Chiddu chi si senti no dutturi

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CHIDDU CHI SI SENTI NO DUTTURI

(farsa in due atti)

di Calogero Maurici

(elaborata da Rosanna Maurici)

Il dottore

Pietro     (pazienti)

Nicola          “

Giovanni      “

Elena            “

Rosanna        “

Teresa           “

Maria            “

Vincenzo       “

Filomena       “

Coll. Scientifico

                                                                Dedicata a tre persone che stimo molto:

                                                              

                                                                 Dr. Daniele Luraski

                                                                 Dr.  Giuseppe Munafò

                                                                 ed alla segretaria Maria Grazia Spuria  

                                                                  tre persone umili, sensibili e professionali

                                                                 senza alcuna piaggeria ma dal più profondo del cuore.

CHIDDU CHI SI SENTI  NO  DUTTURI...

( farsa in due atti di Calogero Maurici)

( elaborata da  Rosanna Maurici )

       La scena si svolge in una stanza di attesa  del dottore Cardinale, medico

curante di un piccolo paese della Sicilia. Nel 2° atto, dentro la stanza del medico. (con alcuni accorgimenti si puo’ evitare di creare un’altra scenografia, basta utilizzare la stanza dell’attesa cambiando ovviamente alcune cose, (tutto quello che puo esserci in uno studio medico .

(Tanto nel secondo atto, i pazienti  entrano una per volta)

    La scena rappresenta un tavolinetto al centro con sopra delle riviste di  ogni tipo, sedie e manifesti riguardanti medicina, appesi bene in vista.

      Anche in questa farsa  si riscontra una  lucida ed ironica analisi delle micro realtà sociali della nostra terra, mettendone in luce contraddizioni

   barriere ancestrali e conformismi senza però trascurar la sana filosofia di    

           vita che contrassegna  le note caratteriali del popolo siciliano.

                                

SCENA I

(Pietro, Giovanni,Teresa, Maria)

   Pie.      ( guarda l’orologio, poi si alza camminando pochi istanti, poi

                     Si risiede prendendo una rivista dal tavolinetto poi esclamaJ

                  Giustu oggi avia primura non c’è ne u dutturi  Giuseppe, e mancu

                    a segretaria Maria Grazia.   

  Gio.         (entra salutanto ) Bongiorno…chi è l’ultimo.

  Pie.      (si guarda attorno) Sulu iu cci sugnu e sugnu u primu…

  Gio.      Quindi lei è l’ultimo…

  Pie.       Si sugnu sulu io, vuol diri ca iu sugnu prima di lei e poi  trasi

                lei…

 Gio.      Ma u sapi ca  lei è un pocu longu nelle sue spiegazioni.

              mi poteva dire che era l’ultimo e il discorso si chiudeva…

Pie.       L’importante ca capiu ca veni dopu di mia…

Gio.      Questo l’avevo capito subito appena sono entrato.

Pie.       E allura chi mi dumannau a fari…chi mi voli pigghiari in giru.

                                                                                                                               Gio.         Ma lo sa che lei è un po’ lungo…evitiamo discussioni,

                menumale che  è solo, cosi faccio presto. Non deve stare molto

                vero?  Ho sentito dire  che è bravo questo medico…(dopo qualche

                 attimo)    ma lei non deve fare molto vero?

 Pie.       Ci devo rispunniri o mi dici ca sugnu longu di discussioni poi.

Gio.       E non faccia lo spiritoso…

 Pie.       Ma lei è furistiero…

Gio.        Perché non si capisce dall’accento. Io vengo dalla città,  sono

              anni che mi trovo a Milano, però sono siciliano, ma il dialetto l’ho

              scordato quasi tutto, adesso  che so l’italiano parlo solo in itliano;

              siccome mi ho trovato ospite presso un parente e ho venuto dal

             

               medico di questo mio parente che mi ha detto che ha le mani d’oro.

               Ebbi  da ieri una gastroverite e mi sento tutto scompissulato  

                strano…

 

Pie.         Chissa che una nuova malattia?

Giov.      Quale…

Pie.        Chissa chi dissi ora lei…. A gastro…..ma comu cavulu dissi…a

              Gastro….

  

Gio.        La gastroverite !

             

 Pie.       (verso il pubblico) Veramenti chissu mi pari tuttu stranu de pedi

                  e da testa..  io canusciu sulu a gastrite….   

Gio.      E’ questa, forse si puo dire come ho detto io, non penso che ho

             sbagliato, sono anni e anni che sono a Milano…

             Io sono il cugino del sig. Croce, la sorella era la zia della zia di

             uno  mio zio.       

 

 Pie.       (verso il pubblico)    Praticamente non ci veni nenti.

 Gio.       Che ha detto che lo conosce.

    

 Pie.        Si, ca lu canusciu  giucavamu assieme al palluni quannu

               Eravamu nicareddi…na  brava persona…na  brava persona

                veramente…  brava…brava…na brava persona!… (scandire bene

                specialmente l’ultima)

Gio.         Non si è accorto che brava persona l’ha detto troppe volte…

                  È troppo lungo lei…

Pie.        A prossima vota  cci lu dicu na vota sula…

   

Gio.       Non vedo l’ora che mi visita…e lei che accusa…

                

 Pie.       Io non non accusu a nuddu!

 Gio.      Per essere qui avrà accusato…avrà sentito qualcosa…

                                                                                                                                                                                                             

 

Pie.         Io nonnhaiu accusatu a nuddu e non sentivu nenti, e quannu

               sentu  dormu.

     

 Gio.       Io volevo dire se ha dolore di pancia…

Pie.        Ora cambia discursu…

            

Gio.       Forse mi spiego male, si sente male.

 

 Pie.     Non vidu l’ura ca scinni speriamo ca a tegnu…

Gio.     Ma perché non c’è ancora?

Pie.      Scinni e tri e mezza…non mi facissi sfurzari assai a parlari, lei mi

             capisce… (in quel momento entra Teresa)

Ter.      Bongiornu sig. Pietru chi si dici…

 Gio.    (agitato) Poiché scende alle tre e mezza ed io ho premura mi

               farebbe la cortesia di farmi entrare prima ?..

 Pie.     Comu iu mi  staiu cacannu di ncoddu e lei voli trasiri prima?

 Gio.      Fortunato lei, io invece sono istitico, siamo una famiglia di istitici.

 

Pie.       In parle povere, siete una famiglia di stuppati…però è puru bruttu

             Andare sempre a gabinetto. Io appartegnu a ‘nna famigghia di

             scioltiuni, di  diarriuni,  insomma di cacaruni…  (accenna al

             scorreggio) (La compagnia è libera di non  usare cacaruni)

Gio.     (si mette la mano nel naso)  Grazie a Dio, io ce l’ho alcuni

             malanni,   però mi sento il corpo di un ventenne.

                  

Pie.      Lu sapi quannu vaiu di corpu lu stomacu mi cumencia a cantari e

             parlannu cu rispettu l’odore ci duna fastidiu puru a me

                mugghieri.

Gio.   Ma perché le altre volte non le dà fastidio.

Pie.    Si, però non dici nenti, non è proprio fastidioso comu ora, poi chi

          voli sempre cacaredda è…

Gio.    (mettendosi nuovamente le mani nel naso) Ma per ora chi ci canta

           lo stomaco?…

                                                                                                                                        Pie.      E comu!…non vidu l’ura ca scinni u  dutturi… speriamu,  e lei

            Voli  trasiri prima…

Gio.        (arrabbiato) Va beni me ne vado allora (esce)

Pie.         M a i cittadini sunnu strani…(si tocca la pancia)

Ter.        Era da città  parlava tuttu italiano.

Pie.        Veramente ammia mi parsi ca parlava tedescu; mi dissi a c’ avia

                 gastriti interna, e la chiamava gastroverite;  mi dissi puru ca

              accusava, m’avia pigghiatu ppi  nna spia (entra il signore di prima)

Gio.       Mi scusi come si chiama lei di cognome…

Pie.       Carnazza, Carnazza  Pietro…

Gio.      U ringrazio di cori ca mancu appi la gentilezza di farimi passari

            prima , sapennu c’ avia primura; ora a me cuscinu Croce cci lu

            dicu, vautri paesani non sapiti chiddu chi significa cortesia,

             si l’avissi a ncuntrari in qualchi postu non mi circassi favuri

             picchi dopu  sta cantonata si la scurdassi a me facci…

       

 Pie.     Sintissi lei mi sta facennu cacariari prima do tempu (lo accenna)

            (Giovanni esce di corsa)   Lu dissi ca era troppu stranu.

 Ter.      Ma comu?  prima parlava italiano e ora sicilianu?...

 Pie.     A sò cuscinu Croce lu mettirà veru in croce…appena u vidu

             natra vota ccà dintra ci ghettu du scurreggi…accussi ci fazzu

            veniri a gastriti, l’ulcera, u duluri di pansa, datu ca mi dissi ca è

            stiticu …u fazzu cacariari tuttu di na vota!..   

  

 Ter.     Chi razza di cristiani…chi pazienza chi cci voli!.. So mugghieri

             chi dici, avi assai chi non la vidu…

 Pie.     Mischinedda sempre sofferenti è!.. (in quel momento entra Maria)

 Mar.   Bongiorno!  (Teresa e Pietro rispondono)

           

            Signora Teresa chi si dici!

                                                                                                                                 

Ter.     Tiracchiamo! Ogni tantu cci facemu visita o dutturi…

                 (Pietro si tiene la pancia facendo scena)

Mar.     Sig. Pietro chiccè…so muggghieri chi dici. I  nuputi ormai sunnu    

              granni

Pie.     Tiracchia puru idda, le mie due nipoti, sunnu ziti e senza travagghiu,

            Sunnu ziti cu du giovanotti, mi parunu due salami!

Mar,    Megghiu , accussi aviti due generi alimentari!

Ter.     Ma u dutturi ancora  non c’è?

Ter.     Non vidu l’ura ca scinni…

Pie.     Figuramuni iu…(continuando a fare scena)

Ter.   Tintu cu avi di bisognu.(In quel momento Pietro si alza di scatto

           per scappare per la diarrea)

      

 Pie.    Matri a scappari, non pozzu  s t a r i  ora vegnu (esce di corsa)

     

S C E N A  II°

(Teresa. Maria.Vincenzo, Elena e la figlia Rosanna, Nicola, Filomena  

                                  Collaboratore Scientifico)

                

Mar.    Matri mancu mi detti tempu di dumannaricci chi avi…

Ter.      Avi diarrea a quantu capivu!..e non ci passa!

Mar.      Picchissu sentu tutta sta puzza!Speriamo ca non si la fa pi

              strada. (in quel momento entra un vecchietto un po’ sordo ,  si tratta

              del sig.Vincenzo che  ogni giorno viene per controllarsi la pressione

 

Vic.       Salutamu.

Ter.       Vicenzu comu ti senti!…

Vic.       E quattro venti!?..

Ter.       Boniceddu ti trovu!

Vic.      L’ovu? E’ pisanti non lu digerisciu bonu…

Mar.     Si lu pigghiassi alla cocca…

                                                                

 Vic.      Cu la bocca, certu ca mi lu pigghiu cu la bocca, mi lu pozzu

               pigghiari cu l’occhi?..

Mar.      Mischinu fa pena…

Vic.        Con le analisi di sangue non mi trovano mai a vena…

Mar.      Sulu e poi a sta età!…

Vic.      A verità ? Ma quali verità, oggi giorno sunnu tutti faccioli.

Ter.      Ma i so figli non vennu a  trovallu?..

 Mar.     Ma quannu mai, na vota ogni tanto, ogni dui tri misi…

Ter.       A ura di pinsioni…

 Mar.      Veru è; un  padre campa cento figghi e cento figghi vnon ponnu

               campari un patri.

Vic.       A pressione, ma misurare a pressione, pozzu passari prima?

                   

Mar.        Per me po’ passare avanti…

Vic.         Chi  canti! 

Mar.       Si dopu dumani

Vic        Ma quali mani e mani  (in quel momento entra un collaboratore 

              scentifico e qualcuno esclama) Ci vulia comu u pani!

              Io puru m’accattari due  divani …… (mentre altri, si

              lamentano piano piano, facendo segni di insofferenza )

             Stava dicennu, ca  io haiu l’atrrosi ne pedi  a cervicale dietro il collo

             e forse  mi scinni puru ne pedi, picchissu mi fannu mali.

Rap.       Buon giorno, è arrivato il dottore?

Ter.        Ancora no!..

Mar.       Senta, lei entra dopo noi due, si voli fari ‘nna cortesia

               a stu puvirazzu (per Vincenzo)

   

Vic.         Quali materazzu…

Rap.        Signora la cortesia dovrebbe farla lei o la sua amica,

                fatelo entrare prima di una di voi due, poi entra una di voi,

                e poi entro io. Sapete bene che ad ogni due pazienti entra

                un collaboratore scentifico…

               (in quel momento entra la signora Elena con la figlia.    

                 dai sette ai  dodici anni)

Ele.        Bongiorno…  

Rap.       Bongiorno…

Mar.      Ciao Elena.

Ter.       Ciao Elena, ciao Rosa, ti sta criscennu sta bambola…

Ros.      Non sono una bambola, sono una bimba…o meglio una ragazzina

             con tanto sale nella zucca, scaltra, furba, intelligente, capace di capire

             dalle espressioni degli altri cosa vorrebbero dire e non mi chiami

             Rosa, il mjo nome è  Rosanna.

Mar.      Elena, fin da piccolina è stata sempre birbante.

Vic.       Ava veniri puru u gigante?

Ter.       Ti vidu bella abbronzata.

Ele.      Veramente questo anno, fino ai primi di settembre sono andata al

             Mare.

Ter.      Vi ricurdati ca alcuni anni fa, dopo il 15 agosto non c’era cchiù

            

               nuddu   al mare.

Gio .      Certu,  cu sta crisi, non travagghia nuddu e si sciaquanu

             nell’acqua.

Ter.       Allura lei parla siciliano….

Gio,      Ogni tanto mi ricordo qualche cosa, l’italiano lo parlo

              Benissimamente!....       

              (in quel momento entra Nicola,  un vecchietto sclerotico che ha

                sentito le ultime parole)

 Ter.       Cu sta crisi chi c’è, sunnu tutti a spasso.

Vic .       Si scasso, ma quali scasso…

Nic.       Va dico io la verità:

              Ah! Comu si mangiaru l’Italia!… (sempre con enfasi e

              caratterizzare questa frase chi vuole puo’ avere un bastone e ogni

              volta che ripete questa frase, alzandolo  e agitandolo)

Ele.      Chi è l’ultimo!?..

Mar.     Veramente ancora non si sapi con sicurezza…                                                                                                                                                 

    

Ter.       Al rappresentante ci chiesimo ‘nna cortesia e non…

Rap.       (interrompendola) Signora voi avete le vostre esigenze,

               quando entra uno di noi, cominciate a sbuffare ed a

               lamentarvi; ma anche noi abbiamo i nostri orari, le nostre

               esigenze, la nostra famiglia, il nostro lavoro; ed ogni volta

               dobbiamo dare spiegazioni…L’italia è fatta cosi…

               (in quel momento entra un vecchietto sclerotico che ha

                sentito le ultime parole)

Nic.       Avi ragiuni, si mangiaru L’italia sti porci grossi…

Vic.       Chi dici? Ca è tintu Bossi?…

Ros.       Mamma mi sto seccando, ma quanto dobbiamo aspettare

              ancora!...

                        

Mar.      Assai gioia, assai…

Ros.      Non ho chiesto il suo parere, ci faccia passare prima, mia

             mamma è giovane ed ha tanto da fare…

Mar.     Ognuno il suo turno…

Vic.      Chi è notturno   (entra Filomena)

Fil.        Buogiorno  signori

Vin.       Chi ci doli i u cori?

Ele.        Io faccio subito. A me deve scrivere solo una ricetta.

                La segretaria, Maria Grazia non c’è  e anche le ricette li fa il         

               dottore.

Ele.         Infatti io devo farmi scrivere una ricetta…

                 

Vic.         Chi  aspetta…. Signora è  incinta?! Picchissu avi tutta sta grinta.

                Puru mia nuora è incinta e mi dissiru ca cu l’ecografia vittiru ca

                assomiglia ammia e sugnu troppu cuntentu. (tutti si guardano stupiti)

                  e mi dissiru pure ca ci mettunu Ugo come primo nome e poi

                Vincenzo, veramente stu nomi Ugo non mi piace manco per le

                Femminuccie…il nome al femminile, sarebbe  UGANDA!.....

Rap.          Si va bene…Uganda manco in africa esisti stu nomi

Fil.         Io devo entrare  picchi ci devo raccontare un po’ di cose.

Ter.        Puru  ammia, mi deve guardare la gola e poi una  ricetta…

Vic.        Supra a bicicletta? Beati vautri…

Mar.       Purtroppo oggi Maria Grazia  non c’è, idda è veloci, affabile,

               una ragazza cosi umile, brava e professionale, insomma una persona

              delicata…..

Vic.        E’ avariata?  Ppi ‘nna ricetta quantu s’aspetta.

Ele.        Poi quando gli chiedi un favore, non sa dire mai di no, oltre che

               Delicata è anche molto altruista.

Vic.         So maritu è camionista?  Ma ammia mi paria ca facia u barbieri:

Nic.      Ah! Comu si mangiaru L’Italia!… mancu i spiccioli lassaru…

Rap.      In altri Stati tutte queste file non ci sono, è tutto un sistema

              sbagliato, succede di tutto in Italia! Il signore ha perfettamente

              ragione, l’Italia è alla deriva.

 Vic.       Cu arrriva arriva ….non mi interessa 

Rap.      Ah! Comu si mangiaru L’Italia…disonesti! Chiddi da prima

             Repubblica ed ora chissi da secunna,  poi ci sarà la terza a

             Quarta Nel frattempo crescono i nostri figli e si arriva alla

              Decima Repubblica e mangiano sempre… Ah! Comu si

              Mangiaro l’italia!

 

Nic.      Veramente sta frasi la dicu mugghi io ca lei….facemu decidiri a tutti

             chiddi chi sunnu ccà dintra… (Tutti rispondono Nicola)

Mar.       I cretini semu nautri, ca ogni vota vutamu, fannu promesse

               E poi le promesse se li mantengono per loro e la loro famigghia. 

                                                                                                                           

Vic.       Io la prossima volta che vaiu a vutari, ci mettu nna fettina di

             salame e ci scrivu:  MANGIATIVI   PURU  STA  FETTINA!

Rap.       Ma vive da solo questo signore?

Nic.       (alzandosi con le braccia aperte) Signore…Dio del cielo

              e della terra, del mare, degli animali, delle macchine,                                                                                                                                             

              dei camion, degli autobus,  dei treni, tu che togli i peccati del

              mondo, abbi pietà di noi e di tutti sti porci grossi chi si mangiaru

              L’Italia.

Ele.         In questo paese purtroppo ci sono tanti vecchietti che stanno

               da soli… addirittura devono pagare con una misera pensione, alcuni

               farmaci, poi oggi manca pure il dottore  Giuseppe, nonostante sia

                giovane ancora è un bravo medico, pensandoci bene  con il dottore

              

              Luraski  ha imparato tantissime cose.

                                                                              

Rap.       Siamo in Italia!

Nic.       Ah! Comu si mangiaruL’Italia sti farabutti!

 

Vic.       Chi fai rutti?…

Ros.      Mamma uffa!.. Quando ci sbrighiamo…

 

Ele.      Sta zitta… (in quel momento entra il sig. Pietro)

Pie.      Salutamu  Nicola, bongiornu a tutti.

Vic.     Ma cu sunnu sti farabutti!…

Pie.     Arrivavu pi forza a casa, menumali ca stau vicinu, asinò pi

           strada mi facia…ora persi ‘u turnu l ogicamente.

Ter.     Non avissi a esseri accussi veramente…

Pie.     Purtroppu semu in Italia! E tutti mangiano…Avvocati, sindaci,

           assessori, e certi medici farabutti. Per esempio, lei u sapi comu

           manganu i dentisti?….(un attimo di  silenzio, poi qualcuno

           risponde;  Comu!

Pie.       (verso il pubblico)  Cu li denti nostri!….(tutti ridono)

Fil.       Ormai nuddu parla giustu, e corretto…lu parlari  e fari li cosi

              onestamenti,  ci  voli assai e non  costa nenti.

Nic.    Ah! Comu si mangiaru L’Italia sti porci grossi…

           (sempre caratterizzando la frase)

Vic.     Sempre l’avi cu Bossi …

 

Gio.     Ma picchi, un medicu a un amico meo, a Milano ci detti tri misi di

             vita…stu amicu meu, non avia i soldi pi  pagari tuttu da nna vota 

             e ci detti nautri tri misi di cchiù di vita. Sembra una  barzelletta!

Nic.     U viditi ca mangianu tutti…AH! Comu si mangiaru l’italia!

Gio.      Ormai c’è troppa crisi e il lavoro è tutto nero.

Fil.       Lavoro nero!...Praticamente lavorano sulu i marocchini!

Gio.      A rovina nostra sunnu i semagori,si cci ni fussiru di menu, tunisini e

             Marocchini si nni vidissiru picca!

Rap.     Ricordiamoci, che viviamo sotto lo stesso cielo, ma non tutti

             Abbiamo  lo stesso orizzonte!...

Rap.     (al sig. Pietro) Lei era gia qui?…

Pie.     Io eru ccà, ero il primo  picchi eru sulu, poi vinni un cittadinu

            Eccolo là (lo indica)  ma secunnu mia è chiassai  tedescu ca italiano…

            Anche si iddu sapi parlari in siciliano

  

Nic.    L’Italiani ristamu frigati, si mangiaru l’Italia…

                                       

Rap.    Ma non lo si può accompagnare in nessun posto a questo

            signore?  

Nic.    (stessa scena di prima) Signore Dio Padre Onnipotente (ect.)

Ter.    Silenziu Nicola ca a mumenti scinni u dutturi.

Ros.    Mamma ma perché quel signore dice sempre ca si mangiaru

            L’Italia… chi aveva tutta sta fame!…

Ele.    Stai zitta. (in quel momento entra la comare di Teresa)

Mar.    Bongiorno. (tutti rispondono)

 

Ter.    Cummari chi si dici. To figghia, unni eru per il viaggio di nozze.

Mar.    Veramente, prenotaru il viaggio di nozze in una  crcociera per due

            Persone…

 

Ter.     Per due persone, mica lo potevano prenotare per tre persone

             Si sunnu in luna di mele….  

Mar.     Dico per due persone, picchi certi malelingue dicono che

             mia figlia è incinta prima di sposarsi, chiddi si stannu divertendo

             in luna di mele…

Ros.     Si luna di mele, pere, arancie  pesche….

Ele.      Ti ho detto di stare zitta!

Ter.     E poi chi mi cunti, a saluti chi dici,

Mar.   (esclamazione di lamento) E chi si dici cummà, non nni pozzu

          cchiù  cu tutti sti dulura , poi stu tempu non aiuta ppi nenti…

          lu figatu è tuttu sfasciatu; l’attrosi, a nevralgia, li spaddi…

          li spaddi cummari non mi li sentu, appena mi curcu non pozzu

          arripusari, lu pedi chi mi rumpivu l’anno scorso appena cancia

          u tempu, non lu pozzu appuggiari ‘nterra; l’ansia certi voti

          m’acchiana fino a gola e mi pigghiu i pinnuli, e non ti dicu

          a cervicale…certi voti mancu pozzu  agghiuttiri, mancu biviri,

          non pozzu respirari, non pozzu parlari assai…(comincia a dire

          altre cose in modo più veloce, dopo si ferma ed esclama:)   Quanti

          malanni ci sunnu, e quante  insicurezze ci sono nella vita ma chiddu chi

          mi duna chiu fastidiu è ca non pozzu  parlari assai.       

Rap.   Si risparmi  la voce signora è meglio! In questa vita, quasi tutto è

           insicuro, siamo pieni di insicurezze, solo la morte è sicura, eppure

           ci lamentiamo di questa cosa sola che è sicura!       

Pie.    Matri mia a scappari natra vota…(esce)

Mar.   Mischinu.

Ele.    Ma chi avi…

Ter.    A diarrea… Cummari, me figghia sta giorni e giorni senza andare di

           corpo, ieri appena ci telefonau u zitu, è andata bene , ma bene.

Rap.    Cara signora, dica al fidanzato di telefonargli spesso.

 

Ma.     Matri… è brutta  a diarreaa, na simana fa vinni ammia e partia

           pi lu gabinettu  ogni sei minuti, mi sintia u stomacu tuttu .

Rap.    Per me vista l’urgenza… appena arriva il signore può entrare 

            prima di me.

Ele.     E poi lei perde il posto?

Rap.   Signora … il signore entra per l’urgenza, poi entra un altro e poi

           entro io, al limite posso fare la cortesia ad un altro ma poi         

           significa approfittare. Al limite se non fate assai, entro l’ultimo, primo

           perché siete tutti simpatici  perché è l’ultima visita di oggi…Però la

           prossima volta entro dopo due perché mi tocca di diritto (tutti lo

          ringraziano)

Vic.    Deve cacare (si puo cambiare il termine)? Chi avi diarrea…

Ter.    Chi dici to soru cumpà.

Gio     E’ cchiu malata di mia… avi sempre scerre cu la vicina di

          casa , quantu cci nni fa… a matina verso i sei e mezza si metti

          a cantari, a sira metti a televisioni forti apposta…

Mar.   Cosi chi succedinu a chiddi boni, in Italia semu!

 

Nic.    L’italia si la mangiau tutta Craxi!…

Vic.    Chi lassi…chi lassi!…

Nic.     Allua si la mangiau Andreotti…

Vic.    Non dormi a notti e fa botti? Ma quannu veni stu dutturi, quantu

           Mi fazzu visitari , ccà dintra sentu cosi di l’autru munnu.  (entra

           Pietro)

Mar.   Cu  D’alema , ognuno trema!

Ter.     Monti  non fa altro di fare conti.

 Fil.      Berlusconi faceva nella sua villa strane riunioni.

Mar.    I politici tartassano i  cittadini  e iddi si fannu i villini.

Ter.     Megghiu poveru onoratu ca riccu e sbrigugnatu!

Pie.      Menumali ca staiu a  du passi, ci la fici per il rotolo  della cuffia,

Nic.     Ma picchi chissi chi ci sunnu ora sunnu megghiu ?

           Casini, ammia mi pari ca fa veramente casini; Maroni no sa altro

           Che rompere i maroni…Berlusconi, avia a sistimari l’Italia  e fici

           Cchiù  dannu  ca beni. Poi chissi chi acchiananu alla confidustria

           dicinu puru a soa….A Mercegaglia..a tutti a testa ci taglia.  Mario

           Monti non ne parliamo, ormai ache o ristorante quannu i

           camerieri domandano come vuole l’antipasto tutti

           rispunnunu…antipastu solo Mare, u Monti ci lu levanu. AH! comu

           si mangaru l’italia!

Fil.     Maria,  ciao , menomali ca ti vitti no dotturi.

Mar.   Si ni vidiamu in un altro posto era megghio.

Fil.     Mi poi fari un favuri ?

Mar.    Dimmi

Fil.      Me maritu non mi potti accumpagnari e vinni con l’autobus, si mi

           dai un passaggio  accussi  evito di arrivari tardi, io tantu non ci

           devo stare assai..

Mar.    Concessso

Vic.     Chi deve andare  al  cesso!!!!

 Mar.   To maritu chi dici…

Ter.      E chi ava  diri, ormai è in pocu stolito (un po’ fuori di testa)

             L’atra volta, u purtavu ccà picchi avia  delle macchie. U dutturi ci

             dissi: Sono funghi, se li deve curare… e iddu ci rispunti: Dottureddu

             beddu, io funghi non mi nni mangio mai.

 

Mar.       Ma picchi me maritu, ormai mi pari rimbambito, abbiamo comprato

               il televisore al plasmon e no capisce comu si fa a cambiari i canali!

Ros.       Forse sarebbe stato meglio che al posto di quello plasmon, lo

              prendevate a NIPIOL! Ma si dice al plasma!

Ele.      Rosanna  basta ora, non farmi arrabbiare.

Mar.      Non si preoccupi signora, sono piccole ancora! L’altra volta mentre

             trasemu in un negozio, vitti un cristianu cieco, e io ci dissi piano

             piano ca mischinu era cieco…sapiti chi mi rispunti….

             È cieco, non lu taliari, picchi si ti vidi ci resta mali.

Ter.       Ma picchi, io a me maritu  non mu pozzu purtari mancu a fari a

             Spisa , picchi tutti chiddi ca hannu na cosa sula di pagari, i fa passari

             avanti e nautri stamu tri uri. E come si incazza si io ci dicu

             qualcosa. Mi pari ca stannu  divintannu tutti rincoglioniti….scusatemi

             ma lo dovevo dire… Quantu voti quannu niscemu assieme mi dici:

             quannu sugnu vicinu attia, mi sentu cchiù scaltru e intelligente…

              anche picchi, fai tutto tu ed io non faccio niente…

              

            Pietro Tuttu a postu?

Pie.     Ma insomma… tutto sommato tiramu avanti….ogni tantu mi

           scordu  qualcosa e me mugghieri mi fa gli esempi per farmi

           ricurdari i cosi. Per esempio: l’altra volta avia a pigghiari un  

           mobiluccio di Dimensioni 45 x 80;  per 24 di spessore,idda pi farimillu

           ricurdari mi  dissi: basta ca ti ricordi a  canzuna 44 gatti, ci ni metti uno    

           e già ti  ricordi 45: e ottanta,  mi diddi 79 più uno e veni ottanta.  

           Ventiquattro, mi dissi ricordati la valigetta della 24 ore. Avi un

           metodo tutto particolare.  Con la gentilezza di tutto voi, pozzu

           trasiri prima ? Non chiedo troppu! E poi tutti l’acciacchi vennu

           ammia…

Ter.      Ma picchi non vai a lourds.

Pie.       Ci dovevo andare, ma qualche amico meo mi dissi ca per ora non

              hanno acqua, c’è crisi di tutto!

Ros.        E lei cosi bello maturo crede a queste cose,  non ha capito che

               scerzavano?

         

Ter.        Si però ti devi ricordare anche sti cosi  pi non ti scurdari chiddi

               che devi fare. Maria, ma chi dici a to niputedda piccolina a figlia di

               to figghiu chi dici.

Mar.       Si, tutto dice  ormai…tutto di tutto…dice mamma, papà, latte ,

               acqua.   Ammia mi chiama gniognia. Me figghia Angela da un

               mumentu all’altro da alla luce…

Ter.        Bene speriamo tutto bene… Ormai ci criditi cu sta sanità ca

               cambiano spesso le leggi, io non ci capisciu nenti.

Rap.       Ma picchi, qua dentro c’è qualcuo che capisce la nostra sanità?

               Io sono il primo…( tutti rispondono : vero è, troppo complicata)

               troppe cose difficili, per renderci la vita più amara.

Ele.       Io non so, vengono altri prima di me..

  

Pie.       E picchi rispunniu lei allura…

Ele.       Io solo una ricetta devo fare. L’altra volta sono andata all’usl, in una

              porta dove dovevo entrare  c’era  scritto: Non entrare se la porta  è

              chiusa a chiavi!... Ma vi rendete conto degli errori a tipo barzelletta

              chi fannu?

Pie.     Signora a ricetta po’ aspittari, a caca… a diarrea è difficile

            ca aspetta , chidda quannu veni curri e fa curriri…

Rap.      Per me può entrare, non ci sono problemi, sempre se resiste

             fino all’arrivo del medico. L’importante è però che non si approfitti di

             me, perché la gallina fa l’uovo ed al gallo gli brucia il sedere.

Pie.       Non ma mannassi!… Semu tutti chini di malanni e di difetti!

Rap.     Ci sono difetti che sfruttati bene, brillano più delle stelle!

Mar.     Mi si sono arrizzate le carni.

Ter.      Puri ammia!

Pie.       Pure ammia.

Ele.      Veramente è una bella frase anche se è facile a  dirsi…

Ros.     Ma difficile ad attuarsi.

Rap.     Troppo sveglia questa ragazzina….

Ros.       Io dormo solo di notte!

Nic.       Ma chi lassi, ancora non capisciu.

             (in quel momento entra il dottore, vestito elegante)

Dott.     Buon giorno a tutti.  (tutti rispondono )

                  

Nic.      Chi dissi ca semu farabutti?

             (Poi gli si mette davanti) Dotturi haiu a pressione alta…non si

             preoccupi, ancora ha il corpo di un ventenne….bello fresco!

Pie.      (al Pubblico)  Lo tiene dentro il frigrofero

Dott.    Ora vediamo…ora vediamo..

Nic.      Si ora cacamo ora cacamo…ma ccà tutti ca ca mo…(il dottore

            ( Entra nello studio, una porta centrale o laterale e si chiude Il sipario.)

       

                                              

                                                     ATTO II°

             

(La scena si svolge dentro lo studio.Ovviamente, si svolge dentro la stessa scena di attesa. Basta togliere il tavolinetto, tutto quello che c’era nella sala di attesa, cambiare il tavolo, sopra la scrivania medicinali

di vario tipo,alle spalle uno stipo  o una credenza con altri medicinali e tuttoquello che decide il regista con lo scenografo..

( I pazienti entrano uno alla volta )

Dott.    ( Entra Pietro, squilla il telefono) Pronto.. dica signora Angela…

             Febbre ne ha?.. Da dieci giorni? Doveva avvisarmi prima

             Comunque non si preoccupi stasera passo a visitarla (chiude)

Pie.       Dotturi  facemu  prestu  asinò  a  scappari  nautra vota… mi calu

              I cauzi e mi visita… 

Dott.     Aspetti, che accusa  non mi ha detto niente…

Pie.      Cu stu accusari oggi l’aviti, ma forse parlau cu un tedescu?

            Chiddu troppu stranu era!..

Dott.     Cosa si sente!

Pie.     Dotturi haiu diarrea…scappavu tri voti pi la casa, anzi facemu

           prestu prima ca mi veni dintra stu studio.

Dott.   Si, facemu prestu…limonate ne ha prese?

Pie.    Veramente me mugghieri mi detti i cirasi accussi dici ca stringia

           un pocu…

Dott. I cirasi?…

Pie.    (si stringe forte la pancia) spicciamuni ca mi sentu smoviri pari ca

           sugnu incintu .                                                                    

    

Dott.   (scrive una ricetta) Si pigghiassi chissi, una a matina e una a sira

              currissi picchi ccà gabinettu non cinnè (Pietro esce di corsa)

Dott.    Avanti… (entra la sig. Teresa) Mi dica!

Ter.    Veramente sugnu un pocu emozionata a diricci stu fattu,

           m’affruntu un pocu…ddà dintra cci dissi ca  avia bisognu di

           na ricetta.

Dott.    Signora mancu si fussi a prima vota chi veni ccà…

Ter.     (impacciata) Non sacciu comu a cuminciari, m’affruntu…

 

Dott.   Tuttu chiddu chi cuntanu i pazienti resta fra il medico e loro

            nautri medici semu comu i parrini… coraggio!…

Ter.    Non è nna cosa di l’autru munnu, si tratta…ecco…avi un pocu

           di jorna chi fazzu sempri aria, fortunatamente mentre aspittava

           non nni fici, podarsi ca fra un pocu nni fazzu dui, tri uno dopu       

           l’autru…

Dott.     Aria! Di supra o di sutta?

Ter.       Di sutta…picchissu mi paria malu diriccillu! A me maritu lu

              bombardu e cu la troppa puzza i me figli stannu sempre cu la

              finestra aperta.

 Dott.    Ho capito! Ma ha mangiato qualcosa di strano, di pesante in

              questi giorni?

 Ter.       Veramente avia ottu misi ca non mangiava pasta e fagioli e cu lu

              forti desideriu avi quattru jorna chi mi li mangiu assieme a

              qualchi ovu duru.

Dott.      Signora non c’è bisogno di visitalla, picchi aria in pancia ne ha

              di piu dell’aria chi respiriamo  si pigghiassi sti pinnuli a stomaco

              vuoto e non mangi per un paiu di mesi fagioli, e quando lo fa,

              mai quattro giorni di seguito.

 Ter.      Va beni, ma cci voli assai prima ca mi passa?

 Dott.     Un paiu di giorni.

Ter.       Mi Bellu , allura in un  paio di tre giorni mi passa

Ter.       Dottureddu, mi livassi una curiosità…

Dott.     Prego mi dica.

Ter.      La  pillola che mi ha dato tre giorni fa, era per il cuore vero?

Dott.     Si certo..

Ter.        Ma  io l’ho capito subito, picchi quando l’ho presa, sentivo che

              andava a  sinistra…   Grazie arrivederci (sta uscendo) Prima chi

              nesciu dotturi, tuttu  chiddu chi ci cuntanu di mia, non fannu

              altro chi  sparlare, sembranu  amici inveci  sunnu falsi comu i

              fagioli…parlano di dietro. 

Dott.     Troppo forte questa battuta  arrivederci ( va a respirare per il

             Cattivo odore che è rimasto nella stanza) Avanti… (entra la

             signora Maria)

Mar.      Bongiornu dotturi, fu furtunata, avia a trasiri u rappresentanti

              vinni nautru amicu soi e si lu purtau a pigghiari u cafè.

        

 Dott.     Anche loro lavorano.

 Mar.      Certu hannu a travagghiari, cu sta disoccupazione chiccè in

               Italia. (in quel momento si sente la voce del sig. Nicola)

 Nic.     Ah! Comu si mangiaru L’Italia sti porci grossi.

               (il dottore si affaccia per invitare al silenzio, poi si siede)

 

 Mar.     Avi nna jurnata chi dici ca si mangiaru L’Italia, ma sempre

               Accussi fa ogni vota chi veni ccà?

 Dott.    Purtroppo da quando è morta la moglie è rimasto un po’…

 Mar.     Mischineddu!…

 Dott.    Allora mi dica…

 Mar.     Avi un paiu di misi ca non dormu a notti e mi sentu sempre

                preoccupata..

 Dott.      Ha dei problemi particolari per ora?

 Mar.       Preoccupazioni forti non cci ni sunnu, penso a me figliu Paolu

                 ca ancora non trova un lavoro sicuro…

 

 Dott.       Quanti anni ha…

Mar.         Quaranta… e poi penso a me figlia Angela ca è incinta comu

                  Lei  sapi e  non vidu l’ura chi cci nasci sta piccilidda  cu ‘nna

                  bedda facci, cu l’occhi azzurri e cu la carnagione bianca…e che il

                  parto vada bene come l’altra mia figlia.

 Dott.        E non cci sunnu preoccupazioni forti? Questa si chiama

                  ansia!… Quando dà alla luce…

  

 Mar.         Ma cci pozzu dari settanta …ottanta  mila lire o misi…sugnu

                   risparmiatura. Però siamo risparmiatori di l’acqua….

                                                                                                                     

 Dott.       Volevo dire quantu tempu cci voli ancora ppi nasciri stu

                  nipotino…

Mar.        Megghiu ca è fimminedda, iu dicu sempre ca è fimminedda

                  accussi cci  mettunu u me nomi…                                                                                                             

                                        

Dott.       Va beni…ma quanti cci voli…

Mar.       Sei misi e mezzu, poi u ginecolugu cci metti nautri setti jorna…

Dott.      Ci sono alti e bassi in famiglia?

Mar.      No, sunnu magri e bassi.

Dott.       Comunque…prenda queste gocce di lexotan, dieci la mattina e  

                Dieci uindici la sera. Dopo circa due mesi si faccia vedere o mi

                telefoni e cerchi di stare più tranquilla altrimenti aumenta

                l’ansia, vedrà che starà meglio.

 Mar.       Grazie dotturi,e speriamo ca è fimminedda…mi lu sentu, mi

                   lu sentu ca nasci fimminedda… (esce)

Dott.      Avanti…(entra il sig. Vincenzo)  Chi si dici!…

Vic.        Chi fici, io nenti fici...nenti nuddu haiu fattu.

Dott.       Pari cchiu beddu quannu è sbarbatu.

Vic.       Non sugnu arrabbiatu…

Dott.     Si dumani!…

Vic.      Avi u cani?

Dott.     Ma lei ci va a duminica a  Missa?

Vic.       A qualcunu ci pari ca sugnu fissa…

Dott.      A livello divino come siamo combinati…

  

Vic.        Mi sento celestiale, prego per me e per tutti i sofferenti.

Dott.      Volevo dire a livello di vino, cioè che beve vino  e quanto ne

               Beve…  Beva poco vino, di quello rosso.

 Vic.      Stu cani è bello grosso?!.. Ma comu mai s’accattau u cani?

 Dott.     Si accomodi ca controllamu a lingua…apra la bocca e faccia

                 a…a…a…

Vic.      E…e…e… pozzu dire pure:  b…b….b o magari : c…c….c…

 Dott.    Bella pulita!

 Vic.     Non nni voglio granita…

Dott.    Quasi tutti i giorni la stessa situazione!

Vic.     Facissi sta colazione…

 Dott.    Mi dia il braccio…

 

 Vic.    Quali straccio…

Dott.    Quando viene qua a visita, deve venire cu so mugghieri.

Vic.      Picchi avia a veniri ieri?

Dott.   Il braccio (gridando) il braccio per la pressione.

 

 Vic.     Donazione? Io campo pi forza cu sta misera pensione.

Dott.     La  pre ss io ne  gli e la devo misurare

    

Vic.       Ah! La pressione dopo la colazione?      

Dott.      Si alzi la camicia

 Vic.       La  micia?  Chi tieni puru gatti femmine?

Dott.      Lasci fare a me (gli alza la camicia per la pressione)

Vic        E bonu dottù… non gridassi.

Dott.      (gli fa segno di stare zitto)

               

Vic.      (appena il medico finisce) Comu sugnu…

 Dott.    Eccellente! Centoquaranta su ottanta.

Vic.      Canta?…e cantassi  si  ci piaci…

Dott.     ( accompagnandolo alla porta) Avanti…

                (entra la signora Elena con la figlia)

Ele.      Bongiorno! C’è  la bimba che dopo questa influenza le è

             rimasta ancora la tosse da venti giorni…

 

Dott.     Può durare anche due mesi.(la visita) Fammi vedere la gola…

               brava cosi… sei una brava bambina, dov’è il tuo fidanzato.

Ros.     Lei vuole sapere troppo, è troppo curioso, un dottore non deve

               essere curioso, si ricordi sempre che la parola è d’argento, il silenzio

              è d’oro… piuttosto mi visiti e faccia la sua diagnosi…

  Dott.     (ride) Complimenti, parla pure difficile, complimenti signora.

  Ros.      Non basta che fa i complimenti a me? Pure a mia mamma li fa!

               badi che lo dico al mio papà!     

   

   Ele.     Rosa smettila.

   Dott.   (Mentre la visita) Il torace è a posto, vediamo la pancia…

               Ha solo la gola arrossata…

   Ele.     A casa ho il veclam, posso darlo?

                                                                                                    

   Dott.    Non è il caso, al limite quando tossisce più del solito le dia

                un calmante  per la tosse.

   

  Ele.      Va bene! Senta dottore per quel calcolo che mio marito ha

                 deve farsi una ecografia spesso?

  Dott.    Si, però gli dica di bere più acqua possibile, se poi non lo

                dovesse mandare, ed ogni tanto se ha delle coliche forti, conviene

                farsi operare…

                                                                                                                                            

  Ros.     Per voi medici è sempre facile dire le cose…

  Dott.     Ma lo sai che hai una bella dialettica?!..

 Ros.     La mia dialettica è comprensiva, facile, voi parlate sempre difficile

             con i  pazienti.

 Dott.    Sei un tipo decisa, complimenti…

 Ros.     Lei fa troppi complimenti.

 Ele.      Andiamo adesso, la ringrazio dottore.

 Dott.     Ogni volta sua figlia mi fa morire.

 Ros.     E’ lei che fa morire i pazienti quando parla di operazioni!

 Ele.      Basta andiamo adesso (salutano ed escono)

 Dott.     Avanti… (entra Nicola)

 Nic.       Dottureddu, stanotti mi sintivu mali, appi duluri di pansa…

 Dott.    Che ha mangiato.

 Nic.     Si parlamu di mangiari in confrontu a sti porci grossi ca si

                mangiaru l’Italia, u duluri di pansa a iddi non cci vinni mai…

 

 Dott.     Va beni, chi mangiau.

 Nic.        Io in confrontu a iddi non mi mangiavu nenti, sulu un pocu

                 di tortellini, un pocu di saziza, un oviceddu alla cocca picchi

                 dicunu ca è cchiù leggero e dui milinzane sott’olio cu dui

                 alivi di chiddi genuini.

                                                                                                   

Dott.      Certu miscannu tutti sti cosi, il fegato a colicisti si risentono.

 

 Nic.       Dottureddu ma eranu tutti cosi sinceri e genuini.

 Dott.      Cu lu mangiari si cci va pianu.

 Nic.       Ma tutti sti porci grossi chi si mangiaru L’Italia…

Dott.      Oh! Santo cielo!..

Nic.       Tutti lu sannu ca si mangiaru L’Italia e ddà dintra mi davanu

              ragiuni.

Dott.      Lo  sò … lo so… comunque per circa quindici giorni mangi

              leggero, e prenda questa compressa; una al giorno dopo cena,

              però mangiassi leggero e pocu…

Nic.      Tuttu chiddu chi io pozzu mangiari è sempre pocu in

             Confrontu a chiddu chi si mangiaru sti porci grossi.

              (mentre esce) Ah! Comu si mangiaru L’Italia!…

Nic.       Dottureddu  du  me cori, di la mia vita, del mio sonno, del mio

              risveglio, del mio tutto, u sapi quantu u vogghiu bene, mi deve fare

              un piccolo favore

Dott.      Mi dica…

Nic.      Deve dire ad alta voce: Ah! Comu si mangiaru l’italia !

             Se lo sentono dire a lei, ci credono tutti, ammia mi pigghianu pi pazzu

Dott.     Mi mette in imbarazzo!!!

Nic.       Avanti nenti ci fa, fa cuntentu ammia e poi è anche la verità.

Dott.      Va bene, pero poi appena veni non mi lu dicissi cchiù…

                Ah! Comu si mangaru l’italia!

Nic.     Usapi ca lu dici mugghi leu ca u rappresentante , però l’originale

            sugnio io…Arrivederci (Esce)    

Dott.      Avanti… (entra Filomena)

     

Fil.       Dotturi, sintissi prima ca cci cuntu li me cosi, ci vulissi diri

                 na cosa di me maritu prima ca mi la scordu.

Dott.      Prego…

Fil.        Di chi cosa…

Dott.      Mi dica.

Fil.        Avi tri jorna ca a me maritu ci la pigghiu tri voti o jornu

              e non cci scinni…

Dott.     Chi cosa?

Fil.       Pi diricci la verità, assira l’avia cchiù acchianata, e non cci vulia

             scinniri  nenti…e chi era cavudu!…

Dott.    Si lu capivu chissu, ma chi cosa non cci vulia scinniri.

Fil.       Non cci lu dissi?..

  

Dott.     No…

                                                                                                  

Fil.       A frevi!..

Dott.    Ho capito è influenzato!

Fil.       Ci donnu tutti i cannarozza…  Forsi picchi u fazzu parlari assai?  

Dott.     Per ora non cci dassi nenti, si ci dura nautra para di jorna poi mi

              telefona, se ci sale a più di trentanove ci mette na tachipirina.

Fil.       Tachipirina mi pari ca è supposta veru?

Dott.      Si.

Fil.         E’ allergicu a farisi tuccari u cu…u sederi…e poi cu tutti ddi

              pila chi avi, ci pari ca è facile a trasiccilla? Navota ca cci

               pruvavu ci stetti mezzura prima ca cci truvavu u bucu, invece

              quannu iddu mi la metti ammia non cci voli nenti, trasi   

              sula sula…

Dott.      Cci dassi sti pinnuli..

Fil.        Ora cci dicu li me cosi…haiu troppu dulura, sti attrosi, li

             gammi pisanti, certi voti mi sento a testa nell’aria, a bucca

             do stomacu ma sentu dura e li manu non li pozzu apriri boni,

             l’occhi mi chianginu e mi brucianu, ora iu capisciu ca i

             malanni l’avemu tutti ma non accussì comu ammia.

Dott.      Lo so, purtroppu non è l’unica, continui la cura di sempre!

Fil.        Iu avia vinutu  sperannu ca avia truvatu nautra cura, comunque

                 ora vadou e macari mi fazzu vidiri fra deci jorna…

Dott.       Va beni!…va beni… arrivederci (mentre esce, entra Pietro)

Pie.          Dottureddu, ddu disonestu di me niputi mi fici nu scherzu,

                   mi detti un cioccolatinu lassativu.

Dott.      Ah! Sti niputi, comunque non si preoccupi un po’ di pazienza

                  in più, non si preoccupassi.

Pie.       (toccandosi la pancia) Matri non cci la fazzu cchiù…

                  (esce correndo ed entra il collaboratore scientifico)

    

Rap.         Carissimo dottore Daniele, mi deve togliere una curiosità

                Avi sei misi ca vidu una  seicento malacumminata con la scritta :

                 VENDESI questa seicento in ottimo stato, per crederci bisogna

                  provarla e poi comprarla.  TELEFONARE  DOPO  I PASTI.

 

Dott.        Mancu sacciu di cu è…

Rap.          Dopo sei misi circa, oggi qualche figlio di buona madre ci scrissi

                 Aspetta e spera,  MANGIA TRANQUILLO!

Dott.        (Rice) Troppu bella questa!     Ma vedi che hai una pancetta, 

                  attento a non farti il pancione     

Rap.            Un  uomo senza pancia è come il cielo senza stelle!

Dott.           Sempre filosofo sei! Allora dimmi tutto. 

Rap.          Carissimo dottore, mi sono accontentato di entrare all’ultimo,

                  perché alcuni facevano tenerezza e poi alcuni hanno problemi  

                  tanto questa era l’ultima visita di tutto il giro che ho fatto. Sono

                  momenti nella vita in cui vorresti chiudere gli occhi per non

                  vedere, tappare le orecchie per non sentire, per non ascoltare,

                  chiudere la bocca per non parlare o provare a chiudere la mente

                  per  non pensare. Purtroppo per  quanto ci si provi, ci sarà sempre

                  il nostro cuore a ricordarci che esisti, sei vivo, soprattutto se vicino

                  a te c’è chi ne condivide il suo battìto. Ogni volta che entro io in

                  uno studio medico, la gente sbuffa, fa battute anche in  sottovoce,  

                  si guardano e già si capisce che siamo un rottura…dicono che

                  siamo una camurria, che loro hanno da fare,  noi invece siamo

                  nullafacente. Loro lavorano, noi no,  loro sono padri invece noi noi

                  siamo sempre quelli che  facciamo perdere tempo.  Poi ho deciso

                  di entrare l’ultimo ma solo per questa volta ,già lo sanno. Le lascio

                  questo opuscolo di nuovi farmaci, caro Daniele dagli un’occhiata

                  che fra un mesetto ritorno.      

              

Dott.          Hai pienamente ragione;    

                   (Il rappresentante esce salutandosi con grande cordialità )         

                                  

Dott.         (rimasto solo) Mi chiedo se non fossi stato meglio se avessi

                  studiato per avvocato o per qualche altra cosa. Le persone 

                  vogliono miracoli, hanno premura, vogliono le ricette  con i

                  farmaci sempre a  due scatole, non vogliono l’equivalente anche

                  se gli speghiamo che hanno lo stesso principio attivo  la stessa

                  efficacia terapeutica e poi magari scadono e non se

                  ne accorgono. A volte cerco il pensiero giusto per smettere di

                  pensare  ma non è possibile, perché uno mentre pensa di non

                  pensare già  comincia a pensare, quindi il non pensare non

                  esiste.

                     

                             E’ vero, il bene non si apprezza prima di averlo

                                                    PERDUTO!…

 

                                      (elaborata da Rosanna Maurici  e dallo stesso autore)

 per ogni rappresentazione è necessaria l’autorizzazione dell’autore e dell’elaboratore)

       tel. Autore: 090/638009 ---cell. 3393359882