Ci mancava solo questa!

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Tonnarella, 25, Febbraio 2007

CI MANCAVA SOLO QUESTA!

Commedia brillante in due atti di: Rocco Chinnici

Difficile è sentir dire: <<In casa mia va tutto bene!” Perché in quasi tutte le famiglie… chi più chi meno, c’è sempre qualcosa che non fila per il verso giusto; ma, quando, come si suol dire, il diavolo va a metterci la coda, allora quella famiglia è segnata, non ha più scampo, perché ai guai già esistenti è in arrivo… ci ammancava sulu chista!

PERSONAGGI

ORAZIO                                           Capo famiglia

FURTUNATA                                  Moglie

FRANCESCHINO                           Figlio

            GIULIO                                            Figlio

            GREGORIO                                     Padre di Orazio

            LORENZO                                        Fratello di Gregorio

            IGNAZIU                                         Cestaio

GRAZIA                                           Vicina

            DOTTORESSA                                

(Un cortile con due abitazioni. Si è appena finito di mangiare; la moglie, Fortunata, è intenta a sparecchiare e cercare di mettere in ordine, mentre Orazio, cestaio, marito pigro e di bassa cultura, anziché aiutare la moglie, si distende, con le gambe incrociate, su di una sedia a sdraio tutto spaparacchiato. La moglie si lamenta perché, non avendo aiuto dal marito, oltre a sparecchiare, deve ancora finire di lavare e stendere la biancheria).  

FORTUNATA

Ecco, si è sdraiato! (Ironica) Vuoi che ti prendo un ombrellone…, un digestivo con un cubetto di ghiaccio? O… che so… ti soffio con una foglia di palma come facevano gli antichi egizi? (Indispettita) Alzati, alzati e rompiti le gambe a darmi una mano! Lui basta che si riempie la ventre; tanto l’asina che lavora c’è! (Esce a posare piatti e bottiglie; Orazio non si scompone proprio. Rientra e ricomincia). Ah, non correre, sai! Che puoi sudare e buschi un raffreddore! (Esce a posare altre cose, mentre ad Orazio non gli sembra proprio interessare delle continue lamentele della moglie. Dopo un po’ rientra e riprende la predica). Fortunata. All’anagrafe! Pure il nome m’è cascato a pennello. Bella fortuna ho avuto nell’incotrare te!

ORAZIO

Minchione! Ma sei proprio una seccatrice! E’ mai possibili che tutto quello che mangio deve andarmi per traverso! Sempre una lagna, sempre la stessa storia! Come devo dirtelo che “pancia piena vuole riposo!”

FORTUNATA

(Rimane stupita) Ah, si? Pure! Quindi, pancia piena… vuole… riposo! E… la mia, la mia non ne vuole riposo?

ORAZIO

Ma quale riposo e riposo! Tu devi muoverti, muoverti! Se no ingrassi; hai capito? E’ proprio per questo che dovresti ringraziarmi!

FORTUNATA

(Fermandosi in quell’entra ed esci) Ah! Quindi avrei pure di che… ringraziarti!

ORAZIO

Certo!

FORTUNATA

E… sentiamo, sentiamo a che, s’ellecito, questi ringraziamenti?

ORAZIO

Come a che! Ma… a me!

FORTUNATA

Ah si?

ORAZIO

Ah, no! Devia sapere, cara la mia Fortunata… per l’appunto, che io, con una fava ti faccio prendere due piccioni: il primo è quello di farti fare ginnastica; mentre il secondo piccionello è quello di farti risparmiare quattrini. Lo sai quanta gente c’è che paga montagne di soldi per andare in palestra a fare ginnastica? Mentre io ti do la possibilità di farla a gratis e… all’aria a perta, in questo cortile pieno di ossigeno (tirando un grosso sospiro). Ma tu non sei per niente soddisfatta. E’ proprio vero; il proverbio antico non sbaglia mai: “Se vuoi star bene, lamentati!”

FORTUNATA

(Meravigliata ed indispettita nello stesso tempo) Ma… dimmi, hai guardato bene se il cervello non lo hai scaduto? Non è che, per caso ti sei scolato una bottiglia di vino ed ha cominciato col fare effetto? …Quindi, allora io faccio ginnastica, e gratis? Allora sai che facciamo?

ORAZIO

Dimmi e sbrigati, che gli occhi mi è già difficile tenerli aperti.  

FORTUNATA

(Ironica) Pure! Tu guarda! Gli viene difficile tenere gli occhi aperti; che sorta di sofferenza che ha, poverino.

ORAZIO

Ah, ma allora è segno che tu devi proprio rompere! Non vedi che stai bruciando una carriola di calorie? E perché, poi? Non avresti già finito di sparecchiare se non avessi fatto tutta questa polemica? 

FORTUNATA

Se mi avessi aiutato, non avremmo già finito da un bel po’?   (Esce e rientra ancora lamentandosi). E com’era contento mio padre: “tu sarai veramente fortunata, cara la mia Fortunata!” Sant’uomo, penso che gli passò subito da poi che ti ha conosciuto.

ORAZIO

Oh, brocolona che non sei altro! E non haveva ragione tuo padre a dirtelo, Fortunata! Tu pensi se avessi conosciuto un’altro marito al posto mio, uno di quelli che in quattro e quattr’otto mandano a fare in culo le proprie mogli, o che le mandano a zappare, a raccogliere le olive, o persino a mungere le pecore? Muoviti, muoviti, pigrona!

FORTUNATA

Oh, il gran lavoratore ha parlato! Quindi, allora se io non conoscevo te, poteva anche succedere di trovarmi a mungere le pecore? (Minacciandolo) Uno di questi giorni ti mando io a fare in culo, a te e ai tuoi discorsi da quattro soldi!

ORAZIU

Senti, basta che ti porti tutti gli inquilini di questa casa, per me puoi andartene sin d’adesso.

FORTUNATA

A chi? Io dico che il cervello lo avrai sicuramente avariato. Solo i figlioli posso portarmi, gli altri inquilini te li lascio per rendita.

V.F.S GREGORIO

(Gregorio, papà di Orazio, sordo, stonato, da diverso tempo da pure i  numeri. Canta una canzone di chiesa). Ti salutiamo vergine, colomba tutta cruda, nessuna creatura è cotta come te!

ORAZIO

(Esclama tenendo il ritmo) Uèh! Uèh! Attaccò, Radio Maria!

V.F.S.

Fortunata! Dove sei, Fortunata! Mi dai la comunione, che devo confessarmi? Furtunata, oggi posso dirlo cornuto?

ORAZIO

Senti? Senti ch’è educato? Aspetta il tuo consenso per dire cornuto. (Poi a Gregorio, gridando) E’ meglio che lo dice domani, se ora deve prendere la comunione.

FORTUNATA

(Ironica) Corri, e vai da tuo padre! Perché quello incomincia da cornuto e non si sa dove va a parare. Smuoviti, prima che vola dalla scale!

ORAZIO

Ah, ma allora vero dici! Non vedi che non posso muovermi? Mi sento come se avessi mangiato mezzo vitello; troppo pieno, quasi nauseato. Hai capito o ancora no?

FORTUNATA

Poveraccio, si senti nauseato, si sente… (Entra Franceschino, uno dei due figli. E’ un po’ scemo, e parlerà come tale: pronunzia T per S e così via; sta rientrando da scuola. Entra con la carriola che gli stride la ruota. La carriola gli serve per portare i libri).

ORAZIO

Qua è il professore!

FRANCESCHINO

(Rivolgendosi a suo padre, quasi piangendo) Pà (papà), lo tenti (senti)? Tt’è (c’è) la ruota te ficca (fischia) tempe (sempre) tempe, minta (minchia)! E a cuola (scuola) il maetto (maestro) mi dite tempe (sempre): (ironico) “Frantecchino (Franceschino), pecché non ficchi tu, invete (invece) di fare ficcare tempe (sempre) tempe la ruota? (I due si guardano meravigliati. Cammina un po’ e la ruota stride) Tenti, tenti?

ORAZIO

(Che aveva capito l’allusione a ficcare come fare l’atto amoroso) Pure? Il maestro ti dice… perché… proprio così: pecché non…

FRANCESCHINO

Ficchi tu… Frantecchino!

ORAZIO

(Ironico) Ah, Frantecchino… ti dice, è vero, piccolo mio?  Senti, quand’è il prossimo ricevimento dei genitori?

FORTUNATA

Ora dico io, che cosa c’entra il ricevimento dei genitori! Se gli mettessi un po’ d’olio nella ruota, per quanto non (evidenziando) strida o… fiischi, e dedicassi più tempo a tuo figlio aiutandolo a par lar meglio e scandire di più le parole, non pensi che sia la miglior cosa?

ORAZIO

(A Franceschino) Hai sentito la maestra? Siedi, siedi figlio mio, e parliamo un po’, che l’olio nella ruota dopo glielo mettiamo.

GREGORIO V.F.S.

(Come se manifestasse segni di soffocamento) Fortunata! (Franceschino va a sedersi accanto suo padre, e Orazio gli stava già dicendo qualcosa) Vieni, che il prete se n’è andato; e portami un po’ d’acqua che la comunione non posso ingoiarla, m’è rimasta appiccicata in gola.

FORTUNATA

Vuoi andare a risolvere questo discorso della comunione, prima che tuo padre muore soffocato? Questo è il momento d’insegnare a tuo figlio? Non senti come fa?

 ORAZIO

(A Franceschino) Senti che fai, comincia con lo scaricare i libri che io vado a vedere cos’ha il nonno.  

FRANCESCHINO

(Lamentoso) Pà, mi te (che) rottura di ccatole a caricare e caricare (scaricare) quetti libi! (libri). Mi te (ce) lo devi montare il rimbattabile (ribaltabile)? Cotì arrivo e carico (scarico)! Ah, te (che) diti?

ORAZIO

Ah, ma allora sei proprio uno scansafatiche!

FORTUNATA

(Allusiva) Chissà  di chi ha preso questa dote!

ORAZIO

(Alla moglie) La lingua, speriamo in san Giovanni! (A Franceschino) Senti, prima mi dicevi che non potevi portare i libri perché ti faceva malela schiena, e t’ho comprato la carriola; ora vuoi che ti monto il ribaltabile… ma allora non vuoi fare più niente!

FRANCESCHINO

Ti, niente, non tudio! (studio).

GREGORIO

Fortunata! Vedi che sto soffocando! Corri, t’ho detto!

FORTUNATA

(Stizzita) Ho capito, “leviamo d’impastare, e andiamo a toccare il culo alle galline!” (Esce borbottando).

FRANCESCHINO

(A Orazio) Te ha detto, le galline? E te (che) ti (ci) entano (entrano) la patta  (pasta) tol (col) tulo? (culo).

ORAZIO

Ma quale culo e galline! E’ solo un modo dire che ha tua madre. Senti, ma… tu, a scuola, studi? Non è che…

FRANCESCHINO

(Contento) Ttudio, ttudio! attai, attai ttudio! Pà, mi tono pittato (fissato) te (che) devo fare il dottore. Ti ti, il dottore devo fare! Devo chivere (scrivere) le ritette (ricette) con le tuppotte (supposte)…

ORAZIO

Le sopporta? Chi, io? E cosa, cosa devo sopportare, tua madre?

FRANCESCHINO

No, toppotte! (Cerca di spiegarglielo) Le to-ppo--te.

ORAZIO

(Continua a non capire e ironizza) Toppotte, no; toppotte!

FRANCESCHINO

No, quelle no! Le toppotte, invete! Hai tapito, ora?

ORAZIO

(Continuando a non capire, ironizza) Ah, ora si! Certo che ho capito. E penso pure che tu saresti un perfetto dottore, perché… se uno non dovesse capire leggendo, è sicuro che capirebbe nel sentirti parlare. (Ironico) Forse volevi dire supposte?

FRANCESCHINO

(Con sfottò) Pecché, io te ho detto? Non ho detto tuppotte?

ORAZIO

Giusto, giusto hai detto; ero io invece a non aver capito bene.

FRANCESCHINO

Pà, che impettione (impressione) oggi a ccuola! (scuola) Tono rimatto (rimasto) ttoccato! (scioccato).

 

ORAZIO

(Fraindende) Davvero! E chi è stato, chi è stato a toccarti, una bella ragazza? Finalmente una ragazza ha toccato mio figlio Franceschino! No, tuo fratello, che continua a portare in casa maschi a non finire.

FRANCESCHINO

Ma te hai tapito, pà! No toccato (lo tocca) cotì! Ttoccato! (Scioccato) Ttoccato cotì (Fa l’espressione di meravigliato).

ORAZIO

Ah, niente meno! E che cosa è successo? Su, raccontami.

FRANCESCHINO

E’ tonnato il maetto (maestro)… quello te (che) ha avuto l’invettimento ed è ttato (stato) in oppetale (ospedale); mecchino (meschino) te pena te (che) mi ha fatto! Tti (ci) hanno fatto l’operatione ne piede… pecché (perché) nell’invettimento te ha avuto ton (con) l’atta (l’altra) macchina, gli ti è ttaccato (staccato) i (il) piede! (Cerca di narrare l’accaduto) Corri, corri; invettimento, e… pumh! Mintone (minchione), ti (ci) è caduto i piede!

ORAZIO

Poveraccio! Davvero? Va beh, ma… s’è stato in ospedale, è segno che l’hanno operato e glielo hanno rimesso?

FRANCESCHINO

E quetto è il bello, pà! Te quando i dottori, all’oppedale, lo hanno operato, hanno bagliato (sbagliato) e glielo hanno metto (messo) a rrovettio!

ORAZIO

(Non capisce) A rivetta! Glielo hanno fascettato… con la rivetta?

FRANCESCHINO

Ma te hai tapito! Arrivetta, a rrovettio (rovescio)! (gli spiega con i movimenti quanto voleva dire, cioè all’incotrario) Cotì, vedi? E quando tammina (cammina)… tammina cotì, un patto (passo) in avanti, e un patto indieto. E pima te tale (sale)  le ccale (scale)… dovetti vedere! Un piede tale (sale) e un piede ttende (scende); un piede tale e un piede ttende! Oh, tuona (suona) tempe la tampana! E il maetto (maestro) antora nelle ccale (scale), te tale e te ttende!   

ORAZIO

(Confuso) Quindi fa… (facendo un passo avanti ed uno in dietro) così?

FRANCESCHINO

E tette (certe) volte…

ORAZIO

Tette… come… (toccandosi il petto) tette… ooo?

FRANCESCHINO

Ne (indicando le tette) tette, e ne (indicando numero sette) tette! Tette. Tette votte.

ORAZIO

Ah, certe? Certe volte!

FRANCESCHINO

Picché io te ho detto, non ho detto tette? Allora, tette votte lo fattio (faccio) mettere topa la tarriola e lo potto in catte (classe)… (piagnucoloso) tolo te la tarriola ficca tempe, mih!

 

ORAZIO

(Fraintende ancora ficca con l’atto amoroso di…) E dagli! Senti che facciamo, a proposito di carriola, ora gli metto un po’ d’olio nella ruota, così finisce questa storia di…

FRANCESCHINO

Ficcare?

ORAZIO

Ma che libertà poetica che hai! Se Dio ce ne libera mi rischiassi a dirlo io a tua madre, scoppierebbe una guerra!

 

FRANCESCHINO

Ah, tu non lo puoi dire? Davvero mi diti? (Orazio annuisce, ed egli cantilenando…) Tu non lo puoi dire! Tu non lo puoi dire; e io ti! (si)

ORAZIO

Chi te lo ha detto?

FRANCESCHINO

E dillo, dillo!

ORAZIO

E va bene. (Guarda se arriva la moglie) Fischiare!

FRANCESCHINO

Bravo! Hai vitto che te l’hai fatto! E’ fatile fatile, vero? (Entra Fortunata).

 

FORTUNATA

E allora! Dove siete arrivati tutti e due?

ORAZIO

A… niente, niente; (ci ripensa) stavo per andare a prendere l’olio per la carriola. Franceschino, racconta, intanto,  a tua madre quanto è successo al maestro (esce a prendere l’olio).

FORTUNATA

Che cos’è, questo discoroso del maestro?

FRANCESCHINO

Al maetto, lo hanno operato e gli hanno metto il piede a rrovettio… tu  l’hai capito a rrovettio?

FORTUNATA

A rovescio? Certo! (Facendo il segno del piede all’incontrario) Così.

FRANCESCHINO

(Piagnucoloso) Minta, e allora pecché quello dite: i rivetta, a rivetta! …Intomma, ti hanno metto i piede (facendo il movimento) cotì. E quanno… ditiamo… intomma… come ti dite… te tammina… ti muove… va! Tapito? Fa un patto avanti e un patto in dieto (dietro).

FORTUNATA

Ih, e come fa! Non arriva mai, allora?

FRANCESCHINO

Ti, arriva, ma col tuo (suo) tempo.  

FORTUNATA

E allora è segno che ora lo operano di nuovo e se lo fa rimettere apposto?

FRANCESCHINO

Mà (mamma), dite il maetto, che l’operattione te la deve fare fare, no ne (nel) piede bagliato (sbagliato) , ma in quello buono! Pecché, dite che quando tammina non vuole vedere nettuno in fattia (faccia); hai tapito?

FORTUNATA

Ah, deve farsi operare quello buono per farselo girare, perché… Certo, poverino, di quante gliene avranno dette, si sarà stancato a vedere in faccia le persone e… ma, non è che pure tu… gli hai inzuppato il pane?

FRANCESCHINO

 (Risentito) Te diti, mà! Io, invete lo tai cota fattio, lo metto topa la tarriola (carriola) e lo potto (porto) in clatte… tolo (solo) te la tarriola e tempe…

FORTUNATA

Si, si ho capito, ho capito! Non c’è bisogno di ripetere sempre sta lagna; tuo padre sta provvedendo ad aggiustarla la ruota. Ora senti che fai invece, entra in casa e vedi cosa fa il nonno; se dovesse dormire non svegliarlo! (Esce, camminando come il maestro).

ORAZIO

(Entra con una ampollina d’olio e ne va a mettere un po’ nella ruota della carriola) Quanto vediamo se finisce sta rogna di…

FORTUNATA

(Precedendolo) Sentiamo!

ORAZIO

Fi…schiare!

FORTUNATA

Ho la strana impressione che in questa faccenda ti diverti ad inzupparci il pane bene, bene. (Si sente chiamare da fuori, è il postino).

V.F.S.

Posta! Maestro Orazio!

FORTUNATA

Maestro, si!

V.F.S.

E’ arrivata una lettera raccomandata!

FORTUNATA

Una raccomandata, pure! E chi è che ci scrive?

ORAZIO

Sicuramente è arrivata qualche rogna da pagare. Non ne mancano mai! Ogni giorno ce n’è sempre una nuova! Uno di questi giorni ci vediamo arrivare… bello impacchettato, un contatore da applicare sulla bocca per segnare l’aria che respiriamo, cos’ ci mandano pure la bolletta da pagare; e… dobbiamo star calmi, se no, se ci incazziamo, respiriamo di più ed aumenta la tassa!

FORTUNATA

Ma non è che si rompe le gambe e va a vedere, no! Prima ha da fargli il commento! Così, finisce che ogni volta devo andare io.

ORAZIO

(Indispettito) …Minchia! Sai che sei peggio di queste rogne da pagare!

FORTUNATA

Sta sempre a lamentarsi, ma non è che alza il culo dalla sedia! (Fortunata esce borbottando).

ORAZIO

Vai, vai, pigrona che non sei altro!

FORTUNATA

(Rientra che va leggendo una lettera) Ci mancava solo questa! (Comicia col fare avanti e indietro sulla scena, e Orazio, sbalordito e preoccupato le corre dietro) Era meglio se erano cose da pagare! Era cento volte meglio! Oh, Madonna mia! Apposto siamo! Lo dicevo io! E ora?

ORAZIO

Ora! Ora che cosa? Dico, vuoi fermarti un po’ che già mi sento la testa come un trottola, e parla? Tanto, più buio di mezzanotte non può fare!

FORTUNATA

(Leggendo con gli occhi) Ci scrive il primario del manicomio…

ORAZIO

Quale, quello dove c’è zio … Lorenzo?

FORTUNATA

Proprio quello; e dice…, che lo zio non da più segni di pazzia, perché quasi guarito, e… lo dimettono. (Orazio sviene) Quindi lo si deve andare a prendere, perché… dice sempre il primario, quel po’ di cura che gli è rimasta da fare la può continuare a fare in casa. Hai capito? E… (si gira ma non vede Orazio, perché a terra dietro il tavolo) Orazio! Che sia già andato a prenderlo? Ho parlato da sola allora! (S’accorge che è a terra svenuto e cerca d’aiutarlo). Orazio, Orazio! Oh, madonna santissima! E’ incominciata l’opera!

GIULIO

(Secondo dei due figli; ha tendenze effeminate) Ciao mamma.

FORTUNATA

E siamo al completo!

GIULIO

Cosa fa papy a terra? E’ caduto?

FORTUNATA

(Si abbassa per aiutare suo padre) O dio! Alzati pure tu! Come fa a rinvenire tuo padre con te accanto? Quasi che perdo i sensi anch’io! Dico, non puoi metterti meno profumo addosso? Da dove vieni?

GIULIO

Dall’Università! Da dove vuoi che venga, dalla villa?

ORAZIO

(Rinvenendo) Che mi sento confuso dove mi trovo? E’ già arrivato lo zio?

GIULIO

Ma di che zio parla, mamma?

ORAZIO

Tu qui, sei, Giulio! E quando sei arrivatoi? Sei andato a prendere lo zio?

GIULIO

Si può sapere chi è questo zio che dovrebbe arrivare?

FORTUNATA

Lo zio Lorenzo.

GIULIO

(Allarmato) Chi? Zio… Lorenzo? Quello pazzo? Io ho paura mamma! Certe volte, anche se non riesco a ricordarmelo bene perché… ero piccolissimo quando andò via di qua, lo sogno persino la notte. No, no, no, no! Sai cosa faccio, chiedo alla signora Grazia se mi ospita.

ORAZIU

Senti che fai… Giulietto, dille se ci ospita a tutti e due.

FORTUNATA

Senti, ti ricordo che lo zio è tuo, è fratello di tuo padre, quindi cerca di restar calmo e di non farti venire più svenimenti, se no davvero ti lascio in tredici e me ne vado per sempre da mia madre!

FRANCESCHINO

(Entra meravigliato) Mà, il nonno è metto a tetta in giù e coi piedi in aria appoggiato al muro, perché dite che la tomunione non te (se) la può inghiottire e appetta che ette (esce).

GIULIO

(Sbalordito nel sentir parlare il fratello) Certo che se venisse il mio professore di lettere in questa casa, sicuramente gli sembrerebbe di sognare. “Dove abiti?” Mi chiede spesso. Al manicomio, rispondo; ed egli mi guarda ridendo, con quel suo sorrisino ironico pensando che stessi burlandomi di lui. Ah, se sapesse!

FRANCESCHINO

 (A Giulio) Tenti tu, ma… non potetti (potessi)…

GIULIO

(Lo corregge con molta pedanteria) Potresti; si dice potresti! 

FRANCESCHINO

 (Piagnucoloso) Lo ttai (stai) vedendo, pà! Tempe (sempre) più diffitile palla! Io, cotì (così) mi confondetti (confondessi)…

GIULIO

(Cattedratico) Confonderei! Mi, con-fon-de-re-i! Studia, asino! Io vado a bussare dalla signora Grazia (E si avvia a bussare alla porta della signora Grazia, l’unica del vicinato).

FRANCESCHINO

Mà, pecchè non glielo diti pure, te palla più fatile? Non ti capitte (capisce) niente! (Al fratello ch’è uscito) Minta (minchia), tome mi fatto dottore, neanche le tuppotte (supposte) tti (ci) ccrivo; (facendo un gesto) tèh!!!

ORAZIO

Mentre con te, capiamo al volo. (Si vede la signora Grazia parlare con Giulio).

FORTUNATA

E lascialo stare! Pure tu lo beffeggi? Perché non vediamo invece come organizzarci prima che arrivi zio Lorenzo.

FRANCESCHINO

(Spaventato) Ti (chi), quello patto (pazzo)? Io a ccuola rimango! Mi ppavento (spavento), mà. Dite te mi deve cuotere (cuocere) a fuoto (fuoco) lento.

FORTUNATA

Cosa dici? Se nemmeno lo conosci!

FRANCESCHINO

Però lo ttetto (stesso) me lo togno la notte che mi deve cuotere (cuocere)!

FORTUNATA

Ma quando mai! Sicuramente lo zio ti vuole cuocere… a fuoco lento, qual cosa di buono da mangiare. Aspetta, aspetta che vado un po’ a vedere cosa fa il nonno (esce).

GRAZIA

(Che si era avvicinata) Buon giorno, maestro Orazio. Ho sentito che arriva suo zio… Lorenzo; vero è? (Orazio annuisce) E come facciamo? Quello da sempre numeri!

ORAZIO

Senta, donna Grazia, proprio lei non ha nulla dire riguardo ai numeri.

GRAZIA

Ah, si! E perché, mi scusi?

ORAZIO

Ah, continua pure! Come perché? Lo ha già dimenticato che proprio lei ha preso un bel terno coi numeri di mio zio?

GRAZIA

Ancora con quel terno! Quelli sono stati numeri che mi ha donato la buon’anima di mio marito. E poi, non gli ho comprato la carriola a Franceschino? Ch’è, lo ha già dimenticato? 

FRANCESCHINO

Ti, però è tenta il ribattabile (ribaltabile)!

GRAZIA

Riba…chì?

FRANCESCHINO

No, ti! E’ quello che vuota (svuota).

ORAZIO

(Grazia non capisce) Egli vuole dire il ribaltabile, che la carriola la voleva col ribaltabile; ha capito, ora?

GRAZIA

Se riesco a fare un’altra vincita al lotto, ti prometto, caro Franceschino,  che ti compro una carriola nuova, perché questa comincia già col fare rumore; e la mattina, quando parti per andare a scuola la sento magari dal letto.

FRANCESCHINO

Che ficca?

GRAZIA

(Facendosi il segno della croce, scandalizzata) Chi, io? Padre, figlio e spirito santo! Questi modi sono? Non lo sapevo proprio che eri uno sporcaccione! A me, queste cose? E’ da poi che la buon’anima di mio marito… sant’uomo, se n’è salito in cielo, che faccio penitenza… e lei, lei niente gli dice?

ORAZIO

Io! E che ho da dirgli, io? E’ lei invece che si lascia prendere dalla nostalgia del passato, e poi… vede? Dice e parla di cose che non c’entrano per niente. Che cosa ha capito? Franceschino voleva dire… giacché lei ha detto che la carriola fa rumore, che fischia, la ruota fischia! 

FRANCESCHINO

Ti, ti, quetto, quetto!!

GRAZIA

Ah! Siccome si parlava pure del letto, io…

ORAZIO

Niente, niente, lasci stare! Parliamo invece su quello che stava dicendomi di mio zio Lorenzo.

GRAZIA

Gli volevo dire, se… prima che arriva suo zio, potevamo vedere come fare a prevenire le sue pazzie.

ORAZIO

Donna Grazia, non sono certo un indovino! Come faccio, io, a sapere, prima, quello che può succedere dopo? E’ già molto che riesco a badare a mio figlio e a mio padre. E poi, chi glielo ha detto che mio zio è ancora ammalato? Il Primario ci ha scritto dicendo che la cura che gli è rimasta da fare può continuarla a casa, quindi…

GRAZIA

Ah, se non ha più niente, allora… siccome Giulio m’ha detto di voler venire a dormire a casa mia, pensavo…

ORAZIO

Giulio, Giulio! Lei sa com’è questo mio figlio, ha quella tendenza ad essere più donnetta che maschietto, e quindi ha un po’ di paura.

FRANCESCHINO

(Meravigliato) Pà, vero diti? Allora Giulio è femminuttia? Ah, per quetto palla (parla)… E te è femminuttia allora è tegno che… non te (ce) l’ha (si allarga le gambe, e con il braccio fa finta di essere un pendolo) i pennolo?

GRAZIA

(Ad Orazio, scandalizzata) Ih!!! Allora non mi sbagliavo che sei veramente un porco!

ORAZIO

Senti, vai a chiederglielo a tua madre questo discorso del pendolo (Franceschino esce). Allora, le stavo dicendo, donna Grazia, lei pensa che se mio zio stesse ancora male e avrebbe quel filo di pazzia, il primario lo dimetteva? No! Sicuramente è guarito; anzi, non appena arriva qui dobbiamo trattarlo come una persona normalissima, e… senza fargli ricordare il passato; ha capito? Perché, se no, (in tono tragico) potrebbe succedere il parapiglia! Chi lo tiene più lo zio!

GRAZIA

(Sussulta dalla paura e comincia col guardarsi intorno) Madonna, ho paura! Allora, come rriva, gli dico… Buon giorno zio Lorenzo! Ben tornato!

ORAZIO

A chi? Quando mai! Non deve nemmeno pensarlo! Ben tornato… da dove?

GRAZIA

Dal… manicomio? (Ci ripensa e si corregge) No, no! Dal manicomio, no!

ORAZIO

Vede, vede che comincia a capire! Invece come arriva: “buon giorno zio Lorenzo…” Ah, mi raccomando, con garbo, eh, lui ci tiene a queste formalità, e come!

GRAZIA

Ho capito, ho capito! “Bu-buongiorno zio Lorenzo! Come sta?”

ORAZIO

E seguita! Scusi, come sta… di che cosa? Ecco che già egli pensa: “questa mi sta chiedendo sicuramente della pazzìa”.

GRAZIA

E allora non devo proprio dire… niente?

ORAZIO

Lo saluti: “buon giorno zio Lorenzo!” E basta. Intanto vede un po’ quello che le risponde; dopo, tutto viene da se.

GRAZIA

Allora… buon giorno zio Lorenzo! E basta.

ORAZIO

E basta. Ora mi lasci sistemare un po’ il cortile, per quanto lo zio come arriva non vede tante cose in giro e così non si confonde.

GRAZIA

Faccia, faccia con comodo. (E si avvia ripetendo): “buon giorno zio Lorenzo. Buonbiorno zio Lorenzo!”

ORAZIO

Beh, con comodo! E questa è fatta. Quanto sistemu un pò questi panieri e ceste. (Entra Ignazio, un aiutante adulto che lavora da Orazio a costruire panieri).

IGNAZIO

Cia-cia cia-cia cia-cia…

ORAZIO

(Cantando al ritmo del cha cha cha) Cha cha cha, della segretaria;  cha cha cha… Lo dicevo che mancava qualcosa; mancava proprio (riferendosi al ballo) il cha, cha, cha!

IGNAZIO

Cia-ciao, O-o, O-o, O-o…

ORAZIO

Come se da fare, oggi non ne avessi!

IGNAZIO

O-orazio! E’ Ve-ven…

ORAZIO

E’… venduto?

IGNAZIO

Se-se, se-se, se-se…

ORAZIO

Seggiole! Vende seggiole! Ma, lei lo sa che qui abbiamo le panche!

IGNAZIO

(Adirato) Ma-ma qua-quale se-seggiole e pa-panche! Di-dico, sei-sei se-sempre lo-lo stesso! Vo-volevo di-dire che-che sono ve-venuto in ri-ritardo, pi-pi pi-pi…

ORAZIO

Ah, bene, bene, ho capito! E meno male che doveva fare pipì, perché se avesse dovuto fare popò, chissà quando sarebbe arrivato!  

IGNAZIO

(Adirato) Qua-quale pipì e po-popò! Ho avu-vuto da-da fare!

ORAZIO

E va bene, va bene! Che l’ha morso la tarantola sta mattina? Si sieda, si sieda… anzi, sa cosa facciamo?

IGNAZIO

Se-sentiamo.

ORAZIO

A momenti arriva mio zio Lorenzo…

IGNAZIO

Chi-chi, il pro-professore? E’ non è… (Come a volere indicare pazzo).

ORAZIO

Nun è più… pazzo; si è guarito!

IGNAZIO

A que-quello so-solo u-un vi-viaggio da pa-padre Pi-pio lo puo-può gua-guarire! Di-dicoco che-che è pa-pazzo fu-furioso!

ORAZIO

Non è vero. Senta che facciamo, per oggi lasciamo perdere di far panieri, e diamo una sistemata a tutte queste cose; facciamo un po’ di pulizia insomma, così come arriva lo zio non vede troppe cose in mezzo ai piedi, va bene? E… a lavorare, domani se ne parla.

IGNAZIO

(Risentito) E a me-me chi-chi mi pa-paga, lo-lo zio?

ORAZIO

 E va bene, va bene! Lo pago io, non si preoccupi. (Cominciano col sistemare le cose).

IGNAZIO

Che-che dici, i-invece, glie-glielo fa-facciamo pre-prende un grosso ca-cazzo (paura) allo zio? Co-così se-se ne to-torna da do-dove è ve-venuto!

ORAZIO

Quanto è scherzoso. (Ci riflette) E pure sa ch’è un bella trovata! Non m’era proprio piovuta l’idea! Certo, ch’è una bella trovata!

IGNAZIO

La-lascia fa-fare me.

ORAZIO

Aspetti; senta invece che facciamo, se mio zio è veramente guarito, lasciamo perdere tutto, eh! Se invece ancora… (fa segno di pazia) ha capito? Vuol dire che allora attuiamo il piano.

IGNAZIO

Va-va bene! (Si mettono a sistemare le cose, e, mentre Ignazio si abbassa per prendere un paniere, questo si muove lentamente; a tirarlo è Franceschino che aveva preparato tutto prima: con un filo di nailon legato al fondo del paniere per burlarsi di Ignazio che spesso lo prende in giro. A questo punto, Ignazio rimane impietrito) I fa-fantasmi. I fa-fantasmi, ci-ci so-sono!

ORAZIO

(Che non aveva visto, si gira meravigliato) Che c’è, ch’è successo? Non cominciamo col dare i numeri, ora! Poi mi dice ch’è lo zio pazzo? (Ignazio è immobile) Che fa così? Perché è rimasto bloccato? (Gli passa la mano davanti agli occhi). Si svegli!

IGNAZIO

(Guardando ancora sbalordito il paniere) Il pa-pa, il pa-pa…

ORAZIO

Il Papa! E che c’entra ora il Papa?

IGNAZIO

Il pa-pa pa-paniere si-si è mo-mosso!

ORAZIO

(Pensando che Ignazio stesse dando numeri, ironizza) Ah, il paniere! Si è mosso il paniere? E qual’è, questo? (Lo sposta col piede). Bih, bih, bih come corre! Che è, zio Ignazio, sta facendo il provino per quando arriva lo zio? Su, su sbrighiamoci invece di perder tempo (e si gira a mettere apposto).

IGNAZIO

(Si avvicina al paniere e si gira cercando di prenderlo con la mano senza guardarlo, e Franceschino, sempre senza farsi vedere, gli da un colpo di verga sulla mano) Pu-puttana di-di su-sua ma-madre! E-e che-che fu? (Si guarda la mano) Ahi! Ahi! Ahih! Ahi!

ORAZIO

(Si gira) E allora? Ancora ha da scherzare?

IGNAZIO

(Adirato, gli mostra la mano arrossata) Ma-ma qua-quale sche-scherzzare e sche-scherzare! (Gli mostra la mano) Gua-guarda.

ORAZIO

Cazzo, che mano rossa! E com’è successo?

IGNAZIO

(Gli spiega quanto ha fatto) Ho fa-fatto co-così, e… no-non ho ca-capito più nie-niente!

ORAZIO

Continua a prendermi in giro? Sicuramente, la mano l’avrà avuta rossa prima, e si convinto d’aver preso un colpo. Niente, questa si chiama impressione. (Ignazio fa segno col dito di no) Lei dice di no? Ora gli faccio vedere. Allora, cerchiamo di capire; lei ha fatto così (rifà quanto fece Ignazio; Ignazio si gira anch’egli per paura e Franceschino, sempre di nascosto, dà un’altra bacchettata sulla mano di suo padre). Ahi! Ahi! Puttanaccia di sua madre! Che colpo di corrente che ho preso!

IGNAZIO

Ve-vediamo (gli guarda la mano, e, meravigliato…). Que-questa fu si-sicuramente impre-mpressione! Pu-può essere che-che la ma-mano era ro-rossa di pri-prima?

ORAZIO

Ahi, ahi! Aspetti che vado a mettergli un po’ d’olio e vengo. (Esce. Ignazio comincia a guardare il paniere e non sa cosa fare. Dopo un po’ gli si avvicina per prenderlo, ma il paniere si muove ed egli scappa per dov’era uscito Orazio. Franceschino entra, scioglie il paniere e riesce, mentre si sente arrivare gli altri). 

FORTUNATA

(Entra Parlando con Orazio e Ignazio) Vediamo, vediamo un po’ qual’è questo paniere che cammina?

IGNAZIO

Que-quello!

ORAZIO

(Mentre Fortunata si avvicina al paniere) Colpisci paniere e rompile le gambe!

FORTUNATA

(A Orazio) In bocca, spero in Dio! (a Ignazio) Questo, questo è il paniere… magico? (Prende il paniere, lo alza lo guarda attentamente e lo posa a terra con poco garbo) Dico io, è mai possibile che devo perder tempo con voi e le vostre scemenze! E’ mai possibile che dovete farmi impazzire! Continuate! Io sono di la, se hai coraggio (A Orazio) chiamami ancora! (Esce, mentre i due si guardano la propria mano stupiti. Franceschino, con una pompetta, spruzza dell’acqua in aria come se fosse pioggia, i due si bagnano, guardano il cielo sereno, e si guardano  meravigliati).

ORAZIO

Non si rischi a chiamare mia moglie, perché stavolta le prendiamo davvero le bastonate!

IGNAZIO

Ma-ma so-sono ve-veramente ba-bagnato!

ORAZIO

(Annuisce anch’egli e chiama di corsa la moglie) Fortunata, Fortunata! Corri, corri, siamo bagnati!

V.F.S.

(Ironizzando) Fortunata, Fortunata corri! Come se avessi tempo di giocare con loro! (Si rivolge al suocero) Ma dove sta andando pure lei? Stia qui seduto!

GREGORIO

(Entra cantilenando in scena; in mutandoni, mal vestito, con un bastone in mano e curvo, perché cerca di fare uscire la comunione). Devo fare uscire la comunione, ué! Devo fare uscire la comunione ué! (Vede i due e li insegue col bastone. Escono tutti a soggetto).

FINE PRIMO ATTO

SECONDO ATTO

(E’ da poco fattasi l’alba; Ignazio, viene da fuori portando un fascio di canne e un po’ di verga per costruire i panieri e le ceste. Posa tutto all’angolo dove lavorano, e chiama Orazio che ancora dorme).

IGNAZIO

O-Orazio, O-Orazio! Dormi? Co-com’è fi-finita! A-alzati, A-alzati ch’è ta-tardi!

ORAZIO V.F.S.

Arrivo, arrivo! Sto venendo!

GREGORIO V.F.S.

Fortunata, Fortunata! E’ arrivato il prete?

FORTUNATA V.F.S.

Si, si, il sacrestano è arrivato!. Dorma che è buio ancora! (Ad Orazio) Ora dico io, queste maniere sono di rispondere?

RIOLU V.F.S.

Fortunata, diglielo tu al prete che per oggi, comunione niente.

ORAZIO

(Entra stropicciandosi gli occhi e finendosi di aggiustare i pantaloni). Questo, con tutte queste comunioni, se ne andrà di botto in paradiso e con tutte le scarpe e le calzette. Buon giorno, zio Ignazio! Che ha fatto mattinata quest’oggi?

IGNAZIO

No-no, me-me…

ORAZIO

Apposto siamo! Ora dico io, se questo è verso di cominciare la giornata!

IGNAZIO

Me-me lo hai de-detto tu, di-di venire pri-prima!

ORAZIO

Io?

IGNAZIO

E chi-chi mi-mia so-sorella! No-non mi hai de-detto che de-deve ve-venire tu-tuo zio? E no-noi…

ORAZIO

(Ricordandosi) Ah, mio zio! Vero è! Lo avevo dimenticato! Ragione ha. Lavoriamo un po’ di mattina, così prima che arriva lo zio Lorenzo… tanto abbiamo già sistemato ieri.

GREGORIO V.F.S.

Fortunata! Me la porgi la sdraio, che vado a sedermi fuori a prendere un po’ di sole!

FORTUNATA V.F.S.

A quest’ora la luna può andare a prendere!

ORAZIO

Zio Ignazio, ho la strana impressione che la giornata non è cominciata per niente buona.

GREGORIO V.F.S.

Il sole, il sole devo andare a prendere oggi! Porgimi pure l’ombrellone.

ORAZIO

(Ignazio guarda, meravigliato e col sorrisino, Orazio) Eh, che gli dicevo! E… ancora deve farsi l’alba; prima ch’è sera ti voglio! (Entra Gregorio in mutandoni, occhialoni scuri, una grossa asciugamano, una canna da pesca e un vaso da notte; dietro, entra Fortunata con l’ombrellone e la sedia sdraio dove farà sedere Gregorio).

FORTUNATA

Aspetti. Aspetti un attimo che sistemo tutte queste cose. (Sistema un po’ la sedia e l’ombrellone). Qui, sieda qui.

ORAZIO

(Gregorio s’era messo a pescare, e Orazio ironizza) Oggi, mangiamo pesce fresco! (Ignazio fa con la bocca come sogliono fare i pesci).

FORTUNATA

(Rimprovera con ironia Orazio) Continua, senti! (fa accomodare Gregorio che guarda il tempo come a volerne capire le intenzioni).

GREGORIO

Oggi, è la giornata giusta! Già lo sento che devo prendere quattro caponi e un po’ di cefali.

ORAZIO

(Assecondandolo) No, quelli no, per carità! Che hanno troppe spine, e la volta passata stavo soffocando.

IGNAZIO

Fa-faglieli pre-prendere, che me-me li po-porto io a ca-casa!

FORTUNATA

(A Orazio) Senti, te lo lascio qui; se gli si dovesse ingarbugliare la lenza sbrogliagliela tu e non chiamarmi, che io ho un sacco di faccende da sbrigare prima che arriva lo zio. (Esce Fortunata ed entra Giulio; si ferma accanto al nonno e lo guarda).

GREGORIO

(Dopo averlo guardato) Tu, chi sei? Togliti, togliti di qua, se no i pesci no si radunano a branco!

GIULIO

Sono io, nonno, Giulio! Non mi riconosci?

GREFGORIO

Ah, tu sei!

GIULIO

(Allusivo) Ancora niente pesci?

GREGORIO

No, ma già lo sento che stanno per abboccare!

GIULIO

Vado all’università, me lo fai trovare uno, quando torno?

GREGORIO

Che cosa, un tonno? E allora spetta che devo cambiare l’amo! (Raccoglie il filo col mulinello e fa come per cambiare l’amo). Te ne puoi andare tranquillo.

GIULIO

Grazie nonno. Ciao papy; zio Ignazio!(Esce).

ORAZIO

Ora dico io, lo stato non dovrebbe riconoscermi la pensione per avere a che fare con tutti! Pensione accompagnamento ed autista dietro la porta!

IGNAZIO

(Che non capisce) A-auti-tista?

ORAZIO

E certo! Quanto me ne scapperei di notte e notte da questo cortile. (Entra Franceschino).

FRANCESCHINO

Pà…

ORAZIO

Eccolo qua! Compaiono come i funghi. Che c’è?

FRANCESCHINO

Lo tai che cota mi tono tognato?

ORAZIO

Sentiamo.

FRANCESCHINO

Che ccuola (scuola) oggi non te n’era, e pecciò tta (sta) mattina non ti vado.

ORAZIO

(Lo guarda meravigliato, ed ironizza) Oh! Ma guarda un po’! davvero dici?

FRANCESCHINO

Ti, ti!

ORAZIO

E tu sai invece cosa ho sognato, io?

FRANCESCHINO

No, no!

ORAZIO

E… lo vuoi sapere?

FRANCESCHINO

Ti, ti!

ORAZIO

Ho sognato che avevo, in una mano un bastone, e nell’altra la cinghia dei pantaloni; e davanti a me, sai chi c’era?

FRANCESCHINO

Fotte (forse)… ti, e fotte no.

ORAZIO

C’eri tu che mi guardavi… che cosa vuol dire?

FRANCESCHINO

Te vuole dire? (Ignazio fa segno A Franceschino di prendere bastonate) Minta, lo tapevo! E fotte (forse), fotte, ho tapito che devo ccappare (scappare)! Entra di corsa in casa).

ORAZIO

(Ignazio gli fa segno delle corna per stare ad indicare quanto è discolo Franceschino) Eh, si! E se non glieli molo ogni tanto, gli allungano sempre di più (esce ad inseguirlo).

FORTUNATA V.F.S.

(Si sente gridare Franceschino) E lascialo perdere per questa volta, che niente succede se per oggi non va a scuola! O pensi che perdendo un giorno di scuola rischia di non potersi laureare? Lascialo, lascialo che mi aiuta a far le pulizie nella stanza dove deve dormire lo zio… anzi, a che ora si deve andare in ospedale?

ORAZIO V.F.S.

Alle dieci.

GREGORIO

Fortunata, Fortunata! Il pesce, il pesce è abboccato!

FURTUNA V.F.S.

Corri, vai levargli quel pesce dalla lenza, prima che sbocca e tuo padre comincia a gridare!

GREGORIO

Corri, Fortunata, ch’è grosso!

GRAZIA

(Svegliata da quei continui movimenti, entra in camicia da notte) Mastro Orazio, questi modi sono? Stamatìna mi sento al mercato; che fu, ch’è successo? Dov’è?

GREGORIO

Fortunata! Come tira! (Entra  Fortuna che va ad aiutare il suocero, mentre Ignazio s’era ddormentato).

FORTUNATA

Ho capito, vuol dire che come al solito andrò io ad aiutarlo! (Va da Gregorio) Che ha fatto, è scapppato?

GRAZIA

(Non capisce, e poi tra se) Scappato… chi?

GREGORIO

Tieni, tieni (le porge la canna) tiralo tu che è grosso; non farlo sboccare!

FORTUNATA

(Assecondandolo) Oh! Davvero grosso è! E che è un tonno!

GREGORIO

Questo perché gli ho cambiato l’amo… se no…

GRAZIA

(Meravigliata, si fa il segno della croce) Padre, figlio e spirito santo! (Si da due colpetti sul viso) No è che sto… sognando?

FORTUNATA

(Fa finta di tirarlo con fatica fuori dall’acqua) Oh!!! Ch’è grosso! E dove lo mettiamo, ora?

GREGORIO

Dentro, mettilo dentro, che se viene il gatto se lo porta via; io intanto vedo se ne posso prendere qualche altro. (Fortunata fa finta di tirare il pesce per approfittarne e finire di andare a  fare le pulizie).

GRAZIA

(Tra se) Non è che questa è opera  (guarda se lo vede in giro) di zio Lorenzo? E’ già arrivato? Non era meglio se rimaneva dov’era; uscire dalla brace per entrare in padella!

FURTUNATA

(A Gregorio) Io vado a posare questo … (ironizzando) pe-sce…

GRAZIA

Pure! Guarda un pò!

FORTUNATA

Se dovesse abboccarne un altro, chiama Gregorio (Grazia continua a guardare stupita quanto accade; mentre Fortunata esce facendo finta di tirare quel grosso pesce).

 GRAZIA

(Dopo aver guardato l’accaduto, si stropiccia gli occhi chiedendosi se davvero non stesse dormendo) Niente, sicuramente quei peperoni arrostiti di ieri sera mi sono rimasti qui (indicandosi lo stomaco), e sicuramente sto sognando. (Ignazio, che s’era già svegliato, la guarda, sente tutto, capisce quanto essa stia dicendo e sta al gioco facendo finta di non vederla) Vediamo se zio Ignazio riesce a spegarmi. (Gli si avvicina, ma quello ne sentirà e nemmeno la vedrà). Zio Ignazio, zio Ignazio mi sente?

GREGORIO

(Ignazio, incurante di Grazia che continuerà a guardare stupita quanto accade, va a guardare se rientra qualcuno, prende la bacinella con l’acqua; dove tenevano dentro le canne, e gliela va a buttare addosso a Gregorio che si era un po’ rilassato chiudendo gli occhi. Cade dalla sedia, e Ignazio torna a sedersi di corsa come se nulla fosse accadutto e facendo finta di dormire, mentre Gregorio comincia a gridare). Aiuto! Aiuto!

FORTUNATA V.F.S.

Corri, corri da tuo padre che un altro ne ha preso!

GREGORIO

Aiuto, aiuto, annego! Annego! (Entrano, un dottoressa col camice bianco e una borsetta da dottore, e zio Lorenzo vestito con pantaloni una gambala più corta e piegata, un paio di scarpe da tennis e un paio di calze rosse, avrà pure le occhiaie e i capelli di dietro molto tesi come se si fosse appena alzato dal letto, una radio a tracolla, e una valigia legata con un fil di spago. Grazia non li vede perché è di spalle, intenta  a parlare a Ignazio).

GRAZIA

Zio Ignazio, Zio Ignazio! Io sono, donna Grazia! (Quello è intento a lavorare, ed è come se non ci fosse) Ma quale pesce e pesce! Tu vedi come mi son fatta fregare dai peperoni arrostiti… (Si gira e s’accorge dei due, e ironizza). Oh, pure lo zio, ora! Ma a me non mi fotte più nessuno! Vado a letto carissimi personaggi della notte (esce. La dottoressa rimane meravigliata, mentre Lorenzo è impassibile).

DOTTORESSA

(Più confusa che persuasa) E qui dove sono? Non è che ho sbagliato… posto?

IGNAZIO

(Lorenzo si avvicina a Ignazio che, in dormiveglia, non si era accorto dei due; e, appena vede Lorenzo, si alza, grida e sviene cadendo contorto). Gli spiriti! Gli spiriti!

DOTTORESSA

Sicuramente ho sbagliato casa (va a prendere Lorenzo ed escono). Su, andiamo. (Entrano Fortunata e Orazio).

FURTUNATA

(I due si avvicinano a Gregorio e si rendono conto ch’è bagnato) Ih, e che fu?

ORAZIO

Che fu! Come che fu? Sicuramente qualche grossa onda l’avrà preso in pieno!

GREGORIO

Dentro, dentro voglio andare! S’è alzato il vento ed è salito il mare! Dentro portatemi dentro!

FORTUNATA

(Allusiva…) Vorrei proprio vedere quale acqua è stata ad inzupparlo! (Guarda Ignazio e lo vede a terra) Zio Ignazio, zio Ignazio! Che fu, ch’è successo? (Orazio si avvicina preoccupato).

ORAZIO

Zio Ignazio, zio Ignazio! (Impaurito) Che fu? E’ morto?

IGNAZIO

Lo-lo lo-lo spi-spirito c’e-c’era!

FORTUNATA

Lo spirito! Ma di che spirito parla?

IGNAZIO

Qui era, qu-qui! Co-con la va-valigia in ma-mano!

FORTUNATA

(Avvilita si rivolge, guardando in alto, al padre defunto) Eh, padre, padre! Che fortuna che ho avuto! (Ad Orazio) Aiutami, aiutami a portare in casa tuo padre; lo spirito! (A Ignazio che si era lentamente seduto sul suo sgabello) Lei stia qui che a momenti torniamo (escono, e rientra il dottore).

DOTTORESSA

(A Ignazio che s’era rimesso a lavorare) Senta è qui che abita mastro Orazio?

IGNAZIO

(Paura) Si-si! E le-lei chi-chi è?

DOTTORESSA

(Chiama Lorenzo ch’era rimasto fuori) Entri, Lorenzo. (Entra Lorenzo; avrà lo sguardo sempre assente per effetto dei farmaci, e parlerà quasi sempre con gli occhi fuori dalle orbite).

IGNAZIO

(Meravigliato) Il Pro-professore! Lo-lo zio Lo-lorenzo! Se-sembra spi-spiritato! (Chiama Orazio e Fortunata) O-Orazio! Si-signora Fo-fo Fo-fortunata! E’ arriva-vato lo zio!!

FORTUNATA

(Gli va incontro contenta) Oh, zio Lorenzo! Come son contenta!

LORENZO

Perché, ho forse il sacco coi pupi?

ORAZIO

Ma quando mai zio! (Imbarazzata per come è combinato) Sei così… gioioso, bello, vestito elegante… e poi, uno sguardo… sveglio… E… (indicando l’arradio che ha al collo), cos’è questo, un jubox?

DOTTORESSA

Sentite, io devo andare (prende dalla borsetta che aveva in mano le medicine, mentre Lorenzo cammina un po’ guardando il cortile attentamente) queste sono le medicine che deve ancora continuare a prendere suo zio. Una pillola dopo i pasti e le gocce in un po’ dacqua, mattina e sera; vedrà che stando qui dove egli ha vissuto, aiutato dai ricordi, tornerà ad essere quello di prima. L’importante non contraddirlo; e cercate di assecondarlo. Se dovreste avere  bisogno, sapete dove venirmi a trovare. Arrivederci a tutti. Buon giorno signor Lorenzo, e, si ricordi di prendere…

LORENZO

(Fa come se mettesse le gocce in un bicchiere) Le gocce!. Le gocce, dottore! (il dottore esce).

FORTUNATA

(Orazio va da Ignazio, mentre entra Franceschino e si avvicina alla mamma) Zio, questo è Franceschino!

LORENZO

(Pensando) Franceschino… Franceschino... Questo, se non sbaglio è il finocchietto, a quello che non piacciono le femminucce.

FORTUNATA

(Franceschino rimane meravigliato) Ma che dici, zio? Quanto sei scherzoso. Quello che dici tu è il più grande, Giulio.

LORENZO

Allora questo chi è, quello… scemo? Babbitto?

FRANCESCHINO

Te ha detto, ma?

FORTUNATA

No, niente, allo zio piace scherzare, e dice che sei babbitto, che vorrebbe significare… un papà giovane; babbo… vuol dire grande, babbitto… papà piccolo, hai capito? Ora senti che fai, vai a chiamare la signora Grazia, e non dirle ch’è arrivato lo zio. (La va a chiamare cantilenando e allegro).

FRANCESCHINO

Io sono babbitto, ué! Io sono babbito, ué!

LORENZO

(Guardando in giro sempre con lo sguardo stralunato) Quante cose mi ricorda questo posto: quando ero piccolo ed aiutavo mio fratello ad intrecciare panieri; poi egli è morto, ed io di professore che ero son dovuto tornare a far ceste e panieri.  

FORTUNATA

Ma quando mai! Che morto è morto! Vivo è ancora tuo fratello!

LORENZO

(E’ assalito dalla paura) Ah, vivo è? Allora… è segno che devo prendere ancora bastonate? E dove, dove mi nascondo? No, no, bastonate! Ho paura!

FORTUNATA

Che dici, zio! Quale bastonate e bastonate! Tuo fratello è una persona buona.

LORENZO

(Ironico, fa segno di prendere botte) Buono è mio fratello, assai mi vuol bene mio fratello! Non è vero che mi vuole bene mio fratello? (Entra Grazia e si avvicina ai due).

FORTUNATA

Si, si, assai assai! Ora vediamo, invece, se ti ricordi… sai dirmi chi è questa, zio?

LORENZO

Questa mi pare che deve essere la figlia della signora disgrazia, quella che abitava accanto a noi.

FORTUNATA

(Grazia è risentita) Grazia, zio, Grazia! Vedi che la confondi!  

LORENZO

No, no, non la confondo per niente! Perché per me questa signora era proprio una disgrazia. Quante bastonate m’ha fatto prendere da mio fratello, questa gran zoccolona. Si è messa con mezzo paese, e poi se n’è andata pure in trasferta.

FORTUNATA

E va bene, zio, è acqua passata.

GRAZIA

Buon giorno… signor Lorenzo. Pure io mi chiamo Grazia, come la buonanima di mia madre.

LORENZO

Mi ricordo, mi ricordo; però vedi che tanto buona non era tua madre, io direi bona più che buona, perché si è fatti tre quarti di maschiotti del paese.  

GRAZIA

(Fa segno a Grazia di non contraddirlo) Certo… Se lo dice lei… Sa, professore, che lei è proprio come l’ho sognata poco fa?

LORENZO

Ch’è, il porco s’è messo il frac?  Hai imparato a parlare l’italiano, ora? (Si avvicina Orazio). E tu (a Orazio), ancora con lei ti metti?

ORAZIO

(Si guardano meravigliati) Con… chi? Zio, ma che stai dicendo? Un’altra ora!

LORENZO

Ah, con un’altra, ora! E bene fai, perché questa mi sembra come sua madrei.. E dimmi una cosa, tua moglie sempre quella è? La pigrona?

ORAZIO

No, no! Ora è diventata molto servizievole.

IGNAZIO

O-Orazio, io arri-rrivo a ca-casa e to-torno su-su su-subito!

LORENZO

E perché tu parli così? Mi prendi in giro? Attento che io lo capisco se mi prendi in giro.

ORAZIO

Zio, questo è don Ignazio.

LORENZO

Del Lazio? E la, che parlano così? Sbrigati a venire di corsa che dobbiamo parlare (Ignazio esce). Io ho bisogno di parlare con tutti per finire di guarire; questo dice il dottore. Però io mi sento guarito, no ho più niente, lui è fissato che devo finire di guarire, (a Orazio) ma… guarire di che? (Lorenzo ripete a Fortunata, che a sua volta ripete a Grazia, ed essa a Franceschino).

ORAZIO

(A Fortunata) Guarire… chi?

FURTUNATA

(A Grazia) Guarire… come?

GRAZIA

(A Francesco) Guarire… quando?

FRANCESCHINO

A quetto, tolo la motte lo può guarire!

LORENZO

(A Franceschino) Tu sei stato pure nel Lazio?

FRANCESCHINO

No, no, io tempe (sempre) Fantecchino tono ttato (stato); lui (indicando Orazio)  è ttato Orattio, mio pate.

LORENZO

Senti, mi hai fatto confondere tutto, e devi farmi il favore, con me non parlare più, perché il cervello si mescola tutto.

GRAZIA

Su, andiamo, Franceschino, fammi compagnia che vado a compare alcune cose.

FORTUNATA

Si, si, dalle compagnia a zia Grazia (escono).

ORAZIO

Io vado a vedere di la, c’è troppo silenzio, non vorrei che… (esce).

FORTUNATA

Vieni zio, siedi, siedi qui, che parliamo un pò.

LORENZO

Si, si, il dottore dice che ho bisogno di parlare, perché mi fa bene.

FORTUNATA

E dimmi… cos’è questo coso che porti al collo?

LORENZO

Cosa, questo? Con questo, io mi sento Radio Maria.

FORTUNATA

Ah, si! Ma non serve portarti al collo questa cassapanca; ora ci sono le radioline piccole piccole e che puoi anche portare in tasca.

LORENZO

Quelle non mi piacciono, li perdo. Questo, invece non lo perdo mai; è da quindici anni che ce l’ho, e a letto dormo pure così (indicando a pancia all’aria), a pancia in sù.

FORTUNATA

Ah, perché… pure a letto…

LORENZO

E certo! Questo, pure quando faccio il bagno lo tengo al collo.

FORTUNATA

E… lo infili pure… in acqua?

LORENZO

Si capisce! Lo insapono pure, prima di lavarlo!

FORTUNATA

(Sta al gioco) Allora la voce di chi parla si deve sentire limpida… pulita?

LORENZO

Si, si! Meglio, meglio! E… dimmi, tu non l’hai pure l’arradio?

FORTUNATA

Certo.

LORENZO

Uno di questi giorni gli faccio il bagno.

FORTUNATA

No, no, no, no, no! (Cerca di giustificarsi) Volevo dire che non c’è bisogno di lavarlo; poverini, quelli che parlano potrebbero bagnarsi tutti.

LORENZO

Lo sai che stai dicendo la verità, io non ci avevo pensato proprio. Allora se faccio il bagno mentre giocano a pallone… possono sospendere la partita? La partita possono sospendere.

FORTUNATA

Eh!

LORENZU

Per questo tu non gli fai il bagno?

FORTUNATA

No, anzi, qualche volta glielo faccio; sai quando? Però non glielo dire a nessuno! (Gurda se viene qualcuno). Glielo faccio, solo… quando sta perdendo la mia squadra! Hai capito? Però… (Fa segni di fare silenzio).

LORENZO

E si capisce! Così si allaga il campo e l’arbitro fischia: “partita sospesa!” Oh, ma… sai che sei veramente scaltra! (Riflettendo) Si, però devi stare attenta! Se ti scoprono  ti possono squalificare il campo! E… dimmi, per quale squadra tifi?

FORTUNATA

Non posso dirtelo, zio.

LORENZO

Lo sai invece per quale tifo io? Per Radio Maria!

GREGORIO V.F.S.

Fortunata, dove sei? Che qui, nel mio letto, c’è il prete che dorme!

FORTUNATA

Il prete, si! Lo sogna pure la notte questo prete. Aspetta zio che vado a svegliare mio marito che gli si è addormentato accanto, se no tuo fratello non la smette più di gridare… ma, tu lo hai salutato tuo fratello? Poverino, sai ch’è un po’… come dire… niente niente,  forse non è il momento giusto di parlartene. Aspetta.

LORENZO

Sai che fai, me la porti un po’ d’acqua che mi prendo le gocce, perché mi sento la testa tutta piena di formiche che corrono di qua e di la.

FORTUNATA

Certo, zio! Vuoi venire pure tu?

LORENZO

Io preferisco rimanere qui, a guardare questo posto che non vedevo già da tantissimo tempo. (Apre la valigia ed esce una serie di grossi coltelli che ammolerà tra di loro. Dopo averli guardati, conserverà il più grosso di dietro, sotto i pantaloni e la giacca). Questo bello grosso lo conservo, chissà dovrebbe servire per fare un bel… (indicando il collo) taglio. Questi li rimetto dentro (li rimette dentro la valigia. Si tocca la testa, confuso). Mi sento la testa troppo strana, come se fosse di sughero; e le formiche che corrono, corrono! Vorrei proprio sapere dove stanno andado! Il primo che mi fa confondere di più ci penso (toccando il coltello) io, prendo il temperino e… (entra Giulio) zamt!

GIULIO

(Capisce che è lo zio e ha paura) Bu-buon giorno. Lei… chi è?

LORENZO

Perché, io ti ho chiesto a chi appartieni?

GIULIO

Ma lei è a casa mia.

LORENZO

Allora tu sei il finocchietto?

GIULIO

Fino… chi?

LORENZO

Senti, non farmi confondere; e ti dico un’altra cosa, stai attento, che a me i finocchietti non piacciono: Sai che ci sto a togliergli l’oggettino che tengono in mezzo le gambe? (quasi con gli occhi di fuori) Zamt!

GIULIO

No (se lo tiene con le mani), quello no! (Comincia ad inseguirlo tra banchetti, panieri… Chiama sua madre e Grazia) Mamma, mamma! Signora Grazia, correte, correte mi vuole tagliare l’oggettino.

FORTUNATA

(Entrando di corsa preoccupata) Zio! Che c’è, cos’è successo?

GIULIO

Te lo dicevo io! Voglio andare dalla signora Grazia. Ti prego, mamma, lasciami andare da lei.

FORTUNATA

Si puo’ sapire invece cos a è successo?

LORENZO

Io stavo correndo un po’ perché mi sentivo le gambe e il cervello intorpidito; mentre lui cominciò a corrermi davanti! (Cambia totalmente discoros). Me l’hai portata l’acqua?

FORTUNATA

Giulio, prendi il bicchiere che ho lasciato sul tavolo, che lo zio deve prendere le medicine (Giulio esce spaventato).

LORENZO

(Con gli occhi di fuori) Le gocce! Le gocce!

FORTUNATA

E si, si, le gocce, zio. E ora me lo dici perché inseguivi Giulio? Quello tuo nipote è!

GIULIO

(Sempre spaventato, le porge il bicchiere) Tieni, ma-mamma.

FORTUNATA

(Prende la bottiglietta che aveva in tasca e mette le gocce dentro il bicchiere) Tieni, e ora su, prendi le gocce. E tu (a Giulio, mentre Lorenzo beve) saluta lo zio Lorenzo.

GIULIO

(Impaurito al massimo) Sta-stai scherzando mamma!? Preferisco buttarmi da un aereo senza paracadute.

FORTUNATA

Che dici, figlio mio! Certe cose non dovresti nemmeno pensarle.

LORENZO

L’aereo! Lascialo andare, che uno di questi giorni ne parliamo da solo a solo.

GIULIO

Ti prego mamma, accompagnami dalla signora Grazia, e non uscirò più nemmeno per andare all’unversità!

FORTUNATA

Che dici! Lo zio scherza! Non è vero che scherzi, zio?

LORENZO

Uno di questi giorni ti faccio fare un viaggio sull’aereo.

GIULIO

(Non capisce e chiede alla mamma) Eh!?

FORTUNATA

Vedi ch’è bravo lo zio, ti regala un viaggio in l’aereo.

LORENZO

(Sempre con gli occhi fuori dalle orbite) Un bel regalo è questo.

GRAZIA

(Entra con Franceschino che ha la faccia sporca di gelato al cioccolato) Non s’è voluto fare pulire il muso da me! (S’accorge dell’aria pesante) Che c’è, ch’è successo?

FORTUNATA

Niente, dice che deve regalare un viaggio in aereo a Giulio.

FRANCESCHINO

(A Lorenzo) Tenti (senti), tio (zio), e a me non me lo fai fare un bellittimo giro topa l’aeropano, lo tai mi piate attai attai!

LORENZO

(Mettendosi le mani in testa, confuso) Le gocce, le gocce voglio! Le formiche, le formiche camminano…

GRAZIA

Io vado in casa a posare queste cose.

GIULIO

(Premuroso) Io, io, le porto io queste cose! (Si avviano).

FORTUNATA

Zio, vuoi andarti a riposare un po’? Sicuramente sarai stanco.

FRANCESCHINO

Ti, ti, fotte, fotte è meglio te ti vai a coricare un pochetto.

LORENZO

Pure a te devo portare sull’aereoplano. (A Fortunata) Forse è meglio che mi riposo un po’, mi sento confuso, confuso mi sento. (Entrano in casa).

ORAZIO

(Esce) Che movimento in questo cortile! Neanche a centro città! Forse era meglio se non veniva questo zio. Intanto che devo fare, digli di tornarsene in ospedale perché in casa non lo vogliamo? Ma dove se n’è andato don Iganzio! (Entra Fortunata).

FORTUNATA

Ho la strana impressione che lo zio non va proprio, forse in ospedale, prima di dimetterlo, lo avranna bombardato di tranquillanti e ora cominciano col perdere l’effetto. Perché questo viaggio che lui dice con l’aereo, non mi convince per niente; chissà cosa le frulla per il cervello… beh, diciamo cervello!

ORAZIO

Che cosa, l’aereo? Che stai dicendo?

FORTUNATA

Niente, niente, basta che noi lo teniamo sempre sott’occhio; ma, se dovesse dare problemi… mi dispiace che è to zio, vuol dire che lo spediremo da dove è venuto.  Anzi, quanto vedo che fa; se dorme faccio alzare un po’ tuo padre, prima che egli si sveglia. (Entrano).

FRANCESCHINO

 (Cantilenando e facendo, con le braccia aperte, finta di volare) Devo fare un giro in aereo, ué! Devo fare un giro in aereo, ué! Ora metto il paniere di nuovo qua te viene tio Ignatio, cotì lo fattio ppaventare (spaventare). Attacca di nuovo il paniere e si nasconde).

GREGORIO

(Entrano Fortunata, Orazio e Gregorio che va lamentandosi per l’essere stato disturbato). Perché mi avete svegliato? Stavo vedendo la messa.

FORTUNATA

E appunto per questo l’ho svegliato; sempre messa, preti e messa! Ora invece lo sediamo qui e prende un po’ d’aria.

GREGORIO

Non mi rimettete ancora dove è salita l’onda, perché poco fa stavo annegando!

ORAZIO

Allora è segno che non vuol pescare?

GREGORIO

Per ora i pesci bastano! Non è vero che bastano, Fortunata?

FORTUNATA

Eh! Avoglia di pesce che abbiamo! Con quel tonno che ha preso abbiamo di che mangiare quasi un mese, ancora. (Entra Ignazio).

ORAZIO

Zio Ignazio, io pensavo che non venisse più.

IGNAZIO

Se-se n’è andato tu-tuo zio?

ORAZIO

Li dentro è, sta riposando un po’.

FORTUNATA

Ricaricando, forse è meglio dire che sta ricaricando le pile! Ora a raccontarlo ci crederebbero nessuno! “Il povero non aveva, e lemosina faceva”. Come se non avessi nulla da fare! E Giulio, poverino (Indicando Giulio che si trova da Grazia) che si è chiuso in esilio! No, no, questa è vita che non può continuare. Perché… se non dava disturbo, allora! Ma, così…

IGNAZIO

Ce-certo, po-poverino fa-fa pena; ma-ma se po-poverini dovete di-diventare vo-voi, me-meglio po-poverino lu-lui solo!

ORAZIO

Lei parla così, perché non si trova al suo posto; e se fosse come lui?

IGNAZIO

(Si tocca e poi fa un gestaccio) Teh! Ma-ma da-da dove li pre-prendi certi di-discorsi?

GREGORIO

Fortunata, Fortunata! senti, bene dormo così? (Orazio e Fortunata si girano a guardare Gregorio, e Ignazio vede muovere il paniere).

IGNAZIO

(Spaventato) Ma-madonna Sa-santissima! O-o-ra delle ba-bacchettate è!

ORAZIO

Che c’è, ch’è successo?

IGNAZIO

Il pa-paniere ma-magico!

ORAZIO

Si è mosso ancora il paniere? Ma com’è possibile che ciò accada?

IGNAZIO

I-intanto le co-cose su-succedono. Il di-difficile è spi-spiegarli! Di-dimmi un po’, le ma-mani co-come ce l’hai?

ORAZIO

Come li ho? Buone!

IGNAZIO

No-no, il co-colore dico!

ORAZIO

Normale, perché…

FORTUNATA

Ho la strana impressione che questa venuta dello zio ha infestato l’aria, e visto che non è momento di scherzare, io vado a farmi qualche servizietto di la  (esce).

IGNAZIO

Che-che dobbiamo fa-fare, lo pre-prendi tu-tu, o lo pre-prendo io?

ORAZIO

Ma…, è vero che s’è mosso… di nuovo?

IGNAZIO

Se-se proprio non ci cre-credi pre-prendilo tu allora!

ORAZIO

(Ha una trovata) Aspetti, aspetti! E se glielo facessimo prendere allo zio Lorenzo? Anzi, gli diciamo di sedersi qui, accanto al paniere magico? Lei non pensa che, subito… (fa segno con le mani di tagliare la corda, o meglio di andare via di corsa) se ne torna da dove è venuto?

IGNAZIO

Va-vai a buttarlo giù da-dal letto! Che-che lo fa-facciamo se-sedere su-subito qui. Non ve-vedi che sta co-combinando se-senza ancora arri-rrivare!

ORAZIO

E… se il paniere non si muove?

IGNAZIO

(Si muove il paniere e i due sobbalzano) Ca-cazzo!!!!

ORAZIO

Questo è segno che il paniere ha capito e vuol darci una mano! Aspetti, aspetti che vado a chiamarlo (esce).

FORTUNATA V.F.S.

Eih tu! Dove vai? Come, s’è appena addormentato e tu…,  senti che fai, invece; da mangiare non abbiamoi nulla (entrano in scena), vai con don Ignazio a comprare qualcosa. (A Ignazio) Oggi, lei non mangia con noi?  

ORAZIO

Certo che mangia con noi! Non è vero?

IGNAZIO

Co-così, di-dite? E va-va bene.

FORTUNATA

(Gli porge un bigliettino con scritto quanto deve prendere) Visto che allora c’è puru don Ignazio, prendi del pane in più. Sbrigatevi che intanto chiamo Giulio dalla signora Grazia.. (Escono).

FRANCESCHINO

(Entra in scena strofinandosi le mani soddisfatto e va ad accertarsi che sono andati via). Il paniere magito dite! Quetto paniere magito è? Te (che) tono ttemi (scemi)! Minta, però il fatto dello tio (zio) Lorento mi è piatiuto; ora lo vado a vegliare (svegliare) e fatto ppaventare pure a lui. (Si avvicina all’uscita e, dalla soglia, comincia chiamarlo con una voce che sembra venire dall’oltretomba). Ttio Lorento! Ttio Lorento! Te fai dommi? Vieni, te tte (c’è) il paniere maggito!

GREGORIO

E’ arrivato il prete? Vengo, vengo, sto arrivando!

FRANCESCHINO

Dommi Gregorio, te non è a te te chiamo! Ttio Lorento! Io tono, i paniere maaggito! Vieni!

LORENZO V.F.S.

Si, si, sto venendo! (Franceschino va a rimettersi al suo posto, ed entra in scena Lorenzo che va cantilenando…) Paniere magico dove sei! (Ecco che si muove il paniere e Lorenzo rimane imbambolato) Il pa-paniere cammina! E come puo’ essere? Non è che ha i piedi! Qua imbroglio c’è, quanto vediamo (si avvicina per prenderlo, ma il paniere continua a muoversi, e Lorenzo sempre dietro, sino a quando il paniere non ha più dove andare, e così trova Franceschino col filo in mano. Prende Franceschino e lo porta a sedere su di una panca a cavalcioni; entra guardingo Giulio, e, accorgendosi della scena, si avvicina per aiutare il fratello, ma viene messo anch’egli a cavalcioni sulla panca minacciati dal grosso coltello di Lorenzo) E ora vi faccio fare finalmente il viaggio sull’aereo. Su, aprite le braccia e accendete i motori che dobbiamo partire; avanti, accendete che decolliamo in alto in alto sopra le nuvole.

GIULIO

No, no, io soffro di vertigini, per favore mi faccia scendere.

LORENZO

Zitto, e allacciate le cinture che si vola (quelli eseguono). Motori al massimo! Pronti… decollo!

FRANCESCHINO

Tio Lorento, la potto allentare la tintura, te è ttetta ttetta?

LORENZO

Non parlare e continua fare il motore se no l’aereo precipita.

GIULIO

Zitto, non parlare! Se no Precipitiamo!

FRANCESCHINO

(Guardando giù) Mih, te tono pittole le tate (case)! Voglio scentere, voglio scentere!

 

GIULIO

Mamma, che vertigini, muoio, muoio!

LORENZO

E ora, vediamo come state tutti e due senza la testa. (Entra Fortunata e Grazia, e rimangono esterrefatti). 

FORTUNATA

Fermo zio! Ti ho portato le gocce. Hai dimenticato ch’è ora della medicina? (Gli si avvicina mentre Lorenzo ha il coltello ancora alzato) Prima le gocce, zio; che cosa ha detto il dottore? (E gli toglie il coltello dalle mani, mentre i due scappano veloci dalla signora Grazia).

LORENZO

Si, si le gocce. (Beve il bicchiere) Bene, bene mi fanno le gocce, vero, Fortunata?

FORTUNATA

Certo! Se non facessero bene, pensi che te le daremmo!

LORENZO

Senti che fai, entra l’aereo nel garage, che il viaggio lo riprendiamo un’altra volta; e il coltello lo metti nella valigia. (Entrano Orazio e Ignazio, e s’accorgono di quell’aria pesante).

ORAZIO

E allora! Ch’è successo? (Franceschino corre da suo padre a raccontargli tutto, mentre Orazio e Ignazio si tappano il naso dalla puzza).

FRANCESCHINO

Pà, lo ttio, a me e a Giulio, tti ha fatto volare topa l’aereo, in atto (alto) in atto! E lo tai, aveva un cottello grotto grotto cotì (facendo il segno). Dite te voleva vedere tome eravamo io e Giulio tenta tetta testa; tapito? E mente eravamo tull’aereo, ti ha fatto talutare a tutti (facendo gesti di saluto). Io ti ho teccato di la ttopa, mente non ti vedevo, capito?

IGNAZIO

(Meravigliato) Che-che ha detto?

ORAZIO

Niente, sicuramente egli si è sognato e ora…

FRANCESCHINO

Te, mi tonno toganto! Otora (odora) che putta tte (c’è) totto i pantaloni.

ORAZIO

Ecco, da dove arrivava la puzza!

FURTUNATA

(Mostra il coltello che teneva nascosto dietro, e svuota la valigia per terra facendo scivolare fuori tutti gli altri coltelli). Toh, guarda! Altro che sogno e sogno!

IGNAZIO

Ma-madonna, che-che a-arsenale! E che-che do-doveva aprire una ma-macelleria?

GREGORIO

Fortunata, Fortunata! E’ arrivato il prete? Che oggi è giorno di comunione.

FORTUNATA

Ancora no, dorma che poi lo chiamo!

GREGORIO

Fortunata, e allora me lo dici quando posso dire Cornuto?

FURTUNATA

(Ad Orazio) Senti che fai, posate queste cose e vi fate un viaggetto; eh, don Ignazio? Accompagnate lo zio in ospedale che oggi è giorno di controllo. Perché questa non è storia che può continunare.

ORAZIO

Zio Ignazio, ch’è, non mi fa compagnia a condurre lo zio a controllo?

IGNAZIO

Di-di co-corsa!!!

FORTUNATA

Intanto io preparo da mangiare.

ORAZIO

Andiamo, zio, che ti porto a fare questo controllo. (Fortunata richiude la valigia lasciando fuori i coltelli).

LORENZO

Si, si! Che devo farmi scrivere le gocce! Le gocce devo fare scrivere! Non è vero, Fortunata?

FORTUNATA

Si, si,certo zio; le gocce, le gocce! (Escono i tre, e Fortunata si rivolge al pubblico). Quando in una casa, / sopra di ogni cosa, / c’è amore e affetto, / si copre ogni difetto: / la stoltezza, la mala creanza; / l’essire effiminato, il fare scimunito… / la pazzìa no, nun si può fare, / anche se uno cerca di provare. / Poi, t’accorgi, tra brividi e paura, / che questa è malatìa che non esiste cura.

GRAZIA

Poveraccio, fa veramente pena, che colpa ha se la testa non gli regge? Però una cosa m’è dispiaciuta: che lo zio non ha fatto in tempo a darmi due numeri da giocare; e quindi, caro Franceschino, devi ancora ccontentarti di questa carriola.

 

FRANCESCHINO

E niente tti (ci) fa, tanto non ficca più! E ora il maetto non mi dite più niente, e io… (Si ricorda del maestro e gli narra a Grazia di quella storia del piede all’incotrario). Oh, lo ta (sa) tignora Grattia, a ccuola tte un maetto te ha un piede arrovettio… e quando lo mettevo tulla tarriola, ficcava… (Grazia si mette la mano in bocca scandalizzata perché capisce male. Entrerà il maestro che camminerà in quel modo mentre si va chiudendo il siparo  sotto lo sguardo meravigliato dei tre).

FINE