Chi manciati, Don Gaitano?

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   Chi manciati, Don Gaitano?

Ovvero

 Mariti e buoi  dei …

COMMEDIA DIALETTALE BRILLANTE

IN TRE ATTI

di Giancarlo Buccheri

Personaggi:

Il nonno Don Gaitanu

La nipote Concettina

La nipote Maria

La madre donna Mariannina

Il padre Don Ciccio

Il vicino di casa Don Fefè

Don Caloriu lo spasimante di Maria

Tonio il mezzadro

Don Vincenzo

La cameriera

Il lord inglese

Don Felice Vitale : ‘U carricamorti

La commedia   “Chi manciati, Don Gaitano?” in tre atti,  dove  alcuni dei personaggi portano in scena la caricatura di sé stessi  in   chiave brillante e divertente,  è in realtà un’istantanea del rimpianto! Una immagine della Sicilia, che va dal famoso :   “se vogliamo che tutto rimanga   com’è, è necessario che tutto cambi”, ai giorni nostri.  Con la consapevolezza che   però forse  oggi   è cambiato soltanto ciò che non avrebbe dovuto.  12 i personaggi 8 u e 4 d.   Espressa sia in italiano, che in un dialetto siciliano comprensibile.

  

La scena si svolge nel cortile interno di una casa. Sul cortile si affacciano le finestre di più abitazioni. Vi si potranno disporre vasi e fioriere per ingentilire l’ambiente . Ci saranno anche alcune porte d’ingresso agli appartamenti, vicino alle quali saranno disposte delle sedie intorno ad un tavolino da giardino. Ci saranno appesi al muro vicino alle finestre, aglio, cipolle, dei rametti di alloro e una treccia di peperoncino. Indispensabile un filo per stendere i panni o uno stendibiancheria  .

PRIMO ATTO

Sono in scena il  nonno Don Gaetano ,  la nipote Concettina , la nipote Maria. Il nonno sonnecchia seduto  , le due ragazze chiacchierano.

SCENA PRIMA  Don Gaetano, Don Ciccio, Concettina, Maria, Donna Mariannina.

Concettina: Finalmente, tra qualche giorno finisco i miei studi e potrò darmi da fare per cercare un lavoro.

Maria: Un lavoro!…Come se fosse facile! Se guardi gli annunci su un giornale, non ce n’ è uno dove non ti richiedano esperienza decennale, conoscenza dell’inglese e uso del computer.

Concettina:  Il computer lo so usare, il problema è l’inglese, nonostante tutte le lezioni private!

Maria:   Per parlare  correttamente, ti ci vorrebbe un lungo soggiorno in Inghilterra, solo il contatto diretto con persone che pronunciano le parole in modo perfetto ti aiuterebbe a perfezionare la tua pronuncia.

Concettina: Se riuscissi a convincere papà a lasciarmi andare in Inghilterra, potrei trovare un lavoro in una grande città e vivere la mia vita come desidero. Sono stufa della vita in un  paese dove non succede mai nulla, dove ogni giorno è uguale all’altro.

Maria: Si aspetta,giorno dopo giorno, che accada qualcosa , ma più di qualche stupido pettegolezzo…   La gente  non sa fare altro che   ficcare il naso negli  affari degli altri…anzi direi che questa è l’occupazione principale di tutti.

Concettina: Il tempo nei paesi non passa mai, si vive al rallentatore…Qui il ritmo della vita è rimasto all’epoca del medioevo.

Maria: Certo che, se riuscissi a convincere  papà a lasciarti andarein Inghilterra, cercherei in tutti i modi di venire con te, ma purtroppo la cosa è molto difficile…

Concettina: Che cosa? Vorresti venire con me? Tralasciando le difficoltà nel convincere papà a lasciarci partire, ma con   Calogero come la metteresti….non penso che sarebbe disposto a lasciarti andare!

Maria: Sssh  …parla piano, che qui anche i muri hanno orecchie. Se papà sapesse che me la intendo con   Calogero, altro che partire! Non mi lascerebbe più uscire di casa!

Concettina: Che ti è saltato in mente?…Andarti a mettere con la testa più calda di tutto il paese! con tanti bravi ragazzi che ci sono in giro!...Non riuscirò mai a capirlo!

Maria: Mi sembra di sentire parlare papà . Calogero non è affatto un cattivo ragazzo, a dispetto di quanto dicono tutti è di animo nobile e di sentimenti sinceri….Se tutti lo conoscessero come lo conosco io…

Concettina: In ogni caso, sia per convincere papà a lasciarci partire, sia per convincerlo che Calogero è un bravo ragazzo, ci vorrebbe un alleato, qualcuno di cui papà ha soggezione e nello stesso tempo ascendente e capacità di convinzione …

Concettina: Praticamente  ( indicando il nonno che finge di  dormire ) l’unica persona che ha tutte queste qualità è il nonno. Prima però dobbiamo convincere lui e poi vedrai. Per me  è cosa fatta.

Maria: Convincerlo non sarà difficile, basterà qualche moina e qualche grattatina sotto il collo.

Don Gaetano: (Aprendo un occhio, a bassa voce rivolto al pubblico)  ‘Na rattata sutta u coddu? E chi sugnu attu.?!

Maria: Nonno…nunnuzzu beddu, arrisbigghiativi, li vostri niputeddi v’hannu a diri ‘na cosa…

Don Gaetano: (a voce alta, come se si stesse svegliando in quel momento di soprassalto) Chi è? chi c’è? ..chi successi?…Cu muriu?…chi scappà focu?

Concettina: Sssh.…Piano, parla voce bassa, papà di là sta lavorando!

Maria: Puoi stare tranquillo, non è morto nessuno e non c’è alcun pericolo d’incendio.

Don Gaetano: No, ju lu dicia pirchì s’àvia mortu qualcunu…Ju ci putia dari la me cascia…chi già àvi ‘na para d’anni chi mi l’accattà!  Tannu ci fu ‘n’occasioni:   don Felice Vitale, lu carricamorti,  mi fici un prezzu di favuri,  ma ora ‘unn’àiu nudda ‘ntenzioni di usarla (facendo gesti di scongiuro)…e poi oramai lu modellu è vecchiu,  non è più di moda! (tutto questo viene detto a voce alta alla maniera dei sordi)

(Entra in scena il padre che dalla soglia della porta recita la sua battuta)

Don Ciccio: (si affaccia alla finestra) Ma insomma! Che cos’è tutto questo trambusto?….Parlate a voce bassa: Io devo (alzando il tono della voce)… l.a.v.o.r.a.r.e.  

Don Gaetano: Zittiti, sciamunitu!Si ‘un ti zitti, quannu moru, ‘un ti lassu mancu ‘na lira.  

Don Ciccio: E chista ‘a sacciu! Certu chi d’appressu ‘un ti li po’ purtari.

Don Gaetano:E chista ‘a sacciu puru ju. Viri, però, chi mi nni vaiu di lu nutaru e cambio testamento!

Don Ciccio: Basta! Sono stufo di questa storia, non voglio nulla da voi, preferisco morire di fame, piuttosto che ricevere soldi da voi! (si ritira sbattendo la finestra)

Don Gaetano: Minchia, vostru patri s’incazzò, in ‘taliano si misi a parrari. Ma chi avia po’ di vuciari vostru patri?…Deve lavorare …e pirchì nni lu veni a cunta nuautri?

Maria: Tu lo tratti sempre male, lo minacci sempre che non gli lasci una lira e lui, poverino, si sente  a disagio. Dovresti cambiare atteggiamento nei suoi confronti, così lo mortifichi….e se avessimo bisogno di lui, arrabbiato com’è, poi non ci accontenterebbe.

Concettina: In fin dei conti è sempre tuo figlio!

Don Gaetano: Un figghiu di chissu…ahh, chi soddisfazioni p’un patri.

Maria: …Ma di che vi lamentate, nonno, papà fa quello che può per tirare avanti la famiglia.

Don Gaetano: La famigghia!…Si ‘unn’avissi statu pi miaautru chi avanti, n’avissimu jutu a lu ‘narrè comu lu curdaru. Beddu travagghiu si sciglì to’ patri…s’assetta e scrivi….Chi minchia scrivi non l’ho mai caputo!

Maria: Scrive le sue emozioni, mette su carta le sensazioni. Scrive articoli, romanzi e commedie.

Don Gaetano: Articoli ? A li me’ tempi l’articoli eranu lu, la, lie carta… mancu c’era chidda igienica…ora siamo diventati moderni.   ‘Na bella zappa , quannu era nicu, ci avia accattari, autru chi sturiari. Lu pani veni di lu suduri…assittati cu ‘na penna ‘n manu ‘un si sura!

Maria: … Ma come, nonno, non sei contento che tuo figlio è un intellettuale?

Don Gaetano: Intellettuale? Vostru patri è un intellettuale? Ah…no! Non signori! Si mi diciti che vostro patri è un intellettuale, lo disereredo pi veru…Si mi diciti che è un artista magari, magari… questo lo posso accettare…Quannu era picciottu, puru iu mi passava lu tempu a scriviri puisii in siciliano, era lu me passatempu preferitu!

Concettina: Anche tu un artista!? Nonno , ma perché non ci hai mai detto niente di questa tua passione?

Don Gaetano: E chi v’avia a diri? La puisia unu l’àvi ‘intra lu cori, quannu  unu po’ la recita, addiventa sulu paroli e li paroli ‘un sempri su’ sufficienti a spiegari li to’ emozioni!

Maria:…Ma chi l’avrebbe mai detto, che anche tu, come papà, hai l’animo di un artista!

Don Gaetano: ‘Un à dittu ma’ nenti p’un darici ‘sta soddisfazioni a vostru patri!

Concettina: Comunque, non ci hai ancora spiegato che cosa hai contro gli intellettuali! Per me artista o intellettuale   più o meno sono la stessa cosa! Ma questo non è tanto importante ….Noi abbiamo da risolvere un problema e solo tu puoi aiutarci..

Don Gaetano: Non è importante? Importantissimo è…Du  vostru problema ddopu nnì parramu…Pirchìautru chi la stessa cosa ! Du’ cosi completamente diverse sono! Gli intellettuali sono tutti uguali , quelli di Roma, quelli di Palermo, quelli di questo minchia di paese. Gli intellettuali pensano solo a celebrare sé stessi. Si riuniscono in club esclusivi, esclusivi perché nessuno ci vuole entrare in questo minchia di club , nel senso  che solo un testa di ….

Maria:… Abbiamo capito, non c’è bisogno che precisi la parola , continua!

Don Gaetano: Ah… la capistivu la parola che volevo dire?Me ne compiaccio, persone intelligenti siete…Stava dicennu…che nemmeno una testa di ..dda parola chi capistivu… può desiderare di entrare nei loro fottutissimi club, che uno per sbaglio se ci finisce dentro in una delle loro riunioni  del… dda parola chi capistivu prima…, si rompe i santissimi a sentire le minchiate che ci escono di bocca. Questo sono gli intellettuali!

Concettina: …Ma cosa dici nonno? Sei troppo severo nel tuo giudizio, io ho sempre pensato che queste persone così colte, che si sanno esprimere con un linguaggio così sofisticato,  siano da invidiare per queste loro capacità. A volte mi piacerebbe partecipare ad una delle loro riunioni….ma poi capisco benissimo che un’ignorante come me non potrebbe aprire bocca senza rischiare di fare una figuraccia!

Don Gaetano: …Ma chi va’ dicennu  ? Ha sapiri cheio, per sbaglio, qualche volta, mi ci sono trovato dentro   a una di queste riunioni e ancora, quannu ci penso, mi vengono i movimenti peristaltici dell’intestino sconnessi, che  il mangiare digerito non sa che pesci pigliare , non sa se  tornare indietro e trasformarsi in vomito , o se proseguire per la retta via cioè… Lassamu perdiri va’   .

Maria:…Di sorpresa in sorpresa, anche tu hai fatto parte di uno di quei clubesclusivi dove si “respira” cultura e arte.

Don Gaetano: Cultura e arti!? Arti e cultura? …Ma quali arti?!…quali cultura!?… Autru chi cultura, autru chi arti, gente pericolosa è!  

Concettina: Come al solito esageri nelle tue valutazioni!

Don Gaetano: ‘Unn esagero affatto, gente pericolosa è!I più pericolosi sono quelli che si sentono artisti, già perché quasi tutti gli intellettuali pensano di essere pure artisti, ’n mezzo ci puoi trovare  quello che scrive poesie  chi mancu li cani le vogliono  sentire,  anche se li attiri con un osso pieno di carne, eppure poi tutti gli altri ci abbattono le mani  come se avessero sentito una lirica del Leopardi. Certo la battuta di mani è d’obbligo, perchè poi ognuno a turno sfodera le proprie minchiate e   pure lui vuole abbattute le mani !

Concettina: Cerca di capire, è normale che sia così…cosa dovrebbero fare, secondo te, tirarsi pomodori marci alla fine di ogni poesia?

Don Gaetano: Pumaroru marci? Miii…zzica hai avuto una bella idea…Il peggio è che non ci sono solo poeti, perché nel mezzo ci puoi trovare anche quella che scrive novelle e che non si da per avvinta  che nessuno le vuole nemmeno regalate, e che, quasi, quasi, quando quella ce li vuole regalare, pagherebbero per non avere rotti i “santissimi”. L’unico sistema per liberarsi di tutte quelle copie che cci sono rimaste sullo stommaco è  “darla”  a qualcuno del comune,   in modo che poi il comune che si agghiutti tutte cose, anche le porcate, ne acquista una bella quantità per regalarli agli  ‘stituti religiosi, dove cci sono gli orfanelli che non solo sono  orfanelli, ma pure disgraziati ché si devono per forza leggere tutte quelle stronzate!

Maria: Va bene, se la pensi così, sappiamo bene che niente potrà farti cambiare opinione!

Don Gaetano: Aspetta chi ‘unn’haiu finutu!Cci puoi trovare pure il maestro di musica che dirigge i bambini e che quando dirigge ci sembra di essere Bethoven, che se dovesse lui, Bethoven sentire quella scena disgustosa, si arricrìassi per la gioia di essere sordo.

Concettina: Adesso basta, hai dimenticato che abbiamo da risolvere un problema…lasciamo perdere tutti questi discorsi…tanto..

Don Gaetano: Un minutu sulu chi staiu finennu… Ciì puoi trovare nel mezzo il giorna lista della televisione locale che ci pare che è Montanello, ma che, quando trasmette le notizie, ti arriduce in uno stato di sonnolenza, come se ti avessero morsicato uno sciame sano, sano, di mosche tsze tsze, con tutte le sue incidentali… di dda parola chi capistivu prima.. , mi dispiace che io a questo sotto specie di Montanello,   quando lui si trovava in difficoltà e ci volevano chiudere le mittente, ci ho fatto una s’offerta

Concettina: Si dice offerta, nonno!

Don Gaetano: Lo so che si dice offerta, ma iu ci l’ho data con una certa sofferenza, e  lui se l’è ammuccata come se fossero caramelle, senza nemmeno dire grazie…

Maria: Va bene, abbiamo capito,  quella degli intellettuali è una categoria che non ti va a genio!

Don Gaetano: Certo che non mi va a genio, perché purtroppamente gli intellettuali questo sono, sono esseri  disgustosamente pieni di sé come le “Oloturia Tubulosa “ , che sono piene d’acqua di mare che non si vogliono sgonfiare, quasi, quasi, nemmeno quando le tiri a secco e stanno per morire.

Concettina: Nonno, che cosa sono le “Oloturia tubulosa” ?

Don Gaetano: Dicesi oloturia tubulosa: animale  il cui  nome volgare è “Minchia Marina”!

Concettina: Lasciamo perdere, torniamo a noi, al nostro problema!

Don Gaetano: Vi dissi chedel vostro problema dopo nnì parramu, pi ora lassatimi sbarazzari lu stommacu di chiddu chi à diri sinnò dopu m’acchiana l’acitu!

Maria: Non sei ancora soddisfatto?

Don Gaetano: Soddisfattu? Autru chi soddisfattu…fussi pi mia s’avissi a scriviri ‘na commedia supra ‘st’intellettuali e rappresentarla a teatru…ci fussi di scialari…Quasi, quasi cci dugnu l’idea a vostru patri…ma poi i diritti d’autore a mia li deve dare, sinnò ci rapu la testa comu un granatu.  

Concettina: Va bene, va bene, allora…dai, sbrigati a concludere e  poi pensiamo agli affari nostri…

Don Gaetano: Chi stava dicennu? Ahhh si… Il danno maggiore però è che questi minchia di intellettuali  ci hanno il potere tra le mani  perchè   “leccano”  al sistema, sia che questo è di destra o che è di sinistra ca, per non sbagliare e fare contenti a tutti, loro ce lo leccano preciso nel centro, e così ccì possono avere  la possibilità di fare e sfare quello che più ccì aggrada, di levare di ‘mezzo e di mettere ‘nmezzo quello che più ccì pare sempre però per compiacere tutti questi politici igno.. ..oranti  , che io una volta ci ho letto una cosa a uno di questi, che c’erano tanti orrori che io, pure che ne faccio una spasella sana di orrori,  al confronto  Alessandro Manzoni sono!

Maria: Hai finito?

Don Gaetano:Che vi credete chi cca ccì sono solo questi di  intellettuali?  Nooo  cce n’è di più assaissimodipiù, ma mi sono rotto i santissimi a parlare di loro e a perdere tutto questo tempo per tutte queste teste di minchia che si sentono i mammasantissimadellacultura. Se  mi capita l’occasione, un’autravotacheciòisantissimigirati, ve li presento tuttiadunoaduno e vi faccio  accanoscere pure tutte le loro marachelle!  

 

Maria: Lasciamo perdere questi discorsi, noi abbiamo bisogno del tuo aiuto!

Concettina: (gli si avvicina e incomincia a solleticarlo sotto il mento) Nunnuzzu…nunnuzzu beddu…

Don Gaetano: (fa le fusa, e il verso del gatto) Miau…Miau.. Chi vuliti? …Quannu m’allisciati, po’ di sicuru m’addumannati cosa!

Concettina: Ma cosa dici, nonno? Noi non faremmo mai una cosa del genere!

Maria: Se pensi questo di noi…le tue adorate nipotine.

Don Gaetano: Finitila di babbiari, chi vi pari chi sugnu scimunitu? Prima,  mentri viatri  parravavu, ju ‘ntisi tutti cosi…Pi la verità alcuni ‘un li capì tantu boni,  ma sacciu sulu chi li signori chi vivono in città addiventanu malati di nervosismo e si vennu a rilassari ‘ncampagna…e viatri, ‘nveci, chi aviti la fortuna di starici ‘n campagna, vi nni vuliti jri n’città. E’ propriu veru la genti ‘unn’è ma’ cuntenta di chiddu chi àvi.

Concettina: Sì, ma qui il ritmo della vita è troppo lento per un giovane…E poi non c’è lavoro, e oggi, per mettere su famiglia, occorre che anche la donna contribuisca al bilancio familiare.

Don Gaetano: E’ inutili…Tutti li stessi li picciotti, vivete cu la testa ‘nta l’aria e vuliti curriri…curriri, e ‘un v’addunati chi lu tempu passa e currennu unu ‘un po’ apprrezzari nenti di la vita. Cca ‘n campagna la vita àvi chiù sensu e, puru si a rilento, ogni cosa  àvi lu so’ tempu   …..

Maria: Comunque noi abbiamo l’esigenza di imparare a parlare l’inglese e tu devi prometterci che ci aiuterai a convincere papà!

Concettina : Sì, nunnuzzu, promettini chi n’aiuti. Lu papà senti sulu a tia e se non ci aiuti tu…non abbiamo speranze!

Don Gaetano: D’unni e quannu?! ’Un si nni parra pi nenti, ‘sta partuta a mia ‘un mi piaci. E po’ ju avissi a ristari cca, sulu, cu ddu lubbiuni di vostru patri e dda ‘nchiappastaddi di vostra matri? Megghiu moriri!

Concettina: Ma si tratta di partire solo per alcuni mesi! Torneremo prestissimo! Non ti accorgerai nemmeno della nostra assenza!

Don Gaetano: Mi ‘nnaddugnu e comu! Li niputi unu li voli beni chiossà di li figghi! E po’ cu mi ratta sutta lu coddu?  To pà….!?

Maria: (grattandolo sotto il mento) Vuol dire che prima di partire ti faremo un trattamento preventivo, ti gratteremo per un giorno intero.

Don Gaetano: Mai Maria, mi vuliti fari affacciari li chiai? (piaghe). …E va beni…va beni,  abbasta chi la finiti di lisciarimi. Sulu chi m’aviti a lassari lu tempu di sturiari  lu sistema  p’un farici diri di no!

Concettina: Grazie, nunnuzzu, lu sapia chi n’accuntitavi! Sei il nonno più bello del mondo!

(il nonno si atteggia dandosi marcatamente delle arie)

Don Gaetano: Beddu ?…Bellissimo!

Concettina: Noi ce ne andiamo, ti lasciamo ai tuoi affari, però mi raccomando: ricordati che ci hai fatto una promessa!  

Don Gaetano: ‘Un vi preoccupatiora ci accuminciu a pinsari, consideratela cosa fatta, ci pensu iu .

 

Maria: Ciao, nunnuzzu! (rientrano in casa)

SCENA  SECONDA   Don Gaetano e Donna Mariannina,  Don Fefè… Tonio

(Entra in scena Donna Mariannina dall’ingresso del cortile comune con due borse della spesa, da cui fanno capolino diversi mazzi di verdura.)

Donna Mariannina: Ivhii…bedda matriSta vinennu Toniu, lu viddanu,    pi fari li cunti di la ricota di lu frumentu!

Don Gaetano:  (rivolto al pubblico) Ora, appena arriva  ‘stu babbuinu, nni facemu du’ risati!

 

Donna Mariannina: Ivhii…bedda matri…chi cavuru, (posa i sacchi della spesa sul tavolino, si siede, prende dalla borsa un  piccolo ventaglio che   incomincia ad agitare nervosamente)        

Don Gaetano:  Cauru?  …Ma quali cauru?…Ca c’è un friscu di Paraddisu…a la Svizzera mi pari di essiri.     

Donna Mariannina: Ivhiibedda matri!   Autru chi Sguizzera, haiu li peri chi mi vugghinu  ( si toglie le scarpe, muove le dita dei piedi…se li soffia con il ventaglio )

Don Gaetano:  Finiscila di sciusciari, Mariannì, sta’ affitennu un curtigghiu!

Donna Mariannina: Ivhiibedda matri!   …Ma qualiaffetiri e affetiri?…Io i piedi profumati ce l’ho, profumatissimi…Se non ci credete, venite qui ad annusare.

Don Fefè: (si affaccia alla finestra)Donna Mariannina, siete voi che avete diffuso questo profumo celestiale nell’aria?....

Don Gaetano:  Profumu?  Don Fetè, autru chi profumu…chistu fetu  di peri è!

Don Fefè: Don Gaetano, vi ripeto per l’ennesima volta che il mio nome èDon Fefè e non Don Fetè!

Donna Mariannina: Ivhii…bedda matri!E’ profumo di zagara, il mio profumo preferito. Don Fefè,  vi prego di scusare a mio suocero, ma poverino lui non ci ha colpa che continua a storpiarvi il nome, è lu ciriveddu che non gli funziona più tanto bene.

Don Gaetano:  (rivolto al pubblico) Mizzica, veru è, lu ciriveddu l’haiu affumatu, ‘un mi funziona cchiù! C’è na cosa di bonu però … finalmente  a la me’ età  pozzu diri tuttu chiddu chi mi passa pi la testa…

Don Fefè: Vedo che siete stata a fare spesa! Siete diventati vegetariani? Tutta quella verdura…?!

Donna Mariannina: Tutta questa verdura è per mantenera una  dieta mediterranea…Non le seguite le notizie dei dottori in televisione?

Don Fefè:  Le seguo, però mi sono arrivate altre notizie, non televisive, che a quanto pare  rispondono a verità!

Don Gaetano: Di quali notizi iti parrannu?   

Don Fefè:  Don Gaetano,dopo ne parliamo…per ora sbrigatevi gli affari vostri con il mezzadro…Vi saluto, Donna Mariannina…

(dall’ingresso del cortile entra in scena Tonio il mezzadro)

Donna Mariannina: Vi saluto pure io, Don Fefè.  ( Don Fefè si ritira e socchiude la finestra) Iu mi nni trasu a preparari…vossia si spidugghiassi l’affari so’ cu Toniu….mi raccumannu, ‘un si facissi pigghiari pi fissa di stu ‘mbriacuni…

Don Gaetano:      A mia  ‘un m’ha pigghiatu mai nuddu pi fissa…

Donna Mariannina: Ivhii…bedda matri!   Comu siti permalusu (prende i sacchetti della spesa e rientra in casa)

Tonio: (Tonio nel frattempo si è avvicinato ed è rimasto con la coppola in mano in attesa di poterparlare) Voscenza  binirici, io fossi quane pirchì è ura di fari li cunta di la ricota di lu frumentu. Voscenza è disponibilo?

Don Gaetano: Disponibilo? Disponibilissimo! Prima però m’ha diri ‘na cosa: ‘unn’è chi, prima di veniri cca, ti’nn’jsti a la taverna?  Pirchì li cunta è megghiu chi li facemu quannu ‘un si ‘mbriacu.

Tonio: A la taverna ci fu, ma picca vippi!

Don Gaetano: Li to picca li sacciu, perlomenu ti nni vivisti un carrateddu!

Tonio: Ma lu vino fa beni..lu dicinu puru li duttura…un bicchieri di vino ai pasti facilita la digestioni, impedisce chi po’ lu mangiari t’acchiana e ti scinni! Contiene sostanzie miracolose pi la saluti! Ora ju dicu , e ju ‘un sugnu dutturi…si un biccheri fa beni, dui fannu bbeni chiossà e trene ancora megghiu! A tale propositu mmi veni ‘menti ‘na storia, chi mi capitau, chi vi vulissi cuntari.    

Il nonno : E cuntala, pirchì li cunti è megghiu chi li facemu ‘n’autra vota.

Tonio : La mia mogliera l’autru  jornu m’attruvà cu l’occhi sbutati e cu la panza abbuttata, la mischina si scantà…ma si scantà tantu, chi chiamà   di bottu lu dutturi, cridennu chi ju era  malatu.

Don Gaetano: Sì… malatu, ‘sà quantu vinu t’avii vivutu! …

Tonio:  Iddu ‘un mi dissi nenti…Ju appena rapì l’occhi, cci dissi: signor medicu, mi sentu un gran duluri, la testa comu un cimulu, la casa gira ‘ntunnu, li cannarozzi umiti, la panza chi mi sbutta.

Don Gaetano: E…chi ti dissi lu dutturi?

Tonio:  Nenti, mi visitau ‘nta lu pettu e‘nta lu schino, e dopu lu medicu  jccau ‘na bafara:

forsi vivistivu vinu? Gnurnò, ju sugnu astemiu,   mi nni potti viviri du jta intra ‘n brigliolu

Don Gaetano: Astemiu!? Pezzu di gran facciolu!

Tonio:  Allura lu dutturi mi dissi: ddocu ci vonnu pinnuli, pinnuli pi sudari, e poi ancora di seguitu, catapasimi a mettiri e a livari.

Don Gaetano: Lu  medicu avia a essiri chiù ‘mbriacu di tia p’‘un capiri chi t’avii pigghiatu   ‘na sbornia potenti!     Pezzu di scimunitu, à sapiri chi qualsiasi cosa mangiata o vivuta a spropositu    fa mali…’un s’àvi esagerari cu nenti . Lu picca fa bbeni, l’assa’ assuverchia!

Tonio : Ma ju ‘un mancià nenti, vippi e dopu chi vippi mi passaru tutti li dulura e mi scurdà puru a me’ mugghieri…Hannu raggiuni li duttura: il vino esti miracoloso …Si lu vivi puru lu parrinu quannu dici la missa, pirchì ‘un mi l’avissi a viviri ju?

Don Gaetano: Toniu, vattinni a la casa chi li cunta li facemu dumani!

Tonio : E ‘un m’offriti nenti? Mancu lu solitu bicchieri di vinu?

Don Gaetano: Autru chi vinu…’na limonata ti possu offrire, almeno diggirisci tuttu lu vinu chi ti vivisti.

Tonio : Limonata? E chi mi nn’à fari di ‘na limonata…? Peggio jè,   mi metti siti e a mia l’acqua  ‘un mi piaci…. E  po’   la limonata accattata  fa mali, c’è “assenza” di lumii

Don Gaetano: Assenza?  Essenza!

Tonio : Essenza? No ca quali essenza,  assenza! Sì, assenza! Li lumii mancanu completamenti!

Il nonno: Vattinni va’ , vattinni a la casa, pi li cunti     po’ si viri. …E torna quannu ‘un si’ vivutu!

Tonio : (Tonio esce di scena) Voscenza binirici.

Don Gaetano: …Ma tu viri ‘stu ……mbriacuni..

SCENA TERZA   Don Fefè, Don Gaetano

Don Fefè: (Si riaffaccia alla  finestra)  (a voce alta)  Avete disbrigato gli affari vostri ?     

Don Gaetano: Pirchì vuciati?…Chi vi pari chi sugnu surdu? Li ho quasi disbrigati.

Don Fefè: Oggi a pranzo,a quanto pare,vi aspetta un bel menù a base di verdura.

Don Gaetano: E voi come lo sapete?…

Don Fefè:  Don Gaetà, chi facistivu… già vi lu scurdastivu che vitti la spisa chi fici vostra nora?

Don Gaetano:No! ‘Un mi lu scurdà …mi l’avissi vulutu scurdari,  mapacenza, la verdura fa bene..e oggi m’attocca  .. (facendo segno con la mano con indice e pollice aperti)   Nirvia (indivia)

Don Fefè: Allura veru è chi vi mittistivu a dieta? 

Don Gaetano:Mizzica, ma na ‘stù paisi uno ‘un po’ fari un piritu che già tutti lu sannu . Vistu chi sapiti chiddu chi manciu oggi…si vi mittiti a favuri di ventu, vi fazzu sentiri puru chi mancià aeri sira!

Don Fefè: Ehh… comu siti permalosu, la mè ‘unn’è curiosità, mi stavo solo interessando di la vostra saluti!

Don Gaetano:Sì, mi lu ‘mmagginu…Ma mi la livassi vossia ‘na curiosità: cu vi lu dissi chi lu dutturi mi misi a dieta? Sono queste le notizie non televisive di cui parlavate poco fa?

Don Fefè: Proprio queste, Don Gaetano, che volete… il paese è piccolo.

Don Gaetano: E la genti mormora…ma putissi sapiri cu minchia è chi si pigghia lu me’ pinseri?

Don Fefè: Nenti, parrannu, parrannu, lu disursu satà fora!

Don Gaetano:Parrannu, parrannu cu ccu?

Don Fefè: Parrannu, parrannu cu donna Carmela!

Don Gaetano:E a donna Carmela cu ci lu dissi ?

Don Fefè: Lu fruttivendulu!

Don Gaetano:Eh a lu fruttivendulu cu ci lu dissi?

Don Fefè: Ehh.. comu siti accussì curiusu!

Don Gaetano:Ah lu curiusu fussi ju?  Già, certu, sugnu curiusu di l’affari me’.

Don Fefè: ‘Nsumma donna Carmela ci vitti fari la spisa a so’ nora  e vitti chi accattà un saccu di verdura, frutta, ‘nsalata e lu fruttivendolo ci addumannà a so’ nora cu si l’avia a manciari tutta   gran putenza di verdura.

Don Gaetano:Ho capito, fu dda babba di me’ nora a diri a tutti l’affari me’!

Don Fefè: E ora comu faciti a manciari sulu verdura? Abituatu a manciari carni comu un liuni ‘unn’è chi ora addivintati pecora?

Don Gaetano:Nooo! Ca quali pecora …al massimo addiventu beccu…accussì vi possu mettiri ‘na bella ‘ncurnata na lu vintitrì!

Don Fefè: Ihh…comu siti permalusu, ma permalusu o ‘un permalusu vi dovete rassegnare, visto che avete il polistirolo autu!

Don Gaetano:Minchia ! Puru li risultati di l’analisi sapiti?

Don Fefè: Tutto sacciu!

Don Gaetano:Certu chi sapiti tuttu: sieteun principe!

Don Fefè: Un principe? E chi veni a diri? Chi su’ li vostri  problemi di ciriveddu?

Don Gaetano:No lu ciriveddu na ‘stu momentu appostu è ,  sulu dda  jusu haiu (si guarda in basso sconsolato) qualche problema!

Don Fefè: E allura chi ci trasi diri chi sugnu un principi?

Don Gaetano:Ci trasi, ci trasi. Pirchì siti lu principi di li curtigghiari!

Don Fefè: Ju sugnu curtigghiaru, ma possu manciari tutti cosi , vui  ’nveci un putiti manciari nenti!

Don Gaetano: (a bassa voce rivolto al pubblico) Figghiu di bona matri, s’addiverti cu li me svinturi!

Don Fefè:Non ho sentuto quello che avete detto!

Don Gaetano:Nenti, nenti.. dicia …c’è cu pô e cu ‘un pô. Beato voi, chi putiti manciari tutti cosi e ‘un vi veni nenti!

Don Fefè:Bravo, vi dovete rassegnare! Sinnò vi pô veniri un ipsus! E se non vi viene un ipsus, vi  acchiana la pressioni.  (il nonno nel frattempo fa gesti di scongiuro) Tinto… tinto… un dolori di stommaco non ve lo leva nessuno.

Don Gaetano:Grazie, vi ringrazio dell’interessamento supra la me’ saluti!

Don Fefè: Io invece, carissimo Don Gaitanu, oggi mi   ammucco un bello piatto di bucatino ingriddo con la sparacellata per primo.

Don Gaetano:Bravu!E pi secunnu?

Don Fefè: Pi secunnu,  mi ammucco una spasella discurmi allinguati e panati accompagnati con una bella fetta di pani di casa cotto nel forno a legna. Sopra ci metto una caraffa di vino bianco sfuso ammiscato con il chinotto.

Don Gaetano:Non vi sembra di ‘sagerare?

Don Fefè: No! ca quali ‘sagerare, questo è niente, ieri sera mi sono calato uno spillongo di maiale al suco con due mafalde sane, e pi frutta una trentina di attuppaculo di Santa Margherita che di mucca non si potevano levare

Don Gaetano:(ad alta voce)  Di ‘mucca non si potevano levare? (a bassa voce rivolto al pubblico) Pezzu di manciuni..ti vogghiu a ura di levaritilli  di ‘nculo.  

Don Fefè: Sì, accussì duci non ne avevo mai manciato!

Don Gaetano:E dolore di stommaco non ne avete avuto?

Don Fefè: Ca quali dolore di stommaco, solo un poco di  ‘morroidi sciute di fuori per jri a cesso ‘stamatina

Don Gaetano:A propositu di culu, prima chi vi nni trasiti a manciari, vi vulia addumannari ‘na cosa, ma ‘sti mutanni di lana stinnuti ca fora li vostri su’?

Don Fefè: Pirchì? E’ vietato stenniri mutanni?

Don Gaetano:No, ca quali vietato, ognunu a la so’ casa fa chiddru chi ci pari!

Don Fefè: E allura?

Don Gaetano:Allura , nenti! Mi sembra un articolo di grande qualità! Dove le avete comprate? Chi mi nni vulissi accattari un paru puru ju!

Don Fefè:Ahh, queste mutande speciali sono, pi accattalli ci vonnu li picciuli!

Don Gaetano:Su questo non avevo dubbi! Ma non vi preoccupate, se costano care, l’accattu a cambiali!

Don Fefè:Pensate, pesano solo centosettanta grammi…e tengono fresco che non lo potete immaginare!

Don Gaetano:Sì, ma ancora non mi avete detto dove le avete comprate!

Don Fefè: In centro, le ho comprate in centro, nel migliore negozio di Palermo, dove si servono i nobili! Scusate, ma il desinare è pronto, vi devo lasciare!     

Don Gaetano:: Prima che ve ne entrate vi volevo manifestare tutta la mia grattitudine (si gratta in modo appariscente il cavallo dei pantaloni)  per avermi confidato dove avete comprato le mutande!

Don Fefè: Non mi dovete ringraziare di nulla , persone civili siamo, e poi tra vicini dicasa… Vi saluto chi s’arrifridda…

Don Gaetano:Vi saluto pure ju, statemi bene, e buon appetito!

Don Fefè: Grazie, non vi dico se volete favorire perché so che siete a dieta, vi riverisco. … (Chiude la finestra e sparisce di scena)

SCENA QUARTA   Don Gaetano, Don Ciccio, Concettina, Maria

Don Gaetano:Figghiu di bona matri, ora ti lu fazzu arrifriscari ju! Per grattitudine (si gratta il solito posto) ti fazzu fari ‘na cura contro li ‘morroidi che difficilmente ti la scordi….(prende un peperoncino dalla treccia appesa al muro) Senza bisogno di leggere la posologia… la dose è a volontà . (mette in luce il fondo delle mutande e incomincia a strofinare il peperoncino là dove andrà a diretto contatto…) Minchia, si li ‘morroidi ‘un ci passanu cu sta cura, ‘natra vota aumentamu la dosi!

E ora pinsamu comu risolvere il problema delle mie nipotine…mizzica …li viristivu..(Si rivolge al pubblico) due bamboline sono, e comu cci putia diri di no…Ora però va’ spidugghia ‘sta matassa…(pensando)  Certu chi si putissi…nooo….e pirchì nooo…siiiì, si pô puru fari…accussì m’addivertu…(gridando) Cuncittina….Maria…(Entrano in scena le due ragazze, ma si affaccia alla finestra anche il padre)

Don Ciccio: (dalla finestra)Ma insomma che cosa avete da urlare!

Don Gaetano:E cu è chi vucia?A mia mi pari chi tu vucii chiossà di mia. …Ma po’ cu ti chiamà? (con atteggiamento femminile) Chi ti chiami Cuncittina tu? Chi ti chiami Maria? Iu a li to’ figghi chiamà, no a tia!

Don Ciccio: Basta, non ne posso più! (chiudendo la finestra)

Concettina: (Entrano in scena uscendo dalla porta d’ingresso dell’appartamento) Chi c’è, nunnuzzu?

Don Gaetano:Tutto apposto è,vi putiti preparari li valigi per l’Inghilterra…, però mi dovete promettere che …

Maria: Sì! Sì! Tutto quello che vuoi ti promettiamo …Che stiamo attente…che ti scriviamo…che facciamo le brave…

Don Gaetano:Ecco, allora…pinsannu…pinsannu mi vinni un’ idea…Voi lo conoscete a Don  Caloriu’…!? Avi ‘na tinta reputazioni…ma iu lu canusciu megghiu di tutti, un sulu è  picciottu bonu e…travagghiaturi…, ma si fira scriviri quasi, quasi, megghiu di vostru patri! Sulu chi ‘un si lassa passari na “musca supra lu nasu” !

Concettina: Come fai a sapere che scrive meglio di papà, se non hai mai voluto leggere niente di quello che scrive papà?

Don Gaetano:Iu   a Caloriu lu vitti crisciri, era amicu di so’ pà, e quannu so’ pà morsi l’aiutà a finiri li studi…Persona intelligente e sensibile è !

Maria: Ancora però non hai risposto alla domanda!

Don Gaetano:Quali dumanna?

Concettina: Come fai a sapere che scrive meglio di papà?

Don Gaetano:Mi lu ‘mmagginu!

Maria: Sei il solito imbroglione, ma a noi non la fai, sappiamo benissimo che di nascosto ti fai le fotocopie dei lavori di papà, e che ti chiudi  in bagno a leggere tutto quello che scrive!

Don Gaetano:Ah lu sapiti?... Ma chiddu chi ‘un sapiti è chi iu àiu un amicu a Roma e tutti li travagghi di vostru patri cci l’àiu mannatu pi viriri  di fariccilli pubblicari ….ma ancora …nenti

Maria: Sei il solito, con te non si sa mai quello che pensi veramente. Hai sempre detto che il lavoro che fa papà non ti piaceva e che avresti preferito che fosse venuto a lavorare  in campagna con te!

Don Gaetano:P’addivintari vecchiu prima di lu tempu comu a mmia? Lu travagghiu ‘ncampagna è duru, abbastà chi mi la ruppi iu la carina! (la schiena)

Maria: …Ma allora perché lo torturi sempre?

Don Gaetano:Pi fallu crisciri!

Maria: Altro che crescere, così lo fai imbestialire. Comunque lasciamo perdere, non ci hai detto che cosa c’entra Don Calogero con il nostro problema!

Don Gaetano:Si putissi…

Concettina: Si putissi?

Maria: Si putissi?

Don Gaetano:Si putissi…Calma…calma! V’’u staiu dicennu. Si putissi farici cridiri a vostru patri chi Don Caloriu “allustra” cu una di viautri!

Concettina: …Ma come ti è venuta in  mente una cosa del genere?

Maria: E’ una pazzia…Papà si arrabbierebbe!

Concettina: Altro che Inghilterra…non ci farebbe più uscire di casa!

Don Gaetano:E ddocu vi sbagghiati, pirchì a questo punto….modestia a parte…entro in “scena iu” e convinciu vostru patri chi è megghiu chi v’allontanati ….Comu dici la canzuni …: la lontananza…sai…

Maria: Però…forse hai ragione, forse non è poi così male come idea!

Concettina: Sì! …ma come si fa a convincere papà che Don Calogero amoreggia con una di noi?

Maria: E poi bisogna mettere al corrente anche Don Calogero, non si sa mai, papà potrebbe reagire in modo, come al solito, esagerato.

Don Gaetano:Nenti, e chi ci voli, ‘un ci voli nenti, basta chi ci dicu a don Caloriu chi ogni jornu a un certu orariu si fa vidiri  ca nta lu curtigghiu a passiari…anzi cci dicu d’accuminciari oggi stessu, po’ mentri chi iddu è cca, chiamu a ddu curtigghiaru di don Fefè e cci mettu sta puci nta l’oricchia….putiti stari sicuri chi chiddu dopu deci minuti cci lu va cunta a vostru patri.

Non vi preoccupate, penzu iu a tuttu…lassati fari a mia…organizzu tuttu iu..cci parru iu cu Don Caloriu, amici semu.   Si siti d’accordu,  cci vaiu   subitu .

Concettina: Se pensi che questa sia la soluzione migliore per risolvere il problema…siamo d’accordissimo!

Don Gaetano:Bonu…allura vaiu! (si allontana ed esce di scena dall’ingresso del cortile comune)

Concettina: Ma tu guarda cosa si è andato ad inventare…sembra quasi che lo sapesse che tu e Calogero ve la intendete..

Maria:   Shhh! Parla piano…se papà ti sente, sono guai…

Concettina:  E perché, non è quello che vogliamo?

 

Concettina: Sarà difficile che il nonno riesca a convincere papà…ma anche se  ci riuscisse, rimane sempre il problema di Calogero, bisognerà convincere anche lui a lasciarti partire.

Maria:   Non preoccuparti di questo,basterà che gli faccia capire che questa partenza è importanteper il nostro futuro…

Don Fefè: (si affaccia alla finestra e interloquisce con le due ragazze)      Gentilissime signorine, buon giorno, ci sono novità? Avete trovato lavoro?

Maria: Purtroppo niente di nuovo!

Don Fefè: Oh… quanto  mi dispiace!Sui giornali non avete guardato? Ogni giorno ci sono offerte di lavoro a Palermo! In ogni caso la mia offerta di venire a fare le pulizie a casa mia rimane sempre valida. Certo lo stipendio non sarebbe alto, ma almeno sollevereste un po’ vostro padre!

Concettina: Potete stare tranquillo, che papà per il solo fatto di averci in casa è sollevato, anzi sollevatissimo…

 Don Fefè: Con la mia offerta non volevo offendervi, cercavo solo di essere d’aiuto…so bene che le signorine meriterebbero ben altro…ma in mancanza di meglio io sono sempre a disposizione.

Chiude il sipario, fine del primo atto

SECONDO ATTO

(sono ancora in scena le due ragazze e don Fefè)

SCENA QUINTA  Don Felice, Don Fefè, Concettina, Maria, Don Gaetano, Don Caloriu, Don Ciccio

Don Felice: (entra in scena dalla stradella che dà nel cortile) Buongiorno a tutti …uehhi.. Don Fefè, tutto bene?…La salute è apposto? Quando dite voi, vi faccio vedere le novità che mi sono arrivate sul catalogo!

Don Fefè: …Ma quali novità!? …Le vostre novità esclusivamente per voi ve le dovete tenere. L’articolo che vendete non mi interessa. (facendo gesti di scongiuro) I cappotti di legno che vendete,   freddo tengono ( ritira le mutande stese al filo teso sul davanzale )  e a me, come vedete, piacciono le cose morbide e calde. 

Don Felice: Mi dispiace dirvelo, ma sbagliate, se comprate ora, vi faccio uno prezzo di favore….senza contare che poi il prezzo lo potete pagare… a rate e se morite prima che finite di pagare, le rate che rimangono vi vengono abbuonate…insomma… la cascia è vostra appena la scegliete. Ricordate che io mi chiamo Don Felice Vitale e voglio vedere i miei clienti tutti contenti, felici e vitali… come me!

Concettina: Don Fefè, l’offerta   vantaggiosa è…Compratevi la cascia in vivenza chè jella non ne porta, anzi  la vita allunga.

Don Felice: Non solo allunga la vita, ma vi dò la garanzia…soddisfatti o rimborsati. Se a un certo punto non vi piace più, perché volete qualcosa di meglio, potete cambiare modello. Per esempio Don Gaitanu ha già cambiato modello tre volte e sempre con una più bella. …   

Don Fefè: (sempre con le mutande in mano, che agita nervosamente  a mezz’ aria)…E ‘sta cascia secondo voi dove la dovrei tenere? Sutta lu lettu?

Don Felice: Nooo, ca quali sotto il letto?…Vi la tengnu io a deposito. Approfittate oggi!   E’arrivato il nuovo catalogo…sono sicuro che  Don Gaitanu si sceglierà la quarta cascia….Non solo…lo sapete come si dice…a pagare e morire c’è sempre tempo: voi comprate ora e iniziate a pagare fra sei mesi.

Maria: Sì , ma il nonno non c’è…mi sa che dovrete tornare più tardi!

Don Felice: Visto che Don Gaitanu non c’è, perché non venite a vedere il catalogo? (sempre rivolto a Don Fefè)  Per guardare… non si paga nulla!

Don Gaetano:Don Gaitanu qua è! (rientra in scena dall’entrata al cortile)  (fregandosi le mani) Don Felice, quale piacere…a che debbo l’onore di questa visita?

Don Felice: Carissimo Don Gaitanu…ci sono grosse novità! E’ arrivato il nuovo catalogo…ci sono modelli con tutti gli optional…pure il telefonino…in caso di morte apparente… e le finiture di una bellezza…e di una comodità che farebbero arriviscere un morto, ma nello stesso tempo sono garanzia di riposo eterno.

Don Gaetano:Assittamuni e taliamu ‘stu catalogo! Don Fefè, pirchì ‘un viniti a vidiri pure voi? (poi rivolto alle ragazze) Le mie nipotine ‘nveci si possono ritirare che queste non sono cose pi picciotti!

 

Maria: Allora buon giorno.

Concettina: …E buon divertimento…

 (Nel frattempo all’imboccatura del cortile si affaccia Don Calogero, che con aria di indifferenza …… incomincia a passeggiare su e giù come se aspettasse qualcuno)

Don Fefè: (dalla finestra) Don Gaitanu, ma quel giovine chi passa e spassa non è “ddu beddu spicchiu” di Don Calorio?

Don Gaetano:(sfogliando il catalogo con noncuranza) Sì, mi pari chi è iddu!

Don Fefè: …E chi cci fa ca nto nostru curtigghiu?

Don Gaetano:…E chi nni possu sapiri iu!

Don Felice: Perché non venite qua chi nni parramu…(a voce bassa) pirchì forsi iu lu sacciu chi cci fa ca Don Caloriu!

Don Fefè: Se non vi disturba, vi pregherei di parlare più forte perché io non ho sentuto!

Don Gaetano:Scusate, Don Felice…(si alza e si avvicina alla finestra di Don Fefè) Volete sapere come la penso io…secondo me, dui su’: Don Caloriu è misu dda chi fa lu piantuni o pirchì allustra cu qualchi picciotta di lu curtigghiu….oppuri pirchì havi a dari lignati a qualche mala lingua!

Don Fefè: (sempre con le mutande in mano)  Se  permettete, mi ritiro…alla fini de’ cunti a mia ‘un m’interessa nenti di chiddu chi fa cca Don Caloriu…    e inoltre mi devo andare a cambiare per “scinniri” a Palermo.

Don Gaetano:Andate a passeggio a Palermo? Allora buona passeggiata…

 

Don Felice: Buon passeggio…Don Fefè 

(Don Fefè chiude la finestra e  si ritira)

Don Gaetano:Autru chi passiari, si simetti ddi mutanni (alzando il tono della voce) a curriri si metti !

Don Felice: Come dite Don Gaetano?

Don Gaetano:Nenti …ho un presentimento….secunnu mia pi st’iornu Don Fefè a Palermu ‘un ci va!

Don Fefè: (si odono urla lancinanti) Sangu di lu Demoniuuuu…Purcuni di Giuda …chi bruciuriii…  ma cu zoccu minchia li lavaru ‘sti mutanni…. Staiu muriennu…(ulula) auuuuhhh…Un pocu d’acqua frisca …pi carità…un pocu d’acqua frisca…

 

Don Felice: Ci l’avia dittu d’accattarisi la cascia…Ci avissi vinutu a gratisi…

 

Don Gaetano:Nenti, pi ‘sta vota ‘un mori…Don Felici….se permettete, ora iu avissi un chiffari…di la cascia nni parramu la prossima vota.

(Don Caloriu per tutto questo tempo ha continuato a andare su e giù all’imboccatura del cortile)

Don Felice: Sono sempre ai vostri ordini….quando mi volete non dovete fare altro che chiamare..(seguono strette di mani)  Vi auguro una felice giornata….arrivederci, don Gaetano….(all’uscita del cortile incontrando don Calogero lo saluta) Ueiih Don Calogero…(Don Calogero risponde con un cenno)

(Il Nonno entra in casa e contemporaneamente dal suo uscio esce Don Fefè…che si dirige verso la finestra da cui più volte si è affacciato il padre delle due ragazze e tamburella con le dita sul vetro)

Don Ciccio: Buon giorno, Don Fefè…

Don Fefè: Buon giorno…Don Ciccio…buon giorno…Volevo rendervi un favore…tra vicini di casa …si sa …ci si aiuta sempre…Lo vedete quel giovine all’entrata del cortile….?

Don Ciccio: E come no! E’ da un pezzo che passeggia lì….ma alla cosa non ci avevo dato alcuna importanza…

Don Fefè:  E in questo vi sbagliate…perché in giro si dice che quel giovine amoreggia con una ragazza del quartiere…e voi avendo due figlie femmine…potreste essere coinvolto in questo passeggio ….Vi saluto, statemi bene.

Don Ciccio: Vi ringrazio della cortesia…Statemi bene pure voi, don Fefè.

Don Fefè:  (Incrociando Don Calogero fa un cenno di saluto e si gira a guardare indietro)

SCENA SESTA  Don Ciccio e Don Calorio

Don Ciccio: (Esce dall’uscio e chiama   don Calogero) Vossia, a vossia dicu, favorissi, vinissi ccà!

Don Caloriu: A mmia dici? M’àvi a dari cumanni?

Don Ciccio: Ca quali cumanni… preghieri. S’assittassi! Prego! Comu sta vossia? Bonu è? Mi nni cumpiacciu assai ! Mmi permetti ca ci fazzu na ddumanna ? Mi la voli livari ‘na curiosità?

Don Caloriu: Parrassi!

Don Ciccio: Avi ‘un pocu di tempu ca vi viu   passiari na ‘stu curtigghiu, ddi dda punta a ‘sta punta…ddi ‘sta punta a dda punta… ca mi pariti un carrabiniuri chi fà serviziu di pubblica sicurezza. Si putissi sapiri chi cci passiati a ffari propriu cca?

Don Caloriu: La strata pubblica è, e ognunu pô passari e spassari quantu voli.

Don Ciccio: E si a qualchedunu sta passiata ‘un cci piacissi, picchì piantuna davanti a la so’ porta ‘un nni voli, c’avissi a ffari ?

Don Caloriu: E chi nni sacciu iu?!

Don Ciccio: Chi ffà alliscia li balati di lu stratuni? O “alliscia” ccu qualche picciuttedda ddi lu curtigghiu?

Don Caloriu: A vossia chi c’interessa?

Don Ciccio: Ăiu capitu, ‘sta confidenza ‘un mi la vuliti fari!  Sà ncapu a quali bedda figghia di galantuomo ittà l’occhi!  Mi lu dicissi a mmia, si confidassi, ca si cci possu mettiri na bona parola, cci la mettu!

Don Caloriu:   ‘Un po’ essiri! L’affari me’ ‘un nni li cuntu a nuddu!

Don Ciccio: Va beni, allura parramu chiaru, vistu chi ‘sta confidenza ‘un mi la vuliti fari, vi dicu iu comu la pensu…Vossia lu sapi comu si dici…: Mettiti cu li meglio di tia e perdici li spisi.

Li canusci vossia a li me figghi?

Don Caloriu: Nonzi!

Don Ciccio: Ah! ‘Un nni li canusci?   Allura vi lu dicu iu, du’ figghi di diciotto e vint’anni haiu…Si, Diu ni scanza, u scanzafatichi aisassi l’occhi supra una di iddi e idda ci dassi  cuntu, cci rumpissi l’ossa a tutti dui.

Don Caloriu: Chissi affari vostri sunnu!

Don Ciccio: Giustu !Affari me’ sunnu. Ma vossia àvi a sapiri, chi iu sugnu bonu e caru, ma quannu lu sangu m’acchiana ‘ntesta, addiventu ‘na bestia!

Don Caloriu: E picchì lu cuntati a mmia?

Don Ciccio: E chi voli, avia bisognu di sfuari, ‘un c’era nuddu, vitti a vossia e pinsà di sfuari cu vossia!

Don Caloriu: Vi ringraziu di l’onuri chi mmi facistivu, ma si permettiti àiu un chiffari e un mi possu tratteniri, vi salutu  … (si allontana ed esce di scena dall’imboccatura del cortile)

Don Ciccio: Figghiu di bona matri…s’’un lassa ‘mpaci me figghia …lu scunocchiu!

SCENA  SETTIMA  Don Ciccio, Don Gaetano

Don Gaetano:(rientra in scena) Chi c’è, chi ti successi?...Ti viu alterato…

Don Ciccio: Nenti, c’era ddu beddu piru di Don Caloriu chi passiava e spassiava ntò curtigghiu, e ddu curtigghiaru di Don Fefè mi vinni a cuntari chi era cca chi passiava pirchì allustra cu ‘na picciotta du curtigghiu.

Don Gaetano:E allura?

Il padre: Allura siccomu è ‘u scanzafatichi, si pi casu allustrassi ccu una di li me figghi, cci rumpissi l’ossa!

Don Gaetano:Scanzafatichi?....Si propriu lu vo’ sapiri, Don Caloriu scrivi…scrivi comu a ttia…e forsi megghiu di tia….ma di questo non saccio niente di preciso…E in ogni caso travagghia puru….’n campagna

Don Ciccio: E comu l’avissi a manteniri ‘na mugghieri…

Don Gaetano:Da quale polipo viene la predica!

Don Ciccio: …Ma chi polipo e polipo…‘Un babbiari…’na vota si putia campari di pani cicoria e puisia…oggi le esigenze sono troppu assa’ , ci voli un travagghiu sicuru e quasi, quasi, avissi a travagghiari puru la fimmina  pi tirari avanti la famigghia!

Don Gaetano:Cuncittina e Maria hannu la scola e prima o poi un travagghiu lu capitanu…Sulu chi…al giorno d’oggi se non sai almeno un’altra lingua, non ti assume nessuno!

Don Ciccio: Lu sacciu, pi chistu cci fici fari a tutti dui un corso d’inglese….ma…

 

Don Gaetano:…Ma dopu lu corsu sannu parrari francisi evveru? Autru chi corsu….unu ‘na lingua si la ‘nsigna sulu si è all’esteru….Me frati na lu giru di una para di misi, quannu sinnì a la Merica si ’nzignà lu miricanu.

Don Ciccio: Già, ci vorrebbe un soggiorno in Inghilterra per tutte e due…ma costa caro…

Don Gaetano:Si è pi li sojdi problemi ‘un cci nnè…ti li dugnu iu…e chi la lontananza di li me niputeddi ‘un nni la possu suppurtari….Lu sa’ comu dici la canzuna …La lontananza….(accenna alle prime  parole della canzone) Ti fa dimenticare chi non s’ama…   

Don Ciccio:Papà, chi fa’… ti metti a cantari?Autru chi cantari… cca li cosi seri su’. Però forsi à (con fare pensieroso) raggiuni…non ci avevo pensato…Si potrebbero prendere due piccioni con una fava…

Don Gaetano:Sempri chi parri complicatu…picciuna… favi…

Don Ciccio: Niente di complicato…se mandassimo all’estero Concettina e Maria a studiare l’inglese, raggiungeremmo due obbiettivi….imparerebbero la lingua e, se per caso una di loro due ha una simpatia per Don Caloriu…chissà…forse la lontananza glielo farebbe dimenticare…

Don Gaetano:Miii…non ci avevo pensato…Sei un genio….Chi ciriveddu…(roteando il braccio con la mano aperta) un vero genio….E si ‘un ci fussi nenti di veru e fussiru sulu fantasii di dda mala lingua di don Fefè..?

Don Ciccio:  Tanto meglio, in ogni caso avrebbero raggiunto l’obbiettivo di imparare la lingua!

Don Gaetano:Resta ‘na sula cosa di assistimari…E si iddi ‘un cci vulissiru iri?

Don Ciccio:  Si ‘un cci vonnu iri!? ..Cci vannu lu stessu …di pizzu… di cozzu e di malandrineria…

Don Gaetano:Bravu! Accussì mi piaci:sicuru e determinatu…’un c’è nenti di fari…lu sangu ‘unn’è acqua .. t’à fari sentiri, ci l’ha fari a vidiri cu è chi cumanna…Ora li chiamu e cci lu dici…

Don Ciccio:  D’accordu…chiamali accussì mi fazzu sentiri!

SCENA   OTTAVA  Don Ciccio, Don Gaetano Concettina e Maria

Don Gaetano:Cuncittinaaa…Mariaaa!

(Si affacciano alla finestra e interloquiscono con il nonno don Gaetano)

 

Maria: Che succede  nonno, cosa sono tutte queste urla?

Don Gaetano: Viniti cca fora, chi vostru patri v’àv’à parrari.

Don Ciccio:  Ora ti fazzu viriri iu cu è chi cumanna na ‘sta casa!

Concettina: Che c’è papà, che è successo?   Arrabbiato con noi sei?

Don Gaetano: No, ca quali arrabbiatu…vostru patri ha preso una decisione importante per il futuro vostro e vuole sentire   un parere…insomma …la vostra opinione sull’idea geniale che ha  avuto. 

Don Ciccio:  Ascoltatemi bene! Qesto è un paese dove è difficile trovare un’occupazione e voi pur possedendo molti dei requisiti necessari, per farvi avanti nella vita, non riuscirete a inserirvi mai adeguatamente, se non potrete annoverare nel vostro curriculum la conoscenza del computer…

Maria:  …Ma il computer lo sappiamo usare…

Don Ciccio:  Lasciatemi finire!

Don Gaetano: Picciotti…lassati finiri lu discursu a vostru patri  …minchiuni e chi discursu…(roteando il  braccio con la mano aperta) e chi palori:requisiti, …adeguatamente…annoverare…curri… culum …A propositu chi significa curri… culum? Culu chi curri?

Don Ciccio:  Dopo te lo spiego…lasciami finire! E in ogni caso non ho alcun bisogno che mi spalleggi!

Don Gaetano: Iu fermu à statu…quali spalleggi e spalleggi?! Ju li paddi ‘un ci l’à ascippatu ma’ a nuddu . 

Don Ciccio:  Spalleggi, ‘un significa ascippari li paddi a qualcunu… papà…ti vo stari mutu ?!…E lassami finiri, pi carità!

Don Gaetano: Scusasse il disturbo, parrassi,  parrassi …non ti disturbo più.

Don Ciccio:  Ohhh…finalmente.. So bene che il computer lo sapete usare…ma come la mettiamo con la conoscenza dell’inglese…?

Concettina: L’inglese lo conosciamo, ma purtroppo, anche comprendendolo, non sappiamo bene la pronuncia.

Don Ciccio:   …E io proprio di questo volevo parlarvi, ho deciso che al più presto vi recherete in Inghilterra per fare pratica nella pronuncia…e non voglio sentire ragioni…la decisione ormai è stata presa e sono inutili discussioni e recriminazioni…

Don Gaetano: Minchiuni! Chi scilinguagnulu….ahh… chi soddisfazioni p’un patri…Ju ‘unn’avissi saputu fari di megghiu… Lu sintistivu a vostru patri?…Niente discussioni e recriminazioni (schiacciando l’occhio alle ragazze)

Concettina: Noi…due? Sole…? In Inghilterra?....Ma la mamma lo sa?

Don Ciccio: Che la mamma lo sappia o che non lo sappia…non ha nessunissima importanza…Ormai ho deciso!

Don Gaetano: Minchiuni…(mettendosi le mani ai fianchi) Che lo sappia …o non lo sappia…minchiuni …Questa e l’ora delle decisioni irrevocabili!

Don Ciccio:     Papà, chi fa’, mi pigghi pu’ culu?

Don Gaetano: …Ma chi fa’ scherzi…?! Sono fiero di te…

Don Ciccio:  …E voi due, signorine, incominciate a pensare cosa dovete portarvi …al vestiario e ai bagagli, che a tutto il resto penso io…Intanto vado a mettere al corrente vostra madre di quanto è stato deciso…(rientra in casa)  

Maria:  Bravo nonno, ci sei riuscito…

Don Gaetano: Pirchì aviavu dubbi…?

Concettina:  Hai usato quel “serpente” di Don Fefè facendogli fare ciò che è a lui più congeniale.

Don Gaetano:  …E chi vuliti l’esperienza è esperienza… Chiddu un vidi l’ura di sapiri l’affari di l’autri  pi putilli poi cuntari a cuegghiè.

Maria:  Il tutto condito con una venatura di cattiveria, che non riuscirò mai a spiegarmi…Stamattina per esempio, quando  ha saputo che non avevamo ancora trovato lavoro e ci ha chiesto per l’ennesima volta di andare a fare le pulizie a casa sua,  quasi rideva.

Don Gaetano:  Pi chistu vi dicu di stari attenti…la genti a li voti è tinta e godi di li cosi torti chi capitanu all’autri…ma a ‘sta genti un ci aviti a dari nudda importanza , aviti a fari in modu di trattalli comu burattini, picchì chistu su’…su’ burattini chi si fannu tirari (mimando il burattinaio che tira i pupi) di li passioni di l’animu umanu chiù tinti…su’ cristiani chi ‘unn’hannu un’anima.

Maria:  …Cosa dici nonno? Tutti hanno un’anima…anche gli animali!

Don Gaetano: ….E ddocu ti sbagli! Ha sapiri chi unu l’anima si l’avi à guadagnari…l’anima havi  a crisciri, accussì comu crisci lu corpu…Di nichi , nichi…c’è cu sviluppa  lu corpu… lu ciriveddu; e c’è cu sviluppa l’anima, ma ci su’ puru chiddi  chi ‘un ni la sviluppanu, ci resta nica, sicca, arsa comu ‘na pianta chi ‘un duna nuddu fruttu!

Maria:  Allora secondo te uno cosa dovrebbe fare? Per non farla seccare, si dovrebbe innaffiarla la propria anima…?

Don Gaetano: Propriu!…!Propriu! L’anima si deve innaffiare cu lu sentimentu!

Concettina: Comunque, ridere delle disgrazie altrui…   è davvero una cosa schifosa…se potessi, gliela farei pagare…

 

Don Gaetano: Lassa perdiri…’ntantu chista è genti chi ‘un capisci chi li disgrazi di lavita aiutanua crisciri…  vostru patri direbbe che…  aiutano a trovare sé stessi…E poi  già, a don Fefè,   a scopo preventivo, ci detti ‘na bella lezioni …ci stricà lu pipareddu nta lu funnu di li mutanni…aviavu a sentiri…vuciava comu un viteddu….

Maria:  Sei un furfante, nonno…

Don Gaetano: Un furfanti chi vi voli bbeni….però mi raccumannu…occhi aperti…quannu siti dda.

Maria:  Non preoccuparti, saremoattente… attentissime.

 

(Rientra dal passeggio Don Defè, dall’imboccatura del cortile comune)

Don Gaetano: Minchia , ma comu po’ essiri, è inutili li proverbi antichi ‘un si sbaglianu ma’ …parravamu di lu diavulu e subitu affacciaru li corna.

SCENA  NONA  Don Fefè, Don Gaetano, Concettina, Maria

Don Fefè: Illustrissimo Don Gaetano…gentilissime signorine…i miei rispetti e i miei omaggi… (con un leggero inchino, sia a  Don Gaetano che alle ragazze)

Don Gaetano: Uehii..don Fetè… chi c’è, siete andato a divagarvi ?…

Don Fefè: Scusate Don Gaetano, ma io, se proprio vogliamo essere precisi…ve l’ho già detto più di una volta…che fino a prova contraria …non  mi chiamo Don Fetè, ma Don Fefé.

Concettina: Nonno, Don Fefè ha ragione, cerca di stare attento…non è educato storpiare il nome degli altri…

Don Gaetano: Scusate Don Fetè…mmmh… Don Fefè , ma da qualche tempo a questa parte ho qualche problema nella dizione…mi ‘ mpappugghiu cu li palori..va’ ..deve essere la vecchilitudine.

Don Fefè: Per questa volta vi scuso, ma cercate di fare attenzione…Guardate il labiale…(pronuncia il suo nome ripetendolo e scandendolo come si fa con i sordomuti) Don Fefè…Don Fefè …diminuitivo di Ferdinando …va’ …Anche perché a quanto mi risulta, Fetè non è il diminuitivo di nulla!

Don Gaetano:  Chistu lu di ci vossignoria…

Don Fefè: …E il diminuitivo di quale nome sarebbe, secondo voi?

Don Gaetano:  In questo momento ho un lapis nel cervello e ‘un vi possu arrispunniri…ma forsi àvi  ragiuni vossia, più che essere il diminuitivo di un nome, forse è il diminuitivo di qualchi autra cosa….   E in ogni caso non ho caputo chi minchia ha taliari? Il labiale…e chi ca…ddru è?

Maria:  Il labiale,  nonno, è il movimento delle labbra….

Don Fefè: Lasciamo perdere…a quanto pare vostro nonno comincia a dare segnidi difficoltàcerebrali…torniamo a noi …Stavate dicendo?

Don Gaetano:  E chi stava dicennu…? M’u’ facistivu scurdari…Ahhh sì…vi stavo chiedendo: il passìo è stato piacevole?…In  ogni caso, penso che di sicuro, vi ha fatto diggerire…ehh…  camminare è un toccasana pi la digestioni, evita il bruciori di stommaco, però…attenzione… dovete sapere che qualche volta smuove le ‘morroidi e il bruciori ‘nveci chi na la panza vi pô venire ‘nculo… comu chiddu chi vi vinni prima di nesciri.

Don Fefè: …E voi come lo sapete? Non è che siete coinvolto nel mio bruciore di emorroidi?..(alzando la voce) Non è che siete stato voi a manomettere le mie mutande?

Don Gaetano: Calma…calma, che io  niente ho manomesso …non mi sarei permesso mai di fare un’opera di sabotaggio così diabolica… vi ho sentito vuciare come un viteddu …e ho immaginato che dovevano di sicuro essere le vostre emorroidi a recarvi disturbo…nessun sabotaggio, solo ‘mmagginazione…fantasia va’… A parti li cosi di culu…ci sono novità?

Don Fefè:   Grosse novità!  Novità che riguardano le gentili signorine qui presenti…ho sentuto dire  al barro che siete di partenza!

Concettina:  Siamo alle solite….le cose si sanno ancora prima che accadano…

Don Gaetano:  Autru chi prima chi accadano….   na ‘stu paisi sta finennu chi li cosi si sannu ancora prima chi li diretti interessati li decidinu… Mi dicissi...Don Fetè… Fefè… accussì, tantu pi sapillu…questa novità chi ve l’ha confidata…?

Don Fefè:   Al bar…ho sentuto dire che le signorine qui presenti al più presto si recherebbero in Inghilterra per imparare la locale lingua…in modo da poter trovare più facilmente lavoro. Di questo, comunque, continuo ad avere dubbi, per cui la mia offerta rimane sempre valida.

Don Gaetano:  Sì, ma iu vulissi sapiri precisu ‘sta vuci in giru cu la misi!

Don Fefè:  Il ragazzo del bar l’ha sentito per caso mentre Don Calorio lo confidava a un suo amico!

Don Gaetano:  Don Calorio?

Don Fefè:  Sì, Don Calorio!

Don Gaetano:  Se ci volete scusare, Don Fefè dovrei conferire in privato con le mie nipotine….

Don Fefè:  Allora io vi saluto, anche perché ho qualche faccenda da sbrigare!

Don Gaetano:  Salutamu…(mentre don Fefè entra in casa) salutamu e cacciamu….

Maria:  Che succede, nonno? Cosa devi dirci?

Don Gaetano:  Vulissi sapiri di viatri comu fa Don Calorio a sapere che siete di partenza!?

Concettina:  Nonno, ma cosa dici?…Sei  stato tu aa organizzare tutto e adesso vuoi spiegazionidanoi.

Don Gaetano:  Calma…calma, io ho organizzato la sceneggiata, ma a Don Calorio non ho detto niente dei motivi per cui doveva venire qua a passiare.

Maria:  Forse glielo hai detto senza rendertene conto…

Don Gaetano:  Mai Maria, contrariamente a quello che pensano tutti, iu ancora arraggiunu e ‘un mi scordu nenti! Non è che per caso una di voi due allustra veramenti cu Don Caloriu? Attenzioni, signorine, cerchiamo di dire la verità…pirchì iu pigghiati pi fissa ‘un ni vogghiu, speci di viautri…Sulu viautri sapiavu… 

Concettina:  Dai, diglielo!

Maria: E va bene, io e Calogero ci vogliamo bene e abbiamo intenzione di rimanere insieme, anche se tutti si dovessero mettere contro la nostra decisione…

Don Gaetano:  Minchiuni, chista sì chi è ‘na novità! …E pirchì ‘un m’â  dittu ma’ nenti?...Iu ci avissi potuto mettiri ‘na bona parola cu to’ patri…

Maria: Pensavo che anche tu non saresti stato contento.

Don Gaetano:  Ma chi dici? Sugnu cuntintuni….! ‘Un ti preoccupari, veni ca, abbrazzami… T’aiutu iu, ‘un ti preoccupari

Maria: Grazie, nonno (si abbracciano)

Don Gaetano:  Ora però va jti a prepararivi pi la partenza, faciti un bell’elencu di zoccu vi pô seviri…iti.. iti…Mentri ca trasiti, faciti nesciri un minutu a vostra matri chi àiu di parrarici.

Maria: Va bene nonno..subito nonno…(le ragazze rientrano in casa e già sulla soglia a porta aperta a voce alta)…Mamma, ti vuole il nonno.

SCENA  DECIMA :   Don Gaetano, Donna Mariannina

Donna Mariannina: Iviih, bedda matri, vegnu, vegnu!

 

Don Gaetano: (Il nonno scimmiotta donna Mariannina) (a bassa voce con atteggiamento femminile, rivolto al pubblico)  Iviih bedda matri, vegnu, vegnu! (Poi quando Mariannina esce) La sintisti la novità?

Donna Mariannina: La ‘ntisi, la ‘ntisi e sugnu d’accordu!

Don Gaetano: Ah la sintisti?...Ma levami ‘na curiosità, tu di quali novità sta’ parrannu?

Donna Mariannina: Pirchì ci nnè chiossà di una novità?

Don Gaetano: Sissignora, chiossà di una, ci nnè dui novità!

Donna Mariannina: E quali fussi la secunna?

Don Gaetano: Vistu chi si tratta di partenza, partemuni di la prima,  li picciotti partinu pi l’Inghilterra, ma lu puntu è chi, quannu tornanu, Maria si voli fari zita cu Don Caloriu! Chista è la secunna novità!

Donna Mariannina: Iviihhh… bedda… matri, va’ senti a so’ patri!

Don Gaetano: E iu pichistu tu’ staiu dicennu, a’mu a fari in modu chi ‘un ci su’ discussioni, a la fini di li cunti Caloriu, puru chi è ‘na testa caura, è un bravu picciottu…e si si vonnu beni, ‘un viu pirchì  l’avissimu a contrastari ‘stu matrimoniu!

Donna Mariannina: Iviihhh… bedda… matri, cosi nivuri viu!

Don Gaetano: Nenti…’un ci su’ cosi niuri chi ‘un si ponnu addrizzari…Haiu pinsatu a comu risolverla ‘sta cosa nivura …

Donna Mariannina: Cosa difficili e complicata è! (pensando) Avissi a satari fora na un momentu chi Cicciu è cuntintuni…quannu unu è cuntentu, puru la pillula chiù amara pari duci!

Don Gaetano: E brava me nora! Brava, brava…viu, chi quannu vo’, ti firi a raggiunari!

Donna Mariannina: Mi firu eccomu…si ‘unn’avissi statu pi mia…Lassamu perdiri va’…

Don Gaetano: (in falsetto)Iviihhh… bedda… matri, (seriamente) lu sacciu…lu sacciu, picchistu ti vogghiu beni comu a ‘na figghia…

Donna Mariannina: La cosa a cui teni chiossà  a parti la famigghia è lu so’ travaghiu. s’avissi à fari in modo di parrari di ‘stu zitaggio subitu dopu chi ricivi ‘na bona notizia supra lu so’ travagghiu!

Don Gaetano: Già tuttu fattu è! Ha sapiri chi àvi ‘na misata chi mannà ‘na littra a Roma a Petru “scrivi scrivi”.

Donna Mariannina: (con aria interrogativa) Petru Scrivi  Scrivi? Chi nomi stranu!…E cu è?

Don Gaetano: “Scrivi scrivi” è la ‘nciuria, è un me cumpagnu di scola chi a tempi si trasferì a Roma ed è diventato editore. Persona importante addivintò…importantissima.

Donna Mariannina: Editore? Persona importante? …Ma allura si ‘st’editore ci pubblicassi a Cicciu qualchi cosa, fussimu appostu e la comunicazione potrebbe arrivare propriu quannu servi…

Don Gaetano: Brava, Mariannina…hai capito al volo…! Sulu chi amu à stari attenti a lu postinu…si arriva qualche littra di Roma,  deve sparire per poi ricomparire al momento opportuno…quannu li picciotti tornanu…

Donna Mariannina: Ma semu sicuri chi ‘sta littra arriva, senza chi ci mannamu un travagghiu di Cicciu?

Don Gaetano: Un travagghiu sulu? Iu ci haiu mannatu tuttu chiddu chi Cicciu ha scrittu, ’un sulu… ci haiu mannatu puru tutti li travagghi di Caloriu, pirchì à sapiri chi puru Caloriu scrivi e scrivi forsi megghiu di Cicciu. Non mi resta che sollecitare una risposta e sugnu sicuru chi tuttu va pi lu versu giustu! … Diversamenti…mettu manu a portafogghiu  e la risolvu  lu stessu la cosa

Donna Mariannina: Allura semu appostu…’unn’arresta autru chi aspittari ‘sta risposta….

Don Gaetano: Mariannì, mi raccumannu, acqua in bocca (facendo il gesto di mantenere un segreto)

Donna Mariannina: (si fa il segno della croce sulle labbra)  Ora trasemu chi è ura di manciari.  

Don Gaetano: Bedda matri! E chi trasu a fari…pi manciari verdura…Pacienza…..(entrano in casa)

Chiude il sipario, fine del secondo atto

TERZO ATTO

Sono in scena Don Gaetano, che come al solito sonnecchia  e Donna Mariannina, la cameriera entra ed esce da casa con una caraffa e abbevera le piante,  poi inizia a   spolverare i vetri esterni della finestra.

SCENA  UNDICESIMA : Donna Mariannina , Don Gaetano, Don Ciccio, La cammarera.

Donna Mariannina: E’ arrivata posta!

Don Gaetano: E a cu la cunti?

Donna Mariannina: (con circospezione)La posta che apettavamo!

Don Gaetano: Iu unn’aspittava nenti!

Donna Mariannina: Svegliatevi! Sono arrivate due lettere…una dall’Inghilterra e l’altra  da Roma…

Don Gaetano: Di l’Inghilterra?…di Roma? …Ah.. allura arrivà finalmente la posta chi aspittavamu…?

Donna Mariannina: Vi siete svegliato finalmente…? Arrivà…arrivà. (abbassando il tono della voce) Per fortuna che ho visto il postino e quella proveniente da Roma me la sono fatta consegnare io…quella dall’Inghilterra  gli ho detto di consegnarla direttamente dalla porta principale a Ciccio.

Don Gaetano: Veni ca, avvicinati, dammi ‘sta   littra e viremu zoccu c’è scrittu! (Mariannina gli si  avvicina  e gli porge la lettera. Don Gaetano apre la busta  dalla quale tira fuori  un’altra busta e  un foglio ) Chista è pi Caloriu! ( incomincia a leggere)

Donna Mariannina: Ci sono buone notizie?

Don Gaetano: Un minutu…Lassami leggiri…

Donna Mariannina: (Impaziente) Avete finito?

Don Gaetano: Finì…finì. Non ci sono buone notizie!

Donna Mariannina: …Ma avete letto bene?

Don Gaetano: Zittuti Mariannì! Stavo dicendo… non ci sono buone notizie…ci sono ottime notizie!

Donna Mariannina: Avanti, non mi tenete in suspiru, in suspiru …ditemi che cosa vi scrive il vostro amico di Roma…

Don Gaetano: Cosa scrive? Quello che aspettavamo!

Donna Mariannina: Ivih bedda matri, come siete stitico con le  parole…

Don Gaetano: Ma quali stiticu?!…Aspetto chi la cammarera si nnì trasi, pi parrari…Insomma finalmente Cicciuzzu   vedrà pubblicato un suo lavoro…non solo, l’altra lettera è per Calorio e i suoi lavori sono stati pure apprezzati e presto anche questi avranno il giusto riconoscimento…La lettera per Calorio, il mio amico l’ha mandata qua perché non conosceva il suo indirizzo.   … Il mio amico mi prega di consegnargliela …personalmente (riprende la lettera…per leggere)  brevi manu… chi minchia viene a diri non l’ho caputo…

Donna Mariannina: Ve lo spieco io…significa che gliela dovete portare voi stesso!

Don Gaetano: Haiu caputu…ma era loggicu, ‘un c’era bisognu chi mi lu diciavu viatri… Comunque Mariannì… chi soddisfazioni p’un patri…Veni ca abbrazzami…(Si abbracciano contenti)

Don Ciccio: (esce Don Ciccio) Cosa fate!?  Tubate  come  colombi?

Don Gaetano: (si mette le buste in tasca) Tubiamo…TubiamoPerché non possimo tubare? Sei geloso di to patri? ..Se tubiamo, vuol dire che abbiamo il motivo per tubare…E un giorno, se ti comporti bene te lo diciamo questo motivo!  

Don Ciccio: Lassamu perdiri va’. Picciotti, poco fa il postino ha portato una lettera… scrissiru Cuncittina e Maria, finalmente arrivà la littra chi aspittavamu. Figghi  di bona matri, pi mannarini   notizi nni fannu fari sempri coddu longu.

Donna Mariannina: Cicciuzzu, ma comu ti permetti, diri di mia chi sugnu matri bona, chista è mancanza di rispettu.

Don Ciccio:   Ma quali mancanza di rispettu e rispettu? Il mio era un modus dicendi, modu di diri…va. E’ chiaro il concetto?

Don Gaetano: Ma la vuliti finiri tutti dui di sciarriarivi comu lu cani cu lu attu? Rapi ‘sta littra e viremu zoccu nni scrivinu li me niputeddi. Havi chiossà di sei misi chi su’ partuti  e, siccomu sugnu vecchiu, vulissi chi turnassiru a lu cchiù prestu.

Don Ciccio: Ora chi ci trasi lu fattu chi si’ vecchiu cu lu fattu chi Cuncittina e Maria hannu a turnari a lu chiù prestu?

Don Gaetano: E’ inutili, sempri sciamunitu à statu, lu discursu è logicu: secunnu tia, di nuautri qui presenti cu è chi àvi chiù possibilità di moriri di ‘nsubito (facendo gesti di scongiuro). Iu sugnu vecchiu e s’avissi a fari ‘na scummissa, sugnu sicuru chi la vincissi ju.

Donna Mariannina: Quali moririri, quali moririri! … Tu, a comu si partutu, ti orvichi a mia, a to’ figghiu e puru a la cammarera.

La cameriera: (facendo gesti di scongiuro) A mia pi favuri lassatimi fora di ‘sti discussioni, ju cu la vostra famigghia nta stu casu ‘unn’àiu nenti di spartiri. (continua nervosamente a spolverare)

Don Gaetano: La vo’ finiri di fari ‘stu pruvulazzu (tossendo) chi mi facisti veniri la tussi. Vattinni dda intra in cucina e metti la pignata, chi è quasi ura di pranzu.

La cameriera: Autru chi pruvulazzu, la tussi vi veni pi fumari dru sigaru puzzolenti a l’amucciuni ntà lu finistruni.

Don Gaetano: Quali sigaru e sigaru, vi lu giuru, àvi chiossà di du’anni chi nun fumu, ‘un ci criditi a ‘sta farabutta.

Don Ciccio: O pa’ giura chi ‘un fumasti, lu dutturi dissi chi ‘unn’ha fumari…chi si’ malatu di cori e il fumo ti fa mali. Giura!

Don Gaetano: Quali giurari e giurari?!…Chiuttostu rapi ‘sta littra e finemula di babbiari!

Don Ciccio: (apre la lettera e legge silenziosamente)

Donna Mariannina: Chi c’è? ‘Un ni teniri accussì ‘nsuspiru,’nsuspiru, ci sono brutte notizie?

Don Gaetano: Ma c’addivintasti mutu? Chi eri scemu lu sapia, ma ora puru mutu, parra, chi successi cosa?

Don Ciccio: Nulla, non è successo nulla di grave!

Don Gaetano: E ora chi fa’ ti metti puru a parrari ‘taliano? Chi ti pigghià la testa?

Don Ciccio: Concettina e Maria stanno per ritornare dal   soggiorno di studio in Inghilterra! E sarà bene che da ora innanzi tutti voi vi sforziate di parlare in italiano.

Donna Mariannina: Cuncittina e Maria stannu pi riturnari?

Don Gaetano: E pirchì avissimu di parrari in ‘talianu? Chi ficiru, si ‘nsignaru lu ‘nglisi e si scurdaru lu sicilianu?

Don Ciccio: Concettina, durante il suo soggiorno in Inghilterra ha conosciuto un lord.

Don Gaetano: Un lord? Unu chi ‘un si lava? Cu tanti picciotti puliti e travagghiaturi chi ci su’ cca .

Don Ciccio: O pa’, ma la vo’ finiri di diri ‘sti stravagantarii, in Inghilterra c’è la camera dei lord…

Don Gaetano: Viri chi fetu chi ci àvi a esseri dintra ‘sta cammira…cu tutti ‘sti cristiani lordi!

Donna Mariannina: Insomma lu vo’ capiri chi c’e differenza fra lord e lordu. Ca in Italia c’è la camera di li deputati e in Inghilterra c’è la camera di li lord. Sono politici!

Don Gaetano: Pirchì viatri siti sicuri chi li politici su’ puliti?

Don Ciccio: Insomma basta! Per farla breve Concettina e Maria  rientrano in Italia!

Don Gaetano: In Italia? E ca in Sicilia ‘un ci vennu?

Don Ciccio: Finitela di interrompermi con queste sciocchezze, certo che vengono e per di più insieme a loro viene   questo lord. Concettina ci  chiede di accoglierlo con tutti gli onori e di considerarlo come un figlio perché ha intenzione di sposarselo.

Don Gaetano: Minchiuni! Chista si chi è ‘na novità! E quannu vennu?

Don Ciccio: Oggi stesso a ora di pranzo!

Donna Mariannina: Iiivì beddaa matriii ! Un lord a casa mia, una persona raffinata, un nobile che viene da un paese civile ed evoluto! Speriamo che non abbia una cattiva impressione di questa nostra povera terra e soprattutto dei siciliani…siamo   così incivili, barbari e maleducati! All’estero siamo famosi solo per la mafia.

Don Gaetano:Incivili, barbari, maleducati? Ma chi ‘sta dicennu? Parrari accussì di la nostra terra, la nostra terra è ricca di tradizioni e di  cultura. Li barbari ni chiamanu terruni e ‘un sannu chi la Sicilia esti la naca di la civiltà. Propriu accussì, si ‘un lu sapiti un tempu faciamu parti di la Grecità.

Don Ciccio: Un tempo…Oggi autru chi civiltà…Stamu anniannu na la munnizza!

Don Gaetano: Zittuti sciamunitu! Si ‘un ti zitti, quannu moru, ‘un ti lassu mancu ‘na lira.

Don Ciccio: E chista ‘a sacciu. Certu chi d’appressu ‘un ti li po’ purtari.

Don Gaetano: E chista ‘a sacciu puru ju. Viri, però, chi mi nni vaju di lu nutaru e cambio testamento!

Don Ciccio: Ci risiamo con questa storia? Avevate promesso che non ne avremmo parlato più!

Don Gaetano: Sì, ma oramai li me’ niputeddi stannu turnannu e mi possu accuminciari a divertiri arrè!

Don Ciccio: Bel divertimento il vostro! Proprio un bel divertimento!

Don Gaetano: (il nonno si mette a declamare) Bedda la nostra terra, tantu bedda chi cu veni veni si nni ‘nnamura. Lu celu è  azzurru sempri , l’aria pulita e frisca, china di la fragranza di li ciuri. Si vi susiti prestu la matina e ancora cu lu scuru jti ‘n campagna o vicinu a lu mari, lu primu raggiu chi annuncia lu surgiri du suli pari d’essiri cuntentu d’arrivari. L’aciddruzzi s’arrisbigghianu cantannu, l’erviceddra vagnata tutta fremi e mossa di la brezza mattutina si scotula d’ ’ncoddu la rugiada. ‘Sta nostra terra, di lu so’ populu accussì adurata, â statu sempri terra di conquista. Di li fenici a l’arabi, normanni, francisi , spagnoli e borboni chi vinennu sfruttavano tutti la nostra genti. Di tanti cosi beddi chi avemu, sulu pi la mafia semu ammuntuati.?

Don Ciccio: Abbiamo qui un novello poeta, invece di dire sciocchezze vediamo di essere più concreti e di pensare al pranzo.

Donna Mariannina: Chissà che cosa mangiano a pranzo gli inglesi!?

La cameriera: Ho sentito dire che in Inghilterra ci sono boschi e prati!

Don Gaetano: Accugghiemu un pocu d’erva e ci la damu!

Donna Mariannina: (rivolta alla cameriera) Continua, cosa volevi dire?

La cameriera: Se ci sono boschi e prati, ci saranno anche pecore e funghi!

Donna Mariannina: Funghi! Ecco l’idea che ci voleva!

Don Gaetano: Funci, pateddi e granci, spenni assa’ e nenti manci…. Carni di pecora vugghiuta…ecco l’idea che ci voleva.

La cameriera: I funghi vanno bene per contorno…ma la carne di pecora…

Donna Mariannina: Già, la carne di pecora   non mi sembra adatta ad un Lord…ci vorrebbe qualcosa di più raffinato….non so…qualche pietanza come quelle che fanno al ristorante con ingredienti ricercati…insomma…qualcosa di… prelibato.

Don Ciccio: Che ne dite di comprare delle aragoste…o dei gamberoni?

Don Gaetano: Ca a mia mi pari   chi si sta sviluppando il festival della minchiata…ognunu dici la so’…   

Don Ciccio: Cosa vuoi dire?

Don Gaetano: Nenti, ma iu pensu chi funci e crostacei non  si sposano…

Donna Mariannina: Tuo padre ha ragione i crostacei non si abbinano con i funghi…

Don Gaetano: La carni di pecora inveci cu li funci….minchiuni …si sposa …eccomu.

Don Ciccio: Allora, togliamo i funghi e pensiamo a qualche altra cosa per il contorno…che ne dite di un’insalata russa…

Don Gaetano: A lu ‘nglisi cci dati na pietanza russa?

Don Ciccio: …. Ma quali pietanza russa? La ‘nsalata russa oramai piatto internazionale è!

Don Gaetano: Megghiu la pecura vugghiuta, almenu unu si jnchi la panza!

Donna Mariannina: E tu a un lord ci vulissi dari pecura vugghiuta! Mancu si ‘nveci di un lord fussi un picuraru!

Don Ciccio: (rivolto alla cameriera) Vai subito a fare la spesa, compera un chilo di funghi!

Don Gaetano: Iu vogghiu la carni di pecura, àvi chi ‘un ni manciu… chi si persi lu cuntu!

Don Ciccio: Va bene, va bene, compra anche pochi etti di carne di pecora così accuntitamu u picciriddu. Al ritorno passa da Don Vincenzo, lui è uomo di mondo, ha viaggiato e conosce popoli e usanze, così cci facciamo dire da lui cosa dobbiamo preparare oltre che per il pranzo, per la cena e la colazione. Anzi passaci prima così se può, viene subito!

Don Gaetano: Hai caputu, ura di fari vudeddra fradici cu lu manciari è! Hai sintutu diri chi li ‘nglisi  li spaghetti li consanu, inveci chi cu la salsa e lu picurinu,  cu la marmellata. L’àju  dittu sempri iu mugghieri e buoi di li paisi tuoi.

Donna Mariannina: In questo caso, mariti e buoi…chi ora a mia sà zoccu  mi tocca di farici   cucinari a la cammarera.

Don Gaetano: E a mia sà zoccu mi tocca manciari!? Ti l’avia dittu, li fimmini a la casa si n’hannu a stari autru chi Inghilterra, autru chi insignarisi lu ‘nglisi. Cu ‘sta mania di l’uguaglianza di li sessi a la casa a addrivari li picciriddri ‘un ci resta nuddu …e li nutrichi criscinu senza nudda  guida…e l’educazioni chi hannu, lassamu perdiri va’.

Don Ciccio: Se non ricordo male, sei stato proprio tu a insistere perché partissero!

Don Gaetano:Sì, ma cu putia pinsari chi li cosi avissiru pigghiatu ‘sta piega! Soprattutto chi ora, pi fari fiura cu ‘stu lord, n’amu a manciari un saccu di fitinzii!

Don Ciccio: Sempre tutto difficile fate! Quante storie, si tratta solo di fare tanticchia di mala vita per qualche giorno . (suonano alla porta) (rivolto alla moglie) Va’ rapi la porta, questo deve essere Don Vincenzo, fallu trasiri.

Don Gaetano: Tutti ‘sti salamelecchi pi Don Vincenzo?! Ju ‘un nni l’haiu ma’ caputi, ma Don Vincenzu chi è mafiusu?…Don Vincenzo di qua, Don Vincenzo di là…iu sacciu sulu chi è un grandissimu curnuto.

SCENA   DODICESIMA : Don Vincenzo, Don Gaetano, Don Ciccio, Donna Mariannina

(Entra  dall’ingresso del cortile comune don Vincenzo)

Don Vincenzo: Vi riverisco a tutti…buongiorno…Donna Mariannina…I miei rispetti Don Ciccio…Mi era parso come di aver udito una parola, non saprei, aveva come il suono di starnuto (rivolto al nonno) Come state Don Gaetano, siete raffreddato?

Don Gaetano: Autru chi arrifriddatu, vi sbagghiati, il suono della parola che avete sentito, non era starnuto, era curnutu.

Don Ciccio: Lasciate perdere, (stringendo la mano a Don Vincenzo) carissimo Don Vincenzo, il nonno è vecchio e puru un pocu stravaganti, parlavamo, così per ammazzare il tempo, di Paradiso, Inferno, ecco… parlavamo del Diavolo

Don Gaetano: E mentre trasia vostra eccellenza, affacciaru li corna. (ciondolando con l’avambraccio e facendo con indice e mignolo un bel paio di corna)

Don Vincenzo: A cosa debbo l’onore di questa vostra chiamata ?

Don Ciccio: L’onore è nostro di ricevervi in questa nostra umile casa! …Ma accomodatevi…prego.

Don Gaetano: (rivolto a Mariannina) Senti chi fa’ va’ pigghia tanticchia di rosoliu e du’ taralli accussì ‘sti du’ babbuini la finiscinu di diri fissarii, chi cu la vucca china almenu si stanno muti.

(Donna Mariannina entra in casa per andare in cucina, e rientra subito dopo con un vassoio con dei taralli e una bottiglia di rosolio, i bicchierini e dei tovaglioli)

Don Ciccio: Dunque, Don Vincenzo, sapete che le mie figliole sono  andate in Inghilterra per studiare la locale lingua, orbene, ricevemmo comunicazione, proprio oggi, che, presto,  prestissimo, praticamente a ora di pranzo saranno qui.

(donna Mariannina dà  il vassoio al nonno e sistema sul tavolino una tovaglia, poi poggia il vassoio e versa il rosolio nei bicchierini  sul tavolo)

Donna Mariannina: Prego, Don Vincenzo, assaggiate questi taralli…li ho fatti io… taralli di casa sono!

Don Vincenzo:  Sempre gentilissima, donna Mariannina…li assaggerò volentieri… (poi rivolto a don Ciccio)   E io come rimasi coinvolto in questo ritorno?

Don Ciccio: Voi, Don Vincenzo, rimaneste coinvolto in questo ritorno in quanto mia figlia Concettina ci comunicò di essersi fatta fidanzata con un lord inglese. Tra qualche ora le mie  figliole e questo lord saranno qua.

Donna Mariannina: Iiivì bedda matri! Praticamente a ora di pranzo! Don Vincenzo, non vorremmo fare cattiva figura con il lord, vorrei preparare per il pranzo qualcosa di adatto, ma non sappiamo nulla delle abitudini alimentari degli inglesi.

Don Ciccio: Voi, Don Vincenzo, siete uomo di mondo, avete viaggiato e ne sapete più di noi. Che cosa dobbiamo preparare per non fare cattiva figura?

Don Vincenzo:  …Ma cosa dite, Don Ciccio? Io sarò “uomo di mondo” , ma voi siete uomo di cultura. Sono sicuro che non incontrerete alcuna difficoltà  nell’accogliere questo Lord.

Don Ciccio: Sì, ma delle tradizioni inglesi ho una conoscenza solo sulla carta…

Don Gaetano: Igienica?

Don Ciccio:   Zittiti, papà!

Don Gaetano: …Ma è ma’ possibili chi iu  na sta casa un cuntu nenti…chi ‘un possu parrarimai!

Don Ciccio:   Avanti parra, sintemu zoccu à diri!

Don Gaetano: Nenti, vulia diri chi la cucina abbasta chi è igienica….chi veni a diri pulita…e li pietanzi su’ semplici…chi va beni pi tutti …puru pi un Lord .

 

Don Ciccio:   Va beni, ora chi dicisti la to’, ti quitasti? Se, col tuo permesso, possiamo continuare?

Don Gaetano: Continuate…continuate…lor signori scusassero il disturbo…

Donna Mariannina: Prima chi continuate….ho un’urgenza da domandare…Iiivì bedda matri..Don Vincenzo…come lo devo salutare questo Lord? Mi devo inchinare?

Don Gaetano: M’inchino o non m’inchino questo è il problema …minchiuni..!

Don Ciccio: Ti dissi zittiti, papà! Scusate, Don Vincenzo…Come vedete siamo tutti in fibrillazione! 

Don Vincenzo: Orbene, ora capisco in che cosa posso esservi utile. E’ vero…questi nobili danno molta importanza ai cibi, ma danno altrettanta importanza a come ci si comporta a tavola.

Donna Mariannina: Iiih beddra matri! …E noi come dobbiamo fare? Noi non conosciamo le regole.

Don Vincenzo: Non c’è molto tempo perché io vi spieghi, potrei, se non è disturbo, pranzare con voi, io mi muoverò lentamente perché voi possiate vedere ed imitare quello che faccio. Ma sappiate che ogni cibo viene mangiato dagli inglesi come se stessero facendo un rito. Quindi mi fermerei anche a cena e perché no anche  colazione, poiché si mangiano cibi diversi e diversi sono i modi di mangiarli.

Don Ciccio: Disturbo? Altro che disturbo! Voi ci fate un onore.

Don Gaetano: Scruccuni!

Donna Mariannina: Ma diteci cosa comprare sia per la colazione, che per il pranzo e la cena in modo che, appena torna la cameriera, la mando nuovamente a fare la spesa.

Don Vincenzo: Dunque, al mattino a colazione preparerete bacon e uova fritte, marmellata e succo d’arancia, caffè lungo e leggero, fate un litro d’acqua e pochi cucchiaini di caffè.

Don Gaetano: Praticamente prima s’abbuffanu e po’ pi cafè si vivinu brodu di purpa.

Don Vincenzo: A pranzo fish and chips

Don Ciccio: Scusate la mia ignoranza nelle lingue, che cosa vuol dire?

Don Vincenzo: Niente di complicato, vuol dire: pesce e patate.

Donna Mariannina: Iiivì bedda matri, ma come cucinarle queste cose?

Don Vincenzo: Non vi preoccupate, se volete, quando sarà il momento, mi introdurrò in cucina e suggerirò alla cameriera come cucinare queste pietanze.

Don Ciccio: Don Vincenzo ma cosa dite!? Noi non ci permetteremmo mai di chiedervi di disturbarvi fino a tal punto!

Il nonno : Scruccuni, puru in cucina si voli introdurri!

Don Vincenzo: Un’altra pietanza è il yorkshire pudding

Don Gaetano: Puuh, chi schifu!  Si mancianu puru li canuzzi? Mizzica, peggiu di li cinisi su’!

Don Vincenzo: Questa pietanza non è affatto un cane, trattasi di un budino. E poi ancora: l’apple pie che è una torta di mele 

(rientra la cameriera con i funghi e la carne di pecora per il nonno)

Donna Mariannina: (rivolta alla cameriera)  Esci nuovamente e vai subito a comprare bacon, uova, marmellata, caffè, latte per la colazione. Poi compra anche del pesce e delle patate, l’amido per il budino, farina, lievito e mele per la torta.

Don Gaetano: Prima chi nesci però mettimi a vugghiri la carni di pecura, chi ju di ‘sti schifezze ‘un ni vogghiu manciari mancu una. Quantu è bella la nostra dieta mediterranea : latti e cafè a colazioni; un bellu piattu di pasta cu la salsa cu lu pecurinu grattatu, e a cena fasoli, insalata, carni e tuttu chiddru chi lu Signuri fa crisciri na la nostra terra, giri, qualedda, cicoria e burrani.

(la cameriera va in cucina a posare la spesa e a mettere a bollire la carne per il nonno)

Don Vincenzo: Non dimenticate di aggiungere in quella lista il the e i biscotti. Gli inglesi alle 17 non mancano mai di preparare il the.

La cameriera: Iu nesciu arrè pi fari la spisa ,  la carni è già na la pignata, appena vugghi, mittiti lu focu a mità. N’autra cosa vi vulia diri: ma zoccu è lu bacon?

Don Vincenzo: Il bacon è pancetta o lardo affumicato.

Donna Mariannina: Ora chi ti livasti ‘sta curiosità…allestiti…nesci e va’ fa la spisa.

(la cameriera esce nuovamente per la spesa)

Don Gaetano: Lardu frittu di prima matina? Puh! Chi schifu! E’ propri veru: de gustibus non est sputacchiandum. Quannu stava a la me casa, dda, vicinu a lu mercatu, rapennu la finestra acchianava un ciauru, l’aria era pregna di lu profumu di basilicò, di l’accia cu l’alivi scacciati, di li  sardi salati… E tutti abbanniavanu li so’ prodotti. Si chiuru l’occhi, ancora mi pari di sentiri li vuci.

(il nonno si mette a urlare come un venditore del mercato)

SALE  MARINO….PUMAAAARORUUUU, E CHI SU BELLI ‘STI PUMARORUUU, RICOTTA FRISCA…CAURA CAURAAA…, HAIU PISCI FRIIISCHI …PALAMITU E TUNNINAAA…, ACCATTATIVI L’OGGHIU DI DON COLAAA…OGGHIU,…SAPUNI MODDRU, E PICURINUUU,…SOSIZZA E SALAMIIII…. TASTATI LA SOSIZZA DI DON TANUUU…LA SOSIZZA DI DON GAITANU E’ SEMPRI LA STESSA

Don Ciccio: Papà, ma chi ti pigghià la testa? La vo’ finiri di vuciari? Bene, Don Vincenzo, non appena le mie figliole   arriveranno, vi farò chiamare….mi perdonerete , ma ora ci attiveremo tutti per accogliere questo Lord .

Donna Mariannina: Iiivì bedda matri, mi raccomando, don Vincenzo, appena vi chiamiamo, venite subito…vogliamo fare figura con questo Lord, vogliamo portarci bene, ospitali  … ospitalissimi!

Don Gaetano: O’ spitali? Pirchì c’è qualcunu chi si senti mali, chi vulemu essiri purtati o’ spitali?

Don Ciccio: Zittiti, papà! Don Vincenzo scusate, ma mio padre è un po’ sordo e interviene sempre a sproposito.

Don Gaetano: Ju sugnu surdu, ma viatri siti scemi…tutta sta confusioni p’un Lord….e si era pulitu, chi faciavu?

Don Ciccio: Sorvoliamo…Don Vincenzo, se permettete, vi accompagno fino al cancello.

Don Vincenzo: Non preoccupatevi, donna Mariannina, appena chiamerete, mi precipiterò…per adesso vi bacio le mani… a più tardi. (alzando il tono della voce) Vi saluto pure a voi, Don Gaetano!

Don Vincenzo: E pirchì vuciati, chi siti surdu? (anche lui gridando) Salutamu, salutamu e cacciamu…

Don Ciccio: Venite, Don Vincenzo…(Fanno per allontanarsi verso l’imboccatura del cortile, dalla quale    contemporaneamente entra in scena Don Fefè)

SCENA  TREDICESIMA :   Don Gaetano, Don Ciccio, Don Vincenzo, Don Fefè, Don Caloriu.

Don Vincenzo: Ueheei..don Fefè, vi saluto….è un piacere vedervi…come al solito siete elegantissimo. Ho seguito il vostro consiglio …Ho acquistato nel negozio che mi avete suggerito dodici paia di quelle mutande di lana speciali…Sono davvero insuperabili, insuperabili e confortevoli…

Don Fefè:  Non ci sono dubbi , sono le migliori mutande in commercio a Palermo!

Don Gaetano:  (che nel frattempo si è avvicinato ai tre) Parrati d’i mutanni…di lana …  puru iu supra consigliu di don Fefè  ne ho comprato dodici paia, sono eccezzzionali…cu tri zzzeta…L’unico problema è che bisogna stare attenti  a non stenderle in pieno sole…sinnò, la lana asciugannu rapidamente, si restringe…ci vuole un posto all’ombra… Voi, Don Vincenzo, ce l’avete nel vostro curtigghio un posto adatto allo scopo…?   

Don Vincenzo: Sì, nel mio cortile, poco discosto dai miei appartamenti, c’è il posto adatto per sciorinare la biancheria e le mie mutande vengono stese all’ombra . Del resto ero al corrente della cosa in quanto suggeritami dallo stesso commesso del negozio…Vi ringrazio comunque del suggerimento.

Don Gaetano: Ma quali ringraziare?  Ve l’ho consigliato pirchì… ‘ncuscenza …sarebbe un peccato rovinare un articolo così prezioso …e con che prodotto le lavate voi?

 

Don Ciccio: Papà, ancora di mutanni amu a parrari ?

Don Fefè:  Lasciatelo dire, il povero vecchietto è desideroso di imparare le tecniche di lavaggio…lasciate che Don Vincenzo gli suggerisca il prodotto più adatto…  

Don Vincenzo: Sapuni moddru,  Don Gaetano, è il prodotto che poi sulla pelle dà una senzazione di delicata freschezza! Siete soddisfatto?.

Don Gaetano: Soddisfattu?…soddisfattissimu! (rivolto al pubblico a bassa voce) A la prima occasioni ti fazzu arrifriscari iu!

Don Vincenzo: Con questo  vi riverisco a tutti, signori miei!

Don Ciccio: Non dimenticatevi dell’impegno che avete preso con noi, Don Vincenzo!

Don Vincenzo: Ogni promessa per me è debito, potete stare tranquillo, Don Ciccio …Voi chiamate e io arrivo in men che non si dica…Arrivederci…(esce di scena)

Don Fefè: Allora ho sentito che vi aspettano grandi novità in famiglia….  

 

Don Gaetano: Minchia, mancu tempu di sapilli nuautri  li novità, chi vossia  già li sapi?

Don Ciccio: Di quali novità parlate, Don Fefè?

Don Fefè: Le vostre figliole non stanno forse per tornare dai paesi anglosassoni?

Don Ciccio: Stanno appunto per tornare…proprio in questo momento ricevemmo comunicazione…ma voi come lo sapete?

Don Gaetano: Giustu, comu lu sapiti?

Don Fefè: Per puro caso, passando sotto le finestre di DonCalorio, ho potuto…involontariamente s’intende…ascoltare una conversazione telefonica …tra vostra figlia Maria e Don Calorio…

Don Gaetano:  …Ma comu su’ li casi di la vita, unu passa …e involontariamente…senti l’affari di l’autri……ma involontariamente nuddu ci l’ha mai sbarazzatu il contenuto di un cantaru di supra?

Don Fefè: Don Gaetano…come siete rimasto indietro nel tempo…ormai i cantari sono caduti in disuso..

Don Gaetano: Già sono rimasto indietro…machi vuliti,deve essere la vicchiaia…però…un cantaru sarvatu l’haiu….e mi dici la testa chi qualchi jurnata lu mettu arrè in funzione…

Don Ciccio: Lassa perdiri, papà…

Don Fefè: Con questo vi saluto… chi haiu un chiffari…Buon giorno don Gaetano…buon giorno Don Ciccio…

Don Ciccio: Buon giorno…buon giorno e grazie …(Don Fefè si allontana ed entra in casa)

Don Gaetano: Figghiu di bona matri…appena mi capita l’occasioni, acchianu a l’astracu e  cci sbarazzu un cantaru chinu  di ‘na simana  ‘ncoddru…

Don Ciccio: Purtroppo con questo viaggio in Inghilterra non abbiamo concluso quello che speravamo…la lontananza non è servita a nulla.

 

Don Gaetano: Si viri chi li picciotti si vonnu veramenti bbeni!

Don Ciccio: Si possono volere bene quanto vogliono , ma io non acconsentirò mai…

Don Gaetano: Aspetta prima di jttari sentenzie…aspetta, chi t’à fari leggiri ‘na cosa…(Tira fuori la lettera e la porge al figlio)

Don Ciccio: Di che si tratta?

Don Gaetano: Leggi…leggi!

Don Ciccio: (legge velocemente borbottando a bassa voce) Chi l’avrebbe mai detto…chi l’avrebbe mai detto…

Don Gaetano: Si’ cuntentu?

Don Ciccio: Non è possibile…non può essere vero…

Don Gaetano: T’assicuru chi è veru…io me l’ho leggiuta quattro volte (indicando la lettera)

Don Ciccio: Non sapevo che anche Don Calorio scrivesse…

Don Gaetano: Ma comu si ti lu dissi chi Caloriu scrivi!’ Chi fa’, perdi corpa comu a mmia? E’ che cu scrivi pensa chi è importante  solo quello che scrive lui…tuttu chiddu chi scrivinu l’autri ‘un cunta nenti.

(proprio nello stesso momento Don Calorio entra nel cortile e incomincia a passeggiare con noncuranza)

Don Ciccio: Vossia…A vossia dicu..

Don Gaetano: Mi raccumannu, senza fari fissarii..

Don Ciccio: ‘Un ti preoccupari, papà…dunami chiuttostu la littra pi Don Caloriu…che gliela voglio consegnare personalmente…

Don Gaetano: Brevi manu…minchiuni… quantu minn’insignà na ‘sta storia…Teccà (gli porge la lettera)

Don Caloriu: Cu mmia parrati?

Don Ciccio: Sì, cu vossia!

Don Caloriu: M’aviti à dari cumanni…?

Don Ciccio: Nooo,ca quali cumanni…notizi.

Don Gaetano: Veni qua, Caloriu, chi me’ figghiu t’àvi a consegnare ‘na littra.

Don Caloriu: Di che notizie parlate?

Don Ciccio: Notizie sopra il vostro futuro!

Don Caloriu: (che nel frattempo si è avvicinato)(Con tono sarcastico) Siete diventato veggente?

Don Gaetano: Calma, Caloriu , chi ca ‘un c’è nuddu chi si voli sciarriari!

Don Ciccio: In un certo senso, avete tutte le ragioni per essere sarcastico…dopo la nostra discussione dell’ultima volta…nessuno potrebbe biasimarvi….ma questa volta vi posso assicurare che:  non ho alcuna intenzione di maltrattarvi…Ecco, prendete, ci sono buone notizie per voi…(porge la busta a Caloriu)

Don Caloriu: Pi mia è?

Don Gaetano:Pi tia, pi tia, leggi, leggi.

Don Caloriu: (legge la lettera borbottando a bassa voce) Incredibile..…Non è possibile…

Don Ciccio: Anch’io ho detto la stessa cosa !

Don Caloriu: (In modo brusco) Perché, mettevate in dubbio le mie capacità di autore? Pensate  di essere capace scrivere solo voi?

Don Gaetano: Calma, Caloriu, chi ca nuddu metti in dubbiu  nenti…me figghiu dici accussì pirchì ha ricevuto una lettera dello stesso tipo…

Don Caloriu: Scusate, ma di questo io non sapevo nulla, non era mia intenzione essere sgarbato…Vuol dire che …vi porgerò le mie…

Don Ciccio: Lasciate stare, è colpa mia …Vuol dire invece… che in famiglia  ci sarà un altro autore…

Don Gaetano: Picciotti, unn’èc’amu  à fari notti…strincitivi la manu, va’.  (i due sistingono calorosamente la mano…Don Gaetano li abbraccia) 

Don Ciccio: Però  mi dovete fare una cortesia…quando tornano le ragazze, dovete fare finta che la vostra presenza in casa mia è dovuta solo al fatto che insieme stiamo scrivendo un lavoro…

Don Gaetano: Perciò a Maria  non dobbiamo dire niente che sei al correntedi tutto?

Don Ciccio: Per  il momento non dobbiamo dire niente…del resto anche io sono stato tenuto all’oscuro di tutto fino a questo momento…e vorrei che tutto venisse fuori al quando riterrò più opportuno…Don Calorio, posso avere fatta questa cortesia?

Don Caloriu: Avete la mia parola d’onore!

Don Ciccio: Papà, promettetemi che non spifferate tutto?

Don Gaetano: Certu…certu. Ti lu promettu, non spiffero.(a bassa voce rivolto al pubblico) Si mi dici la testa, però, ci lanzu tutti cosi…e comu finisci si cunta. 

Don Ciccio: Come dici papà?

Don Gaetano: Nenti, dicia chi una promessa è una promessa, po’ stari tranquillo!

Don Ciccio: Venite, Don Calorio..Accomodiamoci all’ombra del caseggiato e parlatemi del vostro lavoro…

Don Gaetano: S’intende chi Caloriu si ferma a pranzu cu niautri…accussì la famigghia è al completo!

Don Ciccio: Certo Don Calorio…mio padre ha ragione…sarà un piacere  se vi fermerete a pranzo con noi.

Don Caloriu: Non vorrei portare disturbo! 

Don Gaetano:  Ca quali disturbu!? Un piacere…un piacere…! Un piacere e un onore sarà!

Subito dopo suonano alla porta. Arrivano la figlia Maria, Concettina e il lord inglese. Seguono abbracci e presentazioni.

SCENA    QUATTORDICESIMA  :  tutti in scena per il finale

Donna Mariannina: (si affaccia all’uscio che dà sul cortile) Qua sono i ragazzi…Sonno arrivati…

Don Gaetano: Figghi  beddi di lu me cori, sugnu cuntentu chi finalmente turnastivu, e chistu cu è lu to’ zitu? Lu lordu?

Concettina: Si, nunnuzzu, puru iu sugnu  very contenta di abbrazzariti.

(Dall’imboccatura del cortile arriva don Vincenzo)

Don Vincenzo: Appena ho saputo che i ragazzi erano arrivati mi sono premurato di venire!

Don Gaetano: Pi curiosità, putissi sapiri come l’avete saputo dell’arrivo.

Don Vincenzo: L’ho saputo per caso…ero al telefono con Don Fefè…

Don Gaetano: Certu…e chi putia essiri diversamenti…

Don Ciccio: Questi caro lord, è don Vincenzo, uomo di mondo e di cultura.

Don Gaetano: Curnutu e scruccuni.

Don Ciccio: E questo è Don Calogero…autore di testi, che collabora con me nella stesura di un lavoro…

Don Gaetano: Un picciottu d’oru.

Donna Mariannina: Chista mi veni nova…

Don Gaetano: Veni ca, Maria, saluta a Don Caloriu.

Maria: (a bassa voce) A mia mi cala meli pi cannarozzu…

Don Ciccio: Non ho sentito bene.

Don Gaetano: Ava’, ancora pi li longhi l’amu a teniri ‘sta sceneggiata?…il pubblico reclama il lieto fine…e po è tardu e n’amu a iri a curcari….Maria to patri è a canuscenza di tutti cosi, va’ abbrazza lu to’ zitu…

Don Ciccio: (rivolto al padre)…E chi putia essiri diversamenti chi ‘un ci lanzavi subitu tutti cosi…? E va be’,  abbrazzativi e facemula finuta…

(Maria e Caloriu non se lo fanno ripetere due volte e si abbracciano)

 

Don Gaetano: (si soffia il naso rumorosamente) Picciotti, basta! Chi sinnò mi mettu a chianciri…pi la gioia.

(si apre la finestra e si affaccia Don Fefè)

Don Fefè: Buon giorno, bentornate signorine…sono felice di rivedervi.

Don Ciccio: (rivolto al Lord) Permettete che vi presenti il nostro vicino di casa Don Fefè…

Don Gaetano: Chi chiù curtigghiaru d’iddu nun ci’nnè…

(Dall’imboccatura del cortile arriva anche Don Felice Vitale)

Don Felice: Don Gaetano…vi posso disturbare…?

Don Gaetano: Pi oggi di casci ‘unn’amu a parrari…viniti ca, chi vi presentu il Lord, zitu di me’ niputi…(rivolto al Lord) Questo è Don felice Vitale,’u carricamorti di famiglia.

Il lord :Woth is carricamorti?

Don Gaetano: Don Felice si occupa di becchinaggio…

Don Ciccio: Lassa perdiri, papà..chi è megghiu.

(Dall’imboccatura del cortile arriva anche Tonio)

Tonio: Sappi chi oggi ca c’è “fistinu” , ma a mia chiù di sapiri chi manciati oggi, Don Gaetano, mi interessa sapiri chi viviti.

Don Gaetano: Veni ca, Toniu, chi ti presentu lu Lord zitu di me’ niputi…Chistu, caro Lord, è il nostro mitateri…

Il lord : Woth is mitateri?

Don Ciccio: Vuol dire mezzadro…praticamente il nosto contadino di famiglia…

Tonio: E chistu fussi lu lord…? Ma quali lord…iu sugnu chiù lordu d’iddu…io sugnu il vero lord…

Don Gaetano: Toniu, chi facisti vivisti già?...

Donna Mariannina: Va bene, basta così. Andate a darvi una rinfrescata, che a momenti è ora di pranzo. Stiamo preparando un pranzo tutto con cibi e ricette inglesi.

Il lord : Mi dispiace di portare tutto questo disturbo, ma non era necessario preparare cibi secondo la tradizione inglese, quando viaggio sono propenso ad adottare le tradizioni culinarie del paese in cui mi trovo.

Don Gaetano: Ma soccu dissi? Culo in aria? Ma chi veni a diri?

Don Ciccio: Nenti papà, dopo te lo spiego.

Il lord: E poi adoro la cucina italiana: spaghetti, parmigiano, tortellini. Cucinate tutto in modo divino.

Don Gaetano: Figghiu beddu di lu me cori, ora sì chi s’arraggiuna.

La cameriera:  (Si affaccia sull’uscio) Il pranzo è servito….

Don Ciccio: Venite, accomodatevi…(rivolto al Lord)

Donna Mariannina: Ivii bedda matri e tutta la roba chi accattamu…ora chi n’amu a fari?

Don Vincenzo: Non vi preoccupate, la posso consumare io, adoro la cucina inglese!

Don Gaetano: Lu dicia chi eri scruccuni!

Il lord: Per esempio per ora c’è un profumino, che cosa state cucinando?

Donna Mariannina: Niente, niente di particolare, solo un po’ di carne di pecora.

Il lord: l’assaggerò volentieri.

Don Gaetano: Iddu di la carni c’è sulu l’assaggiu, si… si la mangia iddu, a mia soccu m’arresta?. Lu sapia chi comu a lu solitu c’era la fregatura.  Voli diri chi pi  oggi m’addobbu cu un pocu di lardu frittu, un pocu di budinu di yorkshire  …budinu di canuzzu…  e un pezzu di torta di mele.

Basta chi su tutti contenti, puru iu sugnu cuntentu!

Sipario