Chertigo

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CHERTIGO

CHERTIGO

Testo

di

Paola Ponti

PERSONAGGI:

LUCE, quarantacinque anni.

GABRIELE, diciannove anni.

VITTORIO, giovane direttore di una radio

PETRA, la sua compagna, vent'anni

UN COMPAGNO, anche lui lavora alla radio

PRIMO SOLDATO

SECONDO SOLDATO

RAGAZZO

UFFICIALE

Nota:

E' un solo spazio scenico fatto di un divano, un tavolo, due sedie, una finestra, e man mano viene differenziato per le varie scene con dei piccoli oggetti simbolici, ma lo spazio varierà soprattutto grazie alle luci e alla recitazione degli attori.

Le scene tra Luce e Gabriele le chiameremo "Gazebo" come se avvenissero appunto nel gazebo del giardino di Luce.

PRIMO QUADRO

LUCE - GABRIELE

"Gazebo". Luce e Gabriele sono seduti al tavolo sotto al gazebo dell'ipotetico giardino di Luce. Sul tavolo ci sono due bicchieri, una bottiglia di succo di mela, un quaderno, delle biro. Sulla destra la finestra, che qui sta a indicare la finestra della casa di Luce vista dal gazebo. All'apertura del sipario stanno già parlando.

LUCE: Perché avevo paura.

Pausa. Lunga pausa. Luce si riempie il bicchiere e poi anche quello di Gabriele.

LUCE (fa un sorso, poi appoggia il bicchiere): Tutto qui.

Gabriele annuisce con la testa. Beve.

LUCE: La paura è un boia sordo. Completamente sordo. Sordo. All'ultimo momento qualcuno lo chiama…

GABRIELE: Ma lei pam, giù che affetta.

LUCE: Eh.

GABRIELE: Fico, cazzo!

LUCE: Trovi?

GABRIELE: Sì. 'Sta immagine. Sei lì che ti controlli, "Reiki", "Tai chi", "Rebirthing", sta volta ce la faccio, ci sono, lo sento, fff…respiro, respiro, sono tranquillo, io sono un uomo tranquillo, sento la pace in me, e poi… pam! Giù che ti caghi sotto!

LUCE: Eh. Più o meno.

GABRIELE (si mette a scrivere sul quaderno) Krymi ort…ort…com'è? Krymi or..teski? Ortoski. Orteski. Genitivo, no? Di-guerra.

Pausa.

LUCE (come incantandosi): Paura. Paura. Paura. Paura. Pa-ura. Pa-u-ra. Paura.

GABRIELE: Luce…

LUCE: (velocissima) Paurapaurapaurapaurapaurapaurapaurapaurapaura..

GABRIELE: Luce.

LUCE: Paurapaurapaurapaurapaurapaurapaurapaurapau..

GABRIELE (le strattona un braccio): Luce, ehi, ehi, ehi!

LUCE: Sì?

GABRIELE: Tutto bene?

Gabriele la guarda. Silenzio.

LUCE: Si staccano. C'hai mai fatto caso? Se le ripeti troppo le parole si staccano da te. Paura, paura, pa-ura, paurapaura. Cosa vuol dire? Non vuol dire più niente.

Pausa.

GABRIELE: Ah.

LUCE: Solo un suono.

Pausa.

GABRIELE: Come si dice paura?

LUCE: Ràmek.

Gabriele scrive.

GABRIELE: Ràmek. Bello! Tosta 'sta lingua. Ràmek. Sembra…tipo Goldrake! RAAAMEK! Una specie di Dio dello Spazio. Di Demone Acuminato!

LUCE: Eh.

Pausa.

GABRIELE: (si rimette a scrivere) Ti ribalta come un guanto.

LUCE: Esatto.

GABRIELE: No, parlavo di Giulia.

LUCE: Ah. Avete litigato?

GABRIELE: Magari. Almeno poi così si fa pace. No, continua a menarla che non la amo più. Uhh, 'na tragedia. Oh, non sa dire altro. Tutto il tempo lì a lamentarsi. Ecchecazzo ci sarà qualcosa di bello ogni tanto, no? (guarda al cielo) Dio, perché non mi hai fatto frocio!

LUCE: Ma è vero?

GABRIELE: Cosa?

LUCE: Che non la ami più.

GABRIELE: Ma no, che c'entra quello! (guarda di nuovo al cielo) Oh, scherzavo prima eh! (a Luce) No, il problema è come cazzo fa a saperlo lei se io la amo o no!

LUCE: Beh...

GABRIELE: Tutto lei sa! Miss Cervello Radioattivo! Zum! Zum! Ti guarda e zum! Capito tutto.

LUCE: Beh, queste cose si sentono. No?

GABRIELE: Allora varrà beh anche per me. No?

LUCE: Certo, ma…

GABRIELE: Ma lei non mi ascolta. Tu non mi ami più, solo quello. Qualcos'altro tanto per variare? Niente. E ci spara di brutto!, cazzo di voce che le viene fuori! Come se fosse così facile. Magari lo fosse. O ti amo o non ti amo. Bella lì. O a destra o a sinistra. Andrei in giro io a chieder firme. Oh, ma lo fosse almeno una volta, bello chiaro. Mà-i! Anche quando ami, sì stai bene, sei più attivo, mangi, mangi e non ingrassi, sorridi, ti lavi i denti più spesso, ma anche lì non è che sei proprio sempre certo certo, tutto il giorno, cento per cento. Sei in classe, vai al bar, conosci gente…non è che proprio ogni minuto sei lì che pensi "oh 'sta volta la amo"! Certi momenti la ami…Certi altri…meno! E poi invece quando hai capito che non la ami più, vai 'sta volta "oooh, ho preso la mia bella decisione! Non ti amo più, ciao!"… poi vai a casa, è tardi, sei da solo, non ci sono più neanche i Simpson… beh hai voglia di chiamarla no….Un casino.

LUCE: Ah.

GABRIELE: Io non so come fa uno a decidere di sposarsi. Tu come hai fatto?

LUCE: Forse è solo un po' presto.

GABRIELE: Come fai a essere sicuro su tutta la linea. Oh è per tutta la vita, cazzo. Perché se mi sposo io, è per sempre. Questo è sicuro. (ci pensa) Però, una cosa sicura ce l'ho anch'io. Ma come fai a esserlo su tutto? Certe cose sì e certe no. E allora quale sono le più importanti? Devi fare una selezione? Una "cernita". E in base a cosa? Eh?

LUCE: Mi pare che la stai mettendo giù un po' complicata.

GABRIELE: Eh però sono cose a cui bisogna pensare. Poi ci si lamenta.

LUCE: Mmh.

GABRIELE: Tu non ci hai pensato?

LUCE: Eh…No?

GABRIELE: Beh, ti è andata di culo.

LUCE: Si vede che cerca delle conferme.

GABRIELE: E starebbero nelle parole 'ste conferme? Cioè ti dico ti amo allora ti amo.

LUCE: Forse sta male.

GABRIELE: Ah, lei sta male. E io? Sto con lei e ho voglia di fare l'amore con un'altra.

LUCE: Ah, ecco.

GABRIELE: Sono io quello nella merda, mica lei. Lei è sicura. E io che faccioinvece? La mollo e mi inciuccio l'altra, non la mollo e me la inciuccio lo stesso, o sto con lei e l'altra…no. No. Dimenticarla non se ne parla. Non mi viene proprio, guarda. Lo so. Lo sento… lo sento dentro. Non ce la faccio. Uff! Tu che dici?

LUCE: Sì…eh…mmm… Ma l'…"inciuccio" viene con…una base di sentimento…oppure…

GABRIELE: Sentimento. Sì, come no. C'ha due sentimenti!

LUCE: Ah ecco.

GABRIELE: Aiuto. Lux, che faccio? Che palle! Giuro che è l'ultima volta che mi fidanzo. Oh, tutte le volte la stessa storia, dico 'sta volta me ne sto bello libero, tranquillo, decido io che si fa sta sera, sono padrone assoluto della mia vita, non devo telefonare a nessuno…oh poi ne incontri una un po' più tosta… un po' più simpatica…un po' più…che tutti i tuoi i amici se la vorrebbero fare…sbarelli un paio di sere, dici due cose di più...e sei fidanzato.

LUCE: Eh…

GABRIELE: Beh? Tu che ne pensi?

Luce non sa cosa rispondere.

GABRIELE: No, è che vogliono fidanzarsi perché sei un selvaggio no, e poi di colpo devi diventare "responsabile". Ma mica di te, di loro. E allora cosa la menano con i diritti delle donne, la parità? Eh?

LUCE: Sì…sì…devi…penso che …dovresti…sì…(silenzio)

GABRIELE: (finge di addormentarsi di colpo) Hkkr!

LUCE (sorride): Sì, appunto, devi…

GABRIELE: Dormire di più?

LUCE: E' che io non ci ho mai pensato a quelle robe lì!

GABRIELE: E lo so. Avrei voluto anch'io vivere in quegli anni… o stavi da 'na parte o dall'altra. Perfetto.

LUCE: Sì, non è che erano proprio...

GABRIELE: Luce!!! Ràmek ràmek ràmek ràmek ràmek ràmek.

LUCE: Ma che fai? Ti sei incantato?

GABRIELE: Ràmek ràmek ràmek ràmek ràmek aspetto che si stacchi, ràmek ràmek ràmek ràmek ràmek ràmek ràmek

Buio.

SECONDO QUADRO

VITTORIO -PETRA -COMPAGNO

"Studio di una radio". Lo stesso arredamento. La finestra qui è la finestra dello studio. Un microfono sul tavolo per Vittorio e dei fogli di carta per Petra.

Canzone trasmessa: (ad alto volume)

Aquì va la clase obrera

hacia el triunfo,

querida companera.

Y en el dìa que yo muera

mi lugar lo ocupas tù.

La strofa viene ripetuta un paio di volte ad alto volume, poi il volume si abbassa. Squilla il telefono. Risponde Vittorio. Il volume del disco si farà bassissimo ma resta per tutta la scena.

VITTORIO: Prendete la giunta e mettetevela nel culo! (appende il telefono)

Anita esce di corsa dalla cabina musica e si avvicina a Vittorio.

PETRA: Cosa è successo?

VITTORIO: Ci hanno dato un ordine: o diffondere la voce della giunta o tacere.

Entra un uomo, un compagno di Petra e Vittorio, di corsa, trafelato.

VITTORIO: Allora?

COMPAGNO: Abbiamo mandato un uomo al Palazzo ma non è ancora tornato. I telefoni e i citofoni non rispondono. Mettiti subito su 108. C'è il presidente.

Petra corre a collegarsi con Radio 108.

VOCE ALLA RADIO: "Informazioni confermate segnalano che un settore della Marina ha isolato la parte est e la città è occupata. E' una sollevazione contro il governo legittimamente costituito attraverso la volontà dei cittadini. Dovremo vedere la reazione, che spero positiva, dei soldati che hanno giurato di difendere il regime costituito. In ogni caso, io sono qui nel palazzo, e qui resterò a difendere il governo".

COMPAGNO: In piazza i lavoratori stanno chiedendo armi.

Si sentono degli spari in lontananza. Poi rumori di vetri rotti.

COMPAGNO: Hanno fatto tacere anche radio 101. Solo noi e 108 continuiamo a trasmettere.

Petra va alla finestra.

PETRA: Cristo! Cristo!

VITTORIO: Cosa?(si alza)

PETRA: Carri armati! I carri armati, Cristo! Tutta il Palazzo. Tutt'intorno! (Gli uomini corrono alla finestra)

VITTORIO: Bastardi figli di puttana.

Ancora rumori di vetri rotti.

VITTORIO: Non si sa niente di niente, insomma! Come cazzo si fa a sapere qualcosa? Nessuno ha parlato col presidente?

COMPAGNO: Niente. Non si riesce a parlare con nessuno.

PETRA: Hai sentito le emittenti della giunta?

COMPAGNO: Sì. Leggono bandi e ripetono minacce. L'unica nota dominante è il coprifuoco. Nessuno deve venire in centro. Ci sono marce militari ovunque.

VITTORIO: (a Petra) Annuncia che resteremo in onda finché potremo. Non si molla.

PETRA (al microfono): Ragazzi, amici, compagni, noi ci siamo. Noi siamo qui.

Da fuori colpiscono l'antenna. Si sente un gran botto.

VITTORIO: L'antenna! Cristo! Cristo! Ma che cazzo sta succedendo a questo paese?!

COMPAGNO: Vado! Non ti preoccupare. Non è ancora finita. Fino a quando c'è corrente ce la facciamo. (esce)

PETRA: (che non si è mai allontanata dalla finestra) Cristo, quanto fumo! Non ci vedo quasi più. Vedo solo petti arancioni!

VITTORIO: Vai! Vai! Forza, sbrigati! Vattene! Qui crolla tutto!

PETRA: Cosa??

Sparano da fuori, si spacca il vetro della finestra. Petra e Vittorio si buttano a terra. Entra il compagno.

COMPAGNO: Vi siete feriti?

VITTORIO: No.

PETRA: Provo a sentire ancora 108. (ci prova. Una voce disturbatissima poi solo fruscii) Niente. Credo fosse... Niente, cazzo! Non trasmette più.

COMPAGNO: Stanno soffocando tutte le radio.

Altri spari contro la finestra. L'uomo cerca di sintonizzarsi su qualche canale. Prima si sentono dei fruscii poi una voce sempre più chiara.

COMPAGNO: Ehi, sentite. Sentite! Un'interferenza!

VOCE ALLA RADIO: " Questo è un comunicato radio delle forze armate. Tenendo presente: 1) la gravissima crisi economica, sociale e morale che sta attraversando il paese; 2) L'incapacità del governo di prendere misure adeguate per affrontarla. Le forze armate e i carabinieri del nostro paese dichiarano: il signor Presidente della Repubblica deve rimettere immediatamente il suo incarico alle forze armate e ai carabinieri, uniti per la liberazione della patria.

PETRA: Traditore bastardo. Che Dio ti maledica! Per sempre. Che i tuoi giorni finiscano presto, molto presto!

Una bomba esplode nelle vicinanze. I muri tremano. Si sentono vetri rotti. Spari. I tre ragazzi si accasciano al pavimento.

COMPAGNO: Allora è vero.

VITTORIO: Cosa?

COMPAGNO: Dicono che gli hanno anche offerto un DC6 dell'esercito al Presidente per fargli lasciare il paese.

VITTORIO: E lui?

Buio.

TERZO QUADRO

LUCE -GABRIELE

"Gazebo". Luce e Gabriele riprendono da dove si erano interrotti nel primo quadro.

LUCE: No, l'ho capito subito. Sono stati molto "chiari ed espliciti", dal primo giorno. Sono io che ci ho messo sei mesi a decidere.

GABRIELE: Sei mesi! Sei, mesi! Che fica!

Luce sorride.

GABRIELE: C'è chi ci ha messo qualche ora, no?

LUCE: C'è anche chi non l'ha mai fatto.

GABRIELE: Ne conosci qualcuno?

LUCE: Troppi.

GABRIELE: Ma che abitano qua?

LUCE: … No.

GABRIELE: Avrei voluto esserci stato, cazzo.

LUCE: Io non credo che sia molto diverso adesso, sai.

GABRIELE: E' molto peggio, adesso. Mo tutto ti accade sotto gli occhi… tutti schockati, (in falsetto) "oh è terribile… povera gente… Oh Dio, è tardi mi farò un tè!"

LUCE: Sembrano cose che succedono solo a qualcun altro.

GABRIELE: Una cosa che non ho ancora capito è perché. Cioè, gli inciucci politici e sociali okay, ma… le ragioni umane. Cosa cazzo è che spinge l'uomo Luce?…Come si dice perché?

LUCE: Chertigo.

GABRIELE: (scrive) Cher…tigo. E allora: chertigo?

LUCE: Sono questioni di potere.

GABRIELE: Invasati. Come gli skinhead!

LUCE: Più organizzati. Lo sai che insegnano proprio a torturare, come fare a sfiorare la morte tenendoti in vita.

GABRIELE: Sì ma chertigo?

LUCE: Non lo so. Allora non aveo tempo di chiedermelo… E adesso… ho più voglia di dimenticare. Credo che sia…è proprio dura cercare di essere, di diventare qualche cosa e allora…

GABRIELE: Giù che spiattelli l'altro.

LUCE: E' più facile.

Luce inizia a dondolare avanti e indietro la schiena.

GABRIELE: Non ti fa pensare.

LUCE: Non lo so.

Luce continua a dondolarsi.

GABRIELE: E' come nelle coppie. (fa una voce femminile) "Guarda, io voglio proprio che impariamo a essere uguali, non come hanno fatto i miei, schiava e padrone, io per la mia vita voglio la parità, tutto deve essere alla pari. (pausa) Basta che tu sei sempre d'accordo con quello che dico!"

Gabriele si accorge che Luce si è incantata.

GABRIELE: Luce?

Luce non risponde. Ha lo sguardo fisso nel vuoto e tiene le braccia conserte al petto.

GABRIELE: Luce, di nuovo?

Luce non risponde.

GABRIELE (addolcisce il tono di voce): Romin gnek, romin gnek ej le tre roske bui !

LUCE (esce dallo stato di trans): Kosko tago, kosko tago mer. La soy mus està kreo.

GABRIELE: Alles krot?

LUCE: Alles krot, grazie Gabriele.

GABRIELE: Gabriele! Come si dice Gabriele?

LUCE: Ah no!, i nomi non si traducono mai.

GABRIELE: Non c'è Gabriele nella tua lingua?

LUCE: Gabriele è Gabriele.

Pausa.

GABRIELE: Ma anche tu pensavi tanto al sesso quando eri giovane?

LUCE: Ah, sarei vecchia!

GABRIELE: No, volevo dire, alla mia età!

LUCE: Mascalzone che non sei altro…Sai che ho letto che il massimo della potenza sessuale un uomo ce l'ha a diciott'anni e una donna a quaranta?

GABRIELE (ridendo): E' una dichiarazione?

LUCE: No caro. Tu ormai sei in fase calante!

GABRIELE: Tuo marito l'hai mai tradito?

LUCE: No.

GABRIELE: E non ci hai nemmeno mai pensato?

LUCE: Direi di no.

GABRIELE: E tu hai scopato solo con lui?

Silenzio.

GABRIELE: Scusa. (pausa) Scusa.

Buio.

QUARTO QUADRO

RAGAZZO -PRIMO SOLDATO -SECONDO SOLDATO -VITTORIO -COMPAGNO

"MINISTERO DELLA DIFESA". Vittorio e il compagno sono appoggiati al muro, in silenzio, esausti, con lo sguardo fisso nel vuoto. Restano così a lungo, senza guardarsi. Poi entrano due soldati con i fucili in mano trascinando un ragazzo con un giubbotto di pelle. E' svenuto. Lo buttano a terra. Il ragazzo geme poi apre gli occhi.

RAGAZZO: (con un filo di voce) A..cqua… Dell'ac…qua.

PRIMO SOLDATO: Come? Non ti sento.

RAGAZZO: Acqua. Aaacq…ti…prego.

PRIMO SOLDATO: Ho detto che non ti sento. Sei sordo? Non ti sento! Non - ti sen - to!!

SECONDO SOLDATO: Non sanno neanche parlare!

PRIMO SOLDATO: Hai sentito? Sei sordo e anche muto?

Lo sbatte a pancia in sotto e si siede saltando ripetutamente sopra i reni del ragazzo. Il ragazzo si mette a vomitare saliva e sangue.

PRIMO SOLDATO (alzandosi): Dio! Che schifo! Siete proprio…che schifo, Santo Dio!

RAGAZZO: Vi…vi suppli…dell'acqu…

PRIMO SOLDATO: Ancora? NON TI SENTO!!

Il secondo soldato gli prende la faccia e gliela sbatte contro il pavimento. L'altro gli dà una pedata nelle costole.


SECONDO SOLDATO: Cecchini di merda!

Un rumore fuori dall'ufficio distrae per un attimo i due soldati. Il ragazzo geme, guarda Vittorio e il compagno. Fa per parlare, vomita un liquido verdastro. Poi si porta faticosamente la mano alla bocca e comincia a mangiare il sangue, il vomito, la saliva. Vittorio allora fa per avvicinarsi. Il primo soldato lo vede.

PRIMO SOLDATO: (A Vittorio, urlando) Anche solo per averlo pensato! Posso ammazzarti anche solo per aver pensato di avvicinarti al bastardo! (guarda il ragazzo immerso con la faccia nel vomito, i capelli appiccicati dentro al liquido) Dio, che schifo! Che schifo! Ma non avete un minimo di dignità! Siete delle bestie! (poi si avvicina a Vittorio) Qui ognuno pensa per sé. Hai capito? Ti conviene impararlo in fretta. Chiaro? Chiaro?!! (Gli mette una mano in mezzo ai pantaloni. Pesantemente sarcastico) E poi con cosa? Con sta roba qui? (al secondo soldato) Andiamo, va, mi fanno venire il vomito.

I due soldati fanno per uscire.

PRIMO SOLDATO: Aspetta. Voglio fargli un regalo.

Tira fuori il manganello e colpisce pesantemente Vittorio tra le gambe, che cade a terra, senza sensi.

PRIMO SOLDATO: Almeno magari si gonfia!

Il primo soldato e il secondo soldato escono.

Buio.

QUINTO QUADRO

LUCE - GABRIELE

"Gazebo". Gabriele è seduto. Sfoglia un giornale. Ha delle ferite in faccia e un occhio nero. Entra Luce, trafelata.

LUCE: Qui stai!

GABRIELE: Ciao.

LUCE: Ma che è successo? Mi ha chiamato tua madre. Per poco non crepo.

GABRIELE: Pure io.

LUCE: Ma che è successo?

GABRIELE: Uno scambio di opinioni?

LUCE: Intenso direi.

GABRIELE: Sì, ma devi vedere l'altro però.

LUCE: Oh, Dio, che colpo. Fa vedere. (gli controlla l'occhio) Eh ti resterà un bel segno.

GABRIELE: Cosa??

LUCE: Scherzavo, tonto.

GABRIELE: Peccato. Faceva fico un bello sbreco in faccia per botte politiche.

LUCE: Politiche?

GABRIELE: Fascisti.

LUCE: Il tuo compagno di banco?

GABRIELE: Beh? E' un fascista.

LUCE: Ah.

LUCE: E perché te lo sei scelto?

GABRIELE: Perché non lo sapevo. Una lezione di filosofia. Mi sono pigliato un abbaglio. Mi pareva c'avesse una bella testa.

LUCE: E invece?

GABRIELE: E invece tutto Heidegger, Nietsche e merda del genere.

LUCE: E allora?

GABRIELE: Allora!, Lux!, Fascisti!

LUCE: Nietsche era fascista?

GABRIELE: Beh, dai il superuomo…il supercazzo!

LUCE: E…non hanno scritto bella roba?

GABRIELE: E che c'entra?

LUCE: Non c'entra?

GABRIELE: A te che ti hanno fatto i fascisti?

LUCE: Questo, non c'entra.

GABRIELE: Ah no? E chertigo?

LUCE (improvvisamente dura): Chero maiti bes tutior, terebo, kroxi mas portydo yoy yot, not ychoita provinox karen …

GABRIELE: Ehi, ehi, piano, non capisco un'ostia.

LUCE: Non hanno fatto quello che hanno fatto perché erano fascisti.

GABRIELE: Ma cosa dici?

LUCE: Quello che ho detto.

GABRIELE: Ma… no, cosa dici? Proprio tu…

LUCE: Sì, proprio io.

GABRIELE: Ma… Luce… ma ti sei dimenticata…

LUCE: (alza la voce) Che cosa?

GABRIELE: (come a scusarsi) Appunto. Sembra che…

LUCE: Cosa? Eh? Cosa sembra?

GABRIELE: Scusa, li difendi…

LUCE: Chi? Eh? Chi difendo?

GABRIELE: Hai detto che i fascisti…

LUCE: Non erano fascisti! Erano criminali! Invasati di potere. Di distruzione. E di morte! (perde il controllo) Anzi di tortura. La morte non li faceva godere tanto… non li faceva godere tanto… volevano vedere la tua faccia che si tirava, si tirava, si raggrinziva, si contorceva! Quello gli piaceva tanto! Quello!

Pausa.

LUCE: Scusa.

GABRIELE: Scusa tu.

LUCE: (ancora tremante)Non devo più lasciarmi andare così.

GABRIELE: E perché no?

LUCE: Non possono vincere ancora loro.

Pausa.

GABRIELE: Stamattina mi ha ridato il tema di italiano.

LUCE: Ah. (cerca di riprendersi) E come è andato.

GABRIELE: Due.

LUCE: Cosa?

GABRIELE: E ha detto che secondo lei dovevo anche essere buttato fuori dalla scuola.

LUCE: Ma che è successo?

GABRIELE: Ho scritto quello che pensavo.

LUCE: E su cosa?

GABRIELE: Sul Giubileo.

Pausa.

GABRIELE: Bello no? Anno 2000. Gran libertà di pensiero!

LUCE: Eh. E' dura, Gabri.

GABRIELE: Un giro per quattro basiliche e sei puro come una rosa.

LUCE: Sai… mi hanno fatto un'intervista sul perdono di quest'anno.

GABRIELE: Ne hanno di coraggio, però! E tu li hai mandati a cagare, spero.

LUCE: Gliel'ho messa in un altro modo.

GABRIELE: E come?

LUCE: Gli ho detto che più per chi ha commesso delle colpe, dovrebbero inventarsi qualcosa per chi le ha subite.

GABRIELE: Cioè?

LUCE: Dovrebbero assolvere dal passato anche chi il dolore l'ha subito.

GABRIELE: Nel senso di dimenticarlo?

LUCE: Più o meno.

GABRIELE: Io li vorrei tutti morti.

Luce sorride.

GABRIELE: Perché ridi?

LUCE: Visione chiara ed esplicita, non c'è dubbio. Forse "leggermente" destroide?

GABRIELE: Io delle volte però mica t'azzecco bene.

LUCE: Lo so. Manco io m'azzecco da sola.

GABRIELE: Ho visto Giulia ieri sera.

LUCE: Ah. E allora?

GABRIELE: Le ho parlato. Le ho spiegato che le cose non sono così chiare come le vede lei…insomma quello che ti ho detto l'altra volta.

LUCE: Ah. Bene.

GABRIELE: Sì, beh…forse un po' brusco… ma almeno le ho detto la verità.

LUCE: Bene. E' sempre una buona cosa, no?

GABRIELE: Sì. Le ho detto che la amo, credo - e le ho detto anche credo - ma che ho voglia di scoparmi un'altra.

LUCE: Ah. E lei?

GABRIELE: Anche lei. (pausa) Il fascista.

Buio.

SESTO QUADRO

PRIMO SOLDATO -SECONDO SOLDATO -VITTORIO -COMPAGNO

"MINISTERO DELLA DIFESA". Entrano i due soldati con Vittorio e il compagno legati tra di loro con catene alle caviglie. Sono in delle condizioni terrificanti, vestiti strappati, sporchi, sangue e ferite ovunque, si reggono a malapena in piedi. I due soldati li fanno entrare di corsa, appena entrati, cadono a terra sfiniti.

PRIMO SOLDATO: In piedi bastardi! Per una corsetta! In piedi.

I due prigionieri si alzano molto a fatica e gemendo per i dolori.

PRIMO SOLDATO ( a Vittorio): Allora, come ti chiami?

VITTORIO: Vittorio.

PRIMO SOLDATO: Come?

VITTORIO: Vittorio.

PRIMO SOLDATO: Non hai un nome?

VITTORIO: Vittorio.

PRIMO SOLDATO: Allora non esisti.

VITTORIO: Sì.

PRIMO SOLDATO: Sì cosa?

VITTORIO: Sì esisto.

PRIMO SOLDATO: Ma se non hai un nome.

SECONDO SOLDATO: Non hai un nome?

Vittorio non risponde. Il secondo soldato gli dà una sberla.

SECONDO SOLDATO: Ti ho fatto una domanda.

VITTORIO: Vittorio.

PRIMO SOLDATO: Niente non vuole dircelo.

SECONDO SOLDATO: Non vuoi dircelo?

VITTORIO: Sì.

PRIMO SOLDATO: Sì cosa?

VITTORIO: Ve lo voglio dire.

PRIMO SOLDATO: Allora avanti.

VITTORO: Vittorio.

PRIMO SOLDATO (al secondo soldato): Quest'uomo non ha un nome. Ma se non ha un nome…

SECONDO SOLDATO: Non hai un nome, ragazzo?

VITTORIO: Sì.

SECONDO SOLDATO: Sì non ce l'hai?

VITTORIO: No.

SECONDO SOLDATO: No cosa?

VITTORIO: No, ce l'ho.

SECONDO SOLDATO (al primo soldato): Ha detto di no. Non ha un nome.

PRIMO SOLDATO: Allora non sei niente. Non sono niente.

PRIMO SOLDATO (al secondo soldato): E come si fa a aiutarli? Questi non hanno neanche un nome.

SECONDO SOLDATO: Per forza questo paese andava a rotoli. Era comandato da nessuno.

PRIMO SOLDATO: Di che partito sei?

VITTORIO: Sono comunista.

PRIMO SOLDATO: Non hai nemmeno un partito?

VITTORIO: Sono comunista.

PRIMO SOLDATO: Non ha un nome e neanche un partito.

SECONDO SOLDATO: Sai cosa sono i partiti?

VITTORIO: Sì.

SECONDO SOLDATO: E tu di quale sei?

VITTORIO: Comunista.

SECONDO SOLDATO: Non ha un partito.

PRIMO SOLDATO: Ma non ce l'hai mai avuto?

VITTORIO: Sempre.

SECONDO SOLDATO: Allora non ce lo vuoi dire.

VITTORIO: Sì. (piccola pausa) Ve lo voglio dire.

SECONDO SOLDATO: Cosa?

VITTORIO: Il mio partito.

PRIMO SOLDATO: Allora diccelo.

VITTORIO: Sono comunista.

SECONDO SOLDATO: Non ha un partito. E non ha un nome. Senti ragazzo, ma chi sei?

Buio.

SETTIMO QUADRO

LUCE - GABRIELE

"Gazebo".

GABRIELE ( si versa da bere, prende il bicchiere in mano e lo guarda): Come i liquidi. Belli spiattellati nel contenitore. C'è qualcosa di più insopportabile? Non so io!

LUCE: Non tutti hanno un carattere forte, Gabriele.

GABRIELE: Ah perché quelli che ce l'hanno non fanno fatica?

LUCE: Non ho detto questo.

GABRIELE: Lo so, non ce l'ho con te.

LUCE: E con chi?

GABRIELE: Con quelli che stanno lì, belli intrippati di depressione e ti dicono (gli fa il verso) "Beato te che ce la fai, beato te che hai il coraggio, hai così tanta forza tu". Oh ma che credono? Che razza di coraggio è se non hai paura!

LUCE: E chi sono questi?

GABRIELE: Tutti.

LUCE: Mi pare un po' vasto.

GABRIELE: Giulia.

LUCE: Ah.

GABRIELE: Ma anche i miei compagni. Oh, gli hanno fatto una selezione prima di metterli in classe mia.

LUCE: Forse vogliono un leader.

GABRIELE: Ma io non voglio fare il leader. Non sono mica fascista!

LUCE: Forse però è quello che vogliono loro.

GABRIELE: Sai qual è il problema? Che i pacifisti non hanno armi.

Luce sorride.

LUCE: Credo che Gandhi la pensasse diversamente.

GABRIELE: Beh ma io non sono mica Gandhi. Aspetta… Sat kros problema? Frunut kre…maxima non ortles. Beh Ikro ni srotek mica Gandhi.

LUCE: A parte il mica, era perfetto.

GABRIELE: Licenza poetica.

LUCE: Mmh. Sai cosa?

GABRIELE: Cosa?

LUCE: Sai cosa?

GABRIELE: Ancora?

LUCE (sorride) No, non è uno di quei momenti. Pensavo.

GABRIELE: Ah. Interessante.

LUCE (ride): Impertinente in fase calante! Pensavo, bravo!

GABRIELE: Niente, che ci vuole. (pausa) Che ho fatto?

LUCE: La licenza poetica. Prenditi la tua licenza poetica.

GABRIELE: Eh?

LUCE: Potresti lasciar perdere per un po' i tagli netti.

GABRIELE: Sì ma una posizione bisogna beh prenderla!

LUCE: Come no! Se ti va. Se te lo dice la testa.

GABRIELE: Parli sempre di testa. E il cuore?

LUCE: Lo metto insieme. Non ho mai capito la differenza.

GABRIELE: Che strana tipa, sei.

LUCE: E' un'offesa?

GABRIELE: A volte sembri una bambina.

LUCE: E' un complimento.

GABRIELE: Con tutte quelle che hai passato, è come se avessi fatto esperienza per dieci vite, eppure su certe cose…

LUCE: Non ne so niente.

GABRIELE: Ma perché sei venuta qui?

LUCE: Dovevo andarmene e ho scelto il tuo paese.

GABRIELE: E il tuo non ti manca?

LUCE: Il mio non c'è più. Non esiste più. Esiste la terra. Ma la gente non c'è più. E poi…

GABRIELE: E poi?

LUCE: E poi almeno se devo per forza parlare una lingua straniera qui almeno un senso ce l'ha.

Buio.

OTTAVO QUADRO

PRIMO SOLDATO -SECONDO SOLDATO -VITTRIO -COMPAGNO -PETRA

"Studio della radio". Completamente distrutto. Entrano i due soldati con Vittorio, il compagno e Petra. Sono ammanettati dietro la schiena. Sempre con gli stessi vestiti sporchi e stracciati e vistose contusioni e ferite.

PRIMO SOLDATO: (Spinge Petra con forza dentro la radio.) Ma sì, ho capito! Non sanno fare altro le donne! Che andare al cesso! Sempre al cesso!

SECONDO SOLDATO: La porto io.

Il secondo soldato e Petra escono.

PRIMO SOLDATO: Non la farà godere granché.

Vittorio ha un gesto di stizza.

PRIMO SOLDATO: Buono, buono. Ti conviene stare buono. Quello che c'era da fare è già stato fatto. Intendevo il cesso.

Si sente Petra urlare da fuori.

PRIMO SOLDATO: Sono i reni. Com'è che hanno detto?…come avere i reni legati stretti con fili metallici a strappo improvviso. Bello sembra una nuova macchina. A strappo improvviso. (Petra urla ancora) Tanta voglia di pisciare tutti quanti e poi urlano come dannati!

Si sentono molte voci che da lontano gridano uno slogan da stadio da fuori la finestra. Vittorio e il compagno si voltano.

PRIMO SOLDATO: Sì, ci andiamo anche noi. Subito. Abbiamo pensato solo che vi avrebbe fatto piacere rivedere il posto. (si guarda intorno) Vi facevo più ordinati.

Ancora le voci da fuori in lontananza cantano lo stesso slogan.

PRIMO SOLDATO: Però! Dei bei polmoni ancora! Preparatevi a saltare anche voi. Gli altri "compagni" sono già tutti là. Iniziamo l'allenamento. Forza. Saltellare!

Vittorio e il compagno tentano di saltellare ma a gran fatica.

PRIMO SOLDATO: Forza, forza! Qualche anno fa non vi facevate pregare per saltare per il vostro presidente, eh? Peccato. E' morto!

Entrano Petra e il soldato.

PRIMO SOLDATO: (ad Petra) Anche tu, muoviti, saltellare, che magari ti passa pure il mal di reni.

Ancora le voci in lontananza.

PRIMO SOLDATO: Forza, cantate: "Chi non salta ammazzato è, è! Chi non salta ammazzato è,è" .

I tre prigionieri cominciano a cantare lo slogan.

SECONDO SOLDATO: Più forte! Più forte! Razza di lavativi! Avanti!

Il compagno comincia a cedere. Il secondo soldato gli si avvicina.

SECONDO SOLDATO: Credo proprio che non te lo possa permettere. (gli dà una botta con il calcio del fucile. L'uomo si rimette a saltellare) "Chi non salta ammazzato è", forza!. Non vogliamo perderne altri, no?

Si sente una voce in lontananza che urla a un microfono. Durante la voce il compagno cade a terra e si ribella a una manganellata. I due soldati lo prendono, gli calano i pantaloni gli mettono delle pinze sul pene e gli introducono un lungo filo di ferro dentro l'ano.

VOCE: Voi laggiù mi sentite? E lassù? Anche la cloaca straniera? Allora, le mitragliatrici annidate lassù sono cinquanta. Le pallottole non forano, mutilano. Ai quattro angoli ce ne sono trenta, capaci di tagliare in due un uomo con una raffica. La mia gente, come vedete, è in possesso di fucili mitragliatori e sa usarli egregiamente. Oltre alle guardie interne ve ne sono altre che circondano lo stadio all'esterno, con ulteriori accerchiamenti più lontano. Neanche un attacco di sorpresa potrà liberarvi, non vi dovete illudere, lo stroncheremo sul nascere; e se venissimo attaccati, vi faremmo fuori tutti nel giro di qualche minuto, chiaro? Voi non siete più niente ora. Chi non esegue gli ordini lo ammazzo. Prigionieri di guerra, questa è la vostra condizione. Immondizia, meno di animali, escrementi. Bene, ora esca danzando in fila la cloaca straniera.

Buio.

NONO QUADRO

LUCE -GABRIELE

"Gazebo".

GABRIELE: Ma tuo marito… quando lo ha saputo?

LUCE: Prima ancora di me.

GABRIELE: Cioè?

LUCE: Prima ancora che lo facessero.

GABRIELE: Per ricattarlo?

LUCE: No. E perché? Ero io quella che lavorava col presidente. Lui aveva la sua radio…

GABRIELE: Cioè?

LUCE: I nomi li volevano da me.

GABRIELE: E il concentramento se l'è fatto lui?

LUCE: Ricattavano me, attraverso di lui.

GABRIELE: Porca troia, bastardi.

LUCE: E ogni settimana mi promettevano che sarebbe stata l'ultima.

GABRIELE: Per due anni!

LUCE: Due anni e tre mesi. Una tecnica perfetta: mi hanno dimostrato subito che non scherzavano e poi mi hanno girato sul palmo a seconda dell'occorrenza.

GABRIELE: Ma quando ti hanno arrestata…

LUCE: Mi hanno portato al Ministero delle Difesa.

GABRIELE: E…

LUCE: Sì, mi hanno violentata lì.

GABRIELE: Scusa.

LUCE: Non devi. Se no fai vergognare anche me.

GABRIELE: Tu? E che c'entri tu?

LUCE: E' così che si sente una donna. Si vergogna.

GABRIELE: Dio Luce vorrei fare qualcosa.

LUCE: Più di così che vuoi fare?

GABRIELE: E che faccio?

LUCE: Vieni a imparare la mia lingua. Una lingua ormai morta.

GABRIELE: Ma se non ti pago nemmeno.

LUCE: Sono io che dovrei pagare te. E poi…

GABRIELE: Poi?

LUCE: Tua madre mi ha detto che ti hanno sospeso per due settimane.

GABRIELE: Che stronza. Aveva promesso di non farlo.

LUCE: No, tesoro. Non è stronza. E' preoccupata. Non avevi mai messo le mani addosso a nessuno prima.

GABRIELE: Nessuno prima si è mai voluto scopare la mia fidanzata!

LUCE: Gabriele, siamo amici, no?

GABRIELE: Certo.

LUCE: Sono stata a parlare col tuo preside.

Pausa. Gabriele abbassa la testa.

LUCE (sorride): Nessuno si è mai picchiato per me, lo sai?

GABRIELE: Quel fascista bastardo, ha detto che sei una sporca traditrice.

LUCE: Ah sporca, no. Hai fatto bene!

GABRIELE: Luce, lo volevo ammazzare, lui non sa niente di te e spara sentenze come un idiota.

LUCE: Ma è vero, io ho tradito i miei compagni.

GABRIELE: E cos'altro potevi fare, dopo che ti hanno… hai già resistito sei mesi. Sei una grande.

LUCE: No. Non lo sono.

GABRIELE: Almeno hai salvato tuo marito.

LUCE: E me stessa.

GABRIELE: Vorrei ammazzarli. Anzi sdraiarli per terra e…bastardi! Bastardi, cazzo! Dio, una merda, mi sento…peggio di una merda, mi sento così…niente!…cosa si può fare davanti a… Cristo! Dio! Dio? Ed esisterebbe un Dio? Ma dove? Dove sta sto cazzo di Dio? Dio! Dove cazzo sei? Seduto da qualche parte con una birra e una bella fica e sei un po' distratto? Non le vedi quelle bestie schifose… E bisognerebbe pure perdonarli!! Perdaniamoli tanto perché quest'anno è l'anno santo! (sbrocca) Vorrei vedervi morti, morti, morti delle morti peggiori!

LUCE: (fa per prendergli la mano) Gabri, aspetta…

GABRIELE: (lui la retrae di colpo) Io mi vergogno di avere il cazzo!

Silenzio.

GABRIELE: (con un filo di voce) Luce…ma che cos'è? Cos'è? Che cos'è che ci rende così… osceni?

LUCE: Non lo so. Una perdita del centro. Inizi, vai vai vai e poi non sai più niente vai e basta e non ti basta più. E cerchi il marcio per tirar fuori il tuo di marcio, solo che più ne vedi e più di entra dentro e meno ti fa, e meno ti dà soddisfazione, e meno tiri fuori, e dentro, butti solo dentro. Di una cosa sono certa. Nessuno di quelli che mi ha violentato ha mai goduto. Li guardavo dentro agli occhi e la rabbia li accecava, tanta rabbia che non c'era spazio per altro. E nemmeno quello che…mi ha (cerca di reprimere il pianto) nemmeno quello che mi ha portato…(si porta una mano al seno, poi all'addome e si piega come sentisse un dolore) nemmeno lui…nemmeno lui ha goduto…perché io lo so quanto si sentiva… cane…cane…la sua tragedia era di avere ancora un minimo di coscienza…e quella è al sua punizione. Cane, cane (inizia a dondolare la schiena e lo sguardo si perde nel vuoto) Petra, mi chiamo Petra, Petra, ve l'ho detto mi chiamo Petra, sì ce l'ho un nome, Petra, Petra, sì, ve lo dico, mi chiamo Petra, Petra, Petra, Petrapetrapetrapetrapetrapetrapetra

GABRIELE: Morti. Tutti morti.

LUCE: Petrapetrapetrapetrapetrapetrapetrapetrapetrapetrapetrapetrapetrapetra…

GABRIELE: Lux.

LUCE (continua a dondolarsi):

Petrapetrapetrapetrapetrapetrapetrapetrapetrapetrapetrapetrapetrapetra…

GABRIELE: Ehi Lux, sono Gabriele. Luce. Luce, sot Gabriele. Ecqui niil. Ecqui niil, Sot Gabriele, sot quaret, ner stroki sel.

LUCE: (esce dallo stato di trans) Brat kristi, comit troi. No. No. Noi non possiamo cedere. Non dobbiamo diventare come loro.

Buio.

DECIMO QUADRO

UFFICIALE -VITTORIO

"Ministero della difesa". Vittorio è seduto alla scrivania. E' senza manette. Con una maglietta bianca, pulita e dei pantaloni di tela, puliti. E' ancora pieno di lividi. Entra un ufficiale.

UFFICIALE: Mi dispiace averla fatta aspettare. Vittorio.

Vittorio si volta sorpreso. Fa per alzarsi.

UFFICIALE: La prego, stia seduto. Le faccio portare del caffè?

Vittorio, titubante, dice no con la testa.

UFFICIALE: (tira fuori un pacchetto di sigarette dalla tasca) Una sigaretta?

Vittorio prende la sigaretta. I suoi movimenti sono lenti, il suo fisico è chiaramente martoriato. L'ufficiale gli accende la sigaretta.

UFFICIALE: Sua moglie sta bene. Non si deve preoccupare.

VITTORIO: Mio figlio?

UFFICIALE: E' con lei.

VITTORIO: Li lasci andare. Farò io i nomi al posto di mia moglie.

UFFICIALE: Ve ne andrete a casa presto tutti i tre.

VITTORIO: Io conosco tutti i compagni di lavoro di mia moglie. Uno per uno. Io e lei ci siamo sempre detti tutto. Non c'è un solo nome che lei conosce che non conosco anch'io.

UFFICIALE: Un po' contraddittorio, non le pare?

VITTORIO: Cosa?

UFFICIALE: Come faccio a fidarmi di lei? Siamo stati tutti costretti a essere molto duri con lei eppure non c'ha mai accontentato e adesso mi dice…

VITTORIO: Perché prima…non capivo…avevo paura…non so…lei mi capisce…arrestati…portati qui…lei mi capisce…

UFFICIALE: Certo. Certo. Non posso però scordarmi di…

VITTORIO: Adesso sono pronto. Le dico tutto quello che vuole.

UFFICIALE: Adesso, adesso. Adesso non ci serve più. Sicuro che non vuole un caffè?

VITTORIO: No, grazie. Se lei mi promette di lasciarli andare…

UFFICIALE: Attenzione! Non credo che io debba prometterle niente.

VITTORIO: No…

UFFICIALE: Non mi starà mica ricattando?

VITTORIO: Ma no, volevo solo dirle che con mia moglie e mio figlio al sicuro, starei più…e penserei che tradire i miei compagni sta volta sarebbe per una giusta causa, no? Salvare la vita a mia moglie e mio figlio.

UFFICIALE: Non c'è bisogno che lei salvi la vita di nessuno. Adesso sua moglie sta molto meglio.

VITTORIO: Come adesso?

UFFICIALE: Si è ripresa perfettamente.

VITTORIO: Da cosa? Da cosa si è ripresa?

UFFICIALE: Ha avuto una piccola complicazione, ma si calmi, non le ho mica detto che è morta! Le ho detto che sta bene!

VITTORIO: La prego li faccia partire. Allora mia moglie ha iniziato a lavorare con il presidente come sua segretaria nel…

UFFICIALE: Su, non sia ridicolo. Sua moglie è arrivata molto prima di lei.

VITTORIO: E allora, se vi ha già raccontato tutto, non vi serve più. Tenete me e loro possono partire.

UFFICIALE: Non credo che al piccolo faccia bene viaggiare in questo momento.

VITTORIO: Cosa vuol dire? Che cos'ha?

UFFICIALE: Non è molto in forze.

VITTORIO: Cosa gli avete fatto?

UFFICIALE: Niente. Noi niente. E' lui. Non vuole mangiare.

VITTORIO: Come non vuole mangiare? Dov'è? Dove lo tenete? Al freddo? Non ha coperte?

UFFICIALE: E' pieno di coperte. Ma non gli piace il biberon.

VITTORIO: Il biberon? Che significa? Petra allora non sta bene!

UFFICIALE: Ma allora lei non mi sta a sentire!

VITTORIO: Ha perso il latte?

UFFICIALE: No, sì, cioè....

VITTORIO: Cosa? Cosa?

UFFICIALE: Non è che...

VITTORIO: Cosa? Non è cosa?

UFFICIALE: Anche lei…è stata dura all'inizio…un vero caratterino…difficile da domare, eh?

VITTORIO: Che cosa le avete fatto?

UFFICIALE: Si calmi! Se si calma le spiego. Allora, come le ho detto, Petra è stata molto aggressiva prima di decidersi a collaborare con noi, ha fatto molte resistenze. Davvero, pungenti. Non voleva dirci come si chiamava, a quale partito apparteneva e, pare anche sia stata strafottente e che al soldato che le ha chiesto "sei una donna?" lei abbia risposto no.

VITTORIO: E allora?

UFFICIALE: Allora, beh…lei lo sa… com'è la guerra.

VITTORIO: Questa non è una guerra. Dove sono le mie armi?

UFFICIALE: Beh, lei è un prigioniero.

VITTORIO: Cosa le avete fatto? (inizia a disperarsi) Cosa le avete fatto, bastardi.

UFFICIALE: Gliel'ho detto, ha voluto fare il gioco duro…

VITTORIO: Cosa per l'amor di Dio, cosa?

UFFICIALE: Visto che non era una donna…

Vittorio si porta le mani alla faccia e piange.

UFFICIALE: Visto che insisteva tanto…a dire che non era una donna…lei capisce…non possiamo farci prendere in giro così…lei capisce…siamo militari…siamo costretti a una disciplina…così abbiamo dovuto, nostro malgrado, levarle gli attributi.

Buio.

UNDICESIMO QUADRO

LUCE - GABRIELE

"Gazebo". Luce e Gabriele sono ancora nelle posizioni in cui li avevamo lasciati nel quadro nono.

LUCE: Ce l'ho.

GABRIELE: Cosa?

LUCE: Una risposta.

GABRIELE: A quale domanda?

LUCE: La tua.

GABRIELE: Ah. (pausa) Ho fatto una domanda?

LUCE: Come essere sicuri che sia quella giusta.

GABRIELE: Aspetta che prendo appunti.

LUCE: Pensare se in due stai meglio che da solo.

GABRIELE: E poi?

LUCE: Basta.

GABRIELE: Ah.

LUCE: Se penso a Vittorio penso che con lui sto meglio. Sto molto meglio con lui che senza di lui.

Gabriele si alza.

GABRIELE: Ah, non fa una piega!

LUCE: Troppo semplice per un filosofo?

GABRIELE: No, no. Anzi, mi sa che non mi iscrivo più a filosofia. Voglio fare l'attore.

LUCE: Colpa di Nietsche?

GABRIELE: No, di Nastassja Kinski. Sento che con lei sto molto meglio che senza!

Ridono.

LUCE: Ci vediamo domani?

GABRIELE: Posso venire di mattina, visto che sono…disoccupato.

LUCE: Non più.

GABRIELE: Cioè?

LUCE: Sono stata dal tuo preside. Gli ho raccontato un paio di cose di me e credo che abbia capito perché hai fatto quello che hai fatto e…

GABRIELE: No…

LUCE: …pensa ancora che tu sia un bravo ragazzo-

GABRIELE: No…

LUCE: …degno della sua scuola e ti aspetta domattina puntuale.

GABRIELE: No. No! (ride) Traditrice!

Luce gli salta addosso. Ridono fingendo di darsene di santa ragione.

Buio.