Ciao, papà

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CIAO,PAPA’

Commedia in due atti di    Mario Pozzoli

Nuova edizione, riveduta, corretta e ridotta (18+2 personaggi)   ANNO  2003

Questa commedia è tutelata dalla SIAE

PERSONAGGI

1) Nonno Gino .............

2) Frau Brigitta ..........

3) Cesare Gastaldi ........

4) Elena ..................

5) Elvira .................

6) Eleonora ...............

7) Elipranda ..............

8) Eleuterio ..............

9) Elda ...................

10) Eliberto ...............

11) Caterina ...............

12) Piergiorgio ............

13) Costanza ...............

14) Antonio ................

15) La Morte ...............

16) Un dottore .............                    

17) 1° Facchino ............

18) 2° Facchino ............

Sosia di nonno Gino ....

Fantasma senza testa....

ELENCO SCENE  -  I  ATTO                ELENCO SCENE  -  II  ATTO         

1) Nonno Gino e Frau Brigitta                 1) E la testa?        

2) Nonno Gino telefona a Cesare          2) Elena e Cesare

3) Nonno Gino e la Morte                        3) Il dottore         

4) Entrata della famiglia                           4) Paure             

5) Suddivisione dei compiti                     5) Antonio ed Eleonora

6) Piergiorgio                                              6) Elvira e Antonio   

7) Eleuterio                                                 7) I vampiri          

8) Ninfe e satiri                                          8) Torna la Morte 

9) La signora Costanza                            9) L’amore di Brigitta

10) Il quadro si muove                             10) Il trasloco       

11) Nel corpo di Elipranda      

12) Cesare parla con papà                         APPENDICE             

13) Il biglietto               

 

AMBIENTAZIONE E VARIE

Siamo nel soggiorno di una villetta, in un paese vicino alla città. Un divano. Una scrivania. Altro a piacere. Tre entrate.  A sinistra la cucina.  A destra le camere.   Al centro   la porta che dà verso l’ingresso.

I pezzi cantati possono anche essere declamati.

* Per i caratteri dei personaggi,  la loro parentela,  l’elenco delle   musiche e come ottenerle,  vedi l’ “Appendice” in fondo al testo.

I  ATTO                                

scena 1 - Nonno Gino e Frau Brigitta

- MUSICA 1

INTRODUZIONE:

1° VOLTA:         - LUCE GIORNO

2° VOLTA:         - SIPARIO

INTERMEZZO:       - nonno Gino entra dall’ingresso

RITORNELLO:

NONNO GINO-  (canta)              RIDI!

ANCHE SE LA VITA E’

PIENA DI DOLORE   

E TI FA DEI BRUTTI SCHERZI.

RESTA COMUNQUE, SAI,

CREAZIONE SPLENDIDA.

STAI ALLEGRO E MENO AMARA

LEI TI SEMBRERA’.

(si siede alla scrivania, suona il campanello e attende)

F.BRIGITTA-       (entra dalla cucina con un giornale NUOVO in mano)

Tornato da passeggio?

CANZONE D’ENTRATA DI DANILO:            

NONNO GINO-    (finge di cantare)ALSO BITTE, ICH BIN HIER.  WO IST DAS VATERLAND?    

F.BRIGITTA-        Signor Cino, il suo tetesco è, come sempre, atroce.

NONNO GINO-  Frau Brigitta, ci sei cascata come una pera cotta!  Non ero io che cantavo, ma un “tetesco di Cermania”, ia.  (le mostra un registratore)

F.BRIGITTA-        Sempre stupiti scherzi! Ci sarà qualcosa da essere allegri a ottant’anni?

NONNO GINO-  (mentre parla, si accorge che la scrivania dondola, allora prende il biglietto della lotteria, lo piega e lo infila sotto ad una gamba) La vita è bella, Brigitta, e vorrei che non finisse mai. E se a volte ti fa dei brutti scherzi, prendila con allegria: ti sembrerà meno amara.

F.BRIGITTA-        Ia, perché non tice tutto cuesto a pambini d’Africa che morire di fame?

NONNO GINO-    Frau Brigitta, non è restando truci che quelli si riempiono la pancia.

E poi, vedi, in ogni disgrazia c’è il suo lato positivo. Quelli non mangiano molto, ma non muoiono intossicati dai tubi di scappamento.

C’è una sola grande tristezza nella vita: che prima o poi tutti dobbiamo morire.

F.BRIGITTA-        Per fortuna! Vivere in eterno fuole?

NONNO GINO-    Magari in eterno no, ma... trecento anni sarebbe bello!

F.BRIGITTA-        Drei hundert jahre! Ma come fa uomo a creare, ad amare, osservare per trecento anni? Non può! No gut. Tutto viene a noia. E poi che orrore una esistenza senza tempo:finirebbe di privarci di ogni sentimento, di ogni virtù.

NONNO GINO-    Sì, hai ragione: perderemmo il senso delle cose. Diventeremmo refrattari ad ogni passione, ad ogni emozione.

Forse è proprio necessaria la morte, perché la vita possa apparire bella.

(allegro) Comunque per me la vita resta una cosa stupenda; e mi sono divertito un sacco!

F.BRIGITTA-        So; fol tire che morirà contento, ia?

NONNO GINO-    Certo che morirò contento... se non fosse per mio figlio...

F.BRIGITTA-        Cesare.

NONNO GINO- Già. Quel bambascione! Tutti si approfittano di lui:moglie, figlie, parenti, amici... Ma quanta gente vive alle sue spalle?

F.BRIGITTA-        Suo figlio è troppo puono, signor Cino.

NONNO GINO-    Per me è un cretino!

F.BRIGITTA-        Alla fine mi ha chiamata per parlare di vita?

NONNO GINO-    Di vita? T’ho chiamata?

F.BRIGITTA-        Ia, chiamata. Con campanello.

NONNO GINO-    Forse avevo qualcosa da dirti...ma non me ne ricordo più.

F.BRIGITTA-        Sempre tistratto. Tenga ciornale, lo hanno appena portato. (va)

NONNO GINO-    Grazie. (pensa, si è ricordato) Frau Brigitta! Mi sono ricordato: hai visto in giro il mio biglietto della lotteria?

F.BRIGITTA-        Sempre perdere ropa. Lei non perde...

A DUE-                 ...la testa, perché l’ha attaccata al collo. 

NONNO GINO-    Va bene, ma il mio biglietto?

F.BRIGITTA-        (scuote la testa)

NONNO GINO-    Verrà fuori. Per fortuna ho scritto il numero su... (rovista tra i fogli e giornali) su... ma dove l’ho scritto?

F.BRIGITTA-        La vita è crande tristezza, ma lei essere proprio spassoso.

NONNO GINO-  No, non è triste la vita, Frau Brigitta. E proprio per questo, quando morirò, vorrei che i miei due occhietti potessero rimanere... lì, in un vasetto, sulla mensola, che possano continuare a vedere cosa succede.

F.BRIGITTA-        So, faremo pelli sotto aceti, ia? (esce in cucina)

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scena 2 - Nonno Gino telefona a Cesare

NONNO GINO-  Sotto aceti...  (fa un numero al telefono) E’ tremenda quella donna!

(cerca il biglietto) Chissà dove avrò messo il biglietto?

(cambia voce) Pronto? Qui sezione USSL 37, c’è il signor Cesare Gastaldi?... Grazie.

(cerca ancora, ma gli dà fastidio la cornetta) Aspetta: viva-voce!

(apre un giornale)  Ecco dove ho scritto il numero del biglietto! Sul giornale di ieri. Che testa che ho!

CESARE-             Pronto! Chi parla?

NONNO GINO-  (cambia voce) Qui USSL 37, ci hanno informati che nel suo appartamento vivono troppe persone...

CESARE-             Papà!

NONNO GINO-  ...troppe persone campano alle sue spalle.

CESARE-             Papà.

NONNO GINO-  Sua moglie, le figlie, la suocera, il cognato, la cognata, il nipote...

CESARE-             Papàaa...

NONNO GINO-  ...e quel bellimbusto che ronza intorno a sua moglie.

CESARE-             Papà!

NONNO GINO-  Cesare!

CESARE-             Ciao papà.

NONNO GINO-  Ciao Cesare. Che voce triste hai sempre. Quand’è che vieni a trovarmi e ci facciamo due belle risate?

CESARE-             Appena posso.

NONNO GINO-  (guarda il giornale con su scritto il numero) AF 43 22 11 è il numero del biglietto della lotteria che ho comperato... ma che non so più dove ho messo.

CESARE-             Normale.

NONNO GINO-  Tu, avresti bisogno di vincere per mantenere tutta quella gente che vive alle tue spalle. Quand’è che tagli i viveri a tutti?

CESARE-             Papà, come stai?

NONNO GINO-  Cambi discorso, eh?   Io sto benone; ma prima di morire, vorrei rivederti ancora una volta.

CESARE-             Guarda che sono venuto a trovarti la settimana scorsa.

NONNO GINO-    Ah sì? Che bello! E c’ero anch’io? 

CESARE-             Papà non sono ancora riuscito a capire se quando fai così, scherzi o...

NONNO GINO-    Cesare! Ne ho una fortissima.

CESARE-             Ma papà, possibile che alla tua età...

NONNO GINO-  C’è una signora, giovane e piacente, e  ben in carne, che telefona al suo dottore: “Senta, ho forse dimenticato  da lei la mia sottoveste?”

“Guardo subito”    risponde il dottore.   Dopo un attimo:

“No, signora, mi spiace, qui non c’è nessuna sottoveste.”

“Oh, beh, non importa...” risponde la signora... (si ferma, si è distratto)

CESARE-             Allora?

NONNO GINO-    Allora cosa, Cesare?

CESARE-             Papà, non hai finito la barzelletta!

NONNO GINO-    No eh?

CESARE-             No!

NONNO GINO-    E già, dunque: C’è una signora, giovane e piacente, e ben in carne...

CESARE-             Da capo? Papàaa!

NONNO GINO-  ...che telefona al suo dottore:

“Senta, ho forse dimenticato da lei la mia sottoveste?”

“Guardo subito”  risponde il dottore.   Dopo un attimo:

“No, signora, mi spiace, qui non c’è nessuna sottoveste.”

“Oh, beh, non importa...”  risponde la signora... (pausa) Cesare.

CESARE-             Dimmi.

NONNO GINO-  (desolato) Ho dimenticato il finale!

CESARE-             Papà, tu non dimentichi la testa... 

A DUE-                 ... perché l’hai attaccata al collo!

ELENA-                (da lontano) Cesare!

CESARE-             Sono qui! Vengo! Va beh, papà, ti lascio.

NONNO GINO-    T’ha chiamato la padrona, eh?

CESARE-             Vengo a trovarti appena posso.

NONNO GINO-    Però, prima che io sia comodamente sdraiato.

CESARE-             Sdraiato?

NONNO GINO-    Nella bara, Cesare!

CESARE-             Papàaa... ciao. Ci vediamo.

NONNO GINO-    Ciao Cesare.

scena 3 - Nonno Gino e la Morte

NONNO GINO-    (prende il giornale NUOVO che gli ha portato Brigitta, lo apre e lo sfoglia)

Sempre triste il mio Cesare. Lui, di ogni cosa della vita, vede solo il lato negativo.  (legge)  “Lotteria miliardaria. Il biglietto vincente è AF 43 22 11”    Ma è il mio!   (si tocca il petto)  

Oh santo cielo! Ma dove l’ho messo? (cerca, ma il petto gli duole; con un filo di voce) Brigitta! Ho vinto... ho vintooo...

(più forte) Frau Brigitta!     (debole)    Brigitt...   (si riversa sulla scrivania)

- MUSICA 2

- BUIO

(Sosia di nonno Gino prende il suo posto. Nonno Gino è in piedi e lo guarda.            

La Morte è davanti alla porta d’ingresso)

- LUCE SURREALE

ALLA PRIMA ENTRATA DEL PIANO:

NONNO GINO-    E questo chi è? Santo cielo, sono io! Morto! (sconsolato) Quasi quasi mi vien da ridere.  (scuote il corpo morto)  Mi sa che son proprio morto.

(vede la Morte) Oh Signur, che spavento! Frau Brigitta, è già carnevale?

DOPO IL PIANO, CON L’ORCHESTRA    (e sempre la Morte parlerà, se possibile, con l’orchestra):

LA MORTE-         Gino, la tua vita terrena è finita.

NONNO GINO-  (guarda la Morte e poi il corpo riverso sulla scrivania)   Ho capito: non sei Brigitta.

LA MORTE-         No, non lo sono. 

NONNO GINO-    Ma non è possibile! Ho ancora tante cose da fare.

LA MORTE-         Di tempo ne hai avuto.

NONNO GINO- Ma non si può morire così di punto in bianco, santo cielo! Bisogna fare qualcosa! Ecco, sì, bisogna fare qualcosa. Una proroga, un rinvio, una dilazione... Cosa facciamo? Ne parliamo?

LA MORTE-         Gino, non vedi il tuo corpo? Non ha più vita.

NONNO GINO-    Eh, lo vedo, lo vedo, Ma se io andassi lassù e dicessi:    

“Ragazzi, vi dirò la verità, non so proprio cosa scegliere: il paradiso lo preferisco per il clima, ma l’inferno per la compagnia... e siccome sono molto indeciso, devo pensarci ancora un po’ su”.

LA MORTE-         Gino, il tempo degli scherzi è finito. Il TUO tempo è finito. 

SULLA MELODIA DEL PIANO:

NONNO GINO-    (canta)     IL MIO TEMPO...                      

CREDEVO CHE IL MIO TEMPO

NON FINISSE MAI.        

E QUANTO NE HO SPRECATO!

QUANTO...

E adesso mi dici che di tempo non ne ho più.

Ma io... io devo fare ancora una cosa importantissima!

LA MORTE-         Ormai, qui, non c’è più nulla di importante per te.

NONNO GINO-    Lo dici tu, mia cara; mio figlio è sempre importante per me!  Io, devo riuscire a dargli fiducia in sé stesso; a farlo ridere.   Devo fargli capire che la vita è un’avventura meravigliosa da vivere e non da subire.

LA MORTE-         Se non sei riuscito a farlo fino ad ora...

NONNO GINO-    Se tu mi dai ancora un po’ di tempo, ci riuscirò, perché so già come fare. Il problema di Cesare è tutta quella gente che vive alle sue spalle, che lo sfrutta. Solo liberandolo da tutti quegli scrocconi, il mio Cesare tornerà sereno e felice.

LA MORTE-         Gino, le persone non cambiano, se non vogliono cambiare.

Dai, andiamo, è ora.

NONNO GINO-  Aspetta un attimo! Come sei fiscale! Ci sarà pur un inghippo che mi dia la possibilità di tentare?

LA MORTE-         Anche se tu ne avessi la possibilità, sarebbe tempo perso; non servirebbe.

NONNO GINO-    Ma tu dammela questa possibilità!

LA MORTE-         Che palle che sei! Come si fa a dire di no a colui che chiede, a colui che ride, a colui che possiede un cuore felice?

                               - BUIO 

                               (escono tutti)

scena 4 - entrata della famiglia

- MUSICA 3 

QUANDO INIZIA LA MELODIA AL PIANO:

- LUCE GIORNO

F.BRIGITTA-        (entra dalla cucina con la foto -a grandezza naturale- di nonno Gino  e l’appende al posto di un quadro precedente. Un fiore, una lacrima)

- MUSICA 4

                               (entrano dall’ingresso:

ELENA, ELEUTERIO, ELDA, ELEONORA, CATERINA, CESARE, ELIPRANDA al braccio di ELVIRA, ELIBERTO, occupando il soggiorno.

                               Elda esce in cucina. Eliberto ha solamente un minuscolo pacchettino con il fiocco infilato in un dito. Eleuterio ha con sé una trombetta di carnevale)

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scena 5 - suddivisione dei compiti

F.BRIGITTA-        Buon ciorno a tutti voi.

ELENA-                Buon giorno, Brigitte; giusto?

F.BRIGITTA-        Ia. Però il signor Cino mi chiamava Frau Brigitta.

ELENA-                Bene, allora sarà Frau Brigitta anche per noi. Caterina!

CATERINA-         (scatta) Sì, signora.

ELENA-                Fatti mostrare la casa da Frau Brigitta.

CATERINA-         Sì, signora. (s’intende con Brigitta ed escono in cucina)

ELENA-                Elvira!

ELVIRA-               (scatta) Sì, mamma.

ELENA-                Cerchiamo di fare spazio in questa sala: quel tavolino con i fiori portalo in giardino; questo tavolo è da appoggiare al muro. (o altro a soggetto)   Eleonora!

ELEONORA-       (scatta) Sì, mamma.

ELENA-                Fai sedere la nonna, no?

ELEONORA-       Sì, mamma.

ELEUTERIO-       Nonna Elipranda è vecchia! Nonna Elipranda non sta in piedi!

ELENA-                Eleuterio, muchela!

ELEUTERIO-       (trombetta)

ELEONORA-       Sei comoda, nonna?

ELIPRANDA-      No! La minestra di ieri sera non sapeva proprio di niente.

ELENA-                Cesare!

CESARE-             Sìi.

ELENA-                Cesare, porta le valigie su nelle camere.

CESARE-             Va bene. (esegue)

ELEUTERIO-       (allegro) Che bello, che bello!   (serio)  Cesare, povero Cesare, tocca sempre a lui! (allegro) Cesare, ridi! Vogliamo ridere! Vogliamo ridere! (trombetta)

ELENA-                Elda! Elda!!!

ELDA-                   (entra dalla cucina) Eccomi! Ero in cucina. Ero...

ELENA-                Elda, porta di là Eleuterio o mi va insieme la testa. (uscirà dall’ingresso)

ELDA-                   Vieni Eleuterio, vieni che andiamo a vedere le stanze. Elibertino mio, aiuta la tua mamma e porta di sopra la tua valigia.

ELIBERTO-          Mamma! Il mio mal di schiena...

ELDA-                   Oh, mi dimenticavo! Come va Elibertino?

ELIBERTO-          Tanto male, mamma!

ELDA-                   Oooh il mio bambino! Vieni  caro, che ti metto la pomatina. Che ti metto...

ELEUTERIO-       Non è vero che ha il mal di schiena! (esce nelle camere)

ELDA-                   Eleuterio, smettila! (segue Eleuterio)

ELIBERTO-          (si alza a fatica e stancamente si avvia con il suo pacchettino) Che fatica la vita!

ELVIRA-               E’ quel peso che stai portando, che ti ammazza!

ELIBERTO-          Dici? (lo appoggia e riprende fiato)

ELEONORA-       Elvira, guarda cosa ho comperato per uscire con Franco. (apre un pacchetto)

ELVIRA-               E’ un vestito? Non sarà troppo scollato?

ELEONORA-       Ti piace? Bello, no? (mostra un body trasparente) Dici che gli piacerà?

ELVIRA-               (si fa il segno della croce e si gira) “Gli piacerà”! Oh Gesù mio!

ELEONORA-       (mette via) Meglio lasciar perdere! Tu, appena c’è puzza di sesso: (imita) “Oh gesù! Oh Maria...”

ELVIRA-               Ma Eleonora, l’amore tra un uomo e una donna, dovrebbe essere prima di tutto sintonia di intenti. Un cammino fatto insieme...            

(continua in sottofondo mentre si svolge il dialogo che segue tra Eliberto ed Eleonora)

... per costruire passo dopo passo un progetto di vita che illumini i loro cuori.

L’amore è incontro, scambio, contemplazione; l’amore è un invito a camminare insieme, come due compagni di viaggio...

ELIBERTO-          (ironica) Eleonora, Elvira sta parlando dell’amore platonico. La cosa non ti riguarda.

ELEONORA-       Pensi che io non sia capace d’avere  un amore platonico?

ELIBERTO-          Dovresti esercitarti molto! (esce nelle camere)

ELEONORA-       Lo farò! Ma lo farò quando sarò sposata, mi han detto che allora riesce così bene!

ELVIRA-               ...e poi: con tutte le disgrazie e le cattiverie che ci sono a questo mondo! Pensa Eleonora: ogni volta che respiro, muore un uomo!

                               (si guardano)

ELVIRA-               Eh, sì. (esce nelle camere)

ELEONORA-       (aspetta, poi le urla dietro) Hai provato a fare qualcosa per l’alito?!

(a Elipranda) Eh, nonnina, tu che ne dici?

ELIPRANDA-      La minestra di ieri sera non sapeva proprio di niente!

ELEONORA-       (l’abbraccia) Cara la mia nonnina!

ELENA-                (entra dall’ingresso) Che ne dici, mamma? Ti piacerebbe venire qui d’estate?

ELIPRANDA-      (fa di sì con la testa)

ELEONORA-       Ma stai scherzando o parli sul serio?

ELENA-                Forse è meglio andare al mare.

ELEONORA-       Direi!

ELENA-                In campagna cosa fai tutto il giorno?

ELEONORA-       Ti rompi le palle!

ELIPRANDA-      Eleonora!

ELEONORA-       Chissà perché la nonna in certi casi ci sente così bene?

ELENA-                La venderemo.

ELEONORA-       Approvato! Va beh, vado a dare un’occhiata al giardino. (esce dall’ingresso)

ELIPRANDA-      Cesare spende troppi soldi: adesso le ha comprato anche il motorino!

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scena 6 - Piergiorgio

PIERGIORGIO- (entra dall’ingresso con una rosa in mano; lascia aperta la porta)   Elena! Elena mia cara.

NONNO GINO-  (entra dall’ingresso)  E la porta? (la chiude)

PIERGIORGIO- (le porge la rosa) Ne ho visto un negozio pieno, ed ho pensato a te.

ELENA-                Piergiorgio! Grazie, non dovevi...

NONNO GINO-    Si è dissanguato!

PIERGIORGIO-   Dicevi?

ELENA-                Io? Niente. (non capisce, si guarda in giro) Sei riuscito a trovare la strada?

PIERGIORGIO-   Ho seguito il tuo profumo...

NONNO GINO-    O quello del pranzo!

PIERGIORGIO-   ...e son giunto fino a te. Ed ora che ti vedo:

“M’illumino d’immenso.”

ELENA-                Piergiorgio, sei sempre così carino...

NONNO GINO-    Qui mi hanno spostato tutti i mobili!

PIERGIORGIO-   Se ti avessi incontrata prima...

ELENA-                Direi “molto prima”! Sono trent’anni che io e Cesare siamo sposati. (esce in cucina per prendere un vaso)

PIERGIORGIO-   E ben cinque che ti faccio la corte...

NONNO GINO-    E mangi a sbaffo!

PIERGIORGIO-   “Sì ch’io mi credo omai

                               che monti e piagge,

                               e fiumi e selve

sappian di che tempre

                               sia la mia vita...”

ELENA-                (rientra portando un vaso con dell’acqua) Sei una persona squisita, mentre Cesare...

PIERGIORGIO-   Mentre Cesare ti trascura; è un egoistaccio!

ELENA-                Non è cattivo Cesare; certo ha i suoi difetti... Adesso che ci penso: è tutto ciò che ha!

NONNO GINO-    (scuote il braccio ad Elena in modo che si bagni)

PIERGIORGIO-   Oh, benedetta quell’acqua che ti ha bagnato!

                               “Chiare, fresche, e dolci acque,

                               ove le belle membra

pose colei che sola a me par donna.”

                               (subito)  A che ora mangiate?

NONNO GINO-    Eccolo!

ELENA-                Al solito, all’una. Ti fermi?

PIERGIORGIO-   Non vorrei disturbare, ma se insisti...

CATERINA-         (entra dalla cucina) Signora, mi scusi, dovrebbe venire un attimo in cucina. A me mi sembra che la roba da mangiare non sia mica abbastanza per tutti.

ELENA-                Vengo. Piergiorgio, fai come se fossi a casa tua. (esce in cucina)

NONNO GINO-    Stai tranquilla. Farà del suo meglio. (esce nelle camere)

                               (a Caterina, che segue Elena in cucina, Piergiorgio cerca di prendere la mano, ma lei se ne libera: non è il momento!)

PIERGIORGIO-   Cattivona! (la segue)

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scena 7° - Eleuterio

- MUSICA 5 

ELEUTERIO-       (entra dalle camere e alla terza frase del motivo canta:)

                               OH, CHE BELLO STARE QUI!

                               OZIARE TUTTO IL DI’.

                               MI SCAPPA LA PIPI’!

                               Non mi scappa più! (trombetta verso Elipranda)

ELIPRANDA-      (sempre immobile, con lo sguardo fisso) C’è vento quest’oggi.

ELEUTERIO-       Vogliamo ridere! Vogliamo ridere!

ELIPRANDA-      Oggi abbastanza bene, grazie.

ELEUTERIO-       Sei vecchia!

ELIPRANDA-      (fa di sì con la testa)

CATERINA-         (entra dalla cucina ed esce nelle stanze)

ELEUTERIO-       Sei sorda come una campana!

ELIPRANDA-      (fa di sì con la testa)

ELEUTERIO-       Mamma, sono bello?

ELIPRANDA-      (fa di sì con la testa)

PIERGIORGIO-   (entra ed esce seguendo Caterina)

ELEUTERIO-       (lo vede e, quando Piergiorgio è uscito, urla) Elena ha un amante! Che corre dietro alla serva!

ELIPRANDA-      Eleuterio! Che espressioni!

ELEUTERIO-       Ah, ma allora, quando vuoi, ci senti! (vede la foto di nonno Gino) E tu chi sei? Brutto vecchiaccio! Toh! (trombetta verso la foto)

                               - BUIO

                               - LA FOTO SI ILLUMINA

                               - MUSICA 6 (voce nonno Gino)

NONNO GINO-    (registrata) Pussa via, cretinetti!

                               - LUCE GIORNO

ELEUTERIO-       Ahaaaa!!! Elena! Elena! (urlando esce dall’ingresso)

ELIPRANDA-      (fa di sì con la testa)

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scena 8 - ninfe e satiri

CATERINA-         (entra dalle camere quasi scappando) Signor Piergiorgio!

PIERGIORGIO-   (la segue) Non scappare, mia dolce ninfa.

CATERINA-         Ninfa?

PIERGIORGIO-   Tu sei come: “Una ninfa fuggente tra boschi” e io sono il tuo satiro.

CATERINA-         (si ferma) Satiro? Non sarà mica uno di quelli che vanno dietro ai bambini sul ternet?

PIERGIORGIO-   Ma nooo! Ninfe, satiri, amore...

                               “Questi lieti satiretti,

                               delle ninfe innamorati,

                               tutt’insieme mescolati,

                               ballon, canton tuttavia.

Chi vuol esser lieto, sia:

del doman non c’è certezza.”

CATERINA-         Lucio Battisti?

PIERGIORGIO-   (fa di no con la testa)

CATERINA-         Vasco Rossi?

PIERGIORGIO-   (fa di no con la testa) Lorenzo de’ Medici.

CATERINA-         E’ nuovo?

PIERGIORGIO-   Vieni qui che te lo dico.  

CATERINA-         (titubante, va)  Signor Piergiorgio, parla davvero quando dice che mi fa cantare alla tivù?

PIERGIORGIO-   Ma certo, Caterina. (da dietro le mette le mani sui fianchi) Sai, io sono in contatto con molte persone che contano. Se tu mi dai retta...

CATERINA-         Signor Piergiorgio, glielo dico:  che se fra un secondo...

PIERGIORGIO-   Pensa: esser famose.

CATERINA-         (ci pensa) Se fra un QUARTO D’ORA, non avrà ritirato le mani, le arriverà uno schiaffo!

ELENA-                (entra dalla cucina) Ah Caterina, sei qui?

CATERINA-         (imbarazzata) Sì, signora.

ELEUTERIO-       (entra dall’ingresso e le saltella intorno, impaziente di parlarle del quadro) Elena!

ELIBERTO-          (entra dalle camere con in mano un “pesante” calzino, che subito consegna a Caterina. Si siede)

ELENA-                Caterina, è vero, bisogna andare a far spesa. Vada a farsi dare il bancomat da mio marito.

CATERINA-         (esce nelle camere)

ELEUTERIO-       Vedi, Elena, è lui, è lui!

ELENA-                Un attimo, Eleuterio, un attimo. Eliberto, perché non vai con Caterina? Così l’aiuti.

ELIBERTO-          Ma Elena, ho già portato giù quel calzino...

ELEUTERIO-       (indica la foto, a Elena) Mi ha guardato con due occhi...

PIERGIORGIO-   Do io una mano a Caterina. (esce camere)

ELEUTERIO-       (li guarda) Gli dà una mano! Anche due!

ELENA-                (è scocciata) Eleuterio!

ELEUTERIO-   Elena, vieni! Guarda! Mi ha detto: “Pussa via, cretinetti!” E ha anche sghignazzato...

ELENA-                Eleuterio, è una foto!

ELEUTERIO-       Una foto... Ma io pensavo...

ELIPRANDA-      Bisogna riflettere prima di pensare!

ELDA-                   (entra dalle camere) Eliberto, Elibertino mio, tutto mio, (lo bacia) hai pensato a disfare la tua valigia? Hai pensato...

ELIBERTO-          Mamma, ci penserò più tardi... a disfare la valigia; ora sto pensando di farmi la barba.

(Caterina e Piergiorgio entrano dalle stanze per andare a far spesa)

ELEUTERIO-       (li guarda) Eliberto è un fannullone! Il lavoro non gli piace!

ELIBERTO-          Smettila Eleuterio! (va a sedersi alla scrivania)

ELEUTERIO-       (verso Caterina e Piergiorgio che escono) La strada più corta non è attraverso i campi! (li segue)

ELIPRANDA-      In questa casa si pratica troppo sesso!

ELENA-                Elda, che cosa ne faremo di questo nostro fratello, quando non potremo più...

ELDA-                   Ci penseremo, Elena, ci penseremo. Ho portato il nuovo apparecchio acustico per la mamma. Ho portato...

ELENA-                Ah, sì; devo dire a Cesare di passare a pagarlo.

ELDA-                   (mette l’apparecchio a Elipranda) Mamma, dai che lo proviamo. Chelo... proviamo. (messo) Con questo dovrebbe sentire qualcosa. Dovrebbe...

ELENA-                Speriamo; con quello che costa! Allora, mamma: COM’E’?

ELIPRANDA-      (guarda l’orologio)   Mezzogiorno e un quarto.

(Elena ed Elda si guardano)

- CAMPANELLO

ELENA-                Ho chiamato il dottore del paese, perché mi sembra che la mamma ultimamente non stia troppo bene. (va ad aprire)

ELIBERTO-          Che stupido lo zio Eleuterio! Dire che non amo il lavoro; io, che sonosempre stato  affascinato dal lavoro... starei seduto delle ore a guardarlo!

ELDA-                   (lo accarezza) Elibertino, Elibertino mio, tutto mio, quand’è che ti trovi un lavoretto? Sai, caro, non possiamo sempre vivere alle spalle di Elena. Non possiamo...

ELIBERTO-          Mamma, ma io cerco! E’ che sono sempre tanto sfortunato!

ELDA-                   E’ vero. Cara il mio amore!

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scena 9 - la signora Costanza

ELENA-                (entra dall’ingresso facendo strada) Venga signora. (ora insofferente) Elda, c’è la signora Costanza. Era molto amica del papà di Cesare.

COSTANZA-        (entra, guarda in giro: è curiosa)  Avete spostato tutto!

ELDA-                   Piacere Elda. Abita qui vicino?

COSTANZA-        (fa di no con la testa) Esatto. Vivo nella villetta qui accanto. Molto lieta.

ELENA-                Mi scusi, ma siamo appena arrivati e non ho ancora sistemato le nostre cose. La lascio un momento in compagnia di mia sorella. (poi uscirà nelle stanze)

COSTANZA-        Prego, non faccia complimenti. Resto solo un attimo. (a Elda)  Lei è la moglie del signor Cesare, vero?

ELDA-                   No, la moglie di Cesare è mia sorella, Elena. Questo è Eliberto, mio figlio. Elibertino, saluta la signora. Saluta...

ELEUTERIO-       (entra dall’ingresso e si porta alle spalle di Costanza)

ELIBERTO-          (saluta stancamente con la mano, ma non si alza)

ELDA-                   Lo scusi, ma il mio Elibertino ha sempre un tremendo mal di schiena. (lo guarda con amore) Povero il mio caro...    Questa è mia madre, Elipranda; è sorda... e vecchia...

ELEUTERIO-       (trombetta nelle orecchie di Costanza ed esce nelle camere)

COSTANZA-        (si spaventa) Oh signur!

ELDA-                   Non ci badi, è mio fratello. Non è cattivo, sa?

Ma si sieda un attimo. Si sieda... Prende qualcosa?

COSTANZA-        (fa di sì con la testa) No no, grazie.

ELDA-                   Almeno un cioccolatino!

COSTANZA-        Oh mamma, non dovrei... (gradisce) Ma siete in molti?

ELDA-                   Beh, insomma... C’è mia madre, noi tre figli: Eleuterio, che prima ha suonato la trombetta; io con il mio Eliberto; Elena, la moglie di Cesare, con le sue due ragazze: Elvira ed Eleonora.

(entrano dall’ingresso Caterina e Piergiorgio con i pacchi della spesa che porteranno in cucina. Poi Piergiorgio uscirà dall’ingresso)

ELDA-                   Quella è Caterina, un aiuto. E quello è Piergiorgio, un... amico di famiglia.

(frettolosi saluti a soggetto)

COSTANZA-        Allora siete in tanti! Il signor Gino non aveva parenti: “Ho solo il mio Cesare” mi diceva sempre. Così bravo il signor Gino! Eravamo molto amici, sa?

ELDA-                   Era allegro, vero?

COSTANZA-    (fa di no con la testa) Sì, sempre allegro e sereno. (pausa) E pensate di tenerla questa casa?

ELDA-                   Ma, non so, non credo. Chi decide alla fine è Elena. Chi decide... E lei, signora Costanza è di qui?

COSTANZA-        (fa di no con la testa) Sì, mio marito aveva una piccola attività e quando era libero, dava una mano a don Filippo, il parroco. Sa, gli faceva un po’ da sacrestano.

ELDA-                   Ma parla di suo marito come se fosse... morto. Come se fosse...

COSTANZA-        (fa di sì con la testa) No, non è morto. Anzi, anzi, anzi

Vede, deve sapere che io ho un bravo figliolo; tanto pio e timorato di Dio, sa?, e a suo tempo credevo che il mio Antonio, il mio figliolo, avrebbe sposato la ragazza della villetta accanto alla nostra, e invece ... (sospira) l’ha fatto suo padre!

ELDA-                   E’ scappato con la ragazza!?

COSTANZA-        (fa di no con la testa) Sì, se ne è andato, senza neanche un rigo!

ELDA-                   E vi ha lasciato soli?

COSTANZA-        (fa di no con la testa) Sì, soli.

ELDA-                   Hai capito, il sacrestano? E... suo figlio?

COSTANZA-    Mah, cosa posso dire? Diciamo che il mio Antonio è maschio, ma non esercita!

ELDA-                   Ma pensa! Il mio Eliberto invece ha preso un diploma.

COSTANZA-        Ah, bene! E quale?

ELDA-                   Perito agrario.

COSTANZA-        E adesso cosa fa?

ELDA-                   Vegeta!  Sta cercando un lavoro, ma...

NONNO GINO-  (entra dalle camere)

ELIBERTO-          Mamma, ascolta, questo fa proprio per me. “Cercasi persona volitiva, per carriera basata sul duro lavoro e sul sudore di un impiego... onesto...

                               (inizia ad appisolarsi)    Gli interessati... si presentino la mattina... molto presto... pronti...  a iniziare... subito... (dorme)

ELDA-                   Povero il mio tesoro; era un annuncio faticoso! Era...

NONNO GINO-    Sulla sua tomba scriveranno: “Qui riposa... per la seconda volta”. (esce in cucina)

COSTANZA-        Il mio Antonio invece lavora in un negozio di oggetti sacri; ma ormai anche lui non è più tanto ragazzo. Anzi, anzi, anzi.

                               Gli dico sempre: “Trova una brava figliola”, ma, Signur, è così timido il mio Antonio; con le donne è troppo impacciato!

                               Anzi: diciamo pure che con le donne è sempre stato un disastro. Fin da bambino, sa? Pensi che quando giocavano al dottore, a lui facevano sempre... guidare l’ambulanza!

ELDA-                   Diciamo che il suo Antonio non è proprio un don Giovanni. Diciamo...

COSTANZA-        Eh... (fa di sì con la testa) no. Anzi, anzi...

A DUE-                 Anzi!

ELDA-                   Bisognerebbe fargli conoscere Elvira,  mia nipote, la figlia di Elena. Sarebbe proprio la ragazza adatta a suo figlio. Sarebbe...

COSTANZA-        Timorata di Dio?

ELDA-                   Euh, fin troppo! E sottomessa, sa? Buona e dolce come un angelo.

COSTANZA-        Non come le ragazze d’oggi.

ELDA-                   No. (le fa il verso) Anzi, anzi...

A DUE-                 Anzi!

ELDA-                   Signora Costanza, mandi qui suo figlio, che li facciamo conoscere. Cheli...

COSTANZA-        (dubbiosa) Ma... il mio Antonio...

ELDA-                   Ma sì, non si preoccupi; e poi, come si dice?, da cosa nasce cosa...

COSTANZA-        ...e si vedrà. Va bene, allora vado subito.

ELDA-                   Certo, subito! L’accompagno.

ELIBERTO-          Mamma, vado a farmi la barba. (esce nelle camere)

ELDA-                   Bravo Eliberto, fai un po’ di moto che ti fa bene...

A DUE-                 Che tifa...

                               (Costanza esce ed Elda va in cucina)

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scena 10 - il quadro si muove

CATERINA-         (entra dalla cucina con un piumino per spolverare e due scatole. Va verso il proscenio per raccogliere qualcosa, ma una scatola le cade oltre il palco)  Uffa, che vita!  (scende dal palco)

                               - BUIO SUL PALCO

- LUCE SOLO SU CATERINA

NONNO GINO-    (nel frattempo toglie la foto e si mette al suo posto)

CATERINA-         Pulisci, pulisci, metti in ordine, lava, stira, servi... che bella vita! (raccoglie) Chissà se il signor Piergiorgio mi fa cantare in tivì? (risale) Mi bastasse anche fare la valletta.   Chissà se ciò il fisico adatto?

- LUCE SUL PALCO

ELIBERTO-          (entra dalle camere. E’ distrutto, si ferma)

CATERINA-         Signorino Eliberto, torna per caso in camera?

ELIBERTO-          Eh sì, mi devo sdraiare un attimo: ho appena fatto la barba...

CATERINA-         Mi porta su queste due scatole?

ELIBERTO-          (spaventato) Tutte e due?!

CATERINA-         Sono vuote. (Eliberto è immobile) Allora...?

ELIBERTO-          Stavo pensando che la cosa più deliziosa non è “non aver niente da fare”, ma “aver qualcosa da fare e non farla”!

CATERINA-         Mi faresse un grosso piacere...

ELIBERTO-          Mi farebbe! (le prende. Pesano! Esce nelle camere)

CATERINA-         (spolvera col piumino)  Già, “mi farebbe”.  Devo stare attenta, perché se vado in televisione... (ora spolvera col piumino anche Elipranda)

To’, una bella spolverata anche a te.

Fa finta di fare il filo alla padrona, il signor Piergiorgio, ma gli piaccio io... (si ferma) Pensa se riuscissi ad andare alla televisione! Boh, per ora mi tocca pulire. Ci mancava anche questa casa!  (spolvera nonno Gino)  Non potevi stare al mondo ancora un po’? Va beh che vecchio bacucco com’eri... (si gira)

NONNO GINO-    (le dà una bacchettata)

CATERINA-         Ahio! (guarda la foto) Si è mosso? (urla) Si è mosso! Aiuto, il quadro si è mosso! Signora Elena, il quadro si muove! Signora Elena!  (esce nelle camere)

ELENA-                (da fuori) Caterina, cosa c’è? Calmati!

CATERINA-         (da fuori) Il quadro, signora, il quadro si è mosso e mi ha picchiata!

ELENA-                (da fuori) Caterina, cosa sono queste idiozie?

CATERINA-         (mentre rientra) Ma è vero!  Signora Elipranda, dica qualcosa!

ELIPRANDA-      In questa casa si cena sempre tardi!

NONNO GINO-    (spruzza Caterina con una pistola ad acqua)

CATERINA-         Ma... (si tocca, guarda il quadro, urla) Signora Elena!

ELEONORA-       (entra dall’ingresso) Caterina, cosa c’è?

CATERINA-         Signorina Eleonora, il quadro è vivo! Mi ha picchiata e... e  mi ha bagnata. Guardi!

ELEONORA-       Ma Caterina! Ti sarai bagnata con qualcosa.

CATERINA-         No no, è stato lui!  Io qui non ci sto più! (esce nelle camere) Io ho paura!

ELENA-                (entra dalle camere e si scontrano) Caterina, dove vai?

CATERINA-         A far le valigie: me ne vado. Io qui non ci sto più!

ELEONORA-       Ma mamma, se ne va?

ELENA-                Non preoccuparti, dopo le passa.

ELVIRA-               (entra dalle camere) Cosa è successo a Caterina?

ELEONORA-       Dice che il quadro l’ha bagnata e l’ha picchiata.

ELENA-                Caterina è una brava ragazza, ma ogni tanto...

ELVIRA-               (guarda il quadro in adorazione, segnandosi) Gesù mio!

ELEONORA-       Elvira, non incominciare; se anche il quadro si fosse mosso, non è la Madonna, quindi: niente miracoli! Ok? 

ELVIRA-               (va ad abbracciare Elipranda) Nonna.

ELEUTERIO-       (entra dalle camere e trombetta; poi ascolta interessato)

NONNO GINO-    (riappende la foto, non visto)

ELEONORA-       Mamma, e se venissero a trovarci Roberto e Angelo?

ELENA-                Va bene.

ELEONORA-       Potrebbero star qui anche a dormire.

NONNO GINO-    (da fuori) Avanti! C’è posto per tutti!

ELVIRA-               (ha come sentito qualcosa: guarda la foto; poi) Ma Eleonora, dove li mettiamo? Se resta qui anche Piergiorgio...

ELEONORA-       Elvira, non fare la tragica! La nostra camera è talmente grande... si portano il sacco a pelo e dormono per terra.

ELEUTERIO-       Facciamo le orge! Facciamo le orge!

ELEONORA-       Eleuterio, muchela!

ELVIRA-               (si segna) Madonna mia, proteggimi!

NONNO GINO-  (si mette ancora al posto della foto, ma questa volta con delle corna da diavolo e una mantellina rossa)

ELENA-                Dovremmo spostare il letto di Elvira contro il muro...

ELEONORA-       Sì, dai mamma, andiamo a vedere. (escono nelle camere)

ELVIRA-               (prega verso il quadro, a testa bassa) Nonno Gino, tu che sei già felice in paradiso...

                               - LUCE FOTO

NONNO GINO-    Felice... Ti dirò che in paradiso se non sai suonare l’arpa, che cavolo fai?

ELVIRA-               ...tu che sei beato fra i Santi, intercedi per me e proteggimi dal peccato.

NONNO GINO-    Cara la mia ragazza, è ora che ti svegli un po’. Cercati un bel maschietto e vai fuori dalle palle!

ELVIRA-               (alza la testa) Oh, mio Dio! Oh, Signore! (fugge nelle camere)

ELEUTERIO-       (trombetta) Elvira si sposa!

NONNO GINO-    E tu?

ELEUTERIO-       Io?

NONNO GINO-    Quando la smetti di fare il finto tonto?

ELEUTERIO-       Assomigli al diavolo.

NONNO GINO-    Sono il diavolo! (sghignazza ed esce dal quadro tentando di prendere Eleuterio)

                               - FINE LUCE FOTO

ELEUTERIO-       (scappa in cucina) Aiuto Elda, c’è il diavolo! Elda!

ELDA-                   (da fuori) Eleuterio, insomma!  Come mai oggi sei così agitato?

scena 11 - nel corpo di Elipranda

- LUCE SOLO SU NONNO GINO

                               - MUSICA 7 

                               DOPO LE TROMBE:

NONNO GINO-    (canta)    ZITTO ZITTO

SOTTO SOTTO,

                                                FITTO FITTO

                                                CHIOTTO CHIOTTO,

                                                QUATTO QUATTO

                                                SENZA UN MOTTO,

                                                TUTTO A UN TRATTO

                                                FO UN COMPLOTTO!

                                                DA OGNI LATO  

                                                CAUTO GUATO;

                                                DI SOPPIATTO

                                                TRUFFO TUTTO.

                                                A OGNI MOTTO

                                                SONO ROTTO. 

                                                POI DI BOTTO  

                                                ME LA BATTO.           

                                                IO NEL CORPO  

                                                DI ELIPRANDA

                                                ACQUATTATO

                                                CHETO CHETO,

NEL SEGRETO

                                                DI UN AGGUATO,

                                                MI CI FICCO 

A PERDIFIATO.

(dà l’impressione di entrare nel corpo di Elipranda)

                               - FUMO

                               - BUIO

                               - RIPOSIZIONARE FOTO NONNO GINO

                               - LUCE GIORNO            

ELIPRANDA-      (si alza in piedi di colpo, decisa, autoritaria; butta via l’apparecchio acustico e urla) Elena! Elda! Qui brucia tutto! In questa casa non c’è nessuno? Elena!

ELEUTERIO-       (entra dalla cucina, guardingo) Che postaccio! (vede Elipranda in piedi) Ciao, mamma! (la trombetta)

ELIPRANDA-      (si spaventa) Brutto scimunito!  (alza la mano per picchiarlo)

ELEUTERIO-       Aiuto, la mamma è pazza! (scappa verso la cucina)

ELIPRANDA-      Fermati! Devi andartene  da questa casa o il grande trombettiere ti porterà via con sé!

ELDA-                   (entra dalla cucina) Cosa c’è ancora, Eleuterio?

ELEUTERIO-       E’ pazza!

ELIPRANDA-      Stai zitto! Elda dobbiamo andarcene; non dobbiamo più vivere alle spalle di Cesare.

ELDA-                   Ma ci senti! E l’apparecchio? Mamma, cosa ti è successo?

ELIPRANDA-      Niente mi è successo; cosa mi deve succedere?

ELENA-                (entra dalle camere seguita da Elvira)

ELEUTERIO-       E’ pazza!

ELIPRANDA-      Elda, l’aria di questa casa mi fa impazzire.

ELEUTERIO-       Io l’ho detto.

ELENA-                Ma è solo questione di qualche giorno, il tempo di metterla in vendita e poi torniamo in città.

ELIPRANDA-      Non se ne parla neppure.

ELEUTERIO-       (gira canticchiando) La mamma è pazza!

ELIPRANDA-      Oh insomma, vieni qui! (quando l’ha di fronte) Smettila o te li strappo. E non parlo degli occhi!

Elena, tu devi vivere col tuo Cesare, da soli, tranquilli; e magari anche con le tue figlie, se quelle zitelle  tardone non riescono proprio a trovare un povero Cristo che le sposi.  Quindi, cara la mia Elda, ho deciso: domani si cerca casa e si trasloca. E con noi ci portiamo anche questo cretinetti, che non ho ancora capito quanto c’è e quanto ci fa.  Mentre per quel tuo Eliberto, fannullone e sfaticato, vediamo di mandarlo a lavorare; a suon di bastonate, se necessario.

ELDA-                   Ma!

ELIPRANDA-      Ma, ma e ma. Come si fa a tirar su un ragazzo a quel modo. E’ proprio vero che le mamme, con i figli maschi, RIMBAMBISCONO!

E tu Elena, mi fai il santo piacere di dare il due di picche a quel cascamorto di Piergiorgio, che fa finta di farti la corte, per mangiare a ufo, ma poi corre dietro al culo della serva.

ELVIRA-               Nonna! Ma sei tu? Dov’è finita la mia nonnina?

ELIPRANDA-      (ad Elvira) Eh, cara la mia Ele... no, El... (a Elena) Ma come si fa ad essere così deficienti da dare tutti sti nomi che cominciano con la E. Si fa un casino che non si capisce più niente!

Mia cara Elvira, la tua nonna ha aperto gli occhi; cosa che doveva fare molto tempo fa quel bamba d’un Cesare. Vieni, cara, vieni; accompagnami in camera che ho bisogno di rinfrescarmi.  

(esce nelle camere accompagnata da Elvira e seguite da Eleuterio che, contento, trombetta)  

ELDA-                   Non capisco... Le sarà salita troppo la pressione; le sarà salita... Però non so se ha detto delle fesserie. Elena, pensi anche tu che dobbiamo andarcene? Che dobbiamo...  Forse è vero che vi siamo di peso.

ELENA-                Ma figurati, Elda, cosa dici? Stiamo così bene tutti insieme. Cosa farei da sola con Cesare?

ELDA-                   Eh sì, è sempre taciturno; è sempre...

ELENA-                Lui dice solo quello che pensa. Per quello che non ha mai niente da dire!

Comunque non ti preoccupare: è la mamma che straparla; dev’essere la cura che sta facendo per l’udito.

ELDA-                   Ma tu dici che Eliberto l’ho tirato su male?

ELENA-                Ma no, cosa c’entra.  (escono in cucina)  E’ che è fatto così. Può darsi che sia anche un fatto  genetico.

ELDA-                   Guarda però che lui si dà da fare; si dà...

scena 12 - Cesare parla con papà

NONNO GINO-  (entra dalle camere stiracchiandosi) Ci stavo stretto nel corpo di quella vecchia carampana.

CESARE-             (entra dalle camere) Miseria! E’ da questa mattina che ho un mal di testa...

NONNO GINO-  Ancora? Te l’ho detto un sacco di volte; quando scendi dal letto, prima i piedi!

CESARE-             (guarda la foto, triste) Ciao, papà.

NONNO GINO-    Ciao, Cesare.

CESARE-             Te ne sei andato anche tu, eh? Hai raggiunto la mamma.

NONNO GINO-    Calma! Per ora non ancora. Poi vedremo.

Pensa che la notte prima di morire ho avuto un incubo: ero piccolino e la mia mamma era la Cucinotta, l’hai presente?

CESARE-      Non capisco. Sto pensando a mamma e papà e mi viene in mente la Cucinotta...

NONNO GINO- Ecco proprio lei. Mi teneva fra le sue braccia e a un certo punto mi fa:    “Fantolino mio, è l’ora della poppata.”  E mi ha messo in bocca... il biberon.

CESARE-             Mi vien da ridere, chissà perché? Forse perché in questo momento ti sento vicino. E la tua vicinanza mi ha sempre messo allegria. (un attimo) Papà! E la barzelletta della sottoveste? Chissà come finiva?

NONNO GINO-    Adesso ci penso e poi te lo dico.

- MUSICA 8 

                               QUANDO INIZIA LA VIOLA:

CESARE-             Sai, con te, anche una parte di me è morta, la più vecchia. Ora a chi dirò: “Ti ricordi, papà, quando mi portavi alle corse dei cavalli, e io li vedevo correre veloci, nel vento...”

                               No, ormai non c’è più la tua mano, che racchiudeva delicatamente le mie dita. Non ci son più le tue parole scherzose, che mi facevano ridere.

                               Te ne sei andato, papà, e ora non c’è più nessuno che ricorda il piccolo Cesare, con i suoi pantaloncini corti... più nessuno.

                               E non t’ho mai detto quanto bene ti volevo... forse avevo vergogna. Ti ho sempre visto come un amico, un amico che dovesse rimanere con me, per sempre.

NONNO GINO-    E invece il tempo passa e di questa vita, che noi crediamo di padroneggiare, non sappiamo neppure ciò che ci accadrà fra un’ora.

CESARE-             Viviamo giorno dopo giorno; e l’abitudine ci illude, ci illude di vivere per sempre.      (sfoglia il giornale)

NONNO GINO-    Caro il mio Cesare, non sei mai stato felice. Sei vissuto in una generazione che non ha mai contato nulla: quando eri figlio, comandavano i padri; ora che sei padre, comandano i figli.  Sei un po’ sfigato, caro il mio Cesare.

                               Anche con la moglie non ti è andata tanto bene.

CESARE-             Sono trent’anni che sono sposato. Elena mi vuole bene... penso.

NONNO GINO-    Se ti volesse bene, tu sapresti cosa vuol dire tornare a casa e vedere tua moglie sorridente, che ti bacia e ti abbraccia. Ma tu non lo sai. Anzi, se ti succedesse, sai cosa vorrebbe dire?

- SFUMARE MUSICA

CESARE-             (distratto, mentre sfoglia) Chissà cosa vorrebbe dire?

NONNO GINO-    Che hai sbagliato casa, salame!

CESARE-             Papà, mi ricordo che quando al mattino leggevi il giornale, per prima cosa guardavi sempre gli annunci mortuari e dicevi: “Non riesco a capire come mai la gente muoia sempre... in ordine alfabetico.”

                               AF 43 22 11, il numero del biglietto della lotteria...  (sorride) L’hai scritto su questo vecchio giornale: sapevi che prima o poi il biglietto l’avresti perso.

E io ti dicevo sempre: “Non perdi la testa...

A DUE-                 ...perché l’hai attaccata al collo.”

CESARE-             Vediamo se hai vinto? (cambia giornale)

NONNO GINO-    Ho vinto, ho vinto (si tocca il cuore) Ne so qualcosa...

CESARE-             (sbianca) Ma papà!... Papà! Ma tu hai vinto!

NONNO GINO-    Cosa ti ho appena detto?

CESARE-             Hai vinto il primo premio... dieci miliardi!  (legge) “AF 43 22 11  è il biglietto vincente venduto a...”  L’hai scritto... qui! (un attimo)  Il biglietto!

Papà! Papà, dove hai messo il biglietto?!

NONNO GINO-    Bella domanda!

CESARE-             Dove l’hai messo, papà?

NONNO GINO-    Cesare, è inutile che ti agiti, non me lo ricordo.

CESARE-             E scommetto che al tuo solito, l’hai messo da qualche parte e poi te ne sei dimenticato.

NONNO GINO-    Parli come un libro stampato. (esce dall’ingresso)

CESARE-             (rimane a guardare la foto) L’hai messo da qualche parte e poi (rallentando) te ne sei...  (si scuote) Ma certo: da qualche parte! Elena, Elena! Elda! Ragazze!   Porca miseria! Dieci miliardi!  Elena!!!

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scena 13 - il biglietto

ELENA-                (entra dalla cucina seguita da Elda) Cosa c’è, Cesare?

(dalle camere entra Eleonora; più tardi entreranno Elvira con Elipranda, Eleuterio, Eliberto, Caterina)

CESARE-             (a Elena; agitato) Non lo trovava più; ma siccome si conosceva e sapeva che dimenticava sempre dove metteva le sue cose, aveva scritto il numero del biglietto su un vecchio giornale. (prende il vecchio giornale)

ELEONORA-       Biglietto, cosa?

CESARE-             E’ la sua calligrafia : AF 43 22 11

ELENA-                E allora?

CESARE-             Allora?! Ma non capisci? (prende l’altro giornale, legge) “Lotteria ecc. ecc. Primo premio: dieci miliardi. Il biglietto vincente è: AF 43 22 11".

ELEONORA-       Che sarebbe il biglietto del nonno.

CESARE-             Ma certo!

ELEUTERIO-       Siamo ricchi! Siamo miliardari!

PIERGIORGIO-   (entra dall’ingresso)

ELDA-                   Calma! E il biglietto? Dov’è il biglietto?

CESARE-             E’ questo il punto.

ELDA-                   Lo sapevo che c’era un punto. Losa...

ELEUTERIO-       Voglio una tromba, vera! (da una trombettatina e poi la butta via schifato)

COSTANZA-        (entrando dall’ingresso) Ma cosa succede? Ho sentito delle grida...

ELEUTERIO-       Abbiamo vinto dieci miliardi!

COSTANZA-        Dieci miliardi!?

CESARE-             L’altro giorno, al telefono, mi disse che non lo trovava più. Sapete com’era disordinato. Ma il biglietto da qualche parte c’è!

ELENA-                E’ uno scherzo. Voleva fare il suo ultimo stupido scherzo.

ELEONORA-       Dieci miliardi!

CESARE-             Ma che scherzo; scusa, non sapeva mica di dover morire.

PIERGIORGIO-   Dieci miliardi!

ELENA-                Ma, non lo so; perché sai, cretino com’era...!

ELVIRA-               Mamma!

ELENA-                A nominarlo da vivo, s’intende.

CATERINA-         Dieci miliardi!

ELDA-                   Dieci miliardi! Dieci...

ELIBERTO-          Cinque milioni!

(tutti lo guardano male)

ELIBERTO-          Di Euro! Di euro.

ELVIRA-               Ma allora bisogna cercare il biglietto.

F.BRIGITTA-        (si è affacciata dalla cucina) Dieci miliardi...

CESARE-             Eh, certo! L’avrà pur messo da qualche parte.

ELVIRA-               Dieci miliardi! Quanta beneficenza!

ELIPRANDA-      Dieci miliardi! Bisogna cercarlo, gente!

CESARE-             Il biglietto è qui, in questa casa, e ci guarda, nascosto in qualche angolo...

(pausa)

ELDA-                   Da qualche parte...

                               (si guardano tutti in giro)

ELEONORA-       ...il biglietto c’è!

                               (tutti, imbambolati, acconsentono con la testa, intanto:)

ELENA-                Dieci miliardi!

CESARE-             Dieci miliardi!

NONNO GINO-    (si è affacciato dall’ingresso) Dieci miliardi!

                               (silenzio)

                               - LUCI IN DECRESCENDO

TUTTI-                   (sottovoce, cupi) Dieci miliardi!

                               - MUSICA 9 

                               - LUCI PIENE DI COLPO

                               (tutti cercano affannosamente il biglietto in una confusione generale)

                               - SI CHIUDE IL SIPARIO

FINE DEL I ATTO

ATTO   II

scena 1 - e la testa?

- MUSICA 10

                               - LUCE GIORNO

                               - LUCE DI WOOD

                               - SIPARIO

                               (il Fantasma  senza testa, vestito di bianco, è seduto e legge il giornale nascondendo la testa che non ha.

La sua testa, che è poi quella di nonno Gino e che parlerà, pallidissima, sporge dalla scrivania, come se vi fosse appoggiata ed è nascosta da qualcosa.

                               Alcuni personaggi a piacere entrano ed escono dal soggiorno sempre rovistando giacche, sacchetti e altro, ma ora più stancamente rispetto alla fine del primo atto, perché sono demoralizzati in quanto il biglietto non si trova. Da ultimo entra dall’ingresso Cesare e si ferma con la mano sulla porta) 

                               - FINE MUSICA

CESARE-             Neppure nella cassetta delle lettere! Ma dove cavolo l’avrà messo ‘sto benedetto biglietto? Sono ventiquattr’ore che lo stiamo cercando. (pausa)

                               Uhuu, che stupido che sono! Il sacco della spazzatura! (esce dall’ingresso)

ELEUTERIO-       (passa) Il biglietto non ci stà! Para-pappa-parapà!

CESARE-             (rientra con un sacco della spazzatura mezzo pieno)  Fuori è già buio; non si vede un accidente!  (cerca)

(il Fantasma senza testa abbassa il giornale)

CESARE-             (lo vede) Che?! (smarrimento) Ma... come...? Chi è?

(si avvicina circospetto e timoroso. Lo tocca con un dito come se il fantasma scottasse o si aspettasse una reazione stana. Poi lentamente allunga il collo per guardare nel buco dove ci dovrebbe essere la testa)

NONNO GINO-    Ciao Cesare.     

(a Cesare viene un colpo)

Non mi riconosci?

CESARE-             No!

NONNO GINO-    Sono tuo padre.

CESARE-             Oh, basta Eleuterio! Sei tu! Vieni fuori di lì!

NONNO GINO-    Cesare, non sono Eleuterio, sono tuo padre. Mi hanno concesso la possibilità di rimanere ancora un po’ giù.

CESARE-             Giù? Dove?

NONNO GINO-    Qui, sulla terra.

CESARE-             A far cosa?

NONNO GINO-    Ma a mandare via tutta la gente che hai intorno.

CESARE-             Allora sei proprio papà!  Papà, scusa, ma... e la testa?

                               (il Fantasma senza testa cerca con le mani sopra le sue spalle)            

NONNO GINO-    La testa? Orca! La mia testa dov’è finita?   Non ce l’ho più.

CESARE-             Non è che l’hai persa?

NONNO GINO-    E sì, eh!

CESARE-             Sei proprio papà! Cosa ti dicevo sempre?  “Non perdi la testa...”

A DUE-                 ...perché l’hai attaccata al collo!

(il Fantasma senza testa, cercando, inciampa)

NONNO GINO-    Sì, ma ora bisogna trovarla. No, perché devo essere sincero: senza, non ci vedo troppo bene.

CESARE-             Ci credo.

(il Fantasma senza testa alla fine vede sul tavolo la propria testa e la scopre)

NONNO GINO-    Eccola!

CESARE-             Oh Signore, sto impazzendo! E adesso cosa fai?

NONNO GINO-    Cerco di rimetterla al suo posto. (Il Fantasma senza testa cerca di sollevare la testa)  Ahioooo!

CESARE-             (si riprende. Come tra sé) Qualunque cosa sia: (forte) Papà!

NONNO GINO-    Dimmi.

CESARE-             Papà, io avrei bisogno di un piacere.

NONNO GINO-    Tutto quello che posso. (al Fantasma senza testa che riprova a sollevare la testa) Ma smettila!

CESARE-             Tu hai comprato un biglietto della lotteria o è uno dei tuoi soliti scherzi?

(mentre nonno Gino parla, il Fantasma senza testa cerca, senza riuscirci, di svitare la testa dal tavolo; ci gira intorno perplesso e alla fine si nasconderà dietro la scrivania per poi uscire di scena non visto)

NONNO GINO-    Ti giuro che l’ho comprato e ho vinto 10 miliardi. Il numero l’ho subito scritto sul bordo di un giornale, così nel caso l’avessi lasciato da qualche parte, com’era mio solito, avrei potuto controllare e infatti il giorno dopo ho scoperto di aver vinto, perché il biglietto vincente era  AF 43 22 11, il mio!

(lui stesso ora agita la propria testa con le mani come se il Fantasma senza testa, nascosto dalla scrivania, se la stesse mettendo sulle spalle)

CESARE-             Oh, bene, vedo con piacere che morendo.... che, insomma, non essendo più in vita, t’è venuta una memoria di ferro.

NONNO GINO- Sì, devo dire che mi accorgo di migliorare ogni minuto che passa. (al Fantasma senza testa)  Fa piano!

CESARE-             Allora ti ricorderai anche dove l’hai messo, no?

NONNO GINO-    (la testa si è ricongiunta al corpo! Alzandosi, giulivo, e sistemandosi del tutto) Perché? Non si trova?

CESARE-             No.

NONNO GINO-    Ah, bene!

CESARE-             Come: bene!

NONNO GINO-    Ma sì, dico bene per dire. Male!

CESARE-             Male, certo. Però ora ti ricorderai dove...

NONNO GINO-    Sì, ora la ricordo proprio tutta. No, perché da vivo effettivamente il finale mi sfuggiva.

CESARE-             Cosa centra il finale...?

NONNO GINO-    C’è una signora, giovane e piacente, e ben in carne...

CESARE-             Oh mamma mia!

NONNO GINO-    ...che telefona al suo dottore: “Senta, ho forse dimenticato da lei la mia sottoveste?”       “Guardo subito”  risponde il dottore.   Dopo un attimo:

                               “No, signora, mi spiace, qui non c’è nessuna sottoveste.”

                               “Oh beh, non importa...” risponde la signora   “Proverò a chiedere al dentista!”   Buona, eh?

CESARE-             Sì, è buona, ma stavamo parlando del biglietto.

NONNO GINO-    Biglietto?

CESARE-             Il biglietto della lotteria! Dove l’hai messo?

NONNO GINO-    Bella domanda!

CESARE-             Come “bella domanda”? Papà, hai vinto dieci miliardi! (persuasivo) Ora che sei... sì, insomma, ORA, per forza ti devi ricordare dove l’hai messo!

NONNO GINO-    Dovrei, eh?

CESARE-             “Dovrei”? (il terrore che papà non ricordi) Papà!

NONNO GINO-    Cesare, abbi pazienza. Lo so, dovrei... (cerca) dovrei... sì, ora dovrei...

CESARE-             Oh mio Dio! Non è possibile! (si lascia andare sul divano)

                               - LUCI IN LEGGERA DIMINUZIONE

CESARE-             Non è possibile... (si addormenta)            

                               - MUSICA 11 

                               - FINE LUCE WOOD

NONNO GINO-    (fa una carezza a Cesare ed esce)

scena 2 - Elena e Cesare

ALL’ENTRATA DEI VIOLINI:

- LUCE PIENA

ELENA-                (entra dall’ingresso) Cesare. Cesare! Cesare!!!

- SFUMARE MUSICA

CESARE-             (si sveglia, spaventato) Sì?

ELENA-                Dormivi? Cesare, ho deciso: questa casa la vendiamo.

CESARE-             (il ricordo) Elena! Devo dirti una cosa: ho parlato con mio padre... cioè, col fantasma di mio padre... sì, insomma, ho parlato...

ELENA-                Nel sonno.

CESARE-             Nel sonno? No, no, ero sveglio.

ELENA-                Insomma...

CESARE-             No, prima ero sveglio; dopo, mi sono addormentato. Prima era qua, io ero lì, lui era senza testa... la testa era là, ma parlava di lì, poi è andato qui, ha preso in mano la sua testa e l’ha infilata così...

ELENA-                Prima di cena viene il dottore per la mamma, magari ti fai fare una visitina.

CESARE-             Non mi credi?!

ELENA-                Sì, sì, ti credo.

CESARE-             Elena, ti giuro che era qui e gli ho parlato.

ELENA-                Va bene. E, tra le altre cose, è stato così gentile da dirti dove ha messo il biglietto.

CESARE-             Non se lo ricorda...

ELENA-                Non se lo ricorda!? Cesare, sveglia! (un attimo) Domani vendiamo la casa.

CESARE-             Ah! Vendere una casa con dentro un biglietto da dieci miliardi!

ELENA-                Cesare, quel biglietto non esiste. E’ uno scherzo, una burla; una delle solite e stupide burle di tuo padre: deficiente! Nominarlo da vivo, s’intende.

Cesare, quel biglietto esiste, come esiste il fantasma che hai visto; come la foto che si muove; come, secondo la tesi di Elvira, lo spirito di tuo padre  nel corpo di mamma Elipranda.  Tutte scemenze!  Qui state rimbecillendo tutti. Per fortuna che almeno Piergiorgio mantiene la testa a posto.

- CAMPANELLO

CATERINA-         (va ad aprire)

CESARE-             Piergiorgio. Beh, promettimi che se dovessi morire, tu ti risposerai con lui.

ELENA-                Con Piergiorgio? Ma... ma se lo detesti!

CESARE-             Appunto!

ELENA-                Ma vai! (esce in cucina)

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scena 3 - il dottore

CATERINA-              (entra dall’ingresso seguita dal dottore e da Eleuterio) Signor Gastaldi, c’è il dottore.

CESARE-             Venga, venga pure avanti, dottore. Caterina vada a dire a qualcuno di portare di qua la signora Elipranda.

CATERINA-         Subito. (esce nelle camere)

CESARE-             Attenda un attimo, vado a chiamare mia moglie. (esce in cucina)

DOTTORE-          Prego. (si guarda in giro) Benissimo. Siam qua, siam qua, siam qua.

ELEUTERIO-       (imita) Siam qua, siam qua, siam qua.

DOTTORE-          (gira con le mani dietro alla schiena)  Va ben, va ben, va ben.

ELEUTERIO-       (imita) Va ben, va ben, va ben.

ELENA-                (entra dalla cucina) Oh, dottore, grazie di essere venuto; l’ho disturbata.

DOTTORE-          Madam, madam, madam. Nessun disturbo; abito qui di fronte.

ELEUTERIO-       Madam, madam, madam.

ELENA-                Ora arriva la mamma. E’ un po’ giù. Ultimamente poi è un po’ strana...

DOTTORE-          Vedrem, vedrem, vedrem.

ELEUTERIO-       Vedrem, vedrem, vedrem.

ELENA-                Dottore, senta, vorrei chiederle una cosa.

DOTTORE-          Dica, dica-dica.

ELEUTERIO-       (ascolta molto interessato) Dica-dica.

ELENA-                (imbarazzata) Una mia figlia è fidanzata e... sa... non è che ci sarebbe qualcosa di naturale per... a volte voi medici, nei paesi, siete più in contatto con la natura... qualche rimedio antico...

DOTTORE-          Per non aver figli.

ELENA-                Ecco, appunto.

DOTTORE-          Ma ben, ma ben, ma ben.

ELEUTERIO-       Ma ben, ma ben, ma ben.

DOTTORE-          Madam, madam, madam; l’unico rimedio sicuro per non aver figli è di bere un bel bicchiere di Coca cola.

ELENA-                (Incredula) Davvero?!

DOTTORE-          Certo!

ELENA-                Un bicchiere di Coca Cola...? Ma... è da bere prima o dopo...?

DOTTORE-          Invece! Signora. Invece!

ELEUTERIO-       Invece! Invece! (trombetta)

ELEONORA-       (entra, provocante, dalle camere con Elipranda) Eccoci.

DOTTORE-          (guarda Eleonora, la riconosce e con modo quasi ironico)

                               Buondì, buondì, buondì.

ELEONORA-       (non capisce) Buongiorno.

DOTTORE-          (a Elipranda) Madam, madam, madam, il suo aspetto non mi piace per niente.

ELEUTERIO-       Sarà bello lui!

DOTTORE-          E di notte? Riposa?

ELEONORA-       Dottore, alla sua età!

ELEUTERIO-       (si sganascia dalle risate)

DOTTORE-          (prende il polso ad Elipranda) Sentiam, sentiam, sentiam.

ELEUTERIO-       (prende l’altro polso)  Sentiam, sentiam, sentiam.

DOTTORE-          (a Elena) Signora, questo giovane...?

ELENA-                Non gli badi è mio fratello...

DOTTORE-          Bene; dica a suo fratello di smetterla di imitarmi.

ELENA-                Eleuterio, smettila di fare lo scemo!

ELIPRANDA-      Signore, ha finito di tastarmi il polso?

DOTTORE-          Cara signora, lei ha un polso bruttissimo.

ELEUTERIO-       Non importa, tanto porta sempre le maniche lunghe!

ELIPRANDA-      Guardi che piuttosto di farmi operare, preferisco morire.

DOTTORE-          Mia cara signora, una cosa non esclude l’altra.

ELIPRANDA-      “Non è vero che la morte sia il peggior di tutti i mali”, diceva il becchino.

ELEUTERIO-       (deluso) Mamma, è vecchia! (trombetta)

DOTTORE-          Di corpo va regolare?

ELENA-                Guardi, dottore, che mia madre è sorda come una campana.

DOTTORE-          Bene, bene, bene.

ELEUTERIO-       “Bene” un corno!

DOTTORE-          Le prescrivo  un bel ricostituente. (scrive; a Eleonora)     E lei, signorina...

ELEONORA-       Io?

DOTTORE-          Sì, lei. Quando si ha un fisico come il suo, non si va a dormire con niente addosso e con la finestra spalancata!  Non va, non va, non va!

ELEONORA-       Ma perché, dottore, fa male?

DOTTORE-          Sì, molto male... soprattutto a chi abita di fronte! Buondì, buondì, buondì!  (esce dall’ingresso)

ELEUTERIO-       Eleonora va a letto nuda!  Non va, non va, non va!

ELEONORA-       Eleuterio, muchela!

ELEUTERIO-       Buondì, buondì, buondì! (esce nelle camere)

ELENA-                Vieni mamma. Hai sentito il dottore? Ti ha prescritto un bel ricostituente.

ELIPRANDA-      No! La minestra di ieri sera era uno schifo. Vedremo questa sera. (escono nelle camere)

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scena 4 - paure

ELIBERTO-          (entra dall’ingresso con in mano una busta, stravolto)

ELDA-                   (entra dalla cucina) Elibertino mio, tutto mio, sei qui? Sei...

ELIBERTO-          Sono stravolto. (andrà naturalmente a sedersi)

ELEONORA-       (a Elda) Cosa ha fatto.

ELDA-                   E’ andato a prendere la posta nella cassetta delle lettere.  (lo scusa) E’ in fondo al giardino!  E’ in fondo...

ELEONORA-       Ah!

ELVIRA-               (entra dalle camere) Quel biglietto non si trova proprio.

ELIBERTO-          Questa notte non riuscivo a prender sonno.

ELEONORA-       Quando non si è stanchi...

ELDA-                   Per il silenzio che c’è in questo paese, amore?

ELIBERTO-          Veramente per dei rumori, strani. Molto strani.

ELEONORA-       Davvero? (poco convinta di quello che dice) Beh, la casa è vecchia...

ELVIRA-               E allora, siccome non dormivi, sei sceso a suonare la chitarra.

ELIBERTO-          Io? No! Tutte quelle scale! Pensavo che fossi tu.

ELVIRA-               Io? (porta una mano alla bocca, spaventata) Io no!

ELDA-                   L’avrà suonata qualcun altro.

ELEONORA-       (di ghiaccio) Nessuno di noi sa suonare la chitarra.

ELIBERTO-          Frau Brigitta?

ELEONORA-       Nein.

ELIBERTO-          (lento) Nonno Gino suonava la chitarra.

                               (pausa)

ELDA-                   Oh, ragazzi! Ma che stupidaggini state dicendo? Non crederete mica a queste cose?

ELIBERTO-          Fino a ieri no, mammina mia, ma oggi qualche dubbio comincio ad averlo.

ELDA-                   Sì, adesso bussano tre volte alla porta e poi si scopre che non c’è nessuno. Non c’è...

(bussano tre volte alla porta. Tutti si guardano)

ELEONORA-       Avanti! (pausa. Va ad aprire) Non facciamoci prendere dal panico.

                               (alla porta non c’è nessuno)

ELDA-                   E’ Eleuterio. Eleuterio! Vieni fuori di lì!

ELEUTERIO-       (entra dalle camere) Son qui, son qui, son qui.

ELEONORA-       (richiude la porta) Non era Eleuterio.

                               - MUSICA 12  (moderna, a piacere, a volume molto alto)

                               - SI SPALANCA LA PORTA D’INGRESSO, DA SOLA

                               (paura! Elvira va a spegnere la radio, ma essa si spegne un poco prima che Elvira la tocchi)

                               - FINE MUSICA

ELVIRA-               Ecco io un po’ di paura comincio ad averla.

ELEONORA-       A chi lo dici. (fa il verso a Elda, senza intenzione) Achilo... (chiude la porta, dopo aver guardato bene se non c’è nessuno)

ELEUTERIO-       Che postaccio!

ELIBERTO-          Elvira, non è che per caso devi andare di là. (indica le camere)

ELVIRA-               Dovrei.

ELIBERTO-          Facciamo quattro passi insieme?

ELVIRA-               Proposta accettata. (escono nelle camere)

ELDA-                   Non fate gli sciocchi. E’ stato un colpo d’aria. (esce in cucina) E’ stato...

ELEONORA-       Zia! Da quando i colpi d’aria accendono le radio?  (tra sé) Forse se metto qualcosa in bocca, riesco a vedere le cose sotto un aspetto migliore. 

                               (uscendo in cucina) Zia Elda...!

ELEUTERIO-       Che postaccio!

                               - CAMPANELLO

ELEUTERIO-       Urca! E adesso chi è?

CESARE-             (da fuori) Vado io, Elda. (entra dalla cucina)

ELEUTERIO-       Cesare, dove vai?

CESARE-             Ad aprire la porta, dove vuoi che vada?

ELEUTERIO-       Non andare, tanto non c’è nessuno.

CESARE-             Ma figurati.

ELEUTERIO-       (allarmato) No, Cesare, non farlo!

CESARE-             Eleuterio, che ti prende?

ELEUTERIO-       E’ lo spirito di nonno Gino che viene a mandarci via tutti!

CESARE-             (dandogli corda e spaventandolo) E’ vero! Si è ricordato dove ha messo il biglietto e per dirlo vuole in cambio un parente da portarsi via con sé.

ELEUTERIO-       Brrr! Che postaccio! (uscendo in cucina, disinvolto) Elda!

CESARE-             (va all’ingresso ad aprire)

scena 5 - Antonio ed Eleonora

ELEONORA-       (rientra mangiando da un sacchetto) Miseria come sono grassa! Accidenti, non riesco proprio a dimagrire! E sì che sto attenta! (prega)

                               Signore, Signore ti prego, se proprio non puoi farmi dimagrire, fa almeno che le mie amiche ingrassino!

                               (mette in bocca qualcosa, poi a se stessa, imperiosa) Mangia, mangia; ma da domani: dieta ferrea e sbilanciata.

CESARE-             (rientra) C’è un certo Antonio.

ELEONORA-       E chi è?

CESARE-             Boh! Il figlio della vicina. Dice che è qui per te.

ELEONORA-       Per me?

CESARE-             (mette fuori la testa) Venga, venga. (atteggia il viso verso Eleonora come per dire: “Che tipo!”.  Poi esce nelle camere)

ANTONIO-            (entrando) Permesso.

ELEONORA-       Prego.

ANTONIO-            (imbarazzatissimo) Buonasera.

ELEONORA-       Io sono Eleonora; e tu?    (allunga la mano, ma quando Antonio, parlando e avvicinandosi, allunga la sua, si accorge di una macchia sulla camicetta; allora ritira la mano e solleva la camicetta per vedere meglio la macchia, così facendo si intravvede un po’ di pelle nuda)

ANTONIO-            Io sono Antonio, molto pia...cere... (rimane imbambolato)

ELEONORA-       Beh, allora? (appena Antonio inizierà a parlare, si girerà e si inchinerà per toccarsi una scarpa, forse sporca, mostrandogli il sedere)

ANTONIO-            (imbarazzato, riprende a parlare molto velocemente, ma quando avrà sotto il naso il... rallenterà moltissimo) Sono il figlio della signora Costanza; siamo vostri vicini; la mamma mi ha detto che ha parlato con  sua zia e mi ha mandato qui per... Oh, Gesù santissimo!

ELEONORA-       (si raddrizza) Qualcosa non va?

ANTONIO-            No, no! Tutto be... benissimo! La mamma mi ha detto di parlare un po’ con lei.

ELEONORA-       La mamma?! (ironica) La mamma ti ha detto di parlare?

ANTONIO-            Sì sì, la mamma!

ELEONORA-       E allora dobbiamo proprio parlare. Dai, siediti un po’ qui sul divano. (gli si siede vicino e lui si sposta)

ELEONORA-       Vuoi? (gli offre dal sacchetto)

ANTONIO-            No no, grazie. Non mangio mai a stomaco vuoto!

ELEONORA-       Ah!... E cosa fai di bello nella vita?

ANTONIO-            Lavoro in un negozio di oggetti...

ELEONORA-       ...porno!

ANTONIO-            (ha un balzo)  Sacri! 

ELEONORA-       Ah, ma allora vendi immaginette.

ANTONIO-            Beh, sì, circa, non solo.

ELEONORA-       (gli si avvicina e lui si sposta ancora, ma ora non ha più via di scampo. Antonio è schiacciato e aggrappato al bracciolo. Lei lo guarda divertita)  A cosa pensi?

ANTONIO-            Ma... non so... A quello che pensa lei, signorina!

ELEONORA-       Allora sei proprio un bel porcellone!

ANTONIO-            Io?!

ELEONORA-       Va beh, dai ti perdono. (gli frulla i capelli, poi si sbottona un poco la camicetta)  Come sono bianca!  Vero?

ANTONIO-            Bianchisssssima!

ELEONORA-       E che quest’anno ho preso poco sole. Ho dovuto fare l’appendicite. (si alza maliziosa; fa segno di slacciarsi la gonna) Vuoi che ti faccia vedere dove sono stata operata?

ANTONIO-            O no, no, la prego. Mi fanno orrore gli ospedali!

ELEUTERIO-       (entra dalla cucina, fissa da molto vicino Antonio, che non capisce, ed esce nelle camere)

ANTONIO-            Avevo un fratello, gemello.

ELEONORA-       Ah sì?

ANTONIO-            Purtroppo è nato morto.

ELEONORA-       Mi spiace.  Beh, senti, adesso vado. Questa sera devo uscire con Franco.

ANTONIO-            Suo fratello?

ELEONORA-       Il mio ragazzo.

ANTONIO-            (deluso) Ah.

ELEONORA-       Anche Franco ha un fratello gemello, vivo però. Dovresti vedere: sono identici. E si vestono nello stesso modo, anche.

ANTONIO-            Ma... non c’è pericolo che si sbagli? Come fa a distinguere il suo ragazzo dal gemello?

ELEONORA-       Perché? C’è bisogno di distinguerli?

                               - MUSICA 13 

ELEONORA-       (esce nelle camere) Ciao!

ANTONIO-            (rimane come un baccalà e poi) Timorata di Dio... Sottomessa... Buona e dolce come un angelo...  (esce dall’ingresso)

                               - LUCE DI WOOD

                               - MUSICA 14

                               - LUCE LUNARE

VERSO LA FINE DEL CANTO:

ELEUTERIO-       (entra in pigiama, si mette davanti alla chitarra e trombetta)

                               - MUSICA 15 (chitarra sola, a piacere)

ELEUTERIO-       Mamma mia, che postaccio! (esce nelle camere)

-SFUMARE MUSICA

scena 6 - Elvira e Antonio

- LUCE GIORNO

- FINE LUCE DI WOOD

- CAMPANELLO

CATERINA-         (entra dalle camere) Ma chi sarà a quest’ora del mattino? (va ad aprire)  Prego accomodatevi. Chiamo subito la signorina Elvira. (esce nelle camere)

COSTANZA-        (entra, seguita da Antonio) Grazie cara. (ad Antonio)  Adesso io vado. Mi raccomando, accertati innanzitutto che sia Elvira. Elvira, hai capito?

ANTONIO-            Sì, mamma. Ma non si potrebbe lasciar perdere?

COSTANZA-        (fa sì con la testa) No! Prima di tutto alla tua età è ora che ti sistemi. E questa ragazza, da quello che ne so, è proprio quello che fa per te. E poi sembra che abbiano vinto dieci miliardi, se trovano il biglietto, e qualche soldo non ha mai fatto male a nessuno. Anzi, anzi, anzi!

Sento dei rumori, vado, ciao. (esce dall’ingresso)

ANTONIO-            (rimarrà solo! Ha paura, si solleva dalla sedia)  Maaamma.... ciao. (si risiede, è nervoso)

ELVIRA-               (entra dalle camere) Buongiorno.

ANTONIO-            (si spaventa, si alza di colpo) Buongiorno. (cade la sedia, la rimette in piedi, è confuso) Mi spiace...

ELVIRA-               Non si preoccupi...

ANTONIO-            Mi... mi chiamo Antonio. E lei?

ELVIRA-               No! Io no!

ANTONIO-            E già. Però, volevo dire, magari... come si chiama lei.

ELVIRA-               Elvira.

ANTONIO-            E’ sicura, vero?

ELVIRA-               Sicurissima. Ma si sieda, prego.

ANTONIO-            Grazie.

NONNO GINO-    (entra)

ANTONIO-            Mia mamma mi ha parlato di lei. Tanto bene...

ELVIRA-               Anche mia zia Elda...

ELEONORA-       (entra dalle camere) Elvi, hai visto papà?

ANTONIO-            (si alza) Buongiorno.

ELEONORA-       Ah, è lei! Buongiorno.

ELVIRA-               E’ su in solaio; sta ancora cercando.

ELEONORA-       Ok. Buongiorno. (esce nelle camere)

ANTONIO-            Buongiorno. (si siede)

ELVIRA-               Vi siete già conosciuti?

ANTONIO-            Sì, ieri.

ELVIRA-               Spero si sia comportata bene. Sa, è una ragazza un po’...

ANTONIO-            Un po’ tanto!

ELVIRA-               Poverina, lei dice sempre che nella sua vita ha conosciuto molti alti e bassi...

ANTONIO-            Oh, mi spiace.

ELVIRA-               E dice che se li è sempre fatti tutti!  Chissà cosa vuol dire?

ANTONIO-            Mah...?

NONNO GINO-    (slaccia qualche bottone alla camicetta di Elvira)  Hai la sensazione di stare bene con lui. E’ proprio una persona a modo. Diglielo.

ELVIRA-               Lei è proprio una persona a modo... si vede!

ANTONIO-            Grazie.

ELVIRA-               Beve qualcosa?

ANTONIO-            No, no, non si disturbi.

ELVIRA-               Una limonata, un tè?

ANTONIO-            Magari... un bicchier d’acqua. Ho la gola secca.

ELVIRA-               (si alza e va a prender l’acqua in cucina)

NONNO GINO-    (la fa sculettare un po’. Ad Antonio)  Hai visto che carina? E’ proprio la ragazza che fa per te. Diglielo!

ELVIRA-               (rientra col bicchiere d’acqua)

ANTONIO-            Lei, signorina Elvira, è proprio ca... brava!  (subito:) No, perché mi ha detto la mia mamma che vuol tanto bene alla sua nonna.

ELVIRA-               E’ vero. La mia nonnina è tanto cara. (sta per sedersi lontana, ma nonno Gino la spinge vicino e le alza un poco la gonna)

ANTONIO-            (vede le gambe: gli va di traverso l’acqua)

ELVIRA-               Ultimamente è un po’ strana, ma io le voglio bene ugualmente.

ANTONIO-            Fa bene.

ELVIRA-               Quand’ero piccola mi portava sempre in campagna. Mi ricordo che un giorno siamo andate a mangiare in una trattoria, sotto un pergolato, ha presente?

ANTONIO-            Sì.

ELVIRA-               Ho così un bel ricordo di quel giorno...

                               Io presi gli spaghetti; mia nonna invece ordinò una pastina in brodo. (triste) Poi però incominciò a piovere... la nonna ci mise un’ora a finire il brodo!

ELENA-                (entra dalle camere) Elvira hai visto papà?

ANTONIO-            (si alza) Buongiorno.

ELENA-                Buongiorno. Stia, stia.

ELVIRA-               E’ su in solaio.

ELENA-                Sta ancora cercando! Mi scusi (esce in cucina)

ANTONIO-            Prego. Buongiorno. (si siede)

NONNO GINO-    (ad Antonio) Su dille che ti piace e che stai bene insieme a lei.

ANTONIO-            Signorina.

ELVIRA-               Sìiiiiii...

ANTONIO-            Si sta tanto bene con ... qui... lei.

ELVIRA-               Grazie.

ANTONIO-            Lei è molto... carina!

ELVIRA-               Ohoooo... (fa cadere un oggetto che aveva tra le mani)

                               (entrambi si chinano e nel raccoglierlo le loro mani si toccano; all’arrivo di Caterina velocemente si alzano)

CATERINA-         (entra dalle camere) Signorina Elvira, ha visto suo padre? Lo cercava la signora Elena.

ELVIRA-               (scocciata) E’ su in solaio.

CATERINA-         Vado a chiamarlo (esce nelle camere)

ANTONIO-            (imbarazzato) Bella giornata!

ELVIRA-               Bella!

ANTONIO-            E che bel sole!

ELVIRA-               Bello!

ANTONIO-            Ho letto che la luce viaggia alla velocità di 300 mila chilometri al secondo! Una bella velocità!

ELVIRA-               Bella! Lei pensa che viaggerà così forte anche al buio?

ANTONIO-            Mah...?

NONNO GINO-    Oh Signore! Antonio, cosa ti ha detto la mamma?

ANTONIO-            La mamma dice che alla mia età dovrei sposarmi.

ELVIRA-               Anche nonno Gino me lo diceva.

ANTONIO-            La mamma dice che lei sarebbe proprio la persona che fa per me.

NONNO GINO-    Un monumento bisogna far(l)e a quella donna!

ELVIRA-               Anche mia zia Elda dice le stesse cose...

ANTONIO-            La mamma dice... Lei, signorina Elvira, cosa dice?

ELVIRA-               Cosa dico?

NONNO GINO-    Dico di sì!

ELVIRA-               Dico di sì! (si spaventa delle sue parole) Oh, vergine santissima!

ANTONIO-            Oh, Signore!

(entrano dalle camere Caterina e Piergiorgio a ruota, che, alla vista  dei due, si stacca. Antonio si alza)

PIERGIORGIO-   (disinvolto) Ah, Elvira! Hai visto Cesare?

ELVIRA-               E’ in solaio.

PIERGIORGIO-   Grazie. (ma esce in cucina, seguendo Caterina)

ANTONIO-            (si siede)

ELVIRA-               Che scocciatori! (un attimo) Presto ce ne andiamo. La casa l’abbiamo venduta. Non torneremo più.

ANTONIO-            Ma come si fa? E’ solo la prima volta che ci vediamo...

ELVIRA-               Io però l’avevo già vista... dalla finestra!

ANTONIO-            Oh, ma allora è tutto più facile!

ELVIRA-               Mia sorella dice che quando due si piacciono, si danno un... bacio!

ANTONIO-            Ah sì?

ELVIRA-               Ma non è fare peccato!

ANTONIO-            E già, se due si piacciono, è come mettere la firma su un contratto.

                               (a gesti:

 Antonio: “Allora devo baciarla?”

Elvira:  “Sì.”

Antonio la bacia su una guancia.)

                               - MUSICA 16 

                               ALLA 1° FRASE MUSICALE:

(si staccano. Antonio si mette il viso tra le mani, poi allungherà la mano verso Elvira.  Elvira si segna in estasi, occhi chiusi, mani giunte al petto)

                               ALLA 2° FRASE MUSICALE:

(Elvira apre gli occhi e vede la mano di Antonio protesa verso di lei. Il suo viso esprime sorpresa, amore, felicità. Prende la mano di Antonio e la stringe)

ALLA 3° FRASE MUSICALE:

ELVIRA-               Cosa succede dentro di me... ch’io non so?

ALLA 1° FRASE DEL VIOLINO:

(si alzano, si guardano teneramente)

ALLA 2° FRASE DEL VIOLINO:

ELVIRA-               Che istante meraviglioso sto vivendo!

ALL’ENTRATA DELL’ORCHESTRA:

(si buttano tra le braccia)

ALL’ENTRATA DEL PIANO:

(si staccano, si guardano ancora, come increduli; si prendono per mano e vanno verso la porta d’ingresso)

ALLA 2° FRASE DELL’ORCHESTRA:

(arrivano alla porta, la aprono)

ALLA 3° FRASE DELL’ORCHESTRA:

(si abbracciano ancora ed escono chiudendo la porta un attimo prima del suono dei campanelli musicali)

ELEUTERIO-       (entra dalle camere, li vede, li imita fingendo di tenere per mano qualcuno. Sta per uscire anche lui, quando:)

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scena 7 - i vampiri

CESARE-             (entra dalle camere seguito da Eleonora)  Eleonora, ti rendi conto che continui a chiedermi soldi?

ELEONORA-       Non è vero, paparino, solo quando ne ho bisogno.

CESARE-             Sempre.

ELEONORA-       (suadente) Questa sera devo uscire.

CESARE-             (rassegnato) Quanto? (prende il portafogli)

ELEONORA-       Cinquanta.

CESARE-             Cinquanta! Ma tu non conosci il valore del denaro!

ELEONORA-    Papà, hai ragione. Cosa ci faccio con cinquanta? Dammene cento che è meglio. (sfila un cento) Ciao papi. (esce nelle camere)

ELENA-                (entra dalla cucina) Ah, Cesare, sei qui. Domani ricordati di pagare l’apparecchio acustico della mamma.

CESARE/GINO-  Va bene.

ELENA-                Non dimenticarti! (esce nelle camere)

ELEUTERIO-       Va ben, va ben, va ben. Cesare!

CESARE-             Dimmi.

ELEUTERIO-       Cesare, voglio una tromba!

CESARE-             Ci manca.

ELEUTERIO-       Sì, mi manca una bella tromba. Ma vera però! (butta la trombetta, schifato) Cesare!

CESARE-             Ehè!

ELEUTERIO-       La voglio vera!

CESARE-             Smettila Eleuterio! Perché non vai a fare un giretto in giardino.

ELEUTERIO-       (si riferisce ad Elvira e Antonio) Perché in giardino non si può, non si può, non si può! Buondì, buondì, buondì! (esce nelle camere)

PIERGIORGIO-   (entra dalla cucina) Ciao Cesare. Ascolta: forse bisognerà dare un piccolo aumento a Caterina. Lavora molto, sai. Ma tu non ti devi preoccupare, glielo dico io

CESARE-             Va bene.

PIERGIORGIO-   Lascia fare. (esce nelle camere)

ELDA-                   (entra dalla cucina) Cesare! Senti Cesare, ho pensato che Eliberto per trovare un lavoro avrebbe bisogno di fare un corso di computer. Ho pensato... Tu che ne dici?

NONNO GINO-    Dico che:...

CESARE-             Va bene.

ELDA-                   Domani lo iscrivo subito. Loiscrivo...(esce nelle camere)  

CESARE-              (mentre nonno Gino parla, esce dall’ingresso)

NONNO GINO-    Va bene, va bene, va bene! Ma reagisci almeno una volta, accidentaccio! (si lascia andare sul divano, deluso)

PIERGIORGIO-   (velocemente entra dalle camere e guarda fuori dall’ingresso se vede Caterina)

NONNO GINO-    (rassegnato) E’ in cucina, è in cucina.

PIERGIORGIO-   E’ senz’altro in cucina. (esce in cucina)

NONNO GINO-    Almeno al mio funerale tieni le mani a posto, cretino!

PIERGIORGIO-   (rimette dentro la testa, con aria interrogativa)

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scena 8 - torna la Morte

- MUSICA 17

- LUCE SURREALE  (come scena 3)

LA MORTE-         (entra dall’ingresso)

NONNO GINO-    (non la vede, perché di spalle, ma sa che è tornata) Niente. Non sono riuscito a fare niente.

LA MORTE-         Te l’avevo detto.

NONNO GINO-    Solo Elvira se ne andrà. Speriamo sia felice.

LA MORTE-         Vedrai che lo sarà.

NONNO GINO-    Tutti gli altri continuano a girare intorno a Cesare, come... come tanti vampiri. (pausa)  Sono stanco. Molto stanco.

LA MORTE-         Hai bisogno di un lungo riposo. Vieni, andiamo.  (esce dall’ingresso)

NONNO GINO-    Sì, vengo... ora vengo. (si alza, poi si ferma)  Però mi piacerebbe fare un ultimo (lento) scherzetto...  No, non importa; non ne ho più... la voglia.

(va. Sta per uscire dalla porta d’ingresso, ma si ferma, si gira e senza una direzione ben precisa:)

                               - FINE MUSICA

NONNO GINO-    Ciao Brigitta. (esce)

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scena 9 - l’amore di Brigitta

                               - LUCE GIORNO

ELENA-                (entra dalle camere; è pronta per partire)

CESARE-             (entra dall’ingresso) Tutto caricato. Gli altri sono già andati.

ELENA-                Bene, possiamo andare anche noi.

CESARE-             Frau Brigitta?

ELENA-                Parte questa sera.

CESARE-             Ah. (pausa) Mi spiace, anche per lei.

ELENA-                Guarda che c’è ancora una borsa in camera nostra. Io vado a prendere il pane. (esce dall’ingresso)

CESARE-             (andrà alla scrivania e scriverà un numero su un foglio di carta) Devo anche lasciare il mio numero di cellulare per quelli che devono portare via i mobili.

                               (scritto il numero, esce nelle camere)

F.BRIGITTA-        (entra dall’ingresso con alcuni fiori e li mette vicino al quadro di nonno Gino.  Con un fazzoletto spolvera delicatamente la foto e la guarda. Poi si asciuga una lacrima)

CESARE-             (entra dalle camere in tempo per vedere la scena, non visto, fermandosi sulla soglia. Ha in mano una borsa. Quando Brigitta ha finito)  Quanti anni, Brigitta!

F.BRIGITTA-        Quanti anni! (pausa) Er war vierzig Jahre alt.

CESARE-             (traduce) “Lui aveva quarant’anni.”

F.BRIGITTA-        Ia. Io fenti. Io molto ciovane e lui... molto bello. (come per scusarsi) Sua madre non c’era più.

CESARE-             E’ morta giovane mia madre... Io, me ne sono andato presto da casa, e tu, sei sempre stata, con lui. (pausa alle virgole)

F.BRIGITTA-        Ia, io sempre. Io stata sempre con lui... e con sua alecria. Suo solo rancore, nein, come si dice?, ramarico... era che lei dofere mantenere tanta cente. Aveva chiodo fisso.

CESARE-             Lo so, lo so... Ecco, forse una cosa a cui non ho mai pensato e che negli ultimi anni lui non poteva più, come si può dire, darti uno stipendio.

F.BRIGITTA-        Nessuna importanza, nessuna importanza. Io ricca ugualmente di sua compagnia, di suo buon umore, di suoi scherzi, di suo... amore.

CESARE-             Ah... capisco. (un attimo) Non ci avevo mai pensato.  (pausa) Beh, sono contento, Brigitta, di averti vista davanti alla sua foto, di aver capito... che non sarò il solo a serbare nel cuore la sua memoria.

F.BRIGITTA-        Ia, mai dimenticare, mai. Lui fivrà, finché io fivrò

ELENA-                (da fuori) Cesare! Sei pronto?

CESARE-             Arrivo! Brigitta, la casa la vendiamo. Non sapremmo che farcene. (un attimo) Perché non viene a stare con noi?

F.BRIGITTA-        No, crazie. Lui non sarebbe  contento. Afete cià molta cente da mantenere.

Torno in Cermania, zu meiner Schwester, da mia sorella. Ho il biglietto del treno per questa sera. Crazie uguale.

CESARE-             Domani vengono per il trasloco.

F.BRIGITTA-        Se vuole chiutere prendo mia ropa e...

CESARE-             No, non preoccuparti; chiudi tu questa sera, quando vai.

F.BRIGITTA-        Ia. Le chiavi?

CESARE-             (ci pensa un attimo) Le butti via. Quando sei sul treno, apri il finestrino e le butti.

F.BRIGITTA-        E con loro se ne andranno quarant’anni della mia vita...

CESARE-             Se avessi trovato quel biglietto, avrei potuto darti...

F.BRIGITTA-        Non serve. Però, signor Cessare, quel biglietto c’era; lo so. Chissà dove lui messo?

CESARE-             L’avrà buttato; distratto com’era... Daltronde in casa non c’è, l’abbiamo passata al setaccio più di una volta.

ELENA-                (da fuori) Cesare! Allora!?

CESARE-             Vengo! Vengo.

F.BRIGITTA-        Vado a preparare le mie cose. Aufidersen signor Cesare.  (gli dà la mano ed esce nelle camere)

                               - MUSICA 18

CESARE-             (quando è uscita) Aufidersen... Frau Brigitta.   

                               (guarda la foto appesa di nonno Gino)

                               Papà, vado. La casa l’ho venduta. Elena ha voluto così. In fondo è giusto, almeno il mio conto in banca per un po’ non sarà in rosso.

(va alla porta d’ingresso, la apre, si gira)

                               Ciao, papà. Stammi bene, neh! (pausa)

                               - SFUMARE MUSICA

CESARE-             E stammi sempre vicino.   (non si muove, come aspettando una risposta)

                               - MUSICA 19 (voce nonno Gino)

NONNO GINO-    (registrata) Non preoccuparti.

CESARE-             (esce)

                               -BUIO

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scena 10 - il trasloco

- LUCE GIORNO

FACCHINO 1-     (entra dall’ingresso. Guarda il divano. Urla verso le camere) Mario, ho bisogno di una mano!

FACCHINO 2-     Vengo!

FACCHINO 1-     (sposta il divano e  trova una banconota. La guarda controluce)

FACCHINO 2-     (entra dalle camere) Si beve?

FACCHINO 1-     Sì, e bene anche! (gliela mostra e la mette in tasca)

(portano fuori il divano dall’ingresso)

FACCHINO 2-     Stai attento!  (da fuori) Adesso ce la fai da solo.

(rientra. Va alla scrivania e la alza per vedere quanto pesa. Trova il biglietto; lo apre, lo guarda)

FACCHINO 1-     (rientra, vede) Si beve?

FACCHINO 2-     No! Stavolta no. (lo appallottola e lo butta)

                               (alzano la scrivania e:)

FACCHINO 1-     Cos’era?

FACCHINO 2-     Niente. Un vecchio biglietto della lotteria.

                               (escono dall’ingresso con la scrivania, mentre:)

                               - MUSICA 20

                               - SI CHIUDE IL SIPARIO

F I N E

A P P E N D I C E

PERSONAGGI E CARATTERI

 1) Nonno Gino ..........         papà di Cesare (allegro, burlone, smemorato)

 2) Frau Brigitta .......             dama di compagnia di nonno Gino (tedesca)

 3) Cesare Gastaldi .....        (triste, debole, rassegnato)

 4) Elena ...............                moglie di Cesare (pratica, autoritaria)

 5) Elvira ..............                 figlia (zitella e bacchettona)

 6) Eleonora ............             figlia (disinibita)

 7) Elipranda ...........             mamma di Elena (sorda, non molto presente)

 8) Eleuterio ........... fratello di Elena (scemo; ma... sempre?)

 9) Elda ................                 sorella di Elena (la mamma chioccia)

10) Eliberto ............   figlio di Elda (sfaticato)

11) Caterina ............             cameriera (con molte speranze...)

12) Piergiorgio .........            corteggiatore di Elena (e di Caterina!)

13) Costanza ............           vicina di casa di nonno Gino

14) Antonio .............             figlio di Costanza (pio e imbranato)

15) La Morte ............             (non è poi così antipatica!)

16) Un dottore ..........            (personaggio di una volta)

17) 1° Facchino .........

18) 2° Facchino .........

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PARENTELA

NONNO GINO                          ELIPRANDA

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CESARE GASTALDI  +  ELENA                   ELDA            ELEUTERIO

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ELEONORA              ELVIRA             ELIBERTO

ELENCO MUSICHE

* Una copia del CD  con le musiche di scena può essere richiesta  all’autore,  il quale lo                                                                                                   fornirà senza nessuna spesa.

Mario Pozzoli   via Lomellina, 33   20090 BUCCINASCO  MI

Tel.:  02 4882929

1 ATTO

- MUSICA 1 (pag.3)  da “Vedova allegra” - F. Lehar

interpreti:

M.Schramm / R.Schock

Berliner Symphoniker / Robert Stolz  -  1976

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Pezzi vari:

+ Introduzione

+ Campanelli

+ Pausa

+ Canzone d’entrata di Danilo

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- MUSICA 2 (pag.7)  concerto pf-orch n.4 - L. V. Beethoven

interpreti:

W.Kempff / F.Leitner  -  1962

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Movimento 2:

+ da 0,00  a 0,30  e

+ da 1,26  a 2,52 poi sfumare fino a 3,03

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- MUSICA 3 (pag.9)  concerto pf-orchestra n.4 - L. V. Beethoven

interpreti:

W.Kempff / F.Leitner  -  1962

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Movimento 2:

+ da 2,26  a 3,04

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- MUSICA 4 (pag.9)  Marcia Radetzky - J. Strauss sr.

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- MUSICA 5 (p.14)   cantata BWV 10 - J. S. Bach

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Movimento 4:

+ Motivo iniziale fino al cantato

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- MUSICA 6 (p.14)   voce nonno Gino: “Pussa via, cretinetti!”

- MUSICA 7 (p.23)   dal “Guglielmo Tell” - G. Rossini

interpreti:

Academy of st. Martin in the Fields

Sir Neville Marriner  -  1974

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Ouverture:

+ da 8,03  a 8,15 (trombe) e

+ da 8,44  a 9,06 a sfumare fino a 9,15

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- MUSICA 8 (p.26)   quintetto con piano op. 44 - R. Schumann

interpreti:

Lasalle quartet  -  1981

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Movimento 2:

+ da 0,00  a 2,08

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- MUSICA 9 (p.29)   sonata pf n.14 op.27 n.2 CHIARO DI LUNA -

L. V. Beethoven

interpreti:

Wilhelm Kempff  -  1965

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Movimento 3:

+ da 0,00  a 0,50 e

+ da 5,20  alla fine

2 ATTO

- MUSICA 10 (p.30)  sonata pf n.14 op.27 n.2 CHIARO DI LUNA -

L. V. Beethoven

interpreti:

Wilhelm Kempff  -  1965

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Movimento 3

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- MUSICA 11 (p.33)  ein Sommernachtstraum - F. Mendelssohn

interpreti:

symphonie-orchester des Bayerischen Rund funks                   

Rafael Kubelik  -  1965

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Ouverture

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- MUSICA 12 (p.38)  moderna, a piacere, a volume molto alto

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- MUSICA 13 (p.41)  concerto pf-orchestra n.3 - L. V. Beethoven

interpreti:

W.Kempff / F.Leitner  -  1962

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Movimento 1:

+ da 6,59  a 7,10 poi sfumare

- MUSICA 14 (p.41)  ein Sommernachtstraum - F. Mendelssohn

interpreti:

symphonie-orchester des Bayerischen Rund funks                   

Rafael Kubelik  -  1965

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Lied mit chor (brano 4):

+ da 1,06  a 1,34

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- MUSICA 15 (p.41)  chitarra sola, a piacere

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- MUSICA 16 (p.46)  rhapsody in blue - G. Gershwin

interpreti:

S.Stockigt(pf) / K.Hiltawsky(cl)

Gewandhaus di Lipsia / Kurt Masur  -  1981

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+ da 10,22  a 12,06 (vinile trasferito in CD)

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- MUSICA 17 (p.48)  concerto pf-orch n.25 - W. A. Mozart

interpreti:

Camerata Academica del Mozarteum di        Salisburgo / Géza Anda  -  1968

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Movimento 2:

+ da 0,00  a 1,24

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- MUSICA 18 (p.50)  cantata BWV 140 - J. S. Bach

interpreti:

Munchener Bach-orchester / Karl Richter

1979

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Choral (brano 4):

+ da 0,00  a 0,56 poi sfumare

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- MUSICA 19 (p.50)  voce nonno Gino: “Non preoccuparti”.

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- MUSICA 20 (p.51)  sinfonia n.2 “Canto di lode” - F. Mendelssohn

interpreti:

Berliner Philarmoniker / Herbert von Karajan

1973

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Movimento 7:

+ da 4,23  alla fine del brano