Cinque femmine e un tarì

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CINCU FIMMINI E UN TARI’


CINQUE  FEMMINE E UN TARI’

( Titolo nella versione dialettale CINCU FIMMINI E UN TARI’ )

Commedia brillante in tre atti di

Pino Giambrone

“ CINQUE FEMMINE E UN TARI’”

Commedia brillante in tre atti di

PINO GIAMBRONE

Personaggi:

ØZu GAETANO ZARBU

ØDonna ADELINA BARONE, sua moglie

ØAGNESINA

ØCATERINA

ØROSINA

ØASSUNTA

ØBaruni PAOLO TRUPIA

ØVICIA NACA, sua moglie

ØPEPÈ

ØLOLÒ

ØALFIO SANTAITA ’u Catanisi

ØSARINA FAZIA ‘ntisa Chioppi e scampà

ØNINO

Tutti i diritti riservati — Iscrizione alla S.I.A.E. —Direzione Generale ROMA —Sezione D.O.R.—Per la rappresentazione, versione in dialetto, in lingua italiana, straniera e varia utilizzazione di brani e riduzione cinematografica, rivolgersi alla S.I.A.E. —Direzione Generale ROMA o all’autore, via Roma n. 22— 93010 Campofranco (CL) tel. 0934/959412.—3385995676

ATTO PRIMO

LA SCENA

Comune a destra dello spettatore con porta che da diret­tamente all'esterno. Porta a sinistra che si accede in una altra stanza. Al centro della scena un letto matrimoniale, ben visi­bile allo spettatore. Ai piedi del letto trova posto una cassapanca, a destra un lavabo in ferrobattuto con asciugamani.Tavolo al centro della scena. Sedie sparse. Sulla sinistra trova pos­to un grosso “cantaranu” e su di esso un lume a petrolio acceso. Sulla parete di fondo un grosso tabellone con la scritta “Rota di Palermu” e i cinque numeri al lotto della settimana.Quadri e foto di antenati. Sul lato sinistro del letto una finestra. Il fatto ha’ ‘luogo in un piccolo paese dell’entroterra siciliano alla fine degli anni quaranta. Il tarì è una moneta usata nel Regno delle Due Sicilie pari al valore di quarantadue centesimi di una lira.

SCENA PRIMA

Zu Gaetano e Nino.

 

( U zu Gaetano di anni 55è un procacciatore d’affari. Smorfia i numeri al lotto. Si reca spesso a Paler­mo, dietro incarico della gente, ricevendo commissioni per l’acquisto di oggetti di qualsiasi natu­ra e per le giocate al lotto. E’ seduto vicino al tavolo e sta controllando i ritardi dei numeri nelle diverse ruote.)

Gaetano          —Il  23 ha 32 settimane che non esce nella ruota di Palermo.Il 17 ha 25 settimane che non esce nella ruota Napoli… (bussano alla porta è Nino, Gaetano va ad aprire.)

Nino    —(bambino di cinque anni figlio di un assiduo giocatore al lotto.)

Mi benedica zu Gaetano!

Gaetano          — Santo figlio, cosa vuoi?

Nino                —Mio padre mi ha mandato da voi per una giocata al lotto!

Gaetano          —Forza Nino dammi questi numeri. (si siede vi­cino al tavolo piglia carta e matita e va per scrivere.)

Nino    —Non mi ha dato dei numeri!

Gaetano                      —E allora cosa devi giocare?

Nino                —Mio padre mi ha detto: vai da lo zio Tatano e ti fai smorfiare questo sogno.Mio padre ha sognato che si trovava in una stanza e sentiva delle voci e delle grida, poi è uscito fuori ed ha incontrato lei e l’ha baciato. (mentre parla si dimena tutto in quanto gli viene di fare pipì)

Gaetano                      —Io ho dato un bacio a tuo padre?

Nino    —(sempre dimenandosi) No mio padre l’ha dato a lei!

Gaetano          —(facendo scongiuri e toccando ferro) Belle notizie mi hai portato, bravo, aspetta un momento che vado a prendere il libro delle smorfie!(esce dalla sinistra.)

Nino    —(rimasto solo non può più resistere, deve fare pipì. Stringendo le gambe.)

Non ce la faccio più! non ce la faccio più! Dove la faccio? Mi sta scappando! (in un angolo sotto la finestra vede una pianta di basilico e va a fare la pipì) Ahh! L’ho fatta, l’ho fatta!(si ricompone e subito dopo entra Gaetano col libro.)

Gaetano          —(aprendo il libro) Allora, voci nella stanza sta per 19, grida sta per 82, bacio all’amico (fa scongiuri) sta per 4. Allora il terno è 19, 82, e 4!

Nino    —No quaterna!

Gaetano                      ---E qual’ è l’altro numero?

Nino    —Mi dica zu Gaetano, cornuto per quale numero sta?

Gaetano                      ---Perchè cornuto?

Nino                —Perchè mia madre mi dice sempre: Vai nella bottega dove vendono il vino e mi vai a chiamare quel gran cornuto di tuo padre  e allora...

Gaetano          —(ridendo) Nino, sei troppo sveglio, sei troppo birichino. Allora cornuto sta per 49. Allora posso scrivere questa quaterna, 19, 82, 4 e 49 ? (Nino annuisce con la testa) Per la ruota di Palermo? (Nino annuisce) I soldi li hai portato? (Nino annuisce). Dammeli. (annuisce sempre con la testa). Che si è bloccata la testina del grammofono? Mi dai questi benedetti soldi?

Nino                —(mette la mano in tasca ed esce un fazzoletto annodato, lo scioglie e tira fuori un sordo.) Qui c’è un soldo!

Gaetano                      —Un soldo?

Nino    ---Non bastano?

Gaetano                      ---No!

Nino    —Qui c’è un altro soldo!(tira fuori un altro soldo)

Gaetano                      —Ancora pochi sono , non bastano!Quanto ti ha dato tuo padre?

Nino    —Tre soldi!

Gaetano                      ---Quanto?

Nino    ---Quattro soldi!

Gaetano                      ---Quanto?

Nino    —(esitando) Cinque!

Gaetano          —..E uno per la commissione fanno sei soldi! Dammeli, su forza dammi questi soldi!(Nino piglia tutti i soldi e glieli consegna. Gaetano riempie un foglio come ricevuta e lo consegna a Nino.) Tieni la ricevuta, portala a tuo padre!

Nino    —Grazie zu Gaetano, mi benedica! (va per uscire ed incontra Adelina.)

SCENA SECONDA

Detti, Adelina, Agnesina, Caterina, Rosina e Assunta.

Adelina           —(pigliando in braccio a Nino) Ninu, Nino quanto sei bello! (gli da un bacio) Vai a casa e  salutami tua madre. (gli da una pacca sul sedere. Nino esce. Al marito) Che hai con questo broncio? Cosa ti è successo?Ti sono morte le vacche?

Agnesina         —Papà cosa le è successo?

Caterina          —Si sente male?

Rosina             —Papà perché non parla?

Assunta           —Papà la dica qualche parola!

Gaetano                      —Sono morto cara moglie!

Adelina           —Quando arriva il momento è sempre troppo tardi! Vediamo cosa è successo?

Gaetano                      —Nino mi ha portato una bella notizia!

Adelina           —Quale sarebbe questa notizia?

Gaetano          —Suo padre Carmelo ha sognato di avermi dato un bacio!

Adelina           —E allora?

Gaetano          —Ma tu lo sai cosa significa nella smorfia quando una persona sogna un amico e gli da un bacio nella guancia?

Adelina           —No, che significa?

Gaetano          —Una vita che mi stai accanto ed ancora non hai imparato niente!

Adelina           —Ho avuto altre cose a cui pensare! E allora?

Gaetano                      —(fa segno con le dita di morte)

Adelina           —Chi? (fa segno anche lei con le dita)

Gaetano                      — (ripete il segno con le dita e poi indicando se stesso ) Io!

Adelina           —Ah mi sembrava!

Gaetano                      —Ti sembrava cosa?

Adelina           —No dico mi sembrava...Potrebbe essere!

Gaetano                      — Potrebbe essere cosa?

Adelina           —C’è Alfio Santaita il  Catanese che vuole conto e ragione del perché non gli hai giocato il suo terno! Ma poi dico una cosa tra tante giocate proprio quella di Alfio dovevi dimenticare? Che con la fortuna che ti sei ritrovata i tre numeri sono usciti tutti e tre nella ruota di Palermo! Ma Santo Dio come hai fatto a commettere una così grave dimenticanza?

Gaetano          —Mi servivano cinque lire per comprare le lenzuola alle tue figlie! Ecco perché mi sono dimenticato di fare la giocata ad Alfio il Catanese!

Adelina           —E lui vuole ora soddisfazione del perché non hai giocato i suoi numeri a lotto, ed addirittura vuole i soldi della vincita se no t’ ammazza!

Gaetano          —Quattrocento lire! E dove vado a trovare questa somma! Dove vado a trovare i sodi? Neanche se mi vendo questa casa!

Adelina           —Perché è tua questa casa? E’ di mia proprietà lasciata dai miei genitori!

Gaetano                      __Dicevo così per dire qualche cosa!

Adelina           __O per dire o per fare fatto sta che Alfio vuole soddisfazione o altrimenti t’ammazza!

Agnesina            —Dai mamma sono voci che circolano! Voi lo sapete come sono le persone una cosa così piccola (fa il gesto con le mani) la fannu diventare così grande!

Adelina           —O tanta (anche lei fa il gesto) o tanta, fatto sta che tuo padre non ha fatto la giocata ad Alfio il Catanese e adesso vuole soddisfazione! Ho sentito dire che sta venendo a piedi dal suo paese con una ostentata rabbia!

Caterina           —Dai papà stia tranquillo.Voi lo sapete come è la mamma! Sente dire una parola e ne fa un romanzo!

Adelina           —Si, un romanzo! Che numero è?

Gaetano                          —Che?

Adelina           —Dico, che numero è “bacio ad un amico”?

Gaetano                          —Ah, quattro!

Adelina           —Porco?

Gaetano                          ---Chi?

Adelina           —Tu! Il numero quattro non sta per porco?

Gaetano                          —E tu come fai a saperlo?

Adelina           —Come faccio a saperlo? Me l’ha detto mia nonna!

Gaetano                          —Tua nonna?

Adelina           —Si, mia nonna! Quando giocava a tombola e veniva fuori il numero quattro diceva sempre “ porco “!

Gaetano                          ---Tuo nonno!

Adelina           —No, mia nonna!

Gaetano                          —No, porco tuo nonno!

Adelina           —E che c’entra mio nonno?

Gaetano           —Perchè tuo nonno quando giocava a tombola con tua nonna, con una mano segnava i numeri sul cartellone mentre con l’altra…

Adelina           —….E con l’altra?

Gaetano                          —L’allungava sotto il tavolo...

Adelina           —(dando una pacca sulle spalle) Porco!

Gaetano                          —Vedi! Tale madre tale figlia tale nipote!

Agnesina            —( interrompendo la discussione che si era un po’ animata) Papà che cosa ci siamo comprati per dote! (apre il pacco ed esce fuori un lenzuolo di tela.)

Caterina          —(altrettanto fa lei) Guardi papà, guardi come è bello questo lenzuolo!

Gaetano          — (guardando la moglie) Con i soldi di Alfio! Ma spiegatimi una cosa, vado e vengo da Palermo per sbrigare faccende alle persone, faccio delle commissioni. Porto la qualsiasi cosa e voi andate a comprare questa scadente tela nella bottega dello zio Pasquale Diligiostri !

Rosina                 —Papà, la colpa è mia! Ho visto esposta questa stoffa in vetrina e me ne sono innamorata ed ho costretto mamma a comprarla! E’ piaciuta sia a me che alle mie sorelle!

Gaetano           —(sorridendo piglia un lenzuolo e lo indossa coprendosi tutto) Sono il fantasma! (apre le brac­cia e le muove a modo d’ali). Sono il fantasma dello zio Pasquale Diligiostri che si è fregato i miei soldi ed anche i vostri!

Assunta           —(presa dalla paura toglie il lenzuolo dalle mani del padre e tutta tremante) Papà, papà con queste cose non si scherza.L’altra notte allo zio Pasquale il calzolaio mentre si trovava coricato sul suo letto ha visto spuntare dei fantasmi dal suo armadio e al poveretto è venuto un infarto!

Gaetano          —(ricomponendosi e manifestando paura) Ha visto spuntare dal suo armadio dei fantasmi?

Adelina           —Dieci, dieci fantasmi di dentro l’armadio!

Caterina          —Ma quale dieci; quattro, quattro fantasmi sono fuoriusciti dal suo armadio mentre lui dormiva!

Agnesina         —Ma quale quattro, erano due, due fantasmi. Sono sicura perché me l’ha raccontato la nipote stamattina al forno mentre facevo il pane. Mi ha raccontato tutto nei minimi particolari. Suo zio stava dormendo tranquillo sul suo letto quanto ad un tratto ha sentito un forte rumore che proveniva dall’armadio e subito dopo ha visto uscire due fantasmi e si sono messi a svolazzare dentro la stanza e poi sono andati a posarsi ai piedi del suo letto!

Adelina           —(manifestando paura) Santo Dio e poi?

Rosina             —Poi lo zio Ciccio quando si è reso conto che si trattavano di veri fantasmi ha avuto un attacco di cuore e lo hanno portato subito in ospedale!

Gaetano          —E poi?

Rosina             —E poi che?

Gaetano          —Dico, poi i fantasmi cosa hanno fatto?

Assunta           —Spariti nel nulla. Volati!

Gaetano          —Non ci credo. Niente non ci credo!

Adelina           —Io neanche ci credo però ho paura! Se vedessi dentro la mia stanza svolazzare dei fantasmi non saprei quale sarebbe la mia reazione!

Assunta           —Lo sapete cosa bisogna fare per far sparire i fantasmi nel caso in cui loro ci minacciano?

Gaetano          —Cosa?

Caterina          —I fantasmi! Bisogna battere energicamente le mani, più forte che puoi. Più forte batti prima spariscono!

Rosina             —No, bisogna assecondarli! Perché se loro vengono assecondati spariscono!

Gaetano          —Basta! Finiamola con queste cose, lo zio Ciccio si è preso uno spavento morte sua vita mia! Forza ragazze togliete di mezzo queste stoffe e deponetele nella cassa assieme con l’altra roba della dote! Avete tutto pronto per maritarvi, vi manca solo il marito! (Agnesina si mette a pian­gere) Agnesì’ che ti succede?

Adelina           —Che hai Agnesina la figlia?Ti senti male? (tutti i presenti si stringono a lei) Dillo alla mamma, che cosa ti è successo?

Agnesina         —(singhiozzando)Papà ha detto che abbiamo tutta la dote ci manca solo il marito, vorrei sapere dov’ è...(piange).

Gaetano          —Ah per questo motivo piangi? Non ti preoccupare , non vi preoccupate che passerà poco tempo e tutte e quattro troverete un marito!

Caterina          —E come dobbiamo dividerlo?

Gaetano          —Cosa?

Caterina          —Un marito tutti e quattro!

Gaetano          —No, uno a testa! Ascolta, Agnesina devi sapere, l’ho letto sul giornale, che ad ogni donna che esiste al mondo le toccano mediamente cinque uomini, quindi ne avete da scegliere!

Agnesina         ---E dove sono?

Gaetano                      —Dove sono? E’ uno studio che hanno fatto!

Agnesina         —Che significa? Mi faccia un esempio!

Gaetano          —Ascolta! Se nel mondo ci sono cento uomini e venti donne, quanti ne toccano a testa ad ogni donna? Dai fatevi il conto che operazione ci vuole?

Agnesina         —Quanto

Caterina          —Quanto ce ne toccano?

Gaetano          —Che operazione ci vuole? Ci vuole la divisione! Cento diviso venti fa cinque con il resto di zero!

Agnesina         —(piangendo) L’ho detto sempre che a me tocca il resto!

Gaetano          __Adelì fammi un piacere portati dall’altra parte le tue figlie e vai a preparare da mangiare!

Adelina           —(alle figlie) Mettete le lenzuola dentro la cassa panca! Io raccolgo un poco di basilico per fare le polpette!(va verso la pianta di basilico.)

Rosina             —Mamma c’è la cassa panca piena,dove li metto le lenzuola? Poi quanto è il momento di mettere un po’ di naftalina dentro la cassa?

Adelina           —Ascolta metti le lenzuola sotto il letto con tutta la carta, così uno di questi giorni la svuotiamo e mettiamo la naftalina! (raccoglie alcune foglie di basilico) Tatà che hai annaffiato il basilico?

Gaetano                      —No, perché?

Adelina           ---E’ bagnato!

Gaetano          —Forse  l’umidità! (Adelina finisce di raccogliere il basilico ed esce con le figlie.)

Adelina           —Andiamo ragazze!(escono)

SCENA TERZA

Detto, Adelina, Barone Paolo Trupia, Barunissa Vicia Naca, Pepè e Lolò Trupia.

Gaetano          —(Bussano alla porta) Vengo, vengo! (va ad aprire e nella stesso tempo entra Adelina. Sono il baro­ne Paolo Trupia con sua moglie Vicia Naca e i due figli gemelli biovulari, Pepè e Lolò. Il titolo di barone è stato comprato.Vestono eleganti di una eleganza poco raffinata. Paolo in vestito bianco a doppio petto, bastone e cappello. Porta alcune medaglie sul petto.Vicia Naca veste in abito rosso sgargiante con scollatura molto pronunciata. Scialle e cappello voluminoso. I due figli pantaloni a zuava e giacca a quadri. Capelli alla mascagna con riga al centro. Sono molto timidi. Ogni persona che viene loro presenta­ta accennano un leggero inchino.)

Si accomodino, prego!

Paolo               —Buongiorno, mi presento: Barone Paulo Trupia, la baronessa mia moglie Vincenza Naca e i baronessi miei figli Pepè e Lolò. (Tutti accennano un sorriso, porgono la mano e fanno un inchino)

Gaetano          —Piacere, Gaetano Zarbu, per gli amici Gaetano. Mia moglie Adelina Barone essa, essa Barone, cioè di cognome Barone essa, io Zarbo!

Adelina           —(dando la mano agli ospiti e ricambiando in ma­niera buffa l’inchino.) Piacere!

Pepè                —Piacere! (Bacia la mano e fa un inchino)

Lolò                —Altrettanto piacere! (bacia la mano e fa un inchino.)

Gaetano          —(dopo i convenevoli alla moglie) Adelina, dai aiutami, piglia delle sedie e facciamo accomodare la baronia! (pigliano le sedie) Prego baronessa, si sieda!

Adelina           —S’accomodi anche lei barone! Mi deve scusare abbiamo solo queste quattro sedie rotte, ma possiamo accomodare! Prego!

Gaetano          —Prego baronessi accomodatevi! (si siedono tutti. Gaetano e la moglie sulla sinistra dello spettatore, la famiglia Trupia a destra.) In che cosa la posso servire?

Paolo               —Caro don Gaetano...!

Gaetano          —Zu Gaetano!

Paolo               ---Chi?

Gaetano                      ---Mi chiami zu Gaetano, il don lo lasci alle campane!

Paolo               —Caro don…eh caro zu Gaetano, io sono venuto a casa sua perché stanotte ho sognato dei numeri e me li voglio giocare al lotto nella ruota di Palermo!

Gaetano          —Ah per questo motivo siete venuti? Vi servo subito! Poi mi tolga una curiosità per giocare al lotto c’era bisogna che scomodava tutta la baronia? Mi dica quali sono i numeri! (piglia carta e penna e va per scrivere.)

Paolo               —Tre ventitrè e novantadue!

Gaetano          —Novantadue?

Paolo               ---Si, novantadue!

Gaetano          —Barone deve sapere che il novantadue non c’è!

Paolo               —In quale ruota è che me lo gioco?

Gaetano          —Mi dica una cosa; E’ la prima volta che gioca al lotto?

Paolo               —No, ho giocato!

Gaetano          —Quindi sa che nel gioco del lotto i numeri arrivano sino a novanta? Quindi…!(Adelina avrà sorriso agli ospiti.)

Vicia               — (interrompendo il discorso) Paolo, diglielo, diglielo, o lo dici tu o lo dico io…allora? Allora lo dico io! Caro zu Gaetano, veda questi sono (indicando i figli) i miei due figli e sono gemelli!

Gaetano                      —Gemelli? Non si somigliano affatto!

Paolo               —Sono gemelli di due tuorli( fà il segno di due con le di­ta) Due tuorli!

Adelina           —Due tuorli? Che significa?

Paolo               —Sono gemelli di due uova! Come si dice intermine scientifico sono gemelli “biovulari” di due uova e non di uno solo!

Adelina           —Ah, ho capito!

Paolo               —Abbiamo cresciuto questi due gemelli con tanto amore, abbiamo dato loro una educazione esemplare li abbiamo mandati nelle migliori scuole…!

Vicia               —(interrompendo il marito) Paolo, Paolo, diglielo, diglielo o lo dici tu o lo dico io..ah, allora, allora lo dico io! Caro zu Tatano mio marito ci gira sempre nelle e non va mai al dunque! Perciò le stavo dicendo questi due gioelli li abbiamo allevati con tanto amore , abbiamo fatto venticinque anni di sacrifici…!

Gaetano          —Venticinque anni? I gemelli hanno venticinque anni? Neanche li dimostrano, sembrano due sbarbatelli!

Paolo               —E caro zu Tatano sono stati  cresciuti sotto la protezione della mamma, mai una zuffa, casa e chiesa, chiesa e casa: Due anime dentro un corpo!

 Vicia              —(interrompendo sempre il marito)  Paolo, Paolo, diglielo, diglielo o lo dici tu o lo dico io..ah, allora, allora lo dico io!

Adelina           —Baronessa lo dica lei una volta e per sempre, perché si dice: le cose lunghe diventano serpi! Vero Tatano? O glielo dicevi tu o glielo dicevo io e allora gliel’ho detto io!Come ci sono andato?(il marito annuisce con la testa.)

Vicia               —Cara signora, caro zu Gaetano noi siamo venuti qui per chiedere la mano delle vostre figlie!

Adelina           —(un po’ stordita da questa rivelazione, al marito) Tatà, parli tu o parlo io...ah….allora parlo io! Cara baronessa sono veramente onorata di  questa vostra richiesta! Ma noi abbiamo quattro figlie femmine e penso che i due baronessi i (indicando Pepè e Lolò) ne vogliono una  a testa, giusto? Quindi di quale figlie chiedete la mano?

Vicia               —Ah certo! Noi chiediamo la mano delle due figlie    che hanno la precedenza a maritarsi!

Gaetano                      —Ah, quand’è così, allora…!

Adelina           —Quand’è così cosa?Noi non possiamo dire di si! Prima si devono conoscere i ragazzi! Noi dobbiamo conoscere i due giovanotti, perché vogliamo sapere dove le nostre figlie andranno a finire…!

Paolo               —A questo non c’è problema! I miei due figli hanno ricevuto una buona educazione dalla madre (Vicia annuisce) di come devono comportarsi in presenza delle loro futura moglie, ( ai figli) non è vero?

Pepè                —Si papà! La mamma ci ha insegnato che la donna è l’angelo della casa, il focolare domestico! Bisogna custodirla dentro uno scrigno doro…!

Lolò                      —...Tempestato di pietre preziose e trascorrere tutto il tempo della giornata a guardarla, contemplarla senza mai toccarla.

Vicia               —Come sono graziosi, sembrano due pupi di zucchero!

Adelina           —Ma io non metto in dubbio l’educazione dei due vostri figli, ma è giusto che questi ragazzi si frequentino, che noi li frequentassimo, e se poi nasce cosa si maritano! Ogni madre vuole la felicità dei figli! Io voglio essere sicura che le mie figlie vanno a finire in buone mani!

Paolo               —In buonissime mani! Avete visto poco fa che concetto hanno della loro futura moglie( guardando i due figli) Non è vero?

Pepè                —Si papà La mamà ci ha insegnato che la donna è l’angelo della casa. Il focolare domestico. Bisogna custodirla dentro uno scrigno d’oro...!

Lolò                —….Tempestato di pietre preziose, e trascorrere tutto il tempo della giornata a guardarla, contemplarla senza mai toccarla!

Vicia               —I brividi, i brividi mi vengono, i brividi.Che sono belli! Due pupi, sembrano due pupi di zucchero, i brividi…!

Adelina           —(a bassa voce al marito) Vì, a e pure i bri­vidi mi vengono....ma sia fatta la volontà di Dio!

Gaetano          —Allora fissiamo un appuntamento domani alla stessa ora, cosi facciamo conoscere le mie figlie ai due pupi di… ai due baronessi! E’ giusto che loro conoscono tute e quattro le figlie! Però la precedenza ce l’hanno le due figlie più grandi, di poco ma più grandi! Per riconoscere le mie due figlie da maritare lego loro in testa un fiocco rosso così i baronessi non possono sbagliare! Mi sono spie­gato?

Paolo               —Si è spiegato benissimo!Ma non li possiamo farli incontrare ora stesso?

Gaetano                      —Ora non può essere! Non sono pronte! Domani, domani alla stressa ora!

Paolo               —(alzandosi) Come dice lei don…!

Gaetano                      —Campane...!

Paolo               —…..Zu Gaetano.( si alzano tutti. Saluti ed inchini) Piacere della conoscenza.(dà la mano a tutti.)

Vicia               —Molto lieta. (dà la mano per farsela baciare.)

Gaetano                      —Il piacere è stato mio!

Adelina           —Anch’io molto lieta (inchino.)

Pepè    —A domani! ( inchino)

Lolò    —A domani (inchino. Escono.)

Gaetano          —Ottantadue, due e quarantanove! Terno secco nella ruota di Palermo! Ottantadue sta per baronia, due per quanto sono le figlie da maritare e quarantanove sta per titolo!

Adelina           —(festante) Le mie due figlie baronesse! Baronesse e chi me lo doveva dire! Che sono contenta, contentissima!(suonano alla porta.E’ Sarina Fazia intesa “chioppi e scampà”)

SCENA QUARTA

Detti, Sarina, Agnesina, Caterina, Rosina e Assunta.

Gaetano                      —Chi è?

Sarina              —(d.d.) Sarina, sono, mi apra subito!

Adelina           —Sarina è, Sarina chioppi e scampà!

Gaetano                      —Chi sei  Sarina?

Sarina              —(d.d.) Si lei è! Apra subito di corsa! (Gaetano va ad aprire) Zu Gaetano guardi che sta per venire Alfio Santagata il Catanese!

Adelina           —Madonna Santa! Allora è vero! Cosa facciamo adesso?

Gaetano                      —Sarina, porti sempre belle notizie!

Sarina              —La vengo ad avvisare e magari devo subire rimproveri! Basta me ne vado! Chioppi scampà e non se ne parla più!

Gaetano          —(mostrando preoccupazione) Calma e sangue fred­do! (chiama le figlie) Agnesina, Caterina, Rosina Assunta.Venite subito! (le figlie irrompono in scena).

Agnesina         —Che c’è, papà?

Caterina          —Cosa è  successo?

Rosina —Che paura! Cosa c’è?

Assunta           —Madonna Santa, chi è morto?

Gaetano          —Ancora nessuno! Sta venendo Alfio Santagata il Catanese! Piano numero due! Tutti ai posti di combattimento. (Tutti presi dal panico incomin­ciano a girare nella stanza e subito dopo escono dalla porta di sinistra.)

Sarina              —(rimasta sola e preoccupata) E ora che faccio? Mi  hanno lasciata sola! Ora me ne vado! Chioppi scampà e non se ne possa parlare più! (entrano Agnesina e Caterina con due candelabri e una scatola di fiammiferi.)

Agnesina         —Accendi queste candele e le posizioni ai piedi del letto! (le due sorelle escono. Sarina esegue. Subito dopo rientra Caterina con in mano un grosso cuscino, con merletti, di colo­re viola e una coperta di letto singolo e li consegna a Sarina.)

Caterina          —Sarina sistema questo cuscino e questo lenzuolo sul letto! (Sarina esegue: sistema la coperta sul letto, al centro, poi posiziona il cuscino ed accende le due candele, posizionando ai piedi del letto i due candelabri. Dopo aver sistemato il tutto, le luci di scena vengono scemate. Sottofondo musicale funebre. Entrano: Tatano vestito in nero e fazzoletto legato attorno al viso. Scalzo e con le scarpe in mano. Dietro di’ ‘lui, la moglie anch’essa vestita in nero con fazzoletto sulla testa e rosario in mano. Dopo ancora le quattro figlie anch’esse vestite in nero e tengono in mano, ognuna una grossa corona di fiori.Una delle figlie ha l’abito un poco sollevato in maniera da

scorgere l’abito a colori che tiene di sotto. Gaetano si va a posizionare sul letto, poggiando la testa sul grosso cuscino. Le quattro figlie dopo aver sistemato le corone di fiori, si posizionano ai lati del letto. La moglie seduta in disparte vicino al tavolo. Sarina con gran­de meraviglia assiste alla scena. Bussano alla porta. E’Alfio Santaita persona spavalda con atteggiamenti mafiosi, ma fondamentalmente di animo buono. Abbaia ma non morde.Veste giacca a quadri, gilet, cappello e bastone. Tutta la famiglia fa cenno a Sarina di andare ad aprire.)

SCENA QUINTA

Detti e Alfio.

Alfio               —(entrando come un fulmine) Zu Gaetano, voglio contol e ragione, per tutti i tesori di Sant’Agata padrona di Catania di cui sono un indegno rappresentante! Perché non mi ha giocato il terno, dopo che io le ho pagato maestria e capitale? (avrà detto tutto sen­za accorgersene della scena funebre. Si blocca senza più parlare.)

Agnesina         ---Da dove è venuto questo malanno!

Caterina          —Che ci è piovuto senza il bando!

Rosina             —Morte tua e vita mia!

Assunta           —Vogliono così Gesù e Maria!

Adelina           —Sole ci hai lasciate, cinque femmine sole, senza mangiare e ne bere! Tre giorni che spasimiamo la fame! (incomincia a cantare):

Amore mio, spina nel  cuore ,

si è spenta una fiamma con dolore,

come farò , Madre Maria

senza la sua compagnia! (piange).

Agnesina         — Da dove è venuto questo malanno!

Caterina          — Che ci è piovuto senza il bando!

Rosina             — Morte tua e vita mia!

Assunta           — Vogliono così Gesù e Maria! (piangono)

Adelina           —(accorgendosi che una delle figlie, Agnesina, ha l’abito sollevato sino a scoprire la veste colorata di sotto, ripiglia il canto.)

Il mio  pianto è un pianto dirotto,

'Gnesì si vede la veste di sotto!

Agnesina         —(sistemandosi l’abito, ricomponendosi e rispondendo cantando.)

Buono hai fatto o madre mia,

se stava ancora, mi scopriva!

Alfio               —(preso dall’emozione, non sa reagire) Scusatemi! (esce.)

Adelina           —(dopo aver seguito con gli occhi Alfio) Non mi sembra vero!

Sarina              —(che ha accompagnato Alfio alla porta.) Se ne è andato!

Agnesina         —Pericolo scampato!

Caterina          —(soffiandosi con la gonna). Sto tremando tutta! Sono tutta sudata!

Rosina             —Papà, papà sveglia! Se ne è andato Alfio!

Gaetano                      —(alzandosi e stando seduto sul letto) Dio è grande!

Adelina           —Molto grande! Sempre per colpa tua, ricorrere a queste bassezze!

Gaetano          —Che siamo di nuovo punto e a capo? Ti ripeto che ho dimenticato di fare la giocata ad Alfio! Poi dico una cosa quando hai fatto i conti della giornata non te ne sei accorata che c’era qualcosa di strano? Tu basta che hai soldi tra le mani non ragioni più!(si sente bussare alla porta, è di nuovo Alfio.)

Alfio               —(d.d.) Aprite, sono di nuovo io Alfio!

Gaetano          —Alfio? Di nuovo? Forza ragazze tutti al solito posto! (Nella fretta Gaetano si dispone sul letto a testa in giù. Non ha neanche il tempo di riflettere in quanto il cuscino su cui aveva poggiato la testa, involontariamente si trova nella parte dei piedi del letto. Sarina va ad aprire.)

Alfio               —(entrando con un vassoio di biscotti in mano.) Scusatemi, mi sono permesso di portare qualcosa! (va a posare sul tavolo il vassoio e si accorge della nuova posizione di Tatano. Anche la famiglia s’accorge della nuova posizione di Tatano. Attimi di panico. Alfio interroga con gli occhi Adelina.)

Adelina           —Uno spiffero! C’era uno spiffero di corrente d’aria e gli abbiamo cambiato posizione! Marito mio! (piange.)

Alfio               —Mi sono permesso di portarvi quattro biscotti! (apre il vassoio). Prego signora si mangi qualche biscotto!

Adelina           —No grazie! (piange e guarda i biscotti.) No grazie (guarda i biscotti e poi si decide di pigliarne uno.) Mi sembra di fare uno sgarbo a mio marito! (piange e mangia a soggetto.) Marito mio , sola mi hai lasciato! (Piange e mangia.)

Alfio               —Adesso vi saluto e me ne vado! (poi guarda Gaetano). (esce e si dimentica il cappello).

Sarina              —Se ne è andato....!( Tatano e le figlie di corsa si precipitano a mangiare i biscotti. Si sente bussare alla porta. E’ per l’ennesima volta Alfio che ha dimenticato il cappello. Tutti ripigliano la posizione di prima. Gaetano si dispone nella posizione iniziale. Tiene in bocca un biscotto. Sarina va ad apri­re.)

Alfio               —Scusatemi mi sono scordato il bastone! (s’accorge che Tatano ha il biscotto in bocca, e come al solito con lo sguardo interroga la moglie Adelina.)

Adelina           —Mi faceva pena! Ho detto a me stessa: solo noi dobbiamo gioire di questa grazia di Dio? E allora gliene ho dato uno!Così anche lui si addolcisce la bocca! (a questo punto Gaetano non riesce più a fare il morto, in quanto il biscotto gli provoca un leggero soffocamento. Tossisce alzandosi dal letto. Panico tra i presenti.) Miracolo, miracolo!

Alfio               —Ah quale miracolo, questa è una presa in giro! (esce il coltello dalla tasca.) Volevate mettere ad Alfio Santaita lu terrore di Catania nel sacco? Non vi è riuscita questa farsa! (sollevando il coltello) Muore Sansone con tutti i filistei! (va per infierire contro Gaetano, ma vie­ne fermato da un improvviso malore al petto. Toccandosi il petto.) Aih, Aih Il cuore mi fa male ,il cuore! (s’accascia sul letto)

FINE PRIMO ATTO

               

SECONDO    ATTO

La stessa scena del primo atto

SCENA PRIMA

Adelina, Agnesina, Caterina, Rosina, Assunta e Gaetano

(All’aprirsi del sipario, Adelina seduta vici­no al tavolo lavora a maglia, sta facendo la calza con i cinque aghi. Agnesina cuce con la macchina da cucire. Caterina col telaio. Rosina e Assunta rammentano la coperta che sta sul letto.)

Agnesina         —Mamma quando v’errano i baroni con i loro figli?

Adelina           —Siamo rimasti per oggi, nel pomeriggio!

Caterina          —Allora tra poco saranno qua?

Adelina           —Ditemi una cosa come è finita ad Alfio il Catanese?

Rosina             —Gli hanno detto , all’ospedale che è stato un attacco di cuore per il dispiacere che ha avuto!

Agnesina         —Ed è uscito dall’ospedale?

Rosina             —No, ancora no!

Adelina           —Speriamo che resti dentro per un bel pezzo!(suonano alla porta , è Tatano, Agnesina va ad aprire)

Gaetano          —(entrando) Ogni volta l’autista dell’autobus si ferma per un non nulla e mi fa arrivare a casa sempre tardi!

Agnesina         —(avvicinandosi al padre)! Papà mi dica una cosa: a che ora devo venire il barone…come si chiama…!

Caterina          —Paolo Trupia con la moglie Vincenza Naca, al secolo Vicia! 

Agnesina         —E il barone Paolo Trupia, barone, che si è comprato con quattro soldi il titolo e va facendo il gradasso definendosi un blasonato d’oc!

Rosina             —(con tono scherzoso) Agnesì e i baronessi, i figli,   Pepè e Lolò non sono figli del barone Paolo e della moglie Vicia? Baroenssa Agnesina!

Assunta           —Baronessa Caterina!

Agnesina         —Ma io neanche li conosco i due baronessi Pepè e Lolò!

Rosina             —A te non interessa un marito?Non è vero? Dopo che tu hai avuto la meningite, per te va bene qualsiasi marito!

Agnesina         —Ma che dici! Cos’è questa meningite?

Rosina             —Una malattia!

Agnesina         —E che malattia è? Fammi un esempio!

Rosina             —Cara sorella, con la malattia della meningite o si muore o si diventa dementi!

Agnesina         —Ma io non sono morta! (poi riflette e scoppia a piangere, andando verso la mamma) Mamma l’ha sentito mi ha presa per demente!

Adelina           —Ma non lo vedi che sta scherzando, alle volte mi sembri una demente!

Agnesina         —Anche lei mi piglia per una demente! (va verso il padre) Papà!

Gaetano          —        Cara Agnesina tu quando non capisci una cosa non dire: fammi un esempio, perché lo vedi cosa ti succede!Hai capito?

Agnesina         —Cosa? Mi faccia un esempio!

Gaetano                      —        Ma allora vero demente sei!

Agnesina         —Tutti con me ve la pigliate! (esce dalla sinistra seguita da Assunta.)
Rusineddda    —Papà che c’è in questi pacchi?

Caterina          —Vero, papà che c’è?

Gaetano          —        Non sono cose vostre.! E’ roba che mi ha commissionato la gente! Invece questo pacco è per voi!

Rosina —Per noi?

Caterina          —E che c' è?

Gaetano                      —Chiamatemi le atre sorelle! (Caterina e Rosina escono dalla sinistra.)

Adelina           —Cosa hai portato?

Gaetano                      —Ora vedrai! (rientrano le quattro sorelle)

Agnesina         —Cosa ci hai portato, papà? (tutte e quattro mostra­no curiosità.)

Gaetano                      —(aprendo il pacco, esce fuori dei libri.) Questi sono per voi?

Agnesina         —Libri?

Caterina          —(leggendo) I Promessi Sposi?

Rosina             —Delitto e castigo?

Assunta           —Tutto questo era il regalo!

Gaetano          —Silenzio e fatemi parlare!Questi libri servono come imparare a comportarvi in presenza dei baroni!

Caterina          —E cosa c’entrano: Delitto e Castigo, i Promessi sposi?

Gaetano                      —Non importa il contenuto, ma la sostanza!

Agnesina         —Papà, non capisco mi faccia un esempio! (si blocca subito.)

Gaetano          —Non te lo vuoi togliere questo vizio di chiedere sempre “ fammi un esempio! Questi libri servono per acquista la padronanza del vostro corpo quando vi presenterete al cospetto dei baroni!

Agnesina         —Continuo a non capire…Mi faccia un es…!

Gaetano          —Questi libri non dovete leggerli, ma li dovete sistemare in testa così! (esegue mettendosi un libro in testa.) Spalle e testa dritti! (poi pigliando dal

pacco due mele) Poi pigliate queste mele e li tenete in mano in questa maniera (tiene in mano le due mele, toccandosi le gambe con la parte esterna delle mani) e  così fate l’inchino! (esegue, con il libro in testa e le mele in mano, un buffo inchino. Le figlie contente della lezione, ognuna si appropria del libro e delle mele, ed incominciano ad esercitarsi)

Adelina           —Come ti cammina la testa!

Gaetano          —E a te  la lingua!Perciò, ragazze allenatevi bene perché dovete fare una figura ottima in presenza dei baroni! Studiate bene la lezione con i  libri e le mele! Spalle alzate, gomiti divaricati, uno due e tre calatevi! Spalle alzate, gomiti divaricati, uno due e tre calatevi! Quando viene il barone con tutta la sua famiglia voi vi farete trovare nell’altra stanza! (Mentre spiega come com­portarsi la famiglia, in disparte Adelina fa le prove con il libro e le mele.) Guardate, guardate la baronessa Sispilò! Adelì cucinala come vuoi ma sempre zucca è!

Adelina           —(vedendosi scoperta) Che c’è? Non posso mangiarmi una mela?(da un morso alla mela. Le figlie vanno alla ricerca dei loro libri e le mele. Agnesina s’accorge che la mela che sta mangiando la mamma è la sua. Si mette a piangere.)

Agnesina         —La mela mia si sta mangiando! E ora come faccio?

Gaetano          —(piglia altre mele dal sacchetto) Tieni ce ne sono ancora!Allora torniamo al nostro discorso!A tutta la famiglia li faccio sedere qui! (indica il lato destro della scena) Poi con una scusa qualsiasi vi chiamo ad una ad una!

Rosina             —E che scusa?

Gaetano          —Una qualsiasi!Vi dico, per esempio, di portare un bicchierino di rosolio qualche biscotto…!

Adelina           —Tatà, quale?

Gaetano                      —Chi?

Adelina           —Quale biscotti?

Gaetano          —Non ne abbiamo?

Adelina           —Tu ne vedi?

Gaetano          —E allora rosolio!

Adelina           —Mezza bottiglia! Era piena e tu te la sei bevuta, ti sei scolato mezza bottiglia!

Gaetano                      —Ora la colpa è mia!

Adelina           —E di chi è? (guarda le figlie per avere conferma di ciò che sostiene, e tutte annuiscono facendo il segno col dito, di bere.)

Gaetano          —Ah, così è!

Adelina           —Propriamente! (le figlie annuiscono).

Gaetano          —Che vi siete passati tutti la stessa parola? Lo sai cosa devi fare:metti un po’ d’acqua dentro la bottiglia con il liquore!

Adelina           —Questo lavoro l’hai gia fatto tu!

Gaetano          —E ora lo fai tu! Che ci dobbiamo presentare con una bottiglia vuota? Torniamo al discorso di prima! Tu Agnesina e tu Caterina dovete legarvi in testa un fiocco rosso!

Caterina          —E perchè

Gaetano                      ---Come segnale!

Agnesina         —‘E perché questo segnale?

Gaetano                      —Perchè siete le prescelte!

Agnesina         —Le prescelte? Mi faccia un esempio!

Gaetano          —Agnesì! Questo vizio…! (bussano alla porta, è il barone Trupia con tutta la famiglia.) Dai ragazze tutte dall’altra parte! Pigliatevi gli attrezzi, libra e mele e ripassatevi bene la lezione! Mo raccomando!  Pigliativi li attrezzi e ripassativi la

lezioni. Mi raccomando! Spalle alzate, gomiti divaricati, uno due e tre calatevi! (ognuna si piglia il libro con le mele, escono in fila indiana e Gaetano ripete sempre) Spalle alzate, gomiti divaricati, uno due e tre calatevi! (Alla moglie) Adelì, dove vai tu? Resta con me,  anzi vai ad a aprire! (Adelina va ad aprire).

SCENA SECONDA

Detti, Paolo, Vicia, Pepè e Lolò.

Gaetano          —(verso il barone a braccia aperte) Oh, caro barone, accomodatevi! Baronessa! (bacia la mano e fa l’inchino. Ai gemelli) Baronessi, prego accomodatevi, che la bottega è aperta! Prego accomodatevi. Adelina aiutami a prendere quattro sedie!(pigliano le sedie e fanno accomodare gli ospiti nel lato destro della scena, a forma di semicerchio.)

Pepè                —Caru zu Gaetano, come sono contento oggi!Oggi sarà il più bel giorno della mia vita, conoscerò la mia futura mamma dei miei futuri figli.... La donna, e come dice la mamà, la donna è l’angelo della casa, il focolare domestico! Bisogna custodirla dentro uno scrigno d’oro, tempestato di pie­tre preziose e trascorrere tutto il tempo del­la giornata a guardarla, contemplarla, senza mai toccarla!

Lolò                —Io pure sono contento! Oh che bel giorno beato, il ciel ci ha dato….

Gaetano                      —Giorno di Paradiso, viva Gesù, viva Gesù!

Lolò    —Che dice zu Gaetano?

Gaetano                      —No, niente, anch’io sono contento! (guarda la moglie) e canticchio!

Lolò                —Anch’io canto, canto l'amore che avrò per la mia donna, la donna che come dice mamma, la donna è l’angelo della casa, il focolare domestico! Bisogna custodirla dentro uno scrigno d’oro, tempestato di pietre preziose e trascorrere tutto il tempo della giornata a guardarla, contemplarla, senza mai toccarla! (mentre ripetono questa filastrocca, Gaetano e Adelina si guardano in faccia con una espres­sione come per dire “A chi stiamo dando per moglie le nostre figlie”. Paolo e Vicia sono estasiati.)

Gaetano          —Come sono contento! Solo questo sanno dire ! (tutto a bassa voce alla moglie.) Bando alle chiacchiere! Cosa vi posso offrire? Una tazza di caffé un bicchierino di rosolio, un dolce? Che desi­derano i baroni?

Adelina           —(a bassa voce) Tatà, sei impazzito? Non siamo rimasti che dovevamo offrire loro solo un po’ di rosolio?

Tatnu              —Tu stai zitta, ci penso io! Allora che vi offro?

Vicia               —Per me una tazza di caffè!

Paolo               —Per me un bicchierino di rosolio!

Pepè    —Un dolce, grazie!

Lolò    —Anche a me, grazie!

Adelina           —E ora?

Gaetano          —E ora ci penso io, non ti preoccupare! Allora, barone possiamo aprire questa bottega? La vendita all’asta! (si avvicina alla porta e chiama Agnesina). Agnesì, Agnesina!

SCENA  TERZA

Detti e Agnesina.

Agnesina         —( si presenta sull’uscio con il libro in testa e le due mele in mano.)

Sono qua, papà , sono pronta!

Gaetano          —Pronta per fare la stupida! (toglie il libro e le due mele.) Tieni vai a posarli, corri! (Agnesina esce per rientrare subito.) Scusate c’è stato un inghippo. (rientra Agnesina). Agnesì, guarda, guarda là! (fa segnale verso gli ospiti.) Dimmi una cosa ti piace il fidanzato?

Agnesina         —Si, papà, assai assai! Ma chi è?

Gaetano                      —Come chi è! Uno dei due giovani vestiti con la giacca a quadri!

Agnesina         —Ho capito! E chi dei due?

Gaetano          —O uno o l’altro tanto sono gemelli di due tuorli, ma gemelli. (in questo dialogo gli ospiti avran­no sorriso ad Agnesina.)

Adelina           —Ascolta, Agnesì, vai  a pigliare la bottiglia di rosolio e i bicchieri! (Agnesina esce per rientra­re subito con la bottiglia e i bicchieri.) Agnesì, saluta i baroni! Il barone Paolo Trupia, la moglie, baronessa Vincenza e i baronessi Pepè e Lolò.

Gaetano          —Fa l’inchino, dai fai l’inchino! Spalle alzate, gomiti divaricati, uno due e tre calatevi!

Agnesina         —(poggiando il vassoio sul tavolo) Buongiorno, molto lieta! (esegue un inchino, che viene risposto da Pepè e Lolò in maniera buffa. Per i gemelli è abituale fare l’inchino.)

Gaetano          —Agnesì, offri un bicchierino di rosolio ai baroni! (Agnesina riempie i bicchieri e li offre.) Barone, baronessa, baronessi Pepè e Lolò, lotto numero uno! Modello Agnesina! Prego guardare il fiocco rosso attaccato in testa! (alla baro­nessa e i figli che non pigliano il rosolio.) Baronessa, che fa, sta rifiutando un bicchierino di rosolio?

Vicia               —No, grazie sono gastemia! Quando bevo un poco di rosolio mi vengono i brividi, grazie!

Gaetano          —Ma questo è rosolio speciale,  sembra acqua! (guarda la moglie). Cioè ha pochi gradi! Prego! (piglia dei bicchieri e li offre alla baronessa e i figli. Poi piglia un fazzoletto lo butta a terra.) Agnesina, pigliami il fazzoletto, per piacere. (mentre Agnesina raccoglie il fazzoletto al centro della scena, Tatano fa segnale agli ospiti di guardare. Agnesina si china dando il sedere verso Lolò, poi raccoglie il fazzoletto e lo consegna al padre.) Prego, Agnesina, puoi andare. Saluta i signori, baroni. Spalle alzate, gomiti divaricati, uno due e tre calatevi! (Agnesina esegue ed esce.) E allora? Che ve ne pare? Scusatemi. (va verso l’uscio e chiama) Caterina, Caterina!

SCENA QUARTA

Detti e Caterina

Caterina          —(affacciandosi alla porta) Eccomi qua, papa!

Gaetano                      —Guarda, guarda! Ti piace il fidanzato?

Caterina          —Chi è quello con l’abito rosso?

Gaetano          —Come ? Abito  rosso ? Quella è la baronessa! (s’accorge che la figlia non ha gli occhiali) Dove hai messo gli occhiali?

Caterina          —(pigliandoli dalla tasca) Ce l’ho qua!

Gaetano          —Mettili! (Caterina esegue) Allora guarda e dimmi se ti piace il fidanzato?

Caterina          —Chi è dei due?

Gaetano                      —O uno o l'altro! Ti piacciono?

Caterina          —Si, papà! Tanto, tanto!

Gaetano          —(pigliandola per mano e presentandola agli ospiti) Lotto numero due, modello Caterina! Prego guardare il fiocco rosso! Dai saluta gli invitati! (a bassa voce) Spalle alzate, gomiti divaricati, uno due e tre calatevi!

Caterina          —(esegue) Piacere Caterina Zarbu! (i due gemelli si alzano ripetendo sempre il solito buffo inchino).

Pepè    —Piacere, Pepè Trupia!

Lolò    —Piacere anch’io! Lolò Trupia!

Paolo               —Piacere barone Paolo Trupia! Mia moglie Vincenza Naca. (Vicia accenna un sorriso).

Gaetano          ---Dai Caterina offri un bicchierino di rosolio ai baroni! (Caterina esegue) Benissimo, esame superato, te ne puoi andare! Saluta i baroni! (a bassa voce e in contemporanea con Caterina) Spalle alzate, gomiti divaricati, uno due e tre calatevi!

Caterina          —(esegue) Molto lieta! (esce).

Adelina           —Ragazza d’oro sono! Che ve ne sembrano? Baronessi Pepè e Lolò!

Vicia               —Belle, bellissime due gemme, sono! Due cassate! E’ vero? (ai figli).

Pepè    —Due ragazze compunte!

Gaetano          —Ah, mi deve scusare baronesso Pepè, Le mie figlie punte non ne hanno!

Pepè                —Ma cosa ha capito zu Gaetano. Io dicevo compunte come per dire imbarazzate, timide! E’ vero, mamà?

Vicia               —Certo, due figlie che sono due angeli è vero Lolò?

Lolò                —Si vero è, mamà, come sostieni tu, la donna è il focolare domestico l’angelo della casa! Bisogna custodirla dentro uno scrigno d’oro, tempestato di pietre preziose e trascorrere tutto il tempo della giornata a guardarla, contemplarla senza mai toccarla!

Adelina           —(al marito a bassa voce) Solo questa sanno?

Gaetano          —Stai zitta! (a Lolò) Mi scusi ogni tanto bisogna aprire questo scrigno d’oro e toccarla la donna che sta dentro!

Lolò                —No! La mamà dice che non bisogna toccarla, è vero, mamà?

Pepè    —Mamà, lo senti cosa dice lu zu Gaetano?

Paolo               —Certo che ogni tanto bisogna aprire questo scrigno e bisogna toccarla e non bisogna toccarla!

Lolò    —Mamà! Lo senti cosa dice papà? (piagnucolando)

Pepè    — (piagnucolando) Mamà!

Vicia               —Si, ha ragione lu zu Gaetano e il papà, ogni tanto…. bisogna…. toccarla!

Paolo               —Avete capito? Bisogna, ogni tanto toccarla! (bussano alla porta è Sarina).

SCENA QUINTA

Detti e Sarina.

Gaetano                      —Chi è?

Sarina              —(d.d.) Io sono, Sarina!

Adelina           —Sarina Fazia, Sarina è!Questa ci porta sempre buone notizie!

(va ad aprire).

Sarina              —(precipitandosi in scena) Buongiorno! (poi s’accorge degli ospiti e chiama in disparte lu zu Gaetano) Zu Tatà, guardi che è uscito dall’ospedale Alfio Santaita! Ho fatto bene ad avvisarlo?

Gaetano          —(mostrando preoccupazione) Sarìna, mi porti sempre belle notizie (i due fratelli nel vedere Sarina, si alzano e le vanno incontro.)

Pepè    —Piacere io sono Pepè Trupia e questo è mio fratello gemello, Lolò!

Sarina              —Piacere! (facendo un inchino).

Pepè                —(pigliandola per un braccio e toccando) Quei due sono mio padre e mia madre! (i fratelli continuano a toccarla in maniera spropositata. I baroni accennano un sorriso)

Gaetano          —(alla moglie) I due baronessi a quanto pare hanno preso alla lettera i miei suggerimenti! (a Sarina) Sarina vieni più tardi per adesso ho da fare! (          i due non si allontanano da Sarina e continua­no a toccare). Tu ma guarda questi due da niente a  molto! Sarina puoi andare! (l’accompagna alla por­ta, togliendola di mano ai fratelli).

Sarina              —Bongiorno! (esce, guardando i due fratelli).

Gaetano          —E’ sempre la solita guastafeste, porta sempre belle notizie! (alla moglie) Chiama le altre due figlie!

Adelina           —(verso l’uscio) Rosina, Assunta! (le due figlie si presentano).

SCENA SESTA

Detti, Rosina e Assunta.

Gaetano          —(Gaetano presenta le due figlie di corsa) Mi raccomando! Spalle alzate, gomiti divaricati, uno due e tre calatevi! (le figlie eseguono). Lotto numero tre, modelle Rosina e Assunta! Ultimi arrivi di stagione! Ammirare il fiocco che non è rosso! (i due gemelli toccano in maniera spropositata le due figlie.) Adelina, meglio prima che stavano fermi!Se non li fermo non lo so dove vanno a finire! (si avvicina alle figlie) Prego salu­tate la baronia e sciò! Mi raccomando Spalle alzate, gomiti divaricati, uno due e tre calatevi! (le figlie eseguono ed escono). E allora come vi sembrano?

Pepè                —Splendide!

Lolò                —Bellissime!

Vicia               —Un capolavoro sono! Ma tutta qua è la famiglia?

Gaetano          —Cinque femmine e un Tarì! (indicando se stesso). (bussano alla porta è Alfio Santaita.)

SCENA SETTTIMA

Detti, Alfio Santaita, Agnesina, Caterina, Rosina e Assunta

Alfio               —(Bussando energicamente) Vogliamo aprire questa porta? Oh zu Gaetano vuole aprire questa porta? (momento di panico da parte di Gaetano e Adelina.Gli ospiti guardano straniti.)

Gaetano                      —Madonna del Carmelo ora questo m’ammazza, m’ammazza!

Adelina           —Colpa tua, colpa tua!

Gaetano          —Colpa tua o colpa mia Alfio m’ammazza! (agli ospiti) Scusatemi! Dove mi nascondo?

Adelina           —(guardando la cassa panca ai piedi del letto) Vieni, mettiti dentro questa cassa, che è vuota! L’ho svuotato per disinfettarla! Ho messo un po’ di naftalina! Veni Vieni entra dentro! (Afferra il marito e lo stramazza dentro la cassa. Dapprima un po’ restio ad entrare in quanto sente puzza di naftalina, poi spinto dalla moglie s’infila dentro. Alfio continua a bussare. I baroni incominciano ad avere paura, stringendosi tra di loro. Adelina si scusa in continuazione e poi va ad aprire.)

Alfio               —(infuriato, e con il coltello in mano.) Dov’ è? Dov’ è? Dov’ è il vigliacco che gli taglio la testa! (momenti di terrore da parte dei presenti.)

Adelina           —Calmatevi don Alfio! Calmatevi, mio marito non c’è! Mio marito non l’ha fatto apposta a scordarsi la giocata del lotto! E’ stata una dimenticanza in buona fede!Lei è tanto buono, lo perdoni! Poi non lo vede che ho ospiti?

Alfio               —Non m’interessa di nessuno! Chi si mette contro di me, io l’ammazzo! (guarda i baroni che presi dalla paura fanno cenno di no con le dita, come per dire non ci mettiamo contro.) Dov’ è? Dov’ è l’imbroglione! (va verso la porta di sinistra e viene fermato da Adelina.)

Adelina           —Non c’è! Non gliel’ho detto che non c’è!

Alfio               —Se mi fermate vuol dire che è dall’altra parte! (la sposta ed entra. Riesce subito inseguendo le quattro figlie che vanno ad abbracciarsi con la mamma.) Non c’è il vigliacco! (si siede sul­la cassa.) Non c’è, ma se lo becco, gli conficco il coltello nella gola! (conficca il coltello sulla cassa panca, su cui è seduto, facendo trasalire tutti i presenti.) Che c’è? Ah, che c’è? (tutti con i gesti come per dire “niente”) L’ammazzo l’ammazzo! (batte diverse volte il coltello sulla cassa).

Adelina           —Non c’è mio marito!

Paolo               —(intervenendo facendosi coraggio) Se vi ha detto poco fa che non c’è il marito vuole dire che non c’è!!

Alfio               —(arrogante) E lei chi è che si fa gli affari degli altri?

Paolo               —(pauroso) Barone Paolo Trupia! Mia moglie Vincenza Naca e i miei due figli Pepeddo e Lolò! (Tutti accennano un saluto)

Alfio               —(Affilando la lama dal coltello sugli abiti) Baroni? (riflette) Lo sa che io baroni non ne ho mai ucciso! Mi mancano nel mio elenco! Mi mancano queste pelli! (Vicia sviene, il barone con i figli la soccorrono. Troviamo sulla destra il gruppo formato dal barone e famiglia. Dall’altra la famiglia Zarbo. Al centro Alfio seduto sulla cassa che domina la situazione.) Tornerò! (si alza e va via. Adelina va a soccorre­re Vicia che è ancora svenuta. Gaetano fa capoli­no dalla cassa, e accertatosi che Alfio è andato via.)

Gaetano                      —Se n’è andato? (tutti emettono un grido di paura. Vicia rinviene.)

Vicia               —(guardando in faccia i presenti, poi al marito.) Parla, parla, parli tu o parlo io....ah....allora parlo io! (si alza) Scusate il disturbo! Andiamo Paulo, andiamo Pepè e Lolò!

Gaetano                      —E allora come rimaniamo?

Vicia               —Non si fa niente! Giusto dice il proverbio antico: Mettiti con i migliori di te e ti troverai bene!

Adelina           —(un po’ aggressiva) E con questo cosa vuole insinuare, baronessa?

Vicia               —Voi siete intelligente e lo capite! Andiamo!

Pepè    —Mamà e allora, lo scrigno d’oro, le pietre preziose...!

Lolò    —Mamà, il focolare domestico, l’angelo della casa!

Vicia               —Ah quali angeli, diavoli sono! Abbiamo sbagliato casa e porticato!

Adelina           —Mi voglio fare la croce con la mano manca! Villana! Sacco di patate con le maniche attaccate! Tu vieni a dire a me: Mettiti con i migliori di te e ti troverai bene! Oh callaruni!Te lo sei scordato chi era la tua bisnonna! Te lo sei scordato chi era tua nonna, tua madre e tuo padre? Te lo sei dimenticato che andavano a rovistare per le discariche per cercare qualcosa da mangiare! Te lo sei scordato? Peperone! (Tatano con le figlie cercano di calmarla).

Vicia               —(isterica) Guarda che la rana morì per il forte gracidare! (Paolo l’afferra per il braccio e cerca di calmarla. I figli ogni tanto non curanti del­la situazione, accennano dei sorrisi a Rosina e Assunta, sorriso ricambiato.)

Paolo               —Basta, basta Vicia, calmati non cadere alle loro bassezze

Adelina           —Guarda chi sta parlando! Il barone Paolo Trupia! Ogliaro, ogliaro di professione! Quanto olio hai rubato alla gente povera comprandoti così il titolo di barone!Barone! Barone guarda che un brutto segno quando il peto si fa più grosso del culo, barone!

Paolo               —Andiamo in questa casa non metterò più piede!

Adelina           —Ne piede e neanche testa! Barone!

Paolo               —Andiamo! (alla moglie e ai figli i quali continuano a guardarsi con Rosina e Assunta.) Ragazzi andiamo!

Adelina           —(Sempre trattenuta dal marito e dalle figlie.) Sciò, Sciò! Acqua davanti e vento appresso, fumo e polvere tra i piedi! (Si sente bussare energicamente alla porta. Breve pausa! Paura dei presenti. E’ Sarina.)

Sarina              —(d.d.) Zu Tatà, zu Tatà, io sono Sarina! (tutti si stringono tra di loro, mostrando paura.)

Gaetano                      —Sarina è! Sarina!

FINE SECONDO ATTO

ATTO            TERZO

Scena, la stessa del primo e del secondo atto.

 

SCENA PRIMA

Rosina, Assunta, Nino, Pepè e Lolò.

Assunta           (seduta assieme con la sorella Rosina lavorano a maglia bussano alla porta è Nino con un fagotto in mano, Assunta va ad aprire) Entra Nino cosi tardi esci da casa? Cosa hai in quel fagotto ?

Nino                In questo fagotto ho i miei vestiti, e son venuto a stabilirmi a casa vostra! A casa mia non ci voglio più abitare!

Rosina             E perché?

Nino                Perché mio padre e mia madre sono sempre azzuffati!

Assunta           E perché sono sempre azzuffati?Parla!

Nino                Ascoltate! L’altro giorno mio padre andò in campagna, ed ha trovato un coniglio morto e l’ha portato a casa! Giunto in casa ha detto a mia madre di cucinarlo! Ma mia madre si è rifiutata di cucinarlo perché non sapeva come era morto il coniglio! ed incominciano a litigare! Mio padre lo voleva mangiare, mia madre no! Alla fine per mettere pace sono stato costretto a mangiarlo tutto io!

Rosina             Tutto tu? Si ma che c’entra questo fagotto?

Nino                Ieri mio padre è ritornato di nuovo in campagna e questa volta ha trovato una gallina morta e l’ha portato subito a casa dicendo a mia madre di cucinarlo! Mia madre come sempre si rifiutava di cucinarlo in quanto non sapeva come era morta la gallina! E di nuovo zuffe con mio padre perché insisteva di volere mangiare la gallina! Mia madre si rifiutava categoricamente di mangiarlo! Allora io per evitare di nuovo una zuffa sono stato costretto a mangiarla io!

Assunta           Di nuovo? E che c’entra questo fagotto?

Nino                Stamattina è morta mia nonna, allora ho preso la mia roba e sono venuto qua da voi!

Rosina             No, Nino non ti preoccupare che a tua nonna non te la fanno mangiare! Vai a casa adesso che è tardi! ( lo accompagnano davanti la porta. Mentre stanno per rientrare irrompono in scena Pepè e Lolò) Per favore non potete entrare a casa nostra siamo sole!

Pepè                —Rusinè, la mamma dice sempre che la futura donna deve essere custodita dentro uno scrigno d’oro senza mai toccarla, ma io mi accorgo che quando ti tocco mi viene una vampata in testa che mi fa stordire piacevolmente! Allora io dico: è meglio che ti tocco, no?

Rosina             —Vai via Pepè! Tu lo sai come è mio padre, puoi lui ti va salire questa vampata a colpi di bastonate! Vai via! (lo spinge verso la comune.) Però ti ricordo ciò che ha detto mio padre che per prima si devono sposare le mie sorelle più grande, Agnesina e Caterina.

Lolò    —E noi li chiudiamo dentro uno scrigno d’oro..

Assunta           —Voi siete da rinchiudere, ma da rinchiudere dentro il manicomio!Per favore andate via! (spinge Lolò verso la comune).

Pepè                —No, di qui non ce ne andiamo se prima non dite a me e Caliddo che ci volete bene!

Lolò    —Si vero!

Pepè                —Vieni qui Lolò siediti su questa cassapanca! (si siedono sul­la cassa panca) E di qua non ci muoviamo!

Rosina —E va beni! Ma ora andate via!

Pepè    —Va bene che? Dimmi che mi voi bene!

Lolò    —Diglielo!

Assunta           —Perché tu non vuoi che io lo dica a te che ti voglio bene?

Lolò    —Certo! Dimmelo!

Pepè    —Dai ditelo!

Rosina —E va bene! Vi vogliamo bene!

Assunta           —Molto, molto! Ora andate via!

Pepè                —Hai sentito Caliddo ci vogliono bene! All’assalto! (mentre si alzano per andaread abbracciare le due sorelle, bussano alla porta. E’ Gaetano, Adelina, Agnesina e Caterina. Momenti di panico)

Rosina —Mio padre? E come si fa ora?

Assunta           —Che facciamo?

Rosina             —(guarda un po’ in giro poi si sofferma sul letto) Nascondetevi sotto il letto! (Rosina piglia con forzaLolò e lo spinge sotto il letto dal lato destro dello spettatore. In contemporanea Pepè spinge con forza sotto il letto Assunta. Quindi troviamo nascos­ti sotto il letto Lolò lato destro e Assunta lato sinistro. Rosina e Pepè si sie­dono sul letto, esausti, dandosi le spalle, poi voltandosi s’accorgono dell’errore. Allora Rosina gira nel lato sinistro e lo spinge sotto il letto facendo uscite dall’altro lato Lolò. Siedono in contemporanea sul letto. Rosina lato sinistro e Lolò lato destro. Accortosi di nuovo dell’errore, prende con forza Lolò e lo spinge sotto il letto dal lato sinistro facendo uscire la sorella Assunta dall’altro lato.Vanno ad aprire.)

SCENA SECONDA

Detti, Gaetano, Adelina, Agnesina e Caterina.

Gaetano                      —E ci voleva tanto?

Rosina —Ci stavamo addormentando!

Gaetano          —La trippa che abbiamo mangiato d atua sorella ce l’ho sulla bocca dello stomaco!

Adelina           —Sempre ti lamenti! La trippa che mangi da mia sorella ti si blocca sullo stomaco quella che cucina tua sorella scivola che è un piacere, vero?

Rosina —Noi ci siamo fatte due uova fritti che è stato una meraviglia!

Gaetano                      —Adelina, Andiamo a metterci la camicia da notte e poi andiamo a letto!

Rosina             —(preoccupata di questa decisione) Papà così presto dovete andare a dormire? Sono le sette e mezzo!

Gaetano                      —Perché le altre sere a che ora siamo andati a dormire?

Assunta           —Papà io vi consiglio di andare nell’altra stanza vi fate un poco di acqua e alloro, voi fate quattro passi e poi andate a letto! E’ vero Agnesina?

Agnesina         ---Io non ho bisogno di questa acqua e alloro!

Caterina          —E neanche io! Non ho sonno!

Gaetano          —Io vado a mettermi la camicia da notte e poi vado a letto! Voi quello che vi piace di fare lo fate! Andiamo a letto Adelina!

Adelina           ---Dove andiamo?

Gaetano                      —A metterci la camicia da notte!

Adelina           ---Non ho sonno!

Gaetano          — Io ce l’ho! E poi tu lo sai che se vado a letto senza di te mi viene l’insonnia e sai cosa può succedere dopo!

Adelina           —(con malavoglia) E andiamo a vestirci! (escono Gaetano e Adelina).

Rosina             —(alle sorelle Agnesina e Caterina) Agnesina , Caterina venite dall’altra parte che vi faccio vedere il lenzuolo che sto ricamando!

Caterina          —Vai a pigliarlo e me lo fai vedere! (si siede)

Rosina —E’ attaccato al telaio e si può sporcare se lo porto da una stanza all’altra!

Agnesina         —E che è la prima volta che lo sposti da una stanza all’altra?

Assunta           —(visto che le sorelle non si spostano dalla stanza, va a sussurrare una parola all’orecchio di Agnesina e Caterina.)

Agnesina         —Vero?

Caterina          —E non mi hai detto mai niente! Andiamo! (a Rosina) E tu non vieni?

Rosina    —Ora vengo, vengo subito! (escono tranne Rosina che rimasta sola si precipita verso il letto facendo segnale ai due fratelli Pepè e Lolò di uscire. Ma nell’istante in cui i due stanno per uscire da sotto il letto, rientrano Tatano e Adelina vestiti con la cami­cia da notte e relative papaline. Tatano regge in mano un vaso da notte. Rosina rifà nascondere i due fratelli.)

Gaetano             ---Che fai Rosina?

Rosina       —Vi sto preparando il letto!

Gaetano                      —Non c’è di bisogno! Va a coricarti!

Rosina —Non ho sonno....ma ....buonanotte!

Gaetano                      ---Buonanotte, figlia!

Adelina           —Buonanotte! (Rosina non vuole lasciare la scena, ma suo malgrado è costretta a farlo. Esce)

Gaetano                      —(sedendosi sul letto) Sia benedetto chi ha inventato il letto!

Adelina           —Tatano, cambiala! Ogni sera ripeti sempre la stessa frase! Cambiala una buona volta!

Gaetano          —Chi ha inventato il letto sia benedetto! Ti piace così cambiata? (si copre con le coperte. Adelina scema la luce del lume a petrolio e si corica anch’essa. Scena in penombra)

Gaetano                     —Buonanotte, Adelina!

Adelina           —Buonanotte, Tatà! Ringraziamo il Signore che ci ha dato un altro giorno di vita! Non dimenticare di dire le preghiere!

Gaetano                     —Ringraziamo il Signore! Non lo dimentico! Buonanotte!

Adelina           —Buonanotte! (Tira la coperta verso di lei scoprendo in parte Gaetano. Gaetano fa altrettanto, sino a raggiungere alla fine un compromesso. Movimenti a soggetto. Breve pausa. Dal lato di Adelina spunta la mano di Pepè per accertarsi se i due si sono addormentati.) Tatà, perché mi tocchi? Vuoi stare fermo!

Gaetano                      ---Con me parli?

Adelina           —No, con il muro! Con te parlo! Forse c’è qualche altra persona qua dentro?

Gaetano                      —Se neanche mi sono mosso!

Adelina           —Sei il solito bugiardo! Vah, buona notte!

Gaetano          —Buonanotte! (dopo alcuni secondi spunta la mano di Lolò e va a toccare Gaetano.) Adelì! Adelì.

Adelina           —Che c’è?

Gaetano                      —Perché mi tocchi?

Adelina           —Tatà sei tu che mi tocchi! IO neanche mi sono mossa!

Gaetano                     —Allora è stata una mia impressione!

Adelina           —E’ strano che tutti e due abbiamo la stessa impressione! (finisce di dire la frase tutti e due in con­temporanea si siedono sul letto e si guardano in faccia impauriti come per dire “io non sono sta­to” poi guardano con paura sotto il letto e si accorgono della presenza di una qualcosa non identificabile.)

Gaetano                     —Adeli!
Adelina           —Tatà!

Gaetano                      —(impaurito) Cosa hai visto?

Adelina           —(impaurita) Cosa hai visto  tu?

Gaetano                      —Non credo che sono....!

Adelina           —Santa Maria! (fa il segno della croce)

Gaetano                      —E se sono fantasmi?

Adelina           E’ una pura immaginazione!Non c’è nessuno sotto il letto!

Gaetano                      —Guarda!

Adelina           —Guarda tu!

Gaetano                      —Guardiamo assieme?

Adelina           —E guardiamo! (riguardano sotto il letto ed hanno la certezza che c’è qualcosa sotto il letto. Emettono un grido lacerante.)

Gaetano                      ---Fantasmi sono, fantasmi sono!

Adelina           —Fantasmi sono! (da sotto il letto escono lentamente i due fratelli Pepè e Lolò indossan­do le lenzuola che erano stati messi sotto il letto, all’inizio del primo atto. Momenti di panico. Reazioni a soggetto.)

Gaetano                      —Adelì, li vedi?

Adelina           —(da sotto le coperte) No, Non vedo niente!

Gaetano                      —(scoprendola) Come devi vedere sotto le coperte!

Adelina           —Si, Tatà, li vedo pure io! Fantasmi sono, fantasmi! (fa il segno della croce)

Gaetano                      ---Cosa facciamo adesso?

Adelina           —Battiamo le mani come dicevano le nostre figlie! (durante tutto il dialogo, i due fratel­li si saranno spostati, cambiando posizione come se fossero delle  statue )

Gaetano          —Vero è! Continuiamo a battere le mani! (battono le mani ed ad ogni spostamento dei due fratelli loro si nascondono sotto le coperte, per poi riapparire ribattendo le mani.)

Adelina           —Tatà, niente! Neanche volano!

Gaetano                      —Devono essere fantasmi di primo volo!

Adelina           —Tatà, tremo tutta!

Gaetano                      —Lo sai che facciamo ora?

Adelina           —Cosa?

Gaetano                      —Assecondiamoli, Facciamo finta come se non esistessero!

Adelina           —Dai assecondiamoli!

Gaetano                      —Adelì, che bel giorno è oggi!

Adelina           —(a bassa voce) Ma se sta per diventare notte! Si vero bella è!

Gaetano                      —Che prepari oggi da mangiare?

Adelina           —Pasta e fagioli!

Gaetano                      —Buoni sono! (a bassa voce) Non si sono spostati neanche di un centimetro!

Adelina           —Si è fatto tardi! Noi ci mettiamo a dormire!

Gaetano          —Noi ci stiamo addormentando! (si coricano e si coprono con le coperte sino alla testa)

Adelina           —Se ne sono andati?

Gaetano                      —(scoprendosi la testa e guardando) No , ancora là sono!

Adelina           —Testa dura che hanno! Tatà addormentiamoci! (dopo alcuni secondi, spuntano dalla porta di sinistra Rosina e Assunta.)

SCENA TERZA

Detti Rosina e Assunta.

Rosina             —Dormono! (si avvicinano al letto, Rosina da una parte e Assunta dall’altra, per fare segnale ai due fratelli di uscire, non accorgendosi che i due si trovano nella stan­za coperti dalle lenzuola. Gaetano e Adelina sentendo rumore emettono un grido lacerante, trasalendo sul letto.)

Gaetano                      —Santa maria ci stanno toccando i fantasmi!

Adelina           —Santi del paradiso,  aiutatemi. (reazioni a soggetto. Poi si tranquillizzano quando s’accor­gono che sono le loro figlie.)

Gaetano                      —Cosa ci fate voi?

Adelina           —Guardate! (fa segnale alle figlie di guardare i due fantasmi.)

Rosina —Cosa devo guardare?

Adelina           —(facendo segnale con il dito) Guarda là! (Rosina e Assunta guardano verso i due fantasmi. Fanno finta di non vederli.)

Rosina —Cosa c’è?

Gaetano                      —Non vedete niente?

Assunta           —No, niente!

Adelina           —Come niente! Verso la porta!

Rosina —Verso qua? (e si sposta verso i tue fratelli)

Gaetano                      —Assunta verso là!

Assunta           —Verso qua? (anche lei si sposta verso i due fratelli. Continuano a dire che non vedono niente, si spostano ed involontariamente vanno a posare i piedi sopra la punta del lenzuolo che tocca terra. Subito dopo entrano Agnesina e Caterina.)

SCENA QUARTA

Detti, Agnesina e Caterina.

Agnesina         —Che c’è?

Caterina          —Cosa sono queste voci? (vedono i due fantasmi ed emetto­no un grido facendo impaurire i due fratelli che si spostano dalla posizione assunta precedentemente,

scoprendosi interamente, in quanto le lenzuola erano state trattenute, involontaria­mente dai piedi di Rosina e Assunta. Momenti di smarrimento. Adelina aumenta la luminosità con il           lume a petrolio.)

Gaetano                      ---Da tre a trentatrè!

Adelina           —In quale ruota? (esce dalla scena per andare a vestirsi)

Gaetano          —In quella di scorta! Ebbene vero per davvero! I due pupi di zucchero! (alle figlie) Chi di voi ha osato ricevere in casa, a mia insaputa, tutto questo zucchero? Chi? (guarda le figlie e capisce che sono state le figlie più piccole) Voi? Siete sfacciate! Piccole e sfacciate! (riferendosi ai due fratelli) Voi approfit­tare dell’ingenuità di queste due figlie piccole! Dove è andato a finire     “ lo scrigno d’oro tempes­tato di pietre...pomice! Non bisogna toccarle....! Bisogna contemplarle...! E se questa è contemplazione…!

Pepè                —Caro zu Gaetano, colgo l’occasione per chiedere sia per me che per mio fratello Lolò, la mano di sua figlia Rosina e di sua figlia Assunta!

Lolò                —E io pure colgo l’occasione di chiedere la mano di sua figlia Assunta per me e Rosina per mio fratello Pepè.

Gaetano          —(alzandosi dal letto) Voi non cogliete niente! Dindirindì, cinque femmine e  un tarì! Il Tarì è potente…! Giammai!

Agnesina         —Chi è Giammai?

Gaetano          —Giammai! come per dire “ Mai “! Avete visto che paura mi sono preso! I fantasmi! Mai e poi mai! (alle figlie piccole) E voi che vi siete permessi di farli entrare a casa in mia assenza…!

Rosina —Ma papà! Noi ci vogliamo bene!

Assunta           ---Papà se noi....!

Gaetano                      —State zitte!

Agnesina         —(avvicinandosi al padre e a bassa voce) Papà non tocca a noi prima!

Caterina          —Non eravamo noi le prescelte!

Tata                 —Mute anche voi! (bussano alla porta, e Vicia Naca).

SCENA QUINTA

Detti, Vicia e Paolo.

Vicia               —(d.d.) Zu Gaetano apra, apra subito!

Gaetano          —Vostra madre, la baronessa? Vediamo cosa vuole! (ad Agnesina) Vai ad aprire! (Agnesina esegue.)

Vicia               —(vedendo i figli) Lo dicevo io, Lo dicevo io!

Adelina           —(aggredendola) Lo dica lo dica! Perché se non dice lei lo dico io!

Vicia               —Lo dicevo io! Vi siete accaparrati tenendoli dentro la vostra casa i miei due gioielli, i due miei figli! A quanto pare vi state coltivando il vostro orto! No, non vi riesce questa! I miei due gioielli, i miei due bimbi che la bocca ancora sa di latte! Lo dicevo io , lo dicevo io!

Adelina           —(rientrando ed isterica) Tà, Tà tienimi, se no me la mangio  a questa! Tienimi! Tienimi che me la mangio!

Gaetano                      —Mangiatela! Nei hai per sei mesi!

Agnesina         —(andando verso la madre) Calmati mamma, calmati!

Caterina          —(andando anche lei verso la madre) Mamma calmati che ora il papà aggiusta tutto!

Pepè                —(calmando la mamma) Mamma, calmati! Guarda che non è come pensi tu! Io e Lolò siamo venuti qui di nostra spontanea volontà, Perché vogliamo bene a Rosina e Assunta. E’ veroCalì?

Lolò    —Si, mamma, vero è! Io mi voglio fidanzare!

Pepè                ---Siamo venuti qui per chiedere  la mano di Rosina e di Assunta! E con l’occasione che c’è mia madre le chiedo scusa di questa nostra intrusione in casa vostra!

Caterina          —(a bassa voce) Papà non te lo scordare...!

Gaetano                      —Stai zitta! (a Vicia) Dov’è vostro marito?

Vicia               —Fuori!

Gaetano                      —Fuori, dove?

Vicia               —Fuori, qui davanti la porta!

Gaetano                      —E perché non entra?

Vicia               —Perché lui è di parola! Ha detto che in questa casa non metteva più piede e così ha mantenuto la parola!

Gaetano                      —Lo chiami e lo faccia entrare con la pancia!

Vicia               —Cosa?

Gaetano                            —Lo faccia entrare! Vediamo se si può sistemare questa baracca!

Pepè    —(interrompendo e bloccando l’eventuale intervento della madre) Ci vado io!

Lolò    —Io pure! (escono Pepè e Lolò).

Gaetano                      —Adelì vai a pigliare carta e matita!

Adelina           —Per fare che?

Gaetano                      —Ti ho detto di andare a pigliare carta e matita! Esegui i miei ordini!

Adelina           —Tatà, che fai la voce forte in presenza della Baronessa? (esce per andare a pigliare carta e matita. Entrano Pepè Lolò che accompagna­no il padre che non vuole entrare.)

Gaetano          ---Baciamo le mani, barone! Mettiamoci una pietra sopra e facciamo finta che non sia successo niente! Qui c’è una sola cosa: due ragazzi che si vogliono fare fidanzati con le mie due figlie! Io sono padre come lo è lei! Penso che come sono io a volere il bene  delle due mie figlie lo è altrettanto lei per i suoi figli!Altrettanto lo è sua moglie la baronessa Vicia che mia moglie Adelina Barone! Credo che tutti quanti siamo d’accordo! E’ vero Barone? E la alzi questa benedetta testa e guardi la realtà in faccia! Barone! Baronessa!

Vicia               —Paolo, Paolo o glielo dici tu o glielo dico io!? Ah... e allora glielo dico io!

Paolo               —Parlo io Vicia! A me basta che siano felici i miei due figli!

Gaetano          —Baronessa! Dica la sua, perché se lei non lo , lo dico io e se le tolgo la museruola a mia moglie, lo dice lei! (Adelina assume un atteggiamento aggressivo.)

Vicia               —E sia fatta la volontà di Dio, quella di mio marito e quella dei miei due figli!

Gaetano          —E si è dimenticato quella mia, quella di mia moglie e quella delle mie    figlie... ! Però c’è un però!

Paolo               ---Quali però?

Gaetano                      —Il fiocco rosso!

Paolo               — Il fiocco rosso?

Gaetano          —I patti quali sono stati? Se figlie io dovevo dare da maritare, la precedenza l’avrebbero avuta le due più grandi,  Agnesina e Caterina!

Rosina ---Ma papà!

Assunta           —(alla mamma per trovare solidarietà) Mamma! (Adelina fa segno come per dire “io non c’entro”)

Pepè    —Zu Gaetano ma io voglio bene di più a Rosina!

Lolò    —Ed io ad Assunta!

Gaetano          —Ed io a tutte e quattro! Ma la precedenza è delle due più grande “  Legge antica ”!(alcuni secondi di dissenso da parte della famiglia Trupia e delle figlie Assunta e Rosina.) Perciò….perciò.... se no, se no facciamo decidere al destino!

Paolo               —Il destino? (tutti ripetono sotto voce la paro­la “destino”).

Agnesina         —Che significa? Papà mi fa un esempio?

Gaetano          —Agnesì vizio brutto! Stavo dicendo facciamo decidere al destino! Il destino questa potente macchina che muove tutta la vita e che nessuno è capace di fermarla o di fare cambiare strada! Sorteggiamo, sorteggiamo chi due  delle quattro mie figlie  si dovranno maritare con i due gemelli! (tutti restano allibiti, chiedendosi cosa vuo­le dire Gaetano.) Non lo avete capito? Ora ve lo spiego: ora scrivo su due pezzetti di carta, in uno Agnesina e Caterina e nell’altro Rosina e Assunta!

Assunta           —Papà!

Gaetano                      —Stai zitta tu!

Rosina —Papà, ma che dici?

Gaetano                      —Giusto dico, muta!

Pepè    —Zu Gaetano ma che stiamo giocando al gioco del lotto?

Gaetano          ---Si! Perché la vita non è un continua giocata al lotto? Il gioco del destino! Oggi tocca a me domani tocca a te! Oggi rido io domani piangi tu! Oggi muori tu domani muore lui! (indicando Pepè e Lolò) Estraggo i numeri del destino: sessantatrè fortuna  in casa Zarbu; estraggo un altro numero: diciassette, disgrazia in casa Trupia! (la famiglia Trupia fa scongiuri.) Questa è   la vita! Cosa ne pensa barone, baronessa?

Vicia               —Paolo, parli tu o parlo io! Ah…e  allora parlo io! Caro zu Gaetano per me vanno bene qualsiasi delle sue figlie!Sono tutte e quattro aggraziate e quindi saranno delle brave mogli!

Gaetano                      —Barone, e lei?

Paolo               —Mia moglie ha parlato ed ha messo la ceralacca! Io ci metto il bollo! (ai due gemelli) Sono delle brave ragazze tutte e quattro, o una o l’altra credo che è lo stesso!

Gaetano          —Oh! Allora facciamo subito questo sorteggio! Adelì matita e carta. (Adelina consegna carta e matita. Gaetano piglia un foglio di carta e lo divi­de in due, in uno scrive Agnesina e Caterina e nell’altro Rosina e Assunta.) Allora in questo scrivo:Agnesina e Caterina, e in quest’altro Rosina e Assunta! (finisce di scrivere e piega i due foglietti in quattro, poi invita Vicia ad estrarre.) Chi tira a sorte? Signora baronessa a lei la mano del destino! Pigli una carta! (Vicia piglia un foglietto e lo consegna a Gaetano. I figli incrociano le dita. Gaetano dopo breve pausa e con religioso silenzio, legge) AGNESINA E CATERINA! Prosita e prosituna! (abbracci e baci di tutti. I delusi fanno gli auguri con riluttanza. Gaetano va a baciare le due figlie prescelte dal destino e poi va a baciare i futuri generi. Nel frattempo Ade­lina va a pigliare il foglietto rimasto sul tavolo e legge, poi chiama il marito in disparte.)

Adelina           —Tatano, Tatano!

Gaetano                      —Che c’è?

Adelina           —Vieni qua! (Gaetano si avvicina ad Adelina, e tutti e due si sposano versola ribalta) cosa hai scritto in tutti e due i biglietti i nomi di  Agnesina e Caterina?

Gaetano          —Il destino, la mano del destino! (va a consolare le due figlie Rosina e Assunta)

Adelina           —La mano  dello zu Gaetano! (bussano alla porta è Sarina Fazia)

Tatatu              —Sarina è! Santa Maria, porta sempre belle notizie! (alle figlie Rosina e Assunta) Andate ad aprire!

SCENA SESTA

Detti, Sarina e Alfio.

Sarina              —Zu Gaetano, sta venendo Alfio Santaita! (momen­ti di panico per i presenti. Vicia si sente mancare e si appoggia tra le braccia del marito, i gemelli si stringono con le fidanzate. Rosina s’abbraccia con Assunta. Gaetano tutto impaurito).

Gaetano                      ---Signori, piano numero uno!

Adelina           —Tatà, ma quale piano numero uno se non c’è il tempo di scappare e lasciare la casa! (da dietro le quinte si sente la voce di Alfio Santaita, che chiama lu zu Gaetano! Gaetano va a nascondersi dietro la moglie. La porta era rimasta aperta. Entra Alfio infuriato)

Alfio               —Zu Gaetano! (corre verso lu zu Gaetano e lo affer­ra per la camicia) Zu Gaetano, finalmente faccia a faccia!

Gaetano                      —(svincolandosi) Ecce Homo! Trafiggimi come a Giulio Cesare!

Alfio               —Zu Gaetano! (mette la mano in tasca).

Gaetano          —(sbottonandosi la camicia, offrendo il petto) Fai piano! (chiude un occhio. I presenti impau­riti non sanno come reagire. La moglie prega!)

Alfio               —Zu Gaetano! (esce dalla tasca un foglio. Gaetano è al limite delle forze.) Zu Gaetano, ringrazii a Sant’Agata, padrona di Catania! Non gli faccio niente! (porgendo il foglio) Legga!

Gaetano          —(Scioccato da questo strano comportamento, non sa come reagire.) Non mi ammazzi?

Alfio               —No!

Gaetano                      ---Non  m’infilzi?

Alfio               —No!

Gaetano                      —Non mi...(fa il gesto di decapitazione colla mano.)

Alfio               —No!

Gaetano                      —E perchè?

Alfio               —Legga! (da il foglio).

Gaetano          —(piglia il foglio e legge) Iscrizione di matri­monio tra Sarina Fazia e Alfio Santaita. Vi sposate? (guarda Sarina che fa cenno di sì). E allora il terno?

Alfio               —Meglio di terno di questo! (indica Sarina).

Gaetano                      —Allora tutto è finito?

Sarina              —Si, zu Gaetano! (tutti emettono un sospiro di sollievo. Cambiano tutti umore.)

Gaetano          —Hai sentito, Adelina?

Adelina           —Ho sentito! Auguri e figlie femmine!

Gaetano          —....Maschi! Che c’è carestia! (in questo dialogo Vicia si sarà ripresa dallo spavento, come del resto tutti gli altri. Scambi di auguri. Rosina e Assunta chiamano in disparte, vicino la ribalta, il padre.)

Rosina             —Papà e noi?

Assunta           —Per noi ci pensa?

Gaetano              —Stupide, come vi ho detto l’altro giorno avete cinque uomini a testa? Bene!Meno tre (indica i presenti che si sono fidanzati), quindi ve ne restano ancora sette da potere scegliere!

Rosina             —E dove sono?

Gaetano          —Là! (indica verso il pubblico)

Rosina             —Papà, aspetti un momento! (piglia per mano Assunta ed escono dalla sinistra.)

Gaetano          —(ai generi) Baronessi! Baronessa, Barone! Avete visto il destino? Io ero destinato che non morivo accoltellato, mentre  Pepè e Lolò erano destinati che si fidanzavano con Agnesina e Caterina....(entrano Rosina e Assunta, con un grosso e spropositato fiocco rosso in testa. Pigliano il padre e lo riportano al centro e vicino alla ribalta..)

Rosina             —Papà, siamo pronte!

Assunta           —Papà, tocca a te!

Gaetano          —(piglia le due figlie, una da parte e l’altra dalla parte opposta, verso il pubblico) Ragazza, spalle alzatte, gomiti divaricati uno, due e tre calatevi!

FINE DELLA COMMEDIA