Ciao… vita!

Stampa questo copione

Ciao... Vita!

commedia musicale in due atti

di Domenico Meles

Titolo:              Ciao vita

Genere:            prosa ( commedia musicale )

n° atti:             3

n° personaggi: 16

Durata:            120’

Rappresentata:            2001

Riassunto:       L’opera è imperniata su un insieme di storie, tra giovani, che s’intrecciano tra loro nel quotidiano di un piccolo paese di provincia. Sfondo di tutti gli avvenimenti è la piazza del paese. Il tutto anche se in chiave attuale, richiama la vita di piazza degli anni cinquanta ove ci si incontrava tutti per tutto. L’opera tende ad evidenziare che la forza di volontà, l’amore, la solidarietà e l’amicizia sono la molla che spesso ci permette di superare gli ostacoli che la vita ci propone. Non sempre le storie hanno un lieto fine ma ciò a dimostrazione che l’Essere non vuol dire solo esistere e il donare non sempre deve prevedere un obbligo a ricevere.


Non è imperniata su una unica storia, bensì  essa è un insieme di storie che s’intrecciano tra loro nella vita di un piccolo paesino del sud. Volutamente l’unica scena è la piazza di questo paese. Piazza ove, come accadeva negli anni cinquanta, si svolgeva la vita di tutto il paese. Anche il modo di caratterizzare alcuni personaggi come: il parroco, la farmacista, la dottoressa, l’assistente sociale, richiama un po' la vita di piazza di quegli anni,  cioè il pettegolezzo, lo ‘nciucio, lo scambio d’opinione fanno nella commedia da commento, che normalmente sarebbe toccato ad una voce fuori campo, che chiarisce ciò che è o sta per accadere, delineando particolarità caratteriali di alcuni personaggi che altrimenti sarebbero difficilmente comprensibili.Il lavoro tende ad evidenziare che  la forza di volontà, la solidarietà, l’amicizia e l’amore sono la molla che da la forza per superare ogni ostacolo, ma queste doti hanno un loro tempo d’impiego che se non va rispettato può dare risultati indesiderati. Esiste, come è sempre esistito il male ed il bene, e non sempre la conclusione logica di una storia deve essere la vittoria del bene, vista nella vittoria personale del personaggio, anzi spesso accade l’inverso, dimostrazione ne danno i martiri e sopra a tutti ce ne ha dato Gesù che con la propria morte ha liberato il mondo. Quindi è un darsi alla morte per la vita. Bisogna imparare a dare senza sperare di ricevere, dare senza condizioni per poter sperare in un mondo migliore. Un mondo dove ci sia più serenità e meno arrivismo. Lo so che dire certe cose può sembrare utopico ma pensate per un momento se tutti tacessero, se ognuno facesse solo lo stretto necessario per la sopravvivenza,  credo che diverrebbe il peggiore degli animali esistenti sulla terra. Bisogna dirle certe cose, mettere in evidenza che oggi si fa poco per la ricerca medico scientifica e molto per gli armamenti nucleari. Se fosse il preciso opposto penso che molte malattie “boia” oggi sarebbero curabilissime.

      Spero solo di essere stato, in questo lavoro, chiaro e piacevole in modo da essere compreso da tutti. E anche se uno su mille nell’assistere alla rappresentazione cambierà il suo modo di comportarsi nei confronti degli altri sarà per me una grandiosa vittoria.                            

D. Meles


Le storie

- Tullio e Sabrina sono una coppia in crisi. La causa delle loro continue discussioni è dovuta in parte all’handicap di Tullio, che non è accettato dalla mamma di Sabrina, e dall’altra alla mamma di Sabrina che per provvedere a cinque figli con un marito detenuto è costretta ad esercitare tanti mestieri tra questi anche la meretrice, e ciò non va a genio alla famiglia di Tullio. Tra i due vi sono due opposti modi di vedere la cosa e tant’è la differenza d’opinione che alla fine si lasciano.

- Marco,  dirigente di una grossa azienda, decide di sposare la sua Lucia, la quale in seguito al trauma di aver scoperto sua madre, con la quale aveva un rapporto molto difficile, a letto con un altro uomo,  si lascia trascinare da Cetty, nel turbine della droga. Lisa, nonostante fosse sua antagonista in amore, cerca di aiutarla ad uscirne, ma poi, vistasi impotente, decide di mettere al corrente Marco della situazione. Ma Marco viene a conoscenza della storia durante un dialogo tra Lisa e Barbara. Alla fine Marco, con la forza del suo amore, riesce a salvare Lucia e i due si sposano.

- Barbara è la sorella di Carlo e Tullio, figlia di una nobile famiglia, che proprio per questa sua appartenenza ad una stirpe nobile si comporta un po' da vamp, con atteggiamenti che gli altri a malapena sopportano e che rasentano il cinismo e la superficialità, come nel dialogo con Maria, che gestisce il bar presso il quale spesso si ritrovano tutti gli amici della comitiva.Dopo il dialogo con Lisa, sua rivale in amore,  interrotto da Marco che con le sue parole, taglienti come la lama di un rasoio, ferisce l’animo di Barbara, ma soprattutto dopo la morte del fratello Carlo, Barbara capisce d’essere in errore e cambia atteggiamento; ma c’è di più, avviene proprio una metamorfosi nel modus vivendi della stessa, Barbara diventa più umana e socievole.

- Infine c’è la storia di Carlo, che è la più drammatica e carica di significati e messaggi. Carlo è un calciatore, costretto ad abbandonare il mondo del calcio e spinto nel mondo dell’ingannevole consolatrice: la droga. Dopo una storia d’amore con Simona, che lo lascia proprio a causa delle promesse non mantenute dal giovane sulla sua intezione di smetterla con la droga, Carlo incontra Emma, la nuova giovane assistente sociale del paese. I due si innamorano, ma proprio quando con l’aiuto di questa forza misteriosa, che è l’amore, Carlo sta per riuscire a lasciarsi dietro il suo passato di tossicodipendente, un cancro gli stronca la vita.

Sono da ricordare poi gli altri personaggi non citati: Tony, il play-boy della comitiva, che è il classico “cacciatore di femmine”; Bucci e Zutti, le pettegole del paese, che a volte svolgono il ruolo di narratori dei retroscena delle varie vicende; Pina, la perpetua che è un personaggio simpatico e divertente, forse l’unico, che con le sue battute rende la commedia più leggera, bilanciando un po' il tono serio e talvolta drammatico della stessa.

In pratica nella commedia non si può individuare un personaggio protagonista, nè personaggi comparsa; inoltre, sia per il loro modo di agire che per il loro modo di parlare, tutti i personaggi risultano molto realistici e pertanto nel seguire la commedia nel suo evolversi, si può avere l’impressione di aver già assistito a queste scene e a queste vicende, che, d’altro canto, possono certamente essere considerate come percorsi comuni di vita di molti giovani, purtroppo, che vivono oggi nella nostra strana società.


Personaggi in ordine alfabetico

01-   Barbara,          la sorella di Carlo ( universitaria )

02-   Bucci,            la dottoressa

03-   Carlo,            l’ex-calciatore tossicodipendente

04-   Cetty,            la tossicodipendente  ( universitaria )

05-   Don Saverio,      il parroco

06-   Emma,             la giovane assistente sociale

07-   Lisa,             l’amica comprensiva  ( universitaria )

08-   Lucia,            la fidanzata di Marco ( universitaria )

09-   Marco,            il dirigente d’azienda

10-   Maria,            la barista

11-   Pina,             la perpetua

12-   Sabrina,          la ragazza di Tullio  ( insegnante )

13-   Simona,           l’ex ragazza di Carlo ( universitaria )

14-   Tony,             il play-boy  ( giornalista )

15-   Tullio,           il giovane storpio ( insegnante )

16-   Zutti,            la farmacista

17-                         SOL-DO        il simbolo della ricerca medico-scientifica


ATTO   I

Scena 1

(raccolta fondi per la ricerca)

E’ sera, il sole da poco tramontato, una musica aleggia nella piazza deserta, viene da lontano quasi impercettibile. Lentamente, il sipario si apre [buio totale in scena], si sente un vociare e pian piano una luce crepuscolare illumina la piazza che è piena di gente, come ogni sera.I gruppi di persone sono ben divisi; le voci di piazza fuori al sagrato.Gli amici fuori al bar e gli Yenky fuori al Play-Moon’s [la scena dura un minuto].

Bucci:      Non sempre la mente umana fa quello che vuole il cuore, spesso agisce con la fredda determinazione di chi deve dimostrare agli altri quel che in fondo non è.

     

Zutti:            O se lo è, gioisce nel fare ciò che poi si ritorcerà su se stesso.

Emma:       Certo che l’uomo è strano, spesso è incoerente nel cercare d’essere coerente.

Pina:       ‘O male e ll’ommo è ca pe’ capì . . . . . l’adda provà !

Don Saverio:      Ma nonostante tutto l’uomo resta pur sempre un credulone, cambiano i tempi, le mode, ma oggi come ieri esistono le sibille che con il loro:

       “ IBIS ET REDIBIS NON MORIERIS IN BELLO “ (1)

      riescono a raggirare quella moltitudine di allocchi creduloni che ancor oggi popolano la terra.

[Pe tre note, solo strumentale]

Dal vicolo alla destra della chiesa esce un ragazzino che è la rappresentazione della carità umana,della speranza e di un futuro pieno di certezze, il suo nome è Sol-Do.

Sol-Do inizia a girare la piazza in cerca di offerte a favore della ricerca medico-scientifica. Tutti i presenti in scena fanno finta di non sentire la voce del ragazzo che è continua ed incessante...

Sol-Do:     (con voce chiara e sicura) Date qualcosa, anche una piccola offerta, affinchè per tutti noi esista un domani.

[qualcuno lo caccia via spintonandolo, qualche altro lo guarda con indifferenza, e Barbara senza nemmeno degnarlo di uno sguardo, rivolgendosi agli amici...]

Barbara:    (con voce distaccata e con fare da snob,accentuando la erre alla francese) Questo è un altro modo per far soldi,e poi a che serve questa ricerca ? , ricerca di che ? Ci pensi chi ha dei problemi, a noi il fatto non riguarda.Quindi, ti prego, lasciaci in pace !

Solo il gruppo delle voci di piazza mette mano alla tasca dando un offerta.

[le luci si abbassano sino al buio totale].

(1) La maestria della sibilla era nello spostare il punto da prima a dopo in NON affinchè la frase fosse sempre veritiera e cioè ANDRAI E TORNERAI, NON MORRAI IN GUERRA oppure ANDRAi E NON TORNERAI, MORRAI IN GUERRA.

ATTO   I

Scena II

(Carlo e i drogati)

Le luci si riaccendono gradualmente,è tardo pomeriggio, un gruppo di drogati sta fuori al Play-Moon’s : fumano, discutono e ridacchiano tra loro. Sulla panchina, posta alla destra della chiesa, è seduto Carlo, che legge svogliantamente un giornalino. Dopo poco dal vicolo alla sinistra della chiesa giunge, canticchiando un motivetto, Veronica.

Carlo appena la vede...

Carlo:      (con fare scherzoso) Ehi, vieni da me, ti potrai fare la tua pera e stare un po' in pace, (con insistenza) Bè, allora? Vieni che ho preso dell’ottimo Brown Sugar da Ciro: sballiamo insieme.

Cetty:      (masticando il suo chewingum in modo schiocchettante) Eccomi ! Eccomi !

Si avvia verso Carlo sculettando e continuando a masticare chewingum, facendo bolle e stiracchiandolo dalla bocca, trattenendolo tra l’indice ed il pollice.

      (a voce alta) Ma che facciamo qui, andiamo a casa di Ciro, vediamo cosa c’ha organizzato di bello per stasera.....ho voglia di divertirmi un po'.

Intanto sull’uscio della chiesa compare Don Saverio Casullo, che scruta il cielo tenendo la mano sinistra sugli occhi a mò di visiera.

Don Saverio:      Domani sarà di certo una bella giornata ! ( poi stendendo le braccia accenna una lieve flessione sulle ginocchia)

Alle sue spalle Pina, la tanto fedele quanto sorda perpetua,  spolvera il portone della chiesa.

Pina: C’avete detto? Chi è stato c’ha fatto ‘a frittata?

Don Saverio:      (con voce ironica) Ma quà frittata d’Egitto (voltandosi verso Pina e scandendo le parole) Ho detto che domani sarà una bellissima giornata ! E capit’ !

Pina: (offesa) Eh ! ho capit’, ho capit’ ! C’allucat’ a ffà, mica ca je sò sorda ! E poi, se è un segreto, nun ‘o voglo sapè chi ha fatto ‘a frittata !

Don Saverio:      (sbuffando infastidito) Siamo alle solite, è meglio il silenzio !

Intanto Carlo e Veronica, che stanno armeggiando la loro dose nel muoversi attirano l’attenzione di Don Saverio.

Don Saverio:      (rivolgendosi seccatamente verso Pina) Quante volte devo dirti che fuori la chiesa ed in particolare sul sagrato non voglio vedere questi scalmanati?

Pina: (portandosi una mano all’orecchio)  Ah....sò tornati? Ma chi? E quann’ sò partute?

Don Saverio:      (sbuffando e borbottando tra sè) Ma chesta è proprio na stunata....

Don Saverio resta sul portone della chiesa e battendo il piede destro a terraguarda con sopportazione la coppia di tossici nelle loro effusioni.

Carlo:      (carezzando leggermente il viso di Veronica) Com’è liscia la tua pelle.

Don Saverio:      (sarcasticamente) Userà....INFASIL !!!  Ma tu guarda un po' che si deve sopportare !

Carlo:      (infastidito dalla intraprendenza del parroco, con modo iroso gli lancia un’occhiata come a dirgli “ Ma vai via ! “, accompagnandolo con un gesto della mano destra)

Don Saverio:      (serioso ed imperioso) Questa è la casa di Dio (si volta e rientrando in chiesa) e Dio, vede e sa tutto !

Dicendo ciò rientra in chiesa, mentre Pina,si affaccia da dietro al portone come chi ha paura di farsi vedere.

Pina: E lui, che sta di casa quà  (mostrando la chiesa) anco lui vede e....sape tutto,spurcaccioni !

Detto ciò Pina rientra velocemente in chiesa. Carlo sbuffando continua ad amoreggiare con Veronica. Mentre la sta baciando sul collo intravede Simona che con aria smarrita sta raggiungendo la piazza dal vicoletto alla destra della chiesa. Carlo ha un tonfo al cuore, il sangue gli si gela nelle vene, con lo sguardo carico d’amore segue passo passo Simona, sino a che questa non si siede al tavolino del bar.Simona giunge al bar e si siede non degnando nemmeno di uno sguardo Carlo.

Simona:     (ad alta voce) Maria ! (aspetta che Maria si affacci) Me lo porti un bel caffè stretto stretto, grazie.

Dicendo ciò abbozza un sorrisetto a Maria che con un cenno della testa fa capire di aver inteso e rientra nel bar. Simona intanto apre lo zainetto ed estraendone un quadernetto ed una penna inizia a scrivere. Carlo divincolandosi da Veronica, che ebeticamente cerca di trattenerlo, si avvia verso Simona. Intanto un ragazzo del gruppo degli Yenky vede Veronica che è lì in preda all’effetto della droga, da poco presa, e ne approfitta per prendere il posto di Carlo.

Carlo è intanto alle spalle di Simona e forte è la tentazione di volerla abbracciare, ma sembra che le braccia siano legate:  è come se un muro invisibile si frapponesse tra lui e Simona.

Questo suo fare desta l’attenzione di Simona che nell’accorgersi della presenza di Carlo ha un sobbalzo.

Carlo:      (stentando un po')  Simona....

Simona:     (ricomponendosi ricambia il saluto con freddezza) Ciao !

Carlo, molto irrequieto, un po' per l’effetto della droga da poco presa, un po' perchè sente che, avendo perso l’amore di Simona, ora sta osando più di quanto gli sia concesso.

In aggiunta a tutto questo vi è anche il fatto che è fortemente impaurito dalla reazione della stessa Simona.

Carlo:      Ti devo parlare.

Simona:     (con aria scostante) Scusa,ma ho molto da fare.

Carlo:      (sedendosi al tavolino) Ti rubo solo un momento....

Simona:     (tenendo gli occhi abbassati sul quaderno) No ! Ti prego, Carlo, No! E poi non ho niente da dirti !

Carlo:      (sorridendo per cercare di allentare la tensione) Devi solo ascoltare, parlo io.

Simona:     (sbattendo quaderno e penna sul tavolino,guardando Carlo con occhi iniettati d’ira) Già, parli tu, parole, parole, parole....solo parole e niente altro.... (ritornando alla calma, nel vedere la paura sul volto di Carlo continua)

      ....Carlo, solo questo sai fare, ma quando crescerai?

Carlo:      (cercando di non farsi sopraffare dalla impetuosità di Simona) ma perchè mi       tratti in questo modo? Non ce l’hai un cuore?

Simona:     (seccata) Ah, adesso sarei io quella senza cuore? (stufa prosegue cercando di chiuderla lì) Ti prego, Carlo, sei patetico....lasciami in pace, tra noi ormai non c’è storia.

Carlo:      Dopo tutto l’amore vissuto insieme?

Simona:     (reagendo con durezza) Come? .... Come? .... Come! .... Vissuto? ....l’amore?

      Insieme? ....Hai anche il coraggio di chiamarla vita la storia che c’è stata tra noi?

Carlo:      (deciso) Ma ci sono stati dei momenti belli, come puoi far finta di niente? Ri-cordi come eravamo felici, come....

Simona:     (interrompendolo) E adesso non incominciare a tirare in ballo il passato; forse all’inizio la no stra storia poteva essere una storia che funzionava, ma poi è stata

      un’enorme deluzione. Hai dimenticato tutte le tue falsità? Le tue promesse:

      (scimmiottando Carlo) “Ti prometto che da domani sarà diverso, ho capito che ho sbagliato,vedrai cambierò”....e invece sempre più giù, in quel putrido e visci-do baratro che tu chiami momenti felici, evasioni innocenti.....mi fai pena, ma l’amore non è pietà, è qualcosa che tu non puoi nemmeno immaginare, e ora bastra ! Mi sono rotta, non voglio più continuare quest’inutile farsa.

In quel preciso istante, dalla porta del bar, esce Maria con in mano il vassoio del caffè.

Maria:      (accorgendosi di essere inopportuna) Ah, dimenticavo il bicchiere d’acqua, scusate....(facendo una piroetta su se stessa,rientra nel bar).

Carlo, intanto, punto nell’orgoglio, consapevole delle conseguenze, continua la discuzzione.

Carlo:      Ma tu, TU dov’eri quando io avevo bisogno di te? Con chi stavi quando io da solo mi son trovato a lottare con me stesso? E le tante volte che ho invocato aiuto TU,....TU che hai fatto....Niente ! ....Non hai mai alzato un dito per me, non mi hai nemmeno cercato eppure sapevi che mi stavo perdendo.

      Forse il Carlo che volevi non ero io....il Carlo per te era quello che ti eri costruita nella tua mente borghese e schematica....IO chi ero? Si !! Dimmelo, ora....almeno questo me lo devi,....chi ero io per te?

Simona:     (con gli occhi bassi e raccattando le sue cose) La verità è che sei un debole,...lo sei sempre stato,e ma i cambierai, MAI ! Vai, vai, torna dai tuoi amori facili fatti di sesso

            e sesso, senza nè cuore nè testa; torna ai tuoi viaggi fantastici, in quel tuo mondo pieno....di nulla (ciò dicendo si allontana verso la chiesa).

Carlo:            (abbassando lo sguardo a terra e portandosi le mani tra i capelli) E’ finita ! Stavolta è davvero finita. Carlo,hai fatto un altro dei tuoi capolavori,....(con aria di rimprovero)...sei proprio un campione !

Intanto dal bar con il vassoio in mano esce di nuovo Maria,che, rendendosi conto che le cose non sono andate per il verso giusto, si rivolge a Carlo.

Maria:      Signor Carlo, ve lo prendete voi questo caffè?

Carlo:      (tira su le spalle a mò di chi non vuole essere infastidito).

Maria:      (con ironia) E va bene, vuol dire che lo prenderò io: (con aria filosofica) il caffè mi può rendere nervosa, ma questi giovani.....sono ancora peggio !

Sedute a parlare su una panchina che si trova fuori al Play Moon’s ci sono la Zutti e la Bucci  [le luci si abbassano e poi si illumina la panchina].

Bucci:      Povero ragazzo, mi fa una pena....

Zutti:      A me no ! E’ un debole, ha ragione Simona....

Bucci:      Buona quella, che razza di donna è una che illude un uomo al punto da non fargli mai capire se ciò che prova è amore vero o semplice flirt?

Zutti:      Ma che dici tra giovani è logico che ci siano questi amori-prova, nel senso che devono prepararsi, studiandosi, all’amore vero; quello cara mia, quando arriva non guarda in faccia a nessuno, ti stende in un sol colpo. Si vede che tra i due non era scoccata alcuna scintilla.

Bucci:      Aspetta cara Emilia, aspetta un attimo, ma forse tu non sai bene come sono andate le cose tra i due....

Zutti:      Certo che so la loro storia, la sanno anche le pietre in paese....

Bucci:      Allora se permetti ti rinfresco la memoria: devi sapere che quando Carlo era il campione di calcio che tutti conosciamo, era appetito da tutte le ragazze del paese e dintorni, ma lui a quel tempo aveva il suo cuore occupato solo da Simona, ed è stato proprio per questo suo grande amore che Carlo rifiutò le attenzioni di quella poco di buono della Marzia, figlia del Commendator Vercetti, che le avrebbe aperto la via del successo....

Zutti:      E non solo quella........... !!!! (abbozza un sorrisetto malizioso).

Bucci:      Scherzi a parte, ma penso che un uomo che distrugge la propria vita per amore, non debba fare la fine che ha fatto Carlo, e poi la Simona, invece di essere d’aiuto all’uomo che nel rispetto dei sentimenti reciproci ha rifiutato una notte d’amore per

      lei, come ha ripagato Carlo?

Zutti:      Questi fatti non li conoscevo,e mi meraviglio, poiché nessuno ne parla....scusa tu come sai tutte queste cose?

Bucci:      A quel tempo ero molto vicina alla squadra e a Carlo, non ti nascondo che anch’io avevo un debole per lui, e nei momenti più brutti ho cercato di stargli vicino, ma quando lui si è reso conto che anche la sua Simona non gli credeva, anzi dava credito alla versione di Marzia, inveendo contro di lui,è sparito e per circa tre mesi nessuno l’ha nè visto nè sentito. Quando ricomparve, come dal nulla, era già schiavo della droga e di tanti altri brutti vizi, per questo mi fa pena poichè è stato vittima dei suoi stessi sentimenti.

Intanto Carlo è ancora con la testa tra le mani,fuori al bar di Mary [le luci si riabbassano e si riaccendono su Carlo]. Maria, che era ferma sulla porta del bar rientra; intanto dal portone della chiesa esce Don Saverio che vede Cetty  sulla panchina del sagrato con un ragazzo diverso.

Don Saverio:      Perbaccolina ! La scena è la stessa, ma è cambiato l’attore principale. (poi puntando l’indice verso i due ragazzi e rivolgendosi a Pina che sopraggiunge alle sue spalle, in modo scherzoso) Eh ! Eh ! Cara Pina, questa ragazza avrà un futuro come protagonista di qualche telenovelas....(nel dire ciò rientra).

Pina: (capendo fischi per fiaschi,buttando un occhio malizioso alla coppia) E no che nun’ ‘a lass’, nun’  ‘a po' lassà proprio mò ! (rientra anche lei in chiesa).

Cetty:      (visibilmente infastidita dai commenti dei due si alza e prende per mano il ragazzo) Vieni andiamo al laghetto, lì staremo di certo più tranquilli.

I due si allontanano nel vicoletto alla destra della chiesa.

ATTO   I

Scena III

(Carlo e Barbara)

Carlo sta ancora seduto con la testa tra le mani, chino sulle ginocchia, immerso nei suoi pensieri. Dal vicoletto alla sinistra della chiesa giunge Barbara, che accorgendosi del fratello gli si rivolge con aria snob e distaccata.

Barbara:    (forzando la erre alla francese) Ah !....Qui c’è anche la pecora nera.

Carlo:      (alzando appena lo sguardo verso Barbara) Ciao, sorellina, beata te....

Barbara:    (guardandolo con una smorfia schifata) Beata me?....Non ti permetto sai ! Invece di vergognarti, non hai proprio rispetto per il cognome che porti?

Carlo:      (indignato e avendo già subito da Simona,sbotta come morso da una tarantola) Che è lo stesso che porti tu....non dimenticarrlo

Barbara:    Ti odio!..................

Carlo:      (fa per andarsene,ma giunto all’imbocco del vicoletto alla destra della chiesa, si volta verso Barbara e con disprezzo) Ah, dimenticavo, voglio darti qualche consiglio gratis: primo, smettila con quelle arie da gran dama; secondo, parla come mangi; terzo, scendi con i piedi per terra; quarto, vaffanculo tu e il nostro casato!

Carlo esce di scena, mentre Barbara parlotta tra sè.

Barbara:    (impietrita recando sul viso i segni dell’ira più funesta) Cretino....Zotico....Str....stupido! (buttando la borsa sul tavolino del bar) Ecco chi sei, ma da oggi basta. Eh, si ! Basta, non gli dò più confidenza, anzi stasera lo dico a papi e vediamo a chi manda a fare in....(si blocca al sopraggiungere di Maria).

Maria esce dal bar avendo sentito delle voci.Ella appena vede Barbara si accorge che qualcosa non va.

Maria:      Oh, signorina De Taleti, come va? Nervosetta? (abbassando il tono della voce, quasi tra sè e sè) Si vede che oggi deve essere Sant’”IRATO” (riprendendo a voce naturale) Vuol prendere qualcosa, che sò una camomilla?

Barbara:    (cercando di non lasciar trasparire dall’espressione del volto quanto le è accaduto, abbozzando un sorrisetto d’occazione) Ma no, ma no, mia cara Maria, cosa dici, sai sono inciampata all’inizio del vicoletto e per poco non cascavo per terra. Se proprio vuoi, portami un frullato alla papaia, ....anzi no, portami una pina colada,....si una bella pina colada, dai.

Maria:      (sapendo con chi sta avendo a che fare) Mi dispiace, ma oggi non ho nè papaia,nè ananas; però, se vuole, le posso preparare un muskarò.

Barbara:    (non sapendo cosa fosse, ma senza farlo vedere a Maria) Musca...chè ?...

Maria:      MUSKARO’, signorina !  muskarò !

Barbara:    Umm....dici che mi farà bene, dopo lo spavento preso?

Maria:      (con astuzia e molto savoir faire) Si signorina Barbara. E poi carote, limone,arancia e panna magra non potranno farle che bene. (abbassandosi verso Barbara, quasi

      sussurrandole all’orecchio) E poi sa, io ci metto una spruzzatina di zucchero, zenze

      ro e noce moscata, (rialzandosi e ritornando ad un tono normale) il tutto in un bel

      trito di ghiaccio.

Barbara:    (sorridendo) E va bene portamelo.(ciò dicendo, apre la borsa, ne estrae un rotocalco e fa per iniziare a leggere)

Maria:      (si siede accanto a Barbara) A proposito, come sta suo padre? E’ da molto che non lo vedo, sta bene?

Barbara:    (riponendo il rotocalco sul tavolino) Non me ne parlare.(portandosi una mano alla fronte come dire “tra tanti pensieri anche questo”) Non me ne parlare, è un martire del lavoro, sempre a correre tra Londra, Parigi, New York, Tokyo, Pechino. Uh...Uh...conferenze, tavole rotonde, convegni, insomma io e mami, a papi lo vediamo a stento due o tre volte al mese. Però ci chiama tutte le sere, ovunque si trovi.(mimando la composizione del numero telefonico) Tric, tric e parliamo di come abbiamo passato la giornata. (sospirando e fissando il vuoto) Che uomo ! Beato lui, sempre in giro per il mondo.

Maria:      (si china verso Barbara sospirando)

Barbara:    (ricomponendosi con fare infastidito) E allora questa bevanda?

Maria:      (scattando in piedi e balbettando impacciata) Si....ehm, ecco,...uhm...subito la servo.(si gira e va verso l’entrata del bar).

Barbara:    (inizia a leggere il suo rotocalco).

ATTO   I

Scena IV(Don Saverio, la perpetua e i tossici)

Mentre Barbara è intenta a leggere, dal vicoletto alla destra della chiesa giungono parlottando tra loro, Anna Celti e Ciro Massei, giunti all’angolo del vicolo della chiesa, i due si fermano a ridosso di essa, amoreggiando molto passionalmente. Intanto sull’entrata della chiesa c’è Pina che sta avanzando ed alla vista dei due in un primo momento è portata ad urlare per lo spavento, ma poi trattenendosi si nasconde dietro al portone e inizia a spiare i due. Appena capisce cosa stanno facendo, sbuffando come una vecchia vaporiera, rientra in chiesa.

Pina: Sò cos’  ‘e l’atu  munno,....e vide che succede ‘ncopp ‘o sagrato, nun se ne po' cchiù....nu juorn’ ‘e chisto....me ‘ncazz e....!

Don Saverio:      (interrompe Pina, uscendo dalla chiesa e a mò di richiamo non troppo perentorio) Ma ! Pina, ma ! Pina ....

Pina: (ancor più arrabbiata, non udendo bene ciò che le vien detto) Ohe ! Parrucchià, e cherè sta cunfedenza ! Batato a comme parlato, forze so nu poco passata cull’anne, ma songo fresca....como nu sciore ! E vuie ve permettite e me chiammà....mapPINA ! E....NO ! State in peccato murtale, manco Dio va fà passà liscia....(e fa per andarsene).

Don Saverio:      (trattenendola per un braccio e col fare di chi capisce l’ignoranza ma non comprende l’ostentazione della stessa) Ma che hai capito ! Vecchia....(e dicendo ciò si porta la mano destra alla bocca come per bloccare le ultime parole) ....cioè....ehm...insomma, vuoi vedere che da quando ero io che volevo farti un appunto sul modo scurrile che hai in alcune tue espressioni, ora invece sei tu che mi richiami. (alzando il tono della voce) Ho solo detto “Ma Pina !”, staccato, non come hai mal capito tu, è chiaro !

Pina: (umilmente, consapevole d’aver sbagliato, ma con fare di chi vuol cbollire la cosa) Eh, eh, eh, eh ! (volteggiando la mano ed il braccio destro a mò di vortice) E che sarà mai, ho capito male, embè !? Me vuliss’ accidere? E, pò....(volendo cambiare discorso) invec’ e ve preoccupà ca stu muntone e sfravecatura ca sa fà ‘ncopp’ ‘o sagrato so tutte ehm ! ....è meglio ca me sto zitta ! (ciò dicendo si batte ripetutamente la mano destra sulle labbra) Si no, chissà che succede.

Don Saverio:      (a modo interrogativo) Come? , Come? Che cos’è sta nuvità, che altro sta per succedere?

Pina: (abbassando la voce a mò di confidente, e portandosi la mano destra al lato destro della bocca) cos’aldro sta pè succederO !

Don Saverio:      (non riuscendo a sentire) Ah, che dici? , vecchia brontolona alza la voce.

Pina: (con soddisfazione) E po dice che a sorda song’io !

Don Saverio:      (spazientito) Su dai, non perdiamoci in chiacchiere futili, cos’hai da dirmi, PARLA !

      (Pina tossisce, si schiarisce la voce, sputa)

Don Saverio:      (guarda Pina spazientito e schifato) Ma insomma, Pina ! !

Pina: E un momento, tenevo na Ras....

Don Saverio:      (interrompendola più schifato che mai) Si, si, ho capito. Non c’è bisogno di specificare, che schifo....Bvuà ! (ha un moto di vomito)

Pina: Ve vulevo solo dì ca sti trocate hanno scagnato ‘o sagrato pe na casa d’appuntamento. Venene duie, se fermano nbacc’ ‘o muro da chiesa, s’appoiano e fuman....fumene se !

      Se vasano e fumano, e s’astregnano e fumano....fann’ammore e.....

Don Saverio:      ...e fumano....

Pina: No ! c’abbrucia!

Don Saverio:      ...ci abbrucia ???!??? …. Che vuoi dire ?....

Pina: Non votta il fummo ….. ma certamente doppo tanto sfreguliamiento …. eh!… c’adda abbrucia pe’ forza, non cretto?

Don Saverio:      ...ci abbrucia ???….  sfregugliamiento??? Ma insomma si può sapere cosa combinano?

Pina: E commo no!, visto como  sieto …… ( se lo guarda dalla testa ai piedi ) ….. ve dico subbeto che se ne vanno. ….. Però….., commo si nun bastasse, lassano for’ ‘a chiesa na suzzimma, male vista, chello ca nun vuò chello nc’è truove: mezzune, carta, fazzulettine, piezz’ ‘e vestite, serenghe, butteglie avacant, financo pure chillu cose....ca quello cranto prufessore della televisione nun sape maie e chi è.....ehm....comme se chiammano, ah sì so e profitterole !

Don Saverio:      (interrompendo ironicamente) Si e babbà !

Pina: (a bassa voce) Non solo lo sieto, ma lo annummenato anco spisso! (rivolta a Don Saverio)e va buò, ho sbagliate, mo’ nun me l’arricordo; e po' vuie ca sieto struito l’avite certe già capito di che se tratta, nzomma caro Don Saverio, qui fuori, ogni matina, me pare ca ‘nc’è passata na truppa e Mau-Mau. E’ sapite....chille cu n’uosso ‘ncapo e n’ato rint’ ‘o naso, tutta opera di questi trocati ! (rivolta ai tossici) Figli di satana !

Don Saverio:      Scusa, e tu che ne sai che sono loro i colpevoli?

Pina: Lo saccio, lo saccio.....lo saccio ! ....perchè li veco ! (ciò dicendo fa per andarsene, ma Don Saverio fermandola…..)

Don Saverio:      Uè…Uè……allora li spii,.... e poi, scusa,  ma quando li vedi fare queste cose tu, si proprio tu! …..che fai EH!?!?

Pina: Io? … no faccio AH!!!!!

Don Saverio:      come sarebbe?

Pina: Sarebbe che quanno li beche faccio AH! … AH commo a dicere brave, ma che bella cosa che state facendo e……

Don Saverio:      Come, come, come? Che fai tu? Ma non capisci e pure te l’ho detto mille volte, li devi cacciare ! Cacciare VIA ! Anche con la forza se occorre,....CHIARO ! ne quella si mette a fare anche la spiritosa. …..

Pina: Ma vuie che me state ammaccanno, mio signò, vuò vede che a 60 anne m’avessa mettere a fà ‘o piantone, a riseco po' e m’abbuscà comme minimo na quarantina e ...”VAFFANCULO !”, cu rispetto parlanno, NO ! Io non ci stongo !

Don Saverio;      Ue ! Ue ! Ma ch’è oggi, io te faccio recità ‘o rusarie a mo nzitt’a dimane se non la smetti con questo linguaggio FRIVOLO e BACCALAIOLO.....mbè verimmo ! Sorella, ricordati di Nostro Signore !

Pina: Parrucchà, PARRUCCHIA’.....ma c’avimmo a vedè ! Io pozzo pure accumincià a recità ‘o rusarie, ma chiste cà fore, ve spicciate vuie...... (poi con fare snob e lentamente a mò di sfottò) ...e poi, le mie recchie non riescene a supportare ‘e parole ca FRIVONO ‘E BACCALAIOLE.....sapeto ! (gira le spalle a Don Saverio e fa per andare poi si volta di scatto e puntando l’indice verso Don Saverio), Fratello ricordati che sono una  SIGNORA !

     

Don Saverio;      Ma cheste so cose ‘e paZZ ! (rafforzando) cose da PAZZI !!

Pina: (voltandosi di scatto) Don Savè, mo state esagerando ! Poi dito che io teng’ ‘a lengua sporca, e vuie ?

Don Saverio:      (al limite della pazienza e spingendo leggermente Pina con il braccio verso l’interno della chiesa) Ma iesce, iesce, anze trase, trase dinto ! ....ca è meglio, oinì ! E’ meglio pe TE ! Ed è meglio pe MME !

Rientrano tutti e due in chiesa borbottando. Intanto dal bar esce Maria con in mano un vassoio sul quale è poggiato un bicchiere a giglio con il muskarò.

Maria:      Ecco il vostro muskarò, e ditemi, signorina Barbara, come sta madame?

Barbara:    Mami?

Maria:      Si, mam....madame Eleonora....che fà, è sempre attivissima? Anche lei non vedo da parecchio tempo, come mai non viene più a prendere il suo zabajone caldo al grand marnier? forse che non le piace più?

Barbara:    No, no cara Maria, nulla di tutto ciò, è solo che è molto presa da questa benedetta asta di beneficenza a favore dei bimbi del terzo mondo: sai laggiù tra guerre e carestie, qusti poveri negretti muoiono come mosche allo spruzzo del DDT ! E’ una cosa spaventosa, brava mami, sai, fa tanto per loro.

Maria:      Si, si li ho visti per televisione, facevano davvero tanta pena, piccoli innocenti con facce smunte e magre, ma così magre, da far paura ! (ciò dicendo abbozza ad una leggera commozione).

Barbara:    Certo che un vantaggio ce l’hanno sai, (con una risatina ebetica prosegue) non hanno problemi come noi di dieta (ridacchia ancora, portandosi la mano alla bocca) scusa cara ma mi scappa il risottino.

Maria:      (scossa da tanto cinismo, si alza e a bassa voce commenta) Io più che risottino, direi “MACCARUNE”, scemità della casa.No, no, no, chest’è proprio scema ! Tanto cinismo in un così piccolo cervello da oca, il risottino mah ! (arrivata alla porta del bar prima di entrare, non potendoci pensare, si volta e rivolgendosi a Barbara con sarcasmo, sospirando) Eh....(poi continua in modo serioso) penso che a molti di voi invece di fare diete, saune, aerobica ed altre cazzate del genere, farebbe bene un po' di terzo mondo, sì, sì, lo credo proprio ! (non aspetta nemmeno la risposta di Barbara e rientra nel bar).

Barbara:    (sbigottita, appena si riprende, a voce alta in modo da farsi sentire all’interno del bar) Sta cretina di una serva, fa pure la spiritosa, ma io sai che ti faccio, lo dico a

      Mami e non ci metto più piede in questa bettola.

Nel dire ciò, manda a quel paese Maria con un gesto molto eloquente delle mani e va via verso il vicoletto alla sinistra della chiesa

[le luci si abbassano].

ATTO   I

Scena V

(Barbara, Tony e Lisa)

Non ha fatto pochi passi, che Barbara si trova di fronte Tony e Lisa, i quali arrivano ridendo e scherzando tra loro. Alla vista di Barbara, più nera che mai, i due zittiscono, si guardano tra loro con espressione dubbiosa di chi si chiede cosa possa essere accaduto.

Tony: (rivolgendosi a Barbara) Barbara, ma che diavolo t’è successo? Hai l’espressione di chi avrebbe voglia di spaccare il mondo in due....

Barbara:    (con il suo solito modo scostante da aristocratica, ma nel contempo incazzatissima tanto da mischiare l’aristocratico costruito in sè con il genuino senso bucolico-realproletario) Senti Tony, tu mi conosci e sai bene che sono una SIGNORA ! , NATA, CRESCIUTA e VISSUTA ! , ma quando mi si tocca sò diventare anche una LAVANDAIA !

Tony: (per stemperare l’atmosfera tesa) Una SIGNORA LAVANDAIA, vorrai dire.

Barbara:    (non accettando l’ironia) Tony, oh Tony e non ti ci mettere anche tu CAZZO ! E questa è una congiura; quella stronza di una barista bettolaia si prende certe licenze che nessuno, e sottolineo nessuno le ha mai concesso.

      Tu, il mio più caro amico che fai dell’ironia gratuita sulle disgrazie della tua, forse più cara amica. Se non è una giornata nera questa ! (istericamente) Ditemi che sto sognando, datemi un pizzicotto, fatemi qualcosa affinchè finisca quest’incubo !!!

Tony: (con fare più dolce, conoscendo il tipo) Su baby, si scherzava per non rendere ancor più tesa l’aria che ti circonda, e poi cos’è questa storia della barista?

Lisa: (con curiosità) Sì, dai racconta. Ma calmati per favore. E se poi il raccontarlo può renderti ancor più nervosa, lascia perdere,........ lo farai un’altra volta.

Barbara:    (che non vede l’ora di vuotare il sacco) No, no,no! Ecco, sono arrivata alla piazzetta con tanta gioia dentro che non vi dico, e chi vado ad incontrare?........

Lisa: Chi vai ad incontrare?

Barbara:    Non lo immaginate?

Tony: No ! Ma forse è più semplice se ce lo dici, se no sembra un gioco a quiz....

Barbara:    Carlo ! Sì, ....... quel degenerato, miserabile di Carlo !

Lisa: Tuo fratello?

Barbara:    Solo perchè generato dagli stessi genitori, ma come si sà non tutte le ciambelle riescono col buco....

Tony: E quella sera il caro paparino, cercando di fare il buco alla ciambella....(chiudendo l’occhio destro, sporgendo le labbra in avanti e masticando a bocca chiusa verso

      Barbara) ....ci lasciò un ricordino di nome Carlino.

Barbara:    (ancor più irata) Adesso basta ! Non vi voglio dire niente più. Ho capito: qui si ridacchia e si fa dell’ironia sulle mie disgrazie (alzandosi e andando verso il vicoletto alla destra della chiesa) e da oggi a voi due non confiderò più nulla.

Lisa: Ma che fai, vieni qui. Lo sai che Tony scherza. (alzando il tono della voce poichè Barbara è già sparita nel vicoletto) Barbara ! Barbara !

Tony: Lasciala perdere quella matta.                  [le luci si abbassano]

ATTO   I

Scena VI

(Lucia e Marco)

E’ tardo pomeriggio, Lucia è al bar che aspetta Marco e sta sfogliando svogliatamente un libro di scuola. Dopo poco, alle sue spalle arriva Marco che le si avvicina di soppiatto.

Marco:      (coprendole gli occhi da dietro, sussurrando sdolcinatamente) Di chi sono questi splendidi occhioni?

Lucia:      (sobbalza per lo spavento)

Così Marco, sedendole sulle ginocchia, amorevolmente, senza darle il tempo di rendersi conto di cosa stia accadendo, la bacia. Lucia, quasi soffocata dall’impetuosità di Marco nel cercare di sollevarlo riesce a tirarsi indietro col capo e tirare un gran sospiro.

Lucia:      (scherzosamente infuriata) Matto, sei proprio matto, matto da legare. Per poco non mi soffochi. (rabbuiando in volto volutamente e con voce cupa) Stupido !

Marco:      (alzandosi e stando al piacevole gioco) Scusa pucci, ma sai che è tanto il mio amore che ti soffocherei di baci, ustionerei di carezze e ti ammazzerei amandoti ardentemente. (Nel dire ciò cerca di riabbracciare Lucia)

Lucia:      (sfuggendogli gira intorno al tavolino e sempre con aria burbera) No ! No ! Sei proprio matto. Vuoi fare il serio? (svincolandosi da una presa al volo di Marco) E lasciami, può venire qualcuno. Ma si può sapere che hai oggi?

Marco:      Ho che sono talmente felice che tutto mi sembra bello... (mentre parla, dalla chiesa esce Pina, la perpetua, e sbatte un panno pieno di polvere) ....finanche Pina sembra la Lollo.

Pina: (accorgendosi che Marco aveva detto qualcosa a lei) Uè, sbarbatello, che staie a dicere....che io ti ho sentuto sai ! Chi è un POLLO ?

Lucia:      (cercando di smorzare una polemica sul nascere) Niente Pina, niente. Marco ha solo detto LOLLO, non pollo, Lollo come Lollobrigida.

Pina: Ah, sarebbo non solo un “POLLO”, ma pè ghionta e ruota puro “FRIGGIDA” ! Questo è troppe ! E’ meglio ca me ne traso si no ccà succedo il quarantotte ! (ciò dicendo rientra in chiesa)

Lucia:      (rivolgendosi a Marco come a volerlo ammonire) Hai visto scemo, che stavi per combinare? Ci manca solo una polemica con la perpetua; quella già non sopporta nessuno di noi che frequentiamo la piazza.

Marco:      (con fare di chi non considera proprio niente ciò che è accaduto) Ma tu dai anche retta a quella mezza sorda? E poi non sopporta i tossici, non certo noi. Pucci, ma perchè rovinarci la serata? Vieni, ti devo dare una bellissima notizia, vieni qui vicino a me. (fà cenno a Lucia battendo la mano sulla sedia accanto alla sua).

Lucia:      (abbozzando un sorriso malizioso e avvicinandosi a Marco) Allora stasera si brinda? (si siede e con viso serioso ed imperativo) Su, giovanotto, mi dia questa bella notizia.

Marco:      (estraendo dalla tasca una lettera e sventolandola sotto il naso a Lucia) Da oggi il dottor Vanni è direttore dell’ufficio amministrativo con uno stipendio base di quattro milioni, senza l’obbligo del cartellino marca tempo e con tanto di segretaria personale. Eh, che ne dici se a questo aggiungo che tra un anno al massimo mi sposo?

Lucia:      (facendo la risentita e tirandosi da parte) Con chi, con la nuova segretaria? (con la gelosia negli occhi, quasi a voler fulminare Marco) Voglio tutti i particolari: chi è? Quanti anni ha? Da dove viene?.....

Marco:      (sorridendo e riparandosi dagli schiaffetti che Lucia tenta di dargli) Frena, pucci, frena. Non sapevo di questa tua esagerata gelosia.

Lucia:      Scemo non sono gelosa. E’ solo che....

Marco:      E’ solo che, e solo che, che è “è solo che” ? SEI GELOSA e ciò mi piace, mi piace da impazzire, non credevo mi amassi tanto....

Lucia:      Troppo forse, ti amo troppo, stupidone....

Marco:      Ueh! Bella, e mò basta. E’ da quando che sono arrivato che mi stai riempendo di complimenti demenziali, come scemo, stupido; non dimenticare che sono sempre il dottor Vanni dirett....

Lucia:      Diretto in partenza da “bocca Lucia” a “bocca Marco”, trasporto....amore (Lucia tenendo Marco per i capelli dietro la nuca, gli blocca la parola con un caldo bacio)

Marco:      (Marco dapprima cerca di continuare il discorso, ma poi si lascia andare dal vortice di quel bacio)

Maria esce dalla porta del bar e non s’accorge dei due seduti sul lato sinistro del bar.

Maria:      (con in mano tovagliolo, carta e penna) Mi era sembrato di sentire delle voci, mah! Forse mi sarò impressionata. (nel girarsi nota i due) Altro che impressione, questa è compressione a diecimila atmosfere. (abbassando la voce) Non credo che abbiano, per ora, bisogno di qualcosa. (se li guarda ancora con fare compiaciuto) Questi sì che sanno cos’è l’amore. (ciò dicendo rientra nel bar).

Mentre Marco e Lucia continuano ad amoreggiare, arrivano dal vicoletto alla destra della chiesa Tony, Lisa e Barbara. Barbara è la prima a vedere i due amanti.

Barbara:    (con aria stizzata rivolgendosi a Tony) Tony, secondo me è meglio farci quattro passi fino al laghetto e ritornare più tardi. Qui l’aria è molto sdolcinata e ...

Intanto Marco e Lucia, accortisi della presenza degli amici, ricomponendosi si rivolgono ad essi.

Marco:      Barbara, Tony, Lisa, venite che festeggiamo insieme....

Lisa: Si ? .... E cosa dovremmo festeggiare Marco?

Lucia:      La lieta novella....

Barbara:    E sarebbe forse che avete deciso di separarvi ! (accompagna con una risatina per fare intendere che scherza, ma la vena di veleno traspare ugualmente)

Lucia:      Ma che dici ! Al contrario, c’è di nuovo che io ..... e Marco entro l’anno prossimo ci sposiamo.

Duro colpo per Barbara che vede sfumare ogni residua speranza di avere per sè l’amore di Marco, e come un pugno in pieno stomaco, le spezza il fiato, le toglie la parola, si sente svuotare tutta.

Barbara:    (farfugliando) Ehm.... (fa una risatina d’occasione) Ahm...auguri e figli maschi !

Lisa: (felicissima per la notizia, abbracciando Lucia le sussurra in un orecchio) Vi auguro d’essere tanto felici quanto immenso è il vostro amore.

Tony: (stringendo la mano a Marco) Che ti devo dire, ognuno può fare della propria vita ciò che vuole, tu hai deciso per pipa e pantofole, e che siano pipa e pantofole. Scherzi a parte ti invidio, e sì ti invidio, perchè hai avuto il coraggio di affrontare il labirinto oscuro che è il matrimonio. Auguri e che questa scelta risulti la migliore.

Marco:      Grazie Tony. Ma vedi, nella vita c’è un momento in cui ti si propone un bivio e tu sei tenuto a scegliere. Indietro? E’ impossibile tornare ! Si deve proseguire, è allora che hai la sensazione che mille pensieri assalgono il tuo cervello, mille quesiti, mille dubbi, ma poi in un attimo senti un cassino che spazza via tutto e resta solo una soluzione. Sarà quella giusta? Io penso proprio di sì. E poi  lo sai io e Lucia stiamo troppo bene insieme.

Tony: Si, ma vedi, non credo che ciò giustifichi il voler legalizzare una situazione che di fatto si regge bene !

Lucia:      E’ la voglia di mettere alla prova le proprie responsabilità, perchè una convivenza, per quanto salda possa essere, può sempre sciogliersi senza responsabilizzare nessuno nei confronti degli altri, mentre legalizzare col matrimonio prevede una forza ed una presa di responsabilità non indifferente....

Tony: E il divorzio allora?

Marco:      Ma il divorzio non ha gli stessi effetti che può avere una separazione tra due conviventi.

Lisa: Giusto, condivido in pieno. Infatti nella nostra società siamo abituati a giudicare e criticare solo le coppie che divorziano, non si parla mai di separati conviventi e poi la mentalità è rimasta ancora quella di giudicare puttana la convivente e mandrillo il convivente.

Barbara:    Che banalità !, che antiquariato !, che musei!,  ma come fai a dire certe cose Lisa? La convivenza tra due esseri umani è alla base di un buon rapporto di coppia. Se due si amano, si vogliono: che bisogno c’è di sposarsi. E se sbagliano?

      Sì (iratamente) e se stanno commettendo un errore, perchè renderlo irreparabile? Perchè rendere difficoltosa l’interruzione del rapporto? Se domani Marco s’accorgesse d’aver sbagliato, per riparare al guaio fatto dovrebbe non solo attendere tanto tempo, ma tra carte, burocrazia, avvocati, pretori e giudici potrebbe anche pensare di desistere e cercare di ricucire il rapporto. Vi sembra giusto tutto questo?

Marco:      A prescindere che questo non è certo il caso nostro, poichè abbiamo avuto tempo per conoscerci bene e quindi siamo certi che il passo che stiamo per compiere non è avventato, ma vedi convivere è semplice, è banale poichè i due non assumono alcun impegno tranne quello morale, mentre, volenti o nolenti, il matrimonio prevede due impegni: uno personale nei confronti del partner dichiarato alla comunità che ne è testimone e giudice terreno, l’altro morale dichiarato alla presenza del sacerdote dove testimone e giudice è Dio.

I quattro continuano a discutere abbassando la voce.

ATTO   I

Scena VII

(Carlo, Barbara e gli amici)

Dal vicolo alla sinistra della chiesa sopraggiungono Carlo e Cetty, ridacchiando e sbaciucchiandosi. La loro andatura è incerta come se fossero brilli, ogni tanto si fermano, ridono ebeticamente e si baciano con molto carnalità, ma senza amore. Appena giunti alla panchina fuori al sagrato ci si stravaccano sopra: Carlo seduto e Cetty si sdraia poggiando la testa sulle gambe di lui.

Cetty:      Carlo, sei stato favo-lo-SO. (poi alzandosi di scatto e fissando bene Carlo) Ma sei Carlo?

Carlo:      (ridacchiando) Sì, sono Carlo, chi vuoi che sia l’uomo ragno? Sono Carlo, sono Carlo (ciò dicendo si appoggia alla panchina e si addormenta). So-no Car-lo....

Cetty:      (appoggiandosi a Carlo fà lo stesso)

Lisa: Ecco, vedi Barbara, quello è un esempio di convivenza: ......... tuo fratello!

Barbara:    (incazzatissima, quasi nevrastenica) TI PREGO ! Lisa,  ti prego di non nominarlo più. Io non so immaginare papi e mami in che stato depressivo dovessero essere il giorno in cui decisero di concepire quell’essere che tu chiami MIO FRATELLO....phuah !

Tony: Anche se Carlo non fosse tuo fratello, io penso che meriterebbe un po' di comprensione, non dico rispetto, ma COMPRENSIONE !.

Barbara:    Comprensione, e di che? Comprensione per uno che giorno per giorno si consuma, infliggendosi volontariamente, e bada che ho detto e sottolineo VOLONTARIAMENTE !, atroci torture fisiche e psicologiche, a me fa solo schifo. Non riesco a nutrire per lui neanche pietà.

Lisa: Nemmeno il fatto che sia sangue del tuo sangue ti fa pensare a lui come un essere umano che ha bisogno di essere aiutato?

Barbara:    (scoppia in una risata plateale) Ma si vede che tu non conosci quell’essere che tu chiami umano. (continua a ridere).

Marco:      (ferma Barbara che ride) Ora non esagerare, Barbara BASTA! Non mi piace. Scusami se m’intrometto nei tuoi fatti personali, ma credo sia ora che tu valuti più serenamente certe situazioni. Alla fine è sempre di tuo fratello che si sta parlando. Non credo che il fatto non ti sfiori più di tanto e poi sappiamo bene che tu e Carlo, prima che cadesse nel vortice della droga, eravate due fratelli modello, vi stimavate e amavate come pochi.

Barbara:    (alle parole di Marco si intristisce e si siede e resta pensosa ad ascoltarlo)

Marco:      Non può essere svanito tutto nel nulla, ci sarà un filo che vi tiene ancora uniti?

Lucia:      In fondo sai bene che Carlo è colpevole solo perchè è stato debole, altre colpe non ne ha.

Lisa: Tony, ricordi che atleta era?

Tony: Che atleta ! Che fuoriclasse. Pensa che aveva fatto un provino con una squadra di serie A e per quel che ne so mancava solo il placet del suo manager, il quale si sà ....... ..... perchè lo diede negativo.

Barbara:    (quasi in lacrime, ma con tanta rabbia) Per colpa di quella.... (portandosi una mano a tapparsi la bocca) ....mmm.... boccaccia mia, taci. Insomma per colpa di quell’oca della figlia del manager che voleva a tutti i costi avere Carlo tutto per sè, (cambiando espressione e con tono di voce più soft, più dolce) ma Carlo era un nato libero, per lui esisteva solo il calcio, era la sua vita.

      Sapete che ci ha pianto per più di un mese, quando seppe di questo fatto e d’essere stato espulso dall’albo dei calciatori?

Lisa: Deve essere stato come se il mondo gli si aprisse sotto i piedi e lo inghiottisse.

Barbara:    Un dramma, un vero dramma. (ricambiando atteggiamento e con tono di voce più arrogante) Comunque, ha sbagliato. Non si getta una vita in pasto alla droga solo per una sconfitta; alla fine aveva solo perso una battaglia, così facendo ha perso la guerra.

      Lo odio, perchè è stato un egoista, ha pensato solo ed esclusivamente a sè. Gli altri non esistevano: gli amici, la famiglia, IO la sorellina.... (le lacrime le impediscono di continuare).

Tutti si avvicinano a Barbara.

Lisa: (passandole un fazzolettino) Su Barbara, non ti riconosco più, non ci pensare.

Marco:      Lasciala sfogare, Lisa, ne ha bisogno in fin dei conti. Come vedi è sempre vero, come dicevano i nostri nonni, che il sangue dei fratelli si mastica ma non si ingoia.

Lucia:      Bhe, ragazzi, mi dispiace, ma devo lasciarvi, devo preparare un esame molto complesso e non voglio cercare di non  deludere le aspettative di mia madre, sapete quanto ci tiene. (ciò dicendo dà un bacetto sulla guancia a Marco e s’allontana verso il vicoletto alla destra della chiesa).

Lisa: E si che ognuno di noi ha le sue croci, tua madre ad esempio e di una severità unica, ma come fai

Lucia:      E’ mia madre, non dimenticarlo! Ed è a  lei che lo devo se sono al mondo, potrà essere la più severa e burbera mamma del mondo, ma è sempre la mia mamma. .....................   Comunque è tardi io vado, ciao a tutti.

Lisa: Aspetta,  facciamo un po' di strada assieme, devo andare anch’io a casa. Ciao Marco, ciao Barbara.....e su con la vita !

Tony: (avvicinandosi a Barbara) Vuoi che t’accompagni a casa?

Barbara:    No, grazie Tony, grazie. Ma ho voglia di starmene un po' da sola,  (si alza e con Tony saluta Marco)

Tony: (avvicinandosi a verso il vicoletto alla destra della chiesa) Come vuoi ma non t’abbattere, la vita è breve, sappitela godere, ciao !

( Le luci si abbassano)

ATTO   I

Scena VIII

(Marco e Maria)

Marco, rimasto solo, chiama Maria, la barista.

Marco:      Maria ! Maria !

Maria:      (uscendo dal bar frettolosamente) Eccomi, eccomi a servirvi, mi dica signor Marco: gradisce qualcosa?

Marco:      Senti, per stasera mi dovresti mettere in freezer due bottiglie di champagne, ma di quello buono, mi raccomando. E’ possibile?

Maria:      Ma che dite ! Certo che è possibile, possibilissimo. (abbassando la voce, in tono confidenziale) Dite, cosa si festeggia di bello?....AMORE o.....lavoro?

Marco:      Diciamo sia l’uno che l’altro. Sai Mary mi hanno promosso dirigente, che soddisfazione, dopo soli quattro anni di lavoro, dì la verità !

Maria:      Non perchè adesso siete presente, ma io l’ho sempre detto che voi eravate il tipo che avrebbe avuto successo, eh ! (sospira) Certo che dev’essere bellissimo raggiungere certe vette con le proprie forze e senza cedere ad alcun tipo di compromesso....

Marco:      Compromesso? Da noi è una parola che è stata cassata dal vocabolario. O vali, o via ! Ecco il motto dell’azienda in cui lavoro. Sai, il nostro presidente è partito da semplice magazziniere ed è una persona squisitissima.

Maria:      E’ strano però, perchè normalmente chi viene, come suol dirsi, dalla gavetta, è sempre un tipo poco trattabile, sospettoso di tutto e di tutti e....

Marco:      No, no, no ! Lui è tutt’altra cosa: è affidabile, umano, comprensivo. Pensa che l’anno scorso, quando ebbi mia mamma all’ospedale per quel problema che ti raccontai.....

Maria:      Ah, sì sì ricordo, quando venivate qui al bar per fare colazione.

Marco:      Esattamente. Ebbene, per tutto quel periodo non ha preteso da me nulla, operativamente parlando, anzi mi chiamò e mi disse, lo ricordo come fosse adesso: (volendo imitare fa la voce piena e cupa) “Dottor Vanni”, sai ha un vocione baritonale, “Dottor Vanni ho saputo che ha dei problemi familiari;in primis come vanno le cose?” ed io gli spiegai un po' la situazione.Quando finii lui riprese: “Allora da questo momento voglio che lei non si preoccupi più dei fatti aziendali.Si dedichi assolutamente ai problemi di sua mamma..Quando li avrà risolti, e spero prestissimo per sua madre, potrà riprendere la sua attività, nel contempo lei risulterà normalmente in servizio”.Capisci Mary? Normalmente in servizio, cioè senza perdere nè una lira nè la mia posizione in carriera; non è stupendo?

Maria:      Di uomini così questo mondo ne avrebbe bisogno.

Marco:      Non ti nascondo che io lo tengo come modello di vita; anche oggi , quando mi ha

      chiamato per informarmi della nuova nomina, è stato di una gentilezza unica. E’ un vero signore.

Maria:      E’ un vero uomo!

Marco:      Hai ragione.

Maria:      E in amore cosa si festeggia?

Marco:      Bè, vista la mia nuova carica societaria, con Lucia avremmo deciso che entro un anno potremmo anche convolare a nozze.

Maria:      (gioiendo vistosamente) Ma è stupendo, dice davvero? Come sono felice per la signorina Lucia e per lei, naturalmente.

Marco:      La amo più della mia vita. Sai Mary, ogni ora senza lei sembra inutile, è diventata davvero importante per me. La sua presenza, i suoi consigli, il suo amore hanno fatto di me quello che oggi sono.

Maria:      Bè, che sia una bravissima ragazza è vero, ma che i vostri meriti siano da imputare solo a Lucia, questo credo sia troppo. Lei è in gamba anche senza Lucia.

Marco:      Ma che dici Maria !? Non è vero. Io, da quando conosco Lucia, ho imparato ad amare lei e la vita, e per lei ho iniziato a fare tutto quanto, l’ho fatto solo per lei, e con il suo unico aiuto, che a volte si è concretizzato in un semplice “Ti amo” detto al momento giusto. Capisci ora cosa voglio dire Mary? … e già io poi lo dico a te, che sei la consigliera più affabile e preparata che abbia mai conosciuto. Però, ora che ci penso, non mi hai mai terminato di raccontare la tua storia. So che eri una show girl e che stavi per raggiungere le alte vette dell’olimpo degli artisti, ma il come ed il perché ciò non si sia poi avverato, mi è del tutto sconosciuto. ( guarda Maria e accorgendosi che una lacrima le solca il viso …) … scusa Mary, scusa, ho forse detto qualche baggianata?

Maria:      No, no signor Vanni.

Marco:      E non chiamarmi signor Vanni, mi fai sentire un vecchio ed un estraneo. Sai che io ci tengo alla tua amicizia ed ai tuoi consigli che spesso mi sono stati utili, perciò chiamami Marco e basta !

Maria:      Sarà un vero onore per me, come vuole.

Marco:      E dammi del tu !

Maria:      Va bene, se ti fa piacere.

Marco:      Lo pretendo, ma tornando a noi  ho forse detto qualche cosa d’offensivo?

Maria:      No Marco, e che del mio passato cerco di parlarne e farne parlare il meno possibile, poiché e stata tanta la rabbia ed il tormento dei momenti neri trascorsi che ancora oggi ne ho le ferite aperte. Forse un giorno riuscirò a parlarne con il giusto distacco e ti prometto che quel giorno tu sarai il primo ascoltatore della mia tormentata ma bella storia. Ora però devo andare, lo prendi un caffè?

Marco:      Si grazie, e scusa ancora, sai non sapevo e…

Maria:      Fa nulla, fa nulla … vado lo faccio … e torno….

Ciò dicendo gira su se stessa e a mò di militare batte i tacchi e rientra nel bar. Intanto Marco sfoglia il rotocalco che sta sul tavolino.

ATTO   I

Scena IX

(Sabrina e Tullio)

Dopo poco Sabrina e Tullio giungono dal vicoletto alla sinistra della chiesa, parlando tra loro in modo molto agitato.

Sabrina:    (particolarmente agitata) Senti, io non sopporto più questa situazione. E’ assurdo, inconcepibile che due persone che si amano debbano sottostare al giudizio della gente, è assurdo !

Tullio:     Ma cara, secondo te io non vorrei uscire da questo vicolo cieco? Tua mamma non vuole che ci sposiamo perchè sono uno storpio....

Sabrina:    Non dirlo nemmeno per scherzo, questa parola non voglio sentirla più dire, è chiaro?

Ora i due parlano sul sagrato della chiesa.

Tullio:     Ma perchè vuoi fare lo struzzo, perchè preferisci nascondere l’evidenza dei fatti? Io purtroppo sono, anche se per un banale incidente, uno stor....

Sabrina:    (avventandosi su Tullio e tappandogli la bocca con la mano destra) No ! No, ti prego ! Perchè torturarci così, cosa abbiamo o a chi abbiamo fatto del male per soffrire tanto?

Tullio:     A nessuno, ma potremmo farne a noi.

Sabrina:    (stupita) A noi? Hai detto  A NOI !? E come me lo spieghi?

Tullio:     La nostra vita potrebbe essere un continuo inferno. La gente, noi non vorremmo curare, sarebbe, in futuro, il nostro pomo della discordia. Rifletti, sarebbe come una goccia che batte fissa su un granito, col tempo,..... riuscirebbe a bucarlo. Ed è  allora che  noi due saremo messi alla prova. E chi ci assicura che saremmo capaci di ricostruire la parte di granito usurata?

Sabrina:    Noi, il nostro amore, ecco chi ci difenderà; più sarà solido, più sarà inespugnabile.

Tullio:     Ma è proprio questo il punto. Chi ci assicura che il nostro amore riesca a superare tutte le avversità? E se un domani uno di noi due dovesse per un qualsiasi motivo indebolirsi, che ne sarà dell’altro ?! Ci pensi?

Sabrina:    Ci penso quasi tutti i giorni, ma di me sono più che certa e tu, di te lo sei?

Tullio:     Non essere assurda e banale. Oggi è logico che sia tu che io siamo certi perchè lo vogliamo e perchè non abbiamo altri termini di paragone, ma domani? Domani, chi ci garantisce che uno di noi non potrebbe cambiare, e non mi dire che è assurdo, perchè anche se ci fosse una probabilità su un miliardo noi, oggi, da adulti coscienti, dobbiamo valutarla obiettivamente e con estrema serenità.

Sabrina:    Sì, caro, capisco ciò che vuoi dire,ma io penso che se ogni coppia si ponesse questi problemi, oggi nessuno starebbe più insieme, ci pensi?

============================== °§ ============================

Tullio:     No cara, non ogni coppia, ma la NOSTRA coppia, io con i miei problemi e tu con i tuoi. Non dimenticare che viviamo tra la gente, e noi stessi siamo l’uno per l’altra ......... la  gente.  E’ un processo irreversibile purtroppo. E’ il famoso fatto del cane che si morde la coda, c’è poco, o nulla da poter fare. E poi i giudizi della gente nessuno li concepisce........, ma poi, tutti li ascoltano!

Sabrina:    Ma mi spieghi perchè  noi dovremmo pagare colpe che non dipendono dalla nostra volontà?

Tullio:     Perchè il mondo va così. Purtroppo tra le eredità si ricevono anche questi tipi di lasciti.  E certamente non saremo nè io nè tu a poterlo cambiare.

I due parlando si avvicinano al bar. Marco, che li stava ascoltando, li saluta.

Marco:      Ciao Tullio, ciao Sabry, come va? Vi ho sentito discutere animatamente, le solite cose?

Sabrina:    Sì Marco, è diventato un inferno. Io a casa mia e Tullio a casa sua, non ne possiamo più. Chissà quale giorno faccio una follia !

Tullio:     Non lo dire neanche per scherzo non te lo consento.

Marco:      E poi da una persona intelligente e colta come te, non mi sarei mai aspettato una affermazione del genere. Queste sono cose che fanno gli egoisti, coloro i quali non si curano del male che fanno agli altri, ma pensano solo al proprio benessere, anche se per raggiungerlo credono basti togliersi la vita. E’ un parlare che rasenta l’irreale.

      Su capisco che sei sconvolta, ma da qui ad arrivare a certe affermazioni ce ne vuole che ce ne vuole. Su ora dimmi cosa posso offrirvi.

Tullio:     Per me niente, grazie.

Sabrina:    Anch’io non voglio nulla.

Marco:      Ma che state dicendo, una cosina almeno dovete accettarla. Faccio io, va bene?

Tullio:     Se proprio insisti, per me un aperitivo analcolico.

Intanto dal bar esce Maria con il caffè di Marco.

Maria:      Eccoti il super caffè alla nocciola. Oh, salve Sabrina, ciao Tullio, a voi cosa porto?

Marco:      A loro offro io un aperitivo per Tullio e.... ( si volge verso Sabrina )

Sabrina:    Una camomilla, bollente grazie. Credo di averne proprio bisogno.

Marco:      Brava, scelta oculata, Maria presto che abbiamo sete....

Maria:      Torno subito, con permesso. (si congeda e rientra nel bar)

Tullio:     Vedi Marco, è davvero diventato un inferno, una situazione insostenibile. I nostri genitori si oppongono con tutte le loro forze alla nostra unione.

Sabrina:    Ma noi ci amiamo e non permetteremo a nessuno di distruggere il nostro rapporto !!!

Marco:      Lo penso anch’io. Là dove c’è amore, amore vero, non può attecchire il volere di nessuno.

Tullio:     Parole, parole, solo parole. Il punto, caro Marco, è che oggi il nostro è un’amore solido, ma chi ci assicura un futuro uguale ad oggi? Chi può dare a noi la sicurezza che il nostro rapporto resti saldo come ora? Te lo dico io....NES-SU-NO ! Nessuno al mondo perchè la testa dell’uomo è come un equilibrista sospeso nell’aria che volteggia su un cavo d’acciaio. E’ sicuro finchè non si distrae, ma se malauguratamente dovesse distrarsi, basterebbe un lieve venticello a scaraventarlo giù, in basso, dove non c’è più equilibrio, non c’è più saggezza, ma solo voglia di sopravvivere. E dove c’è solo voglia di sopravvivere si pensa spesso solo a se stessi....”mors tua vita mea”. Cosa succederebbe allora? Il nostro amore potrebbe trasformarsi, per uno dei due, in odio, e questo a me non sta bene.

Sabrina:    E’ inutile Marco, è duro come il porfido. Non c’è verso che riesca a comprendere che l’amore vince ogni male....

Maria:      (uscendo con il vassoio, lo poggia sul tavolino) Controlla che c’è tutto (rivolgendosi a Marco che sta per prendere i soldi) No, questo lo offre la ditta, se permetti.

Marco:      No, Mary, non permetto. Questo è lavoro per te ed il lavoro non va mai offerto, quando si tratta di una attività principale. Potevo accettare solo se tu lo facevi per hobby o come seconda attività. Nel tuo caso permettimi di rifiutare e senza offesa, chiaro. Quant’è tutto?

Maria:      Hai sempre ragione tu, e va bene ti porto il conto, un attimo.

I tre iniziano a consumare mentre Maria si avvia all’interno del bar. [le luci scemano lentamente]

ATTO   I

Scena X

(Lucia e la droga)

[luci basse, illuminato solo il vicoletto sulla destra della chiesa]

Sulla panchina del sagrato è seduta Cetty che fuma e fà cerchi con il fumo della sigaretta. Arriva in piazza Lucia [luci su di lei]. E’ in uno stato pietoso, sconvolta, in lacrime, le si legge in volto rabbia paura, sconforto. Cetty la guarda preoccupata, mentre Lucia si siede su una sedia.

[le luci si abbassano e si accendono sulle voci di piazza]

Bucci:      Ecco cosa succede in certe famiglie PER BENE (con ironia) ..........................

      di questo paese onorato, .................. povera Lucia.

Zutti:      Ma cosa è successo?

Bucci:      Davvero non sapete nulla voi ?!

Zutti:      Le giuro di essere all’oscuro di tutto, ma non mi faccia stare sulle spine, cosa è accaduto di così drammatico?

Bucci:      Conoscete la mamma e il papà di Lucia?

Zutti:      Certo, e chi non conosce il professor Augusto, noto luminare e la sua gentile consorte donna Marta, una santa donna tutta casa, chiesa e beneficienza. Io, non per vantarmi, ma conosco molto bene i genitori della Lucia. Insomma, torniamo ai fatti, cosa è accaduto?

Bucci:      Eh, fate presto a dire, con la bocca si può far santi o diavoli tutti gli esseri umani della terra, ma i fatti, i fatti sono quelli che contano, gli incontestabili.

Zutti:      Ma insomma, i fatti?

Bucci:      Bè, Lucia rientrando a casa....ueh Zutti, mi raccomando la massima discrezione, io non vi ho detto nulla e voi non sapete niente, chiaro?!

Zutti;      Chiaro, chiaro, ma ora proseguite.

Bucci:      Dicevo, Lucia rientrando in casa ha trovato....donna Marta (beffeggiando il nome con una mano sul fianco e ancheggiando) con un altro.

Zutti:      Oh per bacco !  Ma voi che mi dite?

Bucci:      No! No! Forse non avete capito, io non v’ho detto nulla e voi non sapete niente, chiaro?

Zutti:      Si, si, si che ho capito, ma sono rimasta esterrefatta. Donna Marta (incredula) una donna di così sani principi....

Bucci:      ....e così loschi fini.

Zutti:      Ma siete sicura di non aver sbagliato persona

Bucci:      Ne Zutti ! Io sono una persona seria e mi faccio i fatti miei, ma quelle rare volte che sò qualcosa su qualcuno è vangelo, chiaro! E’ vangelo. Era lei, certo che era lei, e vi dirò di più. Nel cercare di discolparsi con Lucia, la zozzona ha confessato che era stata costretta a comportarsi così, poichè don Augusto la tradiva a sua volta con una certa dottoressa Vatelpiani Elvira, di Genova, ma operante all’ospedale civile del nostro paese già da quattro anni.

Zutti:      Ma è inaudito,non ci posso credere! Qui si è giunti al capolinea. Se persone come Augusto e Marta fanno di queste cose,....mah !

[le luci si abbassano e illuminano Cetty]

Cetty:      (si alza e va verso Lucia) Lucia che hai? Ti vedo strana !

Lucia:      Cetty, lasciami perdere, per cortesia, ho certi diavoli per capello.

Cetty:      Su, non ti abbatere, a tutto c’è rimedio, solo alla morte no !

Lucia:      Alla morte e a quello che m’è successo !

Cetty:      Esagerata e cosa mai ti è potuto accadere di tanto grave, sarai mica incinta?

Lucia:      Magari !

Cetty:      Problemi di cuore?

Lucia:      Oh senti ma che vuoi, lasciami perdere, lasciami con i miei problemi e vattene!

Cetty:      Sei strana e cattiva, non ti facevo così, sto solo cercando di tenderti una mano, e tu così mi ripaghi? E’ proprio vero che a far bene non sta bene, ma sì, ti ai tuoi problemi.Prima di farlo, però, ti dò un consiglio, anch’ io due anni fa credevo di avere dei problemi irrisolvibili, ma poi qualcuno mi diede un sistema semplice per uscirne ed oggi sono qui davanti a te, senza più l’ombra di un problema.(ciò dicendo fà per allontanarsi)

Lucia:      (ferma per un braccio Cetty e la guarda negli occhi) E qual è questo infuso magico che guarisce da ogni male, sia esso fisico o psichico?

Cetty:      L’erba, mia cara ! L’ERBA !

Lucia:      (ha come un sussulto ed è preda della paura)No, no, no !Ma che sei pazza ! No...o...O ! La droga ??? MAI !

Cetty:      Anch’io la pensavo così, ma poi ho cambiato letteralmente idea.Non è vero che fa male, anzi fa bene e telo dice una che l’ha provata e la prova ancora.E’ come una spazzola, anzi no, è come un’aspirapolvere, che ti pulisce il cervello rigenerandolo e ridandogli pace, serenità ed allegria.(poi abbassando la voce)E quando fai l’amore

      diventa come una marcia in più.(ride sguaiatamente) Non è più l’uomo che ti possiede, ma sei tu che possiedi lui. E’ una cosa che se non la provi non la puoi definire. Ecco vedi, tu fumi?

Lucia:      No, non ho mai provato, e credo che mai lo farò, perchè non mi piace.

Cetty:      Errore, ecco il tuo errore. Come fai a giudicare ciò che non conosci? Eppure sei una donna intelligente, certe affermazioni non sono da te. Una volta nella vita bisogna essere trasgressivi, altrimenti la vita resta ingoduta ed incompiuta.

      Non lo pensi anche tu

Lucia:      Bè in fondo non dici cretinate, forse hai ragione, qualche volta devo provare a fumare. Può essere che funzioni da camante...

Cetty:      Perchè non iniziare proprio stasera che sei così tesa, ed iniziare con un pezzo forte, tanto per voler fare le cose per bene. Guarda la combinazione, ho ancora un po' di roba. Ce la dividiamo, mi farebbe piacere esserti utile. Che ne dici ?

Lucia:      Ma veramente non sò, forse domani, ci devo pensare un po' su. Si forse domani.(si alza e fa per andarsene)

Cetty:      (stavolta è Cetty che prende Lucia per un braccio e la trattiene) E no ! Domani potrebbe essere non solo troppo tardi, ma la roba potrebbe non esserci più ! E allora ? O stasera o mai più. Deciditi se vuoi porre fine ai tuoi problemi, decidi subito.

Lucia:      Vedi è un passo troppo....

Cetty:      Troppo niente, è l’ essere sicuri e padroni di se stessi. Tu sei un’ insicura, ecco la verità, hai paura, una fottutissima paura ti vieta di dire di si ! E’ vero ?

Lucia:      Ma quando mai ! Invece, chi mi dice che non mi stai raccontando un sacco di frottole? E poi non è così, è solo che vorrei avere tempo per rifletterci.

Cetty:      Prima di tutto, di tempo non nè hai, il tuo tempo è finito quando sono iniziati i tuoi problemi. E in secondo luogo, se non mi credi fà come vuoi a me non entra nulla nelle tasche, anzi...comunque decidi, e cerca di farlo in fretta. Certe cose o si fanno subito e bene, o meglio desistere.

Il silenzio cala tra le due donne, lucia abbassa gli occhi e mette la testa tra le mani. Cetty si alza e le passeggia intorno nervosamente. Dopo qualche secondo Lucia si alza e si rivolge a Cetty.

Lucia:      Ma si, sia . Che sarà mai, lo fanno in tanti perchè non dovrei provarlo anch’ io ? Ma sei certa che mi riporterà in una nuova dimensione, facendomi dimenticare questo orrendo mondo in cui ho vissuto e creduto fino ad ora ?

Cetty:      (prendendola sotto braccio ed avviandosi verso il vicoletto alla sinistra della chiesa)Certissima, vieni con me e con LEI, scoprirai un nuovo paradiso.

Si allontanano.[Le luci si abbassano]

ATTO   I

Scena XI

(Tony e Simona)

E’ tardo pomeriggio in piazz. C’è Simona che parla con Tony, i due hanno l’atteggiamento inequivocabile di voler iniziare una storia. Lui le parla passandole le dita tra i capelli, lei con gli occhi bassi lascia fare, ci sta. Tony le è sempre piaciuto ma sa bene che tipo è, quindi cerca di non farlo andare oltre certi limiti.

Tony: (sdolcinatamente) Hai dei capelli stupendi, ma che dico, tu sei stupenda. Simona, perchè non andiamo su da me a bere qualcosa e....

Simona:     (tirandosi indietro impaurita e quasi a far capire che se l’aspettava) E no ! Caro il mio “sciupafemmine” con me non attacca, io certe cose non le faccio e se un giorno dovessi decidere di farle, non le farei per il solo gusto dell’avventura, ma per amore. E’ chiaro? PER AMORE !!! Ma sì, io parlo d’amore con te che sei un materialista senz’anima. Penso che per te l’amore non sia un sentimento, ma un sinonimo di sesso, è vero?

Tony: (un po' seccato, ma anche divertito, abbozzando un sorrisetto) Penso che tu abbia perfettamente ragione, ma vedi senza i tipi come me, le donne come te non avrebbero ragione d’esistere. Io sarò certamente un materialista, ma mi godo la vita in tutte le sue sfaccettature, senza pregiudizi e senza patemi. Tu invece, che conosci l’amore, quello stile ottocentesco, pieno di romanticismo e continui sviolinamenti, tu non sai che in un rapporto di coppia ciò che salda i due è il sesso, in senso materiale ed anche in senso sentimentale. Un bacio, un innocente bacio, può farti capire se il partner è o non è quello che pensavi. Nell’avere rapporti sia l’uomo che la donna acquisiscono esperienza ed imparano a capire l’altro sesso più profondamente. E poi vedi ,tu, la vera te stessa, nemmeno la conosci. La conoscerai nel momento in cui farai del sano e salubre sesso.

Simona:     (tesa più che mai per la piega che sta prendendo il discorso, cerca in qualche modo di deviarne il corso) Tutte banalità. L’amore è amore, ed il sesso è sesso, le due cose sono parallele e convergenti con un unica variante che può esistere sesso senza amore, ma non amore senza sesso. E dato che io preferisco avere rapporti solo con l’uomo che amo, rigetto l’opportunità di fare del sesso con una persona che mi piace solo.

Tony: (prendendo la palla al balzo) Ma allora io ti piaccio?

Simona:     (arrossendo) Non ho detto questo, era solo un esempio.

Tony: (sarcasticamente) Mah ! Sarà come dici, ma io non ne sono poi così convinto....!

Simona:     (decisa) E cerca di convincertene, poichè questo è negozio serio. Chi viene da me deve sapere ciò che vuole, ma soprattutto ciò che voglio e cioè amore, amore, amore, amore, chiaro !

Mentre sta dicendo ciò dal Play Moon’s esce Carlo che, dato il tono della voce di Simona non può fare a meno di sentire e la cosa gli dà enorme fastidio, tanto che va verso i due con passo spedito.

Carlo:      (rivolgendosi a Tony) Sei un Giuda, sai bene che io ci tengo tanto per Simona, perchè ti poni tra me e lei? (gli occhi di Carlo sono pieni di odio ira e sangue) Perchè approfitti del fatto d’essere elegante, alla moda, per rubare le donne agli altri? Chissà qual è il giorno che qualcuno te la farà pagare e a caro prezzo. (dicendo ciò prende Tony per il bavero della giacca e guardandolo fisso negli occhi) Mi fai schifo....sì, mi fai schifo più di me stesso. Io mi rubo la vita da solo, tu rubi i sentimenti degli altri, ti detesto come amico e come uomo.

Tra lo sconcerto di Simona e di Tony, Carlo butta uno sguardo a Simona e va via frettolosamente.

Tony: (dopo l’attimo di smarrimento, si rivolge a Simona)  C’hai capito qualcosa tu?

Simona:     (ancora sbalordita per l’irruzione di Carlo) Beh, vedi, credo....credo d’aver capito. Devi sapere che tra me e Carlo c’è stata una storia, ma è una cosa di tanto tempo fà. Eravamo adolescenti allora e lui era il vero Carlo, non questa larva che ora è stata qui.

Tony: Lo amavi?

Simona:     Sì, devo ammetterlo, lo amavo, ma non è stato un vero uomo, non ha saputo tener fede agli impegni assunti. Prometteva, prometteva e non riusciva mai a mantenere.

Tony: Ma cosa prometteva? Cosa faceva di illecito....

Simona:     Ah è vero, non t’ho detto che l’ho lasciato quando iniziò a drogarsi, e lui ogni giorno mi diceva che avrebbe smesso, ma poi....è stato sempre peggio.

Tony: Io credo che tu abbia sbagliato. Se lo amavi, dovevi stargli vicino....

Simona:     Ma che dici, tu non sai cos’era diventata la vita vicino a Carlo: un continuo mentire, intorno a noi non c’era amore ma falsità....

Tony: Sì, Simona, ti capisco e non ti dò torto, ma ciò che volevo dire è che forse il tuo non era vero amore, forse era affetto, simpatia, ma amore, amore proprio no !

Simona:     Come fai a dire questo se non sai tutti i fatti....

Tony: Cara Simona, non c’è bisogno di conoscere i fatti. La cosa importante è che lui è ed è stato un debole, che si è lasciato travolgere dal turbine della droga. E tu....TU ! Se l’avessi amato con la A maiuscola, non gli avresti teso una mano....ma tutte e due, ed oggi forse sareste la coppia più invidiata del paese. Scusa la crudezza che ho usato, ma questo è ciò che penso.

Simona:     Anche Carlo mi ha mosso le stesse accuse, forse avete ragione, il mio non doveva essere amore !

Tony: Anche perchè l’amore è duro a morire, mentre in te si è spento da parecchio, è vero?

Simona:     Certo, è così. (scuotendo il capo) Penso a tutto il male che ho fatto a Carlo, è orrendo ciò che ho fatto, ma ci pensi (rivolgendosi con veemenza a Tony), ci pensi che donnaccia che sono?

Tony: Su, adesso non fare così, è inutile piangere sul latte versato, meglio è cercare nei limiti del possibile di porre rimedio ai guai fatti, non credi?

Simona:     E come? Non ho la più pallida idea di cosa possa fare ora io per rimediare al male fattogli.

Tony: A volte basta una parola giusta, al momento giusto, per far capire di essere presenti quando l’amico chiama e di difenderlo quando gli altri lo attaccano. Ecco cosa potresti iniziare a fare.

I due lentamente si avviano verso il vicoletto alla destra della chiesa.

[le luci si abbassano sui due]

ATTO   I

Scena XII

(Lucia e il parroco)

E’ da poco tramontato il sole, la piazza è deserta. Dal vicoletto alla destra giunge Lucia, che si ferma davanti alla chiesa, guarda all’interno, poi guarda la piazza vuota. Il suo fare è molto riservato, quasi avesse paura d’essere vista da qualcuno.[Lucia rivolta al crocifisso fuori la chiesa, inizia a cantare “Oh Signore”]. Esce dalla chiesa Pina, la perpetua, che nel vedere Lucia che le dà le spalle.

Pina: Sera, signurì !

Lucia:      (ha un sobbalzo e si volta di scatto,spaventata risponde balbettando) Se...sera, sera cara Pina.

Pina: E che volete dì?

Lucia:      (ricordando la sordità di Pina, alzando la voce) Che cosa?

Pina: Scusate, avete detto sega, sega carabina, che volete dicere?

Lucia:      (alzando la voce) Ma no ! Ho detto SERA PINA, e mò ditemi, c’è Don Saverio?

Pina: Don Saverio?

Lucia:      Sì, c’è, dov’è dentro?

Pina: Abbiamo da poco finito di pulire la sacrestia. Penso ca mò se sta priparanno po' rusario, ve lo chiamo?

Lucia:      (molto indecisa) Bè, veramente gli volevo parlare, che dite è possibile o disturbo?

Pina: E che glielo dovete far vedere a far questo tubo, di che si tratta, dito a mme !

Lucia:      Ahè, mi dimentico che questa è sorda.

Pina: Ah, ve servono ‘e sorde, e cosa doveto comprare?

Lucia:      Pina, chiedo scusa, ma non mi sono spiegata.

Pina: (volteggiando la mano e con in volto diseganta l’aria di chi vuol far capire che è un’inezia) E chest’è, e vuie, pe v’accattà na sfugliata venite a chiedere ‘e sorde a Don Saverio? Se permetteto, ve la offre ie ! (così dicendo mette le mani nel reggiseno e comincia a cercare)

Lucia:      (svilita cerca di fermarla) Ma NO, NO ! Che avete capito, con questa bisogna stare attenti a parlare. Pina, PINA, (ad alta voce)  SCUSATE, POTETE CHIAMARE DON SAVERIO. GLI DEVO PARLARE DI COSA PERSONALE ED URGENTE. GRAZIE.

Pina: Uè, uè e che allucate a ffà, che sò sord’ io? Spiate, per un lievo appilamiento della

      tromba del fallocchio, chesta allucca comm’ e na pazza,....calma bella !.....calma......ho capito, vuoi parlaro con Don Saverio, in secreta privatezza, sareto accontentata, va bene !

Lucia:      GRAZIE PINA....

Pina: E nun’ alluccà ! Vato a chiamarle, aspetta qui, anzi (mostrando la panchina) assiettate là (poi pensandoci su) anze no, no aspetta cca (abbassando la voce) là no, perchè quella è la seggia del peccato, quella è il talame dove si consumo il cienzo per satana (la guarda fissa negli occhi e ripete perentoriamente) LA’....NO ! (fa per andarsene, poi si ferma, si volta verso Lucia) Ah....ma quello Don Saverio è uscito per la passeggiata, comunque crete che non pozza tardare ancora tanto, tu aspettalo qui.

Detto questo Pina torna in chiesa e Lucia inizia a passeggiare nervosamente, sempre più timorosa che possa arrivare qualcuno. Poi si siede sulla panchina e con i gomiti poggiati sulle ginocchia si tiene nervosamente la testa tra le mani. [le luci si abbassano lentamente, mentre Lucia è assorta nei suoi pensieri. Viene illuminato il vicoletto alla sinistra della chiesa].

Dal vicoletto alla sinistra della chiesa si odono le voci della farmacista, della dottoressa e di Don Saverio, che discutono animatamente.

Zutti:      Povera ragazza, sta tentando in tutti i modi di vincere una lotta impari contro se stessa.

Bucci:      Io non ho pietà per lei, è solo colpa sua se è in questa situazione ed è sempre e solo colpa sua se non riesce ad uscirne. Ci vuole una forza interiore enorme per reagire a certe avversità, è vero, ma ci vuole anche una grande volontà e questa purtroppo manca a Lucia.

Zutti:      L’ha promesso a Marco e a Lisa. Io credo che la forza gli debba essere infusa da queste due persone. E poi vedi, è distrutta, ora tenta la carta della fede, lei vuole uscire e vuole essere aiutata.

Don Saverio;      Amiche mie, il Signore è grande ed immensa è la sua bontà. Ma Egli dice, non dimenticatelo, “aiutati che io ti aiuto” e cioè dammi un cenno della tua volontà ed io sarò con te.

Zutti:      Ma spesso, caro reverendo, non basta, poichè Dio usa metterci a dura prova, proprio per purificarci e renderci degni dell’aldilà.

Bucci:      Sì, tutto ciò è giusto, e certo non sarò io a dire il contrario, ma scendiamo nel reale, una ragazza che si dà all’uso di stupefacenti come può rinsavire se ancora ha certi tipi di frequentazioni? Lo sapete che la dolce pulzella potremmo chiamarla DOTTOR JACKILL. Infatti è in grado di condurre la sua doppia vita con estrema disinvoltura. Parliamoci chiaro, in questa faccenda chi mi fa pena è Marco, povero ragazzo, convinto com’è della fedeltà della sua amata. Mah, chissà come andrà a finire !

Don Saverio:      Non esageriamo, non credo che Lucia sia arrivata già al punto che dite e poi a me non sembra vero, viene tutte le domeniche a messa con il suo ragazzo, si comunica. ma vuoi vedere che sono tutti pettegolezzi da strapazzo?

Zutti:      No, no purtroppo è tutto vero. Su questo condivido con la dottoressa per il giusto paragone con il dottor Jackill. Forse quando una persona sta percorrendo una strada sbagliata diventa sempre più scaltra e si crea una crosta sulla pelle che la rende inattaccabile dai buoni sentimenti e dalle emotività libere del cuore.

Bucci:      (s’avvede della presenza nella penombra di Lucia e puntando l’indice verso di lei si rivolge al parroco) Don Saverio, ma quella seduta sulla panca, non è lei, Lucia?

Don Saverio:      Ma sì, è proprio lei. Forse cerca me, scusate amiche mie, il dovere mi chiama. (fa un cenno di saluto e si avvia verso Lucia).

[le luci si abbassano sul terzetto e si riaccendono lentamente su Lucia]

Don Saverio:      Che ci fa qui la mia piccola Lucia?

Lucia:      (ha uno scatto impaurito e nevrotico) Madonna mia, chi è !!!

Don Saverio:      Lasciamo la madonna alle sue cose e dimmi cos’è che t’afflige, perchè sei lì, mi spettavi forse?

Lucia:      Sì padre, io ho bisogno di essere aiutata. (con voce perentoria e supplichevole) Voi dovete aiutarmi, sto peccando, ma voglio uscirne. Ho tentato di tutto, ma il male che è in me è più forte di me. (ciò dicendo scoppia in lacrime)

Don Saverio:      (sedendole al fianco, le prende il capo tra le mani) Su, su non fare la bambina. L’epoca del pianto addosso è finita, ora sei una donna, comportati come tale. (con aria ironica, per sdrammatizzare) Qual è questo male che t’attanaglia? Su dimmi !

Lucia:      (si asciuga le lacrime col bordo della maglietta che ha indosso, poi guarda fisso negli occhi don Saverio) Vede, il fatto è che io....(incerta se voler parlare o meno) no, non posso (fa per alzarsi e scappare via)

Don Saverio:      (trattenendo Lucia per un braccio) Ma dov’è che vuoi andare, è inutile fuggire, non concludi nulla. Dio sa, Lui sa tutto, e se oggi hai deciso di venire da me è segno che vuole che io ti aiuti. Ma cara Lucia, io non sono Lui, io purtroppo sono un uomo come te, a me se non lo dici io mai saprò cos’è che ti afflige. Su parla, se è scritto che devo saperlo, parla.

Lucia:      E’ troppo brutto ciò che ho fatto e che sto facendo, mi manca il coraggio di parlarne.

Don Saverio:      E va bene, vuoi che ti aiuti io?

Lucia:      (fa un breve cenno d’annuizione con la testa, abbassando gli occhi a terra per la vergogna) Forse è meglio. Io vede non volevo, ho cercato con tutte le mie forze, ma qualcosa in me, forse la rabbia, forse lo sconforto, o la delusione, non so nemmeno io

      cosa, ma certo è che qualcosa ha influito sulle mie decisioni sbagliate e sballate. (chinando il capo in avanti e riprendendo a piangere) Cosa ho fatto, cosa sto facendo, mi faccio tanto schifo. Padre, ma non tanto per me, quanto per Marco, poverino lui non sa niente, (riasciugandosi velocemente le lacrime e con voce dura, imperati

      va e grintosa, guardando negli occhi don Saverio) e niente deve sapere. E’ vero, è

      vero che non gli direte nulla? Giuratemelo.

Don Saverio:      (offeso e irato, ma comprensivo del fatto che Lucia non è in sè) Uè, ma a prescindere che niente fino a questo momento hai detto, nulla so io. E poi hai capito che stai parlando con un sacerdote e non con una comara.  IO cara Lucia ho pieno rispetto nelle confidenze che i miei fedeli vengono a farmi e....

Lucia:      (comprendendo l’errore commesso) ....no, no non volevo essere offensiva. Solo che ho paura che oltre a tutto ciò che mi è capitato, ci mancherebbe pure il dover perdere l’amore di Marco. Poi avrei una sola via da percorrere, quella del suic....

Don Saverio:      NON LO DIRE NEMMENO PER SCHERZO ! Non te lo consento sai ! Piccola stupida, la vita tua non è tua, ti è stata donata e non è dato a te di toglierla, e questo dovresti ben saperlo. Perciò via dalla testa certe idee malsane. Ma Santo IDDIO, vuoi farmi capire. Fa una cosa, inizia dal principio, così avrò le idee più chiare.

Lucia:      Va bene, vi racconterò tutto, ma voi sarete comprensivo?

Don Saverio:      Certo, non come Lui, (mostra con lo sguardo il cielo) ma cercherò di fare del mio meglio. Su parla, benedetta figliola, cosa ti assilla, dimmi.

Lucia:      Padre, deve sapere che circa sei mesi fa....,se non sbaglio era di venerdì mattina, sì sì, era proprio di venerdì, essendo saltata una lezione all’università avevo deciso di tornare a casa per studiare, ma giuntavi, stranamente avevo la sensazione che qualcosa non andasse per il verso giusto. L’atrio ed il corridoio erano al buio ed un silenzio tetrale rendeva il tutto ancora più strano. Appena mossi i primi passi nel corridoio, però, udii dei mugolii. Dapprima mi preoccupai che qualcuno in casa stesse male, ma poi nell’affrettare il passo verso la fonte dei “LAMENTI”, man mano che camminavo mi rendevo conto che non erano lamenti, ma mugolii di piacere. Sì padre, erano gridolini di godimento. Pensai a mille cose, ma mai a ciò che mi aspettava oltre quella porta socchiusa. Pensai alla cuoca o a sua figlia, pensai al giardiniere con la servetta della signora Olga, quella del quinto piano, ma mai, mai avrei pensato di vedere dallo spiraglio della porta socchiusa mia madre! ( fissando negli occhi Don Saverio inizia a piangere, Don Saverio le poggia una mano sulla spalla  )..........

      Padre, proprio lei, mia madre, la donna che mi era stata guida morale e spirituale, colei che mi richiamava quotidianamente all’etica e alla vita retta. Sì, proprio lei era lì....stravaccata sul letto, su quello stesso letto che l’aveva accolta come fedele sposa, ( con rabbia ), era lì, e soggiaceva in modo discinto, animalesco e satanico, con il giardiniere, e sul suo volto stravolto dal godimento si leggevano i segni di un piacere unico e ineguagliabile. ( ha una pausa, s’asciuga le lacrime ) 

      Restai impietrita, avevo qualcosa alla gola che non andava nè su nè giù, ma mi stringeva, mi stringeva al punto di soffocarmi. Le gambe sembravano aver perso la loro forza, uno stato di flaccidità mi pervase. Nella mia mente iniziò un turbinio di frasi sconnesse, e come la scena di un film, rivedevo le immagini ultime impresse nei miei occhi scorrere lentamente e soffermandosi sulle espressioni più significative che il volto di mia madre aveva assunto. Socchiusi d’istinto e senza volontà  la porta e come inebetita mi avviai all’uscita. Giunsi in strada e iniziai a camminare e man mano affrettavo sempre più il passo, e più aumentava la velocità, più copiose defluivano le lacrime che rendevano i miei occhi cechi tant’erano umidi. Le mie labbra socchiuse assaporavano quegli umori salmastri e ripetevano: “non è possibile, sto sognando, non è possibile ! Lei, mia madre, l’essere vivente più perfetto, ligio, e morale, lei puttana, più puttana di una baldracca da porto. No, non è possibile !”.

      Invece, era tutto reale tutto così vero da rasentare l’assurdo. Un brivido percorse la mia schiena, iniziai a pensare al domani, sì, al mio domani, un domani che mi si presentava come un bivio. Da una parte il sapere e far sapere di sapere, dall’altra il sapere, ma far finta di non sapere. Un dilemma che mi angosciò tanto da farmi sentire più sola che mai, da farmi vedere un futuro eremitico. Da quanto tempo ero in strada non lo so. Fatto sta che incontrai Cetty....

Don Saverio:      Chi?....La tossica?

Lucia:      Sì, proprio lei che capì il mio stato confusionale ed approfittando di quel mio momento di debolezza, mi si avvicinò. Prima cercò di consolarmi, cercando di sapere cosa mi fosse accaduto, poi come toccasana per curare le mie fresche ferite, mi presentò lo sciacallo che ancora oggi, come un tarlo, mi sta succhiando corpo, anima,  e cervello.

Don Saverio:      Ma chi è costui, un suo amico?

Lucia:      Un suo amico ??? Di più ! E’ l’amico, l’amante, il confidente, il medico e....il becchino. (a questo punto scoppia in lacrime e tenendosi la testa tra le mani, tra singhiozzi prosegue) Non posso più andare avanti così. Padre, la prego, mi aiuti, solo in questi momenti di semilucidità riesco a chiedere aiuto, perchè solo ora riesco a comprendere che questa è una strada senza uscita,....è un vicolo cieco, anzi....un vicolo che porta alla morte dell’anima e del corpo. Mi aiuti padre.

Don Saverio:      (si alza, poi si risiede e lisciandosi il mento con l’indice ed il pollice della mano destra) Cara Lucia, certo che è una bruttissima faccenda, perchè vedi tu ad una persona che ha un mal di testa, dai una pillola e gli risolvi il problema, ma quando un cieco viene e ti chiede di vedere, la cosa cambia aspetto. Il tuo non è nè il primo, nè il secondo caso, poichè è una situazione che si trova al centro di questi due esempi.

      Molto gioco l’ha la tua fermezza, la tua voglia di ritornare a vivere, io posso solo consigliarti di abbandonare certe compagnie, tornare ad una frequentazione più assidua della chiesa. Solo la domenica per te è troppo poco, tu hai bisogno di affidarti totalmente nelle mani del signore per mezzo della preghiera. Se vuoi vieni a trovarmi, sai, quando ti viene quella voglia irrefrenabile che voi chiamate “crisi d’astinenza”. Allora vieni a trovarmi, reciteremo insieme un santo rosario, insieme chiederemo aiuto a Dio per scacciare da te il male. Non ti dò, e non potrei anche se volessi, darti una soluzione farmacologica poichè sai bene che da me si cura l’anima non il corpo, e la tua anima ora più che mai ha bisogno di lavaggi di preghiera, di iniezioni di fede. Non posso e non so dirti e darti altra soluzione: preghiere e serenità, riflessione prima di ogni decisione e tanta fede in Dio.

Lucia:      Ma padre, lei mi parla di fede in Dio, ma Dio perchè mi ha abbandonato, perchè mi ha fatto cadere in questo baratro?

Don Saverio:      Adesso evita di dire corbellerie, cosa vuoi capire tu di disegni divini?....

Lucia:      No padre non mi faccia la predica, io ho bisogno di aiuto reale, non di parole. Io voglio sapere cosa devo fare per uscire da questo tipo di vita che detesto.

Don Saverio:      Lucia, io curo l’anima, è quella che devi tenere pulita e per farlo devi essere forte ed

      avere tanta fede (Lucia fa per interrompere) ....e fammi parlare benedetta, fammi parlare, se non mi fai terminare un concetto come puoi giudicare? Io ti ho ascoltata in silenzio e mai ti ho interrotto. Ora ascolta tu, e zitta !

Lucia:      (capendo di essere in errore, anche perchè in lei la forza della fede è ancora viva) Scusi padre, dica.

Don Saverio:      Oh ! Così va meglio. Ti dicevo che per salvare la tua anima devi trovare tu la forza di far sì che il tuo corpo esca da questo stato di negligenza alla vita, poichè la droga cara Lucia, è il rigetto della vita reale.

      Ora tu mi dicevi che non capivi perchè Dio abbia permesso tutto ciò. Dio ci mette quotidianamente alla prova, e più il nostro corpo è costretto a soffrire, più grande è l’amore che Dio ha per la nostra anima. Paghi su questa terra, con tormenti sacrifici abnegazioni, il riscatto per la tua anima. In poche parole Dio ti permette, a mezzo di queste prove, di mondare la tua anima e quella dei tuoi cari. E sì, perchè spesso Dio colpisce la sella per farlo capire al cavallo. Può darsi che questo tuo momento di devianza voglia essere un segnale per tua madre, per redimerla tu paghi per i suoi peccati e ciò che ora ti può sembrare ingiusto, se ci rifletti, tanto ingiusto poi non è. Lui, Dio, sa sempre ciò che fà e perchè lo fà, e non sta a noi poveri ignoranti capire il fine divino. Noi siamo tenuti per fede, a credere, credere, credere, senza mai chiedere spiegazioni. Ora tu sei in una fase molto delicata della tua vita, sei messa dinanzi ad una scelta, tutto il tuo futuro sta nella decisione che oggi prenderai. Io come vuole il Signore, posso solo dirti che la retta via non è quella che stai percorrendo. Poi sei tu che con il libero arbitrio, donatoti da Dio, sceglierai la tua strada. E’ chiaro ora?

Lucia:      (che a queste parole sembra più serena e convinta, accenna un’ombra di sorriso) Grazie padre, grazie, la voglia di cambiare c’è in me. Devo solo raccogliere tutte le mie forze per vincere la battaglia con questo mostro immondo. Vi chiedo solo di pregare per me e per la mia anima, ne ho tanto bisogno.

Don Saverio:      Va Lucia, non temere, se sei con Dio, anche se perdi, sei sempre vincitore. Va Lucia, va nella pace di Dio, io ti ricorderò quotidianamente nelle mie orazioni.

Lucia si allontana dal vicoletto alla destra della chiesa.

[le luci si abbassano gradualmente su Lucia]

FINE  ATTO   I


ATTO   II

Scena I

(Lucia e Lisa...prova d’amicizia)

Lucia, in preda ad una crisi d’ astinenza, aspetta l’arrivo di Veronica da cui riceverà la dose giornaliera. Intanto, per ingannare l’ attesa, è seduta al bar e sfoglia con disinteresse un giornale trovato lì.

Lisa: (avvicinandosi al tavolo dove Lucia si è seduta) Ciao, come va ?

Lucia:      (con voce scocciata) Come sempre, come vuoi che vada, la solita vitaccia !

Lisa: (sedendosi accanto a Lucia e chinandosi verso di lei) Lucy, a me puoi dirlo, sai che sono una tomba !

Lucia:      (irata, spintonando l’ amica con il gomito) Ma che vuoi pure tu. M’ ero scordata, c’è Fra Cristofaro,(ironizzando) con lei posso confidarmi.(ritornando seria e irata) Ma cosa, COSA ! cosa ti dovrei confidare, EH ?!? Me lo sai dire TU cosa dovrei dirti ?

Lisa: (con calma e in modo confidenziale) Su Lucia, non t’ arrabbiare, so, e sai bene di cosa sto parlando. E’ un po' di tempo che ti osservo ed avendo notato che qualcosa non andava per il verso giusto, da buona amica, quale sai che sono, ti ho seguita e ...

Lucia:      (sospettosa ed incredula) ....e, e cosa ?

Lisa: (continuando) Oh, insomma Lucia, è inutile star qui a girarci intorno. Se vuoi parlarne è bene, altrimenti mi faccio i fatti miei e basta ! Discorso chiuso, ma ti ricordo che in certi casi avere un’ amica con cui confidarsi, come hai fatto sempre, è solo un bene!

Lucia:      (scoppiando in lacrime e poggiando il capo sulla testa dell’ amica) Non ce la faccio più, ma cosa devo fare ? Non riesco più ad uscirne, a volte sembra talmente facile, che penso “ è fatta, ci sono ! “, ma poi ricomincio e vado sempre più dentro, più nel profondo. Che io ne parlo con te, tu cosa puoi fare ? Ho tentato anche a parlarne con

      Don Saverio, sembrava fatta, mi sentivo meglio, ma poi ....

Lisa: (abbozzando un sorriso e prendendo il viso di Lucia tra le mani) Stupida, asciuga questi lacrimoni, da che mondo è mondo molti problemi si sono potuti risolvere solo parlandone, parlandone, parlandone. Ricordati l’ Alfieri : “Volli, volli, fortissimamente volli “ e tu non sei il tipo da mollare, e allora parla, da quando ci sei dentro ?

Lucia:      (balbbettando, asciugandosi le lacrime) Non so un anno, forse meno, non lo so, e poi che senso ha saperlo o meno ?

Lisa: (precisando) Ha senso, ha senso, voglio capire a che punto sei, al fumo ? Spero !?

Lucia:      (coprendosi il viso col fazzoletto e con le mani) Merlbrummmm....

Lisa: (stupita) Ehi, ehi ! Un attimo. Se parli con le mani sul viso non capisco un tubo.(le toglie le mani dal volto) Oh, così va meglio. Stavi dicendo ?

Lucia:      (ancora in lacrime) Merda ! Sono alla puntura.

Lisa: (non capendo) Alla PUNTURA ? E che cavolo è sta puntura ?

Lucia:      (precisando) Lo sballo, l’ ERO, ecco cos’è la PUNTURA, ma sei proprio una frana !

Lisa: (ironicamente) E si, devi scusarmi, ma sai non è che tratto con drogati. (dicendo ciò si  porta una mano alla bocca, in segno di voler far rientrare le ultime parole, e guardando in modo da cercare negli occhi di Lucia un cenno di scusa) Lucia scusa, non volevo e ...

Lucia:      (sicura di sè e sarcasticamente) Scusa di che ? Si, sono una drogata, è vero.Cosa hai detto di tanto offensivo, non so cosa dovrei scusarti. Sono stufa di parlare, me ne vado.(dicendo ciò si alza e fà per andar via)

Lisa: (trattenendola per un braccio, con voce sicura e perentoria) E Marco ?!?

Lucia:      (allibita) Marco ? E che c’entra ora Marco ?

Lisa: (alzandosi e avvicinandosi al volto di Lucia, quasi a sentirne il fiato, con grinta) Marco ! Si Marco, cosa sa lui di questa tua storia ? (un attimo di silenzio.Lucia abbassa gli occhi e Lisa la prende per il bavero con le due mani, scuotendola ripetutamente) Te lo dico io: non sa niente e tu niente gli hai mai detto e niente gli vuoi dire. Ti sembra bello ciò che gli stai facendo ? Lui ti ama ! E tu ti comporti in questo modo assurdo, si può sapere il perchè ?

Lucia:      (liberandosi con forza e decisione, in modo scorbutico) E a te che cazzo te ne frega, si può sapere ? Vai intrigandoti dei fatti degli altri in modo così petulante, ma chi te l’ ha prescritto il medico, o lo fai per diventare una santa ? EH !....Che diritto hai di entrare nella vita di chi non ti appartiene ?

Lisa: (seccata e irata) Ti scuso solo perchè tu ... tu non sai nemmeno quello che stai dicendo, stupida ...

Lucia:      (avventandosi su Lisa) Ma io ti spacco ...

Lisa: (Lisa la ferma trattenendola con la mano alla gola) Ma che spacchi tu che non hai la forza nemmeno di stare in piedi. Non vedi che ti stai logorando il fisico e la mente e poi ... (breve pausa) E poi ... io amo Marco ! (le due si guardano negli occhi, una breve pausa, gli occhi di Lisa carichi di amore e di odio, quelli di Lucia pieni di sconcerto e sorpresa per ciò che Lisa le ha appena confessato. E’ come uno scontro con un iceberg, ma è servito a far rinsavire Lucia che ora segue con attenzione ciò che Lisa le continua a dire) Si, amo Marco, lo amo forse più di me stessa, ma certo più di te, perchè io non gli avrei mai fatto ciò che tu gli stai facendo. Che cretina sono stata, quando per favorire il vostro amore, mi feci da parte. (lascia la presa e le volta le spalle) Colpiscimi ora se credi che non abbia il diritto di intrufolarmi nei fatti vostri. (dicendoi ciò Lisa inizia a piangere in silenzio, e cercando di non farlo capire a Lucia) Ma tu così presa dai tuoi sballi o come cavolo si dice, non ti sei nemmeno conto del male che stai facendo al mio Marco !

Lucia:      (comprende il dramma di Lisa e rivede in lei l’ amica di un tempo. La nebbia che fino ad allora la avvolgeva sembra pian piano diradarsi e poggiandole le mani  sulle spalle la tira a sè) Scusa Lisa. Ti chiede scusa, ma non conoscevo i sentimenti che nutrivi per Marco. Scusami ! Davvero non sapevo, scusa !

Lisa: Non sapevi, non sapevi, che vuoi dire ? Non è questo il punto, sei cinica e meschina. Riesci almeno a capire che non fai del male solo a te, ma anche a chi ti circonda e ti vuole bene ? Se vuoi ti aiuto, ma tu prometti di mettercela tutta, altrimenti racconto tutto a Marco. (Lisa nel dire ciò si gira e sapendo che Lucia è in parte incolpevole, l’abbraccia teneramente).

Lucia:      (quasi commossa) Sì ti prego, aiutami, voglio uscirne, ma Marco non deve saperne mai nulla. Giurami che non glielo dirai mai !

Lisa: Te lo giuro ad una condizione che tu ne esca davvero, altrimenti....

Lucia:      (tremante) No, no, no, ti prometto che ne vengo fuori, ma a Marco....

Lisa: (rassicurando Lucia, carezzandole i capelli) Marco non saprà mai nulla, andiamo ora, abbiamo da fare una lunga strada in salita e piena di erbacce. Andiamo.

[le luci si aabassano sulla scena]

ATTO   II

Scena II

(Voci di piazza)

Bucci:      Che vi dicevo, Lucia è destinata ad essere una drogata a vita. Non riuscirà mai a salvarsi, non ha spina dorsale....è debole, come Carlo, il fratello di Tullio e Barbara....

Zutti:      Che pena mi fa quel ragazzo, così bello così pieno di problemi. E di Lucia hai saputo l’ultima: m’hanno detto che stava recandosi in quella casa per appuntamenti, sai quella che era frequentata anche dal suo papà....

Bucci:      (facendo una faccia molto compiaciuta e volteggiando la mano destra) C’era da aspettarselo...

Zutti:      ...e lì avrebbe dovuto vendere il suo corpo in cambio di qualche dose di droga...

Bucci:      Ah ! Anche questo ora, che depravata; è sempre vero tale madre....tale figlia. Sarò pessimista ma dico che chi casca in quel fosso pieno di letame, puoi lavarlo come vuoi, la puzza gli resta attaccata alla pelle per sempre.

Zutti:      Ma che dici, si vede che non conosci Lucia, chissà come sarà ridotta per arrivare a tanto...

Bucci:      Ma scusa, hai detto stava andando o non è andata, perchè cosa....

Zutti:      Ah, sì ecco, è stata Lisa a salvarla. L’ha fermata giusto in tempo, ora mi auguro che davvero riesca a saltare il fosso.

Bucci:      Fantasie, solo fantasie, ecco cosa sono le tue, cara la mia dottoressa, FAN-TA-SI-E !

[le luci si abbassano sulle voci di piazza]

La campana del campanile batte le quattro di un pomeriggio all’insegna del caldo torrido.

[le luci illuminano il sagrato della chiesa]

Sulla panchina qualcosa si muove....è Carlo che si sta riprendendo dopo l’ennesima “pera”. Sta disteso e sbadiglia svogliatamente, si distende, cercando di appoggiare il piede a terra, ma come se fosse ubriaco, rotola per terra. Appena tocca terra inizia a ridere ebeticamente toccandosi la nuca e cercando di rialzarsi; poi, molto svogliatamente, riesce ad arrivare fuori al bar di Maria.

Lì trova una bottiglia d’acqua sul tavolo, la prende e se la svuota in testa. Ha un sussulto, poi, come un cane dopo un acquazzone, si scrolla l’acqua dalla testa e fa un sospiro di sollievo. Estrae dalla tasca un pettinino e specchiandosi nella porta chiusa del bar si aggiusta i capelli dandosi un aspetto più umano. Intanto dal vicoletto alla sinistra della chiesa arriva un canto di donna, dapprima molto debole, poi pian piano sempre più chiaro. E’ la voce di Emma che con walk-man e cuffia non si rende conto che la sua voce s’ode più del voluto, ignara, continua e non s’accorge nemmeno della presenza di Carlo. Si siede sulla panchina dove prima c’era Carlo e continua a canticchiare la canzone che sta ascoltando, con gli occhi chiusi e sballottando la testa a tempo di musica ed ogni tanto tenta delle fughe arrampicandosi su toni proibitivi per la sua voce. Proprio in una di queste fughe, Carlo, che resta incantato dalla bellezza di Emma, le si avvicina e molto delicatamente le da un colpetto sulla spalla per attirare la sua attenzione, ma nonostante la delicatezza, Emma, che è un tipo molto teso per natura, lancia un grido di spavento tanto forte che spaventa anche Carlo, che con molta calma, le si siede vicino.

ATTO   II

Scena III

(Nasce un amore....Carlo ed Emma)

Carlo:      Heilà, non temere, non sono certo il mostro di Londra....

Emma: No, non sei il mostro di Londra, ma ne hai tutti i modi, e Santo Iddio, non è questo il modo, ma poi chi sei ? Che vuoi ?....

Carlo:      Calma, calma, sono Carlo (alzandosi e allungando la mano destra in cerca della mano di Emma) De Taleti, ai vostri servigi madamigella, posso sapere il vostro onorabile nome ?

Emma: (non riuscendo a trattenersi, scoppia in una sonora risata) No...no! Tu sei un matto, sì, sì tu devi essere di certo il matto del paese, guarda dovevo capitare a fare il mio tirocinio, mah ! (dicendo ciò guarda Carlo che nel frattempo è rimasto chino davanti a lei).

Carlo:      (alza il viso, serio, la fissa negli occhi. Il suo viso nel sollevarsi è giunto a pochi centimetri da quello di Emma, la quale blocca il riso. Quello sguardo le mette addosso un misto di paura e di un certo non so che. Poi Carlo allunga una mano e le carezza delicatamente il viso) Sei bellissima, la tua pelle sembra panna montata, i tuoi occhi racchiudono qualcosa di mistico, di celestiale, d’irreale....mi perdo, sì  nella loro profondità, io mi perdo. Quali montagne dovrò scalare, quali tempeste dovrò affrontare, dimmi, dimmi tu cosa devo fare per avere un tuo bacio, un solo bacio e poi potrei anche morire. Dimmi, dimmelo tu....

Emma: (essendo una delle poche romantiche sopravvissute, resta allibita. Guarda Carlo e non sa se mollargli un ceffone o dargli il tanto agognato bacio. Riesce solo a dire in modo poco convincente) No.....o....oh,....tu sei SCEMO ! Sei lo scemo del paese, è vero ?

Carlo:      Fino a prima che arrivassi tu, sì, ero lo scemo del paese. Ora ho fatto carriera: sono matto, sì sono matto di te. (ciò dicendo tenta di baciarla)

Emma: (ha un momento di lucidità e divincolandosi si alza. Poi con fare di chi si sente offesa) Ehi ! Broccolo ! Tira il freno, per chi m’hai preso, non ti conosco, non mi conosci e....(farfugliando) e...che vorresti fare ?

Carlo:      A prescindere che io, molto correttamente, mi sono già presentato e quindi mi conosci, ma poi che importanza hanno i connotati, o il conoscersi, l’amore è ignorante, analfabeta, cieco e sordo, ma in compenso è infinitamente bello, come bella sei tu fata dispettosa e scontrosa, nonchè sadica e bugiarda.

Emma: (avviandosi al bar che sta aprendo) Ma chi me l’ha mandato a questo oggi ?

Maria esce dal bar e vede arrivare Emma.

Maria:      Buongiorno signorina, voi dovete essere la nuova assistente sociale, è vero ?

Emma: Chiedo scusa, ma da cosa l’avete capito ? (dicendo ciò si guarda il vestito da capo a piedi)

Maria:      No, no, non vi scrutate, non lo portate scritto in nessun posto, è solo una deduzione logica.

Emma: E cioè ?

Maria:      Cara la mia signorina...., scusate com’è il nome ?

Emma: Emma.

Carlo:      (dalla panchina sospirando) Emma....Emma....sei bella come una gemma, Emma !

[ Carlo canta “ Come un fiore “ ]

Emma: Scusa, ma quello chi è ?

Maria:      Una cosa per volta, m’avete chiesto come ho fatto a capire...

Emma: Ah, sì scusate, signora...?

Maria:      Maria, Mary per gli amici. Dunque dicevo, il paese è piccolo, tutti i giovani del paese frequentano o il mio bar o il Play Moon’s e da un mese il parroco ci parla dell’arrivo di una giovane assistente sociale. Unendo i tasselli del mosaico si ha che voi siete quella che stavamo aspettando, dico bene ?

Emma: Benissimo, un applauso alla vostra perspicacia, ed ora ditemi chi è quel ragazzo ?

Carlo intanto sta sulla panchina che guarda Emma e le invia bacetti.

Maria:      (tirando un grosso sospiro  e sedendosi sul tavolino, fa cenno a Emma di sedere accanto a lei. Poi con tono di voce basso) Secondo me, quello è il primo caso che dovete risolvere come assistente sociale, lo vedete....(indica Carlo con un cenno della testa e degli occhi. Emma si sta per voltare a guardare, ma Mria l’afferra per il mento e la gira verso sè) No, che fate, non date a capire che stiamo parlando di lui. (portandosi l’indice della mano destra al naso) Ssss!

Carlo:      Le stai aprendo il cuore, oh dolce Mary, fa come stessi dinanzi a Dio, dille tutta la verità, non tralasciare nessun particolare, altrimenti che razza di “capera” saresti.

Maria:      (alzandosi in piedi) Ma che dite signorino Carlo, la signorina è nuova del paese, ed è in cerca di un appartamentino. Io le stavo proponendo il mio, cosa andate farneticando !

Carlo:      (avviandosi verso il vicoletto alla sinistra della chiesa) Sarò ciò che sono, ma ricordati Mary che non sono nè scemo nè matto come credi tu e (addolcendo la voce) il dolce fior di loto che sta accanto a te, comunque devo andare. Dì alla signorina....”EMMA  !” che l’amore non si costruisce, l’amore E’ ! L’amore è come l’aria, ti circonda, t’avvolge, ti penetra e non te ne accorgi, perciò non stesse lì a rodersi l’anima sull’acquisizione di tutto ciò che mi riguarda, se a lei è successo quello che è accaduto a me, non c’è bisogno di presentazioni. L’appartamento del mio cuore è li

      bero e....non si paga fitto. (scompare nel vicoletto, lasciando Emma a bocca aperta e Maria interdetta poichè ha capito che forse deve tacere).

Emma: (ripresasi) Allora ?

Maria:      Allora che ?

Emma: Come allora che ? Chi è, che fa, e che voleva dire ?

Maria:      Vede signorina Emma, ci sono momenti nella vita in cui uno si rende conto che forse ciò che si reputa giusto sia ingiusto, e ciò che pare ingiusto invece è il giusto. Bè, comunque bando a questi discorsi filosofici, se ha bisogno veramente di un alloggio, ho ciò che fa per lei, le interessa ?

Emma: E no e! Non si fa così, una arriva in un paese dove non conosce nessuno, s’imbatte in un mezzo matto che poi risulta essere un mezzo filosofo, trova una barista disposta a  darle tutti i chiarimenti, poi di colpo, dopo una mitragliata di parole, per me senza senso, cala il silenzio. Ma che è,...paura ?

Maria:      No cara signorina Emma, non è paura, ma correttezza e coerenza, le persone, e lei dovrebbe insegnarmelo, vanno conosciute personalmente e non per sentito dire. Io avrei potuto dire un cumulo di inesattezze sul signorino Carlo, invece è meglio che se lo conosca da solo, non le pare ?

Emma: Forse ha ragione, ma mi tolga solo una curiosità se è possibile, perchè lo chiamate “signorino” ?

Maria:      Perchè appartiene ad una famiglia di nobili, sia da parte di madre che di padre. Il casato dei De Taleti è uno dei più antichi del paese e conta ben otto palle nel blasone. La mamma invece appartiene ai Fortis di Calapinteo, marchesi del Soffione, uno dei casati più ricchi e potenti di tutta la regione. Qualcuno, ai tempi del matrimonio dei due, ebbe a pettegolare che fu matrimonio d’interesse, poichè i De Taleti erano andati in disgrazia economica, comunque sono una coppia perfetta, almeno per quello che ne so. Spero di aver soddisfatto la sua curiosità ora. Per quel che le ho detto prima non mi chieda altro, mi dica piuttosto, è interessata all’alloggio ?

Emma: (annuisce) Certo, certo, mi interessa, anzi se è libero me lo faccia vedere subito, così approfitto per darmi una rinfrescata.

Maria:      E qual è il problema, venga, venga con me.

Ciò dicendo le due donne entrano nel portone affianco al bar.

Dalla chiesa escono Sabrina, Tullio e Don Saverio

Tullio:     (molto galantemente, facendo un cenno a don Saverio) Prego Padre, prego Don Saverio.

Don Saverio:      Ma no, come si dice, prima le donne. Signora Sabrina, prego....

Sabrina:    Ma no Padre, prima voi, per rispetto all’abito.

Mentre i tre discutono su chi deve uscire prima, arriva Pina da dietro a tutti e con sicurezza esce in mezzo ai tre.

Don Saverio:      (urlando) Pina, ma che modi sono questi !

Pina: Preco voi, e preco lei....ccà, caro PARRUCCHIANO !, se fa matina...io, imbecio, debbe lavorare,....e non tengo il tempo di fare i cianci ! E’ chiaro ?

ATTO   II

Scena IV

(Problemi d’amore....Tullio, Sabrina e Don Saverio)

Don Saverio:      Dovete scusarla, ma sapete in fin dei conti è buona, non fa nulla per cattiveria, bisogna capirla e sopportarla, visto che è anche sorda come una campana, se sapeste i guai che mi fa passare, quando stenta a capire ciò che uno dice. E’ un dramma, un vero castigo divino, comunque, tornando a voi, mi dicevate che c’è dell’acredine tra voi e i vostri rispettivi genitori perchè da entrambe le parti v’è disappunto per la vostra unione, è vero !

Sabrina:    Un continuo e tartassante martellamento quotidiano: “ma ti sembra bello, tu un fiore che ti metti con uno storpio”. E questo quando le acque sono calme; se poi si inizia a far sul serio nascono i problemi del domani e cioè: “ma ti rendi conto che se stai poco bene quello non può neanche darti una mano, e se un giorno tu ti accorgessi di aver sbagliato, che fai ? Ti ammazzi o l’ammazzi. Pensaci figlia mia, io parlo per te !”. Insomma padre noi vorremmo da lei un consiglio, poichè anche tra noi due si sono aperte discussioni avverse. Io da parte mia vorrei coronare il nostro sogno anche senza il consenso dei nostri genitori....

Tullio:     Io, invece Padre, vorrei che lei la facesse ragionare, perchè penso che forse sua mamma tanti torti non ha. Lei mi vede, io sono uno stor...

Sabrina:    (con violenza, tappando la bocca a Tullio) Taci, ti ho detto che TU non devi più  pronunciarla quella parola. Taci, taci che è meglio !

Don Saverio:      Ho capito, ho capito (accompagnando i due alla panchina, facendoli accomodare insieme a lui, poi rivolgendosi a Tulio) Ma dimmi TU, tu a vuò veramente bene a sta piccerella ?

Tullio:     Darei la mia vita per amor suo.

Don Saverio:      E allora, non ti si chiede tanto, ma molto meno, ti si chiede di dimostrarle il tuo amore, promettendolo davanti al Signore, altro la piccola non chiede, è vero Sabrina ? (non dando a Sabrina il tempo di intervenire) Miei cari, i genitori devono educare, consigliare e seguire i propri figli, ma sono i figli a prendere poi l’ultima decisione, poichè sono loro che devono sapere cosa fare della propria vita.

      Questo, cari Tullio e Sabrina, indirettamente ce lo insegna DIO, che c’ha creati e poi ci lascia il libero arbitrio. E se lui ce lo dà, perchè non dovrebbero darcelo dei miseri mortali quali sono i vostri genitori ?

Tullio:     Ma Padre, è bello a parlare per voi, che non sapete cosa vuol dire assumersi le responsabilità di una famiglia, voi non l’avete e quindi non sapete cosa vuol dire gestire una famiglia e dei figli....

Don Saverio:      (come se gli avessero attaccato una paletta di asfalto bollente al sedere, s’alza di scatto e con impeto inveisce contro Tullio) Come, come, COME !!! Ma quante corbellerie stai blaterando ? Io non saprei cosa sono le responsabilità di una famiglia e dei figli ? Oh, stolto miscredente, i miei fedeli chi sono ? E la mia parrocchia cos’è ? La mia famiglia ed i miei figli sono i miei parrocchiani, siete voi. Caro il mio saputello, la mia è la più difficile delle famiglie da gestire, hai compreso ! (Tullio si accende in viso per la vergogna e vorrebbe sprofondare, non riesce neanche a rispondere anche perchè non saprebbe cosa dire; Sabrina guarda don Saverio allibita e Tullio con rimprovero) Forse la verità, caro giovanotto è che tu, sì TU non sai assumerti le giuste responsabilità. Allora a questo punto cerchi un capro espiatorio, la mamma, il babbo, la gente, sono scuse....chi è la gente, stolto che non sei altro, chi è la gente ? Lo sai tu ?....No che non lo sai, la gente sei tu, sono io e lei, siamo noi. Fai un corretto esame di coscienza e poi ritorna da me e dimmi sinceramente ciò che vuoi veramente fare. Ora è meglio per voi e per me se ve ne andate. (dicendo ciò si infila in chiesa frettolosamente).

Intanto che i due restano ancora lì interdetti più che mai, s’avvicina Pina che durante tutto il tempo era intenta a ramazzare il sagrato.

Pina: Uè, belli giovani, vuie parite RAZZULLO e SARCHIAPONE(2) , che è stato, che vi è succieso ? Mah, chistu don Saverio cu quatto chiacchiere l’ha mbarzanmate a sti duie? (ciò dicendo si infila in chiesa frettolosamente)

Intanto i due si allontanano nel vicoletto alla destra della chiesa. Dal vicolo alla sinistra arriva Emma, che dà una guardata alla piazza deserta, poi sedendosi fuori al bar prende un quaderno dalla cartellina ed inizia a scrivere. Dopo qualche minuto arriva in piazza Carlo che nel vedere Emma gioisce e dandosi una aggiustatina generale al look, le si avvicina.

(2) Erano i due zampognari che ne “La cantata dei pastori” suonano fuori la grotta di Betlemme.

ATTO   II

Scena V

(Carlo ed Emma)

Carlo:      Buon dì, posso ? (indicando la sedia) O ti dà fastidio ?

Emma: Certo, non mi dà alcun fastidio, anzi la prego.

Carlo:      Perchè hai alzato questo muro tra noi ?

Emma: Non capisco, io quando parli spesso stento a capire, o sono scema o sei troppo enigmatico.

Carlo:      Ecco, adesso il muro è caduto, siamo tornati al TU ! Hai capito ora ?

Emma: Ah sì, scusa, ma sai è la forza dell’abitudine. Ma senti, visto che siamo in vena di chiarificazioni, l’altra volta che volevi dire con quel discorso a Maria ?

Carlo:      No nulla, sai com’è, si dice “a buon intenditor poche parole”, il paese è piccolo, la gente non ha molti svaghi e si diverte a parlare, e parla che ti parla, spesso succede che avendo poco da dirsi, quel poco, per far sì che il colloquio acquisti corposità e durevolezza, dicevo quel poco lo si gonfia al punto da portarlo al limite dello scoppio. Spero di essere stato abbastanza chiaro. Ma basta parlare degli altri, io ho da parlare con te. E’ da quando t’ho veduta la prima volta che ho capito che forse tu eri l’angelo che io attendevo....

Emma: (arrossendo, ma godendo del fatto di essere parte importante dei pensieri di Carlo, tenta di interromperlo) Ma dai, non ricominciare a fare lo stupido, io....

Carlo:      No, mi devi ascoltare, poi pensa bene a ciò che devi dire e parla tu. OK ?

Emma: Va bene, ma voglio precisarti che io in certi principi credo fermamente. Non  sono fatta per le vie di mezzo ed amo la sincerità totale. Ora, se ho ben capito, ti piaccio e ti dirò che tu non mi sei indifferente, ma da qui a ciò che potrà nascere secondo me c’è ancora molta strada....

Carlo:      Ehi, ehi, ma avevamo detto che parlavo io e invece sei partita a fulmine. E’ vero, tutto ciò che hai detto è vero, tutto tranne che un particolare, il tempo. Io non credo nella maturazione di certi sentimenti, quelli o si hanno o non si hanno, a che serve mentirsi a vicenda. Ci siamo piaciuti al primo sguardo, perchè interporre altro tempo tra noi ? Non basta già quello che la natura ci ha fatto perdere ? Io sono certo d’amarti, sei la donna che ho sempre sognato, dolce, bella e preparata culturalmente. Con te avrei vinto un terno al lotto e forse potrei vincere una guerra.... (inizia a parlare con meno determinazione e decisione, vorrebbe dire e non dire) ....ma va bè, queste sono cose personali e....

Emma: E no caro, così non va, non ci sto. Te l’ho detto, sincerità totale. Cosa mi nascondi ? Dimmelo, qualunque cosa sia saprò comprenderti.

Carlo:      E’ proprio questo il punto, riuscirai a capire?

Emma: Guarda Carlo, che questo è il mio mestiere, capire i problemi delle persone e cercare con loro di risolverli. Quindi, se veramente mi ami, parla e vedrai che dopo, tutto sarà più semplice.

Carlo:      Bene, forse è meglio che la storia tu la sappia da me che da altri.

Emma: Mi sembra più logico e giusto, e allora ?

Carlo:      E’ presto detto, anche perchè è inutile che stia a piangermi qui addosso cercando attenuanti nel mio passato, (abbasando il volto) il fatto è che sono un tossicodipendente già da sei anni ...

Emma: (se avessero fatto una doccia gelata ad Emma, migliore sarebbe stata la sua reazione) Un tossico ? ... Da sei anni ... è aa che stadio sei ?

Carlo:      Di tutto, anche “acido”, se non c’è di meglio.

Emma: (stentando a crederci) Ma ... ma ... come è possibile, un ragazzo come te, così sensibile, così....

Carlo:      Così stronzo ! Ecco il termine giusto, stronzo.

Emma: Anche se hai deciso di non piangerti addosso, posso sapere cosa ha fatto scattare la molla ?

Carlo:      Una ragazza ricca, stupida e gelosa, alla quale rifiutai l’amore, non mi piaceva ecco, ed anche se lei era bella, ricca e figlia dello sponsor ufficiale della squadra di calcio ove io militavo, dissi “No !” e lei si vendicò, facendo si che per intercessione del papà, io venissi radiato da tutte le squadre di calcio nazionali ed internazionali per atti di libidine e violenza carnale perpetrata nei suoi confronti, cosa di cui io non sapevo assolutamente niente.

Emma: Sì va bene, ma da qui al passo che hai fatto ce....

Carlo:      Il problema nacque quando mi sentii abbandonato da tutti: amici, compagni di squadra e parenti. Tutti, sì proprio tutti ce li avevo contro, non uno che avesse creduto alla mia versione dei fatti. Ora, a distanza di anni potrei anche dirlo, ma te lo giuro io quella non me la filavo per niente. Mi credi ?

Emma: (quasi imbambolata) Sì certo, ti credo, ti credo.

Carlo:      Poi sai com’è, incontri un amico sbagliato che ti conforta, che ti aiuta a passare, come suol dirsi “ ‘a nuttata” e cadi giù come una pera matura. Ma ti prometto che se m’aiuti ne esco definitivamente. Lo farai ?

Emma: Certo....sì.....ti aiuterò con piacere.

Carlo:      No, no con piacere, da te voglio “amore”, solo tanto amore, ma quello vero, nonl’amore falso di cui mi sono nutrito sin’ora. Voglio un amore mio, certo, sicuro, viscerale, senza patemi e problemi, fatto di comprensione, affetto e rispetto. (prende tra le mani il viso di Emma) Sei disposta ad amare un condannato a morte ?

Emma: (liberandosi di scatto, furiosamente) Non lo dire nemmeno per scherzo. Anch’io forse ti amo, ma se vuoi che t’aiuti veramente anche tu devi aiutare me.

Carlo:      Farò tutto ciò che vuoi, basta che non mi abbandoni. E bada che da te non voglio “PIETA’ ”, ma amore.

Emma: Non so cosa mi stia succedendo, è la prima volta ed è anche contro ogni mio principio di vita, ma credo che il mio sentimento per te non sia pietà, ma forse amore. Mi sei entrato nel cuore con quell’aria schietta e sbarazzina, con quel tuo modo di affrontare la vita. Sì, credo che anch’io ti ami....

Carlo:      (non fa terminare di parlare Emma,standogli vicinissimo e fissandola negli occhi, mentre parla, la bacia.)

     

Emma: (E’ un bacio dolcissimo, pieno di passione e sentimento, che travolge Emma al punto che nel distacco ha una espressione come di chi è stato travolto da un ciclone) Madonna mia che foga, ehi ! Sei tremendo, non ti si può lasciare l’iniziativa, sei un maremoto.

Mentre i due abbassano la voce e parlottano tra loro, giungono Marco e Lisa.

ATTO   II

Scena VI

(Marco, i dubbi)

Marco:      Vedi Lisa, a te posso dirlo, sei una cara amica sia mia che di Lucia, ma io credo che Lucia sia stanca di me, ed abbia un altro uomo....

Lisa: Ma che....che cavolate dici ! Lucia....un altro uomo ! (ridacchia) Ma è l’assurdità più grossa che tu abbia potuto concepire. Lucia forse ha dei problemi, la sai com’è quando è in crisi. Forse questo è un momento no per lei, e tu che sei stato sempre buono e comprensivo, cerca di lasciar perdere le tue fisime e stalle vicino, STALLE VICINO più che puoi, in questi momenti una donna vuole ed ha bisogno di certezze e tu sei l’unica e vera certezza di Lucia.

Marco:      Credi davvero che mi stia sbagliando ?

Lisa: Ma certo stupido, conosco bene Lucia e so ciò che dico.

Marco:      Mah, eppure il suo comportamento negli ultimi tempi è molto, ma molto cambiato: è fredda, è distaccata, sempre musona, dialoga poco, non mi cerca più come prima. Uè, cazzo ! A me sembrano tutti sintomi di tradimento, checchè tu ne dica.

Lisa: Senti Marco io so cosa affligge Lucia:...

Marco:      Oh Santo Iddio, parla allora....

Lisa: Bravo, è proprio quello che non posso fare, glielo promesso. Posso solo dirti che non è ciò che pensi, ed aggiungo, ripetendomi, stalle vicino, STALLE molto vicino ! Ha bisogno di tuttoi il tuo amore per superare gli attuali problemi, non chiedermi altro, sai che ci tengo alle parole date.

Marco:      E va bene, vieni prendi qualcosa al bar.

Ciò dicendo Marco e Lisa, dal sagrato dov’erano, si spostano davanti al bar di Maria; intanto Carlo ed Emma si alzano e vanno verso il vicoletto alla sinistra della chiesa. Quando le due coppie si incrociano, ognuna con i propri problemi, a stento si salutano con un fugace “ciao”.

Lisa si siede e Marco fa lo stesso. Intanto dal vicoletto alla destra giungono Tony e Barbara ridacchiando e scherzando tra loro.

Lisa: (a bassa voce) Mi raccomando, non una parola dei tuoi dubbi con loro, è meglio che i fatti della pentola li conosca solo il mestolo. (strizzandogli l’occhio).

Marco:      Certo certo.

Intanto i due amici giungono vicino al tavolino.

Barbara:    Qui si tuba, o si tituba ? Che sono queste facce, problemi ?

Marco:      No, è solo un po' di stanchezza.

Barbara:    (con vena pungente)  E....la sposina che fà, si prepara ? Sarà un mesetto che non la vedo, fà che vuol farsi suora ? (risatina solitaria)

Tony: Ecco, questa è la nostra Barbara, una mina vagante nel mare dell’amicizia che ci circonda. Attenti a non toccarla perchè potrebbe fare BOOM !

Lisa: Bene, bando alle chiacchiere, che si fà stasera ? Andiamo alla festa sul lago ?

Tony: La festa sul lago ? E chi la organizza ?

Barbara:    Ma che razza di giornalista sei ? Le notizie te le dobbiamo dare noi a te, invece di darle tu a noi. E’ la festa che organizza ogni anno Aldo, il proprietario del localino che sta sul lago.

Tony: Ah ! Sì, hai ragione cocca, me ne ero proprio dimenticato. Embè sì, potremmo andare tutti là stasera, che ne dite ?

Marco:      Io veramente sono molto stanco, vorrei....

Lisa: (pestandogli leggermente il piede sotto il tavolino) Ma sì, non trovare scuse, vieni con Lucia. La serata promette bene, ci saranno tutti stasera, non farti pregare.

Barbara:    Perchè non lo lasci stare, povero Marco, deve riposare per prepararsi bene agli impegni matrimoniali. (risatina)

Marco:      Adesso basta Barbara, non ti sembra di  esagerare ? Sembra che a te dispiaccia la nostra felicità, se hai qualcosa che ti rode dentro, sputa il rospo e non ne parliamo più. E ogni tanto te ne esci con questa risatina, sembra ora di smetterla anche perchè se è un gioco deve durar poco, oh !

Barbara;    Ehi, ehi ! Scusa tanto, non sapevo di intaccare così tanto la tua suscettibilità. Basta, non gioco più sull’argomento, stop ! Off  limits ! Messaggio ricevuto. Comunque che hai deciso per stasera, vieni ?

Marco:      Devo sentirmi prima con Lucia.

ATTO   II

Scena VII

(Marco, le certezze)

Tutti lasciano la piazza, tranne Lisa che resta fuori al bar a leggere una rivista. Dopo qualche minuto, dal vicoletto alla sinistra della chiesa, esce Lucia più fatta che mai, sta con Cetty e ridono entrambe ebeticamente. Sono palesemente sotto l’effetto della droga.

Lisa: (appena vede Lucia ha un sobbalzo, sorpresa e arrabbiata le va incontro) Ancora, ma allora non hai capito niente. (poi inveendo contro Cetty) E tu lasciala stare, non vedi come la stai riducendo ? (fa per tirare a sè Lucia)

Cetty:      (trattiene Lucia) Lasciala tu, stronza, ma dov’eri quando la mia amica aveva bisogno di aiuto ? Eh, dov’eri ? Stronza ! A fare la cascamorta col suo uomo, ecco dov’eri.

Lisa: (irata più che mai, molla un sonoro ceffone a Cetty, poi strattona Lucia a sè e rivolgendosi a Cetty) Meglio che scompari da questo paese tu e la tua mandria di straccia-vite e dimenticati di Lucia. Mi fai solo schifo. (prende sotto braccio Lucia, la porta al tavolino) Ma come ti sei combinata, Lucia. Ma insomma, ora basta, ora chiamo Marco e gli dico tutto. Questa storia non può continuare così. (si alza va nel bar e si ode solo la sua voce) Maria, permetti una telefonata ?

Maria:      Ma figurati, prego.

Lisa: (dopo qualche minuto) Pronto....casa Vanni.....c’è il dottor Marco, per piacere. Ah sì, va bene attendo....(passano pochi secondi)  ...pronto Marco sei tu,....no, no è per Lucia, sì, sì il problema, è ora che tu sappia tutta la verità, vieni presto, ciao !

Mentre Lisa parlava al telefono, Lucia in un attimo di lucidità percepisce il pericolo e scappa via, verso il vicoletto alla destra della chiesa. Lisa esce dal bar e non vedendola la chiama ripetutamente.

Lisa: Lucia, Lucia, ma dove cavolo è andata (va verso il sagrato poi verso il Play Moon’s, scruta dentro il locale. Ritorna sul sagrato dove Cetty è seduta sulla panchina) Hai visto dov’è andata Lucia ?

Cetty:      (sballata del tutto) Il mondo non è bello perchè è una palla, ovvero un coglione (risata ebetica) e Garibaldi che era l’eroe dei due mondi chi era ? Lo sai, no che non lo sai, tu non sai mai niente. Garibaldi che ha rubato tutto l’oro al sud per portarlo al nord era un Ca... (si china quasi addormentata sulla panchina sotto lo sguardo pieno di ribrezzo di Lisa che continua poi a cercare Lucia).

Lisa: Lucia, Lucia.

Mentre sta chiamando Lucia, dal vicoletto alla sinistra della chiesa giunge di corsa Marco, che agitatissimo le va incontro.

Marco:      E allora, cosa è successo, e dov’è Lucia ?

Lisa: Vieni sediamoci, è meglio che ti racconti tutto dall’inizio.

I due si siedono al bar e Lisa comincia a raccontare tutto a Marco.

Lisa: Ti ricordi l’anno scorso quando Lucia sparì per due o tre giorni ?

Marco:      Sì certo, quando andò da sua zia a Roma, zia Agata.

Lisa: Sì, zia Agata era una scusa, la verità è che....

Mentre sta parlando, sopraggiunge Barbara dal vicoletto alla sinistra della chiesa.

Barbara:    (si ode solo la sua voce) E’ un’indecenza, devo parlarne a papi, è un vero schifo....

Marco:      E’ meglio che madame TUMISTUFI non ci veda insieme, appena va via continuiamo...

Lisa: Va bene.

Marco si mette in un angolo buio per non essere visto, intanto giunge in piazza Barbara.

Barbara:    (infuriata più che mai) E’ una cosa orribile, ma bisogna trovare un rimedio, questo paese sta diventando l’alcova dell’oppio, il rifugio dei tossici....

Lisa: Ciao Barbara, ti vedo nervosetta, cos’hai contro i tossici, poverini ?

ATTO   II

Scena VIII

(Marco e Barbara, lezione di vita)

Barbara:    Ma Lisa, parli sul serio ?! Ma non vedi che schifo tutt’intorno, siringhe, mozziconi, aria nefasta, finanche al lago non si può più respirare. Non ti sembra ora di trovare una soluzione a tutto ciò ?

Lisa: Io penso che abbiano molto bisogno di aiuto e non di sermoni, che tu li emargini che ottieni...

Barbara:    E bè certo adesso me li porto a cinema, al pub, e perchè no anche a ballare, ma che sei diventata matta. Io li schifo, a prescindere da mio fratello, non vedi come ho esiliato Lucia...

Lisa: (sapendo della presenza di Marco tenta di farla tacere o cambiare discorso) Ma che t’è parso della festa sul lago di quest’anno ?

Barbara:    (non capendo) Ma che sei scema, che cavolo centra. Ti dicevo, vedi nella storia di Lucia, io chi compiango è solo quel povero fesso di Marco, che nonostante tutto l’ama ancora e non s’avvede neanche che ci son altre più serie e quotate donne intorno a lui che potrebbero renderlo felice, invece di quella puttanella da quattro soldi (ridacchiando) anzi per meglio dire da quattro dosi...

Marco ascolta in silenzio, capisce tutto, ma cerca di controllarsi.

Lisa: Ma che dici Lucia, la nostra cara amica, tu la tratti così...

Barbara:    Ma chi ?  Cara amica, a chi ? Forse a te, io da quando s’è messa con Marco la odio, tutta santarellina, tutta pia e poi è venuta fuori la realtà, la vera Lucia, la zoccola ! Ecco l’ho detto, la zoccola !

Marco a questo punto non può più ascoltare e sbotta, uscendo dall’ombra.

Marco:      Bastarda e spietata razzista, acida pettegola che non sei altro, come ti permetti. Tu non sei nemmeno degna di nominarla la mia Lucia, tu sporca cagna dei bassifondi di un porto inglese dell’ottocento, tu che ti credi d’essere una nobile stile Luigi quindici ed invece non sei altro che una cassapanca per panni sporchi; invece di guardarti dentro, invece di pensare ai tuoi guai familiari, che non sono pochi, ti interessi dei fatti altrui con la prosopopea di voler assurgere a giudice indiscusso e sputare le tue incoerenti sentenze fatte di malignità e millanterie, mi fai schifo, ecco, mi fai schifo !

      Lucia può anche commettere o aver commesso degli errori, ma sono certo, conoscendola, che avrà avuto le sue buone motivazioni. E se è come penso, da oggi Lucia troverà in me tutto l’appoggio e l’amore possibile ed immaginabile, poichè sono certo che i suoi errori sono dovuti a qualcosa che l’ha scossa nella psiche, non come te, meschina donnetta da quattro soldi, che ti nascondi dietro la tua falsa nobiltà d’animo e di stirpe per elargire sproloqui ad ogni piè sospinto, ma non tisei mai accorta che tutti ti sopportano, sì ti sopportano solo perchè non possiamo fare altro. Sei peggio di una serpe velenosa con l’unica differenza che alla serpe io potrei indisturbatamente schiacciare la testa e porre così fine alle sue malefatte, a te purtroppo, devo, anzi dovevo e potevo, solo sopportarti. Ma da oggi basta, si cambia registro, fammi una cortesia se non vuoi finisca male tra noi, non farti più vedere da me, scompari, evita di frequentare i posti che frequento, evita di sostare là dove sto già sostando io, in poche parole cerca di andartene a fà NCULO ! Chiaro stronza !

Detto ciò Marco prende Lisa per un braccio ed entra nel bar. Barbara impietrita, scossa, inizia a piangere, muove lentamente i passi verso il vicoletto alla destra della chiesa, poi giunta all’imbocco del vicolo scappa in lacrime verso casa.

[le luci si abbassano lentamente]

ATTO   II

Scena IX

(La morte di Carlo)

[si illumina solo la panchina dove c’è Cetty che dorme]

Arriva in piazza Carlo, vede Cetty e le si avvicina. Le chiede se ha della roba, Cetty tra dormiveglia gli indica il Play Moon’s. Carlo va verso il locale, entra e ne esce quasi subito con una bustina in mano e si riavvicina alla panchina.

Carlo:      Sai Cettty, è l’ultima pera che mi faccio, poi giuro che smetto, l’ho promesso ad Emma. (armeggia con siringa, cucchiaino e candela per prepararsi la dose) M’ha detto che è una favola, una bomba, sai viene direttamente dalla Colombia, è qualcosa di inverosimile, mezza di questa, m’ha detto, è in pochi secondi sei al settimo cielo.

      Mezza, sì mezza ed io che dovrei fare l’estremo saluto ad una compagnia di ben quattro anni di viaggi lo voglio fare proprio bene, tutta me la sparo, sì tutta così raggiungerò il quattordicesimo cielo, non il settimo, ti pare Cetty ?

Cetty:      Ma Carlo, non essere egoista, spariamocela insieme dai....

Carlo:      Stavolta no, Cetty, stavolta no....parto da solo. (ciò dicendo s’inietta la dose e si siede sulla panchina vicino a Cetty)

Dopo poco, dal bar escono Lisa e Marco.

Lisa: Su Marco, spero che ora sia calmo, eppure tu la conosci Barbara, non la conoscessi, su.

Marco:      E’ una....è una....

Lisa: E’ un’amica che ha dei problemi, ecco cos’è.

Marco:      Come al solito hai ragione, ma come fai ad essere così riflessiva, accorta e calma tu. Io non lo so, sei un portento, se non avessi avuto te a fianco in questi ultimi tempi forse avrei commesso l’irreparabile, grazie Lisa.

Lisa: Chi ringrazia si disobbliga, siamo amici e tanto basta. L’amico, quello vero,, è colui che non solo ti ascolta, ma ti comprende e divide serenamente con te i momenti più difficili, cercando di dare i giusti consigli al momento giusto, altrimenti non è un vero amico.

Mentre i due stanno parlando Carlo inizia a dimenarsi e rotola dalla panchina a terra. ha della contrazioni, poi lancia un urlo lacerante. Cetty impaurita, scappa verso il vicoletto alla sinistra della chiesa quasi scontrandosi con Emma che sta sopraggiungendo.

Emma: Che succede ?!

Cetty:      Carlo, Carlo sta male !

Emma: Oh mio Dio Carlo, Carlo (urlando e cercando di soccorrere Carlo che è a terra) Carlo, amore mio, perchè, perchè....m’avevi promesso che non ti saresti più bucato, perchè l’hai fatto stupido....

Lisa e Marco intanto accorrono e cercano di sollevare Carlo da terra, ma Emma li ferma.

Emma: E’ inutile, è tutto inutile, il mio Carlo sta facendo il suo ultimo viaggio....

Marco:      (già nervoso da prima, prendendo a calci un mozzicone) Maledetta droga, maledetti spacciatori che facciano tutti una brutta fine, perchè deve accadere ciò, perchè....

Emma: No Marco, non è la droga che sta ammazzando il mio Carlo, forse se fosse stata solo quella  l’avrei spuntata, ma Carlo è affetto da un tumore, sì uno dei tumori più feroci che si conoscano, un linfoma che non perdona.

Marco:      Ma sei sicura Emma, com’è possibile, Carlo un ex calciatore....

Emma: (porgendo a Marco dei foglietti) Ecco leggi tu stesso, tre settimane fa avevo convinto Marco a sottoporsi ad un Check-Up completo, è stato dieci giorni al Day-Hospital, ed ecco i risultati.

Marco:      (legge e sbianca in volto)

Lisa: (stravolta) Vieni Marco, corriamo a chiamare un medico, dai vieni. (ciò dicendo tira Marco verso il vicoletto alla destra della chiesa)

Andati via i due, Emma si siede per terra vicino a Carlo e lo prende tra le braccia, baciandolo teneramente sulla fronte.

Emma: Carlo, amore mio, come vivrò senza di te, come farò....

Carlo ha un sussulto, apre gli occhi e vede Emma.

Carlo:      (con voce flebile, marcata dall’atroce sofferenza) Oh Emma, amore mio, scusa ma sto viaggiando per l’ultima volta, appena torno sono tutto tuo per sempre....(tossisce e si lamenta)...Ahi....Oh...

Emma in lacrime tentando di non farsi scoprire che piange, si asciuga di continuo le lacrime.

Carlo:      ...Un bacio, solo un bacio....(si interrompe per i forti dolori e si rende conto che ormai è vicino alla fine)....un bacio....e poi può essere più dolce anche morire. Non piangere Emma, non piangere, non è che la fine dei miei e dei tuoi guai, a volte morire è come rinascere, baciami ora, voglio andarmene col sapore delle tue labra....

Emma si china e dolcemente bacia Carlo, bagnando il suo volto con le sue lacrime....

Carlo:      Sapessi come è dolce andarsene col sapore dei tuoi baci....ciao Emma....ciao....Vita !

[la morte di Carlo, orchestrale]

Emma fissa Carlo che sta per lasciare la vita terrena. Carlo con gli occhi fissi nel vuoto e stretto alla sua Emma inizia la sua agonia.

[le luci si abbassano alla fine del brano musicale che accompagna Carlo fino all’ultimo sospiro]

FINE  ATTO   II


ATTO   III

Scena I

(Marco trova Lucia)

E’ sera, la piazza è deserta e buia, tutti sono al cimitero per l’estremo saluto a Carlo, il paese si stringe intorno ai parenti per la prematura perdita....

(voci di piazza)

Zutti:      Avete sentito i commenti al cimitero, quanta ipocrisia, quanta ipocrisia.

Bucci:      Certo in queste occasioni vien fuori l’egoismo dell’uomo che per farsi bello se ne esce con frasi del tipo “se ne vanno sempre i migliori”, ma se fino a ieri Carlo era la pecora nera della famiglia.

Don Saverio:      Giusto, ed allora o mentivano ieri, o mentono oggi. Io propendo più per la seconda ipotesi, e poi avete visto il padre e la mamma.

Zutti:      Sì, sì e come no, erano lì fermi come fusi, imperterriti seri, quasi come se non fossero che conoscenti della salma. Questa cosa mi ha fatto molto male, penso a come il ragazzo abbia dovuto soffrire la sua esistenza in famiglia.

Bucci:      E la sorella, l’avete vista, sconvolta, non riusciva a trattenere le lacrime tant’era commossa, sarà realtà o finzione ? Ma....

Don Saverio:      Penso che sia reale, in fondo Barbara non era quello che voleva sembrare, i suoi sentimenti erano ben diversi e mi dispiace sia dovuto morire il fratello per farglieli venir fuori. Vedrete che è come dico, Barbara è cambiata, e cambierà ancora.

Zutti:      Speriamo....

[le luci si abbassano fino al buio totale]

ATTO   III

Scena II

(Marco scopre Lucia)

[si accendono le luci molto tenui]

E’ sera inoltrata, fuori al bar nella penombra qualcuno armeggia e sta per spararsi una fiala. E’ Lucia che molto nervosamente, essendo una delle prime volte, sta iniettandosi una dose. Appena terminata l’operazione, s’accascia sul tavolino. Intanto dal vicoletto alla sinistra della chiesa s’odono dei passi, è Marco che appena giunto in piazza si guarda intorno come a voler cercare qualcuno. Quando si avvede di Lucia, si avvicina.

Lucia:      (nel sentire i passi avvicinarsi, alza la testa e guardando l’ombra che si avvicina) Chi sei bel moro, se mi dai un bel centone sarò molto carina con te, che dici me lo dai?

Marco:      (sbigottito) Ma Lucia, che dici Lucia, sono io Marco, che hai fatto.

Lucia:      (tenta di alzarsi aiutata da Marco, ma casca a terra tirandosi addosso lo stesso Marco) Bello, sì sei proprio bello, sei il mio tipo, giovane e non bavosi come quelli che mi volevano presentare Veronica e Cetty, puah ! Che schifo, vieni che ti faccio impazzire, con te mi piace, dai non fare lo schizzinoso su....

Marco:      Pazza, tu sei diventata pazza, lasciami e ritorna in te, Lucia, (con voce imperiosa e sicura) Lucia basta !

Nel dire ciò Marco si alza di scatto e tenta di sollevare anche Lucia, che in un momento di lucidità, s’avvede che la presenza non è a lei sconosciuta, anzi, man mano che lo guarda si accorge con chi sta parlando. Tenta di ricomporsi, ma nell’alzarsi, aiutata da Marco, sviene.

Marco impaurito la tiene tra le braccia e la trascina verso la chiesa chiedendo aiuto.

Marco:      Lucia, Lucia che hai, su non fare così, mi fai paura, ti prego. Oh mio Dio, aiutatemi....Pina, Son Saverio, vi prego rispondete, Pina.

S’apre il portoncino della chiesa ed esce Pina.

Pina: Ma che sta succerenno, oh Signore benedetto, che l’avite fatto, mascalzone !

Marco:      (urlando) Pina corri a chiamare un medico, è svenuta, fai presto....

Pina: Eccomi, volo. (prende il vicoletto alla destra della chiesa e va a chiamre il medico)

Intanto Marco si siede sulla panchina tenendo Lucia in braccio, le carezza e le bacia la fronte. Dopo qualche istante Lucia si riprende.

Lucia:      Marco, oh amore mio, sei tu. Che è successo ?

Marco:      Ma davvero non ricordi nulla ?

Lucia:      Cosa dovrei ricordare ?

Marco:      Ma come, eri al bar sotto l’effetto della ....

Lucia:      No, amore non dirlo, non so che mi stia succedendo ma....

Marco:      So tutto, so tutta la storia amore, io t’aiuterò e vedrai che insieme con tenacia e tanto amore, vinceremo...

[canzone (duetto): “Ce la farai”, alla fine del brano le luci si abbassano sulla coppia che si scambia un tenerissimo ed appassionato bacio]

ATTO   III

Scena III

(Barbara cambia)

[le luci illuminano la piazza che è deserta]

Dal vicoletto alla destra della chiesa, s’odono le voci di Lisa e Barbara, che stanno giungendo in piazza.

Lisa: (appena giunta in scena con Barbara) Barbara, io credo che ora tu stia esagerando, dalla morte di Carlo non ti riconosco più, sei più chiusa, ti si vede poco in giro. Penso che la perdita sia grave, anzi gravissima, ma la vita continua e....

Barbara:    No !, mia cara Lisa, no ! Non continua, ma cambia, cambia tutto, ci sono momenti nella vita che ti accorgi d’aver sbagliato tutto, d’aver sbagliato impostazione, t’accorgi s’essere stonata, d’essere presente ma in una dimensione diversa da quella in cui vivono gli altri. E mentre prima credevo fermamente di essere io la giusta, io l’esempio da seguire, mi sono resa conto che io non vivevo, ma recitavo la mia vita, (con un moto d’ira verso se stessa) mah ! Quanti anni della mia inutile esistenza ho buttato al vento, e perchè poi ? Per cosa ? Ora posso dirlo, per nulla ! Capisci Lisa, per nulla, che cretina, che imbecille sono stata.

      La cosa più assurda in tutto questo è che io credevo di essere al centro dell’attenzione, d’essere la luce per voi amici miei, ed invece per molti di voi sarò stato lo zimbello, il soggetto, la VAMP,  quella da prendere con le pinze, ma ci pensi Lisa... (la commozione le prende la gola e le strozza le parole) io...io...non sono così, sai io non ero e non sono così, vi prego aiutatemi, voglio cambiare....

Lisa: Basta poco Barbara, sii te stessa, sii quello che veramente sei dentro, e vedrai che tutto cambierà.

Barbara:    Sì hai ragione, basta con la vita costruita giorno per giorno, voglio come canta Vasco, una vita spericolata fatta di momenti reali e programmando solo delle mete da raggiungere per il futuro, e le mie mete saranno quelle di aiutare chi opera nel campo della ricerca sui tumori, è lì il futuro di noi giovani. Che egoista sono stata, a volte anche maligna e malvagia, ma ora basta.

Lisa: Ed io, come credo anche i nostri amici saremo ben lieti di aiutarti, ma promettimi di uscire da questo stato di introversione e vittimismo in cui ti sei calata.

Barbara:    Certo Lisa....da oggi anch’io ci sarò.

Dai due vicoli arrivano gli amici: Tony, Marco, Tullio, Lucia, Simona, Sabrina ed Emma che si siedono fuori al bar di Mary. [Barbara canta “Ci sarò” rivolta agli amici del bar] Tutti abbracciano Barbara. [il refrain finale viene cantato da tutti in coro e le luci scemano con lo scemare della canzone].

ATTO   III

Scena IV

(Sabrina e Tullio, monologo di Sabrina)

[le luci si riaccendono sulla piazza]

Fuori al bar di Mary sono seduti Sabrina e Tullio.

Tullio:     Cara, non essere triste, anche per me sai è una cosa orrenda, ma è per il bene comune, purtroppo noi viviamo in un contesto sociale che non ci permette di comportarci come vorremmo, siamo legati a certe situazioni che ormai sono congenite, ce le portiamo addosso dalla nascita ed a cui siamo legati con un invisibile cordone ombellicale, perciò dammi retta, la soluzione che abbiamo scelto è la migliore per noi e per gli altri....

Sabrina:    Tullio, Tullio, come puoi parlare così, forse tu avrai anche ragione, anzi per logica hai certamente ragione, ma l’amore, caro Tullio, l’amore ha una sua logica illogica, che non segue nè regole nè tanto meno usi e costumi del luogo in cui vivi. E poi s’è sempre detto la vita è nostra, freghiamocene degli altri, ed ora tu mi vieni a dire che abbiamo fatto ciò che dovevamo fare.

      Sappi, caro Tullio, che ho accettato la tua proposta solo perchè  ho capito che forse il tuo per me non era vero amore....

Tullio:     Ma che dici Sabry, sai che ti adoro....

Sabrina:    Taci, hai sempre parlato tu, ora lascia parlare me, voglio esprimere il mio giudizio sulla nostra faccenda con la preghiera di non essere interrotta, almeno questo concedimelo.

Tullio:     Sì, ma non accetto che tu pensi che io non ti ami e...

[Canto: Sabrina canta “Questo è amore”]

Sabrina:    Forse m’amerai pure, ma in un modo che io non condivido. Vedi Tullio, l’amore è come una moneta, ha due facce: una raffigura la certezza, il sentimento ed il sesso; e come effige ha il nulla poichè queste cose non sono rappresentabili in alcun modo che ne renda giustizia. Poi c’è l’altra faccia ove sono rappresentati la voce della gente che ci circonda e la speranza; ed anche queste cose sono rappresentate per ugual ragione delle prime, dal nulla. Ora tu mi dirai: “e come si fà a sapere qual è  l’amore per cui si è pagati ed appagati ?”....è semplice, basta guardare attentamente le facce della medaglia, là dove vi si scorge il proprio viso netto e chiaro, quello è il lato del nostro amore. Purtroppo noi due ci amiamo tanto, ma stiamo sulle opposte facce di questa moneta, è chiaro. Non chiedermi altro, meglio lasciarci così senza altre parole inutili. I fatti sono, purtroppo per noi, questi e sono inalterabili ed immodificabili, quindi tutto ciò che segue e seguirà sarà, per il nostro rapporto, solo una inutilità,. Ciao Tullio.

Sabrina lascia Tullio senza parole, seduto al bar e s’allontana entrando in chiesa ove si sta per celebrare il matrimonio tra Marco e Lucia.

ATTO   III

Scena V

(Il matrimonio di Marco e Lucia)

Dai due vicoli arrivano tutti i personaggi ed entrano tutti in chiesa, solo Barbara e Lisa si fermano sul sagrato ad aspettare gli sposi. Dopo qualche attimo arriva Marco elegantissimo e sorridente.

Lisa: Sei stupendo !

Barbara:    Sono tanto felice per te e Lucia, credimi sono tanto felice. Finalmente coronate il vostro sogno dopo tanti patimenti, e scusami per il mio comportamento, sono stata di una assurdità unica, scusami e perdonami se puoi....

Marco:      Ma che dici Barbarella, oggi perdono tutti, e poi so che sei cambiata, e so anche che da oggi la tua vita sarà più rosa, come la mia da oggi. Sto contando i minuti, i secondi che mi separano dal fatidico “sì”, non posso ancora capacitarmi che sia tutto vero.... (poi girandosi verso Lisa) Sai che ho trascorso una notte in bianco, non ho chiuso occhio. Era troppa la felicità che usciva da tutto il mio corpo che mi sembrava di vibrare in continuazione, avevo paura che prendendo sonno al risveglio tutto ciò fosse stato solo un bellissimo sogno.

Lisa: Ti si legge in viso tutta la tua gioia. Ma dimmi la sposa ?

Marco:      Le ho telefonato poco prima di uscire, mi ha detto che stava per scendere, quindi credo che a minuti sarà qui.

Dal vicolo alla sinistra della chiesa s’ode un vociare di auguri e....

Lisa: Eccola, Marco, eccola, preparati a riceverla.

Lucia entra in scena  nello splendore del suo abito da sposa, Marco è esterrefatto dalla sua bellezza e le porge il braccio. Poi al suono della marcia nuziale entrano in chiesa.

[le luci si abbassano lentamente e si odono solo le voci]

Don Saverio:      Vuoi tu, Marco Vanni, prendere per tua legittima sposa la qui presente, Lucia Nedi ?

Marco:      Sì, lo voglio.

Don Saverio:      E vuoi tu, Lucia Nedi, per tuo legittimo sposo, Marco Vanni ?

Lucia:      Sì, lo voglio.

Don Saverio:      Vi dichiaro marito e moglie. Lo sposo può baciare la sposa.

ATTO   III

Scena VI

(Tutti in piazza, esce Sol-Do)

[Le luci sono spente]

Si ode un vociare di gente che popola la piazza.

[le luci si accendono lentamente e si illumina la piazza]

Tutti i personaggi sono in scena, formando un unico gruppo che dialoga. Dopo poco si ode una voce dal vicolo alla destra della chiesa, è la voce di Sol-Do.

Sol-Do:     (partendo a bassa voce e poi man mano aumentando il volume) Date, date ciò che volete, ma date a chi opera nella ricerca, date, perchè solo se date potrete vedere un domani in cui potrete ricevere, date, date....

Sol-Do entra in scena e tutti danno un’offerta. Alla fine del giro Sol-Do prendendo per mano Barbara si avvia verso il vicoletto alla destra della chiesa, facendo cenno agli altri di seguirlo.

Sol-Do:     Venite, andiamo insieme a portare ciò che m’avete dato a chi sta lavorando per noi, venite....

[Sol-Do canta “Pè tre note” e gli altri fanno il coro]

Tutti si prendono per mano ed escono cantando.

[La canzone termina scemando lentamente. le luci scemano con la musica fino al buio totale ed al silenzio].

ATTO   III

Scena VII

(Monologo di Carlo)

Il silenzio ed il buio durano trenta secondi, poi da molto lontano s’ode la voce di Carlo.

Carlo:      Chi mi ha ucciso è stato un bruttissimo cancro ai polmoni.....sì il mio assassino è stato un tumore.

      La droga è stata complice del mio assassinio, ma c’è stata anche la collaborazione di chi tra voi non ha mai dato una lira per aiutare chi opera per trovare il farmaco o la terapia per debellare questo male che decima la razza umana senza pietà, senza distinzione di età e di classe sociale, è inesorabile, è come una condanna a morte, senza la speranza di un condono.

      Io ora potrei stare lì con voi, seduto a godermi lo spettacolo, ed invece sto qui insieme a tanti giovani che hanno lasciato prematuramente la vita terrena perchè colpiti da mali ancora incurabili; sarebbe bastato un piccolo obolo da parte di chi non ha mai dato e forse molti di noi non staremo qui, pensateci [la luce illumina solo il busto di Carlo che si porta al limite della scena verso il pubblico]....pensaci, domani potresti rimpiangere come Barbara di non aver mai dato. La ricerca è come una banca per la tua salute, se oggi versi una lira, domani potresti riceverne interessi altissimi sulla tua stessa salute. Non essere egoista, egoismo è una pianta senza frutti che sfrutta l’acqua della tua mente per rinvigorirsi, lasciando te nell’aridità più desertica.

      Spero che la mia morte, come è servita a Barbara serva anche a te, sì a te che hai sempre vissuto in ragione di te stesso, a te che non sai che esistono gli altri, che hanno gli stessi diritti che hai tu, svegliati....SCETATE !

      Esci dal guscio che ti sei costruito, non essere solo critico, aiuta a costruire e ricostruire, vedrai che la vita cambierà in te e fuori di te. L’amico Marco, insegna che con l’amore e l’altruismo si può salvare una vita ormai spacciata, com’era quella di Lucia......Spero che la mia morte non sia stata inutile. Spero che la nostra commedia serva a tutti come consigli di vita perchè questa che noi abbiamo rappresentato è una commedia, purtroppo però la vita, la mia e la vostra,....non è una commedia ove la parola fine è e resta solo una parola,....nella vita la parola fine è sinonimo di morte, e lasciamo che sia lei a rincorrerci e non noi a cercarla.

[le luci si abbassano e s’ode il coro di tutti i personaggi che cantano “Pè tre note”]

FINE