Chisenefr…

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Fratelli e sorelle carissimi,

    Caro amico/a,

che ti accingi a leggere queste divagazioni teatrali, ti ringrazio.

        Se non ti è di molestia vorrei darti dei consigli al fine di una migliore

comprensione e auspicabile rappresentazione. (“leggere” e “vedere” non è facile). Lo può fare chi ha doti magiche di regia, e chi ama veramente il

vero Teatro!

      Due delle mie commedie sono state tradotte e rappresentate in Spagna con eccellenti risultati.  Questa è una delle ultime nate

         Tutte sono tutelate dalla SIAE. La maggior parte sono già collaudate, ognuna con centinaia di repliche in Italia, Belgio, Germania, Svizzera, Lussemburgo.

 Qualora vorreste rappresentarla ne sarei onorato e felice.   

        Anche questa è di facile messa in scena, perché ideata e scritta, da

“uno” che nel Teatro ci sta da una vita!

         Se avrai bisogno di chiarimenti o altro, puoi rivolgerti senza alcuna remora (tanto sto in pensione) a:

Donato Bitetti – Via Montefreddo, 14 – 70029 SANTERAMO – Ba

Tel e fax 080 3038237 – cell. 330 85 04 01  -

 E.Mail: teatromurgia@hotmail.it

Grazie ancora per la paziente disponibilità.

                          Ti auguro ogni bene, e una buona lettura.

             Chisenefr…

                             di Donato Bitetti

                          Tragi-commedia in due tempi

Personaggi:

Spazzino e poeta stravagante

Barbone

Ragazzo punk

Ragazza punk

Morino (fidanzatino)

Morosa (fidanzatina)

Giselle (ragazza di strada)

Mamma (di chi?)

Vigilantes (magnaccia)

Cistifellea (malato cronico)

Madonnaro,cieco, frate, ladro, imbroglione

venditore di palloncini… (stesso personaggio)

Bambino/a  facoltativo/a

Scena Unica: giardino con sfondo città

Durata: 90’

Trama: In città, quando finisce la notte, sul fare del mattino. In uno spazio di tempo quasi irreale…, uno spazzino e poeta stravagante, nel suo lavoro di periferia incontra tanti personaggi eterogenei: un barbone alla deriva, due ragazzi traviati e violenti, una donna di strada, una mamma disperata alla ricerca del figlio, un ammalato cronico, un vigilantes e magnaccia, due ragazzi innamorati, un madonnaro (cieco, frate, truffatore, venditore di palloncini…).

    Si avvicendano, evidenziando tanti lati nascosti di umanità, di sofferenze, di cattiverie, intercalati da spunti di sorprendente umorismo. Ma anche barlumi di speranza e di amore, in un mondo sommerso e sconosciuto “alle tante formiche impazzite” del nostro tempo!

    Pietruzze variegate di un mondo nascosto, che pure ci appartiene, tenute insieme dal suono ammaliante di un clarinetto nostalgico…*

Sinossi: Una tragi-commedia stridente, irriverente, stravagante, accattivante, pungente, divertente, commovente,  … che vorrebbe dire tanto, e forse… niente.

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                                Ogni riferimento, casuale è puramente

* o altro strumento - Vedere consigli, modifiche e spiegazioni a pag. 14

                                                                                                                   1

                                  1° Tempo – Chisenefr

   E’ l’alba, in un giardino pubblico. Sopra una panca un barbone trasandato e malaticcio dorme con le spalle rivolte al pubblico, avvolto in un cappotto sdrucito con guanti a mezze dita. Un lampione. Sullo sfondo la città.

Spazzino – (entra con carretto e scopone, lavora, poi si ferma a guardare il sorgere del sole, commenta con sottofondo musicale in crescendo)

    Che bello, che bello il sole che sorge. Che spettacolo meraviglioso…. Fratello Sole, nonostante le nostre cattiverie, il nostro egoismo, la nostra malvagità, ritorna. Risorge tutte le mattine. Ma a godere di questo spettacolo grandioso siamo in pochi. … Eppure la felicità, questa felicità, dovrebbe essere di tutti! Qualche volta dovremmo essere tutti in prima fila, sul mare, a dargli il benvenuto con un lungo, immenso, caloroso applauso!  Per dirgli “Grazie!!”. “Grazie, buongiorno Sole”, …ma la gente dorme, è distratta….

Uomini, donne, corrono, corrono come formiche impazzite. Forse non hanno mai visto un’alba, un tramonto….  In poche parole: se ne fre-ga-no!!! (a scandire). 

   Mah… la solita vita, (riprende il lavoro) Sempre lattine, carte, siringhe…, e i cani, cani da tutte le parti…. E meno male che non hanno ancora inventato le mucche da passeggio. Mai una volta che trovi, che so, dieci…, venti euro, una collana, un anello, magari un portafoglio  imbottito…; eppure si sente dire: “I soldi sono l’immondizia del demonio…”. Uè, ma non è che li butta nessuno!! …Magari ditemi dove li buttate, verrò io a raccoglierli. Niente…, preferiscono vivere nell’immondizia, nella sporcizia! Contenti voi… (vede e raccoglie da terra) Toh, cinque euro! Ho trovato cinque euro!!… (si guarda intorno) Oh, agnellino smarrito, sei solo solo, e la tua mamma dov’è?  Beee, beee, Vieni, vieni in questo ovile agnelluccio bello! (li intasca, continua a cercare) Adesso cerchiamo la mamma…Bee, beeee…   

                                                                                                               Ragazzo e ragazza punk –   (entrano con bottiglie in mano visibilmente

alticci, in cerca di sfottò – la ragazza porta stretta al petto un astuccio da clarinetto)  Beee,  bè! Che cerchi!?                                                                                                                                                                                        

Spazzino – Per la verità non riusciva a dormire (indica il barbone) e gli contavo le pecore… una pecora beee, due pecore beee…

                                                                                                             2                                                                                                            

Ragazza – Beee, beee (sexy e provocante allo spazzino) Ciao zombi, ce l’hai un deca!? Sarò io, la tua pecorina… beeee.

Ragazzo – Ma che cosa vuoi da quel mortodifame… (si siede strafottente a spingere e svegliare il barbone) e da quest’altro caprone pidocchioso!

Barbone – Beee!!! (con voce da pecorone) Ma che modi…

Ragazzo – Hai anche il coraggio di parlare. Il caprone cornuto ha anche il coraggio di belare! Sai escremento umano cos’è questa!? (sul cappotto gli versa il resto di una  birra – magari ci aggiunge un rutto) Sai cos’è questa…!? E’ benzina, si benzina… ih, ih, ih, (esce un accendino, lo aziona) E ora, ti brucio, e insieme a te bruceranno anche i tuoi  milioni di pidocchi… ah, ah, ah, ah (risata sadica, ripetuta)

Barbone – (si alza incespicando e scappa terrorizzato - esce) No, no!

Ragazzo – (continua a ridere) Visto Stronzia…!? Con le buone maniere si ottiene tutto! Vieni Cika e dammi una “dose”. (si siedono stravaccandosi)

Spazzino  – (con calma a rabbonire) Ma insomma ragazzi, ma che modi sono questi….  Volete fare la vostra vita… fatela, ma non rompete le scatole alla gente. Quel signore, si è spaventato, ma veramente…

Ragazzo – …”Quel signore”, volevi dire quello “sterco di uomo!”,

Spazzino - …Poteva essere tuo padre.

Ragazzo – …Mio padre!? Puh! (sputa) Lo avrei scannato con le mie mani, quel porco bastardo! (ogni tanto ha dei tic nervosi)

Spazzino - …Si vede che gli volevi molto bene!

Ragazza – Ciko, quanta confidenza. Ma perché non gli scuci la pancia e non gli tiri fuori le budella!?                                                                                                                 

Ragazzo – Già, perché no? (esce fuori un taglierino, ne fa uscire la lama a piccoli scatti e da bullo glielo infila sotto il naso) Giovanotto, tu mi hai già dato tanto, ma tanto fastidio… e ora sai che cosa ti faccio!?

Ragazza– (isterica) Che gli fai, che gli fai Ciko!?

Ragazzo – Innanzi tutto gli svuoto… le tasche. (minaccioso allo spazzino) Ora mi devi dare tutto il grano che hai!

Spazzino  – Senti giovanotto ho cinque euro. Te  li regalo.

Ragazzo – Tu, me li regali!?...                                                                                                                  

Ragazza – Te li regala Ciko, te li regala ih ih ih (stridula, odiosa e cinica)

Spazzino  - Basteranno per farvi caffè e brioche…, magari un panino, una focaccia calda…                                                                                                                   

Ragazzo - …Tu, me li regali…!? (minaccioso)

Ragazza – Te li regala, ih,ih,ih, te li regala… ih,ih,ih…

                                                                                                              3

Spazzino  - …All’angolo c’è un panificio… a quest’ora sarà già aperto.

Ragazzo – Tu me li regali!?... TUU!!! Non mi regali un CAZZO!! …Sono io che me li prendo!

Ragazza – (isterica) Cinque euro, cinque euro! Ih, ih, ih!                                           

Ragazzo – (ancor più minaccioso) E tu, vai in giro con cinque euro! Puh!!

Spazzino  – Veramente li ho trovati…

Ragazzo – E tu la prossima volta ne “trovi” di più, capito!? Molti di più!    

(li sfila schifato, li soppesa, lo minaccia) Mi fai proprio schifo sai! Sei uno schifo di immondizia, ti dovresti buttare nel bidone, da solo! (lo forza per il collo) Anzi adesso ci facciamo due risate: - Togliti le brache! - .

Ragazza – Si le brache, i pantaloni… ih ih ih

Spazzino  – Ragazzi, ma perché non andate a giocare da un’altra parte…

(si sente la sirena della Polizia in arrivo, i ragazzi si allarmano).

Ragazzo – Sei fortunato “uomo dell’immondizia… domani però ripasso e mi fai trovare una “verdosa…”. (cento euro)

Ragazza – Si, si, domani ripassiamo, domani ripassiamo… ih, ih, ih. (nella foga lasciano l’astuccio sulla panca - escono furtivi)

                                                                                                               

Spazzino  – Mah, inizia un altro santo giorno… (riprende a scopare)

buttano di tutto…. Un pacchetto, un astuccio… (lo apre) …un clarinetto… un mio vecchio amore (lo monta – dalla canna escono bustine di droga, siringhe) Polvere, polvere…, droga, la dannazione degli uomini! Mah, forse lo ha dimenticato qualcuno… (a soggetto parla nel montare il clarinetto) Ma è più forte do me, voglio vedere se miricordo ancora qualcosa… (accenna l’aria di “Polvere di stelle”).  

Barbone – (ritorna guardingo, alla fine batte le mani estasiato)

 Bravo, bravo. (accenna al clarinetto) Sai, anche mio figlio aveva una                                                                                                                    

grande passione per il clarinetto… gli dicevo sempre: - Figlio mio sai cosa dice un proverbio cinese?

Spazzino  – Cosa dice?                                                                                                                   

Barbone - “Chi impara a suonare uno strumento, non morirà mai di fame!”. …Purtroppo si dette a tutt’altra musica (fa un gesto sconsolato con la mano)  E tu dove hai imparato?                                                                                                        

Spazzino  – Tempi lontani…, nell’orfanotrofio…, sai la mia infanzia non fu tanto felice…. Ma non voglio annoiarti con queste scemenze…  

                                                                                                            4                                                                                                      

Barbone – (scherzando) No, no, parla pure, Si vede, che rimanderò qualche impegno! (serio) Sei bravo, hai fatto il Conservatorio?

Spazzino –…Si, il “conservificio”. …Avevo un buon maestro, ma per uno stupido incidente mi schiacciai un dito. Persi agilità.  Mi arrangio, sai, per suonare il clarinetto  servono tutte e dieci le dita! Cambiai alcuni mestieri… ed eccomi qua.

Barbone – L’uomo propone e Dio dispone! (si siede, apre il giornale).

Spazzino  – (sbirciando ironico) …Che fai!? Guardi la borsa, le azioni…

Barbone –Amico, ricordati di non sottovalutare mai il tuo prossimo.Vedi, avevo intuito che sotto quella tua ruvida scorza si nascondesse un’artista…

Spazzino  – Beh, non esageriamo… Ogni tanto “faccio” delle rime… stracciate.                                                                                                             Barbone – Vedi amico… tutti gli uomini hanno momenti di poesia, di genio…, c’è chi li scrive, c’è chi li mette su tela, chi nel marmo… e chi li butta nella spazzatura…

Spazzino  – (guarda perplesso nel bidone, fa il gesto di prendere) …Nel bidone…, cerca… Non sapevo che il mio lavoro fosse così importante!

Barbone – Già. Sapessi quanta ricchezza, quanta poesia, quanta musica, quanto amore viene buttato nell’immondizia…

Spazzino  – Sì, ma con la raccolta differenziata… si potrebbero riciclare…

Barbone – Sei ottimista fratello. …Sai, poco fa ho temuto per la tua vita; quei due ragazzi erano pericolosi… Veramente pericolosi. …Senti, senti: (mostra  il giornale) “Anziano tabaccaio rapinato e ridotto in fin di vita. (continuando a leggere) la Polizia è sulle tracce di due giovani balordi…”.

Spazzino  – …Tutto sommato mi sembravano poveri diavoli.

Barbone – (pensieroso) Già, …la voce di quel ragazzo era gentile….

Spazzino - !? …Gentile!?

Barbone - … quasi familiare… mah… (si distende di nuovo) Sai, è ancora presto. Mi faccio un’altra “tirata”. (si distende e si copre col giornale) Ah senti: - Se mi telefona Veltroni o Berlusconi… digli che sono impegnato! -. (cerca di dormire)

Spazzino – (riprende a lavorare. Nei pressi della panca sbircia il giornale, cerca di leggergli addosso):                                                                                                        “PESANTE DEFICIT NEI CONTI DELLA FINANZA PUBBLICA                                  

– La proposta “Papponi” per la riduzione dei privilegi e degli stipendi ai parlamentari, è stata rinviata a data da destinare”.

                                                                                                       5

                   E chisenefr se il Governo rubasse,

                   un altro buco alla cinghia faremo.

                   Dalla procella, dai furbi e da tasse                                                                                                                  

                   Ci salviamo col quiz! TV e San…Remo!  

Barbone – (si rialza) Basta, ho perso il filo, per questa notte ho dormito abbastanza…

Spazzino  – Buongiorno signore.

Barbone – Dice a me!?

Spazzino  – No, al principe ereditario di Montescagliozzo.

Barbone – E allora giovanotto, si metta sull’attenti e mi dia del “lei”.

Spazzino  – (sbatte i tacchi, scatta sull’attenti con la ramazza a prendere giocosamente in giro). Agli ordini, signore!!

Barbone – Comodo comodo, riposo… (assecondando, con qualche brivido)

Spazzino – Freddo signore?

Barbone – Il freddo, è pericoloso quando arriva nelle tasche, ma soprattutto quando arriva nel cuore!

Spazzino – Dormito bene, signore?

Barbone – Le dirò: il servizio del Grand Hotel  mi ha un po’ deluso… riscaldamento insufficiente, niente acqua calda… nemmeno quella fredda…, niente telefono… Mi sa che farò ricorso, e se mi sentiranno, oh se mi sentiranno! Farò licenziare tutto il personale! (ironico-scherzoso)                                                                                                           

Spazzino – No, no, non lo faccia, sono già in mezzo ad una strada!

Barbone - (sfila lo spago per vedere se il pacco-cartone che aveva sotto la testa sia legato al polso).

Spazzino -  Ottimo antifurto!! Hai mai pensato di brevettarlo?                                                                                                        

Barbone – Non sarebbe mica una brutta idea…                                                                                                           

Spazzino  – Ma che ci tieni dentro? (accenna con le dita al denaro)

Barbone – Qua dentro ci sono tutti i miei affetti, …milioni di…

Spazzino  – Di… peli di caroselli…!?                                                                                                              

Barbone - …Milioni di ricordi! E poi sappi giovanotto: “I soldi sono l’immondizia del demonio!”, la dannazione degli uomini!

Spazzino  – E lo dici proprio a me!                                                                                   

Barbone – Sì a te, proprio a te. Perché tu sei l’unico amico che mi è rimasto; che la mattina, …anche se in tono ironico mi dà il “buongiorno”. Quando me ne andrò…, ti lascerò mio erede… 

                                                                                                      6                                                                                                            

Spazzino  – Sai che fortuna! (ironico)                                                                                             

Barbone – Non sto scherzando! E poi sappi che: “La serietà è un sottoprodotto dell’umorismo!”.

Spazzino - Ma che fretta c’era...

Barbone – Caro amico, (con lentezza sofferta) devi sapere che ad una certa età, le cose bisogna farle, e subito. Domani potrebbe essere troppo tardi! (accenna col dito di stare zitto) …Scciii, la campana di San Francesco. Vado a sentirmi la prima messa. Poi i frati ci danno pane e cappuccino… (si alza si riassetta alla meglio, prende il pacco e se ne va. Prima di uscire però) Ah, il mio povero cuore, da un po’ incomincia a fare il monello. Ah, ricordati…, se mi succede qualcosa…, sulla mia tomba, anzi siccome ho fatto una vita di merda…, sul mio tombino, voglio queste parole: “Amò tanto la vita, la libertà, un caro, caro adorabile figlio… e Filomena”. (si avvia)

Spazzino  –  !? …Filomena, Filomena. …Chi!?

Barbone – (dalle quinte) Filomena, Filomena,  sua madre, quella pu…(la parola viene coperta dal clacson e stridio di freni di una macchina)

Voce dalle quinte – Ah nonno! E che non ti basta la pensione dello Stato.

per suicidarti!? Ma vai a morire da un’altra parte!

                                                                                                              

 Spazzino  – (pensieroso) Filomena… Filomena… bah. (lavora con lo scopone)

Mamma – (dalla parte opposta del barbone entra, furtiva, disperata, ansiosa, chiaramente un po’ fusa) Scusi buonuomo…. Buonuomo…

Spazzino –  Guardi signora che io non sono un uomo “buono”.                                                                                                                     

Mamma – Signore…, signore, avete visto mio figlio!? L’ho cercato tutta la notte… e l’altra notte ancora…

Spazzino  – Tuo figlio!? ...E chi è tuo figlio?                                                                                                                

Mamma – (accorata) E’ il ragazzo più buono e più bello del mondo!                                                                                                         

Spazzino  – Ma, esistono ancora di questi ragazzi…!?

Mamma – Sì, mio figlio!                                                                                                                                                                                                                          

Spazzino  – No, siccome poco fa ne sono passati due… che…

Mamma – Lo hai visto!? Lo hai visto? Era bravo…!?

Spazzino  – Beh… (fa oscillare la mano, storce il muso)                                                                                                             Mamma – Aveva fame, aveva sete? Gli hai dato qualcosa!?

                                                                                                           7

Spazzino  – Si, gli ho “dato…: - diciamo, che ha “voluto”: cinque euro! -.                                                                                                          

Mamma – Senti signore, se lo vedi di nuovo, gli dai questi!? (gli mette in mano una banconota da 100 euro ed esce mestamente)

Spazzino  – Signora…, (guarda la banconota, si gratta in testa) …ma, ma,  cento euro!!! Signora… (esce a cercarla)

Vigilantes – (già dalle quinte ripete a soggetto) Avete visto un frate, avete visto un frate, un frate monaco?

Frate ecc. – (allarmato entra furtivo con un cappotto a nascondere il saio - si sdraia sulla panca – si avvolge nel cappotto e fa finta di dormire)

Vigilantes – (entra) Scusi è passato un frate, un frate monaco? Maledetto. Maledetto. Sai dove è andato!?

Frate –(alla fine risponde con mugugno e scrollata di spalle)

Vigilantes – Ma se lo acchiappo…, gli spezzo tutte e due le gambe! (esce)

Frate – (si accerta che il Vigilantes sia lontano – si toglie il cappotto – vorrebbe togliersi il saio - ode delle grida di aiuto - veloce si rassetta, si annoda il cordone - si aggiusta la cassetta delle elemosine al collo)

Giselle – (già dalle quinte grida “aiuto” - ragazza vistosa che fa il “mestiere”, entra allarmata, spaventata) Aiuto, aiuto, mi inseguono mi hanno rapinata! (nella foga cerca il frate che sospinto cade sulla panca. Giselle con parrucca rossa, si ritrova seduta sul frate)

Frate – (rimane scioccato da tanta abbondanza) Ma questa è la  manna che cade dal cielo!   

Spazzino  – (rientrando con la cento euro in mano) Ma che matta, è sparita! (vede la scena, rimane un po’ sorpreso)

Frate – Non penserà mica…                                                                                                          

Spazzino  – Noo, io non penso: deduco!

Frate – E che cosa deduce?                                                                                                                     

Spazzino -  Deduco che non me ne frega niente!

Frate – Noo, perché se ha qualcosa da dire, la dica.

Spazzino  – Senta io non mi meraviglio più di niente. La carne è debole ed io non voglio fare il moralista a tempo perso. E poi, come si dice: “Chi è senza peccato….”.

                                                                                                           8

Frate – Bella la predica, ma è fuori luogo. Il fatto signore  è che avete preso un abbaglio, un grosso abbaglio.                                                                                                                   

Spazzino – Però, che bell’abbaglio!? (accenna a Giselle)

Frate - E adesso cara signorina, possiamo terminare la recita…!?  

 (con una certa fatica si toglie dall’incomoda posizione)

Spazzino – Per me…, fate pure con comodo.

Frate - Piuttosto cosa fa con quella cento euro in mano?

Spazzino – Veramente volevo consegnarla a…                                                                                                        

Frate - …Ai bambini poveri del Parazuelo! (cerca di prenderla)

Spazzino - …Del Parachè!?

Frate– Dei bambini del Bangladesch! Ma che bel pensiero mattutino!                                                                                                      

Spazzino  – Senta monaco. Con tutto il rispetto per la vostra tonaca io la dovevo dare… a…

Giselle – (cerca di prenderla) … A me, a una povera ragazza, traviata dalla vita! (sinuosa e sexy) …La dai a me… alla tua Giselle…(si struscia sullo spazzino)  e avrai fatto certamente un’opera di bene …vero frate!?

Frate – Se la davi ai bambini poveri del Benin, avreste fatto opera ancor più meritoria… (con afflato religioso) Magari potremmo dividere… come

fece San Martino…(mostra subito una “cinquanta”)

Spazzino  - Piano amico. Sai cosa dice il proverbio: “Viene prima il dente del parente!”. (la “cento” se la tiene lui)

Frate – Ubi major, minor cessat!

Giselle – Che notte, che notte ragazzi…,  Voi non sapete, due giovani                                                                                                            

maledetti mi hanno rapinata. Mi hanno rapinato tutto l’incasso della

nottata. (allo spazzino) Buon uomo, buon frate aiutatemi… (cerca di riunire i lembi della mini-gonna in una patetica scena di pudore) Mi hanno pestata. Non avreste… un ago…

Spazzino - …Un fermaglio… certo. Basta aprire la mia cassetta magica e… voila!

Frate - …Se vuole potrei aiutarla… (premuroso)                                                                                                                   

Giselle – Ti piacerebbe!? (sfottente e sexy) Ma vaffan… (sgarbata, si riassetta alla meglio)                                                                                                                Spazzino – Ma che linguaggio poetico…                                                                                                               

Giselle – Ma tu guarda sto’ stronzo… a quest’ora,… la poesia!                                                                                                               

Frate – Senta signorina…, pecorella smarrita,  ma perché vai in giro di                                                                                                            

notte, fra tanti lupi rapaci e perversi!? Perché fai mercimonio del tuo corpo, perché!? (a mo’ di predica)  

                                                                                                          9                                                                                                          

Spazzino  - Perchè perché!!?? (quasi a canzonare)

Giselle -  (accenna il canto) Perchè perché…

Spazzino  – Già, perché fai questo mestieraccio!?                                                                                                               Giselle – E tu perché non ti fai i… “mestieracci” tuoi?    

Spazzino  – Veramente era lei che doveva rispondere alla mia prima domanda.

Giselle– Si, adesso anche il quiz… pensi piuttosto che mi hanno rapinata

e che fra poco per me saranno guai, guai seri!

Frate – (premuroso) Scusi signorina, ma cos’ha da temere, ci sono qua io!                                                                                                             

Giselle – Si è arrivato Robin Hood!

Spazzino  - …E poi con un po’ di straordinario li recuperi…                                                                                                                 

Giselle – Si, una volta. Oggi con l’AIDS, deviazioni, pedofilia, le azioni sono in ribasso… (con malizia) …e il mercato non tira più!

Spazzino  – (con altrettanta malizia) Beh, allargando un po’di più il campo d’azione…

Giselle  – (al frate, scrutandolo bene) …Però tu, tu, mi ricordi qualcuno. Un tipo, un mio cliente che sistematicamente mi rifila una “cinquanta” falsa… Sarà la sesta, settima volta, quel figlio di…

Frate - …Buona mamma.

Giselle – Altro che “buona mamma”, quel figlio di…

Frate – (tipo predica-preghiera) …In verità, e mi vergogno a dirlo, …ho un fratello, un fratello gemello, che è un po’ la pecora nera della famiglia. Per quante preghiere io faccia per lui…, per quanto per lui io abbia impetrato, non sono ancora riuscito a riportarlo sulla retta via. Ma la cosa più curiosa, la cosa più triste, è che più di uno mi scambia per lui! (sente che l’atmosfera si fa pericolosa, si defila) Pace e bene fratelli! (esce)

                                                                                                        

Spazzino  – Come si dice: “Il diavolo e l’acqua santa!”.

Giselle – Pensa, stanotte ho “fatto” solamente una “centosa” e me l’hanno anche scippata…                                                                                                                                                                                                                            

Vigilantes – (magnaccia, entra e acchiappa in malo modo Giselle per il braccio - parla sottovoce con grintosa cattiveria) Solamente una cento!? …Non incominciamo con i soliti trucchi, con le solite bugie… che ti sistemo la faccia!

Giselle – Poco fa mi hanno aggredita, ho chiesto aiuto, e tu dov’eri?                                                                                                            

Vigilantes – Lavoravo in altra zona. E ora sgancia la granaglia.                                                                                                              

Giselle – Te l’ho già detto: - Mi hanno scippata – (mostra la borsetta, la 

                                                                                                            10                                                                                                             

 rivolta). Mentre tu te la spassavi, mentre mi tradivi con quella sporca  “nigeriana” (cenni di pianto) iiiihhh.

Vigilantes – Senti scema, smettila “con questa tua vana gelosia”. E cerca di essere seria. Sul lavoro non si scherza! Ed ora sgancia… (si fa                                                                                                               

minaccioso e pericoloso).                                                                                                            Spazzino  – (che aveva seguito e capito, raccoglie “qualcosa da terra”) Guardi signore, forse cercava… “questa” (la cento euro della mamma).

Vigilantes – Anche “ladro e bugiardo!”. Non ti spacco la faccia per rispetto…. Per rispetto verso questo signore, verso questo galantuomo, verso questo padre di famiglia. Anzi adesso (forzandogli il braccio) lo ringrazi e gli dici: - Grazie papà! -.                                                                                                             

Spazzino  – Veramente… sarebbe meglio che mi dicesse: - Grazie mamma! – (fa il verso femminile)

Vigilantes – Mamma…!?  Ma vaffan… non c’è più religione… (esce disgustato)

Giselle– (scoppia in lacrime, abbraccia lo spazzino) “Grazie mamma…”.

Spazzino  – Beh, adesso non esageriamo… (la discosta amorevolmente) vedi ragazza mia, sei una gran bella ragazza, articoli ne hai, i modi non ti mancano. Ti do un consiglio: - Ti trovi un bel ragazzo e ti sistemi.-.

Giselle  – Vedi “mamma…”.

Spazzino – Problemi!?... Ho detto: -Trovati un bel ragazzo…-.                                                                                                    

Giselle – Mamma… IO SONO GIA’ UN BEL RAGAZZO!!! (con voce roca, di spalle, togliendosi la parrucca, esce).

                                                                                                      

Spazzino – Mah, quanto è strano il mondo!

Cistifellea – (ammalato cronico. In pigiama. Si siede sulla panca accavalla le gambe e si mette una mano sul viso; forse piange)                                                                                                                   

Spazzino – Signore, signore. Dico a lei…

Cistifellea - (si illumina il viso) …Dice a me!?                                                                                                            

Spazzino - Guardi che il Carnevale è passato da un pezzo! (fa cenno al pigiama)                                                                                                               

Cistifellea – Signore, lei non deve giudicare le persone dalle apparenze…

Spazzino – Questa l’ho già sentita!

Cistifellea – Bravo, lo vedi quello!? (indica lontano) E’ un ospedale…                                                                                                           

Spazzino – E tu sei scappato… 

                                                                                                               11                                                                                                    

Cistifellea – Veramente sono in “libera uscita”…, sai, di giorno, ma soprattutto di notte non ti pensa nessuno.

Spazzino – Ma quando rientri se ne accorgeranno.

Cistifellea – E’ molto improbabile. …Sai come sono gli ospedali. Nell’ipotesi, dirò che “sono andato a farmi un caffè!”                                                                                                                                                                                                                           

Spazzino – Di dove sei?

Cistifellea – Di Taranto.

Spazzino – Bella città, il Mar Grande, il Mar Piccolo… le cozze, le canestrelle, le ostriche,  le vongole… (fa il gesto di mangiarle)

Cistifellea – Eh, una volta me ne mangiavo un fottio… ora sono un ricordo. Forse sono stato punito per i miei peccati di gioventù.                                                                                                              

Spazzino – Tutti in gioventù abbiamo commesso degli errori…. Ma perché sei ricoverato?                                                                                                                

Cistifellea – Eh, è una lunga storia… (racconta) Da un po’ di tempo… non saprei proprio come dirtelo, vado a ruota libera. Non riesco più a trattenermi, non riesco più a fare le “trattenute”…

Spazzino – Non paghi le tasse! E chissenefrega!

Cistifellea – Magari! Sto passando i miei guai. (a disagio) Insomma…, come mangio, dopo un quarto d’ora ho evacuato tutto. Mi fanno ingoiare delle capsule rosse. Devo segnare i tempi di entrata, di uscita…                                                                                                                  

Spazzino – (distratto, a minimizzare) Una volta passato, non è più niente!

Cistifellea – …Un lavoro di merda… a volte non li trattengo… non più di un quarto d’ora.

Spazzino – Ma, fammi capire, di che si tratta!?

Cistifellea – Soffro… (con vergogna) di “Riflesso oro-fecale”.

Spazzino – Appunto! Evasione fiscale! Ma qual’è il problema!

Cistifellea – Sarà…in parole povere ho delle disfunzioni intestinali. Non trattengo  più gli alimenti, di conseguenza non assimilo e deperisco giorno

per giorno. …Ho paura… (piange) Non mi viene a trovare più nessuno, sono rimasto solo, mi hanno abbandonato… Mi sento inutile…                                                                                                               

Spazzino – Eh no, stavolta ti sbagli amico! Tutti siamo utili. Vedi, anche per suonare il clarinetto servono tutte e dieci le dita! Compreso il dito più piccolo!                                                                                                              

Cistifellea – …!? Vedi amico, però, la cosa che mi dà fastidio, non è tanto il male, l’incomprensione, i commenti che mi fanno alle spalle… Pensa 

                                                                                                                   12                                                                                                                                                                                                               

una malattia che non posso nemmeno spiegare, che tutti si fanno una risata.

Spazzino – Già, perché la gente non vuol sentire i tuoi guai. Vuole ridere dei tuoi guai!  

                                                                                                                                                                                                                       

Cistifellea  - Vero, vero. Ma su questo io ci sorvolo, menefrego. (a scandire, confidenziale) La cosa invece che più mi dà fastidio: …è il fatto che non ti calcola nessuno! Mi spiego (con ansia di sfogarsi) Non per vantarmi, io sono ingegnere, ma ovviamente nessuno lo sa, e va bene. Che io mi chiami signor Oronzo Lafermicocca, giustamente qualcuno potrebbe dire: “e chi se ne frega!”, e passa! Ma se da un imbranato di infermiere mi sento dire: (ne mima la voce) - Queste pillole sono per la cistifellea 34!?...                                                                                                    

Ecco signore, io non sono più  l’ingegnere, non sono più il signor Lafermicocca,…, io sono la CISTIFELLEA n°34!!!

Spazzino – Avete ragione, avete ragione signor La…Pesca.                                                                                                                                                                                                            Cistifellea – Lafermicocca! (ritenuto)                                                                                                          

Spazzino – Mi scusi. Mi scusi signor Laranci…

Cistifellea – (un po’ infastidito) …Le voglio dire “grazie!”.

Spazzino – “Grazie!” e di che?                                                                                                            

Cistifellea – Grazie, grazie per avermi ascoltato. Sai, era da un mese che non parlavo più con nessuno! (esce sollevato)

Due studenti innamorati (con libri e zainetto)

Morino  – Vieni vieni cara, una panchina libera, isolata, qua non ci vede nessuno, ci ci ci (moine a soggetto)

Morosa – Che bello, quanto sei bello

Morino  – Anche tu sei bella

Morosa – No tu sei più bello!                                                                                                           

Morino  – No, sei tu la più bella

Morosa – Sì dici bella bella, mi prendi in giro!

Morino  – Allora sei brutta. Sì, la mia bruttina.                                                                                                          

Morosa – Lo sapevo che non mi amavi.

Morino  – No, no, ti amo e ti dico che sei la più bella del… mondo!                                                                                                            

Morosa – E’ poco.

Morino  – Beh, di tutto l’universo.

Spazzino  – (commenta sottovoce mentre scopa) Ma che poesia!                                                                                                        

Morosa – Più bella delle stelle?

                                                                                                                13

Morino  – Più delle stelle.                                                                                                                                                                                                                                  

Morosa – …Più bella del Milan?

Morino  - …Senti ragazza. Le stelle, la luna… ma il Milan non me lo devi toccare!

Morosa – Lo sapevo, il Milan viene prima di me. Iiiiihhhh.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              

Morino – Ma no, lo sai che sei tu la più bellissima.

Morosa – No, sei tu, sei tu il più bellissimissimo assai.

Spazzino – Beh, dai ragazzi, mettetevi d’accordo.

Morino  – Ma a te chi ti ha chiamato!? Ma perchè non vai a scopare da un’altra parte?

Spazzino – Veramente volevo farvi la stessa domanda. Io non mi trovo qua per giocare.                                                                                                                                                                                                                   

Morosa – Ma vai al diavolo guardone bavoso…

Morino – …Interista, interista di merda!! (escono) 

                                                                                                         

Cieco - (su una canna porta tre o quattro palloncini, bastone bianco e occhiali neri - entra battendo il bastone fino alla panchina  – chiede)

E’ occupato?                                                                                                            

Spazzino – No, l’appartamento è libero.

Cieco – No, perché di solito è occupata da un mio amico barbone.

Spazzino - Ma dove vai cosi di buonora?

Cieco – Vado al mio posto di lavoro! (si siede “adocchiando” l’astuccio)

Spazzino – (perplesso) …Mah, così presto!?

Cieco – Già, se non vado presto mi fregano il “posto!”

Spazzino – Tu, hai un posto fisso, o sei precario!?

Cieco – Preca… precamorto sarai tu. Io sono imprenditore e operaio nello stesso tempo!                                                                                                           

Spazzino – E gli affari, come vanno?

Cieco – Beh, con le feste rionali si vivacchia.

Spazzino – Non capisco.                                                                                                        

Cieco – Vedi amico, io di mestiere faccio “il madonnaro”. Mi spiego, davanti alle chiese e nelle feste patronali, disegno per terra le figure dei                                                                                                              

santi e mi guadagno la giornata. A volte vendo palloncini… a volte mi fanno l’elemosina, …a volte…, insomma… mi arrangio.

Spazzino  – Un mestiere interessante… praticamente un artista di strada, da marciapiede.  Ma come fai a disegnare se… non vedi!? Oh mi scusi.

                                                                                                               14

Cieco – Pensala come vuoi. Comunque le soddisfazioni non mi mancano… E con l’euro le cose sono un po’ migliorate.

Spazzino – Oh, finalmente uno che parla bene dell’euro!                                                                                                           

Cieco – Sarà, perché la gente finora non ne ha capito ancora il valore; sta di fatto che con tutte quelle monetine faccio la giornata! Però la cosa che  

più mi dispiace, è che, alla fine…, il mio lavoro viene… messo sotto i piedi, calpestato…

Spazzino – Succede sempre così. Gente ingrata ignorante, senza scrupoli.  Gente che se ne frega… dellagente!(riprende a lavorare, si distrae)                                                                                                          

Cieco – (si alza – furtivamente prende l’astuccio del clarinetto e se ne va – senza salutare – con passo normale - perde un palloncino)

Spazzino – Ma, ma, è sparito! Ha perso un palloncino!...(lo raccoglie, vorrebbe rincorrerlo) Ehi, ehi! (desiste, si siede, commenta) Oggi, questo palloncino lo darò al primo bambino che passa! Sì! Al primo bambino che passa! …E, gli faccio pure una suonata (prende il clarinetto e suona un dolce motivo – sipario)

                                   Fine 1° tempo

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Consiglio: le musiche  sono indicative. Qualora l’interprete dello spazzino sappia

                suonare altri motivi o altri strumenti (tromba, flauto, sax, fisarmonica o

                altro) la cosa è fattibile. La musica dal vivo ha un fascino particolare. 

              Se non sa suonare, è consigliabile un’armonica a bocca perché facile

               da camuffare col play back

in questi casi modificare il dialogo dal rigo 29 di pag. 21 al rigo 11 di pag 22 con la seguente sostituzione:

Madonnaro – Eri tu che suonavi?

Spazzino – Si, modestamente.

Madonnaro – Allora, tu suoni, suoni come quello della televisione!! L’’altra sera, bravissimo!!

Spazzino – L’altra sera…, l’ho visto anch’io, quello non sapeva suonare! Madonnaro – Uè uè, la divisa ti ha dato alla testa? Ma tu chi credi di                                                                                                              essere? Sai chi era quello!? …Era “quello” della televisione!!!

Spazzino – Già, tutti quelli che vanno in televisione sono bravissimi!

Madonnaro – …Ma vai…, montato!                                                                                                                                                                                                                 

Spazzino – Ma vai…, televidiota!...  Ma tu chi sei veramente!?                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                         

                                                                                                             15    

                                       Secondo tempo

 

   Giorno dopo, stessa ora, stessa scena del primo tempo. Lo spazzino indossa una sgargiante divisa rossa.

Spazzino – (lavora, si siede a riposare, prende il palloncino sulla panca, commenta sconsolato)

     Non sapevo, non avrei mai immaginato quanto fosse difficile regalare un palloncino ad un bambino. (mima le varie parti) “Tieni bel bambino, ti regalo un palloncino…” Il bambino sorride, tende le manine…. Arriva la mamma: - Non toccarlo, sporcaccione! - . Toh, toh, (fa il gesto) lo picchia sulle manine. Quante volte ti ho detto di non avvicinarti agli uomini brutti e cattivi! -.

     …Io sarei un uomo brutto…, brutto e cattivo. (pausa) Già, perché… se uno…, per disgrazia è brutto,  deve essere anche cattivo, per forza! Sta scritto nelle fiabe. (racconta adeguando la voce) “C’era una volta un uomo brutto e cattivo…”. Mai: “C’era una volta un uomo bellissimo e figlio di zoccola, mai!! …Quest’uomo affascinante faceva il magnaccia. Con modi gentili, con facilità, adescava le ragazzine… e pure le mamme,  perché era bello, era figo, e… perché vestiva alla moda, moderno…

     Le fiabe, le fiabe, a volte  sono la rovina dei bambini e quindi degli uomini. Passano di moda e non se ne accorge nessuno. Dovrebbero aggiornarle!

Per esempio, ne ho letta una…moderna. Ve la voglio raccontare:  “C’era una volta un regno incantato. Tutti vivacchiavano felici. Un giorno però arrivò l’Orco Cattivo: “l’EURO!”. L’EUROOO, che rosicchiava i soldi con furbizia e malvagità! I ricchi diventavano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. In particolare, c’era un bambino povero, molto povero. Suo padre, anche lui poverino… faceva l’insegnante di scuola media… ed era anche precario. Questo bambino povero subiva i dispetti e i soprusi di un suo amico cicciotello  e viziato che viveva da gran pascià. Questo bambino dispettoso era figlio di un ciabattino che metteva  tacchi e mezzesuole…, che guadagnava soldi a palate senza scontrino e senza fatture…  (pausa) “Tieni bambino… lo vuoi il palloncino?” - Lascia stare Rocki, non toccarlo Samantha! -. …Ma che nomi strani che hanno oggi i bambini. Non esistono più: i Michele, i Giovanni, un Giuseppe e Maria, un Saverio, 

                                                                                                            16                                                                                                      e un Pasquale! Ma nemmeno a pagarlo a peso d’oro!  No, oggi: Tecla, Zocla, Haidi, Bruchi, Vermy…                                                                                                           

   Per caso l’altro giorno, sentii finalmente una donna: - Pietro, vieni qua!-. Mi voltai …chiamava il suo cagnolino….                                                                                                                  

Chiesi ad un giovane padre: - Ma perché chiami tuo figlio:  “Max”!?                                                                                                                

Mi rispose: “Sai è il diminuitivo di Maxmilianherrypotter, è la moda!”. E i tuoi genitori non ti dicono niente, non ti prendono a calci nel culo? -. Mi rispose: - Ma no, sono moderni… non ci fanno caso. Se ne fregano!...-.  Sarà…   (commenta)

                                    E se i bambini hanno nomi moderni:

                                  con gran tripudio dei nonni paterni…     

                                  E chisenefr, nel loro turno faranno l’en plein

                                  coi nomi di: Bush, Bin Laden e Saddam Hussein!

(fa il verso come se fossero belve feroci) Bu! Uh! Uh! E ben gli sta!

Così imparano a dare il giusto nome ai figli! …Mi dicono: - Papà è moderno, mamma non dice niente…-. …Ma, secondo voi, può un padre,  una madre, litigare con un figlio… per un nome! Ma dai non scherziamo.  Allora…, niente, soffrono in silenzio per questi nomi diabolici, difficili e impronunciabili: …Trendy, Roby, Tangy…,  niente, non ci riescono.

…Però non ne possono fare a meno,  sono pur sempre i loro affettuosi, splendidi nipotini….  Li amano troppo, con tutto il bene dell’anima!

Questo motivo lo voglio dedicare ai nonni, a tutti i nonni. Se lo meritano!

(col clarinetto accenna un dolce motivo)

Barbone – Aaahhh… (si alza a sedere sulla panca, si tocca il petto) mi sa che sia arrivato il mio turno. Sentivo una musica divina… erano gli angeli… eri tu!?...

Spazzino – Sì.

Barbone – Che bella, …Avrei gradito sentirla da, da…                                                                                                                 

Spazzino – Da chi?

Barbone – Da una persona… a me tanto, tanto cara…

Spazzino – Oh, mi scusi, non volevo procurarle tanto dolore.

Barbone – (tossisce, si muove con lentezza) Eh, eh, eh.

Spazzino –Tutto bene signore?                                                                                                                

Barbone – Sì, sìì… (strascicato con sofferenza)                                                                                                                

Spazzino – (si avvicina per verificare il suo stato).

                                                                                                                    17                                                                                                                                                                                                                              

Barbone – (timoroso guarda la sgargiante divisa arancione) Tu, tu, sei il diavolo, e sei venuto a prendermi. …Sai diavolo, ti facevo più brutto…

Spazzino – (gli prende la mano, gli tasta il polso) Hai gli occhi lucidi, si vede proprio che hai un po’ di febbre.

Barbone – Ho un po’ di febbre, un po’ di diabete, un po’ di pressione, un po’ di colesterolo… un po’ di …, e il cuore, il mio vecchio cuore…

Spazzino – Ma dai, non scoraggiarti…e pensa alla salute!

Barbone – Scherzi, scherzi sempre, e fai bene. Sai amico, io non mi sono mai fidato delle persone troppo serie! Le ho sempre odiate. E’ difficile che  ti facciano del bene, ma capacissime di farti del male… aihh. (smorfia di dolore) 

Spazzino – Chiamo un medico, il 118. (esce il telefonino)

Barbone – Lascia perdere. Diranno: “Il solito vagabondo che cerca

assistenza” e mi lasceranno solo, in una barella, nel corridoio di qualche ospedale. Alla mercè, al viavai e al menefreghismo della gente. Di qualcuno, magari sdegnato, che dirà: “Povero Cristo, non lo pensa nessuno!”. E tirerà dritto.

Spazzino – Sarai pur sempre sotto controllo. Qualcuno ti darà una minestra calda.

Barbone – Caro amico, non si muore solo di fame… ma del menefreghismo del prossimo… Grazie amico, preferisco andarmene così, in  questo incanto, in questa libertà, nella profumata rugiada del mattino…col sole che sorge a illuminarmi la via…                                                                                                              

Spazzino – (pausa) Ma, non hai nessuno che ti aspetta…                                                                                                            Barbone – (scuote le spalle) Forse… Avevo un figlio adorabile, una moglie bellissima… ora non ho più nessuno e non voglio dare più fastidio a nessuno… (serio a scandire) L’altro giorno ti ho fatto mio erede… e questo pacco sarà tuo.

Spazzino – Hai sempre voglia di scherzare.                                                                                                                 Barbone – Non scherzavo affatto… anzi, io non scherzo mai seriamente!                                                                                                                  

Spazzino – Sccciii, (si sentono le campane) Le Campane di San Francesco. I frati, …il latte caldo! (lo incita) Sbrigati, farai tardi…

Barbone – Lasciali aspettare.

Spazzino – Dai, se non ti vedono, si preoccuperanno…

Barbone – Se see !!!(scettico) E chisenefrega se non mi vedono in fila,

                                            a qualcun’altro daranno il mio piatto.

                                             E’ già nell’oblio il mio vivere sciatto,

                                                                                                               18                                                                                                            

                                            dall’elenco e dal mondo sarò cancellato!                                                                                                                 

Frate– (ha ascoltato di nascosto e interviene a sorpresa a rispondere, mentre si sentono le campane)

                     Sei pessimistamio caro fratello!

                   Lo senti, è per noi il bronzo che squilla!

                   Ognuno nel buio ha una stella che brilla:

                   e chisse… non l’amico che ti allevia il fardello!

Vieni fratello, facciamo la strada insieme! (vorrebbe il pacchetto con “l’antifurto” ma ne riceve un garbato rifiuto)

Spazzino -  (sulle quinte) Vai, vai, coraggio! …Hai trovato un amico.

Barbone – (convinto, esce sostenuto dal frate)

Spazzino - (pausa) Finalmente dopo tante richieste mi hanno dato la divisa. (posa) Mi sento più importante. Finalmente qualcuno avrà più rispetto di me. Mi terrà più in considerazione… 

                                                                                                                                                                                                                           

Cistifellea – (entra guardingo) Ciao amico, anche tu in pigiama? (apre il cappotto e mostra il suo pigiama da ricoverato).

Spazzino – E tu sempre in libera uscita?

Cistifellea – Sììì, e sono felice, felice!! I medici mi avevano proibito di mangiare per una settimana. In modo tassativo di non toccare ne cibo…                                                                                                                  

ne acqua! Una sola mollica, poteva essermi fatale! …Dopo tre giorni però la fame era insopportabile. … Non ne potevo più. Tu hai mai sofferto la fame?                                                                                                             

Spazzino – Sì, da ragazzo, nel periodo della guerra…, mancava tutto… Oggi, se mancano le “stelline”, le “tegoline” i “corn-flakes” non si può fare colazione! Valla a raccontare ai bambini.…

Cistifellea – …Dicevo…, non ne potevo più! Pensavo: - Se non mangio

per me è finita -. E credimi… la morte è brutta, ma morire di fame,  forse è                                                                                                                                                                                                                                 

la morte più brutta. E così stanotte sai cosa ho fatto, sai che cosa ho detto? 

Spazzino – Cosa?

Cistifellea - (pausa) “ Caro Oronzo Lafermicocca! …Se proprio devi morire, è meglio morire con la pancia piena!”.                                                                                                         

Spazzino – Bravo!                                                                                                           Cistifellea - E così sono entrato nel miglior ristorante della città e ho mangiato, mangiato a crepapelle, di tutto… ostriche, aragosta, champagne…! Aaahhh, pienamente soddisfatto! (pausa- più accorato)

                                                                                                              19

 Aspettavo la morte da un momento all’altro… macchè! Ho pagato 150 euro, ho dato 1 euro di mancia, e “chissenefrega!”. Ma ne valeva la pena! Ah, al diavolo gli ospedali e tutte le medicine!

Spazzino – Bravo, hai fatto bene! Mio nonno lo diceva sempre: “E meno male che i malati li aiuta Cristo! Che se fosse per i medici, gli infermieri… Cistifellea – Pensa, sono passate quasi cinque ore…

Spazzino - …Fra poco arrivano le sei…

Cistifellea – E non ho ancora… evacuato!!! (fa il gesto, gioioso)

Spazzino – Noo!?                                                                                                                                                                                                                             

Cistifellea - …!? No. Perchè!?

Spazzino – Niente… pensavo a …un terremoto improvviso….

Cistifellea – Pensa, c’è niente di più bello!? Ho girato tutta la città. E sai cosa ho fatto…, sai cosa ho fatto?

Spazzino - …Hai trovato un bel prato…, sotto un albero….

Cistifellea - ...!? Ho bevuto a tutte le fontanine che ho incontrato!

Spazzino – Che peccato, l’acqua gli ha dato alla testa. (sottovoce)

Cistifellea – (risentito) Perché!?  Perché esiste qualcosa di più bello che camminare, bere in libertà! …Ad una fontanina, di notte…, senza che te lo proibisca nessuno. Magari davanti a un cane randagio che ti guarda timoroso aspettando il suo turno… Quell’acqua che scorre…                                                                                                            

Spazzino – (a seguire accenna, ricordando una poesia)                                                                                                             

                                …gelida, cristallina,

                                dalla rupe zampilla l’onda.

                                Biondo abbia il crine o bruno,

                                io non chiedo a nessuno

                                donde venga, chi sia.

                                Splende per tutti il sole…                                                                                                             

                                alla mia fonte si disseti chi vuole!                                                                                                  

                                Sgurgleee!!!

(mima il bere con gesto gutturale, volgare, si asciuga la bocca)                                                                                                                                                                                                                         

Aaaahhh!!!...

Cistifellea – Bravo, hai capito! Questa è la vera gioia, la vera libertà! La                                                                                                            

 libertà, la salute, le apprezziamo di più proprio quando ci vengono a mancare! Addio amico, e sai cosa ti dice, sai cosa ti dice il signor Lafermicocca: “Non tutti i mali vengono per nuocere”. (si avvia contento)

Spazzino – Scusi, scusi… signor La…Prugna…

Cistifellea – Lafermicocca!!! (ancor più ritenuto)

                                                                                                          20

Spazzino – Scusi signor Labanan…, perché mi dice queste cose?                                                                                                             

Cistifellea – Perché, perché la felicità è bella da raccontare, da condividere!                                                                                                                

Spazzino – Si, ma puoi creare gelosia, invidia…

Cistifellea – E chissenefrega! Amico: “E’ meglio essere invidiato che compatito!”. (esce)

Giselle – (vede la divisa) Oh, che bell’uomo in divisa. Senta bell’uomo,

che ne pensa…

Spazzino – Non c’è niente da pensare.

Giselle – Volevo dire che ne pensi di me…

Spazzino – Per me sei come un cioccolatino, non saprei se mangiarti a morsettini o in un solo boccone!

Giselle – Oh, che sciocco paragone… (con movenze sexy gli prende il braccio) Anche il mio papà mi chiamava “cioccolatino mio”.

Spazzino – Appunto, io potrei essere tuo padre. E vedi se te ne vai! (l’allontana sgarbato)

Giselle – Sgarbato e antipatico…! Dicevo, cosa ne pensi della mia vita!?                                                                                                                                                                                                                                    

E giusta o sbagliata, cosa ne pensi delle coppie gay, dei “DICO”, della par- condicio…                                                                                                                

Spazzino – Sai quanto me ne frega…

Giselle – Si, ma un tuo parere spassionato…!?

Spazzino - Io dico soltanto: “Vivi e lascia vivere!”.

Giselle – Sì, ma la gente ci deride, ci sfotte, ci odia.                                                                                                                   

Spazzino – Certo, la gente odia le apparenze, le forzature. Quando assumete atteggiamenti che non vi competono!

Giselle – Il solito discorso generico del classista  razzista!!

Spazzino – Ueee, non riempirti la bocca!  Dicevo così…, per me, volete amarvi!? Amatevi! Volete inserirvi!? Inseritevi! Fate pure; per il resto,  ma sai quanto me ne frega!                                                                                                          

Giselle – Forse hai ragione però da parte vostra, un po’ più di rispetto… un po’ più di affetto… magari, un po’ più di amore…(sexy)                                                                                                            

Spazzino – E dalle!! Ritorniamo punto e a capo. Giovanotto-signorina,

 “Mondo è stato e mondo sarà…”. Se non dai fastidio, non ne avrai! -.

Giselle – Forse stasera ho trovato uno che finalmente mi parla sincero…                                                                                                                  

Spazzino  – Veda, tanto per capirci: - Io non amo i cani, ma nemmeno li odio! Mi sono indifferenti. Però, se ne vedo uno sulla strada rallento, cerco

                                                                                                              21

di evitarlo. Una volta, vidi una donna…, per soccorrere un cane ferito, per poco non moriva sbranata! Ecco, questo vuol dire esagerazione, buon senso. Molte volte si commettono errori per eccesso di zelo…! -.

Giselle – E’ vero, è vero.

Spazzino – (pausa) Senti figlio, figlia  mia… (si siede, le mette una mano sulla spalla, affettuosamente)

Cieco –(entra improvvisamente – vede e si scusa) No, io non ho vistoniente! (esce rapidamente)

Spazzino – (a disagio) Ma tu perché fai questa vita?

Giselle – Non so fare altro!

Spazzino – Ma non hai un padre, una madre che ti aspetta…

Giselle – Mia madre. …Rimbambiva davanti alla televisione… sai quelle telenovelas, quelle  porcherie… le conosceva tutte; saltava da un canale all’altro…  trascurava la casa…. Poi si dava al gioco, si giocava di tutto. Era diventata una vera e propria malattia, un’ossessione. …lotto, Sisal, “Gratta e vinci” e stramaledizioni varie.  (pausa)                                                                                                           Spazzino – E tuo padre?                                                                                                              

Giselle - Mio padre mi amava. Appassionato di musica, voleva che                                                                                                                                                                                                                           

imparassi a suonare il clarinetto… Si dissanguò nel portare soldi a casa, …non bastavano mai. Mamma, quando non aveva più soldi se li procurava con avvilente e facile guadagno…, era una bella donna… Mio padre dopo averle tentate tutte, compreso il ricovero in casa di cura, un bel giorno decise di mettermi in collegio. Sparì, e da allora non li ho più visti…

Spazzino – Può darsi che ti cerchino…

Giselle – …Può darsi… ma in queste condizioni …non vorrei proprio farmi vedere… Ciao amico vado a casa, la notte è stata lunga e faticosa… (esce cantando tristemente) “La notte è piccola per noi…”.

Dalle quinte -  Ehi bella, vuole compagnia…!?

                                                                                                                                                                                                                  

Madonnaro – (entra con un tavolino pieghevole e con vistoso giubbotto double-face) Ueehh amico, me lo fai fare un giro con quel pigiama?                                                                                                                                                                                                                  

(vede il clarinetto) Ah, tu, tu appartieni alla “Banda della Spazzatura!”.

Spazzino – Ah ah ah, (sarcastico) lo sapevo che qualcuno ci rideva sopra!                                                                                                            

Madonnaro – Eri tu che suonavi?

Spazzino – Si, modestamente.

                                                                                                          22

Madonnaro – Allora, tu suoni il clarinetto, il clarinetto come Renzo Arbore!!

Spazzino – Guardi, che semmai è lui che suona il clarinetto come me! Madonnaro – Uè uè, la divisa ti ha dato alla testa? Ma tu chi credi di                                                                                                             essere? Sai chi è Renzo Arbore? Renzo Arbore è “quello” della televisione!

Spazzino – Amico, cerchiamo di capirci: Renzo Arbore, sarà un grande showman; sarà un grande presentatore, un uomo di cultura… Ma col clarinetto  “deve stare fermo”.

Madonnaro – Nooo!!! Ma guarda che Renzo Arbore ha scritto la canzone:

“Il clarinetto!”.

Spazzino – E che vuol dire? Anche Rossini ha scritto “Il Barbiere di Siviglia, ma… mica faceva il barbiere!

Madonnaro – …Ma vai…, montato!                                                                                                                                                                                                                 

Spazzino – Ma vai…, televidiota!...  Ma tu chi sei veramente!?                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                         

 Madonnaro – …In confidenza, faccio molti mestieri: qualche volta faccio il cieco, il frate,  …il fratello del frate …, vendo palloncini…. Per arrotondare faccio anche… qualche gioco di prestigio… (apre il tavolino, mima le tre carte) tipo “questa vince, questa perde” e tu… potresti darmi una mano…

Spazzino – Se ho ben capito…, dovrei fare il “compare!?”.                                                                                                                 

Madonnaro – Ahhh, che brutta parola, …diciamo socio in affari…, e poi nel mio vocabolario esiste ancora la parola: “grazie!”. Tieni, è un acconto… (gli mostra una (“cinquanta”).                                                                                                                                            

Spazzino – Ma noo!                                                                                                       

Madonnaro – Insisto, mi offendo! (gliela ficca nel taschino)

Spazzino – Vado a farmi un caffè, così mi calmo e non ti spezzo questa scopa in testa! (esce).

Mamma – Scusate signore, avete visto mio figlio? (al madonnaro)

Madonnaro – E chi è tuo figlio!?

Mamma – E’ il ragazzo più bello e più buono del mondo!                                                                                                            

Madonnaro –  Beh, come si dice: “Ogni scarrafone è bello a mamma soia!”. (sorprendente accento napoletano)

Mamma – No, no. è bello e buono, più bello di tutti!

Madonnaro – Signora, ma “vuie a sapite a storie da civetta e da cornacchie!?”.   Dunque, (a raccontare) …la civetta e la cornacchia

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teneven’o nide uno azzicche  all’altra. Un giorno la civetta disse alla cornacchia: - Commare, devo andare a fare la spesa. Vorresti essere tanto gentile da dare un’occhiata ai miei civettuoli? -.                                                                                                                                                                                                                         

La cornacchia domandò: - Chi sono i tuoi civettuoli? -.                                                                                                                                                                                                                           

La civetta rispose: - I miei figlioletti. I più belli! I più belli di tutti!-. E se ne andò. (pausa) Allora la cornacchia, andò a dare un’occhiata al nido.                                                                                                           

Vide i civettini e disse: - Ma quanto sono brutti! -. E se li mangiò!

Mamma – E se li mangio!? Ih ih ih. Lo vedi, questo è mio figlio. (mostra

una foto) Ti sembra un civettino!?  Non è vero che è bello? Perché non mi aiuti a cercarlo?

Madonnaro – (prende la foto e con una molla la lega a una delle tre carte) Signora, perché non proviamo a cercarlo, …con un piccolo giochetto…

Mamma – Sì, sìììì! (dal profondo dell’anima)

Madonnaro - Però ti costerà un poco…

Mamma – Quanto costa e costa! Ih ih ih. (ride stridula, esce del denaro).

Madonnaro – (si guarda furtivo intorno e incomincia) “Questa vince e

questa perde, qua sta tuo figlio e qua non c’è  più!” (a soggetto) Puntare

signora, puntare e lo troveremo!                                                                                                                 

Mamma – (con ansia morbosa incomincia a puntare. A soggetto, Perde                                                                                                                 

tutto, alla fine) Non ho più niente. (tragicamente allusiva) …Però posso pagarti, diversamente….                                                                                                           

Madonnaro – (quasi offeso) Signora, io sono una persona seria, onesta! Domani, ritornate. Proveremo di nuovo…, quando volete, però… con più fede, con più trasporto, con più… euro!… (rapido si rivolta il giubbotto double- face)                                                                                                               

Spazzino –  (arriva all’improvviso – vede il tavolino le tre carte, i soldi, lo rimprovera aspramente - vede la donna) Ti ho visto sai… ma come fai a passare con tanta disinvoltura dal Cielo all’Inferno, dalle stelle alle stalle, al letame della più sporca cattiveria!? Sei veramente un pirata malvagio… un miserabile!

Madonnaro – Ehi ehi, amico; la signora,  vuole trovare suo  figlio…,

(in crescendo) io stasera, quando torno a casa, devo trovare dieci figli da sfamare!!!

Spazzino - Sì, ma non in questo modo. Rubare a una povera madre…

Madonnaro – Amico, se non me li beccavo io, li avrebbe mangiati la cornacchia… dello Stato! (accenna ai “grata e vinci” per terra)

                                                                                                            24

Spazzino – Mi fai schifo!!

Madonnaro – (si avvia - prima di uscire si volta) …E poi, ricordati:                                                                                                                                                                                                                          

- Io, almeno, gli davo una speranza! -. (esce)

Spazzino – Se n’è andato, meno male. (vede la mamma seduta sulla panchina) Ma… che cosa fai con tutti questi “gratta e perdi!?”

Mamma – (intenta a raschiare un mazzo di “gratta e vinci”- delusa a mano a mano li butta per terra) Mah, così… passo il tempo…, aspetto mio

figlio. Lo hai visto? (scrolla le spalle, senza alzare la testa - gratta con

rabbia) Lo hai visto?
Spazzino –  Signora, vorrei tanto aiutarla.

Mamma – Scappò di casa che era ancora un bambino. Cominciò col vizio del gioco, mi chiedeva soldi, sempre soldi, sempre di più! Me lo hanno                                                                                                                 

rapito! Io gli davo il buon esempio… (continua a grattare rabbiosa e a buttare per terra i tagliandi)                                                                                                                   
Spazzino – Si vede, si vede…

Mamma – Ogni giorno erano litigi. Anche il padre, da gran menefreghista ci abbandonò… mio figlio però…                                                                                                        

Spazzino - …E’ buono, è bravo, il più bravo di tutti… (canzonando)                                                                                                               

Mamma - Sì allora lo conosci, lo hai visto? Gli hai dato la “cento euro?”.

Spazzino – Si, si, ma non so se fosse proprio lui, “lei”…, un altro…                                                                                                                                                                                                         

Mamma – Tu lo hai visto!? Stava bene? Sai dove si trova? (ansiosa)

Spazzino – Secondo me dovreste “puntare” sui carabinieri.

Mamma – I carabinieri, la Polizia!? Mi chiamano la “matta” ih ih ih. Quando mi vedono mi dicono: - Signora, noi abbiamo problemi più seri da risolvere! -. (pausa)         …L’ultima volta, mio figlio voleva cento euro. Non ne avevo… piangeva, mi implorava…, poi mi picchiò ih ih ih! (ride, visibilmente “partita”) …Se ne andò. Da allora non l’ho più visto. (pausa) Se lo vedi, dagli anche questa…, (gli dà uno strano plaid-asciugamano) forse avrà freddo…, tanto, tanto freddo…

Spazzino – (apre l’asciugamano con gigantografia  di una grande banconota da cento euro) Ma, ma… cento,CENTO EUROO!! (sorpreso)

Mamma – Sììì, quelli piccoli li ho dati tutti a quel mago col giubbotto a quadrettini. (o comunque di un colore del double-face). Mi ha detto che me lo fa trovare, (con cantilena fanciullesca) mi ha detto che me lo fa trovare! Ih, ih, ih… (esce quasi felice)                                                                                                             

Spazzino – Ma questa è matta! Ma matta veramente…(dopo un momento di perplessità riprende a lavorare uscendo dalla scena) Mah….

                                                                                                              25                                                                                                        

Ragazzo punk – Ma guarda quanti “gratta e vinci”… Poi dicono  che non ci sono soldi! Qualcuno ha perso una fortuna… conoscevo una donna…                                                                                                                                                                                                                         

Ragazza – Tu conoscevi una donna!? Tu hai conosciuto una donna prima di me?                                                                                                                                                                                                                    

Ragazzo – Non solo una. Ma quella era la più…

Ragazza – La tua amante!? La tua amante… una sgualdrina! iiihhh (lo

 tempesta di pugni)

Ragazzo – (le tira uno schiaffo) ”Sgualdrina”, sgualdrina a mia madre non lo ha mai detto nessuno! Sgualdrina sarai tu, cretina e scema!!!… E la prossima volta prima di parlare… taci! E quando nomini mia madre ti devi sciacquare la bocca! Hai capito? Ti devi sciacquare la bocca!! (le tira un’altra manata – la ragazza rimane a piagnucolare).

(pausa) Tutti i soldi che mio padre portava a casa se li giocava in “gratta e vinci”, lotto e stramaledizioni varie; …che siano maledetti gli inventori di                                                                                                                 

queste diaboliche truffe! Diventò una malattia, una vera malattia. E quando                                                                                                                 

mio padre le tagliò i viveri… lei trovò un’altra fonte di facile e vergognoso

guadagno…. Mio padre, dopo averla più volte perdonata, dopo averle

tentate tutte,  un giorno, disperato, se ne andò, …per sempre.

Ragazza – Io l’avrei uccisa. (con naturalezza)                                                                                                                 

Ragazzo – …Uccisa uccisa, (rivede lo spazzino) …magari facciamo fuori

lo spazzino. Abbiamo la polizia e i carabinieri alle calcagna! La sua divisa potrebbe farci comodo… per confonderli! Siii!!! (euforico per l’idea)                                                                                                                Ragazza – Sì sì la divisa, e anche i soldi, anche i soldi. Ih, ih, ih.                                                                                                               

Ragazzo – (allo spazzino che rientra) A proposito, spazzino, ci hanno rubato un clarinetto. Tu ne sai niente!?

Spazzino – Il clarinetto non vi è mai stato rubato. (lo prende dal carrello e lo porge) Eccolo!

Ragazzo – (cerca l’astuccio) E l’astuccio dove sta?

Spazzino – L’ho lasciato sulla panca. (accenna alla panca).                                                                                                            

Ragazzo – (lo cerca) Lo hai nascosto, dove l’hai nascosto!?

Spazzino – Mah, l’avevo lasciato lì. (indica la panca) …Questo è un porto di mare, chi va, chi viene…

Ragazzo – Tu, lo hai rubato! Ladro!! (minaccioso)

Spazzino – …(sottovoce) Madonnaro maledetto. …Per la verità. L’ho visto, ma faceva proprio schifo! Dentro c’erano siringhe, bustine, cianfrusaglie, porcherie….        

                                                                                                                 26                                                                                                     

Ragazzo – …Cianfrusaglie, porcherie…? Dentro c’era un capitale… c’era la mia vita! Maledetto, maledetto bastardo, ma ora me la paghi! (lo acchiappa per il bavero)                                                                                                                                                                                                                   

Spazzino – Il clarinetto, potete venderlo  e ricavarne qualcosa… È di marca buona, magari un po’ trascurato… (a scemare, intimorito)                                                                                                                                                                                                                            

Ragazzo – (minaccia lo spazzino con la pistola) Tu ora mi trovi l’astuccio. E ti togli la divisa, svelto togliti la divisa!!

Ragazza – Si si, la divisa, ih ih ih…

Spazzino – (reagisce con sorprendente agilità, gli torce il braccio e lo mette in ginocchio) Uè giovanotto, se nessuno ti ha insegnato la buona educazione è arrivato il momento che ti spacco il clarinetto in testa!                                                                                                                                                                                                                         

Ragazzo – (la pistola gli sfugge dalle mani. Si protegge la testa con la mano) No, no!!                                                                                                              

Ragazza – (isterica, raccoglie la pistola, la punta pericolosamente) Ciko ha detto che ti spacca la testa, ha detto che ti spacca la testa (sirena della polizia, i due scappano)

Spazzino - Ragazzi! …Il clarinetto!! (lo porge a inseguire)

Ragazzo – (dalle quinte) Quando ritorno, quel clarinetto, sai dove te lo metto, sai dove te lo metto?...

Ragazza – Si, si! Sai dove te lo mette, sai dove te lo mette? Ih ih ih!!... (esce anche lei)  

                                                                                                              

Dalle quinte: Fermi, fermi!!! Fermatevi!! (seguono due tre quattro colpi di pistola – di mitraglietta – con circospezione  lo spazzino esce a guardare – in crescendo  segue trambusto e voci concitate). 

                                                                                                                                                                                                                         

Giselle – (entra allarmata, telefona) Hanno sparato! Hanno ucciso un uomo! Sono Giselle, vieni a prendermi… Sì, sì, sì, sì, ti vengo incontro! All’angolo di…Vieni presto! Ah, che nottata, che nottata… (esce dall’altra parte degli spari)

Spazzino  – (brusio a scemare - sirena che si allontana - rientra mesto) …Voleva la divisa… (se la toglie lentamente, la soppesa) …voleva la divisa. Se gliela davo… forse… chissà! (la scaraventa nel bidone – si siede a capo chino, ricorda) …”Chi impara a suonare uno strumento… non morirà mai di fame!”  …Lui. Se era lui, se era lei… se era un altro…, non ha imparato…. Dalla vita non ha imparato niente. 

                                                                                                                27

Studenti innamorati  Morosa – (entra allarmata – va verso la parte degli spari) Hanno sparato, hanno sparato! Andiamo a vedere…!?                                                                                                                                                                                                                                 Morino  – (la ferma per la mano) …Ma chi se ne frega! Che c’è, non hai mai visto sparare? (la trattiene) Magari poi ci chiamano a far da testimoni. (vedono la panchina occupata) Porca miseria, pensavo fosse libera. Ma                                                                                                             

questi vagabondi ce l’hanno proprio con noi, ma non possono andare da un’altra parte ‘stì cadaveri?

Spazzino – (si alza) Prego signori: “Il mondo è vostro!”. (riprende a lavorare)                                                                                                          

Morino – Vieni, vieni cara ci arrangiamo, (si siede al limite, Morosa si siede) qua non ci vede nessuno ci ci ci (moine a soggetto) Che bella,                                                                                                        

quanto sei bella.                                                                                                                

Morosa – Anche tu sei bello.

Morino - No tu sei più bella!

Morosa  – No, sei tu il più bello

Morino – Sì dici bello bello, mi prendi in giro!

Morosa – Allora sei brutto. Sì, il mio bruttone.

Morino – Lo sapevo che non mi amavi.

Morosa – No, no, ti amo e ti dico che sei il più bello del… mondo!                                                                                                             

Morino  – E’ poco.

Morosa – Beh, di tutto l’universo.

Spazzino – (commenta sottovoce) Ma che hanno messo il disco!                                                                                                           

Morino  – Mi ami più delle stelle?                                                                                                            

Spazzino – (mima un discorso ormai noto)

Morosa – Più delle stelle.

Morino – …Più dell’Inter?

Morosa - …Senti ragazzo. Le stelle, la luna… ma l’Inter non me lo devi toccare!

Morino – Lo sapevo, l’Inter viene prima di me. Iiiiihhhh. (falso pianto)

Morosa – Ma no, lo sai che sei tu il più bellissi… missimo.

Morino – No, tu, sei tu, sei tu la più bellissima assai.

Morosa – Più bella dell’Inter!?

Morino - Si, molto più bella, molto più bella!                                                                                                            

Spazzino – Dai ragazzi, mettetevi d’accordo.

Morino – Ma a te chi ti ha chiamato!? Ma perchè non vai a scopare da un’altra parte?

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Spazzino – Sentite, Era proprio quello che volevo dirvi…. Sempre con questi: “cicici, cicici!”… Ma andate a…

Morino – Ma vai al diavolo guardone bavoso… (si alza)    

Morosa – …Milanista, milanista di merda! (escono). 

                                                                                                        

Mamma – (entra allarmata) – Scusi signore, scusi signore!

Spazzino – Nee, ora ritorna: “Avete visto mio figlio?”. (ne mima la voce)                                                                                                          

Mamma - …!? Tuo figlio! E chi è tuo figlio!?

Spazzino – (sempre imitando) E’ Il ragazzo più bello e più buono del mondo, il più bello di tutti!                                                                                                           

Mamma - …!? Ma chi se ne frega di tuo figlio! Là nel giardino un vecchio sta morendo!

Spazzino – Chi, chi, dove!?

Mamma – Là, là, sul prato. (indica a casaccio)

Spazzino – (esce a cercare dalla parte sbagliata)

Mamma - …Mi chiamava: Filomena, Filomena!! Ih, ih, ih! (spiritata …Anche “lui” mi chiamava Filomena, ih ih ih! (esce ripetendo e ridendo a sfumare)) Filomema ih ih ih…

                                                                                                            

Morino e Morosa – (entrano sorreggendo il barbone, un fardello e il “famoso” pacchetto con spago-antifurto) Era per terra. Chiedeva aiuto con un filo di voce! Mi ha detto: - Figlio, figlio mio portami dallo spazzino! -.

Spazzino – Poggiatelo qua, poggiatelo qua! (indica la panca - sotto la testa gli mette il fardello)

Morino – Sta morendo. (freddo)

Morosa – Andiamo, faremo tardi a scuola. (stesso tono freddo - escono)

Spazzino – Ragazzi!?..., siete dei bravi ragazzi! (continua a sistemarlo, lo

rincuora).

Barbone – …Ascoltami, quando me ne andrò… per me, e solo per me, devi suonare ancora una volta, il clarinetto. Promesso?

Spazzino – Promesso!

Barbone – Ahi, mi sento male…, ho freddo, molto freddo…. Ah, se mi telefona il Papa… digli, che mi hanno chiamato… dall’Alto! (si riavvolge nel cappotto, voltando le spalle al pubblico)

                                                                               

                                                                                                            29                                                                                                     

Spazzino – Con questa coperta, starai caldo caldo, veramente! (gli stende sopra l’asciugamano-“cento euro”)

Frate – (passa guardingo, di fretta con cappuccio in testa – tutto il dialogo affrettato)

Spazzino – Un frate…, che fortuna! Scusi, scusi, frate monaco…!                                                                                                                                                                                                              

Frate – …!? ...Non posso vado di fretta. Un barbone ha bisogno della mia assistenza… spirituale!…

Spazzino – (lo ferma) Frate, il barbone che cerchi è qui. … Che cerca il tuo conforto e la tua benedizione!

Frate – (si avvicina, con falsa pudicizia vede il barbone morente) Per la verità…, non me la sento, sono cose serie, non mi va di prendere in giro…

Spazzino – (capisce l’antifona)  Ho capito…, senti, socio-monaco…, per questo lavoro, ci sono cento euro! (gli da la sua stessa “ cinquanta”)

Frate – (da vero attore, a malincuore) Beh, …se proprio è necessario…, pur di salvare un’anima…. Si può, si può fare!  (fa il gesto di intascarla -cambia tono)  Uè un momento, mi avevi detto “cento”!  Questa è una “cinquanta”, …falsa!

Spazzino – Ma anche tu, sei un falso monaco!

Madonnaro – Giusto! (si avvicina al barbone – si atteggia - allo spazzino fa il gesto di allontanarsi per il rito della confessione) …Oh, mi cercavi mio caro fratello. …Adesso vogliamo confessarci…, pulirci…, mondarci dai peccati, alleggerirci l’anima… (a soggetto - gli rovista e gli pulisce le tasche da portafoglio, orologio ecc. – alla fine prende il pacchetto-antifurto – cerca di slegarlo, di strapparlo) di lasciare, …di staccarci…, dai legami…, dai beni terreni…!?

Frate – (si sente una sirena che si avvicina  fa il gesto rapido del rito) (continua ad armeggiare per slegare il pacchetto - non ci riesce – molla tutto - arraffa il fardello che fa da cuscino e scappa).

Spazzino - (vede lo spago penzolante e il pacchetto, lo soppesa) Però l’antifurto ha funzionato!! (lo mette sotto la testa del barbone)

Vigilantes – (entra di corsa) Hai visto un frate? Stai attento, quello è un demonio. Ha fregato tanta gente! (esce)

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Spazzino - .Avrà fregato tanta gente…, avrà fregato me. …Ma tu no! Tu  non sei stato fregato amico mio! Anzi… (pausa) Adesso te ne dico un’altra: (legge il giornale accanto)                                                                                           

“Nuovo rigurgito di raccomandazioni e bustarelle nel Comune di…”. 

                                E chisenefr se furti e tangenti,                                                                                                                                          sono di moda fra ricchi e potenti.

                              Io con la scopa raccolgo le frasche,

                              perché di tangenti, ne ho piene le tasche!    

Questa è buona. Vero?  …Ho capito, non ti è piaciuta, …ne vuoi sentire un’altra?... Ma… non rispondi? (lo scuote dolcemente, gli tasta il polso)  Uè uè, non fare scherzi! Non fare scherzi amico!! (gli lascia la mano che cade morta. Lunga pausa)

Già, amico…,

amico, senza nome,

che dormi sul legno marcio

di una vecchia panchina…

Granello di sabbia

di un disegno infinito…

Di un viver sì vago,                                                                                                         

qual è stato il tuo conto?                                                                                                        

…Forse, nessuno…                                                                                                                                                                                                                      

Mah, quel mezzo saluto                                                                                                            

che mi davi al mattino                                                                                                                                                                                                                                            

basta, a far sì                                                                                                          

che non sia stato vano

il tuo straccio di vita! 

 (si sente la campana) La Messa!!... La promessa…                                                                                                                                                                                                                          

 (quindi col clarinetto attacca una canzone nostalgica).*

Alla fine il motivo viene ” ripreso” dall’orchestra mentre si chiude lento il sipario)

                                             FINE       

                         

                                                          

                                                                                                              31

*altro finale:                                                                                     

Bambina – (va a scuola con grembiule e zainetto - dopo un po’ entra e ascolta estasiata)

Spazzino – (verso la fine se ne accorge e domanda) Cosa vuoi bella bambina, ti è piaciuta la musica?

Bambina – No!!

Spazzino - Nooo!?

Bambina – No! Mi dai quel palloncino?

Spazzino – (non crede alle sue orecchie) Ma certooo! (lo prende, si                                                                                                                                                                                                                             

inginocchia, con delicatezza lo porge alla bambina che tende le manine – Il palloncino si scoppia!!!)                                                                                                            Bambina - …Sei un uomo brutto e cattivo. (piangendo se ne va)                                                                                                          

Spazzino – (rimane di sale nella posizione di dare il palloncino – Quindi il motivo interrotto dal clarinetto viene ripreso dall’orchestra mentre si chiude il sipario)-

    

 Materiale: vestiti inerenti come da copione per ogni personaggio in particolare per il

                 frate ecc – panca da giardino – lampione (facoltativo) – carrello con

                 bidone, scopone e paletta, cassetta appesa per cianfrusaglie – accendino

                 divisa sgargiante arancione – divisa per vigilantes – cartacce, lattine

                 vuote, altro, per scena spazzino – cinque euro – banconote di

                 vario taglio (fac-simile) – clarinetto con astuccio – bottiglie di

                 birra vuote – giornale – due telefonini - pacchetto con  spago

                 (per frate e madonnaro) saio, borsone, occhiali neri, bastone bianco,

                 2 telefonini, cassetta per elemosine, piccolo tavolino pieghevole alto,

                  tre carte. tre mollette – foto per mamma – grande asciugamano con stampa

                 cento euro - parrucca rossa –  spilla da balia – una pistola scacciacani –

                 una “pistola normale” o spari registrati - tre quattro palloncini colorati

                 – un po’ di buona volontà.

Rumori: sirena di polizia – campane – clacson e stridio di freni - spari di pistola – trambusto con voci concitate.

Musiche (facoltative): Intermezzo Manon Lescaut - per clarinetto: Polvere di stelle –

                Vacanze Romane – Rosamunda - Amapola (della stessa, musica

                d’orchestra a riprendere)