Chi dice uomo dice danno

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“CHI DICE UOMO DICE DANNO”

“CHI DICE UOMO DICE DANNO”

Cab – commedia di Franco Pennasilico

Questo lavoro nasce da una precisa esigenza, ricavare cioè da un lavoro teatrale (“Chi disse uomo” Dicembre ’79) uno spettacolo con le caratteristiche del cabaret, che possa essere cioè rappresentato dovunque si presenti l’opportunità, senza che l’allestimento presenti le difficoltà di reperimento di numerosi attori, di scenografie laboriose, di coreografie impegnative, di strutture teatrali particolarmente funzionali.

Si è dovuto naturalmente effettuare tagli ed apportare modifiche al copione originale, molto più ricco originariamente e strutturato in maniera più complessa.

La struttura scenica sarà costituita da un panorama o da pannelli neri e da una pedana formata da cubi bianchi che formino quindi un ambiente asettico ma nello stesso tempo polivalente, che consente di utilizzare la medesima struttura per la creazione di mutevoli luoghi scenici durante l’arco del lavoro.

I vuoti fra scena e scena saranno colmati da brani musicali a discrezione del regista, per i quali diamo comunque dei suggerimenti: pensiamo che quelli più indicati siano dei collages di brani che aderiscano il più possibile allo spirito della scena appena conclusasi e che comunque non perdano mai di vista la tematica del lavoro e che tendano piuttosto ad ironizzare in quest’ottica dei brani noti passati o presenti.

(In particolare, alla fine della prima scena, quando si fa riferimento al “l’uomo che ha fatto la storia”, suggeriamo stralci di brani del periodo fascista o di classici inni nazionalsocialisti del periodo del Raich).

Il lavoro è aperto da un cappelletto rimato declamato da un Pierrot donna che introdurrà lo spettatore alla vicenda.

Personaggi

Gli attori necessari per la rappresentazione sono tre uomini e tre donne, che potranno interpretare alternativamente i seguenti personaggi:

Andrea

Lisa

I° vicino

II° vicino

Lei

Attrice

Impiegato del collocamento

Comparsa maschile nell’ufficio

Padre

Madre

Maschera per il prologo

Prologo

Entra un Pierrot donna che saltellando da un punto all’altro del proscenio inizierà a declamare:

Nel salutar questa gentil platea

Mi trovo qui col compito assai gramo

Di presentar ciò che a iniziare andiamo

La vera storia occorsa al nostro Andrea.

Ciò che è accaduto è forse la riprova

Che a volte si presenta l’occasione

Per diventar un po’ meno coglione,

e questa non è certo cosa nuova!

Se tu ti addormentassi per due ore

E ti accorgessi poi, una volta desto

Che è trasformato tutto il tuo contesto

Allora tremeresti dal terrore.

Sogno, realtà, ignoranza, fantasia?

Chi può mai dire quali mezzi adopra?

La mente umana ,mette sottosopra

Chiunque sia un po’ pazzo, ovunque sia…

E se si è scelto qui di raccontare

Questa vicenda dalle forme strane

È per stanare chi dentro le tane

Sol per viltà è solito scappare.

Senza superbia, ci proviamo noi,

non per successo, gloria o per danaro,

ma sol perché un mattino molto amaro

potrebbe capitare pure a voi…

SCENA I

Luce sul palco. Entra Lisa, moglie di Andrea, che si prepara per uscire. Si trucca, si pettina, indossa il soprabito. Effettua tutte le operazioni recitando.

LISA – Svegli, dormiglione che non sei altro… forza, su… Sbrigati che sto per uscire…

ANDREA – (entrando con i capelli arruffati e girando il cucchiaino nella tazzina di caffè) Uffà… scocciatrice… Ma… che ore sono?

LISA – Le sette!

ANDREA – Le sette? Oh, mio Dio! Le sette… (accorgendosi delle operazioni della moglie) Ma… dove vai?

LISA – Al lavoro!

ANDREA – Al lavoro? Ma perché, hai un lavoro? (sorride)

LISA – Ah, sì, ho dimenticato di dirtelo, ieri sera… Ieri ho trovato un lavoro…

ANDREA – Ah… (un po’ contrariato) Ma… non ce n’era bisogno… E… che tipo di lavoro? Dattilografa, segretaria?

LISA – No… Operaia meccanica addetta alla fucinatura… (grosso imbarazzo di Andrea) Beh, ora scappo… ciao! (avviandosi) Ah, per favore, prima di andare al lavoro, riordina un po’ la casa…

ANDREA – IO?!?

LISA – Sì, tu! ‘mbè? Ciao! (va via)

ANDREA – Ma… cose da pazzi! Beh… vediamo un po’… (inizia una serie di operazioni domestiche con evidente goffaggine) Cose dell’altro mondo… (squilla il telefono) Sì, pronto? Ragionier Bellotti agli ordini! (si mette sugli attenti) Come? Licenziato? Ma… come è possibile? Non capisco… e poi… almeno un po’ di tatto nel dare la notizia… Come, non è importante il tatto? Signorina, ma non starà mica scherzando? Come farò a dirlo a mia moglie? Si farà venire una crisi di pianto! (piange) Signorina, ma come si permette? Mi passi subito il direttore! Come, è lei il direttore? Cioè, la direttrice? Ma… e il commendatore? Licenziato? Ma scusi, lei è la signorina Verzi? Sì, cioè la direttrice Verzi? La ex segretaria? Ma… il commendatore licenziato e lei direttrice? Sì, capisco, la penuria dei posti… Sì, comprendo, la riduzione del personale… Ma… io ci lavoro da diciotto anni! Come, appunto? Ma… senti, Verzi, cioè signorina direttrice… come faccio, ora? Sì, per forza che mi arrangio… Ma… ma… lo sa che verso noi uomini lei è piena di pregiudizi? (ripone il telefono) Cose dell’altro mondo… (suonano alla porta) Chi può essere, ora? (va ad aprire e rientra con il signor Vennucchio, che ha un grembiule da cucina ed un barattolo in mano)

VENNUCCHIO – Buongiorno! Ma… cosa c’è? La vedo un po’ contrariato…

ANDREA – No, niente… Mi hanno licenziato!

VENNUCCHIO – Eee, va bbè, è ‘ccosa ‘e niente…

ANDREA – Cosa da niente? Ma lei è pazzo!

VENNUCCHIO – Ma perché, solo sua moglie non basta?

ANDREA – E lei che ne sa che mia moglie lavora?

VEWNNUCCHIO – Eh, suppongo… Ma perché, non lavora?

ANDREA – Certo, cosa crede? Ma fino a stamattina non lo sapevo neanch’io!

VENNUCCHIO – Ah, prima era disoccupata? Mi dispiace…

ANDREA – Ma lavoravo io!

VENNUCCHIO – Eee, va bbè, mò lavora lei… E basta, no?

ANDREA – Va bè, con lei è inutile discutere… Cosa voleva?

VENNUCCHIO – No, volevo vedere se aveva un po’ di sale, che l’ ho finito…

ANDREA – Ah, certo… (va e torna con il barattolo)

VENNUCCHIO – (apre e saggia) E’ zucchero!

ANDREA – Ah, scusi… (torna a prendere il sale) Ecco qua… Oggi cucina lei, eh? E… sua moglie?

VENNUCCHIO – Mia moglie è al lavoro… E non cucino “oggi”, cucino sempre io!

ANDREA – (imbarazzato) Ah… E… non va al lavoro?

VENNUCCHIO – Ma quale lavoro? Io non ho mai lavorato! Ho cercato, certo, ma non si trova niente… Mi volevano far fare il dattilografo, ma poi mi hanno offerto un posto di stiratore in una lavanderia, che avevo accettato, in un primo momento, ma poi mi hanno cacciato, perché… ecco… la proprietaria mi aveva fatto delle avances, ma io sono sposato, capisce…

ANDREA – Oh, mio Dio…

VENNUCCHIO – Ma perché si meraviglia tanto? Non ha mai sentito cose del genere? Le donne… tutte porche!!

ANDREA – Ma io mi meraviglio di lei! Come fa a stare in casa a fare il massaio e a non ribellarsi?

VENNUCCHIO – Ribellarmi? E perché? Lei vorrebbe che io scendessi in piazza a dare quei stupidi cortei maschilisti, magari per farmi prendere in giro dalle camioniste e le tassinare? No, no, preferisco stare in casa… Mi piace fare il casalingo!

ANDREA – Ma come fa a resistere?

VENNUCCHIO – Ma come fa lei a resistere? Tutti fanno come me! Certo, è duro lavorare in casa, badare ai figli, alla spesa, ma poi alla sera ti rilassi, perché viene tua moglie e magari ti porta al cinema o al teatro…

ANDREA – Lei è pazzo… (suonano alla porta) Un attimo… (attraversa la scena e va ad aprire. Rientra con il signor Casotto, anch’egli con il grembiule ed un barattolo in mano)

CASOTTO – (attraversando la scena) Oh, buongiorno! (Saluta Vennucchio. Iniziano a conversare mentre dall’altro lato Andrea segue il dialogo)

VENNUCCHIO – Buongiorno… Oh, ma abbiamo lo stesso grembiule!

CASOTTO – Sì, ma il suo ha dei coloro più belli!

VENNUCCHIO – Forse lei non ha usato Vermel…

CASOTTO – Uh, Vermel…

VENNUCCHIO – Certo: “accarezza lo sporco e fredda i colori…! O è viceversa? Non ricordo bene…

ANDREA – Ma la volete smettere?

VENNUCCHIO – Come mai non usa Vermel?

CASOTTO – Ma, veramente, deve essere il mio detersivo che non va… la sentivo puzza di bruciato… Sa, ieri, fuori al supermercato, si è avvicinato un tizio che mi ha detto: “Le do otto fustini in cambio del suo…”. Capirà, con quel che costa il detersivo… Ho accettato subito! Doveva essere assai scadente…

VENNUCCHIO – Oh, sì, che tipi strani che si incontrano per strada, oggi, come quello che ho incontrati io ier l’altro che mi fece vedere come volava bene una striscia di carta igienica… Pensi… ventisette piani più un attico… di morbidezza!!!

ANDREA – Adesso basta! Ma siete uomini, o no?

VENNUCCHIO

E CASOTTO       - Certo, che domande…

ANDREA – Sentite, non prendetemi per pazzo… ma… ecco… io… sono adulto, certe cose le so… ma vorrei domandarvi una cosa che riguarda… ecco… partorisce l’uomo o la donna?

CASOTTO – Ma… la donna, naturalmente!

ANDREA – Ah… (sospira soddisfatto)

CASOTTO – Come mai questa domanda?

ANDREA – No, cos’… per parlare…

CASOTTO – Oh, a che ora scendete per la spesa? Potremmo scendere insieme…

VENNUCCHIO – Oh, sì, certo! In mezz’ora sono pronto!

ANDREA – Io non scendo… Ho molto da fare in casa, stamane…

VENNUCCHIO – Va bene… Buongiorno, allora!

ANDREA – (al pubblico) Devo essere impazzito anch’io!!

VENNUCCHIO – Di nuovo!

CASOTTO – Buongiorno! A proposito, ero venuto per… Avete un po’ di zucchero?

ANDREA – Sissignore! (va e torna con il barattolo) Ecco…

CASOTTO – (apre e saggia) E’ sale!

ANDREA – (adirato) Fuori! (caccia i due) No, non è possibile… (rientrando) E’ tutto così assurdo… Non è possibile che ci si alzi la mattina e si trovi tutto cambiato… non concepisco che mia moglie stia fuori casa tutto il giorno… Non accetto questa situazione… E’ assurdo che quei due idioti di là scendano a fare la spesa… Deve essere un incubo… Sì, un incubo! Non c’è altra spiegazione! Ma perché proprio a me? Sembrerebbe quasi una punizione, ma io non la merito… Io non mi sono mai interessato di queste cose… non sono certo un maschilista… No, deve essere un brutto sogno… Ma… Un momento… Se è un sogno basterà andare a dormire e al risveglio sarà passato tutto! Sì, faro così… e sono certo, domani andrà tutto meglio! Che tristezza, però, così… Ma dov’è finito l’uomo, l’uomo che ha fatto la storia? (pompante)

Brano musicale

SCENA II

(Un ufficio di collocamento. A sinistra un impiegato alla scrivania, a destra gli altri quattro attori, due uomini e due donne, che leggono dei giornali; con grande imbarazzo di Andrea, gli altri tre disoccupati leggono, le donne dei quotidiani, gli uomini dei settimanali di pettegolezzi. Una delle due donne tenterà degli approcci con il nostro).

IMPIEGATO – In fila, per favore, datemi i tesserini…

(Eseguono. Dietro Andrea la signorina di cui sopra che leggendo, gli mette varie volte una mano sul culo. Imbarazzo di Andrea. Tornano a sedersi. Lei gli si siede accanto).

LEI – Mi perdoni l’ardire, ma lo sa che lei è un gran bell’uomo? Come piacciono a me, ecco, se mi posso permettere… robusto, quasi pienotto… una… come dire… una bellezza mediterranea!

ANDREA – Ma come si permette? Ma lo sa che è una vera cafona? Ma io non lo so, dove siamo arrivati… (al pubblico) Ma che sto dicendo? Una donna che vuole… e io la tratto così? Sto diventando pazzo…

LEI – Oh, mi perdoni, si è offeso?

ANDREA – No, no, per carità… Solo che lei è stata un po’ precipitosa…

LEI – Posso permettermi di invitarla a cena?

ANDREA – No, non incominciamo, adesso… Casomai sono io che invito lei a cena!

LEI – Oh, ma che dice… Non scherziamo proprio!

ANDREA – No, no, sono io che la invito a cena…

LEI – Ma quando mai! Scusi, ma lei mi scombussola tutto! Si è sempre usato così! Io invito a cena lei!

ANDREA – Sa che le dico? Mi sono messo a dieta! Ci vada da sola, a cena! (si alza e si va sedere accanto all’altra attrice)

ATTRICE – (Cercherà da attaccar discorso, mentre Lei, ora di fronte ad Andrea, continuerà l’adescamento con una mimica facciale) Scusi, ha del fuoco?

ANDREA – Come? Ah, sì, ecco… (fa accendere la sigaretta)

ATTRICE – Grazie… Vuole fumare?

ANDREA – Sì, grazie, ne ho bisogno… sono così nervoso…

ATTRICE – Eh, capisco, per il posto…Lo siamo un po’ tutti…

ANDREA – Beh, non è solo per quello… ma per delle cose che accadono oggigiorno…

ATTRICE – Eh, oggi accade di tutto…

ANDREA – Ma lo sa che cosa mi è accaduto? La vede quella signorina lì? (indica Lei che smetterà di gesticolare. L’attrice annuisce). Beh, prima, mentre eravamo in fila, mi ha… per così dire… messo una mano…

ATTRICVE – Dietro? (Andrea annuisce) Eee, che vuole fare, oggi non c’è più contegno, è una vergogna… Io poi, che sono all’antica, certe cose non le sopporto proprio… Pensi che è capitato addirittura che degli uomini, capisce, degli uomini sporcaccioni abbiano messo a me una mano dietro…

ANDREA – Ah, che mondo, che mondo… (si riprende) Cosa ha detto? E’ capitato anche a lei? Con degli uomini? Davvero degli uomini le hanno toccato il culo? Degli uomini? Davvero? Che bello!

ATTRICE – Come, che bello? Non sarà un viziato, anche lei?

ANDREA – No, per carità, ma sapesse che sollievo per me sapere che anche lei, una donna, ha avuto delle toccate…

ATTRICE – Io non la capisco…

IMPIEGATO – Un posto di operaio! (I due uomini si alzano e si avvicinano al tavolo) No, no, è richiesta una donna, mi dispiace… (si alza Lei, prende il tesserino e va via, dopo aver lanciato un’ultima lasciva occhiata ad Andrea)

ANDREA – Non riesco a capire… (siede)

ATTRICE – Mi dispiace… Scusi se mi intrometto, ma mi dispiace… Non vorrei sembrarle invadente…

ANDREA – No, no, si immagini…

IMPIEGATO – Un posto di scaricatore! (c.s. ora si alza l’attrice. Gli uomini si risiedono).

ATTRICE – (si siede accanto ad Andrea) Mi perdoni, non vorrei sembrarle audace… mi permette di invitarla a cena?

ANDREA – (riflettendo) Va bene!

ATTRICE – Oh, magnifico! Allora ci vediamo stasera, facciamo alle otto, va bene?

ANDREA – Va bene… Preferirei che non mi venisse a prendere a casa… Ci vediamo, diciamo… davanti all’ufficio di collocamento! Ah, ad una condizione, però…

ATTRICE – Dica…

ANDREA – Si paga alla romana…

ATTRICE – (sorride) D’accordo… (prima di uscire) Mi sono sempre piaciuti gli uomini emancipati! (va via)

IMPIEGATO – Un posto di meccanico!

ANDREA – (si alza) Ci vuole una donna? (L’impiegato annuisce) Ho capito…Buongiorno! (Va via. Rientra dopo un po’ travestito da donna, parrucca bionda vistosa, due palloncini per seno, borsetta in mano. L’impiegato e il disoccupato la guardano con stupore data la sua evidente bruttezza) Buongiorno…

IMPIEGATO – Buongiorno… Il suo nome?

ANDREA – (Scatta sugli attenti) Bellotti Andre… (si ferma per non tradirsi)

IMPIEGATO – Andrè? Oriundo?

ANDREA – Sì… Italo… Italo Svevo!!

IMPIEGATO – Ah, beh… (pausa) Si accomodi… (Squilla il telefono) Pronto? Sì? Ho capito… Beh, uno sottomano ce l’avrei… ma non so… Beh, se è urgente… Un posto di dattilografo! (Andrea si alza ma il disoccupato lo precede, prende il tesserino e va via)

IMPIEGATO – (squilla di nuovo il telefono) Pronto? Un posto di baby-sitter? No, no, mi spiace, non ne ho a disposizione…

ANDREA – (si alza e si avvicina) Hei, psst, ma… ci vuole un uomo? (L’impiegato annuisce. Indecisione, poi si toglie la parrucca, getta la borsetta, con uno spillo della scrivania rompe i “seni”) Bellotti Andrea! Agli ordini!

IMPIEGATO – (Parlando al telefono) Beh, uno ne è uscito fuori, ma sinceramente non credo… sia adatto… sì, mi rendo conto… D’accordo, glielo mando… ma non mi assumo responsabilità… (pone il telefono) Beh, allora si presento a questo indirizzo. Buona fortuna… e mi raccomando… si aggiusti un po’… mi sembra una…

Brano musicale   (Malafemmena)

SCENA II

(Dalla scena seguente si intuisce che l’approccio dell’attrice con il nostro ha avuto un suo “felice” epilogo)

(A casa di Andrea. Su quattro cubi sono seduti, da sinistra: il padre di Andrea, Andrea stesso, la madre, l’attrice della scena precedente, elegantemente vestita, con in mano un fascio di rose ed uno scatolo di cioccolatini).

MADRE – Sono molto felice che mio figlio l’abbia invitata qui stasera…

ATTRICE – Anch’io sono molto felice di essere qui… Veramente ho dovuto insistere molto, perché lui non voleva assolutamente…

PADRE – Oh, lei non ci deve far caso… Ultimamente il nostro Andrea si comporta in modo molto strano…

ATTRICE – Sì, capisco…

MADRE – Forse anche in conseguenza degli ultimi avvenimenti… Lei sa certamente che mio figlio ha alle spalle una storia travagliata… Non è da molto tempo che si è separato dalla moglie… Sa, lui dice che si erano create delle incomprensioni…

PADRE – Ma che incomprensioni e incomprensioni! Quella non era la donna adatta a lui, glielo avevo sempre detto…

ANDREA – Ma la volete smettere?

MADRE – Sì, è vero, basta parlare del passato…

PADRE – Ci deve scusare se ce la prendiamo tanto a cuore… Sa… Per noi lui è sempre il nostro bambino…

ATTRICE – Sì, capisco. Sono sicuro che con me sarà felice.

MADRE – Sì, lo penso anch’io. Spero che lei abbia il polso per creare una famiglia come si deve…

ATTRICE – Può stare tranquilla! Io sono una donna all’antica! Non gli farò mancare nulla! Non dovrà far altro che stare in casa, badare alle faccende domestiche, e… ai bambini!

PADRE – Evviva!

ANDREA – State freschi, tutti quanti!

ATTRICE – Mi preoccupa un po’ il suo carattere, è caparbio e non è facile da convincere… Figuratevi, si è messo in testa che vuole continuare a cercare lavoro, ed a me dà fastidio pensare che debba lavorare, quando poi io posso badare al suo sostentamento…

MADRE – (A bassa voce) Non preoccuparti… Accontentalo, ora che siete fidanzati, poi dopo… Anch’io ho fatto così, con il padre… E’ diventato il miglior uomo di casa che abbia mai conosciuto…

PADRE – Cecilia, perché non porti la nostra ospite di là, a vedere il corredo dl nostro Ciccio?

ANDREA – Papà, ti ho detto mille volte che mi dà fastidio che tu mi chiami Ciccio…

ATTRICE – E dai, non arrabbiarti, Pussi…

ANDREA – E va al diavolo, anche tu… (va via)

MADRE – E’ molto nervoso…

PADRE – (mettendo un braccio sulle spalle dell’attrice) Ti prego, stagli vicino…

ATTRICE – (Lo guarda un attimo) Amoreee! (uscendo seguito dai due)

Brano musicale

SCENA IV

Parco pubblico

                              

(La madre di Andrea seduta su di una panchina, che legge un giornale. Giunge Andrea preceduto da una carrozzina, vestito da nurse, gonna a quadretti ed una marsina fra i capelli, in forte evidenza le ganbe nude e pelose. Si siede).

ANDREA – Ciao…

MADRE – Oh, ciao! Come stai?

ANDREA – Male!

MADRE – Oh… e perché?

ANDREA – Non ce la faccio più!

MADRE – Non esagerare…

ANDREA – Basta, vogliamo la parità dei diritti!

MADRE – Ah, la volete adesso, eh?

ANDREA – Ma io non so lavare i piatti, né fare i letti!

MADRE – Imparerai…

ANDREA – Non so lavorare a maglia!

MADRE – Ti abituerai…

ANDREA – Non ci riuscirò mai…

MADRE – Oh, sì… Pensa che dieci anni fa si insegnavano queste cose alle bambine, sin da piccole…

ANDREA – Per igiene e pulizia?

MADRE – Beh, più che altro per fargli trovare marito!

ANDREA – Ah…Ma io sono già sposato!

MADRE – Insomma, non vuoi proprio saperne…

ANDREA – No, non lo sopporto più.

MADRE – Devi avere un po’ di pazienza ed aspettare…

ANDREA – Un po’? quanto?

MADRE – Può darsi che fra venti secoli una di noi si svegli e si accorga di essere uomo, e si dovrà ricominciare tutto daccapo…

ANDREA – Venti secoli? Non credo che ce la farò!!

MADRE – Mi sembra che tu stia esagerando!

ANDREA – Ma ti sembra così poco grave!

MADRE – Vedrai, ti ci abituerai, come tante, troppe si erano abituate tanti, tanti anni fa…

ANDREA – Io non ce la faccio più… (piagnucolando si sdraia sulla panchina con il capo sulle gambe della madre, che lo coccola)

MADRE – Vedi… C’era una volta, tanti anni fa, un signore che aveva una grande industria, forse la più grande, che comandava su tutto e tutti; un bel giorno, questo signore, guarda un po’ il destino, padrone di tutto e di tutti, finì sotto un auto… Fu un incidente molto grave, ma non morì, altrimenti finirebbe la nostra storia, ma dovette subire un’operazione molto delicata, ed i più grandi scienziati, per salvargli la vita, dovettero amputargli… insomma… l’organo sessuale… perché nell’incidente gli si era chiuso fra una valvola di aspirazione ed una di scarico…

                Allora lui decise che il sesso debole doveva essere quello degli uomini e quello forte quello delle donne ed ordinò al governo, attraverso agganci, intrallazzatori e logge massoniche, di varare una proposta di legge per un programma di un programmatore che programmasse un piano che venisse immediatamente approvato dalle camere, e così nella società gli uomini diventarono donne  le donne uomini…

ANDREA – Ma allora… Le donne non lo conquistarono da sole?

MADRE – Oh, no, eravamo in poche a lottare, a combattere giorno dopo giorno per cercare di far valere i nostri diritti nella società, nella famiglia, addirittura nel rapporto di coppia… Ce ne erano troppe che non lo capivano, o se ne infischiavano, o erano contente di essere “gli angeli del focolare”…

ANDREA – Che tristezza… (si alza) Si è fatto tardi… devo andare… Ciao… Che tristezza… (va via)

MADRE – Ciao…

SCENA V

(La madre ancora seduta. Entrano il padre, Lisa e l’impiegato del collocamento).

LISA – (Alla madre) Allora, come è andata?

MADRE – Bene! Avreste dovuto sentire le panzane che sono riuscita ad inventare! (ride) L’amputazione, il governo, la proposta di legge…

PADRE – Mi chiedo se non siamo andati un po’ oltre, con questo scherzo…

LISA – Ma No… E’ costato molto a tutti noi, ma ne valeva la pena… L’abbiamo fatto per lui… Voglio Accanto un uomo finalmente responsabilizzato su questo problema, per me vitale… E’ per salvare il nostro rapporto che ho allestito tutta questa messinscena, ed io sola so quanto mi è costato… Fino a fingere la separazione e la successiva riappacificazione, fino a convincere una mia amica a fare la corte ad Andrea…

MADRE – Ed io? La fatica che ho fatto per convincere i vostri vicini di casa a recitare la parte…

PADRE . Anch’io ho fatto la mia parte, nel convincere il mio vecchio amico direttore del collocamento…

IMPIEGATO – Forse la parte più difficile è stata la mia… Non è stato facile chiedere a tutti i disoccupati venuti quella mattina in ufficio di recitare la parte, ma devo dire che l’ hanno fatto molto bene…

LISA – Bene, siamo stato tutti molto bravi… Ora siamo all’ultimo atto… Domani andrò all’ufficio di Andrea a ringraziare la signorina Lecconi, la segretaria, di averci aiutato ed a comunicare che mio marito doman l’altro riprenderà il lavoro e poi, al mio ritorno, andremo a confessare il tutto ad Andrea…

MADRE – Sì, sì, facciamo così… io andrò dalla mia amica che lo ha assunto come baby-sitter per ringraziarla… Stava diventando pesante anche per me, questo scherzo…

LISA – Hai ragione, ma vedi… Era cominciato innocentemente, poi gli eventi ci hanno aiutato a continuare…

PADRE – Forse gli eventi ci hanno un po’ preso la mano…

LISA – Bene… Allora domani, alle dodici, a casa mia…

 

SCENA VI

(Casa di Andrea).

ANDREA – Ed anche questa mattina non me la sono sentita di andare al lavoro e mi sono svegliato a mezzogiorno… avevo paura di aprire gli occhi… è tremendo svegliarsi sapendo che il giorno che inizia è uguale a quello finito ieri… Devo distrarmi… (è contemplata in questo momento, a discrezione del regista, la scena della televisione, con le prove tecniche di trasmissione) Devo essere impazzito anch’io… Sì, non c’è altra spiegazione… Com’è brutto alzarsi un mattino e trovarsi in un mondo diverso… E non perché sia più brutto. Ecco, noi uomini non viviamo male in un mondo sbagliato e bene in uno giusto, ma viviamo semplicemente male in un mondo diverso, anche se può essere migliore… E’ un bel pesante fardello, la vita… Eppure non dovrebbe essere necessario viverla a lungo, o viverla comodamente… bisognerebbe viverla e basta… E vale la pena viverla se la devi vivere perché la vivono gli altri? E’ giusto fare delle cose perché le fanno gli altri? E’ giusto essere emarginati se combatti per non uniformarti al mucchio? E’ questa la vita? E posso io che sono colpevole di viverla, tentare di rispondere alle mie domande? E quando le risposte ti creano altre domande? Vale la pena viverla, la vita? (prende un lavoro da ricamo, si siede e ricama) E sono felice io ora? O lo ero prima, quando non capivo? Ora o prima? Boh! E solo ora mi accorgo che tante volte mi sono posto questi interrogativi, nella mia vita…

                Quante volte mi è capitato di svegliarmi d’improvviso e così, come un imbecille, sedermi al centro del letto e pensare, pensare… ed è come se viaggiassi su una strada di campagna, ecco… tu vedi dal finestrino dell’auto scorrere gli alberi e scomparire dietro di te… E cos’ tutte le soluzioni, le ipotesi, i progetti fuggono via insoluti e ti trovi  di fronte altri alberi, fino a quando non trovi quello al centro della strada e ci sbatti dentro…

LISA – (entrando) Ciao…

ANDREA – Oh, ciao! (le va incontro e la bacia)

LISA – Stai sempre a ricamare, tu… (siede) Che stanchezza… Oggi è stata una giornata micidiale… Da quando mi hanno passato all’amministrazione, poi, è un vero inferno… Non ce la faccio più…

ANDREA – Povera cara, deve essere un lavoro stressante…

LISA – Stressante, ecco, hai detto bene, stressante…

ANDREA – Povera cara…

LISA – Ma comunque, per un maritino così delizioso si fa questo ed altro… Alla fine del mese potrò comprarti quel cappottino che ti piaceva tanto… Beh, cosa c’è per cena?

ANDREA – Per cena? Ehm… Ti… ti andrebbe un delizioso risottino ai funghi?

LISA - Oh, sì…

ANDREA - Ed una fantastica bistecca alla fiorentina?

LISA - Oh, sì!

ANDREA - Ed una porzione di stupenda zuppa inglese?

LISA - Siii!!!

LISA - Sì… Sapessi che bello, dopo una giornata di duro lavoro, tornare a casa e trovare il maritino che ti colma di attenzioni, di carezze…

ANDREA - Senti, stasera trovati alla TV una stazione che trasmetta uno spogliarello, perché stasera non è proprio cosa…

LISA - Ah, ma allora cerchi il litigio… Lo vedi che sei tu?

(suonano alla porta. Lisa va ad aprire).

ANDREA - Sono io… Già… Ma come posso io, con quello che sto passando, avere voglia, essere allegro, spensierato?

MADRE - (entrando con il padre e Lisa) Ciao, tesoro! Il portiere mi ha consegnato la posta, tieni…

                (Sottovoce a Lisa, mentre Andrea legge la posta, distrattamente) Glielo hai già detto?

LISA - Non ancora, aspettavo voi…

PADRE - Allora mi sembra il momento…

LISA - Sì… (avvicinandosi) Andrea, amore… Dobbiamo confessarti una cosa… (Andrea non l'ascolta, intento a leggere una lettera con sempre maggiore interesse) Forse ti arrabbierai… E non avresti tutti i torti… Era nato come per ridere un poco…

ANDREA - Cosa? Ah, sì… Senti, scusa se ti interrompo… ma mi è arrivata una notizia straordinaria… Ecco… Tenetevi forte…

MADRE - Cosa è successo?

PADRE - Parla! Non farci stare sulle spine!

ANDREA - Mamma… papà… Lisa, amore… Io… Io… SONO INCINTO!!!

LISA - Cosa??!?

ANDREA - Guarda! Leggi! I risultati delle analisi!

PADRE e MADRE - (leggono sbigottiti)