Ciao Jess

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CIAO JESS

Ciao Jess

di Mauro Eberspacher

Titolo:                         Ciao, Jess                  
Genere:                       Dramma
Anno:                         2007
Atti:                            2
Durata (circa):             90 minuti
Personaggi maschili:     2
(minimo):                    2
Personaggi femminili:   6
(minimo):                    6

Sinossi: Jess Malipiero è un pittore e scultore; vive per ora poveramente della propria arte, ma comincia ad essere conosciuto. È un temperamento forte e volitivo, bello, giovane, forte e molto affascinante; ha intorno a sé uno stuolo di ragazze disposte a fargli da modella: ballerine, artiste, prostitute, turiste, studentesse d'arte, conoscenti occasionali. Per lui non è difficile ottenere una posa artistica data la rinomanza dei suoi nudi ed è sempre più raro che debba pagare per ottenere un bel corpo femminile da ritrarre. Naturalmente nella maggior parte dei casi l'opera d'arte nasce da un amplesso o vi finisce. Così nel suo studio scorrono di continuo donne, molte delle quali gelose delle altre. L'alternarsi di opere d'arte e di modelle porta ad un epilogo imprevisto e tragico da cui la carriera di Jess non riesce a prescindere.

Il testo è protetto dalla S.I.A.E.


Indice:

I PERSONAGGI:3

GLI AMBIENTI:4

Prima parte. 5

Scena 1: Sala d’aste “…e uno”. 5

Scena 2: Cleofe:6

Scena 3: Cleofe, fine prima posa:9

Scena 4: Nelly:11

Scena 5: Maddalena:13

Scena 6: Cleofe2. 15

Scena 7: Frida. 18

Scena 8: Dopo Frida. 21

Scena 9: Cleofe3. 24

Scena 10: Frida2. 26

Scena 11: Cleofe4. 28

Scena 12: Cleofe5. 30

Seconda parte. 32

Scena 13: Sala d’aste:  “…e due”. 32

Scena 13: L’intervista:33

Scena 14: Incontro con Nelly. 39

Scena 15: Nello studio. 43

Scena 16: L’Apprendista. 48

Scena 17: Sala d’aste:  “…e tre”. 49

SIPARIO.. 49


I PERSONAGGI:

JESS MALIPIERO

NELLY

CLEOFE

FRIDA

MADDALENA

Una GIORNALISTA

Un CAMERIERE

Un’APPRENDISTA

JESS MALIPIERO è un pittore e scultore; vive per ora poveramente della propria arte, ma comincia ad essere conosciuto. È un temperamento forte e volitivo, capace di abbandonarsi ad un capriccio se l’istinto del momento glielo comanda. È bello, giovane e forte e dannatamente affascinante; ha intorno a sé uno stuolo di ragazze disposte a fargli da modella: ballerine, artiste, prostitute, turiste, studentesse d’arte, conoscenti occasionali. Per lui non è difficile ottenere una posa artistica data la rinomanza dei suoi nudi ed è sempre più raro che debba pagare per ottenere un bel corpo femminile da ritrarre. Naturalmente nella maggior parte dei casi l’opera d’arte nasce da un amplesso o vi finisce. Così nel suo studio scorrono di continuo donne, molte delle quali gelose delle altre. Alla gelosia Jess reagisce con forza e fastidio allontanando anche villanamente, se così gli gira, le vittime di turno. Non mancano episodi in cui se la debba vedere con un altro uomo “toccato” dalla sua disinvoltura: una volta un fidanzato, un’altra un padre od un fratello; talvolta pesca chissà dove un po’ di diplomazia, ma altre volte la cosa si risolve a chi le dà più forti e non sempre ha lui la meglio.

CLEOFE è una studentessa d’arte del penultimo anno; come altre ha fatto la conoscenza di Jess nel corso di un’esposizione di sue opere e l’incontro che doveva servirle a mostrargli le proprie è finito con un rapporto sessuale e, cosa più importante per Jess, un nuovo quadro, che ha richiesto più di una seduta di posa. Al termine dell’opera Jess la congeda, ma Cleofe non si stacca: è innamorata, purtroppo, e cerca da lui rassicurazioni di un sentimento che Jess non prova affatto; anzi nei suoi confronti sente un forte fastidio che si esprime con respinte via via più scortesi e villane, fino ad arrivare alla volgarità.

Tra le ragazze che prendono più disinvoltamente la conoscenza di Jess c’è NELLY, una ballerina di fila, tra le più assiduamente ritratte da Jess, capace di farsi trovare in casa sua completamente nuda, come di rispondere ai capricci del pittore con analoghe prese di posizione. Nelly è una persona libera, indipendente, totalmente inaffidabile e la sua saltuarietà a volte fa imbestialire il pittore, costringendolo a quadri sbozzati in fretta in attesa di una successiva posa che avrà luogo quando il capriccio della ballerina lo consentirà.

Un’altra frequentatrice dello studio è MADDALENA, una poetessa, donna posata e riflessiva, bellissima, conosciuta nel corso di una performance in comune con altri giovani artisti. La ragazza, senza svenevolezze né particolari pudori si dispone a posare per Jess con la stessa naturalezza con cui ne riceve baci e carezze. Di lei Jess s’incapriccia tralasciando le altre.

FRIDA è la piacente moglie di un importante industriale che decide di utilizzare una parte delle sue fortune per aiutare questo bravo e promettente (ed attraente) artista, il quale, d’altronde, non le nega attenzioni molto ardenti.


GLI AMBIENTI:

SALA D’ASTE

Un leggio rialzato, affiancato da un cavalletto che sostiene un quadro, posto in maniera che il pubblico non possa vederne il contenuto.

STUDIO DI JESS – 1° ATTO

Lo studio contiene in maniera disordinata quadri appesi e a terra, per dritto e per rovescio, quasi tutti di nudi femminili. Inoltre ci sono parecchie sculture di ceramica sullo stesso tema. Sul fondo, in posizione centrale, un’ampia finestra ed una porta-finestra accostate a formare un’unica e luminosa finestratura; di fronte ad essa un divano girato verso il fondo; a destra la porta dell’ambiente, a sinistra una porta conduce al bagno e al poco d’altro che rimane dell’appartamento. Tra il divano ed il fondo, sulla destra, un cavalletto sporco di tinta sommerso da un’accozzaglia di pennelli e tubetti di colore spremuti.

RISTORANTE

Sulla sinistra alcuni tavolini apparecchiati con semplice eleganza e a destra la porta d’ingresso del locale.

STUDIO DI JESS – 2° ATTO

Lo stesso ambiente del 1° atto; è cambiato molto: il caos turbinoso di un tempo ha lasciato il passo ad un ambiente professionale, pulito, quasi asettico, nei mobili come nella pulizia e nella disposizione degli oggetti e delle luci; il vecchio divano è rimasto, ora girato verso il pubblico, ma non è più il protagonista dell’arredamento. Anche la qualità della luce sta a testimoniare l'evoluzione delle cose, con spot e spottini disseminati a creare un'illuminazione molto più razionale e moderna di quella di allora.


 

Prima parte

Scena 1: Sala d’aste “…e uno”

Sul tappeto sonoro di un intenso mormorio, la luce si accende sul Banditore, palesemente infastidito dalla situazione.

BANDITORE:(mormorio consistente che il Banditore a fatica cerca di contenere) Signori! Signori, per cortesia! (a voce più alta) Per favore, signori! Vi prego di mantenere un contegno consono all’evento, altrimenti è impossibile ascoltare eventuali rilanci e non si può portare a conclusione l’asta!  Per favore! (il mormorio diminuisce) Grazie. (pausa) Dunque: eravamo arrivati a…10 milioni e ottocentomila: ci sono nuove offerte? (pausa) Bene. Allora: dieci milioni ottocentomila e uno!


Scena 2: Cleofe:

Giorno. Vediamo apparire Jess in silhouette, in piedi con una tela sotto braccio; entra in scena sistemando la tela appena comprata sul cavalletto. Lo studio contiene in maniera disordinata quadri appesi e a terra, per dritto e per rovescio, quasi tutti di nudi femminili. Inoltre ci sono parecchie sculture di ceramica sullo stesso tema.

Si sente bussare

JESS:              È aperto!

Si affaccia Cleofe, giovane studentessa d’arte. È graziosa, ma soprattutto candida e ingenua. È in soggezione per il fatto di essere ammessa nello studio di un vero pittore. Sottobraccio ha una di quelle grandi cartelle in cui si trasportano i disegni

CLEOFE:       È permesso?Mi scusi, io…

JESS:              Ma chi è…? Ah, e tu chi sei?

CLEOFE:       Mi chiamo Cleofe... ma... ah, uh...mi dispiace, l’ho disturbata, signor Malipiero. Tornerò un’altra volta…(Si gira per andarsene)

JESS:              (Con un passo le è vicino e la trattiene per un braccio) Ehi! Che fretta! No, non ti preoccupare, nessun disturbo. Ma…(guardandola dritto negli occhi) sei carina, lo sai?

CLEOFE:       Ehm…grazie.

JESS:              No, no, grazie a te...e al colpo di fortuna che ti ha fatto capitare qui proprio adesso. Mi sono appena procurato una tela nuova!

CLEOFE:       Io…io non sono capitata per caso…

JESS:              Resta così! (si volge a prendere un blocco di fogli e una matita. Da adesso, mentre parla,  tutte le azioni di Jess saranno dedicate a fare schizzi di Cleofe, girandole intorno, osservandola da tutte le angolazioni.) Come sarebbe a dire che non sei capitata per caso?

CLEOFE:       Ehm…noi ci siamo conosciuti alla sua mostra, signor Malipiero, quella all’ambasciata di Svezia…

JESS:              Chiamami Jess, sennò non ti rispondo. Aspetta: alza un po’ il mento…bellissimo! Hai un collo molto molto bello, lo sai?

CLEOFE:       Eh? Ah, sì? Trova?

JESS:              Certo, certo. Ferma così un momento… Dicevi?

CLEOFE:       Ehm, dunque…lei mi aveva detto…

JESS:              Gira un po’ così…e dove finisce questa spalla? Dove? Guarda che bella...

CLEOFE:       ...cioè: io le avevo detto che studio all’Accademia…

JESS:              Con chi?

CLEOFE:       Prego?

JESS:              Con chi studi?

CLEOFE:       Cosa, disegno?

JESS:              Sì: con Spartivento?

CLEOFE:       Con lui, sì. Lo conosce?

JESS:              È uno stronzo. L'hanno messo a Disegno perché vede il mondo solo in bianco e nero.

CLEOFE:       In che senso...?

JESS:              Ferma così! Oh! Hai una caviglia fantastica, lo sai?

CLEOFE:       Beh...insomma...

JESS:              Tira, tira un po' su !

CLEOFE:       Ma...la gonna?

JESS:              Sì, sì, dài !

CLEOFE:       Io, veramente...

JESS:              E che è questa roba? Metti là.

CLEOFE:       S-sarebbero i miei disegni...mi aveva detto di portarglieli...

JESS:              Ah sì, certo... Li guardiamo dopo. Adesso esiste solo la tua mano, il tuo polso.

CLEOFE:       Va bene. Allora...dopo. (si volta per poggiare al muro la cartella)

JESS:              Non ci posso credere!

Le corre dietro e nel momento in cui lei si china incerta sul punto preciso in cui sistemare la cartella, lui si inginocchia alle sue spalle e le mette le mani sui fianchi

CLEOFE:       (sorpresa) Ah! Ma che fa?

JESS:              Meraviglioso! Ma come fai ad andare in giro con un capolavoro simile? Si dovrebbe pagare il biglietto per guardarlo!

CLEOFE:       Ma...mi tolga le mani dal sedere, per favore!

JESS:              Ah, si chiama così? Senti...senti come discende verso le ginocchia, con una linea lunga, arcuata...

CLEOFE:       ...la prego, mi vergogno! (si gira)

JESS:              Non devi, non devi assolutamente! È così rara la bellezza, quella autentica, divina... (guardando in su) Oh, le colline!

CLEOFE:       Che colline...?

JESS:              Il tuo viso non potrebbe avere cornice migliore. (riprende furiosamente a disegnare)

CLEOFE:       Ma su, non sono bella.

JESS:              I tuoi vestiti non lo sono, nessun vestito potrebbe.

CLEOFE:       (riferendosi ai quadri) Non sembra proprio che i vestiti le interessino.

JESS:              (rialzandosi e prendendo a disegnarne il volto) Offendi te stessa dando un senso a due pezzi di stoffa. Sei milioni di volte più completa e perfetta come sei.

CLEOFE:       Io...beh, insomma...sono un po' grassa.

JESS:              Pure fosse, cosa vuoi che importi a queste ciglia? (Cleofe ride) No, no! Che fai? Mi nascondi gli occhi? Proprio adesso? Guarda: prova a tirare un po' su il braccio, sopra la testa...ecco, così. Fantastico!

CLEOFE:       Ma...su, mi sento ridicola!

JESS:              (accarezzandole il braccio alzato ed avvicinandosi) Non c'è niente di ridicolo, in nessuna parte del corpo, di nessuno. Niente nel tuo braccio. Niente in te.

La bacia. Cleofe dapprima è sorpresa poi risponde con trasporto.

Buio


Scena 3: Cleofe, fine prima posa:

Torna la luce. In scena è visibile solo Jess che sta terminando di dare le ultime pennellate al quadro.

JESS:              Perfetto. Per oggi basta così, meglio non strafare.

CLEOFE:       (emergendo da dietro il divano su cui è sdraiata, nuda, alla parte opposta a quella di Jess) Non dipingi più?

JESS:              (mettendo via la tavolozza e cominciando a pulire sommariamente i pennelli) No. Se continuassimo comincerebbe a venire la stanchezza.

CLEOFE:       Allora mi posso rivestire?

JESS:              Perché, non scendi le scale così?

CLEOFE:       Vuoi che lo faccia?

JESS:              (un tempo, poi, con disinvoltura) Certo, è naturale. Le situazioni estreme aiutano l'ispirazione. Un paio di settimane fà la modella s'è mostrata nuda fuori dalla finestra...

CLEOFE:       Sul cornicione?

JESS:              Eh...sì, giusto, sul cornicione. C'è stato un po' di casino, ma mi sono venuti fuori quattro quadri uno dopo l'altro!

CLEOFE:       Ah sì? Allora... le scale hai detto?

Cleofe fa per sollevarsi un po' perplessa, ma risoluta a fare quanto ha detto.

JESS:              Ma dove pensi di andare?

CLEOFE:       Giù per le scale, no?

JESS:              Così?

CLEOFE:       Me l'hai detto tu.

JESS:              Ma scherzavo, dài. Ti pare che ti mando in giro tutta nuda!

CLEOFE:       Ma quella sul cornicione...

JESS:              Ma no, ma no, stavo scherzando! Rivestiti, dài.

CLEOFE:       Allora non vuoi...

JESS:              No, ho finito...

CLEOFE:       (striscia sul divano fino a giungere dalla parte di Jess) Non mi riferivo al quadro...

JESS:              Certo, amore mio, ma è meglio che c'andiamo calmi, eh? (si china a baciarla) Un po' per volta. È più bello.

CLEOFE:       (con un sospiro) Va bene!

Mentre Cleofe si riveste, Jess finisce di pulire i pennelli osservando con aria critica il lavoro svolto, apre la finestra, sistema sommariamente la stanza.

CLEOFE:       Amore. (Jess sembra non sentire) Amore! (c.s.) Jess!

JESS:              Mmh?

CLEOFE:       Non ci senti?

JESS:              (infastidito) Che c'è?

CLEOFE:       (continuando a vestirsi) Per me è stato magnifico.

JESS:              (osservando a distanza il quadro sul cavalletto) Sì, sta venendo bene.

CLEOFE:       Hai ragione. Che bello: cominciare piano per farlo crescere giorno dopo giorno...

JESS:              ...giorno dopo giorno... Viene fuori da solo, come una pianta...

CLEOFE:       ...un germoglio tenero e delicato...

JESS:              ...e poi mostra il suo carattere, un po' alla volta...

CLEOFE:       ...sboccia, riempie il mondo del suo colore...

JESS:              ...il colore...il colore...Sì! (attraversa la stanza rapidamente fino a portarsi davanti al quadro, parlando concitatamente) È il colore che... La prossima volta, Cleofe, la prossima volta...vieni di mattina, va bene? Dobbiamo catturare la luce piena del mezzogiorno.

CLEOFE:       (intimorita dall'eccitazione di Jess, avvicinandosi) Va bene, caro...

JESS:              Di mattina, ok?

CLEOFE:       Sì, sì, come vuoi...Domani?

JESS:              Dopodomani. Domani non posso.

CLEOFE:       Perché? Che fai domani?

JESS:              (bruscamente) Ho da fare. Che c'è, ti devo delle spiegazioni?

CLEOFE:       No, no, va bene... Dopodomani mattina, va bene.

JESS:              Bene. Sì, bene! (la prende d'impulso per le braccia e la bacia) Sarà bellissimo, vedrai!

CLEOFE:       ...bellissimo...

Cleofe, rispondendo al bacio sta per avvolgere Jess nel proprio abbraccio quando lui bruscamente si svincola.

JESS:              Ora devi andare. (a Cleofe che è rimasta incerta) Svelta, dài, che viene il buio.

CLEOFE:       Quanto sei caro! Ma non ti devi preoccupare: ci sono i lampioni, la strada è ben illuminata.

JESS:              Ma che hai capito: devo restare a guardare il quadro. Me lo devo studiare, osservare... Deve entrarmi dentro, negli occhi, nella pelle...

CLEOFE:       Resto con te...

JESS:              (brusco) No! Riguarda me, me solo! (Si accorge dello sconcerto di Cleofe e diventa più conciliante) Scusa, è una faccenda di concentrazione, capisci, no? Adesso vai, che è meglio. (le porge la cartella dei disegni)

CLEOFE:       (scossa) Va bene...vado. N-non ti preoccupare, non ti distraggo. Un bacio!

Jess la bacia rapidamente poi la spinge verso la porta; lei prima di uscire si gira per un abbraccio, ma lui la sospinge fuori senza mostrare di essersene accorto.


Scena 4: Nelly:

Jess torna di fronte al quadro e si ferma a guardarlo pensieroso. Nel corso della scena la luce dell'esterno che proviene dalla finestratura diminuisce e vira al rosso del tramonto.  Senza bussare né suonare entra Nelly. È una bella ragazza, flessuosa, disinvolta e indipendente, vestita e truccata con libera spigliatezza; dal modo di muoversi, dall'atteggiamento del collo e della testa si capisce che è una ballerina. Con noncuranza viene avanti nella stanza.

JESS:              (sorpreso) Nelly!

NELLY:         Ciao, Jess.

JESS:              Perché sei sparita?

NELLY:         Faccio come mi pare.

JESS:              Dovevamo finire il quadro. Sei sparita senza farmi sapere niente.

NELLY:         Embeh?

JESS:              Il quadro! Non si può lasciare così!

NELLY:         Non è il primo. Non è l'ultimo. (osserva con disincanto il pittore) Cos'è: vorresti ammazzarmi a pennellate?

JESS:              (si accorge di avere ancora in mano i pennelli; li ripone in un vaso sporco di colore) Sarebbe proprio il caso. Vieni, vai, fai come ti pare e...

NELLY:         Io faccio sempre come mi pare.

JESS:              Ma io i quadri li devo finire!

NELLY:         Hai tante modelle...Ho incontrato per le scale quella ragazza...un po' forte di fianchi, ma...se va bene per te!

JESS:              Puoi giurarci. Ha posato oggi, era la prima seduta. Se le cose vanno come si deve viene una bella cosa, bella davvero!

NELLY:         M'è sembrata un po' emozionata...

JESS:              Era la prima volta per lei. (rispondendo all'occhiata di Nelly) Che posava.

NELLY:         È molto giovane.

JESS:              Perché, sei vecchia, tu?

NELLY:         Ricordati quella del supermercato.

JESS:              La più bella schiena che abbia mai dipinto.

NELLY:         La più grande piattola che ti si sia mai attaccata. S'era "innamorata", lei!

JESS:              Nessun problema. Le cose poi si sono risolte.

NELLY:         Se non si trasferiva, non credo. Devi starci attento, Jess, non tutte sono capaci di fare l'amore senza innamorarsi.

JESS:              Mica tutte sono come te, vuoi dire.

NELLY:         Sono come sono. (fa un volteggio)

JESS:              Ferma! Dove cazzo sta il blocco! Eccolo, ferma!

NELLY:         (Continuando a volteggiare, canticchia) "Nessuno, nessuno può dirmi cosa fare"

JESS:              (disegnando furiosamente) Sì, così! Bello questo! No, come prima!

NELLY:         "Nessuno, nessuno!"

JESS:              A terra, sì! Lunga! Quanto sei lunga! Le tue gambe lunghe...!

NELLY:         "Le lunghe lunghe gambe, infinite e mosse"

JESS:              (abbandona blocco e matita e prende a seguire con le mani ad occhi chiusi il profilo del corpo di Nelly) Ti vedo con le mani, ti vedo! La scultura più incredibile che si possa concepire!

NELLY:         "Statua elegante e lunga di dura pietra"

JESS:              Il seno, il petto e il collo. I preti non sanno cos'è un vero miracolo; questo, questo lo è: la tua spalla, l'orecchio...

NELLY:         "Occhio orecchio bocca e punta di nasino"

JESS:              (chinandosi a seguire le mani sul viso di Nelly) La bocca, le tue labbra, il tuo fiato, caldo, appena umido (la bacia)

NELLY:         "Un fiato, uno solo, tra un sì e un no"

JESS:              (giace accanto a lei lasciando scorrere una mano sui fianchi di Nelly; ad ogni parola segue un bacio sulle labbra) Il gomito, la spalla, il petto, le costole...

NELLY:         "Tante costole da una sola, povero, povero Adamo"

JESS:              ...la vita, i fianchi, il ventre...

NELLY:         Jess!

JESS:              Mmh?

NELLY:         Non l'hai già fatta una seduta di posa, oggi?

JESS:              E allora? (Nelly si limita a guardarlo) Ce la faccio, ce la faccio. Dovresti saperlo.

Si baciano, si abbracciano e la luce sfuma


Scena 5: Maddalena:

Sera. Luce artificiale sulla destra del palco. Dalla porta di casa entra Maddalena guardandosi intorno. È una donna di serena e composta bellezza. Osserva l'atelier con distaccato interesse, studiando il luogo, quadri e mobili compresi

MADDALENA: È qui, dunque. Interessante. Sono questi i tuoi lavori. Mmh...un po' monotematici, ma forti. Interessanti.

Luce artificiale sull'intera scena.

JESS:              (da fuori) Siamo stati grandi!

MADDALENA:È andata bene, sì.

JESS:              Due quadri! Due quadri, hai visto? (Maddalena risponde con un cenno del capo mentre continua la sua osservazione) Ti va bene del vino bianco?

MADDALENA:Quello che vuoi.

JESS:              Il ghiaccio c'è. Adesso arrivo! Ma lo sai che sono belle le tue poesie?

MADDALENA:Le conoscevi.

JESS:              (entra con due bicchieri) Ma sentite lì fanno tutto un altro effetto. (Dà un bicchiere a Maddalena) Dài, al nostro trionfo! (Maddalena non risponde. Brindano e bevono) Ma non hai niente da dire? Sulle mie opere... che ne pensi? Sono andate bene, no?

MADDALENA:Sì, certo. Abbiamo lavorato per questo.

JESS:              E dài, un po' d'entusiasmo, forza! Puoi pure dirlo: siamo stati grandi! Non smettevano mai d'applaudire...

MADDALENA:Già.

JESS:              E poi, hai visto, due signori hanno voluto comprare due quadri. Hanno pagato senza discutere...mi sa che potevo farmi pagare di più...e poi se li sono presi così come stavano e se li sono portati via. Hai visto, eh? Secondo te potevo chiedere di più?

MADDALENA:Valevano di più?

JESS:              E chi lo sa! Certo che se fossi famoso...

MADDALENA:Sei conosciuto, mi sembra.

JESS:              Ma non è la stessa cosa. Ho delle conoscenze...Cesare, per esempio: ogni volta che gli capita l'occasione mi procura una mostra, un evento...

MADDALENA:...una serata di poesie...

JESS:              È vero. Quando me l'ha proposto ho pensato che fosse tempo perso e invece...

MADDALENA:...hai venduto due quadri.

JESS:              ...e invece mi ha presentato te. Ti ricordi? Stavo seduto in cucina a casa sua quando sei arrivata tu; la prima cosa che ho visto sono stati i piedi. Cazzo, mi sono detto, questi piedi sono un dipinto che cammina! Poi ho alzato lo sguardo e ho pensato che con le tue gambe ci si riempie una galleria intera: ginocchia, sedere, cosce, caviglie...i tuoi piedi snelli e sensuali...un universo di emozioni. M'immaginavo la gente che usciva tutta rossa, stordita dall'emozione, e poi di corsa a casa a sfogare gli istinti scatenati.

MADDALENA:È importante il sesso, per te?

JESS:              Scherzi? È il motore del mondo! È vita allo stato naturale, è forza, movimento, futuro e presente...Sì, l'unico presente che conti! Quello che senti sotto le mani, nel calore di una abbraccio che vuole di più, di più! È quando tutti i sensi saltano per aria, fanno le capriole,  vogliono ancora, ancora!

MADDALENA:È questo che vuoi trasmettere, tu?

JESS:              Certo. Credo anche di riuscirci. Un bel po' anche! Hai visto: vendo quadri così, su due piedi!

MADDALENA:E hai pensato che le mie caviglie...

JESS:              Mica solo quelle: il tuo collo, le tue spalle...! La linea continua che porta alla nuca e sale, sale ancora... Ti voglio disegnare, così metto via degli appunti.

MADDALENA:Vorresti farmi un quadro?

JESS:              (intenso) Ne varrebbe proprio la pena. Un attimo solo che prendo il blocco. (si mette a frugare dalle parti del cavalletto) Ma dove sta, dove sta?

Mentre Jess è impegnato nella ricerca del blocco, Maddalena con calma ha posato il bicchiere, si è andata a sedere sul divano e si è spogliata.

JESS:              Eccolo! Allora... Cazzo!

MADDALENA:Vuoi offendermi?

JESS:              No. Proprio no. Fatti vedere. (le si avvicina quasi senza guardare ciò che sta disegnando) Bella, bella, meravigliosa!

MADDALENA:Ma...solo i disegni t'interessano?

JESS:              (un tempo) No, no, naturalmente.

MADDALENA:E allora... (gli toglie il blocco e lo lancia in terra)...cos'altro?

JESS:              ...cosa...?

Maddalena lo cinge con le braccia e lo tira a sé. Mentre Jess sparisce dietro il divano rimane in vista la testa di Maddalena che lo guarda fare.

Buio


Scena 6: Cleofe2

Giorno. Cleofe posa per Jess, la sua testa spunta da dietro al divano, ad un'estremità mentre Jess sta dipingendo al cavalletto.

CLEOFE:       Caro? (Un tempo durante il quale Jess non risponde) Tesoro? (Come prima) Jess!

JESS:              (senza interrompere il lavoro, assente) Che c'è?

CLEOFE:       Uffa, però! Quando lavori diventi sordo e muto! Non mi sentivi?

JESS:              (c.s.) ...insomma...

CLEOFE:       (maliziosa) Però cieco non ci diventi, vero? Di questa te ne accorgi, sì?

JESS:              Per favore, non ti muovere.

CLEOFE:       Uff!

La ragazza mette il broncio, annoiata, poi gira la testa a guardare fuori.

JESS:              Cleofe, la testa!

CLEOFE:       Ma mi fa male! Sono tutta irrigidita!

JESS:              Ancora poco e ho finito.

CLEOFE:       L'avevi detto già mezz'ora fà! Viene bello, almeno? (Jess risponde annuendo) Uno dei più belli, vero, amore? Eh?

JESS:              (distratto) Sì. Uno dei più belli, sì. Ma cerca di non muoverti.

CLEOFE:       E poi lo metterai al muro? E tutti quelli che verranno lo vedranno e lo ammireranno, eh, Jess?

JESS:              Può darsi...

CLEOFE:       Non me lo vuoi far vedere e lo capisco e... No! Non lo capisco! In fondo io e te siamo una cosa sola ed è giusto che condividiamo tutto, anche la crescita di un tuo capolavoro. Perché è un vero capolavoro, no? Ed è anche merito mio che ci sto dentro, che t'ispiro tanto, perché basta che mi vedi nuda e il pennello ti si muove da solo... Oh! Che ho detto! (arrossisce e si copre il viso con una mano)

JESS:              Ma cazzo, Cleofe, se non stai ferma non finiamo mai!

CLEOFE:       Scusa... (s'immbilizza. Un tempo, poi, rimanendo immobile) Però, poi, avrai me come modella e...quello che voglio dire è che farai i quadri più belli di sempre e allora non servirà più che mantieni tutte quelle tele di donne nude. Solo me, caro, ripetuta mille e mille volte intorno a te. Basterà che alzi lo sguardo e sarò lì ad aspettarti, pronta per te...

NELLY:         (entrando) Salve!

CLEOFE:       Ah! (ha un moto di pudore)

JESS:              Ehi ferma! Che c'è? Ah, ciao Nelly. E tu ferma, perdìo!

NELLY:         (aggirandosi con noncuranza per lo studio) Scusate, non volevo disturbare. Se volete me ne vado...

CLEOFE:       Jess?

JESS:              E dài, rimettiti come prima. Nelly è di casa, qui, non devi farci caso.

NELLY:         Sì, sono una specie di mobile, ormai.

CLEOFE:       Ah, già... Beh, non ci sono problemi, allora...

JESS:              La mano, la sinistra, più giù...ecco così.

CLEOFE:       Dicevo: all'inizio le cose rimarranno come sono, ma temo che tra qualche tempo Jess e io cambieremo un po' di roba, anche l'arredamento.

NELLY:         Tu e Jess, eh?

CLEOFE:       Certamente. Noi due formeremo il sodalizio artistico più famoso della storia della pittura, vedrai!

NELLY:         Non dubito. Jess? Com'è la schiena di... di... come ti chiami?

CLEOFE:       Cleofe.

JESS:              Sì, non è male, non è male per niente.

CLEOFE:       Abbiamo già fatto degli schizzi preparatori, lo sai?

NELLY:         Chissà com'è, non mi sorprendo! (cambiando tono) Ma non devi preoccuparti, Geofe, in fondo io, più che essere un mobile, faccio parte della tappezzeria...

Nel dire questo, Nelly va a mettersi davanti ad un quadro che ritrae una donna in atteggiamento provocante e prende la stessa posa rendendo evidente che ne è stata la modella. Cleofe dopo un momento coglie la provocazione, volge lo sguardo più volte da Nelly a Jess e infine salta su inveendo contro la ballerina.

CLEOFE:       Brutta schifosa, puttana, troia maledetta!

JESS:              Ehi, ferma!

CLEOFE:       Cosa credi di fare? Jess è mio e non me lo togli, hai capito?

NELLY:         Ma che ti prende, siamo solo vecchi amici! ...molto, amici...

JESS:              Ma cazzo, Cleofe, che fai?

CLEOFE:       Basta. Io non ci sto più in presenza di una mignotta come questa. È una questione di dignità!

NELLY:         Sì perché tu posavi da monaca!

JESS:              Che fai, ti rivesti?

CLEOFE:       Me ne vado, Jess, me ne vado. Non posso rimanerci. Questa...questa...infame ha rovinato l'atmosfera. Devo andarmene!

JESS:              No, no, no, ehi! Il quadro! Ancora poche pennellate! Vieni qui, dove vai?

CLEOFE:       E non mi toccare con quelle mani sporche di colore, mi sento già abbastanza insozzata! Se mi vorrai, liberati di questa...di questa...(in senso dispregiativo) ballerina!

NELLY:         Di fila. Ma non si sa mai!

CLEOFE:       Ah! (esce furibonda)

JESS:              Ma no! Dove vai? Dove caz... (a Nelly) Però, bella stronza che sei!

NELLY:         Io? Mi sono solo allacciata una scarpa!

JESS:              Mettendoti di culo. E adesso come faccio io col quadro?

NELLY:         La chiami. Ma mi sa che se aspetti fa lo stesso: quella torna. Non te la scrolli di dosso facilmente.

JESS:              Basta che non mi molla così: manca poco.

NELLY:         Torna, torna. L'hai sentita, no? Ti cambia i mobili, lei. E pure la tappezzeria. Altro che supermercato...!

JESS:              (gettando a terra i pennelli con rabbia) Ma porca puttana, porca!

Buio


Scena 7: Frida

Luce sulla destra della scena: entra Frida, donna di età matura molto ben portata, vestita con sobria, costosa eleganza (il filo di perle è autentico e di gran valore)

FRIDA:          (entra esitante) Posso? Sicuro che non disturbo? Magari preferiva stare da solo, lavorare...Possiamo fare un'altra volta, se le va.

JESS:              (entra dopo di lei) Ma figuriamoci. Piuttosto scusi lei il disordine: non ho avuto il tempo e allora...

FRIDA:          Non si preoccupi, sta parlando con una professionista del disord...(Jess accende la luce e lo studio s'illumina interamente colpendo bruscamente la donna con la baraonda di colore che caratterizza le opere esposte) Ah! Oh! Quanti colori! Oh, ma...rimango esterrefatta...sono senza fiato!

JESS:              Ecco il mio  piccolo museo.

FRIDA:          Ma...sono...sono...è fantastico, meraviglioso, sublime! Lei è un autentico poeta!

JESS:              Beh, beh!

FRIDA:          Se lo lasci dire! Stupefacente! Non immaginavo una...roba del genere... Ma, mi scusi, posso farle una domanda...?

JESS:              Tutto quello che vuole.

FRIDA:          Lei non ha altri...come dire...altri...

JESS:              Quadri? No, sono tutti qua. Salvo quelli già venduti, è chiaro.

FRIDA:          Già, è chiaro. No, volevo dire: dipinge altro?

JESS:              In che senso?

FRIDA:          Sì, dico: solo...mmh...nudi? Femminili?

JESS:              Saprei fare anche paesaggi...o nature morte... Ne ho fatte, agli inizi, ma ho deciso di specializzarmi e poi...il nudo mi piace molto di più.

FRIDA:          Eh, si può capire!

JESS:              No, aspetti: artisticamente, voglio dire. Per me costituisce uno stadio di ricerca verso altri stili, quelli futuri, ecco.

FRIDA:          Naturalmente, certo... Ma, devo dire, sono tutte opere molto molto belle. Intense. (un'altra occhiata generale) Meraviglioso... (rivolta a Jess) Lei è un poeta, lo sa?

JESS:              Sì?

FRIDA:          Certo. Ho la pretesa d'intendermene e le posso proprio dire che nella sua opera c'è della poesia.

JESS:              Troppo buona...

FRIDA:          No, guardi: quando mio marito m'ha suggerito di dare un'occhiata alle sue cose non credevo che...visti poi i gusti di mio marito...

JESS:              Perché? Che gusti ha suo marito?

FRIDA:          Ma...è molto gretto, lui. Prima di tutto i quattrini. E glielo dico sempre: non ti bastano quelli che già abbiamo? Ma lui è fatto così! E poi non ha gusto estetico, è per la roba semplice, da palato grosso, capisce. Potendo scegliere, invece di un film d'autore preferisce l'avanspettacolo, le risate, le ballerine...

JESS:              Così siete piuttosto distanti, voi due.

FRIDA:          Sul piano dei gusti artistici sì, non potremmo essere più lontani! Ma, sa, siamo gente di mondo e così lui coltiva il suo giardino ed io il mio.

JESS:              Il suo...giardino.

FRIDA:          Senza stupide gelosie. Nè censure, e questo è il bello. Lui coltiva i suoi interessi ed io i miei, tutto qui. (un tempo) Quando trovo un talento, uno significativo...per me... mi piace aiutarlo, in qualche modo, alimentarlo, sostenerlo. Così, per il gusto di promuovere l'arte, di svilupparla! Che ne pensa?

JESS:              (un tempo) Che ne penso? (un tempo) Che...che ha ragione e che... Ma lo sa che ha dei lineamenti bellissimi?

FRIDA:          Io? (risatina compiaciuta) Ma che dice!

JESS:              Non scherzo. Anzi, se non le dispiace... (prende il blocco da disegno) vorrei prendere qualche appunto.

FRIDA:          Ma non stia a sprecare carta! Avrà di sicuro modelle più belle!

JESS:              Non creda. E poi...non si butti giù: lei è una donna molto bella, lo sa benissimo.

FRIDA:          (ride) Cosa va dicendo!

JESS:              Quello che è vero, che è evidente. Bastano piccoli particolari per capire l'insieme. Le sue mani, per esempio...

FRIDA:          Cos'hanno di particolare le mie mani?

JESS:              Sono flessuose, sciolte, indipendenti e nello stesso momento aristocratiche.

FRIDA:          Dice?

JESS:              Come la nuca, il collo...bella la linea del collo che scende sulle spalle, che promette un petto fantastico...

FRIDA:          Non le pare che faccia un po' caldo, qui?

JESS:              Se vuole possiamo andare a bere qualcosa...

FRIDA:          No. No, grazie, e...dov'eravamo rimasti? E così le mie mani le paiono interessanti?

JESS:              Dicono molto di noi, le mani. (lui lascia andare il blocco e le prende una mano fra le sue) Sono eleganti, le sue, vibrano di una sensualità repressa che si sente scorrere come un torrente in piena...

FRIDA:          (col fiato corto) Dice?

JESS:              (facendo scorrere una mano lungo il braccio) Non si nasconda, non mortifichi ciò che la Natura ha donato al mondo tramite lei. Sciolga i capelli, per favore. (Frida esegue) Ecco, così. Lo vede? No, anzi: lasci guardare me. (si allontana di un passo tenendole una mano) Già vedo un bellissimo ritratto.

FRIDA:          Sì? E...come?

JESS:              Figura intera, essenziale, con un filo di perle. Una posa classica, composta...intrigante!

FRIDA:          (Frida lo tira a sé) Non pensa che un primo piano...

JESS:              Un primissimo piano...

FRIDA:          Ma non troppo...piano...

Buio


Scena 8: Dopo Frida

Jess sta bevendo qualcosa fissando cupamente il ritratto di Frida che ha cominciato; rappresenta la donna nuda con un filo di perle

NELLY:         (entra come sempre senza essere attesa; silenziosamente va a porsi alle spalle di Jess) Dove le hai prese le perle?

JESS:              Chi è? Ah, sei tu. Che cazzo di maniera di arrivare sempre così di soppiatto...

NELLY:         La prossima volta mi porterò un martello. Ti ci sfondo la porta così hai tempo di prepararti a ricevermi.

JESS:              Mi faccio trovare in smoking.

NELLY:         Ecco. (prende a bighellonare per lo studio) Cambi genere?

JESS:              No, perché?

NELLY:         Ti dedichi alle signore. Belle perle. Sono le sue?

JESS:              Sue, sue. Noleggiarle mi sarebbe costato troppo.

NELLY:         (risolino) Ti ricordi quando volevi ritrarmi per quello sceicco, vestita da odalisca, con tutte quelle cose esotiche? Appena sapesti quanto costava gli proponesti "Adamo ed Eva"! (altro risolino)

JESS:              Ti dispiacque, forse? Conoscesti Livio.

NELLY:         Eh sì...eh sì...

JESS:              Meglio le tuniche arabe o lui?

NELLY:         Beh, per ripararsi dal freddo...

JESS:              Insomma, te la sei spassata, no?

NELLY:         Povero Livio, un fisico poderoso, un viso d'angelo con occhi penetranti, voce di velluto, ma tanto, tanto bisognoso di una mamma. Quindi io che c'entro? Ancora mi cerca ogni tanto... Oddìo, ogni tanto potrei farmi anche trovare...

JESS:              (infastidito) Che sei venuta a fare?

NELLY:         Passo il tempo... Anche tu, a quanto sembra: ti piace tanto guardare quel quadro?

JESS:              (tormentato) Non va, non va, non sono convinto.

NELLY:         La modella è un po' passatella, ma sta davvero molto bene. Non ti puoi lamentare del suo fisico. Vorrei essere io così, all'età sua.

JESS:              Ma non c'entra il fisico! È che...non è autentica!

NELLY:         In che senso?

JESS:              La... la miglioro! Lei non è così. È bellissima, intendiamoci, ancora oggi dà dei punti a tante giovani, ma...comunque...non è così.

NELLY:         Vuoi dire...un po' meno soda, meno tornita da qualche parte? E allora falla com'è! Sarà sempre una donna molto bella, elegante...

JESS:              Non posso, non posso.

NELLY:         Perché?

JESS:              È il confronto con le altre, (con un gesto si riferisce agli altri nudi esposti) con te, che non posso farle sostenere.

NELLY:         Vuol fare la ragazza? E a te che te ne frega, finito questo quadro non la chiami più e...

JESS:              Non è proprio così.

NELLY:         (un tempo) No, eh? (silenzio di Jess) Resta a ronzare da queste parti, eh? E magari non ti va o non puoi mandarla via. E perché? Non puoi esserti innamorato, non di una così, non è il tuo genere. Allora ci dev'essere dell'altro. Interesse. Soldi. Lei ti paga. Ti paga, Jess?

JESS:              Smettila.

NELLY:         Non ci sarebbe niente di vergognoso: se una donna è disposta ad accettarlo da un uomo, perché non dovrebbe essere il contrario, eh? Fai il mantenuto? A me puoi dirlo.

JESS:              Mi paga anticipato per i quadri, tutto qui.

NELLY:         "I" quadri! Quindi da adesso in poi ritrarrai solo lei e nessun'altra?

JESS:              Non dire stronzate.

NELLY:         Ah, ma come fai ad esserne così sicuro: oggi uno, domani un altro...

JESS:              Nessuno può impormi qualcosa del genere. Se ci proverà, buonanotte e via!

NELLY:         (un tempo, poi finta ingenua) Allora uno spazietto per me lo puoi trovare lo stesso? Sì perché, sai, la mia solita piccola percentuale mi fa comodo. Ho delle spesucce.

JESS:              I tuoi quadri si vendono sempre. Non ti preoccupare.

NELLY:         (improvvisamente gelida) Sei l'unico a cui permetta di dirmi "non ti preoccupare" perché so che menti sempre, ma non dirlo più sennò me ne vado.

JESS:              Va bene, va bene, non ti preocc...(si blocca in tempo, poi si scusa con un gesto come a dire "che ci vuoi fare")

NELLY:         Comunque non disprezzare questa nuova fonte di reddito. D'inverno qui da te si gela e se ti puoi pagare il riscaldamento è meglio.

JESS:              Sì, ho già pensato a questo genere di cose; prima i pennelli e i colori: finalmente potrò comprare quelli buoni. Poi penserò al resto.

NELLY:         Fai bene a vedere il lato positivo, Frida è una brava donna e sono convinta che non intenda...

JESS:              La conosci?

NELLY:         Chi?

JESS:              Frida. Lei.

NELLY:         Ma è naturale che la conosco. Sono stata io a suggerire al marito di farla interessare a te.

JESS:              (sforzandosi di capire) Tu hai...al marito...?

NELLY:         Certo. Perché, ti dispiace? Si tratta di un bel mucchio di soldi, no? E lei è anche contenta di spenderli!

JESS:              Sì, ma tu...Questo significa che tu...e il marito...

NELLY:         Uffa, Jess, che fai, mi diventi bacchettone? Che c'è di strano? A lui piacciono le ballerine, io sono una ballerina, non è nemmeno un brutto uomo, e quindi...

JESS:              State insieme?

NELLY:         (vaga) Passiamo piacevolmente il tempo...

Jess comincia a ridere, dapprima piano, poi sempre più forte.

NELLY:         Divertente, eh?

JESS:              (asciugandosi gli occhi) Ah! Era tanto che non ridevo così! E così tu stai con lui all'insaputa di lei e gli suggerisci di mandarla da me sapendo che poi va a finire che io e lei...

NELLY:         L'idea era questa. A quanto pare non mi sbagliavo.

JESS:              Sì, ma...perché? Perché hai organizzato tutta 'sta cosa?

NELLY:         Mah...sai...Il tempo passa. Adesso gli piaccio, domani chissà? E allora ho pensato che in quel caso una parolina nell'orecchio di Frida, da parte di qualcuno cui tiene tanto...

JESS:              Ehi, ehi, che stai dicendo? Vorresti che facessi l'agente segreto per te? Ma per chi m'hai preso? Io non faccio l'amore per un secondo fine!

NELLY:         I soldi che t'ha dato Frida li hai già spesi? Tutti?

JESS:              Che c'entra?

NELLY:         Te li sei fatti dare, no? Li hai accettati! E allora: non hai già cominciato?

JESS:              Adesso che lo so, la prossima volta che ci vediamo le restituisco tutto, a costo d'impegnarmi la tavolozza!

NELLY:         E bravo! E che le spieghi? Cosa c'è, di storto, così all'improvviso?

JESS:              Io...io...non lo so, ma tutta 'sta faccenda non mi va. Mollo tutto e basta. Neanche il quadro che sto facendo mi piace!

NELLY:         (gli si avvicina) Ma imparerai. Sei bravo, tu. Magari è questo il punto di partenza per quel nuovo stile di cui parli ogni tanto, no?

JESS:              Ma vai!

NELLY:         E tutto spesato... (Jess mantiene il broncio e non risponde) E poi... (lo cinge con le braccia) la vecchia maniera non è mica finita del tutto, no?


Scena 9: Cleofe3

Bussano alla porta.

JESS:              Chi è?

CLEOFE:       Amore, sono io, Cleofe! (sguardo tra Jess e Nelly. La ballerina s'allontana ridendo tra sé) Uff, mi vieni ad aiutare?

JESS:              (andando ad aprire) Ma oggi non avevamo la posa, il quadro è finito!

CLEOFE:       (entra trafelata, con una pesante valigia in mano; oltrepassando Jess gli dà un bacio veloce) Non ce la faccio più. Quanto pesano queste valigie! Mi prendi le altre, caro? Stanno un po' sul pianerottolo, un po' sulle scale.

JESS:              Ehi, che significa tutto questo?

CLEOFE:       Ma come, amore mio, è chiaro... E lei che ci fa qui?

NELLY:         (innocente) Chi? Io?

CLEOFE:       Cacciala via! Non ce la voglio qui! Adesso hai me, non ti servono altre modelle! Quindi non c'è più motivo che si faccia trovare in questo studio! (a Nelly) Ha sentito? Può andarsene!

JESS:              (bloccando con un cenno della mano Nelly che già si stava avviando ridacchiando) Ferma, tu. E tu, Cleofe, mi sa che hai capito male: Nelly e altre continueranno a posare per me. Non hai nessun diritto di imporre qualcosa del genere.

CLEOFE:       Ma...(scorge adesso il quadro di Frida) Ah, sì, vedo! Hai preso a dipingere anche le vecchie, adesso!

JESS:              Ma si può sapere che vuoi?

CLEOFE:       (tenera) Sono venuta per restare con te, amore! Ho disdetto l'affitto della camera e ho portato le mie cose; all'inizio sistemiamo un po' così come viene, poi facciamo dei lavoretti, diamo una tinteggiata...

NELLY:         (non potendo trattenersi più) Scusate,devo andare un momento...al supermercato! (scoppia in una risata che maschera con le mani)

JESS:              Basta, tu non porti qui proprio niente!

CLEOFE:       Ma come, noi due...

JESS:              Ma quali "due" ! Non voglio nessuno tra i piedi e tu mi fai il piacere di andartene!

CLEOFE:       Ma, amore...!

JESS:              Quale "amore"! Smettila, Cleofe! Io non ho nessuna intenzione di mettermi con te. E con nessun'altra. Quindi adesso prendi le tue cose e te le riporti alla camera ammobiliata.

CLEOFE:       (confusa, con le lacrime agli occhi) Ma...ma che dici? L'ho disdetta. Non ce l'ho più! Non ho più dove andare!

JESS:              Non posso farci niente, qui non puoi restare. Vattene, dài!

CLEOFE:       Ma...ma...

JESS:              Stai ancora qui? (comincia a gridare) Esci, ho detto! Vat-te-ne!

CLEOFE:       (annichilita, allunga una mano a sfiorare il braccio di Jess) A-amore mio! Noi...noi due abbiamo fatto...abbiamo fatto...

JESS:              (con un gesto brusco si libera della mano di Cleofe e le dà uno spintone verso la porta) Abbiamo scopato, va bene, e allora? Sei stata contenta, no? Beh, basta così, adesso te ne vai e chiuso. Chiuso, hai capito? (Cleofe porta le mani al viso scoppiando a piangere; Jess infuriato le dà un'altro spintone mandandola a terra per metà fuori della porta) Fuori! Fuori da qui, cogliona! (le dà un calcio che costringe la ragazza a ritrarsi del tutto fuori della porta; Jess afferra la valigia di Cleofe e gliela tira dietro) Fuori! E portati via anche questa! (sporgendosi fuori) E non farti più vedere! (rientra pulendosi le mani sui calzoni; a Nelly che è rimasta in un angolo a guardare) Oh! E che cazzo! Hai visto? Così si fa!

NELLY:         (cupa) Non c'è che dire: un perfetto gentiluomo!

JESS:              Ma vaffanculo, pure tu! (esce; da fuori si sentono delle voci, è Jess che è andato a sbattere in Cleofe ancora per le scale) Lasciami. Lasciami ho detto! Vai a rompere le scatole a qualcun altro! Stronza...

Nelly scuote la testa, dà un calcio al divano, poi si appoggia allo schienale a pensare. Va alla radio, l'accende; trasmettono un ballabile. Nelly si libera di gran parte dei vestiti e si mette a ballare con furia. Il suo ballo si acquieta ed infine Nelly spegne la radio e si reca dapprima in fondo, davanti alla finestratura guardando fuori, poi scompare agli sguardi stendendosi sul divano.


Scena 10: Frida2

Passi e voci fuori scena. Si apre la porta ed entra Jess, seguito da Frida. La donna allunga un braccio, trattiene per una spalla Jess, lo fa girare e lo bacia.

FRIDA:          Solo per l'atmosfera.

JESS:              Tutto migliora, è vero.

FRIDA:          Bene, vogliamo metterci al lavoro? (si reca dalla parte opposta dello studio cominciando a spogliarsi)

JESS:              Uhm, senti Frida...

FRIDA:          Che c'è?

JESS:              ...non lo so...sono nervoso. È che ho avuto una giornata pesante e...

FRIDA:          (è in sottoveste; si avvicina a Jess) Posso fare qualcosa?

JESS:              No...non lo so...può darsi, ma non so...

Dal divano spunta una gamba di Nelly, tesa, poi un braccio, poi un altro che cominciano a muoversi in modo armonico.

FRIDA:          (sorpresa, si ritrae con un moto di pudore) Ah! Chi c'è?

JESS:              ..chi...?

NELLY:         (tirando fuori la testa, sorpresa) Oh, scusate! Non m'ero accorta che fosse entrata gente!

JESS:              Ancora qui?

NELLY:         Ero in concentrazione; studiavo il balletto e quando sto così non mi aggorgo di niente e di nessuno. Levo subito il disturbo.

FRIDA:          Che balletto, Jess?

JESS:              Ehm, sì, il balletto...

NELLY:         Io sto preparando le coreografie di un balletto e Jess si occupa delle scene e dei costumi. Così ogni tanto c'incontriamo per cercare insieme ispirazione ognuno per le proprie cose. È un ambiente molto stimolante, non trova?

FRIDA:          Sì, molto...

NELLY:         (simulando pudore) Oh, ma sto davanti a voi quasi nuda! (mentre recupera i vestiti e si riveste) Dovete proprio scusarmi, ma per aiutare l'ispirazione devo esprimermi a corpo più libero possibile! Jess non gliene ha parlato?

JESS:              Di che?

NELLY:         Del balletto! È molto bravo, lo sa?

FRIDA:          Oh, beh, sì. Non immaginavo che fosse impegnato anche in queste cose.

JESS:              (stimolato da uno sguardo di Nelly) Ma certo, sì, ne faccio tante di cose! Vedi, bisogna provare un po' di tutto, così adesso provo anche questo. Non so come verrà, ma...

NELLY:         (avviandosi all'uscita) Oh, deve vedere! Ha già fatto dei bozzetti: sono fantastici! Beh, io devo proprio andare. Scusate ancora per l'incidente, non volevo...

FRIDA:          Ma si figuri!

NELLY:         E, mi raccomando, lo ricordi a Jess: voglio che venga a vedere lo spettacolo, così mi dirà le sue impressioni.

FRIDA:          Certo, ci conti. (a Jess) Non me l'avevi detto. Quand'è?

JESS:              Dunque...

NELLY:         Tra un paio di mesi. Non si sa ancora con certezza. Il produttore sta finendo di prendere accordi con i teatri: debutteremo in provincia, poi verremo per la stagione dell'Opera e ..


Scena 11: Cleofe4

Da fuori viene un clamore di gente che grida qualcosa.

FRIDA:          Ma...che c'é?

JESS:              Saranno i soliti ubriachi...

Altro clamore. Jess va ad affacciarsi. In quel momento si vede Cleofe, in biancheria intima, avanzare all'esterno della finestratura, sul cornicione.

FRIDA:          Ah, Dio mio!

NELLY:         Cleofe! Che sta facendo!

JESS:              Ma che fai, stupida? Vieni via di lì!

CLEOFE:       Jess! Amore mio! Lo vedi? Sto sul cornicione! Adesso farai tanti quadri, non è vero?

JESS:              Vieni dentro! Sei davvero cretina, rischi d'ammazzarti!

CLEOFE:       Non importa, Jess! Se tu non mi vuoi non m'importa più di niente! Io t'amo, t'amo tanto, sei tutto per me, ma se tu non mi vuoi...!

JESS:              (rientra con rabbia) Ma cazzo! Guarda che roba!

FRIDA:          Ma chi è? Che fa?

NELLY:         (andando vicina al pittore) Jess! Devi farla rientrare, subito!

JESS:              Neanche morto! Che s'ammazzasse, pure! Se è tanto scema...!

NELLY:         Non puoi dire davvero! Jess, quella rischia di morire per causa tua!

JESS:              Mia? Non c'entro proprio niente! Ha fatto tutto da sola! Non le ho fatto nessuna promessa!

NELLY:         Ma, Jess! Jess! Gliel'hai fatto credere, poteva crederlo davvero! Non hai fatto niente per evitare che lo credesse. Lo vedi che poi...

JESS:              E smettila pure tu! "Lo vedi, lo vedi"! Da quando in qua sei una che sa tutto delle persone e di come si trattano? Psicologa del cavolo! Qui la faccenda è una sola: quella s'è messa in testa una cosa sbagliata e adesso pretende col ricatto... (moto d'incredulità di Nelly) Col ricatto, sì, di ottenere una cosa impossibile!

NELLY:         Beh, tu fagliela credere! Dì qualunque cosa, ma falla rientrare! Dopo puoi rinnegare tutto, ma toglila da lì, Jess! Jess, mi senti?

FRIDA:          Ma, scusate, la conoscete, allora, voi?

JESS:              Di che t'impicci, tu? (a Nelly) Non me ne frega niente, lo vuoi capire? Dovevo finire un quadro, un bel quadro, forse il migliore che abbia mai fatto. Beh? L'ho finito! Per me, può anche buttarsi.

NELLY:         (un moto di disgusto, poi, controllandosi) No, Jess, ragiona. Quella si butta, va bene. Ma poi? Il tuo nome va a finire sul giornale, vendi qualche quadro per l'eccitazione del momento, ma poi basta! (Jess si volge, interrogativo) Basta, sì! Perché un mostro è un mostro, anche se è un buon pittore, e alla lunga nessuno vorrà più saperne: nessuna verrà più a posare per te, nessuno comprerà più niente. Chi ha già i tuoi quadri li toglierà dalle pareti. È questo che vuoi, Jess? È questo? (Jess rimane chiuso in sé stesso, dubbioso) E allora vai, su! Vai fuori. convincila a rientrare. Passa per il pompiere che salva il gattino arrampicato sull'albero, Jess! Diventa l'eroe del giorno! Su! (Jess gira la faccia dall'altra parte; amareggiata) Ho capito. Solo adesso t'ho capito fino in fondo e ti vedo come sei. Non è un bel vedere. Vado io!

Nelly si dirige alla finestratura, ma Jess con uno scatto improvviso la prende per un braccio e la scansa.

JESS:              Bel gesto, ma se uno tra noi due deve rischiare di andare di sotto, quello devo essere io. Hai ragione, ma non per quello che credi tu. Non potrei guardarmi allo specchio, tutto qui. Ci vediamo.

Jess con un movimento rapido scavalca la sottile balaustra di ferro e comincia a strisciare sul cornicione, spalle alla finestra.


Scena 12: Cleofe5

La scena si è girata: adesso in primo piano c'è la finestratura, in modo di seguire l'evolversi degli eventi con Cleofe e Jess di fronte al pubblico e Nelly e Frida affacciate. Commento sonoro della gente che assiste dalla strada e con il lampeggiare dei flash dei giornalisti.

JESS:              Vieni qui! Cleofe, vieni qui!

CLEOFE:       (riapparendo da sinistra, strisciando sul cornicione) Jess, amore! Alla fine sei venuto! Sei qui anche tu!

JESS:              Sì, ed ho una paura maledetta! Vieni dentro, dài, che ne parliamo con calma!

CLEOFE:       No, non entro se prima non mi giuri che mi ami! Eh, Jess? Mi ami anche tu?

JESS:              Ma sì, ma sì che ti amo. Adesso però rientriamo che qui è un po' scomodo per parlare di queste cose...

CLEOFE:       Ma tu non mi vuoi. (piangendo) M'hai cacciata via come un cane. M'hai presa a calci, m'hai buttata via come se non fossi niente. E invece tu per me sei tutto. Tutto, Jess!

JESS:              Non...non avevo capito quanto sei importante per me! Mi...mi dispiace tanto, davvero! Davvero tanto! Ma adesso rientriamo, su!

CLEOFE:       Dici...dici sul serio?

JESS:              Certo, ti pare che in una situazione come questa potrei dire una bugia?

CLEOFE:       E staremo sempre insieme?

JESS:              Certo, certo. Ma adesso vieni dentro, cara, vieni.

CLEOFE:       Ma prima...prima devi giurarmi solennemente che mi vuoi tanto bene, che sei innamorato di me, che avremo una casa, una famiglia tutta nostra!

JESS:              Tutto quello che vuoi, ma prima rientriamo...

CLEOFE:       No! Qui, adesso, sennò mi butto!

JESS:              Va bene, va bene! Te lo...te lo giuro! Va bene così!

CLEOFE:       Un bacio!

JESS:              Qui? No, è troppo pericoloso! Questo te lo dò dentro, quando siamo rientrati. Andiamo, dài!

CLEOFE:       Sì e...Jess?

JESS:              Cosa?

CLEOFE:       Ho un'enorme voglia di fare l'amore! Ti amo da impazzire, lo sai? Voglio dimostrartelo, vedrai!

JESS:              Sì, ma entriamo adesso.

Mentre la gente da sotto acclama perché ha capito, vedendoli dirigersi verso la porta-finestra, che la cosa finisce bene, Frida allunga un braccio verso Jess.

FRIDA:          Vieni, dammi una mano!

JESS:              Eccomi, eccomi, Dio mio...!

Jess scavalca ed entra, accompagnato da Frida che poi subito si riaffaccia insieme a lui, mentre Nelly è pronta a dare la mano a Cleofe. Cleofe si fa avanti, con gli occhi attenti a dove mette i piedi, sotto lo sguardo ansioso dei tre affacciati. Quando alza lo sguardo vede che a tendergli la mano è Nelly. Ha un moto di ritrosia, si sbilancia, perde l'appiglio e precipita con un grido, seguita dallo sguardo inorridito dei tre. Un flash congela il momento.


Seconda parte

Scena 13: Sala d’aste:  “…e due”

Sala d'aste. Mormorio della folla.

BANDITORE:(mormorio consistente che il Banditore a fatica cerca di contenere) Dieci milioni ottocentomila e due!


Scena 13: L’intervista:

Ristorante. Jess siede ad un tavolo, è solo. Il tempo è passato e adesso il pittore appare un po’ ingrassato, con qualche filo grigio fra i capelli, ma soprattutto i suoi vestiti ed i suoi modi parlano di una persona agiata ed integrata con la buona società; dell’irruenza giovanile rimane solo un’apparenza brusca nei modi.

JESS:              (al passaggio di un cameriere, con un gesto di consuetudinario comando) Ehi, lei! Le dispiacerebbe...

CAMERIERE:Sì?

JESS:              Mi dica: è cambiata la gestione in questo ristorante?

CAMERIERE:Negli ultimi 35 anni, no.

JESS:              Simpatico! Sa, l'idea sorge, come si suol dire, spontanea quando si nota che i clienti, quelli vecchi in particolare, vengono lasciati morire di sete. Se vi serviva il tavolo libero bastava dirlo!

CAMERIERE:N-non capisco: aveva ordinato da bere?

JESS:              Bravo! Ho pescato quello sveglio! Ma certo che ho ordinato da bere, solo che l'ho fatto dieci minuti fà!

CAMERIERE:Provvedo subito io! (esce)

Jess si dispone ad aspettare con palese sfiducia. Si volta a guardare il locale proprio mentre entra la GIORNALISTA che lo riconosce e viene a sedersi di fronte a lui

GIORNALISTA:Eccomi qua!

JESS:              (senza girarsi) Era ora!

GIORNALISTA:Cosa, scusi?

JESS:              (affettando rassegnazione) Ci scommetto che l'avete portato caldo! (si gira) È una cosa inconc...Oh!

GIORNALISTA:Mi scusi, non volevo spaventarla.

JESS:              No, no, quale spaventarmi. Ce l'avevo col servizio che... Lei chi è?

GIORNALISTA:Sono Liliana Rea, il giornale dovrebbe avermi fissato un appuntamento per un'intervista.

JESS:              E così l'"inviato Rea" è un'inviata! E, mi consenta, ma lo sa benissimo, molto graziosa.

GIORNALISTA:(arrossisce) La ringrazio. Sono al giornale da poco tempo e...forse avrebbero dovuto avvisarla che...

JESS:              Oh! Su, su, l'ho imbarazzata! Non volevo, mi creda. è solo che ho la maledetta abitudine di esprimere quello che penso così, senza preoccuparmi del fatto che... Sapesse quante ne ho passate a causa di questo maledetto vizio! Va un po' meglio?

GIORNALISTA:Sì, ma...lei è troppo gentile, sono io che mi sento un po'...così. Per me è la prima intervista con un personaggio del suo livello e la prego di scusarmi se...

JESS:              ...se...?

GIORNALISTA:Se le paio un po' impacciata, ecco!

JESS:              Per carità, Senta...venga qua...le devo fare una confidenza... (la giornalista si avvicina) Neanch'io sono tanto abituato alle interviste. Mi mettono in difficoltà: blatero, balbetto...e alla fine scrivono sempre che sono un burbero introverso. Sono le precise parole del critico del "Corriere", lo sa?

GIORNALISTA:Ehm...beh...lo so, sì. Mi sono documentata prima d'incontrarla.

JESS:              E, mi scusi se glielo chiedo: non aveva timore ad incontrarmi?

GIORNALISTA:Un po', sì.

JESS:              E allora, chi glielo ha fatto fare?

GIORNALISTA:La verità?

JESS:              Se ne pretende da me...!

GIORNALISTA:Ho...estratto il fiammifero corto, ecco!

JESS:              Lei ha...? (comincia a ridere, sempre più forte) Ma non mi dica: si è aggiudicata l'intervista perché ha perso la scommessa? Ah! Fantastico! 

GIORNALISTA:Le dispiace?

JESS:              Ma non scherziamo! Se non è questa la fama, vorrei proprio sapere cos'è! Ah ah! (il cameriere porta il cocktail per il pittore)

CAMERIERE:Ecco, signore, scusi tanto il ritardo. (alla giornalista) Prende qualcosa, signorina?

GIORNALISTA:Io, no...grazie.

JESS:              Non faccia complimenti, è ospite mia! Cosa vuole? Le posso consigliare il cocktail che ho preso io: è una specialità, vedrà!

GIORNALISTA:Ma veramente, sul lavoro...

JESS:              Senta un po': vuole o no entrare in sintonia con la persona che sta intervistando? Può evitarlo, è chiaro, poi scriverà le solita fesserie distaccate e impersonali.

GIORNALISTA:(un tempo) è alcolico?

JESS:              Un po'.

GIORNALISTA:Allora...sì, grazie, uno anche per me.

CAMERIERE:           Benissimo: un cocktail per la signorina. (si gira per andare via)

JESS:              (afferra il cameriere per il bavero) No. (brusco) Questo è della signorina. In quanto mia ospite ha il diritto di essere servita per prima. Il prossimo è il mio e cercate di portarlo in tempo per consentire il brindisi, altrimenti me ne vado e non mi vedete più, è chiaro?

CAMERIERE:Certo, signore, sarà servito all'istante. (va)

GIORNALISTA:(impressionata) Non doveva. Posso benissimo aspettare.

JESS:              Lasci fare. Bisogna fare così sennò se ne approfittano.

GIORNALISTA:Allora...se se la sente potrei intanto farle qualche domanda.

JESS:              Per carità! Se non brindiamo e non beviamo lo stesso liquore non possiamo entrare in "trasmissione"! Per cui...È molto che fa la giornalista?

GIORNALISTA:Solo un paio d'anni. In realtà io sarei geologa, ma...

JESS:              Geologa? E che c'entra col giornalismo? Con la critica d'arte, poi!

GIORNALISTA:Ehm...per quanto riguarda il giornalismo è che...insomma: mi hanno rubato il posto che avrei dovuto occupare appena finita l'Università e così, in attesa che si apra uno spiraglio...

JESS:              È una storia che ho già sentito. Bisogna insistere, non arrendersi mai! Creda a me: sono uomini, solo uomini. Quando si sarà convinta di questo riuscirà ad ottenere quello che vuole.

GIORNALISTA:Speriamo!

JESS:              E l'arte? Mi dica: l'arte?

GIORNALISTA:Ah, quello! Niente: il titolare s'è dato malato, hanno cercato qualcuno per fare l'intervista, c'eravamo solo io ed altri tre pivelli e così...

CAMERIERE:(arriva trafelato) Il cocktail per la signorina! (uno sguardo inceneritore di Jess) Per...per il signore, volevo dire!

JESS:              (una smorfia, poi estrae da una tasca una moneta e gliela lancia) Grazie. Può andare.

CAMERIERE:Sì, signore. Grazie, signore. (va)

JESS:              Bastone e carota, cara mia. Bastone e carota! Vuole brindare con me, allora?

Brindano e bevono.

JESS:              Come le sembra?

GIORNALISTA:Buono! Asciutto e molto speziato. Particolare! (ne beve un altro sorso)

JESS:              Bene. Dunque. Non ha qualcosa da domandarmi?

GIORNALISTA:Io? No. Cioè, sì! Mi scusi, (risolino) mi stavo già dimenticando dell'intervista! Ah, ma è colpa sua, però, sa? Mi ha messo talmente a mio agio che...

JESS:              Fossero tutte così, le mie colpe! Avanti: (con intenzione) sono tutto per lei.

GIORNALISTA:A-allora: la prima cosa...mi scusi, mi sono scritta le domande su un foglietto e... eccolo! Buongiorno, innanzitutto!

JESS:              Buongiorno.

GIORNALISTA:Lei è passato attraverso molti stili, approdando a quello che è stato definito "Sincretismo urbano", caratterizzato da paesaggi urbani in bilico tra iperrealista ed onirico. Com'è arrivato a questa nuova "maniera"?

JESS:              Dopo il periodo dei panorami agresti...

GIORNALISTA:Il periodo "surreoagreste".

JESS:              Sì...per un po' mi sono lasciato catturare dall'elemento magico che sentivo urgere, misteriosamente, dentro di me...

GIORNALISTA:"Il calice di fuoco", "Theraton", le scenografie per "Il flauto magico"...

JESS:              Già...l'unione di queste tendenze è sfociato nelle piccole cose che lei, generosamente, definisce con quel termine così ampio...

GIORNALISTA:Opere come "Via dei misteri", "La grotta nera"...

JESS:              Ne sa più di me!

GIORNALISTA:Le sue opere mi sono sempre piaciute.

JESS:              Ah, ho un'ammiratrice, bella come lei, poi!

GIORNALISTA:Uffa! Ma non sono così bella come dice! Forse è meglio che torniamo all'intervista, le va?

JESS:              Cosa c'è che non va nei miei complimenti? Teme che sminuiscano le sue capacità come giornalista?

GIORNALISTA:Un po' sì. La spudoratezza mi sembra un modo come tanti altri attraverso cui un uomo afferma la sua presunta superiorità.

JESS:              Ah, ma io non sono un uomo! (scetticismo della giornalista) Sono un artista! Un pittore! La sua bellezza, l'armonia dei suoi lineamenti, il colore che la rende unica, filtrano attraverso gli occhi e giungono dritti filati al nucleo artistico del mio cervello. Dopo, solo dopo, arrivano ai centri sessuali in cui il maschio che pur sempre rimango la giudica desiderabile, passabile o semplicemente racchia!

GIORNALISTA:(ride) E io cosa sarei?

JESS:              Da che punto di vista?

GIORNALISTA:Artistico, diciamo.

JESS:              (un tempo) Lei...è una figura equivoca, sottilmente femminile, ondeggiante tra simbologia e mistero. Una donna, una giovane donna, tenera, ma determinata. Intrigante, ammaliatrice...

GIORNALISTA:Nuda?

JESS:              Prego?

GIORNALISTA:Mi dipingerebbe secondo lo stile dei suoi famosi nudi?

JESS:              (un tempo) Può darsi...Ma sa certamente che i miei nudi appartengono al passato e non ne dipingo più.

GIORNALISTA:Lo so. I più famosi musei espongono i nudi di Malipiero accanto alle opere di Matisse, Warhol, Chagal. Ho fatto dei viaggi apposta per poterli vedere. Una volta ho convinto il mio ragazzo ad andare a visitare una città che non gli interessava affatto solo per poter entrare nel museo e fermarmi davanti ad suo nudo. Una volta lì, mi sono accorta di non essere sola: come me altre donne, un po' di tutte le età, erano ferme a guardare, a sentire ciò che provavano dentro; intorno mariti e compagni girellavano con impazienza. Ci siamo guardate ed abbiamo sorriso. Forse, se avessimo provato a dirci qualcosa non ci saremmo capite. (un tempo) I suoi quadri parlano una lingua universale, come accade per pochi altri artisti.

JESS:              Fatto questo complimento, può scrivere di me tutte le cattiverie che vuole: non potrebbero farmi nessun effetto!

GIORNALISTA:Scusi se sono stata così esplicita...

JESS:              No, no, per carità, lo so da me che devo moltissimo alle mie opere di quel periodo. Le successive non hanno avuto la stessa, diciamo, diffusione di quelle. Ma l'arte è l'arte, no? Si cambia, ci si evolve! Non sento più la stessa spinta verso quel genere.

GIORNALISTA:Dunque non ne dipinge più?

JESS:              Insomma...

GIORNALISTA:Vuol dire di sì, che ne fa ancora?

JESS:              Dico solo che...con la modella giusta...con il giusto tempo a disposizione...potrebbe ancora nascere un'opera di quel genere, anche se fosse firmata da un altro. Un imitatore, beninteso. Un falso, insomma: un autentico falso.

GIORNALISTA:Che significa? Che a fianco alla sua produzione di oggi continua a fare quadri come quelli di trent'anni fà?

JESS:              Un momento...non ho detto questo! Ho detto che potrebbe capitare qualcosa del genere. Se davvero succedesse può immaginare da sola le conseguenze sulla valutazione delle altre mie opere, no?

GIORNALISTA:Ha ragione: si dimentica troppo facilmente la dimensione commerciale del mercato delle opere d'arte.

JESS:              Eh già. Capisce da sé che se scrivesse qualcosa del genere i miei avvocati...

GIORNALISTA:È chiaro, è chiaro. (un tempo) Ma...io, secondo lei, potrei essere..."giusta"?

JESS:              (un tempo) Potrebbe, sì.

GIORNALISTA:E...dopo...potrei, sempre se modella e tempo disponibile fossero "giusti", potrei tenere l'opera? Pagando, s'intende.

JESS:              A lei piacerebbe possedere un "Malipiero", eh?

GIORNALISTA:Più di ogni altra cosa!

JESS:              Guardi da quella parte.

GIORNALISTA:Chi? Cosa?

JESS:              Interessante, molto interessante. E...le dispiacerebbe tirare un po' su la gonna?

GIORNALISTA:La...allora lei...così va bene?

JESS:              Vedo. (un tempo) Le piacerebbe davvero tanto possedere un mio dipinto, vero?

GIORNALISTA:Gliel'ho detto!

JESS:              Ma guardi che ad una mia modella si richiede tempo, parecchio tempo.

GIORNALISTA:Tutto quello che vuole.

JESS:              ...pazienza, tanta!

GIORNALISTA:Ne ho molta e quella che non ho me la invento!

JESS:              ...e...disponibilità...(atteggiamento interrogativo della giornalista) ...dedizione, capisce, altrimenti l'ispirazione...(gesto di fumo nell'aria) ...e addio quadro! Ma mi rendo conto che lei...

GIORNALISTA:Accetto!

JESS:              (un tempo) È sicura?

GIORNALISTA:Sicura.

JESS:              Ha mai visitato lo studio di un pittore?

GIORNALISTA:No, mai!

JESS:              Che ne direbbe se facessimo un salto nel mio? Non è distante.

GIORNALISTA:Dice davvero? Adesso?

JESS:              Se non la disturba. Poi sa: l'ispirazione!

GIORNALISTA:Ah...(risoluta) Va bene. Andiamo.

JESS:              Allora...(si alza subito imitato dalla giornalista) Dopo di lei. (si avviano all'uscita)

Nel locale entra sola, incrociandoli, una bellissima donna, vestita in modo ricercato e costoso. Jess la lascia passare con uno sguardo valutativo. La donna va a sedersi ad un tavolino. Jess prima di varcare l'uscita si ferma e torna a guardare attentamente la donna; ha un trasalimento e dopo un'attimo d'incertezza rivolge alla giornalista un gesto per chiederle di aspettarlo e si dirige ai tavolini.


Scena 14: Incontro con Nelly

Jess si avvicina e dopo uno sguardo di verifica la chiama per nome

JESS:              Nelly?

NELLY:         Sì? Oh, Jess! (si alza) Che bello, dopo tanto tempo! (si abbracciano)

JESS:              Mia cara, non sei cambiata, t'ho riconosciuta subito!

NELLY:         Anche tu sei rimasto lo stesso. Più o meno, diciamo.

JESS:              Cosa vuoi: il benessere!

NELLY:         Quando si dice il caso!

JESS:              Già! (un tempo) Che fai: pranzi qui?

NELLY:         Sì, avevo l'ora di pranzo libera e così...!

JESS:              Aspetti qualcuno?

NELLY:         Veramente, no.

JESS:              Allora...ti dispiacerebbe se pranzassimo insieme? Potremmo raccontarci tante cose... Ma se preferisci rimanere tranquilla...!

NELLY:         Mi prometti di non fare piedino?

JESS:              Sono cambiato da allora, molto cambiato. Non ti preoccupare.

NELLY:         (un tempo, poi gelida) Non ho mai ammesso che mi si dicesse "Non ti preoccupare". Solo tu potevi perché la verità sapevi solo dipingerla e conoscevo già cosa aspettarmi.. Posso fidarmi ancora della tua slealtà?

JESS:              Scusa, me n'ero dimenticato. Ma credimi: in certe cose non sono cambiato. In questa, soprattutto. (un tempo) Allora? Mi farebbe piacere.

NELLY:         (un tempo poi cambio d'espressione, con un ampio sorriso) Anche a me, molto.

JESS:              Perfetto. Scusami un momento: saluto una persona e sono da te.

Jess torna dalla giornalista che era rimasta ad attenderlo sulla soglia.

JESS:              Scusa, cara, senti, credo che dovrai avere pazienza. Ecco questo è il mio biglietto, c'è l'indirizzo dello studio. Chiamami domani, sul presto, va bene? Scusami tanto, ma...(occhi negli occhi) rimane quello che ci siamo detti, sì?

GIORNALISTA:Certo, ho capito. Domani concludiamo l'intervista.

JESS:              E...chissà! Va bene?

GIORNALISTA:Va bene.

JESS:              Addio, cara. Addio.

La giornalista esce. Jess torna da Nelly.

NELLY:         Carina.

JESS:              Sì? E' una giornalista, per un'intervista... Sai, una delle tante...

NELLY:         Giovane.

JESS:              Già. (un tempo) Mi ha raccontato la sua storia: i suoi studi non hanno niente a che vedere con il giornalismo, ma di questi tempi bisogna prendere le cose come vengono...

NELLY:         Te la vuoi portare a letto?

JESS:              (un tempo) Ciao, Nelly.

NELLY:         Ciao, Jess.

JESS:              Bello ritrovarti. La stessa di allora.

NELLY:         Tu invece sei cambiato, ma solo nelle apparenze.

JESS:              Sono ancora l'artista di allora...

NELLY:         Sei ancora il porco di allora!

JESS:              Mi sbaglio, o sguazzavamo un po' nello stesso fango?

NELLY:         Non proprio: venivo a mangiare le ghiande dove sapevo di poterle trovare, ma il resto ce lo mettevi tutto tu.

JESS:              T'ho pensata spesso, sai?

NELLY:         ...e non m'hai cercata mai.

JESS:              Non so perché, effettivamente, ma ogni volta ero troppo preso da cose, gente, impegni...

NELLY:         Troppo preso da te stesso, insomma.

JESS:              (un tempo) E tu? Neanche tu mi hai mai telefonato o mandato un biglietto. (riferendosi al suo abbigliamento) Forse eri troppo presa nei tuoi impegni nell'alta società!

NELLY:         Non mi lamento. Sai, ti ricordi Frida?

JESS:              Frida, Frida... No, non me la ricordo: dovrei?

NELLY:         "Ritratto di donna con filo di perle", Getty Museum di Venezia.

JESS:              Ah, sì! Quella bellissima signora! E' vero, ora che me lo dici mi ricordo che si chiamava così. Perché la nomini?

NELLY:         Ho sposato suo marito.

JESS:              Era ricca, se non ricordo male. Anzi ad essere ricco era il marito.

NELLY:         Appunto. Dopo il disastro di Cleofe... Di Cleofe ti ricordi?

JESS:              (a disagio) Sì, di Cleofe sì.

NELLY:         Ecco: dopo la sua triste fine Frida dovette divorziare dal marito. Capisci bene: una cosa è farsi pescare nel nido di un pittore filibustiere, un'altra è farcisi fotografare in sottoveste con un seno praticamente di fuori. Lo scandalo fu tale da non permettere altra soluzione. Va anche detto che Ernesto non aspettava altro.

JESS:              Ernesto?

NELLY:         Suo marito. Mio, marito.

JESS:              Ma come...

NELLY:         Come feci io a saltare su quel treno? Non so se ricordi come fu che Frida prese contatto con te.

JESS:              C'entravi qualcosa, mi pare.

NELLY:         All'epoca frequentavo Ernesto...piuttosto liberamente. Ero stata io a suggerirgli di indirizzarla da te. Così davanti a testimoni, questo fu il suo errore, disse alla moglie di aver sentito parlare di un giovane pittore molto promettente e le diede il tuo numero di telefono suggerendole di chiamarti. Il numero, naturalmente, gliel'avevo passato io, insieme all'idea di farvi incontrare.

JESS:              E con questo?

NELLY:         Niente. Nel bel mezzo dello scandalo dovetti solo fargli presente che se questo si fosse saputo, gli avvocati di Frida avrebbero avuto in mano una carta molto importante. Nella migliore delle ipotesi si sarebbe ritrovato una moglie incattivita, ma soprattutto incattiviti sarebbero stati i suoi parenti: parlamentari, giudici, generali, eccetera. E allora Addio committenze, addio appalti!

JESS:              (un tempo, poi Jess comincia ad applaudirla) Geniale! Eri una ragazza molto intelligente, ma non credevo che avessi un simile talento per gli intrighi. (Nelly accenna un inchino con la testa) E adesso? Sei diventata il capo dei Servizi Segreti?

NELLY:         Sono solo la cara mogliettina di un industriale. Anzi, come piace a lui definirsi: di un'industria di denaro.

Sopraggiunge il cameriere.

CAMERIERE:Buonasera signori. Desiderano ordinare qualcosa?

JESS:              (a Nelly) Vuoi ordinare, o scambiamo ancora due chiacchiere?

NELLY:         Tra poco.

JESS:              (brusco al cameriere) Niente per ora, grazie. (il cameriere esita) Beh? Ancora qua? Vuol lasciarci tranquilli o no? (il cameriere va)

NELLY:         Proprio vero, hai ancora il vecchio caratteraccio.

JESS:              Una volta avresti detto qualcosa di diverso. Più pesante e forse più vero.

NELLY:         Ho cambiato tante cose. Il linguaggio, tra queste.

JESS:              (un tempo) Hai figli?

NELLY:         Ne ho quattro.

JESS:              Però: le cose con...Ernesto?, sono filate lisce!

NELLY:         Adozioni a distanza. Pago lautamente perché a quei quattro ragazzi siano date tutte le opportunità possibili. Ma mi va benissimo che siano "a distanza". Non sono tipo da bambini tra i piedi. E tu?

JESS:              No, niente. Almeno: che io sappia!

Ridono

NELLY:         Oh, Jess, Jess, stai tranquillo che non è successo.

JESS:              (piccato) Come fai a dirlo?

NELLY:         Potrei dirti che quando facevamo l'amore non prendevo alcuna precauzione e questo potrebbe significare che tu...

JESS:              Perché non tu?

NELLY:         Senz'altro. Ma in questo caso voglio dire che sei un uomo noto, una personalità. Questo vuol dire che qualunque mamma farebbe di tutto per farti riconoscere un figlio tuo. Se questo non è successo...!

JESS:              (un tempo) I piedi ben piantati per terra! Bene. E con tuo marito come va?

NELLY:         Ci vogliamo bene. Abbastanza. Quando ci vediamo.

JESS:              Siete spesso lontani?

NELLY:         Siamo talvolta vicini. Ma non ha motivo di lamentarsi di me. Evito che ne abbia e lui fa lo stesso. Tu, invece? Niente legami?

JESS:              Certamente, con la pittura. E' la mia padrona, la mia despota. D'altronde le dedico tutte le mie forze...

NELLY:         Quelle che ti lasciano le modelle.

JESS:              Sei impertinente, lo sai?

NELLY:         Credo proprio di saperlo. Ma dimmi, come ti organizzi? Le porti sempre nel tuo studio e...

JESS:              Lo stesso di allora.

NELLY:         Davvero? Non hai cambiato?

JESS:              Non ne ho sentito il bisogno. (un tempo) Vorresti vederlo? Dopo tanto tempo...!

NELLY:         (fissandolo intensamente) Mi piacerebbe molto, ma...e poi?

JESS:              Hai ancora una nuca bellissima ed è splendida la linea che scende sulle spalle...

NELLY:         Scordatelo. Non combineremo niente. Hai già abbastanza giornaliste per le mani. Sono davvero curiosa di rivedere il vecchio studio, ma non metterti in testa strane idee.

JESS:              (sorride) Scusa, ma...dovere!

NELLY:         Scuse accettate. Andiamo?

JESS:              Non volevi pranzare?

NELLY:         Non muoio di fame. (si alza imitata da Jess) Poi, cambia la luce, no?

JESS:              Certo. Andiamo.

Escono. Il cameriere entra per prendere le ordinazioni, ma trova il tavolino vuoto.


Scena 15: Nello studio

Studio di Jess. La luce si accende; Jess entra e si fa da parte cedendo il passo a Nelly. Lo studio è cambiato molto: il caos turbinoso di un tempo ha lasciato il passo ad un ambiente professionale, pulito, quasi asettico, nei mobili come nella pulizia e nella disposizione degli oggetti e delle luci; il vecchio divano è rimasto, ora girato verso il pubblico, ma non è più il protagonista dell’arredamento. Anche la qualità della luce sta a testimoniare l'evoluzione delle cose, con spot e spottini disseminati a creare un'illuminazione molto più razionale e moderna di quella di un tempo.

JESS:              (entra facendosi da parte) Ecco qui la mia umile dimora artistica!

NELLY:         (entra senza far caso alla galanteria di Jess, osservando lo studio; dopo un po') E' cambiato.

JESS:              Il tempo passa, ci si migliora...!

NELLY:         (percorrendo l'ambiente) E' tutto più pulito, in ordine.

JESS:              Non solo! Ho fatto in modo che possa essere indipendente dall'ora in cui ci si mette a lavorare! Ho fatto sistemare un sistema di luci che riproduce perfettamente la luce di una giornata di sole, ad ogni ora del giorno o della notte, in qualunque stagione!

NELLY:         Così puoi risparmiarti di lavorare con la luce solare!

JESS:              Esattamente.

NELLY:         E...cosa fai nelle ore di luce, quella vera?

JESS:              Sto dietro ai miei affari! (dopo un momento) Non sei cambiata; sempre queste battutine ambigue... La verità è che per la pittura che faccio adesso non mi serve per forza la luce del Sole, posso anche usare quella artificiale. Ma...vuoi da bere?

NELLY:         Hai qualcosa?

JESS:              Tutto! Cosa preferisci? Ti faccio un cocktail? Alcolico? Analcolico?

NELLY:         Una volta la scelta era tra acqua o senza, non è così?

JESS:              Si cresce, si migliora!

NELLY:         No, grazie, non ho sete. Ma tu fai pure.

JESS:              Facevo così, per ospitalità. Dunque: che impressione ti fa?

NELLY:         Vuoi davvero saperlo?

JESS:              Spara!

NELLY:         E'...proprio come l'illuminazione che usi per i tuoi quadri.

JESS:              Cioè?

NELLY:         Artificiale.

JESS:              (il sorriso si spegne; un colpo di tosse) Ahem! Non...non ti piace, allora?

NELLY:         Scusa, credevo che volessi la verità!

JESS:              Ma cosa...?

NELLY:         Una volta, lo ricordo bene, regnava un caos assoluto, era pieno di corpi, di colore, di vita...adesso è vuoto di ordine e pulizia.

JESS:              Da giovani a certe cose non si bada.

NELLY:         Da vecchi, a volte, ci si dimentica a cosa si badava da giovani.

JESS:              (un tempo) Mmh, mi pare che siamo partiti col piede sbagliato. Sei d'accordo che rivederci dopo tanto tempo fa un certo effetto?

NELLY:         (con un pallido sorriso) Sì, lo fa.

JESS:              Meno male! E...senti, visto che ne avevi parlato prima, che fine ha fatto la povera Frida?

NELLY:         La povera Frida si è sposata con un cugino da sempre innamorato di lei e più ricco di Ernesto.

JESS:              Allora le è andata bene!

NELLY:         Come a Maddalena: ti ricordi la poetessa?

JESS:              La ricordo, la ricordo. Ho pensato di farle causa per i suoi versi.

NELLY:         (cita) Dalla raccolta "Tana pittorica di un porco": "Cinghiale fangoso, accecato dal gusto colorato d'immergere il grugno nella..."

JESS:              Sì, vabbè. Ad ogni modo le è andata proprio bene: il suo Nobel lo sento un po' mio.

NELLY:         Tu sei un pittore affermato...

JESS:              ...tu una donna ricca...

NELLY:         Sembra quasi che c'abbiamo guadagnato tutti da quella storia. Tranne la povera Cleofe.

JESS:              (un tempo) Sei l'ultima persona che ha visto.

NELLY:         Se non avesse visto me...

JESS:              Coraggio, non è stata colpa tua.

NELLY:         Non c'è bisogno che me lo dica tu! Se non l'avessi saputo fin dall'inizio non avrei avuto la forza di sopravvivere. (Nelly e Jess si portano nelle stesse posizioni che occupavano al momento della tragedia) Invece rimasi lì con la mano tesa a vedere Cleofe allontanarsi, verso la strada, nella sciocca illusione che riuscisse, con un guizzo improvviso, ad aggrapparsi al mio polso. Mentre cadeva continuavo a pensare:"Stupida, stupida che non sei altro, eccola la mano che ti salva, prendila! Sei proprio cretina, meriti di spiaccicarti su quella strada!". E così fu. (uscendo dalla situazione) Non mi sono mai sentita colpevole.

JESS:              Mi persuadesti tu ad andare fuori per convincerla a rientrare.

NELLY:         Tu mi impedisti di andarci.

JESS:              Non potevo sopportare l'idea che rischiassi la vita al posto mio.

NELLY:         Allora non dicesti così!

JESS:              Non me lo ricordo cosa dissi. Certamente dissi la prima cosa che mi passò per la mente. Poi...fu tutto inutile. Andò giù lo stesso.

NELLY:         (un tempo) Ti sei sentito colpevole.

JESS:              Credi?

NELLY:         Ne sono sicura. Altrimenti perché ti saresti sbarazzato subito di tutto: quadri finiti, abbozzati, disegni, sculture, gessi...

JESS:              Non subito: per un po' provai a continuare, ma...non avevo l'ispirazione, ero come...bloccato!

NELLY:         Ci mettesti qualche mese...

JESS:              Già: non mangiavo, non riuscivo a dormire, non chiamavo nessuno e non rispondevo alle telefonate, non aprivo la porta. Telefonavano, suonavano alla porta, insistenti, bussavano addirittura, ma io niente! Poi, un bel giorno, informai il mio agente che volevo sbarazzarmi di tutto, cominciare una nuova vita artistica!

NELLY:         E vendesti tutto in blocco...

JESS:              ...ad un ignoto acquirente. Deve aver fatto un bell'affare considerato a che prezzo ha rivenduto le mie cose!

NELLY:         Di più: fece la fortuna della sua vita.

JESS:              Davvero? E tu come lo sai?

NELLY:         Quei mesi mi servirono per, diciamo così, "convincere" Ernesto che ero la donna giusta per lui. A titolo puramente simbolico mi feci prestare una discreta sommetta con la quale feci il mio primo affare...

JESS:              Che affare? (un tempo) Eri tu? L'ignoto compratore!

NELLY:         (annuisce) Il mio primo passo nel mercato dell'arte! (Jess è rimasto sbalordito) Ti ricordi quel motivetto? "Occhioorecchiobocca..."

JESS:              (meccanicamente) "...e punta di nasino...". Caspita: la "Occhioorecchiobocca", la più prestigiosa agenzia artistica...saresti tu! (un tempo) Non riesco a crederci. Facesti un mucchio di soldi!

NELLY:         In pratica fui subito autonoma dal denaro di Ernesto. Gli restituii il prestito con i giusti interessi; poi, una volta cominciato, si trattò solo di continuare. Grazie a te avevo affinato il gusto per le opere d'arte e cominciai a comprare e vendere, comprare e vendere. Non pensavo che l'avrei trovato così divertente!

JESS:              Quindi può benissimo darsi che tu abbia trattato qualcuno dei miei quadri!

NELLY:         I primi, i nudi! Dopo un primo blocco, ne ho centellinato la vendita. In qualche caso li ho pure ricomprati, solo per far alzare la quotazione!

JESS:              Ti saranno capitati anche gli altri, no? Quelli che ho fatto dopo!

NELLY:         (scuote la testa) Povero Jess, non sei più un buon affare.

JESS:              Che dici? Sono un nome importante del panorama artistico, io!

NELLY:         Pare di leggere l'articolo di una rivista da due soldi!

JESS:              Sei così certa d'intendertene, tu?

NELLY:         Più di quanto credi. Vedi: a seguire l'onda sono buoni tutti! Basta pagare un giornalista per scrivere qualcosa di grosso, di roboante su un pittore semisconosciuto e farsi trovare pronti con la merce sullo scaffale quando si presentano i compratori, quelli stupidi, che comprano un quadro solo per l'invidia degli invitati, più stupidi di loro! Ma in questo modo vendi roba avariata. Quando la pubblicità si sgonfia, si ritrovano in mano quattro sgorbi e maledicono chi glieli ha venduti. E, soprattutto, per quanto concerne i miei  interessi, non comprano più.

JESS:              (beffardo) Tu invece non fai così!

NELLY:         Perché non è intelligente. Chi compra da me sa che paga il giusto prezzo per qualcosa che non può che salire di valore. Di me si fidano. La fiducia è tutto!

JESS:              E allora perché non sarei un buon affare?

NELLY:         Perché non c'è anima nei tuoi quadri.

JESS:              (animato) Ah no, eh? E allora le mie opere nei musei? Sono delle fregature pure quelle?

NELLY:         Quelle no. Ne avessi ancora! Sono i tuoi quadri successivi che non trasmettono niente. Vendi perché un Jess Malipiero è pur sempre importante, ma il valore dell'opera è minimo e nel tempo se ne accorgeranno.

JESS:              (minaccioso) Non sai quello che dici.

NELLY:         E' come se qualcosa ti si fosse spento dentro. Nei tuoi quadri il cambiamento è evidente. Davanti ai tuoi famosi "Nudi" ci si ferma a pensare, a sognare, si sente che qualcosa d'importante e di vero succede nell'aria intorno a quei dipinti. Un pizzico d'indecenza, la stessa che si proverebbe a vedere per sbaglio attraverso una porta socchiusa o una tendina scostata due estranei che fanno l'amore. Tutto quello che hai fatto dopo è pittura, buona pittura, talvolta ingegnosa, ma fredda, distante, solo sulla tela. Solo sulla tela, Jess.

JESS:              (ha seguito attonito la spiegazione di Nelly; ora ha un crescendo d'ira; inizia ansimante, in un sibilo) La verità, cara mia, è che non capisci un cazzo! T'è andata bene quella volta, perché sei stata furba e svelta; avrai pure avuto qualche altro colpo di fortuna, ma l'arte, quella vera, non sai cosa sia! Non eri un granché neanche come ballerina!

NELLY:         Ma io, almeno, ne ero consapevole.

JESS:              Sei una troia! Hai fatto tutto quel casino solo per mettere le mani sul patrimonio di tuo marito! Che schifo!

NELLY:         (sogghigna) Scusa se rido. Sentirti schifato per azioni simili mi sembra davvero ridicolo! Proprio tu! In ogni caso, comunque abbia dato inizio alla cosa, al momento di sposare Ernesto non avevo già più bisogno dei suoi soldi, le tue opere mi avevano resa ricca sfondata!

JESS:              E allora perché lo sposasti?

NELLY:         Perché mi amava. (gesto di scherno di Jess) Era l'unico amore a disposizione dal momento che...

JESS:  Dal momento che...?

NELLY:         Dal momento che l'uomo che amavo, l'unico che abbia mai amato veramente, si era chiuso in un isolamento assoluto, senza aprirmi la porta, senza rispondere al telefono, senza tenermi in minima considerazione.

Jess e Nelly rimangono immobili l'uno di fronte all'altra, poi Nelly raccoglie il soprabito e si avvia all'uscita. Jess la segue

JESS:              Non ci provare! Non farlo con me quel gioco! Se davvero volevi parlarmi dovevi solo provarci, insistere, venire a bussare alla mia porta! T'avrei aperto.

Nelly si ferma, si volge a guardarlo per un momento.

NELLY:         Non l'hai fatto. (un ultimo sguardo allo studio, poi esce)

JESS:              (gridandole dietro) Sei sempre la solita, vecchia stronza! Sei una puttana, ecco quello che sei! Per me non eri altro! Mi hai sentito? Una puttana! Nient'altro! Non sei mai stata altro! Puttana. puttana, puttana!


Scena 16: L’Apprendista

Jess si ritira dalla porta, rabbuiato, prendendo a vagare avanti e indietro per lo studio. Poco dopo entra una graziosissima ragazza in camice.

APPRENDISTA:Scusi, Maestro, si sentiva qualcuno veramente arrabbiato che gridava per le scale mentre salivo: sa chi è?

JESS:              No, no, non saprei.

Durante le prossime battute la ragazza porta in scena un cavalletto, pennelli e colori ed una tela bianca. Il suo cicaleccio è intervallato da monosillabi e suoni vaghi di Jess perso nei propri pensieri.

APPRENDISTA:Ne diceva di tutti i colori! L'avesse sentito! Chissà con chi ce l'aveva! Mi fanno sempre impressione queste situazioni qui, perché c'è passata una mia amica, una che fa l'Accademia con me e che un bel giorno s'è innamorata di un altro e il ragazzo, quello che ci conviveva, le è corso dietro per le scale che se non lo fermava un carabiniere che passava per caso chissà come andava a finire! Davvero non si sa mai con chi si ha a che fare!

L'apprendista ha finito di sistemare tutto. Comincia a spogliarsi mentre Jess, sempre chiuso in se stesso, pare non accorgersene.

APPRENDISTA:Meno male che non sono tutti così animaleschi! Maestro, scusi, mi permette di ricordarle la promessa di farmi un ritratto, uno dei suoi? Magari stavolta potremmo fare la prima posa. Come vuole che mi metta? Dove?

JESS:              ...dove?

APPRENDISTA:Sì: sul divano, per terra...il ritratto, Maestro! ...sempre se stavolta le va! Di far quello, intendo.

Jess diventa rosso, poi, con le vene del collo in rilievo, comincia a gridare.

JESS:              Ma quale ritratto? Via! Vai via! Viaaaaa!

L'apprendista raccoglie frettolosamente da terra i suoi abiti e scappa fuori mentre il pittore si sfoga gridando e sbattendo tutto per terra.

 Buio.


Scena 17: Sala d’aste:  “…e tre”

Sala d'aste. Mormorio della folla.

BANDITORE:Dieci milioni ottocentomila e tre! Il lotto 1955 è stato assegnato! (mormorio della folla) Il compratore può ritirarlo a suo piacimento dopo l'espletamento delle consuete... (un commesso gli si avvicina e gli sussurra qualcosa nell'orecchio) Sì? Sul serio? Subito? Ma...non capisco: e la parte amministrativa? (il commesso gli porge un foglio) Vedo...vedo, sì. Mah, è la prima volta che mi capita una cosa del genere. Dov'è il signore?

Il commesso indica la parte opposta del palco da cui entra Jess, invecchiato di altri vent'anni almeno. Procede a fatica con un passo strascicato ed incerto. Giunge di fronte al banditore.

BANDITORE:E' lei l'acquirente?    

JESS:              Sì, sono io.

BANDITORE:Ho capito bene? Desidera portar via subito l'opera che ha acquistato?

JESS:              Sì.

BANDITORE:Sa che può trattarsi di una faccenda rischiosa...è sicuro di non volere che le venga recapitata...

JESS:              (un gesto d'impazienza) Dov'è?

BANDITORE:E' qui. (al commesso) Prego, dia il lotto 1955 al signore.

Il commesso estrae dalla quinta alle spalle del banditore il ritratto di Cleofe.

JESS:              Me la dia, per favore.

BANDITORE:Almeno un incarto...!

JESS:              E' mia. Solo mia. La prendo così.

Jess prende la tela dalle mani del commesso, la mette sottobraccio e si allontana. L’ultima immagine è di lui in silhouette con il quadro sottobraccio, esattamente come nella scena iniziale.

                                                        SIPARIO