Cirano di Bergerac

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Il Testo

Cirano di Bergerac

Di Edmond Rostand




Personaggi

CIRANO DI BERGERAC                                                                IL PORTIERE

CRISTIANO DI NEUVILLETTE                                                   UN BORGHESE

CONTE DI GUICHE                                                                         SUO FIGLIO

RAGUENAU                                                                                      UN LADRO

LEBRET                                                                                                UNO SPETTATORE

IL CAPITANO CARBONE DI CASTEL GELOSO   UNA GUARDIA

I CADETTI                                                                                           BERTRANDOU IL PIFFERAIO

LIGNIERE                                                                                           IL CAPPUCCINO                                                             

DE VALVERT                                                                                     I PASTICCIERI

UN MARCHESE                                                                               ROSSANA

SECONDO MARCHESE                                                 SUOR MARTA

TERZO MARCHESE                                                                        LISA

MONTFLEURT                                                                                  LA DISTRIBUTRICE DELLE DOLCI BEVANDE

BELLAROSA                                                                                      LA FIORAIA      

JODELET                                                                                             MADRE MARGHERITA DI GESU’

CUIGY                                                                                                  LA GOVERNANTE

BRISSAILLE                                                                                        SUOR CLARA

UN SECCATORE                                                                              UNA COMMEDIANTE

UN MOSCHETTIERE                                                                      LA SERVETTA

UN ALTRO MOSCHETTIERE                                                      I PAGGI

UN UFFICIALE SPAGNOLO                                          

UN CAVALLEGGERE


Atto primo

una rappresentazione a palazzo borgogna

La sala del palazzo di Borgogna nel 1640. Una specie di tettoia per il giuoco della palla, adattata e abbellita a uso di rappresentazioni. La sala è un quadrato lungo; è veduta di sbieco, di guisa che uno dei lati forma il fondo che parte dal primo piano a destra e va all’ultimo piano a sinistra, a fare angolo con la scena che si vede di scorcio. Questa scena è ingombra da ambo i lati, lungo le quinte, di panchette. La tela è formata da due tende che possono scostarsi. Sopra il mantello di arlecchino le armi reali. Si scende dal palcoscenico nella sala per via di larghe scale. Da ambo i lati delle scale il posto dei violini. Lungo la ribalta, candele. Due ordini sovrapposti di gallerie laterali: l’ordine superiore è diviso in palchetti. Nessuna sedia nella platea, che è la stessa scena del teatro; in fondo della platea, cioè a destra, in primo piano, dei banchi che formano scalini e, sotto, una scala che conduce ai posti superiori, e della quale non si vede il principio; una specie di desco, ornato di piccoli lampadari, di vasi, di fiori, di bicchieri di cristallo, di piatti pieni di pasticcetti, di bottiglie, ecc. In fondo, nel mezzo, sotto la galleria dei palchetti, l’ingresso del teatro. Grande porta socchiusa per lasciar passare gli spettatori. Sui battenti di questa porta, come in vari altri punti e sopra il desco, manifesti rossi, su cui si legge: «La Cloreste». All’alzarsi della tela la sala è in semioscurità, ancora vuota. I lumi sono fiochi in mezzo alla platea, aspettando di essere ravvisati.

*****

SCENA I

Il pubblico, che giunge man mano, cavalieri, borghesi, servitori, paggi, un ladro, il portinaio ecc., poscia i marchesi, Cuigy, Brissaille, la distributrice, i violini, ecc.

Si ode dietro la porta un tumulto di voci; poi un cavaliere entra bruscamente.

IL PORTIERE (andandogli dietro)

    A voi! Quindici soldi!

IL CAVALIERE

Entro gratis!

IL PORTIERE

                                            Perché

IL CAVALIERE

    Sono cavaleggiere della Casa del Re.

IL PORTIERE (a un secondo cavaliere che è entrato)

    E voi?

SECONDO CAVALIERE

             Non pago!

IL PORTIERE

                           Ma...

SECONDO CAVALIERE

                                   Son moschettier: l'ho detto.

PRIMO CAVALIERE (al secondo)

    La sala è vuota ancora. Vuoi tirare di fioretto?

    Si comincia alle due.

Si mettono a schermire con fioretti che hanno portato.

UN SERVITORE (entrando)

Flanquin! ...

UN ALTRO (che era già dentro)

                                            Champagne?...

IL PRIMO (mostrandogli dei giuochi che tira fuori dal giustacuore)

Al giuoco!

    Dadi e carte (siede per terra)

Giuochiamo.

IL SECONDO (con la stessa mimica)

                                           Sì, caro.

PRIMO SERVITORE (cavando di saccoccia un pezzo di candela che accende e attacca a terra)

                                           Ho tolto un poco

    di candela al padrone.

UNA GUARDIA (a una fioraia che s'avanza)

                                         È un pensier delicato

    di giungere un po' prima che accendano!...

UNO DEGLI SCHERMIDORI (accusando un colpo di fioretto)

                                                     Toccato!

UNO DEI GIUOCATORI

    Fiori!

LA GUARDIA (andando dietro la fioraia)

              Un bacio!

LA FIORAIA (liberandosi)

                             Ci vedono!...

LA GUARDIA (trascinandola negli angoli foschi)

Ma che, non dubitate!

UN UOMO (sedendo per terra insieme con gli altri, che hanno portato provviste da mangiare)

    Quando si arriva prima, si può ben desinare.

UN BORGHESE (che ha seco un suo figliuolo)

    Viene con me.

UN GIUOCATORE

                                   Tre assi.

UN UOMO (cavando una bottiglia dal mantello e sedendo anch'egli)

                                    Un beone bisogna

    che beva il suo Borgogna... (beve)

a palazzo Borgogna!

IL BORGHESE ( a suo figlio)

    Non par d'essere in qualche luogo di perdizione?

    (mostra il beone con la punta del bastone)

    Beoni! (uno degli schermidori dando addietro lo investe)

              Spadaccini! (cade tra i giuocatori)

Giuocatori!

LA GUARDIA (alle spalle di lui, continuando a sollecitare la donna)

                                          Un bacione!

IL BORGHESE (allontanando in fretta suo figlio)

    Ah, perdio! - E pensare che in questa sala fu rappresentato del Corneille!

IL GIOVINETTO

                                          E del Rotrou!

UNA BANDA DI PAGGI (che si tengono per mano, entra ballando la farandola e cantando)

    Tra là là là là là là là là là là lera.

IL PORTIERE (ai paggi, severamente)

    Che si fa la commedia?

PRIMO PAGGIO (con dignità offesa)

                             Signore, un tal sospetto!

    (in fretta, al secondo paggio, appena il portiere ha voltato le spalle)

    Hai teco della corda?

IL SECONDO

E con un uncinetto.

PRIMO PAGGIO

    Pescar qualche parrucca di lassù si potrà.

UN LADRO (aggruppando intorno a sé parecchi uomini di mala cera)

    Dunque, ragazzi miei, presto, venite qua: se per la prima volta volete... qua, proviamo...

SECONDO PAGGIO (gridando, ad altri paggi che già hanno preso posto nelle gallerie superiori) Avete cerbottane?

TERZO PAGGIO (dall’alto)

E piselli anche abbiamo!

    (soffia nella cerbottana e lo tempesta di piselli)

IL GIOVINETTO (al padre)

    Che si darà stasera?

IL BORGHESE

«Cloreste».

IL GIOVINETTO

                                             Di chi è ?

IL BORGHESE

    Del Baro. Che tragedia!...

IL LADRO (ai suoi accoliti)

                                     Date pur retta a me:

    la frangia dei calzoni tagliatela, così!

UNO SPETTATORE (a un altro, mostrandogli un angolo in alto)

    Alla prima del « Cid », guardate, io era lì!

IL LADRO (facendo con le dita l'atto di rubare)

    Gli orologi...

IL BORGHESE (tornando innanzi a suo figlio)

Dei celebri attori oggi vedrete!

IL LADRO (facendo l'atto di tirare a piccole riprese furtive)

    In quanto ai fazzoletti...

IL BORGHESE

                                   Montfleury...

QUALCUNO (gridando dalla galleria superiore)

                                                   Accendete!

IL BORGHESE

    ... Jodelet, Bellarosa, fuor d'ogni paragone!

UN PAGGIO (nella sala)

    Ecco la vivandiera!...

LA DISTRIBUTRICE (apparendo dietro il desco)

                                  Latte, arance, cedrone,

    sciroppo di lampone!...

Chiasso alla porta.

UNA VOCE IN FALSETTO

                                Su, fate largo, bruti!

UN SERVITORE (stupito)

    I Marchesi!... in platea?

UN ALTRO SERVITORE

                               Oh, per pochi minuti!...

Entra una banda di marchesini.

UN MARCHESE (vedendo la sala semivuota)

    E che! Giungiamo come tanti zotici! senza pestar né meno un piede? Ma questa è un'indecenza!

    (si trova innanzi altri gentiluomini entrati poco prima)

    Cuigy! Brassaille!

Grandi abbracciamenti.

CUIGY

Alfine, eccomi in Israele!...

    Ma già, noi siamo giunti prima che le candele...

IL MARCHESE

    Ah, non me ne parlate! M'è venuto un umore...

UN ALTRO

    Consolati, marchese: ecco l'accenditore!

LA SALA (salutando l'entrar dell'accenditore)

    Ah!

Si fanno capannelli ai lampadari ch'egli accende. Alcuni spettatori han preso posto nelle gallerie. Lignière entra in platea dando il braccio a Cristiano di Neuvillette. Lignière ha un certo disordine nell'abito, ha l'aspetto di un beone aristocratico. Cristiano, vestito elegantemente ma non troppo alla moda, pare preoccupato e guarda i palchetti.

SCENA II

I precedenti, Cristiano, Lignière, poi Ragueneau e Le Bret.

CUIGY

    Lignière.

BRISSAILLE (ridendo)

                Non ancora ebbro?...

LIGNIERE (piano a Cristiano)

                                        Volete ch'io?...

    (accennando a volerlo presentare. Segno d'assenso da parte di Cristiano)

    Baron di Neuvillette.

Saluti.

LA SALA (acclamando l'ccensione del primo lampadario acceso)

Oh, sia lodato Dio!

CUIGY (a Brissaille, guardando Cristiano)

    Bella la testa!

PRIMO MARCHESE (che ha udito)

Peuh! ...

LIGNIERE (presentando a Cristiano)

                                       Il signor di Cuigy,

    il signor di Brissaille...

CRISTIANO (inchinandosi)

                                       Felicissimo!

PRIMO MARCHESE (al secondo)

                                                           Sì.

Carino; ma non messo all'ultimo buon gusto.

LIGNIERE (a Cuigy)

    Sbarca ora di Turenna.

CRISTIANO

Son qui che è un mese; e giusto

    entrerò nelle guardie dimani, tra i Cadetti.

PRIMO MARCHESE (guardando le signore che entrano nei palchetti)

    La presidente Aubry!

LA DISTRIBUTRICE

                             Latte, aranci, amaretti...

Accordo di violini.

CUIGY (a Cristiano mostrandogli la sala che si popola)

    C'è gente!

CRISTIANO

    Molta!

PRIMO MARCHESE

Tutto l'Olimpo!

Nominano le donne a misura che quelle entrano nei palchetti. Invii di saluti, risposte di sorrisi.

SECONDO MARCHESE

                                             Le signore

    di Guémenée...

CUIGY

De Bois-Dauphin...

PRIMO MARCHESE

Già nostro amore!

BRISSAILLE

    Di Chavigny...

SECONDO MARCHESE

Che adesso ci tien tutti al suo piede.

LIGNIERE

    Toh! da Rouen è giunto Corneille.

IL GIOVINETTO (al padre)

                                          Non si vede

    l'Accademia?

IL BORGHESE

                       Ma c'è più d'un suo membro, sì.

    Ecco Boudu, Arbaud, Bourzeys, Colomby,

    c'è Cureau della Camera, con Porchères, Boissat,

    e Bourdon... Tutti nomi di cui non un morrà!

PRIMO MARCHESE

    Vedi le preziose nei palchetti di fronte!

    Eccole: Bartenoide, Pulcheria, Urimedonte,

    Felixeria...

SECONDO MARCHESE

                   Che nomi! Ciascuno più squisito

    dell'altro! Li sai tutti, marchese?

PRIMO MARCHESE

                                                   A menadito!

LIGNIERE (prendendo Cristiano a parte)

    Sono entrato, mio caro, sol per farvi piacere.

    La dama non verrà. Me ne ritorno a bere.

CRISTIANO (supplice)

    No!... Voi che staffilate la corte e la città

    restate - mi direte chi morire mi fa.

IL DIRETTORE DEI VIOLINI (battendo sul leggìo con l’archetto)

    Signori violini!... (alza l'archetto)

LA DISTRIBUTRICE

Amaretti, aranciata...

I violini cominciano a suonare.

CRISTIANO

    Temo ch'ella non sia civetta e raffinata...

    E poi che non ho spirito, non oso d'accostarla...

    Mi turba il bel linguaggio ch'or si scrive e si parla.

    Io non son che soldato, e in amor mi confondo.

    - Ella vien sempre a destra, nel palco vuoto, in fondo.

LIGNIERE (facendo vista di uscire)

    Me ne vado.

CRISTIANO (trattendendolo ancora)

                         Restate!

LIGNIERE              Non posso. D Assoucy

    mi aspetta all'osteria. Si muor di sete qui.

LA DISTRIBUTRICE (passando innanzi a lui con un vassoio)

    Aranciata?

LIGNIERE

                   Via!

LA DISTRIBUTRICE

                        Latte!

LIGNIERE

                                   Chè!

LA DISTRIBUTRICE

                                           Moscadello?

LIGNIERE

                                                               Bene!

    (a Cristiano)

    Resto ancora un momento. - Vediam se mi conviene.

    (siede presso il desco. La distributrice gli versa del moscadello)

Grida nel pubblico all'entrar di un omettino grassoccio e gioviale.

Ragueneau, Ragueneau!

LIGNIERE (a Cristiano)

È il pasticcier sovrano!

RAGUENEAU (in abito di pasticciere vestito da festa, avanzandosi vivamente verso Lignière)

    Signore, avete visto il signor di Cirano?

LIGNIERE ( presentando Ragueneau a Cristiano)

    Pasticcier d'ogni attore comico e d'ogni vate!

RAGUENEAU (confondendosi)

    Troppo onor, troppo onore...

LIGNIERE

                                 Tacete, Mecenate!

RAGUENEAU

    Essi da me si servono...

LIGNIERE

                                 A credito. Valente

    poeta anch'egli.

RAGUENEAU

                           Dicono.

LIGNIERE

                           Dei versi, pazzamente

    innamorato!

RAGUENEAU

Infatti, per una canzoncina...

LIGNIERE

    Date in cambio una torta...

RAGUENEAU

Oh!... che... una tartina!

LIGNIERE

    Il brav'uomo se ne scusa!... e per poche ben fatte

    rime non déste forse...?

RAGUENEAU

                                     Qualche panino!

LIGNIERE (severamente)

Al latte!

    - E il teatro lo amate?

RAGUENEAU

Se l'amo? L'idolatro!

LIGNIERE

    Pagate in pasticcini i biglietti a teatro!

    Su, tra noi: che vi costa oggi il vostro biglietto?

RAGUENEAU

    Quindici pasticcini e qualche pasticcetto.

    (guardando da ogni parte)

    Cirano manca? È strano!

LIGNIERE

                                       Perché?

RAGUENEAU

                                                    Reciterà

    Montfleury questa sera.

LIGNIERE

                                      Precisamente, già.

    Dovrà rappresentarci la parte di Fedone.

    Ma che importa a Cirano?

RAGUENEAU

                                           Sicché la questione

    non la sapete. - Preso d'odio per Montfleury,

    di recitar per trenta giorni gli proibì!

LIGNIERE

    Ebben?

RAGUENEAU

                   Montfleury recita.

CUIGY (che si è riaccostato col suo gruppo)

Quel divieto fu vano

RAGUENEAU

    Io venni per vedere!

PRIMO MARCHESE

                               Chi è questo Cirano?

CUIGY

    È un giovine nell'arte dell'armi assai provetto.

SECONDO MARCHESE

    È nobile?

CUIGY

Abbastanza. Nelle guardie è cadetto.

    (mostrando un gentiluomo che gira per la sala come se cercasse qualcuno)

    Ma il suo amico Le Bret potrà dirvi...

    (chiama)

                                                         Le Bret!

Le Bret viene verso di loro.

    Cercate Bergerac?

LE BRET

Sono in pena!...

CUIGY

                                                           Non è

    veramente Cirano un uomo singolare?

LE BRET (con tenerezza)

    Ma egli è il più squisito essere sublunare!

RAGUENEAU

    Rimator!

CUIGY

                 Spadaccino!

BRISSAILLE

                                   Fisico!

LE BRET

                                             Musicista!

LIGNIERE

    È la più strana faccia d'uom che mai si sia vista?

RAGUENEAU

    Certamente io non credo che un simile ritratto

    al solenne Champaigne possa venir mai fatto:

    ma, bizzarro, eccessivo, stravagante, stordito,

    a Giacomo Callot egli avrebbe fornito

    la più balda figura di tutte le più balde:

    feltro a pennacchio triplo, giustacuore a sei falde,

    cappa che sulla spada s'alza pomposamente

    dietro, come una coda di galletto insolente;

    più di quanti Artabani partorì la ferace

    Guascogna e sarà mai per partorire, audace,

    nel suo pulcinellesco merletto, intorno porta

    un naso!... un naso! ahimè, signori, di che sorta!

    Né vedendo un nasigero simile, si può stare

    senza esclamare: Ah, no! gli è troppo esagerare!

    poi sorridete e dite: Oh, lo toglie! - Ma che!

    Il sir di Bergerac lo porta ognor con sé!

LE BRET (crollando il capo)

    Lo porta ovunque - e guai, guai a chi lo rimarca.

RAGUENEAU (fieramente)

    La sua lama è una mezza forbice della Parca.

PRIMO MARCHESE (alzando le spalle)

    Non verrà più...

RAGUENEAU

Verrà... Ci scommetto un pollastro

    alla Ragueneau!

IL MARCHESE (ridendo)

                              Vada!

Rumori di ammirazione nella sala. Rossana è comparsa nel suo palchetto. Ella siede sul davanti e la governante prende  posto in fondo. Cristiano, occupato a pagare la distributrice non guarda.

SECONDO MARCHESE (con piccoli gridi)

                            Ah! ma guardate: è un astro!

    è spaventosamente bella!

PRIMO MARCHESE

                                     Altro che! una pèsca

    sorridente con una fragola!

SECONDO MARCHESE

                                           E così fresca

    che potrebbe, da presso, dare un'infreddatura

    di cuore!

CRISTIANO (alza la testa, scorge Rossana, e prende vivamente Lignière per le braccia)

                    È lei!...

LIGNIERE (guardandolo)

                               Ah, lei?...

CRISTIANO

Sì: ditemi. Ho paura.

LIGNIERE (gustando il suo vino a piccoli sorsi)

    Maddalena Robin, detta Rossana - Fina.

    Preziosa.

CRISTIANO

                     Ahimè!

LIGNIERE

                        Libera. Orfanella. Cugina

    di Cirano - del quale or ora si è parlato.

In questo momento un signore elegantissimo, il cordone azzurro ad armacollo, entra nel palchetto, e, in piedi, parla un momento con Rossana.

CRISTIANO (trasalendo)

    Lui?...

LIGNIERE (che comincia a essere ebbro, strizzando l'occhio)

            Sì... - Conte De Guiche. Di lei preso. Ammogliato

    però con la nipote di Richelieu... Ma spera

    farle sposare un certo arnese da galera,

    un signor di Valvert, visconte e compiacente.

    Ella non vuol saperne, ma De Guiche è potente,

    e può ben tormentare una donna borghese.

    D'altronde la sua nera trama ho fatta palese

    in certi versi che... Me ne vorrà, cred'io!

    -La fine è sanguinosa... Udite...

    (si alza barcollando, il bicchiere alto, pronto a cantare)

CRISTIANO

                                                No, addio!

LIGNIERE

    E dove?

CRISTIANO

            Dal signore di Valvert!

LIGNIERE

                                                Ma badate;

    egli vi ucciderà!

    (indicando con la coda dell'occhio Rossana)

Vi si guarda. Restate

CRISTIANO

    È ver.

Rimane in contemplazione. Il gruppo dei ladri vedendolo con la testa in aria e la bocca aperta, si approssima a lui.

LIGNIERE

            Me ne vo io. Ho sete. E all'osteria

    sono aspettato

    (esce, andando a sghimbescio)

LE BRET (che ha fatto il giro della sala, ritornando verso Ragueneau, con voce rassicurata)

Niente Cirano.

RAGUENEAU (incredulo)

                                                E tuttavia...

LE BRET

    Ah! spero che non abbia veduto il manifesto!

LA SALA

    Avanti! Cominciate!

SCENA III

I precedenti, meno Lignière, De Guiche, Valvert quindi Montfleury.

UN MARCHESE (vedendo De Guiche che vien giù dal palchetto di Rossana, e attraversa la platea, circondato da signori ossequiosi, tra i quali il visconte di Valvert)

Vedi che corte, questo

    Guiche!

UN ALTRO

                  Ancora un guascone!

PRIMO MARCHESE

Il duttile e sottile

    guascon, quei che riesce!... Dà retta: sii gentile.

Essi vanno verso De Guiche.

SECONDO MARCHESE

    Oh, che bei nastri! e quale color, conte De Guiche?

    «Baise-moi, ma mignonne», ovver «Ventre de Biche?»

DE GUICHE

    E’ colore «Espagnol malade».

PRIMO MARCHESE

                                       Un tal colore

    non mente: lo spagnuolo, grazie al vostro valore,

    starà maluccio in Fiandra. Non ci terrà più fronte!

DE GUICHE

    Io vado su. Venite?

    (si dirige, seguito da tutti i  marchesi e gentiluomini, verso il teatro. Si volge e chiama)

Su, Valvert!

CRISTIANO (che lo ascolta e lo osserva, trasale all'udir questo nome)

                                           Il visconte!

    Vado a gittargli in faccia il mio...

    (mette la mano in tasca, e trova quella d'un ladro che sta per derubarlo. Si volge)

                                                  Toh!

IL LADRO

                                                     Fate piano!

    Ahimè!

CRISTIANO (senza lasciarlo)

                     Cercavo un guanto!

IL LADRO (con un sorriso pietoso)

E trovate una mano.

    (cambiando tono, basso e presto)

    Lasciatemi. E un segreto in cambio vi confesso.

CRISTIANO (sempre tenendolo)

    Ed è?

IL LADRO

                Lignière...

CRISTIANO (come prima)

                         Ebbene?

IL LADRO

    All'ora estrema è presso.

    In una sua canzone ha un gran signor toccato.

    E stasera saranno cent'uomini in agguato

    per punirlo. E tra i cento son io.

CRISTIANO

Cento. E quel tale

    chi è?

IL LADRO

                  Discrezione...

CRISTIANO (alzando le spalle)

                                   Ah già...

IL LADRO (con molta dignità)

                                            ... professionale

CRISTIANO

    Dov'è l'agguato?

IL LADRO

                          A porta di Nèl. Sulla sua via.

    Prevenitelo!

CRISTIANO (che gli lascia finalmente il polso)

                        E dove vederlo?

IL LADRO

    All'osteria.

    Cercate in tutte: il «Torchio d'oro», il «Frutto del pino», la «Cintura che scoppia», la «Doppia torcia» il «Trino imbuto», ed in ciascuna lasciategli un biglietto.

CRISTIANO

    Corro. Ah, vigliacchi! Cento contro d'un poveretto!

    (guardando Rossana con amore)

    Lasciarla... Lei!

    (e, con furore, Valuert)

        E lui... - Ma conviene sia salvo Lignière!

Esce correndo. De Guiche, il visconte, i marchesi, tutti

i gentiluomini sono scomparsi dietro la tela per prendere posto sul palcoscenico. La platea è completamente piena. Non un posto vuoto nelle gallerie e nei palchetti.

LA SALA

    Incominciate!

UN BORGHESE (la cui parrucca s'alza alla punta di una cordicella pescata da un paggio nella galleria superiore)

La mia parrucca?

Grida di gioia.

                                                È calvo!

    Bravi i paggi!... ah! ah! ah!

IL BORGHESE (furioso, mostrando i pugni)

                                         Piccolo malandrino!

Risa e grida, che cominciano fortissime e poi vanno gradatamente diminuendo.

    Ah! ah! ah!

Silenzio completo.

LE BRET (meravigliato)

Ch'è mai questo silenzio repentino?

Uno spettatore gli parla più basso.

    Ah?

LO SPETTATORE

    La cosa mi fu testé certificata!

Mormorii nella sala

    Silenzio! - C'è - No! - Sl- Dov'è l'inferriata!

    Il Cardinale - Come, davvero? - Certamente!

UN PAGGIO

    Ora abbiamo finito di star comodamente!

Si batte un colpo sulla scena. Tutta la sala si fa immobile.

Attenzione.

LA VOCE DI UN MARCHESE (di dietro il sipario, distintissima, nel silenzio)

    Smoccolate quel cero!

UN ALTRO MARCHESE (cacciando la testa tra le due cortine)

Una seggiola!

Una sedia vien passata di mano in mano, sopra le teste. Il marchese la prende e scompare, non senza che abbia mandato qualche bacio ai palchetti.

UNO SPETTATORE

                                          Piano!

Si battono i tre colpi di rito. Il sipario si apre. Quadro. I marchesi sono seduti ai due lati, in attitudini insolenti. La tela del fondo rappresenta una verdognola decorazione pastorale. Quattro piccoli lampadari di cristallo illuminano la scena. I violini suonano dolcemente.

LE BRET (a Ragueneau, basso)

    Montfleury c'entra?

RAGUENEAU (piano anche lui)

Sì, comincia lui.

LE BRET

                                                Cirano

    non si vede.

RAGUENEAU

                  Ho perduto.

LE BRET

                      Tanto meglio così! Tanto meglio!

Si ode un'aria di cornamusa, e Montfleury comparisce in iscena, enorme, in costume di capraio da pastorale, con un cappello guarnito di rose, inclinato sull'orecchio. Soffia in una cornamusa tutta adorna di nastri.

LA PLATEA (plaudendo)

Bravooo, Montfleury! Montfleury!

MONTFLEURY (dopo aver salutato, recitando la parte d Fedone)

    «Felice chi d'onori alieno in solitario

    luogo un dolce s'elegge esilio volontario!

    E allor che tra i boschetti va Zeffiro cortese...»

UNA VOCE (dalla platea)

    Briccon, ti sei scordato che t'interdissi un mese?

Stupefazione generale. Tutti si voltano, Mormorii.

VOCI DIVERSE

    Eh? - Che c'è? - Chi è stato?...

Le persone dei palchetti si alzano per vedere.

CUIGY

                       È lui!

LE BRET (atterrito)

                                    Cirano!

LA VOCE

                                                  Scendi

    di là, presto, all'istante!

TUTTA LA SALA (indignata)

Oh, oh!

MONTFLEURY

                                          Ma...

LA VOCE

Presto, intendi?

VOCI DIVERSE (dalla platea, dai palchetti)

    Silenzio! - Montfleury, non temete di niente!...

MONTFLEURY (con voce mal sicura)

    «Felice chi d'onori alieno, in... »

LA VOCE (più minacciosa)

                                                      Insolente!

    Bisognerà per forza ch'io vi faccia tacere

    piantandovi una selva sul dosso, paltoniere?

Di sopra le teste spunta un bastone

MONTFLEURY (con una voce sempre più debole)

    «Felice...»

Il bastone si agita.

LA VOCE

                       Uscite!

LA PLATEA

Oh, oh!

MONTFLEURY (come soffocato)

                      «Felice chi d'onori...»

CIRANO (sorgendo dalla platea, in piedi sur una sedia, braccia conserte, il cappello a sghembo, i baffi irti, naso terribile)

    La mia pazienza è stanca!...

Impressione alla vista di lui.

SCENA IV

I precedenti, Cirano, poi Bellarosa, Jodelet.

MONTFLEURY (ai marchesi)

Salvatemi, o Signori!

UN MARCHESE (svogliatamente)

    Ma via, continuate!

CIRANO

                                  Se aggiungi una parola,

    io dovrò ricacciartela immantinenti in gola!

IL MARCHESE

    Orsù, basta!

CIRANO

                    I marchesi mi faccian la finezza

    di tacer, se non vogliono qualche rude carezza!

TUTTI I MARCHESI (in piedi)

    È troppo!... Montfleury...

CIRANO (a Montfleury)

            Vattene, se non vuoi

    ch'io ti mozzi le orecchie, ti sbudelli e ti scuoi!

UNA VOCE

    Ma...

CIRANO

              Vada via!

UN'ALTRA VOCE

                              Ma pure...

CIRANO

    Verrò dunque in iscena

    a trinciar quel salame per offrirvelo a cena!

Fa il gesto di rimboccarsi le maniche.

MONTFLEURY (raccogliendo tutta la sua dignità)

    In me vituperate la divina Talia!

CIRANO (con molto garbo)

    Se questa musa, che non sa chi tu sia,

    ti conoscesse appena, gaglioffo rammollito,

    ti caccerebbe il suo coturno in qualche sito!

LA PLATEA

    Montfleury! La tragedia di Baro! Avanti!

CIRANO (a quelli che gridano attorno a lui)

    Abbiate

    pietà di questo fodero: se voi continuate,

    sarà costretto alfine di dar fuori la lama.

Il cerchio si allarga.

LA FOLLA (retrocedendo)

    Eh, là!...

CIRANO (a Montfleury)

                    Via da la scena!

LA FOLLA (riaccostandosi e tumultuando)

Oh!

CIRANO (volgendosi con impeto)

                                       Chi è che reclama?

La folla torna a retrocedere.

UNA VOCE (cantando, dal fondo)

    Di messer Ciran si fanno

    le follie troppo moleste;

    a dispetto del tiranno,

    noi daremo la «Cloreste».

TUTTA LA SALA (cantando)

La «Cloreste», la «Cloreste»!...

CIRANO

    Se ancora un'altra volta odo questa canzone

    vi accoppo quanti siete!

UN BORGHESE

                                   Voi non siete Sansone!

CIRANO

    Il signore vorrebbe prestarmi la mascella?

UNA DAMA (da un palchetto)

    È inaudito!

UN GENTILUOMO

                   È uno scandalo!

UN BORGHESE

                                           E nessun si ribella?

UN PAGGIO

    È divertente.

LA PLATEA

Pss! Cirano! Montfleury!

CIRANO

    Silenzio!

LA PLATEA (in delirio)

Oh, oh! Bèe! Uh, uh!... Chicchirichl!

CIRANO

    Io Vi...

UN PAGGIO

                  Miao! . .

CIRANO

    Silenzio!... Vi sfido tutti quanti!

    Chi non vuole obbedire, s'alzi e si faccia avanti!

    - Inscrivo i nomi! - A voi, giovani eroi! Ciascuno

    a sua volta. Do i numeri. Non scarterò nessuno.

    Suvvia! Chi vuole aprire la gloriosa lista?

    Voi? signor? No! - Voi? No! - Il primo duellista

    sia certo che con tutti gli onor sarà spedito!

    - Tutti quelli che vogliono morire alzino il dito!

Silenzio.

    Non un nome, né un dito? Il pudor vi trattiene

    dal veder la mia spada nuda? - Allora, sta bene.

    (volgendosi verso la scena dove Montfleury aspetta con angoscia)

    Di quella flussione, dunque, guarire io vo'

    il teatro. O...

    (portando la mano alla spada)

                       ...c'è il bisturi!

MONTFLEURY

                                           Signori...

CIRANO (scende dalla sedia, siede in mezzo al cerchio che si è fatto, vi s'installa come a casa sua)

                                                  Io batterò

    con le mani tre colpi, e voi vi eclisserete

    al terzo.

LA PLATEA (compiaciuta)

                   Bella questa!...

CIRANO (battendo le mani)

Uno!

MONTFLEURY

                                       Io vo'...

UNA VOCE (dai palchetti)

                                                   Rimanete!

LA PLATEA

    Rimane... non rimane...

MONTFLEURY

                               Non vorrei che per me

    il pubblico...

CIRANO

                      Due!

MONTFLEURY

Credo sarebbe meglio....

CIRANO

                                                      Tre

Montfleury sparisce come in una botola. Si scatena una tempesta di risa, di fischi, di urli.

LA SALA

    Uh! ... Uh! ... Vigliacco! ... Torna! ...

CIRANO (gongolante, si arrovescia sulla sedia, e mette le gambe a cavalcioni)

Che ritorni se l'osa!

UN BORGHESE

    Sentiamo l'oratore!

Bellarosa si avanza e saluta.

Ah! ecco Bellarosa!

BELLAROSA (con eleganza)

    Signori! ...

LA PLATEA

Jodelet! No, no!

JODELET (s'avanza, e con voce nasale)

                                          Razza di cani!

LA PLATEA

    Ah, ah, bravo! benissimo!

JODELET

    No, niente battimani!

    L'attore, del cui ventre vi son cari i contorni,

    si sentì male...

LA PLATEA

È un vile!

JODELET

                                         Dovette uscir!

LA PLATEA

    Che torni!

GLI UNI

    No!

GLI ALTRI

    Sì.

UN GIOVINE (a Cirano)

          Ma, infin dei conti, contro quel poverino

    quali ragioni avete?

CIRANO (grazioso, stando tuttavia a sedere)

Giovine paperino,

    ho due ragioni, e ognuna basterebbe da sola.

    Primo: è un pessimo attore, che strilla a squarciagola,

    e trattien coi boati del suo vocion profondo

    i versi che dovrebbero snelli volar; - secondo:

    è un segreto...

IL VECCHIO BORGHESE (dietro di lui)

Ma voi de' bei versi del Baro

    ci private... Io mi ostino!

CIRANO (voltando la sedia verso il borghese, rispettosamente)

                                       Venerando somaro

    la poesia del vecchio Baro val men che niente,

    ed io non ho rimorsi!

LE PREZIOSE (dai palchetti)

                  Ma ve' che impertinente!

    Si può sentir di peggio?... Oh Dio!

CIRANO (voltando la sedia verso i palchetti, galante)

    Signore belle,

    fiorite, risplendete, siateci fiori e stelle,

    dolce con un sorriso ogni agonia ci fate,

    ispirateci i versi... ma non li giudicate!

BELLAROSA

    È il danar che si deve rendere?

CIRANO (voltando la sedia verso la scena)

                                                   Bellarosa,

    voi diceste la sola ragionevole cosa!

    Il mantello di Tespi non bucherò!

    (si leva, e lanciando una borsa sulla scena)

    Prendete

    codesta borsa a volo. Servitevi, e tacete!

LA SALA (abbagliata)

    Ah!... Oh...

JODELET (raccogliendo la borsa e palpandola)

A questo prezzo ti permetto ogni sera

    d’interromper la recita in siffatta maniera!

LA SALA

    Uh!... Uh!...

JODELET

Dovessim'anche divider questi allori

BELLAROSA

    Il pubblico è pregato di salutarci...

JODELET

                                                       Fuori! ...

La gente comincia a uscire, mentre Cirano guarda intorno soddisfatto. Ma tosto si ferma udendo il battibecco seguente. Le donne che nei palchetti erano già in piedi con le mantelline in dosso si fermano per udire e finiscono per tornare a sedersi.

LE BRET (a Cirano)

    È una follia!...

UN SECCATORE (che si è accostato a Cirano)

    L'attore Montfleury! Ma, cospetto!

    Sapete che dal duca di Candale è protetto?

    Avete un protettore?

CIRANO

No!

IL SECCATORE

                                      Come, no?

CIRANO

                                                     No! ...

IL SECCATORE

    Come?

CIRANO (irritato)

    No, per la terza volta; e ne sono felice.

    No, non ho protettori...

    (con la mano alla spada)

                                    ma una protettrice!

IL SECCATORE

    Ma, dunque, lascerete Parigi?

CIRANO

                                                Si vedrà.

IL SECCATORE

    Ma il duca ha lungo il braccio...

CIRANO

Meno lungo sarà

    del mio...

    (mostrando la spada)

    quando vi metta quest'aggiunta in compenso

IL SECCATORE

    Ma voi non penserete di pretendere...

CIRANO

    Penso!

IL SECCATORE

    Ma...

CIRANO

    Fuor dai piedi adesso!

IL SECCATORE

Ma..

CIRANO

Sbrigati! - O rispondi!

    perché mi guardi il naso?

IL SECCATORE (sbigottito)

Io...

CIRANO (andandogli addosso)

                                      Perché ti confondi?

IL SECCATORE (retrocedendo)

    Vostra grazia s'inganna!...

CIRANO

    Dimmi: è molle e cascante

    siccome la proboscide, forse, di un elefante?

IL SECCATORE (come sopra)

    Io non...

CIRANO

È adunco a guisa di un becco di civetta?

IL SECCATORE

    Io...

CIRANO

Che forse alla punta c'è qualche pustoletta?

IL SECCATORE

    Ma...

CIRANO

    Qualche mosca forse vi passeggia o vi dorme!

    Che v'è di strano?

IL SECCATORE

Oh! ...

CIRANO

Forse ch'è un fenomeno abnorme?

IL SECCATORE

    Ma di non porvi gli occhi m'ero fatto un dovere!

CIRANO

    E perché non guardarlo, se è lecito sapere?

IL SECCATORE

    Io...

CIRANO

              Vi disgusta adunque?

IL SECCATORE

                                  Signore...

CIRANO

Vi fa pena

il suo color?

IL SECCATORE

                                  Signore!

CIRANO

Vi par di forma oscena?

IL SECCATORE

    Ma niente affatto!...

CIRANO

E allora, perché fate quel muso?

IL SECCATORE (balbutendo)

    Ma io lo trovo invece piccolo, impercettibile!

CIRANO

    Come! di un tal ridicolo accusarmi?, possibile?

    Piccolo il naso mio?

IL SECCATORE

Cielo!

CIRANO

Enorme il mio naso?

    Vilissimo camuso, siate ben persuaso

    che di quest'appendice mi glorio e mi delizio;

    avvenga che un gran naso sia il vero e proprio indizio

    di un uomo buono, affabile, cortese, liberale,

    di coraggio e di spirito, qual io mi sono e quale

    non vi sarà mai lecito di credervi, marrano!

    Perché la ingloriosa faccia che la mia mano

    si degna di cercare sul vostro collo è priva...

    (lo schiaffeggia)

IL SECCATORE

    Ahi! ahimè!

CIRANO

    Di fierezza, di slancio, d'inventiva,

    di lirismo, di genio, di grandezza morale,

    di naso, insomma, come quella...

    (lo rivolge per le spalle, aggiungendo il gesto alla parola)

    che il mio stivale

    viene a cercarvi sotto la terga!

IL SECCATORE (fuggendo)

    Aiuto!

CIRANO

                                                      Avviso,

    a chi trovi faceto il centro del mio viso!

    E se il burlone è nobile, a punirlo provvede,

    davanti, e un po' più alto, la spada e non il piede!

DE GUICHE (che è sceso dalla scena insieme con i marchesi)

    Adesso ci ha seccati!

IL VISCONTE DI VALVERT (alzando le spalle)

Che fanfarone!

DE GUICHE

E alcuno

    non è buono a rispondergli per le rime?...

IL VISCONTE

Nessuno?

    Vado a lanciargli io stesso, vedrete, un di quei tratti!

    (si avanza verso Cirano che lo osserva, e piantandosi innanzi a lui fatuamente)

    Voi... voi... avete un naso... eh... molto grande!...

CIRANO (grave)

Infatti!

IL VISCONTE (ridendo)

    Ah!

CIRANO (imperturbabile)

             Questo è tutto?...

IL VISCONTE

Ma...

CIRANO

È assai ben poca cosa!

    Se ne potevan dire... ma ce n'erano a josa,

    variando di tono. - Si potea, putacaso,

    dirmi, in tono aggressivo: « Se avessi un cotal naso,

    immediatamente me lo farei tagliare!»

    Amichevole: «Quando bevete, dée pescare

    nel bicchiere: fornitevi di un qualche vaso adatto!»

    Descrittivo: «È una rocca! ... È un picco! ...Un capoaffatto...

    Ma che! l'è una penisola, in parola d'onore!»

    Curioso: «A che serve quest'affare, o signore?

    forse da scrivania, o da portagioielli?»

    Vezzoso: «Amate dunque a tal punto gli uccelli

    che vi preoccupate con amore paterno

    di offrire alle lor piccole zampe un sì degno perno?»

    Truculento: «Ehi, messere, quando nello starnuto

    il vapor del tabacco v'esce da un tale imbuto,

    non gridano i vicini al fuoco nella cappa?»

    Cortese: «State attento, che di cotesta chiappa

    il peso non vi mandi per terra, a capo chino!»

    Tenero: «Provvedetelo di un piccolo ombrellino,

    perché il suo bel colore non se ne vada al sole!»

    Pedante: «L'animale che Aristofane vuole

    si chiami ippocampelofantocamaleonte

    tante ossa e tanta carne ebbe sotto la fronte!»

    Arrogante: «Ohi, compare, è in moda quel puntello?

    Si può infatti benissimo sospendervi il cappello!»

    Enfatico: «Alcun vento, o naso magistrale,

    non può tutto infreddarti, eccetto il Maestrale!»

    Drammatico: «È il Mar Rosso, quando ha l'emorragia!»

    Ammirativo: «Oh, insegna di gran profumeria!»

    Lirico: «È una conca? Siete un genio del mare?»

    Semplice: «Il monumento si potrà visitare?»

    Rispettoso: « Soffrite vi si ossequii, messere:

    questo si che vuol dire qualcosa al sole avere!»

    Rustico: «Ohé, corbezzole! Dàgli, dàgli al nasino!

    E un cavolo gigante o un popon piccolino?»

    Militare: - «Puntate contro cavalleria!»

    Pratico: «Lo vorreste mettere in lotteria?

    Sarebbe il primo lotto!» O in fin parodiando

    Piramo, tra i singhiozzi: «Eccolo, l'esecrando

    naso che la bellezza del suo gentil signore

    distrusse! Or ne arrossisce, guardate, il traditore!»

    Ecco, ecco, a un di presso, ciò che detto mi avreste

    se qualche po' di spirito e di lettere aveste.

    Ma di spirito, voi, miserrimo furfante,

    mai non ne aveste un'oncia, e di lettere tante

    quante occorrono a far la parola: cretino!

    Aveste avuto, altronde, l'ingegno così fino

    da potermi al cospetto dell'inclita brigata

    servirmi tutti i punti di questa cicalata,

    non ne avreste nemmeno la metà proferito

    del quarto d'una sillaba, ché, come avete udito,

    ho vena da servirmeli senz'alcuna riserva,

    ma non permetto affatto che un altro me li serva.

DE GUICHE  (volendo condurre via il visconte)

    Lasciate star, Visconte!

IL VISCONTE (soffocato)

    Ve' che modi arroganti!

    Uno zotico ch'esce perfino senza guanti,

    senza alamari, senza nastri, senza galloni!

CIRANO

    Perché ce le ho di dentro le mie distinzioni!

    Io non mi attillo, no, come uno sfarfallino,

    ma sono assai più netto, se son meno carino:

    Ché io non uscirei, vedi, per negligenza,

    con la minima macchia sul cor, con la coscienza

    ancora sonnacchiosa, con un onor gualcito,

    e con un qualche scrupolo non troppo ben pulito!

    Ma io vo' senza nulla che in me non splenda, senza

    ombra, e mi son pennacchio franchezza e indipendenza.

    Non un torso ben fatto, non un prestante petto,

    ma l'anima io raddrizzo come in un corsaletto.

    E, onusto di bei fatti che per nastri io m'allaccio,

    aguzzando il mio spirito come dei baffi, io faccio

    attraverso i concilii dei falsi e dei birboni

    sonar le verità siccome degli sproni!...

IL VISCONTE

    Ma signor...

CIRANO

Non ho guanti?... E ti par questo un guaio?

    Me ne restava un solo... d'un vecchissimo paio!

    Anch'esso m'era, altronde, un po' troppo importuno,

    tanto che lo lasciai sulla faccia a qualcuno.

IL VISCONTE

    Mascalzone, facchino, ridicolo, marrano!

CIRANO (cavandosi il cappello e salutando come se il visconte si fosse presentato)

    Ah, sì? E io Cirano-Ercole-Saviniano

    di Bergerac.

Risa.

IL VISCONTE (esasperato)

    Buffone!

CIRANO (gittando un grido, come quando si è colti da un crampo)

Ahi! ...

IL VISCONTE (che risaliva la scena, tornando)

                                Che altro ardisce?

CIRANO (con una smorfia di dolore)

    Bisogna un po' sgranchirla, poi che s'intorpidisce...

    Vedi un po' che vuol dire lasciarla troppo a bada!

    Ahi!

IL VISCONTE

    Che c'è?

CIRANO

Mi sento formicolar la spada!

IL VISCONTE (sguainando la sua)

    E sia pur!

CIRANO

Vi darò un gentil colpettino!

IL VISCONTE (sprezzante)

    Poeta!

CIRANO

Sì, poeta! e così peregrino,

    che voglio proprio adesso, battendomi, all'impronto

    comporvi una ballata.

IL VISCONTE

Una ballata?

CIRANO

                                             Conto,

    che non sappiate affatto che sia.

IL VISCONTE

                                                   Ma...

CIRANO (recitando una lezione)

La ballata

    ha tre strofe, ciascuna d'otto versi formata...

IL VISCONTE (pestando i piedi)

    Basta!

CIRANO (continuando)

    Ed una licenza composta d'un quartetto...

IL VISCONTE

    Voi...

CIRANO

    Di farne una e battermi, e toccarvi prometto

    giusto all'ultimo verso!

IL VISCONTE

Sogno!

CIRANO (declamando)

    Vedrem chi sogna!

    «Ballata del duello che a palazzo Borgogna

    il sir di Bergerac ebbe con un ghiottone»

IL VISCONTE

    Che avete detto?

    CIRANO

    È il titolo. Adesso alla canzone.

LA SALA (eccitata al maggior segno)

    Largo! Largo! Scostatevi! Silenzio! Or viene il buono.

Quadro. Circolo di curiosi in platea. I marchesi e gli ufficiali misti ai borghesi e alle persone del popolo; i paggi montati sulle altrui spalle per meglio vedere. Tutte le donne in piedi nei palchetti. A destra De Guiche e i suoi gentiluomini. A sinistra Le Bret, Ragueneau, Cuigy, ecc.

CIRANO (chiudendo un poco gli occhi)

    Aspettate... che scelga le mie rime... Ci sono!

    (fa quanto dice, a misura)

    «Ecco, ed io gitto con grazia il cappello,

    poscia comodamente, pian pianino,

    mi libero del mio vasto mantello

    che mi attabarra, e lo spadon sguaïno.

    Di Celadone più gentil, più fino

    di Scaramuccia al giuoco dello stocco

    vi prevengo, mio caro paladino,

    che giusto in fin della licenza io tocco.

    (primi impegni di ferro)

    Meglio v'era tacer, - signor mio bello!

    Dove t'infilzerò, dimmi, tacchino?

    Sotto il giubbetto, al fianco, ti sbudello?

    nel cuor, sotto l'azzurro cordoncino?

    - Volteggia la mia punta: un moscerino!

    Tintinnano le cocce, odi che schiocco!

    Sì, certamente... in mezzo del pancino,

    giusto alla fin della licenza io tocco!

    Mentre io vò in cerca di una rima in ello...

    tu rompi, bianco come un parmolino!

    Vuoi forse darmi la parola: agnello?

    - Tac! e la punta io paro onde il festino

    ti pensavi di farmi, o malandrino!

    Ecco: t'apro la via, - chiudo lo sbocco...

    Su, reggi bene, guattero, l'uncino!

    Giusto alla fin della licenza io tocco.

    (annunzia solenne: Licenza)

    Raccomandati a Dio, bel principino!

    Ecco; io m'inquarto, io paro, io fingo, io scocco...

    (spaccandosi)

    Eh, là! prendi, piccino!

    (il visconte barcolla; Cirano saluta)

    Giusto alla fin della licenza ho tôcco.»

Acclamazioni. Applausi dai palchetti. Vengono giù fiori e fazzoletti. Gli ufficiali circondano Cirano e si felicitano con lui.. Ragueneau balla per l'entusiasmo. Le Bret è felice, insieme, e costernato. Gli amici del visconte lo sostengono e lo portano via.

LA FOLLA (con un lungo grido)

    Ah!

UN CAVALLEGGIERE

            Stupendo!

UNA DONNA

                          Carino!

RAGUENEAU

                Mirabolante!

UN MARCHESE

                                                      Nuovo!

Ressa intorno a Cirano. Si ode

    ... Bravo... I miei complimenti... Tante cose...

LE BRET

Io la trovo

    una follia.

VOCI DI DONNE

                     Che eroe!...

UN MOSCHETTIERE (avanzandosi premurosamente con la mano tesa)

                              Permettete?... Eccellente!

    E credo di capire un po': del rimanente

    ho tutto, trepidando, espresso il mio gioire!...

    (si allontana)

CIRANO (a Cuigy)

    Chi è mai?

CUIGY

                      D'Artagnan.

LE BRET (a Cirano, prendendogli un braccio)

                   Senti!

CIRANO

Lasciamo uscire

    prima codesta folla.

    (a Bellarosa)

                                     Posso rimaner qui?

BELLAROSA (rispettosa)

    Ma certamente...

Si odono grida di fuori.

JODELET (che ha guardato)

Nulla: fischiano Montfleury!

BELLAROSA (solennemente)

    Sic transit!... »

    (cambiando tono, al portiere)

    Spazza. Chiudi. Ma lascia stare

    i lumi. Torneremo dopo pranzo a provare

    una nuova commedia per dimani.

Jodelet e Bellarosa escono, dopo di auer profondamente salutato Cirano.

IL PORTIERE (a Cirano)

                                                      Sicché

    voi non andate a pranzo?

CIRANO

                                    Io?... no..

Il portiere va via.

LE BRET (a Cirano)

                                             Perché?

CIRANO (fiero)

Perché...

    (cambiando tono, visto che il portiere è lontano)

    non ho danaro!...

LE BRET

Come? La borsa che gittasti?

CIRANO

    O pensïon paterna, un sol giorno durasti!

LE BRET

    Per viver tutto un mese!..

CIRANO

Non ho più nulla affatto!

LE BRET

    Gittar quel sacco! quale insania!

CIRANO

                                                Ma che atto!...

LA DISTRIBUTRICE (tossendo dietro il suo piccolo banco)

    Hum...

Cirano e Le Bret si volgono. Ella si avanza timidamente

    Il saper... che... siete digiuno jl cor mi spezza

    Signore...

    (mostrando il desco)

                 Io qui ci ho tutto.

CIRANO (cauandosi il cappello)

Benché la mia fierezza

    di guascon m'interdica, cara bambina mia,

    di accettar la più piccola vostra ghiottoneria,

    accetto, per non farvi troppo dispiacere...

    (va al desco e sceglie)

    Oh, poca cosa! Un chicco d'uva...

Ella vuol dargli il grappolo, egli stacca un chicco.

Un solo!... un bicchiere

    d'acqua..

Ella vuol versarvi del vino, egli le ferma il braccio.

               vi prego, semplice!

                                          E, infine, la metà

    d'un dei vostri amaretti!

    (restituisce l'altra metà)

LE BRET

                                         Ma che stupidità!

LA DISTRIBUTRICE

    Oh, ancora qualche cosa!..

CIRANO

Sì, la man da baciare!

    (le bacia, come a una principessa, la mano)

LA DISTRIBUTRICE

    Oh, grazie.

    (riverenza)

                     E buona sera.

    (esce)

SCENA V

Cirano, Le Bret, poi il portiere.

CIRANO (a Le Bret)

                                   Adesso puoi parlare.

    (siede davanti al desco, e ponendosi innanzi l'amaretto)

    Cibo! ...

    (... il bicchier d'acqua)

                Bevanda!

    (... il chicco d'uua)

                           Frutta!

Ecco, a tavola siedo.

    Ho, mio caro, una tale fame che non ci vedo.

    (mangiando)

    Dicevi?

LE BRET

Che quei fatui boriosi, coloro

    ti guasteran lo spirito se tu dài retta a loro!

    Chiedine, invece, a quanti hanno un po' di buon senso,

    qual effetto produsse la tua bravata!

CIRANO (terminando di mangiare l'amaretto)

    Immenso!

LE BRET

    Il Cardinale

CIRANO (gongolante)

Come? c'era anche il Cardinale?

LE BRET

    Dové trovar la cosa

CIRANO

            Ma, molto originale!

LE BRET

    Non di meno

CIRANO

È un autore. Il danno di un collega

    non può certo dolergli.

LE BRET

Ma questa è un'altra bega!

    Ti fai troppi nemici, troppi! Oramai tu eccedi!

CIRANO (attaccando il chicco d’uva)

    Quanti me ne son fatti stasera, quanti credi?

LE BRET

    Non men di quarantotto, le donne non comprese.

CIRANO

    Conta, su!

LE BRET

Montfleury, l'accademia, il borghese,

    Baro, Guiche, il Visconte

ClRANO

Basta! Girar mi fai

    la testa!

LE BRET

Ma cosi dov'è che arriverai?

    Qual è il tuo piano?

CIRANO

Erravo come in un labirinto,

    c'eran troppi partiti da prendere. L'istinto

    mi fe' scegliere...

LE BRET

Quale?

CIRANO

Il più semplice. Elessi

    di distinguermi sempre, e comunque potessi.

LE BRET (alzando le spalle)

    E sia. Ma non vorresti spiegare a me nemmeno

    perché tanto detesti Montfleury!

CIRANO (alzandosi)

    Quel Sileno

    si gonfio che non può toccarsi l'umbilico,

    si crede irresistibile; e mentre l'impudico

    balbetta recitando colassù, si consiglia

    con quegli occhi di rana di far l'occhio di triglia!...

    Io l'abborro da quando una sera egli osò

    porre gli occhi su lei... Di veder mi sembrò

    una immonda lumaca su di un fiore strisciare.

LE BRET (stupefatto)

    Che, sarebbe possibile?...

CIRANO (con un riso amaro)

    Che anch'io potessi amare?

    (cambiando tono, grave)

    Sì amo.

LE BRET

    E chi, se è lecito? Non mi avevi mai detto

CIRANO

    Chi?... Cerca un po', vediamo. Questo mio maledetto

    naso che mi precede di un quarto d'ora ovunque

    mi vieta fin l'amore di una brutta... Chi dunque

    amo? Non ti par chiaro?... Chi è la donna mia?

    Io amo - è naturale! - la più bella che sia!

LE BRET

    La più bella?

CIRANO

... che sia! cui ciascuna è seconda:

la più fulgida, la più fine,

(avvilito)

la più bionda!

LE BRET

    Ma chi dunque è costei?...

CIRANO

    Una calamità

    mortal senza che voglia squisita e non lo sa;

    un'insidia vivente, una rosa moscata

    tra le cui foglie amore s'asconde in imboscata.

    Chi la vide sorridere conobbe l'Ideale.

    Ella fa della grazia con un niente: ella è tale

    che pon tutto il divino nel minor dei suoi gesti.

    Né tu montare in conca, Madre d'Amor, sapresti,

    né tra i boschi fioriti camminar tu, Lucina,

    com'ella monta in seggiola, e com'ella cammina!...

LE BRET

    Cospetto! ora capisco. La cosa è chiara!

CIRANO

È piana!

LE BRET

    Maddalena Robin, tua cugina?

CIRANO

                                                Rossana!

LE BRET

    Tanto meglio! Tu l'ami? Diglielo. Non ti sei

    coperto or or di gloria sotto gli occhi di lei?

CIRANO

    Guardami in faccia e poi dimmi quale speranza

    consentir mi potrebbe questa protuberanza!

    Io non m'illudo, no. - Talor certo, m'avviene

    d'intenerirmi anch'io nelle notti serene;

    e, se in qualche giardino entro, aspirando il maggio

    con il mio poveraccio di naso, sotto un raggio

    di argento qualche donna che passeggia a braccetto

    di un cavaliere io seguo, e il cor mi balza in petto,

    e penso, ahimè, che anch'io vorrei meco averne una

    per passeggiare a lenti passi sotto la luna,

    e mi esalto, e m'oblio... Quand'ecco all'improvviso

    l'ombra del mio profilo su pel muro ravviso!

LE BRET (commosso)

    Oh, amico mio!...

CIRANO

Talvolta, credi, m'è duro assai

    sentirmi così brutto solo!...

LE BRET (prendendogli premurosamente la mano)

                                    Piangi?

CIRANO

Ah! no; mai!

    Questo no, mai! Sarebbe troppo sconcio vedere

    una lagrima lungo tale naso cadere!

    Io farò, sin ch'io possa, che mai la sovrumana

    bellezza delle lagrime con tanta grossolana

    sconcezza si confonda!... Però che veramente

    niente v'è più sublime delle lagrime, niente!

    Né, suscitando il riso, vorrei per colpa mia,

    che una lagrima fosse ridicola!...

LE BRET

                                                  Suvvia!

    Confòrtati! L'amore sai che del caso è figlio!

CIRANO (tentennando la testa)

    No. Amo Cleopatra: ho di un Augusto il piglio?

    Adoro Berenice: ho l'aspetto di un Tito?

LE BRET

    Ma il tuo valor! lo spirito! Costei  che ti ha fornito

    quel po' di cibo or ora, non con occhio severo,

    anche tu l'hai notato, ti guardava!

CIRANO (colpito)

                                                 È vero!

LE BRET

    Ebbene? E allora?... Ma Rossana, che ella stessa

    non seguiva perplessa il duello?

CIRANO

                                                 Perplessa?

LE BRET

    Già, il suo cuor, la sua mente son turbati! Del caso

    profitta, ardisci, fa'...

CIRANO

Che mi rida sul naso?

    No! È la sola prova cui non ho cor bastante!

IL PORTIERE (introducendo qualcuno che chiede di Cirano)

    Chiedon di voi, signore...

CIRANO

Dio, la sua Governante!

SCENA VI

Cirano, Le Bret, la governante.

LA GOVERNANTE (con un gran saluto)

    A chiedere si manda dal cugin così degno

    un convegno in segreto.

CIRANO (sconvolto)

    Un convegno?

LA GOVERNANTE (con una riverenza)

    V'è qualcosa da dirvi.

CIRANO

           V'è da?...

LA GOVERNANTE (con una nuova riverenza)

Dirvi qualche cosa!

CIRANO (barcollando)

    Ah! ....

LA GOVERNANTE

    Si andrà dimani, in punto all'alba rosa

    per la messa, a San Rocco

CIRANO (reggendosi a Le Bret)

                                           Mio Dio!

LA GOVERNANTE

Dove si può,

    uscendo, entrar, lì presso, per discorrere un po'?

CIRANO (perdendo la signoria di sé)

    Dove?... che so!... Mio Dio!

LA GOVERNANTE

                                           Dite.

CIRANO

Aspettate... Da...

LA GOVERNANTE

    Dove?

CIRANO

Da... Ragueneau... il pasticcere...

LA GOVERNANTE

                                                          E sta?

CIRANO

    Nella strada - mio Dio! mio Dio! - Saint-Honoré!...

LA GOVERNANTE (risalendo la scena)

    Ci saremo. Alle sette.

CIRANO

                                   Mi troverete. Ahimè!

La governante esce.

SCENA VII

Cirano, Le Bret, poscia i commedianti, le commedianti, Cuigy, Brissaille, Lignière, il portiere, i violini.

CIRANO (cadendo nelle braccia di Le Bret)

    Ella... un convegno... a me!

LE BRET

Dunque, ho ragione. Hai visto.

CIRANO

    Sia per quel che si voglia, or ella sa che esisto!

LE BRET

    Adesso potrai bene esser più calmo?

CIRANO (fuori di sé)

Adesso

    Ma io sarò frenetico, sarò anzi un ossesso!

    Or con tutto un esercito mi bisogna azzuffarmi!

    Ho dieci cuori; ho venti braccia; non può bastarmi

    sconfiggere dei nani!

    (gridando forte)

              Mi occorron dei giganti!

Da qualche istante sulla scena, in fondo, ombre di commedianti si agitano, muovon le labbra: si comincia a provare.

I violini hanno ripreso il loro posto.

UNA VOCE (dalla scena)

    Silenzio colaggiù! Qui c'è la prova!

CIRANO (ridendo)

                                                     Tanti

    saluti!

Risale la scena: dalla gran porta del fondo entrano Cuigy, Brissaille, parecchi ufficiali, che sostengono Lignière completamente ebbro.

CUIGY

    Olà, Cirano!

CIRANO

                     Che c'è?

CUIGY

                                 C'è qui un solenne

    merlo che ti portiamo!

CIRANO (riconoscendo l'ebbro)

Lignière!... E che ti avvenne?

CUIGY

    Ti cercava!

BRISSAILLE

Non può ritirarsi!

CIRANO

                                   E perché?

LIGNIERE (con voce pastosa, mostrandogli un biglietto tutto  gualcito)

    Questo foglio m'avverte... Son cento contro me...

    Per via di una canzone... Non li posso evitare...

    Alla porta di Nèl... Ed io per rincasare

    devo passar di lì... Dammi dunque ricetto

    da te, per questa notte!

CIRANO

Cento persone hai detto?

A casa tua stanotte dormirai; sta' sicuro!

LIGNIERE (spaventato)

    Ma...

CIRANO (con voce terribile, mostrandogli la lanterna accesa che il portiere dondola, ascoltando con curiosità la scena)

                  Prendi la lanterna!...

    (Lignière, ghermisce precipitosamente la lanterna)

E cammina! - Io ti giuro

    che questa notte il letto te lo farà Cirano!...

    (agli ufficiali)

    E voi tutti seguiteci, signori, da lontano:

    sarete testimoni. Seguiteci!

CUIGY

                                            Ma cento!

CIRANO

    Stasera non m'occorre un più piccol cimento.

I commedianti e le commedianti, discesi dalla scena, si  sono accostati vestiti nei loro vari costumi.

LE BRET

    Ma perché mai proteggere...

CIRANO

Odilo, il brontolone!

LE BRET

    ... codesto vil beone!

CIRANO

Perché questo beone,

    questo fusto ambulante di vin, questo barile

    di rosolio, fe' un tratto che non v'è il più gentile.

    Ieri, all'uscir di chiesa, vista la sua diletta

    prender, secondo il rito, dell'acqua benedetta,

    s'avventò, lui che abomina l'acqua, sull'acqua santa

    e, curvo sulla pila, la bevve tutta quanta!...

UNA COMMEDIANTE (vestita da servetta)

    È carina davvero!

CIRANO

Vero, la mia servotta?

LA COMMEDIANTE (agli altri)

    Ma perché contro un povero poeta si gran frotta?

CIRANO

    Avanti!

    (agli ufficiali)

             E che nessuno vedendomi assalire,

    qual che il mio rischio sia mi aiuti!

UN’ALTRA COMMEDIANTE (saltando dalla scena)

Io vo' venire

    a veder!

CIRANO

               Su venite!...

UN'ALTRA (saltando anche lei, a un vecchio commediante)

    Vieni anche tu, Cassandro?...

CIRANO

    Su, su, tutti; il dottore, Isabella, Leandro,

    tutti. Verrete a unire, vezzoso e folle stuolo,

    la farsa italiana con il dramma spagnuolo,

    aggiungendo al fragore uno squillo argentino,

    siccome di sonagli si cinge un tamburino!...

TUTTE LE DONNE (saltando di gioia)

    Bravo! - Presto, un cappello! - Presto un cappuccio!

JODELET

Fuori!

CIRANO (ai violini)

    Voi suonerete un pezzo, messeri professori!

I violini si uniscono al corteo che si forma. La folla s'impadronisce delle candele accese della ribalta che vengono distribuite. Pare una ritirata con fiaccole

    Cosl, bravo! Ufficiali e donnine in costume!

    E venti passi innanzi...

    (si pianta come ha detto)

    io sol, sotto le piume

    che m'impennò di sua mano la gloria amica,

    fier come un Scipione tre volte più Nasica!...

    - Siamo intesi? È vietato di darmi braccio forte!

    Ci siamo? Uno, due, tre! Portiere, apri le porte!

Il portiere apre i due battenti. Un angolo della vecchia  Parigi, pittoresco sotto la luna, appare.

    Parigi nella nebbia della notte scompare;

    su pe' tetti spioventi corre l'onda lunare.

    Qual s'appresta alla scena quadro maraviglioso!

    Laggiù trema la Senna come un misterioso,

    come un magico specchio della nebbia nel vel...

    E avrete da vedere!

TUTTI

Alla porta di Nèl!

CIRANO (ritto sulla soglia)

    Alla porta di Nèl.

    (volgendosi, prima di uscire, alla servetta)

    Non avevate chiesto

    perché misero cento persone contro questo

    povero rimatore? - Ve lo dirò ben io:

    (sguaina la spada, e dice tranquillamente)

    Perché sapean che questo poeta è amico mio!


Atto secondo

LA ROSTICCERIA DEI POETI

La bottega del pasticciere Ragueneau, spazioso laboratorio all’angolo di via Saint-Honoré e di via dell'Albero Secco, che si vedono ampie nel fondo, pei vetri della porta, grige  nei primi bagliori dell'alba. A sinistra, in un primopiano, il banco sormontato da una specie di trofeo di ferro fuso,  al quale sono sospese oche, anatre, paoni bianchi. In grandi  vasi di porcellana alti mazzi di fiori naturali, principalmente  girasoli gialli. Dallo stesso lato, in secondo piano, un immenso camino innanzi a cui tra mostruosi alari, su ciascuno dei quali è una piccola casseruola, gli arrosti piangono nelle leccarde. A destra, primo piano con porta. Nel secondo piano una scala che sale e una salettina pensile, di cui si vede l'interno per le impannate aperte; una tavola vi è apparecchiata, vi luce una graziosa lampada fiamminga: è un gabinetto dove si va a mangiare ed a bere. Una galleria di legno, che fa séguito alla scala, par che conduca ad altre salettine  analoghe. In mezzo della bottega un cerchio di ferro che si può far discendere con una corda, ed al quale son sospesi dei pezzi grossi, fa come un lampadario di selvaggina. I  forni, nell'ombra, sotto la scala rosseggiano. Il rame scintilla. Gli spiedi girano. Dei pezzi montati s'alzano in piramidi. Dei prosciutti pendono. È l'ultima cotta mattutina. Ressa di sguatteri scalmanati, di enormi cuochi, e di minuscoli assistenti. Ondeggiano berretti a penne di pollo od ali di gallina faraona. Si portano sopra vassoi di latta e sopra graticci pile di brioches, villaggi di focaccine. Varie tavole sonocoperte di pasticcetti e di piatti Altre sono circondate di sedie, che aspettano gli avventori. Una più piccola in un angolo, scompare sotto le carte. Al levarsi della tela Ragueneau vi sta seduto, scrivendo.

SCENA I

Ragueneau, pasticcieri, poi Lisa. Ragueneau, al tavolino scrivendo, con aria inspirata, e contando sulle dita.

PRIMO PASTICCIERE (portando un piatto montato)

    Mandorlato!

SECONDO PASTICCIERE (portando un arrosto adorno di penne)

                     Paone!

TERZO PASTICCIERE (portando un vassoio con pasticcetti)

                               Sfogliate!

QUARTO PASTICCIERE (portando una specie di zuppiera)

                              Bue stufato!

RAGUENEAU (cessando di scrivere e alzando la testa)

    Già sul mare l'argento dell'alba è scivolato.

    Ragueneau, frena il Nume che nel petto ti spira.

    È l'ora del fornello, non l'ora della lira!

    (si alza. A uno dei cuochi)

    A voi, dite: allungatemi codesta salsa: è corta.

IL CUOCO

    Quanto?

RAGUENEAU

                 Tre piedi.

    (passa via)

IL CUOCO

                            Che?

PRIMO PASTICCIERE

        La tartara

SECONDO PASTICCIERE

                                     La torta

RAGUENEAU (davanti al camino)

    Musa mia, t'allontana; i begli occhi ridenti

    non t'arrossisca il fuoco di questi miei sarmenti.

    (a un pasticciere, mostrandogli dei pani)

    Mal tagliata è di questi pani la fenditura:

    in mezzo agli emistichi, - nel centro, la cesura.

    (a un altro, mostrandogli un pasticcetto incompleto)

    A codesto palazzo di crosta non ci vedo

    il tetto...

    (a un giovine apprendista, che, seduto per terra, infilza del pollame)

    E tu, sul tuo sì smisurato spiedo

    gli umili polli alterna coi superbi tacchini

    come il vecchio Malherbe i versi piccolini

    alternava coi lunghi, e sullo schidione

    gira strofe d'arrosti!

UN ALTRO APPRENDISTA (avanzandosi con un vassoio coperto di una salvietta)

    Pensando a voi, padrone,

    feci cuocere al forno questa mia novità,

    che, voglio lusingarmi, non vi dispiacerà.

    (scopre il vassoio. Si vede una gran lira di pasticceria)

RAGUENEAU (abbagliato)

    Una lira!

L APPRENDISTA (commosso)

                Di fior di farina.

RAGUENEAU (commosso)

                                     E con frutte

    giulebbate!

L’APPRENDISTA

    E le corde son di zucchero tutte.

RAGUENEAU (dandogli del danaro)

    Bevi alla mia salute, va'!

    (scorgendo Lisa che entra)

Mia moglie! Cammina,

    e nascondi il danaro!

(a Lisa, mostrando la lira, con aria impacciata)

    Non è ver ch'è carina?

LISA

    È una cosa ridicola!

    (depone sul banco una pila di sacchetti di carta)

RAGUENEAU (li guarda)

                                Oh, tante grazie!

                                                            Cielo!

    I versi dei mie' amici smembrati, in isfacelo!

    Dei miei libri adorati far borse da croccanti!...

    Ah, ma voi rinnovate Orfeo con le baccanti!

LISA ( secca)

    E che, non ho diritto di bene utilizzare

    ciò che per tutto scotto vi sogliono lasciare

    i vostri scribacchini di linee piccoline?

RAGUENEAU

    Non insultar, formica, le cicale divine!

LISA

    Prima che quella gente vi diventasse amica,

    voi non mi chiamavate baccante, né formica

RAGUENEAU

    Far ciò coi versi!

LISA

Almeno servono a qualche cosa!

RAGUENEAU

    E che fareste allora, di grazia, con la prosa?

SCENA II

I precedenti, due ragazzi che sono entrati nella pasticceria.

RAGUENEAU

    Che volete, piccini?

PRIMO RAGAZZO

Vorremmo tre di queste

    torte.

RAGUENEAU (servendoli)

             Ben cotte e calde...

SECONDO RAGAZZO

                         Involgerle vorreste?

RAGUENEAU (colpito, a parte)

    Una delle mie borse!... Quale mi toglierò?

    (prende un sacchetto, e al momento di porvi le torte,  legge)

    «Tale Ulisse allorché Penelope lasciò...»

    Non questa!

    (mette da parte il sacchetto e ne prende un altro. Al  momento di porvi le torte, legge)

    «Il biondo Febo...». Nè questa a nessun conto.

LISA (impaziente)

    Ebbene, che aspettate?

RAGUENEAU

Eccomi: pronto, pronto!

    (ne prende un terzo, rassegnandosi)

    Sono allo stesso estremo!... Ahimè, il sonetto a Fille!

LISA

    Fortuna che si sia deciso!

    (alzando le spalle)

                                   Che imbecille!

    (siede e si mette a disporre dei piatti su di una credenza)

RAGUENEAU (profittando di un momento ch'ella si è voltata, chiama i fanciulli che stanno per uscire)

    Pst, pst... Restituitemi il sacchetto, piccini,

    ed invece di tre vi do sei pasticcini!

I fanciulli gli restituiscono il sacchetto, prendono in fretta le torte a vanno via. Ragueneau spiegando il foglio, si mette a leggere declamando.

    « Filli!...». Su questo dolce nome una macchia d'unto!

    «Filli...».

Cirano entra bruscamente.

SCENA III

Ragueneau, Lisa, Cirano, poi il moschettiere.

CIRANO

    Che ora abbiamo?

RAGUENEAU (salutando con premura)

                          Le sei.

CIRANO (con emozione)

                                   Tra un'ora appunto.

    (va e viene per la bottega)

RAGUENEAU (seguendolo)

    Bravo!

CIRANO

              Di che?

RAGUENEAU

Del fatto d'arme!...

CIRANO

                                             Quale?

RAGUENEAU

Ma quello

    di palazzo Borgogna!

CIRANO (con disdegno)

Ah! ... il duello! ...

RAGUENEAU (con ammirazione)

                                              Il duello

    in versi!...

LISA

N'è impazzito. Ogni spiedo è uno stocco.

CIRANO

    Benone!

RAGUENEAU (spaccandosi con in mano uno spiedo)

    «Appunto in fin della licenza io tocco!...»

    Ah, magnifico! «Appunto in fin della licenza...»

CIRANO

    Che ora?

RAGUENEAU (restando spaccato, per guardar l'orologio)

Sei e cinque!... «io tocco!»

(si rialza)

Ah, che potenza!

LISA (a Cirano, che passando innanzi al banco le ha stretto distrattamente la mano)

    Che avete a quella mano?

CIRANO

Niente. Una graffiatura.

RAGUENEAU

    Correste qualche rischio?

CIRANO

No, nessuna avventura.

LISA (minacciando col dito)

    Credo che voi mentiate!

CIRANO

    Mi trema forse il naso?

    La bugia dovrebb'essere enorme in questo caso!

    (cambianlo tono)

    Aspetto qui qualcuno. Se venisse, vorrei

    ci lasciaste.

RAGUENEAU

Non posso. Or or verranno i miei

    poeti...

LISA (ironica)

            Per il primo pasto.

CIRANO

             Li manderai

    fuori a un mio segno... L'ora?

RAGUENEAU

                                   Sei e dieci.

CIRANO (sedendo nervosamente alla tavola di Ragueneau prende della carta)

Mi dai

    una penna?...

RAGUENEAU (offrendogli quella che ha all’orecchio)

                     Di cigno.

UN MOSCHETTIERE (con formidabili baffi entra e dice con voce stentorea)

Salve!

CIRANO (voltandosi)

           Chi è costui?

RAGUENEAU

    Un amico di Lisa. Guerriero - dice lui

    terribile!

CIRANO (riprendendo la penna ed allontanando col gesto Ragueneau, tra sé)

Sì, scrivere, piegar... darla... fuggire.

    (gettando la penna)

    Vile!... ma morrei prima che una parola ardire...

    (a Ragueneau)

    L'ora?

RAGUENEAU

            Le sei e un quarto!

CIRANO (toccandosi il petto)

    ... di quante ne son qui!

    Mentre che per iscritto.

    (riprende la penna)

    Sì, scriviamola, sì,

    questa lettera cento volte già fatta in me,

    cento volte rifatta, sì che è pronta, sì che

    ponendo accanto al foglio l'anima mia, mi pare

    ch'io non debba far altro fuor che ricopiare.

Scrive. Dietro i vetri della porta si vedono agitarsi profili magri ed esitanti.

SCENA IV

Ragueneau, Lisa, il moschettiere, Cirano, al tavolino, scrivendo, i poeti, vestiti di nero, le braccia cascanti e tutti inzaccherati

LISA (entrando e annunziando i poeti a Ragueneau)

    Gli straccioni!

PRIMO POETA (entrando, a Ragueneau)

Collega! ...

SECONDO POETA (a Ragueneau, scuotendogli le mani)

    Carissimo collega!

TERZO POETA

    Aquila del pasticcio!

    (annusa)

           Come la tua bottega

    aulisce!

QUARTO POETA

            O Febo cuoco!

QUINTO POETA

          O Apollo rosticcere!

RAGUENEAU (circondato, abbracciato, squassato)

    Come si fraternizza con costoro! È un piacere!

PRIMO POETA

    Ci trattennero mille persone asserragliate

    alla porta di Nèl!...

SECONDO POETA

    Sbudellati a puntate,

    otto furfanti giaccion sanguinanti per terra

CIRANO (levando un istante la testa)

    Otto?... Io credevo sette.

    (torna a scrivere)

RAGUENEAU (a Cirano)

    E l'eroe della guerra

    lo conoscete, forse?

CIRANO (con negligenza)

    Io? .... No!

LISA (al moschettiere)

                        E voi?

IL MOSCHETTIERE (arricciando i baffi)

Può darsi!

CIRANO (scrivendo a parte. Mormora tratto tratto qualche parola)

    "Io v'amo"...

PRIMO POETA

Un uomo solo ardì di cimentarsi

    con tanti, e porli in fuga, dicono!...

SECONDO POETA

Picche stocchi

    eran sparsi per terra. Strana vista!

CIRANO (scrivendo)

    "... i vostri occhi"...

TERZO POETA

    Dovunque eran cappelli! Ah, fu zara a chi tocca!

PRIMO POETA

    Dovett'essere un ben truce...

CIRANO (come sopra)

"... la vostra bocca!...

PRIMO POETA

    Un terribil gigante l'eroe dell'avventura!

CIRANO (come sopra),

    ..."E tosto che vi vedo, svengo dalla paura"

SECONDO POETA (abboccando un pasticcetto)

    Che hai rimato di nuovo, Ragueneau?

CIRANO (come sopra)

"... che vi adora...".

    (si ferma al momento di firmare, e si alza, mettendo la lettera nel giustacuore)

    Non occorre firmarla, s'io medesimo or ora

    dovrò dargliela.

RAGUENEAU (al secondo poeta)

Ho messo in versi una ricetta.

TERZO POETA (installandosi davanti a un vassoio di cavoli  alla crema)

    Dilla, sentiamo!

QUARTO POETA (guardando una brioche che ha preso)

              Questa focaccia ha la berretta

    a sghembo.

    (la addenta)

PRIMO POETA

             Questo pane segue il vate famelico

    coi suoi belli occhi a mandorla dal sopracciglio angelico!

    (prende il pane)

SECONDO POETA

    Siam tutt'orecchi!

TERZO POETA (stringendo lievemente un dolcino tra le dita)

    Vedi come si sdilinquisce

    questo mio pasticcetto!

SECONDO POETA (mordendo la grande lira di pasticceria)

La lira mi nutrisce

    alfine!

RAGUENEAU (che si è preparato a recitare, ha tossito, si è aggiustato il berretto, ha preso un atteggiamento di occasione)

              Una ricetta...

SECONDO POETA (al primo, dandogli una gomitata)

Tu asciolvi?

PRIMO POETA (al secondo e agli altri)

                     Pranzate?

RAGUENEAU (annuncia: Come si fanno le tartine mandorlate)

Batti sin che spuma muova

un par d'ova;

versa nella spuma e molci,

con un succo di cedrato

prelibato,

latte di mandorle dolci;

pasta frolla quindi spargi

e cospargi

in formelle da tartine;

presto presto fanne i lati

marmellati;

versa dentro a goccioline

la sua dolce spuma, poi

tutto puoi

porre al forno, e, rosolate,

ne usciranno in gaie frotte,

bionde e ghiotte,

le tartine mandorlate!

I POETI (a bocca piena)

    Squisito - Che delizia

UN POETA (soffocandosi)

Ahimè!

Si dirigono verso il fondo mangiando. Cirano, che ha tutto osservato, si avanza verso Ragueneau.

    Non vedi, mentre

    li culli del tuo canto, come s'empiono il ventre?

RAGUENEAU (più basso, con un sorriso)

    Vedo... senza guardare per non turbarli: e il dire

    i miei versi così mi fa il doppio gioire;

    poiché soddisfo insieme al mio dolce peccato,

    mentre do da mangiare a chi non ha mangiato!

CIRANO (battendogli sulla spalla)

    Mi piaci!...

Ragueneau va a raggiungere i suoi amici. Cirano lo segue con gli occhi; poi un poco bruscamente.

Dite, Lisa...

Lisa, in tenere conversazione col moschettiere, si scuote e discende verso Cirano.

    Vi assedia il capitano?

LISA (offesa)

    Con una fiera occhiata questi occhi san far vano

    l'assalto di chiunque provochi i miei rigori!

CIRANO

    Li trovo un po' disfatti per occhi vincitori!

LISA (soffocata)

Ma...

CIRANO (nettamente)

    Ragueneau mi piace: perciò, sora Lisina,

    io non vo' che nessuno lo metta alla berlina!

LISA

    Ma...

CIRANO (che ha alzato la voce per essere udito dal galante)

    A buon intenditore...

    (saluta il moschettiere, e va a mettersi in vedetta, presso la porta d'ingresso, dopo di aver guardato l'orologio)

LISA (al moschettiere che ha semplicernente reso il saluto  a Cirano)

                                 Ah, non più di così?...

     Ditegli... del suo naso...

IL MOSCHETTIERE

                                  Eh, di... quel naso lì...

    (si allontana in fretta. Lisa lo segue)

CIRANO (dalla porta d'ingresso, facendo segno a Ragueneau  di condur via i poeti)

    Pst! ...

RAGUENEAU (mostrando ai poeti la porta a destra)

    Starem meglio là...

CIRANO (con impazienza)

    Pst!... pst!...

RAGUENEAU (spingendoli)

                                      Per recitare

    dei versi...

PRIMO POETA (disperato, con la bocca piena)

                         E i pasticcini?

SECONDO POETA

Portali.

Vanno tutti dietro a Ragueneau, processionalmente, e dopo di aver fatto una provvista di pasticcetti

SCENA V

Cirano, Rossana, la governante.

CIRANO

    Se mi pare

    che vi sia di speranza un'ombra, un'ombra sola,

    tiro fuor la mia lettera...

Rossana, mascherata, seguita dalla governante, appare dietro i vetri. Egli si precipita ad aprire la porta.

Entrate! ...

    (andando alla governante)

Una parola!

    LA GOVERNANTE

    Anche due.

CIRANO

                  Siete ghiotta?

LA GOVERNANTE

              Da morirne.

CIRANO (prendendo in fretta dei sacchetti di carta)

Sta bene.

    Ecco due poesie di Benserade...

LA GOVERNANTE

                                                   Oh...

CIRANO

                                                          Piene

zeppe ve le farò di pasticcini.

LA GOVERNANTE (cambiando cera)

                                                                Uh!

CIRANO

    Amate il pasticcino che chiaman «petit-chou?»

LA GOVERNANTE

    Signor, ne fo gran conto, quando è pieno di crema.

CIRANO

    Eccone, dunque, sei, qui, nel sen di un poema

    di Saint-Amant! Nei versi di Chapelain vi piaccia

    di accettare un frammento, men greve, di focaccia.

    - Dunque amate i pasticci croccanti?

LA GOVERNANTE

Alla follia!

CIRANO (caricandole le braccia dei sacchetti pieni)

    Or li sgretolerete fuori, signora mia.

LA GOVERNANTE

    Ma...

CIRANO (spingendola fuori)

Né tornate qui che finito il banchetto.

Chiude la porta, ritorna verso Rossana, e si ferma a capo scoperto a distanza rispettosa.

SCENA VI

Cirano, Rossana, la governante un momento

CIRANO

    Eccomi... Sia l'istante tre volte benedetto,

    in cui, risovvenendovi finalmente di me,

    venite qui per dirmi...

ROSSANA (che si è smascherata)

    Grazie, in prima; perché

    quel gaglioffo, quel fatuo a cui sì fieramente

    voi deste scacco matto, è lui che di un potente

    signor, preso di me...

CIRANO

De Guiche?

ROSSANA (abbassando gli occhi)

    ... il mal capitato

    si studiava impormi... per marito...

CIRANO

                                               Posticcio

    (salutando)

    Io, dunque, tanto meglio, non per il mio membruto

    naso, ma pei begli occhi vostri mi son battuto!

ROSSANA

    Volevo dirvi poi... Ma occorre che per quello

    che ho da dirvi... io ritrovi il mio quasi fratello

    con cui scherzai fanciulla nel parco -  ricordate?

CIRANO

    Sì... allora a Bergerac venivate ogni estate!

ROSSANA

    Le canne vi fornivano le vostre sciaboline...

CIRANO

    Dava il grano alle vostre bambole il biondo crine!...

ROSSANA

    Era il tempo dei giuochi...

CIRANO

                  E delle more...

ROSSANA

Allora

    m'obbedivate in tutto!...

CIRANO

E in veste corta ancora

    non sdegnava Rossana chiamarsi Maddalena...

ROSSANA

    Ero bella?

CIRANO

                   Non brutta.

ROSSANA

Talor, la mano piena

    di sangue per la furia di qualche scalatina,

    accorrevate, a me che in aria di mammina

    vi dicevo con voce che volea parer dura:

    (gli prende la mano)

    «Siamo da capo? Ancora un'altra graffiatura?».

    (si ferma stupefatta)

    Ah, ma pare incredibile! E questa?

CIRANO (vuol ritirare la mano)

Niente affatto

ROSSANA

    Date qua. Come, ancora? - Dove te lo sei fatto?

CIRANO

    Scherzando, verso porta di Nèl.

ROSSANA (sedendo presso una tavola, e bagnando il fazzoletto in un bicchiere d'acqua)

Qua.

CIRANO (sedendo anche lui)

                                         Che vezzosa

    e che gaia mammina!

ROSSANA

Narratemi la cosa,

    mentre io tergo un po' il sangue. - Quale fu la ragione?

    Quanti contro di voi?

CIRANO

                    Oh, non cento persone!

ROS SANA

    Narrate!

CIRANO

No. Lasciate. Di saper preferisco

    ciò che non ardivate dirmi prima...

ROSSANA (senza lasciare la mano di Cirano)

Or ardisco,

    poi che di lor profumo m'hanno vivificata

    i ricordi. Or ardisco. Io sono innamorata.

CIRANO

    Ah!

ROSSANA

                 D'un che tuttavia non sa.

CIRANO

                                                     Ah!

ROSSANA

    Non ancora.

CIRANO

    Ah! ...

ROSSANA

         Ma lo saprà ben tosto, se tuttavia lo ignora.

CIRANO

    Ah! ...

ROSSANA

    Di un povero giovane che mi adorò sin qua

    timido, da lontano, senza dirmelo...

CIRANO

                                              Ah! ...

ROSSANA

    Lasciatemi la mano. È ancor febbricitante.

    - Ma gli vidi sul labbro tremare il core amante.

CIRANO

    Ah! ...

ROSSANA (terminando una piccola fasciatura fattagli col fazzoletto)

    E, vedete il caso, nel reggimento stesso

    in cui servite voi giusto appunto s'è messo.

CIRANO

    Ah! ...

ROSSANA ( ridendo)

    Nella compagnia vostra è cadetto!...

CIRANO

                                                              Ah! ...

ROSSANA

Brilla

    nel suo volto lo spirito eletto, la scintilla

    del genio. È fiero, nobile, giovine, forte, bello...

CIRANO (alzandosi pallidissimo)

    Bello!

ROSSANA

              Che avete?

CIRANO

Niente... Gli è...

    (le mostra la mano con un sorriso)

... questo mio pungello.

ROSSANA

    L'amo, insomma. Sappiate però che non ancora

    l'ho visto sino adesso fuor che a teatro...

CIRANO

Allora

    non vi siete parlati?

ROSSANA

Giammai, se non con gli occhi.

CIRANO

    E allor, come sapete?

ROSSANA

    Sotto i tigli, nei crocchi

    della Piazza Reale si ciarla... E mi fu detto

    da qualche chiacchierina...

CIRANO

                 È cadetto?

ROSSANA

                                       Cadetto

    alle guardie.

CIRANO

                      Si chiama?

ROSSANA

Il baron Cristiano

    Neuvillette.

CIRANO

                    Non è cadetto...

ROSSANA

                                      Il capitano

    Carbon Castel Geloso lo ammise stamattina.

CIRANO

    E così date il cuore!... Ma, povera piccina...

LA GOVERNANTE (aprendo la porta del fondo)

    Signor di Bergerac, ho finito, vedete!

CIRANO

    Bene, leggete i versi; così digerirete!

La governante scompare.

    ... per voi, che tanto amate lo spirito, il linguaggio

    fiorito, - s'egli fosse un profano, un selvaggio!

ROSSANA

    Egli è come un eroe del d'Urfé ben chiomato!

CIRANO

    Se tanto mal parlasse, quanto è ben pettinato!

ROSSANA

    È un fine parlatore, il mio cor l'indovina!

CIRANO

    Le parole son fini, quando la barba è fina.

    Ma se infatti è uno sciocco?

ROSSANA (pestando i piedi)

Ebbene, io ne morrò!

CIRANO (dopo una pausa)

    E mi deste convegno solo per dirmi ciò?

    L'utilità non vedo di cosìgran favore.

ROSSANA

    Ma gli è che m'hanno messa ieri la morte in core.

    M'hanno detto che tutti in quella compagnia

    siete Guasconi...

CIRANO

    E che provochiam chicchessia,

    qualunque novellino che per protezione

    vien tra i puri Guasconi, senza che sia guascone.

    Non v'hanno riferito questo?

ROSSANA

                  Pensate voi

    se ho tremato per lui!

CIRANO (fra i denti)

            Non a torto!

ROSSANA

                              Ma poi,

    allor che, grande e invitto, ieri vi abbiamo visto

    tener testa a quei bruti, castigare quel tristo,

    ho pensato: se lui, che tutti hanno in rispetto...

CIRANO

    Difenderò, sta bene, il vostro baronetto.

ROSSANA

    Me lo difenderete dunque voi, non è vero?

    Ebbi sempre, da piccola, per voi tanto sincero

    affetto!

CIRANO

                  Sì!

ROSSANA

                   Sarete l’amico suo?

CIRANO

                                             Sarò.

ROSSANA

    Ed egli non avrà nessun duello?

CIRANO

                                             No.

ROSSANA

    Oh, quanto, quanto v'amo! Or me ne devo andare.

    (rimette in fretta la maschera, una veletta sulla fronte, e distratta)

    Ma non m'avete in tanto, raccontato l'affare

    di stanotte. Dovette essere inaudito!...

    - Ditegli che mi scriva.

    (gli manda un piccolo bacio con la mano)

                                        Io vi amo!

CIRANO

Sì, ho capito!

ROSSANA

    Erano cento?... Addio... Non da questo momento

    noi siamo grandi amici.

CIRANO

Sì.

ROSSANA

    Che mi scriva!—Cento!.

    Mi narrerete poi! Devo andarmene adesso.

    Cento! Che bel coraggio!

CIRANO (salutandola)

Feci di meglio, appresso!

Rossana va via, Cirano resta immobile con gli occhi a terra. Silenzio. La porta a destra s'apre. Ragueneau sporge la testa.

SCENA VII

Cirano, Ragueneau, i poeti, Carbone di Castel Geloso, i cadetti, la folla ecc., poi De Guiche.

RAGUENEAU

    Si può?

CIRANO (senza muoversi)

             Sì...

Ragueneau fa un segno e gli amici entrano. Contemporaneamente, dalla porta del fondo compare Carbone di Castel Geloso, in costume di capitano delle guardie, che fa grandi gesti scorgendo Cirano.

CIRANO (alzando la testa)

                   Capitano! ...

CARBONE DI CASTEL GELOSO (esultante)

                                     All'eroe degli eroi

    salute! Sappiam tutto. Son lì trenta dei tuoi

    commilitoni...

CIRANO (indietreggtando)

                       Ma...

CARBONE (volendo trarlo con sé)

                             Che ti voglion vedere!

CIRANO

    No!

CARBONE

          Sono lì di fronte, nella bettola, a bere.

CIRANO

    Io...

CARBONE (andando alla porta, e gridando fuori con voce di tuono)

                    L'eroe si rifiuta. Ha la luna!

UNA VOCE (di fuori)

    Perdio!

Tumulto di fuori, rumore di spade e di stivaloni che si

accostano.

CARBONE (fregandosi le mani)

    Eccoli che attraversano la strada!...

I CADETTI (entrano nella bottega)

Giuraddio,

    Santodio, Vivaddio, Affediddio, Cospetto

RAGUENEAU (retrocedendo spaventato)

    Siete Guasconi tutti?

I CADETTI

Tutti, niuno eccetto!

UN CADETTO (a Cirano)

    Bravo!

CIRANO

                Barone!

UN ALTRO (scuotendogli le mani)

                            Evviva!

CIRANO

              Barone!

UN TERZO CADETTO

    Qua, leone,

    ch'io ti abbracci!

PARECCHI GUASCONI

              Abbracciamolo!

CIRANO

No... di grazia... barone...

RAGUENEAU

    Siete baroni tutti?

I CADETTI

                           Tutti!

RAGUENEAU

                                 Non v'è da opporre!..

PRIMO CADETTO

    Sol co' nostri tortili si farebbe una torre!

LE BRET (entrando e correndo a Cirano)

    Ti cercano. Una folla in delirio condotta

    da quelli che stanotte ti seguirono in frotta...

CIRANO (spaventato)

    Ma tu certo non hai detto lor la mia tana?

LE BRET (sfregandosi le mani)

    Sì!

UN BORGHESE (entrando seguito da un gruppo)

    Signore, il Marais vien qui tutto!

Di fuori la via si è riempita di gente. Portantine e carrozze si fermano davanti alla bottega.

LE BRET (piano, sorridendo, a Cirano)

                                           E Rossana?

CIRANO (presto)

    Taci!

LA FOLLA (gridando di fuori)

           Cirano.

Una turba si precipita nella pasticceria Ressa. Acclamazioni

RAGUENEAU (in piedi su di una tavola)

Invade la folla curiosa

    la mia bottega! Rompono tutto! Che bella cosa!

GENTE (intorno a Cirano)

    Amico... Amico mio!

CIRANO

Non credo ch'ieri avessi

    tanti amici!

LE BRET (rapito)

                    Il successo!

UN PICCOLO MARCHESE (accorrendo, tendendo le mani)

                                    Caro, se tu sapessi...

CIRANO

    Tu?... Ma che avemmo mai da spartire?

UN ALTRO

Venite

    vo' presentarvi a delle dame, laggiù...

CIRANO (freddamente)

Ma dite.

    chi voi presenta a me, se non vi dispiace?

LE BRET (stupito)

    Che hai? Perché rispondi così?

CIRANO

    Lasciami in pace!

UN GIORNALISTA

    Posso... qualche notizia?

CIRANO

         No!

LE BRET (toccandogli il gomito)

Quello è Bernaudot

    l'inventor del giornale Ascolta...

CIRANO

Basta. Nol

LE BRET

    Il foglio in cui c'è tutto quel che vi sia da dire!

    Vogliono che l'idea abbia un bell'avvenire

UN POETA (avanzandosi)

    Signore! ...

CIRANO

                  Ancor!

IL POETA

                           ...Farò dei versi in vostro onore:

    un acrostico...

QUALCUNO (avanzandosi)

                        Io voglio!...

CIRANO

               Silenzio!

Fermento. La folla si allinea Compare De Guiche scortato da ufficiali. Cuigy, Brissaille, gli ufficiali che sono usciti con  Cirano alla fine del primo atto. Cuigy viene premurosamente  a Cirano.

CUIGY (a Cirano)

                                       Monsignore

    il Conte.

Mormorio. La folla si allinea.

    Vien da parte del signor Maresciallo.

DE GUICHE (salutando Cirano)

    Che vuol congratularsi, senza porre intervallo,

    del nuovo bel successo che giustamente apprezza.

LA FOLLA

    Bravo!

CIRANO (inchinandosi)

Egli è competente, in fatto di prodezza.

DE GUICHE

    Ma ciascun de' presenti gli dovette giurare

    d'essere stato al fatto testimone.

CUIGY

                                            Oculare!

LE BRET (piano a Cirano, che ha l'aria distratta)

    Ma...

CIRANO

            Taci !...

LE BRET

                       Ma tu soffri!

CIRANO (trasalendo e drizzandosi tosto. I baffi gli si fanno irti: egli anela)

Davanti a tanta gente?

    Io?... Tu vedrai!

DE GUICHE (al quale Cuigy ha parlato all'orecchio)

    La vostra carriera è veramente

    ricca di belle imprese. - Ma non servite voi

    tra quei matti Guasconi?

CIRANO

                                    Tra i cadetti!

UN CADETTO (con voce terribile)

                                        Tra noi!

DE GUICHE (guardando i Guasconi allineati dietro Cirano)

    Ah... dunque, tutti questi fieri e superbi aspetti,

    sono dunque i famosi, terribili cadetti?

CARBONE

    Cirano!

CIRANO

                 Capitano.

CARBONE

    Poi che la Compagnia

    è tutta, presentatela al Conte, in cortesia.

CIRANO (facendo due passi verso De Guiche, e mostrando i Cadetti)

    Questi sono i cadetti di Guascogna

    di Carbonello di Castel Geloso;

    gradassi e mentitor senza vergogna!

    questi sono i cadetti di Guascogna.

    Vantan corone quante se ne sogna,

    e ciascuno è più ricco d'un cencioso;

    questi sono i cadetti di Guascogna.

    di Carbonello di Castel Geloso.

    Occhio d'aquila, gamba di cicogna,

    denti di lupo, baffi di spinoso,

    alla canaglia grattano la rogna;

    occhio d'aquila, gamba di cicogna.

    Hanno un cappello di vecchia vigogna

    di cui copron le piume il feltro roso!

    Occhio d'aquila, gamba di cicogna,

    denti di lupo, baffi di spinoso!

       Sbudella-ventre o vuoi Sveglia-carogna

    è il lor nomignoletto più vezzoso,

    ebbri di gloria più che di Borgogna.

    Sbudella-ventre o vuoi Sveglia-carogna

    dove menar le man meglio bisogna

    son sempre i primi e non chiedon riposo.

    Sbudella-ventre o vuoi Sveglia-carogna

    è il lor nomignoletto più vezzoso!

       Ecco i vostri cadetti di Guascogna,

    che sogliono far becco ogni geloso!

    O femmine, lasciate la vergogna:

    ecco i vostri cadetti di Guascogna!

    Il vecchio sposo vada sulla gogna:

    su fanfare, su cùculo festoso!

    Ecco i vostri cadetti di Guascogna

    che sogliono far becco ogni geloso!

DE GUICHE (sdraiato su di una poltrona che Ragueneau si è precipitato a portargli)

    Udite: oggi un poeta è un lusso che più d'uno

    ama. - Volete stare con me?

CIRANO

No, con nessuno!

DE GUICHE

    Ieri la vostra vena piacque molto a mio zio

    Richelieu. Voglio porvi presso di lui.

LE BRET (abbagliato)

Gran Dio.

DE GUICHE

    Avete una tragedia già pronta, a quanto pare.

LE BRET (all orecchio di Cirano)

    Cogli la palla al balzo: farai rappresentare

    «Agrippina».

DE GUICHE

Portatela a lui.

CIRANO (tentato e un po' lusingato)

                               Ma in verità...

DE GUICHE

    Egli è forte. Vedrete. Sol vi correggerà

    qualche verso...

CIRANO (il cui volto si è immediatamente rifatto scuro)

    Impossibile. Mi vien freddo a pensare

    che una virgola sola vi si possa mutare.

DE GUICHE

    Ma un verso che gli piaccia, ei non guarda al danaro,

    a carissimo prezzo lo paga.

CIRANO

    Assai men caro

    di quel che se un bel verso io faccio e me lo canto

    non me lo paghi io stesso!

DE GUICHE

    Siete orgoglioso!

CIRANO

    Alquanto.

UN CADETTO (entrando, con infilati alla spada alcuni cappelli dalle piume spennacchiate, dalle calotte bucate, sfondate)

    Guarda, guarda, Cirano, la strana selvaggina

    pennuta che prendemmo per la via stamattina!

    I feltri dei fuggiaschi!

CARBONE

                Le spoglie gloriose!

TUTTI (ridendo )

    Ah! ah!

CUIGY

    Certo a quest'ora chi l'agguato dispose

    si morderà le mani!

BRISSAILLE

Si sa chi è?

DE GUICHE

            Son io!

Le risa s'interrompono

    Li avevo incaricati di far ciò che un par mio

    non può far da se stesso; lisciare il ganascino

    a un certo rimatore che s'inspira nel vino!

Silenzio impacciato.

UN CADETTO (a mezza voce a Cirano, mostrandogli i feltri)

    Sono grassi... Facciamo un salmì? Che ne dici

CIRANO (prendendo la spada in cui sono infilzati e facendoli, con un saluto, cadere ai piedi di De Guiche)

    Vorrete, monsignore, renderli ai vostri amici?

DE GUICHE (alzandosi e con voce breve)

    Presto, la mia lettiga.

    (a Cirano, violentemente)

                             E voi, ser Rodomonte...

UNA VOCE (nella via, gridando)

    Subito, la lettiga di monsignore il conte

    De Guiche...

DE GUICHE (che si è dominato, con un sorriso)

... Avete letto «Don Chisciotte»?

CIRANO

L'ho letto!

    E al nome dell'eroico pazzo mi genufletto.

DE GUICHE

    Meditar sul capitolo, dunque, vi raccomando...

UN SERVO (comparendo nel fondo)

    La sedia!

DE GUICHE

                ... dei molini!

CIRANO (salutando)

                                   Decimoterzo.

DE GUICHE

... Quando

    li si attacca, badate può capitar soventi...

CIRANO

    Io, dunque, attacco gente che gira a tutti i venti?

DE GUICHE

    Che un colpo di lor braccia rapidissime e snelle

    vi getti nella mota!

CIRANO

    O fin sopra le stelle!

De Guiche esce. Si vede che sale in portantina. I signori  s'allontanano confabulando. Le Bret li riconduce. La folla esce.

SCENA VIII

Cirano, Le Bret, i cadetti, che si sono seduti ai tavolini a destra e a sinistra, e ai quali si dà da bere e da mangiare.

CIRANO (salutando in aria burlona quelli che escono senza  osare di salutarlo)

    Signori miei... Signori...

LE BRET (desolato, tornando innanzi, con le braccia al cielo)

                   In quali gineprai...

CIRANO

    Eccoti a brontolare

LE BRET

Ma in fondo, converrai

    che sprezzar sempre il buon evento passeggiero

    è un eccesso.

CIRANO

    Hai ragione: io esagero, è vero

LE BRET (trionfante)

    Ah!

CIRANO

    Ma per il principio e per ciò che conviene

    all'esempio, mi pare che esagerar sia bene.

LE BRET

    Se tu fossi un po' meno moschettiere! A me pare

    che il danaro, la gloria...

CIRANO

    Orsù che dovrei fare?...

    Cercarmi un protettore, eleggermi un signore,

    e dell'ellera a guisa, che dell'olmo tutore

    accarezza il gran tronco e ne lecca la scorza,

    arrampicarmi, invece di salire per forza?

    No, grazie! Dedicare, com'usa ogni ghiottone,

    dei versi ai finanzieri? Far l'arte del buffone

    pur di vedere alfine le labbra di un potente

    atteggiarsi a un sorriso benigno e promettente?

    No, grazie! Saziarsi di rospi? Digerire

    lo stomaco per forza dell'andare e venire?

    Consumar le ginocchia? Misurar le altrui scale?

    Far continui prodigi di agilità dorsale?

    No, grazie! Accarezzare con mano abile e scaltra

    la capra e intanto il cavolo inaf~are con l'altra?

    E aver sempre il turibolo sotto de l'altrui mento

    per la divina gioia del mutuo incensamento?

    No, grazie! Progredire di girone in girone,

    diventare un grand'uomo tra cinquanta persone,

    e navigar con remi di madrigali, e avere

    per buon vento i sospiri di vecchie fattucchiere?

    No, grazie! Pubblicare presso un buon editore,

    pagando, i propri versi! No, grazie dell'onore

    Brigar per farsi eleggere papa nei concistori

    che per entro le bettole tengono i ciurmatori?

    Sudar per farsi un nome su di un picciol sonetto

    anzi che scriverne altri? Scoprire ingegno eletto

    agl'incapaci, ai grulli; alle talpe dare ali,

    lasciarsi sbigottire dal romor dei giornali?

    E sempre sospirare, pregare a mani tese:

    - Pur che il mio nome appaia nel Mercurio francese?

    No, grazie! Calcolare, tremar tutta la vita,          far più tosto una visita che una strofa tornita,

    scriver suppliche, farsi qua e là presentare?...

    Grazie, no! grazie no! grazie no! Ma... cantare,

    sognar sereno e gaio, libero, indipendente,

    aver l'occhio sicuro e la voce possente,

    mettersi quando piaccia il feltro di traverso,

    per un sì, per un no, battersi o fare un verso!

    Lavorar, senza cura di gloria o di fortuna,

    a qual sia più gradito viaggio, nella luna!

    Nulla che sia farina d'altri scrivere, e poi

    modestamente dirsi: ragazzo mio, tu puoi

    tenerti pago al frutto, pago al fiore, alla foglia

    pur che nel tuo giardino, nel tuo, tu li raccoglia!

    Poi, se venga il trionfo, per fortuna o per arte,

    non dover darne a Cesare la più piccola parte,

    aver tutta la palma della meta compita,

    e disdegnando d'essere l'ellera parassita,

    pur non la quercia essendo, o il gran tiglio fronzuto

    salir anche non alto, ma salir senza aiuto!

LE BRET

Sia! Ma non contro tutti! - Ma dimmi: come a un tratto  hai questa frenesia terribile contratto

    di volerti dovunque, sempre, crear nemici?

CIRANO

    Vedendo voi crearvi amici, e a questi amici

    sorrider così schietti e parlar cosi chiari!

    Io amo sui miei passi fare ogni di più rari

    i saluti e i sorrisi, e con gioia mi dico

    a ciascun che ne perdo: - Ecco un altro nemico!

LE BRET

    Quale aberrazione!

CIRANO

Si, questo è il mio difetto!

    Dispiacere mi piace, dell'odio mi diletto!

    Se tu sapessi come s'incede più gagliardi

    sotto il fuoco di fila dei malevoli sguardi;

    quali sul giustacuore, quali macchie gentili

    fan degl'invidi il fiele e la bava dei vili!

    No: la molle amicizia di cui cingete i frolli

    cuori somiglia in tutto quei grandi e flosci colli

    d'Italia che vi cingon cosi femineamente

    ché, d'ogni freno liberi, come d'ogni sostegno,

    voi potete la testa piegar senza ritegno.

    Me l'odio senza posa fascia al collo, e mi appresta

    il rigido collare che tiene alta la testa;

    cresce una crespa ad ogni nemico al cui passaggio

    mi s'aggiunge una pena, ma mi s'aggiunge un raggio;

    ché, simile al collare spagnuol, se il collo spinge

    come una gogna, l'Odio anche di un nimbo cinge!

LE BRET (dopo una pausa, ponendogli il braccio sotto il  braccio)

    Sfògati pur con questi tuoi furori pugnaci,

    ma confessa a Le Bret ch'ella non t'ama!

CIRANO (impetuosamente)

    Taci!

Da qualche momento Cristiano è entrato, mescolandosi ai  cadetti. Costoro non gli dirigono parola. Egli ha finito col  sedersi a un tavolino, solo, e Lisa lo serve.

SCENA IX

Cirano, Le Bret, i cadetti, Cristiano di Neuvillette.

UN CADETTO (seduto a un tavolo in fondo, il bicchiere in mano)

    Su, vieni qui, Cirano!

    (Cirano si volge)

Il racconto!

CIRANO

                                             Un momento!

    (risale a braccetto di Le Bret, discorrendo sotto voce)

IL CADETTO (alzandosi e venendo avanti)

    Il racconto del fatto! Sarà l'insegnamento

    miglior...

    (si ferma davanti al tavolino ove sta Cristiano)

...per questo timido novellin!

CRISTIANO (alzando la testa)

Novellino!

UN ALTRO CADETTO

    Sì, caro fantolino del Nord!

CRISTIANO

                                          Io fantolino?

PRIMO CADETTO (sarcastico)

    Signor di Neuvillette, imparate qualcosa:

    v'è un oggetto, tra noi, di cui parlar non si osa

    più che di corda in casa dell'impiccato!

CRISTIANO

E quale?

UN ALTRO CADETTO (con voce terribile)

    Guardatemi!

    (si pone misteriosamente tre volte il dito sul naso)

Mi avete capito bene?

CRISTIANO

                                                   Vale

    a dir il...

UN ALTRO

Zitto!... Mai qui non si proferisce

    la parola!

    (mostra Cirano che discorre in fondo con Le Bret)

... o con lui l'avrà da far chi ardisce!

UN ALTRO (che, mentre egli era volto verso i primi, è venuto tacitamente a sedere sulla tavola alle sue spalle, quasi addosso a lui)

    Due che avevan la voce nasale, è noto il caso,

    li uccise, ché gli spiacque parlassero col naso!

UN ALTRO (con voce cavernosa, - sorgendo di sotto la tavola  dove si era insinuato carponi)

    Non può far, chi non voglia morir fuor di stagione,

    a quella cartilagine veruna allusione.

UN ALTRO (ponendogli la mano sulla spalla)

    Una parola basta. Che dico? Un gesto, un solo!

    Chi caccia il fazzoletto, si prepari il lenzuolo

    funebre!

Silenzio. Tutti intorno a lui, con le braccia conserte, lo guardano. Egli si leva e va a Carbone di Castel Geloso, il quale, discorrendo con un ufficiale, ha l'aria di nulla vedere.

CRISTIANO

                      Capitano.

CARBONE (volgendosi e squadrandolo)

                                  Signor?

CRISTIANO

                                         Che fa chi trova

    qualche millantatore del Mezzodì?

CARBONE

Gli prova

    che si può esser bene del Nord e di cuor pronto.

    (gli volta le spalle)

CRISTIANO

    Grazie.

PRIMO CADETTO (a Cirano)

               Adesso al racconto!

TUTTI

                                       Il racconto!

CIRANO (ritornando a loro)

    Il racconto?...

Tutti accostano gli sgabelli, si aggrappano intorno a lui, tendono il collo. Cristiano si è messo a cavalcioni su di una sedia.

    Io, dunque, me ne andavo soletto, mogio mogio,

    a incontrarli. La luna pareva un orologio;

    allor che non so quale orologiaio attento

    messosi a strofinare la gran cassa d'argento

    con certa sua bambagia, alla luce primiera

    successe d'ogni intorno la tenebra più nera;

    sulla via senza lume si procedeva a caso

    e non ci si vedeva più in là...

CRISTIANO

Del proprio naso!

Silenzio. Tutti si alzano lentamente. Si guarda Cirano con  terrore. Questi si è interrotto, stupefatto. Attesa.

CIRANO

    Chi è colui?

UN CADETTO (a mezza voce)

    È un nostro nuovo commilitone

    arrivato stamane.

CIRANO (facendo un passo verso Cristiano)

Stamattina?

CARBONE (a mezza voce)

                    Il barone

    di Neuvil...

CIRANO (fermandosi subitamente)

                    Ah, sta bene!...

    (impallidisce, arrossisce, fa ancora un movimento per  gettarsi su Cristiano)

                                          Io...

    (poi si domina, e dice con voce sorda)

Benone... Diceva...

    (riprende)

    Diceva, dunque...

    (con uno scoppio di rabbia nella voce)

    Ah, perdio!...

    (continua in tono naturale)

che non ci si vedeva.

Stupore. Tutti seggono, guardandosi a vicenda.

    E andavo ruminando, che per uno da niente

    avrei forse potuto urtar qualche potente

    che mi avrebbe...

CRISTIANO

Sul naso...

Tutti si rialzano. Cristiano si dondola sulla sedia.

CIRANO (con voce soffocata)

    ... che mi avrebbe rancore. -

    E che stavo col mio malaccorto furore

    per porre...

CRISTIANO

                      Il naso...

CIRANO

... il dito... tra l'albero e la scorza.

    E che questo potente era forse di forza

    da darmi

CRISTIANO

                    Sopra il naso.

CIRANO (asciugandosi il sudore sulla fronte)

                           ... sulle dita, a dovere.

    - Ma soggiungeva: Avanti, Guascon, fa' il tuo mestiere!

    Va', Cirano! - E m'avvio sicuro all'imboscata!

    Quando qualcun nell'ombra mi tira...

CRISTIANO

                                         Una nasata!

CIRANO

... Io la paro. E mi trovo...

CRISTIANO

                Naso a naso...

CIRANO (balzanlo verso di lui)

Ah, cospetto!

Tutti i Guasconi si precipitano per vedere; giunto su Cristiano egli si domina e prosegue

    da cento mascalzoni attorniato e stretto,

    che putivano...

CRI STIANO

A naso pieno...

CIRANO (livido e sorridente)

                                     ...di vino e d’aglio!

    Io balzo, a fronte bassa...

CRISTIANO

                                    Naso all'aria!

CIRANO

... e mi scaglio!

    Ne sventro due! Ne infilzo un terzo. Uno m'azzecca

    una botta; io rispondo.

CRISTIANO

                               E quel mi fa cilecca!

CIRANO (scoppiando)

    Ah, perdio, fuori tutti!

Tutti i caletti si precipitano verso le porte.

PRIMO CADETTO

La tigre ecco si desta!

CIRANO

    Solo con lui lasciatemi.

SECONDO CADETTO

                                  Ora gli fa la festa.

    Lo troveremo in fette!

RAGUENEAU

    In fette?

UN ALTRO CADETTO

In un pasticcio

    vostro!

RAGUENEAU

Per carità, tacete; io raccapriccio!

CARBONE

    Usciamo!

UN ALTRO

Non ne lascia briciola!

UN ALTRO

Mi si agghiaccia

    il sangue!

UN ALTRO (chiudendo la porta di destra)

                      Spaventevole!

Sono usciti tutti - sia pel fondo sia dai lati, - alcuni sono  scomparsi per le scale. Cirano e Cristiano restano di fronte  I'uno all'altro, e si guardano per un poco.

SCENA X

Cirano, Cristiano.

CIRANO

    Vieni tra le mie braccia!

CRISTIANO

    Ma! ...

CIRANO

            Sei un prode!

CRISTIANO

                               ... Ma...

CIRANO

                                       Tanto meglio cosl!

CRISTIANO

    Ma che...

CIRANO

Abbracciami. Sono suo fratello.

CRISTIANO

                                 Di chi?

CIRANO

    Ma di lei!

CRISTIANO

               Di chi lei?...

CIRANO

       Ma di Rossana!

CRISTIANO (correndo verso di lui)

                                                  Eterno

    Dio! Suo fratello?

CIRANO

O quasi: un cugino fraterno.

CRISTIANO

    Ella vi ha...?

CIRANO

                   Tutto detto!

CRISTIANO

M’ama? Non l’amo invano?

CIRANO

    Forse!

CRISTIANO (prendendogli le mani)

            Come son lieto di stringervi la mano!

CIRANO

    Questo sì che si chiama un amor repentino!

CRISTIANO

    Perdonatemi.

CIRANO (guardandolo, e mettendogli la mano sulla spalla)

È bello davvero il malandrino!

CRISTIANO

    Se sapeste, signore, quanto, quanto vi ammiro!

CIRANO

    Ma, e tutti quei nasi di or ora?

CRISTIANO

                              Li ritiro.

CIRANO

    Ella vuol questa sera una lettera...

CRISTIANO

Ahimé!

CIRANO

    Che c'è?

CRISTIANO

C'è che mi perdo se le scrivo!

CIRANO

    Perché?

CRISTIANO

    Io sono bestia a segno che morrei dal rossore!

CIRANO

    Non quanto dici, se conosci il tuo valore

    né m'hai certo attaccato da bestia.

CRISTIANO

    La più fiacca

    lingua le sa trovare le frasi quando attacca!

    Io, sì, ho certo spirito pronto da moschettiere;

    ma davanti alle donne non son buon che a tacere.

    Gli occhi lor quando io passo hanno per me favori...

CIRANO

    Quando poi vi fermate, più non ne hanno i cuori?

CRISTIANO

    Perché io son di quelli - lo so... e me ne affanno -

    che san fare all'amore, ma parlar non ne sanno.

CIRANO

    Ed io... se fossi stato meno brutto, mi pare

    sarei stato di quelli che ne sanno parlare.

CRISTIANO

    Oh, potessi con grazia esprimere!

CIRANO

Oh, potere

    essere un grazioso piccolo moschettiere!

CRISTIANO

    Rossana è preziosa. Considerate quale

    delusione avrà di me!

CIRANO (guardando Cristiano)

    Se avessi un tale

    interprete!

CRISTIANO (disperato)

Se avessi un poco d'eloquenza!

CIRANO (bruscamente)

    Io te ne presterò. In cambio, la potenza

    dei tuoi fascini prestami. Uniamo i benefici,

    e facciamo un eroe da romanzo!

CRISTIANO

Che dici?

CIRANO

    Ti sentiresti forza di ripetere a lei

    tutte le care cose che io t'insegnerei?...

CRISTIANO

    Tu proponi?...

CIRANO

Rossana non avrà quella trista

    delusion! Vogliamo farne insiem la conquista?

    Vuoi tu che dal mio rozzo giustacuor nel tuo fino

    giustacuor passi l'anima nuova ch'io ti propino?

CRISTIANO

    Ma, Cirano!...

CIRANO

Di’ vuoi? Di’?

CRISTIANO

Ma con che calore

    parli!

CIRANO

Se di agghiacciarle temi, da solo, il cuore

    vuoi che facciamo - e presto l'avrà un incendio tócca  -

    collaborar le mie frasi con la tua bocca?

CRISTIANO

    Ti brillan gli occhi!...

CIRANO

Vuoi?

CRISTIANO

Che?... Questo ti farebbe

    sì gran piacere?...

CIRANO (con ebbrezza)

Questo...

    (riprendendosi)

    Sì, mi divertirebbe!

    un esperimento da tentare un poeta.

    Vuoi far meco una sola creatura completa?

    Al tuo fianco, nell'ombra, teco io procederò:

    tu la bellezza mia, il tuo cuore io sarò.

CRISTIANO

    Ma il biglietto che devo darle, siccome hai detto,

    come mai potrò darglielo?...

CIRANO (cavando dal giustacuore la lettera che ha scritta)

Prendi, questo è il biglietto!

CRISTIANO

    Che?

CIRANO

Fuori dell'indirizzo, non occorre più niente.

CRISTIANO

    Io...

CIRANO

Puoi mandarlo. Fidati. Serve perfettamente.

CRISTIANO

    Avevi ? ...

CIRANO

    Noi si ha sempre in tasca di cotali

    lettere a delle Clori... puramente ideali;

    perché noi siamo quelli che hanno per amante

    un sogno nella bolla d'un nome scintillante!..

    Prendi: tu muterai le finzioni mie

    in verità. Quest'impeti, queste mie frenesie,

    questi, che mi piaceva tanto a caso lanciare

    timidi uccelli erranti, tu li farai posare.

    Vedrai che in questa lettera fui quanto men sincero,

    più caldo.

CRISTIANO

    Né mutar vi dovrò - sarà vero?  -

    una sola parola. Scritta a caso soltanto,

    servirà per Rossana?

CIRANO

               Calzerà come un guanto.

CRISTIANO

    Ma...

CIRANO

Tal de l'amor proprio è la credulità,

    che a Rossana la lettera scritta per lei parrà!

CRISTIANO

    Oh, amico mio!

    (si getta nelle braccia di Cirano, e restano abbracciati).

SCENA XI

Cirano, Cristiano, i Guasconi, il moschettiere, Lisa.

UN CADETTO (aprendo la porta)

Più nulla... Un silenzio di morte...

    Io non oso guardare...

    (sporge la testa)

Che?

TUTTI I CADETTI (entrando e vedendo Cirano e Cristiano  abbracciati)

            Oh!

UN CADETTO

                                    È troppo forte!

Costernazione.

IL MOSCHETTIERE (beffardo)

    Toh? ...

CARBONE

Il nostro demonio umilia la cervice?

    Quando gli dàn sull'una, - tende l'altra narice?

IL MOSCHETTIERE

    Si può dunque parlargli del naso finalmente?

    (chiamando Lisa, con aria trionfante)

    Vieni qua, Lisa, guarda!...

    (annusando affettatamente l'aria)

Oh... ma l'è sorprendente!

    Che fragranza!...

    (andando a Cirano)

                    Il signore, sente come rincora?

    Che aria spira qui?...

CIRANO (schiaffeggiandolo)

                        Aria di schiaffi!... Odora!

Gioia. I cadetti, che hanno ritrovato il loro Cirano, fanno capriole.


Atto terzo

IL BACIO DI ROSSANA

Una piazzetta nell'antico Marais. Vecchie case Prospettiva  di viottoli. A destra la casa di Rossana e il muro del suo giardino donde traboccano larghe foglie. Sopra la porta, finestra e balcone. Un banco davanti la soglia.  Sul muro sale dell'edera, il balcone è inghirlandato di gelsomini che ondeggiano e ricadono penduli. Per via del banco e delle pietre sporgenti dal muro si può facilmente arrampicarsi al balcone. Di fronte, un'antica casa dello stesso stile, di mattoni e pietre, con una porta di entrata. Il martello della  porta è fasciato di pannilini, come un pollice ferito. Al levar della tela la governante è seduta sul banco. La finestra del balcone di Rossana è spalancata. Accanto alla governante è Ragueneau, in piedi, vestito di una sorta di livrea; termina un racconto, asciugandosi gli occhi.

SCENA I

Ragueneau, la governante, poi Rossana, Cirano e due paggi.

RAGUENEAU

    ... Poi con un moschettiere ella fuggì... Restato

    solo, ed al verde io m'impiccai... E già spirato

    ero, quando Cirano capita: immantinente

    mi spicca, e a sua cugina m'offre per intendente.

LA GOVERNANTE

    Ma come sopravvennero giorni sì poco lieti?

RAGUENEAU

    Lisa amava i guerrieri, io amavo i poeti!

    Marte diluviava, faceva Apollo il resto.

    - Sicché, voi capirete: si sbrigarono presto.

LA GOVERNANTE (levandosi e chiamando verso la finestra  aperta)

    Siete pronta, Rossana?... Ci aspettano.

LA VOCE Dl ROSSANA (dalla finestra)

Ecco: metto

    un mantello...

LA GOVERNANTE (a Ragueneau, mostrandogli la porta di fronte)

    Ci aspettano, vedete, dirimpetto,

    da Clomira. Ella tiene assemblea. Non so chi

    discorrerà sul Tenero.

RAGUENEAU

Sul Tenero?

LA GOVERNANTE (leziosa)

                    Ma sì!...

    (gridando verso la finestra)

    Presto, presto, Rossana, scendete presto... O temo

    che il discorso sul Tenero noi ce lo perderemo.

LA VOCE DI ROSSANA

    Vengo.

Si ode un rumore di strumenti a corde cbe si avvicina.

LA VOCE DI CIRANO (cantando nelle quinte)

    Là! là! là! là!

LA GOVERNANTE (sorpresa)

Toh, vengono a suonare?

CIRANO (seguito da due paggi che portano tiorbe)

    Vi dico che la croma è tripla, asino!

PRIMO PAGGIO (ironico)

                                             Pare

    che il signore s'intenda di crome?

CIRANO

Io sono - intendi?

    musico, al par di tutti gli allievi di Gassendi.

IL PAGGIO (suonando e cantando)

    Là! là!

CIRANO (strappandogli la tiorba e continuando la frase musicale)

             Continuo io!... Là! là! là! là!

ROSSANA (comparendo al balcone)

                                                       Cugino,

    siete voi?

CIRANO (cantando sull'aria cominciata)

    Sì, son io, che alle rose m'inchino

    e ai gigli reco i miei saluti rispetto...si

ROSSANA

    Scendo.

    (lascia il balcone)

LA GOVERNANTE (mostrando i paggi)

Che fan con voi codesti virtuosi?

CIRANO

    È una scommessa vinta da me su d'Assoucy.

    Discutevamo un punto gramatical. - No! - Sì! -

    Quando a un tratto, mostrandomi questi due bertuccioni

    che grattano le corde con sapienti unghioni

    e sono la sua scorta perpetua, tutto un giorno

    di musica scommise. Perdette; ed io d'intorno,

    finché Febo non lasci il cambio alla compagna,

    io questi tiorbisti mi reco alle calcagna,

    sonori testimoni di quanto fo!... La cosa

    fu carina in principio, ma adesso è noiosa.

    (ai musici)

    Olà... Da parte mia portate una pavana

    a Montfleury!

I paggi risalgono la scena per uscire. Alla governante.

Venivo a chiedere a Rossana,

    come faccio ogni sera...

    (ai paggi che escono)

Sonate a lungo - e male!

    (alla governante)

    ... se l'amico dell'anima è sempre l'ideale.

ROSSANA (uscendo dalla casa)

    Oh, come, come è bello! e che spirito poi!

CIRANO (sorridendo)

    Cristiano, ha tanto spirito?...

ROSSANA

Caro mio, più di voi!

CIRANO

    Concedo.

ROSSANA

    A mio parere, più fine dicitore

    non v'è di quei nonnulla che son tutto in amore.

    A volta si distrae, ha le Muse incostanti,

    ma dice, a un tratto, cose che sono ammalianti!

CIRANO (incredulo)

    Evvia!

ROSSANA

Come son gli uomini! Conosco il ritornello:

    egli non avrà spirito dal momento ch'è bello!

CIRANO

    Parla dunque del cuore con eloquenza esperta?

ROSSANA

    Ma non solo ne parla, signor mio, ne disserta!

CIRANO

    E scrive?

ROSSANA

Meglio ancora. Udite un poco, udite

    (declamando)

    «Più di cuor tu mi togli, e più n'ho!... ».

    (trionfante a Cirano)

Che ne dite?

CIRANO

    Peuh! ...

ROSSANA

    Udite: «E poiché senza cuor non si soffre,deh,

    se il mio vi siete tolto, mandate il vostro a me!».

CIRANO

    Una volta ne ha troppo, una volta si duole

    di non averne! Insomma, dica quanto ne vuole.

ROSSANA

    È tutta gelosia...

CIRANO (trasalendo)

                               Eh! ...

ROSSANA

... di mestier. Ma questo

    non è il colmo del tenero? Udite, udite: «In mesto

    grido perennemente v'invoca il cuore afflitto,

    e se i baci potessero mandarsi per iscritto,

    leggereste la mia lettera con la bocca!...».

CIRANO (sorridendo di soddisfazione, suo malgrado)

    Quest'ultima trovata... sì... dico... è un po'...

    (riprendendosi, e con disdegno)

     ma sciocca!

ROSSANA

    E questo...

CIRANO (estasiato)

Ricordate le sue lettere a mente?

ROSSANA

    Tutte!

CIRANO

Non c'è che dire: la cosa è veramente

    lusinghiera!

ROSSANA

                    E’ un maestro!

CIRANO (modesto)

                             Oh!... un maestro!...

ROSSANA ( perentoria)

    Un maestro!

CIRANO

                       E sia pure!

LA GOVERNANTE (tornando dal fondo)

Il Conte!

    (a Cirano, spingendolo verso la casa)

Entrate lì...

    Meglio che non vi veda; potreste l'indiscreto

    mettere sulla traccia...

ROSSANA (a Cirano)

Del mio caro segreto.

    Egli m'ama, è potente, non deve aver sospetto:

    può l'amor mio distruggere con un sol colpo netto.

CIRANO (entrando)

    È vero!

De Guiche compare.

SCENA II

Rossana, De Guiche, la governante in disparte.

ROSSANA (a De Guiche, facendogli una riverenza)

         Uscivo.

DE GUICHE

                     Vengo per prendere licenza.

ROSSANA

    Partite?

DE GUICHE

              Per la guerra.

ROSSANA

Ah!

DE GUICHE

                                       Stasera.

ROSSANA

                                                Ah!

DE GUICHE

Di urgenza,

    per l'assedio di Arras.

ROSSANA

Ah!... C'è un assedio?

DE GUICHE

                                                              Ma

    questa partenza mia nessun senso vi fa.

ROSSANA

    Oh!

DE GUICHE

    Io sono avvilito. Vi rivedrò?... E quando?

    Sapere che m'han dato il supremo comando?

ROSSANA (indifferente)

    Bravo.

DE GUICHE

             Sì... delle guardie.

ROSSANA

                                  Delle guardie?

DE GUICHE

Ove serve

    vostro cugino, I'uomo dalle frasi proterve.

    Saprò ben vendicarmene, laggiù.

ROSSANA (soffocata)

Ma come, oh Dio!

    Vanno laggiù le guardie?

DE GUICHE (ridendo)

                                 E’ il reggimento mio!

ROSSANA (cadendo a sedere sul banco, a parte)

    Ahimè!

DE GUICHE

                Che avete?

ROSSANA (tutta commossa)

Questa... partenza, il cuor mi serra!

    Aver caro qualcuno, e saperlo alla guerra!

DE GUICHE (sorpreso e lusingato)

    Dir parola sì dolce solo quando il destino

    vuol ch'io parta?

ROSSANA (cambiando tono e facendosi vento)

Sicché, - laggiù di mio cugino

    voi vi vendicherete?

DE GUICHE (sorridendo)

Siamo per lui?

ROSSANA

No, - contro.

DE GUICHE

    Viene a vedervi spesso?

ROSSANA

No, di rado.

DE GUICHE

Io lo incontro

    sempre con un cadetto...

    (cercando il nome)

quel Neu... quel Neu... Che poca

    memoria!

ROSSANA

              Un altro?

DE GUICHE

                            Biondo.

ROSSANA

                                     Rosso.

DE GUICHE

                                             Bello.

ROSSANA

                                                      Eh!

DE GUICHE

Ma oca!

ROSSANA

    Ne ha l'aria...

    (cambiando tono)

... Ma il progetto vostro per mio cugino

    sarà di esporlo al fuoco ch'egli adora!... È meschino!

    So io ciò che di cruccio lo farebbe scoppiare!

DE GUICHE

    Ed è?...

ROSSANA

Se il reggimento lo lasciasse a oziare

    coi suoi cari cadetti a Parigi, lontano

    dalla guerra, a poltrire qui con le mani in mano.

    Volete veramente far Cirano infelice?

    ch'egli non venga a battersi laggiù!...

DE GUICHE

Quando si dice

    le donne! E chi volete, fuor di una donna, ch'abbia

    il segreto di simili tiri!

ROSSANA

Morrà di rabbia,

    e i compagni con lui, di non essere al fuoco:

    e voi sarete pago.

DE GUICHE (accostandosi)

         Dunque, mi amate un poco?

Ella sorride.

    In ciò che dividete il mio giusto dispetto

    io vedo, mia Rossana, una prova d'affetto.

ROSSANA

    Ed è?...

DE GUICHE (mostrando parecchi plichi sigillati)

    Ho qui, guardate, gli ordini che a ciascuno

    dei capitani or ora trasmetterò... fuor ch'uno:

    (ne stacca uno)

    questo! Quel dei cadetti.

    (lo mette in saccoccia)

                                Lo metterem da parte.

    (ridendo)

    Ah, ah, Cirano... bello, col suo furor di Marte!...

    Giuocate di siffatti tiri voi, eh?...

ROSSANA

                                                  Talvolta!

DE GUICHE (vicinissimo a lei)

    Mi date le vertigini!... Ascoltatemi... Ascolta.

    Io, sì, devo partire... Ma come, anima mia,

    lasciarvi adesso?... Udite... Qui presso, sulla via

    d'Orléans, c'è un convento, dal Sindaco fondato

    de' Cappuccini, padre Attanasio... E’ vietato

    entrarvi ai secolari. Ma quei padri, lo so,

    son di manica larga: io mi ci ficcherò.

    Son le cocolle tanto a Richelieu devote!

    Tremando dello zio, temono del nipote.

    Mi crederan partito... Nessun saprà la cosa.

    Concedetemi un giorno, mia cara capricciosa!

ROSSANA

    Ma, e la vostra fama, se la cosa si sa?

    Considerate...

DE GUICHE

                         Evviva!

ROSSANA

                              Ma l’assedio di Arras?...

DE GUICHE

    Che importa! Permettete!

ROSSANA

                                           No!

DE GUICHE

                                                Permetti!

ROSSANA (teneramente)

Impedire

    questa follia vi devo!

DE GUICHE

                                 Ah!

ROSSANA

                Dovete partire!

    (a parte)

    E Cristiano resta.

    (ad alta voce)

Io voglio che siate

    eroico,—Antonio!

DE GUICHE

Oh, dolci detti!... Voi dunque amate

    colui? ...

ROSSANA

             Pe ‘l qual fremetti!...

DE GUICHE (trasportato dalla gioia)

Ah, parto, parto! Addio!

    (le bacia la mano)  Parto... Siete contenta?

ROSSANA

                         Sì, bravo, amico mio!

Egli esce.

LA GOVERNANTE (facendogli alle spalle una riverenza comica)

    Sì, bravo, amico mio!

ROSSANA (alla governante)

Acqua in bocca: Cirano,

    non mi perdonerebbe questo colpo di mano!

    (chiama verso la casa)

    Venite via, cugino.

SCENA III

Rossana, la governante, Cirano.

ROSSANA

Andiamo da Clomira!

    (accenna la porta dirimpetto)

    Alcandro fa un discorso.

LA GOVERNANTE (portandosi il mignolo all’orecchio)

Il mio mignol m'ispira

    che noi lo perderemo!

CIRANO (a Rossana)

No! No: buon appetito!

Sono giunti davanti alla porta di Clomira.

LA GOVERNANTE (estasiata)

    Guarda questo martello come l'hanno imbottito!...

    (al martello)

    V'han forse imbavagliato perché il fracasso vostro

    non turbi i bei discorsi, vero, piccolo mostro?

Lo solleva con precauzioni infinite e picchia dolcemente.

ROSSANA (vedendo che aprono)

    Entriam.

    (dalla soglia, a Cirano)

Se vien Cristiano, che mi aspetti...

CIRANO (vivamente, mentr'ella sta per entrare)

E, scusate...

Ella si volge.

    su che, secondo il solito su che cosa contate

    oggi d'interrogarlo?

ROSSANA

                     Sopra...

CIRANO (vivamente)

                                 Sopra?

ROSSANA

                                            Ma poi

    non gli direte nulla?

CIRANO

Si sa, resta fra noi.

ROSSANA

    Su niente! Io gli dirò: —Partite senza morso,

    parlatemi d'amore! fatemi un bel discorso!

CIRANO (sorridendo)

    Bene!

ROSSANA

                 Zitto! ...

CIRANO

                             Non fiato!

ROSSANA

                                           Mi fido!...

    (entra e chiude la pora)

CIRANO (salutando)

Qua la mano!

La porta si riapre e Rossana mette fuori la testa.

ROSSANA

    Potrebbe prepararsi!...

CIRANO

Già! no! ....

ENTRAMBI (insieme)

                                             Zitto.

La porta si richiude.

CIRANO (chiamandolo)

    Cristiano!

SCENA IV

Cirano, Cristiano

CIRANO

    So tutto ciò che occorre. Prepara la memoria.

    Ecco l'occasione di coprirsi di gloria.

    Andiamo subito a casa. Presto. T'insegnerò.

    Non prendere quest'aria da moribondo!...

CRISTIANO

                                                               No!

CIRANO

    Eh?

CRISTIANO

    No! l'aspetto qui.

CIRANO

Ma che puntiglio è questo?

    Vieni a imparar; su, andiamo...

CRISTIANO

No, te l'ho detto: io resto.

    Ne ho assai di copiare lettere, d'imparare

    discorsi. Adesso basta! Non voglio più tremare!...

    Prima sì. Oramai so che m'ama, e non ho

    paura. Ti ringrazio. Da solo parlerò.

CIRANO

    Ah sì?

CRISTIANO

Ma chi ti dice che non sappia? Alla fine

    non son poi così bestia! Vedrai. Le discipline

    han fruttato, mio caro. Vedrai come ragiono!

    E per tutti i diavoli sarò pur sempre buono

    di serrarmela al petto!...

    (scorgendo Rossana che esce dalla casa di Clomira)

    Oh Dio, eccola qua!

    Non mi lasciar, Cirano: resta, per carità!

CIRANO (salutandolo)

    Parlate sol, messere!

    (scompare dietro il muro del giardino)

SCENA V

Cristiano, Rossana, la governante.

ROSSANA (uscendo dalla casa di Clomira insieme con una compagnia da cui si stacca: riverenze e saluti)

            Bartenoide! Germione!

    Alcandro!

LA GOVERNANTE (disperata)

S'è compiuta la mia previsione!

    Il discorso sul Tenero noi lo abbiamo perduto!

    (rientra in casa di Rossana)

ROSSANA (continuando a salutare)

    Urimedonte! ... Addio! ...

Tutti salutano Rossana, si salutano fra loro, si separano e si allontanano per vie diverse. Rossana vede Cristiano.

    Ah! siete già venuto?

    (va da lui)

    Aspettate. Siam soli. L'aria è dolce. Sediamo.

    Sediamoci. Parlate. Ecco: v'ascolto.

CRISTIANO (siede presso di lei, sul banco. Pensa)

Io v'amo.

ROSSANA (chiudendo gli occhi)

    Si, parlate d'amore.

CRISTIANO

Io t'amo!

ROSSANA

È il tema...Adesso,

    ricamate!

CRISTIANO

                   Io vi...

ROSSANA

                          Avanti!

CRISTIANO

                                   T'amo più di me stesso.

ROSSANA

    Sta bene. E poi?

CRI STIANO

E poi... non chiederei di più

    se mi amate! - Rossana, di' che m'ami anche tu!

ROSSANA (con una smorfia)

    Io volea della crema, voi mi offrite un brodetto!

    Dite: come mi amate?...

CRISTIANO

Ma..., molto. Ve l'ho detto.

ROSSANA

    Ohibò?... Districate, districate la traccia

    dei vostri sentimenti!

CRISTIANO

Stringer nelle mie braccia

    il tuo sen!

ROSSANA

                     Cristiano!

CRISTIANO

         Io t'amo!

ROSSANA(facendo per alzarsi)

                                               Ancora?

CRISTIANO (vivamente trattenendola)

                                                           No!

    non t'amo!

ROSSANA (tornando a sedere)

                      Fortunatamente!

CRISTIANO

                                               T'adoro!

ROSSANA (alzandosi e allontanandosi)

Ohibò!

CRISTIANO

    Sì, sì... divento sciocco!

ROSSANA (seccamente)

Sciocco, sciocco del tutto!

    E ciò mi spiace come se diventaste brutto...

CRISTIANO

    Ma...

ROSSANA

Andate a ritrovare le parole eloquenti!

CRISTIANO

    Io...

ROSSANA

           So, mi amate. Addio!

    (va verso la casa)

CRISTIANO

No, non immantinenti!

    Io vi dirò...

ROSSANA (spingendo la porta per rientrare in casa)

So tutto.., Che mi adorate... Ahimè!

    No! Andate!

 (  ella gli chiude la porta sul naso)

CRISTIANO

                             Ma io...

CIRANO (entrato da un momento, senza essere visto)

                                       Che bel successo, affè!

SCENA VI

Cristiano, Cirano, i paggi, per un momento.

CRISTIANO

    Soccorso!

CIRANO

                  No, messere!

CRISTIANO

Muoio, se non mi fai

    rientrar tosto in grazia...

CIRANO

E come posso mai,

    su due piedi, insegnarvi?

CRISTIANO (afferrandogli un braccio)

Non essere feroce,

    guarda!

La finestra del balcone si è illuminata.

CIRANO (commosso)

                 La sua finestra!

CRISTIANO

                                    Morrò !

CIRANO

                                               Più sottovoce.

CRISTIANO (a bassa voce)

    Morrò!

CIRANO

                La notte è nera!...

CRISTIANO

                Dunque?

CIRANO

Si può... Voi niente

    meritereste!... Mettiti là innanzi, sconoscente!

    Là, davanti al balcone! Io mi starò confitto

    di sotto... e le parole t'imbeccherò.

CRISTIANO

                                                         Ma...

CIRANO

Zitto!

I PAGGI (ricomparendo in fondo, a Cirano)

    Eccoci!

CIRANO

                Zitto!

    (fa loro segno di parlare a bassa voce)

PRIMO PAGGIO (sotto voce)

Abbiam fatta la serenata

a Montfleury!

CIRANO (a bassa voce in fretta)

Andate a porvi in imboscata

    uno a questo cantone, l'altro a quel canto là;

    E se qualche importuno s'avviasse di qua,

    suonate un'aria.

SECONDO PAGGIO

    E quale, messere il gassendista?

CIRANO

    Gaia per una donna, e per un uomo trista!

I paggi scompaiono, ciascuno da un canto. - A Cristiano.

    Chiamala, su!

CRISTIANO

                          Rossana!

CIRANO (raccogliendo dei ciottoli che gitta contro i vetri)

    Meglio un ciottolo.

ROSSANA (schiudendo le impannate)

                                                        Chi

    mi chiama?

CRISTIANO

                      Io!

ROSSANA

                          Ma chi io?

CRISTIANO

                                        Cristiano!

ROSSANA (con disdegno)

Ah, siete lì?

CRISTIANO

    Vorrei parlarvi.

CIRANO (di sotto al balcone, a Cristiano)

                           Bene.

ROSSANA

                                Parlate troppo male.

    Andate via!

CRISTIANO

                     Di grazia!

ROSSANA

               Andate via! Che vale?

    Voi non mi amate più!

CRISTIANO (a cui Cirano suggerisce le parole)

    Giusti numi! accusarmi

    di non... più... amarvi... quando... più v'amo!

ROSSANA (che stava per chiudere la finestra, fermandosi)

Tò! ma parmi

    che sia meglio!

CRISTIANO (come sopra)

    Amor cresce nel mio trepido petto

    che il crudele... marmocchio ha... per sua culla eletto.

ROSSANA (avanzandosi sul balcone)

    Meglio ancora!... - Ma, s'ei vi dà sl forte ambasce,

    e voi foste uno sciocco di non strozarlo in fasce!

CRISTIANO (come sopra)

    Ahi, ben feci la prova... Ma in vano!... Il neonato

    ha il prodigio... o signora... d'Ercole rinnovato!

ROSSANA

    Meglio!

CRISTIANO (come sopra)

Di guisa ch'egli... strangolò come niente...

    i due serpenti... Dubbio ed Orgoglio!...

ROSSANA (poggiando i gomiti al balcone)

Eccellente!

    - Ma perché la favella vostra è così tardiva?

    Avreste mai la gotta all'immaginativa?...

CIRANO (traendo Cristiano sotto il balcone e sostituendosi a lui)

    Zitto! L'affar diventa difficile!...

ROSSANA

                                                     Perché

    son le vostre parole esitanti?

CIRANO (parlando sottovoce come a Cristiano)

                                                    Ma gli è

    ch'è notte, ed esse cercano a tastoni nell'ombra

    il vostro orecchio.

ROSSANA

Eppure, le mie nulla le ingombra.

CIRANO

    Trovan tosto la strada?... Eh, si capisce bene:

    ogni vostra parola qui dentro il cor mi viene.

    Or io ben grande ho il core, voi l'orecchio piccino.

    E i vostri detti scendono: più spedito è il cammino.

    I miei, signora, salgono, il cammino è più lento!

ROSSANA

    Ma salgono assai meglio già da qualche momento!

CIRANO

    Han di questa ginnastica presa dimestichezza!

ROSSANA

    Io vi parlo, di fatti, da una vera altezza!

CIRANO

    Certo, e mi uccidereste, se da codesta altura

    sul mio cor vi sfuggisse una parola dura!

ROSSANA (staccandosi dalla balaustra)

    Scenderò.

CIRANO (vivamente)

                   No.

ROSSANA (mostrandogli il banco che è sotto il balcone)

Salite sul banco, allora, presto!

CIRANO (retrocedendo, sbigottito)

    No.

ROSSANA

    Come no?

CIRANO (sempre più vinto dall'emozione)

Restiamo; profittiamo di questo

    caso che ci consente stasera di poterci

    parlar, senza vederci, così...

ROSSANA

                                   Senza vederci?

CIRANO

    È così dolce! A pena ci si scorge tra noi:

    il nero voi vedete di un mantello, di voi

    io non vedo che il bianco di una gonna di estate:

    io sono un'ombra, voi una luce. Restate.

    Non sapete quest'ora che sia per me! Se a volta

    ebber le mie parole qualche eloquenza...

ROSSANA

Oh, molta!

CIRANO

    Giammai le mie parole non sono uscite ancora

    dal mio cuore, giammai!...

ROSSANA

                                          Perché?

CIRANO

Perché... finora

    io parlava a traverso...

ROSSANA

Che cosa?

CIRANO

... il turbamento

    che vince chi vi guarda!... Ma questa sera io sento...

    che per la prima volta vi parlerò!

ROSSANA

                                                 Davvero

    avete una tutt'altra voce...

CIRANO (accostandosi febbrilmente)

Tutt'altra, è vero...

    Però che nella notte che mi protegge ardisco

    essere alfin me stesso, e oso...

    (si ferma, e fuori di sé)

Io mi smarrisco...

    Non so, ma questa notte - perdonatemi - io provo

    alcun che di sì dolce, si squisito e si nuovo...

ROSSANA

    Così nuovo?

CIRANO (sconvolto e tentando sempre di riprendersi)

Sì, nuovo... d'esser franco. Il sospetto

    d'esser deriso, ahi, sempre, sempre il cuor m'ha costretto!

ROSSANA

    Voi deriso, e di che?

CIRANO

    D'uno... slancio!... il mio cuore

    si è sempre del mio spirito vestito, per pudore:

    muovo per la conquista della stella, e mi chino,

    temendo del ridicolo, a corre il fiorellino!

ROSSANA

    Anch'esso il fiore è buono!

CIRANO

Sdegnamolo, stasera!

ROSSANA

    Ma quando mai parlaste a codesta maniera?

CIRANO

    Oh, se spezzando alfine la frivola orditura

    dei madrigali, andassimo verso un'aria più pura!

    Se, piuttosto che bere in un minuscoletto

    ditale d'or l'insipida acqua del ruscelletto,

    noi volessimo invece veder come alle spume

    l'anima si disseta, s'inebria, del gran fiume!

ROSSANA

    Ma lo spirito?...

CIRANO

Solo, sol per farvi restare

    io ne feci da prima. Or sarebbe insultare

    questa notte, quest'ora, questa brezza fragrante

    il parlar ne lo stile di un arcade galante.

    Lasciam che gli occhi astrali di questo ciel propizio

    ci dispoglino a un tratto d'ogni nostro artifizio!

    Temo la nostra alchimia sottil non sia che un lento

    continuo esaurirsi del vero sentimento,

    che il cor si vôti in questi passatempi meschini

    e che il fino del fino sia la fin delle fini.

ROSSANA

... Ma lo spirito? dite...

CIRANO

In amor lo detesto!

    Questo schema in amore è un delitto. Del resto

    viene immancabilmente il fatale minuto,

    - e compiango coloro che non l'han conosciuto!

    in cui sentiam che è in noi qualche nobile amore

    pel quale ogni gentile lenocinio è un dolore!

ROSSANA

    E quali mi direte, se venne un tale istante

    per noi, quali parole?

CIRANO

Ma quante, quante, quante

    me ne verranno al labbro; senza disporle in mazzo,

    gitterovvele in fascio. Esso: io v'amo, son pazzo,

    t'amo, soffoco, è troppo, non reggo più; siccome

    dentro un sonaglio, sta nel mio cuore il tuo nome,

    e poi che senza posa l'anima mia vacilla,

    senza posa il sonaglio s'agita, e il nome squilla.

    Tutto io di te ricordo, ho di te tutto amato:

    io so che un giorno, iI dodici maggio, l'anno passato,

    tu mutasti la foggia dei capelli. E talmente

    ho preso per mio sole la tua chioma lucente,

    che, come quando al sole troppo si è fisso il ciglio,

    si vede poi dovunque un gran disco vermiglio,

    quand'io gli occhi distolgo dal sol di cui m'inondi,

    dovunque m'abbacinano gli occhi barbagli biondi!

ROSSANA (con voce turbata)

    Codesto è bene amore...

CIRANO

Oh, questo sentimento

    che m'invade terribile, geloso, violento,

    è certo amor: ne ha tutto, tutto il triste furore:

    è amor, ma l'egoismo non ha, no, dell'amore.

    Per vederti felice io vorrei dare in vóto

    la mia felicità, foss’anche il dono ignoto!

    pur di udire talvolta squillar da lungi il fausto

    riso del gaudio nato dal mio bell'olocausto!

    Ogni tuo sguardo suscita una nova virtù

    in me, qualche valore nuovo. Cominci tu

    finalmente a capire? Senti la derelitta

    anima mia che sale nella tenebra fitta?

    Ah, ma stasera è troppo dolce! Pure una volta

    io le parlo d'amore: io le parlo, ella ascolta!

    Troppo! Nella speranza anche meno modesta

    io non avea mai tanto sperato! Non mi resta

    che di morire, adesso. I miei detti la fanno

    tremar tra questi verdi rami: sì, - non m'inganno -

    Perché, sì, voi tremate, tra le foglie qual foglia!

    perché tu tremi! ed io sento, che tu lo voglia

    o no, della tua mano il tremito divino

    lungo i rami discendere di questo gelsomino!

    (bacia follemente l'estremità di un ramo pendulo).

ROSSANA

    Sì, tremo e piango e t'amo, e tua sono, e tu m'hai

    inebriata!

CIRANO

Allora, venga la morte ormai!

    Son io, son io che seppi, son io che seppi darti

    questa ebbrezza. Or non chiedo che una cosa

CRISTIANO (di sotto il balcone)

Baciarti!

ROSSANA (rigettandosi indietro)

    Che cosa?

ClRANO

                Oh!

ROSSANA

                      Voi chiedete!

CIRANO

    Sì...

    (a Cristiano a bassa voce)

Tu vai troppo presto...

CRISTIANO

    Poiché è turbata, voglio profittarne.

CIRANO (a Rossana)

Sì, ho chiesto...

    E ver, ma giusti numi! fui troppo audace...Ho visto...

ROSSANA (un po' delusa)

    Sicché non insistete più di così?

CIRANO

Sì! Insisto...

    senza insistere... Sì... Ma la vostra virtù

    s'affligge... Questo bacio, non me lo date più!

CRISTIANO (a Cirano, tirandolo pel mantello)

    Perché?

CIRANO (a Cristiano)

               Taci!

ROSSANA (sporgendosi dal davanzale)

                      Che dite?

CIRANO

Dell'ardir mio mi pento.

    Io dicevo a me stesso di tacere!...

Le tiorbe si mettono a suonare.

Un momento!...

    Vien qualcuno...

Rossana chiude la finestra. Cirano ascolta le tiorbe, una delle quali suona un'aria pazzerellona, e l'altra un'aria lugubre.

    Aria trista? Aria lieta?... Che fate?

    È un uomo?... una donna? - Ah, un monaco!

Entra un cappuccino, che va di casa in casa, con una lanterna in mano guardando le porte.

SCENA VII

Cirano, Cristiano, un cappuccino.

CIRANO (al cappuccino)

Cercate

    l'uomo come Diogene?

IL CAPPUCCINO

                                  Io cerco la dimora...

CRISTIANO

    Il Diavolo si porti costui!...

IL CAPPUCCINO

                                           Della signora

    Maddalena Robin...

CRISTIANO

Che vorrà?

CIRANO (mostrandogli una via che sale)

                                               Da quel lato!

    E dritto, - sempre dritto!...

IL CAPPUCCINO

Grazie tanto, obbligato!

    Reciterò un rosario sino alla litania.

    (esce)

CIRANO

    Con la vostra cocolla viene l'anima mia!

    (torna verso Cristiano)

SCENA VIII

Cirano, Cristiano.

CRISTIANO

    Ottienmi il bacio!...

CIRANO

No!...

CRISTIANO

                                         Prima o poi...

CIRANO

Già l'istante

    verrà, verrà il minuto di febbre inebriante

    che l'una bocca all'altra correrà desiosa,

    per i tuoi baffi biondi, pel suo labbro di rosa.

    (a se stesso)

    E preferisco sia per me...

Rumore di vetri che si riaprono. Cristiano si nasconde sotto il balcone.

SCENA IX

Cirano, Cristiano, Rossana.

ROSSANA (avanzandosi sul balcone)

    Siete voi là?

    Parlavam di... d'un...

CIRANO

Bacio. Né vedo in verità

    perché la vostra bocca sia così timorosa.

    Se la parola è dolce, che sarà mai la cosa?

    Irragionevol tema non vi turbi la mente:

    poco fa non lasciaste quasi insensibilmente

    l'arguto cinguettìo, per passar senza schianto

    dal sorriso al sospiro e dal sospiro al pianto?

    Ancora un poco, un poco solo ancora, vedrete:

    non c'è dal pianto al bacio che un brivido!

ROSSANA

Tacete!

CIRANO

    Ma poi che cosa è un bacio? Un giuramento fatto

    un poco più da presso, un più preciso patto,

    una confessione che sigillar si vuole,

    un apostrofo roseo messo tra le parole

    «t'amo»; un segreto detto sulla bocca, un istante

    d'infinito che ha il frùscio di un'ape tra le piante,

    una comunione che ha gusto di fiore,

    un mezzo di potersi respirare un po' il cuore

    e assaporarsi l'anima a fior di labbra!

ROSSANA

Basta!

CIRANO

    Sì pura cosa un bacio, ch'ella stessa, la casta

    Regina lo concesse liberalmente in dono

    a Buckingham!

ROSSANA

                          Allora!

CIRANO (esaltandosi)

    Siccome quello io sono!

    Anch'io, siccome quello, in segreta agonia

    adorai lungamente voi, la Regina mia!

    Triste e fedele anch'io sono!

ROSSANA

E siccome quello,

    sei bello!

CIRANO (a parte, tornando in sé)

Già è vero, mi scordavo... Son bello!

ROSSANA

Salite dunque a cogliere questo fior del desio...

CIRANO (spingendo Cristiano verso il balcone)

    Va'!

ROSSANA

        Quest'odor dell'anima...

CIRANO

                                            Monta!

ROSSANA

Questo fruscìo

    d'ape...

CIRANO

              Monta!

CRISTIANO (esitando)

Ma ora parmi che ciò sia male.

ROSSANA

    Quest'attimo infinito!...

CIRANO (spingendolo)

Monta, dunque, animale!

Cristiano si slancia, e per mezzo del banco, i rami, i pilastri raggiunge le balaustra che scavalca.

CRISTIANO

    Ah! Rossana!

    (l'abbraccia e si china sulla bocca di lei)

CIRANO

... Ahimè, che strano pizzicore

    mi sento in petto! O bacio, o convito d'amore

    il tuo Lazzaro io sono! Quaggiù di te mi scende

    una briciola; io sento che un poco il cor ti prende.

    Poi che su quella bocca le sue labbra tremanti

    baciano le parole ch'io dissi poco avanti.

Si odono le tiorbe.

    Aria trista, aria lieta: il monaco.

    (fingendo di correre, come se giungesse di lontano, e con voce chiara)

                                               Buon dì!

ROSSANA

    Chi è?

CIRANO

Son io. Passavo... Cristiano è ancora qui!

CRISTIANO (meravigliatissimo)

    Oh, Cirano!

ROSSANA

                     Buon dì!

CIRANO

                               Buon dì, cugina, amico!

ROSSANA

    Scendo!

Ella scompare nell'interno della casa. Dal fondo entra il cappuccino.

CRISTIANO

                  Costui di nuovo!

    (segue Rossana)

SCENA X

Cirano, Cristiano, Rossana, il cappuccino, Ragueneau.

IL CAPPUCCINO

È qui, è qui - vi dico Maddalena Robin!

CRISTIANO

Ro-lin ci avete detto!

IL CAPPUCCINO

    Bin, B, i, n, bin, bin.

ROSSANA (comparendo sulla soglia della casa seguita da Ragueneau che porta una lanterna e da Cristiano)

Che recate?

IL CAPPUCCINO

                                           Un biglietto.

CRISTIANO

    Come?

IL CAPPUCCINO (a Rossana)

Non può trattarsi che di una santa cosa!

    E di un degno signore...

ROSSANA (a Cristiano)

                                     È di Guiche!

CRISTIANO

Come? egli osa?...

ROSSANA

    Oh, ma smetterà bene. Smetterà, sta' sicuro.

    (dissigillando la lettera)

    Io t'amo, e se costui...

    (al chiarore della lanterna di Ragueneau, ella legge, in disparte, sottovoce)

            «Signorina, il tamburo

    batte, il mio reggimento, arme e bagagli, in questo

    punto move. Si crede me già partito, io resto.

    Io vi disobbedisco. Sono nel monastero.

    Verrò tra poco. Intanto vi mando messaggero

    questo monaco, semplice come una pecorella.

    Troppo dolce sorrise la vostra bocca bella

    poco fa. Rivederla voglio. Non ho più pace.

    Allontanate tutti, e degnate l'audace

    ricevere, già spero, anticipatamente

    perdonato, che firma... vostro devotamente.

    eccetera».

    (al cappuccino)

Buon padre, ecco leggo. Ascoltate:

Tutti si accostano a lei, ella legge a voce alta

    «Signorina, bisogna che il capo inchiniate

    al cardinal, per quanto ciò vi possa costare.

    Gli è perciò che ho voluto scegliere per mandare

    questo biglietto al suo grazioso destino,

    un santo e molto acuto, discreto cappuccino.

    Noi vogliam ch'ei vi dia, nella vostra dimora

    la benedizione...

    (voltando il foglio)

    e che vi sposi or ora.

    Cristian deve sposarvi stanotte. Ve lo mando.

    Non vi piace, lo so. Ma io vi raccomando

    di rassegnarvi. Il cielo benedirà l'offerta

    del vostro cuore. E siate, Signorina, ben certa

    del rispetto di chi fu sempre, come segna,

    il vostro devotissimo... eccetera...».

IL CAPPUCCINO (raggiante)

    Che degna

    persona. Io lo sapeva. Ero senza paura.

    Non poteva trattarsi se non di cosa pura!

ROSSANA (pianissimo a Cristiano)

    Non leggo molto bene le lettere?

CRISTIANO

Altro che!

ROSSANA (ad alta voce, con rammarico grande)

    Èorribil!

IL CAPPUCCINO (che ha diretto su Cirano la luce della lanterna)

                     Siete voi?

CRISTIANO

            No, sono io.

IL CAPPUCCINO (volgendo la luce verso di lui, e come colto da un dubbio, scorgendone la bellezza)

                                                      Ma...

ROSSANA (vivamente)

C'è

    un post scriptum. «Date centoventi pistole

    pel monastero».

IL CAPPUCCINO

Degno signor!

    (a Rossana)

Sia come vuole

    il cielo!

ROSSANA (atteggiandosi a martire)

               Io mi rassegno!

(mentre Ragueneau apre la porta al cappuccino che Cristiano invita a entrare, ella dice sottovoce a Cirano)

    Voi trattenete il conte;

    egli verrà tra poco. Tenetegli voi fronte -

    sinché...

CIRANO

               Basta!

    (al cappuccino)

                 Che tempo piglia la funzione?

IL CAPPUCCINO

    Un quarto d'ora.

CIRANO (spingendoli tutti verso la casa)

                           Andate! Io starò di piantone!

ROSSANA (a Cristiano)

    Vieni ! . . .

Entrano.

CIRANO

Ma come fare perché questo furfante

    s'indugi un quarto d'ora?

    (si precipita sul banco, s'arrampica al muro, verso il balcone)

Su!... Scaliam quelle piante!

    Ho il mio piano!

Le tiorbe si mettono a suonare una frase lugubre.

Oh! gli è un uomo!

Il tremolo divien sinistro.

Questa volta ci siamo

    è veramente un uomo!...

    (è giunto sul balcone, si tira il cappello sugli occhi, si scinge la spada, si avvolge nella cappa, poi si curva e guarda in giù)

Non è troppo alto... Andiamo!

    (si mette a cavalcioni sulla balaustra, e attirando a sé il lungo ramo di uno degli alberi che traboccano dal muro del giardino, vi si appende con ambo le mani, pronto a lasciarsi cadere)

    Disturberemo un poco questo bel gelsomino!...

SCENA XI

Cirano, De Guiche.

DE GUICHE (che entra mascberato, andando a tastoni nella  notte)

    Ma che mai farà questa birba di cappuccino?

CIRANO

    Se mi riconoscesse alla voce!

(lasciando l'albero con una mano fa il gesto di girare una invisibile chiave)

    Cric! crac!

    (solennemente)

    Su, Cirano, l'accento abbi di Bergerac!...

    DE GUICHE (guardando la casa)

    È là. Ma veggo male. Ah, maschera importuna!

Va per entrare, allorché Cirano salta dal balcone reggendosi al ramo che cede e lo depone tra la porta e De Guiche. Egli finge di cadere pesantemente, come da grande altezza, e si allunga per terra, dove resta immobile, come stordito. De Guiche fa un salto indietro.

    Ch'è mai? Che?

    (quando leva gli occhi, il ramo si è raddrizzato; non vede che il cielo: non capisce)

    Donde casca quest'uomo?

CIRANO (mettendosi a sedere per terra, e con l'accento guascone)

    Dalla luna!

DE GUICHE

    Dalla?...

CIRANO (come parlando in sogno)

                 Che ora abbiamo?

DE GUICHE

Non ha più la ragione!

CIRANO

    Che ora? che paese? che giorno? che stagione?

DE GUICHE

    Ma...

CIRANO

             Dove son?

DE GUICHE

                             Signore! ...

CIRANO

Io mi son un che piomba

    qual bomba dalla luna.

DE GUICHE (perdendo la pazienza)

Orsù!

CIRANO (balzando in piedi, con voce terribile)

Come una bomba!

DE GUICHE (rinculando)

    Piombate dalla luna, e sia! (forse è un demente!)

CIRANO (andando a lui)

    E non ne piombo affatto metaforicamente!...

DE GUICHE

    Ma...

CIRANO

Sono ormai cent'anni, o è forse un minuto,

    - Non so per quanto tempo son per l'aria caduto  -

    io stavo in quella palla color di zafferano.

DE GUICHE (alzando le spalle)

    Sì. Lasciatemi andare!

CIRANO (mettendosi davanti a lui)

Suvvia, col cuore in mano:

    ditemi, dove sono?... In qual luogo, in qual punto

    io, come un aerolito, rovinando, son giunto?

DE GUICHE

    Perdio! ...

CIRANO

Capite bene, che mentre giù venivo

    io non potetti scegliere il mio punto d'arrivo!

    Mi trasse in una luna o in una terra il peso

    della posteriore mia parte? - Ove son sceso?

DE GUICHE

    Ma vi dico, signore...

CIRANO (con un grido di terrore che fa retrocedere De Guiche)

Gran Dio!... Se ben ravviso...

    la gente del paese ha tutto nero il viso!

DE GUICHE (portandosi la mano alla faccia)

    Come?

CIRANO (con paura enfatica)

             Sono in Algeri? Siete indigeno? Siete...

DE GUICHE (che si è toccata la maschera)

    La maschera!...

CIRANO (fingendo di alquanto rassicurarsi)

                          A Venezia son dunque?

DE GUICHE (facendo per passare)

Permettete: -

    una dama mi aspetta!...

CIRANO (fingendo di alquanto rassicurarsi)

                            Sono a Parigi, allora!

DE GUICHE (sorridendo suo malgrado)

    Il pazzo è divertente!

CIRANO

     Ridete?

DE GUICHE

                                     Sì, ma ora

    voglio passare!

CIRANO (giubilante)

             A casa dunque il ciel mi ripone?

    (completamente calmo, ridendo, spolverandosi, salutando)

    Sono giunto- scusatemi! - con l'ultimo ciclone,

    sono un po' sparso d'etere. Ahimè, se ho viaggiato!

    Ho di polvere d'astri pieni gli occhi. Attaccato

    ai miei sproni v'è certo qualche pel di pianeta...

    (prendendo qualche cosa sulla manica sinistra)

    Ecco, sul giustacuore, un capel di cometa!

    (soffia come per farlo andar via)

DE GUICHE (fuori di sé)

    Signore! ...

CIRANO (sul punto in cui il conte sta per passare, protende la gamba come per mostrargli qualche cosa che vi sia su, e lo ferma)

    Nel polpaccio mi sono tratto un dente

    della Grande Orsa; e poi che, sfiorando il Tridente,

    io volevo evitarne una delle tre lance,

    son caduto a sedere, così, nelle Bilance.

    E adesso colassù l'ago il mio peso addita.

    (impedisce per forza che De Guiche passi e lo prende per un bottone del giustacuore)

    Ché, se provaste a stringermi il naso con due dita,

    ne sprizzerebbe latte!...

DE GUICHE

Latte?

CIRANO

                                         Sì, della Via

    Làttea.

DE GUICHE

              Oh! per l'inferno!

CIRANO

                                    Il ciel quaggiù m'invia.

    (incrociando le braccia)

    Credereste che nella caduta stravagante

    vidi Sirio la notte coprirsi d'un turbante?

    (confidenziale)

    L'altra Orsa è ancora troppo piccola perché morda

    (ridendo)

    Nel traversar la Lira ne ho spezzato una corda.

    (fiero)

    Ma io conto di scrivere su codesto un trattato,

    e de le stelle d'oro ch'ho di lassù portato

    nel mio mantello ardente, a mie spese e a miei rischi,

    quando sarà stampato, ne vo' fare asterischi!

DE GUICHE

    Ma in fin dei conti io voglio...

CIRANO

V'indovino, messere!

DE GUICHE

    Signore!

CIRANO

    Voi vorreste dalla mia bocca avere

    com'è fatta la luna, e se, come si crede,

    nella immensa cucurbita qualche abitante ha sede.

DE GUICHE (gridando)

    Ma no! voglio...

CIRANO

    Saper come feci a salire?

    Con un mezzo inventato da me.

DE GUICHE (scoraggiato)

Non c'è che dire:

    È pazzo!

CIRANO (sdegnoso)

Io non rifeci lo stupido aquilone

    di Regiomontanus, né il timido piccione

    di Archita!...

DE GUICHE

È matto certo, ma non è sciocco il matto!

CIRANO

    Non ho nulla imitato di quanto s'è già fatto...

De Guiche è riuscito a passare e si avanza verso la porta di Rossana; egli lo segue, pronto a ghermirlo.

    Ho inventato sei mezzi buoni di violare

    l'azzurro.

DE GUICHE (volgendosi)

                  Sei?

CIRANO (con volubilità)

Ponendo nudo il mio corpo a stare

    dritto, io potea cospargerlo di fiale cristalline

    ben colme delle lagrime de le albe mattutine.

    Così stando la mia nuda persona a bada,

    il sol l'aspirerebbe insiem con la rugiada.

DE GUICHE (sorpreso e facendo un passo verso Cirano)

    Toh? Sì, questo n'è uno!

CIRANO (retrocedendo, per trarlo dall'altra parte)

E potevo, altrimenti,

    per prendere il mio slancio, far conserva di venti,

    rarefacendo l'aria in cassette di cedro

    per via di specchi ardenti disposti a icosaèdro.

DE GUICHE (fa un altro passo)

    Due!

CIRANO (retrocedendo sempre)

Potevo, facendo di meccanico uffizio,

    nonché di pirotecnico, da fuochi d'artifizio,

    su d'una cavalletta d'acciar farmi lanciare

    nei prati azzurri dove stan gli astri a pascolare

DE GUICHE (seguendolo, senza sospetto, e contando sulle dita)

    Tre!

CIRANO

        Poi siccome il fumo a salire ha tendenza,

    raccôrne quanto avesse di trarmi su potenza.

DE GUICHE (come sopra, sempre più meravigliato)

    Quattro!

CIRANO

         E, siccome Febo, quando l'arco è più scarso,

    ama succhiar la vostra midolla, o buoi,... consparso

    me ne sarei...

DE GUICHE (stupefatto)

               E cinque.

CIRANO (che lo ha tratto, parlando, sin all'altro lato della piazza, presso un banco)

Finalmente, adagiato

    su di un piatto di ferro, un pezzo avrei lanciato

    di calamita in aria! Buon mezzo, questo: attratto,

    dietro la calamita si precipita il piatto;

    la raggiunge, s'attaccano, e via così con lei

    indefinitamente si può salire!

DE GUICHE

                                              E sei!

    - Sei magnifici mezzi di volare senz'ale!

    ...Ma quale avete scelto?

CIRANO

                                      Un settimo.

DE GUICHE

Toh! - Quale?

CIRANO

    Questo è il segreto! Orsù, indovinala grillo!...

DE GUICHE

    Sarebbe interessante s'io fossi più tranquillo!

CIRANO (facendo il romor delle onde con grandi gesti misteriosi)

    Uù!

DE GUICHE

           Dunque?

CIRANO

                      Ci siete?

DE GUICHE

                                  Non ancor!

CIRANO

La marea!...

    Nell'ora in cui son l'onde attratte da Febea,

    mi posi sull'arena - dopo un bagno di mare -

    e, prima cominciandosi la testa a sollevare,

    però che nei capelli più acqua si raccoglie,

    io salii come un angelo, fin del cielo alle soglie.

    E salivo, salivo sempre, senza dimora.

    Quand'ecco sento un urto! Allora...

DE GUICHE (tratto dalla curiosità, e sedendo sul banco)

                                                       Allora?

CIRANO

Allora...

    (riprendendo la sua voce naturale)

    Il quarto d'ora è scorso; siete libero: adesso...

    il matrimonio è fatto.

DE GUICHE (alzandosi di un balzo)

Dio! son fuor di me stesso!...

    Quella voce!

La porta della casa si apre, compaiono dei servi che portano candelieri accesi. Luce. Cirano leva il cappello di cui aveva abbassato la falda sugli occhi.

E quel naso!... Come, Cirano?

CIRANO (salutando)

Appunto.

    - Si son dati l'anello di sposi in questo punto.

DE GUICHE

    Chi mai?

Si rivolge. - Quadro. - Dietro i servi, Rossana e Cristiano si tengono per mano, il cappuccino li segue, sorridendo Ragueneau solleva anche lui una lampada. Chiude la marcia la governante intontita, in accappatoio.

               Cielo!

SCENA XII

I precedenti, Rossana, Cristiano, il cappuccino, Ragueneau, i servi, la governante.

DE GUICHE (a Rossana)

Voi!

    (riconoscendo Cristiano, con stupore)

                                      Lui?

    (salutando con ammirazione Rossana)

    Siete delle più fini!

    (a Cirano)

    Mi compiaccio, o signore dai voli peregrini:

    avrebbe quel racconto fatto un santo indugiare

    davanti al paradiso. Ogni particolare

    notatene. Davvero, tutto ciò può servire

    per un libro.

CIRANO (inchinandosi)

E un consiglio che farò di seguire.

IL CAPPUCCINO (mostrando gli amanti a De Gui-che, e scotendo soddisfatto la sua gran barba bianca)

    Che bella coppia, o figlio, riuniste.

DE GUICHE (guardandolo freddo)

Sì, padre.

    (a Rossana)

    Signora, al vostro sposo dite addio.

ROSSANA

                                              Che!

DE GUICHE (a Cristiano)

Le squadre.

    già si pongono in marcia. Raggiungetele tosto.

ROSSANA

    Per andare alla guerra?

DE GUICHE

                                    Certo!

ROSSANA

                                          Ma fu disposto

che restino i cadetti!

DE GUICHE

La disposizione

    è mutata!

    (mettendo fuori il foglio che aveva conservato in saccoccia)

                 Ecco l'ordine.

    (a Cristiano)

                                     Recatelo, barone.

ROSSANA (gettandosi nelle braccia di Cristiano)

    Oh!

DE GUICHE (sarcastico a Cirano)

          La notte di nozze è di.là da venire;

CIRANO (a parte)

    Ei si crede di farmi crudelmente soffrire!

CRISTIANO (a Rossana)

    Ancora un bacio, ancora!

CIRANO

Sbrigati, basta mò!

CRISTIANO (continuando ad abbracciare Rossana)

    Troppo è duro lasciarla... Non puoi saper...

CIRANO (cercando di trarlo via)

Lo so.

Si odono da lungi i tamburi che battono una marcia.

DE GUICHE (che è risalito in fondo)

    Udite? Il reggimento parte!

ROSSANA (a Cirano, trattenendo Cristiano ch'egli tenta sempre di trarre via)

                                       A voi lo confido!

    Promettetemi ch'io lo rivedrò. Mi fido!

CIRANO

    Tenterò... ma non posso prometter, certamente...

ROSSANA (con la stessa mimica)

    Promettetemi ch'egli sarà molto prudente!

CIRANO

    Cercherò, ma...

ROSSANA (con la stessa mimica)

    Che a questa guerra così terribile,

    ei non avrà mai freddo!

CIRANO

                                    Farò tutto il possibile!

    ma...

ROSSANA (con la stessa mimica)

            Che sarà fedele a Rossana!

CIRANO

                                                   Sicuro,

    ma...

ROSSANA (con la stessa mimica)

            Che scriverà spesso!

CIRANO (fermandosi)

Questo sì, - ve lo giuro!


Atto quarto

I CADETTI DI GUASCOGNA

Il posto che occupa la compagnia di Carbone di Castel  Geloso all'assedio di Arras. In fondo scarpata che attraversa tutta la scena. Oltre la scarpata si scorge un orizzonte di pianura, il paese coperto dei lavori per l'assedio. Nel fondo, lungi, le mura di Arras e la sagoma dei suoi tetti. Tende, armi sparse, tamburi, ecc... Sta per levarsi giorno. L'oriente s'indora. Sentinelle sparse Fuochi. Avvolti nei mantelli, i cadetti di Guascogna dormono. Carbone di Castel Geloso e Le Bret vegliano. Sono pallidissimi e smagriti, Cristiano dorme, tra gli altri, nella sua cappa, in primo piano, il volto rischiarato da un fuoco. Silenzio.

SCENA I

Cristiano, Carbone di Castel Geloso, Le Bret, i cadetti, poi Cirano.

LE BRET

    Orribile!

CARBONE

                Più nulla!

LE BRET

                            Perdio!

CARBONE (facendogli segno di parlar sottovoce)

                                      Li desterai.

    Bestemrnia basso!

    (ai cadetti)

                          Via... Dormite!

    (a Le Bret)

                                              Tu lo sai:

    Cibo è il sonno!

LE BRET

Ma per chi ha l'insonnia è poco.

    Che penuria!

Si ode qualche schioppettata lontana.

Mancavano questi colpi di fuoco!...

CARBONE

    Or me li desteranno!

    (ai cadetti che levano il capo)

                              Dormite!

Tutte le teste tornano giù. Nuovi colpi di fuoco più prossimi.

UN CADETTO (agitandosi)

                                        Che? Si torna

    da capo?

CARBONE

           Non è niente. È Cirano che ritorna!

Le teste che si erano alzate si riabbassano.

UNA SENTINELLA (di fuori)

    Giuraddio! Chi va là?

LA VOCE DI CIRANO

                                   Bergerac!

LA SENTINELLA (che sta sulla scarpata)

                                               Giuraddio!

    Chi va là!

CIRANO (comparendo sulla scena)

                 Bergerac, imbecille!

    (discende. Le Bret gli va incontro, inquieto)

LE BRET

                                      Gran Dio!

CIRANO (facendogli segno di non svegliare alcuno)

    Zitto!

LE BRET

           Ferito?

CIRANO

Han preso, come sai bene, impegno

    di mancarmi ogni volta!

LE BRET

Ma questo eccede il segno!

    per portar una lettera, quotidianarnente

    rischiar! ...

CIRANO (fermandosi davanti a Cristiano)

    Promisi ch'egli scriverebbe sovente:

    (lo guarda)

    Dorme. Si è fatto pallido! Se il povero angioletto

    sapesse ch'egli ha fame... Ma sempre è bello!

LE BRET

A letto,

presto!

CIRANO

Non brontolare. Le Bret... Ti dirò solo

    che, per attraversare tutto il campo spagnuolo,

    ho scelto un posto dove son certo di trovare

    ebbri tutti, la notte.

LE BRET

                                Ci dovresti portare

    dei viveri.

CIRANO

A passare esser lieve conviene,

    - Ma vi sarà del nuovo, presto. E se vidi bene...

    ti dico che i Francesi mangeranno o morranno.

LE BRET

    Narra.

CIRANO

             No... Non son certo... Vedrete!

CARBONE

    Oltre l'affanno,

    che vergogna aver fame assediando!

LE BRET

                                                         Ma

    nulla più complicato dell'assedio di Arras;

    noi assediamo Arras, e noi, presi alla ragna,

    assedia il Cardinale, grande infante di Spagna...

CIRANO (ridendo)

    Or dovrebbe a sua volta esser assediato.

LE BRET

    Io no, non rido.

CIRANO (ridendo)

                          Oh! oh!

LE BRET

E voi potete, ingrato,

    rischiar la vostra vita per una letterina!...

    (vedendolo dirigersi verso una tenda)

    Dove vai, ora?

CIRANO

A scrivere l'altra per domattina.

    (solleva la tela e scompare)

SCENA II

I precedenti, meno Cirano.

Il giorno si è cominciato a levare. Chiarori rosei. La città di Arras si indora all’orizzonte. Si ode un colpo di cannone immediatamente seguito da una batteria di tamburi, molto lontano, verso sinistra Altri tamburi battono più dappresso. Le batterie vanno rispondendosi e accostandosi: scoppiano quasi in iscena, e si allontanano verso destra, percorrendo il campo. Rumori di risveglio. Voci lontane di ufficiali.

CARBONE (con un sospiro)

    Già la diana!

I cadetti si agitano nei loro mantelli, si stirano.

                 O provvido sonno, tu sei finito!...

    So il loro primo grido.

UN CADETTO (mettendosi a sedere)

                                  Ho fame.

UN ALTRO

Io son sfinito!

TUTTI

    Ahi!

CARBONE

           Alzatevi!

TERZO CADETTO

                       Come muoversi?

QUARTO CADETTO

O fare un gesto?

IL PRIMO (mirandosi in un pezzo di corazza)

    Che lingua gialla: il vento della notte è indigesto!

UN ALTRO

    Do per un po' di cacio il tortil di barone!

UN ALTRO

    Quanto a me, se nessuno fornisce il mio peptone,

    che una pinta di chilo a elaborarmi imprenda,

    io mi ritiro - come Achille - nella tenda!

UN ALTRO

    Pane, pane!

CARBONE (presso la tenda dov'è entrato Cirano, a mezza voce)

                    Cirano!

ALTRI

                              Moriamo!

CARBONE (sempre a mezza voce, alla porta della tenda)

                                         Aiuto, aiuto!

    Tu che per loro hai pronto sempre il tuo motto arguto,

    vieni a rinvigorirli un poco tu.

SECONDO CADETTO (precipitandosi sul primo che mastica qualche cosa)

    Che ingozzi?

IL PRIMO

    E stoppa da cannone che col grasso dei mozzi

    de le ruote si frigge nei caschi. A quanto pare,

    nei dintorni di Arras c'è poco da cacciare!

UN ALTRO (entrando)

    Io sono stato a caccia!

UN ALTRO (come il precedente)

                              Io nel fiume ho pescato!

TUTTI (in piedi, precipitandosi sui nuovi arrivati)

    Fagiani? - Carpioni? - Su, che avete recato?

    Presto!

IL PESCATORE

                 Un ghiozzo!

IL CACCIATORE

                                   Una passera!

TUTTI (esasperati)

Basta! - Non un minuto!

    Ribelliamoci tosto!

CARBONE

                             Corri, Cirano, aiuto!

Ormai s'è fatto giorno.

SCENA III

Gli stessi, Cirano.

CIRANO (vien fuori dalla tenda tranquillo: ha un libro fra le mani ed una penna sull'orecchio)

    Che c'è?

    (silenzio. Al primo cadetto)

               Perché codesto tuo passo strascicante?

IL CADETTO

    Perché ci ho nei talloni alcun che di pesante!...

CIRANO

    E che cosa?

IL CADETTO

                   Lo stomaco!

CIRANO

E anch'io ce l'ho, cospetto!

IL CADETTO

    Ti dà fastidio?

CIRANO

                        No, mi fa più lieve il petto!

SECONDO CADETTO

    Lunghi una spanna ho i denti!

CIRANO

Più largo morderai!

UN TERZO

    La mia pancia s'è tesa.

CIRANO

Fanne un tamburo, ormai!

UN ALTRO

    Io ho qui nelle orecchie sibili persistenti.

CIRANO

    No, no: ventre affamato non ha orecchie: tu menti!

UN ALTRO

    Un po' d'erba! - una cima!

CIRANO (si toglie il casco dal capo e glielo mette in una mano)

    Eccoti il tuo cimiero!

UN ALTRO

    Che si può divorare?

CIRANO (gettandogli il libro che ha in mano)

L’«Iliade» di Omero!

UN ALTRO

    Il ministro fa i suoi quattro pasti!

CIRANO

                                                    Dovrebbe

    mandarti un perniciotto?

LO STESSO

E che mal vi sarebbe?

    E vino!

CIRANO

Richelieu, farci servir vi piaccia

    del Borgogna!

LO STESSO

                       Da un monaco!

CIRANO

Sua Eminenza Vernaccia?

UN ALTRO

    Ho una fame da orco!

CIRANO

E mordi il freno, allora!

IL PRIMO CADETTO (alzando le spalle)

    Sempre il motto, la punta!

CIRANO

La punta, il motto, ognora!

    Oh, morire una sera, sotto un cielo di rosa,

    facendo un motto arguto, per una gloriosa

    causa! - Oh, cader colpito dall'arma veramente

    nobile, e per la mano di un nemico eccellente;

    su una zolla di gloria, e lontano da un letto,

    di febbre, con sul labbro la punta come in petto!

GRIDO DI TUTTI

    Ho fame!

CIRANO (piegando le braccia)

    Nella pancia dunque è il vostro valore?...

    - Qua, Bertrandou col piffero, vien qua, vecchio pastore,

    cava dal doppio fodero uno dei tuoi stromenti;

    soffia e suona a quest'orda di ghiottoni indolenti

    le vecchie arie natie dal ritmo ammaliante

    di cui tutte le note sono come altrettante

    sorelle, e in tutte fremono voci e suoni diletti,

    e treman lente lente come trema sui tetti

    il fumo che si esala dal natìo casolare,

    e la musica loro un dialetto pare!...

Il vecchio siede e prepara il piffero.

    Oggi il flauto, guerriero sospiroso, ricordi -

    mentre che le tue dita paiono negli accordi

    misurar d'invisibili uccelli un minuetto -

    che fu di canna prima che d'ebano, e al suo schietto

    suono stupisca, e tutta ritrovi nell'ebbrezza

    l'anima di sua rustica e blanda giovinezza.

Il vecchio comincia a suonare delle arie di Linguadoca.

    Ascoltate, o Guasconi... Non più la marzia squilla

    del piffero, ma il flauto della selva tranquilla!

    Non della pugna il fischio tra le sue labbra, è omai

    la lenta cennamella dei nostri pecorai!...

    Ascoltate: è la valle, Ia landa, la foresta,

    il bruno mandriano col tocco rosso in testa,

    è il dolce delle verdi sere su la Dordogna,

    ascoltate, o Guasconi; è tutta la Guascogna!

Tutte le teste si sono inclinate, tutti gli occhi sono pensosi; e qualche lagrima è furtivamente asciugata, con un gomito, con un lembo di mantello.

CARBONE (piano a Cirano)

    Ma tu me li fai piangere!

CIRANO

Di nostalgia! Un male

    nobil più della fame... non fisico... morale!

    Amo ch'abbia mutato viscere il lor dolore

    ed or li stringa, invece che allo stomaco, al cuore!

CARBONE

    Ma per la tenerezza me li farai mancare!

CIRANO (che fa segno al tamburo di avvicinarsi)

    Non dubitare. Un attimo basta per risvegliare

    gli eroi che in essi dormono!... Basta solo...

A un secondo segno il tamburo rulla.

TUTTI (si alzano e si precipitano sulle loro armi

    Che ciò?

CIRANO (sorridendo)

    Vedi: un semplice rullo di tamburo bastò.

    Addio sogni, rimpianti, provincia, amor che furo;

    e ciò che vien dal piffero, se ne va col tamburo!

UN CADETTO (guardando in fondo)

    Ah, ecco, Monsignore De Guiche!

TUTTI I CADETTI (mormorando)

                                               Oh...

CIRANO (sorridendo)

Lusinghiero

    murmure!

UN CADETTO

                  È un seccatore!

UN ALTRO

                                      E vien a farci il fiero,

    con sopra l'armatura quel merletto sì fìno!

UN ALTRO

    Quasi che sopra il ferro si portasse del lino!

IL PRIMO

    Buono se c'è sul collo qualche foruncoletto!

IL SECONDO

    Un altro cortigiano!

UN ALTRO

                             Il nipote perfetto

    di suo zio!

CARBONE

                 Ma Guascone!

IL PRIMO

    Non vi fidate affatto!

    Egli è un falso Guascone... Il ver Guascone è matto.

    Niente più da temere di un Guascon che abbia testa!

LE BRET

    È bianco...

UN ALTRO

Ha fame... come tutti. Ma ve' che festa

    di bei chiovi d'argento sulla corazza! I crampi

    del suo stomaco vuoto danno al sol vivi lampi!

CIRANO (vivacemente)

    Non mostriam di patire. Le vostre carte, via,

    le pipe, i dadi...

Tutti si mettono in fretta a giuocare su dei tamburi, su degli sgabelli, o per terra sui mantelli, e accendono lunghe pipe.

Ed io leggo fìlosofia!

Si mette a passeggiare in lungo ed in largo, leggendo un piccolo libro che ha cavato dalla saccoccia. Quadro. Entra De Guiche. Tutti hanno l'aria occupata e contenta. Egli  pallidissimo. Si avanza verso Carbone.

SCENA IV

I precedenti, De Guiche.

DE GUICHE (a Carbone. Si osservano entrambi. De Guiche, tra sé, con soddisfazione)

    Com'è verde!

CARBONE (tra sé)

                     Non ha più niente, fuori

    che gli occhi.

DE GUICHE (guardando i cadetti)

    Ecco i tcrribili Cadetti! Sì, signori

    mi dicono ch'io qui sia messo alla berlina

    e che presso i Cadetti, nobiltà montanina,

    grandi Perigordini, grandi di Linguadoca,

    ogni ingiuria pel loro colonnello sia poca;

    che intrigante mi chiamino, cortigiano, - e dispetto

    abbiano di vedermi un simile colletto,

    e non trovino pace per l'indignazione

    ch'esser guascon si possa senza essere straccione!

Pausa. Si giuoca. Si fuma.

    Dal vostro capitano farò punirvi!

CARBONE

                                                    No!

    D'altronde io sono libero, e punir non li vo'.

DE GUICHE

    Ah?

CARBONE

    La mia compagnia la pagai: mi appartiene;

    agli ordini di guerra solo obbedisco.

DE GUICHE

Ah? Bene!

    Basta!

    (volgendosi ai cadetti)

    Rider mi posso delle vostre bravate.

    Si sa bene com'io marci alle fucilate.

    E certo ieri, a Bapaume, la furia fu palese

    onde al sir di Bucquoi feci lasciar le prese;

    riconducendo i miei sulla sua gente stanca,

    tre volte caricai!...

CIRANO (senza togliere gli occhi dal libro)

                               Sì... ma la vostra bianca

    ciarpa!

DE GUICHE (sorpreso e soddisfatto)

Sapete questo? Accadde veramente,

    che nel caracollare a raccor la mia gente

    appunto per la terza carica, lo scompiglio

    dei fuggiaschi mi trasse fra i nemici: in periglio

    mi trovai d'esser preso e fucilato, quando

    ebbi un'idea felice: e, snodando e lasciando

    abilmente per terra la ciarpa scivolare,

    rivelatrice del mio grado militare,

    potei, da niun visto, fuor dal campo spagnuolo

    trarmi, e poscia, tornando, seguito dallo stuolo

    de' miei riconfortati, batterli in men che dico!

    Ebbene, che ne dite, del mio tratto?

I cadetti non hanno l'aria di ascoltare; ma a queto punto le carte ed i bossoli restano sospesi in aria ed il fumo delle pipe è trattenuto nelle bocche. Attesa

CIRANO

Che Enrico

    quarto non si sarebbe dirninuito, s'anche

    oppresso dalla forza, delle sue penne bianche!

Gioia silenziosa. Le carte vengono posate, i dadi cadono ed il fumo vien fuori.

DE GUICHE

    Nondimeno l'astuzia valse, se non mi sbaglio.

    Pari attesa che sospende il giuoco e le pipe.

CIRANO

    L'onor non si rifiuta di servir da bersaglio!

Le carte si posano; i dadi cadono; il fumo s'innalza per  l'aria con crescente soddisfazione.

    Se ci fossi stato io, allorché scivolò

    la ciarpa - il valor nostro si differisce in ciò -

    l'avrei tosto raccolta, e me l'avrei fasciata.

DE GUICHE

    Un'altra spacconata di Guascon!

CIRANO

Spacconata? ...

    Prestatemi la ciarpa. M'offro fin da stasera

    di caricar, pel primo, con essa a bandoliera.

DE GUICHE

    Guasconata anche questa! Sapete che la ciarpa

    restò presso il nemico, là, in riva della scarpa,

    dove poi la mitraglia l'opera sua compì -

    dove nessun potrebbe cercarla!

CIRANO (cavando di tasca la fascia bianca e porgendogliela)

                                              Eccola qui.

Pausa. I cadetti soffocano le risa sotto le carte e nei bossoli. De Guiche si volge, li guarda: essi ripigliano immediatamente la loro serietà, i giuochi; uno di lor zufola con  indfferenza l'aria montanina suonata dal piffero.

DE GUICHE (prendendo la fascia)

    Grazie. Con questo lembo io potrò segnalare

    un cenno che finora esitavo di fare.

    (va alla scarpata, vi sale e agita più volte in aria la fascia)

TUTTI

    Che?

LA SENTINELLA (dall alto della trincea)

          Laggiù fugge un uomo!

DE GUICHE (ridiscendendo)

    Egli è una falsa spia

    spagnuola. Non potete pensar quanto ci sia

    utile. Le notizie onde i nemici avvisa

    son quelle che io medesimo gli fornisco, di guisa

    che sopra i lor disegni influir noi possiamo.

CIRANO

    È un briccone!

DE GUICHE (annodandosi, noncurante, la fascia)

    Ci è molto utile. Dicevamo?

    - Ah: si, volevo dirvi, che a fin di provvedere,

    con un colpo supremo, di viveri le schiere,

    stanotte il maresciallo verso Dourlens è andato:

    lì sono i vivandieri del Re... Per un celato

    sentier lì giungerà. Ma, poi che senza inciampo

    vuol tornar, tanta prese della truppa del campo,

    che se ci attaccasse, si avrebbe certamente

    buon giuoco alla partita, con mezzo campo assente.

CARBONE

    Se i nemici sapessero della partenza, il danno

    sarebbe grave. Ma la ignorano?

DE GUICHE

                                                 La sanno

    e stan per attaccarci.

CARBONE

                                Ah?

DE GUICHE

I1 mio falso spione

    già mi ha dato l'avviso della loro aggressione.

    E mi ha soggiunto: «Io posso determinare il sito.

    Su qual punto volete esser dunque assalito?

    Io dirò che di tutti quelli è il più fiacco posto.

    E lì v'attaccheranno «Uscite» - io gli ho risposto

    - «dal campo, e al nostro fronte tenete ben gli sguardi:

    sarà sul punto dove vi accennerò più tardi».

CARBONE (ai cadetti)

    Signori, preparatevi!

Si alzano tutti. Fracasso di sciabole e di cinturoni, che si  affibbiano

DE GUICHE

Sarà tra un’ora.

PRIMO CADETTO

    Ah!... Bene!...

Tornano tutti a sedere. Si riprende la partita interrotta.

DE GUICHE (a Carbone)

    Il maresciallo torna. Dargli tempo conviene.

CARBONE

    E per questo?

DE GUICHE

                       Bisogna che il favore mi usiate

    di farvi massacrare.

CIRANO

                               Così vi vendicate?

DE GUICHE

    Or io vi dirò che se vi amassi, avrei

    scelto voi con i vostri per i disegni miei;

    ma poi che al valor vostro niun confronto c'è,

    servendo il mio rancore, io servo anche il mio Re.

CIRANO

    Lasciate ch'io vi sia grato.

DE GUICHE

    So che godete

    a battervi con cento. Doler non vi potrete

    che manchi al valor vostro conveniente bisogna.

    (va verso il fondo con Carbone)

CIRANO (ai cadetti)

    Dunque, signori miei, nel blason di Guascogna

    che porta sei scaglioni d'azzurro e d'oro fino

    aggiungeremo un settimo scaglione porporino!

De Guiche discorre piano con Carbone in fondo. Si danno degli ordini. La resistenza si prepara. Cirano s'avvicina a Cristiano, che è rimasto immobile, le braccia conserte. Cirano, mettendogli la mano sulla spalla

    Cristiano.

CRISTIANO (scuotendo la testa)

                   Rossana!

CIRANO

                            Ahi!

CRISTIANO

                                 Porre del cuor mio

    in una bella lettera vorrei tutto l'addio!...

CIRANO

    Sospettando che fosse per oggi, in questo foglio

    (cava dal giustacuore un biglietto)

    ho già fatto gli addii.

CRISTIANO

                              Dammelo! ...

CIRANO

                                                Vuoi?...

CRISTIANO (prendendo la lettera)

Se voglio!

    (la apre, la legge, si ferma)

CIRANO

    Che mai?

CRISTIANO

                Questo piccolo cerchio?...

Cirano riprende vivamente la lettera e guarda ingenuamente.

CRISTIANO

È pianto!

CIRANO

    Sì... Talvolta il poeta cede al suo stesso incanto!

    Capisci... quel biglietto era sì commovente

    che, scrivendolo, io stesso ho pianto veramente.

CRISTIANO

    Hai pianto?...

CIRANO

                   Sì..., perché... morir non è terribile..

    Ma... non più rivederla, mai... questo è l'orribile!

    Perché certo io non la...

Cristiano lo guarda.

                                       noi non la...

    (vivamente)

    tu non la..

CRISTIANO (strappandogli la lettera)

    Dammi cotesta lettera!

Si ode un rumore lontano dal campo. La voce di una sentinella.

                              Giuraddio, chi va là?

Colpi di fuoco. Vocìo confuso. Sonagli.

CARBONE

    Che c'è...

LA SENTINELLA (che è sulla trincea)

                 Una carrozza!

Tutti si precipitano per vedere.

GRIDA

    Come! Nel campo? E... passa!

    - Ha l'aria di venire dal nemico! - Man bassa!

    Tirate! - No! il cocchiere ha detto... - Ha detto che?

    - Ha gridato: servizio del Re!

Tutti sono saliti sulla scarpata e guardano di fuori. I sonagli si avvicinano.

DE GUICHE

                                           Come? del Re!...

Tutti discendono e si allineano.

CARBONE

    I cappelli!

DE GUICHE (alla cantonata)

    Del Re! - Largo, turba insolente

    affin che il legno possa girar pomposamente.

La carrozza entra a trotto serrato. È inzaccherata di fango e di polvere. Le portiere sono abbassate. Due servitori stanno indietro. Si ferma di botto.

CARBONE (gridando)

    Suonate!

Rulli di tamburi. Tutti i cadetti si scoprono.

DE GUICHE

              La predella giù.

Due uomini si precipitano. Lo sportello si apre.

ROSSANA (saltando dalla carrozza)

                                   Salute al valore!

Il suono di una voce di donna fa rialzare d'un colpo tutta quella gente profondamente inchinata. - Stupore.

SCENA V

I precedenti, Rossana.

DE GUICHE

    Servizio del Re! Voi?

ROSSANA

                             Del solo re, l'Amore!

CIRANO

    Gran Dio!

CRISTIANO (slanciandosi)

                  Voi qui?

ROSSANA

                         L'assedio ormai troppo durò!

CRISTIANO

    Perché? ...

ROSSANA

               Ti dirò poi!

CIRANO (che al suono della voce di Rossana è rimasto inchiodato, immobile, senza osare di rivolgere gli occhi verso di lei)

                             Dio! guardarlaoserò?

DE GUICHE

    Non potete star qui!

ROSSANA (gaiamente)

                                Ma sì, ma sl! Volete

    darmi un tamburo?...

    (siede su di un tamburo, che qualcuno le ha offerto)

                                   Grazie.

    (ride)

    Han tirato, sapete,

    sopra il mio legno!

    (fieramente)

    Tutto, tutto un picchetto intero!

    - Come quel della favola par fatto - non è vero?

    di una zucca, con topi per cocchieri e lacchè.

    (mandando con le labbra un bacio a Cristiano)

    Buon dì.

Guardano tutti.

    Ma non sembrate gai - Non credevo che

    fosse così lontana Arras!

    (scorgendo Cirano)

                                     Caro cugino!

CIRANO (avanzandosi)

    Ma come?...

ROSSANA

    Come ho fatto a trovare il cammino?

    Oh Dio, è semplicissimo: son sempre andata avanti

    dove ho visto il paese saccheggiato. Ma quanti

    orrori! Ahimè, bisogna veder quel malefizio

    del Re vostro, il mio Re val meglio!

CIRANO

Qual follia!

    Ma per qual via poteste passare?

ROSSANA

Per qual via?

    Per gli Spagnuoli!

PRIMO CADETTO

                         Ahimè, l'astuzia femminile!

DE GUICHE

    Ma, come riusciste a traversar le file?

LE BRET

    Dovette esser molto difficile!

ROSSANA

                                              Non troppo.

    Son passata in carrozza, e né men di galoppo.

    Se appariva un hidalgo burbanzoso, il più bello

    dei miei sorrisi io tosto mettcvo allo sportello,

    ed essendo gli hidalghi gli uomini più galanti

    - non dispiaccia ai Francesi - andavo sempre avanti.

CARBONE

    Sì, signora, gli è un buon passaporto codesto

    sorriso. Ma più volte vi dovett'esser chiesto

    dove mai vi recaste.

ROSSANA

                               Sì, certo, non so quante

    volte. Ed io rispondevo tosto: «Vo dal mio amante».

    La spagnuol più feroce, richiudendomi a questo

    lo sportello del legno, solenne e con un gesto

    della man che gli avrebbe invidiato un re,

    rialzava i moschetti già puntati su me;

    e di grazia magnifico e d'arroganza, eretto

    sotto le crespe a canne d'organo del merletto,

    date le piume al vento, mi dicea, con squisita

    prosopopea chinandosi: a Passi pur, Senorita!».

CRISTIANO

    Ma...

ROSSANA

    Ho detto: il mio amante. Scusami: è vero, sì:

    Se invece avessi detto: da mio marito, chi

    mi lasciava passare?

CRISTIANO

                              Ma...

ROSSANA

                                     Che?...

DE GUICHE

    Andarvene occorre

    di qui!

ROSSANA

             Andarmene?

CIRANO

                   Tosto.

LE BRET

                           Senza indugio frapporre!

CRISTIANO

    Sì.

ROSSANA

        Ma come?

CRISTIANO (imbarazzato)

                    Perché...

CIRANO (come sopra)

                                Fra mezz'ora...

DE GUICHE (come sopra)

...o fra un’ora

CARBONE (come sopra)

    Meglio è...

LE BRET (come sopra)

                  Potreste...

ROSSANA

    C'è battaglia? Io resto, allora!

TUTTI

    Oh, no!

ROSSANA

              È mio marito!

    (si getta nelle braccia di Cristiano)

                                 Mi uccidano con te!

CRISTIANO

    Come ti brillan gli occhi!

ROSSANA

    Ti spiegherò perché!

DE GUICHE (disperato)

    È un posto micidiale!

ROSSANA (volgendosi)

                               Micidiale?

CIRANO

                                            E il segno

    è ch'egli ce l'ha dato!

ROSSANA (a De Guiche)

                                  Avevate disegno

    di farmi restar vedova?

DE GUICHE

                                   Oh, vi giuro!...

ROSSANA

No! ... niente!

    Or io son pazza... resto!... D'altronde è divertente!

CIRANO

    E che? la preziosa celava un'eroina!

ROSSANA

    Signor di Bergerac, io son vostra cugina!

UN CADETTO

    Noi vi difenderemo!

ROSSANA (sempre più febbrile)

                               Non ne dubito punto!

UN ALTRO (con ebhrezza)

    Il campo odora d'ireos.

ROSSANA

    Misi un cappello, appunto,

    che farà molto bene dei moschetti nel lampo!...

    (guardando De Guiche)

    Ma sarà, forse, tempo che il conte lasci il campo...

    Può cominciare il fuoco!

DE GUICHE

È troppo!... A dare io vo

    un'occhiata ai cannoni... Tra poco tornerò.

    C'è tempo ancor: mutate pensiero!...

ROSSANA

                                                         Mai.

De Guiche esce.

SCENA VI

I precedenti, meno De Guiche.

CRISTIANO (supplichevole)

Va' via!...

ROSSANA

    No!

PRIMO CADETTO (agli altri)

        Ella resta!

TUTTI (precipitandosi, urtandosi, lisciandosi)

    Un pettine! - Il tuo specchio! - La mia

    giubba è bucata: un ago! - Un rasoio! - Il sapone

    - I miei polsini! - Un ferro per i baffi! - Un gallone!

ROSSANA (a Cirano che ancora la supplica)

    Niente mi farà muovere da questo luogo!

CARBONE (dopo di essersi come gli altri aggiustato il vestito, spolverato, dopo di avere spazzotato il cappello, raddrizzata la piuma e tirati giù i polsini, si avanza verso Rossana e cerimoniosamente)

    Allora

    permettetemi ch'io vi presenti, o signora,

    qualcuno di coloro cui il caso vuol che tocchi

    l'onore di morire sotto i vostri begli occhi!

Rossana s'inchina e aspetta, in piedi, al braccio di Cristiano. Carbone presenta.

    Baron di Peyrescous di Colignac.

Il cadetto s'inchina.

ROSSANA

                                                   Signore!

CARBONE (continuando)

    Ed eceovi qui tutto di Guascogna il fior fiore:

    Barone di Estressae Lesbas d'Esearabio

    Cavalier d'Antignae-Juzet - Barone Hillot

    di Blagnae Saléchan di Castello...

ROSSANA

    Ma quanti

    nomi avete ciascuno?

IL BARONE HILLOT

                              Tanti, signora, tanti!

CARBONE (a Rossana, accennando alla mano in cui ella tiene il fazzoletto)

    Volete aprir la mano?

ROSSANA (apre la mano e il fazzoletto cade)

                                 Perché?

Tutta la compagnia fa per precipitarsi a raccoglierlo.

CARBONE (raccogliendolo sollecitamente)

    La compagnia

    nostra è senza bandiera. Ma oggi, in fede mia,

    la più bella del campo l'alzeranno i Cadetti.

ROSSANA (sorridendo)

    E così piccolino!

CARBONE (attaccando il fazzoletto alla punta della sua lancia di capitano)

                         Ma con tanti merletti!

UN CADETTO (agli altri)

    Or morrei, vedi, senza il menomo rimpianto,

    se avessi nello stomaco una noce soltanto!

CARBONE (che lo ha udito, indignato)

    Parlar di cibo, quando una donna squisita!...

ROSSANA

    L'aria del campo è fine e anch'io sono sfinita.

    Pasticci freddi e vini scelti; questo sol vo'!

    - Volete voi portarmi tutto ciò?

Costernazione.

UN CADETTO

                                                Tutto ciò?

UN ALTRO

    Dove prenderlo? Dove? gran Dio!

ROSSANA (tranquillamente)

Lì, nel mio legno!

TUTTI

    Che?

ROSSANA

    Ma poi ci vorrebbe uno scalco d'ingegno.

    Signori miei, guardate più presso il mio cocchiere:

    un uomo prezioso non vi par di vedere?

I CADETTI (precipitandosi verso la carrozza)

    Ragueneau!

ROSSANA (seguendoli con gli occhi)

                  Poveretti!

CIRANO (baciandole la mano)

                               Oh, buona fata!

RAGUENEAU (in piedi sulla cassetta come un ciarlatano di piazza)

                                                   Schiavo

    vostro, signori miei.. Signori!.

Entusiasmo.

I CADETTI

                                               Bravo, bravo!

RAGUENEAU

    Gli Spagnuoli, vedendo passar nel legno mio

    tante grazie, non videro questa grazia di Dio!

Applausi.

CIRANO (piano a Cristiano)

    Cristiano!

RAGUENEAU

                  La troppa galanteria turbò

    tutti...

    (trae dalla cassetta un piatto che solleva giubilando)

    e la galantina incolume passò!

Applausi. La galantina passa di mano in mano.

CIRANO (piano a Cristiano)

    Odi.

RAGUENEAU

    E gli occhi il capriccio di Venere velando,

    Diana fe' il capretto...

    (brandisee un cosciotto)

    passare in contrabbando!

Entusiasmo. Il cosciotto è ghermito da venti mani tese.

CIRANO (piano a Cristiano)

    Vorrei parlarti!

ROSSANA (ai cadetti che tornano avanti carichi di vettovaglie, e accennando loro che le pongano per terra)

                       Giù!

    (stende la tovaglia sull'erba, aiutata dai due imperturbabili servitori che erano dietro la carrozza)

ROSSANA (a Cristiano nel momento che Cirano stava per trarlo da parte)

                            Fate qualcosa voi!

Cristiano ua ad aiutarla. Movimento d 'inquietudine in Cirano.

    Un paon coi tartufi!

PRIMO CADETTO (che viene avanti giubilando nel tagliare una fetta di prosciutto)

    Lampi e tuoni! Di noi

    non si dirà che andammo a farci aprire il petto

    senza una scorpacciata...

    (correggendosi tosto, nel vedere Rossana)

    Scusi, senza un banchetto!

RAGUENEAU (lanciando i cuscini della carrozza)

    I cuscini son pieni d'ortolani!

Tumulto. Si sventrano i cuscini. Risa. Gioia.

TERZO CADETTO

                                            Ecco i vini!

RAGUENEAU (lanciando bottiglie di vino bianco)

    Bottiglie di topazi!...

    (di vino rosso)

                                  Bottiglie di rubini!

ROSSANA (gittando una tovaglia legata a Cirano)

    Sciogliete qua!... Su, svelto! imbandite la mensa!

RAGUENEAU (brandendo una lanterna strappata)

    Ogni lanterna fa da piccola dispensa

CIRANO ( piano a Cristiano, mentre stendono la tovaglia)

    Occorre ch'io ti parli prima che tu le parli!

RAGUENEAU (sempre più lirico)

    La mia frusta ha per manico una salsiccia d'Arli!

ROSSANA (versando del vino e servendo)

    Poi che ci fanno uccidere, perché saremmo buoni

    col resto dell'esercito? - Tutto per i Guasconi!

    E se viene De Guiche, che nessun gli dia retta,

    né l'inviti!

    (andando dall'uno all'altro)

    C'è tempo - Piano, non tanta fretta!

    Bevete un po'! - Perché piangete?

PRIMO CADETTO

    Quel paone!...

ROSSANA

    Rosso o bianco? - Del pane al capitan Carbone!

    - un coltello! - Qua il piatto - Una crostata? - Ancora?

    Vi servo io! - Champagne!

CIRANO (che la segue, carico le braccia di piatti, aiutandola a servire)

    Mai l'ho amata come ora!

ROSSANA (a Cristiano)

    E voi?

CRISTIANO

            Niente.

ROSSANA

    Un biscotto... nel moscato... Due dita!

CRISTIANO (tentando trattenerla)

    Dite, perché veniste?

ROSSANA

                                  Ancor non ho compita

    l'opera mia... Tacete... Tra poco...

LE BRET (che era risalito al fondo per porgere un pane, in cima a una lancia, alla sentinella della trincea)

                                                     Il Conte!

CIRANO

    Presto!

    Su, nascondete tutto: piatti e bottiglie!

    (a Ragueneau)

                                        Lesto,

    rimonta tu! - Fingiamo come niente! Così!

    Tutto è nascosto?

In un batter d'occhio tutto è stato ricacciato nelle tende, o nascosto sotto i vestiti, sotto i mantelli, nei feltri. - De Guiche entra frettolosamente, e si ferma d'un tratto, fiutando. - Pausa.

SCENA VII

I precedenti, De Guiche.

DE GUICHE

    Come ci odora bene qui!

UN CADETTO (canticchiando in aria disinvolta)

    To, lo, lo, lo!...

DE GUICHE (fermandosi e guardandolo)

                        Che avete? Perché sì rosso?

IL CADETTO

    Io?... Niente.

    E’ il sangue... Ci battiamo fra poco... Si risente!

UN ALTRO

    Pum... pum...

DE GUICHE (volgendosi)

                       Che è ciò?

IL CADETTO (un poco ebbro)

                                  È certa canzone che so io!

    Una piccola...

DE GUICHE

                        Siete gaio, ragazzo mio!

IL CADETTO

    L'imminente pericolo!

DE GUICHE (chiamando Carbone per dare un ordine)

                                    Capitano!... io...

    (si ferma vedendolo)

    Cospetto!

    Anche voi, capitano, avete un bell'aspetto!

CARBONE (paonazzo, nascondendo una bottiglia dietro il dorso con gesto evasivo)

    Oh! ...

DE GUICHE

              Mi restava un sol cannon.

L'ho fatto porre

    (mostra un angolo nella quinta)

    in quel canto. Potrete servirvene, se occorre.

UN CADETTO (dondolandosi)

    Gentil attenzione!

UN ALTRO (sorridendogli graziosamente)

                              Dolce sollecitudine!

DE GUICHE

    Ma che, son matti?

    (secco)

Non avendo l'abitudine

    del cannone, badate al rincùlo!

PRIMO CADETTO

                                               Pfft!

DE GUICHE (andando a lui, furioso)

                                                    Ma! ...

IL CADETTO

    Il cannon dei Guasconi mai non rinculerà!...

DE GUICHE (prendendolo per il braccio e scuotendolo)

    Voi siete ebbro!... Di che?

IL CADETTO (fiero)

Dell'odor della polvere!

DE GUICHE (alzando le spalle, lo respinge e va premurosamente a Rossana)

    Via, signora, che avete deciso di risolvere?

ROSSANA

    Resto!

DE GUICHE

           Fuggite!

ROSSANA

                     No!

DE GUICHE

                              Allor, poi ch'è così,

    mi sia dato un moschetto!

CARBONE

                                       Come?

DE GUICHE

    Anch'io resto qui...

CIRANO

    Finalmente, signore! Questo è coraggio schietto!

PRIMO CADETTO

    Sareste voi Guascone, ad onta del merletto?

ROSSANA

    Che! ...

DE GUICHE

           Una donna in rischio non uso di lasciare!

SECONDO CADETTO (al primo)

            Evvia! Mi par si possa ben dargli da mangiare!

Tutte le vettovaglie ricompaiono come per incanto.

DE GUICHE (a cui si accendono gli occhi)

    Dei viveri!

TERZO CADETTO

                Ne vengono fuor da tutte le vesti!

DE GUICHE (signoreggiandosi, alteramente)

    E pensar vi potete che io mangi i vostri resti?

CIRANO (salutando)

    Fate progressi! Bravo!

DE GUICHE (fieramente)

                                    Mi batterò benone

    digiuno!

PRIMO CADETTO (esultando di gioia)

                Gli è un Guascone!

DE GUICHE (ridendo)

                              Sì?

IL CADETTO

Gli è un vero Guascone!

Si mettono tutti a ballare.

CARBONE (che è scomparso da qualche momento dietro la trincea, ricomparendo sulla cresta)

    I miei picchier son pronti, più che mai fieri in vista!

    (mostra una linea di picche oltrepassanti la cresta)

DE GUICHE (a Rossana, inchinandosi)

    La mia mano accettate per passarli in rivista?...

Ella gli dà la mano, salgono insieme verso la scarpata. Tutti si scoprono e li seguono.

CRISTIANO (andando a Cirano, vivamente)

    Di' presto!

Nel momento in cui Rossana compare sulla cima, le lance scompaiono abbassate nel saluto; si leva un grido, ella s'inchina.

I PICCHIERI (di fuori)

    Viva!

CRISTIANO

           Dimmi il tuo segreto....

CIRANO

                                             S’ella

CRISTIANO

    Ebbene, su, continua...

CIRANO

                                  Mai ti parlasse della

    corrispondenza nostra!...

CRISTIANO

                                        So ben!..

CIRANO

    Non mostrar mica

    di stupirti...

CRISTIANO

                      Di che?

CIRANO

                              Bisogna ch'io ti dica!...

    Oh, Dio! è semplicissirno! e vedendola adesso

    ci penso. Tu le..

CRISTIANO

                             Presto! ...

CIRANO

    Tu... le hai scritto più spesso

    che non ti creda...

CRISTIANO

                             Come!

CIRANO

    Sì; poiché m'ero tolta

    l'impresa, interpretavo la tua fiamma; e talvolta

    io le scrivevo senza avvisartene ai~atto.

CRISTIANO

    Ah?

CIRANO

          È naturalissimo!

CRISTIANO

    Ma, dimmi: e come hai fatto,

    da che c'è il blocco, per?...

CIRANO

    Prima che fosse desto

    il campo, attraversavo...

CRISTIANO (piegando le braccia)

                                  Naturale anche questo?

    E quante volte hai scritto per settimana?... Molte?

    Due - Tre? -

CIRANO

                     Più.

CRISTIANO

                          Ogni giorno?

CIRANO

    Ogni giorno. - Due volte.

CRISTIANO (violentemente)

    E ciò t'inebriava, ti facea tal effetto

    che sfidavi la morte...

CIRANO (vedendo Rossana, che ritorna)

    No... Non al suo cospetto!

    (rientra in fretta nella sua tenda).

SCENA VIII

Rossana, Cristiano: in fondo, andirivieni di cadetti. Carbone e De Guiche danno degli ordini.

ROSSANA (correndo verso Cristiano)

    E adesso!...

CRISTIANO (prendendole le mani)

    Adesso dimmi perché questo tragitto

    fra gli orror della guerra...

ROSSANA

    Per queIlo che m'hai scritto!

CRISTIANO

    Come! ...

ROSSANA

                 Peggio per voi se volli correr tanti

    rischi! - Furon le vostre lettere inebbrianti!

    Pensate quante lettere da un mese, e sempre più

    belle, m'avete scritto, pensate!

CRISTIANO

                                               Dunque fu

    per qualche letterina d'amor...

ROSSANA

No tu non sai!

    Taci! Da quella prima sera - è ver- t'adorai

    che sotto al mio balcone, con una voce affatto

    nuova, l'anima tua mi si svelò d'un tratto.

    Leggere le tue lettere fu come udir durante

    un mese la tua voce, tenera, insinuante

    d'allor. Peggio per te se venni qui. La casta

    Penelope, anche lei, non sarebbe rimasta

    a ricamar tranquilla sotto il suo tetto, se

    Ulisse avesse scritto lettere come te.

    Ma per cercarlo avrebbe, al par d'Elena insana

    mandato a spasso i suoi gomitoli di lana.

CRISTIANO

    Ma...

ROSSANA

           Leggevo, tornavo a leggere, il diletto

    mi vinceva. Ero tua, ed era ogni foglietto

    un petalo staccato dal fiore del tuo cuore.

    In ciascuna parola ci si sente l'amore,

    l'amor possente, schietto...

CRISTIANO

    Ah, sì? schietto e possente?

    Si sente, è ver, Rossana?...

ROSSANA

                               Ahimé, se ci si sente!

CRISTIANO

    E voi venite?...

ROSSANA

                         Vengo (Cristiano, Signor mio,

    poiché se inginocchiarmivi davanti voless'io,

    voi mi rialzereste: ecco, non la persona,

    ma, né potrete alzarla, ecco l'anima prona!)

    a chiederti perdono vengo (ed è veramente

    l'ora, poiché la morte può essere imminente)

    perdono dell'insulto che la mia frivolezza

    ti fece, nell'amarti per la sola bellezza!

CRISTIANO (con spavento)

    Ah! Rossana!

ROSSANA

                     Ma poi, men frivola, io fui quale

    l'augello che salta, prima di spiccar l'ale:

    la beltà trattenendomi, l'anima a un tempo stesso

    traendomi, io t'amai per ambo insieme!.;.

CRISTIANO

E adesso?

ROSSANA

    E adesso tu medesimo sopra di te l'hai vinta,

    e per l'anima sola io mi ti sento avvinta.

CRISTIANO (indietreggiando)

    Ah, Rossana!

ROSSANA

    Gioisci, dunque. Inspirar amore

    sol per una caduca maschera esteriore

    dev'esser per un nobile cuore uno strazio. Ma

    l'anima tua cancella il tuo bel viso. E già

    quella cara bellezza per cui prima ti amai,

    or che ci vedo meglio, più non la vedo omai!

CRISTIANO

    Oh!

ROSSANA

         Ancor di tal vittoria non sei forse sicuro?

CRISTIANO (con dolore)

    Rossana!

ROSSANA

               Intendo: ancora tu non credi a un sì puro

    amor?

CRISTIANO

            Codesto amore io non lo voglio. Io vo'

    esser semplicemente amato per...

ROSSANA

                                                    Per ciò

    che fin oggi ti valse di tante altre l'amore?

    Ma lasciatevi amare in un modo migliore!

CRISTIANO

    No, meglio prima.

ROSSANA

                       Ah, tu non puoi saper che avviene

    in me. Gli è or che meglio t'amo, che t'amo bene.

    Gli è ciò che è tuo che adoro, e adesso agli occhi rniei

    potresti esser men bello...

CRISTIANO

                                        Taci!

ROSSANA

                                              Ancor t'amerei!

    Anche la tua bellezza s'offuscasse del tutto!

CRISTIANO

    Taci. No, non dir questo!

ROSSANA

                                         Lo ripeto!

CRISTIANO

Che? brutto?

ROSSANA

    Brutto, sì! te lo giuro!

CRISTIANO

                                    Ah, mio Dio!

ROSSANA

    Sei contento,

    felice?

CRISTIANO (con voce soffocata)

            Sì...

ROSSANA

                Che hai?...

CRISTIANO (dolcemente, respingendola)

    Niente... Aspetta... Un momento...

ROSSANA

    Ma?...

CRISTIANO (indicandole un gruppo di cadetti in fondo)

           L'amor mio ti tolse a quei meschini... Va'

    a sorridere un poco a chi presto morrà!...

ROSSANA (intenerita)

    Oh, Cristiano mio!...

Ella va verso i Guasconi che le fanno ressa intorno rispettosamente.

SCENA IX

Cirano, Cristiano: in fondo Rossana che parla con Carbone e con alcuni cadetti.

CRISTIANO (chiamando verso la tenda di Cirano)

    Cirano?

CIRANO (ricomparendo armato per la battaglia)

                                           Che? Perché

    sì pallido?

CRISTIANO

                 Non mi ama più!

CIRANO

                                         Come?

CRISTIANO

                                                   Ella ama te!

CIRANO

    Ma no!...

CRISTIANO

                  Ella non ama più che il mio còr.

CIRANO

    Ma no.

CRISTIANO

    Sì! Te ama ella, dunque - e tu l'ami!

CIRANO

                                                       Io?

CRISTIANO

                                                         Lo so.

CIRANO

    È vero.

CRISTIANO

            Come un pazzo, perdutamente.

CIRANO

                                                          Molto

    più!

CRISTIANO

    Diglielo!

CIRANO

               Giammai!

CRISTIANO

                             Perché?

CIRANO

                                       Guardami in volto!

CRISTIANO

    Ma ella mi amerebbe brutto!

CIRANO

                                             Lo ha detto?

CRISTIANO

    Qui!

CIRANO

    Ah, son felice ch'ella ti abbia detto così!

    Ma, va' va', non la credere questa cosa insensata!

    Io sono, oh Dio, felice ch'ella l'abbia pensata;

    non prenderla alla lettera, però, non diventare

    brutto. - Me ne vorrebbe troppo.

CRISTIANO

    Voglio provare!

CIRANO

    No!

CRISTIANO

        Voglio ch'ella scelga. Tu dirai tutto a lei.

CIRANO

    No! Non questo supplizio.

CRISTIANO

    Io dunque ucciderei

    la tua felicità, perché non ho il tuo naso?

    Sarebbe ingiusto!

CIRANO

                             Ed io la tua, perche dal caso,

    che ci fa quel che siamo e così differenti,

    ebbi il dono di esprimere... ciò che forse tu senti?

CRISTIANO

    Dille tutto!

CIRANO

                   Ti prego, cessa: tu mi fai male!

CRISTIANO

    Portar, no, più non voglio in me stesso un rivale!

CIRANO

    No, Cristiano!

CRISTIANO

    Il vincolo che unì le nostre parti

    si può, se ancor vivremo, spezzar!

CIRANO

    Non ostinarti!

CRISTIANO

    Sì: voglio essere amato sol per me stesso o no!

    - Vado a veder che accade laggiù, un momento. Andrò

    fino in fondo del posto. Parlale, e ch'ella scioglia

    il dubbio...

CIRANO

                    Sarai tu l'eletto.

CRISTIANO

    Il Ciel lo voglia

    (chiama)

    Rossana!

CIRANO

                No! no!

ROSSANA

    (accorre)

                           Eccomi.

CRISTIANO

Tuo cugino ha qualcosa

    da dirti, molto grave...

Ella si avvicina a Cirano. Cristiano esce.

SCENA X

Rossana, Cirano, pai Le Bret, Carbone, i cadetti, Ragueneau, De Guiche ecc.

ROSSANA

                                Molto grave?

CIRANO (smarrito)

    Or chi osa!

    (a Rossana)

    Niente!... Ei dà corpo a l'ombre... - voi l'avrete notato

    - ei s'adombra d'un nulla! Niente...

ROSSANA (vivamente)

Avrà dubitato

    di ciò che ho detto?... Il dubbio mi muove manifesto!

CIRANO (prendendole le mani)

    Ma voi gli avete detto la verità del resto?

ROSSANA

    Sì, sì, l'amerei anche...

    (esita un secondo)

CIRANO (sorridendo ancora)

                                    La parola vi fa

    esitare per me?...

ROS SANA

                           Gli è che...

CIRANO

                                          Non mi dorrà.

    - Anche brutto?

ROSSANA

                         Anche brutto!

Scoppio di moschetteria di fuori.

    Sentite... Hanno tirato!

CIRANO (con ardore)

    Orribile?

ROSSANA

                Anche orribile!

CIRANO

                                     Svisato anche?

ROSSANA

    Svisato!

CIRANO

    Grottesco?

ROSSANA

                  Niente può renderlo agli occhi miei

    grottesco!

CIRANO

                E l’amereste?

ROSSANA

    Quasi più lo amerei!

CIRANO (fuor di sé, a parte)

    Dio, forse è vero... Questa è la felicità!

    (a Rossana)

    Io... Rossana...

LE BRET (entra rapidamente e chiama sottovoce)

                       Cirano!

CIRANO (volgendosi)

                                Che c'è?

LE BRET

                                           Per carità!

    (gli dice gualche parola pianissimo)

CIRANO (lasciando sfuggire la mano di Rossana, con un grido)

    Ah! ...

ROSSANA

          Che avete?

CIRANO (a se stesso con stupore)

                      È finito!

Nuoua detonazione.

ROSSANA

                                 Che? Tornano a tirare?

    (va in fondo per guardare)

CIRANO

    È finito. Mai più potrò continuare!

ROSSANA (volendo slanciarsi)

    Che c'è?

CIRANO (trattenendola)

             Nulla!

Sono entrati alcuni cadetti nascondendo qualche cosa che portano, e formano un gruppo che impedisce a Rossana di accostarsi

ROSSANA

                  E quegli uomini?

CIRANO (allontanandola)

    Non so... non vi badate!...

    Venite via.

ROSSANA

                Ma voi che cosa volevate

    dirmi?

CIRANO

         Ciò che volevo dirvi... Oh, niente, vi giuro...

    (solennemente)

    Vi giuro che lo spirito di Cristiano, il puro

    suo cuore erano...

    (riprendendosi con terrore)

                             sono...

ROSSANA

                                     Erano?

    (con un gran grido)

                                             Ah!

    (si precipita e scosta tutti)

CIRANO

    E finito!

ROSSANA (vedendo Cristiano disteso nel suo mantello)

    Cristiano!

LE BRET (a Cirano)

                  Il primo colpo di fuoco l'ha ferito!

Rossana si butta sul corpo di Cristiano. Nuovi colpi di fuoco. Rumor di grilletti. Tamburi.

CARBONE (con la spada sguainata)

    Èl'attacco. Ai moschetti!

    (seguito dai cadetti passa dall'altra parte della scarpata)

ROSSANA

                                    Cristiano!

LA VOCE DI CARBONE (dietro la scarpata)

    Su, alla spiccia!

ROSSANA

    Cristiano!

CARBONE

                 Allineatevi!

ROSSANA

                                Cristiano!

CARBONE

    Pronti!... Miccia!...

Ragueneau è accorso portando dell'acqua in un elmo.

CRISTIANO (con voce moribonda)

    Rossana! ...

CIRANO (in fretta e a bassa voce all'orecchio di Cristiano, mentre Rossana sconvolta bagna nell'acqua, per fasciarlo, un pezzo di tela strappatosi dal petto)

                    Io le parlai. Ella ama te tuttora.

Cristiano chiude gli occhi.

ROSSANA

    Parla!

CARBONE

           Bacchetta in alto!

ROSSANA (a Cirano)

                                   Dite, respira ancora?...

CARBONE

    Aprite con i denti la carica!

ROSSANA

                                         Toccate:

    La sua gota si gela contro la mia...

CARBONE

                                                      Mirate

ROSSANA

    Ha una lettera in dosso.

    (la apre)

                              È per me.

CIRANO (a parte)

                                        La mia!

CARBONE

                                                  Fuoco!

Colpi di moschetto. Grida, rumor di battaglia.

CIRANO (volendo liberar la mano che Rossana, inginocchiata, ritiene)

    Ma, vedete, si battono!

ROSSANA (trattenendolo)

    Restate ancora un poco.

    È morto! Dite voi che sì gli foste unito:

    (piange sommessa)

    - Non era veramente un essere squisito?

CIRANO (in piedi, a capo scoperto)

    Sì, Rossana.

ROSSANA

                  Poeta, ch'altro non se ne udì

    più dolce?

CIRANO

                 Sì, Rossana.

ROSSANA

                                Mente sublime?

CIRANO

                                                      Sì,

    Rossana.

ROSSANA

                Cor profondo, anima sovrumana,

    ignota al volgo e tanto soave?

CIRANO (fermamente)

                                              Sì, Rossana!

ROSSANA (gettandosi sul corpo di Cristiano)

    Or è morto!

CIRANO (a parte, sguainando la spada)

                  Ed a me non resta altro conforto

    che di morir, poi ch'ella mi piange in questo morto!

Trombe da lontano.

DE GUrCHE (che ricompare sulla trincea, senza cappello, ferito in fronte, con voce tuonante)

    È il segnal convenuto. Udite i nostri ottoni!

    I Francesi ritornano con le munizioni!

    Reggete ancora un poco!

ROSSANA

    Sul suo foglio si mesce

    sangue e pianto!

UNA VOCE (che grida di fuori)

                          Arrendetevi!

VOCE DI CADETTI

                                           No!

RAGUENEAU (che, arrampicatosi sulla carrozza, guarda la battaglia per di sopra la scarpata)

    Lo scompiglio cresce!

CIRANO (a De Guiche, mostrandogli Rossana)

    Voi traetela, via, mentre io vo' a misurarmi!

ROSSANA (baciando la lettera, con voce morente)

    Il suo pianto, il suo sangue!

RAGUENEAU (balzando giù dalla carrozza per correre verso di lei)

                                           Sviene!

DE GUICHE (sulla trincea, ai cadetti, con rabbia)

                                                     Fermi!

UNA VOCE (di fuori)

    Giù l'armi.

VOCI DI CADETTI

    No!

CIRANO (a De Guiche)

        Conte, il valor vostro oggi avete dimôstro.

    (mostrandogli Rossana)

    Salvatela fuggendo!

    DE GUICHE (correndo a Rossana, e sollevandola nelle sue braccia)

                               Sia, ma il trionfo è nostro

    se tempo si guadagna!

CIRANO

                                   Sta bene!

    (gridando verso Rossana che De Guiche, aiutato da Ragueneau, porta via svenuta)

                                               Addio, Rossana!

Tumulto. Grida. Alcuni cadetti ricompaiono feriti e vengono a cader sulla scena. Cirano, che si precipita nel combattimento, è fermato sulla cresta da Carbone di Castel Geloso coperto di sangue.

CARBONE

    Si piega. Io stesso ho due colpi di partigiana!

CIRANO (gridando ai Guasconi)

    Forza. Fermi, coraggio!

    (a Carbone che egli sostiene)

    Non dubitare, oggi io

    ho a vendicar due morti: Cristiano e il cuor mio!

Vengono avanti. Cirano brandisce la lancia, alla quale è attaccato il fazzoletto di Rossana.

    Fluttua, picciol vessillo con le sue cifre, sprona

    i cuori!

    (pianta la lancia in terra: grida ai cadetti)

              Addosso! Addosso!

    (al piffero)

                                         E tu, piffero, suona!

Il piffero suona. Alcuni feriti si rialzano. Alcuni cadetti  scavalcando la scarpata, vengono ad aggrupparsi intorno a Cirano e alla piccola bandiera. La carrozza si copre e si riempie di uornini, si fa irta di archibugi, si trasforma in ridotto.

UN CADETTO (che comparisce rinculando sulla scarpata, tuttavia battendosi, grida)

    Montan.

    (e cade morto)

CIRANO

              Li accoglieremo.

La scarpata si corona in un attimo di una linea terribile di nemici; i grandi stendardi degli imperiali si levano.

                                      Fuoco!

Scarica generale.

GRIDO (nelle file nemiche)

                                              Fuoco!

Risposta micidiale. I cadetti cadono da tutte le parti.

UN UFFICIALE SPAGNOLO (scoprendosi)

    Che gente

    è questa che muor tutta così ferocemente?

CIRANO (recitando, ritto in mezzo alle palle)

    Questi son i Cadetti di Guascogna

    di Carbonello, di Castel Geloso,

    gradassi e mentitor senza vergogna!

    (si lancia seguito dai pochi superstiti)

    Questi sono i Cadetti...

Il resto si perde nella battaglia.


Atto quinto

LA GAZZETTA DI CIRANO

Quindici anni dopo, nel I655. Il parco del convento delle Dame della Croce a Parigi. Ombre solenni. A sinistra la casa: vasta scala su cui si aprono parecchie porte. Un albero enorme in mezzo della scena, solitario, nel centro d'una piccola piazza ovale. A destra, in primo piano, tra alti bossi, un banco di pietra semicircolare Tutto il fondo del teatro  è attraversato da un viale di castagni, che finisce a destra, in quarto piano, alla porta di una cappella, intravista tra le rame. Attraverso la doppia cortina d'alberi di questo viale, si scorgono fughe di verde, altri viali, boschetti, le profondità del parco, il cielo. La cappella apre una porticina laterale su di un colonnato, che una rubiconda vigna inghirlanda, la vigna viene a perdersi a destra, in primo piano, dietro i bossi. È l'autunno, tutto il fogliame è rosso sulle erbe fresche. Una macchia di foglie gialle su ciascun albero. Macchie fosche di bossi e di tassi rimasti verdi. Le foglie cospargono tutta la scena, scricchiolano sotto i passi, nei viali, coprono a metà la scala el i banchi. Tra il banco di  destra e l'albero un gran telaio di ricamo, innanzi a cui è portata una piccola sedia. Canestri pieni di uncinetti e di gomitoli. Il ricamo è cominciato. All'alzarsi della tela, delle suore vanno e vengono nel parco; alcune sono sedute sul banco intorno a una religiosa più attempata. Delle foglie cadono.

SCENA I

Madre Margherita, suora Marta, suora Clara, le suore.

SUORA MARTA (a madre Margherita)

    Suora Clara due volte guardò come le stava

    la sua cuffia, davanti allo specchio!

MADRE MARGHERITA (a suora Clara)

    Ma brava!

SUORA CLARA

    Ma suor Marta ha ripreso stamane dalla torta

    una susina!

MADRE MARGHERITA (a suora Marta)

                  È un vizio della più brutta sorta

SUORA CLARA

    Appena un'occhiatina!

SUORA MARTA

                                   Una prugna tantina!

MADRE MARGHERITA

    Quando il signor Cirano verrà da sua cugina

    glielo diremo.

SUORA CLARA (spaventata)

                            No, ci piglierà in canzone!

SUORA MARTA

    Dirà che siam civette!

SUORA CLARA

                                   E ghiotte!

MADRE MARGHERITA (sorridendo)

    E tanto buone!

SUORA CLARA

    È vero, madre Margherita di Gesù,

    ch'egli viene ogni sabato, son già dieci anni?

MADRE MARGHERITA

    E più!

    Da quando ai nostri rozzi veli mischiò Rossana

    il lutto della sua fine cuflia mondana

    che, or son quattordici anni, a cader tra noi venne

    come un uccello nero tra uccelli a bianche penne!

SUORA MARTA

    Egli solo, da ch'ella vive qui nel convento,

    sa distrarre un dolore che non ha lenimento.

TUTTE LE SUORE

    Che burlone! - Si sta contente quando viene!

    - Ci burla! - È tanto amabile! - Gli vogliam tanto bene!

    - Fabbrichiamo per lui qualche manicaretto!

SUORA MARTA

    Ma in fondo egli non è cattolico perfetto!

SUORA CLARA

    Noi lo convertiremo!

LE SUORE

                                  Sì, sì!

MADRE MARGHERITA

                                          Non vi consento

    di ritornar con lui sopra questo argomento...

    Lasciatelo tranquillo. Facilmente, se no,

    non verrà più...

SUORA MARTA

                        Ma... Dio!

MADRE MARGHERITA

                                     Non temete di ciò!

    Dio lo deve conoscere!

SUORA MARTA

    Ma pur con sì gradasso

    modo mi dice il sabato: «Anch'ieri ho fatto grasso!»

MADRE MARGHERITA

    Ah, sì? vi dice questo? - E sabato passato

    eran quarantott'ore che non aveva mangiato!

SUORA MARTA

    Madre!

MADRE MARGHERITA

    È povero!

SUORA MARTA

                 Chi ve lo ha detto?

MADRE MARGHERITA

                                            Le Bret.

SUORA MARTA

    Non lo aiutano?

MADRE MARGHERITA

                          No. È troppo íier di sé.

In un viale del fondo si vede comparir Rossana, vestita di nero, col velo delle vedove, e con lunghe bende; De Guiche,  magnifico, un po’ invecchiato, cammina al fianco di lei. Procedono lenti. Madre Margherita si alza.

    - Torniamo dentro. Vedo venire a questa via

    Suor Maddalena con qualcuno in compagnia.

SUORA MARTA (piano a suora Clara)

    È il duca maresciallo di Grammont?

SUORA CLARA (guardando)

    Sì, mi pare.

SUORA MARTA

    Non veniva da un pezzo!

LE SUORE

                                    Avrà tanto da fare!

    La Corte! - I campi!

SUORA CLARA

                                Il mondo.

Escono. De Guiche e Rossana vengono avanti in silenzio e si fermano presso il telaio. Pausa.

SCENA II

Rossana, il duca di Grammont, già conte De Guiche, poi Le Bret e Ragueneau.

IL DUCA

    E vorrete qui tutto

    il tempo rimanere, invano bionda, in lutto?

ROSSANA

    Sempre.

IL DUCA

               Sempre fedele?

ROSSANA

                                   Sempre fedele, sì!

IL DUCA (dopo una pausa)

    Mi avete perdonato, dite?

ROSSANA

                                       Poi che son qui!

Nuovo silenzio.

IL DUCA

    Era davvero un uomo...?

ROSSANA

    Sol chi l'ha conosciuto

    può dirlo!

IL DUCA

    Troppo poco in pratica l'ho avuto.

    ... E l'ultima sua lettera seguita sempre a stare

    sul vostro cuore?

ROSSANA

                         Sempre, come uno scapolare.

IL DUCA

    Anche morto l'amate?

ROSSANA

                                   Talor parmi perfino

    che non sia in tutto morto, che il suo cuor sia vicino

    al mio, che l'amor suo mi circondi da presso

    ognor vivo.

IL DUCA (dopo un'altra pausa)

                   E Cirano viene a vedervi?

ROSSANA

    Spesso.

    - Il nostro vecchio amico mi fa or da giornale.

    Viene, puntualmente: il posto abituale

    è sotto codesto albero; lo aspetto ricamando:

    l'ora solita suona; e, senza fallo, quando

    l'ultimo colpo batte, odo - poi che non giro

    più gli occhi - il suo bastone. Siede, mi prende in giro

    su questo interminabile ricamo, e poi mi f

    la cronaca...

In cima le scale compare Le Bret.

                   Le Bret!

Le Bret vien giù.

                           Cirano come sta?

LE BRET

    Male!

IL DUCA

          Come!

ROSSANA (al duca)

                  Egli esagera!

LE BRET

    Quel che avevo predetto:

    l'abbandono, l'inedia! Si capisce; è l'effetto

    delle satire: sempre novelle inimicizie!

    Attacca i falsi nobili, le probità fittizie,

    i falsi coraggiosi, i plagiari. - E un furore!

ROSSANA

    Ma la sua spada inspira un profondo terrore!

    Mai non la spunteranno con quell'uomo.

IL DUCA (crollando la testa)

    Chi sa!

LE BRET

    Ciò ch'io temo per lui non son gli attacchi, ma

    la miseria, la fame, il dicembre che arriva

    nella camera oscura in visita furtiva:

    nemici formidabili più d'ogni spadaccino!

    - Ogni giorno che passa, più stringe il cinturino.

    Toni di vecchio avorio gli hanno il naso ingiallito;

    né mai possiede più di un unico vestito!

IL DUCA

    Gli mancò la fortuna! - Ma, tanto, fu suo fallo!

    Non lo commiserate.

LE BRET (con amaro sorriso)

             Ah! signor Maresciallo!

IL DUCA

    Non lo commiserate: volle esser troppo fiero,

    libero d'atti, come libero di pensiero.

LE BRET (come sopra)

    Signor Duca!...

IL DUCA (sdegnosamente)

                        Lo so!... Io ho tutto, egli niente...

    Ma gli darei la mano immediatamente.

    (salutando Rossana)

    Addio.

ROSSANA

               Vi riconduco.

Il duca saluta Le Bret e si dirige insieme con Rossana verso la scalinata.

IL DUCA (fermandosi mentr'ella sale)

                                Sì, talvolta m'avviene

    d'invidiarlo. - Quando si visse troppo bene,

    anche se non si sia fatto nulla di male,

    si ha di sé mille piccole nausee, il cui totale

    non dà un rimorso, no, ma un oscuro tormento:

    e i mantelli ducali nel loro paludamento

    traggon, mentre si salgon le scale sfolgoranti,

    romor d'illusioni cadute e di rimpianti,

    siccome, allor che lenta salite a quelle porte,

    sotto la vostra gonna fruscian le foglie morte!

ROSSANA (ironica)

    Voi triste!...

IL DUCA

                    Eh, sì!

    (nel punto di uscire, a un tratto)

                          Le Bret!

    (a Rossana)

    Permettete? - Un momento!

    (va a Le Bret, e sottovoce)

    È vero, sì nessuno non avrebbe ardimento

    d'attaccarlo; ma molti lo detestano a morte.

    E qualcun mi diceva ieri, giuocando, a Corte:

    «Quel Cirano potrebbe morir d'un accidente!»

LE BRET

    Ah?

IL DUCA

         Sì. Ch'esca di rado. Sia prudente.

LE BRET (levando le mani al cielo)

    Prudente

    lui! Verrà qui fra poco. L'avvertirò... ma...

ROSSANA (che è rimasta sulle scale, a una suora che le si avvicina)

    Chi

    mi cerca?

LA SUORA

                 Ragueneau.

ROSSANA

                                Fatelo venir qui.

    (al duca e a Le Bret)

    Viene a pianger miserie. Presagli fantasia

    d'esser autor drammatico, diventò via via

    cantor...

LE BRET

                 Bagnino...

ROSSANA

                                Attore...

LE BRET

                                            Bidello....

ROSSANA

    Parrucchiere.

LE BRET

    Maestro di tiorba...

ROSSANA

                              Or qual è il suo mestiere?

RAGUENEAU (entrando precipitosamente)

    Ah! Signora!

    (vede Le Bret)

                      Signore!

ROSSANA (sorridendo)

                                  Narrate le profonde

    vostre disgrazie a lui. Tornerò.

RAGUENEAU

                                               Ma...

Rossana esce senza ascoltarlo, col duca. Egli torna verso Le Bret.

SCENA III

Le Bret, Ragueneau.

RAGUENEAU

                                                    D'altronde,

    poi che ci siete voi, meglio che la signora

    non sappia! - Andavo appunto dal vostro amico or ora

    ed ero a venti passi, quando lo vedo uscire.

    M'affretto per raggiungerlo. Sta per iscomparire

    dietro la cantonata... Io studio il passo, quando

    vien giù da una finestra, - e ancora io mi dimando

    se fu soltanto un caso - un gran fusto di legno...

LE BRET

    Vili!... Oh, povero amico!

RAGUENEAU

                           Io giungo e vedo...

LE BRET

    Ah, indegno

    destino!

RAGUENEAU

         ... il nostro amico per terra, e con in testa

    un gran buco onde il sangue di zampillar non resta.

LE BRET

    Morto.

RAGUENEAU

             No! ma... In che stato a casa lo portai

    nella camera sua! - Qual camera! Se mai

    la vedeste!

LE BRET

                 Ora soffre?

RAGUENEAU

                                 È svenuto.

LE BRET

                                              Ha un dottore?

RAGUENEAU

    Ne potei trovar uno che venne per favore.

LE BRET

    Mio povero Cirano! - Non lo diciamo a un tratto

    a Rossana! - E il dottore?

RAGUENEAU

    Ha... - ma non so più affatto

    - parlato di meningi, di... Ah, se lo vedeste

    con la testa fasciata, ah, che pietà ne avreste!

    Corriamo! - Non c'è alcuno - capite? - al capezzale:

    la più lieve imprudenza potrebb'esser fatale.

LE BRET (traendolo verso destra)

    Passiam per la cappella. Si fa più presto. Andiamo!

ROSSANA (comparendo in cima alle scale e vedendo Le Bret allontanarsi tra il colonnato che mena alla piccola porta della cappella)

    Signor Le Bret!

Le Bret e Ragueneau se la svignano senza rispondere.

                  Le Bret va via quando io lo chiamo?

    Sarà di Ragueneau qualche altra storiella!

    (discende)

SCENA IV

Rossana sola, poi due suore, per poco.

ROSSANA

    Quest'ultima giornata di settembre è pur bella!

    Ecco, la mia tristezza sorride. Il sol d'Aprile

    la turba; la blandisce l'autunno gentile.

Siede al telaio. Due suore escono dalla casa e portano una grande poltrona sotto l'albero.

    Ecco del vecchio amico la classica poltrona.

SUORA MARTA

    Di tutto il parlatorio è anche la più buona!

ROSSANA

    Grazie, sorella.

Le suore s'allontanano.

                          Adesso verrà.

    (si dispone a lavorare. Si ode suonar l'orologio)

    Già suona l'ora.

    - I gomitoli? - L'ora è suonata, ed ancora

    non viene? Tarderebbe la prima volta?... Ma

    la suora portinaia forse... - il ditale?... è là! lo  -

    esorta a penitenza.

    (una pausa)

                              Poverina! lo esorta!

    - Ma non può più tardare. - Guarda, una foglia morta!

    (caccia via col dito la foglia caduta sul ricamo)  No... Sarebbe - le forbici?... - nella mia borsa! - strano

    che non venisse. Certo viene.

UNA SUORA (comparendo in cima alla scala)

                                            Il signor Cirano.

SCENA V

Rossana, Cirano e per poco suora Marta.

ROSSANA (senza voltarsi)

    Che dicevo?

Si pone a ricamare. Cirano, pallidissimo, il cappello calato sugli occhi, compare. La suora che lo ha introdotto, va via. Egli comincia a scendere le scale lentamente con visibile  sforzo per reggersi in piedi, appoggiandosi al bastone: Rossana lavora al suo ricamo.

                  Ma come queste tinte appassite...

    assortir? ...

    (a Cirano, in tono di amichevole rimprovero)

                   Da quattordici anni che ci venite,

    in ritardo la prima volta!

CIRANO (che è giunto alla poltrona e si è seduto, con voce gaia, contrastante con la tristezza del volto)

                                      Avete ragione!

    Io ne scoppio! Ah, cospetto! Devo l'eccezione...

ROSSANA

    Ah! ...

CIRANO

         A una certa visita un poco inopportuna.

ROSSANA (distratta, lavorando)

    Forse qualche importuno?

CIRANO

È stata una importuna!

ROSSANA

    L'avete rimandata?

CIRANO

                               Sì; scusate - le ho detto -

    ma è sabato, giorno in cui ho per precetto

    io di recarmi in un certo luogo, e niente finora

    mi ha impedito d'andarvi: ripassate fra un'ora!

ROSSANA (leggermente)

    Bene, quella persona avrà la cortesia

    d'aspettar. Questa volta non vi lascio andar via

    prima di sera.

CIRANO

                      Forse, bisognerà ch'io parta

    prima!

Chiude gli occhi e tace per poco. Suora Marta attraversa il parco dalla cappella alla scala. Rossana, vedendola, le fa un piccolo segno col capo.

ROSSANA (a Cirano)

          Non tormentate la vostra Suora Marta?

CIRANO (vivamente, riaprendo gli occhi)

    Suora Marta! Accostatevi!

La suora va a lui.

    (con voce grossa e comica)

    Bell'occhio sempre basso!

SUORA MARTA (levando gli occhi sorridente)

    Ma...

    (vedendo il volto ha un moto di sorpresa)

          Oh! ...

CIRANO (piano, indicandole Rossana)

                 Tacete! E’ nulla.

    (forte con voce da spaccone)

    Anch'ieri ho fatto grasso!

SUORA MARTA

    Già.

    (tra sé)

         Per questo è sì pallido.

    (presto e sottovoce)

                                        Mi farete il piacere

    di venire più tardi in refettorio, a bere

    un po' di brodo? Sì? ci verrete?

CIRANO

                                               Verrò.

SUORA MARTA

    Oggi siete più docile.

ROSSANA (vedendoli bisbigliare)

                                Vuol convertirvi?

SUORA MARTA

                                                        Oibò!

CIRANO

    In fatti: perché mai, voi che tanto parlate

    in onor della fede, non mi sermoneggiate?

    (con furore comico)

    Perché, suor Marta? Ciò mi fu sempre di molta

    maraviglia!... Ed anch'io vo' stupirvi a mia volta!

    Vi permetto...

    (con aria di volerla aizzare)

                       Vedete un po', cara sorella,

    di pregare per me, questa sera, in cappella!

ROSSANA

    Oh!

CIRANO (ridendo)

         Suor Marta si crede di sognar.

SUORA MARTA (dolcemente)

    Vi confesso

    ch'io non avevo atteso questo vostro permesso.

    (va via)

CIRANO (rivolgendosi a Rossana curva sul telaio)

    Il diavolo mi porti, se ti vedrò finire,

    ricamo interminabile!

ROSSANA

                                   La sentivo venire!

Un po' di venticello fa cadere altre foglie.

CIRANO

    Le foglie!

ROSSANA (alza il capo e guarda nei viali lontani)

                 Son di un lieve biondo veneziano.

    Guardatele cadere.

CIRANO

                              Come cadono piano

    e bene! E come porre, vedete, ognuna sa

    nel suo breve viaggio un'ultima beltà;

    e, malgrado il terrore d'imputridire al suolo,

    vuol che nella caduta sia la grazia d'un volo.

ROSSANA

    Come, voi malinconico?

CIRANO (correggendosi)

                                     Ma no, cugina mia,

    niente affatto.

ROSSANA

                      Lasciatele cader, andiamo, via,

    le foglie. E ditemi, invece, un po' che c'è

    di nuovo.

CIRANO

                Ecco.

ROSSANA

                       Sentiamo.

CIRANO (impallidendo, sempre più lottando contro il dolore che l'opprime)

                                     Sabato scorso il Re,

    che mangiò troppe volte mosto cotto di Cetta,

    fu colto dalla febbre: due colpi di lancetta

    punirono il suo male per lesa maestà,

    e il polso augusto or batte con regolarità.

    Al gran ballo di Corte di domenica a sera

    bruciar settantatré candelabri di cera.

    Giovanni d'Austria, dicono, fu da noi sbaragliato,

    quattro stregoni impesi, e fu somministrato

    al cane di madama d'Athis qualche clistere...

ROSSANA

    Signor di Bergerac, vi prego di tacere!

ClRANO

    Lunedì Lygdamire mutò d'amante.

ROSSANA

                                                      Ah, sì?

CIRANO (col viso sempre più alterato)

    Passa a Fontaineblau la Corte martedì;

    mercoledì La bella Montglat disse di no

    al Fieschi; giovedi la Mancini regnò,

    o quasi: il venticinque fu corretto il rifiuto

    della Montglat, e sabato ventisei...

    (chiude gli occhi. La testa gli cade sul petto. Silenzio)

ROSSANA (sorpresa di non più udirlo parlare, si volge, lo guarda e si alza spaventata

                                                   È svenuto!

    (accorre gridando)

    Cirano!

CIRANO (riaprendo gli occhi)

             Che?... Che c'è?...

    (vede Rossana piegata su di lui e, subito rassettandosi il cappello sulla testa, indietreggia, sgomento, sulla poltrona)

                                 No... Non vi sbigottite!

    È niente - No... lasciatemi.

ROSSANA

                                          Ma...

CIRANO

                                               Son le mie ferite

    di Arras che... ancor... talvolta...

ROSSANA

                                                  Povero amico!

CIRANO

    È niente!

    Passerà...

    (sorride con sforzo)

                È passato, ecco, perfettamente.

ROSSANA (in piedi vicino a lui)

    Ha ciascuno di noi la sua ferita. Ognora

    viva, la mia, qui dentro, qui, mi sanguina ancora

    (si mette la mano sul petto)

    qui, sotto la lettera dal foglietto ingiallito,

    dove si vede ancora il sangue al pianto unito.

Comincia a cader la sera.

CIRANO

    La sua lettera! Forse che non mi prometteste

    che un giorno potrei leggerla?

ROSSANA

    Ah! voi... ora... vorreste?

CIRANO

    Oggi... sì...

Rossana gli dà il sacchetto che ha sospeso al collo.

                 Posso?

ROSSANA

                        Sì...

    (va al telaio, lo ripiega; raggiusta le lane)

CIRANO (leggendo)

                            «Rossana, addio. La morte

è imminente; sarà...»

ROSSANA (fermandosi sorpresa)

                              Perché leggete forte?

CIRANO (leggendo)

    «... credo, per questa sera, o mio ben prediletto!

    Greve ho l'anima ancora di un amor non mai detto,

    e muoio! E mai più queste pupille inebriate

    queste pupille che...»

ROSSANA

                                 Come la recitate

    la sua lettera!

CIRANO (continuando)

    «... che maggior piacere non sanno,

    i vostri gesti a volo mai più non baceranno.

    Or io rivedo il piccolo gesto familiare

    della man sulla fronte, e vi vorrei gridare...»

ROSSANA

    Ma come la leggete! Come!

L'oscurità aumenta insensibilmente.

CIRANO

«E vi grido: Addio!»

ROSSANA

    La leggete...

CIRANO

                      «Mia cara, mia prediletta, mio

    tesor!...»

ROSSANA

                Con una voce....

CIRANO

                                      « Cuor mio!...»

ROSSANA

    Con un accento...

    Ma... che non per la prima volta stasera io sento!

Ella s'avuicina dolcemente, senza ch'egli se ne accorga, e passa dietro la poltrona, piegandosi, senza far rumore per guardare la lettera. L'oscurità si fa più fitta.

CIRANO

    «L'anima mia giammai non vi lasciò un secondo

    ed io sono e sarò, fino all'altro mondo,

    colui che sopra tutti vi amò senza misura,

    colui...»

ROSSANA (gli passa la mano sulla spalla)

    Come potete legger, se l'aria e già sì scura?

Egli trasale; si volge; la vede così vicino e ne ha spavento; poi piega il capo. Lungo silenzio. Poi, nell'oscurità profonda, ella dice lenta giungendo le mani.

    ... E per quattordici anni, egli tenne il segreto

    recitando la parte dell'amico faceto!

CIRANO

    Oh, Rossana!

ROSSANA

                  Eravate voi!

CIRANO

                                No, Rossana.

ROSSANA

                                                  Come

    non me ne accorsi al modo ond'ei dicea il mio nome!

CIRANO

    No, non era io...!

ROSSANA

                             Sì, voi!

CIRANO

                                   No, vi giuro, Rossana!

ROSSANA

    Tutta or intendo la impostura soprumana.

    Voi le lettere...

CIRANO

                         No!

ROSSANA

                            Quei cari e folli suoi

    detti... voi...

CIRANO

                      No! ...

ROSSANA

                            La voce di quella notte, voi!

CIRANO

    Io vi giuro di no!

ROSSANA

                            Vostro il cuore!

CIRANO

                                                  Non mio!

ROSSANA

    Voi mi amavate, voi!

CIRANO

                                 No, no, l’altro, non io!

ROSSANA

    Voi mi amavate!

CIRANO

                          No!

ROSSANA

                   Il tono è già mutato!

CIRANO

    No, no, mio caro amore, io non vi ho mai amato!

ROSSANA

    Ahi, quante cose morte e... nate in un minuto!

    Ma perché mai quattordici anni... avete taciuto,

    se vostro è questo pianto su questo foglio in cui

    ei non era per nulla?

CIRANO (dandole la lettera)

                         Ma quel sangue è di lui!

ROSSANA

    E allor perché codesta sublime poesia

    del silenzio spezzare?

CIRANO

                                 Perché?

Le Bret e Ragueneau entrano correndo.

SCENA VI

I precedenti. Le Bret, Ragueneau.

LE BRET

                                          Quale follia!

    Io n'ero certo. È là!

CIRANO (sorridendo e raddrizzandosi)

                              Ah, siete voi Le Bret!

LE BRET

    Levandosi di letto egli si è ucciso.

ROSSANA

                                                   Ahimè!

    quel deliquio improvviso... poco fa?... quel suo male?...

CIRANO

    Già, è vero: io non avevo finito il mio giornale:

    - ...Sabato, ventisei, di un colpo inopinato,

    il sir di Bergerac è morto assassinato.

    (si scopre, lasciando vedere il capo tutto avvolto di bende)

ROSSANA

    Che dice mai? - Cirano! - Da tante bende stretto...

    che v'han fatto? Perché?

CIRANO

    «Cader la punta al petto,

    con un colpo di spada, da un pari eroe ferito?»

    - Quest'io dicevo!... Il mio destino m'ha schernito!...

    E mi uccide, alle spalle, in un tranello indegno,

    per opera di un servo, un troncone di legno.

    Benissimo. Avrò tutto mancato, anche la morte?

RAGUENEAU

    Signore!

CIRANO

    Ragueneau, non pianger così forte!...

    (gli stende la mano)

    Qual è ora, mio buon collega, il tuo mestiere?

RAGUENEAU (lagrimando)

    Smoccolo... le candele al teatro «Molière».

CIRANO

    Molière!

RAGUENEAU

              Ma vo via diman, sono indignato.

    Ieri, nello «Scapin», vidi che vi han rubato

    tutta una scena!

LE BRET

                       Tutta!

RAGUENEAU

                              Sissignore, il famoso

    «Ma che diavolo andava a fare?...»

LE BRET

                                                    Il glorioso

    Molière ti ha plagiato?

CIRANO

Silenzio! Egli ha ben fatto!...

    (a Ragueneau)

    E la scena produsse molto effetto?

RAGUENEAU (singhiozzando)

                                                   Ah, che scatto

    d'ilarità, signore!

CIRANO

    Ecco il destino mio:

    far da suggeritore, - e meritar l'oblio!

    (a Rossana)

    Ricordate la sera in cui nell'ombra nera

    Cristiano vi parlò? È tutta in quella sera

    la mia vita. Ed intanto che in fondo io son restato,

    altri a cogliere il bacio della gloria è montato!

    È giusto, ed io consento sull'orlo dell'avello

    che Molière ha genio, che Cristiano era bello!

Suona la campana: si vedono passare, in fondo le suore che vanno all'ufficio.

    Che vadano a pregare come vuol la campana!

ROSSANA (per chiamare)

    SorelIa, qua, sorella.

CIRANO (trattenendola; le suore sono entrate nella cappella, suona l'organo)

                          Non chiamate, Rossana.

    Non mi ritrovereste, al ritorno; ci siamo.

    Sol mi mancava appunto questa musica...

ROSSANA

    Io vi amo,

    vivete!

CIRANO

             Ahi, nella favola solamente si dice

    che, udendo dirsi: io t'amo il principe infelice,

    fuse la sua bruttezza il sol delle parole.

    Ma tu t'accorgeresti che per me non v'è sole!

ROSSANA

    Io vi resi infelice! Io!

CIRANO

                                  Voi? Di tutte ignaro

    dolcezze femminili, non alla madre caro,

    privo d'una sorella, cresciuto nel terrore

    dell'amante dall'occhio sarcastico, il mio core

    per voi ebbe un'amica, almeno. Voi faceste

    passar nella mia vita il fruscio di una veste.

LE BRET (mostrandogli il chiaro di luna che attraversa le rame)

    E l'altra amica tua, ti reca il suo saluto.

CIRANO (sorridendo alla luna)

    Vedo.

ROSSANA

             Un essere solo amavo, e l'ho perduto

    due volte!

CIRANO

                Io monterò nell'opalina luna,

    Le Bret, senza il soccorso di macchina veruna.

ROSSANA

    Che dite?

CIRANO

                Sì, lassù, ve lo dico io,

    mi manderanno a fare il paradiso mio.

    Più di un'anima cara esser vi de' in esilio,

    troverò Galileo con Socrate a concilio.

LE BRET (ribellandosi)

    No! no! Sarebbe troppo stupido, troppo ingiusto!

    Un tal poeta! Un cuor così grande, sì augusto

    morir così... Morire!...

CIRANO

                                   Su, brontolone!

LE BRET (scoppia a piangere)

    Oh, amico!

CIRANO (alzandosi, gli occhi smarriti)

    Questi sono i cadetti di Guascogna!... - Sì, dico...

    La massa elementare... Eh, sì... Ma questo è il punto!

LE BRET

    La sua scienza!

CIRANO

                     Copernico ci lasciò detto appunto...

ROS SANA

    Ahimè!

CIRANO

Ma che diavolo, andava a far, che c'era,

che mai ci andava a fare egli in quella galera?

Astronomo, filosofo eccellente.

Musico, spadaccino, rimatore,

Del ciel viaggiatore

Gran maestro di tic-tac.

Amante - non per sé- molto eloquente

Qui riposa Cirano

Ercole Saviniano

Signor di Bergerac,

Che in vita sua fu tutto e non fu niente!»

Io me ne vo... Scusate: non può essa aspettarmi.

Il raggio della luna, ecco, viene a chiamarmi.

    (ricade, il pianto di Rossana lo richiama alla realtà: egli la guarda, e carezzandole i veli)

    Io non vo' che tu pianga meno il tuo seducente,

    il buono, il bel Cristiano. Io voglio solamente

    che, quando le mie vertebre avrà dóme il gran gelo,

    un duplice tu dia senso al tuo nero velo,

    e che il suo lutto sia anche un poco il mio lutto.

ROSSANA

    Io vi giuro!...

CIRANO (scosso da un lungo fremito, si rialza subito)

                      Non qui seduto, non del tutto

    dómo.

Vogliono sorreggerlo.

           Niun mi regga!...

    (addossandosi all'albero)

                                   L'albero basterà.

    ( pausa)

    Ella viene. I miei piedi già son di marmo. Già

    ho di piombo le mani.

    (raggiante)

    Ma poi ch'è per la strada,

    voglio aspettarla in piedi...

    (tirando la spada)

    E con in man la spada!

LE BRET

    Cirano!

ROSSANA (che quasi vien meno)

             Ahimè, Cirano!

Tutti indietreggiano spaventati.

CIRANO

                                   Ella guarda...Mi pare...

    che la Camusa ardisca il mio naso guardare!

    (levando la spada)

    Che dite?... È vana... so... la resistenza adesso,

    ma non si pugna nella speranza del successo!

    No, no: più bello è battersi quando è invano. - Qual fosco

    drappello è lì? - Son mille... Ah, sì, vi riconosco,

    vecchi nemici miei, siete tutti colà!

    La Menzogna?

    (tirando colpi nel vuoto)

                         Ecco, prendi!... Ecco, ecco la Viltà

    ed ecco i Compromessi, i Pregiudizi!

    (tirando puntate)

                                                          Che

    io venga a patti? Mai! - Ed eccoti anche te,

    Stoltezza! - Io so che alfine sarò da voi disfatto;

    ma non monta: io mi batto, io mi batto, io mi batto.

    (fa immensi molinelli con la spada. Poi si ferma affannoso)

    Voi mi strappate tutto, tutto: il lauro e la rosa!

    Strappate pur! Malgrado vostro, c’è qualche cosa

    ch’io mi porto (e stasera, quando in cielo entrerò),

    fiero l’azzurra soglia salutarne io potrò);

    ch’io porto meco, senza piega né macchia, a Dio,

    vostro malgrado...

    (si slancia, la spada levata)

La spada gli cade di mano, egli barcolla e cade nelle braccia di Le Bret e Ragueneau.

ROSSANA (piegandosi sopra di lui e baciandogli la fronte)

                              Ed è...?

CIRANO (riapre gli occhi, la riconosce, e sorridendo dice)

                                        Il pennacchio mio!