Ciao bel moretto

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LA LOCANDA DELL’ALLEGRA MUTANDA

CIAO BEL MORETTO!

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Titolo

Eventuale sottotitolo

CIAO BEL MORETTO !

CIAO … BEL MORETTO!

Autore ed aventi diritto

Giuliano Angeletti  poetangeletti@gmail.com

tel. 3317115597

Data pubblicazione

10 .10.2013

Anno di stesura

2013

Genere

Commedia Brillante Cabarettistica

Atti

1 /2 a discrezione della Regia

Durata (min)

70

Lingua

italiano

Personaggi maschili

7

Personaggi femminili

6

Minimo attori maschili

6

Minimo attrici femminili

6

Premi e riconoscimenti

Depositato S.i.a.e.

Sezione DOR numero posizione SIAE 198563

Reparto proventi : concordato tra gli Aventi Diritto

Da effettuarsi  SIAE

100%

100%

Sinossi: con questa brillante cabarettistica vincitrice del Premio Gandolo, Angeletti fine  autore trascina il pubblico in una divertentissima trama ricca di colpi di scena dove il protagonista oste suo malgrado corteggiato dalle donne, solo perché ha ereditato, vive le sue disavventure che poi sono il paradosso del nostro quotidiano.

Personaggi:

FELICE TRIBALDI PROSCIUTTI ( oste suo malgrado)

LUCA PERONI (cameriere con molti figli, molto trasandato e non troppo pulito)

FEDERICO TROMBETTA (assessore)

LEA BONATTI (compagna dell’assessore)

ERMES FREGOSI (cuoco)

RINALDO VENTURINI  (autista ed istruttore di scuola guida)

MARTA MARTELLO (titolare ditta di escavazioni)

FLORIANA MALERBA (ODETTE) (cacciatrice di dote)

ANGELA SIMONELLI (esattrice delle tasse)

MARGHERITA  FIORINO (domestica)

AURORA CANTINI (cacciatrice di dote)

DON JULIEN  (parroco ma non troppo)

GIUSEPPE GARIBALDI (amico di Felice Tribaldi)

SCENA 1

 FELICE TRIBALDI

Scena: un bancone da Bar, due tavoli, quattro sedie

(musica allegra)

(Felice Tribaldi entra in scena canticchiando e con un’insegna che non mostra al pubblico, si volta … spalle al pubblico … compiaciuto si guarda il locale, sposta una sedia … ritorna al centro della scena e sempre con le spalle al pubblico, rimette la sedia nella posizione originale)

FELICE TRIBALDI: (tra se e se) ecco così va bene ( prende lo straccio e spolvera, si ferma di nuovo a contemplare) bene … bene … bene … ci voleva proprio l’eredità che mi ha lasciato mio zio… (si rivolge al ritratto che ha sul banco) Grazie zio americano anche se non ti ho mai conosciuto, sei morto al punto giusto … mi hai lasciato i dollari e con i tuoi soldi mi sono preso questa locanda ( pausa) però se morivi un anno prima … mi era capitato un’ occasione migliore, è proprio vero che non sono nato con la camicia

(prende l’insegna sale su una sedia e l’attacca , mostrandola al pubblico, scende dalla sedia, la rimette a posto)

 (sposta la sedia e rimette a posto la sedia … in maniera quasi maniacale)

FELICE TRIBALDI: questa sedia sta bene lì ( la guarda fissandola)

SCENA 2

FELICE TRIBALDI – LUCA PERONI

( sente aprire la porta del locale)

LUCA PERONI: posso!

( entra un uomo con abiti dimessi e non troppo pulito)

FELICE TRIBALDI: si

FELICE TRIBALDI: in che cosa posso servirti … ti do del tu anche se non ti conosco perché perché mi sembri

LUCA PARENTI: cosa sembro

FELICE TRIBALDI: insomma se vuole del lei io le do del lei

LUCA PERONI: del tu… del tu …  io sono Luca Peroni

FELICE TRIBALDI: e allora!

LUCA PERONI: io  sono Luca (da la mano)

FELICE TRIBALDI: io sono Felice

LUCA PAREENTINI: no io non sono felice

FELICE TRIBALDI: e cosa c’entra

LUCA PERONI: c’entra

FELICE TRIBALDI: non c’entra  …sei di Sorbolo?

LUCA PERONI: no … sono di Bastremoli

FELICE TRIBALDI: ma allora non sei di Sorbolo

LUCA PERONI: neppure mia suocera è di Sorbolo, anche perché non ho una suocera

FELICE TRIBALDI:  suocera o non suocera, vedi che c’entra Sorbolo

LUCA PERONI: si Sorbolo

FELICE TRIBALDI: io sono anni che non vado a Sorbolo

LUCA PERONI:  anch’io sono anni che non vado a Sorbolo

FELICE TRIBALDI: Sorbolo non mi interessa

LUCA PERONI:  e allora cosa centra Sorbolo

FELICE TRIBALDI: Sorbolo o non Sorbolo , in cosa posso servirti

LUCA PERONI: niente

FELICE TRIBALDI: ma allora sei venuto qui per niente

LUCA PERONI:  no … passavo ed ho trovato la porta aperta

FELICE TRIBALDI: (alterato) ho capito passavi e allora hai trovato una porta aperta e sei entrato

LUCA PERONI: (fa il gesto) io quando vedo una porta aperta entro

FELICE TRIBALDI: cos’ è quel gesto e allora … questo l’ho capito, ma cosa vuole

LUCA PERONI:  perché devo volere qualcosa per forza

FELICE TRIBALDI: questa è un’ osteria … e se uno entra beve

LUCA PERONI: se offre la casa si

FELICE TRIBALDI: allora … se non vuoi bere, non mi fare perdere del tempo ( fa l’atto di andarsene)

(in quel momento Luca Peroni tira fuori l’annuncio e lo legge ad alta voce)

LUCA PERONI: ( mostra il cartello dell’annuncio) CERCASI CAMERIERE io sono venuto per questo

FELICE TRIBALDI: (interessato) sei venuto per l’annuncio

LUCA PERONI: si cameriere

FELICE TRIBALDI:  ma sei sicuro

LUCA PERONI: si

FELICE TRIBALDI: allontanati dal bancone (gli gira intorno studiandoselo bene)

Ma lei … signor

LUCA PERONI: Giovanni … Luca

FELICE TRIBALDI: Luca o Giovanni

LUCA PERONI: fai tu … chiamami come vuoi

FELICE TRIBALDI:  ma come ognuno ha un nome ma tu

LUCA PERONI: ho due nomi,  ma me ne volevano dare tre, mentre mio nonno quattro

FELICE TRIBALDI: si quarantaquattro

LUCA PERONI: quarantaquattro nomi allora ne hai più di me

FELICE TRIBALDI:  quarantaquattro basta … cosa vuoi da me

 LUCA PERONI : è libero il posto da cameriere

FELICE TRIBALDI: ci devo pensare

LUCA PERONI: ( passa le cuffie a felice, scatta il cronometro) hai pensato

FELICE TRIBALDI:  signor Giovanni, Luca Gaetano Peroni

LUCA PERONI: chiamami  Gaetano e dammi del tu

FELICE TRIBALDI:  Gaetano, ma  ne hai esperienza

FRANCESCO: chiamami  Luca forse viene meglio … Luca … Luca … Gaetano

FELICE TRIBALDI: ma allora come devo chiamarti

LUCA PERONI: col mio nome

FELICE TRIBALDI: lasciamo perdere,  ne hai di esperienza

LUCA PERONI: si e da vendere

FELICE TRIBALDI: bene… cosa ha fatto

LUCA PERONI: io ho due figli in tenera età

FELICE TRIBALDI:  ho capito, ma la tua esperienza

LUCA PERONI: io ho tre figli in tenera età

FELICE TRIBALDI: ma non erano due

LUCA PERONI: ( conta con le dita ) non hai capito… io ho quattro figli in tenera età

FELICE TRIBALDI: i figli ti aumentano ogni minuti e come hai fatto

LUCA PERONI:  il cameriere

FELICE TRIBALDI: (ridendo) perché tra una portata e l’altra tu zombavi ( facendo il gesto con il polso)

LUCA PERONI:  io li devo mantenere

FELICE TRIBALDI: e allora li devo mantenere io?

LUCA PERONI: posso fare il cameriere

FELICE TRIBALDI: (esaminando il personaggio) ma  sento uno strano odore

LUCA PERONI:  (sorpreso) quale odore, io non sento niente

FELICE TRIBALDI: (odorando) ma da dove viene?

LUCA PERONI: non so, io non sento niente

FELICE TRIBALDI: ma sei tu che puzzi come una latrina

LUCA PERONI: (si annusa) io … ma sei sicuro

FELICE TRIBALDI: si tu puzzi

LUCA PERONI: no non puzzo, questo è il mio odore naturale

FELICE TRIBALDI: il tuo odore naturale! Ma quanto tempo è che non ti lavi

LUCA PERONI:  guarda che io mi lavo spesso, senti ( mostra le ascelle)

FELICE TRIBALDI: ( fa l’atto di annusare dopo si ritira schifato)

LUCA PERONI: allora sono assunto (gli da la mano, ma Felice Tribaldi non la stringe)

FELICE TRIBALDI:  non ancora: da quanto tempo fai il cameriere

LUCA PERONI: da ( conta con le dita,  fino ad otto)

FELICE TRIBALDI: otto anni

LUCA PERONI: no otto minuti, questa è la mia prima volta

FELICE TRIBALDI: (alterato) ma come  viene qua, senza professionalità, ti presenti con il cartello esposto fuori e vuoi lavorare

LUCA PERONI: io ho sei figli da mantenere

FELICE TRIBALDI: e magari in tenera età

LUCA PERONI: allora lo sai … sono assunto … per il salario ci mettiamo d’accordo

FELICE TRIBALDI: non corriamo, io voglio persone con elevata personalità

LUCA PERONI: più di te

FELICE TRIBALDI: più di me

LUCA PERONI: (misura la sua altezza e fa un confronto) siamo quasi alti uguali, forse

FELICE TRIBALDI: basta, ma almeno sai le lingue

LUCA PERONI: la lingua a me piace bollita, se ce ne è ancora vado in cucina a mangiarla

FELICE TRIBALDI: lingue … io volevo dire lingue … tipo francese

LUCA PERONI: ( testualmente) me la cavo

FELICE TRIBALDI: inglese

LUCA PERONI: (testualmente) me la cavo

FELICE TRIBALDI: adesso facciamo una prova

LUCA PERONI: cosa vuoi provare

FELICE TRIBALDI: (in francese maccheronico) vou perle francè

LUCA PERONI: io mi chiamo Luca Gaetano Peroni, fu Giovanni  ma i miei sette figli mi chiamano anche francè perché mio nonno faceva francè

FELICE TRIBALDI:  bravo sai le lingue, ma i figli non erano sei

LUCA PERONI: mi sembra l’ultimo sia nato a settembre

FELICE TRIBALDI: ma tua moglie cos’è una fabbrica

LUCA PERONI:  ma quale moglie

FELICE TRIBALDI: ma allora i sette figli

LUCA PERONI: cosa vuoi, una donna di qua, una di la … capisci

FELICE TRIBALDI: ho capito, ma gli alimenti

LUCA PERONI: ma quali alimenti!

FELICE TRIBALDI: pensa un po’ questo,  io non riesco a cuccare niente

LUCA PERONI: prima, ma adesso non preoccuparti … hai ereditato e le donne faranno la fila per farsi togliere le mutande da te

FELICE TRIBALDI: davvero … ma ne sei sicuro

LUCA PERONI: alle donne interessano i soldi e più sono belle e più soldi vogliono

FELICE TRIBALDI: ma ne sei convinto (Felice  tira fuori il portafogli e conta i soldi)

LUCA PERONI: (interessato si avvicina a Felice , ma Felice  lo allontana)

FELICE TRIBALDI: non ti stare ad avvicinare

LUCA PERONI: ma io volevo solo aiutare a contarli

FELICE TRIBALDI: non ne ho bisogno …  e poi mi stai raccontando delle gran  balle … io ho ereditato ma non si è visto nessuna

LUCA PERONI: ma non lo sanno ancora … e appena si saprà in giro … verranno tutte qua sia le donne  per te che gli uomini … ma loro per le donnine

FELICE TRIBALDI: le donnine devono ancora venire

LUCA PERONI: allora sono stato assunto

FELICE TRIBALDI: si … assunto

LUCA PERONI:  vado in cucina

FELICE TRIBALDI: si vai a metterti la giacca bianca

LUCA PERONI: intanto vado a mangiare qualcosa

(Luca Peroni esce di scena)

FELICE TRIBALDI: finalmente, ora ho trovato anche il cameriere (euforico) ora sono a cavallo

(esce di scena prende l’insegna e ritorna in scena)

Ecco la metto lassù (posiziona l’insegna della locanda)

“ La locanda di Felicino”

Finalmente possiamo cominciare ….

(musica)

SCENA 3

FEDERICO TROMBETTA – LEA BONATTI –  LUCA PERONI

(musica)

( Luca Peroni sta pulendo il bancone, entrano  Federico Trombetta e Lea Bonatti)

( Federico Trombetta e Lea Bonatti entrano)

FEDERICO TROMBETTA: buon giorno

LEA BONATTI: buon giorno

LUCA PERONI: buon giorno

FEDERICO TROMBETTA: possiamo!

LUCA PERONI: (li porta ad un tavolo) siete in due

FEDERICO TROMBETTA: si siamo in due

LUCA PERONI: sicuri … sicuri proprio due

FEDERICO TROMBETTA: si siamo in due

LEA BONATTI: (sorridendo) si siamo solo in due…

LUCA PERONI: ( li conta con le dita) si siete proprio in due, allora accomodatevi qui, questo è un tavolo da due

FEDERICO TROMBETTA:  grazie

LEA BONATTI: (annusa) ma che strano odore

FEDERICO TROMBETTA: sembra odore di…

LUCA PERONI: non c’è nessun odore

FEDERICO TROMBETTA: (rivolto al cameriere) lei è nuovo…

LUCA PERONI: no ho cinquanta anni

FEDERICO TROMBETTA: no … io volevo dire che … lei è nuovo, insomma non lo conosco ( gli da la mano) il mio nome è Federico Trombetta e sono un assessore  ( gli da un biglietto da visita) vede signor … signor

LUCA PERONI:  Luca, Giovanni, Gaetano Peroni da Bastremoli

FEDERICO TROMBETTA:  (perplesso) non ho capito come si chiama

LEA BONATTI: mio marito non ha capito come si chiama…

LUCA PERONI: e cosa ne so io di …come si chiama…

FEDERICO TROMBETTA: ma lei è proprio imbranato

LEA BONATTI: si lei è imbranato

LUCA PERONI: no non sono imparato, io sono Gaetano, Luca, Giovanni Peroni da Bastremoli

LEA BONATTI: abbiamo capito, ma che odore … chissà da dove viene

LUCA PERONI: odore … odore … odore … io non sento nessun odore

LEA BONATTI: odore di …

LUCA PERONI: Luca non sente nessun odore

FEDERICO TROMBETTA. ho capito,  ho capito (sorridendo) ho capito (si alza e prende il cameriere sottobraccio) ci possiamo dare del tu

LUCA PERONI: si

FEDERICO TROMBETTA:  vedi caro Luca, io tra poco mi candiderò alle elezioni … ed ho bisogno di una mano ( si tura le narici e tra se e se – rivolto verso il pubblico) questo odore è nauseante

LUCA PERONI: ecco la mano (da  la mano)

FEDERICO TROMBETTA: ma non di questa mano, mi dia una mano così mettendo una crocetta ( gli da un santino elettorale)

LUCA PERONI:  se è per così poco (Luca prende il  santino elettorale e con una penna mette la croce)

FEDERICO TROMBETTA: (ride)  ma cosa ha capito, basta che metta una croce quando serve, quando siamo soli nella cabina elettorale e lei con la mano tiene il matitone

LUCA PERONI: ma cosa vuole dire, io non ne prendo di matitoni

FEDERICO TROMBETTA: ma si, il matitone appuntito

LUCA PERONI: guardi che lei ha sbagliato tipologia di persona, io non sono di quel genere …

FEDERICO TROMBETTA: ma scommetto che il suo matitone lo usa bene

LUCA PERONI: ho sette figli

FEDERICO TROMBETTA: ma votano

LUCA PERONI: no

FEDERICO TROMBETTA: (contrariato ) ma è lo stesso … ho capito, scommetto che lei è pissi … psi…  pissi 

LUCA PERONI: non  mi faccia così … ho problemi di prostata

FEDERICO TROMBETTA: allora ho indovinato … lei è proprio psiiii … psiii

LUCA PERONI: la smetta, altrimenti devo scappare in bagno

SCENA 4

FEDERICO TROMBETTA – LEA BONATTI –  LUCA PERONI - FELICE TRIBALDI

(entra Felice Tribaldi)

FELICE TRIBALDI: ma cosa sta succedendo

(nel vedere Felice Tribaldi, Lea Bonatti si alza e prende Felice  sottobraccio)

LEA BONATTI: Felicino , Felicino  mio bel Felicino ma che bella attività che hai aperto

FELICE TRIBALDI: (non molto soddisfatto) se non ereditavo , non aprivo niente e forse

LEA BONATTI: lo so (abbraccia Felice ) ma dovresti essere contento, non fare quella faccia da funerale lo so … ma lo sai che sei affascinante Felicione

FELICE TRIBALDI: (compiaciuto ) io affascinante

LUCA PERONI: ( mima) affascinante

LEA BONATTI: come sei bello … Felicione … ma quanto hai ereditato ..

FELICE TRIBALDI. Ho ereditato … si ma non mi ricordo

LEA BONATTI: non si ricorda

FEDERICO TROMBETTA: adesso Lea, lascia in pace Felice … noi siamo venuti per mangiare

LEA BONATTI: ma tu Federico, pensi solo al mangiare

FEDERICO TROMBETTA: si mangiamo

FELICE TRIBALDI: ma davvero volete mangiare!

FEDERICO TROMBETTA: si

FELICE TRIBALDI: (si sfrega le mani) allora sedetevi . Luca falli accomodare

(Luca Peroni non si muove)

FELICE TRIBALDI:  (alza la voce) Luca falli accomodare

LUCA PERONI: (sorpreso) dici a me!

FELICE TRIBALDI: e a chi lo devo dire

FEDERICO TROMBETTA: si chiama Luca

LEA BONATTI: lei si chiama Luca

LUCA PERONI: si  io mi chiamo Luca

FELICE TRIBALDI: va bene Luca Giovanni ect.

LUCA PERONI: va bene … basta dirlo … e non alzare la voce

(fa segno ai due di sedersi) sedete

FEDERICO TROMBETTA: grazie

LUCA PERONI: io sono a vostra disposizione.

LEA BONATTI: grazie

LUCA PERONI: di che cosa?

FELICE TRIBALDI: Luca raccogli, le ordinazioni …. io devo andare

LEA BONATTI: dove vai tesoro

FEDERICO TROMBETTA: tesoro?

LEA BONATTI: volevo dire che tesoro di posto è questo, e chissà che tesoro di mangiare mangeremo

FELICE TRIBALDI: si adesso vado in cucina, il cameriere è a vostra disposizione.

(Felice Tribaldi esce di scena)

SCENA 5

FEDERICO TROMBETTA – LEA BONATTI –  LUCA PERONI - ERMES FREGOSI

FEDERICO TROMBETTA: (guardando Luca)  mi scusi ci può portare il menu

(Luca Peroni rimane immobile)

FEDERICO TROMBETTA: mi scusi dico a lei … a lei … proprio a lei

LUCA PERONI:  ( si guarda intorno ma rimane immobile dopo quasi stupito) chi io?

FEDERICO TROMBETTA: si lei …

LUCA PERONI: ( si inchina) a disposizione

LEA BONATTI: signor Luca noi vorremmo

FEDERICO TROMBETTA: il menù … noi vorremmo il menù!

LUCA PERONI: il menù?

FEDERICO TROMBETTA: adesso vedo (non sa cosa sia il menù, si gratta la testa)

(finge di cercare il menù)

LUCA PERONI.: scusate ora chiedo! Ermes  … Ermes  

(entra Ermes Fregosi il cuoco)

ERMES FREGOSI: cosa vuoi!

LUCA PERONI: hai visto per caso menù?

ERMES FREGOSI: no, ma anche se lo avessi visto, non lo conosco

(esce e torna in cucina)

FEDERICO TROMBETTA: ma il menù è il menù

LUCA PERONI: io sono nuovo , ma neppure Ermes, conosce questo menù

FEDERICO TROMBETTA: ma tutti conoscono il menù

LUCA PERONI: me lo descriva questo menù, è alto, magro, grasso …  me lo descriva

LEA BONATTI: (si trucca) ma il menù è la roba da mangiare

LUCA PERONI:  volete mangiare il signor menù! Ma cosa siete cannibali

LEA BONATTI: ma il menù è il primo, il secondo piatto e via vai

FEDERICO TROMBETTA: noi abbiamo fame e vogliamo il primo piatto

LUCA PERONI: solo il primo piatto e via vai

FEDERICO TROMBETTA: per adesso solo il primo … poi vedremo

LEA BONATTI: io voglio il primo piatto

FEDERICO TROMBETTA: ha sentito, porti il primo piatto

LEA BONATTI: cosa avete di primo

LUCA PERONI: piatto

FEDERICO TROMBETTA: si piatto

LUCA PERONI: adesso vado a vedere

(Luca Peroni si avvicina alla porta che da verso la cucina)

LUCA PERONI: (grida) Felice (non risponde) Felice … Felice

Chissà dove è andato!

Allora provo a chiamare Ermes ….

Ermes  … Ermes  …

ERMES FREGOSI: (fuori scena) cosa vuoi

LUCA PERONI:  sono pronti i primi piatti

ERMES FREGOSI: (fuori scena) i primi piatti !

LUCA PERONI: si dimmi : dove sono i primi piatti

ERMES FREGOSI: i primi piatti son al loro posto …  ce ne sono di tanti tipi

LUCA PERONI: ho capito … ma non alzare la voce!

LUCA PERONI: (torna al tavolo di Lea e Federico) i primi piatti sono pronti e ce ne sono di tanti tipi

FEDERICO TROMBETTA: allora vorremmo fare un assaggino di tutto

LEA BONATTI: si amore di tutto

FEDERICO TROMBETTA:  ha capito ci porti un assaggino di tutto

LUCA PERONI: va bene

(Luca Peroni esce di scena)

FEDERICO TROMBETTA:  sei contenta Lea

LEA BONATTI: si sono proprio contenta, ma hai visto tesoro che bel locale ha messo su Felicino.

FEDERICO TROMBETTA: tutta roba di lusso e di buona qualità

LEA BONATTI: chissà cosa ci sarà di primo

FEDERICO TROMBETTA. a me piacciono i ravioli … io voglio i ravioli

(entra Luca Peroni con i piatti tondi e li mette  al tavolo dei due clienti)

LUCA PERONI: ecco il primo patto, ce ne sono altri e  … buon appetito

( Federico e Lea rimangono allibiti nel vedere i piatti senza portata)

LUCA PERONI: come non mangiate?

FEDERICO TROMBETTA: mi scusi ma cosa dovremmo mangiare

LUCA PERONI: mangiate

LEA BONATTI: ma non c’è niente

LUCA PERONI: non prendetevela con me, voi mi avete chiesto il primo piatto e io ve lo ho portato

(Federico si alza minaccioso)

FEDERICO TROMBETTA: (alterato si alza) ma chi si crede di essere …

(cerca di aggradire Luca )

LUCA PERONI: ( spaventato) non mi tocchi … non mi tocchi

LEA BONATTI: bravo Federico dagli una lezione

FEDERICO TROMBETTA:  non si deve più permettere

LUCA PERONI: non mi tocchi altrimenti chiamo il titolare

FEDERICO TROMBETTA: si io voglio parlare con il titolare

(arriva Felice Tribaldi)

SCENA 6

FEDERICO TROMBETTA – LEA BONATTI –  LUCA PERONI – FELICE TRIBALDI

(arriva  Felice con una cesta)

FELICE TRIBALDI: sono io il titolare

LEA BONATTI: licenzia subito quel cameriere

LUCA PERONI: io ho dai quattro ai sette  figli (fa il gesto con le mani )

FEDERICO TROMBETTA: ed io non ne ho neppure uno

LEA BONATTI: e allora mandalo via lo stesso

LUCA PERONI: ma signora

FELICE TRIBALDI: calmatevi … calmatevi (rivolto a Luca Peroni) ma tu cosa hai combinato!

LUCA PERONI: ho solo fatto quello che mi hanno chiesto.

FELICE TRIBALDI: e cosa ti hanno chiesto

LUCA PERONI: il primo piatto, ed io ho portato il primo piatto

FELICE TRIBALDI: allora mi dispiace se le cose stanno così devo dare ragione al mio cameriere

LUCA PERONI: ( va a prendere i piatti ) ecco i piatti (li mostra)

FELICE TRIBALDI: che cos’hanno i miei piatti

LUCA PERONI: sono pulitissimi

FEDERICO TROMBETTA: si sono puliti

FELICE TRIBALDI: ma cosa volete mangiare nei piatti sporchi

LEA BONATTI: ( cambiando atteggiamento e personalità mangiandosi con gli occhi Felice) ma lasciamo perdere tutto ( prende sottobraccio Felice) non roviniamo questa bella giornata

FEDERICO TROMBETTA:  (perplesso) ma Lea

LEA BONATTI: (alterata  solo nei confronti di Luca) basta … basta io voglio mangiare

LUCA PERONI: io allora vado  in cucina a preparare

FELICE TRIBALDI: si vai in cucina e sbrigati!

LEA BONATTI: (parlando a Felice e girando per la scena)

Ma che bel lampione e con che buon gusto hai arredato il locale e chissà quanti soldi hai speso

FELICE TRIBALDI: qualcosina, ma non molto

(Squilla il telefono del ristorante , risponde Felice)

FELICE TRIBALDI: signor Trombetta al telefono

FEDERICO TROMBETTA:  (scusandosi) scusatemi … mi scuso … torno dubito

 ( si scusa ed esce di scena)

LEA BONATTI: Felicino, Felicino sai cosa ti devo dire, avresti bisogno di una donna come me per poter amministrare tutto questo

(lo prende a braccetto di nuovo )

FELICE TRIBALDI:  (si libera dell’abbraccio) adesso devo andare in cucina

( Felice Tribaldi esce di scena)

LEA BONATTI: (sola in scena) Felicino aspettami vengo con te (esce di scena)

(rientra in scena Federico Trombetta)

FEDERICO TROMBETTA: ( si guarda intorno) ma non c’è nessuno  (grida) Lea … Lea … Felice

(entra Lea incinta)

FEDERICO TROMBETTA:  ma cosa ti è successo la pancia

LEA BONATTI: ma cos’ha la mia pancia

FEDERICO TROMBETTA: Felice … Felice

( entra Felice Tribaldi)

FELICE TRIBALDI:  hai chiamato

FEDERICO TROMBETTA: ma cosa è successo alla mia convivente!

FELICE TRIBALDI: saranno stati i carciofi che ha mangiato in cucina

LEA BONATTI: si il carciofo

FEDERICO TROMBETTA: (perplesso)ho capito i carciofi!

LEA BONATTI: (si attacca a Felice) Felice sei stato meraviglioso

FEDERICO TROMBETTA: a fare che

FELICE TRIBALDI: lo sformato di carciofi

FEDERICO TROMBETTA: adesso andiamo amore

( Federico Trombetta trascina fuori scena Lea che rimane abbracciata a  Federico Trombetta)

SCENA 7

LUCA PERONI – FELICE TRIBALDI

FELICE TRIBALDI: (ride) hai visto Lea è incinta e mi ha perfino ringraziato, era davanti a me ed in cantina era buio ( ride) ma io non gli ho fatto proprio niente … niente

LUCA PERONI:  mi devi dare l’aumento

FELICE TRIBALDI: (ride) ma che aumento

LUCA PERONI: ho otto figli

FELICE TRIBALDI: (ride)  ma se ne avevi sette

LUCA PERONI: otto

FELICE TRIBALDI:  (ride) e quando lo hai fatto l’ottavo

LUCA PERONI: (fa segno con la mano) Lea

FELICE TRIBALDI: ma allora sei stato tu?

LUCA PERONI: era lì … allora

FELICE TRIBALDI: allora tu

LUCA PERONI: però crede che sei stato tu!

FELICE TRIBALDI: (ride) si crede … crede  ( cambia umore si altera) adesso vai a dare una mano ad Ermes

LUCA PERONI: si padrone

(Luca Peroni esce di scena)

FELICE TRIBALDI: (ride) ma che cameriere che ho io, sembra fuori di testa … ma ….

( sente il rumore di una ruspa, si affaccia alla finestra )

FELICE TRIBALDI: la ruspa … la ruspa  ( si mette la mano nell’orecchio per ascoltare meglio) passa una ruspa ( euforico) voglio vedere di chi è  (si affaccia ad una finestra simbolica) ma è Marta si è  Marta Martello

(grida) Marta… Marta

MARTA MARTELLO : ( non si sente più il rumore della ruspa) (voce fuori campo)  Felice come va

FELICE TRIBALDI: (eccitato) dove stai andando!

MARTA MARTELLO: (fuori campo) c’è una frana, a Tivegna

FELICE TRIBALDI: una frana a Tivegna

MARTA MARTELLO: ( fuori campo) ed è anche estesa

FELICE TRIBALDI: una frana grande, ci sono danni !

MARTA MARTELLO: (fuori campo) no

FELICE TRIBALDI: vorrei essere al tuo posta

MARTA MARTELLO: (fuori campo)  chiudi e vieni

FELICE TRIBALDI: (scusandosi) come faccio ! se mi viene gente…

MARTA MARTELLO: (fuori campo) vieni

FELICE TRIBALDI: come faccio … come faccio,

MARTA MARTELLO: (fuori campo) ricorda Felice che per te un posto un posto di lavoro c’è sempre… ciao

FELICE TRIBALDI: ciao. Ma come faccio

MARTA MARTELLO:  prendi la patente,  e dopo vieni da me, ma non aspettare troppo perché il posto non è eterno

FELICE TRIBALDI:  si prenderò la patente, voglio la patente

( si sente il rumore della ruspa)

FELICE TRIBALDI:  (tra se e se) mi dispiace … mi dispiace … ma come faccio, come faccio, io voglio fare il ruspista

(prende uno strofinaccio e pulisce il bancone, dopo tira fuori dei giocattoli raffiguranti modellini di ruspe e li mette in esposizione nel locale che è sempre in disordine)

FELICE TRIBALDI:  certo che c’è un po’ di disordine, più metto a posto e più aumenta bisogna che trovo una donna che oltre alle pulizie metta in ordine tutta questa roba

(  tira su varie cose le mostra ma non trova un posto dove metterle)

Si bisogna che assuma una donna ordinata

SCENA 8

LUCA PERONI – FELICE TRIBALDI –  FLORIANA MALERBA (ODETTE)

( entra una donna con accento francese nel locale, l’autore lascia in questa scena la libera e cominca interpretazione)

FLORIANA MALERBA (ODETTE) : J'accueille ( è permesso )

FELICE TRIBALDI: (meravigliato) è permesso

FLORIANA MALERBA (ODETTE):  puis-je entrer ( posso entrare)

FELICE TRIBALDI: ma come parla questa qua

FLORIANA MALERBA (ODETTE): laisser que je suis Odette (permette io sono Odette )

FELICE TRIBALDI:  cosa ha detto

FLORIANA MALERBA (ODETTE): Je suis Miss Odette ( io sono la signorina Odette)

FELICE TRIBALDI:  ma cosa ha detto

FLORIANA MALERBA (ODETTE): non, mon nom est Odette  (niente, il mio nome è Odette)

FELICE TRIBALDI:  non capisco cosa ha detto

FLORIANA MALERBA (ODETTE): est bon .. Odette est ( bravo si .. si  Odette )

FELICE TRIBALDI: mi scusi io non capisco

FLORIANA MALERBA (ODETTE):  Odette est ( si  Odette )

FELICE TRIBALDI: oui o non oui io me a ne capiso n’beli

FLORIANA MALERBA (ODETTE): Je ne comprends pas (io non capisco)

FELICE TRIBALDI: comprì io non vendo niente,  da me non compri

FLORIANA MALERBA (ODETTE): Je vois (capisco)

FELICE TRIBALDI: e ci risiamo

FLORIANA MALERBA (ODETTE): no pass

FELICE TRIBALDI: non pas cosa

FLORIANA MALERBA (ODETTE): io Fransua

FELICE TRIBALDI: lei è Francese, ho capito … ho capito ora chiamo il

FLORIANA MALERBA (ODETTE): traducteur  (draduttore)

FELICE TRIBALDI: no trattori non ne ho e neppure ruspe, io devo prendere ancora la patente

FLORIANA MALERBA (ODETTE): oui

FELICE TRIBALDI: (a voce alta) qui cosa … Luca … Luca …

(nessuno risponde)

Luca … Luca

FLORIANA MALERBA (ODETTE): français (francese)

FELICE TRIBALDI: francè , ma cosa vuoi da francè, qui non c’è nessun francè ma fai silenzio ( ad alta voce) Luca

(entra Luca Peroni con una padella)

LUCA PERONI:  (tiene la padella alta) si padrone

FELICE TRIBALDI: (vede la padella) cosa fai con la padella

LUCA PERONI:  cosa ci fai con una padella

FELICE TRIBALDI:  io non ho una padella

LUCA PERONI: e chi ha una padella

FELICE TRIBALDI: tu hai in mano una padella

LUCA PERONI: io no

FELICE TRIBALDI: allora di chi è questa padella

ODETTE: oui le pan  ( si la padella)

FELICE TRIBALDI:  cosa vuoi anche del pan, Luca lo sai il francese

SCENA 9

LUCA PERONI – FELICE TRIBALDI – ODETTE

(al ristorante la  turista francese manda tutti  nel panico)

 LUCA PERONI: si io so il francese

FLORIANA MALERBA (ODETTE): bene … bene

LUCA PERONI: bene … bene

FELICE TRIBALDI: manquer (signorina)

LUCA PERONI: oui (si)

FLORIANA MALERBA (ODETTE): champanne

FELICE TRIBALDI: campagna quà ce ne è tanta ma una volta ce ne era di più

FLORIANA MALERBA (ODETTE): castell

LUCA PERONI: (gesticola) ne abbiamo

FLORIANA MALERBA (ODETTE): Don Perignon …  Castell

LUCA PERONI: castello dove?

FELICE TRIBALDI: follo no … castell

FLORIANA MALERBA (ODETTE):   Castell champanne

FELICE TRIBALDI: non capi

FLORIANA MALERBA (ODETTE): champanne con bulles (bollicine)

FELICE TRIBALDI:  bulli qua non ce ne sono

ODETTE:  no bulli ma vin con gas perlage

LUCA PERONI: ho capito case

FELICE TRIBALDI: fin gasè

FLORIANA MALERBA (ODETTE): gasè

FELICE TRIBALDI:  chiudi quella boccaccia

FLORIANA MALERBA (ODETTE):  je ne comprends pas ( non  capisco)

FELICE TRIBALDI: non pas nessuno

FLORIANA MALERBA (ODETTE): no … no… no

FELICE TRIBALDI:  (rivolto a Luca) e tu cosa aspetti traduci

LUCA PERONI: ( cerca di prendere tempo) così sui due piedi

FELICE TRIBALDI:  (ironico) no su un piede solo

LUCA PERONI: ( si mette su un piede)  va bene

( Francesca si alza ed anche le si mette su di un piede)

FELICE TRIBALDI: (rivolto a tutte e due) ma cosa fate, mi prendete in giro

( Francesca e Luca si tolgono da quella posizione scomoda)

FLORIANA MALERBA (ODETTE):  ( si siede) non comprì!

FELICE TRIBALDI: (rivolto a Luca) non compro niente, ma tu vuoi fare qualcosa

LUCA PERONI: e cosa devo fare

FELICE TRIBALDI:  (alterato)  voglio sapere cosa dice questa

LUCA PERONI:  (ride) se è solo per questo

Signorina

FLORIANA MALERBA (ODETTE):   madame

LUCA PERONI:  voi compri, mange

FLORIANA MALERBA (ODETTE): ( parla in dialetto di Follo) ho capì a se voi che a capì pogo

LUCA PERONI: (rivolto a Felice) ha capito!

FELICE TRIBALDI: (soddisfatto) ha capito

FLORIANA MALERBA (ODETTE): (rivolto a Felice)  signor Felicion sei un meraviglioso omon

(si alza e prende a braccetto Felice)

FELICE TRIBALDI: ma signorina  si calmi,  metta giù le mani

LUCA PERONI: permette signora, se vuole, le mani può metterle su di me

FLORIANA MALERBA (ODETTE): no….. no io Odette

(la donna si siede)

LUCA PERONI: ( rivolto a Felice) sentiamo cosa ha da dire ..

FLORIANA MALERBA (ODETTE): io Odette

LUCA PERONI:  cosa te disi Odette, vuou volè mange

FLORIANA MALERBA (ODETTE): Don Perignon e carote alla Julien

LUCA PERONI: ho capito ( rivolto a Felice ) questa cerca Don Julien

FLORIANA MALERBA (ODETTE): Julien … Julien

LUCA PERONI:  si chiamiamo Don Julien

FELICE TRIBALDI: si Don Julien cosa aspetti vallo a chiamare!

LUCA PERONI: io!

FELICE TRIBALDI: e chi!

(Felice si affaccia alla finestra)

Eccolo laggiù adesso lo chiamo (grida)  don Julien … don Julien

DON JULIEN: (fuori scena)  cosa c’è … si calmi … si calmi

FELICE TRIBALDI: venga subito su da me Don Julien

DON JULIEN: (fuori scena)non ho tempo

FELICE TRIBALDI: ma e urgente

DON JULIEN: (fuori scena)non c’è niente di urgente

FELICE TRIBALDI:  venga subito per favore

DON JULIEN: (fuori scena) non posso, non ho tempo

FELICE TRIBALDI: ma solo un minuto, è un’emergenza

DON JULIEN: (fuori scena) ma cosa ci sarà di tanto importante

FELICE TRIBALDI: c’è una donna che la cerca

DON JULIEN: (fuori scena) una donna … e com’è giovane o vecchia …

FELICE TRIBALDI: è giovane e carina

DON  JULIEN: (fuori scena) se è giovane e carina … vengo subito

( grida)

SCENA 10

LUCA PERONI – FELICE TRIBALDI – FLORIANA MALERBA (ODETTE) – DON JULIEN

(entra di corsa Don Julien  alzando l’abito talare vino a sopra le ginocchia e mostrando le gambe nude)

(entra benedicendo , ed intanto si da una golata ad un fiasco di vino)

DON JULIEN: cosa volete fratelli e sorelle , e tu cosa vuoi fratello

FELICE TRIBALDI: io niente

LUCA PERONI: io niente

DON JULIEN: e allora per cosa mi avete chiamato , non parlate ho capito … ho capito voi volete fare delle offerte

FELICE TRIBALDI: ( con l’indice indica la sua fronte) ma che offerte,  cosa ci ho scritto qui Ipercoop

(Luca fa l’atto di vedere e Felice si agita)

FELICE TRIBALDI: (rivolto a Luca) ma la vuoi finire

FRANCSCO: ma io non ho letto niente

DON JULIEN: neppure io non ho letto niente

FELICE TRIBALDI: non c’è niente da leggere

DON JULIEN: io allora me ne vado, ma brutta banda di peccatori ricordatevi che senza offerte non si prende la strada maestra per andare ( segna con il dito indice verso l’alto)

FELICE TRIBALDI: ma io voglio andare giù … al caldo

FLORIANA MALERBA (ODETTE): oui

FELICE TRIBALDI: ci siamo dimenticati di quella la

LUCA PERONI: si quella la

DON JULIEN: quella là (gli cade l’acqua benedetta)

(tutti si voltano verso di lei, che sentendosi osservata grida in italiano)

FLORIANA MALERBA (ODETTE): (si alza in piedi alterata) ma cosa avete tutti da guardare sembra che non avete mai visto una donna ( si rimette a sedere)

DON JULIEN: (rivolto a Felice e Luca) in effetti, sembra che la signora non abbia tutti i torti, sembra che voi due non avete mai visto una donna

FELICE TRIBALDI: (alterato) come io non avrei mai visto una donna mentre lei o tu come cavolo vuoi che ti chiamo ne hai viste tante

LUCA PERONI: ( ridacchia) è un prete, e i preti le donne le conoscono bene

FELICE TRIBALDI: (se ne accorge) Luca  levati di qua, e vai a dare una mano ad Ermes  in cucina)

LUCA PERONI:  ma Ermes  non ha bisogno di una mano

FELICE TRIBALDI: ti ho detto di andare, perché Ermes  non va lasciato solo perché lui se lo lasci libero ti mangia anche la dispensa

LUCA PERONI: vado vedo

FELICE TRIBALDI: e di volata

(Luca brontolando esce di scena )

DON JULIEN:  (ride) esagerato … mangiarsi da solo tutta la dispensa

FELICE TRIBALDI: se sa che ti chiami Julien ti prende per un piatto di carote e mangia anche te

DON JULIEN: ma guarda … guarda (fissa Odette)

FELICE TRIBALDI: e per quanto riguarda il nostro discorso riguardo alle donne

DON JULIEN: ( vede Odette e si precipita verso di lei) ma non mi dire che c’era un fiore in questo locale e tu non te ne sei mai accorto

FELICE TRIBALDI: io la fioriera l’ho messa fuori …

DON JULIEN: ma questa donna è una rosa

FELICE TRIBALDI: ma  non si capisce, parla in modo strano

(Don Julien si avvicina alla donna, le bacia le mani si inginocchia si getta per terra per vederle le gambe)

FLORIANA MALERBA (ODETTE): ma curato cosa fa, non capisco!

DON JULIEN:  si capisce, si capisce, ora voglio sapere il nome di questa divina creatura

FLORIANA MALERBA (ODETTE): mio buon curato il mio nome è

DON JULIEN: lasciatemi indovinare Carlotta

ODETTE: no Carlotta era il nome dell’anno scorso

DON JULIEN: allora Mafalda

FLORIANA MALERBA (ODETTE): no Julien , Mafalda era quello di due anni fa

DON JULIEN: il tuo nome ora è

FLORIANA MALERBA (ODETTE): Odette

DON JULIEN: e perché Odette

FLORIANA MALERBA (ODETTE): si alza ora vanno di moda le francesine …

DON JULIEN: sei un po’ stagionata per essere una francesina …

FLORIANA MALERBA (ODETTE): va bene, ma posso anche cambiare, ma noi francesini o no siamo o non siamo noi due camaleonti (ridono)

FELICE TRIBALDI: (rimasto in scena fingendo di lavorare ma cercando di origliare) volte che vi porto due francesini …

DON JULIEN: lavora e fai silenzio, alla pecorella ci penso io

(Felice Tribaldi si mette in disparte ed esce di scena)

FLORIANA MALERBA (ODETTE): pecorella che bel nome

DON JULIEN: Carlotta ma come hai fatto a capitare in questo posto

FLORIANA MALERBA (ODETTE): io ho sentito dell’eredità …

DON JULIEN: anch’io

FLORIANA MALERBA (ODETTE): dammi una mano cerchiamo di venirci incontro

DON JULIEN:  vedremo di metterci d’accordo

FLORIANA MALERBA (ODETTE): va bene cinquanta…  cinquanta

DON JULIEN: ok

(Don Julien chiama Felice Tribaldi)

DON JULIEN: Felice… Felice

(arriva Felice)

FELICE TRIBALDI: mi hai chiamato

DON JULIEN: si Felice, ti presento la signorina Odette

FELICE TRIBALDI:  ma che Odette … non si capisce lei parla

DON JULIEN: italiano, lei parla italiano

FLORIANA MALERBA (ODETTE): si parlo italiano ma il mio nome è Odette e voglio rimanere qualche giorno in questo bel paese.

DON JULIEN: rimarrà qualche giorno qui da te

FLORIANA MALERBA (ODETTE): si qui da te mio bel maschione

FELICE TRIBALDI: bel maschione

FLORIANA MALERBA (ODETTE): si mio tesoro (abbraccia Felice)

FELICE TRIBALDI: va bene faccio preparare una stanza

FLORIANA MALERBA (ODETTE): si una stanza

DON JULIEN: fai preparare una stanza, intanto a questa damigella faccio visitare la canonica.

FLORIANA MALERBA (ODETTE): si voglio vedere, dove abita questo prete cosi devoto

DON JULIEN: adesso andiamo … mia bella Carlotta.

FLORIANA MALERBA (ODETTE): Odette

DON JULIEN: si Odette

(i due escono abbracciati)

FELICE TRIBALDI: si farò preparare una stanza, per la signorina.

SCENA 11

 FELICE TRIBALDI – MARGHERITA  FIORINO - LUCA PERONI

FELICE TRIBALDI: (cerca di fare ordine nella stanza) certo che qui non è molto ordinato

(entra Margherita Fiorino)

MARGHERITA  FIORINO: posso

FELICE TRIBALDI: ciao Margherita posso servirti

MARGHERITA  FIORINO: dammi una bottiglia di vino bianco per fare l’arrosto

FELICE TRIBALDI: vino della casa

MARGHERITA  FIORINO: della casa, non ne hai altro

FELICE TRIBALDI: (cerca il vino dietro il banco) eppure deve essere qua … eppure c’era … eccolo

(tira fuori una bottiglia)

MARGHERITA  FIORINO: un oste che non trova il vino, questo poi

FELICE TRIBALDI: ho aperto che poco e non sono molto pratico.

MARGHERITA  FIORINO: certo che ne hai di casino in questo locale, non ho mai visto tanto disordine ma non ti dicono niente i clienti.

FELICE TRIBALDI: no

MARGHERITA  FIORINO: ma non vedi che luridume, questo non è un locale ma una discarica e questa roba cos’è

(prende in mano il modellino della ruspa) questa roba è da gettare

(Felice Tribaldi strappa il modellino dalle mani della donna) no questo no, questo è da tenere ( lo abbraccia)

(la donna fa pulizia) ma guarda hai il bancone sporco, hai le cartacce per terra

FELICE TRIBALDI: ( confuso) io no so, cerco di fare del mio meglio, ma di più non posso fare

MARGHERITA  FIORINO: devi fare sentire i clienti a loro agio e soprattutto deve essere tutto in ordine e il mangiare deve essere buono e i prezzi accessibili (alterata) come sono i prezzi

FELICE TRIBALDI: i prezzi sono

MARGHERITA  FIORINO: ci scommetto che non hai neppure un listino.

FELICE TRIBALDI:  no ecco il listino

(cerca dietro il banco e tira fuori un fogliaccio unto e bisunto)

MARGHERITA  FIORINO:  (prende il foglio e lo sventola) e alla gente vorresti fare vedere questo

FELICE TRIBALDI: e cosa dovrei fare vedere

MARGHERITA  FIORINO: (legge) a parte il fatto che è impresentabile e poi (legge) pollo arrosto £ 200 taglierini ai quattro formaggi £ 100 e poi vorrei vedere se ci sono veramente tutti e quattro i formaggi.

FELICE TRIBALDI: a dir la verità tutti non ci sono mai perché Ermes  il cuoco uno o due formaggi se li mangia prima di fare la pasta

MARGHERITA  FIORINO: così il cuoco si permette di mangiare le portate prima di portarle in tavola … bene .. bene … e quanto lo metteresti un piatto di pasta vediamo  £ 100 ma sono prezzi non competitivi devi aumentare i prezzi … e per quanto riguarda il cuoco

FELICE TRIBALDI: Ermes

MARGHERITA  FIORINO: devi controllarlo e se sbaglia… lo devi licenziare

FELICE TRIBALDI: si licenziare

MARGHERITA  FIORINO: io voglio efficienza

FELICE TRIBALDI: si io voglio efficienza

MARGHERITA  FIORINO: cosa fa ripeti quello che dico io!

FELICE TRIBALDI: no volevo dire che hai ragione

MARGHERITA  FIORINO: e allora ora me ne vado ma ricorda che io ti sto dando buoni consigli

FELICE TRIBALDI: si buoni consigli

MARGHERITA  FIORINO: e ricorda fatti rispettare e con i dipendenti usa il bastone e la carota

(entra Luca)

LUCA PERONI:  Felice mi hai  chiamato

FELICE TRIBALDI: no

LUCA PERONI: mi sembrava

FELICE TRIBALDI: (al pubblico) questo qua sente le voci come Giovanna D’Arco

LUCA PERONI: e questa chi è

MARGHERITA  FIORINO: e questo elemento da dove esce

FELICE TRIBALDI: questo è Luca Peroni il cameriere

MARGHERITA  FIORINO: ma puzza di non so cosa … mi sembra

LUCA PERONI: questo è un profumo speciale

FELICE TRIBALDI: si è il suo profumo

MARGHERITA  FIORINO: ma da quanto tempo non si lava

FELICE TRIBALDI: rispondi

LUCA PERONI: devo rispondere

FELICE TRIBALDI: si rispondi!

MARGHERITA  FIORINO: si rispondi!

LUCA PERONI: non c’è una domanda di riserva

FELICE TRIBALDI: no Margherita ti ha fatto una domanda e tu rispondi.

LUCA PERONI: se per lavarsi si intende lavarsi mani e faccia dieci minuti fa

MARGHERITA  FIORINO: no per lavarsi io intendo lavaggio completo

LUCA PERONI: compreso i piedi

FELICE TRIBALDI: si compreso i piedi

MARGHERITA  FIORINO: dai canta dimmi la verità

LUCA PERONI: io ci provo ma non la so

FELICE TRIBALDI: canta

LUCA PERONI:  (imita Little Toni)  cuore matto, matto da legare

MARGHERITA  FIORINO: cosa fa ci prende in giro

LUCA PERONI: in giro no, devo andare in cucina

FELICE TRIBALDI: di alla signorina da quanto tempo non ti lavi e poi vai pure in cucina

LUCA PERONI: insomma ogni mio profumo è un ricordo e a me dispiace dimenticarlo.

MARGHERITA  FIORINO: io non capisco

LUCA PERONI: (si avvicina a Margherita ma lei sentendo l’odore sgradevole si ritrae)

Questo è il profumo di lardo, e questo è profumo di minestrone e questo è quando sono andato a lavorare da Moreno, che fatica con quelle patate, questo è odore di meringa di Alida, e questo è profumo di rose, ho lavorato un’ora da Marina. A me piace sentire questi odori ed è per questo che non mi lavo

MARGHERITA  FIORINO: ma io non sento nessun profumo di queste cose sento ben altro

LUCA PERONI: ho lavorato tre mesi con Luiggini a scaricare i pozzi biologici

MARGHERITA  FIORINO: (grida) ma questo è odore di bottino, mandatelo via questo rumentone.

FELICE TRIBALDI: e tu cosa fai qui impalato, vai a dare una mano ad Ermes

LUCA PERONI: a mangiare o a controllare

FELICE TRIBALDI: fai quello che vuoi basta che te ne vai

(Luca Peroni esce di scena)

MARGHERITA  FIORINO: (grida) licenzialo

FELICE TRIBALDI: e come faccio, l’ho appena assunto

MARGHERITA  FIORINO: ma come si fa ad assumere un essere così sgradevole.

FELICE TRIBALDI:  e poi ha tre figli da mantenere

(voce fuori campo di Luca Peroni)

LUCA PERONI: quattro

FELICE TRIBALDI: volevo dire quattro, no forse sei

MARGHERITA  FIORINO: ma hai visto, non sa neppure quanti figli ha! Mandalo via …

FELICE TRIBALDI: non posso, ho messo l’annuncio e si è presentato solo lui

(si sente un rumore di pentole che cadono da fuori scena)

FELICE TRIBALDI: e cosa è successo

(entra Ermes  vestito da cuoco)

ERMES FREGOSI: sono caduti i polli arrosto.

FELICE TRIBALDI: tirali su e vedi come sono ridotti

ERMES FREGOSI: non si possono dare alla gente

(entra Luca)

FELICE TRIBALDI: perché!

LUCA PERONI: Ermes  se li è mangiati tutti

FELICE TRIBALDI: ma erano dieci

ERMES FREGOSI: io li ho solo assaggiati

FELICE TRIBALDI: (grida) andatevene via … via

(Ermes Fregosi e Luca Peroni escono di scena)

MARGHERITA  FIORINO: che casino … che casino

FELICE TRIBALDI: cosa ne pensi

MARGHERITA  FIORINO: secondo me, hai bisogno di un aiuto

FELICE TRIBALDI: ci verresti a lavorare da me

MARGHERITA  FIORINO: non so se ho tempo

FELICE TRIBALDI:  metteresti ordine e ti do carta bianca

MARGHERITA  FIORINO: (fa il segno dei soldi) ma quanto mi dai

FELICE TRIBALDI: £ 300 la settimana

MARGHERITA  FIORINO: £500 la settimana

FELICE TRIBALDI: £ 250 la settimana

MARGHERITA  FIORINO: va bene

(si stringono la mano)

FELICE TRIBALDI:  cominci subito

MARGHERITA  FIORINO: no prendo servizio, lunedì prossimo

FELICE TRIBALDI: va bene

(Margherita esce di scena)

SCENA 12

 FELICE TRIBALDI – ANGELA SIMONELLI

(entra Angela Simonelli, dell’agenzia delle entrate ma non trova nessuno nel bar)

ANGELA SIMONELLI: (gira per la scena)  ma guarda, ma guarda ( prende in mano un modellino delle ruspe) e queste cosa sono

(si guarda attorno)

Non c’è nessuno! Non c’è nessuno … allora me ne vado ( fa l’atto di uscire ma poi si nasconde) sarà maglio che aspetto , no anzi mi siedo

(Angela si siede entra Felice Tribaldi)

FELICE TRIBALDI: ( entra di soppiatto) ho visto entrare un losco individuo, un esattore delle tasse … ma fortunatamente penso che se ne sia andato

(a voce alta) adesso fortunatamente posso entrare

(entra ma vede una donna seduta ad un tavolo che lo fissa minacciosa)

ANGELA SIMONELLI: (lo guarda sprezzante) si segga… signor Felice Tribaldi … si segga

(Felice Tribaldi titubante)

FELICE TRIBALDI: veramente preferirei stare in piedi

ANGELA SIMONELLI: (ad alta voce) lei è entrato … quindi si segga, e poi questa è casa sua o no!

FELICE TRIBALDI: si

ANGELA SIMONELLI: e invece no! Lo stato è sopra tutto ed io rappresento lo stato

(Felice Tribaldi si siede)

ANGELA SIMONELLI: lei è entrato, quindi deve pagare la tassa sulle entrate, sono £ 2000 le sto preparando il verbale

FELICE TRIBALDI: ma io non ho fatto niente

ANGELA SIMONELLI: sono io che le devo dire che non ha fatto niente

(Felice Tribaldi rimane seduto, Angela Simonelli si alza) è inutile che mi guarda, io  metto tutto a verbale … ma come

Non dice niente … non dice niente

FELICE TRIBALDI: mi trattengo altrimenti io …

ANGELA SIMONELLI: (alterata) così si trattiene … ed io sa cosa faccio…

FELICE TRIBALDI: cosa fa?

ANGELA SIMONELLI: io le faccio la una bella tratta sulle trattenute

(alterata) io verbalizzo capito … io verbalizzo, perché io sono inflessibile

FELICE TRIBALDI: cerchi di chiudere un occhio

ANGELA SIMONELLI:  chiudere un’ occhio! Questo è un tentativo di corruzione , ma lo sa che io sono una funzionaria seria, integerrima, incorruttibile

(scrive) per il tentativo di corruzione, £ 10000 e non si lamenti perché sono stata brava … mi ringrazi potevo fare anche peggio e d infierire ancora  di più e dell’Iva cosa mi dice … cosa mi dice canti

FELICE TRIBALDI: ma io canto male

ANGELA SIMONELLI: (ad alta voce) l’iva … voglio vedere e sentire dalla sua voce l’iva

FELICE TRIBALDI: ma come!

ANGELA SIMONELLI: non capisce (si alza minacciosa e si avvicina a Felice) voglio sentire iva

FELICE TRIBALDI: posso andare a vedere se da qualche parte ho una cassetta registrata

ANGELA SIMONELLI: e lei visto la gravità della situazione si permette di fare anche dell’ironia, tassa sulle registrazioni £ 10000

FELICE TRIBALDI: ma io non so cosa fare

ANGELA SIMONELLI: e lei non sa cosa fare!  io voglio l’iva dalla sua bocca, canti (ad alta voce) ho detto canti

FELICE TRIBALDI: ma cosa canto

ANGELA SIMONELLI: lei canta ed io metto a verbale

FELICE TRIBALDI: va bene io ci provo

ANGELA SIMONELLI: e allora cosa aspetta

FELICE TRIBALDI: ( sottofondo musicale) canta “ il cuore è uno zingaro” di Iva Zanicchi

ANGELA SIMONELLI: (furiosa) ma la smetta … lei non ha pagato l’Iva quindi altre £ 10000 e metto a verbale

FELICE TRIBALDI: metta tutto a verbale

ANGELA SIMONELLI: io sarò inflessibile, ed è inutile che mi guarda così, non ci sono sconti, intanto lei fuori ha una fioriera e con la fioriera ha occupato il suolo pubblico

FELICE TRIBALDI: ma è un vaso (corre a prendere il vaso di fiori)

(entra con il vaso di fiori)

FELICE TRIBALDI: ecco il vaso

ANGELA SIMONELLI: lei mi vuole fregare, sta occupando il suolo pubblico

FELICE TRIBALDI: (tenendo il vaso si mette su un piede solo) ecco così va bene

ANGELA SIMONELLI: lei ancora occupa il suolo pubblico altre £ 10000

FELICE TRIBALDI: (prende una sedia e sale sulla sedia con il vaso)

ANGELA SIMONELLI: ma cosa fa!

FELICE TRIBALDI: così non occupo il suolo pubblico

ANGELA SIMONELLI: così deve pagare la tassa sulla sopraelevazione altre £ 10000

FELICE TRIBALDI: (scende dalla sedia sempre con il vaso in mano) così va bene

ANGELA SIMONELLI: così va bene dice lei (grida) lei deve pagare la tassa sull’ombra ma questa costa solo £ 2000

FELICE TRIBALDI: meno male che costa solo  £ 2000

ANGELA SIMONELLI: lei è il signor

FELICE TRIBALDI: io non sono un signore anzi sono povero … e , sono talmente povero che se mi incontro per strada mi faccio l’elemosina

ANGELA SIMONELLI: (si alza e gira per la stanza) e questa roba di chi è … e questo locale di chi è

FELICE TRIBALDI: (ride) non è mio …

ANGELA SIMONELLI: allora va a finire che è tutta roba mia

FELICE TRIBALDI: se lei continua così … tra poco

ANGELA SIMONELLI: (alterata) si diverte … si diverte … non c’è niente da ridere .. a noi risulta che lei è moroso

FELICE TRIBALDI: e no questo no, io morose non ne ho

ANGELA SIMONELLI: ho detto che lei è moroso

FELICE TRIBALDI: non ne ho di donne

ANGELA SIMONELLI: ( civettuola) non credo (sensuale) un bel moretto come lei, solo non ci credo

FELICE TRIBALDI: si sono solo

ANGELA SIMONELLI: (civettuola) non ci credo … dimmi chi è … dimmelo

FELICE TRIBALDI:  non ho nessuno … io sono un single

ANGELA SIMONELLI: (si alza isterica cambia umore e diventa isterica) ma chi si crede di essere, ma per chi mi ha preso con il fisco non si scherza (si siede) lei è il signor

FELICE TRIBALDI: Felice Tribaldi di Prosciutti

ANGELA SIMONELLI: prosciutti crudi o cotti

FELICE TRIBALDI: non capisco Prosciutti

ANGELA SIMONELLI: crudi o cotti le ho fatto una domanda ( grida) risponda

FELICE TRIBALDI: non so … credo

ANGELA SIMONELLI: credo lei non è sicuro di quello che dice … ma lei che prosciutto è!

FELICE TRIBALDI: io credo

ANGELA SIMONELLI: di nuovo con credo … non vuole capire … allora metto crudo costa di più

FELICE TRIBALDI: si crudo

ANGELA SIMONELLI : e in quanti prosciutti siete

FELICE TRIBALDI: io, mia sorella

ANGELA SIMONELLI: provenienza

FELICE TRIBALDI: di cosa

ANGELA SIMONELLI: del prosciutto

FELICE TRIBALDI: sono io il prosciutto

ANGELA SIMONELLI:  (si alza e tocca la coscia a Felice) qui ci vengono due bei prosciutti … altri insaccati

FELICE TRIBALDI: (tra se e se) se non la smette le do un pugno in testa e la metto dentro un sacco

ANGELA SIMONELLI: minacce a pubblico ufficiale altre £ 10000 altri prosciutti

FELICE TRIBALDI:  siamo in due io e mia sorella, mio cognato non fa prosciutto

ANGELA SIMONELLI:  a così siete due, io scrivo … ma mi dica perché suo cognato non fa prosciutto

ANGELA SIMONELLI: e cosa fa suo cognato se non fa prosciutto, lo dica … si fidi e se fa qualcosa di illegale lo denunci, la denuncia può essere anonima

FELICE TRIBALDI: perché devo denunciarlo

ANGELA SIMONELLI: perché se non fa prosciutti cosa fa

FELICE TRIBALDI: e cosa deve fare

ANGELA SIMONELLI: di cognome

FELICE TRIBALDI: evasore

ANGELA SIMONELLI: ma questa è una associazione a delinquere, mi racconti tutto che verbalizzo ed io posso agevolarla facendo un piccolo condono, uno sconto ha capito

FELICE TRIBALDI: ma cosa vuole condonare

ANGELA SIMONELLI: ma lei lo è o lo fa

FELICE TRIBALDI: ma mio cognato fa evasore di cognome, insomma lui è nato evasore

ANGELA SIMONELLI: di lunga data

FELICE TRIBALDI: da generazioni

ANGELA SIMONELLI: allora è da galera, mi parli di lui

FELICE TRIBALDI: io non parlo di nessuno signor fisco

ANGELA SIMONELLI: io non mi chiamo signor fisco

FELICE TRIBALDI: e allora come si chiama

ANGELA SIMONELLI: io sono, insomma mi chiami dottore

FELICE TRIBALDI: ( grida) le chiamo un dottore, ma lei si sente male

(Felice Tribaldi si alza dalla sedia e si avvicina ad Angela Simonelli)

 

Signorina non respiri, si sente male … non respiri che le faccio una respirazione bocca a bocca

ANGELA SIMONELLI: io non ho bisogno di una respirazione bocca a bocca

FELICE TRIBALDI: ma è stata lei che ha chiamato il dottore

ANGELA SIMONELLI: io sono un dottore

FELICE TRIBALDI: lei è un dottore

ANGELA SIMONELLI: si io sono un dottore

FELICE TRIBALDI: (si alza la maglia e gli mostra la schiena) allora mi visiti è una settimana che ho mal di schiena

ANGELA SIMONELLI: io non la visito per niente

FELICE TRIBALDI: allora che dottore è

ANGELA SIMONELLI: io sono un dottore in economia

FELICE TRIBALDI: così lei è un dottore in economia, ho capito perché lei è così magra … signorina la deve smettere di fare economia lei deve mangiare

ANGELA SIMONELLI: ma signor Prosciutto

FELICE TRIBALDI: si deve mangiare prosciutto,  stracchino , minestrone e pollo arrosto e la deve smettere di fare economia

ANGELA SIMONELLI: Prosciutto quello che devo mangiare lo so io

FELICE TRIBALDI: non può continuare a mangiare solo prosciutto ma si è vista allo specchio sembra peserà trenta chili vestita da sciare

ANGELA SIMONELLI: io non ci vado a sciare

FELICE TRIBALDI: e fa bene perché ad andare a sciare sa quanti incidenti possono capitare, a un mio amico

ANGELA SIMONELLI: a me non interessa quello che è capitato ad un suo amico

FELICE TRIBALDI: anche lui andava a sciare

ANGELA SIMONELLI: io non vado a sciare io vado al mare

FELICE TRIBALDI: gli incidenti capitano anche al mare

ANGELA SIMONELLI: al mare non mi capita mai niente

TRIBALDI: e come si mette al mare

ANGELA SIMONELLI: come vuoi che mi metto al mare in pieno luglio in cappotto

FELICE TRIBALDI: capisco lei è proprio una dottoressa in economia, va al mare in cappotto ed è proprio vero

ANGELA SIMONELLI: proprio vero cosa

FELICE TRIBALDI: che quello che ripara il freddo ripara anche il caldo … e poi con il cappotto risparmia

ANGELA SIMONELLI: io non le faccio risparmiare niente

FELICE TRIBALDI: io soldi non ne ho

ANGELA SIMONELLI: lei ha infranto la legge … lei e moroso

FELICE TRIBALDI: vuole essere la mia morosa

ANGELA SIMONELLI: cosa vuole anche sedurmi

FELICE TRIBALDI: è lei che vuole essere la mia morosa

 ANGELA SIMONELLI: guardi che io la posso denunciare, lei sta scherzando con il fuoco

FELICE TRIBALDI:  con il fuoco

ANGELA SIMONELLI: si con il fuoco … a meno che (ammiccante ) io posso anche chiudere un occhio e preparare un verbale dove lei risulta quasi nullatenente

FELICE TRIBALDI: ma io sono nullatenente

ANGELA SIMONELLI: (alterata)  nullatenente, ma ha voglia di scherzare … se lei fosse veramente un nullatenente io le raddoppierei le imposte

FELICE TRIBALDI: non sono più nullatenente, a dir la verità non lo sono mai stato

ANGELA SIMONELLI: in questo caso … preparo un rapportino molto leggero (fa il segno dei soldi)

FELICE TRIBALDI: leggero quanto

ANGELA SIMONELLI: io non voglio vedere

FELICE TRIBALDI: (prende una busta e gli mette dentro dei soldi) bastano

ANGELA SIMONELLI: sa che non si potrebbe

FELICE TRIBALDI: si lo so

ANGELA SIMONELLI: (guarda la busta e glie la ridà) sa bisogna essere più generosi

FELICE TRIBALDI: (aggiunge altri soldi e ridà la busta) dovrebbero bastare

ANGELA SIMONELLI: (guarda la busta) siamo proprio al minimo sindacale, ma può andare

(rivolta a Felice Tribaldi)

Ma lo sa che lei  Felice è un tipo interessante

FELICE TRIBALDI:  melo dicono

ANGELA SIMONELLI: interessante come uomo e come imprenditore

FELICE TRIBALDI: come imprenditore

ANGELA SIMONELLI: si come imprenditore perché dal nulla ha aperto questo locale, ben arredato, in disordine ma sempre ben arredato …

FELICE TRIBALDI: per il disordine ho assunto una donna

ANGELA SIMONELLI: magari in nero ma non lo voglio neppure sapere, ma mi dica  ha proprio avuto una buona eredità dallo zio d’America

FELICE TRIBALDI: quale zio

ANGELA SIMONELLI: posso darti del tu mio bel moretto

FELICE TRIBALDI: si

ANGELA SIMONELLI: chissà quanti dollari ti sono arrivati

FELICE TRIBALDI: non tanti

ANGELA SIMONELLI: certo che i soldi mio bel maschione non sono mai abbastanza

FELICE TRIBALDI: è vero i soldi non bastano mai

ANGELA SIMONELLI: adesso io vado bel moretto ma tornerò a trovarti ma non per lavoro ma come donna, io sono convinto che noi due saremmo una bella coppia … parola di Angela Simonelli

FELICE TRIBALDI: Angela come posso sapere il cognome

ANGELA SIMONELLI: si caro io sono Angela Simonelli Monti

FELICE TRIBALDI: ma Monti come quello lassù

ANGELA SIMONELLI: è mio zio

FELICE TRIBALDI: povero me ci mancava anche Monti adesso

ANGELA SIMONELLI: ciao tesoruccio (bacia Felice

(Angela Simonelli esce di scena e Felice subito dopo)

SCENA 13

 FELICE TRIBALDI – MARTA MARTELLO - LUCA PERONI

(si sente il rumore della ruspa, il mezzo meccanico si ferma)

(entra nel locale Marta Martello vestita con tuta da operaio)

MARTA MARTELLO: non c’è nessuno! Non c’è nessuno, ma guarda che disordine, ma guarda che casino ed io in questo posto non c’ero mai entrata, e questo sarebbe un bar (ride) sarei proprio curioso di vedere  da che clientela è frequentata. ( grida) bel moretto … bel moretto

(entra Luca Peroni)

LUCA PERONI: desidera!

MARTA MARTELLO: (sorpresa) ma lei chi è!

LUCA PERONI: io sono Luca Peroni il nuovo cameriere

MARTA MARTELLO: un cameriere! In questo posto!

LUCA PERONI: Felice vuole fare le cose in grande

MARTA MARTELLO: (ride) con questo casino

LUCA PERONI: ha assunto anche un cuoco

MARTA MARTELLO: chi! Lo conosco

LUCA PERONI: non so, si chiama Ermes Fregosi

MARTA MARTELLO: (ride) Ermes Fregosi… cuoco lui ma se non è capace neppure di fare un uovo al tegamino, però è un tipo che mangia come un bufalo;  quell’uomo è una botte senza fondo

LUCA PERONI: si  mangiare … mangia

MARTA MARTELLO: ma lei non è di qua

LUCA PERONI: no sono di Bastremoli

MARTA MARTELLO: ma i Peroni non sono di Valdurasca

LUCA PERONI: io non sono di Valdurasca

MARTA MARTELLO: (si annusa) io è vero puzzo di nafta, ma sento anche uno strano odore

LUCA PERONI:  (si annusa) io non sento niente

MARTA MARTELLO: io si, spero non venga dalle cucine

LUCA PERONI: dalle cucine non credo…. Sicuramente no!

(Marta Martello si alza)

MARTA MARTELLO: ma è un odore sgradevolissimo, sembra quasi di fogna

(gira per la stanza ed anche Luca gira alla ricerca dell’odore che poi è il suo odore)

(entra Felice e trova i due che girano nel bar)

FELICE TRIBALDI: (rivolto a Luca non vede Marta) ma cosa stai cercando un gatto

LUCA PERONI: no io e la signorina, sentivamo strani odori

FELICE TRIBALDI: (sorpreso) quale signorina !

LUCA PERONI: quella (la indica con il dito)

FELICE TRIBALDI: (sorpreso ed eccitato) signorina Marta , venga , venga si sieda e tu disgraziato non l’hai fatta neppure accomodare, sono contento che è venuta a vedere il locale

MARTA MARTELLO: se non era per necessità, non ci mettevo piede

FELICE TRIBALDI: come non ci metteva piede, il locale è bello ed accogliente

MARTA MARTELLO: ma si è guardato intorno

FELICE TRIBALDI: cosa c’è da vedere

(rivolto a Luca)

FELICE TRIBALDI: e tu cos’hai da guardare, vai a dare una mano ad Ermes

LUCA PERONI: vado,  ma non stare ad alzare la voce, altrimenti divento fumino

(Luca esce di scena)

FELICE TRIBALDI: signorina Marta Martello: posso darle del tu

MARTA MARTELLO: va bene, concesso

FELICE TRIBALDI: in che cosa posso esserti utile, vuoi bere qualcosa

MARTA MARTELLO: un bicchiere di vino

FELICE TRIBALDI: rosso o nero

MARTA MARTELLO: rosso … posso usare il telefono

FELICE TRIBALDI: (va a prendere il vino e lo mette in tavola poi si siede)

MARTA MARTELLO: bel moretto, sveglia! Ho detto che voglio la linea telefonica

FELICE TRIBALDI: si ma dammi il tempo, ma è così urgente

MARTA MARTELLO: (alterata) urgentissimo

FELICE TRIBALDI: ( va a controllare il telefono pubblico) la linea non c’è ancora

MARTA MARTELLO:  aspetto 

FELICE TRIBALDI: posso sedermi

MARTA MARTELLO: questo è il tuo locale, puoi fare quello che vuoi

FELICE TRIBALDI: sai a me piacciono le ruspe

MARTA MARTELLO:  ho visto … sei un bambinone

FELICE TRIBALDI: io un bambinone

MARTA MARTELLO: si giochi ancora con i giocattoli … alla tua età

FELICE TRIBALDI: no … non sono giocattoli

MARTA MARTELLO: (ride) sono giocattoli, ruspe, camion e trattori tutta roba da bambino.

FELICE TRIBALDI: non sono giocattoli a me piacciono le ruspe

MARTA MARTELLO: certo che il mondo è pieno di gente strana, pensavo che a te piacessero le donne.

FELICE TRIBALDI: ma a me piacciono le donne.

MARTA MARTELLO: anche le ruspe sono femmine … ruspa femminile invece di

FELICE TRIBALDI: ruspo maschile

MARTA MARTELLO: ma, dove le hai fatte le scuole.

FELICE TRIBALDI: io a Follo e ho fatto le scuole alte.

MARTA MARTELLO: si capisce che le hai fatte all’ultimo piano,

(pausa) ma adesso bel moretto dammi la linea che devo telefonare

FELICE TRIBALDI: un attimo Marta, vado a vedere subito

MARTA MARTELLO: e fai alla svelta (grida) ti ho detto che non ho tempo!

FELICE TRIBALDI: vado … vado … non preoccuparti.

(Felice Tribaldi invece si vedere il telefono chiama Luca e sottovoce)

LUCA PERONI: (viene) mi hai chiamato Felice

FELICE TRIBALDI: fai silenzio che ti sente

LUCA PERONI: e chi mi deve sentire

FELICE TRIBALDI: (indica con il dito Marta)

LUCA PERONI: lei

FELICE TRIBALDI: silenzio non deve sentire

LUCA PERONI: chi

FELICE TRIBALDI: ma  lei brutto  tamburo

LUCA PERONI: (allunga il collo) sempre lei

FELICE TRIBALDI: e chi!

LUCA PERONI: cosa vuoi da me, la devo portare in cucina ( e fa il segno della pancia gonfia)

FELICE TRIBALDI:  ma sei matto, lasciala stare, adesso devi farmi un favore

LUCA PERONI: tu comanda ed io faccio

FELICE TRIBALDI: vai in profumeria a comprare il profumo francese che costa di più

LUCA PERONI: per me grazie

FELICE TRIBALDI: o scemo lo compri e me lo porti perché lo voglio regalare a lei ( segna Marta con il dito)

LUCA PERONI: io vado

FELICE TRIBALDI: e cosa aspetti

FRANCESCO: (fa il segno dei soldi)

FELICE TRIBALDI: ecco i soldi ma fai presto

MARTA MARTELLO: (grida alterata) allora questa linea, io devo telefonare

FELICE TRIBALDI: (a malincuore) ecco la linea

MARTA MARTELLO: grazie (si avvicina al telefono e compone il numero) Pronto sono Marta

(Felice Tribaldi fa cadere la linea telefonica)

È caduta la linea

(Felice Tribaldi riattiva la linea telefonica)

MARTA MARTELLO: (compone il numero) Pronto sono Marta

(Felice Tribaldi fa cadere la linea telefonica)

Ma è di nuovo caduta la linea, ma che razza di telefono è questo

FELICE TRIBALDI: (interviene subito) ma ci deve essere qualche interferenza, non capisco.

MARTA MARTELLO: adesso portami un altro bicchiere di rosso, dopo riprovo.

FELICE TRIBALDI: (velocissimo porta un fiasco di vino)

MARTA MARTELLO: ma per chi mi hai preso per una alcolizzata (si alza e gira per la stanza) questo telefono è un rottame, più rottame di te e di questo locale che hai comprato con quella fantomatica eredità e che non sai neppure sfruttare: bel moretto sei un imbranato e un incompetente e adesso me ne vado (si mette le mani in tasca) e tieni i soldi per il vino (getta i soldi sul tavolo)

FELICE TRIBALDI: calmati Marta calmati

(entra Luca con un pacchettino regalo e lo consegna a Felice, Luca esce di scena)

FELICE TRIBALDI: Marta fermati

MARTA MARTELLO: (fa l’atto di andarsene ma poi si ferma di colpo) quale diavoleria hai studiato stavolta

FELICE TRIBALDI:  tieni ho pensato di farti un presentino

MARTA MARTELLO: (prende in mano il pacchetto) e questo cos’è

FELICE TRIBALDI: un profumo francese

MARTA MARTELLO: (grida) ma cosa me ne faccio di un profumo francese, io sono rimasta senza benzina io mi sono fermata in questo letamaio perché la mia ruspa si è fermata qua fuori e  volevo telefonare a qualcuno che mi portasse almeno 20 litri di benzina ma qua dentro non funzionano neppure i telefoni, e adesso riprenditi questo profumo, ma per chi mi hai preso per una donnicciola

FELICE TRIBALDI: (con il profumo in mano) ma se è solo la benzina che cerchi; Luca vai a prendere la benzina

(entra Luca e porta una tanica di benzina)

MARTA MARTELLO: grazie (prende la tanica e se ne va)

FELICE TRIBALDI: (tra se e se) ma che caratterino, meno male che tutte le donne non sono così … però che bella ruspa che ha …

SCENA 14

 FELICE TRIBALDI – MARGHERITA  FIORINO

(entra Margherita vestita da addetta alle pulizie)

MARGHERITA  FIORINO:  Felice …Felice

(entra Felice Tribaldi)

FELICE TRIBALDI:  bene Margherita sei arrivata, ti aspettavo proprio

MARGHERITA  FIORINO: certo che questo locale ha proprio bisogno di pulizia

FELICE TRIBALDI: adesso è tutto compito tuo , io mi devo assentare per un poco

MARGHERITA  FIORINO: vai pure e non preoccuparti con me sei in buone mani

SCENA 15

MARGHERITA  FIORINO-  FLORIANA MALERBA (ODETTE) - LUCA PERONI- ERMES FREGOSI

MARGHERITA  FIORINO: (scopa per terra) ma guarda che casino, non ho mai visto tanto disordine in vita mia (raccoglie la carta per terra e la mette nel cestino) ma guarda si degnassero di almeno di buttarla  nel cestino … e questo sarebbe un bar, il bar che ha ereditato e con chi sa quanti soldi quello scemo di Felice (guarda ) ma guarda la, e questi cosa sono ( vede i modellini delle ruspe) si avvicina ai modelli (li guarda ) Felice si diverte a giocare come i bambini, ma abbiamo raggiunto il colmo (fa l’atto di gettarli nel cestino poi ci ripensa) Felice non ha tutte le rotelle a posto … (rimette i modelli a posto) ad ogni modo si vede che in questo posto manca la mano di una donna (ride) certo che se lo zio americano sapesse a chi ha lasciato i soldi, si rivolterebbe nella tomba, a pensare che se fosse tutto mio le cose prenderebbero un altro verso… è proprio vero che il pane va a chi non ha i denti … però se fosse un giorno tutto mio …

(entra in scena Odette, si siede al tavolo si sta truccando )

FLORIANA MALERBA (ODETTE): (vede Margherita mentre  sta pulendo e si rivolge a lei in malo modo)

Ma lei chi è!

MARGHERITA  FIORINO: io sono la donna delle pulizie

FLORIANA MALERBA (ODETTE): la sguattera

MARGHERITA  FIORINO:  cosa! Non so cosa vuole dire, ma signora io sono stata assunta ieri

FLORIANA MALERBA (ODETTE): ma le ha le referenze

MARGHERITA  FIORINO: io signora non so cosa siano queste referenze, faccio le pulizie e basta

FLORIANA MALERBA (ODETTE): bene, non importa adesso salga su in camera mia e (autoritaria) la voglio vedere pulita come uno specchio, altrimenti la faccio licenziare

MARGHERITA  FIORINO: si signora!

(Odette esce di scena)

MARGHERITA  FIORINO: (imbronciata e tra se e se) adesso vado a rifare la camera (tra se e se) ma presto tutto cambierà..

(entrano Ermes Fregosi e Luca Peroni)

MARGHERITA  FIORINO: (sorpresa) e voi chi siete

LUCA PERONI: io sono il cameriere

ERMES FREGOSI: (mangia una merendina) io il cuoco

MARGHERITA  FIORINO: io sono la donna delle pulizie (si tura il naso) ma da dove viene questo odore

LUCA PERONI: odore di cucina

MARGHERITA  FIORINO: odore di fogna

LUCA PERONI: odore di odore ma non le deve importare

MARGHERITA  FIORINO: ho capito, adesso me ne vado a fare le camere

 ( i due escono di scena)                                                                     

(Margherita rimane in scena e pulisce)

SCENA 16

FELICE TRIBALDI – LEA BONATTI - MARGHERITA  FIORINO

(entra Felice Tribaldi e vede tutto in ordine)

FELICE TRIBALDI: (contento) ci voleva proprio la mano di Margherita (al pubblico)  ma avete visto che pulizia .. il locale non è mai stato così pulito (guarda le ruspette ) meno male che sono rimaste che le ruspette sono rimaste al loro posto (prende la ruspa in mano e mima facendo il rumore)

(entra Lea con il pancione, la donna è euforica abbraccia Felice)

FELICE TRIBALDI:  (si libera dell’abbraccio) Lea ma cos’è tutta questa euforia sei contenta perché aspetti un bambino

LEA BONATTI: un tuo bambino

FELICE TRIBALDI: (sorpreso) mio

LEA BONATTI: ma ti ricordi quando sono venuta con l’assessore.

FELICE TRIBALDI: tuo marito

LEA BONATTI: ma non è mai stato mio marito, convivevamo.

FELICE TRIBALDI: e allora io cosa c’entro     

LEA BONATTI: ti ricordi mi hai portato di sotto,  in cantina.

FELICE TRIBALDI: io no

LEA BONATTI: si di sotto e abbiamo fatto il fatto (mostra la pancia) questo è figlio tuo

FELICE TRIBALDI: (ride) figlio mio, come sono bravo e non ho fatto neppure niente

LEA BONATTI: non importa è figlio tuo

FELICE TRIBALDI: ma l’assessore

LEA BONATTI: (ridendo) ci siamo lasciati

FELICE TRIBALDI: ho capito…voi vi siete lasciati e mi avete lasciato il vitellino

LEA BONATTI: vitellino, o vitellina, adesso sposiamoci e farò di questo locale una reggia, qua ci mettiamo un mobile … la una vetrinetta … e queste ruspe via nella spazzatura

FELICE TRIBALDI: no … le ruspe no (si precipita sui modellini)

(entra Margherita con la scopa e minacciosa)

MARGHERITA  FIORINO: (rivolta a Lea) brutta befana lascia stare Felice altrimenti ti do tante di quelle botte che ti sfondo.

LEA BONATTI: ma che modi e che espressioni volgari

MARGHERITA  FIORINO: le espressioni te le spacco in testa, adesso vattene  te e il pancione

LEA BONATTI: finiscila … tu non hai voce in capitolo, e tu Franchino dimmi qualcosa.

FELICE TRIBALDI: io

MARGHERITA  FIORINO: parlo io per lui … te ne devi andare, il tuo scopo non è riuscito.

LEA BONATTI: il mio scopo, ma come ti permetti.

MARGHERITA  FIORINO: vattene via

LEA BONATTI: Felice dimmi

FELICE TRIBALDI: vai via Lea

LEA BONATTI: va bene me ne vado: ma non finisce qui!

(Lea esce di scena, torna senza pancione e con il cuscino e lo da in testa a Margherita)

LEA BONATTI: prenditi questo brutta megera (esce di scena di corsa)

FELICE TRIBALDI: (rivolto a Margherita) brava se non ci fossi stata tu

MARGHERITA  FIORINO: io sono l’unica che non fa le cose per interesse, però io avrei un progettino.

FELICE TRIBALDI: (si prendono sottobraccio) dimmi!

(entrambi escono di scena)

SCENA 17

FELICE TRIBALDI – RINALDO VENTURINI – AURORA CANTINI - MARGHERITA  FIORINO

(si sente una musica sinfonica)

(entra Aurora Cantini mimando danza classica)

(entra Felice mentre Aurora continua a ballare come una ballerina)

FELICE TRIBALDI: e questa da dove esce

(nel vedere Felice Tribaldi la ballerina si avvicina e cade tra le braccia del barista)

AURORA CANTINI: (rivolta a Felice Tribaldi) prendimi mio principe

FELICE TRIBALDI: (la sorregge) no non sono un principe il mio nome è Felice

AURORA CANTINI: no Felice tu sei un principe, il mio principe quello che ho sempre aspettato

FELICE TRIBALDI: e dove mi avresti aspettato

AURORA CANTINI: hai parcheggiato l’autobus nel mio cuore

FELICE TRIBALDI: e no l’autobus no … a me piacciono le ruspe (mima il rumore della ruspa) capito le ruspe

( Aurora Cantini innamorata)

AURORA CANTINI: amore mio prendimi

FELICE TRIBALDI: ma se non ti conosco neppure.

AURORA CANTINI: io mi chiamo Aurora e l’aurora è la luce che viene  prima dell’ Alba

FELICE TRIBALDI: perché deve venire anche Alba

AURORA CANTINI: no ..

FELICE TRIBALDI: e allora cosa centra Alba

AURORA CANTINI: niente

FELICE TRIBALDI: e allora

AURORA CANTINI: allora tu sei Felice … quello che ha ereditato tutto questo ben di dio

FELICE: Felice non tanto, è arrivata anche la tributaria                                                                        

(Aurora Cantini finge di cadere e si tocca una caviglia)

FELICE TRIBALDI: cosa c’è che non va?

AURORA CANTINI: mi devo essere slogata una caviglia.

FELICE TRIBALDI: (fa sedere Aurora Cantini)Aurora come sei profumata.

AURORA CANTINI: è profumo di Armani

FELICE TRIBALDI: ed io che credevo che Armani facesse le bomboniere.

AURORA CANTINI: (si siede nella sedia e stende la gamba, Felice esamina la caviglia)

Mi fa male li… li… li…

FELICE TRIBALDI: ma io non vedo e non sento niente di strano.

AURORA CANTINI: ma il dolore c’è, eccome anche se non si vede, non so neppure come farò ad andare a casa

FELICE TRIBALDI: a casa ! ma dove abiti

AURORA CANTINI: a Bottagna

FELICE TRIBALDI: ma per arrivare a  Bottagna ci vogliono cinque minuti

AURORA CANTINI: ma con una caviglia che fa male, io preferisco stare qui con te amore (e lo abbraccia)

FELICE TRIBALDI: calma … calma

AURORA CANTINI: ( si tocca un occhio)

FELICE TRIBALDI: cosa hai all’occhio

AURORA CANTINI: mi deve essere entrato qualcosa

FELICE TRIBALDI: forse un granello di polvere

AURORA CANTINI: si un granello di polvere

(Aurora Cantini fa l’atto di baciare Felice Tribaldi)

(ma in quel momento entra Rinaldo con una bombola del gas)

RINALDO VENTURINI: (grida) (ha una bombola da gas per cucina) e permesso, non c’è nessuno in questa bettola

FELICE TRIBALDI: ci sono io, e lei cosa vuole

RINALDO VENTURINI: come cosa voglio, e poi io sono abituato a dare del tu

FELICE TRIBALDI: va bene ma cosa ci fai nel mio locale con una bombola del gas

RINALDO VENTURINI: e allora, io sono Venturini il tassista, mi avete chiamato ed io sono venuto

FELICE TRIBALDI: nessuno ti ha chiamato

AURORA CANTINI: ma se nessuno ti ha chiamato cosa sei venuto a fare

RINALDO VENTURINI: qualcuno di voi mi ha telefonato che ha avuto un incidente

AURORA CANTINI: ma nessuno ha avuto un incidente.

FELICE TRIBALDI: nessuno lo posso assicurare.

RINALDO VENTURINI: e no non sono ancora del tutto scemo, se mi hanno telefonato, mi hanno telefonato

AURORA CANTINI e FELICE TRIBALDI: (in unisono) ma chi ha telefonato.

(entra Margherita)

MARGHERITA  FIORINO: sono stata io, perché ho visto che la Cantini si è slogata una caviglia ed io ho chiamato il taxi per accompagnarla a casa.

FELICE TRIBALDI: ma chi ti ha autorizzato a fare una cosa simile.

MARGHERITA  FIORINO: mi sono autorizzata da sola.

FELICE TRIBALDI: poi noi due, facciamo i conti dopo

MARGHERITA  FIORINO: (alterata) no facciamo i conti adesso, vieni di la che ti devo parlare

FELICE TRIBALDI: no Aurora sta male

MARGHERITA  FIORINO: ti ho detto di venire di la, altrimenti ti spacco il manico della scopa nella testa

RINALDO VENTURINI: un momento e questa bombola del gas

FELICE TRIBALDI: io non so

MARGHERITA  FIORINO: riportatela via

RINALDO VENTURINI: e si!  io parto da Ceparana, con una bombola e poi la riporto a Ceparana come fosse una gita

MARGHERITA  FIORINO: vendila ad Aurora, tanto la riporti a casa, e tu Felice vieni via

FELICE TRIBALDI: adesso devo andare

(Felice Tribaldi e Margherita escono di scena)

SCENA 18

 RINALDO VENTURINI – AURORA CANTINI

RINALDO VENTURINI: (sempre parlando della bombola) ma allora la compri tu questa bombola

AURORA CANTINI: non la voglio la bombola

RINALDO VENTURINI: come non vuole la bombola, non mi dire che a casa non la usi

AURORA CANTINI: si che la uso, ma non voglio la sua

RINALDO VENTURINI: non mi dirai che compri le bombole da Catoni, da Leo o da Cecchi per non parlare di quelle di Spella che sono sempre mezze vuote … la mia è piena sentila (gli passa la bombola)

AURORA CANTINI: (si alza dalla sedia come fosse guarita) non solo non voglio la tua bombola, ma non mi porti neppure a casa … sono guarita

RINALDO VENTURINI: si fa presto a dire sono guarita ma lo sa che oggi ci siamo e domani no

(Aurora Cantini si alza e prende una distorsione alla caviglia davvero)

AURORA CANTINI: ma allora porti rogna

RINALDO VENTURINI: io ti avevo avvertito oggi a me e domani a te, adesso è capitato a te, ora ti porto all’ospedale

AURORA CANTINI: io all’ospedale non ci voglio andare, io voglio andare a casa

RINALDO VENTURINI: va bene … vuoi andare a casa

AURORA CANTINI: si

RINALDO VENTURINI: allora compri la bombola.

AURORA CANTINI: io la bombola non la voglio.

RINALDO VENTURINI: e come fai senza una bombola di riserva ora che la caviglia ti si gonfia e va a finire che rimani a letto per un mese, sei fortunata che ci sono  io, dove ti devo portare?

AURORA CANTINI: a Bottagna

RINALDO VENTURINI: ma per arrivare a Bottagna ci vogliono cinque minuti, ed io sono venuto da Ceparana ho perso del tempo per una corsa di cinque minuti … compra la bombola.

AURORA CANTINI: ti ho detto che voglio andare a Bottagna e la bombola non la voglio

RINALDO VENTURINI:  non ti stare ad arrabbiare, mettiti nei miei panni, con cinque minuti di corsa cosa ci guadagno (ride) neppure il prezzo della benzina invece … ho un’idea

AURORA CANTINI: hai anche delle idee adesso

RINALDO VENTURINI: io ti porto a Bottagna, però ti faccio fare il giro di Isola e li ci appartiamo

AURORA CANTINI: (compiaciuta) e lì ci appartiamo…(civetta) io sono una donna seria … non mi tentare, in un luogo appartato … noi soli … cosa penserà la gente

(breve pausa)

RINALDO VENTURINI: la gente ! figuriamoci se ti tocco … sei più brutta che una spinta all’improvviso … ho detto, Isola e Montalbano così lassù ci fermiamo ti faccio vedere il panorama, da lassù si vede anche il mare ed in più vedi il Felettino

AURORA CANTINI: così io sarei brutta, guardati te … mi sembri un rospo calzato e vestito … e poi perché il Felettino ?

RINALDO VENTURINI: si il Felettino, ma lo sai che stanno confiscando i terreni per fare il nuovo ospedale

AURORA CANTINI: e cosa me ne frega a me del nuovo ospedale

RINALDO VENTURINI: ma come! Avrai pure delle amiche

AURORA CANTINI: si !

RINALDO VENTURINI: e allora quando sarai magari per un paio di mesi con il piede steso e sotto i fornelli la mia bombola, pensa potrai raccontare a loro che hai visto il Felettino con due ruspe che stanno spianando per costruire il nuovo ospedale

AURORA CANTINI: portami a Bottagna, io voglio andare solo a casa

RINALDO VENTURINI: non ti piace il Felettino, sai allora dove ti porto, io ti porto a Vezzano ti faccio fare tutto il giro, passiamo dai Castagneti poi scendiamo da Buonviaggio e andiamo a Migliarina, avrai pure qualche parente a Migliarina, ti fermi a trovarla , io aspetto in macchina tanto il tassametro gira e poi ad un orario ragionevole, quel tanto che basta per farmi quelle quarantamila Lire .. ti riporto a Bottagna così facciamo: quaranta più la bombola de gas … quarantuno mila Lire e amici coime prima, io ho fatto la giornata mentre tu sei contenta perché sei andata a trovare  un parente a Migliarina, perché poi con quella caviglia hai poco da sbattere

AURORA CANTINI: io non ne ho parenti a Migliarina

RINALDO VENTURINI: allora a Sarzana, sicuramente hai una zia a Sarzana, tutti hanno parenti a Sarzana

AURORA CANTINI: io non ne ho

RINALDO VENTURINI: ma pensaci bene, neppure una conoscente

AURORA CANTINI: ci ho pensato bene, non conosco nessuno

RINALDO VENTURINI: ma ci vuole poco per conoscere qualcuno, basta entrare in un negozio, ma se non te ne importa niente … allora me ne vado

AURORA CANTINI: e dove vai

RINALDO VENTURINI: a Ceparana

AURORA CANTINI: (si alza in piedi) no aspetta

(Aurora Cantini inciampa)

RINALDO VENTURINI: (la sorregge) andiamo ti porto all’ospedale

AURORA CANTINI: a quello più vicino

RINALDO VENTURINI: fidati di me, ti porto all’ospedale di Fivizzano li c’è l’aria buona e mi faccio la giornata

(escono di scena)

SCENA 18

 FELICE TRIBALDI – ANGELA SIMONELLI

(Felice Tribaldi è intento a pulire dei bicchieri, entra Angela Simonelli euforica)

ANGELA SIMONELLI: mio bel Felicino hai visto che sono ritornata a trovarti (lo prende sottobraccio)

e lo sai perché sono venuta

FELICE TRIBALDI: no!

ANGELA SIMONELLI: io sono venuta per darti una bella notizia

FELICE TRIBALDI: una bella notizia!

ANGELA SIMONELLI: si una bella notizia, sono riuscita a risolvere tutti i tuoi problemi

FELICE TRIBALDI: i miei problemi

ANGELA SIMONELLI: si non devi più pagare niente, (lo abbraccia) sai sono riuscita a ci siamo capiti è vero

FELICE TRIBALDI: non capisco!

ANGELA SIMONELLI: ci siamo capiti non fare l’ingenuo… non fare l’ingenuo

FELICE TRIBALDI: si ho capito, non devo pagare niente

ANGELA SIMONELLI: anzi sono riuscito a farti dare un rimborso

FELICE TRIBALDI: un rimborso e di quanto

ANGELA SIMONELLI: vediamo, potremo metterci d’accordo (gira per la stanza) se noi due ci sposiamo e mi lasci la metà dell’eredità

FELICE TRIBALDI: quale eredità

ANGELA SIMONELLI: noi del fisco sappiamo tutto, e non solo lo sa tutto il paese che hai ereditato

FELICE TRIBALDI: ma cosa vuoi che ho ereditato

ANGELA SIMONELLI: insomma capito io vengo incontro a te e tu a me

FELICE TRIBALDI: ho capito! Ho capito …Margherita … Margherita

(entra Margherita con una scopa in mano Felice esce di scena)

SCENA 19

 MARGHERITA  FIORINO – ANGELA SIMONELLI- LUCA PERONI- ERMES FREGOSI- ODETTE

MARGHERITA  FIORINO: vattene via brutta stupida, lo sanno tutti che sei venuta per l’eredità.

ANGELA SIMONELLI: ma come si permette e chi è lei?

MARGHERITA  FIORINO: io sono quello che sono, adesso via

(Margherita insegue con la scopa Angela che entra ed esce più volte inseguita dalla serva, entrano in scena anche Ermes , Luca e Odette che entrano ed escono dalla scena vengono inseguiti e scacciati da Margherita, infine rimane solo lei in scena)

MARGHERITA  FIORINO:  meno male, è stata dura ma finalmente me ne sono liberata ( ride) ho licenziato tutti!

SCENA 20

 FELICE TRIBALDI – MARGHERITA  FIORINO- MARTA MARTELLO

(entra Felice e non trova nessuno)

FELICE TRIBALDI: (grida) Luca, Ermes , Luca: ma dove saranno!

(entra Marta Martello vestita da operaio e con una tanica di benzina)

MARTA MARTELLO: posso

FELICE TRIBALDI: (vede Marta Martello) prego Marta entra pure, e siediti che ti porto un bicchiere di vino e di quello buono non certo quello che vendo ai clienti.

MARTA MARTELLO: bravo… allora è per questo non viene nessuno in questa osteria gli dai da bere del vino fatto con il bastone

FELICE TRIBALDI: ma cosa mi interessa dell’osteria, come mai sei venuta a trovarmi

MARTA MARTELLO: ti ho portato questa (mostra la tanica di benzina)

FELICE TRIBALDI: ma non dovevi per un po’ di benzina.

FELICE TRIBALDI: (porta il vino e si siede, i due bevono)

MARTA MARTELLO E FELICE TRIBALDI: (alzano i calici) cin … cin

FELICE TRIBALDI: buono è vero

MARTA MARTELLO: non c’è male, ma adesso devo andare.

FELICE TRIBALDI: ne hai tanto di lavoro

MARTA MARTELLO: tantissimo, i mezzi sono tutti impegnati, tra muri di contenimento, scannafossi e frane, è il personale che mi manca.

FELICE TRIBALDI: mi prenderesti con te a lavorare

MARTA MARTELLO: (ride) a lavorare con me, ma scherzi sei solo un pivello e poi devi prendere la patente.

FELICE TRIBALDI: la prendo

MARTA MARTELLO: ma i turni sono estenuanti.

FELICE TRIBALDI: sempre meglio che vivere la mia vita in un’osteria

MARTA MARTELLO: ma guarda che non è uno scherzo.

FELICE TRIBALDI: sono pronto a tutto, voglio guidare la ruspa.

MARTA MARTELLO: va bene, sei fortunato che mi serve gente, prendi la patente e dopo vieni da me, adesso prendi la tanica

FELICE TRIBALDI: no te la regalo

MARTA MARTELLO: (autoritaria) prendi la tanica ho detto e portamene una vuota.

FELICE TRIBALDI: va bene ma non arrabbiarti.

(prende la tanica ed esce di scena)

MARTA MARTELLO: (tra se e se) ma guarda un po’, il mondo è bello perché è vario, quello li vuole abbandonare questo posto per venire a lavorare su una ruspa … (si alza e gira per la stanza e si avvicina ai modellini delle ruspe) certo che questo tipo non deve essere neppure tanto a posto (ride) gli mancano certamente un sacco di rotelle nella testa, se alla sua età gioca ancora con i modellini, però se è un lavoro che gli piace, perché non accontentarlo (prende il modellino in mano)

(entra Margherita, non più vestita da contadina ma da signora)

MARGHERITA  FIORINO: Marta se vuoi quel modellino portatelo via tanto, lo butto nell’immondizia

MARTA MARTELLO: grazie, non mi interessa (rimette il modellino a posto)

(Marta si volta e vede Margherita con il suo nuovo abbigliamento)

MARTA MARTELLO: ma come ti sei conciata

MARGHERITA  FIORINO: io come mi sono conciata da signora come sono!

MARTA MARTELLO: ma se fino a ieri andavi a vuotare i pozzo neri

MARGHERITA  FIORINO: ieri era ieri oggi è oggi …

MARTA MARTELLO: ma lo sai che sei proprio ridicola, anzi siete due ridicoli tra te e il tuo padrone e i suoi modellini!

MARGHERITA  FIORINO: non è più il mio padrone perché sono socia di maggioranza ed in quanto ai modellini

(li prende e li getta nel cestino)

MARTA MARTELLO: Margherita sei ridicola lo stesso.

MARGHERITA  FIORINO: (alterata)  ridicola io ma lo senti questo profumo è francese

MARTA MARTELLO: (sente il suo profumo) il mio è di benzina super

MARGHERITA  FIORINO: benzina o non benzina io rumente nel mio locale, non ne voglio adesso aria

MARTA MARTELLO: (alterata, prende  una chiave inglese e minaccia la serva) me ne vado … me ne vado ma non ti avvicinare altrimenti divento davvero una ruspa e ti spiano come una focaccetta

MARGHERITA  FIORINO: adesso vattene … non ti voglio più vedere.

MARTA MARTELLO: sono io che non voglio più mettere piede in questo locale.

(Marta esce di scena, Margherita esce di scena entra in scena Felice con la tanica vuota rimane qualche secondo al centro del palco e poi non vedendo Marta esce di scena)

SCENA 21

 FELICE TRIBALDI – FEDERICO TROMBETTA-  RINALDO VENTURINI- GARIBALDI

(scuola guida)

(entra Rinaldo che canticchiando cambia scena mettendo qua e la segnali stradali)

(si siede e si fa uno spot pubblicitario)

RINALDO VENTURINI: avete bisogno di una patente A-B-C- D- E –F-G e chi ne sa più ne mette la ditta Belli è a vostra disposizione, volete pernottarvi per un viaggio lungo, lontano, vicino: la ditta belli è a vostra disposizione e se mi comprate una bombola del gas avete diritto a grandi sconti

( si sente suonare entrano Felice Tribaldi e Federico Trombetta)

RINALDO VENTURINI: (cortese) entrate pure … entrate

(riconosce l’assessore ma ignora Felice Tribaldi)

Assessore, venga, si accomodi no anzi aspetti (pulisce la sedia, e si rivolge a Felice Tribaldi)

FELICE TRIBALDI: ma cosa ha da guardare, mi dia il fazzoletto!

(Felice Tribaldi passa il fazzoletto a Rinaldo che pulisce la sedia sputando sul fazzoletto di Felice Tribaldi, guarda la sedia poi ridà il fazzoletto allo sbigottito Felice Tribaldi e fa sedere l’assessore)

FELICE TRIBALDI: si segga, assessore … si segga …

(l’assessore si siede)

FEDERICO TROMBETTA: grazie

(Felice Tribaldi ride)

RINALDO VENTURINI: (alterato verso Felice Tribaldi) e lei ride, vorrei proprio vedere che cosa ha da ridere, tamburo lei viene all’esame di scuola guida e ride come se andasse alla fiera di Sant’ Isidoro

FELICE TRIBALDI: no io non rido

RINALDO VENTURINI: (alterato) lei rideva (si fa il segno con gli occhi) io ho visto con i miei occhi, (a voce alta) lei rideva … rideva…

(si gira verso l’assessore in modo mieloso)

Rideva … vero

FEDERICO TROMBETTA: e si rideva

RINALDO VENTURINI: (alterato) rideva si lei rideva.

FELICE TRIBALDI: (scusandosi) io no … non ridevo.

(Rinaldo si gira Felice ride, Rinaldo lo guarda e ride, Felice entrambi smettono di ridere e tutto in modo veloce e facendo tanta mimica con Luca e Rinaldo che con gli indici puntati si incolpano a vicenda in modo paradossale  mimando le frecce di un’automobile, sottofondo rumore di frecce auto)

RINALDO VENTURINI: (alterato) adesso basta (e Felice Tribaldi e l’assessore rimangono fermi come statue)

RINALDO VENTURINI: avanti adesso veniamo al dunque (i due sono ancora fermi come statue)

Avanti veniamo al dunque (i due sono ancora fermi come statue)

(Rinaldo preoccupato gira intorno alle due statue)

RINALDO VENTURINI: cosa è successo ( muove le mani alle statue ma quando muove un braccio l’altro braccio gli molla uno schiaffone) ahia! (prova a farlo in maniera veloce, ma prende schiaffoni in maniera veloce) (perplesso si mette a distanza di sicurezza e si gratta la testa, allora anche i due si grattano la testa, Rinaldo muove le mai e i due lo mimano, Rinaldo muove la testa velocemente, girato verso i due per prenderli sul fatto ma non riesce, i due rimangono immobili)

RINALDO VENTURINI: (cerca di riprendersi, parlando tra se e se) dunque io sono qua e questa è la mia scuola guida (si gratta la testa) ho capito…

(alterato ) dunque veniamo al dunque ( i due si riprendono e ripetono in unisono) dunque veniamo al dunque

RINALDO VENTURINI: (si rianima e rivolto verso Felice Tribaldi) non so cosa sia successo ma immagino di chi sia la colpa.

(i due in unisono) e di chi è la colpa!

RINALDO VENTURINI: di questo imbecille (indica Felice Tribaldi) (Luca annuisce)

RINALDO VENTURINI: (sbigottito) io!

RINALDO VENTURINI: ( da del tu a Felice Tribaldi) si tu brutto deficiente, sei venuto qua a confondermi le idee, e lei assessore dica qualcosa

FEDERICO TROMBETTA: qualcosa!

RINALDO VENTURINI: ma io volevo dire qualcosa di più intelligente.

FEDERICO TROMBETTA: qualcosa di più intelligente

RINALDO VENTURINI: ma cosa

FEDERICO TROMBETTA: ma cosa!

FELICE TRIBALDI: posso suggerire

FRANCESCO: suggerisci

FELICE TRIBALDI: la patente, noi siamo venuti per la patente.

RINALDO VENTURINI: e tu vuoi prendere la patente (ride) la patente (mima il volante e il rumore della macchina e Luca lo imita ed entrambi ridono)

FELICE TRIBALDI: cosa avete da ridere noi siamo venuti per l’esame

RINALDO VENTURINI: (ride) tu l’esame

FELICE TRIBALDI: si io

FEDERICO TROMBETTA: anch’io

RINALDO VENTURINI: per lei assessore non c’è problema ( indica un segnale stradale) che cos’è questo

FEDERICO TROMBETTA: insomma

FELICE TRIBALDI: strada con dislivello di 20 °

RINALDO VENTURINI: ho detto al signor assessore e lei silenzio

FEDERICO TROMBETTA: questo segnale è la strada che va a Follo Alto

RINALDO VENTURINI: bene bravo assessore (si avvicina al tavolino apre il cassetto ne tira fuori la patente e la passa all’assessore) assessore … bravissimo lei è promosso: tenga e si ricordi quel progettino che ho in comune, basta che mette una firmetta

FEDERICO TROMBETTA: non si preoccupi … domani faccio, tutto

(Luca esce di scena, facendo un gestaccio a Felice Tribaldi)

(rimangono in scena Felice e Rinaldo)

SCENA 22

 FELICE TRIBALDI – RINALDO VENTURINI-  GIUSEPPE GARIBALDI

(scuola guida)

(Felice Tribaldi rimane immobile sotto il cartello del divieto di sosta)

RINALDO VENTURINI: (alterato) ma cosa fa! Ma cosa fa!

FELICE TRIBALDI: (sbigottito) e cosa ho fatto!

RINALDO VENTURINI: lei è in divieto di sosta, lei è sotto il divieto di sosta, per cui sarebbe in contravvenzione.

FELICE TRIBALDI: (si sposta di scatto facendo un saltello) così va bene

RINALDO VENTURINI: (alterato) e lei vorrebbe la patente … la patente di guida … il permesso a condurre (grida) ma cosa vorrebbe condurre … ma lo sa, dove è lei adesso!

FELICE TRIBALDI: in una scuola guida

RINALDO VENTURINI: in una scuola guida … e si permette di fare anche dell’ironia … ma il lo stronco, io non le do, neppure il permesso per guidare un carretto … ma lo sa dove è lei

FELICE TRIBALDI: e dove sono

RINALDO VENTURINI: lei è sotto il cartello di caduta massi (ride sadicamente) li non si può sostare (grida) io non gli è ne do di patente

FELICE TRIBALDI: ma come!

RINALDO VENTURINI: come ma come! Ma come lo devo dire io … perché io sono l’esaminatore, io devo giudicare se lei è idoneo … o no!

(breve) pausa …

Ma lo sa che se cade un masso, e lei ha parcheggiato sotto … non solo non prende niente, ma rischia anche una multa.

FELICE TRIBALDI: (alterato vede il segnale ma cerca di trattenersi) se non mi da la patente il masso gli e lo do secco nel muso

RINALDO VENTURINI: (perplesso) secco nel muso, (guarda il segnale) ma allora i massi cadono da qua ( indica un luogo della stanza) allora devo spostare il segnale (sposta il segnale) adesso va bene

FELICE TRIBALDI: io le do un altro tipo di masso in testa se non mi promuove (e lo minaccia con il pugno)

RINALDO VENTURINI: (alterato) e ha anche il coraggio di minacciare, la smetta altrimenti con me la patente non la prenderà mai

FELICE TRIBALDI: mi scusi

RINALDO VENTURINI: ( indica un segnale stradale – strada dissestata) e questo che segnale è

FELICE TRIBALDI: (euforico salta sul palco) lo so  … lo so …

RINALDO VENTURINI: e allora … lo dica … lo dica …

FELICE TRIBALDI: (euforico ) lo so … lo so … (con le mani mima il seno femminile)

RINALDO VENTURINI: e allora!

FELICE TRIBALDI: lo dico … lo dico.

RINALDO VENTURINI: allora dillo … forza canta…

FELICE TRIBALDI: lo devo cantare

RINALDO VENTURINI: dai che non ho tempo da perdere…

FELICE TRIBALDI: (cantando) strada dissestata…

RINALDO VENTURINI:  (alterato) cosa … mi ha detto … cosa mi ha detto

FELICE TRIBALDI: io niente

RINALDO VENTURINI: lei ha detto  dissestata …

FELICE TRIBALDI: io no

RINALDO VENTURINI: e chi ha detto strada dissestata.

FELICE TRIBALDI: sarà stato qualcuno del pubblico.

RINALDO VENTURINI: ma mi prende anche in giro … che cartello è questo ( con le mani mima il seno femminile)

FELICE TRIBALDI: lo so … lo so … ( con le mani mima il seno femminile) lo so

RINALDO VENTURINI: allora lo dica

FELICE TRIBALDI: questo è il seno  di Oriana

RINALDO VENTURINI: ( ride sadico) risposta sbagliata … è il seno di Marina

E adesso facciamo qualche domanda sul motore.

FELICE TRIBALDI: si sul motore

RINALDO VENTURINI: vede dietro ci sono alcuni pezzi

(Felice Tribaldi si gira e vede dei pezzi di motore)

Mi dia il pistone …

FELICE TRIBALDI: ( prende la mira e da un pistone al piede di Rinaldo che urla di dolore)

RINALDO VENTURINI: ma come si permette … ma lei è un pazzo. … un criminale

FELICE TRIBALDI: ma mi ha detto di darle un pistone ed io l’ho dato.

RINALDO VENTURINI: basta … lasciamo perdere, però poteva almeno darlo più piano

FELICE TRIBALDI: il peso è il peso.

RINALDO VENTURINI: ma non ne fa di cura dimagrante.

FELICE TRIBALDI: no …

RINALDO VENTURINI: adesso passiamo alla guida simulata

FELICE TRIBALDI: alla guida come

RINALDO VENTURINI: simulata prenda il volante che c’è sul mobile.

FELICE TRIBALDI: (prende il volante)

RINALDO VENTURINI: e adesso metta in moto !

FELICE TRIPALDI: ma come faccio a mettere in moto.

RINALDO VENTURINI: ( prende il volante) ma è facile basta girare la chiavetta

FELICE TRIPALDI: (sorpreso) la chiavetta

RINALDO VENTURINI: si la chiavetta, così

(fa l’atto di girare la chiavetta e si sente il rumore del motore acceso) gira la chiavetta (il motore si spegne) semplicissimo … (fa l’atto di suonare) (si sente il suono delle trombe) visto ci sono anche le trombe … provi

FELICE TRIPALDI: (fa il gesto di suonare il claxon ma non suona)

RINALDO VENTURINI: e allora suoni

FELICE TRIPALDI: no non so

RINALDO VENTURINI: ma è semplice (fa l’atto e suonano le trombe)

FELICE TRIPALDI: (prova a suonare e le trombe suonano all’impazzata)

RINALDO VENTURINI: (agitato) la smetta di suonare (le trombe continuano a suonare)

FELICE TRIPALDI: ma io non so come si fa

(interviene Rinaldo e le trombe cessano)

RINALDO VENTURINI: allora … si vede che lei non è mai salito in un auto, adesso metta in moto e parta, è semplice no! …

( Felice cerca di armeggiare con un’auto immaginaria, ma senza esito)

FELICE TRIPALDI: si è semplice, ma potrebbe accendere il motore lei!

RINALDO VENTURINI: si (accende il motore) ecco … contento adesso parta

FELICE TRIBALDI: (con il volante in mano) e dove vado (il motore si spegne)

RINALDO VENTURINI: cosa aspetta, metta in moto

FELICE TRIBALDI: e come faccio

RINALDO VENTURINI: giri la chiavetta cosa aspetta

FELICE TRIBALDI: con questa macchina così complicata, non so da dove cominciare

RINALDO VENTURINI: ecco come si fa (mima come accendere il motore e si sente il rumore) folle … folle

FELICE TRIBALDI: (alterato) come lei mi da del folle a me …

 

RINALDO VENTURINI: folle, senza marcia … ho detto adesso metta la prima e parta

FELICE TRIBALDI: io non parto

RINALDO VENTURINI: non vuole partire, allora  scenda dall’auto

FELICE TRIBALDI: ma come faccio a scendere dall’auto se non ci sono mai salito

RINALDO VENTURINI: ma lei in che mondo vive, lasci fare a me (prende il volante, accende il motore)

(Rinaldo gira per la scena con il volante in mano mimando una guida)

Visto come si fa … adesso veniamo alla segnaletica

FELICE TRIBALDI: si la segnaletica         

RINALDO VENTURINI: (mima un incrocio) vede, se lei parte con l’auto da Via dei mille … arriva all’incrocio tra Via Nino Bixio e Via Teano di chi è la precedenza se vuole svoltare a sinistra

FELICE TRIBALDI: ma è facile … facilissima … (salta di gioia per il palco) ma se io la indovino me la da la patente

RINALDO VENTURINI: (perplesso) vedremo … vedremo… adesso sentiamo

FELICE TRIBALDI: allora lo dico

RINALDO VENTURINI: cosa aspetta … lo dica

FELICE TRIBALDI: ma è facilissima (grida) tra Via Teano … Via dei mille e Via Nino Bixio la precedenza è (breve pausa) (grida) di Garibaldi

RINALDO VENTURINI: (grida) chi Giuseppe

FELICE TRIBALDI: (grida) si Giuseppe

RINALDO VENTURINI: (grida) ma come Giuseppe

FELICE TRIBALDI: (grida) Garibaldi … Giuseppe … Garibaldi

(esce dal pubblico Giuseppe Garibaldi)

GIUSEPPE GARIBALDI: ( vestito con barba, poncho e cappello) (va sotto il palco vivibilmente alterato) chi mi cerca e voi cosa volete da me

RINALDO VENTURINI: (sconsolato) e questo da dove esce!

FELICE TRIBALDI:  Giuseppe sei solo

GIUSEPPE GARIBALDI: ma con chi dovevo venire con i mille

FELICE TRIBALDI: si con i mille

RINALDO VENTURINI: (sconsolato) in questo paese c’è proprio di tutto

GIUSEPPE GARIBALDI: cosa hai te da dire, ma ti sei visto, anzi vi siete visti siete due scemi su un palco

FELICE TRIBALDI:  Garibaldi finiscila … e se sei venuto per cercare rogne … mi hai trovato … ma adesso voglio i mille

GIUSEPPE GARIBALDI: (ironico) ma dove dovevo mettermeli i mille in tasca

FELICE TRIBALDI: si in tasca

GIUSEPPE GARIBALDI: non li ho ( fa il segno dei soldi)

FELICE TRIBALDI: (alterato) non mi fare incavolare….

(Rinaldo anima la scena mimando attimi di sconforto)

GIUSEPPE GARIBALDI: non li ho e basta

FELICE TRIBALDI: vieni su sul palco

GIUSEPPE GARIBALDI: sul palco! Non sono così tronato

RINALDO VENTURINI: e questo sarebbe l’eroe dei due mondi!

GIUSEPPE GARIBALDI: (alterato) e allora cosa vuoi te da me

RINALDO VENTURINI: niente

FELICE TRIBALDI: io voglio le 1000 lire

GIUSEPPE GARIBALDI: e allora!

FELICE TRIBALDI: vieni su o vengo a prenderti

GIUSEPPE GARIBALDI: a prendermi ! se mi metto a correre non mi prenderai mai

FELICE TRIBALDI: ma so dove abiti, vengo e ti sfondo te e la porta

GIUSEPPE GARIBALDI:  allora salgo sul palco …. Ma mille non li ho

FELICE TRIBALDI: e quanti ne hai

GIUSEPPE GARIBALDI: cinquecento

FELICE TRIBALDI: (rivolto a Rinaldo) bastano

RINALDO VENTURINI: (accondiscendente) possono bastare

FELICE TRIBALDI: (rivolto a Garibaldi) vieni su

GIUSEPPE GARIBALDI: vengo ma con calma

(Garibaldi sale sul palco)

GIUSEPPE GARIBALDI: (al pubblico) io sono Garibaldi … l’eroe

FELICE TRIBALDI: (gli da uno scappellotto) finiscila e tira fuori i soldi

(Garibaldi tira fuori i soldi, Felice Tribaldi li conta e vede che ne mancano, malmena Garibaldi e si prende i soldi di forza, Felice passa i soldi a Rinaldo e il titolare della scuola guida da la patente a Felice ed entrambi escono di scena)

SCENA 23

 FELICE TRIBALDI – MARGHERITA  FIORINO

(scena bar… Margherita cerca tra i fogli l’eredità che ha estorto a Felice Tribaldi)

MARGHERITA  FIORINO: ( apre un bauletto e semina fogli di carta in tutta la scena)

Questo non lo è (getta altri fogli in scena)

Neppure questo …

Neppure questo

(finalmente trova una busta)

Eccola … ( si alza la mostra al pubblico ) (la apre)

Adesso vi leggo l’eredità

(si schiarisce la voce)

(grida disperata) Noooo! Non può essere vero 

ho ereditato da Felice delle cambiali da pagare per vent’anni

(disperata si accascia sul palco) (breve pausa)

(compare Felice Tribaldi di corsa ed euforico, mostra la patente per la ruspa e rivolto al pubblico)

FELICE TRIBALDI: (grida) ma cosà ho scritto il fronte … Giocondo…

SIPARIO