Cirano di Bergerac

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Edmondo Rostand

                                        Edmondo Rostand

CIRANO  DI  BERGERAC

Dalla traduzione di Mario Giobbe      

Riduzione e adattamento per lettura drammatizzata di Giovanni Guzzio

          Narratore-    1640 a Parigi. Cirano è uno dei tanti figli minori, i cadetti appunto,delle famiglie altolocate dell’epoca costretti, dalla cosidetta legge del maggiorasco, che assegnava al figlio maggiore tutti i beni della famiglia, a darsi alla carriera delle armi per trovarsi da vivere. Ma Cirano è un cadetto particolare. E’ uno spadaccino ineguagliabile, un parlatore forbitissimo, dotato di tanto spirito, un uomo ideale  insomma; senonchè…senonchè è fisicamente brutto, ma proprio brutto. Ha un naso enorme, che gli deturpa il volto. E questo è il suo maggior cruccio. Anche perché fra l’altro è pazzamente innamorato di una donna bellissima, sua cugina Maddalena Robin, per gli amici :. Rossana, estremamente raffinata, colta, di spirito, una preziosa insomma, come si diceva all’epoca, ma alla quale egli non osa dichiararsi,  temendone un rifiuto proprio per questa sua bruttezza  Ma Cirano è anche guascone, ha quindi  quella spavalderia un po’ ribalda tipica della  Guascogna.

                     Lo ritroviamo  a Palazzo di Borgogna, una sala del  quale.è adibita a teatro, deciso a non permettere di recitare al prim’attore dello spettacolo in programma . . Motivo dichiarato del divieto:  perché recita da cane, ma molto più verosimilmente perché ha osato guardar con  insistenza la bella Rossana. La sala è piena:  nobili, uomini d’arme, venditori,  popolani e c’è pure Rossana. Tutti sanno del divieto di Cirano e sono curiosi di vedere ciò che accadrà; ma Cirano non compare. Inizia la recita e l’attore entra in scena,ma alla perima parola si ode la voce di Cirano

                     Cirano    Se aggiungi una parola io dovrò ricacciartela immantinenti in gola  

                     Narratore                                                            Il pubblico si agita, in parte divertito. L’attore chiede aiuto ai nobili presenti. che con alterigia cercano di intervenire

                     Cirano    I marchesi mi faccian la finezza di tacere se non voglion qualche rude   carezza  

                                                                                               

Narratore                                                            Tra essi un visconte,  nell’intento di far smettere il tracotante, pensa di provocarlo   ovviamente irridendo al suo naso.

Visconte     Voi avete un naso  molto grande

Cirano        Questo è tutto?….E’ assai ben poca cosa

                   Se ne potevan dire…ma ce n’erano a iosa

                   Variando il tema…Si potea putacaso

                   Dirmi in tono aggressivo:”se avessi un cotal naso

                   Immediatamente me lo farei tagliare”

                   Amichevole: “quando bevete vi dèe pescare

                   Nel bicchiere. fornitevi d’un qualche vaso adatto!”

                   Descrittivo: “E’ una rocca,  un picco,  un capo affatto

                   E’ una penisola, in parola d’onore! “

                   Curioso: “a che serve quest’affare,  signore?

                   Forse da scrivania o da portagioelli?”

                   Vezzoso. “amate dunque a tal punto gli uccelli

                   Che vi preoccupaste con amore paterno

                   Di offrire alle lor zampe un si degno sostegno?”

                   Truculento:  messere,  quando nello starnuto

                   Il vapor del tabacco v’esce da tale imbuto

                   Non gridano i vicini ..”al fuoco! ..nella cappa!”

                   Cortese. “state attento chè di cotesta chiappa

                   Il peso non vi meni per terra a capo chino”

                   Tenero. “provvedetelo di un piccolo ombrellino

                   Perché il suo bel colore non stinca messo al sole”

                   Pedante. ”l’animale che Aristofane vuole

                   Chiamarsi  dagli esperti gigancamaleonte

                   Tant’ossa e tanta carne ebbe sotto la fronte?”

                   Arrogante :”compare, libero è quel puntello?

                   Chè proprio vi vorrei appendervi il cappello!”

                   Enfatico:”alcun vento o naso magistrale

                   Non può tutto infreddarti, eccetto il maestrale”

                   Drammatico: ”è il Mar Rosso quando ha l’emorraggia?”

                   Ammirato: ”oh!  insegna da gran profumeria!”

                   Lirico: ”è una conca?  Siete un genio del mare?”

                   Semplice: ”il monumento si potrà visitare?”

                   Rispettoso :”degnissimo messere,

                   Questo si che significa qualcosa al sole avere.”

                   Militare: ”puntate contro cavalleria!”

                   Pratico: ”lo vorreste mettere in lotteria?

                   Sarebbe il più gran lotto! ” O infine, parodiando

                   Piramo, tra i singhiozzi :”eccolo l’esecrando

                   Naso che la bellezza del suo gentil signore

                   Distrusse, or ne arrossisce il bieco traditore.”

                   Ecco, ecco a un di presso ciò che detto mi avreste

                   Se qualche po’ di spirito o di lettere aveste.

                   Ma di spirito voi, miserrimo furfante,

                   Mai non ne aveste un’oncia, e di lettere tante

                   Quante occorrono a fare la parola “”cretino””

                   D’altronde aveste avuto l’ingegno così fino

                   Da potermi al cospetto di questa gran brigata

                   Servirmi tutti i punti di questa cicalata

                   Non ne aveste nemmeno la metà  proferito

                   Del quarto di una sillaba, chè, come avete udito,

                   Posso da me servirmeli senza alcuna riserva

                   Ma non permetto affatto che un altro me li serva

Visconte     Vè,  parla con me in modi sì  arroganti

                   Uno zotico ch’esce persino  senza guanti!

                   Non ha alamari, o nastri, e nemmeno galloni!

Cirano        Io le porto di dentro tutte le mie distinzioni!

                   Io non mi attillo no come uno sfarfallino

                   Ma sono assai più netto pur se meno carino,

                   Chè io non uscirei, anche per negligenza,

                   Con la minima macchia sul cor, sulla coscienza,

                   Con la testa non alta, o con l’onor gualcito

                   O con un qualche scrupolo non troppo ben pulito.

                   Io  vò senza che nulla in me non splenda,  senza

                   Ombra; e sono mio pennacchio franchezza e indipendenza

                   Tengo la schiena dritta  e prestante il mio petto

                   E l’anima raddrizzo come in un corsaletto

                   Piuttosto che  con nastri coi bei fatti m’allaccio

                   Aguzzando il mio spirito come una spada io faccio

                   Contro le ipocrisie dei falsi e dei birboni

                   Sonar la verità  siccome degli sproni.

                   Non ho guanti. E ti par questo un guaio?

                   Me ne restava un solo d’un vecchissimo paio

                   Ma anche questo m’era un po’ troppo importuno,

                   Tant’è che lo lasciai sulla faccia a qualcuno.

Visconte     Mascalzone, facchino, ridicolo, marrano!

Cirano        Ed io sono Cirano Ercole Saviniano

                   Di Bergerac                                     

Visconte     Pur poeta il buffone!

Cirano        Si poeta, e così peregrino

                   Che battendomi voglio comporvi all’iprovviso

                   Una ballata.

Visconte         Una ballata ?!

Cirano        Son d’avviso .

                   Che non sappiate affatto che cosa essa sia.

                   La ballata,  signore,  è una poesia

                   Tre  strofe  e una licenza,  il tutto in un quartetto

                  

                   Di farne una e battermi e toccarvi prometto

                   Giusto all’ultimo verso…

                   Ballata del duello che a Palazzo Borgogna

                   Il sir di  Bergerac ebbe con un minchione

                   E’ il titolo:  Adesso la canzone:

                   Ecco levo con grazia il mio cappello,

                   Poscia comodamente, pian pianino,

                   Mi libero del mio vasto mantello

                   Che  mi ricopre e lo spadon  sguaìno.

                   Di  Ganimede più gentil, più fino

                   Di Scaramuccia al gioco dello stocco

                   Vi prevengo, mio caro  paladino,

                   Che giusto al fin della licenza tocco.

                   Meglio v’era tacer,  signor mio bello,

                   Dove ti infilzerò,  dimmi tacchino,

                   Sotto il giubetto?  Al fianco?  Ti sbudello?

                   Nel cuor, sotto l’azzurro cordoncino ?

                   Volteggia la mia punta. E’ un moscerino!

                   Tintinnano le cocce,  odi che schiocco !

                   Si, certamente…in mezzo del pancino

                   Giusto alla fin della licenza io tocco !

                   Mentre vò in cerca di una rima in  “ ello “

                   Tu rompi,  bianco come un pannolino.

                   Vuoi forse darmi la parola “agnello” ?

                   Tac e la punta io paro onde il festino

                   Ti pensavi di farmi, o malandrino !

                   Ecco, t’apro la via, chiudo lo sbocco…

                   Su, reggi bene, pulce, lo spadino

                   Giusto alla fin della licenza io tocco.

                   “”Licenza””

                   Raccomandati a Dio, bel principino,

               Ecco. Mi inquarto,  paro,  fingo,   scocco,

                   Olà, prendi, piccino,

                   Giusto alla fin della “”licenza”” ho tocco

Narratore    I nobili portano via il Visconte ferito. Il pubblico è impazzito dall’entusiasmo. Tra la folla  una donna si accosta a Cirano: E’ la governante di Rossana mandata dalla padrona a chiedere un appuntamento col cugino. Cirano si sconvolge. Preso alla sprovvista non sa far altro che fissarglielo per l’indomani presso la pasticceria del suo amico Ragueneau. Ma giusto in quel momento qualcuno viene a dire che sulla strada di casa a Ragueneau hanno preparato un agguato. Alla  Porta di  Nèl sono in tanti ad aspettarlo!. Ragueneau chiede protezione a Cirano. Questi accetta subito ed ai suoi amici che cercano di dissuadelo perché è troppo pericoloso…

Cirano        Stasera non mi occorre un piccolo cimento

                   Or con  tutto un esercito  ho d’uopo d’azzuffarmi

                   Mi venissero incontro e fosser più di cento!

                   Sconfiggere dei nani oggi non può bastarmi !

                   Alla Porta di Nél venite tutti quanti

                   Questa sera  ho bisogno di vincer dei giganti!   

                  

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Narratore    Il mattino del giorno dopo. Ragueneau, che grazie all’intervento di Cirano ha potuto dormire nel suo letto, ha aperto regolarmente la sua pasticceria, e Cirano è già là  in attesa  trepidante di Rossana. Temendo di non riuscire per l’emozione a dirle a voce tutto ciò che per lei sente, ha preparato una lettera, che tiene in tasca.

               Rossana arriva. Ha il volto coperto,  per non farsi riconoscere.  Siedono a un tavolo appartato. Rossana si scopre.

Cirano        Eccomi!…sia l’istante tre volte benedetto,

                   In cui, risovvenendovi finalmete di me,

                   Venite qui per dirmi ?                      …..

Rossana      …Grazie in prima perché                

               Ier sera quel gaglioffo, a cui si fieramente .

                   Voi deste scacco matto,  m’era proprio d’impiccio!             …

                   Era lui , che di me invaghito un potente,                                       

                   Si studiava di darmi per marito posticcio

Cirano        Tanto meglio se non pel mio naso membruto

                   Ma pei begli occhi vostri io mi sono battuto

Rossana      Volevo di rvi poi…..Ma occorre che per quello

                   Che ho da dirvi…io ritrovi il mio quasi fratello

                   Con cui bimba scherzavo nel parco. Ricordate ?

Cirano        Si, allora a Bergerac venivate ogni estate !

Rossana      Era il tempo dei giuochi …

Cirano                                              …e delle more!..

Rossana      Allora

                   M’obbedivate in tutto…

Cirano        E in veste corta ancora                             

                   Non sdegnava Rossana chiamarsi Maddalena

Rossana      Ero bella ?

Cirano        Non brutta !

Rossana      Talor la mano piena

              

               Di sangue per la furia di  qualche scalatina

                   Accorrevate a me, che in aria di  mammina

                   Vi dicevo con voce che volea parer dura

                   “”Siamo da capo ! Ancora un’altra graffiatura.””

                   Ma questo è sangue ! Dove ve lo siete fatto ?

Cirano        Alla Porta di Nél . Cosa da nulla, affatto.

Rossana      Narratemi la cosa. Quale fu la ragione ?

                   Narrate, contro voi più di cento persone ?

Cirano        No lasciate. Di saper preferisco

                   Ciò che non ardivate dirmi prima

Rossana      Or ardisco.

                   Poi che di lor profumo m’hanno vivificata

                   I ricordi. Ora ardisco. Io sono innamorata.!

Cirano        Ah!

Rossana      D’uno che tuttavia non sa…

Cirano        Ah!

Rossana      Non ancora.

                       Ma lo saprà tosto, ma che per or l’ignora

                   D’uno squisito  uomo che mi adorò fino a qua

                   Timido, da lontano, senza dirmelo,  ma

                   I suoi occhi mi hanno tutto il suo amore espresso

                   Egli presta servizio nel reggimento stesso

                   Al quale appartenete;  egli appunto è cadetto

Cirano        Ah!

Rossana      Brilla nel suo  sembiante il suo spirito eletto

                   E’ fier,  nobile, forte e pure molto bello !

Cirano        Bello !?

Rossana      Che avete ? Che quasi cadevate giù dal vostro sgabello?!

Cirano        Niente::: E’  passato

Rossana      ….Sappiate  però  che non ancora

                   L’ho visto sino adesso fuor che a teatro…

Cirano        …Allora

                   Non vi siete parlati ?

Rossana      Giammai, se non con gli occhi

Cirano        E allor come sapete…?

Rossana      Sotto i tigli,nei crocchi

                   Della Piazza Reale…si ciarla..e mi fu detto

                   Ch’è alle guardie cadetto

Cirano        E si chiama ?

Rossana      Il barone Cristiano di Neuvillette

Cirano             Non è cadetto

Rossana      Il capitano Carbon Castelgeloso lo ammise stamattina

.Cirano       E  così date il cuore,  imprudente piccina !

                   E se poi mal parlasse, da rustico soldato

                   Mentre voi lo pensate gentile e raffinato ?

Rossana      Oh Dio se non lo fosse io certo ne morrò !

Cirano        E mi deste convegno solo per dirmi ciò ?

                   Lutilità non vedo di così gran favore.

Rossana      Gli è che m’hanno messo ieri la morte in core

                   M’hanno detto che tutti in quella compagnia

                   Siete Guasconi

Cirano        ……………..e che provochiam chicchessia,

                   Qualunque novellino che per protezione

                   Viene tra noi Guasconi senz’essere Guascone.

                   Non v’hanno riferito questo ?

Rossana                                                Pensate voi

                   Se  per lui angoscia non mi ha presa! Quando poi

                   Sì bravo e coraggioso ieri vi abbiamo visto

                   Tener testa a quei bruti, castigare quel tristo

                   Ho pensato: se lui, che tutti hanno in rispetto…

Cirano        Proteggerò, sta bene,  il vostro baronetto

Rossana      Quanto mi siete caro ! Or me ne devo andare

                   Ho fatto tardi e a casa mi stanno ad aspettare.

Narratore    Rossana è appena andata via che arrivano i Cadetti col loro capitano, Carbonello di Castelgeloso, per complimentarsi con Cirano,  che si schernisce,  della sua impresa alla Porta di Nél.di  cui hanno saputo. Ma anche nelle alte sfere l’impresa ha fatto scalpore, e il  diretto superiore dei Cadetti, il  conte De Guiche, viene a congratularsi con Cirano, anche da parte del  Maresciallo, comandante in capo.

Carbonello                                                          Cirano !

Cirano        Comandi, capitano .

Carbonello                                                          Poiche la Compagnia

                   C’è tutta, presentatela voi al Conte, in cortesia

Cirano        Questi sono i Cadetti di Guascogna

                   Di Carbonello di Castelgeloso

                   Tutti sopercheria,  tutti menzogna,

                   Questi sono i Cadetti di Guascogna

                   Vantan corone quante se ne sogna,

                   E ciascuno è più ricco di un cecioso;

                   Questi sono i Cadetti di Guascogna,

                   Di Carbonello di Castelgeloso.

                   Occhio d’aquila , gamba di cicogna,

                   Denti di lupo,  baffi di spinoso,

                   Alla canaglia grattano la rogna;

                   Occhio d’aquila,  gamba di cicogna.

                   Hanno un cappello di vecchio vigogna,

                   Di cui copron le piume il feltro roso.

                   Occhio d’aquila,  gamba di cicogna,

                   Denti di lupo,  baffi di spinoso !

                   Sbudella ventre o vuoi svegliacarogna

                   E’ il lor nomignoletto più vezzoso.

                   Ebbri di gloria più che di Borgogna.

                   Sbudella ventre o vuoi svegliacarogna

                   Dove menar le man meglio bisogna

                   Son sempre i primi e non chiedon riposo

                   Sbudella ventre o vuoi svegliacarogna

                   E’ il lor nomignoletto più vezzoso !

                   Ecco i vostri Cadetti di Guascogna,

                   Che sogliono far becco ogni geloso !

                   Oh femmine, lasciate la vergogna !

                   Ecco i vostri Cadetti di Guascogna.

                   Il vecchio sposo vada sulla gogna !

                   Su fanfare, su cùculo festoso !

                   Ecco i vostri Cadetti di Guascogna

                   Che sogliono far becco ogni geloso

De Guiche                                                           Cirano,se non state al seguito di alcuno

                   Vi prendo volentieri

Cirano                                            Io non sto con nessuno.

De Guiche                                                           Ieri la vostra vena piacque molto a mio zio

                   Richelieu. Vò presentarvi a lui perdio !

                   Avete una tragedia già pronta a quanto pare

                   Egli,se vuole,può farla rappresentare

                   Tutt’al più qualche verso sol vi correggerà. .

Cirano        No, lasciatelo stare, vi dico in verità

                   Io non sopporto che una virgola sola vi si possa mutare

De Guiche                                                           Ma a patto che a lui piaccia, ei non bada al denaro

                   Può pagarvela assai…

Cirano                                    assai meno caro

                   Di quello che un bel verso ch’io faccio e me lo canto

                   .Non me lo paghi io stesso.

De Giuche                                                           Siete superbo !

Cirano                                    Alquanto

De Giuche                                                           Sembra che “Don Chisciotte” voi non avete letto !

Cirano        L’ho letto, e a quell’eroico pazzo mi genufletto.

De Guiche                                                           Meditar sul capitolo, dunque, vi raccomando

                   Dei mulini…

Cirano        Decimoterzo

De Guiche                                                                                   Quando

                   Li si attacca,  badate, può capitar sovente

                    Con impensata forza improvvisa e potente

                   Che un colpo di lor braccia rapidissime e snelle

                   Vi portin nella mota…

Cirano        Oppur sopra le stelle.! 

De Guiche                                                           Signori, io vi saluto e me ne vado via

                   Ho così  conosciuto tutta la Compagnia.

Carbonello                                                          Se tu  fossi un po’  meno superbo ! A me pare

                   Che il denaro…la gloria…

Cirano                                      E cosa dovrei fare ?

                   Cercarmi un protettore ? eleggermi un signore ?

                   E, dell’edera a guisa, che dell’olmo tutore

                   Accarezza il gran tronco e ne lecca la scorza,

                   Arrampicarmi, invece di salire per forza ?

                   No,grazie ! Dedicare , com’usa ogni ghiottone,

                   Dei versi a chi mi paga ? Far l’arte del buffone ?

                   Pur di vedere alfine le labbra di un potente

                   Schiudersi ad un sorriso benigno e promettente ?

                   No, grazie !  Saziarsi di rospi ?  Alleggerire

                   Lo stomaco a forza dell’andare e venire ?

                   Consumar le ginocchia ? misurar l’altrui scale ?

                   Far continui prodigi di agilità dorsale ?

                   No,  grazie ! Accarezzar con mano abile e scaltra

                   La capra e intanto il cavolo innaffiare con l’altra ?

                   E aver sepre il turibolo sotto de l’altrui mento

                   Per la grande goduria del  mutuo incensamento ?

                   No,grazie ! Progredire di girone in girone,

                   Diventare un grand’uomo tra cinquanta persone ?

                   E navigare con remi di madrigali, e avere

                   Per buon vento il sospiro di vecchie fattucchiere ?

                   No,grazie ! Pubblicare presso un buon editore,

                   Pagando,  i propri versi? No, grazie dell’onore !

                   Sudar per farsi un nome su di un picciol sonetto

                   Anziché scriverne altri ? Scoprire ingegno eletto

                   Agli incapaci,ai grulli?  ai cretini dar ali?

                   Altamente temere il rumor dei giornali ?

                   No, grazie ! Calcolare, tremar tutta la vita?

                   Meglio una scappellata che una strofe tornita? .

                   Baciar le man per farsi qua e là presentare ?

                   Grazie, no ! grazie, no ! grazie, no ! Ma…cantare

                   Sognar sereno e gaio, libero, indipendente,

                   Aver l’occhio sicuro e la voce possente

                   Mettersi, quando piaccia, il feltro di traverso,

                   Per un si, per un no,battersi o fare un verso !

                   Fantasticar, senza cura di gloria o di fortuna !

                   Con la mente viaggiar, andare sulla luna                    

                   Nulla che sia farina d’altri scrivere, poi 

                   Modestamente dirsi: “ragazzo mio, tu puoi

                   Tenerti pago al frutto, pago al fiore, alla foglia

                   Purchè nel tuo giardino,  nel tuo,  tu li raccoglia.

                   Poi sevenga il trionfo,  per fortuna o per arte,

                   Non dover darne ad alcuno la più piccola parte.

                   Aver tutta  la palma della meta compita,

                   E, disdegnando d’esser l’edera parassita,

                   Pur non la quercia essendo,  o il gran tiglio fronzuto,

                   Salir anche non alto,  ma salir senza aiuto:

Carbonello           Sia ! Ma non contro tutti ! Perché tutto ad un tratto

                   Hai questa frenesia terribile contratto

                   Di volerti dovunque creare dei nemici ?

Cirano        Siete rimasti in pochi ormai i miei veri amici !

                   Lasciate ch’io dia sfogo a questo mio difetto

                   Dispiacere mi piace, dell’ odio mi diletto  .

Carbonello           Sfogati pur con questi tuoi furori pugnaci

                   Ma almeno a me confessa ch’ella non t’ama…

Cirano                                                                       Taci  !

Narratore    Infatti a interrompere il dialogo tra i due un gruppo di Cadetti, tra cui Cristiano,  si è avvicinato e pregano Cirano di raccontar nei dettagli il fatto  della   Porta di Nél.

               Cirano acconsente, anche per distrarsi dal suo cruccio   

Cirano        Nella tenebra nera,  sulla via senza lume si procedeva a caso

                   Perché non si vedea più  in là

Cristiano                                             del proprio naso

Cirano        Chi è costui ?

Carbonello           Di Neuvillette il barone Cristiano

                   Arrivato stamane

Cirano        Va bene,continuiamo

                   Andavo ruminando che per uno da niente

                   Avrei forse potuto urtar qualche potente

                   Che mi avrebbe…

Cristiano                         Sul naso…

Cirano        Potuto portare del rancore

                   E che stavo col mio imprudente furore

                   Per porre

Cristiano                 il naso

Cirano        Il dito…tra l’albero e la scorza

                   E che questo potente poteva aver la forza

                   Per darmi

Cristiano    Sopra il naso

Cirano        Sulle mani bacchettate a dovere

                   Ma soggiungevo: “avanti, guascon,  fa il tuo mestiere !

                   Va.Cirano ! e m’avvio sicuro all’imboscata

                   Quando qualcun nell’ombra mi tira

Cristiano                                       una nasata !

Cirano        Io la paro e mi trovo..

Cristiano                                 naso a naso

Cirano        Al cospetto

                   Di cento mascalzoni, attorniato e stretto

                   Che puzzavan …

Cristiano    A naso pieno…

Cirano        ……….di vino e d’aglio

                   Io balzo a fronte bassa e mi scaglio

                   Ne infilzo due!  Ne sventro un terzo!  Uno m’azzecca

                   Una botta,  io rispondo…

Cristiano               …………….ma il naso fa cilecca

Cirano        Or basta!   Fuori tutti chè il cuore mi si agghiaccia

                   E tu, prode pivello, vieni tra le mie braccia.

                   A bbracciami!

Cristiano    ……..ma come !?

Cirano                                ……io sono suo fratello!

Cristiano    Ma di chi?

Cirano        Bestia, ma di Rossana!

Cristiano                                      ..eterno

                   Dio, un fratello!

Cirano        O quasi !  un cugino fraterno.

Cristiano    Ella vi ha detto allor non l’amo invano!

                   Come sono felice di stringervi la mano!

                   Se sapeste, signore, quanto, quanto  vi ammiro!

                   Vi faccio le mie scuse, le insolenze ritiro

Cirano        Ella vuol questa sera una lettera.

Cristiano    Ahimè!

Cirano        Che c’è?

Cristiano    C’è che sono proprio una bestia, anche se

                   Ho un certo spirito pronto da moschettiere

                   Ma davanti alle donne non son buon che a tacere

                   Io sono uno di quelli, e tanto me ne affanno,

                   Che san fare all’amore ma scriverne non sanno

Cirano        S’io fossi stato bello come te mi pare

                   Sarei stato di quelli che ne sanno parlare .

Cristiano    Rossana è una preziosa ed io non ho eloquenza

Cirano        Io te ne presterò. Tu in cambio la potenza

                   Del tuo fascino prestami.  Sol ripetere a lei

                   Dovresti le parole che io ti insegnerei.

Cristiano    E cosa tanto grata tutto ciò ti farebbe?

Cirano        Non lo so,  ma son certo che mi divertirebbe

                   E’ un esperimento da tentare un poeta!

                   Assieme costruire  la figura completa

                            Al tuo fianco, nell’ombra con te procederò

                   Tu la sembianza mia, il tuo cuore io sarò

Cristiano         Va bene,  ma il biglietto che devo darle, come tu m’hai detto

                   Come mai potrò darglielo? ….

Cirano        Prendi!  Questo è il biglietto!

Cristiano     E come avevi?…

Cirano        …noi si ha sempre in tasca di cotali

                   Lettere a delle dame puramente ideali;

                   I poeti son quelli che hanno per amante

                   Un sogno,   un’espressione. un’idea scintillante.

                   Dagliela! Un po’ di quelle che son finzioni mie

                   Impeti, desideri, tormenti, frenesie,

                   Di ciò che assai mi piace così a caso lanciare

                   Timidi uccelli erranti, tu li farai posare.

                   Vedrai che in questa lettera sono così sincero

                   Così caldo, com’uno che ama per davvero

Cristiano    E questa lettera  scritta così,  a caso soltanto

                   Servirà per Rossana ?

Cirano        ………………..Calzerà come un guanto.

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Narratore    L’accoppiata Cristiano-Cirano ha successo.   Rossana, naturalmente ignara del trucco, si innamora sempre  più ardentemente di Cristiano.  Questi dal canto suo,  non più pago di questo amore semplicemente epistolare , cerca incontri. più ravvicinati. De Guiche,  incapricciato com’è di Rossana, freme sentendosi anche scornato nella sua veste di comandante in capo.  La Francia è in guerra con la Spagna,e gli Spagnuoli assediano la fortezza di  Arràs, dove le cose non vanno troppo bene per i Francesi.

               Davanti la casa di Rossana, annotta, arriva Cirano, Rossana si mostra e decanta al cugino l’eccezionale bravura nello scrivere di , crede Ella, Cristiano. Arriva pure De Guiche ad annunziare a Rossana che, avendo avuto il supremo comando, parte per    Arràs col Reggimento delle Guardie, del quale fa parte la Compagnia dei Cadetti. Rossana sussulta rattristata. De Guiche crede che ciò sia per lui. Rossana ne approfitta e con uno stratagemma  cerca di evitare che parta la Compagnia dei Cadetti. De Guiche fa finta di abboccare per strappare a Rossana la promessa di una notte d’amore in un vicino convento. Ma Rossana  con furbizia  e molta ambiguità riesce a districarsi e ad allontanare il conte anche perché sa che sta per giungere Cristiano. Cirano, nascosto nell’ombra, ha seguito tutto . Rossana  è rientrata in casa. Arriva Cristiano deciso a parlare, anziché scrivere, a Rossana. Cirano cerca di dissuaderlo,ma quello insiste e però supplica Cirano di non lasciarlo solo  nel frangente: Rossana si affaccia al balcone, vede Cristiano

Rossana      Ah! Siete già venuto!? Siam soli, l’aria è dolce, io vi ascolto parlate

Cristiano    Io v’amo…

Rossana      E’ il tema,or ricamate

Cristiano    V’amo più di me stesso

Rossana      Ricamateci adesso.       

Cristiano    Se mi amaste non chiederei di più

                   Rossana,dì che m’ami anche tu

Rossana      Io volea della crema,voi mi offrite un brodetto.

                   Dite : come mi amate….

Cristiano    Ma molto,l’ho già detto

                   D’amor divento sciocco…

Rossana      Sciocco,sciocco del tutto

                   E ciò mi spiace più che diventaste brutto.

                   Io ne ho già abbastanza. Rientro immantinenti:

                   E voi andate a  cercare parole più eloquenti!

Cristiano    O Cirano! Soccorso! Io muoio se non mi fai

                   Rientrar tosto in grazia !

Cirano                                        e come posso mai

                   Su due piedi insegnarvi?!    

Cristiano                          Ti prego, non essere feroce

Cirano        Calmati, bestia,  e parla un po’ più sottovoce

                   Si può: La notte è nera, non si distingue niente

                   Mettiti là davanti e non far l’imprudente

                   Chiamala, qui nascosto nell’ombra io parlerò

                   Con la tua voce…

Cristiano                          Affacciati, Rossana non mi  dire di no

Rossana      Voi non mi amate più. . Andate via. A che vale

                   Affacciarsi se voi parlate così male:

Cirano        Ma tu non lo capisci che è proprio l’amore                        

                   Che mi lega la lingua perché mi stringe il cuore

                   Le mie parole salgono, il cammino è più lento

Rossana      Ma salgono assai meglio già da qualche momento,    

                   Potete sul balcone salir, ma fate presto

Cirano        No! Restiamo così . Profittiamo di questo

                   Caso che ci consente stasera di poterci

                   Sentirci il cuor così,così senza vederci

                   E’ così dolce1 Appena ci si scorge tra noi:

                   Il nero voi vedete di un mantello.Di voi

                   Io non vedo che il bianco di una gonna d’estate

                   Io sono un’ombra, voi una luce. Restate

                   Voi non sapete cosa rappresenti per me! Se una volta

                   Ebber le mie parole qualche eloquenza…

Rossana                                                         oh!  molta!

Cirano        Giammai le mie parole non sono uscite ancora     

                   Dal mio cuore,giammai! Perché finora

                   Vi parlavo attraverso il turbamento

                   Che vince chi vi guarda! Ma questa sera io sento

                   Che per la prima volta vi parlerò

Rossana                                           davvero

                   Avete un’altra voce…

Cirano                                         è vero

                   Però che nella notte che mi protegge ardisco

                   Essere alfin me stesso, e quasi mi smarrisco:.

                   Non so, ma questa notte, perdonatemi, io provo

                   Alcunchè di sì dolce,  sì squisito, sì nuovo!….      

                   Poter essere libero!. Perché sempre il sospetto

                   D’esser deriso,  sempre il mio cuor m’ha costretto

                   Muovo per la conquista della stella e mi chino,

                   Per timor del ridicolo, a  corre  il fiorellino.

Rossana      Ma quando mai parlaste in cotesta maniera?    

Cirano        E’ per me troppo dolce, troppo dolce, stasera!

                   Questa notte! Quest’ora! Questa brezza fragrante!

                   Io non vorrei sciupare neanche un solo istante!

                   Stasera è invero troppo dolce, chè per la prima volta

                   Io le parlo d’amore. Le parlo ella mi ascolta!

                   Troppo! Nella speranza anche meno modesta

                   Io non avea mai tanto sperato! Non mi resta

                   Che di morire adesso! I miei detti la fanno

                   Tremar tra questi verdi rami! Io non mi inganno1

                   Perché si, voi tremate. Tra le foglie qual foglia,

                   Rossana, voi tremate! Ed io sento, che tu lo voglia

                   O no, della tua mano il tremito divino

                   Lungo i rami discendere di questo gelsomino.

Rossana      Si tremo e piango e t’amo, tua sono perché m’hai

                   Inebriata

Cirano                    Finisca questa mia vita  ormai!

                   Son io, son io che seppi, son io che seppi darti

                   Questa ebbrezza. Or non chiedo che una cosa..

Cristiano    ………………………..Baciarti.

Rossana      Che cosa voi chiedete?

Cirano  (a Cristiano) Ma tu vai troppo presto! 

                   Ritiro tutto quello che ho chiesto…….

Rossana      Non insistete più?

Cirano        Si…insisto senza insistere…Se la vostra virtù

                   Si affligge…questo bacio non me lo date più.

                   Ma poi che cosa è un bacio? Un giuramento fatto

                   Un poco più da presso, un più preciso patto,

                   Una confessione che sigillar si vuole,

                   Un apostrofo rosa messo tra le parole

                   T’amo. Un segreto detto sulla bocca, un istante

                   Di infinito, che ha il fruscio di  un’ape tra le piante

                   Una comunione che ha il gusto di un fiore.

                   Un mezzo per potersi respirare un po’ il cuore

                   E assaporarsi l’anima a fior di labbra

Rossana      ………………………………Salite

                   Come batte il mio cuore e tremo! Lo sentite?

Cirano        O bacio o convito d’amore, quaggiù di te mi scende

                   Una briciola; io sento che un poco il cuor ti prende

                   Poiché su quella bocca le sue labbra tremanti     

                   Baciano le parole ch’io le dissi dianti.

Narratore    Cristiano ha fatto appena in tempo a salire, che dal fondo della strada spunta un monaco, che cerca di Rossana, alla quale è stato incaricato di dare una missiva. E’ De Guiche, che essendo arrivato al convento nella speranza di trovarvi Rossana,

               non avendovela trovata, a modo suo, la sollecita.  Ma, letto il bilietto,  nella mente di Rossana nasce un’idea:  perché non servirsi del monaco per farsi unire in matrimonio con Cristiano ? Leggendolo ad alta voce cambia in tal senso il tenore del biglietto, e il monaco, ammorbidito anche da una lauta mancia, acconsente. Cirano,  per la durata della funzione,  farà la guardia ad evitare che arrivi qualche importuno. L’importuno infatti arriva. E’ De Guiche, che visto che Rossana non arriva, viene a prenderla, così almeno spera, di persona. Ma Cirano è di guardia! Fingendosi stralunato,mascherandosi al conte,  gli impedisce di passare fin quando il monaco,  dentro la casa,  non conclude la funzione. Solo allora si scopre a De Guisce. Ma questi, a questo punto, vistosi gabbato in così malo modo,  pensa di vendicarsi subito..

De Guiche            Signora, al vostro sposo dite addio.  Son qui per questo!

                   Parte la Compagnia, sarà difficile il rivedervi presto

Rossana      Cirano, a voi lo affido. Fate che sia prudente!

Cirano        Tenterò, ma non posso prometter certamente……

Rossana      Che per quanto potrà ei si metta al sicuro 

                   E che  mi scriva spesso!…  

Cirano        ..                     Questo si, ve lo giuro !    

.                           _________________________________________

Narratore    La roccaforte di Arràs  tenuta dai Francesi e assediata dagli Spagnuoli: I cadetti sono stravaccati per terra, esausti per i combattimenti e per la fame. Nella fortezza infatti da parecchi giorni i viveri sono ridotti al minimo. Si ode una scarica di fucileria, e, venendo dalle linee. sbuca Cirano. E’ ansimante       

Carbonello           Anche per questa volta non han colto nel segno

                   Tutto questo è da pazzi però per un impegno

Cirano        Lo sai io le promisi che avrebbe scritto sovente

Carbonello           Ma correr sì gran rischio quotidianamente

Cirano        Per attraversare tutto il campo spagnuolo

                   Sguarnito, senza truppa, conosco un posto solo.

Carbonello           Ah potervi sottrarvi qualcosa da mangiare!

Cirano        Bisogna esser leggeri se si vuole passare

Carbonello           Ma i cadetti hanno fame, che cosa si può fare ?

Cirano        Della Guascogna un dolce motivo far suonare

                   Ascoltate: è la valle, la landa, la foresta,

                   Il forzuto mandrian col tocco rosso in testa,

                   È il dolce delle verdi sere su la Dordogna,

                   Ascoltate o Guasconi: è tutta la Guascogna!

Carbonello           Ma tu me li fai piangere!

Cirano        ……………..di nostalgia! Un male

                   Nobil più della fame…Non fisico…morale

                   Vedi come ha mutato viscere il loro languore

                   Ed or li stringe invece che allo stomaco al cuore

Narratore    Sopraggiunge De Guiche per informare che gli Spagnuoli, avendo saputo che la guarnigione è dimezzata per averne egli mandata la metà in cerca di cibo, si preparano ad attaccare, e per dire che i Cadetti dovranno resistere ad oltranza fino all’ultimo uomo.Tutti intuiscono che si tratta di scontro campale. Cirano trae in disparte Cristiano come per dirgli qualcosa

Cristiano    Cirano, per Rossana porre del cuore mio

                   In una bella lettera vorrei tutto l’addio

Cirano        Sospettando che fosse per oggi in questo foglio

                   Ho già fatto gli addii

Cristiano    ..Dammelo!

Cirano        …Vuoi?

Cristiano    …..Certo che voglio!

                   Ma….questo piccolo cerchio è una goccia di pianto

Cirano        Si. Talvolta il poeta cede al suo stesso incanto

                   Capisci…quel biglietto è così commovente

                   Che, scrivendo, io stesso ho pianto veramente

Cristiano    Hai pianto?

Cirano        …Si ..perché…morir non è terribile

                   Ma…non più rivederla…mai..Questo è orribile!

Narratore    Dalla linea giunge  un parlottio concitato. Sono gli avanposti che hanno visto venire avanti una figura di donna seguita da un servo. E’ Rossana, che usando le sue grazie è riuscita ad infiltrarsi tra le fila degli  assedianti, per venire ad abbracciare il marito . La segue  Ragueneau, imbottito di vettovaglie.  Nel campo la sorpresa è grande. Chi può accorre festoso. Ragueneau  tira fuori ciò che ha portato, tutti mangiano. Per un momento scordano il  periglio che incombe! Tutti sollecitano Rossana a mettersi al riparo dai colpi, che dalla linea possono venire. Ma ella insiste, resterà e assisterà alla battaglia. E questa ha inizio, cruenta. Rossana è tra Cristiano e Cirano, che cercano farle scudo col proprio corpo. Un colpo prende Cristiano, che cade ferito mortalmente. Rossana e Cirano si chinano su di lui. Egli ha appena la forza di dare a Rossana la lettera che Cirano  gli aveva dato e muore. Rossana lo stringe disperatamente tra le braccia...

Cirano        Ed ora a me non resta altro conforto

                   Che di morir, poi ch’ella mi piange in questo morto1

                   Suona, piffero, suona chè oggi io

                   Vendicar debbo due morti: Cristiano e il cuore mio!

  

Narratore    Parigi. Il parco del Convento della Croce, dove Rossana, rimasta vedova, si è chiusa. E’ il 1655, sono passati quindici anni1. Inbrunisce. Rossana, seduta sotto un albero, ricama e aspetta Cirano, che ha preso l’abitudine di venirla a trovare ogni sabato, sempre alla stessa ora. Anche le suore, che vedono Cirano con tanta simpatia, guardano con tanta cordialità, questa consuetudine. Ma stasera Cirano ritarda. Arrivano invece De Guiche e Carbonello. Sulle loro persone si vedono ormai evidenti i segni degli anni e del-

                   le fatiche di  guerra.

De Guiche            Sempre qui e sempre in lutto! Mi avete perdonato?

Rossana      Se no, non sarei qui. Tanto lungi è il passato…!

De Guiche            Ma per voi Cristiano è sempre qui.!  Sul cuore

                   E’ sempre la sua lettera? E Cirano?  Sempre con quel suo umore?

Rossana      Il nostro vecchio amico mi fa or da giornale

                   Ogni sabato viene ed è sempre puntuale.

Carbonello           Però egli sta male! Come avevo predetto:

                   L’abbandono, l’inedia! Si capisce, è l’effetto

                   Delle satire; sempre novelle inimicizie!

                   Attacca i falsi nobili, le probità fittizie,

                   I falsi coraggiosi, i plagiari! E’ un furore !

Rossana      Ma la sua spada ispira un profondo terrore

                   Mai non la spunteranno con quell’uomo

De Guiche            ………………..chi sa!

Carbonello           Ciò ch’io temo per lui non son gli attacchi, ma

                   La miseria, la fame, il dicebre che arriva

                   Nella camera buia, in visita furtiva:

                   Nemici formidabili più d’ogni spadaccino!

                   Ogni giorno che passa più stringe il cinturino!

                   Toni di vecchio avorio gli hanno  il naso ingiallito

                   E ormai possiede solo un unico vestito!

De Guiche            Certo non ebbe sorte ma fu anche suo fallo,

                   Non lo commiserate…

Carbonello           ……..Eh…,signor Maresciallo!!

De Guiche            Sempre è stato contento d’essere molto fiero

                   Libero di parola, di atti e di pensiero!.

                   Io lo so. Io ho tutto, ho tutto ed egli niente

                   Ma gli darei la mano immediatamente.

                   Vi confesso che alle volte mi avviene

                   Di invidiarlo.  Allorquando si visse troppo bene

                   Anche se non si è fatto nulla di male

                   Si han di se mille piccole nausee il cui totale

                   Non dà un rimorso, no, ma un oscuro tormento,

                   E i mantelli ducali nel lor paludamento

                   Traggon, mentre si montano le scale sfolgoranti,

                   Rumori di illusioni cadute, di rimpianti,

                   Siccome allor che lenta salite quelle porte

                   Sotto la vostra gonna fruscian le foglie morte.

                   Carbonello, nessuno non avrebbe ardimento

                   D’attaccarlo di fronte per un solo momento,

                   Ma sapete che molti lo detestano a morte.

                   E qualcun mi diceva, ieri, giuocando, a Corte:

                   Quel Cirano potrebbe morir d’un accidente…

                   Dite ch’esca di rado e che sia più prudente.

Carbonello           Prudente lui? Vi manca di conoscerlo ancora?

                   Rossana, vi fa cenno con la mano una suora.

.                           Andate, andate pure. Fate con libertà…

                   E’ Ragueneau che viene. E che ci fate qua?

Ragueneau           Poi che ci siete voi, meglio che la signora

                   Non sappia. Andavo appunto dal vostro amico or ora

                   Ed ero a venti passi, quando lo vedo uscire

                   M’affretto per raggiungerlo. Sta per iscomparire

                   Dietro la cantonata. Io studio il passo quando

                   Vien giù da una finestra, e ancora mi domando

                   Se solo per un caso, di legno un tronco immane:

                   Lo colpisce alla testa e a me non mi rimane

                   Che riportarlo a casa, svenuto e sanguinante.

                   Lo misi a letto e un dottore corsi a cercare ansante.

                   Ora è  là   tutto solo. Non sapendo che fare

                   Venni qui, da Rossana,  per aiuto cercare.

Carbonello           Ella torna. Come darle tanto triste novella?

Rossana      Quest’ultima giornata di settembre è pur bella!

                   Ecco,  la mia tristezza sorride. Il sol d’aprile

                   La turba, invece la blandisce l’autunno gentile!

                   Ecco del vecchio amico la classica poltrona

                   Di tutto il parlatorio è anche la più buona.

                   Ora egli verrà chè gia suonata è l’ora!

                   Egli così puntuale come non giunge ancora?

                   Se egli non venisse sarebbe molto strano

                   Ma no…ma no…che viene; ma no ecco Cirano!

                   Dopo quattordicianni questo è il primo ritardo…

Cirano        …………….Avete ben ragione

                   Sono mortificato ma devo l’eccezione

                   Ad una certa visita piuttosto inopportuna

Rossana      Forse qualche importuno?

Cirano        E’ stata un’importuna!

Rossana      L’avete rimandata?

Cirano        Si; scusate le ho detto

                   Ma è sabato giorno in cui per precetto

                   Ho d’andare in un luogo e niente ancora

                   Mi tenne mai d’andarvi! Ripassate tra un’ora!

Rossana      Oggi quella persona avrà la cortesia

                   D’aspettar. Questa volta non vi lascio andar via

                   Prima di sera…

Cirano        …Forse bisognerà che un poco prima io parta

Rossana      Ecco che si avvicina la nostra suora Marta

                   A dirvi che stasera vuole fatto il piacere

                   D’andare in refettorio un po’ di brodo a bere

Cirano        Andrò…

Rossana      …Così docile oggi! Sono  molto stupita1

                   La vostra testardagine si è un poco assopita?

Cirano        Vò stupirvi di più: ditelo alla sorella:

                   Chiedo che questa sera preghi per me in cappella:

                   Oh1 il vostro ricamo1 Non ti vedrò finire

                   Ricamo interminabile…

Rossana      La sentivo  venire

                   Le foglie sono di un lieve biondo veneziano

                   Guardatele cadere…

Cirano        Come cadono piano!

                   E lievi, e come porre, vedete, ognuno sa

                   Nel suo ultimo  viaggio un’ultima beltà ,

                   E malgrado l’orrore d’imputridire al suolo

                   Fan che nella caduta sia la grazia d’un volo!

Rossana      Come, voi malinconico?….

Cirano        Ma no,cugina mia

                   Niente affatto….

Rossana      Lasciatele cadere , lasciate, via!

                   Le foglie morte! E ditemi invece un po’ che c’è

                   Di nuovo…

Cirano        Ecco..

Rossana      …Sentiamo…

Cirano        ……..Sabato scorso il Re,

                      Che mangiò troppe volte mosto cotto di  Cetta,

                   Fu colto dalla febbre¸ due colpi di lancetta

                   Punirono il suo male per lesa maestà,

                   E il polso augusto or batte con regolarità.

                   Al gran ballo di Corte di domenica sera

                   Bruciar settantatre candelabri di cera.

                   Giovanni d’Austria, dicono, fu da noi sbaragliato,

                   Quattro stregoni impesi, e fu somministrato

                   Al cane di madama d’Athis qualche clistere…

Rossana      Signor di Bergèrac, vi. Prego di tacere!!

Cirano        Lunedì  Lyigdamire mutò d’amante…

Rossana      ……………….Ah,si

Cirano        Passa a Fontainebleau la Corte martedì,

                   Mercoledì la bella Montglat disse di no

                   Al Fieschi; giovedì la Mancini regnò

                   O quasi; il venticinque fu corretto il rifiuto

                   Della Montglat; e sabato ventisei…. 

Rossana      …………….Siete quasi svenuto

                   Cirano, state male? …….

Cirano        …………No, non vi sbigottite

                   E’ niente! No lasciatemi. Di Arràs le mie ferite…. 

Rossana      Ha ciascuno di noi di Arràs la sua ferita

                   Dentro il mio cuor l’angoscia non s’è mai più sopita

                   L’ho sul cuor la sua lettera dal foglietto ingiallito

                   E ancora vi si vede il sangue al pianto unito

Cirano        La sua lettera! …Voi non mi prometteste

                   Che avrei potuto leggerla…

Rossana      Perché?  Voi lo vorreste?

Cirano        Grazie ! Leggo…””Rossana, addio!  La morte

                   E’ imminente. Sarà….. 

Rossana      ……….Perché leggete forte ?

Cirano…    ….Credo per questa sera, o mio ben prediletto!

                   Greve ho l’anima ancora di un amor non mai detto,

                   E muoio! E mai più queste pupille inebriate

                   Queste pupille che……..

Rossana      Come la recitate

                   La sua lettera!

Cirano        …Che maggior piacer non sanno,

                   I vostri gesti a volo mai più non baceranno.

                   Or io rivedo il piccolo gesto familiare 

                   Della man sulla fronte, e vi vorrei gridare…

Rossana      E’ buio, come leggete?

Cirano        …Con l’anima vi grido addio!

                   Mia cara,  mia diletta, mio tesoro, cuor mio !

Rossana      Non è la prima volta che  questo accento io sento

Cirano        L’anima mia  giammai non vi lasciò un momento,

                   Colui che più di tutti vi amò senza misura…””

Rossana      Voi non potete leggere, chè l’aria è troppo scura…

                   Voi per quattordicianni manteneste il segreto

                   Recitando la parte dell’amico faceto

Cirano        Oh, Rossana!

Rossana      Eravate voi !

Cirano        No,Rossana:

Rossana      ….Come

                   Non me ne accorsi al modo com’ei dicea il mio nome

Cirano        No,non ero io…

Rossana      …Si,voi!

Cirano        No, vi giuro, Rossana !

Rossana      Tutta ora intendo io l’impostur  sovrumana

                   Voi le lettere…

Cirano        No

Rossana      …Quei cari e folli suoi

                   Detti….voi1…

Cirano        No

Rossana      La voce di quella notte, voi!

Cirano        Io vi giuro di no.

Rossana      Vostro il cuore!

Cirano        Non mio!

Rossana      Voi mi amavate, voi !

Cirano        No,no, l’altro, non io!

Rossana      Voi mi amavate!

Cirano        No !

Rossana      Il tono è già mutato!

Cirano        No, no, mio caro amore, io non vi ho mai amato!

Rossana      Ahi,quante cose morte e…nate in un minuto!

                   Ma perché per    quattordici anni  avete taciuto?

                   Se vostro è questo pianto su questo foglio in cui

                   Ei non era per nulla……

Cirano        ……Ma quel sangue è di lui!

Rossana      Ma allor  perchè cotesta  sublime poesia

                   Del silenzio spezzare?

Cirano        Perché ?..perché è passata ogni mia ritrosia!

                   Lo capirete quando, prima che stia ancor male,

                   Chiuder avrò potuto questo mio bel giornale:

                   …Sabato, ventisei, di un colpo inopinato

                   Il sir di Bergèrac è morto assassinato.

Rossana      Una fascia alla testa! Non me l’avete detto

Cirano        Cosa dovevo dirvi:..! cader la punta al petto

                   Con un colpo di spada da un pari eroe ferito

                   Mi sarebbe piaciuto dirvi, ma il destin m’ha schernito

                   E mi ha ucciso alle spalle, in un tranello indegno,

                   Per opera di un servo, un troncone di legno.

                   Vedete! Ho tutto mancato, financo la mia morte!

Ragueneau           Signore…

Cirano        Ragueneau, non pianger così forte

                   Qual è ora, mio buon collega, il tuo mestier?

Ragueneau           Smoccolo le candele al teatro “Molière”

                   Ma domani vò via; sono troppo indignato

                   Ieri, nello “Scapin”, vidi che vi han rubato

                   Tutta una scena!

Cirano        Tutta?

Ragueneau           …Sissignore, il famoso

                   “Ma che diavolo andava a fare?!”

Carbonello           ………………….Il glorioso

                   Molière ti ha plagiato!!

Cirano        …..Silenzio! egli ha ben fatto

                   E la scena produsse molto effetto?

Ragueneau           …………Ah che scatto

                   D’ilarità, signore,….

Cirano        …..Ecco il destino mio

                   Far da suggeritore e meritar l’oblio!

                   Ricordate la sera in cui, nell’ombra nera,

                   Cristiano vi parlò? E’ tutta in quella sera

                   La mia vita: Ed intanto che al fondo io son restato

                   Altri a cogliere il bacio della gloria è montato!

                   E’ giusto! Ed io consento sull’orlo dell’avello

                   Che Molière è un gran genio, e Cristiano era bello.

                   Van le suore a pregare.; sentite la campana?

Rossana      Sorelle, qua, sorelle!!

Cirano        ……………Non chiamate, Rossana.

                   Non mi ritrovereste al ritorno;  ci siamo…

                   Sol mi mancava appunto questa musica…

Rossana      Io vi amo!

                   Vivete!

Cirano        …Ahi,nella favola solamente si dice,

                   Che udendo dirsi: io t’amo il principe infelice

                   Fuse la sua bruttezza al sol delle parole!

                   Ma tu ti accorgeresti che per me non v’è sole!

Rossana      Io vi resi infelice! Io!

Cirano        ……..Voi ?! Di tutte ignaro

                   Dolcezze femminili, non alla madre caro,

                   Privo d’una sorella, cresciuto nel terrore

                   Dell’amante dall’occhio sarcastico, il mio core

                   Per voi ebbe un’amica, almeno Voi faceste

                   Passar nelle mia vita il fruscio d’una veste.

Carbonello           La tua amica: la luna ti reca il suo saluto.

Cirano        Vedo:

Rossana      ….Un essere solo amavo e l’ho perduto

                   Due volte

Cirano        …..Ora io monterò nell’opalina luna

                   Certo senza bisogno di macchina veruna

                   Son certo che lassù, e ve lo dico io,

                   Mi manderanno a stare nel paradiso mio.

                   Più di un’anima cara esser vi dè in esilio

                   Troverò Galileo con Socrate a concilio

De Guiche            No, no, sarebbe troppo, troppo stupido e ingiusto

                   Morire un tal poeta, un cuor si grande e augusto!

Cirano        “” Astronomo, filosofo eccellente,

                       Musico, spadaccino, rimatore,

                       Del cielo viaggiatore

                       Amante –non per se- molto eloquente

                       Qui riposa Cirano

                       Ercole Saviniano

                       Signor di Bergèrac,

                       Che in vita sua fu tutto e non fu niente.””

                   Io me ne vò…Scusate: essa non può aspettarmi

                   Il raggio della luna, ecco, viene a chiamarmi.

                   Io non vò che tu pianga meno il tuo seducente

                   Il buono, il bel  Cristiano. Io voglio solamente

                   Che, quando le mie vertebre avrà dome il gran gelo,

                   Un duplice tu dia senso al tuo nero velo

                   E che il suo lutto sia anche un poco il mio lutto

Rossana      Io vi giuro…

Cirano        ….Non qui seduto, non del tutto

                   Domo. Niun mi regga. L’albero basterà!

                   Ella viene. I miei piedi son già di marmo. Già

                   Ho di piombo le mani. Ma poi ch’è per la strada

                   Voglio aspettarla in piedi…E con in man la spada!

                   Ella guarda….ella guarda …mi pare

                   Che la camusa ardisca il mio naso guardare!

                   Che dite?..E’ vana so la resistenza adesso,

                   Ma non si pugna sol perché speri il successo.

                       Forse è più bello battersi quando si sa che è vano
    Sapete che mi avete sempre allettato  invano,

                   Vecchi nemici miei,  siete tutti colà:

                       Menzogna, Compromesso, Pregiudizio, Viltà,

                       Stoltezza!!!  So che alla fine sarò da voi disfatto,

                       Ma io mi batto, io mi batto, mi batto!     

                   Voi mi strappate tutto: il lauro e la rosa.

                   Strappate pur! Malgrado vostro, c’è però qualche cosa

                   Ch’io mi porto, e stasera, quando in Cielo entrerò

                   Fiero l’azzurra soglia salutarne io potrò,

                   Chè io porto senza piega né macchia innanzi a Dio,

                   Vostro malgrado intatto,questo pennacchio mio!