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Farsa

di Lucio De Felici

da COSA DITE?

Editrice Tusculum Frascati

PERSONAGGI:

Paolino

Pasquale

Padre

Figlio

Giacomo

Alcuni personaggi che non parlano

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Scena: una camera qualunque. Ai nostri giorni.

L'ante-sketch si svolge a sipario chiuso. Vengono sulla ribalta Pasquale e Paolino.

Pasquale  È inutile, non si può più vivere, caro Paolino mio.

Paolino    Lo dici a me?! Io non mangio da una setti­mana!

Pasquale  Lo sai cosa siamo?

Paolino    Cosa siamo?

Pasquale  Dei disgraziati.

Paolino    Sicuro, hai ragione! Proprio così. Non ci avevo pensato. (Pausa) Tu lo sapevi?

Pasquale  Che cosa?

Paolino     (meravigliato)  Ah, tu non lo sapevi?

Pasquale  No.

Paolino    Ah, ah, non lo sapevi!

Pasquale  Ti dico di no.

Paolino     (porgendogli il giornale)  Leggi questo annuncio economico.

Pasquale   (prendendo il giornale)  Dove sta?

Paolino     Ecco, qui.

Pasquale   (leggendo)  Mutilato gamba sinistra cerca mu­tilato gamba destra per acquisto paio di scarpe.

Paolino    Ma che stai leggendo? Fammi il piacere! Più sotto... più sotto...

Pasquale  Ho capito. (Leggendo) Signorina occhi di ve­tro cerca anche vedovo gambe di legno scopo matrimo­nio. Dieci figli a carico.

Paolino    Sei impazzito? T'ho detto leggi qui... ecco... qui.

Pasquale  Me lo potevi dire subito, no? Dunque... (Leg­gendo) Azienda funebre cerca esperti beccamorti. Pre­sentarsi ore pomeridiane. Via Castruccio Castracani, 17. (Abbracciandolo) Siamo a posto Paoli'! Ecco un lavoro che fa per noi, su misura.

Paolino    Non ti sembra che dall'aspetto noi siamo due autentici beccamorti?

Pasquale  Paoli', Paoli'...

Paolino    Pasquali'...

Pasquale  Sai che ti dico?

Paolino    Che mi dici?

Pasquale  Più beccamorti di noi dove li trovi al mondo?

Paolino    Hai ragione, non ci avevo pensato mai.

Pasquale  Andiamo.

(Escono dietro il sipario, mentre lo stesso, dopo un at­timo, si aprirà. È in scena Giacomo, il maggiordomo, un po' assonnato).

Padre         (entrando da sinistra)  Giacomo! Giacomo! Ti sei addormentato in piedi come i cavalli?

Giacomo   Ecco, vede... quella musica... mi ha messo un po' di sonno.

Padre        È molto bella, lo so. E ti fa rivivere il passato. È la vita, caro il mio vecchio Giacomo!... Un giorno an­che noi fummo bambini, poi siamo diventati grandi, ab­biamo sposato, abbiamo avuto dei figli... Ed ora eccoli qui al giorno delle nozze, mentre noi...

Giacomo   Eh, sì, caro signor Eusebio: s'invecchia trop­po presto. E la morte me la sento già addosso.

Padre        Ma che dici, via! (Suona il campanello) Senti? Altri ospiti, altri ospiti! Corri, vai ad aprire e lascia pure la porta aperta. Non avrei immaginato che per le nozze di mio figlio venissero tante persone...

Giacomo   ...e tanti regali... Vado ad aprire.  (Giunto sul­la porta si ferma) Scusi, signor Eusebio... volevo chie­derle perché non facciamo venire due persone specializ­zate dell'agenzia Tappan per matrimoni? Rammenta come l'altra volta ci fece riuscire la festa?

Padre        Hai ragione. Che sciocco a non pensarci prima! Vado a telefonare subito. (Esce a sinistra e Giacomo al centro).

(Lunga pausa. Musica allegra. Si attenuano le luci)

Giacomo    (dal centro conducendo alcuni invitati)  Avanti, avanti! Si accomodino. Da questa parte, prego. Sapeste com'è emozionato il signorino! Certe volte piange senza sapere perché. E quanti regali! Prego, accomodatevi.

(Tutti via a sinistra da dove subito si innalzano scrosci di applausi, ovazioni e grida dì gioia. Una breve pausa. Quindi dal centro entrano Paolino e Pasquale vestiti da impresari di pompe funebri. Con circospezione si affac­ciano alla porta. Hanno paura. Tremano).

Paolino     (leggendo su un biglietto)  Carloni. È qui.

Pasquale  È qui, qui! (Si guarda attorno, poi mette una mono sulla spalla di Paolino) Senti...

Paolino     (salta dalla paura)  Chi è?!? Imbecille, mi hai fatto saltare.

Pasquale  Hai forse pa... pa... paura?

Paolino    Ricordati che noi siamo beccamorti professi.

Pasquale   (guardandosi attorno)  Non c'è nessuno.

Paolino    Il morto ci deve essere. Chissà! Staranno forse presso il capezzale a fare il pianto greco!

Pasquale  Hai ragione, non ci avevo pensato. Stanno presso il capezzale, non c'è dubbio. Dunque, veniamo piuttosto al sodo. Ora sai che devi fare?

Paolino    No.

Pasquale  Te lo dico io. Dunque... io vado al portone ad attendere il corteo, i carri, le corone, la bara, la buona morte e tutta la compagnia. Tu invece penserai a mettere il morto nella cassa.

Paolino     (tremando)  Co... co... come? Tu sei matto. Sen­ti, facciamo così: io vado al portone e tu...

Pasquale   (di scatto)  Basta. Tu farai quello che dico io. Andrai subito al suo capezzale, lo vestirai se an­cora non l'hanno fatto e infine lo adagerai dentro la cas­sa. Dovrai lavorare con naturalezza, possibilmente pian­gendo per far vedere ai presenti che sei commosso. Hai capito? E mi raccomando di comportarti bene coi fami­liari poiché, capisci bene? porti via loro una persona cara. Potrebbero prenderti, che so?, a schiaffi, a calci nel sedere... (controscena di Paolino che si tocca istinti­vamente la faccia e il sedere).

Paolino    Va... va bene! Lo adagerò. Lo vestirò. Lo curerò.

Giacomo    (da sinistra)  Voi? (/ due si voltano impauriti).

Pasquale  Siamo... siamo...

Paolino    Non ci riconosce dalla faccia?

Pasquale  Ecco, sì, siamo quelli dell'agenzia.

Giacomo   Ah, benone! Accidenti, siete già arrivati. Dun­que io sono il maggiordomo Giacomo. Mi chiamo Gia­como. (Presentazioni a soggetto) Mi raccomando che sia fatto tutto nel miglior modo. L'altra volta ci hanno accontentato in tutto.

Pasquale  Per carità, si figuri!

Paolino    Faremo del nostro meglio.

Giacomo Benone. Allora chi è di voi due che...

Pasoualee Paolino  (subito)  Lui.

Giacomo   Chi?

Pasquale   (guardando significativamente Paolino)  È lui. È proprio specializzato per questo.

Paolino    Sicuro, specializzato e patentato. (Fra sé) Calci e schiaffi!

Pasquale  E dica, chi è che... sì, insomma...

Giacomo   Il figlio del padrone.

Pasquale  Oh, allora immagino!...

Giacomo   Una cosa indescrivibile! Una casa piena di fiori. Permettete un momento?

Pasquale  Prego, prego (Giacomo via).

Paolino    Hai inteso? Una cosa indescrivibile! Lo credo bene. (Risuonano da sinistra delle grida di gioia) È certamente il padre che urla dal dolore.

Pasquale  Poveretto! Allora hai capito bene?

Padre         (entra ridendo)  Ah! Ah! Ah!

Paolino    È impazzito!

Pasquale  Poveretto! È ridotto uno straccio!

Padre        Voi siete quelli dell'agenzia?

Pasquale  Precisamente.

Padre        Allora ascoltatemi bene. Già mi sono servito dell'agenzia in un'altra occasione e non nego ho fatto una ottima figura. Ugualmente vorrei che fosse oggi trattan­dosi del mio caro Carlo. Mi son ricordato di voi proprio all'ultimo momento; non vorrei perciò che la cerimonia riuscisse  poco dignitosa.  Possiamo  decidere  subito  il programma.

Pasquale  Senz'altro.

Paolino    Siamo qui per questo.

Pasquale  Cosa desidera?

Padre         Primo punto: vetture. Quante vetture manda l'agenzia?

Pasquale  Di solito tre, cinque, sette, secondo la classe che uno vuole.

Padre        Ah, prima classe s'intende!

Paolino    Allora sette vetture. E i cavalli?

Padre        I cavalli?! Ci sono anche i cavalli?

Paolino    E come no? Coppie bardate.

Pasquale  Coi pennacchi.

Padre        I pennacchi?!

Paolino    Vanno di moda.

Padre        Ah, se vanno di moda, transeat! E per mio figlio?

Paolino    Tre tiri a due.

Padre        E perché tre?

Pasquale  E quanti se no?

Paolino    Tutto il cucuzzaro.

Padre        E quante se no?

Paolino    Una cucuzza.

Padre         (ridendo) Bravi! Mi piacete! Allegria, allegria ci vuole!

Paolino    Ma signor... signor...

Padre        Eusebio.

Paolino    Signor Eusebio, non perda le staffe. Vuole es­sere allegro con suo figlio che... Ma lo sa che questa è l'ultima volta?

Pasquale  L'ultima, proprio così!

Padre         (ridendo)  Eh, lo voglio sperare! Perché lei è di diverso  parere?

Paolino    Mica per altro?! Per vedere come si sta e poi ritornare indietro.

Padre        Bravo! e la moglie dove la mette? In tasca? Beh, lasciamo stare. Pensiamo piuttosto al perno prin­cipale:   la   cerimonia.   Come   addobberete   la   Chiesa?

Paolino    Di prima classe.

Padre        Sì. E musica, musica, musica!

Paolino    E musica, musica. Stia tranquillo, faremosuo­nare una bella marcia.

Padre        Una sola?

Pasquale  E quante se no?

Padre        Tutte le marce. Io non bado a spese e desidero che la cerimonia riesca  di una  sontuosità  mai vista. E poi, adesso che ci penso, voglio anche una orchestrina jazz che ci allieti il pranzo con ritmi e sambe.

Paolino    Ma dove vuole arrivare?

Padre        Alla felicità, alla felicità!

Pasquale  Allora non gli interessa niente di suo figlio?

Padre        Come sarebbe a dire? È per lui che lo faccio!

Pasquale  Lo  credo bene.  Ma lo  sa  cosa  significa un figlio che fa questo viaggio? Significa dolore, angoscia, pianto!

Paolino    Lacrime, lacrime!

Padre        Siete davvero spiritosi! Basta così. Siamo perfet­tamente d'accordo. Piuttosto sbrigatevi che è già tardi.

Pasquale  Tutto pronto, signor Eusebio.

Padre        Io vado di là che mi attendono.

Paolino    Mi raccomando lacrime, lacrime...

Padre        Non dubiti:   lacrime, lacrime... lacrimae Christi! (Via).

Pasquale  È impazzito.

Paolino    Ma guarda il dolore come riduce un uomo!

Pasquale  Mi sembra di aver udito una risata.

Paolino    Sarà qualche altro pazzo. Io ho paura, Pasquali. Qui sono tutti impazziti. Senti, vacci tu a vestirlo!

Pasquale  Che razza di uomo sei?

Paolino    Ma io sono un uomo per i vivi, e non per i morti. Le cose cambiano.

Pasquale  Tremi, ancora  tremi. Mi  fai proprio ridere. Adesso abbiamo rotto il ghiaccio, dovresti piantarla.

Paolino    Che rotto! Che rotto! Qui è tutto sano ancora.

Pasquale  Basta. Ormai siamo d'accordo su quello che c'è da fare. Le carrozze stanno per arrivare e non sanno bene dov'è il portone. Io vado. In un baleno sono di ritorno. (Via dal centro).

Paolino     Ma guarda il dolore che fa fare! Roba da pazzi! Musica, musica, come se si trattasse... che so... di uno sposalizio. È roba da pazzi! E intanto con que­sto mio animo sensibile, con il mio cuore che è tenero come il burro debbo assistere a queste raccapriccianti scene. (Pausa) Dunque cerchiamo di ricapitolare bene... Funerale di prima classe con sette landeau bardati a nero, il carro con sei cavalli tutti con pennacchi neri. La chiesa parata a lutto e l'organo che suona tutte le marce funebri che esistono. Benissimo, ho capito tutto bene senza sbagliarmi... (Rumore esterno) Ecco, arri­vano, sento le carrozze! Fammi andare ad incassare il morto. Signor Eusebio, Giacomo... (Entrano tutt'e due)  Pronti, arrivano!

Padre        Allora vado a prendere mio figlio.

Paolino    Ma come? Tutto fatto?

Padre        Tutto a posto. (Esce di nuovo, mentre da sini­stra provengono  delle grida di gioia).

Paolino     (fra sé)  Ecco perché prima non ha nominato la cassa. (Al fondo) Venite! Venite!

(Sarebbe bene che a questo punto si sentisse contem­poraneamente la marcia nuziale e la marcia funebre, mentre da una parte arriva la bara sorretta dai bec­chini ben incappucciati con ceri accesi e dall'altra il padre col figlio a braccetto della sposa. La scena a sog­getto. Raccapriccio del padre e stupore di tutti gli invi­tati).

Paolino    Ma signor Carloni, suo figlio dov'è?

Padre         (indicandolo)  Eccolo.

Paolino     (con un urlo)  Ah! Il morto! (E cade a terra svenuto).

Padre         (feroce a Pasquale)  Ma cos'è questa storia? Parlate o vi faccio arrestare. Cosa avete combinato, delinquenti?!

Pasquale  Ma lei non è il signor Eusebio Carloni?

Padre        Ma che Carloni d'Egitto! Io mi chiamo Eusebio Tarloni  (Gridando)  Tarloni!

Pasquale  Ma allora... il morto chi è?

Paolino     (con un fil di voce, da terra)  Sono io.