Chiamatemi pure professore

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P R I M O A T T O

CHIAMATEMI PURE PROFESSORE

Commedia brillante in due atti di:

Luciano LUNGHI

Personaggi:

Infermiera

Dott. Pergolesi                                 -        Psicologo

Giacomino                                      -        Malato cronico di esaurimento nervoso

Sig.a Bianchi                                   -        Mamma di Giacomino

Penelope                                          -        Anziano barbone

Gianni                                             -        Malato di narcolessia

Teresa                                              -        Problemi di anoressia

Aldo                                                -        Maniaco della malasorte

Giulio                                              -        Pensionato depresso

Marisa                                             -        Svampita, delusa in amore

Elisabetta                                        -        Manager superstressata

Gaspare                                           -        Primo ladro

Orazio                                             -        Secondo ladro

Quinto                                                           -           Poliziotto

La scena, identica per i due atti, si svolge nella sala d’aspetto dello studio di uno psicologo. Ci sono alcune sedie e poltrone ed un piccolo divano a due posti.

Sulla sinistra della scena c’è una scrivania con alcuni cassetti, e con sopra il computer ed il telefono. Tra la scrivania e l’uscita di sinistra un attaccapanni.

L’uscita verso sinistra è all’esterno, sulla destra c’è invece l’uscita verso lo studio dello psicologo.           

P R I M O    A T T O

Infermiera :   (E’ in scena, seduta alla scrivania e sta lavorando al computer, indossa un camice bianco)

Dottore :       (Entra da sinistra con una valigetta in mano) Buongiorno !

Infermiera :   (Alzandosi) Buongiorno, dottore, ben arrivato. Come si sente questa mattina?

Dottore :       Bene, grazie, sarà il nuovo studio che mi stimola, ma mi sento proprio bene (si toglie la giacca e l’appende)

Infermiera :   Meno male, perché c’è già un problema, dottore !

Dottore :       Oh no, non abbiamo ancora cominciato.

Infermiera :   E’ stato lei, dottore, a voler a tutti i costi quel coso (indicando il computer)

Dottore :       Non siete ancora andati d’accordo voi due, eh? Guardi che il computer è la base per una pratica e moderna organizzazione del lavoro.

Infermiera :   Sarà, ma il suo computer oggi a toppato alla grande.

Dottore :       Cioè ?

Infermiera :   Ieri ero venuta allo studio per preparare la giornata di oggi, sa il primo giorno nel nuovo studio, con un nuovo computer, nuovi pazienti, era la prima volta anche per me. Bene, accendo il computer, e come mi ha insegnato il tecnico, chiedo di stamparmi la lista con i pazienti di oggi e gli orari degli appuntamenti e.......... sorpresa!!

Dottore :       Cosa ?

Infermiera :   Tutti gli appuntamenti di oggi sono distanziati di solo nove minuti l’uno dall’altro. Ho pensato ad un errore, ho ripetuto l’operazione ma niente, la lista era uguale, tra un paziente e l’altro ci sono solo nove minuti.

Dottore :       Perché non mi ha chiamato ?

Infermiera :   L’ho fatto, ma come al solito il suo cellulare era spento !!

Dottore :       E’ vero, me ne dimentico sempre!

Infermiera :   Allora chiamo il tecnico e lui, dopo aver controllato, mi dice che c’è stato un piccolo errore nel programma. Invece di novanta minuti tra una visita e l’altra, il computer ha dimenticato lo zero ed ha dato solo nove minuti. Comunque adesso è a posto e non ci dovrebbero più essere problemi.

Dottore :       Vede ?

Infermiera :   Sì, però la segreteria telefonica collegata al computer questi appuntamenti li aveva già fissati.

Dottore :       Vuol dire che ....

Infermiera :   Vuol dire che stamattina avremo tutti i pazienti che arriveranno pressappoco alla stessa ora.

Dottore :       Oh, no !! Ma perché non li ha avvisati ieri ?

Infermiera :   Perché dei nove pazienti di oggi, solo tre hanno lasciato un recapito telefonico, e di questi solo due hanno risposto.

Dottore :       Chi sono questi pazienti ?

Infermiera :   Tranne Giacomino il resto sono tutti pazienti nuovi, che cominciano oggi le loro sedute. In pratica non li abbiamo mai visti.

Dottore :       Bell’inizio non c’è che dire !!

Infermiera :   E’ lei che ha voluto il computer !

Dottore :       Ma non c’entra il computer! Senta, mi ha detto che c’è anche Giacomino, ma di lui abbiamo la scheda con il telefono, o sbaglio ?

Infermiera :   Infatti, lui è quello dei tre che ho chiamato ieri e che non mi ha risposto! Dovrebbe essere il primo ad arrivare, tra poco.

Dottore :       Beh, poco male! Cercheremo di spiegare a questi nuovi pazienti cosa è successo e vedremo di metterci d’accordo. (andando verso destra) Vado nello studio, mi chiami quando arriva Giacomino con sua madre (esce a destra)

Infermiera :   Va bene dottore (torna a sedersi al computer; dopo qualche secondo suona il campanello. Si alza esce a sinistra e poco dopo rientra con Giacomino e sua mamma) Prego signora, si accomodi.

Mamma :      (tiene Giacomino per mano) Oh e così questo è il nuovo studio. Hai visto Giacomino com’è bello grande ?

Giacomino:   (guarda in viso la mamma e scuote affermativamente la testa, poi l’abbassa e comincia a scrivere su un blocco d’appunti che aveva in mano).

Infermiera :   Beh, naturalmente bisogna modificare qualcosa! Per esempio per uno psicologo sono inutili tutte queste poltrone nella sala d’aspetto, ne bastano un paio.

Mamma :      E’ vero, infatti siamo sempre stati soli ad aspettare. Vero Giacomino ?

Giacomino:   (guarda in viso la mamma e scuote affermativamente la testa, poi ritorna a scrivere sul suo blocco. D’ora in poi questo sarà il suo comportamento. Guarderà sempre negli occhi la persona che gli si rivolge, poi scuoterà la testa in senso affermativo e ricomincerà a scrivere sul suo blocco)

Infermiera :   Beh, meno male che non abbiamo ancora fatto le modifiche, perché stamattina ci sarà bisogno di tutte le poltrone.

Mamma :      Come mai ?

Infermiera :   E’ successo che l’infallibile macchina che dovrebbe sostituirmi, ha cominciato la sua attività sbagliando tutti gli orari degli appuntamenti.

Mamma :      Lui ? E’ vero, ora mi ricordo, la voce metallica al telefono. Era il computer. Hai sentito Giacomino ?

Giacomino:   (come sopra)

Infermiera :   Sì era lui, ed in pratica ha dato appuntamento a tutti quasi alla stessa ora. Ho cercato di avvisarla ieri, ma non l’ho trovata.

Mamma :      Non c’ero, ero da mia sorella. Senta, ma allora vuol dire che oggi il dottore non fa le visite ?

Infermiera :   Non so, credo che qualcuna la faccia, adesso lo chiamo (va verso il telefono)

Mamma :      Speriamo, perché ormai ho già preso appuntamento dal dentista e sarebbe un problema portare anche lui (indicando Giacomino). Diventa intrattabile quando sente il rumore del trapano.

Infermiera :   Ha ragione, dà fastidio anche a me ! (schiaccia un bottone e prende il ricevitore del telefono) Sì dottore, c’è la mamma di Giacomino.... Bene. (riappende) Si accomodi, arriva subito.

Mamma :      Grazie (si siede) Vieni Giacomino. Ti piace qui ?

Giacomino:   (come sopra)

Infermiera :   Com’è andata questa settimana ?

Mamma :      Bene, penso di poterlo reinserire a scuola !

Infermiera :   Ah benissimo. E lui è contento ? Sei contento ?

Giacomino:   (come sopra)

Mamma :      Gli hanno anche regalato un blocco nuovo, non è vero Giacomino ?

Giacomino:   (come sopra)

Dottore :       (entra da destra) Buongiorno signora, ciao Giacomino.

Giacomino:   (come sopra) Dottore ..... dei .... matti.

Mamma :      No, Giacomino, no! Buongiorno dottore, lo perdoni.

Dottore :       (dà la mano alla mamma di Giacomino) Non si preoccupi, ormai conosco le sue reazioni. Come sta oggi Giacomino ?

Giacomino:   (come sopra, senza alzarsi) Seduto ...

Dottore :       Lo vedo, lo vedo. io chiedevo come ti senti ...

Giacomino:   (come sopra) Non mi sento ....

Infermiera :   Dottore, la signora chiedeva se possiamo fare la seduta con Giacomino anche se c’è stato quel malinteso con gli orari, perché almeno lei ne approfitterebbe per andare dal dentista.

Dottore :       Ma certo signora, vada pure. La seduta con lui la facciamo regolarmente.

Mamma :      Meno male, grazie dottore, mi risolve un problema. Allora torno a prenderlo tra un’ora e mezza d’accordo ?

Dottore :       Sì, certo, a più tardi signora.

Mamma :      (andando verso sinistra) Arrivederci a dopo e grazie ancora.

Infermiera :   Arrivederci.

Mamma :      Arrivederci (all’infermiera ed esce a sinistra)

Dottore :       (a Giacomino) Allora Giacomino vogliamo andare di là ? (indicando lo studio)

Giacomino:   (come sopra)

Dottore :       (lo prende sottobraccio e lo porta verso destra) Vedrai che bello lo studio, c’è un grosso finestrone che dà sul parco, e una comodissima poltrona (suona il telefono e si ferma ad ascoltare chi è)

Infermiera :   Pronto .... sì .... Buongiorno signora Giordani. (allarmata) Come? .... Sì, sì, glielo passo subito. (copre il ricevitore con la mano e l’allunga verso il dottore) E’ la moglie di Giordani, sembra stia per suicidarsi !

Dottore :       Cosa? Oh no (fa sedere Giacomino e corre al telefono) Pronto ... sì, sono io .... quando? .... suo cornicione? A che piano? .... Oh Madonna mia, ha chiamato i pompieri .... bene ... Certo, certo, arrivo immediatamente (riappende)

Infermiera :   Che succede?

Dottore :       Giordani è partito completamente !!

Infermiera :   Come ?

Dottore :       E’ in piedi su un cornicione al decimo piano di casa sua e non vuole che nessuno si avvicini, nemmeno sua moglie. Dice che i pompieri, quando hanno saputo che era in cura da noi, le hanno consigliato di chiamarci. Lei ha la macchina ?

Infermiera :   Sì, sono qui in macchina.

Dottore :       Bene, così mi darà un passaggio lei, andiamo.

Infermiera :   Ma dottore, come facciamo con Giacomino, non possiamo lasciarlo solo ! E poi stanno per arrivare gli altri pazienti.

Dottore :       Per Giacomino non c’è problema, non si muoverà da lì, e gli altri pazienti .... beh, capiranno.

Infermiera :   Lei e la sua mania di non avere la patente. Perché non prende un taxi ?

Dottore :       Non c’è un istante da perdere, forza andiamo. (a Giacomino) Tu aspetta qui, vedrai che lei (indicando l’infermiera) torna subito. Ci impiegheremo pochissimo, poi lei tornerà qui e ti spiegherà cosa è successo. Lasciamo la porta aperta così se qualcuno arriva nel frattempo si può almeno accomodare.

Infermiera :   Ma dottore, la porta aperta ?! (intanto si sfila il camice e lo appende) Ma non sa ...

Dottore :       (spingendola fuori a sinistra e pendendo la valigetta) Forza su, c’è in ballo la vita di un uomo, per di più un mio paziente (ed escono a sinistra)

Giacomino:   (ha seguito tutta la scena scuotendo in maniera affermativa la testa, quindi ricomincia a scrivere. Dopo un po’ ..)

Penelope :    (entra da sinistra) Si può? (è vestito molto male, trasandato) (a Giacomino) Salve.

Giacomino:   (come sopra)

Penelope :    (accenna ad entrare) Si può ?

Giacomino:   (come sopra)

Penelope :    Sicuro ? (e fa un altro passo)

Giacomino:   (come sopra)

Penelope :    E’ questo lo studio del dottore ? (e fa un altro passo)

Giacomino:   (come sopra)

Penelope :    (va’ deciso verso destra) Appunto, devo parlare proprio con lui (ed esce a destra)

Giacomino:   (come sopra)

Penelope :    (rientra poco dopo da destra) Ma non c’è nessuno ?!

Giacomino:   (come sopra)

Penelope :    (lo guarda strano e gli si avvicina) Non è che lei è il dottore, vero ?

Giacomino:   (come sopra) Il dottore dei pazzi ...

Penelope :    sempre guardandolo si siede vicino a lui e cerca di guardare cosa sta’ scrivendo) Davvero lei è il dottore qui dentro ?

Giacomino:   (come sopra) Dentro !

Penelope :    E fuori ?

Giacomino:   (come sopra) Fuori !

Penelope :    Sì, ho capito. E’ lei che è fuori !! Sta’ aspettando il dottore, vero ? Si vede ! (comincia a guardarsi in giro) Vede io sono una specie di istituzione nel quartiere. Mi chiamo ...... (si ferma stupito) Diavolo, non mi ricordo più come mi chiamo !! Beh, tanto non mi chiama mai nessuno. O meglio, mi chiamano tutti Penelope ....

Giacomino:   (come sopra)  Penelope ...

Penelope :    Sì, perché alla sera per via di qualche bicchierino di troppo, rovino quello che di buono ho fatto durante il giorno ! Mi hanno detto che anche questo Penelope si comportava così. Beh, il vino esisteva già fin dal tempo dei Romani, o forse addirittura dal Medio Evo !! (intanto prende la giacca del dottore dall’attaccapanni e la guarda misurandosela)

Giacomino:   (come sopra)  Medio Evo ...

Penelope :    (si toglie la giacca rovinata e l’appende) Esatto. Perfino il grande Cesare si dice che alzasse il gomito. Ed infatti i suoi ... regionali .... lo chiamavano divino, di-vino !! (rida da solo alla battuta)

Giacomino:   (come sopra)  Di-vino ....

Penelope :    Sììì, buonanotte !! E’ come dare le perle ai proci .... (si ferma, riflette) le perle ai porci !!! Senta io mi devo assentare momentaneamente (si mette la giacca sottobraccio) Mi saluti lei il dottore (e si avvia verso sinistra)

Giacomino:   (come sopra)  Il dottore dei pazzi ...

Penelope :    (si ferma e lo guarda, poi ritorna verso Giacomino e gli siede accanto) Senti, posso darti del tu, vero ? Tu vieni da questo diciamo dottore da tanto ?

Giacomino:   (come sopra)  Da tanto ....

Penelope :    (gli si fa più vicino) Ed allora senti, lo accetti un consiglio ? (lo prende sottobraccio e lo alza) Perché invece di stare in questo tristissimo posto, non vieni con me a fare una bella passeggiata all’aria aperta ? Magari ci facciamo una bella corsa nel parco, eh ?

Giacomino:   (come sopra)  Corsa, nel parco ... (sorride)

Penelope :    (lo tira verso sinistra) Vedi, solo l’idea ti fa già stare meglio ...

Gianni :         (urlando fuori scena da sinistra) C’è nessuno ?

Penelope :    (si ferma, precipitosamente fa risedere Giacomino, si infila la giacca e si siede anche lui vicino a Giacomino)

Gianni :         (entra da sinistra) Ma non c’è nessuno ?

Penelope :    Avanti, avanti prego ..

Gianni :         Buongiorno. Sono entrato perché c’è la porta spalancata.

Penelope :    Eh sì, qui siamo molto aperti.

Gianni :         Posso accomodarmi ?

Penelope :    Ma la prego, come se fosse a casa sua.

Gianni :         (si siede) Anche i signori hanno appuntamento dal dottore ?

Penelope :    (si guarda in giro) Chi ?

Gianni :         Loro, hanno appuntamento anche loro ?

Penelope :    (sempre guardandosi in giro) Loro chi ?

Gianni :         Loro voi, lei ed il signore di fianco a lei.

Penelope :    Ah noi ... Vede, la nostra è una storia un po' lunga .... Si ricorda lei delle crociate in terra santa ?

Gianni :         (si addormenta di colpo)

Penelope :    (lo guarda un attimo, poi si avvicina spaventato) Oh, ma che fa ? Non vorrà morire qui adesso ! (con l’orecchio ascolta il respiro, poi sollevato) Sta dormendo !! Si è addormentato di colpo !! E pensare che avevo appena cominciato la storia. Se l’avesse ascoltata tutta allora sarebbe morto davvero!

Giacomino:   (come sopra)  

Penelope :    (si risiede vicino a Giacomino) Allora che facciamo, andiamo noi a fare una bella passeggiata ?

Teresa :        (entra da sinistra) Permesso? Buongiorno, scusate ma la porta è aperta ... Si può ?

Penelope :    Prego ....

Teresa .        Grazie (sedendosi senza accavallare le gambe) Mi chiamo Bruni, Teresa Bruni. Mamma mia che traffico ho trovato. sono anche un po’ in ritardo.

Penelope :    Oh, non importa (verso Giacomino), vero

Giacomino:   (come sopra)  

Teresa :        (li guarda un attimo, poi si volta verso Gianni e vede che sta’ dormendo, lo guarda perplessa, poi guarda ancora Giacomino e Penelope, riguarda Gianni, po’ a Giacomino e Penelope) Ma cosa è successo ?

Penelope :    E’ tanto che aspetta !!

Teresa :        Come ?

Penelope :    E’ tanto che aspetta una visita, doveva venire prima !

Teresa :        Ma perché, cos’ha ?

Penelope :    Sonno !!

Aldo :            (entra da sinistra) Permesso, c’è nessuno ? (vedendo gli altri) Buongiorno.

Teresa :        Buongiorno

Giacomino:   (come sopra)  

Aldo :            (si siede, poi si guarda un po’ in giro, guarda il computer, poi sorride a Teresa che lo sta guardando, tossisce un po’, poi vede Gianni e dopo averlo scrutato, guarda Giacomino e Penelope in modo interrogativo)

Penelope :    (portando il dito davanti alle labbra nel gesto di fare silenzio e parlando sottovoce) Sta aspettando !

Aldo :            (riguarda Gianni, poi Penelope, poi rivolto a Teresa) Ma è lo studio del dottor Pergolesi ?

Teresa :        Sì, certo, dottor Pergolesi.

Aldo :            Lo psicologo ?

Teresa :        Sì, lo psicologo.

Giacomino:   (sempre scrivendo)  Dottore... dei ... matti !!

Aldo :            (lo guarda un po’ scettico) Ma avete anche voi appuntamento ?

Teresa :        Sì, alle dieci e diciotto.

Aldo :            Ed io alle dieci e ventisette. Ma che modo è di dare appuntamenti ?

Teresa :        E’ stato il computer, non se ne è accorto ?

Aldo :            Sì, ma non dicevo quello, mi riferisco al fatto che sono molto vicini uno all’altro. Probabilmente c’è un errore.

Teresa :        Ma, non credo, se è stato il computer a fissare gli appuntamenti è perché qualcuno l’ha organizzato così.

Aldo :            (a Giacomino) Anche lei ha appuntamento adesso, come noi ?

Giacomino:   (guarda in viso Aldo, poi annuisce e continua a scrivere)

Aldo :            (a Penelope) E lei ?

Penelope :    (guarda in viso Aldo e poi annuisce come Giacomino)

Aldo :            Beh, adesso sentiremo, comunque secondo me c’è qualcosa che non va, una seduta non può durate solo nove minuti.

Giulio :          (entra da sinistra) Si può ?

Aldo :            Avanti prego.

Penelope :    Per la miseria, che traffico !

Giulio :          Buongiorno, buongiorno (va alla porta di destra, guarda dentro, poi si siede guardando gli altri, sorride e guardandosi intorno accavalla le gambe)

Aldo :            (urlando si alza spaventato) Nooo!! Per l’amor di Dio, non lo faccia !!

(tutti si alzano spaventati, tranne Gianni che si sveglia)

Giulio :          (in piedi spaventato) Oddio, cosa, cosa non devo fare ?

Aldo :            (sedendosi rilassato) Non accavalli mai le gambe, porta molta sfortuna !

Giulio :          (incredulo) Cosa ?

Aldo :            Non deve mai accavallare le gambe, conosco gente che se ne è pentita amaramente.

Giulio :          (guarda in faccia le altre persone, poi risedendosi) Ah, capisco !!

Penelope :    (risedendosi) Questa proprio mi mancava !!

Aldo :            Non mi crede ?

Penelope :    E come no ?

Gianni :         E’ arrivato il dottore ?

Penelope :    No, può continuare a dormire.

Gianni :         Perchè stavo dormendo ?

Penelope :    Nooo !!

Gianni :         Lo sapevo, lo sapevo (desolato). (A Penelope) Senta, ma di che cosa stavamo parlando quando è successo ?

Penelope :    Quando si è addormentato ? Stavamo parlando delle crociate in terra santa, le dicevo che ....

Gianni :         (si addormenta di colpo)

Penelope :    (lo guarda poi) Buonanotte !!

Giacomino :  (scrivendo) Buonanotte ...

Teresa :        Ma che cosa stranissima, sarà una malattia ?

Giulio :          Piacerebbe a me una malattia così !!

Teresa :        (a Giulio) Senta, per curiosità, aveva appuntamento ?

Giulio :          Sì, con lo psicologo.

Aldo :            A che ora ?

Giulio :          Alle dieci e trentasei !!

Aldo :            (a Teresa) Vede ?

Teresa :        Mah, non vuol dire !

Giulio :          Perchè, cosa è successo ?

Aldo :            Anche lei ha avuto l’appuntamento per telefono dal computer ?

Giulio :          Sì, ho telefonato per fissarlo e mi ha risposto il computer. Ma cosa c’è di male? Mi sembra un ottimo modo di organizzare le cose.

Aldo :            Certo, solo che tra un appuntamento e l’altro ci sono solo nove minuti di differenza. Mi sembrano un po' pochini, no ?

Giulio :          Beh, ci sarà una spiegazione, non crede ?

Marisa :        (Entra da sinistra, svampita) Uh uh, c’è nessuno ? Si può ?

Aldo :            Avanti prego. E siamo a sette. Buongiorno.

Marisa :        Buongiorno, buongiorno a tutti, oh ma quante persone !!!

Giulio :          Buongiorno

Teresa :        Buongiorno

Penelope :    Incantato

Aldo :            Prego, si accomodi, immagino che abbia un appuntamento con lo psicologo.

Marisa :        Beh, oddio, proprio un appuntamento no. Sono venuta così, solo per una chiacchierata. Non è che ho bisogno dello psicologo sa, è che una mia amica me ne ha parlato così bene che ho pensato di venire a conoscerlo di persona.

Teresa :        Quindi anche lei alla prima seduta ?

Marisa :        (si siede ed accavalla le gambe) Sì, ma ripeto che ....

Aldo :            (urlando si alza spaventato) Oddio, noooo !!! Stia attenta, non lo faccia !!

Marisa :        (salta in piedi spaventata guardando la sedia dov’era seduta) Cosa ... ? Cosa c’è ?

Aldo :            Non accavalli mai le gambe, non le deve mai incrociare !!

Marisa :        (guardando Aldo) Come ?

Giulio :          Deve stare attenta a come mette le gambe quando si siede, potrebbe pentirsene per tutta la vita.

Marisa :        (guarda Giulio, poi Aldo, quindi si siede a gambe unite)

Gianni :         (che nel frattempo si era svegliato) E’ arrivato il dottore ?

Penelope :    Olà. No, è tutto come prima.

Gianni :         Bene.

Giulio :          Ma lei si addormenta sempre così ?

Gianni :         Perché stavo ancora dormendo ?

Aldo :            Ma ci sta’ prendendo in giro ?

Gianni :         Assolutamente no, è una cosa indipendente dalla mia volontà. E’ una malattia che si chiama narcolessia. In pratica chi ne è affetto sente il bisogno immediato ed irrefrenabile di dormire, dovunque si trovi.

Penelope :    Crociate in terra santa.

Gianni :         (si addormenta di colpo)

Giulio :          (guarda Penelope)

Aldo :            Ma che ha fatto ?

Penelope :    Era un esperimento !

Giacomino:   (scrivendo) Esperimento ...

Teresa :        Anche prima si era addormentato con quelle parole ...

Penelope :    E’ la terza volta che si addormenta con quelle parole.

Aldo :            Che parole ?

Penelope :    Crociate in terra santa.

Marisa :        Che buffo. Si vede che è allergico alla storia !!

S I L E N Z I O

Teresa :        (a Marisa) Allora anche lei è la prima volta che viene qui.

Marisa :        (annuisce in silenzio)

Aldo :            Anche per me è la prima seduta.

Giulio :          Anche per me.

Teresa :        Quindi siamo tutti al primo appuntamento. (a Penelope) Anche lei ?

Penelope :    (annuisce in silenzio)

Giulio  :         Questo può significare qualcosa !

Marisa :        Cosa ?

Giulio :          Che siamo tutti alla prima volta, che nessuno di noi ha mai conosciuto prima questo dottor Pergolesi ! (silenzio, poi tutti si voltano a Guardare Giacomino che intanto ha continuato a scrivere ed annuire)

Elisabetta :    (entra da sinistra) Permesso ?

Aldo :            Buongiorno, e otto .

(Tutti rispondono al saluto)

Elisabetta :    Buongiorno, scusate ma devo aver sbagliato, (si volta) arrivederci.

Giulio :          Cerca per caso lo psicologo ?

Elisabetta :    (bloccandosi e voltandosi di nuovo) Sì, come lo sa ?

Giulio :          Prego, non ha sbagliato, questo è lo studio giusto.

Elisabetta :    Ma non è possibile! Avevo appuntamento. Non ci sarà mica da aspettare spero, ho un mucchio di lavoro da sbrigare, io !!

Aldo :            Purtroppo ne sappiamo quanto lei, abbiamo tutti appuntamento alla stessa ora e non immaginiamo come mai.

Elisabetta :    (andando verso l’uscita di destra) Ma nello studio non c’è nessuno ?

Giulio :          No, c’è la porta aperta e non c’è nessuno.

Elisabetta:     Ma come è possibile, come siete entrati ?

Aldo :            Esattamente come lei, siamo entrati perché c’era la porta aperta.

Elisabetta :    Sì, ma qualcuno deve pur aver aperto. Chi è arrivato per primo ?

Teresa :        (indica Giacomino con la testa)

Elisabetta :    (nota Giacomino che sta’ scrivendo ed improvvisamente si calma e si accomoda vicino a Giulio, sta’ per incrociare le gambe)

Giulio :          (le ferma le gambe) E’ meglio di no !

Elisabetta :    Cosa ?

Aldo :            Bravo !! Lo sa che porta sfortuna incrociare le gambe ?

Elisabetta :    No, veramente è la prima volta che lo sento.

Aldo :            Ecco, per forza poi che il mondo va male !

Elisabetta :    Perché incrocio le gambe ?

Aldo :            No, perché la gente ignora le più elementari norme di sicurezza contro la malasorte !

Elisabetta :    (ironica) Le prometto che adesso che lo so, starò molto più attenta !

Aldo :            Brava, mi raccomando !!

Teresa :        Chissà quante altre persone arriveranno.

Giulio :          Speriamo non tante, non ci staremmo !

Elisabetta :    Per carità, non posso certo aspettare tutta la mattina, con tutti gli impegni che ho !!

Marisa :        Forse non stiamo aspettando.

Teresa :        Cosa intende ?

Marisa :        Voglio dire (indica con la testa Giacomino). Forse la seduta è già cominciata. Ho letto, non mi ricordo più da che parte, che c’è una nuova tecnica applicata da alcuni psicologi americani, i quali si mescolano ai loro pazienti alla loro prima seduta senza farsi riconoscere, in modo di studiarli nelle loro manifestazioni più spontanee, eludendo il loro imbarazzo.

Elisabetta :    Una specie di terapia di gruppo ! (a Giacomino)

Giulio :          Interessante (guarda Giacomino)

Aldo :            E lei pensa sia il nostro caso ? (guarda Giacomino)

Teresa :        Be, questo spiegherebbe gli appuntamenti così vicini l’uno all’altro.

Marisa :        Sì, ma noi così sappiamo chi è il dottore (guarda Giacomino)

Giulio :          Forse non è così semplice. Potrebbe essere chiunque di noi, non trova (tutti cominciano a guardarsi l’un l’altro, studiandosi, in silenzio)

Marisa :        Per quanto mi riguarda sono tranquilla, non essendo malata ! Ero venuta solo per una banalissima conversazione.

Aldo :            (arrabbiandosi) Cosa intende dire, che noi siamo malati ?!

Marisa :        No, cioè voglio dire, non so, intendo dire che non credo di aver bisogno del dottore ...

Giacomino: (scrivendo) Dottore .. dei .. matti ..

Aldo :            (aggredendo Marisa) Ecco, ha ragione lui, secondo lei noi siamo dei matti ?!

Marisa :        Be, non sono certo io ad avere la fissa delle gambe incrociate.

Aldo :            Fissa ? Secondo lei è una fissa ? Ma bene !

Giulio :          Signori, calma, calma, ricordiamoci che siamo tutti in seduta.

Elisabetta :    Mica tanto; per me questa non è una seduta. Non posso certo parlare dei miei problemi personali alle prime persone che capitano.

Teresa :        Perché no ? Anzi a volte ci si confida più facilmente con degli estranei che con delle persone che si conoscono.

Marisa :        Sì, questo è vero, ma qui mi sembrerebbe di parlare ad un comizio !

Aldo :            Ma come, lei ha dei problemi ? Non era quella “sana” lei ?

Marisa :        Ho detto “mi sembrerebbe”, nel senso che, se avessi problemi da raccontare, mi sembrerebbe di parlare in piazza !

Giulio :          Se permettere, io posso raccontarvi la mia storia, non ho nessun imbarazzo nel farlo, anche perché è una storia così banale.

Elisabetta :    Per me va’ benissimo, anzi prima cominciamo prima finiamo, con tutto quello che ho da fare ! Piuttosto, siamo sicuri che non deve arrivare più nessuno ?

Teresa :        Speriamo proprio di no, mi sembra che siamo già tantini !

Marisa :        Incrociamo le dita !

Aldo :            Lei non incroci un bel niente !

Marisa :        E’ solo un modo di dire, che maniere. Ma lei aggredisce sempre così le persone ?

Aldo :            (alzandosi in piedi, urlando) Non mi dica così !! Non aggredisco nessuno io. Tutte uguali siete ! Anche mia moglie “non mi aggredire di qui, non mi aggredire di là”.

Teresa :        Beh, però adesso lo sta’ facendo.

Aldo :            (urlando) facendo cosa? Cos’è che starei facendo ?

Teresa :        Vede, aggredisce anche me !

Aldo :            (c.s.) Non è veroooo !! Mi sto solo sfogando (guarda Giacomino che sta scrivendo e si calma, poi si risiede)

Gianni :         (che nel frattempo si era svegliato) E’ arrivato il dottore ?

Penelope:     Sì, è arrivato !!

Gianni :         Bene, a chi tocca ?

Penelope :    A tutti ed a nessuno.

Gianni :         Come ?

Penelope :    Poi le spieghiamo. (a Giulio) Se non sbaglio lei stava per incominciare la sua storia.

Giulio :          Stavo dicendo che la mia è una storia banalissima. Tutto è cominciato un anno fa’, quando sono andato in pensione. Da quel fatidico giorno la mia vita è diventata difficilissima.

Marisa :        Cosa è accaduto ?

Giulio :          Assolutamente niente, ed è proprio questo il problema. Le mie giornate sono di un vuoto desolante. non accade mai assolutamente nulla.

Penelope :    Dovrebbe essere contento, chissà cosa potrebbe capitare ...

Giulio :          Non importa cosa, purché accada. Voglio dire che ormai sono in uno stato pietoso. La notte faccio addirittura fatica a dormire perché mi domando continuamente che cosa posso fare quando sarà mattina !!

Teresa :        Ma non ha una moglie, dei figli, dei nipotini ?

Giulio :          Sì, sono sposato, ma mia moglie non mi aiuta, anzi mi caccia sempre fuori di casa. Dice che da quando sono in pensione, lei non è più libera di girare per casa senza trovarmi tra i piedi. Certo, ci sono i nipotini, due, sono un amore. Ma alla mattina sono uno a scuola e l’altro all’asilo, al pomeriggio sono con la mamma o la nonna. Con me ci restano quelle poche volte in cui le due donne hanno qualche commissione da fare insieme. Ma è molto raro, non si sono mai fidate a lasciarmeli per tanto tempo.

Teresa :        Beh, due bambini piccoli insieme possono diventare un problema.

Giulio :          E’ vero, ma almeno uno ... invece nemmeno quello !

Marisa :        Non ha amici ? Qualche hobby ?

Giulio :          Sì, ho un gruppo di amici che si trovano spesso per giocare a carte o, se il tempo lo permette, a giocare a bocce. Ma sono giochi a cui non sono molto portato. Ho provato a giocare a bocce, ma da allora quando mi vedono arrivare al campo mi guardano terrorizzati sperando che non chieda loro di giocare. Le carte invece non le ho mai sopportate. Dovreste vedere quando giocano; se per caso un povero disgraziato sbaglia a giocare una carta, apriti cielo. Viene quasi giustiziato sommariamente, e le discussioni che si accendono sul suo errore durano delle giornate intere. Per l’amor di Dio !

Marisa :        (sfiduciata) Qualche viaggio ? Qualche gita organizzata ?

Giulio :          Ho provato anche quello, le chiamo “le gite delle pignatte” perché, è vero che costano poco, che passi tutta la giornata in compagnia in qualche posto carino, ma ti parlano di pentole, pignatte, servizi da tavola, accessori per la casa e così via ... Non si possono certo fare tutti i giorni. Quello che mi uccide è la quotidianità.

Teresa :        E’ una storia che ho già sentito altre volte sa, capita molto più spesso di quello che lei crede.

Giulio :          Questo non mi aiuta a stare meglio.

Elisabetta :    (accavallando le gambe) Perché non prova a ....

Aldo :            (urlando) Noo !!! Non lo faccia !!! Le gambe !!!

(tutti si spaventano)

Marisa :        (che essendo la più vicina si era spaventata maggiormente e si era alzata in piedi) Eh, ma santa pazienza, non può mica urlare così tutte le volte ... ci vuol fare morire ?

Aldo :            (sempre urlando) Siete degli irresponsabili !

Teresa :        Lei continua ad aggredirci ...

Aldo :            (sempre urlando) Io non aggredisco nessuno !!!

Marisa :        (urlando) Sì, invece !!

Aldo :            (c.s.) Noo !!

Penelope :    (urlando a sua volta) Ooohhh !!

(tutti tacciono)

Penelope :    Che cos’è questa, una assemblea di condominio ?

Gianni :         Ma è arrivato il dottore ?

Penelope :    No! E’ ancora alle crociate in terra santa !

Gianni :         (si addormenta di colpo)

Penelope :    Buonanotte. (agli altri) Ci siamo calmati ?

Giacomino: (scrivendo) Calmati ...

Aldo :            (tra sé) Non è vero che aggredisco le persone, non è vero ! (silenzio) Difendo solo le mie idee. Se non lo facessi, sarei subito schiacciato.

Teresa :        Guardi che esiste anche il dialogo, il confronto. Non solo lo scontro !

Aldo :            Dice bene lei. Bisogna vedere chi si ha intorno.

Marisa :        Perché, da chi è circondato lei ?

Aldo :            Da dittatori e ... dittatrici !

Giulio :          Magari sono solo persone che si difendono, come fa lei. Ha mai provato a cambiare tono, modo, insomma a proporsi in maniera ....

Aldo :            Lei sta scherzando. Verrei calpestato, spazzato via !

Teresa :        Ma, senta, quali sono queste gravi questioni su cui è così importante non cedere ? Ci faccia degli esempi ...

Aldo  :           (guarda tutti un po' dubbioso, poi) Beh......., il sale per esempio !

Teresa :        Sale ?

Marisa :        Sale ?

Giulio :          Sale ?

Giacomino: (scrivendo) Sale ...

Aldo :            (irato) Certo il sale !! Voi non avete idea della sfortuna che porta il sale quando viene rovesciato. Mia moglie si ostina a riempire le saliere fino all’orlo. Devo essere io ad insistere “un dito sotto l’orlo”, mi sembra il minimo. Per non parlare degli specchi !

Marisa :        Anche gli specchi ?

Aldo :            (inforvorandosi) Sicuro, gli specchi. Devono essere tutti quanti ben fissati al muro, non appesi ad un chiodino o ad una fragilissima anta d’armadio. ne tanto meno appoggiati. Mia moglie si ostina a portare nella borsetta uno specchietto. E’ pericolosissimo !

Marisa :        Ma uno specchietto è indispensabile nella borsetta di una donna. Poi sono così piccolini e ....

Aldo :            (urlando) Non c’entra la grandezza, è sempre uno specchio e se si dovesse rompere, sarebbero sette anni di guai !

Teresa :        A me è capitato di rompere uno specchio qualche anno fa, però le assicuro che gli anni che sono seguiti sono stati ottimi.

Aldo :            Tanto ottimi che è dovuta venire qui dallo psicologo per guarire dalla gioia !!

Teresa :        Se sono qua non è certo colpa dello specchio !

Aldo :            Questo lo dice lei.

Teresa :        Se proprio lo vuole sapere il mio è un problema alimentare !

Penelope :    Sono qui anch’io per problemi alimentari ...

Giulio :          E perché mai da uno psicologo ?

Teresa :        Perché il mio è un problema principalmente di testa.

Penelope      Il mio invece è un problema di tasche (e mostra le tasche vuote)

Marisa :        Mi perdoni, ma lei non mi sembra affatto sovrappeso.

Teresa :        Difatti il mio è il problema opposto. Mi potrei definire una persona ansiosa, nervosa. Di tutto quello che ingerisco nel mio disordine alimentare non assimilo nulla, assolutamente nulla. Sono arrivata perfino a dover prendere dei ricostituenti.

Marisa :        Beata lei. Io solo a sentire il profumo di certe cose ingrasso !

Giulio :          Quindi anche lei dallo psicologo per problemi alimentari ?

Marisa :        (guarda gli altri, poi Aldo, poi di nuovo gli altri) No, i miei problemi sono di origine affettiva.

Giulio :          Una delusione d’amore ?

Marisa :        Sì, una al mese !!

Teresa :        Cosa ?

Marisa :        Una delusione al mese ! Tutti gli uomini che comincio a conoscere, dopo pochissimo tempo si dileguano.

Aldo :            Forse è l’alito !!

Marisa :        Molto spiritoso.

Aldo :            Era solo una battuta !

Marisa :        Il fatto è che le mie storie non resistono mai più di qualche settimana.

Teresa :        Ma lei cosa pensa che sia ?

Marisa :        (si abbandona sullo schienale ed accavalla le gambe) Non riesco a ....

Aldo :            (urlando) Ecco perché !! (ed indica le gambe)

Tutti si spaventano

Marisa :        (che era balzata in piedi, si fa’ aria al viso) Un altro spavento così ed invece dello psicologo avrò bisogno del cardiologo.

Gianni :         (si era svegliato) E’ arrivato il dottore ?

Penelope :    Sì, è di là nello studio (indicando a destra) E lei è il primo.

Gianni :         (alzandosi) Bene (ed esce a destra)

Penelope :    (appena Gianni è uscito urla) Crociate in terra santa.

Gianni :         (fuoriscena si sente il rumore di una persona che cade per terra)

Penelope :    (agli altri) Dicevamo ?

Aldo :            Lei la sfortuna se la tira addosso !

Marisa :        Non c’entra la sfortuna. Forse è colpa mia, ma non so perché !

Elisabetta:     Ma qualcosa diranno questi uomini, oppure spariscono così, nel nulla ?

Marisa :        No, no, per parlare parlano. Uno mi dice che non può affidare la propria vita ad una donna distratta come me, un altro che non se la sente di legarsi ad una persona così seria, un altro che dovrei responsabilizzarmi di più, un altro che dovrei divertirmi un po', un altro che ...

Penelope :    Basta, basta, per carità. Facciamo prima se ci dice quali sono i difetti che non ha.

Teresa :        Ma perché dice “difetti”. Queste sono solo opinioni di altre persone.

Giulio :          Comunque mi sembra di aver capito che non è un motivo comune a tutte le storie ..

Marisa :        Esatto. Proprio per questo, se la persona prima mi accusava di qualcosa, io la volta dopo cercavo di comportarmi nel modo opposto per far piacere alla persona con cui stavo.

Teresa :        Mi scusi, ma così facendo lei ha sempre recitato dei ruoli.

Marisa :        Beh, forse sì, ma la cosa non mi pesa !

Teresa :        Certo che no, però nessuno ha mai potuto conoscerla davvero. Lei ha sempre cercato di adeguarsi alle persone che conosceva.

Penelope:     Peggio ! Si adeguava ai gusti della persona precedente mentre stava con un’altra.

Giulio :          E’ vero, questo non potrà mai funzionare. Lei deve cercare di essere il più possibile se stessa.

Marisa :        Ma così potrei non piacere !!

Elisabetta :    Basta così !!! (si alza in piedi e comincia una specie di requisitoria) Questa è l’ultima fesseria che sono disposta ad ascoltare. Ma come, da cent’anni ci battiamo per liberarci dal giogo a cui il maschio ci ha incatenato e cosa mi tocca sentire ? Che c’è una donna che oltre a volere il guinzaglio, scodinzola anche al padrone !! No, No, non saremo mai veramente libere fin quando ci saranno in giro delle donne come te (e punta il dito contro Marisa)

Marisa :        (intimidita) Ma io veramente ....

Elisabetta :    Tu stai vanificando con i tuoi discorsi, i tuoi atteggiamenti, i tuoi ragionamenti, un secolo di femminismo ...

Penelope :    Obiezione Vostro Onore !

Elisabetta :    Respinta !! (a Marisa) Ma non capisci che così facendo distruggi tutti gli ideali di noi donne ? Che fai proprio il loro gioco ?

Marisa :        Ma io sento il bisogno di ...

Elisabetta :    (urlando) Cosa? Senti il bisogno di cosa ? Di avere un padrone alla cui voglia sottostare ? Se proprio vuoi un padrone cercatelo donna !!

Penelope :    Obiezione Vostro Onore. Una donna non può sposare un’altra donna.

Elisabetta :    (si avvicina a Penelope) Ecco bravo !! Il matrimonio. la più bella invenzione dell’uomo e la più grossa fregatura per la donna.

Aldo :            La fregatura è reciproca !!

Elisabetta :    No mio caro! (si avvicina ad Aldo) Voi dal matrimonio avete tutto da guadagnare : vi portate una schiava in casa che deve sottostare a tutti i vostri voleri ! E tutto questo per due lire !!

Aldo :            Allora si vede che io ho sposato un uomo travestito da donna !

Elisabetta :    Sono contenta quando sento queste cose, vuol dire che il nostro sesso sta’ sempre più prendendo coscienza e s sta’ liberando dal retaggio di secoli e secoli di sudditanza.

Giulio :          Ma quale sudditanza, suvvia non esageri. E’ vero, nei secoli passati l’uomo è sempre stato in primo piano nella storia, ma anche la donna ha contributo a farla questa storia, magari lavorando nell’ombra, ma era presente !!

Elisabetta :    Sembra stia parlando di una cospirazione, noi donne abbiamo fatto la storia, ma tramando nell’ombra, alle spalle degli uomini !!

Giulio :          Non intendevo questo, mi riferivo a quella frase che non ho di certo inventato io, che dice che dietro ad un grande uomo molto spesso c’è stata una grande donna !!

Elisabetta :    Ma si rende conto dell’enorme contraddizione di questa frase ? Se c’è stata una grande donna, e per fortuna ce ne sono state parecchie, dicevo se c’è stata una grande donna il suo uomo non era che uno strumento, altro che grande uomo, era la donna che faceva per due e l’uomo recitava.

Aldo :            Non mi sembra che Napoleone avesse sua moglie sui campi di battaglia !!

Elisabetta :    Ed infatti è morto in prigione a Sant’Elena !! Se ci fosse stata sua moglie, adesso staremmo tutti parlando in francese e ci saremmo risparmiati gli ultimi duecento anni di guerra. E poi, vede che bella mentalità avete ?Come esempio di grand’uomo mi ha portato Napoleone : un nevrotico malato di protagonismo che ha portato morte e distruzione in giro per l’Europa creando milioni di vedove !

Penelope :    Obiezione Vostro Onore. Secondo la sua teoria non erano vedove, ma donne finalmente libere.

Elisabetta :    Lo sarebbero ora, con un lavoro ! Ma allora essere vedove significava quasi sempre dover faticare il doppio o peggio doversi prostituire per poter sopravvivere.

Penelope :    Beh, se c’erano milioni di prostitute e gli uomini erano quasi tutti morti, non è che facessero affari d’oro !!.

Elisabetta :    Molto spiritoso. Ma lo sa lei come vivevano le donne duecento anni fa ? Ne ha una vaga idea ?

Penelope :    Beh, immagino fosse molto dura, senza Aiax liquidi e senza telenovelas.

Elisabetta :    Vedo che è inutile cercare di parlare seriamente con voi. Dopotutto che cosa mi dovevo aspettare? Siete uomini !! (torna verso il suo posto)

Penelope :    (fingendosi gay) Ah no, questo non me lo deve proprio dire, uomo a me !!

Elisabetta :    Ecco, quella potrebbe essere la vostra salvezza. Cercare di assomigliare il più possibile a noi donne.

Giulio :          E questo è invece il vostro errore. Cercare il più possibile di assomigliare a noi uomini. Si guardi, lei mi sembra tale e quale ad un dirigente d’azienda. Ma come, ci criticate in tutti i modi, e poi cercate di assomigliarci ?

Elisabetta :    Purtroppo le regole le avete fatte voi e noi dobbiamo fare buon viso a cattivo gioco. Ma una volta che avremo vinto la nostra battaglia ...

Teresa :        Battaglie, padroni, schiave, lotta dei sessi, ma non vi ho ancora sentito parlare d’amore !

Elisabetta :    Ecco un’altra fregatura. Ci lasciamo ancora incantare dal sentimentalismo. Abbiamo tutte ben piantata nella nostra mente la sindrome del principe azzurro. Altra stupidata inventata dall’uomo !! Lo sapete voi quanti rospi ci tocca baciare prima di trovare il principe ? E poi non sempre funziona, così ti ritrovi con un rospo in casa invece di un principe.

Aldo :            Lei è fortunata ad aver trovato qualche rospo disposto a baciarla !!

Elisabetta :    (lo guarda arrabbiata, poi si siede ed accavalla le gambe con violenza)

Aldo :            (si alza in piedi urlando) Noo, non lo faccia ..

Elisabetta :    (urlando) Siii, invece.

Aldo :            (le si avvicina minaccioso) Non incroci quelle gambe !!

Elisabetta :    (si alza minacciosa) Perché altrimenti cosa succede ?

Penelope :    (si alza di corsa, si mette in mezzo ed urla) Succede che faccio un macello !!

Giacomino: (scrivendo) Macello ...

Tutti guardano Giacomino che scrive e si calmano tornando ai propri posti.

Gianni :         (rientra barcollando da destra, massaggiandosi la testa) E’ arrivato il dottore ?

Giulio :          No, ma cos’ha ? Non si sente bene ?

Gianni :         N, no, ho un dolore qui (e si tocca la fronte) come se avessi picchiato contro qualcosa. (fermandosi stupito) Ma cosa ci facevo di là ?

Penelope :    Un pisolino !!

Gianni :         Oh no, mi sono addormentato di nuovo ?

Penelope :    Veramente è più il tempo che dorme che quello in cui sta sveglio.

Gianni :         Lo sapevo che non sarei dovuto venire !

Marisa :        Perché non si siede ? (alzandosi lo aiuta a sedersi) Forse è meglio che si accomodi.

Aldo :            Mi scusi la curiosità, ma le capita sempre così spesso di addormentarsi ?

Gianni :         Solo quando sono in una situazione particolarmente imbarazzante o di tensione, allora scatta in me come un interruttore che mi spegne il mondo intorno e .... buonanotte !!

Teresa :        Lo sa che ci sono delle parole che fanno scattare questa specie di interruttore, come lo chiama lei.

Gianni :         L’ho sempre sospettato, infatti sono venuto qui proprio per cercare di risolvere questo problema. Mi hanno detto che quasi sicuramente è legato a qualche trauma adolescenziale che non ho ancora superato.

Gaspare :     (Entra da sinistra con un impermeabile) Buongiorno ...

(Tutti lo guardano, nessuno risponde)

Gaspare :     E’ lo studio del dottore ?

Penelope :    Sì, prego, c’è ancora posto anche per i ritardatari.

Gaspare :     (Estrae una pistola dalla tasca) Bene. Adesso fermi tutti e che nessuno si muova !!

Tutti si alzano, Gianni si alza e sviene.

S I P A R I O

S E C O N D O    A T T O

Il sipario si apre sulla stessa scena della fine del primo atto. Tutti stanno guardando Gaspare con la pistola.

Gaspare:      (indicando Gianni) Beh, tiratelo su no !

Giulio :          (guardando la pistola) Lei ha detto di non ... (deglutisce) .. muoversi ...

Gaspare :     (scatta e cambia tono) E adesso ho detto di tirarlo su !

Giulio :          (si avvia ad alzare Gianni e metterlo seduto)

Elisabetta :    (aiuta Giulio)

Gaspare :     (quando hanno finito) Bene, adesso voi due venite con me e voi altri seduti e guai al primo che si muove.

Tutti si siedono velocemente. Giacomino ricomincia ascrivere. Giulio, Elisabetta e Gaspare escono a sinistra. Poco dopo rientrano, Giulio ed Elisabetta sostengono Orazio, Gaspare è dietro di loro)

Orazio :         (Ha piantata nel sedere una freccia indigena - Cammina a fatica aiutato da Giulio ed Elisabetta e va’ verso l’uscita di destra, vede che non c’è nessuno e si gira) Chi è il dottore ?

Tutti guardano Giacomino

Orazio :         Sei tu il dottore ?

Giacomino:   (lo guarda ed annuisce, poi continua a scrivere)

Penelope :    (spaventato) Ma quale lui ... il dottore sono io ....

Aldo :            (alzandosi) Lei sarebbe ....

Gaspare :     (avvicinandosi con la pistola) Seduto, e silenzio !!

Aldo :            (si siede immediatamente)

Orazio :         Bene dottore, mi deve togliere questa cosa (indicando il didietro)

Penelope :    (guardandogli dietro) Ma cosa cavolo è ? Sembra quasi ...

Orazio :         (arrabbiato) Nessuna domanda, chiaro ? Fai solo il tuo dovere !!

Penelope :    Veramente io sarei uno psi...cologo...

Orazio :         E allora ? Sei un dottore ? Sei laureato ?

Penelope :    No !!! Cioè si, ma (riguardando il didietro) non so se ...

Gaspare :     (con la pistola) Basta parlare !!

Penelope :    (serrando le labbra) Mmmmmm

Orazio :         Cosa ?

Penelope :    (c.s.) Mmmmmm

Gaspare :     Cosa stai dicendo ? (ad Aldo) Cosa ha detto ?

Aldo :            (con le lebbra serrate) Mmmmmm

Gaspare :     Sì, ma cosa vuol dire ?

Teresa :        Probabilmente il suo amico ha bisogno di un vero dottore più che di uno psicologo come lui ...

Penelope :    (annuisce a labbra serrate) Mmmmm

Orazio :         Non posso certo andare in giro così !! Lui è un dottore e lui mi toglierà questa cosa dal ... didietro. E’ sarà meglio che tu lo faccia bene altrimenti ... (a Penelope) Forza ! Andiamo di là (indicando a destra)

Penelope :    (sempre a labbra serrate fa’ cenno di no con la testa e resta immobile al suo posto) Mmmmmm

Gaspare :     (lo spinge di peso) Cammina .. muoviti ....

Penelope :    (va’ verso destra sempre con le labbra serrate) Mmmmm

Teresa :        (si alza e portandosi verso il centro) Dottore ...

Gaspare :     (guarda Penelope)

Penelope :    (guarda Elisabetta)

Elisabetta :    (guarda Orazio)

Orazio :         (guarda Giulio)

Gaspare :     (a Penelope) Sei tu il dottore ...

Penelope :    Ah già ... (richiude le labbra) Mmmm

Teresa :        Se ha bisogno, io ho fatto un corso di pronto soccorso. Non so, forse le può servire un’infermiera ...

Penelope :    (annuisce vistosamente con la testa) Mmmmmm

Orazio :         Basta che ci diamo una mossa. Tu (a Penelope) aiutami, e voi due (a Giulio ed Elisabetta) seduti !! (Mentre stanno eseguendo gli ordini a Gaspare) Tu resta di qua, chiudi la porta a chiave e stacca il telefono ...

Gaspare :     Così nessuno ci disturberà eh ??

Orazio :         (lo guarda un attimo, poi sospirando) Andiamo dottore !! (ed esce a destra sorretto da Penelope)

Teresa :        (esce dietro a loro)

Gaspare :     (va verso l’uscita di sinistra, esce un attimo, poi rientra, va dietro il tavolo del computer, stacca la prima del telefono) Ecco fatto !!! (si siede di fianco a Giacomino) Cos’è che stai continuando a scrivere ? (fa per prendergli il blocco quando ...)

Orazio :         (fuori scena lancia un urlo tremendo)

Tutti si alzano spaventati.

Gaspare :     (si precipita verso destra ed esce)

Tutti si piegano verso l’uscita per cercare di vedere.

Gianni :         (si era svegliato all’urlo) E’ arrivato il dottore ?

Aldo :            “Crociate in terra santa”

Gianni :         (si riaddormenta di nuovo)

Gaspare :     (rientra da destra)

Tutti si risiedono precipitosamente.

Gaspare :     Niente di grave. L’hanno fatto sdraiare. (si riavvicina a Giacomino e gli prende il blocco)

Giacomino:   (si alza, lo guarda in faccia e gli tira un pugno nello stomaco)

Gaspare :     (si piega in due lasciando cadere il blocco)

Giacomino:   (prende il blocco e si risiede scrivendo)

Teresa :        (entra da destra) Senta guardi che ci serve .. (vedendolo) Ma cos è successo ? Non sta’ bene nemmeno lei ...

Gaspare :     (respirando a fatica) Sto bene ... sto bene ...

Teresa :        Abbiamo bisogna di garze, bende, una pinza da chirurgo e soprattutto del disinfettante.

Gaspare :     (c.s.) E ... dove sono ?

Teresa :        Bisogna andare in farmacia, il dottore dice che c’è ne una qui avanti.

Gaspare :     (guarda in viso Teresa poi esce a destra)

Teresa :        (esce a destra)

Aldo :            (si avvicina a Giacomino) Bravo ! (gli stringe la mano) Che colpo !

Giulio :          (ad Aldo) Resti al suo posto e guardi se per caso il telefono si può riattaccare.

Aldo :            (ritorna a sedersi ed allunga il collo dietro la scrivania)

Marisa :        Volete chiamare la polizia ?

Elisabetta :    Nooo! Chiamiamo i boy-scout !!

Marisa :        Voglio dire che non mi sembrano così pericolosi, magari parlandogli ...

Elisabetta :    Perché non ci prova lei ?

Aldo :            (piega sempre di più all’indietro la sedia per vedere l’attacco del telefono)

Gaspare :     (rientra da destra) Bene  !!

Aldo :            (perde l’equilibrio e cade con la sedia)

Gaspare :     (si avvicina minaccioso) Cosa stava facendo ?

Aldo :            (si rialza e si rimette a sedere) Stavo solo stirando un po' le gambe e la schiena.

Gaspare :     (lo guarda un po' dubbioso poi si gira verso gli altri, li guarda tutti uno per uno, poi a Giulio) Tu ..

Giulio :          Io ?!

Gaspare :     Sì, tu, vai di là e fatti dare l’elenco delle cose da comprare il farmacia.

Giulio :          (si alza ed esce a destra)

Gaspare :     (guarda Aldo, poi si avvicina alla scrivania, controlla il filo staccato poi si gira verso gli altri) Cercate di non fare scherzi perché se no .. (e mostra la pistola)

Marisa :        Non dica così che mi spaventa ...

Gaspare :     (incredulo) Davvero ?

Marisa :        Certo, con quella cosa lì in mano, con quell’aria che ha ...

Gaspare :     (si avvicina a Marisa incredulo) Allora secondo te ho un aspetto minaccioso ?

Marisa :        Direi di sì ...

Gaspare :     (si siede di fianco a Marisa poi si accorge che di fianco c’è Giacomino e si rialza di scatto massaggiandosi lo stomaco)

Giulio :          (rientra da destra) Allora vado in farmacia ?

Gaspare :     Certo. Inutile dirti che ... se non torni queste persone ... (mostra la pistola) Chiaro ?

Giulio :          (deglutisce  ed esce a sinistra)

Gaspare :     (esce a sinistra dietro Giulio e rientra subito dopo, mette la pistola nella cintura e guarda Giacomino, poi si siede al posto di Giulio, guardando Gianni) Ma questo è ancora svenuto ?

Elisabetta :    E’ malato !

Gaspare :     (si alza di scatto e ad Elisabetta) Tu siedi qui !

Elisabetta :    Guardi che non è contagioso  ...

Gaspare :     (minaccioso) Ho detto di sederti qui !!

Elisabetta :    (sfidandolo con lo sguardo si alza e prende il posto di Giulio, vicino a Gianni)

Gaspare :     (si siede al posto di Elisabetta ed accavalla le gambe)

Aldo :            (si alza di scatto urlando) Nooo, le gambe .....

Marisa :        (si alza di scatto urlando) Ah ....

Gaspare :     (si alza urlando e brandendo la pistola) Ah .....

Elisabetta :    (si alza urlando e poi sempre urlando) Ah Ah .... Calma ... Calma ... Non è successo niente !

Teresa :        (entra da destra molto seccata) Per favore !! Non urlate ! Stiamo facendo un intervento di là ! (ed esce)

Gaspare :     (ad Elisabetta) Perché urli ?!

Elisabetta :    Avete urlato voi per primi !

Gaspare :     (a Marisa) Perché hai urlato ?

Marisa :        (indicando Aldo) Perché ha urlato lui !

Gaspare :     (ad Aldo) Perché hai urlato ?

Marisa :        Sh ... Sh ... non gridate ... date fastidio al dottore ...

Gianni :         (che si era svegliato) Allora è arrivato il dottore ?

Elisabetta :    Sì, dalle “crociate in terra santa” !

Gianni :         (si riaddormenta)

Gaspare :     (urlando) Seduti !

Marisa :        Shhhhh ...

Gaspare :     (sussurrando) Seduti. Tu (ad Aldo) Perché hai urlato ?

Aldo :            (sedendosi e parlando sottovoce) Perché lei ha incrociato le gambe.

Elisabetta :    (normale) Ancora con questa storia ?

Aldo :            (normale) Ah è una storia eh ? Ha visto cosa ci è capitato (indicando Gaspare) perché lai ha voluto continuare a tenere le gambe incrociate ?

Elisabetta :    Non c’entrano un bel niente le mie gambe !

Gaspare :     Un momento, un momento, cos’è questa storia delle gambe ?

Marisa :        Il signore qui sostiene che incrociare le gambe porti sfortuna.

Gaspare :     Davvero ?

Elisabetta :    Fesserie.

Aldo :            Non sono fesserie, e la situazione in cui siamo ne è la prova più lampante.

Elisabetta :    E’ soltanto una coincidenza.

Aldo :            Eh sì, tutte le persone che non fanno caso a quello che fanno, poi dicono “coincidenze”.

Gaspare :     Fammi capire : secondo te la sfortuna non è casuale ?

Aldo :            Assolutamente ! E’ vero che la fortuna è cieca, ma la sfortuna ci vede benissimo !!

Gaspare :     E cosa vedrebbe la sfortuna ?

Aldo :            (indicando Elisabetta) Per esempio le persone che incrociano le gambe !

Elisabetta :    Se continua ancora con questa  le gambe gliele incrocio intorno al collo.

Gaspare :     Silenzio !! Questa cosa mi interessa ! (ad Aldo) Visto che tu sei un esperto, allora mi puoi aiutare. Ultimamente mi sento perseguitato dalla sfortuna, non mi riesce più un colpo.

Marisa :        Per fortuna !

Gaspare :     Per sfortuna !

Elisabetta :    Per incapacità !

Gaspare :     (urlando) Per sfortuna!!

Marisa :        Shhhhh...

Gaspare :     (sottovoce) Per sfortuna! (normale) Tutto è cominciato circa un anno fa, avevamo studiato un colpo ad una splendida villa, studiato l’allarme, gli orari degli abitanti, tutto ! L’unico inconveniente era un enorme mastino napoletano, ma un nostro amico professionista ci aveva consigliato di usare le polpette per farlo addormentare. Disse : “Buttate le polpette nel giardino e dopo mezz’ora il cane sarà belle e che partito”. Beh, noi andiamo una notte, buttiamo le polpette, aspettiamo mezz’ora, scavalchiamo e ....

Marisa :        E ?

Gaspare :     E’ finita che Orazio (indicando a destra) è finito all’ospedale per dodici punti di sutura al sedere.

Aldo :            Il cane non dormiva ?

Gaspare :     Abbiamo saputo poi che quel mastino napoletano era l’unico caso al mondo di cane vegetariano. Non toccava carne e quindi le nostre polpette non le ha neanche viste.

Marisa :        Certo che un cane vegetariano ...

Gaspare :     Non è mica finita. Dopo che Orazio si riprese, pensammo una rapina ad un furgone postale, studiammo percorsi, orari, personale. Decidemmo di agire un giorno in cui c’era il più imbranato degli autisti fermando il furgone su una strada provinciale dove non passava mai nessuno.

Elisabetta :    Ebbene ?

Gaspare :     Tutto funzionò perfettamente, fermammo il furgone nel punto stabilito, ma al momento di aprirlo fummo investiti da una fiumana di persone in pantaloncini e maglietta !

Aldo :            Cosa ?

Gaspare :     Sì, era sabato ed il comune aveva organizzato una corsa podistica proprio su quella strada. Fummo costretti a scappare a piedi mischiandoci ai corridori ed Orazio (indicando a destra) è finito sotto una moto del servizio d’ordine.

Marisa :        Poveretto !

Gaspare :     Niente di molto serio : dodici punti di sutura al sedere.

Elisabetta :    Questo sono solo coincidenze !

Gaspare :     Ah si ? Senta cos’è successo quando abbiamo provato a rapinare l’incasso di una fiera del bestiame in un paese di campagna. Anche allora avevamo studiato tutto alla perfezione. Abbiamo visto che il momento migliore per intervenire era verso sera, quando le casse erano piene e la confusione di tutto il bestiame in movimento ci avrebbe aiutato nella fuga.

Marisa :        E cosa è successo ?

Gaspare :     Avevamo messo tutto l’incasso in un grosso sacco rosso, ma mentre fuggivamo tra il bestiame siamo passati davanti ad un toro che si è scatenato e ci ha rincorsi per tutta la fiera. Alla fine ha preso Orazio (indicando verso destra) che era quello che aveva il sacco col bottino !

Marisa :        Poveretto !

Gaspare :     Niente di grave, dodici punti di sutura al sedere.

Elisabetta :    Il sedere del suo amico assomiglierà ad una cerniera lampo adesso !

Aldo :            Senta, a me sembra in effetti che quello più sfortunato tra voi due sia proprio il suo amico.

Gaspare :     Tu pensi ?

Marisa :        Direi proprio di sì, anche adesso è lui ad essere di là (indicando a destra) con una freccia nel sedere !

(Suona il campanello, tutti si fermano in silenzio, poi)

Aldo :            Dev’essere il signore che è andato in farmacia !

Gaspare :     (sollevato, si alza ed esce a sinistra) E’ vero, me ne ero dimenticato.

Elisabetta :    (appena Gaspare è uscito, sottovoce) Sentite, io penso che questo fesso lo si possa fregare ..

Marisa :        Io invece credo che lo si debba aiutare, poveretto !

Elisabetta :    (incredula) Poveretto ?!

Giulio :          (entra da sinistra) Eccomi qua, ho fatto più veloce che potevo.

Gaspare :     (entra dietro Giulio) Bene, porta quelle cose di là poi torna qui a sederti.

Giulio :          Va bene (esce a destra)

Gaspare :     (si risiede, sta per incrociare le gambe, poi si ferma, guarda Aldo e rimette le gambe a terra)

Marisa :        Senta, ma come fa il suo amico ad avere una freccia nel sedere ?

Elisabetta :    Ma non ha sentito tutta la storia ? E’ evidente che quella particolare parte anatomica è il suo punto debole. Diciamo il “sedere” d’ Achille !

Marisa :        Sì, ma mi domandavo : una freccia ... in città ?

Gaspare :     Stavamo svuotando l’appartamento qui sotto al primo piano, ed io stavo forzando un armadietto con il piede di porco. Ad un certo punto una cerniera ha ceduto di colpo e mi sono dovuto appoggiare violentemente al mobile. Il vaso che c’era in alto si è adagiato su un lato e rotolando è andato fino in fondo al mobile dove è caduto sopra un tavolino. Sul tavolino c’era una lunga pipa che è partita come una catapulta finendo contro una armatura che teneva a sua volta un’alabarda. L’alabarda si è sganciata ed è finita contro un arco appeso al muro dove era infilata una freccia. La freccia è partita . ....

Elisabetta :    Dodici punti di sutura al sedere !! Ha ragione lei !! Questa è sfortuna.

Aldo :            Ah, Ah !

Elisabetta :    Sì, ma non di certo perché incrocia le gambe.

Giulio :          (rientra da destra si siede al posto che era di Teresa)

Aldo :            Ma non si arrende nemmeno di fronte all’evidenza ? (a Gaspare) Certo che il vostro è un caso proprio particolare. Senta non è che oltre ad incrociare le gambe c’è anche qualcos’altro ?

Gaspare :     Ma, non so ...

Aldo :            Sale ?

Gaspare :     Sale ?!

Aldo :            Dicevo : sale ?

Gaspare :     Cosa sale ?

Aldo :            No! il sale ! Lo ha mai rovesciato ?

Gaspare :     E chi si ricorda? Forse sì, forse no ...

Aldo :            Specchi ?

Gaspare :     Specchi ?

Aldo :            Ha rotto per caso uno specchio di recente ?

Gaspare :     Sì, sì. Un intero furgone !!

Aldo :            (atterrito) Cosaaaa ?

Gaspare :     Sì, hai  presente quei furgoni con dietro quella strana impalcatura per portare i vetri ? Beh, io avevo appena rubato un motorino e stavo scappando, quando in gatto nero mi ha attraversato la strada !

Aldo :            Pure il gatto nero ?

Gaspare :     Eh sì. Io, per evitarlo, ho sterzato tutto a sinistra, ma da quella parte veniva il furgone pieno di specchi. Dopo la sterzata e la frenata che ha dovuto fare, non è rimasto uno specchio intero. Per fortuna sono riuscito a dileguarmi !

Aldo :            (lo fissa incredulo) Lei ... lei ... è un miracolo che sia ancora vivo !

Gaspare :     (spaventato) Perché ?

Aldo :            Perché  Ma come : gambe incrociate, sale rovesciato, gatti neri, specchi rotti; ce n’è da far fuori un esercito !

Gaspare :     Allora è vero che sono sfortunato.

Orazio :         (urla fuori scena da destra)

Tutti si alzano e si precipitano verso l’uscita di destra guardando fuori, Gianni continua a dormire, Gaspare resta in piedi davanti alla poltrona, Giacomino si alza in piedi)

Gaspare :     (tira fuori la pistola ed urla) Tutti seduti !!

Tutti ritornano velocemente ai propri posti.

Gaspare :     Oh !! (rimette via la pistola ed esce a destra)

Elisabetta :    (ad Aldo) Presto, chiami la polizia !

Marisa :        No !

Elisabetta :    No ? Ma è matta ? Quello è armato !

Marisa :        Sono sicura che non userà quella pistola.

Aldo :            Se è sicura, perché non lo disarma ?

Marisa :        Perché quell’uomo ha bisogno di affetto e non di altra violenza.

Elisabetta :    (si alza in piedi stralunata) Ditemi che sto sognando. Non può essere vero ! Sono minacciata da un uomo con la pistola e devo stare attenta io a non usargli violenza ?!

Gaspare :     (rientra da destra e vedendo Elisabetta) Seduta ! Seduta ho detto ! (minacciandola con in mano la pistola)

Elisabetta :    Sì, però senza urlare, non voglio farle violenza !

Penelope :    (rientra da destra) Ma vuole smetterla di urlare ? Se continua così poi il suo amico si sveglia e addio medicazione.

Gaspare :     Ma non la fai tu la medicazione ?

Penelope :    (andando a sedersi di fianco a Giacomino) Io faccio gli interventi, per la medicazione ci può pensare la signorina)

Giulio :          Come interventi, non ha detto di essere uno psicologo ?

Penelope :    (tentennante) Sì ... è vero ... ma sono pur sempre un dottore !

Gianni :         (si sveglia) Dottore ? E’ arrivato il dottore ?

Penelope :    Oh, si è svegliato pisolo !

Giacomino:   (scrivendo) Pisolo ...

Gaspare :     (si avvicina a Gianni e con la pistola lo indica) Ma io a te ti conosco ...

Gianni :         (vede la pistola) Ma ... ma ... (e si addormenta)

Gaspare :     (scuotendolo) Sveglia ... sveglia ... Ma questo dorme sempre ?

Aldo :            Per forza, è malato. E poi lei gli ha puntato in faccia quell’aggeggio ...

Gaspare :     (si accorge della pistola e la mette via)

Penelope :    (si alza e si avvicina) Lei dice di conoscerlo ? (indicando Gianni)

Gaspare :     (si piega e lo studia meglio) Sì, credo di sì, eravamo in classe insieme, alla scuola media ...

Elisabetta :    Perché lei è stato anche a scuola ?!

Gaspare :     E’ lì che ho imparato il mestiere !

Penelope :    E’ proprio sicuro che sia lui ?

Gaspare :     Sì, più lo guardo e più sono sicuro. Si chiama ... Gianni ... Gianni Roventa, ma noi lo chiamavamo Gianni “se la fa sotto”.

Aldo :            Se la fa sotto ?

Gaspare :     Sì, perché un giorno durante un’interrogazione, si è riempito di ...

Elisabetta :    Basta così, è meglio non entrare nei particolari.

Penelope :    Ed invece no, lei ci deve dire tutto, forse riusciamo a scoprire le origini della sua malattia.

Marisa :        Il dottore ha ragione.

Penelope :    (a Gaspare) Forza ci racconti tutto quanto nei minimi particolari.

Gaspare :     Non è che ci sia molto da raccontare. Mi ricordo che avevamo questa professoressa di italiano e storia che era una vera arpia.

Marisa :        Ah, Ah .. un insegnante di storia !

Gaspare :     Sì, una maniaca delle crociate in terra santa.

Marisa :        Ah, Ah .. crociate in terra santa !

Gaspare :     Esatto, e tutte le volte ci terrorizzava con le interrogazioni minacciando di bocciarci.

Marisa :        Ah, Ah .. vi terrorizzava !

Aldo :            Vuole smetterla di “ahahre” e lasciarlo raccontare ?

Penelope :    Cosa successe di preciso ?

Gaspare :     Un giorno la strega decise di interrogare lui (indica Gianni) e lo chiamò fuori davanti a tutta la classe. non abbiamo mai saputo se stava già poco bene, se avesse mangiato qualcosa che lo ha fatto stare male, fatto sta’ che alla fatidica domanda sulle crociate in terra santa (comincia a mimare ciò che dice) è impallidito, si è piegato a metà e dopo qualche secondo si è messo una mano sul sedere mentre nella classe si diffondeva un inequivocabile odore di ..

Penelope :    Abbiamo capito !

Gaspare :     Ma la cosa ancora più terribile per lui è stata che nel silenzio generale di tutta la classe, la ragazza più carina di cui tutti erano innamorati è scoppiata in una fragorosa risata. Fu un’umiliazione tremenda.

Giulio :          Poverino !

Penelope :    E da allora voi avete continuato a prenderlo in giro per questo fatto. Adesso è tutto chiaro !

Marisa :        E’ vero ! Lui ha voluto rimuovere questa storia dalla sua mente e tutte le volte che qualcuno o qualcosa lo obbliga a ricordare, lui si addormenta.

Penelope :    Bisognerebbe obbligarlo a ricordare, magari guarisce.

Elisabetta :    Magari guarisce ? Ma non dovrebbe dircelo lei se guarisce ?

Penelope :    (imbarazzato) Volevo dire .. che magari ... se si dovesse ricordare ...

Marisa :        (si alza in piedi) Ma certo ! La famosa “terapia dello psicodramma”. Il paziente inscena con altre persone una o più situazioni passate della sua vita, nel nostro caso la fatidica interrogazione, in modo che ritrovandosi in quella situazione da persona adulta può dare alle proprie reazioni il giusto valore, rimuovendo il blocco psicologico e sciogliendo tutti quei problemi ad esso connesso.

Penelope :    (la guarda sbigottito) Eh ?

Marisa :        La “terapia dello psicodramma” !

Penelope :    Appunto !

Marisa :        Non sapevo che lei dottore fosse un seguace di questa nuova scuola americana.

Penelope :    Nemmeno io !

Giulio :          Quindi, secondo lei, se dovessimo ripetere la scena dell’interrogazione lui potrebbe guarire ?

Marisa :        Teoricamente sì. Lei cosa ne pensa dottore ?

Penelope :    Ne sono sicuro ! Per cui forza mettiamo all’opera. Mettiamo la scrivania lì e queste sedie qua (tutti si mettono in movimento mettendo la scrivania a sinistra e di fronte tutte le sedie e le poltrone formando tre file da due posti. Nell’ultima fila nel posto verso l’esterno resterà Gianni che sta’ continuando a dormire, mentre in fondo resterà Giacomino sul divano che continuerà a scrivere)

Teresa :        (nel frattempo rientra da destra e rimane ad osservare la scena)

Penelope :    (a Gaspare) Ha detto che l’insegnante era una donna ?

Gaspare :     Sì, una vera strega.

Penelope :    (ad Elisabetta) Lei farà l’insegnante !!

Elisabetta :    (offesa) Secondo lei sarei una strega ?

Penelope :    Noo, è che lei è l’unica ad avere una certa autorità, lei è dotata !

Elisabetta :    (lusingata) E’ vero, è vero, solo io posso fare l’insegnante (e si siede alla scrivania)

Penelope :    (a Marisa) Lei farà la bella della classe ! (a Gaspare) Come si chiamava la bella ?

Gaspare :     Si chiamava ... ah, sì, Melissa !

Penelope :    Melissa? Mah! Signorina Melissa, lei si sieda qua in prima fila (banco verso il pubblico). (Ad Elisabetta) Lei professoressa ...a Gaspare) Come si chiamava l’arpia ?

Gaspare :     Fuganti.

Penelope :    Lei professoressa Fuganti, prenda nota dei nomi dei suoi alunni, per l’appello!

Elisabetta :    Va bene (e comincia a scrivere sul blocco che c’era sulla scrivania)

Penelope :    (a Gaspare) Si ricorda qualche altro nome ? (indicando Aldo) Lui per esempio che potrebbe essere ?

Gaspare :     Narciso. Espertissimo delle figurine dei calciatori !

Penelope :    Narciso ? Ma c’era qualcuno con un nome normale ? Beh (ad Aldo) Venga signor Narciso, si sieda qua (e lo mette a sedere in seconda fila, verso il fondo)

Gaspare :     Io mi metto qui (e si siede all’ultima fila verso il fondo) era il mio posto preferito.

Elisabetta :    Come si chiama ?

Gaspare :     Gaspare.

Penelope :    Ti pareva ! (prende Teresa) Lei si sieda qua, dietro Melissa (e la fa sedere in seconda fila. A Gaspare) Si ricorda il nome di un’altra sua compagna di classe?

Gaspare :     C’era una ragazza come lei che chiamavamo “stecchino” ...

Penelope :    Come si chiamava ?

Gaspare :     Mi sembra ... sì, Gilda.

Penelope :    Gilda ?

Gaspare :     Abbreviazione di Ermenegilda !

Penelope :    E poi ci si stupisce se la gente va fuori di testa ! Con dei nomi così ! (prende Giulio e vedendo il posto libero lo mette in prima fila vicino a Marisa) Lei potrebbe essere il capoclasse (a Gaspare) C’era un capoclasse ?

Gaspare :     Certo che c’era, sempre in prima fila !

Penelope :    Come si chiamava ?

Gaspare :     Noi lo chiamavamo “lecca-lecca”. Puoi immaginare perché !

Penelope :    Sì, ma per l’appello non possiamo chiamarlo “lecca-lecca”

Gaspare :     Si chiamava “Quinto”

Marisa :        Quinto ? Era il quinto di cinque fratelli ?

Gaspare :     No, era il primo di sette !

Giulio :          E perché quinto ?

Gaspare :     Perché avrebbero dovuto essere cinque.

Penelope :    Perché non primo ?

Gaspare :     E come avrebbero chiamato l’ultimo ?

Penelope :    Quinto !

Marisa :        Ma se erano sette !

Penelope :    Come si chiamava l’ultimo ?

Gaspare :     Umberto

Penelope :    Ma cosa c’entra con gli altri ?

Gaspare :     E che ne so io, non sono mica suo padre !

Penelope :    Va beh, va beh, basta così. (guardando Gianni che sta continuando a dormire in ultima fila) Adesso il problema è come inserire lui.

Aldo :            Lo svegliamo e gli spieghiamo quello che stiamo facendo.

Marisa :        Assolutamente no !

Aldo :            Perché no ?

Penelope :    Secondo me dovremmo svegliarlo e farlo entrare subito nella scena, senza dargli il tempo di realizzare. Dobbiamo catturare subito la sua attenzione per evitare che si stressi e si riaddormenti.

Elisabetta :    Potremmo, appena si sveglia, incominciare l’appello.

Penelope :    Giusto !

Giulio :          Ed io potrei presentare l’insegnante !

Penelope :    Giusto !

Marisa :        Ed io potrei fargli gli occhi dolci !

Penelope :    Giusto !

Aldo :            Ed io potrei parlargli di figurine !

Penelope :    Sbagliato !

Aldo :            Ma come ?

Marisa :        Il dottore ha ragione, non dobbiamo calcare troppo la mano, dobbiamo avviare la scena e poi lasciare che si evolva da sola, anzi, che sia lui (indicando Gianni) a guidarla.

Penelope :    Giusto !

Giulio :          Va bene, allora cominciamo. Chi lo sveglia ?

Penelope :    Ci penso io, lei (a Giulio) si alzi e come lui si sveglia, presenti la professoressa ...

Elisabetta :    Fuganti !

Penelope :    .. Fuganti, la quale partirà con l’appello. Siamo pronti ?

Elisabetta :    Sì.

Giulio :          (si alza) Sì !

Penelope :    (si mette dietro la poltrona ove Gianni sta dormendo ed urla) Dottore !

Gianni :         (si sveglia) E’ arrivato il dottore ?

Giulio :          Classe in piedi. La professoressa Fuganti.

Tutti si alzano anche Gianni si alza.

Elisabetta :    Seduti ! Comincia l’appello.

Tutti si siedono

Gianni :         La professoressa Fuganti ? L’arpia !! (e piano, piano entrerà nella scena)

Elisabetta :    (ad alta voce) Quinto

Giulio :          Presente

Gianni :         Lecca-lecca !

Elisabetta :    Gilda

Teresa :        Presente

Gianni :         Stecchino !

Elisabetta :    Narciso

Aldo :            Presente

Gianni :         Il re delle figurine

Elisabetta :    Gianni

Gianni :         Presente

Elisabetta :    Melissa

Marisa :        Presente

Gianni :         Melissa !

Elisabetta :    Gaspare !

Gaspare :     Presente

Gianni :         C’è anche mano-lesta !

Penelope :    Questo non ce l’aveva detto !

Gaspare :     Beh, uno non può mica ricordarsi tutto !

Elisabetta :    Bene, oggi interrogherò in storia. C’è qualche volontario ?

Aldo :            Io !

Tutti lo guardano stupiti

Aldo :            (guardando Penelope) Scusate, sono entrato un po' troppo nella parte !

Elisabetta :    Allora, se non ci sono volontari chiamo io.

Gianni :         (comincia a piegarsi come per volersi nascondere sotto il banco) Adesso chiama me, sono sicuro che chiama me !

Campanello della porta a sinistra

Gianni :         (salta in piedi) La campanella ! E’ finita la lezione !

Penelope :    Ma quale finita. e’ appena cominciata (e lo rimette a sedere)

Elisabetta :    Signor capoclasse, vada a vedere chi è, forse è il preside.

Giulio :          Sì, professoressa ! (si alza ed esce a sinistra)

Gaspare :     Se è il preside, senz’altro è venuto per me.

Penelope :    Perché ?

Gaspare :     Ho ancora a casa la sua stilografica d’oro !

Giulio :          (rientra un po' titubante) Scusate, ma ‘è ...

Quinto :         (entra da sinistra in divisa da poliziotto)  Signori buongiorno, scusate il disturbo, ma ... (vede Penelope) Penelope, che ci fai tu qui ? (Gaspare cercherà per tutta la scena di nascondersi dietro ad Aldo)

Penelope :    (si precipita verso di lui) Shhhh ... silenzio, non vede che c’è una seduta in corso ? (agli altri) Continuate pure !

Giulio :          (si risiede al suo posto)

Quinto :         Ma che ci fai tu qui ? Sei venuto ad arraffare qualcosa come tuo solito ?

Penelope .    Lei è prevenuto nei miei confronti. Sono qui perché questo è lo studio di un nuovo psicologo ed io voglio curarmi.

Quinto :         Tu dallo psicologo ? E chi paga ?

Penelope :    La mutua !

Quinto :         Ma se non ce l’hai.

Penelope :    Vede come la fa difficile ? Lei non vuole che io guarisca, vuole che continui ad essere un alcolizzato, un reietto. Lei non vuole darmi la possibilità di redimermi.

Quinto :         E da quando parli così difficile ?

Penelope :    Molto spiritoso ! Lei invece perché è qui ? Disturbi nervosi ?

Quinto :         Ma fammi il piacere ! C’è stato un furto all’appartamento del primo piano, e siccome siamo arrivati quasi subito, il rapinatore non può aver fatto in tempo a scappare, per cui è ancora nel palazzo. Stiamo perquisendo tutti gli appartamenti.

Penelope :    E lo cercate qui ? In mezzo a tutta questa gente ?

Quinto :         E perché no ?

Penelope :    Ma perché ce ne saremmo accorti se qualcuno fosse entrato dentro con una pistola in pugno.

Quinto :         Come fai a sapere che ha una pistola ?

Penelope :    Perché ... perché ... un cannone sarebbe ingombrante da portare. Possiamo continuare la seduta ?

Quinto :         Sì, certo (si voltano verso la classe) ma qual è il dottore ?

Penelope :    Non lo posso dire, può essere chiunque, è una nuova terapia.

Quinto :         Ma cosa stanno facendo ?

Penelope :    E’ la ricostruzione di una classe di qualche anno fa’, silenzio adesso, e stai a guardare. Prego professoressa Fuganti, continui pure.

Quinto :         Professoressa Fuganti ?

Elisabetta :    Allora, vediamo un po' chi posso interrogare oggi ? Ma sì, chiamiamo Gianni !

Gianni :         (comincia ad accasciarsi sulla poltrona) Oh no ... io ...

Penelope :    (si precipita verso di lui e lo sostiene) Forza, forza, è solo un’interrogazione.

Gianni :         (si alza e va’ verso la cattedra) Sì, in fondo è solo un’interrogazione, e poi sono preparatissimo.

Elisabetta :    Bene. Allora mi parli un po' delle crociate in terra santa !

Gianni :         (sviene)

Tutti si alzano in piedi

Penelope :    Ma non doveva essere così diretta, adesso bisogna ricominciare.

Gianni           (si rialza) Le crociate in terra santa ...

Tutti si fermano stupiti

Gianni :         vengono chiamate crociate in terra santa quella serie di campagna militari che gli stati occidentali promossero contro l’espansionismo arabo in medio oriente. Durarono lo spazio di un secolo circa e videro impegnati personaggi del calibro di Riccardo Cuor di Leone, Federico Barbarossa ...

Penelope :    Basta, basta, per carità, mi sembra che possa bastare, non è vero professoressa ?

Elisabetta :    Sì, senza dubbio l’allievo è molto preparato. Possiamo fare un’altra domandina?

Penelope :    Professoressa Fuganti !

Elisabetta :    Stava cominciando a piacermi !

Quinto :         Ma questa è la mia classe !

Elisabetta :    Come ?

Penelope :    Cosa ?

Quinto :         Ma certo ! (si avvicina alla scrivania) Lei è la professoressa Fuganti, la strega di storia.

Elisabetta :    Sempre con sta parola, ma non sapete dire altro ?

Quinto :         (a Gianni) Tu sei Gianni “se la fa sotto”

Gianni :         Non più ! (trionfante) Non più !!

Quinto :         (si gira verso la classe e vedendo Giulio) Ma questo sono io, il capoclasse !

Elisabetta :    Lei sarebbe Quinto ?

Aldo :            Lecca-lecca ?

Quinto :         Sì, sono io.

Aldo :            Come mai si chiama Quinto ?

Quinto :         Sono il primo di sette fratelli !

Penelope :    Perché non primo ?

Quinto :         E come avrebbero dovuto chiamare l’ultimo ?

Aldo :            Quinto !

Quinto :         Ma se siamo sette !

Elisabetta :    Basta così ! Non vorremo ricominciare.

Quinto :         (a Marisa) Tu non puoi che essere Melissa !

Marisa :        Sì.

Quinto :         (ad Aldo) E tu chi sei ?

Aldo :            Sono Narciso

Quinto :         Il mago delle figurine ! (si gira verso Gaspare, lo guarda un attimo e poi estrae la pistola) Ah ... Ah ...

Gaspare :     Non sono io, ti sbagli !! (arretrando)

Quinto :         (lo incalza) Mano lesta !

Gaspare :     (c.s.) No, non sono io.

Quinto :         (c.s.) Sì, non puoi che essere tu. E sono sicuro che eri tu qua sotto a rubare nell’appartamento.

Penelope :    Guardi che lui è stato qui con noi per tutta la seduta !

Marisa :        E’ vero !

Quinto :         (prende Gaspare per la collottola) E’ da quando eravamo a scuola media che siamo uno contro l’altro, lui a rubare ed io a rincorrerlo !

Marisa :        Ma lui è innocente !

Quinto :         Lo vedremo dalle impronte digitali che abbiamo trovato su un vaso e su un’armatura.

Penelope :    Ma non può essere incolpato di niente, non è stato rubato niente ! Se non c’è bottino, non c’è reato !

Gaspare :     E’ vero ! Non c’è refurtiva, quindi ..

Quinto :         Ed invece sì che è stato rubato qualcosa !

Gaspare :     Cosa ?

Quinto :         Una freccia !

Penelope :    La freccia !

Gaspare :     La freccia !

Quinto :         Sì, una freccia di altissimo valore in quanto appartiene ad una tribù africana quasi estinta. Ed è anche molto pericolosa, per cui ti conviene dirmi subito dove l’hai messa.

Gaspare :     Pericolosa ?

Quinto :         Sì, sulla punta c’è un potente veleno !

Gaspare :     (tremante) Ve .. ve ... veleno ?

Quinto :         Sì !

Gaspare :     Mo .. mo ... mortale ?

Quinto :         No, però se qualcuno viene a contatto con quella sostanza, va incontro a problemi molto seri.

Penelope :    Cioè ?

Quinto :         E’ un veleno che agisce sul sistema nervoso periferico. In pratica chi è colpito da una di queste frecce, pur mantenendo una costante lucidità mentale, viene preso da un’irresistibile voglia di muoversi tutto, di agitare braccia e gambe, come se stesse ballando.

Orazio :         (entra da destra e va verso sinistra ballando ed agitandosi tutto) Gaspare ... Gaspare ... Cosa mi hanno fatto ... Gaspare ... E’ stato il dottore ... Gaspare ... chiama un’autoambulanza ... aiuto .. (ed esce a sinistra)

Quinto :         (sempre tenendo Gaspare per la collottola va verso sinistra) Bene, così abbiamo trovato anche dov’era finita la refurtiva.

Penelope :    Un momento !

Quinto :         (si ferma) Sì ?

Penelope :    I signori qua ed anch’io possiamo testimoniare che il signore ha preso la freccia dall’appartamento contro la sua volontà !

Quinto :         Cosa significa ?

Penelope :    Che ha portato via la freccia, è vero, ma non poteva farne a meno !!

Quinto :         Beh, questo lo spiegherete al giudice. Io li devo arrestare per furto (ed esce a sinistra con Gaspare)

Gaspare :     (uscendo) Grazie lo stesso amici, arrivederci.

Marisa :        Poveretti, sono proprio sfortunati. Una freccia avvelenata.

Gianni :         Sono guarito, sono guarito (va verso sinistra) Devo correre a dirlo a mia moglie. Sono guarito !!

Penelope :    Aspetti !

Gianni :         (si ferma) Sì ??

Penelope :    Crociate in terra santa !

Gianni :         (sviene)

Marisa :        Oddio, di nuovo !!

Gianni :         (si rialza) Scherzetto ! Scherzetto !Ve l’ho detto sono guarito. (esce a sinistra) Sono guaritoooooo!!!

Teresa :        Beh, non si può dire che sia stata una seduta monotona.

Giulio :          Direi proprio di no. Adesso so cosa posso fare quando mi annoio; basta fissare un appuntamento con lei dottore !!

Elisabetta :    (guardando l’orologio) Ma si è fatto tardissimo. (comincia a spostarsi a sinistra) Con tutto quello che ho da fare !

Aldo :            Sono sicuro che il mondo è andato avanti lo stesso, anche se lei era qua con noi.

Elisabetta :    Ma è sempre così spiritoso lei ?

Aldo :            Era solo una battuta. Via, per fare pace mi permette di offrirle un aperitivo ? (si avvia a sinistra)

Elisabetta :    D’accordo, ma sono se mi promette di non farmi perdere troppo tempo (esce a sinistra)

Aldo :            Promesso (ed esce a sinistra anche lui)

Giulio :          Perché non andiamo tutti a prendere un aperitivo, ormai la seduta è finita ed è quasi ora di pranzo.

Teresa :        Mi sembra un’ottima idea.

Marisa :        Vero. Andiamo (ed escono tutti a sinistra)

Penelope :    (va verso Giacomino) Se ne sono andati tutti, hai visto ? La cosa buffa è che se proviamo a domandarglielo, lo si considerano normali, e quelli matti saremmo noi !! Mah ! (lo prende sottobraccio e si alzano) Andiamo, noi avevamo da fare una passeggiata, o sbaglio ?

Giacomino :  Passeggiata !

Penelope :    Appunto ! (si sfila la giacca e si avvicina all’appendiabiti per riappenderla)

Marisa :        (entra da sinistra) Ma cosa fate, non venite ? Manca solo lei dottore !

Penelope :    (appende la giacca) E’ meglio che non mi chiamate dottore.

Marisa :        E come dovremmo chiamarla ?

Penelope :    (guarda Marisa, guarda Giacomino, guarda il pubblico, si rimette la giacca ed uscendo a sinistra) Chiamatemi pure, PROFESSORE !! (ed esce a sinistra seguito da Marisa)

                     (Giacomino si guarda un po’ attorno, poi va’ a sedersi sulla poltrona che era di Gianni e finge di addormentarsi e poi di svegliarsi)

Dottore :       (entra da sinistra con l’infermiera e guarda tutte le poltrone fuori posto)

Infermiera :   (entra dietro al dottore) Oh Santo Cielo, ma cosa è successo qui ? Giacomino, ma cosa hai combinato ?

Giacomino :  (si alza in piedi) Non io, non io !!

Dottore :       (si avvicina a Giacomino) Non tu, d’accordo, ma chi è stato ? Sono venuti gli altri pazienti ?

Giacomino :  (accenna di sì con la testa)

Dottore :       E dove sono ?

Giacomino :  (indica l’uscita di sinistra) Guariti !

Dottore :       Come guariti, chi li ha guariti ?

Giacomino :  Professore !

Dottore :       Chi ?

Giacomino :  Professore Penelope !!

Dottore :       Professor Penelope ???

Giacomino :  (annuisce con la testa)

Dottore :       E chi è questo professor Penelope ? Senti Giacomino, perché non mi racconti un po’ cosa è accaduto qui e perché ci sono tutte le sedie fuori posto ?

Giacomino:   Io seduto qui (e si siede al suo posto sul divano che era rimasto al suo posto in fondo alla scena). Prima entra professore, vuole fare passeggiata nel parco e siede qui (indica il posto affianco a lui). Poi entra uno, siede qui (e va’ a sedersi sulla poltrona dove sedeva Gianni e finge di dormire e poi di svegliarsi, ripetendo più volte la scena). Crociate in terra santa. E’ arrivato il dottore ? Crociate in Terra Santa. E’ arrivato il dottore ? Poi entra una lei, ha pancia nella testa. Poi entra uno (urlando) Ah le gambe, non incrociare mai le gambe! Poi entra altro “Ma non mi succede mai niente!!” Poi arriva “Uh..Uh..” Bella!!!!. Dopo entra (guardando l’orologio) “Ho da fare, io” “Devo andare, io” !!

Dottore :       Un momento, un momento. Mi stai dicendo che sono venute qui tutte queste persone ?

Giacomino:   (annuisce con la testa)

Dottore :       E poi dove sono andati ?

Giacomino:   Aspetta! Tutti litigano, urlano e lui (indicando la poltrona di Gianni) E’ arrivato il dottore ? Poi ...

Infermiera :   Poi ?

Giacomino:   (si avvicina all’uscita di sinistra e voltandosi di scatto fa finta di tenere una pistola con le mani e minaccia il professore) Tutti seduti !!

Dottore :       Un ladro ?

Giacomino:   No, due !!

Infermiera :   Due ladri ?!

Giacomino:   Sì, uno con pistola, e uno  (si trascina la gamba andando verso l’uscita di destra)

Dottore :       Uno era ferito da un colpo di pistola ?

Giacomino:   Nooo, freccia !!

Infermiera :   Ferito da una freccia? In città ?!

Giacomino:   (annuisce con la testa)

Dottore :       Giacomino, non è che ti stai inventando tutto ? Uno ferito da una freccia ...

Giacomino:   No, tutto vero, ferito perché socio incrocia gambe, versa sale, gatto nero, rompe specchi ...

Dottore :       Cosa ?

Giacomino:   Lui sempre ferito sedere ... dodici punti !!

Dottore :       Va bene, ma dove sono tutti ?

Giacomino:   Prima professore guarisce sedere, poi fa’ classe così (indicando le sedie e la scrivania), fa’ sedere tutti, lui che dorme (indica sempre la sedia o la poltrona dove era seduto il personaggio al quale si riferisce),ladro,  magra, “incrocia le gambe”, “non mi succede niente”. Poi lì (indica la scrivania) c’è strega.

Dottore :       Una strega ?!

Giacomino:   Sì, “ho da fare, io” “Devo andare, io”. Allora arriva poliziotto Quinto .... non quinto di sette fratelli, ma primo di sette ...

Dottore :       Cosa ?

Infermiera :   Come ?

Giacomino:   .... e arresta ladro.

Infermiera :   E l’altro ladro?

Giacomino:   (comincia a saltare come ha fatto Orazio andando verso l’uscita di sinistra mentre il dottore e l’infermiera lo guardano esterrefatti) Poi strega chiede a dormiglione crociate in terra santa. Lui sviene, poi parla, poi sviene e “scherzetto”... è guarito !!

Dottore :       (si lascia cadere sulla sedia più vicina) Non ho capito un bel niente ! (si rialza e va’ verso Giacomino) Ma dove sono adesso ?

Giacomino:   Tutti andati ... guariti !!

Dottore :       Guariti ?

Giacomino:   Sì, e anche io guarito ..... corsa nel parco !

Dottore :       Ma guariti da chi ??

Giacomino:   Lui! Chiamatemi pure professore ! (ed esce a sinistra)

S I P A R I O


PRIMA  DISPOSIZIONE  SCENA

SECONDA  DISPOSIZIONE  SCENA