Chi ha fregato Vasco e beppe

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CHI HA FREGATO VASCO E BEPPE?

Commedia in livornese di Anna Maria Vannini

Personaggi:

Alfonso, La Cocca, Vasco, Beppe, Nanni, Betty, Asmara, Gemma, Teresa, Nadia.

Sinossi

L’allegra brigata di “Propio un ber Natale” e “Bugheri ‘un deve morire” torna con tutta la sua simpatia e comicità. A far compagnia ai nostri amici e alle loro avventure ci sono due nuovi personaggi: Teresa, la moglie di Vasco di cui tanto si è parlato nelle commedie precedenti ma che non abbiamo mai visto, e Nadia la colf della Cocca. Abbondanti doppi sensi, parodie di famosi brani musicali e divertenti equivoci sono le caratteristiche principali di questa commedia. Anche questa volta si riesce a ridere dei problemi del nostro tempo: la crisi economica, la sessualità, i giovani, il lavoro, i furti, la fortuna. Un finale a sorpresa conclude in modo inaspettato questa spassosa rappresentazione.

10 personaggi: 6 donne, 4 uomini.

(iscrizione SIAE, sez. DOR. n. 171935)

PRIMO ATTO

Soggiorno arredato in modo pacchiano, ostentatamente costoso con due poltrone, un divano, un tavolino da fumo, una poltroncina e altri mobili.

La prima quinta di destra è l’uscita del giardino. La seconda di destra è la cucina.

La prima quinta di sinistra è l’uscita per la sala da pranzo e lo studio. Sul fondo, centrale, un arco che conduce, verso destra, nell’ingresso e verso sinistra nella zona notte. Alfonso parla con accento milanese.

In scena: Alfonso, la Cocca e Nadia, la loro colf.

Nadia ha l’aria molto stanca. Ha sempre in testa un foulard perché sotto ha  il cellulare all’orecchio.

COCCA – (Entra dal giardino con dei fiori che sistemerà, parlando, in un vaso) Boia de’, e siamo senza sala! Guarda vì, ciò un salone ‘he par la piazza Grande!

ALFONSO – Sei contenta, Cocchina?

NADIA (Tra sé, mentre spolvera di malavoglia) – Lei contenta, io stanca!

COCCA – Contenta e ‘un artro po’! Mi dispiace solo per quella povera vecchia che ‘un se l’è goduti. Ma ci penzi, Arfonzino? Ha vinto 500 mila euri cor grattino e per l’emozione c’è rimasta secca.

ALFONSO – Eh, sì, povera donna.  Strana la vita! Era vecchia, sola. Aveva trovato in noi una famiglia…

COCCA – A te, Arfonzino, ti voleva bene come a un filliolo!

ALFONSO – E per me era come una mamma! Ho una sorpresa per te, Cocchina! (Esce dirigendosi nello studio)

In scena: Nadia e la Cocca

NADIA (Sedendosi) – Ah, io molto stanchezza!

COCCA – Nadia, l’hai puliti i vetri?

NADIA – Sì, signora Coca, sì… fatica! A me vetri vengono no bene, però. Sorella di me, Sonia, invece brava, brava. Vetri puliti, puliti! Io no, scusa me.

COCCA – Nadia, vai a sbatte’ i tappeti di ‘amera, vai.

NADIA – Io vai, signora Coca. Uh, male a schiena! (Esce lamentandosi. Lascia il cencio da spolvero su un mobile.)

Rientra Alfonso con un bastone da cui pendono un filo argentato, una stella di Natale artificiale e l’involucro rotto di un panettone.

In scena: Alfonso e la Cocca

ALFONSO – Ecco!

COCCA – O cos’è?

ALFONSO – La mia nuova creazione pop art. E’ dedicata a colei che io consideravo una mamma.

COCCA – Ah, bella!

ALFONSO – Questo esile filo simboleggia la sua fragilità e questi oggetti, tipici del Natale, rievocano il suo dolce nome: Natalina!

COCCA – Ma se si ‘hiamava Pasquina!

ALFONSO – Pasquina?

COCCA – Eh!

ALFONSO – Sicura?

COCCA – Diavolo ‘he son siùra.

ALFONSO – Cribbio, mi son confuso. Dovrò trovare altri simboli.

Per il momento collocherò questa mia creazione nella sala da pranzo accanto alla zuppiera di Baccarat. (Esce per posare l’opera e rientra subito)

COCCA – In salotto c’è una zuppiera di baccalà? O chi ce l’ha messa? Chissà che puzzo, proprio ora ‘he devano venì i mi’ amici.

ALFONSO – Baccarat, non baccalà! E’ la zuppiera di cristallo che ci ha regalato  la tua amica Betty quando abbiamo inaugurato la casa. Ti ricordi, Cocchina?

COCCA – Ah, ‘un ci penzavo mìa più che ir cristallo si ‘hiamava ‘ome ir pesce. Ora me lo riòrdo. Betty ci fece un monte di discorzi sopra, tanto per facci ‘apì che l’aveva pagata parecchi vaìni. Ma ora du’ palanche ce l’ho anch’io e anch’io mi son presa la golf. (Rientra Nadia stanchissima, sbadigliando, prende lo straccio per spolverare ed esce). Anche se ‘un mi pare un bell’acquisto!

ALFONSO – (Fraintende) Ma no, Cocchina abbiamo comprato la mini, non la golf!

COCCA – Ah, ma io dicevo la golf Nadia.

ALFONSO – La colf! Si dice colf! Comunque, non mi sembra molto sveglia. L’ho bloccata sulla porta di casa mentre voleva portare al cassonetto quella sedia di paglia.

COCCA – E ci ‘redo, l’ha vista sfondata.

ALFONSO – Ma è un mio omaggio a Van Gogh, al suo dipinto della cameretta di Arles. E l’ho rotta di proposito per evidenziare la lacerazione interiore del pittore, la sua sofferenza.

COCCA – Eh, ma lei ‘osa vòi ‘he capisca d’arte, poveraccia, ‘un cià mìa l’animo sensitivo  ‘ome noi!

ALFONSO – Si sarà ricordata di mettere in frigo il gateau che ho comprato per stasera? Nadia! Nadia! (Entra lentamente) Ti sei ricordata di mettere in frigorifero il gateau?

In scena: Alfonso, la Cocca e Nadia.

NADIA – Io no trovato! Volevo te dire, signore, ma poi io dimentica. Io dispiace, io no buona memoria, sorella di me, Natalia, sì, lei brava, lei ricordi tutto. Io no, scusa me.

ALFONSO – Ma come, non lo hai trovato? E’ sul tavolo!

NADIA – No, no, a tavolo niente! Io guarda tutti posti ma non trovato lui. Anche a giardino no, signore. A giardino solo piccolo cane.

COCCA – Ir mi’ Bugheri!

NADIA – Ma prima io metto a frigorifico cane, io penso bene chiedere.

COCCA – E perché volevi mettere in frigo ir mi’ Bugheri, povera bestia?

NADIA – Perché no trovato gatto. Povera bestia lui anche!

ALFONSO – In frigorifero devi mettere il gateau! Il gateau di ricotta, il dolce, non il gatto!

NADIA – (Con tono indifferente) Ah, meno male io chiesto prima che mettere a frigorifico Purgheri!

ALFONSO – Gateau è una parola francese!

NADIA – Io non sa francese. Madre di me sì, lei brava lei conosce francese e inglese e tedesco. Io no, scusa me.

COCCA – E ti pareva! Vaccelo a mette’ ora, vai… e poi finisci di pulì le ‘amere.

Nadia va in cucina

In scena: Alfonso e la Cocca.

ALFONSO – Speriamo che il gateau si raffreddi per bene.

COCCA – Ah, Betty m’ha detto che Nadia è un po’, come di’… strana.

ALFONSO – Se non lo avesse detto Betty da solo non ci sarei mai arrivato.

COCCA – Mi sa che me l’ha passata a me perché se la voleva levà di torno.

ALFONSO – Betty, è una gran furbona. Quando ci ha presentato Nadia, sembrava che ci facesse un favore. Ti ricordi? In nome della vostra amicizia, lei, generosamente, si privava di un aiuto tanto valido per passarlo a te! Dopo, ci manda a dire che è strana!

COCCA – Cià tante paure, speciarmente dei fantasmi. ‘Un bisogna rammentalli, nemmeno per scherzo, perché svarvola.

ALFONSO – E perché mai dovremmo parlare di fantas…

COCCA – Shhh!

Rientra Nadia dalla cucina. Sta parlando al cellulare, ma è sotto il foulard e sembra che parli da sola.

In scena: Alfonso, la Cocca e Nadia.

NADIA – Ah, Kevin sposi Ruth? Ma a ultima volta, fidanzato di Meg.  Ah, Meg tradito lui con Ryan quello che aveva figlio da Lily sorella… astra, sorellastra di Max che… (Va nelle camere.)

In scena: Alfonso e la Cocca.

ALFONSO – Ma cosa fa? Parla da sola?

COCCA – E’ ar cellulare. Ce l’ha all’orecchio, sotto ir fulàr. Si fa raccontà la puntata di Amori disperati. ‘Un l’ha potuta vedé perché lavorava e così si mette in pari.

ALFONSO – Questa Nadia è strana davvero. Forse potevamo spendere meglio i soldi che ci ha lasciato la povera Pasquetta.

COCCA – Pasquina, Arfonzino. Pasquina.

ALFONSO – Sì, lei! Ci ha lasciato un bel conto in banca…

COCCA – Mi, ha lasciato.

ALFONSO – Purtroppo è morta all’improvviso e non ha fatto a tempo a cambiare il testamento. Povera Pasqualina!

COCCA – Pasquina.

ALFONSO – Ma non ha importanza il testamento. Fra noi non è mai esistito il mio o il tuo, ma solo il nostro, vero, Cocchina?

COCCA – Grazie a lei abbiamo ‘omprato questa bella ‘asa e ir bar tabacchi a mezzo co’ figlioli di Vasco e Nanni.

ALFONSO – Così noi abbiamo sistemato tua figlia Gina e loro, i loro figli. Il padre di Gina, il tuo povero marito, se fosse vivo, avrebbe fatto come noi.

COCCA – Eh, sì, basta co’ lavoretti santuari! Povera Pasquina, mi dispiace dillo, ma a morì, a me m’ha fatto propio un piacé. 

ALFONSO – (Squadrando la Cocca in modo inquietante) Certe gente è più utile da morta che da viva.

COCCA – Però è parecchio triste.

ALFONSO – Certo, trovarsi con in mano un biglietto da 500 mila euro! Da rimanerci secchi.

COCCA – Infatti…

ALFONSO – Povera Santina.

COCCA – Pasquina.

ALFONSO – E nel testamento ci ha dichiarato eredi universali.

COCCA – Mi, ha diaràto erede universale.

ALFONSO – Certo Cocchina, ma quello che è tuo è mio e quel che è mio è tuo. Non è sempre stato così?

COCCA – Sempre ‘osì.

ALFONSO – Ora non hai più bisogno di andare a lavorare nelle case degli altri.

Il bar tabacchi rende bene, anche se ci richiede parecchi sacrifici.

COCCA – Per ora però, te, fai i sacrifici, e io vo a lavorà. Meno male che oggi siamo ‘hiusi!

ALFONSO – Mi serve un po’ di tempo per le mie produzioni artistiche.

Un mio amico gallerista, mi sta organizzando una mostra. Devo darmi da fare. Ci starà un po’ Gina, al bar.

COCCA – Oh, anche la bimba ha bisogno di un po’ di tempo libero. Gina deve seguì il corzo di scrittura ricreativa. ‘Un è mìa detto ‘he quando uno finisce la scuola, ‘un deve più fa’ un po’ di ricreazione! Vole scrive storie, poesie. Si sente aspirata!

ALFONSO – Ah, bene.

COCCA – Ti vedo sciatico, te ciai pòa fiducia nella mi’ bimba. Per ir fatto ‘he sia bella ‘un vor mìa dì che è scema!

ALFONSO – No, ma visto che ha faticato parecchio a diplomarsi ed invece madre natura è stata molto generosa con lei quanto a bellezza, io, al suo posto, avrei tentato la strada dello spettacolo e non quella della letteratura.

COCCA – Guarda che fra i livornesi ce ne sono di scrittori famosi, e lei è livornese docche! Sicché cosa n’impedisce di doventà famosa come quer poeta tanto bravo… quello che s’è festeggiato ir centenario della morte… come si ‘hiamava… accidenti… ce l’ho sulla punta della lingua… Peoròni! Ecco, Peoròni!

ALFONSO – Era il centenario della nascita ed è Caproni, Giorgio Caproni.

COCCA – Ah, ho sballiato bestia. Badalì! 

(Belinda)

COCCA

E la mi’ bimba

sarà famosa

scriverà tanti

romanzi rosa

o poemetti

o libri gialli

sono siùra

‘un faccio sballi.

ALFONSO

Buona fortuna

e così sia

spero che impari

l’ortografia

che fino a ieri

lei si firmava

con una croce

o poco mancava.

COCCA

E’ solo invidia e gelosia

sarà famosa la bimba mia.

ALFONSO

Meglio se mostra le sue farfalle

e lascia stare le storie gialle.

Meglio se mostra le sue farfalle

e lascia stare le storie gialle.

COCCA – A vollia di dì, intanto la mi’ Gina ha principiato a scrive’ un romanzo.

ALFONSO – Ah, sì?

COCCA – Lo vòi sentì ir principio?

ALFONSO – Ora?

COCCA – Perché ‘sa ciài da fa’?

ALFONSO – Niente, niente.

COCCA – (Prende da un cassetto un quaderno) La bionda e leggiadra principessa dormiva sonoramente nel suo letto a baldracchino.

ALFONSO – Profondamente.

COCCA – Cosa?

ALFONSO – Forse voleva dire dormiva profondamente nel suo letto a baldacchino.

COCCA – M’ha spiegato che ha scritto sonoramente perché di’ che russava ‘un ni sembrava tanto bello.

ALFONSO – In effetti sarebbe stato poco romantico.

COCCA – Lo vedi ‘he ha fatto bene, Gina! Forse, però russava perché era in posizione suina. Ne vollio chiede’ a Gina in che posizione era.

ALFONSO – Continua a leggere, forse c’è scritto.

COCCA – E’ finito vì, per ora. Per questo deve andà al corzo. Per finì.

ALFONSO – Ah! Ma ora dov’è, Gina?

COCCA – E’ da Giada, la filliola d’Asmara. Poi vanno in parrocchia.

ALFONSO – In parrocchia?

COCCA – N’ho detto io d’andacci. Ora ‘he si pole mi sembra giusto penzà a chi soffre. Ciò da levammi di torno quer baule di robba vecchia di Pasquina, libri e videoassétte.  (Alfonso guarda dentro il baule) Tanto le videoassétte ‘un s’adoprano, ciabbiamo tutti i ddt novi.  Dei libri ‘osa me ne fo? In casa l’elenco der telefono basta e avanza. Ma poi, questi, chi vòi ‘he li pilli? Son vecchi e puzzano di muffa. A Don Calogero, invece ni fanno ‘omodo.

ALFONSO - Don Calogero, chi?

COCCA – Come chi? O ‘un t’ho detto ‘he li mando in parrocchia? Don Calogero è ir parroco.

ALFONSO – Ma non era Don Giovanni?

COCCA – Questo è quello novo. Don Giovanni l’hanno mandato via.

ALFONSO – E perché? Peccato, andavo molto d’accordo con Don Giovanni.

COCCA – Eeeh! Vello, mìa per nulla si ‘hiamava Don Giovanni!

ALFONSO – Ma Don Calogero, mi sa di padrino, più che di parroco.

COCCA – Allora ‘ambierò parrocchia e guardo se da quarche parte ce n’è uno ‘he si ‘hiama Don Lurio ‘osì  a Natale inzieme  ai canti golpe, ci organizza anche un balletto.

ALFONSO – Io torno nel mio studio, il mio amico gallerista, il dottor Angelino Moretta, vuole che gli mandi una mia opera.

COCCA – Ah, ora me lo scordavo, ma quella borza che è nell’ingresso la devo fa buttà via da Nadia?

ALFONSO – (Tornando indietro) Quale borsa?

COCCA – Aspetta… (Va nell’ingresso a prenderla e rientra) Questa!

ALFONSO – Ma Cocchina, non ti ricordi? La mia prima opera pop art: il viaggio. Il viaggio è metafora universale. È un partire verso l’altro.

COCCA – E’ anche rotta.

ALFONSO – Volevo analizzare il distacco che il viaggio comporta, la lacerazione, la frattura.

COCCA – Ah, la rottura del viaggio! A Betty all’aeroporto tutte le vorte, o ni spaccano le valigie o niele perdano. Una bella rottura!

ALFONSO – L’ho riempita di vecchi libri a sottolineare il peso della vita, la fatica di vivere. (Così dicendo la riporta nell’ingresso)

COCCA – Però, io la leverei dall’ingresso.

ALFONSO – Manderò quella, a Moretta, mi sembra la più significativa. Per me è la più preziosa.

COCCA – A proposito di preziosi, riòrdami ‘he devo fa stringe l’anello. (Lo ammira)

ALFONSO – Ah, l’anello di Befanina.

COCCA – Di Pasquina, Arfonzo, Pasquina. Penza all’ovo, all’ovo di Pasqua. ‘Un ti poi sballià!

ALFONSO – Ora, torno a lavorare. Mi sento…

COCCA – Aspirato?

Alfonso, scocciato, va nello studio.

In scena la Cocca.

COCCA – Nadia! Nadia!  (Entra dalle camere con aria sfaticata)

In scena: la Cocca e Nadia.

NADIA – Tu chiamato?

COCCA – Sì, l’hai lucidata la zuccheriera d’argento?

NADIA – No. Io pulita camere.

COCCA – Vai in cucina e lustra la zuccheriera e anche i ‘ucchiaini.

NADIA – Me prova, ma poco brava con arghenzio. Olga, nonna di me, lei sì, lei brava, brava. Lei lucida, lucida, arghenzio brilloso, brilloso! Io no, tu scusa me, signora Coca.

COCCA – Olio di gomiti e vedrai  ‘ome viene lustra! Vai! Trana! (Nadia va in cucina)

In scena: la Cocca

COCCA – In casa sua son tutti bravi meno ‘he lei. Per me l’hanno adottata! Fammi vedè ‘he sia tutto a posto. (Sistema in qua e là) Mi fai levà quella borza dall’ingresso. Ora viene Vasco. ‘On quella gamba matta se c’inciampa, ci si sbriciola… (Così dicendo si dirige all’ingresso, prende la borsa e rientra in scena) E ora dove la metto l’opera d’arte? Io la rimpiatto dietro ar baule, (la colloca dietro) poi se lui brontola, do la ‘orpa a Nadia. A proposito, fammi andà a vedè cosa ‘ombina. (Va in cucina. Alfonso rientra dallo studio)

In scena: Alfonso.

ALFONSO – Voglio chiamare il portiere, che venga a prendere la mia preziosa opera Il viaggio. Moretta mi ha confermato che passerà un suo uomo di fiducia a ritirarla. (Prende il cellulare che aveva lasciato sul tavolo da fumo, compone il numero ed esce nello studio) Pronto? Sono il signor Alfonso…

Suono del campanello. La Cocca va ad aprire.

In scena: la Cocca

COCCA – Vado io, Arfonzino.

Arrivano: Gemma, Beppe, Asmara, Nanni, Vasco, Teresa e Betty. Saluti a soggetto. Vasco zoppica vistosamente ed ha l’abitudine di ripetere di tanto in tanto le finali delle parole, tipo eco.

In scena: la Cocca, Gemma, Beppe, Asmara, Nanni, Vasco, Teresa e Betty.

COCCA – Venite, entrate… Asmara come siei elegante!

ASMARA – Grazie, si fa quer che si pole.

COCCA – Nanni, o l’occhiali ‘ndove l’ha’ messi?

NANNI – Ciò le lenti a contratto.

COCCA – Lo sai ‘he ‘un ti rionoscévo? Bello, sta’ propio bene! (Al pubblico) Mamma mia, brutto era e brutto è rimasto!

TERESA – Bella mi’ ‘Occa, fammi mette’ a sedé e dammi un po’ d’acqua. Ohi, ohi, ohi, ohi!

COCCA – Teresa, vole un caffè?

VASCO – Un ber caffè ti tirà su. Io, ar posto der caffè piglierei un cappuccino… e un pezzo.

TERESA – Vasco, chetati. Mi ci vole un po’ d’acqua.

VASCO – Allora, te pillia l’acqua, per me va bene ir cappuccino e ‘r pezzo.

GEMMA – Teresa carmati, ormai ir peggio è passato. 

COCCA – (Urlando a Gemma che è notoriamente sorda) Ma cosa le è successo?

GEMMA – Ma cosa urli, eh? Mi sfondi l’apparecchio!

COCCA – Gemma, s’è messa l’apparecchio pe’ senticci mellio?

GEMMA – No, me lo son messo pe’ senticci peggio.

COCCA – Nanni, le lenti a contrasto, lei l’apparecchio angustio. (Urlando) Avete fatto i vaìni, eh?

GEMMA – Invece te! Smetti d’urlà, sennò me lo rompi. E chi rompe paga!

COCCA – A vollia!

TERESA – Ohi, ohi! Ohi, ohi! (Urlando)

BETTY – Ci vorrebbe un prosecchino!

TERESA – No, Betty, mi ci vòle l’acqua. Ohi, ohi! Ohi, ohi! (Urlando)

BETTY – Per me, ci vorrebbe un prosecchino.

ASMARA – Betty e sei morvidina, ha detto ‘he vole l’acqua.

BETTY – Ma per me, ci vorrebbe un prosecchino, per me, per me!

TERESA – Ohi, ohi! Ohi, ohi! (Urlando)

Rientra Afonso attirato dalla confusione. Indossa un camice da artista.

In scena: la Cocca, Gemma, Beppe, Asmara, Nanni, Vasco, Teresa, Betty e Alfonso.

ALFONSO – E’ successo qualcosa?

ASMARA – N’è andata bene, n’è andata! Un imbecille l’ha buttata in terra!

BEPPE – Un criminale!

GEMMA – Un farabutto!

VASCO – Un delinquente!

NANNI – Una ‘anaglia!

BETTY – Un mascàlzone!

TERESA – Un bandito!

ALFONSO – Abbiamo capito.

COCCA – Di siùro ‘un è stato uno sterco di santo!

TERESA – Ohi, ohi!

ASMARA – Ni vo a pillià l’acqua. (Si avvia in cucina)

COCCA – T’accompagno. (Esce) Asmara, ma cosa v’è successo?

VASCO – E io mi pillio ir cappuccino. (Va in cucina)

TERESA – Vasco, ‘un mangià, troppo, ti fa male! Beppe, vanni un po’ dietro, sennò quello s’ingozza ‘ome un maiale.

BEPPE – Teresa, ci penzo io, tranquilla. (Segue Vasco in cucina)

BETTY – Io prendo un prosecchino, ho i nervi un poco scossini. (Va in cucina)

In scena: Gemma, Nanni, Teresa e Alfonso.

ALFONSO – S’è fatta male?

NANNI – No, meno male, ma s’è presa un bello spavento.

Nadia, con lo spolverino, esce di cucina e passa senza salutare perché è intenta a parlare al cellulare. Ancora Amori disperati.

In scena: Gemma, Nanni, Teresa, Alfonso e Nadia.

NADIA – No, credo, no possibile. Povera donna, povera, povera. Grande disgrazia!

TERESA – Altro ‘he disgrazia, è una tragedia!

ALFONSO – Non parla con voi!

NANNI – Ah, no? O cosa fa? Ragiona sola?

GEMMA – Come li scemi.

NADIA – (Al telefono) Scusa uno momento. (A Gemma) Tu pensi che scema? Io straniera, no scema.

ALFONSO – Hai capito male, non diceva a te.

GEMMA – No, bella ci mancherebbe, parlavo fra me e me.

NADIA – Da sola?

GEMMA – Eh, più o meno.

NADIA – Come scemi!

GEMMA – (Tra sé) La volevi? O pilliala! (A Nadia) Te invece ‘on chi parlavi?

NADIA – Telefono. (Scosta il foulard dall’orecchio) Brutta storia, brutta storia.

GEMMA – E’ successo varcosa?

ALFONSO – No, a lei nulla, sta parlando della puntata di Amori disperati. Si tiene aggiornata così, quando salta le puntate.

TERESA – A proposito, ma la bimba… come si ‘hiama vella biondina tanto bella?

GEMMA – Rutte?

TERESA – Sì, lei.

GEMMA – Lei è bella, ma ‘un ciavevano altri nomi?

NANNI – De’, Gemma, si sa; l’ameriani danno certi nomi.

TERESA – Ha’ ragione Nanni, o che nome è Rutte?

GEMMA – Rutte! Bon pro ni faccia!

NANNI – O la mollie dell’orco, quello verde ‘un l’hanno ‘hiamata Fiona! Fiona!? O come si fa anche solo a penzalli certi nomi!

GEMMA – Sanno assai dei nomi, l’ameriani. Ma lo sapete come lo ‘hiamano Rocchi Udison?  Roccazzo!

NANNI – Roccazzo e Fiona. La ‘oppia più bella der mondo!

TERESA – Ma inzomma vesta Rutte si pole sapé che fine ha fatto?

NADIA – Bruttissima fine, lei finita con uno Alfonso.

NANNI – O che hai ‘ominciato a fa le telenovelle e ‘un ciai detto nulla?

ALFONSO – Nanni, ma cosa dici, cosa c’entro io?

NADIA – Tu scusi me. Lei finita con uomo che no voglia di lavorare, che fa lavorare donna e lui prende soldi di lei. In paese di me noi chiama tutti uomi così, Alfonso.

GEMMA – A vorte si dice le ‘ombinazioni!

ALFONSO – (Contrariato, cerca di allontanarla) Hai finito di pulire i lampadari delle camere?

NADIA – No, non trovato scala.

ALFONSO – E’ nello stanzino. Vieni ti faccio vedere. (Agli altri) Scusate, torno subito. (Esce nello studio con Nadia che riprende a parlare al cellulare).

In scena: Gemma, Nanni, Teresa.

TERESA – Ohi, ohi! Ohi, ohi! Mi par di morì. Son tutta un dolore!

GEMMA – Ti faccio un massaggino con l’acido balsamico?

TERESA – O Gemma, ma cosa voi ‘he mi faccia un massaggino! Manca pòo mi si rompe ir sesso nasale. Poi mi son sgraffiata un ginocchio. Mi ci vorrà la puntura antititanicche?

NANNI – ‘Un è nulla si carmi, ora ni portan l’acqua e ni passa tutto.

TERESA – Io mi sento tutta un dolore. Guasi, guasi  mando Vasco in farmacia a fammi ‘omprà le supposte, sai velle ‘he sanno di menta?

GEMMA – Quelle ‘he ti segnò quer professorone?

TERESA – Sì quello tanto bravo, tanto menomato!

NANNI – Stia tranquilla, Teresa, ‘un è nulla. N’è andata bene.

TERESA – Nanni, perché ‘un mi portano al pronto soccorso e mi fanno radioscopare da un dottore?

NANNI – Al pronto soccorso ‘un cianno tempo da perde’.

TERESA – Radioscopà me, sarebbe tempo perso? Parlate bene, voi, tanto ‘r pattone l’ho preso io! Voi sottovalutate la gravidanza der mi’ male! Ci vorrebbe ir dottor Mause.

GEMMA – Vieni, ‘on me, vieni. Si va di là a prende’ l’acqua. Tanto, se aspetti loro… si saranno messe a chiacchera!

TERESA – Aiutatimi a tirammi su… Gemma, la mi’ borza ce l’hai te?

GEMMA – (Con aria scocciata) Sì, Teresa, è nell’ingresso, sta’ carma, andiamo.

TERESA (Poco convinta, fa resistenza a muoversi) – Sei siùra? Dentro ci sono le mi’ ciabatte tanto ‘omode, le scrocche. Ci sto tanto bene, cor mi’ pollice vago!

NANNI – (Va nell’ingresso prende la borsa, la mostra a Teresa. E’ identica a quella di Alfonso.) Guardi, eccola vì, è contenta? (Tra sé) Tanto, se ‘un ne facevi vedè, sai vanto la menava! (La riporta nell’ingresso.)

TERESA – Ohi, ohi! (A Gemma) O, dovessi morì, vollio esse’ cromata! Vasco! Vasco, dove sei?

In scena: Gemma, Nanni, Teresa e Vasco.

VASCO – (Arriva dalla cucina con la bocca piena) Eccomi, son qui.

TERESA – Se moio, fammi cromà, hai ‘apito?

VASCO – Ma pensa a vive’, a morì ci penserai vando sei morta!

TERESA – Poi mi ci vole le ciabatte, son nella borza per ir prete. C’è la borza, vero?

NANNI – C’è, c’è, bona! O ‘un niel’ho fatta vedé ora!

Nanni, nervoso, va in cucina seguito da Gemma che cerca di calmarlo.

In scena: Teresa e Vasco.

(Guantanamera)

TERESA

Pillia le scrocche,

Vaschino pillia le scrocche,

pillia le scrocche,

Vaschino pillia le scrocche.

VASCO

Per ir su’ occhio pollino,

sta bene solo ‘on quelle,

e anche se ‘un sono belle,

sta bene solo con quelle,

e n’accarezzan la pelle,

coll’artre vede le stelle!

TERESA                                                                                              

Pillia le scrocche,

Vaschino pillia le scrocche,

pillia le scrocche,

Vaschino pillia le scrocche.

TERESA – Ohi, ohi, che dolor di piedi!

Vasco e Teresa a braccetto e zoppicando, escono in giardino sulle note di: Siamo la coppia più bella del mondo.

Rientrano: Alfonso dallo studio con in mano una sua creazione e Beppe e Nanni dalla cucina.

In scena: Nanni, Alfonso e Beppe.

ALFONSO – Ma allora si può sapere cosa è successo, uno scippo? Hanno preso la borsa a Teresa?

BEPPE – Macché scippo!  La borza ‘he ‘un si trovava era la borza per Don Calogero, coi libri, le ‘assette vecchie…

ALFONSO – Però è stato comunque un tentativo di scippo.

NANNI – Nooo! Uno l’ha buttata in terra pe’ scappà. Son rotolati in mezzo di strada parevano una palla. Lui s’è arzato, è schizzato via pareva ‘na saetta.

BEPPE – Dietro ciaveva la polizia. Lui scappava, quell’artri a rincorrello, Teresa in terra ‘he urlava! Un casino!!!

NANNI – Era un ladro!

ALFONSO – Era un ladro, ma non ha scippato Teresa?

NANNI – ‘Un ha scippato nessuno. Ha rubbato alla biblioteca!

ALFONSO – Alla biblioteca? E cosa ha preso? Tarli? Topi? (Ridacchiando) Nanni, non dirmi che ha rubato libri perché non ci credo.

NANNI – Ha preso un incula…

Rientra Vasco mangiando.

In scena: Nanni, Alfonso, Beppe, Vasco.

VASCO – (A bocca piena) Una fregatura!

BEPPE – E bella grossa!

NANNI – Fatemi penzà! Cosa diceva la polizia? Ha preso un incula… un inculabolo!?

VASCO – A me mi sa di fregatura.

ALFONSO – Un incunabolo!

BEPPE – Chiamatela un po’ ‘ome vi pare, ma sempre fregatura è.

ALFONSO – Ma no! Un incunabolo è un libro a stampa della fine del 1400. Sono libri di grande valore!!!

NANNI – Sì, lo dicevano per la strada! Alla biblioteca stavano mettendo su una mostra di libri rari. Boia, de’! ‘Un hanno fatto a tempo nemmeno a fà l’inagurazione che già si son fregati un libro.

BEPPE – Ma quanto pole valé?

ALFONSO – Di sicuro molto, altrimenti non l’avrebbero ciulato.

BEPPE – Speriamo ‘he lo pillino!

ALFONSO – A volte danno anche delle belle ricompense a chi aiuta a ritrovare l’oggetto trafugato.

VASCO – E meno male ‘he s’è ritrovato la borza di Teresa, per l’appunto dentro ciaveva messo le su’ ciabatte, le su’ preferite, le scrocche.

BEPPE – Se ‘un era per me!

VASCO – Ha’ vollia! Se ‘un era per la mi’ gamba!

NANNI – E’ andata bene ‘he ‘un ci s’è stempiato!

BEPPE – Te sei inciampato nella borza e l’hai buttata sotto una macchina! Sono io ‘he l’ho tirata fòri e l’ho raccattata.

VASCO – E l’hai bellevoluto torto! Butta cinque, vai, sette tuo!

NANNI – Basta, datevi una carmatina. L’importante è che nissuni s’è fatto male.  Anche a Teresa n’è andata di lusso!

BEPPE – Per l’appunto propio lei, dovevano buttà ‘n terra? Cià una paura der male ‘un s’agguanta ritta!

VASCO – Sentite, ve lo posso di’, perché tanto Gemma, ‘un c’è.  E’ la su’ sorella e ‘un vollio ‘he si preoccupi. Teresa, comincia a svarvolà. Per me, ni viene l’archemeze. ‘Un c’è più colla testa.  S’è fissata ‘on le malattie.

ALFONSO – Ho capito, è diventata ipocondriaca.

BEPPE – Cosa? Allora, povera donna è malata per davvero!

NANNI – E’ grave?

ALFONSO – No, vuol dire che è malata nella sua testa.

VASCO – O io ‘osa t’ho detto? E’ svarvolata.

Rientra Teresa, con Betty.

In scena: Nanni, Vasco, Alfonso, Beppe, Teresa, Betty.

TERESA – Ohi, ohi. Ho lasciato di là ir bicchiere ‘on l’acqua, accidenti.

NANNI – Ne vo a pillià io, stia bona! (Va in cucina)

In scena: Vasco, Alfonso, Beppe, Teresa, Betty.

TERESA – Sto male, ohi, ohi ‘he mar di pancia. Cosa sarà?

BETTY – Nulla, è un pochino di paurina.

TERESA – Paurina un par di ‘orbelli! Siete tutti coagulati ‘ontro di me! Mi fa male. Oh, ma io la culoscopia ‘un me la vollio fa’. L’ha fatta una mia amìa e è stata tanto male. Vasco, giura che ‘un me la fai fa la culoscopia, giura.

VASCO – Io te lo giuro, ma ‘un so nemmeno ‘os’è.

TERESA – Beato te. Mangi, bevi dormi e ‘un capisci nulla.

ALFONSO – La colonscopia, in effetti è un esame parecchio fastidioso.

BEPPE – E’ quello ‘he t’infilano un tubo in… ?

TERESA – Propio vello! Chetati, mi fa impressione solo a pensacci.

BETTY – Anche a me fa impressione tantino. Ho bisogno di un altro prosecchino. 

ALFONSO – E’ sul tavolo in giardino.

(Betty e Alfonso escono in giardino)

In scena: Vasco, Beppe, Teresa.

TERESA – Ohi, ohi ‘he mar di pancia!

VASCO – Ieri sera l’hai preso l’amaro micidiale Giuliani?

TERESA – Sì.

BEPPE – Allora è quello, tranquilla. Appena ti liberi stai subito mellio.

TERESA – Dici? L’urtima vorta da tanto ‘he sono andata di ‘orpo per pòo, mi disintegro… Sto male, mi manca ir ferro, ciò la sodomìa bassa. Gli antiporchi deboli sur groppone m’è venuta l’erezione cutanea. Vasco, sarà periolosa, l’erezione?

VASCO – So assai io ‘os’è l’erezione.

TERESA – A me mi ci vorrebbe, ma una bella visita der dottor Mause.

VASCO – Magari vesto dottor Mause potesse fà quarcosa anche per la mi’ gamba.

TERESA – Sarà difficile, vello è più zoppo di te! Ma però è bravo, a parte le gambe, poi guarisce tutto! Perché ‘un mi porti in Amèria, mi fanno un ber deiaftar e si viene via! Ir dottor Mause ‘un è mutilabile, lo so, ma i sòrdi ce l’abbiamo.

VASCO – Sòrdi? Per fassene, ‘osa? Qui si more di fame! Mi mangerei una ‘ofanata di tagliatelle funghi e sarcicce.

BEPPE – E ci vai leggerino!

VASCO – De’, allora farfalle funghi e sarcicce. O le farfalle son leggere, eh, de’, volano!

Entrano: la Cocca e Asmara dalla cucina, Alfonso dal giardino.

In scena: Vasco, Alfonso, Beppe, Teresa, la Cocca, Asmara.

TERESA – Beate loro, così possano volà in Amèria, dar dottor Mause!

VASCO – Ma che dottore e dottore. Bisogna ma andà a fa una bella mangiata ar ristorante. ‘Un s’è anco festeggiato la vincita.

ALFONSO – Eravamo in lutto per la morte di Colombina.

ASMARA – Uhimmei, chi è morto?

COCCA – No, Arfonzino, voleva dì Pasquina. (Ad Alfonso sibilando) O ‘un t’ho detto di penzà all’ovo di Pasqua. Pasqua… Pasquina!

ALFONSO – (Sottovoce) Ho pensato all’uovo. Ma mi è venuto in mente l’uovo di Colombo. Colombo… Colombina.

Discutendo vanno nello studio.

Rientra Nanni che porge l’acqua a Teresa in un bicchiere enorme.

In scena: Vasco, Beppe, Teresa, Asmara, Nanni.

TERESA – O dove sei andato a pillialla al Cisternino? Ohi, ohi, meno male, morivo di sete!

NANNI – O beva! (Al pubblico) speriamo ‘he ciaffoghi!

ASMARA – Prima il lutto, poi cor barre ‘un c’è stato più un menuto di tempo libero. Sempre a lavorà. Ci dovevano penzà i giovani, ma invece tocca sempre a noi.

NANNI – De’ lo dici a me? Appena finisco di lavorà in Comune mi tocca andà a lavorà ar barre.

BEPPE – Vorrai dì che quando sorti dar comune, principi a lavorà.

NANNI – La metta un po’ ‘ome ni pare. Un ciò più un menuto libero. Un giorno di riposo alla settimana ‘un lo vedi nemmeno, corri di su, corri di giù, Nanni di lì, Nanni di là. Mi par d’esse’ doventato Figaro. Poi mi scordo le ‘ose, e ci ‘redo, tanto ne fo una! Ecco, lo sapevo! Ci siamo scordati ir rumme per ir ponce. Voi ‘un riordàtemi mai nulla, m’arraccomando. Devo penzà a tutto io! Fo una volata, vado, lo pillio e torno! (Esce)

Rientra Betty col prosecco in mano.

In scena: Vasco, Beppe, Teresa, Asmara, Betty.

VASCO – E si stava gobbi quando s’era poveri. M’è toccato riomincià a lavorà anche a me. E a cottimo.

BETTY – (Un po’ alticcia) Oh, povero Vaschino, lavorare a cottìmo alla sua età deve essere molto faticosino.

BEPPE – Fammi sta zitto, è mellio. Te ir cottimo lo fai ma davanti ar vassoio delle briosce. Se ‘un ti metti a dieta, vando ti fanno l’analisi der sangue, ar posto delle vene, ti ci trovano i ‘annoli!

ASMARA – Tracce di sangue, nello zucchero!

VASCO – Oh, ma la vincita, la vollio festeggià!

BETTY – Sì, che bello, facciamo una festicciolina! Libiam nei lieti calici che la bellezza infiora e la fuggevol, fuggevol’ora s’inebri a voluttà! (Accenna passi di danza).

VASCO – Betty, io ‘un vollio be’, vollio mangià! (Ma Betty non lo ascolta e continua a cantare e danzare: Libiam nei dolci fremiti, che suscita l’amore… Dopo un po’ uscirà nel giardino) Si prenota ar ristorante?

TERESA –Io sto male! Certe fitte alla vita! Mi ci vorrà mìa la puntura lombarda? Te penzi ar ristorante!

VASCO – Ma se ‘un si prenota ‘un si trova posto!

ASMARA – Si trova, si trova. ‘On questa crisi, ha’ vollia di posto!

VASCO – Lo dici te! Ci sarà anche la crisi, ma i ristoranti sono pieni zibilli!

ASMARA – Si vede ‘he la gente… mangia, per dimentiàre!

TERESA – Ohi, ohi, affogo! ‘Un respiro!

Rientra la Cocca dallo studio.

In scena: Vasco, Beppe, Teresa, Asmara e la Cocca.

COCCA – Teresa, ‘sa cià?

ASMARA – E’ mellio portalla fòri!  (A Teresa col tono con cui si parla ai bimbi piccoli) Vieni, zia, si mangia in veranda, così si vede ir giardino tutto in fiore! TERESA (Alla Cocca) – Ciai propio delle belle rose.

COCCA – Tutto merito der giardiniere.

ASMARA – Ah, ciai ir giardiniere? O come si ‘hiama?

COCCA – Eugenio, ma dall’amici si fa chiamà Genio. (Asmara, Cocca e Teresa vanno in giardino).

In scena: Vasco, Beppe.

VASCO – Speriamo ‘he Teresa si riprenda alla sverta, son preoccupato. ‘Un so più a che santo riavvolgermi.

BEPPE – Sta’ tranquillo, è una donna forte.

Rientra Alfonso dal giardino

In scena: Vasco, Beppe, Alfonso.

VASCO – Speriamo sennò è un casino, o chi me lo fa da mangià? Io ‘un son mìa bono. (Fa per sedersi sulla sedia di Arles)

ALFONSO – No! Fermo, non lì!

BEPPE – O ‘un lo vedi è rotta, bada se ruzzoli!

VASCO – E perché ‘un la buttate via? Cosa l’asservate a che fa?  (Al pubblico) Chiamali allezziti!

ALFONSO – Ma è Pop Art!

BEPPE E VASCO – Cosa?

ALFONSO – E’ una mia creazione, una sorta di scultura, tanto per farvi capire!

VASCO – Ah, ma allora è puppart! (Col pollice fa il segno di chi beve)

ALFONSO – (Impermalito) La Pop Art è una delle più importanti correnti artistiche. Discende direttamente dal graffiante cinismo della Nuova oggettività e dalla semplicità equilibrata del Neoplasticismo, del Dadaismo e del Suprematismo. Anche un cretino lo capirebbe!

VASCO – E infatti te, l’hai ‘apito subito!

ALFONSO – Ma che sto a fare a perder tempo con voi! Non potete capire il mio genio creativo (Esce nello studio)

BEPPE – Genio! Come ir giardiniere! Stai a vedè che in questa ‘asa son tutti parenti di Leonardo da Vinci.

VASCO – Finarmente svelato ir mistero della Gioonda! E’ la ‘Occa!

FINE DEL PRIMO ATTO

SECONDO ATTO

Stessa scena. Poco dopo. Su un mobile si vede una bottiglia di rum del Vittori, accanto a quella del whisky. Entra Nadia con uno spolverino.

In scena: Nadia.

NADIA – Qvesta casa troppo lavoro. Mai io riposi. Mai fermi.

(Il tango delle capinere)

NADIA

Io sono colf stanca

e qvesta casa assai grandiosa

e mi maghlieta bianca

è puzzolosa e anche sudosa

e lavorare stanca

diceva mi mamà

mi cara mama Franca,

bocca di verità.

(Mentre canta accenna passi di tango usando lo spolverino come cavaliere)

Ma qvando finirò

per me sarà piacere

e su panchina allor

io me potrò sedere

un poco con relax                                                                                           

è giusto di godere

a ombra oppure a sol

puro se cameriere!

(Si siede. Suono del campanello) Ecco, io sapevi, mai riposi. (Va ad aprire)

ALFONSO – (Fuori scena, dallo studio) Nadia! La porta!

Dopo un po’ Alfonso entra in scena dallo studio con una granata vecchia e una calza della befana. Nadia sta tornando indietro e s’incontrano.

In scena: Nadia, Alfonso.

ALFONSO – Nadia, hanno suonato alla porta!

NADIA – Io sentito, io aperto. Portiere vuole prendere vostro coso.                           

ALFONSO – Ah! Fammi un favore io ho le mani occupate, prendimelo tu. Ma fa’ attenzione, è una cosa delicata. (Nadia lo guarda senza capire e non si muove) Non stare lì imbambolata, prendi il borsone che è nell’ingresso e dallo al portiere. Io sono in pieno slancio creativo. (Così dicendo torna nello studio)

In scena: Nadia.

NADIA – Ah, io prendi borsa e dai a portiere! (Torna alla porta di casa, dopo un po’ rientra in scena, guarda la sedia sfondata, scuote il capo e se ne va verso le camere. Entra Vasco dalla cucina)

In scena: Vasco.

VASCO – Teresa vòle le scrocche. Mellio accontentalla sennò ‘un la finisce più. Ma dove l’hanno messa la borza? (Va nell’ingresso) Eppure mi pareva ‘he fosse lì. (Poi si guarda intorno, infine va verso il baule. Scambia la borsa di Alfonso per quella di Teresa) Eccotela vì. Prendiamo veste ciabatte! Questi sono i libri per il prete e vanno messi ner baule. Ma le ciabatte ‘un ci sono mìa. Stai a vedè che sono sortite fòri durante tutto quer casino. Fammi vedè bene! De’ guarda vì che popò di bùo! (Ci infila il braccio) Son sortite di vì di siùro. Toh! (Mette la borsa nel baule e lo chiude) Crepi l’avarizia! Godi prete, pillia anche vesta! (Si avvia per tornare in giardino, incontra la Cocca che sta rientrando)

In scena: Vasco, la Cocca.

COCCA – Vasco, l’ha prese le ciabatte?

VASCO – Macchè, sono state perze nella ‘onfusione. I libri per ir prete ce l’ho già messi io ner baule.

COCCA – Bravo, ‘osì ‘un ci si penza più. (Va a una credenza e cerca qualcosa)

VASCO – Vo da Teresa. Ora c’è da sentilla! (Va in giardino)

In scena: la Cocca.

COCCA – Guarda dov’era finito ir mestolo ‘or buo per ir risotto mentecatto! Vanto l’ho cercato! (Continua a cercare)

 In scena: la Cocca, Alfonso.

ALFONSO – (Rientrando dallo studio) Moretta ha mandato a prendere la mia opera, speriamo bene.

COCCA – Vedrai ‘he sarà un successone, tranquillo. (Ha trovato il vassoio che cercava) Tieni, portalo a Nanni, ni serve pe’ l’aragoste.  Io pillio i tovallioli. (Vanno in giardino. Entra dalle camere Nadia. Ha una granata e spazza.)

In scena: Nadia.

NADIA – Io stufa qvesta casa. Lavoro, lavoro, mai fermi. Poi me no piace lui. No, lui strano, lui tutto rompe, poi io sa come finisce. Signora dice che mia colpa. (Butta lo sporco sotto un divano e torna nella zone notte)

Entrano dal giardino Vasco e Beppe e vanno verso il baule. Beppe frugherà nel baule.

In scena: Vasco, Beppe.

BEPPE – Ma hai guardato ammodo?

VASCO – Ho guardato sì, ‘un ci sono. La borza s’è rotta e le ciabatte sono uscite fòri. Guarda te se ‘un ci ‘redi.

BEPPE – ‘Un è questione di ‘un credecci, a volte uno polerebbe avè visto male.

VASCO – Ho visto bene, ho visto bene. Sono zoppo, ma mìa cèo!

BEPPE – Ha’ ragione, ‘un ci sono.

VASCO – O io ‘osa ti dicevo. (Attimi di silenzio)

BEPPE – Senti, visto ‘he siamo soli, ‘un ciavrai mìa da fammi fa un po’ di lezione, perché t’avverto subito, ‘un ho punta vollia, intesi?

VASCO – No, tranquillo. Ora i bimbi si mandano a ripetizione. Sai, ‘on la vincita ora, potiamo.

BEPPE – Meno male.

VASCO – Tanto, poi, la lezione ‘un andava mai bene. La maestra della bimba ‘un era mai ‘ontenta. E i professori der bimbo, nemmeno.

BEPPE – Come,  ‘un andava bene?

VASCO – De’, i bimbi venivano a casa e piangevano perché era sempre tutto sballiato e ni mettevano le note.

BEPPE – Nati d’an cane ‘he carogne!

VASCO – De’, carogne e n’antro po’! L’urtima vorta ‘un ho proprio ‘apito ‘osa s’era sballiato. Te li riòrdi i verbi… com’erano? Partécipi?

BEPPE – Participi! Me li riòrdo, sì. Participio di distruggere, distrutto. Di asciugare, asciutto. Di prosciugare…

INSIEME – Prosciutto!

VASCO – Era sballiato!

BEPPE – No?! O com’era?

VASCO – So assai, ‘un me lo riòrdo. E poi, vell’artra, vella sull’anno luce, sballiata anche vella.

BEPPE – O su quella son siùro! Un anno luce sono sei bollette dell’Enel. Sei, precise, precise!

VASCO – Si vede ‘he la su maestra ‘un ce l’ha l’Enel, sarà passata alla ‘oncorrenza.

BEPPE – De’, ma così ‘un vale, lo doveva dì!

VASCO – Aspetta! Il calvinismo!

BEPPE – Sballiata anche vella?

VASCO – De’! E lì ir professore ci s’è incazzato di brutto e n’ha messo la nota.

BEPPE – A casa mia il calvinismo è una malattia ‘he fa cascà i ‘apelli.

VASCO – E a casa der professore, no! 

BEPPE – E il Passo del San Bernardo?

VASCO – No! ‘Un è un’andatura da cani.

BEPPE – Ma ir capo de’ Galli è Asterix, ho visto anche ir firme, ciò portato i bimbi.

VASCO – Lo dici te! Sballiato!

BEPPE – No? ‘Un è possibile! Stai a vedè che la maestra si riferiva ai polli.

VASCO – Boh! Forze era ir gallo della ‘Hecca, so assai!

BEPPE – Io ‘un ci ‘apisco più nulla! Tanto hai vollia di dì, la scuola ‘un è più quella d’una vorta!

VASCO – Per me lo fanno apposta per costringe’ la gente a mandà i fillioli a ripetizione. E meno male che noi, ora, potiamo!

BEPPE – Bisogna ringrazià la bonanima di Pasquina!

VASCO – Bisogna ringrazià ma la fortuna ‘he s’è avuto! Lei ha grattato ir billietto, ma ‘un lo sai mìa se era vello ‘he aveva ‘omprato lei.

BEPPE – De’ ha’ ragione, s’erano messi tutti inzieme. Lei però è stata sfortunata.

VASCO – Magari se lo grattavi te, lei, poteva esse’ sempre viva. (Beppe fa gli scongiuri)

BEPPE – Eh, anche se lo grattavi te! E invece, è andata in un’antra maniera. Quando si dice ir destino… ( Così dicendo vanno verso il giardino ed escono di scena. Entra dalle camere, Nadia con un recipiente pieno di calzini da lavare.)

In scena: Nadia.

NADIA – Ora anche lava calzino. Lui, ogni giorno cambi calzino. Io stufa sempre lavi, sempre lavi. (Lo guarda) Io piega. Lui mica sapere se sporcacciosi o io lavato. Metto a cassetto. Poi riposa uno poco, in stanza ospite dove nessuno me vede. (Esce convinta nelle zona notte. Entrano dal giardino, Nanni e Alfonso)

In scena: Nanni, Alfonso.

NANNI – Allora, alla fine ce l’hai fatta, ci sarà questa mostra.

ALFONSO – Forse.

NANNI – O, ‘un t’entusiasmà troppo, m’arraccomando.

ALFONSO – E’ che sono preoccupato.

NANNI – Di ‘osa?

ALFONSO – Di Moretta.

NANNI – Penzavo ‘he ti garbassero le bionde, invece sei passato alle more?

ALFONSO – Sì e ai lamponi! Ma cosa hai capito? Il dottor Angelino Moretta, il gallerista.

NANNI – E perché? ‘Un ti fidi?

ALFONSO – No, non è questo…

NANNI – E allora? Essi ottimista, prendi esempio da Don Calogero! Lui è sempre allegro. Sarà perché è parecchio devoto a San Giovese. Te invece, mi pai pòo allegro. ‘Sa c’è?

ALFONSO – Ti devo fare una confidenza. Moretta ha una brutta abitudine… Gli piacciono molto le donne.

NANNI – Come abitudine ‘un mi sembra poi tanto brutta.

ALFONSO – Le donne degli altri.

NANNI –‘Un è mìa ir primo.

ALFONSO – Ma se importunasse Asmara cosa ne diresti?

NANNI – Cosa ci ‘ombina Asmara, lei ‘un è mìa una donn…  Lei è la mi’ mollie! E ci mancherebbe anche vesta!

ALFONSO – Allora lo vedi che l’abitudine che ha non è tanto bella.

NANNI – De’, allora dillo che per donne dell’altri intendi la mi’ mollie. Ora vo di là e sciagatto Asmara.

ALFONSO – Ma no, ma cosa hai capito. Asmara non c’entra niente.

NANNI – Allora chi sono veste molli? No? La ‘Occa? ‘Un ci ‘redo!

ALFONSO – No, lasciami spiegare.

NANNI – Ovvai, giù. T’ascorto.

ALFONSO – So per certo che il dottor Moretta è solito importunare le mogli degli artisti di cui si occupa, specialmente se sono giovani e belle.

NANNI – Ah, allora te, poi sta’ tranquillo. Con la ‘Occa sei in una botte di ferro.

ALFONSO – Perché?

NANNI – De’ perché è parecchio… (Imbarazzato) No, io intendevo che poi sta’ tranquillo perché la ‘Occa è… è parecchio… onesta!

ALFONSO – Lo so bene. Ma lui ricatta gli artisti. Se vogliono che lui allestisca le loro mostre, devono essere disponibili… anzi le loro mogli, devono essere disponibili.

NANNI – Popò di sudicio!

ALFONSO – Così va il mondo! Nessuno fa nulla per nulla!

NANNI – Ma perché ‘un paghi un ber puttanone che ti faccia da mollie? Così, lei è contenta perché guadagna, lui perché… conzuma e te perché fai la mostra. E vissero tutti felici e contenti.

ALFONSO – No, non si può fare. Agli occhi del mondo sarebbe comunque mia moglie a tradire. Poco importa che in pratica l’atto venga consumato da un’altra. E’ la mia Cocchina che passerebbe da donna poco seria.

NANNI – Eh, eh! E soprattutto passeresti te, da gran cornuto! Di’ la verità è questo ‘he ti rode.

ALFONSO – Se tu fossi nei miei panni, a te farebbe piacere? L’unica è presentargli una moglie talmente brutta da fargli passare ogni voglia.

NANNI – Allora, te ‘un ciai problemi.

ALFONSO – Perché?

NANNI – Perché… sai vante racchie trovi, sono i gran pezzi di gnocca ‘he scarzeggiano.

ALFONSO – Sì, e cosa faccio? Vado da una donna e le dico: “Scusi, mi consenta, sto cercando una donna brutta come una cozza, siccome lei risponde al requisito, le dispiacerebbe farsi passare per mia moglie?” Non mi sembra carino.

NANNI – Eh, no. E poi, dì a una donna ‘he fa cacare, pole esse’ anche rischioso. Ti potrebbe rifilà un pedatone, e ‘un lo sai mìa dove ti pillia!

ALFONSO – Avevo pensato a qualche conoscente, ad Asmara…

NANNI – Cosa ci ‘ombina Asmara?

ALFONSO – (Imbarazzato) No, intendevo che forse Asmara mi poteva aiutare… a cercare una donna brutta fra qualche sua amica.

NANNI – No. Asmara lasciamola fòri da questa faccenda, da’ retta a me. A te ‘un ti ci vòle una donna, ti ci vòle un donno!

ALFONSO – Un donno? (Riflette) Ma lo sai che hai proprio centrato il problema? (Felicemente sorpreso) Bravo! Un uomo, brutto, vestito da donna! (Dà una squadrata a Nanni) Te, saresti perfetto!

NANNI – Io? Era mellio se stavo zitto! (Vanitoso) E se poi ni piacio?

ALFONSO – Impossibile!

NANNI – O, ma a me la donna ‘un mi riesce falla.

ALFONSO – E dai, è facile!

NANNI – Se è tanto facile perché ‘un la fai te?

ALFONSO – Ma se devo fare il marito non posso fare anche la moglie, mica ho il dono dell’ubiquità!

NANNI – Sarebbe a dì?

ALFONSO – Non importa. Senti, se mi sei amico, mi devi aiutare. Fallo per la mia Cocchina!

NANNI – Ma ‘un mi riesce, ‘un l’ho m’hai fatta la donna!

ALFONSO – Te lo faccio vedere io. Siediti. (Nanni si siede in poltrona. Alfonso si atteggia a donna) Ah, ah, ah! Ma non è possibile! Dai non ci credo! (Dal giardino non vista si affaccia Asmara che rimane pietrificata) Ecco, vedi le mie gambe? Non le trovi lunghe e seducenti?

NANNI – A me, mi fanno abbastanza onco.

ALFONSO – E senti come sono sode? Tocca, e dai, tocca!

NANNI – Boia ‘he schifo! io ‘un tocco propio nulla! Ma per chi m’hai preso? (Asmara torna in silenzio in giardino) Arfonzo, falla finita!

ALFONSO – (Da uomo) E dai, ma tu non collabori! Non mi rendi la cosa facile.

NANNI – Io l’avevo detto subito che era difficile! Sei te che dicevi che era facile!

ALFONSO – Dai, prova tu! Su, coraggio.

NANNI – ‘Un lo so mìa ‘ome mi viene. (Alfonso si siede al posto di Nanni e Nanni inizia a provare) Ah, ah, ah! Che ridere che mi fai! Ah, ah, che carino! (Si affaccia non vista La Cocca) Ecco, vedi le mie tette? Non le trovi tonde e seducenti?

ALFONSO – Ma quale tette? Non hai le tette!

NANNI – Come no? Tocca, tocca, senti come sono tonde e sode!

ALFONSO – Ma lo sai che fai proprio schifo? Sei repellente! (La Cocca torna in giardino) Ma sei proprio negato. Ah, ah, ah! Non è possibile!

NANNI – De’ mellio te! Ma ti se’ visto? (Ridono)

ALFONSO – Degli abiti femminili, forse, ti aiuterebbero.

NANNI – Scordatelo! (Serio e deciso)

ALFONSO – Nanni, questa mostra è l’occasione della mia vita! Devi aiutarmi!

NANNI – Ohi, ohi! (Rassegnato) Però ti devi vestì anche te! Io, poi, ti ‘opio! (Vanno in camera)

Entra Asmara.

In scena: Asmara.

ASMARA – ‘Un ci posso ‘rede’! Arfonzo è gay! Tutti si ‘redeva ‘he fosse un donnaiolo e invece era tutta ‘na finta. (Entra Betty con calice e bottiglia)

 In scena: Asmara, Betty.

BETTY – Finta? Cosa era finta?

ASMARA – Betty, ascolta, è ‘na ‘osa seria. Però è un segreto, giurami ‘he ‘un lo dici a nessuno.

BETTY – Giuro.

ASMARA – Giura, tu morissi.

BETTY – Giuro, tu morissi.

ASMARA – E’ una ‘osa deliàta, ‘un so da dove principià.

BETTY – Ti ascolto. Stai malino?

ASMARA – No, è Arfonzo.

BETTY – Alfonso sta malino? Quanto malino? Sta morendo?

ASMARA – Di più!

BETTY – Oh, my God!  Ma non è possibìle!

ASMARA – Arfonzo ha una malattia incurabile.

BETTY – Te l’ho detto al massìmo può morire.

ASMARA – E’ incurabile, ma ‘un si mòre.

BETTY – Nemmeno se si stacca lo spinotto?

ASMARA – Se si stacca vello, è anche peggio!

BETTY – Non riesco a seguirti. Ho bevuto un goccettino di troppino.

ASMARA – Cerca di ‘apìmmi! Arfonzo è gay!

BETTY – Ho decisamente bevuto troppino prosecchino!

ASMARA – Credimi! Io vando l’ho scoperto sono rimasta putrefatta. E ci stava provando ‘on Nanni! Cor mi’ Nanni!

BETTY – Perché, anche Nanni è gay?

ASMARA – No, a Nanni ni faceva dimorto schifo, grazie ar cielo! L’ho sentito io, ‘on  quest’ orecchi, dinne ‘he ni faceva schifo! E’ Arfonzo a esse’ gay, hai ‘apito? Tutte le donne ‘he si redeva ciavesse, tutto farzo! Faceva finta pe’ allontanà i sospetti.

BETTY – Molti fanno così! Anche George Clooney…

ASMARA – Ma cos’hai, Giorge? No, Anche Giorge, no! Passi Arfonzo, ma Giorge no! Sei siùra o lo dici perché hai bevuto?

BETTY – Sicurina, sicurina.

ASMARA – Che giornataccia! E’ propio vero ‘he le disgrazie ‘un vengano mai sole! Anche Giorge, no!

BETTY – Vuoi un goccettino?

ASMARA – Grazie! Mi raccomando. Shhhh! (Cenno a star zitta. Prende la bottiglia e va in cucina. Dal giardino entra la Cocca)

In scena: Betty, la Cocca.

COCCA – Betty, ti devo ‘onfidà ‘na ‘osa grave!

BETTY – E’ un segreto?

COCCA – Sì!

BETTY – E non lo devo dire a nessuno!

COCCA – A nessuno.

BETTY –Devo giurare, tu morissi?

COCCA – Tu, morissi!

BETTY – Qualcuno sta malino?

COCCA – Sì.

BETTY – Un male incurabile?

COCCA – Sì.

BETTY – Però non si muore!

COCCA – No.

BETTY – Si muore?

COCCA – No, ‘un si mòre.

BETTY – Ecco. Ed è meglio non staccare lo spinotto.

COCCA – Quale spinotto?

BETTY – Eh, eh, eh! Lasciamo perdere. Coraggio, non è l’unico ad essere gay!

COCCA – Lo sapevi di già? Io, quando l’ho scoperto, sono rimasta putrefatta!

BETTY – Cose che capitano.

COCCA – Lo so, ma da Nanni propio ‘un me lo sarei mai aspettato.

BETTY – Nanni? Oh, my God!

COCCA – Sì, Nanni e ci stava provando cor mi’ Arfonzino, ma a lui ni faceva dimorto schifo, grazie ar cielo.

BETTY – Nanni gay! Anche lui!

COCCA – Come sarebbe a dì, anche lui?

BETTY – (Imbarazzata e confusa) Anche… George Clooney!

COCCA – Ma cos’hai, Giorge? No, Anche Giorge, no! Passi Nanni, ma Giorge no! Sei siùra o lo dici perché hai bevuto?

BETTY – Sicurina, sicurina.

COCCA – Che giornataccia! E’ propio vero ‘he le disgrazie ‘un vengano mai sole! Anche Giorge, no!

BETTY – Ci vorrebbe un goccettino?

COCCA – Penzo propio di sì!

BETTY – Dov’è finita la bottiglia?

COCCA – Vieni, in giardino ce n’è quante ne vòi!

Vanno in giardino. Dalla cucina esce Asmara con la bottiglia ormai vuota, in mano. Va in giardino anche lei. Entrano dalla camera Alfonso e Nanni vestiti da donna.

In scena: Alfonso, Nanni. (Musica da: Jessica Rabbit)

ALFONSO – Vieni, via libera son tutti in giardino.

NANNI – (Impacciato) Speriamo bene.

ALFONSO – E dai, un po’ d’impegno. Devi ancheggiare, così, come faccio io!

NANNI – Aspetta, ‘un’avé furia! Sono donna da cinque minuti, dammi tempo. (Ci prova con scarsi risultati)

ALFONSO – Attento all’equilibrio, ecco più dolce il movimento… ora sorridi. (Nanni esegue un sorriso forzato e orribile) No, meglio di no. Rimani serio. (Nanni fa una faccia serissima) No, più naturale!

NANNI – Ma se sto naturale faccio l’omo. A me fà la donna, ‘un mi viene punto naturale.

ALFONSO – Coraggio, riproviamo, fai come me. Ecco, così, bravo. Ancheggia, di più, di più, dai, ci sei, dai! Sorridi! Anzi, no, non sorridere. Serio, dai, dai… (Gag a soggetto, poi Nanni perde l’equilibrio e rischia di cascare)

NANNI – C’è mancato un pelo!

ALFONSO – (Rassegnato) Sei una causa persa!

NANNI – Hai ragione. Va bene ‘he devo fa schifo a Moretta, ma così paio un travestito.

ALFONSO – Come donna, sei davvero poco credibile.

NANNI – Lo pòi anche dì che faccio onco, tanto ‘un me n’ho a male. Però anche te… fai parecchio caà!

(Siamo donne)                                                                                           

NANNI: Come donne, noi si fa onco e anche di più
ALFONSO: Come donne siamo dei cessi immensi e più.

ALFONSO: Con le gonne, facciamo solo vomitar!

NANNI: E coi tacchi io mi ci posso smoccolà!

ALFONSO: Attento che cadi! NANNI: Sto attento ma  casco.      
ALFONSO: Attento che cadi! NANNI: Sto attento ma  casco.      

INSIEME: Attento che cadi!

NANNI – Ma come canti bene, ‘on quella vocina potresti andà ar festival dello zucchino d’oro!

ALFONSO – Scherza, scherza, io sono rovinato. Come faccio con Moretta?

NANNI – De’, vacci da solo. Ti devi portà per forza la ‘Occa dietro?

ALFONSO – Lo sa che sono sposato, non posso.

NANNI – O, senti, estremi mali, estremi rimedi. Ni dici ‘he sei rimasto vedovo.

ALFONSO – Vedovo? Ma lo sai che forse potrebbe funzionare? In questo modo la reputazione della mia Cocchina sarebbe salva.

NANNI – E anche la tua! De’, mellio vedovo ‘he becco!

ALFONSO – Ti devo un favore! Grande Nanni! (Lo abbraccia)

Entrano dal giardino Vasco e Beppe. Le guardano con sospetto.

In scena: Alfonso, Nanni, Vasco, Beppe.

VASCO – Cercate quarcuno, signore?

ALFONSO – Signore a noi? (Con voce da donna)

BEPPE – Scusate, si voleva dì, signorine!

VASCO – (A Beppe, sottovoce) Boia ‘he befane!

NANNI – Ciaooo! (Con voce da donna)

BEPPE – Cercate varcosa?

VASCO – (Al pubblico) Sì, ‘na scopa!

ALFONSO – Siamo qui di passaggio, andiamo via subito.

BEPPE – (A Vasco) ‘Un saranno mìa ladre? (A Nanni e Alfonso) Come sarebbe a dì, di passaggio?

VASCO – (A Beppe) A me mi pare di ‘onoscile.

NANNI – Ciaooo!

BEPPE – (A Vasco) ‘Un sono visi nòvi!

NANNI – (Imbarazzato, sa dire solo ciao) Ciaooo!

ALFONSO – (A Nanni) Hai visto che funziona? Ci hanno preso per donne.

NANNI – Dammi retta, (A voce troppo alta guardando involontariamente Vasco) meglio vedovo!

VASCO – Vedovo? Come sarebbe a dì? E’ successo varcosa a Teresa? Teresa! La mi’ Teresa! Morirò presto anch’io. Di fame!

BEPPE – Vasco, ‘oraggio! ‘Un fa così, mi fai sentì male anche me! Povera Teresa, allora stava male per davvero!

VASCO – Mi rimarrà sulla ‘oscienza, ‘un avella portata dar dottor Mause.

Vasco e Beppe si accasciano sul divano. Nanni e Alfonso cercano di rianimarli.

NANNI – Coraggio, coraggio! (Si avvicina, col viso, a Vasco)

VASCO – Mamma mia ‘he spavento! (Al pubblico) ‘Om’è brutta!

ALFONSO – Forza, Beppe si tiri su! (Idem)

BEPPE – (Al pubblico) Mamma mia ‘he befana! (Ad Alfonso) O a lei chi ne l’ha detto, ir mi nome?

VASCO – Teresa, la mi’ Teresa ‘un c’è più!

Entrano Gemma e Teresa che fraintendono la situazione. Pensano che le due donne stiano in pose un po’ troppo affettuose con i loro mariti.

In scena: Alfonso, Nanni, Vasco, Beppe, Gemma, Teresa.

GEMMA – Vieni Teresa, ti aiuto i… O quelle ‘hi sono?

TERESA – (Con voce debole, da moribonda) Quelle chi?

GEMMA – Quelle!

TERESA – (Improvvisamente guarita) Brutto maiale, alla su’ età! Ora l’acchecchino io! (Di corsa va da Vasco)

Entra Nadia. Con fatica spolvera.

In scena: Alfonso, Nanni, Vasco, Beppe, Gemma, Teresa, Nadia.

TERESA – Vasco!

VASCO – Teresa!

BEPPE – Teresa? Ma sei te o sei un fantasma?

GEMMA – E ci sono anch’io, brutto maiale, sono un fantasma anch’io?

Nadia, alla parola fantasma, comincia ad avere strani tic.

VASCO – Ma allora sei viva, ‘un sei un fantasma!

TERESA – Un fantasma? Senti un po’ se sono un fantasma. (Comincia a colpirlo) Sono un fantasma seòndo te? (Guardando le due) Certo, ve le potevate sceglie un po’ mellio!

GEMMA – Chiamatela fame! (Anche lei colpisce Beppe)

VASCO – A me, quella, ‘un mi manca mai!

GEMMA – Bella scusa, quella de’ fantasmi! O sudici!

NADIA – Fantasmi! Fantasmi! Io paura. Igor, nonno di me, bravo acchiappafantasmi, io no, me scusa. (Si versa un po’ di whisky e beve. Si siede. Comincia a parlare inglese) Help! The ghosts!  Help! The ghosts!

NANNI – O questa ‘ome ragiona? (Con voce maschile)

GEMMA – Nanni? O te perché ti sei vestito da donna?

NANNI – De’ mìa solo io, anche Arfonzo!

TERESA – Ma siete doventati scemi? C’è mancato pòo ‘he s’ammazzavano di botte!

NANNI – Tutta ‘orpa d’Arfonzo che ‘un cià ir dono dell’obliquità!

VASCO – Lo dicevo ‘he mi pareva di ‘onoscile!

BEPPE – ‘Un erano visi nòvi!

NADIA – Help! The ghosts!  Help! The ghosts!

GEMMA – O, questa sfragella! Ma perché vòle Gosto, o chi è?

NANNI – Sarà ir su’ fidanzato.

GEMMA – Capace quer maiale l’ha mollata per un’antra.

NANNI – ‘Un ti preoccupà ne trovi uno mellio. ‘Un te la prende.

NADIA – Oh, my God! Oh, my God!

GEMMA – Se è per quello, anche noi ‘un si gode mai!

BEPPE – Qui si gode pòo tutti.

VASCO – Siamo nati per patì. Io sto sempre a patì la fame!

NADIA – I’m afraid, I’m afraid!

GEMMA – Ora cerca Fredde!

TERESA – Bella deciditi, vòi Gosto o Fredde?

NADIA – I’m afraid, I’m afraid!

BEPPE – Ha freddo!

VASCO – Per me ha fame! Io vo a mangià. (Esce in giardino)

BEPPE – Ma dove vai, ti fa male! (Lo segue)

In scena: Alfonso, Nanni, Gemma, Teresa, Nadia.

NADIA - I’m afraid, I’m afraid!

ALFONSO – Sta parlando inglese, è meglio chiamare Betty.

GEMMA – (Urlando) Betty! Betty!

TERESA – Chiamiamo anche la ‘Occa e Asmara.

GEMMA – (Urlando)  ‘Occa! Asmara!

Entrano le donne un po’ brille. Betty ha in mano una bottiglia di champagne.

In scena: Alfonso, Nanni, Gemma, Teresa, Nadia, Betty, Asmara, la Cocca.

BETTY – (Entra cantando) – Champagne per brindare a un incontro con te che già eri di un altro…

COCCA – Ma cos’è tutto vesto ‘asino?

ASMARA – Hai belle e detto ‘he qui ci sta di ‘asa i sordomùtoli! Vi si sente urlà dal giardino.

BETTY – What’s happening?

NANNI – Ecco, brava, mettitici anche te a parlà forestiero, sennò ‘un ce n’è!

ASMARA – (Vede Nanni vestito da donna) Ahhh! Nanni, nooo, anche te!

ALFONSO – Ma, no Asmara, aspetta, lascia che ti spieghi.

COCCA – (Vede Alfonso vestito da donna) Ahhhh!Arfonzino, nooo, anche te! E co’ mi’ vestiti boni!

NANNI – Ma, no Cocca, aspetta ora ti si spiega!

COCCA – C’è pòo da spiegà! E’ corpa tua, me l’hai traviato, o traviatore! (Così dicendo scuote Nanni)

ASMARA – Vergognati, ti sei lasciato travià da quer vizioso! O traviato! (Idem)

BETTY – (Sull’aria della traviata) Questo donno conoscete? Chi? Violetto! (Idem)

NANNI – Avete finito di fà lo zabaione? Ci sarebbe Nadia ‘he sfragella!

ALFONSO – Betty, (Betty sta facendo bere a Nadia un po’ di champagne) abbiamo bisogno del tuo aiuto, credo che stia parlando inglese.

BETTY – Un goccettino di champagne e starà più che benino!

NADIA – Je veux  rentrer à la maison! Dans ma maison! Ma maison, ma maison! TERESA – Memesò? O chi è’ Un antro fidanzato?

GEMMA –Accidenti e ce n’ha uno e via!

NADIA – Je veux  rentrer à la maison! Dans ma maison! Ma maison, ma maison! (Diventa catatonica)

BETTY – Ma non sta parlando inglese.

NANNI – L’ha detto Arfonzo ‘he parlava inglese.

ASMARA – Arfonzo, farebbe bene a stà zitto, o traviatore! (Così dicendo lo scuote)

COCCA – Vergognati, o traviato! (Idem)

BETTY – (Sull’aria della traviata) Questo donno conoscete? Chi? Violetto! (Idem)

Vasco e Beppe rientrano dal giardino.

In scena: Alfonso, Nanni, Gemma, Teresa, Nadia, Betty, Asmara, la Cocca, Vasco e Beppe.

ALFONSO – E basta! Dobbiamo pensare a Nadia, non vedete che è catatonica?

BEPPE – Caca, che?

VASCO – Donne, portatila subito ar gabinetto!

ALFONSO – Dobbiamo fare qualcosa.

TERESA – Un vaso da notte, ce l’avete?

GEMMA – Ci vorrebbe un cantero!

ALFONSO – Dobbiamo scuoterla!

BETTY – (Sull’aria della traviata) Questa donna conoscete? Chi? Violetta! (Così dicendo la scuote)

ALFONSO – No, non così!

GEMMA – Per me ha preso un colpo di sole.

TERESA – Ma cos’hai? Tanto siamo d’agosto!

GEMMA – Se è stata in giardino ar tocco, senza ‘appello, ci sta, anche se ‘un siamo d’agosto.

VASCO – Tutti i torti ‘un ce l’hai. Quando ir sole è a picchio, picchia!

ALFONSO – Non possiamo star qui senza far niente. Facciamole bere qualcosa di forte. (Prende la bottiglia del rum e fa bere Nadia)

ASMARA – Ti piace ir bombo, eh?!

COCCA – Bono, ir rumme der Vittori, eh?

Nadia improvvisamente si sveglia, si alza e si avvia per uscire.

GEMMA – O leilì dove va?

Nadia si volta e comincia a parlare shangaino.

NADIA – No, ‘he rimango vì! Vesta ‘un è ‘na ‘asa, vesta è ‘na gabbia di matti. Io mi licenzio, mi prendo tutti i mi’ ciottolini e me ne ritorno ar mi’ uscio. No, perdo tempo ‘on voi, aho brodi! Addio ciuci, domani vi porto le lische! Forse! (Esce nelle camere per prendere le sue cose.) Ohi, ohi ‘he giramento di testa!

In scena: Alfonso, Nanni, Vasco, Beppe, Gemma, Teresa, Betty, Asmara, la Cocca.

BETTY – Ma non parlava inglese, nemmeno pochino, pochino.

ASMARA – Lei parlava, ma dimorto shangaino!

COCCA – Lo dicevo io, ‘he l’avevano adottata!

ALFONSO – Non capisco.

NANNI – De’, chi ci ‘apisce è bravo!

ASMARA – Anche noi si vorrebbe ‘apì quarcosa, vero ‘Occa?

COCCA – Già, come la mettiamo?

ALFONSO – Cosa?

ASMARA – Come, cosa? Ma vi siete visti allo specchio?

VASCO – Io ho rischiato d’esse’ sciagattato!

BEPPE – Invece io!

VASCO – Ma io dallo spavento per pòo, moio di fame.

GEMMA – (A Nanni e Alfonso) Vergognatevi, alla vostra età!

TERESA – Poi l’archemeze ce l’ho io!

COCCA – Arfonzino, ti porto da un dottore bravo e vedrai ‘he guarisci. Tanto ora ‘un ci mancano.

ASMARA – Nanni, tranquillo, anch’io ti porto dar dottore e guarisci anche te. ‘Un ci manca nulla nemmeno a noi!

VASCO – Ora potiamo tutti!

BETTY – La loro malattia è incurabile, ma non si muore.

TERESA – Se sono inculabili ci vole ir dottor Mause!

ALFONSO – Ma cosa avete capito, vi possiamo spiegare tutto.

NANNI – Non è come sembra.

BETTY – Non è mai come sembra.

ALFONSO – (S’inventa una scusa) E’… è una mia performance pop art!

NANNI – Sì, ecco, è una sua… quello ‘he ha detto lui.

ALFONSO – Pop art!

BEPPE – Stasera ne vedo parecchia di puppart (Segno col pollice.) qui in giro.

ALFONSO – Volevo affrontare il problema della scomposizione della personalità. Ego ed alter ego! (Dalle espressioni, si rende conto che nessuno ha capito) Tranquilli, io e Nanni stiamo bene. (Si toglie la parrucca imitato da Nanni)

NANNI – Si ruzzava! S’aveva vollia di mascherassi! Da puppart! (Si tocca i seni)

GEMMA – Alla tu’ età ti metti a fa li scherzi! Siamo di Varesima, è finito il carnevale.

COCCA – Allora ‘un siete doventati gay? (Alfonso e Nanni negano)

ASMARA – Oh, Betty, Nanni ‘un è gay!

COCCA – Nemmeno Arfonzino!

ASMARA – E scommetto nemmeno Giorge.

ALFONSO e NANNI – Giorgio?

BETTY – George Clooney!

COCCA – Betty, nemmeno Giorge, vero?

BETTY – (Stringe le spalle) Forse, nemmeno George!

ASMARA e COCCA – Meno male!

NANNI – Io mi vo a rimette’ ne’ mi’ cenci, m’è venuto un mar di piedi!

ALFONSO – Ma come fate, voi donne, a camminare con i tacchi? (Segue Nanni in camera)

In scena: Vasco, Beppe, Gemma, Teresa, Betty, Asmara, la Cocca.

(Meno male che Silvio c’è)

COCCA

Tutti i più belli,

spesso son gay

e per noi donne,

questi son guai.

COCCA e BETTY

Ma Giorge Cluni, gay non è.

COCCA, BETTY, ASMARA

Meno male che Giorge ‘un è!

Meno male che George non è!

BETTY – Che bello, tutto è benino quel che finisce benino.

TERESA – Benino un corno, io sto male!

VASCO – Un’antra vorta?

TERESA – Come, un’antra vorta? Ma se ‘un sono mai guarita!

BEPPE – Per falla guarì la devi portà dar dottor Mause.

TERESA – Giusto, quando mi ci porti dar dottor Mause?

VASCO – (A Beppe) Te, zitto, ‘un ci stai mai?

GEMMA – Se ‘un ti ci porta lui, ti ci porto io, o egoista!

BETTY – (Prende il suo i-pad) Oh, ecco il mio iPad!

GEMMA – Vòi un pledde? Hai freddo?

TERESA – Ti senti male anche te?

BEPPE – Che bello, ‘osì si va tutti dar dottor Mause e ci fa lo sconto ‘omitiva.

BETTY – No, l’iPad è un computer. Voglio seguire le ultime notizie.

GEMMA – Come alla televisione?!

BETTY – Of course!

GEMMA – Di ‘orza? E perché di ‘orza?

TERESA – E chi ce la fa? Ohi, ohi!

BETTY – L’iPad può essere come un televisore, un computer, un libro, un registratore, una radio…

BEPPE – Boia e fa steccolo vell’aggeggino lì!

VASCO – Fa anche la lezione?

ASMARA – Ci si vede anche le telenovelle?

COCCA – Cerca Giorge Cluni, dai!

TERESA – Cerca l’indirizzo der dottor Mause!

BETTY – Un momentino, un momentino! Aspettate… No, non è possibìle!

GEMMA – ‘Sa c’è ora?

TERESA – Chi è morto?

BETTY – Il dottor Moretta!

COCCA – Arfonzo, ‘orri! E’ morto Moretta!

BETTY – No, non è morto!

ASMARA – Sta male?

COCCA – Arfonzo, fa’ ‘on calma ‘un è morto! Per ora sta male e basta.

BETTY – No, non sta nemmeno malino.

COCCA – Arfonzo, rimani dove sei, ‘unistà nemmeno male.

BEPPE – De’, Betty, ‘un ci tené sulle spine, dicci ‘os’ha fatto!

VASCO – A me, tutta vest’agitazione e mi fa venì fame! Bisogna ‘he mangi quarcosa. (Si avvia in giardino)

TERESA – Chetati un poìno, fammi sentì cos’è successo! Beppe, vai a vedé che Vasco ‘un s’ingozzi, per piacere.

BEPPE – Poi, però mi raccontate tutto. (Si avvia)

GEMMA – Sì, sì. ‘E siei poìno ciaccione.  (A Betty) Allora?

In scena: Gemma, Teresa, Betty, Asmara, la Cocca.

BETTY – Oh, oh! Di male in peggìo!

COCCA – Vai, lo sapevo, è morto! Arfonzo! Arfonzo!

Entra Alfonso in abiti maschili, ma ancora in disordine.

In scena: Gemma, Teresa, Betty, Asmara, la Cocca, Alfonso.

ALFONSO – Che succede? Chi è morto?

BETTY – Il dottor Moretta…

TERESA – Visto? Se andava dal dottor Mause, poteva esse’ sempre vivo!

BETTY – Fatemi finire! Il dottor Angelino Moretta è stato arrestato!

ASMARA – Era un farzo gallerista?

GEMMA – Un truffatore?

COCCA – Un imbrollione?

BETTY – Peggìo, molto peggìo! Un trafficante di droga!

ASMARA – All’anima!

COCCA – No, propio ora ‘he ti doveva organizzà la mostra. Si poteva girà un po’ di mondo, si poteva andà in Amèria, in Cina, nell’Evirati Arabi! Che scarogna!

BETTY – Il noto gallerista, Angelino Moretta, nascondeva droga nelle opere d’arte che esponeva in tutto il mondo. Sembra che gli artisti fossero all’oscuro dei traffici del gallerista. La polizia sta indagando.

ALFONSO – Non ci posso credere! Ed io che gli ho dato la mia opera prima! Quella a cui ero più affezionato.

COCCA – Ma forze è sempre dal portiere.

ALFONSO – Vado subito ad accertarmene!

(Esce di corsa)

In scena: Gemma, Teresa, Betty, Asmara, la Cocca.

BETTY – Oh, my God! Questo Moretta è sospettato anche di essere coinvolto in un giro di prostituzione.

TERESA – Quello di galera ‘un c’esce più!

ASMARA – Per me casca tutto in perdizione e esce.

BETTY – Fortuna per lui che non ha scaricato film pirata. Avrebbe rischiato l’ergastolo!

COCCA – (Ad Asmara) Ma è briàa?

ASMARA – (Alla Cocca) Ma dai retta a lei? Ora stai a vedè che è vietato andà a vedè i firmi dei pirati!

COCCA – Io me li son visti tutti, velli ‘on Johnny Dep! Ma sarà bello?

ASMARA – Sì, ma Giorge di più!

COCCA – Giorge è Giorge!

COCCA e ASMARA (Intonano insieme) – Meno male che Giorge ‘un è!

COCCA ASMARA e BETTY – Meno male che Giorge ‘un è!

Rientrano Alfonso con la borsa dall’ingresso, e Beppe e Vasco dal giardino.

In scena: Vasco, Beppe, Gemma, Teresa, Betty, Asmara, la Cocca, Alfonso.

ALFONSO – Ho avuto fortuna! L’ho recuperata!

TERESA – La mi’ borsa, bravo! Guarda se ci sono le mi’ scrocche!

VASCO – Ma io l’avevo messa ner baule der prete.

BEPPE – E le ciabatte ‘un c’erano.

COCCA – (La prende, la guarda) La tua era rotta, questa è sana.

ASMARA – Seondo voi si va a giro ‘on le borze rotte?

ALFONSO – Ma, è vero, non è la mia, manca la lacerazione interiore. (La prende, la guarda, poi la posa su un mobile) Evidentemente ci sono due borse identiche e sono state scambiate.

VASCO – Nella borza c’era un buo mi c’entrava ir braccio fino ar gomito.

BEPPE – (Tirandola fuori dal baule) Sarà questa la tua?

ALFONSO – (Prendendola con delicatezza e ammirandola) Sì, sì, è proprio lei. Ma… è vuota! Dove sono i libri? Dov’è finita tutta la fatica di vivere?

VASCO – Ner baule.

Alfonso toglie dal baule i libri e con solennità ricompone la sua opera d’arte.

GEMMA – Allora Teresa, lì, ci sono le tu’ ciabatte!

TERESA – Meno male, l’ho ritrovate! Vasco, me le pilli, le scrocche?

ALFONSO – Vado a mettere al sicuro la mia opera. Lo collocherò insieme all’ultimo mio lavoro in omaggio a Colombina. (Esce dallo studio).

In scena: Vasco, Beppe, Gemma, Teresa, Betty, Asmara, la Cocca.

GEMMA – Sì e Arlecchino!

ASMARA – O, ma ir tu’ marito è fissato ‘or carnevale!

COCCA – Ma anche ar tuo ni garba parecchio mascherassi.

ASMARA – ‘Sa vorresti dì?

VASCO – (Sta frugando nella borsa alla ricerca delle Crocs di Teresa)

Teresa, mi dispiace dittelo, ma le scrocche ‘un ci sono nemmeno vì! C’è un libro solo e anche parecchio vecchiotto. (Lo prende, lo guarda e lo posa sul tavolino da fumo)

BETTY – Oh, my God!

TERESA – Anch’io ‘un godo punto, ciò un mar di piedi ‘un ne posso più!

ASMARA – Betty, dicci subito ‘os’è successo, ‘un la tirà tanto per le lunghe.

GEMMA – Dai, sputa il rospo! ‘Un la fa’ tanto palloccolosa.

BETTY – Del ladro d’incunaboli ancora nessuna traccia.

ASMARA – E questa sarebbe la notiziona?

Rientrano Alfonso dallo studio e Nanni dalla camera.

In scena: Vasco, Beppe, Gemma, Teresa, Betty, Asmara, la Cocca, Nanni, Alfonso.

BETTY – Hanno recuperato, però, la sua borsa. Era finita sotto un’auto in sosta. Sfortunatamente all’interno nessuna traccia del prezioso volume. Solo libri di nessun valore, alcune vecchie videocassette e un paio di ciabatte Crocs.

TERESA – Le mi’ ciabatte, le mi’ ciabatte!                                                                                

GEMMA – Ecco dov’erano finite!

ASMARA – Di siùro il ladro ciaveva una borsa uguale spicciata a quella di Teresa.

ALFONSO - Ed anche alla mia!

TERESA – La mi’ solita fortuna! Ora ditemi voi se il ladro doveva avé una borza uguale alla mia!

VASCO – O bravo Beppe, invece ‘he la borza di Teresa hai preso vella del ladro!

BEPPE – Corpa mia? E tanto ciò inciampato io nella borza. Sei stato te con la tu gamba matta!

VASCO – Sì, ha’ ragione! Butta cinque, vai, sette tuo!

NANNI – Ma allora, quel librone è l’incula… l’incula…!

ALFONSO – L’incunabolo!

BETTY – Oh, my God!

NANNI – ‘Sa c’è ora?

BETTY – L’assicurazione offrirà una ricca ricompensa a chi darà notizie utili al ritrovamento dell’incunabolo. Si parla di una cifra con diversi zeri.

ALFONSO – (Con invidia) Teresa, è fortunata! Sa quante ciabatte si compra con la ricompensa?

TERESA – Ma io stavo bene ‘on quelle vecchie.

BEPPE – Tutto merito mio, sono io ‘he l’ho raccattata!

VASCO – Ah, prima la ‘orpa era mia, ora ir merito sarebbe tuo? E sei poìno guappo.

BEPPE – Hai ragione te, sì. Toh, butta cinque, sette tuo!

COCCA – Se ‘un era per Arfonzo che andava dar portiere…

ASMARA – O, carma un po’ i lavori! La borza vì, ci s’è portata noi!

GEMMA – O, ma vi ‘hetate eh! L’importante è avé preso l’incula… l’incu…

VASCO – La fregatura! (Prende l’incunabolo)

BEPPE – ‘Un sono mai stato tanto ‘ontento d’avé preso una fregatura, come ora!

VASCO – S’è preso propio una bella fregatura, a nostra insaputa!

NANNI – E quell’affare vecchio varrebbe tutti vesti vaìni? Fammelo toccà!

ASMARA – Fammelo toccà anche a me!

COCCA – Fammelo vedé!

GEMMA – Fammelo toccà!

BEPPE –Fammelo vedé!

A soggetto, tutti lo vogliono vedere e toccare.

TUTTI – Ollallé, ollallà, faccelo vedé, faccelo toccà! Ollallà, ollallé, faccelo toccà, faccelo vedé!

ASMARA – Bisogna festeggià! Facciamo un ber brindisi!

ALFONSO – Andiamo tutti in giardino. I calici sono già sul tavolo!

Si avviano in giardino. Nanni mette l’incunabolo nella borsa e la posa per terra tra il divano e il tavolino da fumo.

BETTY – Libiam nei lieti calici che la bellezza infiora…

NANNI – Ma quella ‘un si spenge mai?

Esce anche lui con Betty. Entra Nadia dalla zona notte.

In scena: Nadia.

E’ elegante e tirata a lucido. Ha in mano una borsa uguale a quella dell’incunabolo. Posa la borsa sopra la poltroncina. Guarda la sedia di Van Gogh. Apre la sua borsa alla ricerca di qualcosa, dopo aver estratto un po’ di biancheria trova la sua maglietta bianca. La infila sullo schienale della sedia. Cerca ancora nella borsa, ma non trova quello che cerca. Torna nelle camere lasciando la borsa chiusa sulla poltroncina. Entra Beppe dal giardino.

In scena: Beppe.

BEPPE – E’ mellio mette ar siùro la borza, co’ Arfonzo a giro ‘un si sa mai. (Vede sulla poltroncina la borsa di Nadia) Eccotela vì! (La prende e va verso il giardino)

Entra Vasco dal giardino.

In scena: Beppe e Vasco.

VASCO – Toh! M’hai letto ner penziero! Bravo, portiamola di là con noi, è più siùra. Fidati era un bon’omo…

BEPPE – …’un ti fidà era mellio! Tanto anche la ‘Occa è monchina, l’hai sentita, prima? Guasi, guasi ir merito era suo!

VASCO – Ni garberebbe!

BEPPE – Vieni, prendiamoci vesta bella fregatura!

(Cha, cha, cha della segretaria)

VASCO e BEPPE

Cha, cha, cha, della fregatura

cha, cha, cha del librone che c’arricchirà

cha, cha, cha, della fregatura

cha, cha, cha, che bonito cha, cha, cha.

C’è qui dentro

un librone interessante

che ci frega se è un po’ rotto

in qua e là!

E’ importante che sia raro

e assai prezioso

beccheremo l’assiurazion!

Cha, cha, cha, della fregatura

cha, cha, cha del librone che c’arricchirà.

Cha, cha, cha, della fregatura

cha, cha, cha, che bonito cha, cha, cha.(3 volte)

Escono cantando, ma hanno preso la borsa sbagliata. Rientra Nadia.

In scena: Nadia.

Si dirige alla sedia con in mano il suo grembiule e lo colloca sopra la maglietta, poi infila anche lo spolverino che aveva lasciato sul mobile, a mo’ di testa. Ha l’aria soddisfatta.

NADIA – Ora ‘un è un’opera d’arte, ora è un capolavoro!

Si guarda intorno alla ricerca della sua borsa. Vede quella con l’incunabolo tra le due poltrone e la scambia per la sua. La prende e mentre esce, dal giardino si sentono le voci per il brindisi. Voci fuori scena.

ALFONSO – Per Vasco e Beppe che hanno preso una bella fregatura, ip, ip…

TUTTI – Hurrà! Ip, ip, Hurrà!

Si chiude il sipario sulle note del Cha, cha, cha.

FINE