Mo te’n’he ‘a ‘ì.

‘O ’ mmericane        Don Antò, senso dell’humor.

Don Antonio             Oi  Pè,  senza cervella.

 

Totò                            Peppe,  ce ne jammo ?

‘O ’mmericano          Don Antò buona giornata.

Don Antonio             ( senza guardarli ) Jatevenne ! 

 

Totò                            Ah ..  mo me scurdavo ‘o libro. ( cerca qualcosa sul tavolino )

Ma addò stà ? Ieri sera stava qua sopra.  Nonno scusa, hai visto per caso

“ I miserabili “ ?

Don Antonio             ( alzando lo sguardo dal giornale e guardando i due ) Sì, ‘e vì  ccanno.

                                   ( ed indica loro due con la mano ) 

Totò                            ( prende il libro che nel frattempo ha trovato )  Statte bbuono.

                                               ( i due escono di scena;  entrano Giada e la nonna )           

Giada                         Buongiorno nonno.  ( si siede a tavola per fare colazione ).

Don Antonio             Buongiorno, bella.

 

Donna Teresa           Piccerè, che te priparo  ?

Giada                         Solo un po’ di latte scremato senza zucchero ed “ una “ fetta biscottata.

Donna Teresa           ( ironica )  T’avessa fa male tutta chesta  roba ?

Giada                         Nonna, e diciamo sempre le stesse cose. Io da anni faccio scuola di danza;  faccio ginnastica per tenermi in forma, per curare il fisico e non mi posso appesantire. Io devo giocarmi le carte giuste per tentare il grande salto nel mondo dello spettacolo.  Va bene così ?

 

Donna Teresa            Ma ‘stu salto nel mondo dello spettacolo comme ‘o faie senza niente dint’o stommaco. Nun tiene forza.

            E po’ quanta gente dello spettacolo  è chiatta ?

       

Giada                         Va bè, nonna hai ragione tu.  ( continua a fare colazione ). 

                               

 ( entra Letizia e comincia a parlare con i suoceri per decidere il pranzo )

Letizia                        Mammà che dite,  oggi levammo ‘a miezo  chella carna d’aiere cu ‘nu poco di  insalata ‘e  pomodori ?   

                                    E  per primo vulimme fa  duie bucatini ?

                            ( il nonno la guarda come fulminato )

Don Antonio             No, per carità.  Facimme duie  spaghetti. ‘O  spaghetto è un tipo di pasta più

                                   umana,   più docile,  più addomesticabile và. Mentre ‘o bucatino è

                                   indisponente. Una pasta ribelle, ‘he capì. ‘Na pasta ca nun s’appizze e nun

 s’arravoglia.  Ma comme se pò fa; tu con la forchetta ‘e gire dint’o piatto, è overo ?  Diventano sciabole che possono sfregiarti la faccia. E  nella migliore delle ipotesi te ‘nguacchie ‘e salsa ‘a capa ’o  pede.

                                   ( guarda la nuora ed in modo deciso  )    Letì… fa ‘e spaghetti !

Letizia                        Va bè, papà, facimme ‘e spaghetti. ( va verso la cucina )    

                                              

 ( esce anche Giada,  va nella  sua camera a preparasi. Entra Rosaria, altra  figlia  di Don Antonio, nubile. Lavora come geologa a Roma ed è venuta a  trascorrere le ferie di Natale a Napoli,  con  la sua famiglia  )

Rosaria                      Buongiorno papà;  mammà buongiorno.

Don Antonio             Buongiorno Rosaria,  dormito bene ?

Rosaria                      Abbastanza. 

Donna Teresa           Rosà,  ‘nu  poco ‘e latte con i biscotti ?

Rosaria                      Sì, grazie, ma prima vorrei un pò di  caffè. (rivolto al padre, in tono scherzoso ) E così ho saputo che fai l’insegnante; dai ripetizioni nel palazzo, ‘he  capito ?

Don Antonio              Ma quale insegnante e quali ripetizioni. Scommetto che  te l’ha detto Totò è ovèro ?  Ma no, in realtà da me viene don Felice, un insegnante che abita al terzo piano.  Ci siamo conosciuti  ad una assemblea di condominio quando venne ad abitare in questo palazzo. ‘Na bravissima persona. E da poco,  dopo anni di attesa ha avuto la nomina  come insegnante di ruolo dint’’a ‘na scola ccà vicino. E come tutti gli insegnanti che per anni hanno fatto solo concorsi senza insegnare,  nella sua testa si è formato un po’ di ruggine. Ed allora viene qua per farmi  sentire la lezione che dirà poi ai ragazzi il giorno dopo. ‘Na specie ‘e prova generale, questo è tutto. Altro che ripetizioni.

( guarda Rosaria e cambia il tono di voce )Vive da solo, non  è sposato.  ( poi riprende ) Ed ha preso una forte sbandata  per Donna Margherita, la signora che abita qui affianco. L’unico ostacolo è che questa benedetta donna è sposata. Io glielo dico sempre.  Felì levatevi ‘sto pensiero. Ma sai lui che  mi risponde ?

“ Don Antò, il cuore purtroppo non ragiona, non capisce che non è possibile. 

Ed allora si consuma in questo amore disperato. Ma prima o poi gli passerà. ( deciso ) Gli deve passare.  

Rosaria                      Un amore platonico, allora. Deve essere  un inguaribile romantico,   un uomo fuori dal tempo.

Don Antonio             Un uomo fuori da tutto.

( entra Letizia, il nonno si alza e va  nella sua stanza; Letizia è pronta per uscire, ben truccata, pettinata e vestita)

Letizia                                    Buongiorno Rosaria,  ben svegliata.

Rosaria                      Buongiorno Letì. ( la guarda con sorpresa ) E addò vaie accussì preparata ?

Letizia                                    Vado a fare la spesa.

Rosaria                      Ah si ?  ( sorridendo ) Io pensavo dovessi andare  a teatro !!!!!

Letizia                        Uhm.. e perché dici questo ? Solo perché mi sono messa un po’ in ordine ? Mia cara, oggi bisogna che la donna curi un po’ più se stessa, se vuole tenere viva la fiamma, non dico dell’amore, ma  dell’interesse e delle attenzioni del proprio partner. E altrimenti l’uomo questo vuole, oì: un alibi per tradirti, per scappare da te.  Un movente per giustificare la ricerca dell’amore al di fuori delle mura domestiche, .. ma anche un appiglio per sfuggire alle proprie responsabilità e per coprire le proprie debolezze ed  i propri limiti.

Io li sento tutti i giorni questi uomini che dicono : “ Eh però non è colpa mia; è pure lei che si lascia andare. Non è più la donna di una volta, non ha più quella femminilità di una volta “.  Ed allora, Rosà,  bisogna difendersi. Chi ha un marito, un compagno, ‘nu straccio d’omme vicino deve tenerselo stretto. Difenderlo con i denti. Perché la concorrenza è tanta ed è sleale.

Rosaria                      Letì ma addò ‘e siente questi uomini ? Tu staie sempre in  casa e tutto il tuo mondo confina a Nord con il fruttivendolo, ad Est con il macellaio  ed a Sud-Ovest con il supermercato.            

Letizia                       Seh, ‘na vota. Adesso ho anch’io una mia vita privata. Delle amiche con le quali organizzo gite, serate a teatro, partite ‘e  carte. Ed allora si parla, si parla. E quanto se parla. E poi c’è la televisione che ci sbatte in faccia tutti i giorni problemi di cuore, di sesso, di rapporti con i figli,  con il partner.

                        ( quasi recitando )

Lui stava con lei, adesso sta con un’ altra; lei non vuole accettare questa situazione e lo viene a dire in  televisione; la conduttrice si mette al telefono e chiama lui a casa per sentire le sue impressioni. Lei appena lo inquadrano si mette a piangere  comme ‘a che…..

Rosaria                      Mamma mia, e  questi sarebbero  i programmi televisivi di oggi ?  Meno male che la televisione  non la vedo mai.  

Letizia                        Ma tu viaggi, stai sempre in giro per il mondo. Ma per noi poveri mortali,  la TV è il sottofondo musicale, la colonna sonora delle nostre giornate.

Rosaria                      E allora,  contenti voi.

( bussano alla porta, Letizia va ad aprire,entra con Don Felice )   

Letizia                        Prego  Felice accomodatevi . Vi chiamo subito mio suocero.

( si affaccia nella stanza del nonno ) Papà  ci sta don Felice.

Don Antonio              Vengo, vengo. ( esce dalla stanza )  Eccomi. Buongiorno don Felice, prego accomodatevi. Ah.. voglio presentarvi mia figlia Rosaria.

( i due si danno la mano sussurando un : piacere )

Rosaria abita a Roma da diversi  anni ma il più delle volte è in giro per il mondo  per lavoro. ( cambia tono )  Non è sposata.

( cambia ancora tono ) E’ venuta  qui a Napoli  per trascorrere un periodo di riposo e  per stare un po’ con la famiglia. Per il lavoro che fa stiamo così poco insieme; mò non ci vedevamo da quasi  due  anni.

                Lei lavora sotto terra;  studia …...

Rosaria                      ( ironica ) ‘E  muorte !

Felice                          Come ?

Rosaria                      Ma no, sono geologa e lavoro per conto di una società americana.

Felice                          Ah, ho capito. E  passerete  qui  tutto il periodo natalizio  ?

Rosaria                      Spero di sì.  Ho delle ferie arretrate da godermi e vorrei stare un po’ con i miei,  rivedere qualche vecchio amico. Ritrovare, come si dice oggi, le mie origini;   risentire  gli odori di questa città.

Felice                          Bè proprio odori…. in questi giorni ca ce sta ‘o sciopero d’’e spazzini, non direi.

Don Antonio             E don Felì, avevate bisogno di me  ?

Rosaria                      Bè, io vi lascio alle vostre cose. Scendo, vado a fare quattro passi. Con permesso.

Felice                          Prego, prego !

Rosaria                      Papà,  ci vediamo più tardi.  Di nuovo.   ( va via  )

  

( i due cominciano a confabulare; bussano alla porta; esce la nonna dalla cucina e va ad aprire;  ritorna nella stanza accompagnata dalla signora Margherita e dalla sua nipotina  )

Margherita               Buongiorno a tutti. 

Don Antonio             Buongiorno signora Margherita.

Felice                                     Buongiorno.

Margherita                Donna Terè scusate se approfitto della vostra cortesia ma volevo chiedervi se avete un po’ di caffè. Il mio l’ho finito e ci sono delle persone di là con mio marito che m’avevano chiesto ‘na  tazza ‘e caffè. Ma giusto un cucchiaino.

Donna Teresa            Ma figuratevi  Margherita, che problema c’è. Mo  vi do una  busta così  fate i fatti vostri.

Margherita                Ma una busta è troppo …

Donna Teresa           Lasciate stare. Po’ m’ha date.

Margherita                Non so come ringraziarvi . (  la nonna va in cucina; Margherita indicando  la bambina  si rivolge al nonno )

E’ la seconda figlia di mio fratello. E che pepe. ( alla bambina ) Hai salutato ?

Bambina                    Buongiorno ! 

Don Antonio             Buongiorno !  Ma che bella signorinella. Come ti chiami ?

Bambina                    Nohè.

Don Antonio             Ah,  Noè come quello del diluvio.

Bambina                    No.  ( aspirando  moltissimo )  Nohè,   con l’acca.

Don Antonio             Certamente,  con l’acca. E lo sanno tutti che Noè è con l’acca.

( recitativo  ) La famosa acca di Noè. ( rivolto a don Felice ) Ma che

nomme  ‘e  vanno a mettere a ‘sti  guagliuni.

‘Na  vota ce steveno sulo Carmela, Cuncetta, Rafilina, mah…( prende la bambina per mano e si dirige verso la cucina )

                                   Vieni cu’me. Mo vedimme si ‘a nonna tene ‘na caramella.

                                                                       ( Felice e Margherita restano soli )

Felice                          Margherita: un fiore di nome e di fatto;  e come un fiore sempre profumata e delicata.

Margherita                E voi sempre così galante.  

Felice                          Non sempre, solo quando vedo un angelo così. Io  credo che se il Paradiso esiste, deve essere certamente come voi.

Margherita                Felice,  sono  lusingata per tutti questi complimenti ma devo ricordarvi un piccolissimo particolare: sono una donna sposata.

 

Felice                          Lo so ed è … l’unico  difetto che avete. Però  alle volte…sapete…il destino … ( nel dire “ destino “ le si avvicina molto quasi a sfiorarla con la  mano  )

 

Margherita                Eh … don Felì, però, questo destino,  non bisogna forzarlo.

Felice                          E’ vero …..   ma non bisogna neanche ostacolarlo.

                                   Voi credete nel destino ?

Margherita                Io no !

Felice                          Ed io nemmeno. Avete visto ?  Abbiamo qualcosa in comune.

                                   ( donna Teresa,  che non vista  stava seguendo la scena,  interviene  )

Donna Teresa            Sé, ‘o  sindaco !  Don Felì vedete che vi voleva  mio marito; sta nella sua stanza.  ( gli fa segno di smammare; Felice capisce il segnale  )

Felice                          Ah grazie donna Terè, vado subito.  Arrivederci  Margherita. 

A tout à l’heure… a tout à l’heure !  (esce )

Donna Teresa           Seh, seh. Chillo quanno vede a vuie sta sempe tutt’allero.

                       

Margherita                A me a volte dispiace  dare l’idea della scostumata, però ….

però  è simpatico, un gentiluomo. E poi è  una persona così dolce..

                                  

Donna Teresa           E  allora  statevi  accorta,  si no ve saglie ‘o diabete.

Margherita                Capisco donna Terè, ma  sapeste a volte come è difficile dover trattenere  sul  fondo del  cuore i brividi e le emozioni che in un modo  forse fin troppo naturale  vorrebbero salire  a galla.  L’acqua gira, gira e dove trova un punto debole s’infiltra. E scava, scava, e comme scava. Ma …. non so se voi riuscite a capire quello che voglio dire.

Donna Teresa            Margherita io so perfettamente chello ca vulite dicere, così come altrettanto perfettamente so che di là ‘o marito vuosto sta aspettanno ‘nu cafè. E voi   davanti a Dio e davanti agli uomini vi siete impegnata a portarglielo.

Nun v’’o scurdate ‘stu  particolare.  

Margherita                Avete proprio ragione.

                                                                       ( entra don Antonio con la bambina )

Don Antonio             Ecco qua la nipotina.

Bambina                    Il signor Antonio mi ha dato un sacco di caramelle.

Margherita                E hai detto grazie  ?

Don Antonio             Sì, sì nun ve preoccupate.      

Margherita                E mò nun t’e mangià tutte quante.

Don Antonio              Permettete signora Margherita, vado di là. 

Margherita                Prego, prego don Antonio. ( il nonno esce di scena )

Ed allora grazie ancora donna Terè e arrivederci.

Donna Teresa            Arrivederci, Margherì,  e tenete i brividi sotto controllo.

Nun ve facite saglì  ‘a freva. Ah, …e controllate pure ‘a perdita d’acqua,

si no v’allagate.

Margherita                Vorrà dire che chiamerò l’idraulico.

Donna teresa             Chiammate a vostro marito. E’ meglio.                           

                                                                                   

( Margherita la guarda e sorridendo esce accompagnata da donna Teresa; nel mentre quest’ultima sta rientrando in scena ribussano alla porta   )

            

                                              

Donna Teresa           Ma che d’è stamattina. Me pare ‘a porta d’a vammana.

                                                           (va ad aprire ed  entra insieme a don Alfredo ‘o purtiere )

                                   Antò, ce sta  ‘o portiere  che ti vuole.

                                                                       ( rientrano  don Antonio e Felice )

Don Antonio             Uè  Alfrè, buongiorno. Comme staie ?         

Alfredo                      Eccomi qua ! Come si dice : “ se Maometto non va alla montagna la montagna va da Maometto “ !

Don Antonio             ( ironico ) Uh…embè,  io quando sento sta cosa m’he ‘a credere, vaco  o’ manicomio.  Insomma  io avesse voluto vedè ‘a faccia  ‘e Maometto quanno ‘a muntagna  ha  bussato  a’ porta !

Toc, toc, Maomè  songh’a muntagna . Che si dice ?

Alfredo                      Si, e Maometto ha risposto : “  Comm’è bella ‘a muntagna stanotte  “ 

( insieme si mettono a cantare )

 

Bella accussì nun l’aggia vista maie , n’anema ……….

Don Antonio             Eh, eh, Alfrè… e che d’è. 

Alfredo                      Ma scusate voi avete cominciato.

Don Antonio             Eh tu si’  partito c’ ‘a  musica.

Alfredo                      Avete ragione. Quando si parte,  se  parte c’’a valigia.

Don Antonio              Spiritoso!

Alfredo                      Però  avete visto che corde vocali ?

Don Antonio             Siente, tu su queste corde vocali ce può  spannere sulo ‘e panni.

Alfredo                      Ma che dite don Antò ! Non scherzate. A me mi chiamavano Ugola d’oro.

Don Antonio              A te  ?  Tu  allucca ca me  pare  ‘nu verdummare. Forse… ”  Rucola d’oro “. 

( deciso ) E poi  Alfrè, io penso che se Maometto non andava alla montagna ci doveva  essere una ragione. 

Alfredo                      E certo… le piaceva ‘o mare.

Don Antonio             Comunque veniamo a noi.

A che dobbiamo l’onore di prima mattina.

Alfredo                      E di prima mattina,  perché  noi stiamo sempre sulla breccia,  in prima linea. Vecchia guardia don Antò. Noi non possiamo mollare, non dobbiamo mollare. Siamo il passato che sopravvive, siamo il passato che resiste, siamo il passato…

Felice                          ‘E   verdura.

Alfredo                      ( ripete seccato )  ‘E  verdura… va bene ?

Don Antonio             Don Felice, non lo stuzzicate che poi è peggio per voi. 

Alfredo                      Comunque,  sono salito per dirvi che io ho incontrato l’avvocato Scognamiglio.  Voi mi chiedeste di intercedere, è vero,  per vostra nipote;  vedere se gli serviva una segretaria nello studio  ed io gliene ho parlato. Lui mi ha detto Alfrè, non ci sono problemi;  se è ‘na guagliona in gamba intelligente,  figurati,  io sto in cerca ‘e ‘na segretaria. Tu mandala per un colloquio e nun te preoccupà. E quindi vi volevo tempestivamente avvisare di questo incontro  avuto.

Don Antonio              Va buò Alfrè, ti ringrazio ma tu comunque non dire e nun fa  capì  niente a   mia nipote. Chistu è ‘nu fatto ca sto facenno ‘e nascosto.

Alfredo                      Niente di meno, ‘e nascosto ?  Addirittura…

Don Antonio              Eh sì, lei di questo argomento non ne vuole proprio sapere. Tu lo sai che   tiene quella sua velleità artistica. Lei studia danza e vorrebbe entrare nel mondo dello spettacolo; fare la ballerina.

Dice che i ballerini nella vita, fanno molta  strada ….

Alfredo                      Ah certamente….   ma a piedi. 

Don Antonio              A piedi  ?  Alfrè …. io voglio dire fanno strada; insomma hanno un futuro. Che significa a  piedi ?   

Alfredo                      No….io  intendevo …. è un futuro fatto tutto con i piedi.. è  lavorato.  Insomma…è dura.

Don Antonio             Embè certo,  tutti ‘e lavori so duri.    

Alfredo                      Ah, se capisce….  

Don Antonio              Oh,  scusate  …non vi ho  chiesto neanche  se vi va  ‘na  tazzulella ‘e cafè ?

Alfredo                      E come si fa a rifiutare il caffè di questa casa.

                                   

( Antonio va di là a  dire alla  moglie di portare un po’ di caffè - ritorna )

                                   

Don Antonio              Ecco fatto.

                         ( Alfredo mette una mano in tasca )

 

Alfredo                      Uh don Antò, mamma mia. Mo’ me scurdavo ‘o meglio.   

                                    Il  postino mi ha consegnato questa lettera  per vostro nipote.

Ma se non sbaglio è scritta in inglese.

Don Antonio              Ah in inglese ! E va bè mo’ vedimmo come fare per tradurla. Qualcuno conoscerà un po’ d’inglese. Io purtroppo l’inglese non lo mastico.

Alfredo                      Ve l’ingoiate subito ?

Don Antonio              Sì, e  me resta ‘ncoppa ‘o stommaco. 

Felice                          Don Antò, date a me. Io ho studiato inglese per circa otto anni. Qualcosa mi sarà pur rimasto.

Alfredo                      ‘O  vocabolario !

Felice                          E  perché nun staie ‘o posto tuoie ? 

                                   Comunque  date qua. Ecco, dice :  Gentile Signore, etc. etc. ….

Alfredo                      Mah… scusate, vi ho dato la lettera indirizzata a Totò ? Totò Sorrentino ?

Felice                          Sì, pecchè ?

Alfredo                      No… pecchè  avete detto : signor etc. etc.

Felice                          Alfrè, etc. etc.  è un modo di dire, per abbreviare il cognome.

Alfredo                      Veramente .. etc. etc. è   più lungo di Sorrentino.  

Don Antonio              Alfrè, per favore, fallo andare avanti.

                                   

Felice                          ( parla in modo spezzettato  come chi sta facendo una  traduzione )

Dunque, vi dovete presentare il ..twenti two, ah il 22 di questo mese per sostenere … la prova relativa alla … domanda da voi fatta per l’ammissione all’accademia. E questo deve essere l’indirizzo: Corso Garibaldi 212, first floor.

Alfredo                      Ah, aggio capito addò è. All’angolo ‘e Porta Capuana, addò ce sta chillo negozio ‘e fiori.  “ Fest flor “ .

Felice                          Ma che staie dicenno Alfrè. First floor significa primo piano.

Alfredo                      Ah s’è trasferito ?

Felice                          Ma pe’ favore. 

Alfredo                      E chesta è ‘a lettera che aspettava vostro nipote. Chillo m’’o diceva tutte ‘e ghiuorne. Alfrè è arrivata ‘na lettera pe’ mme ?  Alfrè è arrivata ?

                                   Che poi dico io: ma pecchè ‘a scriveno in Inglese si stammo in Italia.

Don Antonio              E pecché chella è l’Accademia “ W. Shakespeare “. E Shakespeare è inglese.

Alfredo                      Che significa, mica ‘ha scritto isso.

Felice                          Ah certo che no !  L’avrà fatta scrivere dalla sua segretaria.

Don Antonio             Chi ?

Felice                          ( strizzando l’occhio a don Antonio )

                                   ‘Stu Shakespeare, comme se chiamme.

Alfredo                      ( sempre più convinto ) Ma sì, avrà chiammato a ‘n’impiegata e ha ditto : signurì per cortesia se mi potete scrivere ‘sta cosa ca vaco ‘e pressa…

Felice                          E certamente.  ( ad Alfredo )

Ma si Shakespeare è muorto quattrocento anni fa.

Alfredo                      Quattrocento anni fa ?  E niente di meno ‘sta lettera  mo’ è arrivata ?

                                                                       ( gli altri si guardano )

Felice                          Don Antò scusate ma  di fronte all’ignoranza proprio non ce la faccio a stare.

Alfredo                      Uhm… e allora  miettete  ‘e lato.

Donna Teresa           ( entra nella stanza portando il caffè;  si rivolge al marito )

Scusate un momento. Antò,  ‘he  telefonato a’  dottoressa  ? ( appoggia il caffè sul tavolo; tutti si servono )

Don Antonio              Si  Terè, l’aggio chiamata. Ha detto appena finiva il  giro delle visite veniva qua. Tu comme te siente ?

Donna Teresa            ‘Nu poco meglio. Ma l’ossa, l’ossa…. (  esce di nuovo )

Don Antonio              ( rivolto agli altri presenti mentre Teresa esce ) Tengo  mia moglie che da qualche giorno se porta ‘e decimi ‘e febbre addosso. Se sente leggermente scassata. Io penso niente di preoccupante ma alla nostra età bisogna controllarsi.E cu’ tutto chesto …. cucina, lava, fa  ‘e servizi. E nun vo’ capì ca mo tene ‘na certa età. Ma niente da fare.  ‘Na carabiniera.

                                    ( con aria da sfottò )  Comunque…. don Felì, ( indicando Alfredo ) io oggi non lo vedo bene.  Che d’è Alfrè,  staie nervoso ?

Alfredo                      Eh don Antò, lasciatemi stare. Oggi tengo ‘a luna dint’a traversa.

Felice                          Se, dint’o vico ‘e rimpette.

Alfredo                      ( rimarcando forte ) Lasciatemi stare, che se comincio a parlare potrei parlare per ore.

Don Antonio              Che c’entra,  pure noi se cominciamo ad ascoltare possiamo ascoltare per ore.

Alfredo                      Lasciamo stare. Parliamo un altro giorno.

Giù non c’è nessuno e se hanno chiesto del portiere e nun m’hanno truvato con l’amministratore facimme n’ata guerra.

                                   E poi devo andare a fare un esorcismo.

Don Antonio             Ah  si ? Nel palazzo abbiamo “ una “  invasata dal diavolo ?

Alfredo                      No, don Antò. Nel palazzo tenimme  ”una “  invasione di  zoccole.

Felice                          Si Alfrè, è vero. Ne ho viste diverse anche io nei giorni scorsi.

                                   Putesseme mettere ‘na fabbrica ‘e pellicce.

Alfredo                      Pelliccia !  Che abbigliamento infame. L’altra sera per televisione ho visto un documentario sullo sterminio degli animali da pelliccia. Ma che schifo, sentite. ‘E foche ‘e ffogheno …… 

Don Antonio             Che cosa ?

Alfredo                      ‘E foche ‘e ffogheno …… le ammazzano insomma. Ma per carità. Ma ‘sti femmene nun se ponno mettere ‘nu cappotto chiù pesante ? E poi se proprio la vogliono, la fanno anche sintetica. Ecco, io sinceramente se proprio dovessi fare un regalo mi butterei su una pelliccia  ginecologica.

Felice                          Ma anche noi, senza alcun dubbio.  Dico bene don Antò ?

Don Antonio              Sì  certamente, anche se oramai  è un articolo che  non mi interessa più tanto. Però anch’io credo  che ammazzare gli animali per coprire le donne  sia sbagliato.

Alfredo                      Ma anche  il contrario. 

Don Antonio              Ammazzare le donne per coprire gli animali ?

Alfredo                      Don Antò, dico che ammazzare è sempre sbagliato. Bisogna  dire quello e quello.Va buò, io me ne scendo. ( fa per andarsene, ritorna sui suoi passi ) Ah, volevo dirvi un’ultima cosa:  lo sto dicendo un po’ in giro a tutti quanti, come fosse una domanda totale. Se vi capita di sentire di qualche casa che si fitta nei paraggi, è vero, fatemelo sapere; ci sta mia cognata che data l’età, se ne vulesse venì ‘a chesti parte pe’ sta’ chiù vicina a’ sorella. Io ho provato a chiedere in giro, ho domandato pure all’amministratore.. …macchè.

Nun se trova niente. Manco ‘nu buco.

Don Antonio              Mah, a dire il vero  ‘nu buco forse oggi si trova ancora.  Però ….. ti dovresti  rivolgere a qualche …. “ medico “. ( sorride sotto i baffi )

Alfredo                      In che senso ?

Don Antonio              Ma nel senso che è  una notizia che leggevo proprio stamattina  sul giornale.

Alfredo                      Ah sì ?

Don Antonio              E certo.  (  mostra il giornale a Felice, il quale dopo un’occhiata veloce comincia a ridacchiare; don Antonio ” sfruculea”  Alfredo  )

Alfrè te vulisse   fittare un utero ?

Alfredo                      ‘Nu rudere ?   E po’ s’addà mettere a  nuovo.

Don Antonio              Ma quale rudere,  Alfrè. Utero. Utero.

Alfredo                      ( non avendo capito l’ironia ) …. E comunque   in quale zona ?

Don Antonio              Seh, quale zona….  ( ironico )   Arete a’  ferrovia.

Alfredo                      No, areto a’  ferrovia nun è cosa don Antò. E’ troppo lontano.  Ve l’ho detto mia cognata si vorrebbe avvicinare. Qualunque cosa ma ‘a chesti parte. 

Va buò ?  Grazie, e buona giornata.  ( esce )           

Don Antonio              Alfredo è proprio’nu bellu tipo. Se non ci fosse l’avessera ‘nventà.Allora Felice ? L’argomento di oggi ?

Felice                          Don Antò,   oggi  devo studiare un capitolo di storia che è ‘nu casino. Gli Assiri  e i Babilonesi, i Fenici, non mi ricordo molto. Ho riletto più volte,  e se mi  date un ascolto.

Don Antonio             Sì, sì, va bè! Mo ‘a vedimme   ‘sta  ‘nziria de’ babilonesi.

Felice                          Ma quale ‘nziria de’  babilonesi.  Assiri e Babilonesi.  Naviganti, esploratori, conquistatori. Insieme ad altri popoli commerciavano e vivevano con i Fenici, e  con i…

Don Antonio             Contenti !

Felice                          Don Antò ma qua fenici e contenti. Voi scherzate sempre.  Io invece sto preoccupatissimo.  Chiste e guagliune  so’ tuoste. Vottono e cuppettielli areto. Voi non sapete i ragazzini di oggi come sono duri e  attenti e comme vanno a sfottere ‘a mazzarella  ‘e San Giuseppe quando vuie sbagliate quacche cosa.

                                    ( fa la voce da bambino )

 

Sul  libro   non sta scritto così,  signor maestro.

Io le magnasse ‘e  recchie quanno diceno ‘sti cose.

Ma staie sentenne a me ….. e ciunca. Ma che te ne ‘mporta d’o libro.

E guagliune ‘na vota erano tanti mamuozi.  Oggi so’ tutti scienziati. E capiscono di computer, e capiscono di videogiochi, e capiscono di Internet; uè, ma nun capiscono quanno s’hanno  ‘a stà  zitto.

E chesto che schifezza è.  

                                                                       (  entra Giada che si appresta ad uscire )

Don Antonio              Va  buò, non vi preoccupate. Mo vedimme ‘nu poco ‘sti  Assiri e Babilonesi.

                                    Avviatevi nella stanza mia che mo’ vengo pure io.

Donna Teresa           Piccerè te ne vai ?  E che fai viene a mangià ?

Giada                         Nonna non lo so. Stamattina ho lezione di danza  e poi dovrei  incontrarmi  con un amico che mi ha promesso di  farmi fare un provino in una televisione privata.

Donna Teresa           Ma lascia stà, tu nun ‘e cunusce a ‘sta gente.

Giada                         Ma come .. quello è un mio amico,  nun ‘o conosco ? Nonna ma che dici.

Quello Federico sta nel mondo delle discoteche e mi ha detto che questa persona che conosce lui è uno che è partito tre anni fa  dal niente. Teneva una piccola radio….

Don Antonio             ( ironico )  ‘Na radietta..

Giada                         ( rimarcando ) Teneva una piccola radio con degli amici;  un po’ alla volta è cresciuto e adesso è titolare di una società di produzione. Oggi è  addirittura  proprietario di una antenna televisiva. Non mi ricordo dove la tiene…

Don Antonio                         ( c.s. )  E vide  ‘ncoppe ‘o terrazzo…

Giada                         Nonno queste battute te le puoi risparmiare  ‘he  capito ? Ma io poi parlo con voi, ma che parlo a fare. Tanto per voi tutto quello che faccio è sbagliato, è inutile. Il mondo della televisione, dello spettacolo, voi non ci arrivate proprio. Avete un concetto delle attività umane così  primitivo.

Il mio futuro è già scritto…

Don Antonio                         ..… ma nun se legge.

Giada                         No, no si legge invece, e si legge benissimo. Io farò la ballerina e troverò posto in un corpo di ballo  importante. Pubblicità, interviste. Ci pensate ?

Io ballerina, mio fratello attore. Una famiglia di artisti, come i De Filippo,

i De Sica.

Don Antonio              Si, capisco. Tu ballerina, tuo fratello attore. Una  famiglia di artisti, certo. Ma anche i nonni,  i genitori : oggi comparse …  domani scomparsi. Ed allora dovreste pure pensare ad un lavoro vero, o almeno alternativo  nel caso che questa strada che porta al  successo …..diciamo così…..ha truvate chiusa.

Giada                         Nonno ma che dici un lavoro ? Ma per favore. ( come folgorata ) Mo’ me ne devo andare, oì.  Ciao nonna.  (  esce )

Don Antonio                         Ecco fatto. Si è interrotto  il dialogo generazionale.

Donna Teresa            S’ha purtato almeno ‘nu cappelluccio, oggi votte ‘nu viento. 

Don Antonio              “ Ha mangiato “ , “ ‘o cappelluccio “.  La vera  rovina e ‘sti guagliune site vuie. E purtate p’’a mano. ( ironico ) Miettete  ‘na cosa dint’o stomaco ?  Miettete ‘nu cappelluccio.  Mai na vota ca dicisseve  : né, bella d’a nonna, vide t’e mise ‘e cervelle ‘ncapo ? Ma che ne vulimme sperà.    ( cambia tono )  

Sto di là con don Felice.     

 

(  don Antonio esce - Teresa  mette a posto qualcosa e se ne va in cucina -                                       torna  Letizia    con la spesa  )

Letizia                        Ecco qua. Stongo accisa. E certo, perché in questa casa aggia  fà tutt’e cose io, perché il signore va a lavoro. Comme  si  po’  io nun faticasse. Lavare, stirare,  cucinare, nun è lavoro ? Piensa a chillo, a  chill’ato.

‘E nonni  nun ce’ scurdammo. 

Accumiencia ‘a matina ampressa e fernisci ‘a sera tarda.  

Ah…Beate quelle donne che   lavorano e nun stanno mai in casa.

Prima di tutto so’ rispettate pecchè portano ‘e solde. E poi  sanno stare in società,   vestono bene, si truccano, hanno rapporti di lavoro  con i colleghi.

E diciamo ….di lavoro … I  figli comme nascono già stanno all’asilo nido, la donna delle pulizie due volte alla settimana,  spesso e volentieri l’amante tutte ‘e ghiuorne. Né ma che vonne ‘e cchiù. Poi dicono stanno stressate, hanno l’esaurimento.  Una vita impossibile.  ‘A lloro ! 

E ‘a mia ?  ‘Na  vita frenetica, ‘na  vita caotica.   ‘Na vita !  

Dicono : ‘a casalinga :  la regina della casa.      Viva la repubblica democratica.

Là  almeno ….ognuno  fa ‘e fatti suoie.  ( esce di scena e se ne va in cucina ).

                                                  ( entrano  Felice e don Antonio  )

Don Antonio             Va bene  Felice. Penso che ci siamo.

Felice                                     Grazie don Antò. Grazie ancora per questo aiuto che mi date.

Don Antonio              E di che. Io lo faccio con piacere perché così da un lato  il cervello sta sempre in allenamento e dall’altro mi faccio una rinfrescata anche io  che non è mai abbastanza.

Felice                                     Ed allora buona giornata.

Don Antonio                         Anche a voi. Arrivederci.

  (  don Antonio accompagna Felice alla porta e dopo se ne va di nuovo nella sua stanza;    entrano  Saverio  ed il  suo amico-collega  Giovanni; cominciano a parlare ed il nonno che stava rientrando si ferma sull’uscio ad ascoltare  )

Giovanni                    Ed allora ?  Sei riuscito a parlare con il direttore della banca ? Gli hai chiesto se è possibile fare un mutuo  dando una garanzia ipotecaria  o che so, un finanziamento con garanzia di terzi ?

Saverio                       Si ci ho parlato ma non è possibile. Ci  vorrebbe troppo tempo per l’istruttoria della pratica e comunque le garanzie sarebbero insufficienti per l’ammontare del prestito. Giovà mi servono duecento milioni non una lira. Le scadenze che tu conosci bene si stanno avvicinando e se non riuscirò a far fronte al pagamento dei titoli acquistati la banca vorrà il rientro del fido ed i clienti vorranno essere rimborsati i capitali che mi hanno affidato.

Una tragedia. 

Giovanni                    Eppure  non capisco come tu possa trovarti in queste condizioni.

Ma è pazzesco.

Saverio                       Purtroppo come ci sono arrivato non me lo so spiegare neanche io. So soltanto che ci sto e che non so più a quale santo affidarmi. Lo scandalo che scoppierà farà tanto di quel rumore che dovrò andare a nascondermi per tutto il resto della mia vita. Doppe  ‘o carcere chiaramente. Perderò i miei clienti, il lavoro, la famiglia, gli amici. Non avrò più la forza di riprendermi.

Sono un uomo finito.  Finito nella merda.  

Giovanni                    Ma ne uscirai alla grande Savè, nun te preoccupà. Piuttosto ne hai parlato con tua moglie ? Con la tua famiglia ?

Saverio                       No, per carità. E che potrei dire loro ? Guardate che state seduti su una bomba ad orologeria e non mi ricordo a che ora ho messo il congegno ? Lo dico a mio padre ? E che  parlo a fare con lui. Isso che po’ fa. A mia moglie cosa dovrei dire ? Amore, guarda bene di quale nullità ti sei innamorata; di quale delinquente.

Giovanni                    Va bè, ma capirebbe che solo la sfortuna ti ha costretto a fare certe cose.

Saverio                       Giovà ma quale sfortuna. Ma diamo alle cose il loro giusto nome. Perché non parli di incapacità, di superficialità, di immaturità. Certe operazioni sapevo che potevano essere a rischio eppure le ho fatte lo stesso. E non rischiando solo  soldi miei ma anche quelli dei miei clienti; e usare il denaro che ti era stato affidato da terzi, per scopi personali è un reato. E’ appropriazione indebita, è furto. No Giovà, tutto quello che potrei fare adesso è ammazzarmi.

Giovanni                    Ma non dire stupidaggini, per favore. Ragioniamo con calma ed una soluzione la troviamo.

Saverio                       Ma  non mi servono soluzioni, mi servono soldi. Se entro venti giorni non faccio un bonifico sul c/c dello studio di almeno duecento  milioni è la fine, la rovina.

Giovanni                    Senti, io una decina di milioni da parte li ho, perciò  ….  stai calmo.

Saverio                       E perché non l’hai detto subito, scusa. E’ chiaro che adesso è tutto più facile. Adesso me ne servono solo centonovanta.  Giovà, Giovà ….

Comunque adesso andiamo. Ho appuntamento con delle persone che, mi hanno detto,  potrebbero risolvere il problema.

Giovanni                    Ah  ?  E speriamo di sì.

Saverio                       Mah ….  io direi speriamo di no. Comunque è l’ultima spiaggia,  po’ ce sfracellamme ‘ncoppe ‘e  scoglie.

Dammi solo qualche minuto. Vado a prendere le copie di certi dischetti  e  scendiamo.

                                                  ( entra don Antonio che di nascosto aveva ascoltato tutto )

                       

Giovanni                    Buongiorno don Antò.

Don Antonio             Oh caro Giovanni. Buongiorno, buongiorno, come va ?

Giovanni                    Non c’è male , grazie. Sto aspettando Saverio che è andato un momento di là, a vedere alcune cose sul computer e poi torniamo  allo studio.

Oramai senza computer non riusciamo a fare più niente.

                                               E voi con il computer come ve la cavate?  Voi pure viaggiate in Internet ?

Don Antonio             No.  Io tengo  l’abbonamento po’ pullman.

Giovanni                    ( sorride ) No, dicevo non vi ha ancora affascinato questo nuovo veicolo virtuale. Senza muovervi di casa, fate clic e spalancate una finestra sul mondo.

New Economy.

Don Antonio              E pure nuie economi.  E certo, nuie campamme ‘e pensione. Non spendiamo niente. Ma per il resto, no; io sono negato a tutto. Per me pure ‘o telecomando d’o televisore è un UFO; tene duie buttoni – rosso e verde – e me ‘mbroglio; figuratevi si capisco e Internet, ww  chiò-chiò e paparacchiò.

                                                          

 ( entra la nonna ) 

Giovanni                    Buongiorno signora Terè.

Donna Teresa           Buongiorno, buongiorno.

Don Antonio             ( le si avvicina )  Terè,  Internet !

Donna Teresa           Int’addò ?

Don Antonio             Internet.  Computer. Faie pupupu -  pipipi  e ‘o  ssape il mondo intero.

Donna Teresa           A me ?  Io me chiudo a’ dinto.  

Don Antonio             Scusatela; non si è evoluta.

                                                                          (  esce Saverio )

Saverio                       Uè papà, mi ero scordato certi dischetti del computer a casa. 

 

( entra Totò già di ritorno dall’Università  – non sono entrati per uno sciopero in atto -   vede il padre )

Totò                            Papà, stai ancora qua ? 

Saverio                       Si, sono  tornato a prendere delle cose.

Totò                            Ah pàpà,  come stanno le  Pirelli ?

Saverio                       Alla riapertura stamattina ….13.350 !

Totò                            Papà ma che dici ? Io dico queste  scarpe sportive, sotto a chistu  pantalone. ‘Sti   Pirelli.

Saverio                       Ah ‘e scarpe ? Stanno bene,  Totò; stanno bene. Giovanni vogliamo andare.          

Giovanni                    Ciao Totò,  Don Antonio … 

Don Antonio             Arrivederci, arrivederci

(  i due escono    )

Totò                            ( guardandosi le scarpe ) 13.350 !   Fosse ‘a Madonna. L’aggiu pavato 180.000 lire.

Don Antonio             ( rivolto a Totò )  Che d’è, staie n’ata vota ccà ?

Totò                            C’eravamo scordati che oggi  ci stava un’assemblea per decidere l’occupazione della facoltà. Dobbiamo contestare la nuova  riforma scolastica che così come è fatta va a violare i diritti degli studenti.  

Don Antonio              Scusate ma io dico : anziché fare assemblee per i  diritti degli studenti, che tanto come sempre non portano a niente,  non sarebbe molto più semplice,.... …per esempio… mo dico una sciocchezza :  studiare.

Studiare per contrastare la riforma scolastica. Studiare per contestare il mancato riconoscimento dei diritti  dello studente.

Studiare …. e basta.

Totò                            Nonno ma che ne capisci tu dei  problemi della scuola. Eh si, mo risolviamo tutto studiando.  A scuola  ‘o studio è l’urdema cosa.     ( entra la nonna )

                                    Piuttosto te vulevo chiedere ‘nu piacere. Puoi prestarmi  50.000 lire.

                                    Te le restituisco prestissimo. Il tempo di effettuare alcune operazioni. 

Don Antonio              50.000 lire ?  E che n’he ‘a fà. E poi quali operazioni devi fare ca tu nun tiene soldi e nun fatiche.

Totò                            Ma diciamo che  mi arrangio. Quando posso tramite Internet, faccio piccoli investimenti.  Piccoli giochi di borsa, come mio padre. Un po’ qua, un po’ la.

Donna Teresa           Si Totò,  però sti’ giochi ‘e borsa, vide e nun è fa chiù dint’a borsa d’a nonna.

Totò                           Nonna ma che vuoi dire ?

Donna Teresa           A buon intenditore , poche parole.

Totò                            Nonna ma che dici. Io non ho mai toccato nulla che non fosse mio, né vado mettendo le mani nelle borse degli altri. Io non ho bisogno di questi mezzucci puerili. Mio padre mi da la paghetta settimanale.

Don Antonio              Guagliò, premesso che ‘sta paghetta t’ha dongo io e non tuo padre, il quale ‘na vota se scorda ‘e t’ha dà a te,  e  n’ata vota se scorda ‘e m’ha dà  a me ca l’aggio data a te; e quindi  non è una paghetta ma è diventata una piaghetta. Però, effettivamente ‘a nonna sta dicenno ‘na cosa  che anche io ho notato. Senza accusare nessuno, pe’ carità, però anche io ogni tanto mi trovo il capitale, diciamo così, svalutato.  C’è stata qualche volta, per esempio che io ricordavo di avere  + 10.000 ed invece mi sono trovato  – 5.000.

Piccole perdite, se capisce, ma continue.

Totò                            Nonno, mi sento offeso. Io non tocco nulla. Vedite vuie addò mettite ‘e solde,  ca po ‘e perdite e ‘o ghiate truvanne all’ati. C’’a  vecchiaia s’addeventa stunate. ( esce)

Don Antonio                         ( guardando la nonna che annuisce e con notevole disappunto risponde guardando verso la stanza del nipote  )

Ca’ vecchiaia s’addeventa  stunato, no scieme.

                       ( riprendendo il suo solito umore e guardando la moglie )

Va buò, nun damme retta. Piuttosto, Terè, sai che voglia tengo ?

Donna Teresa           Antò nun me guardà accussì pecchè mò nun tengo tiempo ‘a perdere.

Don Antonio              Ma ch’’he  capito. Io tengo ‘na  voglia  ‘e  pane sale e olio. Che dici, m’ha vulisse priparà ?

Donna Teresa           Ma ‘a  n’atu poco avimma mangià ?

Don Antonio              Terè io sono per la politica dei piccoli pasti. E po’ ‘na fetta ‘e pane che ffà. ‘Iamme, che po’  doppe mangiato avesso ‘a  scennere.

Donna Teresa            Ma addò vaie ca sta facenne ‘stu friddo.

Don Antonio              Devo comprare delle cose e poi vedere se trovo alcuni amici.

Donna Teresa            E allora miettete ‘na sciarpa ‘nganna e ‘o cappiello ‘ncapa.

Don Antonio              Terè ma me lo dici  pe’ paura ca me ‘mbroglie ?

Donna Teresa            Totò, comme si pesante !  E chi parla cchiù. Mamma mia. ( esce )

                                                            (       entra   Letizia     )

Letizia                        Papà, e che friddo oggi. E’ neve sciolta.

Don Antonio              L’avevano detto. Sarà il Natale più freddo del secolo.

                                                                   ( esce  Totò dalla sua camera)

Letizia                        Uè Totò proprio a te cercavo. Un’amica mia ha saputo  di un concorso nell’amministrazione comunale. Ho chiesto al giornalaio se sapeva qualcosa ed ecco qua, mi ha dato il bando di concorso. Sono trecento posti nei vigili urbani. Perché nun faie a domanda ?       

                                       

Totò                           Io faccio ‘a domanda ?  Cioè io, aspirante attore, di bell’aspetto,

                                   carattere allegro, geniale, estroverso, n’ artista  dint’a  n’ufficio comunale ?

                                   Cioè famme capì, oi mà. Tu me vide areto  a ‘na scrivania o peggio ancora

                                   miez’a  via a dirigere ‘o traffico.

                                   Mà, tu me vide miezo a ‘na via ?

Letizia                                    Sì bello ‘e mammà, io te veco miezo a ‘na via.

                                              

Totò                            Donna di poca fede. E po’ comme si fosse facile.

                                   E’ più facile che un cammello passi nella cuccia di un cane che il

sottoscritto passi al concorso dei vigili urbani. E poi io devo fare l’attore. Teatro, cinema. Quello che capita, capita…  

Letizia                                    ( esce cantando )  Illusion, dolce chimera sei tu….

Totò                           Seh, illusione. E po’ vedimme… ( recitativo )

Morire, dormire...   Forse sognare…( guarda il nonno )

Don Antonio             Forse….

Totò                            Eh ..forse…va bbuò ?  E comunque … scusami per prima… però… pure tu e ‘a nonna… cu cierte accuse.

Don Antonio             E che vuò, nuie simme giocatori  ‘e  tressette.

Comunque lassamme sta’.  Incidente chiuso. Piuttosto ‘sti  solde a che te servono ?

Totò                           Nonno voglio fare un regalo per Natale a Luisa, la mia ragazza.

Don Antonio             Luisa ? Ma nun se chiammava Marcella ?

Totò                           Nonno, Marcella è quella del mese di settembre.

Don Antonio             Ma pecchè  Totò, ‘e guaglione te scegli ‘ncoppa ‘e calendari ?

Totò                            Nonno ma oggi è tutto diverso. Ci si incontra in discoteca, ci si conosce,  si esce un po’ insieme. Se nasce un feeling si continua altrimenti una botta e via.

Don Antonio              Va bè ma almeno, dico io, doppe ‘sta botta  ve scambiate ‘e generalità ?

Totò                            Si,  facimme ‘a lettera  ..assicurazione !

Don Antonio              Poveri voi; generazione bruciata.

Totò                            Nonno, è tutto cambiato. Tu sei rimasto indietro, in un altro mondo.

Don Antonio              E’ vero. Mo ‘he ditto bbuono : un altro mondo. Un mondo che aveva ritmi più umani, comportamenti più umani. Il rapporto con le donne ? Seh, ‘na parola.

Già dire rapporto era un azzardo. Il sesso ?  Per carità, era tabù, peccato.

Eppure Totò, ci si sentiva attratti l’uno verso l’altro e si tagliava con il coltello quell’atmosfera di complicità e di erotismo che ci prendeva senza neanche sfiorarci.

Totò                           Si….. un erezione a distanza.

Don Antonio             Seh,  sfutte tu. 

Totò                           Va bè, nonno ma me vuò fa credere  ca nun ve davate neanche un bacio.

Don Antonio              No quelli si. I baci erano permessi. Certo ci si doveva prima dichiarare. L’uomo  si dichiarava alla donna, la donna si doveva dichiarare all’uomo.

Totò                            E che era ‘a dogana.

Don Antonio              Certo !  La dogana dell’amore. Però era una grande emozione ! 

Mi ricordo che a tua nonna il primo bacio glielo diedi prima del secondo. 

Totò                           Nonno,   è una battuta  ?

Don Antonio              Ma  quale battuta, Totò.  Quando io e tua nonna,  avemmo l’occasione di uscire per  la prima volta da soli, doppe ‘na bella passeggiata io proposi di mangiare qualcosa. Ed allora  la portai  a ‘na trattoria  ‘ncoppa  Pusilleco. Pigliaimo ‘na carruzzella e via.

Mi ricordo ‘nu tavolino ‘ncoppa ‘a ‘sta terrazza; se vedeva tutta Napoli.

‘Na  favola. Ed allora dopo il primo piatto mi feci coraggio, le presi una mano e guardandola negli occhi le diedi un bacio. Un bacio bellissimo. Un bacio che ancora oggi non me lo dimentico. Quella morbidezza  delle labbra, quel  sapore ..

Poi l’atmosfera fu interrotta dal cameriere che ci portò il secondo. Quindi quel primo  bacio, come vedi,  ….  venne prima del secondo.

Totò                           Ah ecco spiegato …

Don Antonio              E  chi s’’o scorda cchiù. ‘O tengo impresso ccà dinto.( si tocca la testa ) ‘Nzieme ‘o cunto. 

Voi, invece,  che ve ricurdate  ? Voi  cambiate ‘na ragazza ‘o  mese,   ve putite ricurdà il  sapore delle labbra  ?  Vuie manco ‘o nomme v’arricurdate.

E’ un’altra epoca, una brutta epoca.  Mah….. poveri voi,  poveri dentro.

Totò                           Va buò, t’aggià lassà. Aggià fa  ‘nu paio ‘e telefonate.

Don Antonio             Comunque si te servono chilli solde, vieni add’o nonno.

Totò                            Grazie … Casanova. 

Don Antonio              Seh, Casanova. Mo so’ casa vecchia. ( mette la mano in tasca trova la lettera che gli aveva portato Alfredo ).

                                    Uè Totò, scusami, mo me scurdavo.  Alfredo ha portato questa lettera per te. Ha detto ….. è  arrivata stamattina.

Totò                            ( cantando ) ‘Na cartulina….Famme vedè, famme vedè.  Maronna mia, e chesta vuò vedè ca è.. ( la guarda; poi strillando )   è proprio essa !!!

Don Antonio              Totò chianu chianu, e  te fai venì quaccosa !

Totò                            No, pe’ carità. Mo’ nun m’addà  venì proprio niente.  Io sto tremmanno sano sano. Nonno ma tu ‘he  capito questo che significa ?  Vado a fare il provino alla W. Shakespeare.  ‘He ditto levate ‘a nanze !!!

Don Antonio              No !  Nun t’aggio ditto proprio niente.

Totò                            Ah sì ?   E allora  levate ‘a nanze  ’o dico io.  Nonno,  levate ‘a nanze. Aggia ‘j a telefonà a Peppe. L’aggia fa schiattà.

Don Antonio              Chesta me pare ‘na bella  pensata ! 

                                               (  Totò si avvia verso la sua stanza recitando a voce alta ) 

Totò                            “  Pazzo, pazzo, pazzo. Ciento vote, mille vote pazzo “ 

Don Antonio              Totò ma te siente buono !

Totò                            ( rivolgendosi al nonno, con grande enfasi ed  uscendo di scena  ) Ella parla. Oh parla ancora, angelo di luce ( esce ). ( rispunta solo il viso )  Parla !

Don Antonio              Ah….  si  putesse  parlà overamente.  

Donna Teresa            ( entra in salotto ) Antò ma che d’è ‘sta ammuina ?

Don Antonio              E c’adda essere.  E’ tuo nipote  …Gassman. E’  uscito pazzo. Gli ho dato ‘a lettera che m’ha dato Alfredo. Nun capisce chiù niente.

                                    Oddio, questo  pure prima ca ce devo ‘a lettera.

Donna Teresa            E facite sempe chesto.

                                                           ( entra Giada di ritorno dall’appuntamento )

Don Antonio              Uè piccerè, tutto a posto ? Già di ritorno ? E l’appuntamento con la televisione ? 

Giada                         ( batte nervosamente le dita sul tavolo ) Nonno per favore nun è proprio ‘o mumento.

Donna Teresa            ( con tono di supplica verso il marito )  Antò, pe’ piacere …

Don Antonio              ( seccato )    Io ‘na dumanda aggio  fatto.

Giada                         Il fatto è che la gente si sopravvaluta sempre senza conoscere i propri limiti, e facennose diebbete ca’ vocca. ( comincia a raccontare )  Sono andato con quel  mio amico all’appuntamento con l’ imprenditore televisivo. Innanzi tutto non era un suo amico ma uno che ha conosciuto una volta in discoteca. E già pe’ ce fa capì  chi eravamo e pecchè stevemo llà  c’avimmo mise ‘na vita. Poi ha cominciato con i soliti discorsetti.  Bisogna vedere la ragazza che sa fare.. se non ha esperienza, deve cominciare con piccole cose.. falle fissare un appuntamento con il coreografo  e vediamo .. ma così.. senza promettere nulla..  quando  possiamo fare un  piacere … bla-bla   bla-bla.

                                    Allora visto che il mio amico non parlava ho preso la parola ed ho detto : sentite dottò, io studio danza da anni, con grandi sacrifici e con grande impegno. Per cui non voglio né piaceri né favori personali. Vorrei solo l’opportunità di potermi giocare le mie carte alla pari con tutte le altre.  Nient’altro che questo.

                                    A questo punto lui ha detto :  Ah però  è tosta ‘a signurina . 

                                    Io  ho risposto : no, dottò, non sono né tosta, né moscia, ma non mi faccio mettere i piedi in testa da nessuno.  Ed allora gli ho dato un aut-aut….

Donna Teresa            ( soddisfatta )  ‘He  fatto bbuono, a’ nonna.

Don Antonio              C’ha fatto ?

Donna Teresa            L’ha dato ‘na vuttata !

Giada                         Ma quale  vuttata, nonna. Gli ho dato un aut-aut.

Donna Teresa           Mamma mia,  ‘sti guagliuni d’oggi parleno sulo inglese.

Giada                         Nonna, ma quale inglese :  è latino.  A  scuola non hai fatto latino ?

Donna Teresa           Latino a scuola ? Nennè io nun aggio fatto manco ‘a scola.

Giada                         Va bè, comunque gli ho detto : se pensate che possa fare un provino serio, con professionisti seri, allora fissiamo un appuntamento. Se deve essere una perdita di tempo tanto per fare una cosa allora grazie lo stesso. Ci saranno  altre opportunità per dimostrare  quello che so fare.  E così me ne sono andata. Ritornando, ho letto sul giornale che a Cinecittà stanno facendo le selezioni per il corpo di ballo  di Canale 5 per una  trasmissione della

domenica.  Putesse essere ‘na cosa buona. ( intanto rientra Rosaria  ) 

Così potrei andarmene un po’ a Roma da zia Rosaria. ( esce lanciando un sorriso alla zia )   

Rosaria                      ( rivolgendosi al padre )  Mi ha telefonato Saverio; ha detto che non ce la fa a venire a pranzo perché ha degli impegni di lavoro.

Vado a dirlo a Letizia,  mi ha detto di avvisarla. ( esce dalla stanza ).

Don Antonio              ( quasi mormorando  ) Lavoro, lavoro. Sempre  lavoro.  (  esce anche lui ). 

( Giada rientra in salotto,  inserisce  un CD nello stereo; comincia a ballare)       

Letizia                                    ( entra nel salotto e vede la figlia ballare )

Uè… oh… bella…..ma che stai facendo ?

Giada                         ( Giada spegne il giradischi ).  Mamma non puoi capire. E’ una figura di ballo espressivo dance-fusion. Come fosse un ponte ideale fra l’America e l’Inghilterra per la fusione di  varie culture musicali. 

Letizia                        Sì piccerè,  ma mo’ t’he ‘a levà. Eh sì,  perchè ci sta un’altra figura forse meno espressiva ma sempre  fusione di varie culture culinarie che.. comme fosse nu ponte fra ‘a cucina e  ‘a  stanza ‘e pranzo te fà capì c’avimma mettere ‘a tavola e avimma mangià. E perciò te n’he  ‘a ‘j.

Giada                         Mangiare, che schifo. Sempre mangiare; mangiate sempre. In questa casa non si pensa ad altro che a mangiare. Ma elevatevi un pochettino, e crescete.

                                     

Letizia                                    Uhmm….. e si nun mangiammo comme criscimmo.

E vide ‘e mangià ‘nu poco pure tu nennè; si no quacche ghiuorno ‘e chisto, ‘stu ponte fra l’America e l’Inghilterra se spezza.

‘He capito a mammà ?  

Giada                         Seh, seh va bene. ( fa per uscire ma poi ritorna sui suoi passi )  Ah …  e un’altra cosa ancora:  dì al nonno che io di quella cosa  che m’ha detto, l’avvocato o colloquio,  non ne voglio proprio sapere. Io in quell’ufficio  non ci vado. Mo s’ è fissato isso e ‘o posto dint’’o studio legale a fare la segretaria. Figuriamoci se una come me, con le doti che ho io, con questo bagaglio di signorilità  può passare dalle luci della ribalta alle luci  ‘e  ‘nu studio legale  ( pausa )  …… ‘e merda.   ( se ne esce  )      

                       

Letizia                        Ma certo, principessa.  Per carità.

           

( cominciano  un po’ alla volta ad entrare gli altri membri della famiglia  )

Letizia                        ( rivolta a Totò )  Uè, t’he  lavate ‘e mmane. Muovete, ca è pronto.

Papà ve site lavate ‘e mmane ?? 

Don Antonio             Ecco qua, è  partita l’inchiesta  “ mani pulite “ .

Letizia                                    E tenite sempe che dicere.  Sempe cu’ ‘stu protestantesimo.

Don Antonio             Ave ragione, nuie simme cattolici.

Letizia                                    Totò, piglia ‘o pane sul tavolo d’a cucina.

Rosaria                      ( a Totò ) Lascia stare, Totò. Vado io. Devo prendere pure i miei occhiali.

Totò                            ( raggiante )  Né popolo di  infedeli…. avete saputo la novità ?  Mi hanno chiamato per il provino alla W. Shakespeare.  ( recitativo )

Essere o non essere, questo è il problema.

Donna Teresa           Totò assiettete, per favore.

Totò                            ( c.s. )  Siamo  qui per seppellire Cesare, non per lodarlo.

Don Antonio             Siamo qui  pe’ mangià  no pe’ ce ‘ntussecà.    

Totò                            ( rivolgendosi alla nonna  con grande enfasi, e sempre recitando, tiene in mano  un cucchiaio come fosse un microfono  )

Ma abbiamo qui la nonna del famoso attore Totò Sorrentino. Signora è contenta dell’oscar  che ha ricevuto suo nipote ?  Vuole, in questo momento importante,  dirgli qualcosa ?

Donna Teresa           Si, buon appetito.

Totò                           E allora chiudiamo qui il collegamento con Los Angeles.

Signore e Signori a tutti voi…. ( riprendendo il tono normale )

buon appetito. 

                                                           (   cala il sipario -  fine primo atto )

           

 

                                     

                                   

( Circa un mese dopo.  Felice e Rosaria stanno parlando in salotto )

Felice                          …. e sinceramente,  devo confessarti  che dalla vita  mi aspettavo di più ed invece, tutto sommato,  non mi ha dato gran che.

Rosaria                      La colpa è solo tua. 

Felice                          E’ mia ?  Ah,  può darsi.

Rosaria                      E’  così certamente.  La vita non deve  darci nulla;   siamo noi  che dalla vita  dobbiamo prendere.

La vita  non è altro che un grande  buffet, un grande tavolo apparecchiato con tante pietanze sopra, ed una possibilità enorme di scelta.

E chi ha coraggio e  decisione  prende quello che più gli piace; chi ha paura prende quello che non gli fa male; chi è furbo solo quello che gli serve,  chi è debole  prende quello che gli lasciano  e chi è indeciso, il più delle volte resta digiuno.  

Ed il digiuno porta debolezza, insoddisfazione; la consapevolezza di una vita mediocre,  inutile. Ed allora subentra la rabbia. Rabbia verso gli altri, ma ancora di più verso se stessi.  

No ! Non è stata la vita a non darti nulla, sei stato tu  a fare le scelte sbagliate.

Felice                          Mah…. non lo so.  Tu parli di scelte sbagliate, però, credimi,  non sempre la vita ti da la possibilità di scegliere. Tante volte le strade sono già tracciate e non puoi fare altro che prendere quelle.  

 Rosaria                                 Mi dispiace ma non sono d’accordo. 

                                   La vita è la nostra e non possiamo lasciarcela imporre da nessuno. 

                                                           (  entrano don Antonio e Alfredo )

Don Antonio              Vieni, vieni Alfrè;  un attimo che chiamo Teresa.         

                                                     

                                                                       (  posa dei pacchetti sul tavolo ) 

Rosaria                      Papà, aspetta ti do una mano.

Don Antonio              No, Rosà  nun te preoccupà.  Piuttosto chiama  tua madre e fall’ascì cca fora.

   ( Rosaria  va in cucina )

Alfredo                      Don Antonio, chesto dove l’appoggio ?

Don Antonio              Alfrè miette ccà, sul tavolo. Mo  viene mia moglie e mette lei a posto.

 ( entrano  Teresa e Rosaria   )  Ah ecco qua…  Terè,  per favore, pigliati ‘sta rroba che pesa ‘nu quintale; se so’ addurmute ‘e braccia.  E poi, se è possibile,   ‘nu  surzo ‘e caffè. Friddo, ‘ngessato non ha importanza, basta ca è cafè.   Io poso ‘nu mumento ‘stu cappotto…

Donna Teresa            Gesù,  friddo e ‘ngessato ?  L’ho fatto poco fa pe’ lloro. Mo ve porto subito ‘na bella tazza.

Don Antonio              Brava Teresa.  ( va a posare il cappotto e ritorna in scena. Alfredo si è fermato al centro delle due poltrone dove stavano seduti Rosaria e Felice i quali si sono rimessi a sedere)

Mamma mia. ‘Nu  friddo  polare.   Ce mancano sulo ‘e pinguine miez’a via. Ma purtroppo  dovevo scendere per forza.

Felice                          Don Antonio mi chiamavate,  vi avrei accompagnato io con l’automobile.

Don Antonio              Felice vi ringrazio ma  preferisco andare a piedi. Mi  piace passeggiare. 

Solo se devo andare  abbastanza lontano allora  piglio ‘o pullman. 

Alfredo                      Eh certo…  come si dice :   il fine giustifica il mezzo.

Don Antonio              Alfrè, si’ ‘na  poesia;  e comunque  scusami se ho interrotto quello che stavi facendo ma cu’ tutte chilli pacchette nun c’a facevo.

Alfredo                      Ma figuratevi, tanto io nun stevo facenno niente. Stevo guardanno ‘nu poco ‘e televisione. Mi ero incantato a vedere ‘nu documentario sulle stelle,  i pianeti.

Don Antonio             Programma di astronomia ?

Alfredo                      Penso di sì. Ma affascinante,  bello  veramente.

E poi so’  documentari istruttivi, vi fanno pensare. Per esempio …..

don Antò voi che dite :  nell’universo siamo soli ?

Don Antonio             Mah, visto il traffico ca ce steva stammatina penso proprio di no. 

Alfredo                      No,  non scherzate e ditemi :  pensate che esiste un altro pianeta abitato come la Terra con le stesse caratteristiche, le stesse dimensioni,  che so con la stessa..…..

Don Antonio             ……  miseria,  disoccupazione,  ‘e  stessi guerre ?   Spero proprio di no.

Alfredo                      Ed invece ci pensate. Un altro pianeta,  altre forme di vita.  Oppure, che so,  poter andare sulla Luna come fosse un volo normale.

Vedere la Terra da lontano.

Don Antonio              Mah, Alfrè  non lo so. Io a volte dovrei andare dall’altra mia figlia sposata a Mondragone e non ci vado. Me scoccio !

Alfredo                      Che c’entra Mondragone. Mo vulite mettere Mondragone con la Luna.

Don Antonio              No. Mica voglio mettere Mondragone con la Luna. Per carità.

O Luna o … l’altro.

Alfredo                      Don Antò,   parlare seriamente con voi…… è impossibile.

Don Antonio              Alfrè, io sto muorto ‘e friddo,  stanco e digiuno,  e tu te ne viene: nell’universo siamo soli.  Fosse ‘a Madonna. Nell’universo ?  Alfrè, nuie avessema stà  sule pure ca’  abbascia. Poca gente.

                                                                      

                                                                       ( entra Teresa con il caffè )

Donna Teresa            Ecco qua, pigliateve ‘nu surzo ‘e caffè caldo.

Don Antonio              Ah mo sì, oj… Ah Terè,  giù ho incontrato ‘a dottoressa. Ha ditto che andava a fare prima un’altra visita nel  palazzo di fronte e poi veniva qua.

( rivolto agli amici ) Chella  già è venuta  più di una ventina ‘e giorni fa,  per mia moglie. Ma Teresa ha detto che tiene un’altra  volta i dolori.  Chella  nun sta a sentì;   sta sempre mieza a’ currente po ‘o va truvanne d’a dottoressa.

Alfredo                      Ah, ah e allora, donna Terè,  come si dice :   chi fa causa al suo male ….

Don Antonio             … addà  mettere l’avvocato.

Alfredo                      Cioè…no… comme se dice ?   Io  saccio tutte  e proverbi.  

( bussano alla porta  Rosaria  va ad aprire )

Don Antonio              Vuò vedè ca già sta ccà ? 

                                    ( dall’ingresso si sente Rosaria  che dice “ No, non ci posso credere; ma che piacere che m’he fatto. Vieni,  entra   “ ;  entra insieme ad un uomo )

Rosaria                      Vieni, ti voglio far salutare i miei.  Mammà, ti ricordi Arturo ?  Papà Arturo Braghetti, un  amico dei tempi dell’università ? E’ stato tante volte a studiare  a casa nostra.

Don Antonio                         E comme no.  Arturo.

Donna Teresa           ( ricordando il soprannome  )   Arturo ‘o simpaticone ?  

Rosaria                                  Proprio così. ‘O simpaticone. ( gli stringe la guancia fra le dita )

Artù voglio presentarti   Felice Cardillo, un nostro vicino  e don  Alfredo nostro valoroso portiere.

Alfredo                      Sì d’’a  squadra d’o  condominio.

Arturo                                   Piacere, piacere.

Donna Teresa           E comme staie  ?

Arturo                        Abbastanza bene, grazie.  Ho saputo da un amico che Rosaria  stava qui a Napoli ed allora mi sono detto: chesta è ‘a vota bbona ca ce putimme ‘ncuntrà. Ci siamo sentiti tante volte per telefono ma mo erano anni ca nun ‘nce vedevamo. E voi come state ? Vi trovo bene.

Donna Teresa           Comma a  vecchia. E che fai di bello ?  Sei sposato ? Lavori  ?

Arturo                                   Sposato no, per carità. ( guarda Rosaria ) E cu mè chi ‘o passava ‘stu guaio. Lavorare si. Lavoro al museo.

Donna Teresa           Al museo ?  Accussì giovane ?

Rosaria                      Che c’entra mammà. Arturo lavora al museo come direttore. E’ un pezzo grosso, mica  ‘nu piezzo antico.

Donna Teresa            E bravo; ma ad una moglie proprio nun ce piense ?

Rosaria                      Ma quale moglie, mammà. Sapessi quanti amici hanno cercato di mettergli la pulce nell’orecchio. Ma lui …( fa dei gesti con le mani )

Don Antonio              ( rivolgendosi ad Alfredo ) Se moveva  e nun s’ha faceva  mettere..

Rosaria                      No, voglio dire  da questo orecchio non  ci sentiva. Arturo ‘o scapolone.  All’università teneva tutt’e guaglione areto a isso.

Arturo                        ( guardando Rosaria )  Bè, non proprio tutte…

Rosaria                      Quante ne bastavano.  Dicevano che lui aveva un sex-appeal.

Arturo                        Seh, ‘na  vota.  Mò ‘e pile se so’ cunsumate.

Donna Teresa           Né Arturo, Arturo …

Arturo                        Eh Arturo, Arturo…  Signora Terè con voi voglio essere franco.

Donna Teresa            Pecchè Arturo nun te  piace ?

Arturo                        ( ride ) E comme nun me piace !Donna Teresa, una moglie è una cosa seria ed io non mi sento pronto a  legarmi a qualcuno. Probabilmente  non ho ancora incontrato quella giusta o forse  l’ho incontrata e me la sono lasciata scappare. E poi  il lavoro che faccio non è che mi piaccia molto ed io ho sempre sostenuto che due scelte sono fondamentali nella vita: il lavoro e l’amore.  Io ne ho già sbagliata una e non vorrei sbagliare la seconda. 

E poi della donna che si ha vicino bisogna esserne perdutamente innamorati.  Una donna deve  riempirti  gli occhi,  saziarti  il cuore.  E se non si trova quella giusta allora meglio stare soli.  ( rivolgendosi a Felice )

O sbaglio ?

Felice                          Ah … sono d’accordo con voi. Se non si è sicuri della scelta fatta meglio rinunciare. Io dico sempre : meglio piangere in solitudine che rimpiangere in compagnia. Anche se oggi  con il divorzio,  tanti problemi ‘a gente nun s’è fa cchiù.  Dice “ non va  ? e allora cambiamo, proviamo con un’altra “.

Alfredo                      E ma pure a cambiare gira e rigira   si può correre il rischio di sbagliare.    

Eh sì, perché per avere quello che non si ha, si corre il rischio di prendere quello che non si vuole; alla fine vi trovate con quello che non vi serve,  ed  allora vi tenete quello che già ci avete.  O no,  don Antò ?

Don Antonio             E che devo dirvi. Io di mia moglie non mi posso proprio lamentare. ( pausa )

Si no abbusco, eh  Terè.   

      (  tutti sorridono e nel contempo bussano alla porta  ) 

Don Antonio             Vado io, vado io. Chesta sarrà ‘a dottoressa. Terè vai di là, preparati.

                                                                       ( entrano don Antonio e la dottoressa  )

Dottoressa                 Signori buongiorno.

Tutti                           Buongiorno dottoressa.

Dottoressa                  Scusate il ritardo ma oggi le visite sono così tante…. E’ cominciato l’inverno ? E  con l’inverno i  problemi di salute .. Donna Teresa è di là ?

Don Antonio             Si,  accomodatevi.   Prego !

                                                            (la  dottoressa  si avvia nella camera da letto dei nonni; )

Don Antonio              Felice, datemi qualche minuto ancora e poi sono a voi. E cominciamo questa benedetta lezione di oggi si c’o fanno fà. Alfrè tu resti ?

Alfredo                      No,  me ne scendo don Antò.  Volevo solo avvertirvi  che nel palazzo stanno girando delle persone. Stanno bussando a tutti per raccogliere offerte e parlare di fatti religiosi. Se ho capito bene fanno parte di quelle organizzazioni,  come si dice ….? Insomma quelli che cercano di convincervi  ca  Dio nun è Dio.

Don Antonio              Va bè  Alfrè, mo devo scappare di là.  ( esce )

Rosaria                      Devono appartenere a quelle sette religiose alternative.

Arturo                        Sì infatti fanno parte di quelle sette….diciamo otto persone in tutto che li seguono.

Felice                          Volete scherzare !  Molte di queste hanno seguaci in tutto il mondo.

Alfrè                           Io scendo, ci vediamo dopo. Se vengono questi li accompagno io. 

                                   

Rosaria                      E vieni Artù, vieni nella mia stanza. Te voglio fa vedè cierte   foto. Scommetto ca nun t’è ricuordo proprio. Quando le trovai pensai subito a te ed a Mario. Permetti Felice ?  ( sfumando  con la voce escono di scena ) 

Felice                          Prego, prego. 

                                                (   Felice resta solo e  si guarda un po’ intorno - 

                                                                entrano Letizia e Margherita  )

Letizia                                    Oh buongiorno don Felice.

Margherita                Buongiorno don Felice.

Felice                          Buongiorno, buongiorno.

Letizia                        Margherita, pochi minuti e sono pronta. Ti lascio in compagnia di don Felice.

                                    Don Felì, permettete.

Felice                          Prego, prego signora Letizia.

                                                                       ( i due restano soli; Felice comincia a passeggiare a piccoli passi; Margherita guarda a terra  )

Felice                          Margherita.  ( le si avvicina )  Margherita, io non posso più stare zitto ….

  

Margherita                No Felice, fermati ..….cioè… scusa posso darti del tu ?

Felice                          Ma certamente, dammi quello che vuoi.

Margherita                Beh, non molto. Solo poche frasi per spiegare che  da tempo ho capito quale è il sentimento che ti spinge a dire frasi a metà,  che ti fa avere comportamenti  inequivocabili e così via. E devo dire come donna, che può solo inorgoglirmi e farmi piacere essere l’oggetto di tanta attenzione. Se quello che tu provi nei miei confronti è amore, allora ho capito bene, e voglio dirti che anche io provo qualcosa  nei tuoi confronti, qualcosa di profondo e di importante.

Qualcosa che da tempo avevo dimenticato o che forse  non ho mai conosciuto veramente. So soltanto che tu mi fai sentire così diversa da come sono e….  t’avessi conosciuto qualche anno fa oggi sarei la più felice del mondo.

Felice                          Eh no !  Felice sono  io.

Margherita                ( ride di gusto )  Lo vedi mi fai ridere. Tu mi fai ridere sempre, hai sempre la battuta pronta e sei sempre di buonumore. E quelli come te hanno una  sensibilità ed una visione della vita così diversa dagli altri che a tenerli vicino fa bene.  Hanno nello sguardo una tenerezza ed una dolcezza alla quale difficilmente una donna può rimanere indifferente.

PeròFelice, ascoltami bene. Quello che è sbocciato fra noi due è un amore  impossibile da vivere.  Non ho la libertà per farlo legalmente e non ho la giusta spregiudicatezza per viverlo clandestinamente.

Perciò questa  storia comincia e finisce qui. 

                                   

Felice                          Colpito e affondato !

Eh sì ,  colpito da questa dichiarazione d’amore così bella che mi rende più felice di quello che sono. Affondato perché mi hai preso in braccio, portato in alto e poi  con un grande sorriso mi hai buttato di sotto.

E credi che da questo volo potrò uscirne vivo ?

Margherita                Felice io sono sicura che incontrerai la donna che desideri e che meriti.

Dolce, sensibile, comprensiva,  intelligente e …

Felice                          Ma questa sei tu, e non credo ci  siano tante copie in giro.

                                   Comunque ho capito, ho capito;  non ti preoccupare. Vorrà dire che invidierò

                                   tuo marito per tutta la vita.

Margherita                Ed io invidierò quella che un giorno ti  avrà vicino.

Felice                          Mi dovrò abituare  ad una vita  di ricordi.

Margherita                Ed io ad una vita  di rimpianti.

Felice                          ( sospirando )  Ih che bella vita …..

                                                                       ( entra Letizia )

Letizia                                    Parlavate di bella vita ? E chi farebbe questa bella vita ?

Felice                          Nessuno. Donna Margherita mi chiedeva se avevo mai assaggiato i dolci di Bellavita, la pasticceria all’angolo e le ho risposto di sì. Sono buoni.

Letizia                        Buoni ? Buonissimi. Io pure li ho assaggiati una volta. Tutti buoni ma il babà è ‘nu  capolavoro.

Margherita                Vabbè Letizia vogliamo andare ?  Ho lasciato di là mio marito che si stava preparando per uscire  e lo sapete gli uomini come sono; se non hanno una assistenza continua vanno in tilt. Margherì, la cravatta,  Margherì  i guanti, e poi il fazzoletto e poi le chiavi, , e poi, e poi ….

Letizia                        Esatto, sempre poi, mai prima. Ma dico io, devi uscire …ed allora truovete tutta ‘a robba prima e te vestì. Ma si sono presi una moglie o ‘na cameriera ?

                                    ( volgendo lo sguardo verso Don Felice )

Ma dove stanno gli uomini di una volta. Romantici, sentimentali, pieni di attenzione per la propria donna. Dove stanno ?  Ma addò stanno…

Felice                          E chi lo sa. Sarà  una specie in estinzione.

Margherita                No, no,  ci stanno. Eccome se  ci stanno. Ciao  Letizia, buongiorno ..don Felice.

Felice                          Buongiorno … donna Margherita.

Letizia                                    ( uscendo ) Margherita,  volevo chiederti alcune cose. Permettete Felice.

Felice                          Prego, prego.

                                                                       ( rientrano  i nonni e la dottoressa  )

Dottoressa                  Signora Teresa,   è una semplice ricaduta,  niente di preoccupante. Ve lo dissi anche quando sono  venuta  l’altra volta; è  l’influenza che sta correndo.

Don Antonio              Ah..  e allora è tutto chiaro.  Se è l’influenza  che sta correndo, a nuie ce piglia subito. Nuie simme anziani e a nuie l’influenza c’acchiappa  pure si va  chianu, chianu. Noi oramai viviamo da fermi.  Anzi … da infermi.

Dottoressa                  Va bè, io scappo.  Mi raccomando le gocce a pranzo ed a cena; la compressa per la pressione tutte le mattine e misuratela  un giorno si e un giorno no. Tenete sempre ‘na cosa calda in testa,  qualcosa di lana, non vi mettete miezo ‘a currente, ed attenzione all’alimentazione. E mi raccomando la sera quando andate a dormire ……..

Don Antonio                         ( ironico )  ……. chiudite buono ‘a cascia.

Dottoressa                             Come ?

Don Antonio              ( sorridendo )  No….  è che  ..insomma mi chiedevo se  questa è vita ?  C’avete dato chistu  kit   ‘e  sopravvivenza ….

Dottoressa                  Ma voi  la vostra vita da protagonisti  l’avete già fatta. Oggi grazie all’esperienza accumulata in tutti questi anni, la vita vi ha assegnato un ruolo diverso, ma non meno importante : quello del suggeritore. Questo il ruolo  di oggi  dell’anziano.

Don Antonio              Si dottorè, ma ci sono attori ca ‘o suggeritore nun o’ vonno.

Dottoressa                  Eh, ma ‘a cummedia è longa e le battute so’ assaie. Ed allora vedrete che anche quelli più superbi  avranno bisogno del suggeritore. Si no se scordano e’ battute ed allora ‘a cummedia fernesce a tragedia.

 

                                    ( squilla il telefonino della  dottoressa, la quale  lo cerca nella borsa; lo trova e risponde   )

 

                                    Sì ?  Come ? Non ho capito.  ( tono preoccupato ) Addirittura !  Ma sono cose da pazzi ! Vengo subito.  ( rivolgendosi ai nonni ) Scusatemi, devo scappare.

                                    Un caso di eutanasia.

Don Antonio              Non ho capito  ?  

Donna Teresa            ( rivolta al marito )  Deve scappare. Adda i’ a’ casa  a’ aiutà  ‘na zia ( alla  dottoressa ) E’‘na cosa grave ?

Dottoressa                  Che cosa ?

Don Antonio              (  ironico )   Questa zia !

Dottoressa                  Don Antò……pure voi ?  Mo, scusatemi ma  devo correre in ospedale.

Don Antonio              ( rivolgendosi a Teresa, continuando ad ironizzare  )  L’hanno purtata ‘o spitale.

Donna Teresa            ( convinta )  Meno male, va.

Dottoressa                  Arrivederci. Signora Terè… mi raccomando.

Donna Teresa            Grazie assaie, dottorè.  Arrivederci.

Don Antonio              Vi accompagno.

 ( mentre don Antonio sta rientrando bussano alla porta; va ad aprire, entra insieme ad Alfredo che ha accompagnato i … Frati di Gerusalemme )

Don Antonio              Prego accomodatevi pure. Rosaria  vieni un po’ qua fuori.

                                               ( entra Rosaria con Arturo; gli altri prendono posto sul divano ) 

                                   

Angelo                        Buongiorno signora, buongiorno a tutti.  Noi  apparteniamo   a   “ I frati di Gerusalemme “. Io sono Angelo, il maestro  ed andiamo in giro per il mondo a raccontare la vera storia di Yafè, colui che verrà sulla terra per redimerci dai nostri peccati. Colui che ci salverà. Ed a tutti vogliamo portare e fare ascoltare la sua parola. 

Rosaria                      Ma, questo Yafè o con quale altro nome vogliamo chiamarlo mi sembra che sia già venuto  una volta,  o sbaglio  ?  Circa  2000 anni fa  qualcosa è successo  ?

Angelo                        Certo,  qualcosa è successo. Ma quello che ancora dovrà  avvenire, stupirà il mondo intero. Gli angeli scenderanno dal cielo su cavalli bianchi con le ali spiegate…

Arturo                        Meglio…. accussì ‘e capimmo. 

  

( piccola risatina -  il gruppetto  parlotta  mentre Don Antonio  e Donna Teresa “  fiorettano “  tra di loro )

Don Antonio              Terè, I frati di Gerusalemme (  Teresa lo guarda come per dire “ e a me ? “ -   uno dei “ frati “  che stava più in disparte si avvicina alla tavola e vedendo dei biscotti al centro del tavolo chiede a don Antonio: )

Frate                           Posso prenderne uno ?

Don Antonio              Prego, servitevi pure. ( lo guarda  fissandolo) Voi pure siete un frate ?

Frate                          No !  Io songo ‘o cainato .

Don Antonio              Ah….. cainato !  Che brutta parola, cainato  E..  cainato deriva da Caino.   Caino e Abele. E chillo Caino,   come sapete accidette ‘o frato.

Frate                          Va bè che c’entra, accidette ‘o frato, mica ‘o cainato .

Don Antonio              Sì effettivamente la Bibbia non parla d’o cainato; no ! Parla sulo d’o frato. Mah chi lo sa. Fa ca doppe accidette pure ‘o cainato, o’ pate, ‘a mamma, ‘a sora. ‘Na  strage. Chillo po’ quando uno è Caino è Caino. ‘O tene dint’o nomme. Comunque che v’aggia dì;  buona fortuna.

Frate                          Eh grazie !

Angelo                        ………  ed alla fine è la fede che ci deve salvare, è la fede il filtro attraverso il quale passano le nostre paure, le nostre  preoccupazioni, ma anche la nostra gioia, la nostra speranza. Noi attraverso la fede vediamo lontano, vediamo chiaro.

           

Don Antonio             ‘He capito Terè; con la fede si vede lontano, si vede chiaro.

Donna Teresa           E c’è bisogno d’a fede,  io  aggio pigliato  ‘e lenti nuove.

 

Don Antonio             E sì, mo ‘a fede so’ ‘nu paio d’occhiali.

 

Angelo                        Lasciate stare,  la signora ha detto bene :  un paio di occhiali, proprio così. Ma sono occhiali speciali e funzionano al contrario,  nel senso che chi è miope,  non li può indossare. Chi non crede in  Lui, che ancora deve venire nun s’’e po’ mettere. Noi dobbiamo aspettare perché Lui verrà. La nostra guida, la nostra luce.  Non possiamo dimenticare la guida; non dobbiamo dimenticare la luce.

Donna Teresa           E nemmeno ‘o telefono e ll’acqua  ?  Mamma mia, e che bullette so’arrivate.

Alfredo                      Ovèro donna Terè, una cosa incredibile. 

Angelo                        Eh…ma vedo che  voi  ci scherzate sopra. Non temete che  la Sua  ira possa scagliarsi su di voi ?  Voi approfittate  troppo della  Sua grande bontà e misericordia, e del  fatto che Lui non abbandona nessuna delle sue creature. Ricorderete  certamente la favola della pecorella smarrita…..

Un frate                     ( riprendendolo )  Maestro,   parabola… no favola !

Angelo                        … cioè… sì.. la parabola della pecorella smarrita. Un pastore guidava un gregge di pecore. Ad un tratto si accorse che una pecorella mancava all’appello. Di tutte le  pecorelle era la più  piccola, la più debole; e  si era smarrita.   Il pastore lasciò il suo gregge  ed andò a cercare la pecorella, per riportarla fra le sue sorelle. Quale insegnamento possiamo trarre ? Quale è il significato che possiamo dare a questa parabola se non una  grande prova di amore del pastore per la sua pecorella ?

 

Alfredo                      Maestro …ma quale prova d’amore ghiate truvanne, scusate. Chillo ‘o pastore ha pensato ‘e fatti suoie. ‘Na  pecorella mancante so’ denaro ca se perdono. A vintemila lire ‘o chilo, chillo s’ha fatto subito ‘o cunto. ‘O pastore ‘e pecore l’adda vennere.  E che ‘e tene pe’ ce pazzià o pe’ s’addurmì quanno nun teno suonno ?

Ca po’ dico io ..stu  pastore…è pure ‘nu pastore  irresponsabile.  Chisto  nun ‘o putesse fà manco  ‘o pastore.  Ma comme tu lasci ‘nu gregge isso sulo, pe’ ghi ‘a truvà  ‘na pecorella ?  A risico ‘e perdere pure a’ ll’ate ?  Ca po’ chesta è pure ‘a chiù debole, ‘a chiù piccerella… ma che te ne ‘mporta. 

Se n’è ghiuta ? e falla ‘ì.  Pe’ niente  chesta è  pure malata e tu t’a puorta areto n’ata vota ?  E va a fernì ca cheste   se mmescono  una  cu’ n’ata.  Vene..’a pecora pazza.   Ma lassa ‘a stà, nun ‘a da retta. Tu ‘he ‘vuto chesta ciorta ca  se n’è ghiuta essa sola. Invece e dicere   “ ‘assa fa a Dio “.

Angelo                        Purtroppo sento che nel vostro cuore Lui non  è ancora sceso. Avete il cuore arido, arido come la sabbia del deserto. E sulla sabbia non si costruisce nulla di buono. Ricorderete certamente la favola della casa..

Un frate                     ( come prima )  Maestro … parabola, no favola.

Angelo                        Sì …sì…. la parabola della casa che era stata costruita sulla sabbia e non sulla roccia. Come poteva resistere, come poteva durare.

Le  cose costruite  sulla sabbia non daranno mai nulla di buono.

                                  

Alfredo                      Maestro, e state dicenno n’ata scemità. Eh sì… perdonate !  “ Le cose sulla sabbia non daranno mai nulla di buono “.  Ma  dumandatancella ‘a chille che fanno ‘e villaggi turistici.  Ce sta gente ca ‘ncoppa ‘a sabbia s’ha fatto ‘a furtuna soia. Ha costruito campeggi, affitte cabine, segge, ‘mbrellune. 

E doppe cu’ ‘e case costruite sulla sabbia s’hanno fatte e case costruite ‘ncoppa ‘a roccia. Maestro, ma addò campate  ?   Ma a Gerusalemme nun ‘a vedite ‘a televisione, ma nun ‘e leggite ‘e giurnali ? Tenite tutte ‘sti parabole e nun vedite niente ?

Angelo                        Noi leggiamo le sacre scritture. E lì è tutto scritto.

Alfredo                      E allora leggite bbuono.  

 

Angelo                        Va bè, noi andiamo. Continuiamo a portare in giro la nostra parola. 

Non credo che tutti siano scettici  come voi. Forse  la vita con voi è stata cattiva ed oggi non riuscite ad uscire dalla vostra delusione. Ed invece è proprio in questi momenti  che dovreste rifugiarvi nella fede. Parola di Yafè.

 Frati                          Parola di Yafè.  

Angelo                        Buongiorno a tutti.

Tutti                           Buongiorno.

Rosaria                      Vi accompagno, prego.

                                                           (  escono accompagnati da Rosaria)

Alfredo                      Don Antò,scusate se mi sono comportato da scostumato in casa vostra, ma mi sono fatto prendere la mano. Io certe paternali non le sopportavo  da mio padre quando ero piccolo, figuratevi mo’.

Don Antonio              Nun te preoccupà Alfrè, ‘he fatto bbuono.  A volte certi atteggiamenti danno fastidio pure a me !

                                                                       (  rientra Rosaria )

Arturo                        E comunque siete stato bravo.  Almeno uno che le cose ‘e dice ‘nfaccia.

Alfredo                      Ma che poi m’ata credere ? Io ‘sta parola ‘e Rafèle,  nun aggiu capito qual’è.

Don Antonio             Qua  Rafele, Alfrè.  Yafè,   nome ebraico.

Alfredo                      Ah…. ebraico.

Don Antonio             E grazie.

Alfredo                      Ma po’ nun  capisco, chisti veneno justo ccà a fa ‘sti crociate. 

Ma nun ‘o sanno ca in Italia  simme tutti  cattolici ?  Io, la domenica è l’unico giorno di riposo che ho e per questo non vado in Chiesa, ma vedo passare tanta gente che ci va e me fa assaje piacere vedere questa partecipazione. Quando per televisione ce sta ‘o Papa me lo vedo sempre, e da quando  passa ‘a ccà  sotto non mi perdo una processione d’a  Madonna  Assunta. 

Don Antonio              E con questo che  vuò dicere,  ca  si cattolico ?

Alfredo                      ….osservante.

 

Rosaria                      Vabbè,  papà noi scendiamo. Accompagno Arturo fino alla piazza  e poi torno. 

Arturo                        Ed allora a presto. Don Antò, signora Teresa.

Don Antonio              Ciao Artù, statte bbuono.

Donna Teresa            Artù, me  raccumanne, truovate ‘na mugliera.

Arturo                        Va buò, donna Terè, ci penserò. Arrivederci. 

Alfredo                      Aspettate, me ne scendo pur’io.  A più tardi. 

Don Antonio              Felice, e allora vogliamo andarcene  un po’ di la ? 

Felice                          Va bene, don Antonio. Tanto non perderemo molto tempo. Sono giusti due paragrafi sui Greci. ( escono tutti e due )

                                                           ( rientra Letizia – si incrocia  con Giada che sta uscendo)

Letizia                        Che fai  esci ?

Giada                         ( cappotto, sciarpa e cappello ) E secondo te, cumbinata acussì me sto ghienne ‘a cuccà ?

Letizia                                    Sempre dolce e gentile.

Giada                                     E tu sempe ‘a stessa. Devo fare  un paio di  cose e po’ torno.

Letizia                                    E torni tardi ?

Giada                                     Non lo so…  e comunque se faccio tardi ti telefono, vabbè ? 

                                                                       (  Giada esce -  Letizia guarda la nonna )

Letizia                        Comme aggia fa cu chesta, non lo so proprio. Nun se riesce a piglia né p’’a capa né p’’a coda. 

Donna Teresa            So’  guagliuni, e ‘hanno ‘a fà ‘o corso lloro.  Col tempo si ammosceranno e perderanno ‘sta posa ‘e Poppea.

Letizia                        Che cosa ?

Donna Teresa            Sta superbia, và.

Letì, aggio levate chilli panne ca steveno spase. S’avessa dà ‘na botta co’ fierro.

Letizia                        Ci penso io, mammà. Non vi preoccupate.

Donna Teresa            ‘O vulevo fa io, ma aggia cosere ‘stu buco dint’a sta maglietta ‘e Totò ca se sarrà acchiappato dint’a quacche chiuovo.

Letizia                        A stirà m’o veco io, non vi preoccupate. Stateve lloco. ( esce )      

      ( entrano  Don Antonio e Felice; quest’ultimo con un libro in mano e

                           ripetendo la lezione  )

Felice                          E quindi i Greci furono chiamati ad una scelta importante. Atene o Sparta.

Ed allora ci fu chi scelse Atene e chi scelse Sparta. Chi Atene per la sua cultura, e  chi Sparta …..(  guarda verso donna Teresa )

 

Donna Teresa           ‘Have ‘a meglia parte.

Don Antonio             ( risentito ) Terè, e stiamo studiando.

Donna Teresa           Ma don Felice m’ha guardato.

Felice                          Ma non vi preoccupate, donna Terè, tanto abbiamo finito.  

Don Antò,  per oggi direi che va bene così. E grazie, come sempre. 

A proposito … è da qualche  giorno che volevo chiedervi di vostra nipote. C’ha fatto con  Canale 5,  se l’hanno pigliata come ballerina ?

Don Antonio              Seh … ballerina. Si era chiù chiatta ‘a putevano piglià comme cummò.

Ma no, quale ballerina !  Quanno jate là e ve pigliano. Ma comunque… come si dice si deve cuocere nell’acqua sua. Io nel frattempo ho mandato un curriculum ad un avvocato che conosce Alfredo. Cercano una segretaria per lo studio;  studio legale. Già la parola “ legale “ mi tranquillizza. Oggi ca tutto è fuori legge,  mi sembra un posto buono. E poi vedrete che con il tempo le passa ‘sta cosa d’’o balletto,  ‘a televisione….   il mondo dello spettacolo.

Chillo poi….  il mondo dello spettacolo steva aspettanno a  essa.

Felice                          Però  mi risulta  che è bravissima e tutti  le fanno i complimenti.

Don Antonio             Sì, tutti le fanno ‘e complimenti ma nisciuno fa niente.

                                  

Felice                          Peccato… E vabbè,  adesso devo proprio andare. Buona giornata.

Don Antonio                         Anche a voi  don Felì.

Donna Teresa           Arrivederci. ( si alza e se ne va in cucina )                          

                                   Vaco ‘a vedè ‘nu poco a llà che se dice.

Don Antonio             Va, va  Terè.  Io metto ‘nu poco a posto ccà fore.

                                                                                  (  entra  Saverio  )

Don Antonio             Uè Savè, già di ritorno ?

Saverio                       Sì, oggi è stata una giornata tranquilla, ed allora ho pensato … mo me ritiro chiù ampressa a’ casa, così posso mettere un po’ di ordine nel mio studio. Avessa fa ‘nu poco ‘e pulizia. Roba da buttare.

Don Antonio              Chisto è ‘nu lavoro c’ avessa fa pure dint’a stanza mia. ‘E feste ‘e Natale portano sempre disordine.

Saverio                       Infatti.  ( cerca di trovare dentro di se  il coraggio per parlare con il padre )

Papà…. è da qualche giorno che cerco di parlarti ma non riesco mai a trovare il momento giusto, o forse …non trovo il coraggio. Ecco, io …niente.. volevo ringraziarti e dirti che hai fatto un miracolo. Io stavo in una situazione terribile e  non potevo, non volevo parlartene per non dare un dispiacere,   a te  a mammà. Farvi sapere  tutto quello che di male ero riuscito a combinare.

Ed invece ho saputo che tutto quanto l’hai messo a posto tu; non so come e non ho alcuna  idea, visto che si trattava di una cosa troppo grande. E così  quando mia sorella  mi ha detto : è  stato tuo padre  che ha risolto il problema io quasi non ci credevo. Una somma così grossa   e poi tutto in grande silenzio.

Papà, … io e te non parliamo molto, e certamente non per colpa tua. A volte

i ritmi della vita vanno così veloci  che …che vorrei pure ma ..come se non riuscissi a trovare le parole giuste…come in questo momento, vedi,  che ….vorrei tanto poterti dire …. cioè farti capire che….

Papà mi hai salvato. Mi hai rimesso al mondo. ( abbassa la testa mettendosi le mani sugli occhi )

Don Antonio                         ( quasi a voler sdrammatizzare quel momento difficile ) Embè certo, figlio mio io ti ho messo al mondo una volta ed era giusto che lo facessi io una seconda volta. Un padre ha nei confronti dei figli un grande amore ma anche una grande responsabilità.  Per come ho fatto, e .. questo  non lo so neanche io. Tu parlavi di miracolo, può darsi…Casualmente mi capitò di ascoltare un discorso fra te ed il tuo amico Giovanni, e capìi che era successo qualcosa di grave; che ti eri messo in guai molto seri.  Ed allora cercai di andare a fondo in questa storia;   parlai con il  tuo amico ed  ho saputo tutto.

Ed allora mi sono messo in giro, ho cominciato a parlare con qualche amico mio  e loro mi hanno dato una mano.  Ho detto che mio figlio stava in difficoltà,  che solo la sfortuna che a volte colpisce i più deboli indipendentemente dalla loro volontà,  l’aveva messo in ginocchio;  che era una persona per bene, una persona stupenda; che era .. era mio  figlio, ed io  

lo dovevo salvare. Pensavo  solo a questo. 

Ma oltre all’amore paterno devi dire grazie soprattutto a  quel  senso dell’amicizia  che solo quelli della nostra generazione hanno dentro. Per noi l’amicizia è una cosa sacra. E’ un fatto quasi religioso.  E tutti quelli interpellati mi  hanno detto : Antò, se bisogna salvare tuo figlio  non ti preoccupare, noi stiamo al tuo fianco. Ed allora sai, siamo una bella cooperativa di pensionati, e.. chi 5 chi 10 chi 3, chi ha chiesto aiuto ai propri figli,  insomma tutti hanno contribuito.

Saverio                                  Papà, hai fatto quello che in gergo tecnico si chiama una cordata finanziaria.

Don Antonio             Beh, veramente  una  cordata te l’avrei fatta al collo…. 

Ma comunque diciamo così:  una cordata finanziaria. Abbiamo raggiunto la somma, ovviamente anche con l’aiuto di tua sorella, la  quale non solo ha messo una cifra grossa, grossa assai ma non voleva neanche che tu lo sapessi.  Ma la famiglia è la famiglia, ed è in questi momenti che deve dimostrare quanto vale. Tutti per uno,  uno per tutti. Altrimenti non è una famiglia. E’ un condominio. 

Con l’aiuto del tuo amico abbiamo sistemato sulla banca  quello che avevamo racimolato ed il  problema è stato risolto, superato. Il problema !

Adesso voglio sperare invece che mio figlio  superi questo momento di sconforto, la delusione, il crollo nervoso, e che da tutto questo tragga poi  un insegnamento, che prenda lo spunto per cercare  di vedere nella vita cose diverse dall’arrembaggio sociale, dal conseguimento di valori falsi,  come dite voi oggi….  virtuali, e cercare i valori pù veri, i valori semplici, come l’amicizia, l’amore,  la stima degli altri… l’onestà  ….. ( guardando il figlio che ascolta a testa bassa ) certo……quando è possibile.  

Saverio                       Papà, non ho parole.  Mi hai dato proprio una bella lezione.

E… per la restituzione ?     Io al  momento non potrei ……

Don Antonio             Savè, po’ ne parlammo. Un sistema, una soluzione ‘a truvammo.

                                               Con calma e con lucidità, fidati.  Tu hai fiducia in tuo padre ?

Saverio                       ( convinto )  E comme no …   (  abbraccia il padre )         

( entrano Letizia e la nonna ) 

Donna Teresa           Ciao Savè.

Saverio                       ( liberandosi dall’abbraccio )  Ciao mammà.

Letizia                                    Ma che bel quadretto familiare. E che è successo  ?

Don Antonio             E c’addà succedere. ‘Nu pato  nun po’ abbraccià ‘nu figlio ?

Letizia                                    E comme no !  ( rivolto a Saverio ) E tu già stai qua ? E come mai ?  No, non

me lo dire. ( ironica ) Devi prendere qualcosa e poi uscire di nuovo.

E stasera farai tardi. Ho indovinato ?

Don Antonio              Ed invece  non hai indovinato. Saverio è venuto prima perché oggi ha concluso un buon affare, e io gli stavo facendo i complimenti; ed allora per festeggiare ha pensato: vado a casa, piglio Letizia e ce ne jammo prima a cena fuori, e poi a cinema.  E’ overo ? ( fissa Saverio ) Hai detto così ?

Saverio                       (  è sorpreso da questo discorso ma  poi  capisce e accetta il gioco )

Sì, proprio così !  E’ da tempo che noi due non andiamo a cinema, e questa mi sembra la serata adatta. E mangiamo fuori. Ogni tanto s’addà fa.

Don Antonio             Sì,  ogni tanto s’addà fà!

Letizia                        E per la cena, i ragazzi …..

Donna Teresa           Letì nun te preoccupà  m’o  veco io.

Letizia                        Ed allora vado di là a mettermi qualcosa addosso.

Saverio                       Vengo pur’io, mi lavo le mani.

Letizia                        ( si ferma ) Ah papà, vi volevo chiedere ‘nu favore. Totò sta molto giù  po’ fatto ca nun se l’hanno pigliato a’ scola ‘e recitazione, e allora se voi ci parlate un poco, per tirarlo su. ( guarda Saverio ) In certi casi  il nonno è più efficace del padre.

Don Antonio             ‘O pate è sempe ‘n ata cosa. Ma se volete, io ce parlo ‘o stesso.

                                                                       ( Letizia e Saverio vanno nella loro camera )

Donna Teresa           Antò, ma che d’è ?  Tutto a posto ?

Don Antonio             Tutto a posto.

Donna Teresa           Sicuro ?

Don Antonio             Sicuro !  Tutto a posto.

( la nonna guarda il nonno in un modo strano – poi va in cucina – il nonno

             gira per la stanza pensieroso  -     rientrano  Saverio e Letizia  )

Saverio                       Allora noi andiamo papà. Buona serata.

Letizia                                    Buonasera.

Don Antonio             Pure a voi. E divertitevi.

                                                                                   (  entra  Totò  )

Don Antonio             Uè Totò.

Totò                           Ciao nonno.

Don Antonio             Totò ma che c’è ?

Totò                            Niente nonno.

Don Antonio              Seh, niente. Me pare ‘nu toro dint’all’arena, co’ russo pe’ tutte parte.

Tu stai ancora arrabbiato  perché nun t’hanno pigliato a’  scola W. Shakespeare ? 

Totò                            Esatto,  vabbè ?  Sono arrabbiatissimo. E sai perché ?  Perché io sono convinto di aver subito un torto. Io dentro di me, senza falsa modestia,  so quello che valgo, e  là ho visto gente ca nun sapeva manco arapì ‘a vocca. Se muvevano come ‘e marionette. E intanto a loro se l’hanno pigliato e a me no.  E allora tu vedenno  ‘sti  cose  comme t’’e ‘a sentì ?

Don Antonio              Nu schifo !  Di fronte ad una  ingiustizia, ad una  violenza in qualunque forma  subìta  ci sentiamo sempre nu schifo.

Hai ragione. Siamo esseri umani.

Ma  esseri umani  ognuno  diverso dall’altro, e la differenza  la fa il modo in cui si reagisce ad un fatto  positivo o negativo.      

Tu sei un ragazzo intelligente, maturo e consapevole dei propri mezzi. Questa è la  prima esperienza negativa che hai fatto; ne dovrai fare tante ancora che ti faranno male, ma anche tante altre  che ti porteranno gioia e soddisfazioni.  

E poi, Totò le tue capacità di recitazione e di  improvvisazione   non andranno certamente perdute. Nella vita di tutti i giorni recitare, spesso, è una necessità.

Qui è tutta una recita. Il mondo intero è un palcoscenico. Ed è in questa grande rappresentazione che è la vita che si vede la bravura di ognuno di noi.

Sul palcoscenico di un teatro è facile recitare perché lì hai un copione da seguire; nella vita invece si recita a soggetto, si deve improvvisare, inventare e  tutti i giorni devi vincere l’oscar per la migliore interpretazione…..

Totò                            Vabbè nonno, fermati; aggio capito ‘a  lezione.  Tutto quello che tu dici è vero, ma in questo momento non riesco ad essere  ragionevole.

La rabbia deve smaltirsi da sola.

Don Antonio              E’ logico.  E poi per te la vita è ancora così lunga. Ci saranno tante occasioni ancora, tanti esami da fare,  provini.  A volte le cose buone arrivano quando meno te le aspetti.

                                                                      

( bussano alla porta )

                                    Un giorno ( indica la porta )  bussano alla tua porta, e tu non devi fare altro che aprire.

                                                                             ( bussano di nuovo )

Totò                            O  no’…  ma si nun arape le occasioni ‘e pierde.

                                                                               ( bussano ancora )

Don Antonio              E ‘nu  momento, un momento. Ma ‘a nonna addò sta  ? 

                                    (  va ad aprire la porta – entra con Alfredo )   Vieni, vieni Alfrè.

 

Totò                            Ciao, Alfrè.  

Alfredo                      ( quasi come fosse una visita di condoglianze )

Ciao Totò, comme staie ?  Ho saputo della triste notizia  e volevo esprimerti i sensi del mio dispiacere……

                                                           ( don Antonio, da dietro  gli fa segno di stare zitto  )

Totò                            Grazie, Alfrè.  Grazie.    ( Totò  se ne va in camera sua )

Don Antonio              Alfrè, ce vulisse fa pure ‘e condoglianze.  Ma comme io sto facenno tanto per recuperarlo. 

Alfredo                      Ah e allora.. scusate don Antò , … ma io veramente sono rimasto male. Voi  sapete quanto  voglio bene a Totò. L’aggiu visto ‘e nascere.  E poi so quanto ci teneva a questa cosa. Mah, se sono rose… roseranno.

Ecco  qua don Antò, sono venuto a riportarvi  il giornale ?  Volevo leggere  ‘o fatto e chille duie guagliune  ca hanno acciso ‘e genitori  pe’ l’eredità.  Sentite ma che schifo. Il guaio è che  non ci stanno leggi severe. E alla fine quale è il risultato ?  Chiste, pe’ soldi,  hanno acciso ‘o pato, ‘a mamma,  ‘o maggiordomo extracomunale   e ‘ o cane. Ed alla fine rischiano 7 anni, dice ‘o giurnale.  Avete capito ?  Rischiano 7 anni.

E che d’è ‘na pena chesta ?  Chesta è ‘na pena ca fa pena.  ‘Na tragedia americana e … loro… rischiano 7 anni  ?  Don Antò,   nuie rischiammo ca chiste  dimane matina iesceno e ce truvamme  n’ata vota  annanze ‘e piedi.

E vanno ‘a fa  n’ata strage.

‘A pena ‘e morte ce vulesse  don Antò. ‘A pena ‘e morte.

Don Antonio              No Alfrè, ma che dici. Nessun uomo può prendersi questo arbitrio.

E poi basterebbe applicare ‘e leggi ca ce stanno, pecchè ce stanno ‘e leggi. E allora perché e con quale diritto privare chiunque esso sia del bene più prezioso, la vita …( diventando ironico ) … quando a chisto ‘a vita c’’a putessemo ‘ntussecà  tutta quanta. ‘O putessemo tenè trent’anne dinto a ‘na cella, facennele  tutte ‘e  ghiuorne ‘na turtura nova,  ce luvassemo  ‘a  pelle ‘a cuollo. 

Alfredo                      Dite bene,  don Antò, proprio così.

Oppure sapite che se putesse  fa ? Bisognerebbe rivoluzionare tutto il sistema carcerario italiano, è vero ? Cambiare tutte le regole sociali. Voi dite come ? Avessema fa tutto ‘o cuntrario. 

Don Antonio             In che senso ?

Alfredo                      Ma nel senso che poiché   delinquenza, corruzione, violenze  aumentano tutti i giorni e la vita per la gente normale sta diventando impossibile, allora io dicesse, costruiamo altre carceri,  mettimmece ‘a dinto tutte ‘e persone per bene  e lasciammo ‘a fore tutte ‘e fetienti. In modo che questi tra di loro, a parte ‘e fore, fanno chello che vonno. S’accideno, se violentano, s’arrobbano uno cu n’ato, a nuie che ce ne fotte. La gente normale vivrebbe in carcere. Certo, sempre con  le guardie che  controllano.  Ma   controllano chi trase no chi iesce.  Ogni tanto uno arape  ‘o purtone.  Diciamo ‘na senga…va. Giusto per vedere  fuori che succede. Da una occhiata  e dice… mamma mia che burdello. Oh oh, chiudi  chiù… E ce ne trasimmo  n’ata vota a parte  ‘e dinto…. ‘ngrazie ‘e Dio. 

Don Antonio              Una gabbia dorata.  Alfrè e  studia buono  ‘sta  cosa;  la puoi proporre al popolo con un referendum.

Alfredo                      Ma chi, io ?   Ma c’aggià studià cchiù io, don Antò;  hanno ‘a studià ll’ato.

Io me so’ fatto viecchio. Aggio aspettà sulo ‘o mumento ca me chiamma  ‘a Signora vestuta ‘e niro.  

Don Antonio              Eh Alfrè qua’ signora…Ce vo’  tiempo.

Alfredo                      Eh .. ce vo’ tiempo. Giorni fa so’ stato ‘o funerale ‘e n’amico mio,  un caro amico di gioventù. Mo’ era da un po’ di tempo che non lo vedevo ma da ragazzi sempe uniti. Avimmo fatto ‘a scola ‘nzieme.

Don Antonio              Compagni di banco ?

Alfredo                      No !  Io dicevo  avimme fatto ‘a  scola ‘nzieme proprio  nel senso fisico.  Nuie facevamo ‘e fravecature.  O’  paese nuosto lavoravamo in una impresa di costruzioni;   e non solo ‘a scola avimmo fatto ‘nzieme ma pure ‘o municipio  e ‘a stazione. E comme se faticava don Antò. Prima sì  che erano dolori. 

‘A  gioventù nosta ?   Seh….

Oggi  ‘sti guagliune teneno tutte cose e nun stanno buono. E  certo. Pecchè chillo stanno troppo bbuono.  Vestiti, solde,  motorini.  Tutte ‘sti ragazze squillo..voglio dire co’ ‘e telefonini ‘mmano.  E comunque…quest’è.

                                    Va buò don Antò, me ne scendo; vado ad accendere ‘o riscaldamento.

Don Antonio              E faie buono, sta  facendo ‘nu friddo ! E  meno male che in questi giorni  ce sta pure ‘nu bellu sole.

Alfredo                      Ah bello veramente. Ieri me so’ consolato. So stato  tutto ‘o pomeriggio fore ‘o curtile al sole. E  non vi dico il tramonto che spettacolo è stato.

‘Nu  quadro.

                                    ( quasi declamando ) Don Antò il sole che tramonta è come il sedere di una bella donna. Un po’ alla volta, lentamente ma inesorabilmente … se ne scenne.

Don Antonio              Romanticismo.

Alfredo                      “ Praticismo “.  Stateve bbuono, don Antò.

Don Antonio              Ciao  Alfrè.    

                                                                                              ( rientra Totò  ) 

Totò                            Scusa nonno, sai mamma dove ha messo chillu bando ‘e concorso, quello

dei Vigili Urbani ? E’ stato per giorni sopra al frigorifero e mo non ci sta più. No perché un amico mio era intenzionato a farlo.

Non è che l’hai visto in giro ?

Don Antonio              In giro ? Totò sta sopra al mio comodino. L’avevano messo fra le cose da buttare ma io l’ho conservato.  ( ironico )  Ho pensato non si sa mai, esce n’amico ‘e Totò che vuole fare ‘o concorso.

Totò                            No,  perché questo amico mio  diceva,  vediamo … se il programma non è difficile.  Io comunque  gli do  il bando.

Don Antonio              Siente ma io dicesso  a  st’amico tuio,  che comunque si ‘o fa  è meglio. Lui è un ragazzo intelligente, in gamba, e si  se mette a studià  ‘nu poco  non sarà difficile, per lui  ottenere  un buon risultato.

Totò                                       Nonno, ma che nei sai tu  e quale amico sto parlanno. ‘O cunusce ?

Don Antonio              Mah…  potrei sbagliarmi, ma penso d’o cunoscere.  

Totò                            E comunque  sia,   ‘st’ amico  m’ha ditto ‘e vedè  quando scade la domanda, che documenti ce vonno …..   

Don Antonio              Totò  io la domanda  l’ho già preparata. Perché le cose si devono fare con calma e fatte bene. E questo che vuole fare st’amico tuoio è fatta bene. Po’ se mettesse sotto … e  cercasse e piglià ‘nu bellu posto dint’e Vigili urbani.

Tra l’altro ce sta don Felice che potrebbe dare qualche lezione ( batte le dita sul petto di Totò ) a stu guaglione,  po’  priparà all’esame.

Totò                            ( cedendo, finalmente )  Nonno, sì gruosso.  ( lo abbraccia e lo bacia ) Ma comme facessemo senza ‘e te dint’a ‘sta casa. ( fa per andare  nella sua camera, poi si ferma sull’uscio ).

                                    Nonno …( il nonno si volta a guardarlo )  Te voglio bene.   ( esce ) 

Don Antonio              ( aspettando che Totò esca )  E pure io te voglio bene, Totò.  

( il nonno va al telefono, compone un numero e sta in attesa – riaggancia; entra Giada )

Don Antonio              Uè, passerotto.

Giada                         Ciao nonno.  ( avvicinandosi a lui ) Ah…. volevo chiederti una cortesia.  Tempo fa hai detto che ci stava una persona.. insomma un avvocato che cercava una segretaria per lo studio, anche primo impiego. Non lo so …. se puoi sapere se ci sta ancora ..

Don Antonio              Perché tu pure hai un’amica che è interessata ?

Giada                         Non capisco…

Don Antonio              Stavo scherzando, piccerè.  Vuoi sapere se l’avvocato ci sta ancora ?

E certo che ci sta ancora. Chillo sta llà, addò adda j’. Quello ha detto : “ io non prendo nessuno. Se la ragazza  è interessata io l’aspetto perché ho visto che persona è …”

Giada                                     Perché già mi conosce ?

Don Antonio              In un certo senso. C’ho fatto leggere tutto ‘o curriculum,  c’ho fatto vedere ‘e fotografie …

Giada                                     Nonno, pure le foto ? Ma che d’è ‘nu concorso ‘e Miss Italia.

Don Antonio              E pecchè Miss Italia fosse meglio e te ? E po’ che c’entra, serviva a far vedere la  persona, insomma con chi avrebbe avuto a che fare.

Giada                         Ho capito. E no … perché ho pensato… “ se poi le cose nel mondo dello spettacolo non vanno come dovrebbero andare “ …

Don Antonio              Certamente; e poi se pure uno deve aspettare di vedere come vanno, se aspetta faticanno nun è meglio ?  Cominci  a prendere ‘nu stipendio,  una indipendenza economica, una strada … diciamo… regolare.  

Giada                                     Va bene nonno; ed allora se tu in questi giorni  ci parli....

Don Antonio              In questi giorni ?  Io ‘o chiammo stesso mo. Mo parlo cu’ Alfredo  e fissammo subito n’appuntamento.

Giada                         Grazie nonno. Sei un angelo. (l’abbraccia e gli da un bacio -  in quel momento entra la nonna ) Nonna che stai cucinando ? Sento un profumino ! 

Donna Teresa           Sto  facendo la salsa per domani. Perché ?

Giada                                     Pane fresco ce ne sta  ?

Donna Teresa            Niente di meno, l’aggio fatto purtà n’ora  fa dal fornaio all’angolo. Era ancora caldo.

Giada                         E allora vado in cucina ad azzupparmi un po’ di pane nella salsa che staie cucinando.  Tengo ‘na famma ca nun ce veco. ( esce a passi di danza ).

Donna Teresa           ( seguendo Giada che sta uscendo di scena ) Ma se sente bbona ‘a guagliona?   

Don Antonio                         Sta bene,  sta bene, nun te preoccupà.  E speriamo che continua così.

Terè,  citofona ad  Alfredo; gli dici che non appena vede a don Felice lo fa salire qua sopra.  Io ho provato pure a telefonare ma non mi risponde.

E poi,  se può salire anche lui  appena è  possibile.  

Donna Teresa           Va bene.

                                                           (  torna Rosaria )

Rosaria                      Buonasera papà.

Don Antonio             Uè Rosà.  E allora … è fernuta ‘a vacanza ?   Dopodomani parti ?

Rosaria                      Sì, lunedi prossimo devo trovarmi a Roma e  poi proseguire per un’altra bella trasferta :  Johannesburg, Africa.

Don Antonio             E statte accorta. Llà abbascia so che ci sta un odio razziale fortissimo.

Rosaria                      Purtroppo. Siamo all’inizio del terzo millennio e ancora non hanno capito che questa lotta tra bianchi e neri non ha più motivo di essere. Oggi che il mondo intero sta perdendo le frontiere,  il razzismo è una sconfitta per l’umanità. Indipendentemente dalle razze e dal colore della pelle. Saranno tutti perdenti. Perdenti i bianchi, perdenti i neri.

Don Antonio              E che d’è, ‘na reclame ‘e dentifricio ? 

Rosaria                      ‘O sapevo ca’ ‘o dicive. Cu’ te ‘na cosa seria è difficile da dire.  Ma si nun fusse accussì,  non saresti mio padre.  ( lo abbraccia  e gli da un bacio sulla guancia; poi gli batte una mano sulla spalla ed uscendo  per andare nella sua stanza, esclama:   )    ‘O prufessore.

Don Antonio              ‘E cuncertino. Vatte a priparà ca’ ‘a n’atu poco  cenammo…. prufessò.       

                                                                                                                                                                

( bussano alla porta – la nonna va ad aprire – entra con Felice ed Alfredo )

                                                                      

Felice                          Don Antò mi volevate ?   Stavo giù nella portineria.

Don Antonio             Sì Felice,  volevo chiedervi un favore.

Felice                          Tutto quello che volete.

Don Antonio              Ecco. Siccome Totò, mio nipote, dovrebbe fare un concorso nei Vigili Urbani,  volevo chiedervi  se  potreste dargli una mano.  Non tanto per l’apprendimento  perché,  grazie a Dio,   non ha problemi,  però ha bisogno di una guida, di uno che  organizzi il programma.

E poi deve sentirsi controllato, altrimenti chillo se  perde. Io nun ‘o pozzo fa pecchè a me nun me sta a sentì.  

Felice                          E questo è tutto ? Don Antonio io sto a vostra disposizione.

Non c’è problema. E poi, tempo fa, io  preparai pure ‘o figlio d’a signora Zamberletti quanno facette ‘o concorso dint’e guardie carcerarie. 

Don Antonio             Ah sì; e questo non lo sapevo. E mo che ffà ?

Felice                          E mo sta a Poggioreale.

Don Antonio             Ha pigliato ‘o posto ?

Felice                          No, sta carcerato. Eh sì,  perché due giorni prima del concorso ‘o truvaieno

                                   cu cierta rrobba arrubbata dint’a machina. Però era preparato.

Don Antò, credetemi, pure si nun l’arrestavano, a Poggioreale ce jeva ‘o stesso. Sicuro.  Quella era la sua destinazione.

Don Antonio              E allora siamo d’accordo.

Alfrè, invece noi  avessema chiammà all’avvocato Scognamiglio per un appuntamento.  E’ possibile ?

Alfredo                      Per voi qualunque cosa. Doppe scengo e c’arrivo ‘nu mumento.

La ragazza si è convinta ?

Don Antonio              Sì, Alfrè, fortunatamente. Digli che per noi va bene  qualunque orario, qualunque giorno.

Alfredo                      Nun ve preoccupate, ci penso io !

                                                           ( entra anche Giada, abbracciata alla zia Rosaria )

Giada                         Allora, nonna, si mangia  ?

Rosaria                      Ma non vedo Letizia e Saverio.

Giada                         Ha detto la nonna che sono andati a cena fuori….i colombi.

 

( entra pure Totò )

Totò                            Oh, oh…e che d’è sta riunione di derelitti ? Buonasera a tutti.

Uè,  a quest’ora mia sorella già a casa;  ed allora c’è qualcosa che bolle in pentola.

Giada                         Sì, ‘a salsa d’a nonna.

Totò                            E allora  cos’è ?  La corte dei miracoli ?    La cena delle beffe ?

Giada                         No, la  fiera dei sogni …infranti.

 

Totò                            Bè … sogni infranti. Diciamo  sogni  che ritornano nei cassetti. 

Né Alfrè,  ma nun è ca tu  pure tiene un  sogno nel cassetto e nun c’o vuò dicere ? 

Alfredo                      Chi io ?  Totò, io nun tengo manco ‘o cassetto. Chillo uno armadio ce sta a  casa mia e mia moglie se lo è preso tutto quanto lei. Io si e no tengo ‘nu scatolo areto all’armadio addò tengo tutta ‘a robba mia. ‘Nu scatolo sulamente….  Ce manca  sulo ‘o sogno ‘a dinto…

Io qualche sogno lo tenevo da ragazzo,  ma sfuso, accussì diciamo sogni sfusi. Ma i sogni purtroppo restano sogni, ed invece bisogna stare con i piedi  bene a terra. Giusto  don Antò ?

Don Antonio              Mah…. io dico che si possono o forse si devono avere dei sogni. Avere delle aspirazioni, ambizioni, traguardi importanti a cui  mirare.

Ma a volte il segreto sta anche nell’accontentarsi di cose più semplici, facilmente realizzabili e dove bastano  soltanto volontà  e serietà, senza dover contare su amicizie,  fortuna o compromessi proibiti che spesso hanno un prezzo troppo alto.

                                    E  che  tante volte  pure a  pagarlo non  serve a niente. 

Ed allora io dico che tutto deve stare  nei giusti limiti. Più che inseguire una vita da sogno basterebbe far diventare da sogno la vita che si vive  tutti i giorni.  Poter desiderare quello che si ha  sarebbe la cosa più bella. 

Comunque  .. avere dei sogni è un fatto naturale, umano.

                                    Però state attenti  a quello che vi dico :  

non consentite alla vostra vita di calpestare i vostri sogni,  ma non lasciate  che i vostri sogni  rovinino la vostra  vita.

Felice                          Bravissimo don Antonio.   

Alfredo                      ( rivolgendosi  a  donna Teresa )  ‘O marito vuosto è  ‘nu filosofo !   

Giada e Totò             Ma quanto è  bello ‘o prufessore ! ( abbracciano il nonno ) 

Tenimmo ‘o nonno chiù bello d’o munno.

                                   E’ overo Alfrè ?  E’ ‘o chiù bello d’o munno ?

Alfredo                      Chi ?  Don Antonio  ?  Seh, …..  e che ne parlammo  a ffà.

            (    la nonna  seduta vicino alla tavola  assiste a questa bella  armonia familiare; i ragazzi abbracciano il nonno; gli altri guardano e sorridono fra di loro;                                                                                                                                                                                           

                                                                    cala  il  sipario  )

                                                                      

                                                                                           F I N E