Chiamatemi Nico!

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Chiamatemi Nico

Chiamatemi Nico!

Commedia in tre atti di

Silvano Picerno



Personaggi (in ordine di apparizione):

Colino
Mimì Loporcaro, suo padre
Marietta, sua sorella
Rosina, sua madre
Gramegna detto “la malalegna”
Enriko
Dina
Marcantonio, avventore pub
Ginetto, avventore pub
Ciccio, cameriere
Gianpaolo Lobianco detto “Il tigre”
Viola Cragni
Presentatore
Maga Yan

ATTO PRIMO

Casa Loporcaro. Sala da pranzo. Epoca presente.

COLINO: (entra canticchiando) Depende, da che depende? Da che punto guardi il mondo tutto depende… (reca con sé una scatola, la poggia sul tavolo e ne estrae un cellulare) Ecco il mio cellulare nuovo di zecca, con un nuovo numeretto. Facciamo un bello scherzetto… (mentre dice queste battute digita alcuni tasti del cellulare) Depende, da che depende? Da che punto guardi il… (Cambia tono della voce) Pronto? Parlo col signor Gramegna? Si, guardi ho ricevuto il suo numero dal suo datore di lavoro, si, esatto… siamo andati dall’impresa di pulizie dove lei lavora e ci siamo fatti dare il suo numero… come dice? Lei è odontotecnico? Guardi non scherzi, il suo datore di lavoro ha detto che lei è un bravo spazzino… Un caso di omonimia? Non credo proprio.Noi volevamo comunicarle una cosa importantissima: signor Gramegna lei è una malalegna! (si trattiene dal ridere) Chi siamo? Non l’ha ancora capito?! E sei proprio un tufo! Ah, ah! Sono Nico. Mi sono comprato il cellulare. Si, Motogiola 3412. Che tariffa? Ho messo l’autorimessa, e l’opzione trechili. Praticamente chiamo a 1.100 + IVA, però dal 21 al 31 ottobre chiamo a 110 +IVA, in più se mi chiama mia sorella e mio cugino per 6 ore consecutive mi caricano di 5.000 IVA compresa. Dici che ho preso un pacco? E perché? Perché il Motogiola 3412 è un mattone? Ma quella è l’opzione trechili… mille lire: ad ogni chilo di telefono ti sottraggono mille lire di conversazione al mese. No, no, IVA compresa! Beh senti vieni a casa che te lo faccio vedere. Cia’, cia’, cia’.
MIMI’: (entra canticchiando “Rocking role” di Scialpi) Racchen role, per difendersi, racchen role, per… (si accorge del cellulare) Colino, e cos’è quel coso?!
COLINO: Te l’ho detto mille volte: non mi chiamare Colino, chiamami Nico!! Comunque questo “coso” è il mio nuovo cellulare.
MIMI’: Che cosa?!? Ti sei comprato l’altro cellulare?! Mo’ te lo devo dare un leccasapone nella faccia!
COLINO: Sempre con queste mani addosso! Lo vuoi capire che non sono più un bambino?!
MIMI’: Appunto! Allora vai a lavorare e compriti tutti i cellulari che vuoi!
COLINO: Ma ho fatto un affare: questo è il Motogiola 3412! In più ho messo l’autorimessa, quindi risparmio…
MIMI’: Como? Como? Como? Hai speso pure i soldi per l’autorimessa a questa Motociola?! E dico si che è grande, ma te lo potevi tenere sul comodino la notte!!
COLINO: Ma no, l’autorimessa è la tariffa del telefono, che vuol dire che quando mi chiamano, poi me lo rimettono…
MIMI’: A me me lo rimettono, mica paghi tu!!
COLINO: Il credito me lo rimettono!
MIMI’: Ah, sono caputo, sono caputo…
COLINO: Chi sei tu?
MIMI’: Tuo padre! Come non mi conosci più?
COLINO: E tu dici che sei Caputo…!?
MIMI’: Sono caputo la cosa che sei detto!
COLINO: Non si dice caputo, si dice capito!! Come al solito sei soltanto un ignorante!
MIMI’: Senti, a come ti ho dato la luce, così mo’ te la devo spegnere proprio! Mica è colpa mia se fanno tutte le cose difficili?! La motociola, l’auto nella rimessa, le patate, le cipolle, tre chili mille lira…!
COLINO: (Non crede alle proprie orecchie) Incredibile! Hai detto una cosa giusta! E come hai fatto?
MIMI’: E cosa ho detto a papà?
COLINO: Hai detto tre chili mille lire. Ti riferivi al cellulare, vero?
MIMI’: No, alle patate: (imita i venditori ambulanti) “le cipolle, le patate a pasta gialla…”
COLINO: E’ inutile, ci rinuncio! (Si alza e col cellulare in mano tenta di captare il segnale in maniera buffa) Non prende… non prende…
MIMI’: Mo’ te lo devo prendere io e lo devo mettere sotto i piedi! Anzi è meglio di no, ancora mi faccio male con quel mattone!
COLINO: Mattone?! Questo è delicatissimo! Ha un apparenza che inganna. Questo ha delle funzioni stupefacenti! Ma cosa parlo a fare con te…
MIMI’: Senti Colino…
COLINO: (Gridando in crescendo) Nico!
MIMI’: Colino…
COLINO: (C.s.) Nico!
MIMI’: Colino…
COLINO: (C.s.) Nico!
MIMI’: (Finge di accontentarlo) Nico… lino!
COLINO: Sei terribile! La devi avere sempre vinta tu!
MIMI’: Scusa, ma perché ti devo chiamare col nome da finocchio?! C’hai un bel nome, Nicola, perché non ti chiami così?
COLINO: Senti la mia vita è mia e me la gestisco io, va bene?
MIMI’: Ti sbagli, fino a quando stai sotto a questo tetto, tu devi dare conto a me. Prima te ne vai e prima decidi tu cosa vuoi fare, hai caputo?
MARIETTA: (Entrando) Buongiorno a tutti.
MIMI’: Buongiorno Marietta…
MARIETTA: Non chiamarmi Marietta, chiamami Mary!!
MIMI’: E tutti i nomi diversi c’avete! E non è che sono entrato in un altra casa stamattina?
COLINO: Babbo…
MIMI’: Non chiamarmi babbo, chiamami papà! E scusa, l’unico fesso devo essere io?!
COLINO: Papà, ma non ti sei accorto che è l’una e la mamma non è tornata ancora?
MIMI’: Pure che voglio fare finta, c’è lo stomaco che me lo ricorda!!
COLINO: A me la cosa inizia a puzzare…
MIMI’: E per forza che ti puzza la “cosa”: tu stai sempre nel bagno e poi non ti lavi!
COLINO: No, dico seriamente. Non ha mai fatto così tardi fin’ora.
MARIETTA: Ma dai! Che vuoi che le sia successo? Fammi andare a studiare... (via)
MIMI’: Quella sarà andata alla piazza. Fammi andare a vedere la televisione... (via)
COLINO: Bella famiglia! Complimenti! Se mi rapiscono non voglio nemmeno immaginare che fine mi fate fare! Forse è andata dai sardi… Fammi provare a chiamare. (Prova a chiamare dal cellulare) Non prende… Non prende… (Suonano al campanello. Aprendo) Mamma, finalmente! Mi hai fatto preoccupare… che fine hai fatto? Ti stavo chiamando dal cellulare… (lo mostra)
ROSINA: (Entrando. Reca con sé una busta) L’altro cellulare ti sei preso! L’hai detto e l’hai fatto!
COLINO: Ma mamma, era conveniente: questo è un Motogiola 3412.
ROSINA: E non andava bene il mattone che c’avevi, l’altro ti sei preso?!
COLINO: Ma quale mattone?! Questo è diverso da quell’altro. Insomma dov’è che sei finita?
ROSINA: Sono andata al mercato. Ti sono andata a comprare il giubottino, Colino…
COLINO: Mamma, ti prego, non mi chiamare così! Lo sai che mi chiamo Nico.
ROSINA: Ma giubottino fa rima con Colino! Va be’, sono andata a comprare il giubbotto per… per… come hai detto?
COLINO: Nico!
ROSINA: Per Nico. E’ bello, bello assai, come piace a te… Vedi. (indica la busta) Neh, quant’è bello! (lo estrae e lo mostra)
COLINO: Hm… la cosa mi puzza…
ROSINA: Puzza?!? Ancora ti azzardi! Quello è nuovo, viene dalla Germania: ha la pelle che respira! Non può puzzare!
COLINO: Ma non il giubbotto, l’affare mi puzza!
ROSINA: (Dopo una pausa, amorevole) Quante volte te l’ho detto, a mamma, che quando vai al bagno a fare certe cose, ti devi lavare, se no poi l’affare ti puzza!
COLINO: Ma è possibile che fra te e papà, non si riesce a formare mezza persona normale?! Volevo dire: d’accordo che sei andata al mercato, ma come mai ci hai messo tanto a tornare?
ROSINA: (titubante) Perché… mi hanno rubato la macchina.
COLINO: Ti hanno rubato la macchina?!
ROSINA: E dentro stavano pure le chiavi di casa. Non dire niente a tuo padre, che quello ci teneva assai alla macchina!
COLINO: Mado’, quello mo’ aveva comprato i coprisedili nuovi…
ROSINA: Si, erano leopardati…
COLINO: Di Cavalli?
ROSINA: No, di leopardo!
COLINO: Di Cavalli, lo stilista!
ROSINA: Quale stilista, tuo padre non sa manco cosa vuol dire…! Non gli dire niente, per carità, se no mi uccide di mazzate! A proposito dove sta?
COLINO: Sta vedendo la televisione di là. Sta aspettando che gli fai da mangiare.
ROSINA: Quello solo alla pancia sta pensando!
COLINO: Se non ti aspettavo io qui, fuori dalla porta potevi rimanere! Tuo marito e tua figlia sono dei latitanti.
ROSINA: Ti sbagli: solo tuo padre è un lattante, tua sorella è cresciuta.
COLINO: Mamma… “latitante”!! Vuol dire che se ne sono scappati. Tanto lo so, che appena viene tua figlia, ti fa due moine e torna a essere la tua preferita!
ROSINA: Non lo puoi dire: io non ho mai fatto a chi figlio e a chi figliastro! Vi voglio bene tutti alla stessa maniera… (pausa) Solo che tua sorella è un po’ più intelligente…
COLINO: Ecco, lo sapevo! Sempre la solita storia! Solo perché io ho lasciato l’Università…
ROSINA: E mica è solo per quello. Sono tante altre cose…
COLINO: Basta, ci rinuncio! Ormai siamo alle offese gratuite!
ROSINA: Ih, e come, a te ti devo far pagare?! E certo che sono gratìs!
MARIETTA: (Entrando) Mamma, sei tornata!
ROSINA: Screanzata!
MARIETTA: Sono senza creanza? E perché?
ROSINA: Manco a preoccuparsi della mamma! E che schifo!
MARIETTA: Oh, scusa, mammina, hai ragione. Ma, sai, devo studiare per domani: devo chiedere la tesi al professore.
ROSINA: (Cambiando tono) La tesi? Ih, quant’è bella quella figlia mia! Fa niente che stavi in camera, a mamma, tanto stava tuo fratello…
COLINO: E si, il fesso ci stava!!
ROSINA: Meh, non dire così. Invece di essere contento che Marietta si laurea…
MARIETTA: (La corregge) Mary.
ROSINA: Che… che… come hai detto?
MARIETTA: Mary!
ROSINA: Ma Mary… per sempre?
MARIETTA: Si, per sempre.
ROSINA: Che Mary si laurea, tu fai i dispetti. Mica è colpa sua se è più intelligente di te?
COLINO: Assurdo! Una madre che dice queste cose al figlio!
ROSINA: Meh, e cos’è che ho detto? La verità. Beh, fammi andare in bagno a sciacquare. Se viene tuo padre fallo venire, che gli devo dire una cosa. (via)
MARIETTA: Ha ragione la mamma: tu devi essere contento per me che mi laureo!
COLINO: Sono contento che ti laurei, ma non sono contento di te.
MARIETTA: Da quale pulpito…!
COLINO: (Si siede) Senti, ma com’è che non esci mai tu? Sempre sui libri, mai una volta che ti vedo con una amica, un ragazzo… ce l’hai il ragazzo? Ti piace qualcheduno?
MARIETTA: (C.s.) Beh, effettivamente, qualcuno c’è…
COLINO: Oh! Sia ringraziato il Signore!
MARIETTA: E’ che non lo so… Sai, non so nemmeno se si è mai accorto di me…
COLINO: Ah-ah! Andiamo bene! Tu e Sharon Stone una cosa sola: lei il fisico e tu la mente! Come puoi dirmi una cosa simile? Sei donna, quindi hai delle armi a tua disposizione che ti permettono di farti notare e, se proprio ci sai fare, di farti piacere dalla persona interessata.
MARIETTA: E sarebbero queste armi?
COLINO: Mai sentito parlare di fascino, sex-appeal, erotismo?
MARIETTA: Mi sembra di aver letto qualcosa su qualche libro…
COLINO: Sui libri?! (pausa) Mary i libri fanno male!! Certo, sarai anche brava nello studio, ma nella vita sei un cesso!
MARIETTA: Grazie, è proprio quello che avevo bisogno di sentirmi dire!
COLINO: Non ti preoccupare c’è rimedio a tutto. Se ascolterai i consigli del maestro, vedrai che in meno di una settimana avrai quest’uomo ai tuoi piedi.
MARIETTA: Si, è arrivato Casanova!!
COLINO: Brava, io sono il novello Casanova!
MARIETTA: Tu sei il pisello novello!
COLINO: Ah-ah-ah. Spiritosa! Insomma ti fidi di me o no?
MARIETTA: Ehm… si, basta che non mi fai trovare nei guai.
COLINO: Ma che guai! Innanzitutto dimmi chi è la persona?
MIMI’: (Entrando) E tua madre? E’ tornata?
COLINO: Si, sta in bagno.
MIMI’: Ha cucinato?
COLINO: Ma papà, è appena tornata dal mercato: falla sciacquare!
MIMI’: E come, è stata senza fare niente fino a mo’, torna e sta ancora senza fare niente?!
MARIETTA: Ma come andare al mercato, per te, è fare niente?
MIMI’: E mica è un lavoro?!
COLINO: Comunque ha detto che ti deve dire una cosa.
MIMI’: Che cosa? Che mi fa le braciole?
COLINO: Non lo so.
MIMI’: Oppuramente l’agnellone?
COLINO: Ti ho detto che non lo so. Vai a parlarci e lo saprai.
MIMI’: E’ meglio di no: se vado a parlare, va a finire che ci mettiamo a litigare e non mi cucina più!
MARIETTA: Va bene, va bene! Cucino io! Non è possibile in questa casa avere un attimo di pace!
MIMI’: Brava a quella figlia! Io lo dico sempre: Marietta è la meglio!
MARIETTA: Mary…
MIMI’: Meri, Meri, basta che cucini ti chiamo pure Gioacchina!
COLINO: Beh, adesso puoi andare dalla mamma?
MIMI’: Mo’ si. Prima il dovere (si tocca la pancia) e poi il piacere… (via)
COLINO: Allora chi è l’uomo misterioso?
MARIETTA: Ma mi vergogno…
COLINO: Perché? Non mi dirai che questo è uno che conosco, vero?
MARIETTA: Ebbene lo confesso: sono innamorata di un tuo amico.
COLINO: Un mio amico?!? E chi è?
MARIETTA: Lo vuoi sapere proprio? Beh… io sono innamorata di… Gianpaolo.
COLINO: Gianpaolo Il Tigro?!?
MARIETTA: (Confermando) Gianpaolo Lobianco, detto “Il Tigro”.
COLINO: (Si alza) Ah, ah, ah…!!! Ma tu sei uscita di testa?! Ma cosa ti fa pensare che quello si mette a guardare a te? Con tutte le donne che ha, figurati se pensa proprio a te!!
MARIETTA: Grazie, come sei gentile, se avevo una speranza, mo’ non ce l’ho più!
COLINO: E fai bene a non averla! Ma ti rendi conto di quello che hai detto?! Gianpaolo Il Tigro! Il vip più vip di Gravina!
MARIETTA: (Si alza) Dai, ti prego, aiutami. Avevi detto avevi detto che eri il novello Casanova?!
COLINO: Si, ma qua ci vuole il novello Gesù Cristo! Casanova non fa i miracoli!
MARIETTA: E dai, che ti costa? Se va male ci rimetto io, no?
COLINO: Tu? E io?!… Ma lo sai quanti anni c’ho messo per diventargli amico? Cinque! E ora non posso mettere a repentaglio questo posto privilegiato. Ma non hai un cuore, eh?!
MARIETTA: Ma perché? Ti giuro che non ti faccio fare brutte figure. Ti prego, ti prego… (lo accarezza)
COLINO: (Ci pensa) E va bene. Non so perché, ma so già che mi pentirò… Mi devi promettere che se vedi che l’aria è amara, devi rinunciare all’istante.
MARIETTA: Promesso, promesso!
COLINO: Allora facciamo così. Domani sera dobbiamo andare tutti al pub “Il gabbiano”.
MARIETTA: (Ripetendo per memorizzare) Al gabbiano… (Suonano al campanello)
MIMI’: (Entrando) E chi è a quest’ora? Qualche cacacazzo!
MARIETTA: Papà, ti prego, queste parolacce!
MIMI’: Se è qualche testimone di Genova, manco la bocca gli devo far aprire: gli devo sbattere la porta in faccia e gli devo far ruzzolare tutte le scale! (via)
MARIETTA: Ma com’è che è così incivile?!
COLINO: Ormai sono tanti anni, dovresti essere abituata.
MARIETTA: Non ci si abitua mai a certe cose!
MIMI’: (Entrando) E’ Gramegna, l’amico tuo. L’ho fatto salire.
COLINO: Ah, finalmente è arrivato! Gli devo far vedere il mio Motogiola 3412…
MIMI’: Ancora ce l’hai quel mattone? Io dico buttalo!
COLINO: Che capisci tu?! Mo’ che lo vedrà Gramegna, mi darà soddisfazione: lui si che se ne intende di telefonini!
MIMI’: Io lo dico sempre che devi cambiare amicizia! (via)
MARIETTA: E come mi devo comportare domani sera?
COLINO: Mary, e proprio adesso dobbiamo parlare? Dopo che se ne va Gramegna, continuiamo. Va bene?
MARIETTA: D’accordo.
GRAMEGNA: (Entrando) Ueh, carissimo! Come stai? (lo abbraccia e lo bacia)
COLINO: Come sto? Che noi ieri sera ci siamo visti!
GRAMEGNA: Che c’entra? E’ il mio saluto.
COLINO: Cioè, tu, pure che una persona l’hai vista cinque minuti prima, te lo abbracci e te lo baci e gli chiedi come sta?
GRAMEGNA: Regolare. E’ il mio saluto standard.
COLINO: Ma pure con tua madre e tuo padre fai così?
GRAMEGNA: Regolare. (finge di accorgersi di Marietta solo ora) Ueh, carissima! (c.s.) Come stai?
MARIETTA: Bene, grazie. Scusatemi, io vi lascio da soli: immagino dobbiate parlare di cose private.
GRAMEGNA: Regolare.
MARIETTA: Ciao… (si accorge di non sapere il nome di Gramegna) ehm… scusami, ma non mi ricordo il tuo nome.
GRAMEGNA: Non ti preoccupare, chiamami pure Gramegna.
MARIETTA: Ma ce l’avrai un nome?
GRAMEGNA: Si, mi chiamo Angelantonio. Ma siccome a Gianpaolo Il Tigro non gli piaceva, ha deciso che mi devo far chiamare col cognome.
COLINO: Io sono stato più fortunato: me lo ha solo accorciato in Nico.
MARIETTA: Ah, si? Gianpaolo decide come vi dovete far chiamare? Sai una cosa Nico? Mi sa che ci sto ripensando su quella cosa di prima! Beh, ciao ragazzi. (via)
GRA e COL: Cia’, cia’, cia’.
COLINO: Allora lo vuoi vedere questo gioiello della tecnologia?
GRAMEGNA: Regolare.
COLINO: (Estrae il cellulare dalla tasca) Tà-tà! Ti piace?
GRAMEGNA: Ah, hai comprato il laterizio? Ma almeno è forato?
COLINO: Non ti far ingannare dall’apparenza: quello ha l’opzione tre chili… mille lire.
GRAMEGNA: Sarà… Ma se ti cade sul piede ti fai molto male!
COLINO: Esagerato! Dai, sul serio, cosa ne pensi?
GRAMEGNA: (Lo prende e lo esamina) Beh, guardandolo meglio, non è grande… per essere un citofono è nella norma!
COLINO: E dai ti ho detto di essere serio!
GRAMEGNA: Devo essere serio? E va bene. (si siede) Ma lo sai che se stasera ti presenti con quel mattone, Gianpaolo te lo tira appresso?! E se lo fa, ad occhio e croce, minimo ti metti una decina di punti!
COLINO: (C.s.) Tu dici?
GRAMEGNA: Scusa, ti ricordi cosa disse ieri sera? “Non voglio più vederti con quella cabina telefonica! A che ti serve? Per cambiarti? Mica sei Superman tu?”. Ti ricordi?
COLINO: Come non me lo ricordo!? Non ho dormito la notte!
GRAMEGNA: E ora che fai? Ti presenti con un’altra cabina?! E allora vuoi essere martoriato da Gianpaolo!
COLINO: Purtroppo lo sai che non posso permettermi un cellulare migliore… Solo tu sai a chi sono figlio… Non posso mica dire: “Sai Gianpaolo, mio padre è camionista e non può spendere tutti quei soldi per me.” Mi caccerebbe all’istante!!
GRAMEGNA: Non è detto…
COLINO: Tu dici che dovrei confessare il mio segreto a Gianpaolo?!
GRAMEGNA: Regolare. In fondo tuo padre non è mica un ladro. Fa un lavoro rispettabile.
COLINO: Beh, in effetti, tutto sommato, il lavoro non vuol dire niente… e poi, non deve mica conoscerlo mio padre…? Sai che ti dico? Forse hai ragione.
GRAMEGNA: Regolare.
COLINO: Ma si, glielo dico, tanto lui capirà…
GRAMEGNA: Regolare.
COLINO: Non sarà mica la fine del mondo…
GRAMEGNA: Regolare.
COLINO: Se va male, al massimo mi uccido.
GRAMEGNA: Regol… ehm… che dici?! Ucciderti per così poco?
COLINO: Uscire dal gruppo di Gianpaolo è poco per te?
GRAMEGNA: No. Ma tanto devi uscire tu, mica io!
COLINO: Riccardo Cocciante: per un amico in più!!
GRAMEGNA: Finiscila ora. Prendi la cornetta…
COLINO: …Mondial Casa ti aspetta!
GRAMEGNA: Deficiente! Chiama Gianpaolo e diglielo.
COLINO: Tu dici? E… allora io… lo chiamo…?
GRAMEGNA: Certo, chiamalo.
COLINO: (Prende la cornetta) Eh… si, lo chiamo… ehm… non mi ricordo il numero.
GRAMEGNA: Dai, non fare il fesso! Chiamalo!!
COLINO: Va bene… (compone il numero) Pronto? Gianpaolo? Come stai? Bene? Ah, meno male, ero in pensiero… no, e perché? Perché dovrei tirarti i piedi!? No, e che la tua salute mi sta a cuore.
GRAMEGNA: L’hai presa alla lontana!?
COLINO: (Copre la cornetta con la mano) Shhh…!!! (toglie la mano) Senti Gianpaolo… ti dovevo dire una cosa, si… volevo dirti… (prende fiato) posso guidare la tua macchina stasera? Ieri l’hai fatta guidare a Marco! Si? Grazie, grazie Gianpaolo!! Non ti deluderò: ti farò andare come un pascià! Si, si… grazie ancora, cia’, cia’, cia’. (chiude la cornetta e sospira) Che brava persona…!
GRAMEGNA: (Lo sputa in faccia) Puh! Vigliacco!
COLINO: Oh, e non ce l’ho fatta…
GRAMEGNA: Peggio per te! Stasera rideremo! Pur volendo nascondere il telefonino, è impossibile: è enorme!
COLINO: Penserò a qualche stratagemma.
GRAMEGNA: Va be’, io me ne vado, cia’.
COLINO: Acqua in bocca, mi raccomando!
GRAMEGNA: Stai in una botte di ferro!
COLINO: Non a caso ti chiamano Gramegna la malalegna!!
GRAMEGNA: E tu credi ai pettegolezzi?
COLINO: Io no. Ma gli altri si. A meno che qualcuno non si sta con la bocca chiusa…
GRAMEGNA: Vuoi insinuare che io…? Faccio finta di non aver sentito.
COLINO: No, no. Fai finta di aver sentito, anzi non fare finta: hai sentito!!
GRAMEGNA: Fammene andare, va. (via)
COLINO: Ti accompagno. (via)
ROSINA: (Entra con un piatto di cicorie in mano e lo poggia sul tavolo) Insomma tanto hai fatto, che mi hai fatto cucinare!
MIMI’: (Entra col vino, le posate e il bicchiere e il poggia c.s.) E digiuno dovevo stare?!
ROSINA: Che pure che fosse, non ti faceva male! Non vedi il pancione ca stai menando?
MIMI’ : Ih... ! Tu sei ignorante, ignorante proprio! L’ho sentito al telegiornale: questo è lo strato a riposo.
ROSINA: E non lo puoi svegliare?!
MIMI’: E mica sta dormendo?! Sta a riposo, questa è la cassa di riposo.
ROSINA: Come i cappuccini?
MIMI’: No come il Fate-bene-fratelli!! Sei ignorante, sei ignorante proprio! (Trattiene il respiro con evidente sforzo) Vuoi sentire gli addominali? Dammi un cazzotto… senti gli addominali!
ROSINA: (Gli sferra un pugno nello stomaco, facendogli male) Vediamo…
MIMI’: (Si accascia sulla sedia dolorante) E questa veramente me l’ha dato il cazzotto?! (Suonano al campanello) Di nuovo i testimoni! Mo’ li devo fare andare a Genova sulla carrozzella!
COLINO: (Entrando) Papà sono arrivati i sardi. Li ho fatti salire.
MIMI’: I sardagnoli? Hai fatto bravo.
ROSINA: (guardando l’orologio) Già le tre sono arrivate?! (A Mimì) Vai a prendere i sardagnoli e falli entrare nel salotto. Che io sparecchio qua e mi vado a cambiare un poco. (Mimì via. Rosina sparecchia)
COLINO: Ma non uscite stasera?
ROSINA: No, dobbiamo fare la partita a scopone. (via)
MARIETTA: (Entrando) Beh? Se ne andato?
COLINO: Si. Solo che non possiamo parlare qui: mamma e papà devono giocare a carte con i sardi. Andiamo a fare una passeggiata e ti spiego cosa devi fare domani sera.
MARIETTA: Devo fare cose particolari?
COLINO: Beh, devi sedurlo, quindi devi essere provocante.
MARIETTA: Provocante? Dici che posso diventarlo?
COLINO: (La guarda un attimo) Oddio… è più facile far diventare provocante Lassy…!!
MARIETTA: Mostro!! Ho sbagliato a chiederti un consiglio!
COLINO: Dovresti avere un aspetto più… sexy.
MARIETTA: Ma… scusa una cosa: Gianpaolo lo vuoi far innamorare o lo vuoi far arrapare?
COLINO: E non è la stessa cosa?
MARIETTA: (Alza gli occhi al cielo) Perché gli sto dando retta Signore?!?
COLINO: Ricapitoliamo allora… Domani sera ti presenti al pub…
MARIETTA: Al Gabbiano?
COLINO: Brava, al Gabbiano, ogni sera stiamo là.
MARIETTA: E’ quello che fa in quella stradina del centro storico?
COLINO: Esatto, il Gabbiano. Tu ti trucchi, ti vesti e ti presenti con un bel sorriso…
MARIETTA: (Inizia ad entusiasmarsi) Spero di trovare il vestito giusto. Ogni particolare voglio che sia al posto giusto!
COLINO: Oooh! Brava Mary, così si parla!
MARIETTA: La prima impressione, in fondo, è quella che conta!
COLINO: Brava!
MARIETTA: E’ proprio vero: l’abito fa il monaco.
COLINO: Brava!
MARIETTA: Dici che devo comprare anche i preservativi?
COLINO: Adesso stai esagerando!
MARIETTA: Già, è vero, ce l’avrà lui, che scema!
COLINO: Come “ce l’avrà lui”!? Ma ti rendi conto di quello che dici? E’ il primo appuntamento…
MARIETTA: Potrebbe essere anche l’ultimo…! Ogni lasciata, è lasciata!
COLINO: Oh mio Dio! Ho creato un mostro!! Cammina… Cicciolina!
ENR e DIN: (Entrando con Mimì)Ahiò a tutti.
COLINO: Buonasera. Come state?
ENRIKO: No che poi… Così così…
MARIETTA: Cosa è successo?
ENRIKO: No che poi, se mi dai una bella birra passa tutto.
MIMI’: Manco la bocca devi aprire! Ho preso la cassa sana sana, così non ci sono problemi! (gli prende una birra dalla cassa)
COLINO: Beh, noi andiamo via. Arrivederci a tutti. (via)
TUTTI: (A soggetto) Ciao, ciao…
ROSINA: (Entrando) Uè, la signora! (bacia Dina)
DINA: Buonasera Rosina, come va?
ROSINA: Meh, non c’è male: tiriamo a campare…
ENRIKO: Allora la facciamo questa partita a scopone?
MIMI’: Come parlate strano voi sardagnoli! (si siedono)
ENRIKO: Sardo, sardo, sardo!!!
ROSINA: …Il Signore Dio dell’Universo, i cieli e…
MIMI’: (La interrompe) E’ ignorante, è ignorante proprio! Sardo vuol dire sardagnolo. Scusala Enricco…
ENRIKO: Enricco non Enricco! Con una ch sola!
DINA: Lui esce pazzo per la pronuncia.
MIMI’: A proposito di uscire, che fate domani sera?
ENRIKO: Ma... no, che poi... io mi faccio un bel pollo, mi riscaldo il sughetto, mi faccio una bella birra... ah!
DINA: Tu sempre così, mai che vuoi andare a qualche parte! Sempre chiuso in casa! Come quando ci invitarono al Palio di Siena...! Fai sentire come rispondesti!
ENRIKO: Dici che c’è gente?
DINA: E secondo voi al Palio di Siena non c’è gente!?!
MIMI’: Io non sono mai passato.
ENRIKO: No... no, che poi... c’è la calca, il caldo... no... io mi sono fatto una bella birra... ah!
ROSINA: Beh, e vogliamo giocare a scopone o no?
MIMI’: Aspetta, fammi andare a cambiare l’acqua alle olive. (via)
ROSINA: Dina hai visto? Se tu stai arrovinata, io sto frecata proprio!!
ENRIKO: Rosa, mica ce l’hai…
ROSINA: …una bella birra?
ENRIKO: Brava! No, che poi… aiuta a concentrarsi alle carte.
DINA: Si, pure a fare i rutti!
ENRIKO: Non ti permetto di dire così a tuo marito, porca troia!
ROSINA: Meh, e cos’è che ha detto: la verità. Tu Enricco… (Enriko sta per correggerla) con una ch, stai sempre a fare i rutti, cosa è bugia? (Enriko fa un rutto) Neh, lo vedi?!
MIMI’: (Entrando, chiudendosi la patta) Ah seh! Sembrava la fontana di via Matera: bella fresca! Meh, dai incominciamo.
ROSINA: Buttiamo a tocco per chi deve dare le carte.
ENRIKO: No, non c’è bisogno di fare la conta. Inizia Mimì, che è il padrone di casa. (Mimì inizia a distribuire le carte)
ROSINA: Allora ha ragione tua moglie: sempre a rompere stai tu!!
ENRIKO: Cos’è che hai detto tu?!
DINA: Niente, Enrico, non è vero…
ENRIKO: Muta devi stare quando non ci sono io, hai capito?
MIMI’: Fai come a me: quando non la voglio sentire, gli metto il silenziatore.
ENRIKO: Le metti il bavaglio?
MIMI’: No, gli faccio un pirdo forte-forte, e quella non respira più per almeno mezz’ora!
ROSINA: Meh, spicciati a dare le carte tu altro!
MIMI’: (Sta distribuendo le carte) Sette… Otto… Nove… e Dieci… (a Enriko) ti piace!
ENRIKO: Forza Dina, che stasera mi sento un elefante!
DINA: E che c’entra l’elefante?
ENRIKO: Mi sento un culo enorme!
ROSINA: (A Mimì) Speriamo che oggi ce l’hai qualche carta buona…
MIMI’: Io ce l’ho sempre le carte buone.
ROSINA: Tu c’hai solo la carta igienica! (prende due carte dal tavolo) Sette e una otto.
DINA: (Prende una carta da terra) Il sei è buono.
MIMI’: (Mette a terra una carta) Neh, beccati questa!
ENRIKO: Scopa!
ROSINA: E come, l’asso a bastoni gli hai buttato?!
MIMI’: E non erano usciti tutti gli assi?
ROSINA: Un asso solo era uscito, che ho fatto sette e una otto!
ENRIKO: Non ci pensare Mimì. Bevici sopra… no, che poi… una bella birra è proprio quello che ci vuole!
MIMI’: Hai ragione. (Prende due birre dal cartone e ne passa una a Enriko. Simultaneamente baciano la bottiglia e la passano sulla guancia) Aah! (Bevono entrambi col mignolo alzato) Ah seh!
ROSINA: Bevi, bevi, che poi non te le ricordi le carte!
MIMI’: Me le ricordo bene le carte!
ROSINA: (A Dina) Bugia, pure che l’hai buttata un minuto prima la carta, non se la ricorda.
MIMI’: Non è vero, statti zitta…
ROSINA: Pure a Natale, quando giochiamo con i bambini, se le scorda le carte. Se le scorda sempre le carte!
MIMI’: (Si alza e gli dà un ceffone) Cretina stupida! Quando mai me lo sono dimenticate le carte, eh?! Cretina stupida!
ROSINA: (Ride) Mi ha dato lo schiaffo… Bugia se le scorda sempre le carte!
MIMI’: Ancora! Ancora!
DINA: Mimì non era il caso di darle uno schiaffo!
ENRIKO: No, che poi… Alzare le mani sulla moglie fa sempre piacere.
MIMI’: Non me lo dire a me! Quando sto un po’ nervoso, prendo e gli faccio una bella scaricata di mazzate! Devi vedere dopo: mi sento un'altra persona!
ENRIKO: Ti senti scaricato?
MIMI’: No, non si sente più lei! Ah seh! La pace in casa!
ROSINA: Ah, così è? Do pure fastidio? Mo’ me ne vado proprio, così la pace ce l’hai per tutti tempi!
DINA: Poverina Rosa, chissà quali martiri ti fa!?
ROSINA: Brutto, non me ne parlare!
MIMI’: Sentite, ma prima non mi avete risposto: cosa facciamo domani sera?
ENRIKO: Un’altra partita a scopone?
DINA: E basta con queste partite! Che paranoia!
ENRIKO: E allora ce ne stiamo a casa… una bella birra… ah! Ci riscaldiamo il sughetto…
DINA: Ma non è possibile?! Io voglio uscire! Andiamo in una pizzeria, al cinema, per il corso…
ENRIKO: No, c’è la calca…
MIMI’: Meh, dai Enricco con una ch, e mo’ te lo devo dire: sei un bel ch… chiancone! Ha ragione tua moglie: usciamo domani sera.
ROSINA: E dove andiamo?
ENRIKO: Io dico di fare una passeggiata per il corso: ci facciamo una bella birra e torniamo a casa.
DINA: Io dico di andare al cinema: danno un bel film domani sera.
MIMI’: Io dico di andare alla pizzeria San Carlo che costa poco, così ci possiamo riempire la pancia: risparmiamo e compariamo.
ROSINA: E sempre le cose da vecchi dobbiamo fare? Non possiamo fare come ai giovani una volta tanto?
MIMI’: E dove vuoi andare giù alla stanzione?
ROSINA: Là stanno solo gli albanesi! Dov’è che vanno i giovani la sera? Al Babb.
DINA: Il Babb?! E cos’è il Babb?
ROSINA: Dove si mangiano i panini e c’è la birra alla spina.
ENRIKO: Il pub! La birra alla spina sta nel pub.
MIMi’: Se lo dice lui, che è l’esperto della birra…!
DINA: E in quale pub vuoi andare?
ROSINA: Non so, non è che li conosco tanto… Ho sentito dire ultimamente a mio figlio Colino il piccolino, che vanno sempre al Gabbiano.
DINA: Il gabbiano? Ma là ci sono solo ragazzi, chissà cosa penseranno di noi…
ROSINA: E perché tanto vecchie siamo noi?
DINA: Noi no, ma loro si! (riferendosi a Mimì ed Enriko)
MIMI’: Ehi, la scema che lo sai quanti anni mi hanno dato a me l’ultima volta? Lo sai?
DINA: Quarantacinque?
MIMI’: E come fai a saperlo?
DINA: Ho tirato ad indovinare.
MIMI’: E lo sai invece quanti anni ho, lo sai?
DINA: Cinquanta?
MIMI’: No, quarantacinque. E vecchio sono?! Tuo marito può essere vecchio!
ENRIKO: Quarantaquattro ce n’ho io.
MIMI’: Gatti?
ENRIKO: No, anni. Sono più giovane di te!
MIMI’: Sopra a una gamba ce n’hai quarantaquattro tu! Va be’, e quand’è così, siamo tutti giovani, possiamo andare al Babb.
DINA: Il problema è un altro: come andiamo vestiti? Non possiamo presentarci così.
MIMI’: E qual è il problema? Io mi metto una camicetta che so’ io, che sembro come ad un Principe.
ROSINA: Il Signore ce ne liberi!
MIMI’: Uè, cretina stupida! Cosa vuoi dire sopra alla camicetta mia?
ROSINA: Sono dieci anni che la voglio dare alla Caritas e non è stato cosa…!
MIMI’: E perché la devi dare ai poverelli?! E quando devo andare a qualche parte importante, cosa mi devo mettere?
ROSINA: Camicie che non hai! Giusto quella ti devi mettere che sembri come a uno spazzino!
MIMI’: Ih…! Quella è all’ultima moda!
ROSINA: All’ultima proprio!
MIMI’: Senti Rosina, io mi vesto come voglio, sei caputo?
DINA: (Si alzano) Allora è deciso? A domani sera.
ENRIKO: Ahiò a tutti e due.
MIMI’: Enricco con una ch, a domani.
ROSINA: (Si ricorda una cosa) Mado’…! Madonna! Mi sono dimenticata una cosa! Madonna mia! (si accascia su di una sedia. Tutti la soccorrono)
ENRIKO: Rosina ti senti male? Chiamiamo un’autoambulanza?
ROSINA: No, aspetta, aspetta!
DINA: Rosa, ma se ti senti male!!
ROSINA: No, devo dire una cosa a Mimì… Una cosa importante!
MIMI’: Una cosa importante? Non hai fatto la peperonata?
ROSINA: No, peggio!
MIMI’: Peggio? Sono finite le cipolle?
ROSINA: Peggio!
MIMI’: Peggio? Si è rotto il forno?
ROSINA: Peggio!
MIMI’: Peggio?!? E cosa sta peggio di questo?!
ROSINA: Mi hanno rubato la macchina.
MIMI’: Ah, chissà cosa mi pensavo…! Vai a cucinare, va… (esce, seguito dallo sguardo impietrito degli altri)

Sipario

ATTO SECONDO








Pub “Il gabbiano”. A sinistra c’è un tavolino da due, a destra un tavolo da cinque, al centro, in fondo una pedana con un asta e un microfono.


GINETTO: (Seduto al tavolino di sinistra con Marcantonio che fuma una sigaretta) Mamma mia come ci siamo divertiti stamattina, peccato che mi sono scottato tutto! Stava pieno di femmine. Se c’eri tu, Marcantonio, come ti dovevi fare…
MARCANTONIO: Non sono potuto venire al mare perché Gianna era… he capì… di festa.
GINETTO: Era il compleanno?
MARCANTONIO: No, era… he capì… rossa.
GINETTO: Si era fatta la tinta?
MARCANTONIO: Era mestruata!
GINETTO: Che sfortuna!
MARCANTONIO: Che fortuna! Ma che mi vuoi far incastrare? Meno male che gli sono venute! Ogni volta che lei sta male io… he capì… le dico: sanguina, amore, sanguina…
GINETTO: Dev’essere uno stress ogni mese aspettare che arrivino…
MARCANTONIO: Basta stare attenti.
GINETTO: Lo vorrei avere io questo problema!…
MARCANTONIO: Perché vuoi diventare un transessuale?
GINETTO: No, vorrei avere una ragazza!
MARCANTONIO: Ah… Ma quella è facile da trovare. Trovare quella giusta è come fare un terno al Lotto! He capì?
GINETTO: A proposito, (mentre dice questa battuta fa un gestaccio) ha faaatte… la schedina del superenalotto?
MARCANTONIO: Ginetto, per piacere, ogni volta mi fai fare certe figure…! Cerca di… he capì… di asciugare… di pulire un po’ di caccole nel tuo linguaggio… non posso portarti in giro e ogni tanto fai questi gesti!
GINETTO: E cosa ho detto? (Ripete c.s.) Ha faaatte… la schedina?
MARCANTONIO: Ecco, appunto! E’ proprio quel gesto che devi… he capì… asciugare.
GINETTO: Ma è per accompagnare…
MARCANTONIO: Guarda non mi parlare di accompagnare, che l’altra sera mi facesti fare una figuraccia con Gianna!
GINETTO: Quando?
MARCANTONIO: Come quando? Quando tornammo dalla villa di Calia.
GINETTO: Ah…! Si, mi ricordo. E scusa, tu mi dicesti che il giorno prima avevi quell’appuntamento con la figlia del ca… la figlia del ca…
MARCANTONIO: …pitano! (insieme) Voleva la cio…, voleva la cio…
GINETTO: E non c’entra, no. Dovevi uscire con la figlia del capitano, volevo sapere come era andata a finire?
MARCANTONIO: Davanti alla mia ragazza me lo vuoi chiedere? Te ne vieni col tuo solito gesto: ha faaatte?! Mi hai fatto litigare con l’amore mio, he capì?
GINETTO: E non l’avevo vista entrare in macchina!
MARCANTONIO: Ma se tu ti stai fermo con le mani… non mi fai fare le figure di merda!
GINETTO: Scusa, è meglio se scegliamo cosa ordinare. (legge il menù) Ha faaatte… tu?
MARCANTONIO: Si. (Chiama il cameriere) Ciccio?
CICCIO: Ouh!
MARCANTONIO: Portaci due birre. (Ciccio annuisce senza rispondere e va via. Entrano Colino, Gramegna, Gianpaolo e Viola. Vanno a sedersi all’altro tavolo nel medesimo ordine, da sinistra a destra, lasciando un posto vuoto a sinistra di Colino.)
GINETTO: Guarda Marcantonio, è entrata una ragazza.
MARCANTONIO: Chi? Quella là?
GINETTO: Si, quella vestita di viola.
MARCANTONIO: Ma non sta da sola. Stanno altri tre ragazzi!
GINETTO: E che ne sai che stanno insieme?
MARCANTONIO: Ti vuoi menare? E vai…
GINETTO: E un momento. E cosa devo dire?
MARCANTONIO: Gli devi dire una cosa romantica.
GINETTO: Una cosa romantica?
MARCANTONIO: Bravo. Tu vai lì con un sorriso… he capì… ti avvicini… he capì… e le dici una cosa romantica all’orecchio. Mi raccomando… he capì… voce calda… asciuga le cose inutili, pulisci le caccole…
GINETTO: Perché c’ho le caccole? (si pulisce il naso)
MARCANTONIO: No, lo sai che è un mio modo di dire.
GINETTO: Ah…! Mi hai fatto preoccupare! Io non lo so quando imparerai a parlare italiano tu!!
MARCANTONIO: Guarda che io faccio Lettere!…
GINETTO: Lavori alla posta?
MARCANTONIO: No, faccio l’Università!
GINETTO: Si, e al superiore hai fatto quattro anni in uno!!
MARCANTONIO: Non vuol dire… Meh, mo’ vai, sbrigati! Mi raccomando alla cosa romantica! (Ginetto va verso l’altro tavolo)
GIANPAOLO: Ragazzi, guardate che esemplare di tamarindo che si sta avvicinando!
VIOLA: Orrore! Sembra il classico cascamorto.
GRAMEGNA: Regolare! Mi sa che viene da te, Viola.
COLINO: Già, ti sta fissando. Viola preparati a difenderti.
GINETTO: (Sorride, si avvicina a Viola e gli sussurra all’orecchio) Tre sono le cose per cui vale la pena di vivere: il tuo sorriso e i tuoi occhi.
VIOLA: Non ho capito niente!
GINETTO: (Ripete c.s.) Tre sono le cose per cui vale la pena di vivere: il tuo sorriso e i tuoi occhi.
VIOLA: Vuoi gridare che non sento!
GINETTO: (Ad alta voce) Tre sono le cose per cui vale la pena di vivere: il tuo sorriso e i tuoi occhi.
VIOLA: E la terza?
GINETTO: Sono già tre.
VIOLA: Come? Sono due: una è il sorriso e una gli occhi.
GINETTO: E mica sei Polifemo tu?!
GIANPAOLO: Senti lo vuoi un consiglio? Vatti a prendere un bel tamarindo!
(Tutti ridono forzatamente.)
GINETTO: Senti, io sto parlando con l’amica tua.
GIANPAOLO: Con la mia girl…
GINETTO: La tua ragazza?! Sicuro?
GIANPAOLO: Sicuro? E cosa mi hai preso per Pinocchio?
VIOLA: Si è il mio ragazzo.
GIANPAOLO: Io a te ti ho già visto però...
GINETTO: Ad Gravina?
GIANPAOLO: Si. Adesso che mi ricordo, ti ho visto lavare i vetri al semaforo di via Matera! (Tutti ridono c.s.)
GINETTO: Vuoi dire che sono un pezzente?
GIANPAOLO: Non mi permetto nemmeno con San Francesco!
GINETTO: Se vuoi ti faccio vedere il mio portafoglio…
GIANPAOLO: L’ho già visto l’anno scorso, grazie.
GINETTO: A si?!
GIANPAOLO: Il Gran Canyon!! (Tutti ridono c.s.)
GRAMEGNA: Io l’ho visto solo in cartolina!
VIOLA: Forse ci vado l’anno prossimo!
COLINO: (A Ginetto) Guarda, non è aria, è meglio che te ne vai.
GIANPAOLO: No, e perché? Mi sono solo riscaldato! Sono come la Ferrari: più acceleri e più vuoi accelerare!
GINETTO: Forse è meglio che me ne vado…
GIANPAOLO: Senti, ma tu ce l’hai ancora la madre?
GINETTO: Si, perché?
GIANPAOLO: Strano, dopo la tua nascita: il suicidio!!
COLINO: Dai, Gianpaolo, lascialo andare adesso… (Ginetto via)
GIANPAOLO: Gesù di Nazareth: aiuti il prossimo tuo?
VIOLA: Che gentaglia!
GIANPAOLO: Hai avuto l’onore di essere la mia ragazza!
VIOLA: Grazie, se non ci fossi tu…
GIANPAOLO: Lo so! (indicando Gramegna e Colino) Giuda e San Pietro! Non ti puoi fidare di loro.
GRAMEGNA: Sono Giuda io?
GIANPAOLO: No, tu sei San Pietro.
GRAMEGNA: Regolare!
COLINO: Ma non ti ho tradito Gianpaolo.
GIANPAOLO: Me lo volevi togliere dagli artigli il cerbiatto!
COLINO: No, non mi sarei mai permesso, è che mi faceva pena…
GIANPAOLO: Dovresti impiccarti adesso… così mi prendo i trenta denari!
COLINO: No, ma dai, ma quali trenta denari…!
GIANPAOLO: Io me li sarei presi: stasera c’è aria di lavare i piatti! A proposito di soldi, hai comprato il telefonino o giri ancora con la cabina, Superman?
GRAMEGNA: Si, l’ha ordinato, c’ero io davanti…
COLINO: (Lo interrompe) Si, si… ehm… l’ho comprato il telefonino.
GRAMEGNA: Però non ce l’avevano…
COLINO: (C.s.) Non ce l’avevano di quel colore che volevo io e…
GRAMEGNA: Ha dovuto…
COLINO: (C.s.) Ho dovuto cambiare colore.
GRAMEGNA: Si, ma arriverà…
COLINO: Arriverà il momento che ti farai i cazzi tuoi?!
GRAMEGNA: Regolare.
GIANPAOLO: Nico, anche tu il tamarindo stasera?
COLINO: Scusa Gianpaolo, è che Gramegna non mi fa parlare.
GRAMEGNA: Ti volevo aiutare…
COLINO: Non sono mica balbuziente!? So parlare da solo!
GIANPAOLO: Allora questo cellulare?
COLINO: L’ho comprato: è eccezionale. E’ piccolissimo, leggerissimo e dual band!
GIANPAOLO: Che modello è?
GRAMEGNA: Il motogiola…
COLINO: (C.s.) 9412.
GRAMEGNA: Non è vero…
COLINO: Ma che ne sai tu?! Il telefono è mio, mica l’hai visto tu?!
GRAMEGNA: Come non l’ho visto?!
COLINO: In vetrina l’hai visto, ma non quello mio.
GRAMEGNA: E fammelo vedere!
GIANPAOLO: Già, vedere, vedere!
COLINO: Più tardi.
GIANPAOLO: Come più tardi? A Gianpaolo nessuno dice più tardi!!
COLINO: No, scusami, non intendevo quello. Siccome l’ho prestato a mia sorella, più tardi me lo porterà qui al Gabbiano.
GIANPAOLO: Tua sorella? Hai anche una sorella? Bene, così vediamo due piccioni con una fava.
GRAMEGNA: Era meglio se gli dicevi la verità.
GIANPAOLO: Quale verità?
COLINO: Quale verità? Niente… nessuna verità…
MARCANTONIO: (a Ginetto) Ma sei sicuro che gli hai detto una cosa romantica?
GINETTO: Romanticissima!
MARCANTONIO: E’ strano…
GINETTO: E tu ha faaatte… il tifo per me?
MARCANTONIO: Non avrai fatto così davanti a lei?
GINETTO: Che cosa?
MARCANTONIO: Ha faaatte?!
GINETTO: (Ci pensa) Non mi ricordo…
MARCANTONIO: Ma cosa gli hai detto?
GINETTO: La cosa romantica: tre sono le cose per cui vale la pena di vivere.
MARCANTONIO: Nooo! Non ci posso credere! Di nuovo quella cosa? Ma sei imbecille! Io ti ho detto… he capì… di pulire… di togliere le caccole…
GINETTO: Oh, senti, io non ho capito cosa sono ‘ste caccole!!
MARCANTONIO: Ti devo proprio imparare tutto!
GINETTO: Imparare?! Voglio proprio sapaere da chi hai imparato a parlare italiano!
MARCANTONIO: Sono autodidatta.
GINETTO: E si vede!
GIANPAOLO: (A Colino) Sei sicuro di non dire le bugie? Il tuo naso si sta allungando!
COLINO: No, scherzi? Nessuna bugia. (Entra Marietta e si guarda intorno, cercando Colino)
GIANPAOLO: Guardate che esemplare di piccione è appena entrata.
COLINO: No, quale piccione, quella è mia sorella.
GIANPAOLO: Hai capito la sorellina? (Estrae un pettine e si pettina) Ce la tenevi nascosta, eh?
GRAMEGNA: Anche il padre…!
COLINO: Anche mio padre… lo dice sempre: non la tenere nascosta a tua sorella.
MARIETTA: (Arriva al tavolo) Buonasera.
TUTTI: Cia’, cia’, cia’.
COLINO: Questa è mia sorella Mary, loro sono Gianpaolo e Viola, Gramegna lo conosci.
MARIETTA: (Dà la mano) Piacere Mary.
GIANPAOLO: Mary? Il nome delle cozzine! E’ più bello Maria.
GRAMEGNA: Regolare.
VIOLA: Effettivamente.
MARIETTA: E tu che dici Nico?
COLINO: Ha ragione.
MARIETTA: Anche tu? Beh, sarà cozzino come nome, ma io preferisco Mary!
GIANPAOLO: Spartaco si libera dalle catene!!
COLINO: Così fai un affronto a Gianpaolo…
MARIETTA: Anch’io ho subito un’affronto, non ti sei accorto?!
GIANPAOLO: Tua sorella è un albero di Natale: ha le palle!
COLINO: E il telefono me l’hai portato?
MARIETTA: Purtroppo c’è un piccolo problema…
COLINO: Che problema?
MARIETTA: L’ho fatto cadere per terra e ci è passato sopra una macchina.
COLINO: Che cosa?!?!
MARIETTA: Non l’ho fatto apposta.
COLINO: Ma sei pazza? Mi hai rotto il telefonino e te ne esci che non l’hai fatto apposta?
MARIETTA: E… che ti devo dire?
COLINO: E te lo devo dire io?
MARIETTA: E mi pare…!!
COLINO: Ma nemmeno il tempo di godermelo…
MARIETTA: Senti, facciamo così: ti prendi quello mio e io mi prendo quello vecchio tuo.
COLINO: Quello tuo? Ma non è la stessa cosa…
MARIETTA: Questo ti posso dare. (glielo da e si siede accanto a Colino)
GIANPAOLO: Il laterizio!
MARCANTONIO: (A Ginetto) L’hai vista quella che è entrata? Quella si che è femmina!
GINETTO: Ha faaatte il conto che stanno gli amici?
MARCANTONIO: Ehi! Stai parlando col maestro! (stringe i pugni e alza i pollici)
GINETTO: A me sembra che sto parlando con Fonzie!
MARCANTONIO: Adesso guarda e impara, he capì? (si alza e va all’altro tavolo)
VIOLA: Ragazzi, sta venendo ’altro tamarindo verso di me!
GIANPAOLO: Viola, stasera sei più richiesta di Jessica Rabbit!
MARCANTONIO: (Arrivando) Buonasera. (fa il baciamano a Marietta) Amore mio!
VIOLA: Screanzato! Come ti permetti a dire amore mio?
MARIETTA: Veramente l’ha detto a me.
VIOLA: Appunto!
MARCANTONIO: Io voglio… he capì… uscire con te.
GIANPAOLO: Casanova!
MARIETTA: Mi dispiace, ma sono già innamorata di un altro.
GIANPAOLO: Un altro e chi è?
MARIETTA: Uno… un ragazzo…
GIANPAOLO: Adesso sappiamo che non è un marziano!
MARCANTONIO: E sei proprio innamorata di lui?
MARIETTA: Mah… Più passa il tempo e più me lo chiedo!
GIANPAOLO: Il libro cuore!
MARCANTONIO: Esci con me allora…
GIANPAOLO: Rodolfo Valentino!
MARCANTONIO: Senti la vuoi smettere? Sto parlando con lei!
COLINO: Non ti permettere! Tu non sai con chi stai parlando!
MARCANTONIO: Lo so, lo so, con Gianpaolo Il Tigro.
GIANPAOLO: Come hai detto?! Il Tigro?! Dillo di nuovo e ti faccio arrestare per diffamazione!
MARCANTONIO: Tu? Io a te… he capì… non ti guardo nemmeno!
MARIETTA: Senti, vai pure al tuo tavolo. Non ho nessuna intenzione di uscire con te. Va bene?
MARCANTONIO: Ah, è così? (dopo lunga pausa) Ciao. (via)
VIOLA: Ma guardate un po’ che tipo! Una come me non può tollerare simili atteggiamenti!
GINETTO: (A Marcantonio) Ha faaatte?
MARCANTONIO: No, l’ho vista da vicino… he capì… e non era un gran che…
GINETTO: Io te l’avevo detto: gli amici che ha sono troppo rompipalle!
MARCANTONIO: Ehi! Ho detto che non mi piaceva più.
GINETTO: Secondo me tu ha faaatte…
MARCANTONIO: Che cosa?
GINETTO: Ha faaatte ‘na figura di merda!! Andiamo va’. (viano)
VIOLA: Ordiniamo da bere?
GIANPAOLO: (Chiama il cameriere) Ciccio! Ciccio!
CICCIO: (Entrando) Ouh.
GIANPAOLO: Un succo afro-cubano.
VIOLA: Un acqua tonica.
GRAMEGNA: Una birra media.
COLINO: Anche per me.
MARIETTA: Un acqua minerale liscia.
GIANPAOLO: Hai capito tutto Ciccio? (Ciccio fa segno di si e via) La sfinge! Allora, Maria, chi è il tuo innamorato? Si può sapere o devo chiamare il tenente Colombo?
MARIETTA: Beh, non lo conoscete… ma non è importante…
GIANPAOLO: Non è importante? Allora posso fare il falchetto? (A Colino) Tu permetti?
COLINO: Figurati Gianpaolo, è un piacere.
MARIETTA: Veramente dovresti chiedere a me.
GIANPAOLO: Non c’è donna che mi resiste!
MARIETTA: Non so se la tua è sicurezza o arroganza?
COLINO: Ma che dici, Maria?!
MARIETTA: Mary!! (Ciccio porta un vassoio con le bevande e le porge a ognuno)
GIANPAOLO: Ciccio!
CICCIO: Ouh.
GIANPAOLO: Metti tutto sul mio conto personale. (Ciccio annuisce con titubanza)
TUTTI: Grazie, Gianpaolo. (Ciccio via)
MARIETTA: Hai un conto?
GIANPAOLO: In ogni locale di Gravina ho il mio conto.
MARIETTA: Accipicchia!
GRAMEGNA: Lui se lo può permettere!
VIOLA: Gianpaolo è conosciuto dappertutto!
GIANPAOLO: Se vai a Cuba, fai il mio nome…
MARIETTA: Beh, è un po’ difficile che io vada a Cuba…
GIANPAOLO: Alle Barbados, ad Ibiza, in Mexico…
MARIETTA: Sono posti che non possiamo…
COLINO: (La interrompe) Non possiamo visitare… perché… perché abbiamo la pelle chiara e ci ustioniamo!
GIANPAOLO: Nico! La crema solare a base di cocco, eh! (Entrano Rosina, Enriko e Dina)
VIOLA: Guardate chi sta entrando nel locale!
GIANPAOLO: Tre cigni dalle piume di cristallo!
GRAMEGNA: Non è possibile!
COLINO: Non è possibile!
MARIETTA: Cosa non è possibile? (si volta a guardare) Non è possibile!!
GIANPAOLO: Ragazzi sono cigni, ma non mordono!
ROSINA: L’avete visto a Mimì?
ENRIKO: No, che poi… si sarà fatto una bella birra.
DINA: Sediamoci ci raggiungerà.
ROSINA: E’ che sto in pensiero…
DINA: No, stai tranquilla, vedrai che ci raggiungerà.
GIANPAOLO: La famiglia Addams!!
VIOLA: Ridicoli!
MARIETTA: (A Colino) Voglio morire!
COLINO: (A Marietta) Nascondiamoci.
GRAMEGNA: Te l’avevo detto…!
COLINO: Che tu porti sfiga, tu!
GIANPAOLO: Fantozzi è niente in confronto!
VIOLA: Guardateli non sanno nemmeno dove andare a sedersi! (Rosina e i sardi si siedono al tavolo di Marcantonio e Ginetto)
ROSINA: Madonna come sono scomode queste sedie!
DINA: Queste sono fatte per i giovani.
ROSINA: Perché i giovani c’hanno il culo di piombo?
ENRIKO: (Gridando) Cameriere! Cameriere!
DINA: Zitto! Non stai alla locanda! (Ciccio entra senza parlare)
ENRIKO: Ma se non grido, qua non si sente niente! Ma dov’è il cameriere? (Ciccio gli bussa sulla spalla e Enriko si spaventa) Porca troia! Non l’avevo visto! Scusa cameriere, avete la birra alla spina? (Ciccio annuisce) Allora portami una bella birra ogni mezz’ora.
DINA: Ogni mezz’ora?!
ENRIKO: Si, no che poi… si riscalda e buonanotte! Vai cameriere, fa come ho detto. (Ciccio annuisce e via) Sarà muto questo cameriere!
GIANPAOLO: Lo zoo! Hanno fatto uscire gli animali stasera!
VIOLA: Che schifo! Io quella gente non la sopporto!
COLINO: (A Marietta) Non ci hanno visto, per fortuna!
MARIETTA: Scappiamocene al più presto!
GIANPAOLO: Sembrano usciti da Pomodoro Bagnato!
GRAMEGNA: Manca il piatto forte! (Intanto sulla pedana…)
PRESENTATORE: (Entra in scena con uno stacchetto musicale) Signore e signori, buonasera. Benvenuti a questa gara canora dove si esibiranno dei cantanti formidabili! Loro sono gente comune come voi: impiegati, casalinghe, operai… ma credetemi, non hanno nulla da invidiare ai professionisti in quanto a bravura e professionalità! Ma adesso mi sembra giunto il momento di presentare il primo concorrente… (stacchetto musicale)
MIMI’: (Entra di spalle per un attimo e poi via) Dov’è?
PRESENTATORE: (Non si accorge che è entrato) Eccolo! Ehm… forse è l’emozione… facciamo un bell’applauso e richiamiamo il primo concorrente. (stacchetto musicale)
MIMI’: (C.s.) E’ qua?
PRESENTATORE: Venga, venga avanti, non sia timido.
MIMI’: (si accorge del pubbico) Buonasera.
GIANPAOLO: Ah! Il camionista per forza!
MARIETTA: Signore, aiutaci tu!
ROSINA: Ih! E quel debosciato là si trova! Mannaggia a quella terra! Ma sempre di testa sua deve fare.
PRESENTATORE: Ci dica come si chiama, da dove viene e quanti anni ha.
MIMI’: Non ho capito niente. Prima di tutto mi chiamo Domenico Loporcaro, ma per gli amici e conoscenti mi chiamo Memì.
PRESENTATORE: Come sia chiama?
MIMI’: Mimì.
PRESENTATORE: E allora la chiameremo Mimì.
MIMI’: E come ti permetti?!
PRESENTATORE: Ma come lei ha detto per amici e conoscenti…
MIMI’: E chi ti conosce a te!? Abbiamo mai mangiato il tegame della pasta al forno insieme? No.
PRESENTATORE: E’ giusto. Allora la chiameremo Domenico.
MIMI’: Per te sono Loporcaro, signor Loporcaro!
PRESENTATORE: Come vuole lei… signor Loporcaro. Ci dice da dove viene e cosa fa?
MIMI’: Vengo da Gravina e faccio il camionista.
PRESENTATORE: Ah, guardi c’avrei giurato, c’avrei giurato, c’avrei giurato!
MIMI’: Ualliò, fai poco lo spiritoso se no ti devo bruciare proprio!
PRESENTATORE: Mi scusi Mimì…
MIMI’: Signor Loporcaro, prego.
PRESENTATORE: E vuol dire a questo pubblico come mai ha deciso di venire a cantare qui?
MIMI’: Niente, praticamente, mi trovavo sopra alla salita di Persia, e mi stavo mangiando uno pezzo di focaccia di quello lì…
PRESENTATORE: Di chi? Di un panettiere, immagino…
MIMI’: Si, inizia con la i…
PRESENTATORE: Con la i? Ma non lo so… Ignazio?
MIMI’: Ah, Iangelantonio.
PRESENTATORE: E inizia con la i?!
MIMI’: Si, e a un certo punto si è avvicinato uno zoppo con l’occhio falso…
PRESENTATORE: Il proprietario del Gabbiano?
MIMI’: No, non lo so se c’ha un gabbiano! Mi ha detto se volevo venire a cantare, che mi davate una cosa di soldi. Io ho detto: basta che mi pagate faccio questo e altro!
PRESENTATORE: No, guardi, lei si è sbagliato: qui non viene pagato nessuno.
MIMI’: Come?!
PRESENTATORE: Non viene pagato nessuno. E’ l’emozione che gioca brutti scherzi ai nostri concorrenti…
MIMI’: Mo’ un pesante ti devo dare, ti devo appiccicare sopra al muro!!
PRESENTATORE: Non c’è bisogno di scaldarsi tanto, Mimì…
MIMI’: Signor Loporcaro.
PRESENTATORE: …signor Loporcaro. Qui siamo ad una festa, siamo tutti allegri…
MIMI’: E meh, spicciamoci che mia moglie Rosina deve stare in pensiero, che dovevamo uscire insieme stasera.
PRESENTATORE: Ah, si? Ma avete sentito che professionista! Ha abbandonato la moglie per venire qua.
ROSINA: Quel cornuto!
PRESENTATORE: Ma adesso dobbiamo andare avanti, perché lei sta sforando un po’ troppo…
MIMI’: Cosa sto facendo?
PRESENTATORE: Sta sforando.
MIMI’: Ih… questo! Allora non ci siamo capiti?! Te lo sono già detto: che io non ti vedo proprio! Mo’ ti devo fare uno io e l’altro il muro!!
PRESENTATORE: Ma cosa ha capito!? Sforare in gergo nostro vuol dire che sta andando oltre il tempo consentito: bisogna che lei canti al più presto. Deve cantare.
MIMI’: Pronti! Abbasta che è una canzone del mio cantante preferito…
PRESENTATORE: Ah, guardi Nino D’Angelo non ce l’abbiamo.
MIMI’: E cosa hai visto che sono cinghiale come a te?! Io sono una persona fino!
PRESENTATORE: E allora Mario Merola?
MIMI’: Mo’ te lo devo dare un leccasapone nella faccia!
PRESENTATORE: E allora mi dica lei che ca… ca… cantante è!!
MIMI’: Vuoi sapere chi è? Il mio cantante preferito è… Scialpi.
PRESENTATORE: Chi?
MIMI’: Scialpi.
PRESENTATORE: Ah, Scialpi! Ah, ah, ah…! E per forza…! Sialpi…!
MIMI’: Lo scemo, e cosa tieni da dire sopra a Scialpi?! Parli in faccia! Che tu sembri scemo, ma sei più scemo di quanto sembri!
PRESENTATORE: Mi scusi. E qual è la canzone che preferisce di Sialpi… ehm… di Scialpi?
MIMI’: Una qualsiasi…
PRESENTATORE: Cosa abbiamo di Scialpi? Rocking role? Le va bene Rocking role?
MIMI’: Va bene Racchen Role.
PRESENTATORE: Signore e signori, finalmente abbiamo il piacere di sentire il signor Loporcaro…
MIMI’: Mi puoi chiamare pure Mimì.
PRESENTATORE: Ma come lei aveva detto che era solo per amici e conoscenti?
MIMI’: Si.
PRESENTATORE: E allora?
MIMI’: E mo’ ci siamo conosciuti, mi puoi chiamare pure Mimì.
PRESENTATORE: E va bene. E allora ecco a voi il signor Mimì che canterà Rocking role di Sialpi… ehm… di Scialpi. (Mimì inizia a cantare Rocking role di Scialpi, in maniera molto buffa)
MARIETTA: Io me ne scappo!
ROSINA: Questo fa, invece di andare a scaricare il camion! (Il presentatore interrompe bruscamente Mimì)
PRESENTATORE: Grazie, grazie, al signor Loporcaro…
MIMI’: E fammela finire la canzona!
PRESENTATORE: Non occorre, si è visto subito che lei ha la stoffa del cantante! Un applauso al signor Loporcaro…
MIMI’: Signor Mimì.
PRESENTATORE: Signor Mimì.
MIMI’: Bravo, bravo, bravo, ora mi stai a piacere! Compare… (porge la mano e poi la toglie) Scompare! Ah, ah, ah…!
PRESENTATORE: Ma che spiritoso questo concorrente! Facciamogli ancora un applauso.
GIANPAOLO: (Applaude ironicamente) Bravo! Sei meglio di Scialpi!
PRESENTATORE: Bene, ora passiamo al prossimo concorrente, dopo questo intermezzo… Che fa lei ancora qui?
MIMI’: Sto aspettando i soldi.
PRESENTATORE: Ma quale soldi?
MIMI’: No, veramente, che me ne devo andare, se no restavo pure un’altra oretta, mi stavo incarnando…
PRESENTATORE: Ma che dice?
MIMI’: Ma perché ti devo dire la bugia? Dammi i soldi, che me ne devo andare, se no restavo pure altre due ore, che mi stavo incarnando…
PRESENTATORE: Ma non ha capito…
MIMI’: Ma perché ti devo dire la bugia? Dammi i soldi, che me ne devo andare, se no restavo pure altre tre ore, che mi stavo incarnando…
PRESENTATORE: La vuole finire?! Qui non viene pagato proprio nessuno!! Questo è un concorso libero e non ci sono compensi. Ora lei ha cantato, se ne vada!
MIMI’: Como?!
PRESENTATORE: Ha capito bene!
MIMI’: Hei, lo scemo, che io qua faccio scoppiare il 48, faccio scoppiare!
PRESENTATORE: Lei non fa scoppiare proprio niente! Se ne vada, se no chiamo la sicurezza!
MIMI’: Ah, me ne devo andare?! Ah, me ne devo andare?! E mo’ me ne vado. Però, lo scemo, non ti devo acchiappare? Sono fatti tuoi! Dove ti trovo trovo, là ti devo devo rimanere! Anzi, mo’ esco e ti aspetto fuori, a come esci ti devo bastonare bene bene! Prima di uscire telefoni a casa e dì: “mamma, prepara la bara che oggi non torno a casa”!! (via)
PRESENTATORE: Se ne vada! Scusate, signori, questo imprevisto, ma adesso passiamo senz’altro al prossimo concorrente.
MIMI’: (D.f.) Ciola!
PRESENTATORE: Questo è un concorrente che viene…
MIMI’: (D.f.) Sei morto!
PRESENTATORE: Scusate queste espressioni triviali, ma non è colpa nostra…
MIMI’: (Entrando) Lo scemo, che tu non mi fai mica paura! Allora scegli: o ti lascio le cinque dita sulla faccia, o vieni a sbattere qua sopra! (mostra il pugno)
PRESENTATORE: Senta, lei mi ha rotto proprio le scatole! Mi sta rovinando lo spettacolo! Lei è un cafone! Un villano! Un incivile! Toh! (gli dà uno schiaffo)
MIMI’: Hm! A me?! Hai morto!!
PRESENTATORE: Si a te! Toh! (c.s.)
MIMI’: Ualliò, fatti la croce!!
PRESENTATORE: Ma quale croce!! (Lo prende a calci) Lei la deve smettere, schifoso, imbecille, pazzo!!!
MIMI’: Beh… mo’!!! Aspetta qua!
PRESENTATORE: Perché, che fai?
MIMI’: Aspetta qua, che vado a chiamare a mio fratello!! (Il presentatore lo rincorre fuori prendendolo a calci e riempiendolo di insulti)
GIANPAOLO: Bravo! Bravo! Prendilo a calci come un pallone!
ROSINA: (Avvicinandosi al tavolo) E come ti permetti di dire queste cose a mio marito?!
GIANPAOLO: Ah, quello è suo marito? Complimenti! Colino e Marietta, come quelli delle barzellette!
ROSINA: No, veramente Colino e Marietta sono i miei figli…
GIANPAOLO: Ah, complimenti due volte! Non voglio immaginare cosa è uscito fuori da voi due: Godzilla e King Kong!
ROSINA: Ancora ti azzardi a parlare male di Colino e Marietta! Su Colino puoi dire qualche cosa, ma su Marietta non puoi dire proprio niente! (si accorge di Gramegna) E tu qua stai? Guarda la combinazione! Questo è l’amico di mio figlio! Domanda a lui.
GIANPAOLO: Ah…! Carramba che sorpresa! Gramegna, tu conosci Colino allora?!
GRAMEGNA: No, non è vero, Gianpaolo! Non l’ho mai vista questa zoticona!
ROSINA: Zoticona a me!? Allora ha ragione mio figlio che ti chiama Gramegna la malalegna!!
GRAMEGNA: (A Colino) Ah, pure a tua madre hai detto il mio soprannome?!? Bravo!
COLINO: IDIOTA!!!
ROSINA: (Vedendo Colino) Colino e tu qua stavi e non dicevi niente?!
GIANPAOLO: (Intuendo tutto) Nooo! Ho capito tutto! Colino è Nico!! E magari Marietta è Mary!
ROSINA: (Vedendo Marietta) Ih…! La vedi la figlia mia quant’è bella!
GIANPAOLO: E voi mi avete ingannato per tutto questo tempo! Bravo Nico, pardon, Colino! Ah, ah, ah!
VIOLA: Che squallore, sembra di stare in una soap opera: ci manca solo il pianto!
MARIETTA: (Scoppia a piangere e scappa via) Scusate…!
ROSINA: Aspetta a mamma, e dove te ne vai piangendo?! (La rincorre) Cosa è stato a mamma?! (Via, seguita dai sardi)
VIOLA: Mi accompagni a casa Gianpaolo? Mi è venuto un mal di testa…
GIANPAOLO: Aspetta un attimo. (A Colino) E così mi hai tradito! Sei figlio di camionista e non me l’hai mai detto! Mi hai pugnalato alle spalle! Come dicevano i latini: “Quoque Tu, Brutto Figlio Di…” (si avventa addosso e Gramegna cerca di separarli)
COLINO: Non volevo, te lo giuro! Proprio domani dovevo andare all’anagrafe per cambiare cognome!
GIANPAOLO: (C.s.) Nessuno mai mi ha preso in giro così! Te la farò pagare!
GRAMEGNA: Lascialo, Gianpaolo, non ti sporcare le mani, non ne vale la pena!
VIOLA: Gianpaolo, ti prego, odio la vista del sangue!
COLINO: Ti giuro che non l’ho fatto apposta!
GIANPAOLO: (C.s.) Ricordati queste parole che hai detto, perchè saranno le ultime!
COLINO: No! Ti prego…!
CICCIO: (Entrato in silenzio, non visto da nessuno) Oooouh…!!! La vogliamo… finiamola! (Tutti restano ammutoliti per un attimo)
GIANPAOLO: (Lasciando perdere Colino) Il risveglio della Mummia!
CICCIO: Adesso mi avete rotto le scatole! Andatevene in un altro locale: qui non c’è più posto per voi! Non vi fate vedere mai più!
GIANPAOLO: Cosa? Lurido plebeo, come ti permetti?! Siamo noi che non metteremo più piede in questa grotta!
CICCIO: Ecco, bravo, basta che non vi fate più vedere da queste parti. Non me ne frega niente nemmeno dei debiti che avete, anzi, che hai!
GIANPAOLO: Adesso hai superato il limite delle mazzate!
CICCIO: Infatti! (lo prende a calci) Se non te ne vai, le mazzate che prenderai te le ricorderai per tutta la vita!
GIANPAOLO: Sei un uomo morto! Aspetta qua.
CICCIO: Ah si? E che fai? (gli mostra un pugno minaccioso)
GIANPAOLO: Vado a chiamare a mio fratello. (Via, seguito da Viola e Gramegna)
CICCIO: Ma per piacere! (mette a posto il locale)
COLINO: (Che ha assistito incredulo alla scena) Ciccio!!! Non ci posso credere! Hai cacciato Gianpaolo il Tigre!! E io che pensavo che fossi muto! Non ci posso credere! Ciccio gliele hai cantate di tutti i colori! Lo hai fatto nero, Ciccio! (Ciccio continua imperterrito a ordinare) Ciccio? Ciccio? Ciccio?
CICCIO: Ouh?!

Sipario

ATTO TERZO

Casa Loporcaro. Stessa scena del primo atto. La sera dopo.

ROSINA: Madonna! Madonna del Pozzo, fammi trovare un corteddozzo, che se qualcuno mi agimenta, glielo chiavo nella ventra!
COLINO: (Mentre maneggia il telefonino nervosamente) Mamma, il medico mi ha detto che hai la pressione alta, è vero?
ROSINA: Brutto! Figlio mio, brutto! Figlio mio, brutto!
COLINO: E perché sono brutto? Cosa c’entro io?!
ROSINA: Tu niente, figlio mio! Brutto è il fatto. Mi sento un dolore al petto… (Accendendo un cero alla Madonna) La figlia mia, dove è andata a finire Marietta mia? Madonne mai, Madonna che dolore! Madonna delle sette spade, tutte e sette a me me le hai date?
COLINO: Mamma, io ho fatto un sacco di telefonate, ho telefonato a tutti i parenti, a tutti gli amici…
ROSINA: (Mettendo la mano in fronte) Gesù, Gesù, Gesù!!
COLINO: E’ forte il dolore?
ROSINA: Devi vedere quando arriva la bolletta del telefono, come sarà forte il dolore!!
COLINO: Ma mamma, in casi di emergenza…!
ROSINA: Si va alla cabina!
COLINO: Io volevo chiamare dal cellulare, (lo mostra) ma non prendeva a casa. Mi sento in colpa. In fondo se ho accettato di portarla al Gabbiano è stato solo per il mio egoismo… (mostra il cellulare)
ROSINA: A proposito di engoismo…
COLINO: Di cosa?!
ROSINO: Quello che hai detto prima… E tuo padre dove sta?
COLINO: E’ andato al ristorante a mangiare.
ROSINA: E quello solo alla pancia sta pensando! E tua sorella non si trova più da ieri…
COLINO: Guarda, non mi nominare tuo marito, perché io non ci parlo più con lui! Mi ha rovinato la vita!
ROSINA: A te? E che c’entri tu?
COLINO: Dopo quello che ha fatto ieri sera al Gabbiano, non posso uscire più di casa per la vergogna…
ROSINA: Perché era stonata la canzone?
COLINO: Faceva schifo!!
ROSINA: Beh, non era Ross Ramazzott ma…
COLINO: (correggendola) Eros Ramazzotti.
ROSINA: (confermando) Eh… Ross Ramazzott.
COLINO: Guarda, che capisco anche Marietta che se n’è scappata di casa…
ROSINA: Ah, la capisci? E spiegamelo a me, perché non l’ho capito.
COLINO: Era il minimo, dopo la vergogna di ieri sera!
ROSINA: Meh, mo’ stai a esagerare! Mica ha cantato tanto male tuo padre!
COLINO: Non è più mio padre!
MIMI’: (entrando) Niente?
ROSINA: Ti sei riempito la ventra?
MIMI’: Non tanto, stavo in pensiero per Marietta e non ho fatto manco la scarpetta… Non si è saputo ancora niente?
ROSINA: Colino ha fatto tante telefonate: niente!
COLINO: (correggendo) Nico!
MIMI’: E solo quello sa fare: il telefoco! Ancora è andata da Nanelle?
ROSINA: Da chi!!??
MIMI’: Cummà Nanelle.
ROSINA: E di Gaetanella!
MIMI’: Mo’ pure tu hai cambiato i nomi?! Quella, Marietta, quando va a casa di cummà Nanella si mette a dire chiacchiere e non si ritira più.
ROSINA: Hai ragione! Telefoniamo a Gaetanella.
MIMI’: (compone il numero) Pronto? Nanelle, sono Mimì, si… Mimì, il marito di Rosina… come chi è Rosina?! Rosina « vecchia gallina »… si... quella che abita affianco al mulino di « Culo-di-Piombo »... si... Hai capito? Beh, beh, beh... Niente volevo sapere... eh? Si, sto bene... si... volevo sapere se... si, sta bene mia moglie... si... volevo sapere se mia figlia... no, no ti stai sbagliando, ho due figli: Colino il piccolo e Marietta la grande... si… volevo sapere… e mi fai parlare?!! E’ mezz’ora che sto parlando e non ho detto niente!!! Oooh! Volevo sapere se mia figlia Marietta stava… Mo’ ti devo prendere le ossa e mi devo mettere a fare il brodo! Marietta sta là? No? E allora statti buona!!! (chiude la cornetta molto adirato)
ROSINA: Che ha detto?
MIMI’: Non ci sta.
ROSINA: E potevi chiedere se era passata prima?
MIMI’: Se gli domandavo un’altra cosa a quella, mi teneva un’ora e mezza al telefono!!
ROSINA: E come si fa ora? Dove può essere finita?
MIMI’: Niente, quella vedrai che sta a parlare con qualche amica...
ROSINA: E se è andata a casa dei sardagnoli?
MIMI’: No, ho chiamato prima ad Enricco e ha detto che stanno venendo qui.
ROSINA: Manco lì sta? E allora può darsi che sta da mia madre. Chiama mia madre.
COLINO: No, a questo punto, la cosa è seria. Chiama i carabinieri.
MIMI’: Ouh!!! Chiama mia madre, chiama i carabinieri, che qua il telefoco costa!!
COLINO: Per forza, tu non hai voluto mettere Tele 4…!
MIMI’: E mica è colpa mia se Emilio Fede mi da fastidio!?
COLINO: Va be’, ho capito chiamo dal mio cellulare. (ripete la scena buffa del segnale da captare)
MIMI’: Ha fatto la scoperta: tanto sempre io pago!…
COLINO: (Saltella, fa di tutto inutilmente)
Non prende… non prende…
ROSINA: Meh, ha ragione Colino. Chiamiamo ai carabinieri.
COLINO: Lascia perdere mamma, non vedi che non gli interessa niente della figlia?
MIMI’: E che tu chiami ai carabinieri, quelli non sono capaci di trovare le mutande quando vanno a pisciare, devono trovare a tua sorella? Chiama, chiama…
COLINO: (Compone il numero)
Pronto? Si, vorrei denunciare la scomparsa di una persona… si… è mia sorella… dunque, si chiama Maria Loporcaro… si… ehm… via Filangieri, 40… eh, dunque, lei era con me in un pub ieri sera… ed è scappata e… non è ancora tornata. Beh, ha fatto una brutta figura…
ROSINA: (a Mimì) Colpa tua!!
MIMI’: Ma io manco l’ho vista!!
COLINO: …va bene …d’accordo grazie… (chiude la cornetta) Hanno detto che prima di fare delle ricerche, dobbiamo controllare se per caso è stata ricoverata all’ospedale.
MIMI’: (Gridando sconvolto)
Nooo!!!
COLINO: (Consolandolo)
Dai papà, non fare così, può darsi che non ci sta all’ospedale…
MIMI’: E non vuoi spendere un’altra telefonata?!?
COLINO: Mi fai schifo!!!
MIMI’: E come ti permetti a dire queste cose a tuo padre?!
COLINO: Tua figlia, per colpa tua, chissà ora dove è finita! E tu, ti preoccupi della bolletta del telefono?
MIMI’: Colpa mia? E cosa gli ho fatto?
COLINO: E ti pare niente quello che hai fatto ieri sera?!
MIMI’: Senti Colino…
COLINO: E non chiamrmi Colino!!! Ve l’ho detto mille volte: chiamatemi Nico!!! Anzi, da ora in poi, tu non mi chiamare più. Non sono più tuo figlio! (via)
MIMI’: (a Rosina) E cosa gli ho fatto?
ROSINA: E’ per colpa della canzone…
MIMI’: Quale canzone?
ROSINA: Quella di ieri sera. L’hai fatto vergognare davanti agli amici perchè non sei come a Ross Ramazzott
MIMI’: E cosa ne dobbiamo fare! Io sono come a Scialpi!
ROSINA: Insomma, come dobbiamo fare per Marietta? Mi sento la pressione a mille!
MIMI’: Statti calma: ho pensato io a tutto!
ROSINA: E mo’ è vero che me ne vado al camposanto…!!
MIMI’: Cretina stupida! Io ho pagato una persona che verrà qua a dirci dove è andata a finire Marietta.
ROSINA: Un tetech?
MIMI’: E cos’è il “tetech”?!
ROSINA: Il tetech privato… l’investitore…
MIMI’: Ignorante! Sei ignorante proprio! Si dice tetecchivo, non tetech! E poi cosa ce ne dobbiamo fare del tetecchivo! Ho chiamato una persona molto più qualificata! (suonano alla porta) Eccola è lei! (va ad aprire) Arriggitta la tavola.
ROSINA: La tavola?! E chi hai chiamato un cuoco?
MIMI’: (rientrando) No, sono i sardagnoli.
ENRIKO: Sardo, sardo, sardo!
ROSINA: (canta) Sandokan, Sandokan…
MIMI’: E’ ignorante, scusatela.
DINA: Buonasera. Allora? Novità?
ROSINA: Niente Dina. Non è ancora tornata.
ENRIKO: Peccato! Sono veramente dispiaciuto… no, che poi… non è che ci sarebbe…?
MIMI’: Una bella birra?
ENRIKO: No, che poi…
ROSINA: Vattela a prendere tu stesso in cucina: vai nel corridoio, non la seconda, non la terza, la prima a destra.
ENRIKO: La prima a destra. (via)
DINA: Avete chiamato i carabinieri?
ROSINA: Si, ha chiamato Colino. Hanno detto di controllare all’ospedale.
DINA: E avete controllato?
ROSINA: No, perché Mimì ha detto che a pagato una persona per trovarla.
DINA: Un tetectiv?
MIMI’: Pure tu Dina, che sei una sardina, sbagli la pronuncia?! Si dice tetecchivo!
DINA: Guarda che noi sardi parliamo bene. Siete voi che parlate strano! Prova a dire serbatòio.
MIMI’: Serbatoio.
DINA: Lo vedi?! Voi gravinesi avete tutte le o chiuse.
MIMI’: Non lo dire manco per minima idea! Noi parliamo bene.
DINA: Come vuoi, non voglio litigare. Voi parlate bene.
MIMI’: Ah, beh... L’altro giorno mi sono fatto la barba col rasoio nel corridoio con l’accappatoio: che paranoia!
DINA: E meno male che parlate bene a Gravina!!
ENRIKO: (entrando) Ho preso quattro birre… no, che poi… si può restare a secco…
ROSINA: Facevi prima a portarti il frigorifero appresso! (suonano alla porta) Ecco è arrivato il tetech!
MIMI’: Ma quale tetecchivo?! Ti ho detto che è una persona più qualificata! (va ad aprire) Hai pulito la tavola?
DINA: Ma chi sarà?
ROSINA: Non lo so. Io penso che è un cuoco…
MIMI’: (rientrando) Rosina, questa è la persona che ci troverà nostra figlia. (la mostra)
YAN: (entrando) Buonasera.
ROSINA: E chi è questa?
YAN: Io sono Yan.
ROSINA: Anna?
YAN: No, Yan.
ROSINA: In dialetto! In italiano si dice Anna.
YAN: Non è dialetto! (a Mimì) Glielo spieghi lei che è indiano!
MIMI’: Io sono gravinese!
YAN: Yan è indiano!
MIMI’: E chi è questo Ian?
YAN: Il mio nome è Yan! Io sono la maga Yan.
ROSINA: E questa sarebbe la persona qualificata?! La maga Ian?!
MIMI’: Statti zitta tu, cosa capisci! Questa è bravissima! Me l’ha raccomandata un amico mio.
ROSINA: E chi, Peppino lo scemo?
MIMI’: Brava, come hai fatto a indovinare?
YAN: Silenzio! Adesso sediamoci tutti e facciamo una seduta spiritica.
DINA: No, io ho paura di queste cose!
YAN: Silenzio! Sedetevi. (eseguono) Adesso dobbiamo invocare l’anima dei morti vostri.
ROSINA: L’anima di chi ti è vivo!
MIMI’: Ignorante! Sei ignorante proprio! Si fa così: si chiama l’anima del morto e quello ti dice tutto quello che vuoi sapere.
YAN: Silenzio! Unite le mani. Pensate intensamente ad una persona defunta.
ROSINA: Una persona a funghi?
MIMI’: Una persona defunta! Un morto! L’anima di tuo padre!
ROSINA: Ma mio padre è vivo!
MIMI’: Lo so: era una bestemmia…
YAN: Silenzio! Fatemi concentrare… (va in trance) Sento… Sento… uno strano rumore…
ENRIKO: (fa un rutto) Scusate… è la birra…
YAN: Silenzio! (c.s.) Sento… la voce di una donna… una donna anziana…
ROSINA: (a Mimì) Quella è tua madre!
MIMI’: (si commuove) Mado’, io lo dico sempre che mia madre ci vede dall’alto… Mo’, chiedigli come si chiama…
YAN: (c.s.) Come ti chiami? Non si sente bene…
MIMI’: Sta male?
YAN: No, non si sente bene la voce… Forse… ha detto… Angela…
MIMI’: No, allora non è lei.
YAN: No, no, ha detto… “l’angelo mi ha portata qui”… forse ha detto… Rosa…
MIMI’: Ma Rosa è mia moglie!
YAN: No, no, ha detto… “salutami Rosa”…
ROSINA: (all’anima) Altrettanto a signirì.
YAN: Forse ha detto… Maria…
MIMI’: Ma Maria è mia figlia!
YAN: No, no, ha detto… “Maria si è persa”…
MIMI’: E grazie! Che perché ti abbiamo chiamata…!
YAN: Insomma come si chiama sua madre?
MIMI’: Felina.
YAN: Felina?!? E che è un’animale?
MIMI’: No, è il minuativo di Raffaella.
YAN: (si rivolge all’anima) Felina, dicci, dov’è finita Maria? Ah… ah… ho capito… va bene… riferirò… tante belle cose… si, si… pure a lei… grazie… arrivederci.
ROSINA: Ma che sta al telefono?
MIMI’: Zitta! Fai sentire cosa ha detto mia madre.
YAN: Silenzio!
ROSINA: Ma questa dice sempre “silenzio” e non parla mai!
YAN: Silenzio! Tua madre Felina ha detto: “Maria si trova nei guai…”
ROSINA: Gesù!!!
YAN: Silenzio! “…però, lei può darle una mano, può vegliare su di lei.”
MIMI’: Ah, e allora siamo a posto…
YAN: E no! Perché ha bisogno di me per stabilire un contatto con la ragazza, se no non può arrivarci da sola.
MIMI’: E qual è il problema? Tanto tu stai qua…
YAN: E ma questo è straordinario… C’è bisogno… come dire… di una quota in più.
ROSINA: Senti Iannuccia, non fare la furba che se no ti strappo tutti i capelli!
MIMI’: Silenzio!
ROSINA: Mo’ pure tu dici silenzio?!
MIMI’: Questa è una professionista. Se lei dice che mia madre ha bisogno di lei, vuol dire che ha bisogno di lei. Di quanto hai bisogno?
YAN: Mah… considerando la prestazione… più le tasse… la contingenza… l’urgenza… la valenza…
ROSINA: E tutte ‘ste persone deve chiamare?
YAN: Silenzio! Beh… io penso… che… centocinquanta euro vanno bene.
ROSINA: Quanto?! Centocinquanta euro?! Trecentomilalirazze?!?
YAN: Signora lei non deve pensare al vile denaro: sua figlia in questo momento è in pericolo!
ENRIKO: Ha ragione Rosina. La salute prima di tutto! (fa un rutto)
MIMI’: Salute!
DINA: E’ vero, non pensare ai soldi, pensa a tua figlia in pericolo!
MIMI’: Questa Maga Anna non ha mai sbagliato! Se lei dice che è in pericolo, è in pericolo!
MARIETTA: (entrando tutta sconvolta) Buonasera.
ROSINA: Marietta a mamma! Sei tornata! (la va ad abbracciare) Ma dove sei stata fino a mo’?! Ci hai fatto uscire pazzi!
MARIETTA: Sono stata a casa della nonna.
MIMI’: Con nonna Felina?!
MARIETTA: Ma no, da nonna Faustina.
ROSINA: (a Mimì) Te l’avevo detto io di chiamare a mia madre!! (a Marietta) E sei stata in pericolo, non è vero a mamma?
MARIETTA: In pericolo? Da nonna?
ROSINA: (alla maga Yan) Era in pericolo è?! Trecentomilalirazze?!
YAN: Ma veramente…
ROSINA: Silenzio!
YAN: Si vede che…
ROSINA: Silenzio!
YAN: Ma non è detto…
ROSINA: Silenzio! Mo’ te ne devi andare!!
YAN: E i centocinquanta?
ROSINA: Centocinquanta calci in culo devi avere!!! ( la caccia via)
MIMI’: Hai fatto bravo!
ROSINA: Silenzio! Tu è meglio che non parli proprio! Tua figlia se n’è scappata di casa per colpa tua che non sai cantare!!
MARIETTA: Ma no, mamma, che c’entra? La verità è che io e Nico abbiamo fatto una cosa terribile: ci siamo vergognati di voi, davanti ai nostri amici. Io volevo fare bella figura con un amico di Nico e vedendovi arrivare, mi sono vergognata come un cane.
ROSINA: Hai visto che è colpa tua?
MIMI’: Ha detto che si è vergognata pure di te!
ROSINA: E’ vero a mamma?
MARIETTA: Si, ma ho sbagliato. Ho riflettuto a lungo su quello che ho fatto e mi sono sentita un’idiota. La gentaglia non siete voi, ma quei deficenti che si credono ricchi e magari non hanno i soldi per pagare il conto!
COLINO: (entrando) Mary! Sei tornata!? (l’abbraccia) Finalmente! Mi hai fatto stare in pena!
MARIETTA: Scusa. Scusa a tutti. Sono stata una stupida, un incosciente…
ROSINA: Meh, una volta tanto…! E cosa devo dire sopra a tuo fratello allora?!?
COLINO: Beh, questa volta ha ragione la mamma.
MIMI’: (commosso) No, Marietta, non devi chiedere scusa tu. Sono io che vi devo chiedere scusa, a tutti e due. Ha ragione tuo fratello: faccio schifo! Mo’ per colpa mia non potrà uscire più con gli amici. Io sono un camionista e invece gli amici suoi sono figli di qualcuno. Per forza che si deve vergognare di me…
COLINO: Papà finiscila. Non è affatto vero quello che stai dicendo. Io mi devo vergognare di avere degli amici così idioti, che pensano solo all’apparenza e l’immagine! Ma ora, grazie a te, non li vedrò mai più.
MIMI’: Mai più?
COLINO: Mai più! Che poi il padre di Gianpaolo il tigro il carpentiere faceva…!
MIMI’: E’ vero? E allora sono meglio io!
COLINO: Molto meglio! (si abbracciano)
ROSINA: (commossa) Quanto sono belli i miei uomini!
DINA: Il vero uomo si vede quando piange…
ENRIKO: …e quando beve la birra!
MIMI’: Ti prometto che da ora in poi cambierò e ti chiamerò Nico!
· Stupore generale.
COLINO: No, papà, chiamami… Colino!!! (si abbracciano, mentre gli altri applaudono)

Sipario

FINE