Cocco di babbo

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COCCO DI BABBO

                                  

                                         COMMEDIA COMICISSIMA IN 3 ATTl

di Franco Roberto

Personaggi:

        FlLIPPO LANDI

        ALDO, suo figlio

        REMIGIO PERUZZO

        MAURO, suo figlio

        FERRUCCIO BARBIERI

        RENZO, suo figlio

        GIROLAMO MARCHETTI

        ETTORE SILVESTRI

Oggi, nella villa Landi, alla periferia di una città.

Scena: (fissa per tutti gli atti):

Una sala di soggiorno. Al fondo una porta-finestra, oltre la quale si vede un terrazzo e un giardino; una porta a destra e una a sinistra. Sopra un tavolino: apparecchio telefonico.

                                               ATTO PRIMO

                        Pomeriggio duna calda giornata primaverile.

LANDI - (tipo dindustriale sui 40-45 anni, sempre agitato, nervoso e indaffarato, in scena allapertura del sipario. Sta confrontando, con il listino di borsa pubblicato sul giornale mezzo accartocciato che tiene in mano, alcuni documenti che estrae da una borsa di cuoio posata sul tavolo. Non essendo capace di stare fermo, fa rapidi passi da una parte e dallaltra della camera, tornando poi rapidamente a prendere altri documenti nella borsa, Contemporaneamente borbotta) I chimici perdono punti..Siamo nellera della chimica e i titoli azionari delle aziende chimiche perdono punti...E inconcepibile!...Eppure è così!...Vediamo gli elettrici. Questi no!...Questi aumentano. Perché non ne ho nessuno!...Tutti contro di me sono! Tutti contro di me!

GIROLAMO - Scusi, ingegnere...

LANDI - (senza guardarlo, urla) No! Non voglio essere disturbato da nessuno!

GIROLAMO - (avvicinandosi a Landi) Ma io non sono nessuno...Sono Girolamo, io; il suo giardiniere.

LANDI - Uff...Vieni avanti e dimmi cosa vuoi. In fretta, per. Parla in fretta!

GIROLAMO - Non posso.

LANDI - Perché?

GIROLAMO - Perché se parlo in fretta le parole slittano in gola, e...e ba-ba...ba-ba...balbetto.

LANDI - Senti, Girolamo! Se in giardino cè qualcosa che non va; se devi fare spese o altro, rivolgiti a Celestina, quella specie di serva-carabiniere che pago proprio perché diriga la mia casa, perché mi tolga questi fastidi.

GIROLAMO - Non...Non posso rivolgermi a Celestina.

LANDI - (fremente) Sì che puoi! Sìììì!

GIROLAMO - Non, che non posso. Noooo! (brevissima pausa) Perché non cè.

LANDI - Non cè?!?...Ma se dieci minuti fa, quando sono entrato in casa, mi ha aperto il cancello.

GIROLAMO - Lho aperta io  la cancelleria di ferro sbattuto.

LANDI - La cancellata di ferro battuto! Ti ho già detto mille volte di parlare come sei capace.

GIROLAMO - Io sono capace così!

LANDI - Insomma!...Quando mi hai aperto il cancello, non ti ho veduto.

GIROLAMO - Sfido!...Tiene sempre la testa affondata in quelle cartacce.

LANDI - E vero. Per non sono scemo.

GIROLAMO - Bè...Questi sono affari suoi.

LANDI - Ricordo...Sì-sì: ricordo perfettamente che quando sono entrato, ho detto: Grazie, Celestina.

GIROLAMO - Esatto. Ma Celestina... ero io! Certo che se gli ingegneri hanno tutti il cervello come lei, io sono contento di avere soltanto la laurea elementare.

LANDI - La licenza!

GIROLAMO - Chi licenzia?

LANDI -Licenza, si dice, licenza elementare. Ad ogni modo non perdiamo tempo.

GIROLAMO - Io ho tutto il tempo che voglio.

LANDI - Io no! Quindi sbrigati a dirmi cosa vuoi.

GIROLAMO - Voglio parlarle del suo postero

LANDI - Di chi?

GIROLAMO - Ma non capisce proprio niente, eh!... Del suo postero... Di suo figlio.

LANDI - Aldo?

GIROLAMO - Sì. Aldo. Ha soltanto quello, no?

LANDI - Tu che centri con mio figlio?

GIROLAMO - Gli voglio bene come se fosse mio.

LANDI - Lo so, lo so! Il vecchio giardiniere che ha visto nascere me, poi mio figlio...La solita storia. E con ci?

GIROLAMO - Con ci...Lei è ingegnere; lei saprà magari fabbricare un ponte e un grattacielo, per...Per non sa educare e fare felice suo figlio.

LANDI - (scoppia in una risata fragorosa, forzata)

GIROLAMO -  (lo guarda sorpreso) Non ho mica raccontato una barzelletta.

LANDI -  (diventa serio di colpo) Basta!...E prima di tutto togliti il cappello.

GIROLAMO - Quale cappello?

LANDI - Quello che hai in testa.

GIROLAMO - Eh no!... Al mio paese non ce lo togliamo neanche quando andiamo a dormire.

LANDI - Non avete educazione!

GIROLAMO - Ma neppure raffreddori! Lei che è ingegnere non sa che il cappello protegge da...

LANDI - (interrompe) Si! Siiiii! Sta zitto. Comunque non sei certamente tu che puoi insegnarmi come educare e far felice mio figlio.

GIROLAMO - Perché‚ no? Io ne ho allevati sei, che ora si sono formati la loro famiglia e si guadagnano il pane quotidiano, onestamente.

LANDI - (con espressioni tenere e molto sdolcinate, che dora in poi userà sempre quando parlerà di suo figlio) Ma mio figlio... il mio Aldo, Aldino, Alduccio non avrà mai bisogno di guadagnarsi il pane

GIROLAMO - (rifacendogli il verso) Quel cocco di babbo!...Quanto mi fa pena.

LANDl - Ti fa pena?

GIROLAMO - Certo! Perché‚ è un bravo giovanotto... E più bravo di lei! Ma lei lo rovinerà.

LANDI - Sei impazzito? Aldo, specialmente da quando manca mia moglie, è lunico scopo della mia vita.

GIROLAMO - (continua ironico) ...come la sua industria di materie plastiche... come il listino di borsa... come lambizione di diventare onorevole, eccetera eccetera. Nei due eccetera cè quello che non oso dirle.

LANDI  - Mio figlio ha tutto ci che vuole.

GIROLAMO - Meno lei e il suo affetto.

LANDI - Gli voglio un bene dellanima.

GIROLAMO - (come prima) ...come alla sua industria di materie plastiche... come al listino di borsa... come al seggio in Parlamento, eccetera eccetera. Nei due eccetera...

LANDI - (interrompe) Ho capito! CÈ quello che non osi dirmi. Aldo, per... In fin dei conti ha ventanni.

GIROLAMO - Appunto. I miei figli, a ventanni, hanno avuto più bisogno di me di quando ne avevano sei, dieci, o quindici. Ho distribuito loro più scapaccioni a ventanni che in tutti quelli precedenti.

LANDI - E avresti il coraggio di dire che hai educato i tuoi figliuoli?

GIROLAMO -Sì! E proprio a suon di schiaffi. Perché quegli scapaccioni erano una logica conseguenza del mio affetto, del mio continuo interessamento ai loro problemi. E a ventanni i problemi sono molti. E i figli, da soli, il più delle volte li risolvono male. Ha capito, ingegnere di materia plastica?

LANDI - Della materia plastica!

GIROLAMO - Cosa decide di fare?

LANDI - Nulla!

GIROLAMO - Allora aveva ragione mio nonno Pancrazio.

LANDI - La pensava come me?

GIROLAMO - No. Diceva che non serve lavare la testa allasino.

LANDI - Lasino sarei io?

GIROLAMO - Be... Questi sono affari suoi.

LANDI - Anche leducazione di mio figlio è  affare mio!

GIROLAMO - Purtroppo... Infatti un brutto giorno si troverà per figlio un delinquente... un “intendi buoi”.

LANDI - Teddy-boy! Impossibile.

GIROLAMO - Come no? Lei, sui giornali, legge soltanto il listino di borsa. Io leggo la cronaca! Ebbene, non passa giorno che un cocco di babbo come Aldo, figlio unico e unico erede di gente che ha tempo di pensare a tutto, meno che al proprio figlio, uccida o rubi così... per divertirsi .

LANDI - (scoppia in una risata forzata) Il mio Aldo, Aldino, Alduccio un assassino?... Un ladro?... Non riesco neppure a pensarlo. Di mio figlio far un uomo importante; un uomo che avrà la fotografia su tutti i giornali.

GIROLAMO -  Sì: in mezzo a due carabinieri.

LANDl - (vorrebbe dire qualcosa, non sa cosa dire; quindi mette rabbiosamente nella borsa il giornale e i fogli di carta che aveva in mano, infila la borsa sotto il braccio, ed esce al fondo impettito, superbo).

GIROLAMO - (sospira) Che laurea sprecata!... (Si avvia verso fondo, ed è giunto sulla soglia della porta, quando da destra)

ALDO - (entra, e si dirige in punta di piedi verso lapparecchio telefonico, senza vedere Girolamo, il quale si è fermato a osservare. Aldo è un giovane sui ventanni, elegante e simpatico; è molto preoccupato. Giunto accanto allapparecchio telefonico, solleva il ricevitore e compone due numeri).

GIROLAMO - (a questo punto, starnutisce fragorosamente).

ALDO - (sobbalza, posa in fretta il ricevitore e si volta verso Girolamo, con espressione e toni di forzata disinvoltura) Ah!... Sei... Sei tu, Girolamo?

GIROLAMO - No-no. . . E il mio starnuto .

ALDO - (sorride) Già... Salute.

GIROLAMO - Grazie.

ALDO - (dopo una pausa imbarazzante) Hai altro da fare...qui?

GIROLAMO - (sarcastico) Direi... Direi di no! (E non si muove).

ALDO - (c.s.) Allora... allora potresti andare.

GIROLAMO - (c.s.) Direi... Direi di sì (ed esce al fondo).

ALDO - (sospira, va ad accertarsi che Girolamo si sia veramente allontanato; poi torna accanto allapparecchio telefonico, solleva il ricevitore e compone un numero di sei cifre) Pronto... Casa Peruzzo?... Cè Mauro?... (Preoccupato) E uscito col padre?... Io sono... (Sinterrompe). No; non importa. Richiamerò  più tardi (Posa il ricevitore e fa qualche passo inquieto).

MAURO - (entra dal fondo. E un giovane sui ventanni, elegante e simpatico; ma è anche esso allarmato, ansioso) Scusa se entro cosi. Girolamo mi ha detto che eri qui e che potevo...

ALDO - (interrompe, nervoso) Si! Si! Lascia andare leducazione. Piuttosto dimmi... No! Aspetta (Va ad assicurarsi che fuori, al fondo, nessuno ascolti; poi avanza verso la ribalta, con Mauro, parlando sottovoce, concitato). Un momento fa ho telefonato a casa tua.

MAURO - (impensierito) Hai detto chi eri?

ALDO - No.

MAURO - Meno male.

ALDO - Per mi hanno detto che eri uscito con tuo padre.

MAURO - E vero. Per fortuna ha incontrato un cliente che lha trattenuto a chiacchierare. Lho piantato in asso, ma presto sarà qui. (Disperato). Qui, capisci? Per parlare con tuo padre.

ALDO - (irritato, scuote Mauro per un braccio) Cretino ! Hai “cantato”, vero? Hai spifferato tutto a tuo padre, eh?

MAURO - (disorientato) Sì, ma... Non ho potuto fare altrimenti, credimi.

ALDO -  (lo lascia andare con un lieve spintone) Figurati! ...

MAURO -  Ha trovato la collana.

ALDO - Addirittura?

MAURO - Si. Per caso, ma lha trovata. Non ti dico quanto ha urlato. Tremava persino il lampadario! Infine mi ha chiesto dove era laltra refurtiva.

ALDO - E tu?

MAURO - Ho risposto che lavevi tu.

ALDO - Bravo furbo!... E poi?

MAURO - Poi... Poi mi ha dato un ceffone che... ho visto le stelle in cinemascope!

ALDO - (impaziente) E poi? Poi? Cosha detto? Cosha capito?

MAURO - Tutto. Per poco non mi ha fatto ingoiare il giornale di oggi che descrive il furto alla gioielleria.

ALDO - Naturalmente gli avrai confessato che quella collana. . .

MAURO - (interrompe) Lha capito da solo! Sul giornale non cè la fotografia, ma è descritta così bene... Mio padre non ha avuto alcun dubbio che quella trovata nel mio cassetto è... è quella rubata.

ALDO - Idiota! (Indirizza un manrovescio sul viso di Mauro).

MAURO - (che si scansa a tempo per evitarlo) Non scomodarti!... E pensa a quelli che ci buscheremo presto.

ALDO - Gli scapaccioni sono niente... Noi finiremo in galera.

MAURO - “TU”, finirai in galera. Daltronde sei stato tu che...

ALDO - (interrompe) Eh, no ! Sarebbe troppo comodo ! Il guaio labbiamo combinato insieme. Quindi.. Sta tranquillo che penserò io a trascinarti al fresco. Il sole a scacchi lo dobbiamo vedere insieme, caro mio!

MAURO - Non è giusto! Nei film, il primo che viene “pizzicato” dalla polizia non parla mai; non tradisce i complici.

ALDO - Ma siccome non siamo al cinema, io parlerò! Dirò alla polizia il tuo nome, cognome e indirizzo. Anche il numero del telefono!

MAURO - (spaventato) La polizia? ! ? . . . Interverrà pure la polizia ?

ALDO - E che?... Siamo sospettati di furto. Speri forse che intervenga il comitato del premio di bontà? Certo che avremo da fare con la polizia.

MAURO - (implora, con pianto in gola) Ma perché?

GIROLAMO - (appare aI fondo) Perché siete due incoscienti!

ALDO   - Eri lì che ascoltavi?

GIROLAMO - Sì.

ALDO - E hai sentito tutto?

GIROLAMO - Non sono mica sordo!

MAURO - (ad Aldo) Vedi? Il guaio singrandisce.

GIROLAMO - Perché ci sono di mezzo anchio? (Mauro annuisce) Ma questo, per voi, non è un guaio. E una fortuna. (Mauro e Aldo si guardano fra loro, scettici) Sissignori: perché io ho la più bella laurea del mondo!

MAURO - (ad Aldo) Non sapevo che avevi un giardiniere laureato.

ALDO - Neanchio. Avanti: spiegami la storia della laurea.

GIROLAMO - Non è una storia. Io ho del buonsenso, da quando sono nato.

MAURO - Allora cosa ci consigli di fare?

GIROLAMO - Primo! Lei... (indica Mauro) ...sparisca!

MAURO - Co-co... Co-cosa devo fare?

GIROLAMO - Se ne vada, insomma!

MAURO - Dove?

GIROLAMO - (sarcastico) Sulla luna! (Cambia tono). A passeggio, diamine. Limportante è che non si incontri con suo padre. Fra un quarto dora telefoni qui. Se al telefono riusciremo a rispondere io, o lui (indica Aldo), appena sollevato il ricevitore diremo... Cosa possiamo dire?...  Ah! Diremo: “Pronto! Qui parla il manicomio”.

MAURO - (ripete meccanicamente) “Qui parla il manicomio”. E se risponderà suo (indica Aldo) padre?

GIROLAMO - Lei dirà che è un mio parente, e che ha urgenza di parlare con me.

MAURO - (c.s.) “Sono suo parente ed ho urgenza di parlare con lei”. E dopo?

GIROLAMO - Le spiegherò come dovrà comportarsi, secondo le circostanze; cioè quando avrò sentito cosa succederà fra i due padri. Chiaro?

MAURO - Chiarissimo. Per io... Io ho paura.

ALDO - Anchio.

GIROLAMO - Anchio, ma non importa. Svelto! Si volatilizzi.

MAURO - (mesto, ad Aldo) Ciao... (Idem, a Girolamo) Arrivederci... (Si avvia lentamente, a testa bassa, verso il fondo)

GIROLAMO - Ehi!... Va a un funerale? Corra! Corra!

MAURO - Subito. (Esce di corsa).

GIROLAMO - E ora proviamo come esporrà la questione a suo padre.

ALDO - Innanzi tutto lo convincerò di non credere a quanto gli dirà il padre di Mauro.

GIROLAMO - Daccordo; ma con tatto, calma, prudenza. Non vorrei che gli prendesse uno scioc!

ALDO - Choc! Ad ogni modo proviamo. Tu, dunque, sei papà. lo sono qui. Fingi di entrare (Indica il fondo).

GIROLAMO - Bene (Esce un momento al fondo, poi rientra imitando voce e agitazione di Landi). “La borsa!... Ah, la borsa delle patate... Cioè! Delle azioni. I chimici calano, e la chimica aumenta! E gli elettricisti? Vanno alle stelle! Perché io non ho elettricisti! Tutti contro di me! Tutti contro di me!”

ALDO - Papà...

GIROLAMO - (imitando le sdolcinature di Landi) Oh, caro il mio Aldo, Aldino, Alduccio!... Hai studiato tanto, vero? Chissà come sarai stanco?

ALDO  - Babbo, ti devo parlare.

GIROLAMO - Parla! Parla pure, cocco mio! Ti ascolto attentamente (E si mette a camminare avanti e indietro per la camera, borbottando fra sé).

ALDO - (gli cammina di fianco) Devi sapere che verrà qui il commendator Peruzzo, padre del mio amico Mauro.

GIROLAMO - Ah, il commendator Peruzzo! Che cara persona!...Che uomo onesto, modesto, intelligente! (Si ferma, cambia tono). Chi è il commendator Peruzzo? (Riprende a camminare).

ALDO -Te lho già presentato alcune volte, allUniversità.

GIROLAMO - Ah, si!... Il simpatico commendator Peruzzo! Adesso lo ricordo perfettamente (Si ferma, cambia tono). No! Non lo ricordo.

ALDO - Pazienza. Lui, per, verrà qui per dirti che... (Sinterrompe perché vede apparire al fondo).

LANDl - (il quale sta leggendo un giornale. Tiene la borsa sotto il braccio e si ferma sulla soglia della porla, continuando a leggere avidamente).

ALDO  - (si agita per fare segni a)

GIROLAMO - (che non avendo ancora visto Landi, continua a camminare avanti e indietro, dicendo) Mi farà piacere rivedere il commendator Peruzzo. Anchio sarò presto commendatore. E per giunta sono già ingegnere... Faccio i ponti, io; le case; gli articoli in materia plastica, e...(Vede Landi e non può trattenersi di esclamare) Ingegnere!

LANDI - (sobbalza e alza lo sguardo dal giornale) Cosè accaduto?

GIROLAMO - (confuso) Niente, niente... (Savvia verso il fondo).

LANDI - Che facevi, qui?

GIROLAMO - (si ferma) Io . . . Potavo !

LANDI - Potavi? ! ? . . . E cosa potavi?

GIROLAMO - Quel che potevo! (Avvicinandosi alluscita) E potando quel che potevo potare... potavo potendo! (Esce dal fondo).

LANDI  - (vede Aldo, il quale si era messo in un angolo. Quasi con toni e gesti usati prima da Girolamo) Oh, caro il mio Aldo, Aldino, Alduccio!... Avrai studiato tanto, vero? Chissà come sarai stanco.

ALDO - (con minore decisione di prima) Ba... Babbo! Ti...Ti devo parlare.

LANDI - Parla! Parla pure, figlio mio. Ti ascolto con la massima attenzione (Posa la borsa sul tavolo ed estrae delle carte che consulterà camminando avanti e indietro).

ALDO - (gli cammina di fianco) Devi sapere che verrà qui il commendator Peruzzo, padre del mio amico Mauro.

LANDI -  (sempre consultando le sue carte) Ah, il commendator Peruzzo! Mi farà molto piacere rivederlo. (Si ferma, cambia tono). Chi è il commendator Peruzzo?

ALDO -Te lho già presentato diverse volte, allUniversità. Commercia in viti e bulloni. Ricordi?

LANDI - Ah, si! Adesso lo ricordo. Quel simpaticone del commendator Peruzzo (Si ferma, cambia tono) No! Non ricordo né lui, né le viti, né i bulloni.

ALDO - Comunque verrà qui per dirti...

GIROLAMO - (interrompe, apparendo al fondo, allarmato) Cè il commendator Peruzzo che...

LANDI - Benone! Almeno saprò chi è (Si avvia con la mano tesa verso il fondo, dove)

PERUZZO - (entra, spingendo violentemente da una parte Girolamo, il quale scompare. E un tipo di commerciante sui 40-45 anni, sanguigno, rumoroso, deciso, e ora molto arrabbiato) Non facciamo tante storie! (Dà un leggero schiaffo sulla mano tesa di Landi, il quale la ritira, rimanendo a bocca aperta). Lei è lingegner Filippo Landi?

LANDI - (tende di nuovo la mano verso Peruzzo) Si: io sono . . .

PERUZZO - (schiaffo sulla mano di Landi come prima) Non è il caso! Lei è pure padre di questo (indica Aldo, il quale vorrebbe sparire) bel tomo?

LANDI - (scatta) Bel tomo sarà lei, con tutti i suoi antenati. . e posteri!

PERUZZO - (urla) Stiamo calmi! (Si frena, digrignando i denti ed emettendo per il nervoso, a bocca semichiusa, una specie di ruggito; poi dice con voce normale) Stiamo calmi.

LANDI - In casa mia sto come voglio!

PERUZZO - Sì: daccordo. Per... (Altro ruggito).

LANDI - Ma che fa? Il leone della Metro?

PERUZZO - Mandi questo (indica Aldo) delinq. . . (tra i denti)...bravo figliuolo in camera sua. Devo parlarle a quattrocchi.

LANDI - No-no. Per il mio tesoro (accarezza i capelli di Aldo) non ho segreti.

PERUZZO -  (altro ruggito) Le chiedo “per favore”.

LANDI - Be... Se proprio vuole... (Ad Aldo) Ti spiace?

ALDO - (contento) Tuttaltro (Si avvia verso destra).

PERUZZO - (ad Aldo) Guai a lei se scappa!

ALDO - Non scappo (esce a destra).

PERUZZO -(altro  ruggito).

LANDI -  (sorride) Lo sa che lei mi diverte?

PERUZZO - Rida! Rida pure. Fra poco piangerà.

LANDI - (impressionato) Perché?

PERUZZO - (estrae di tasca un foglio di giornale ridotto a pallottola e lo butta a Landi) Prenda.

LANDI - (prende al volo la pallottola di carta, divertito)  Giochiamo alla palla?

PERUZZO - Legga!

LANDI - Cosa?

PERUZZO - Quel giornale (indica la pallottola).

LANDI - Ah, perché‚ questa pallottola sarebbe?

PERUZZO - Legga! Legga!

LANDI - Subito, subito, Non si agiti (Distende il foglio di giornale e legge) “Un leone è fuggito dal circo Zabum” (spaventato, guarda Peruzzo).

PERUZZO - (altro ruggito dimpazienza).

LANDI - E lei il le-le... il le-leone fuggito?

PERUZZO - Dallaltra parte! Legga dallaltra parte. Un titolo su quattro colonne.

LANDI - (volta il foglio e legge) “Audace furto dei soliti ignoti in una gioielleria”. E con ciò?

PERUZZO - Continui!

LANDI - (legge) “Ieri, da mezzogiorno alluna, è stata svaligiata la gioielleria Pasquinelli. Dal primo rapido inventario risultano rubati trecento milioni di oggetti preziosi tra i quali la famosa collana composta da...”.

PERUZZO - (interrompe) Indovini chi ha rubato tutta quella roba

LANDI - (lo fissa un istante, poi gli punta contro lindice) Lei!

PERUZZO - Macché‚ io! (Breve pausa). Suo figlio.

LANDI - (ha capito; barcolla e si sostiene al tavolo, senza fiato) Vuole... Vuole ripetere?

PERUZZO - Suo figlio! Suo figlio e... e il mio.

LANDI - (distratto) Allora va bene.. (Si riprende) Eh?!?...

PERUZZO - Proprio così. Ho le prove. Il suo Aldo e il mio Mauro sono i ladri dei trecento milioni di gioielli.

LANDI - (si abbatte sopra una sedia, con il capo fra le mani e piagnucola) Il mio Aldo, Aldino, Alduccio...

PERUZZO - (si commuove e cade anchegli sopra una sedia, piagnucolando) Il mio Mauro, Maurino, Mauruccio...

LANDI  -...il cocco di babbo...

PERUZZO - ...il cocco di bab... (salta in piedi) No! Sono due farabutti! E la colpa è sua! Appunto perché ha educato (gli rifà il verso) “Aldo, Aldino, Alduccio” come un cocco di babbo!

LANDI - (scatta in piedi) No! La colpa è sua! Perché ha tirato su (gli rifà il verso) “Mauro, Maurino, Mauriziaccio”...

PERUZZO - “Mauruccio”, prego.

LANDI - Si! “Mauruccio”, come un cretino!

PERUZZO - (offeso, avvicina il viso minaccioso a un dito dal naso di Landi; poi ruggisce).

LANDI - (per dispetto, gli fa il verso dellasino) “I-a! I-a! I-a”.

PERUZZO - (sallontana) Stiamo calmi, per favore. Dobbiamo trovare insieme una soluzione che salvi i nostri figli dalla galera.

LANDI - (impressionato) Il mio Aldo in galera?... Impossibile !

PERUZZO - Possibilissimo, invece. Anzi: è sicuro!

LANDl - A proposito: il suo Mauro dovè?

PERUZZO - E riuscito a sfuggirmi.

LANDI - Ecco! ... Lei ha già messo suo figlio al sicuro, magari allestero!

PERUZZO - Non dica scemenze. Volevo portarlo qui con me, purtroppo lho perso di vista mentre parlavo con un seccatore .

LANDI - Bella scusa!

PERUZZO - Stia tranquillo che lo troverò. Si, perché Mauro almeno a casa,  per mangiare, viene di certo. Lo prenderò.

LANDI -  Vedremo. Comunque potremmo restituire la refurtiva a mezzo dun sacerdote, vincolato dal segreto della  confessione.

PERUZZO - Lavrei già fatto. Ma mio figlio ha  soltanto la collana.

LANDI - (tremante) Allora gli altri gioielli sono... sono qui, in casa mia?

PERUZZO - Penso di si. I due ladri non hanno perduto tempo a spartirsi il bottino .

LANDI - Vado a chiamare Aldo (Savvia verso destra).

PERUZZO - (lo ferma) Un momento. Dobbiamo prima considerare lidea che nascondendo il reato compiuto dai nostri figli, diventiamo loro complici.

LANDI - (spaventato) E vero! Anche noi due ladri. Se invece restituiamo la refurtiva...

PERUZZO - (continua) ...il reato rimane. E quando Mauro e Aldo saranno padri di famiglia come noi, potranno rimproverarci di essere stati dei deboli.

LANDI - Eh no!... In fin dei conti li avremo salvati dalla prigione, dal disprezzo di parenti e amici.

PERUZZO - In poche parole, lei propone di continuare a coccolarli, mentre loro, forse, preferiscono essere trattati duramente; magari maltrattati.

LANDI - Le assicuro che al mio, anche se questa storia finirà bene, dar un tale sacco e una sporta di legnate, che se ne  ricorderà per un pezzo.

PERUZZO - (incredulo) E lei avrebbe il coraggio di picchiare Aldo, Aldino, Alduccio?

LANDI - (dopo breve esitazione, rassegnato) ...no. E lei, il suo Mauro eccetera eccetera, lo picchierebbe?

PERUZZO -  (combattuto) Veramente gli ho già dato un paio di scoppole tali... che mi sono gonfiate le mani.

LANDI - Non bastano .

PERUZZO -  Cosa ne sa, lei?

LANDI - lo... Io... Mah!

PERUZZO -  Può ringraziare il Cielo che sono qua io a insegnarle .

LANDI - Ma mi faccia il piacere!... Come fa a educare suo figlio, se è maleducato lei?

PERUZZO - Ritiri linsulto!

LANDI -  No!

PERUZZO - (ruggisce come prima).

LANDI -  Neanche se facesse il rinoceronte! (Stanno per scagliarsi luno contro laltro, quando Il telefono squilla e li ferma. Landi va a rispondere, mentre)

GIROLAMO - (appare prontamente al fondo e avanza in punta di piedi verso lapparecchio telefonico, ponendosi alle spalle di Landi).

LANDI -  (al telefono) Pronto!... Ingegner Landi. E lei? (seccato) Un parente di Girolamo?... Che parente? (stupito)  Lei è il nonno di Girolamo?!?... Allora è nonno Pancrazio. Ma quanti anni ha?

GIROLAMO - Io sono qui

LANDI - (sobbalza  e gli porge il ricevitore) E...tuo nonno.

GIROLAMO -  (esageratamente allegro) Ah, il caro nonno Pancrazio (parla al telefono, mentre Landi e Peruzzo Io osservano con crescente stupore). Pronto...Sei tu, “nonnino”?... Di pure, di pure... Sono io: Girolamo...(Ai due). E un po sordo... (Al telefono) Certo: “Qui parla il manicomio?” (ai due) E un tipaccio, il nonno!  Scherza sempre (Al telefono) Siììì: “Qui parla il manicomio”. E qui cè lingegner Landi, mio principale, oltre a “un certo commendator Peruzzo”. Quindi ti lascio. Ritelefona fra mezzora , “nonnino”. Ciao (Posa il ricevitore)

LANDI  - (minaccioso, a Girolamo) Chi ti ha autorizzato a dire che io sono in manicomio?

PERUZZO - (a Landi) Anchio sono stato messo in manicomio.

LANDI -  Lei non ci starebbe male.

PERUZZO - (ruggisce)

LANDI - Per non bisticciamo (a Girolamo). Ne parleremo dopo. Adesso chiama Aldo. Lo voglio subito qui.

GIROLAMO - Il signorino è uscito.

LANDI e PERUZZO - Uscito???...

GIROLAMO - Sì.

LANDI e PERUZZO - Ha detto dove andava?

GIROLAMO - (sorride) Fanno il coro?...

LANDI - Rispondi !

GIROLAMO - Mi pare che abbia fatto il nome di un certo Mauro-Maurino-Mauruccio.

PERUZZO - Mio figlio! E andato dal complice del...

LANDI - (interrompe) Zitto! (Gli ricorda con gesti la presenza di Girolamo, il quale assume unaria assente, idiota).

PERUZZO - Ha ragione (A Girolamo). Lei ha capito qualcosa?

GIROLAMO - (con aria ebete) Di che cosa?

PERUZZO - Benissimo. (A Landi, con ostentata calma). Caro ingegner Landi... Vogliamo raggiungere i nostri cari  figliuoli?

LANDl - (come Peruzzo) Con piacere, caro commendatore Peruzzo. (Indica la porta di fondo). Prego.

PERUZZO - Grazie, ingegnere (Savvia con Landi verso il fondo).

LANDI - Non cè di che, commendatore.

PERUZZO - Simmagini, ingegnere (Escono dal fondo).

GIROLAMO - (che li ha osservati, trattenendo a stento il riso, esclama) Ma chi ha fatto ingegnere e commendatore quei due!... (Mentre il sipario si chiude velocissimo).

                                                ATTO SECONDO

La stessa scena. Unora dopo quanto è accaduto nel primo atto. In scena, allaprirsi del sipario, non cè alcuno.

ALDO e MAURO - (entrano dal fondo, lentamente, avviliti a testa bassa. Si pongono uno da una parte e laltro dallaltra della camera. Appena fermi si guardano di sottecchi. Breve pausa, poi)

LANDI e PERUZZO - (entrano dal fondo con espressione arrabbiata. Si fermano, mettono entrambi i pugni sui fianchi e, scrollando negativamente il capo, guardano lamico del rispettivo figlio. Infine si guardano fra loro, sempre scrollando il capo con aria di rimprovero).

PERUZZO - (a Landi) Come si permette di guardarmi in quel modo?

LANDI - E lei? Come si permette

PERUZZO - E vero! (Tolgono entrambi i pugni dai fianchi e smettono di scrollare il capo. Ai giovani) Credevate che non vi trovassimo, eh?

MAURO - Be... Veramente...

LANDl -  Non siamo mica scemi? (Cambia tono, guardando Peruzzo) Io, almeno, non lo sono.

PERUZZO - E io meno di lei!

ALDO - Babbo...

LANDI - Ti proibisco di rivolgermi la parola!

MAURO - Babbo...

PERUZZO -Guai a te se apri bocca!

LANDI - Il peggio è che non avete neppure fantasia.

ALDO - (dopo lieve esitazione) Ormai sapete ogni cosa.

MAURO - (indeciso) A-A... Ab-biamo rubato.

LANDI - (ad Aldo, disperato) Ma perché? Perché, santo Cielo! Non ti mancava nulla.

MAURO - Appunto.

PERUZZO - Come “appunto”?

ALDO - Mauro vuol dire che noi non avevamo più nulla da desiderare; che non potevamo più avere alcuna emozione.

MAURO - Ecco! E allora labbiamo cercata.

LANDI - Rubando?

ALDO - Certamente (Con crescente entusiasmo). Preparare il colpo nei minimi dettagli, agire al minuto secondo...come nei film. E stato meraviglioso!

LANDI - Che razza di delinquente ! . . .

MAURO - Un furto perfetto!... Non è bello?

PERUZZO - Che razza di farabutto!

ALDO - In quanto a razza... siamo vostri discendenti.

LANDI  - (sconcertato, a Peruzzo) Ma lo sente?

PERUZZO - (disorientato) Sì.

LANDI - E allora?

PERUZZO - (ruggisce come nellatto precedente).

LANDI - Bella risposta !

PERUZZO - (ai giovani) Per...Per il vostro furto non è stato perfetto. Infatti lho scoperto io.

ALDO - Che importa?... Lei è dei nostri.

LANDI - (impressionato, a Peruzzo) Lei... Lei è dei “loro”? ! ? . . . Si vergogni !

PERUZZO - Macché‚! Io... io sono dei... dei “suoi”! (Ai giovani) Non villuderete, spero, che noi (indica se stesso e Landi) si diventi vostri complici?

MAURO - Perché no ?

LANDI -Ve lo dico io! (Ad Aldo) Dove hai nascosto la tua parte di refurtiva?

ALDO - (indeciso) A... Alla stazione, in una valigia consegnata al deposito bagagli. Tu lo saprai... Nei film fanno così.

LANDI - No! Non lo sapevo. Ad ogni modo, dammi lo scontrino.

ALDO - Quale scontrino?

LANDI - Per andare a ritirare la valigia.

ALDO - Ma babbo... Mi credi tanto stupido da tenerlo con me?

LANDI - Dove  lhai nascosto?

ALDO - In una busta che mi sono spedito, e che arriverà domani. Tu saprai che nei film...

LANDI - (continua) ...si fa cosi, vero? No! Non sapevo neppure questo. Perché io sono una persona onesta!

MAURO - Calma, calma... E inutile agitarci e bisticciare fra noi. Purtroppo... (Sinterrompe).

PERUZZO - Continua. “Purtroppo”?...

MAURO - (ad Aldo) Lo devo dire?

ALDO - (scrolla le spalle) Dillo pure. Ormai...

LANDI - Insomma! Cosa cè daltro?

MAURO - Non siamo i soli, noi quattro, a sapere di questa faccenda.

PERUZZO - (impressionato) Vo-vo... Vo-vorresti dire che qualcuno vi ha visti mentre... (Fa il noto segno con la mano, per dire “rubavate”).

MAURO e ALDO - (annuiscono rassegnati).

LANDI - Chi ?

ALDO - Un... Un nostro compagno dUniversità.

MAURO - Cocco di babbo pure lui.

PERUZZO - Ebbene?

MAURO - Naturalmente... Naturalmente ci ricatta.

LANDI - “Naturalmente”? Ma questa è una associazione a delinquere!

PERUZZO - Come si chiama questaltro “cocco di babbo”?

MAURO - Io non lo dico !

ALDO - Neanchio !

LANDI e PERUZZO - (alzano contemporaneamente una mano luno sul figlio dellaltro, e gridano) Fuori il nome! (Poi si accorgono che stanno sbagliando figlio, si scambiano posto e alzano di nuovo la mano, questa volta verso il rispettivo rampollo, gridando) Fuori il nome!

MAURO e ALDO - (si rannicchiano sulla sedia e si coprono la testa con le mani) No!

LANDI e PERUZZO - (si guardano: fingono di dare lo schiaffo e poi si fermano, sino a quando, per evidente mancanza di abitudine, abbassano lentamente la mano, mortificati)

PERUZZO - Mi viene unidea. Per essere più... più disinvolti e decisi, lei interroghi mio figlio, e io far parlare il suo, separatamente.

LANDI - Bene. Poi confronteremo le risposte. Forse è lunico modo per sapere la verità. (Ad Aldo) Va con il commendatore in camera tua.

ALDO - (si alza) Come vuoi. (Indica verso destra). Da questa parte.

PERUZZO - (savvia, poi si ferma. A Landi) Mi raccomando, ingegnere. Lo interroghi con dolcezza. Senza violenze.

LANDI - Stia tranquillo. Anche lei, per... Senza violenze. Con dolcezza.

PERUZZO - Glielo prometto. (Esce a destra, seguito da Aldo).

LANDI - (fa un giro intorno a Mauro, fissandolo con espressione esageratamente torva, minacciosa. Mauro lo segue con la coda dellocchio, timoroso. Quindi Landi si ferma, lo fissa ancora per un momento; poi assume toni e gesti da inquisitore) Allora?

MAURO - A... “Allora” cosa?

LANDI - Tu ti sei tenuto la collana e Aldo gli altri gioielli. Avete diviso onestamente?... Cioè! Avete fatto a metà del presumibile valore della refurtiva?

MAURO - Direi di sì, perché la collana è bella. I giornali, infatti, le dedicano molto spazio.

LANDI - Ah, bene. Cioè! Male, malissimo (Breve pausa). Senti un po... Quando avete parlato di quel vostro compagno dUniversità che vi ricatta... Tu cosa intendevi dire, aggiungendo che è un “cocco di babbo” pure lui.

MAURO - Come noi, insomma. Coccolato e vezzeggiato dal padre, dai genitori, anziché‚ tenuto alla briglia e amato nel modo in cui si dovrebbero amare i figli.

LANDI - (tra i denti) Vuoi essere cosi gentile di spiegarmi...Anzi: “insegnarmi” qual è questo modo damare i figli?

MAURO - Innanzi tutto i padri, anche quelli indaffarati come lei e il mio, dovrebbero dedicarci maggior tempo. E non soltanto per coccolarci, ma anche per sorvegliarci, indirizzarci al bene, e... e strigliarci!

LANDI - Strigliarvi a suon di scapaccioni?

MAURO - Quando è il caso... si!

LANDI - Benone! (Gli dà un sonoro ceffone).

MAURO - (dolorante) Ma lei... Lei aveva promesso a mio padre. . .

LANDI - (interrompe) Non importa! Da oggi comincia una nuova era! Lera del terrore.

MAURO - (si alza in piedi) Con suo figlio.

LANDI - Anche con i figli degli amici, dei conoscenti, di tutti... “quando è il caso”. Capito?

MAURO - Sì - Sì..

LANDI - (deciso) Adesso dimmi il nome di quel tale che vi ha visti rubare, e che vi ricatta.

MAURO - Io non...

LANDI  - (solleva la mano per colpirlo di nuovo)

MAURO - Lo dico! (Landi tiene sempre la mano sollevata; Mauro lo guarda e si decide) Si chiama Renzo Barbieri.

LANDI - Se hai mentito, giuro che...          

MAURO - (impaurito) Vedrà, vedrà... Ho detto la verità

LANDI - (abbassa la mano) Sta bene: vedremo. (Va alla porta di destra, la apre e grida verso linterno) Commendatore, venga. Io so tutto! (Poi torna accanto a Mauro).

PERUZZO - (entra da destra, evidentemente imbarazzato, poi si ferma e si rivolge verso linterno) Entra.

ALDO - (entra da destra, stordito, tenendosi una mano sullocchio destro).

LANDI - (a Peruzzo, indicando Aldo) Cosa gli è accaduto?

PERUZZO - (evasivo) Nulla, nulla...

ALDO - (abbassa la mano e si vede che ha locchio ammaccato, tutto blu).

PERUZZO - (c.s.) Ha urtato... Ha urtato contro...

ALDO - (continua, indicando Peruzzo) ...contro un suo pugno.

LANDI - (scatta inviperito verso Peruzzo) Davvero?

PERUZZO - Si.

LANDI - (fa latto di lanciarsi verso Peruzzo, poi si frena e gli tende decisamente la mano) Bravo! (Peruzzo gliela stringe) Certo che se lavessi immaginato... (Guarda Mauro, come per dirgli: “Avrei dato un pugno anche a te”). Sarà per unaltra volta!

PERUZZO - Anche suo figlio è stato loquace. Dice che quel tale che li ha veduti, e che li ricatta, si chiama Renzo Barbieri.

LANDI - Esatto.

ALDO e MAURO - (si guardano e allargano le braccia, come per scusarsi reciprocamente di aver parlato).

PERUZZO - E so di più. Questo Renzo Barbieri abita con i genitori... (consulta un pezzo di carta che estrae di tasca)...in corso Roma 17, telefono 76.46.23.

LANDI - Sappiamo proprio tutto.

PERUZZO - Cè altro. Renzo Barbieri, per tacere, vuole dai nostri figli venti milioni.

LANDI - In totale?

PERUZZO - No. Ciascuno.

LANDI - (ai giovani) Quando scade il termine che vi ha fissato per avere il denaro?

ALDO - (imbarazzato) Direi... (guarda lora). Fra poco, al solito caffè dellUniversità.

PERUZZO - (a Landi) Propongo che vadano a pagare.

LANDI - E impazzito?

PERUZZO - Abbia fiducia. Ho in mente un piano dazione che le spiegherò. (Estrae di tasca un libretto di assegni e ne compila rapidamente uno).

LANDI  - Vado a prendere i miei venti milioni. (Esce a sinistra).

PERUZZO - (consegnando lassegno a Mauro). E intestato a te. Lo incassi, e...

MAURO - Devo proprio dare a Renzo Barbieri?...

PERUZZO - Sì... e no.

MAURO - Non capisco.

PERUZZO - Andrete al caffè, direte a Barbieri che avete con voi il denaro... Magari glielo fate vedere... Per chiederete uno sconto, discuterete... Dovrete tirare in lungo, insomma; per dare tempo a noi padri dintervenire.

MAURO - (preoccupato) Con la polizia?

PERUZZO - Lasciate fare a noi.

LANDI - (rientra da sinistra, tenendo in mano un assegno che consegna ad Aldo) E intestato a te. Lo incassi, e...

PERUZZO - Andate, adesso. Svelti!

ALDO e MAURO - (guardano un momento i rispettivi padri, come se volessero chiedere un abbraccio di perdono).

LANDI e PERUZZO - (capiscono, ma voltano decisamente la schiena ai figli, pur seguendoli con la coda dellocchio).

ALDO e MAURO - (si avviano lentamente, rassegnati, verso il fondo. I due padri torcono il collo per guardarli. Ma appena Aldo e Mauro, giunti sulla soglia della porta, si rivolgono con lespressione di prima verso i due padri, questi girano di nuovo il capo dalla parte opposta. Aldo e Mauro escono dal fondo).

PERUZZO e LANDI - (si massaggiano il collo, e sospirano) Mah! . . .

LANDI - Mi facevano pena.

PERUZZO - E a me? Sanguinava il cuore.

LANDI - Comunque, mi spieghi il suo piano.

PERUZZO - Un momento. (Estrae di tasca il pezzo di carta di prima, e indica lapparecchio telefonico). Permette?

LANDI - S accomodi .

PERUZZO - (componendo il numero allapparecchio) 7, 6, 4, 6, 2. . . e 3.

LANDI - Telefona al ricattatore?

PERUZZO - (annuisce) Ssst! (Al telefono) Pronto. Casa Barbieri? Chi, personalmente? . . . Il cavalier Barbieri, padre di Renzo?... Bene. Io sono Peruzzo, padre dun compagno dUniversità di suo figlio; e in questo momento sono in casa dellingegner Landi, altro padre di altro compagno di studi del suo Renzo... No. Non cè il congresso dei padri. Per avremmo urgenza di parlarle...Sì; io sono in casa Landi... Cooosaa?!?... Suo figlio sta venendo qui?... Allora venga anche lei, con la massima urgenza... Non è uno scherzo! E una situazione gravissima per i nostri figli... No! Non unepidemia... Per telefono non posso spiegarle... Grazie (Posa il ricevitore). Verrà di corsa.

LANDI - Prima, però, arriverà il figlio.

PERUZZO - Evidentemente viene qui per dimostrare a Mauro e Aldo che è deciso a tutto. Non importa! Gli diremo con molta disinvoltura che i nostri figli sono al caffè dellUniversità. Anzi, glielo dirà lei.

LANDI - Io soltanto?

PERUZZO - Sì. Perché se ci vedesse tutte due potrebbe sospettare qualcosa.

LANDI - E al padre? Che gli diremo?

PERUZZO - Qui entra in funzione il mio piano. Lo convinceremo a seguirci, per sorprendere il figlio mentre estorce i quaranta milioni a Mauro e Aldo. Insomma: faremo tacere Renzo Barbieri per sempre.

LANDI - (spaventato) Lo ammazziamo?

PERUZZO - Ma no ! . . . Capirà che se andranno in galera Aldo e Mauro, dovrà seguirli.

LANDI - Allora lei avrebbe deciso di consegnare la refurtiva a un confessore, e di proteggere i figli ladri?

PERUZZO - Guardiamoci in viso, ingegnere.

LANDI - Guardiamoci pure.

PERUZZO - Siamo in questo guaio per colpa della nostra debolezza. Ormai non possiamo più cambiare sistema di educazione. Noi non siamo dei padri decisi e coraggiosi. Noi siamo dei. . . (Dal fondo appare tempestivamente)

GIROLAMO - (che grida rivolto verso lesterno, ma evidentemente nei riguardi dei due padri) ...cretini!

PERUZZO e LANDI - (si voltano di scatto verso il fondo).

GIROLAMO - (sempre rivolto verso lesterno, continua a gridare) Siete dei ragazzi cretini! Non dovete gettare pietre nel giardino.

PERUZZO e LANDI - (si guardano fra loro, sospirando di sollievo).

GIROLAMO - Ingegnere... Cè un giovanotto che cerca Aldo...Mi pare che si chiami Renzo Barbieri.

PERUZZO - (prevenendo Landi) Lo faccia entrare.

GIROLAMO - (a Landi, indicando Peruzzo) Adesso comanda lui?

LANDI - (irritato) Fa entrare quel giovanotto!

GIROLAMO - Come vuole... A me, per, non piace.

LANDI - Chi?

GIROLAMO - Quel giovanotto. Devessere un poco di buono. (Esce al fondo).

LANDI - E lo dice a noi ! . . .

PERUZZO - Dove posso nascondermi?

LANDI - (indica la porta di sinistra) Di là.

PERUZZO - Bene. Ascolterà tutto. (Si avvia). Sia disinvolto, cordiale, allegro; mi raccomando. (Esce a sinistra).

LANDI - (borbotta a se stesso) Disinvolto, cordiale, allegro.

RENZO - (appare al fondo. E un giovane sui ventanni, elegante dallaria apparentemente ambigua e losca) E permesso?

LANDI - (gli va incontro esageratamente disinvolto, cordiale e allegro) Caro signor Renzo Barbieri!... (Gli dà delle manate sulle spalle). Come va? Come va?

RENZO - (sorpreso) Ma... Lei mi conosce?

LANDI - Be... Si. No. Che importa? Lei ha chiesto di mio figlio, vero?

RENZO - Si.

LANDI - E io sono suo padre. E siccome tutti gli amici di mio figlio, sono amici miei... (Non sapendo come proseguire, dà altre manate sulle spalle di Renzo). Come va? Come va?

RENZO - Bene.

LANDI - (indeciso) Lei... Voleva parlare con Aldo?

RENZO - Se non disturbo... Si tratta di cosa molto importante.

LANDI - Lo so.

RENZO - (sospettoso) Come fa a saperlo?

LANDI - (confuso) Be... Siccome tutto quello che sa mio figlio, lo so io... No! Volevo dire... Cosa volevo dire. Dica lei.

RENZO - Non è in casa?

LANDI - Chi ?

RENZO - Aldo.

LANDI - No ! Non cè.

RENZO - (aggressivo) Non cè?

LANDI - (scrolla negativamente il capo).

RENZO - Non mi dica che è partito per un viaggio “allestero”?

LANDI - Per carità!... Nessun viaggio (Dopo lieve esitazione). Mi pare che sia andato “al caffè”.

RENZO - DellUniversità?

LANDI - Proprio quello.

RENZO - (ambiguo) E... prima di uscire... le ha forse chiesto... “qualcosa”?

LANDI - Sì.

RENZO - (aggressivo) Cosa?

LANDI - Che giorno è oggi.

RENZO - Nientaltro ?

LANDI - No . Sì ! Del denaro .

RENZO - (ansioso) Per fare che?

LANDI - Per... Per pagare una riparazione della sua automobile.

RENZO - A quanto ammonta questa “riparazione”?

LANDI - (confuso) A qua-qua... Qua...

RENZO - (interrompe e sogghigna. Poi, allegro, prende una mano di Landi e gliela stringe energicamente) Bravissimo, ingegnere! I padri dovrebbero essere tutti come lei! Il figlio spacca la macchina... zak!... il padre paga! (Gli stringe di nuovo energicamente la mano) Arrivederla! Ho fretta. (Esce Al fondo, fischiettando laria duna canzonetta in voga).

LANDI - (si massaggia la mano) Che forza da assassino!...

PERUZZO - (entra da sinistra) Ho sentito perfettamente.

LANDI - Ebbene?

PERUZZO - Quello, si, meriterebbe la galera.

LANDI - (lanciandosi verso il fondo) Vado a prenderlo a schiaffi!

PERUZZO - (lo trattiene) Per ora no. Rovinerebbe tutto.

LANDI - Per mi toglierei una soddisfazione!

GIROLAMO - (entra dal fondo, dicendo) Protesto ! . . . Protesto energicamente!

LANDI - Cosa ti hanno fatto?

GIROLAMO - Lavevo detto, io, che quel giovanotto era un poco di buono. Saltando e fischiettando ha calpestato le tribolose.

LANDI - Tuberose ! Dovevi impedirglielo .

GIROLAMO - Gli ho gridato: “ Si tolga di lì ! “ .

PERUZZO - E lui?

GIROLAMO - Mi ha risposto: “Pensa allal-di-là, Matusalemme!”. Matusalemme a me!... Non me lha mai detto nessuno !

LANDI - Calmati, Girolamo. Fra poco sarà qui suo padre.

PERUZZO - E gli faremo dare una lezione che se la ricorderà finché‚ campa.

LANDI - Speriamo che il padre sia un tipo deciso almeno quanto il figlio.

PERUZZO - Ne sono sicuro! Per telefono aveva una voce tonante, rabbiosa. Devessere un uomo terribile, il cavalier Barbieri.

BARBIERI - (appare timidamente alla porta di fondo. E un tipo distinto, sui 40-45 anni, dallespressione sempre spaventata, timidissimo, con fare mellifluo. Con un fil di voce dice) Sono il cavalier Barbieri.

PERUZZO, LANDI e GIROLAMO - (si voltano verso il fondo, stupiti).

LANDI - (ironico, sottovoce a Peruzzo) Devessere un uomo terribile, il cavalier Barbieri!...

PERUZZO - (a Barbieri) Lei... sarebbe il cavalier Barbieri?

BARBIERI - Sono-sono... (Rimane sulla soglia della porta). Ho trovato il cancello aperto...

GIROLAMO - Sfido!... E uscito quel maleducato di suo fi...(Landi dà una gomitata in un fianco di Girolamo) ...ahi!

BARBIERI - E siccome il cancello era aperto, ho provato a chiedere: “Permesso...”. Nessuno ha risposto. Quindi mi sono presa liniziativa di...

LANDI - (interrompe) Ha fatto bene! Venga avanti, cavaliere.

BARBIERI - (avanza timidamente verso la ribalta) Grazie.

LANDI - (a Girolamo) Tu puoi andare.

GIROLAMO - (a malincuore) Vado (Esce lentamente dal fondo, continuando a guardare Barbieri, il quale si sente a disagio).

LANDI - Permette?... (Tende la mano) Ingegner Landi, padre di Aldo.

BARBIERI - (gliela stringe) Molto piacere, ingegnere.

PERUZZO - (tende la mano) Commendator Peruzzo, padre di Mauro.

BARBIERI - (gliela stringe) E un onore, commendatore.

LANDI - (guarda Peruzzo, sconcertato) Saccomodi, cavaliere.

BARBIERI - (siede) Non vorrei disturbare.

PERUZZO - Ma... scusi. Per telefono ho parlato con lei?

BARBIERI - Certamente.

PERUZZO - (a Landi) Scherzi del telefono!

LANDI - (a Peruzzo) Sediamo anche noi. (Siedono).

BARBIERI - In che cosa posso essere utile?

LANDI - Ecco... Si tratta di una faccenda che... (Sinterrompe, e chiede aiuto a Peruzzo).

BARBIERI - (con una specie di lamento che sarebbe il tono cortese di chi invita il proprio interlocutore a proseguire)

LANDI - (meccanicamente, lo imita). “Siiiii”. Spieghi lei, commendatore.

PERUZZO - (dopo un attimo di esitazione, deciso) Cavalier Barbieri !

BARBIERI - (c. s.) Siiiii . . .

PERUZZO - Purtroppo le dobbiamo recare un grande dolore.

BARBIERI - (sempre calmo e gentilissimo) Prego, prego...

PERUZZO - (guarda Landi, poi dice) Suo figlio... (Sinterrompe).

BARBIERI - (come prima) Siiii...

LANDI - (scatta) Insomma!... Suo figlio è un ricattatore!

BARBIERI - (senza alcuna emozione) Sono contento che mio figlio... (Comprende: sbarra gli occhi e si alza lentamente in piedi, dicendo con il tono dun lamento) Noooo...

LANDI - Questa volta ha detto no !

PERUZZO - E la verità.

LANDI - Abbiamo le prove.

BARBIERI - (con il lamento di prima, si affloscia sulla sedia) Nooo. . .

PERUZZO - Comunque non si preoccupi.  Anche i nostri (Indica se stesso e Landi) sono dei farabutti.

BARBIERI - (con un mesto sorriso sulle labbra) “Mal comune, mezzo gaudio”, vero? (E sorride).

LANDI - Sì. Per non possiamo metterci a ridere con lei.

BARBIERI - Il mio Renzo, Renzino, Renzuccio... (Sguardi fra Peruzzo e Landi, come per dirsi: “Anche lui come noi, eh?”) ...un ricattatore. Non riesco ad accettare lidea.

LANDI - Laccetti, laccetti.

PERUZZO - Purtroppo è così. Pensi che i nostri figli stanno consegnando venti milioni ciascuno al suo... “Renzo, Renzino, Renzuccio”.

BARBIERI - Anch io ho dato del denaro.

LANDI - A chi?

BARBIERI- A mio figlio.

PERUZZO - A quale titolo?

BARBIERI - Be... Me lo ha chiesto per... per gli studenti poveri, mi sembra.

LANDI - E lei si accontenta di simili e vaghe giustificazioni, per dare denaro a suo figlio?

BARBIERI - E tanto buono, lui... Non gli ho mai negato nulla.

PERUZZO - Allora ha allevato un “cocco di babbo”!

LANDI - Padre di pasta frolla!

PERUZZO - Si vergogni!

BARBIERI - (impressionato) Lo-lo... lo-loro come hanno educato i figlioli?

PERUZZO - Io con il pugno di ferro!

LANDI - Io con. . . con il piede dacciaio !

BARBIERI - A calci e pugni?

LANDI - Sissignore !

PERUZZO - Senza pietà!

LANDI e PERUZZO - (si guardano fra loro, poi dicono a Barbieri, mortificati) No.

BARBIERI - (si alza in piedi) Allora vogliono dirmi cosa avrebbe fatto di male il mio tesoro? (Landi e Peruzzo si alzano).

PERUZZO - Venga con noi. Glielo spiegheremo per strada.

LANDI - E poi le faremo vedere il suo “tesoro” mentre incassa la somma del ricatto dai nostri figli.

PERUZZO - Andiamo! (Peruzzo e Landi si pongono ai fianchi di Barbieri, lo prendono decisamente sottobraccio, poi quasi lo trascinano con loro verso il fondo. Squillo del telefono).

LANDI - Un momento, per favore. (Va a rispondere al telefono, mentre gli altri due si fermano sulla soglia della porta di fondo) Pronto. . . Sei tu, Aldo? . . . Dimmi. . . (Breve pausa. Barcolla) Coosaa?!?...Fuggi allestero con Renzo Barbieri e Mauro Peruzzo?!?... (Boccheggiante). Aiuto, aiuto. . . (E si accascia sopra una sedia, rimanendo immobile, con gli occhi chiusi).

PERUZZO e BARBIERI - (appena hanno sentito nominare rispettivi figli, si sono precipitati accanto allapparecchio telefonico).

BARBIERI -  (prende a volo il ricevitore abbandonato da Landi) Pronto... Sei tu, Renzo?... Si: sono papà tuo...(Barcolla) Eh?!? . . . Ti vai ad arruolare nella Legione Straniera con Mauro Peruzzo e Aldo Landi?!?... (Boccheggiante). Mi uccidi, mi uccidi. . . (E si accascia svenuto sopra una sedia, rimanendo immobile, con gli occhi chiusi).

PERUZZO - (prende a volo il ricevitore abbandonato da Barbieri) Pronto... Sei tu, Mauro? (Barcolla). Nooo!...Tu, Aldo Landi e Renzo Barbieri non tornerete mai più a casa?!?... (Boccheggiante). Sono morto, sono morto...(Abbandona il ricevitore e si accascia svenuto sopra una sedia, rimanendo immobile, con gli occhi chiusi).

GIROLAMO - (fa capolino alla porta di fondo: guarda i tre svenuti, sorride; in punta di piedi va a impugnare il ricevitore del telefono. Sottovoce) Pronto... Sono io: Girolamo... (Accennando ai tre svenuti). La scena è magnifica, fantastica; degna di un film di cinema con le scope...Voi state tranquilli. Penso io a curarli. In bocca al lupo! (Posa il ricevitore sullapparecchio, guarda un momento i tre; poi, andando rapidamente da uno allaltro, colpisce I loro visi con sonori schiaffi). Mi tolgo una soddisfazione!... Sveglia, cavaliere!... Apra gli occhi, commendatore! . .  Anche lei, ingegnere! . . . (I tre aprono un istante gli occhi, con espressione ebete, quindi li richiudono come prima. Girolamo li osserva). Gli schiaffi, dunque non sono bastati... Proviamo con le pestate! (Saltellando rapidamente da uno allaltro, pesta i piedi dei tre uomini, poi va a nascondersi oltre la porta di fondo, dalla quale fa capolino).

PERUZZO, LANDI e BARBIERI - (con grida di dolore, e tenendo il piede dolorante sollevato da terra, si alzano e saltellano per la scena, mentre Girolamo sorride, e il sipario si chiude velocemente).

ATTO TERZO

Scena degli atti precedenti. Pomeriggio dello stesso giorno in cui si sono svolte le vicende del primo e del secondo atto.

LANDI, PERUZZO e BARBIERI - (sono in scena allaprirsi del sipario. Tutte tre seduti, con espressione stanca, sfinita. Al centro Barbieri, che ha una salvietta legata intorno al viso, con nodo sulla testa, come se soffrisse mal di denti; a destra Peruzzo, che ha un fazzoletto legato intorno alla testa, con nodo sulla nuca, come se soffrisse mal di testa; a sinistra Landi, che ha il braccio destro infilato in una sciarpa legata intorno al collo, come se si fosse slogato o rotto il polso. Dopo qualche istante, al fondo, fa capolino)

GIROLAMO - (il quale li guarda, e si sforza per rimanere serio) Si può?

LANDI - Vieni, vieni.

GIROLAMO - (avanza verso la ribalta) Sono le quattro. E da sei ore, cioè da quando hanno ricevuto la telefonata dei loro rampolli, se ne stanno qui con le mani in mano. Mio nonno Pancrazio direbbe: “Chi è colpa del suo mal, pianga se stesso... Ma non faccia il fesso”.

PERUZZO - Come si permette?

LANDI - Lo lasci dire.

GIROLAMO - (melodrammatico) Io me li vedo già, quei poveri cocchi di babbo... Li vedo la! (Indica un punto verso la platea, dove i tre padri, impressionati, guardano; e così pure dopo, quando Girolamo indicherà in altre direzioni). I tre cocchi in divisa color cocco.

LANDI - Cachi !

GIROLAMO - Cachi, della Legione Straniera. Poi li vedo la! (Indica un altro punto). Stanchi, patiti e consunti mentre salgono lentamente la passerella che li porta sulla nave.

PERUZZO - Quale nave?

GIROLAMO - Quella che li trasferirà in Africa.

BARBIERI - (impressionato) Oh, poveri noi!...

GIROLAMO - Poveri loro, invece!... Adesso li vedo là (Indica un altro punto). No. Un po più in là. (Sposta di poco lindice). Sulla sabbia del deserto del Sara.

LANDI - Sahara!

GIROLAMO - Sabbia rovente di sotto, sole infuocato di sopra... I tre cocchi di babbo stanno diventando cocchi arrosto. Ad un certo punto... là! (Indica dalla parte opposta, ed esegue la mimica) Spuntano i ribelli con un cannone in mano.

PERUZZO - Avranno soltanto un fucile.

GIROLAMO - Questi hanno un cannone! Lo puntano verso Aldo, Mauro e Renzo, i quali... (Si sposta dalla parte opposta e trema)... tremano di coraggio. Ma i ribelli... (Si sposta di nuovo dallaltra parte) ...i ribelli sono senza cuore, e dicono: “Voi siete i tre cocchi della Legione Straniera, eh?” (Risata lugubre). “Fra poco ci saranno tre cocchi di meno! (Risata lugubre).

BARBIERI - (tappandosi le orecchie, inorridito) Ma perché ridono cosi?

GIROLAMO - Ridono da ribelli. Poi accendono un cerino...Ma non per fumare la pipa, nooo... Avvicinano la fiamma allinnesco del cannone, e... Patapum! (I tre padri si coprono gli occhi, impressionati). Qui ci vorrebbe la marcia funebre, ma non la so. La cantero unaltra volta.

PERUZZO - (si alza) Uh, che mal di testa!...

BARBIERI - (si alza) Ih, che mal di denti!...

LANDI - (si alza) Ahi, che male al polso!...

GIROLAMO - Lospedale è completo!

LANDI - Io mi sono slogato il polso per terra, quando sono caduto mentre saltellavo per il dolore al piede.

GIROLAMO - Spiacente, ma non cera altro modo per farli rinvenire. Sembravano morti.

BARBIERI - (avvicinandosi a Girolamo) Senta... Lei che ormai è al corrente di tutto... Cosa farebbe al nostro posto?

GIROLAMO - (soddisfatto) Era ora che mi chiedessero un consiglio !

LANDI - Io non ne ho bisogno !

PERUZZO - (si avvicina a Girolamo) Sentiamo, sentiamo...Personalmente confesso che non riesco più a pensare, a ragionare. (Peruzzo e Barbieri pendono dalle labbra di Girolamo, il quale tace ostentatamente). Be?... Dica.

GIROLAMO - (indica Landi) Poiché‚ il principale non ha bisogno dei miei consigli... me ne vado! (Fa latto davviarsi verso il fondo).

PERUZZO - (lo trattiene) Aspetti.

BARBIERI - (a Landi) Certo: ascoltiamolo.

LANDI - (con evidente sforzo) Ma si! .. . Asinata più, asinata meno... (A Girolamo) Di pure.

GIROLAMO - Innanzi tutto vorrei sapere perché non si decidono a fare qualcosa.

PERUZZO - Semplicissimo: perché‚ abbiamo già considerato le conseguenze. Se ricorriamo alla polizia, per esempio, provocheremo noi stessi la fine, la catastrofe.

GIROLAMO - E cosa sperano ?

BARBIERI - Che i ragazzi si ravvedano e tornino a casa.

GIROLAMO - Due ladri e un ricattatore... Bella combriccola!

LANDI - Ma sono nostri figli !

GIROLAMO - Questo è il peggio!... Se fossero miei, non si troverebbero in questo guaio. Io, comunque... (Squillo di campanello). Troppo tardi!

LANDI - (preoccupato) Chi sarà?

GIROLAMO - Non cè dubbio: la polizia.

PERUZZO, LANDI e BARBIERI - (spaventati) La polizia?!?...

GIROLAMO - (ironico) No. Mia zia. (Cambia tono). La polizia, si! Avranno sorpreso i giovani mentre tentavano di espatriare, e... Vedremo! (Esce al fondo).

BARBIERI - (disperato) E finita, è finita...

PERUZZO - Perquisiranno la casa, troveranno la parte di refurtiva nascosta qui...

LANDI - (piagnucola) In galera... Andremo in galera pure noi. . .

GIROLAMO - (appare al fondo, e fa rapidi segni per invitare i tre padri a togliersi salvietta, fazzoletto e sciarpa).

LANDI - Sei impazzito?

GIROLAMO - Si tolgano quella roba! Sembrano sinistrati!

PERUZZO - Ha ragione! (Si toglie il fazzoletto dalla fronte, imitato dagli altri due. Sottovoce). E la polizia?

GIROLAMO - (annuisce, indicando verso lesterno) Saranno in cento, comandati da un ispettore. (Gesti di disperazione dei tre padri. Girolamo indica verso lesterno). Eccolo!... (Annuncia) Il dottor Silvestri, ispettore di polizia.

LANDI - Che-che... Che-che... Che entri.

GIROLAMO - (rivolto verso lesterno) Prego, ispettore.

SILVESTRI - (entra decisamente dal fondo. E un uomo burbero, di qualsiasi età superiore ai trentanni. Con espressione inquisitrice si sofferma un momento a fissare, uno per uno, i tre padri, i quali accennano sorrisi che sembrano smorfie) Lingegner Landi?

LANDI - (tremante) So-so... So-sono io. (Girolamo fa latto di scomparire dal fondo). Rimani anche tu, per favore.

GIROLAMO - (borbotta) Adesso mi cerca, eh?

SILVESTRI - (indica Peruzzo e Barbieri) I signori?

LANDI - (distratto) Sono i complici... (Si riprende). Cioè!...Sono i padri dei figli. Il commendator Peruzzo e il cavalier Barbieri.

SILVESTRI - (indica Girolamo) Questo?

LANDI - Il gia-gia... gia-giardiniere.

SILVESTRI - Di chi?

LANDI - Del giardino.

SILVESTRI - Del giardino di chi?

LANDI - Mi-mi... mi-o.

SILVESTRI - Bene (Fissa tutti). Avverto che la zona è circondata dai miei uomini. (Passeggia, nervoso). In galera, li voglio vedere! Tutti in galera! (Rivolto ai tre padri) Giusto?

PERUZZO, LANDI e BARBIERI - (con un fil di voce) Giusto.

SILVESTRI - Ci sono ladri che, reato a parte, sono abbastanza simpatici. Altri, invece, no! Antipaticissimi! Peccato che non sia possibile spedirli sulla sedia elettrica. (Ai tre padri). Giusto?

PERUZZO, LANDI e BARBIERI - (c.s.) Giusto .

SILVESTRI - Ma il cerchio è chiuso! Nessuno fuggirà. (Ai tre padri) Giusto?

PERUZZO, LANDI e BARBIERI - (c.s.) Giusto.

SILVESTRI - (a Girolamo) Giusto?

GIROLAMO - Per me... Giustissimo.

SILVESTRI - (ai tre padri) Seduti! (I tre siedono prontamente). In piedi! (I tre scattano in piedi). No!... Meglio seduti. (Ricadono sulle sedie. Silvestri fa qualche passo, poi si pianta dinanzi ai tre). Loro, naturalmente, non sanno niente, non hanno visto niente, non dicono niente, vero?

PERUZZO - Anzi... Se lei permette, noi vorremmo spiegare, giustificare, scusare.

SILVESTRI - Chi?

PERUZZO... I ladri.

LANDI - Noi li conosciamo bene.

BARBIERI - Sono creature innocenti.

SILVESTRI - (indignato) Cooosaa?!?... Quei farabutti lei li chiama “creature innocenti”?!?...

PERUZZO - Il cavaliere voleva dire che forse avranno rubato senza accorgersi.

SILVESTRI - Si, eh?... Pero se ne saranno accorti, quando hanno sparato una raffica di mitra contro il proprietario del negozio.

LANDI - (ebete) Vo-vo... vo-vorrebbe dire che hanno pure spa-spa... spa-sparato?

SILVESTRI - E ucciso!... Quel poveruomo, infatti, difficilmente se la caverà. Assassini, sono! Giusto?

PERUZZO, LANDI e BARBIERI - (abbattutissimi) Giusto.

GIROLAMO - (rifacendo il verso a Silvestri) Ma dovranno pagare anche i padri! (Occhiatacce dei tre verso Girolamo, il quale si rivolge a Silvestri). Giusto?

SILVESTRI - Giusto. (Ai tre padri) Loro non sono daccordo?

PERUZZO, LANDI e BARBIERI - (rassegnati) Si-Si... (Si alzano in piedi e porgono a Silvestri i polsi incrociati, per farsi ammanettare. Squillo del telefono).

SILVESTRI - Rispondo io! (Al telefono). Pronto... sì: parla lispettore Silvestri... Ah, bene... Se tentassero di fuggire, sparate! Senza pietà. Vengo subito. (Posa il ricevitore). Li abbiamo “pizzicati”: tutte tre. (Vede Peruzzo, Landi e Barbieri che gli porgono i polsi incrociati: li ignora e stringe la mano a Girolamo) Grazie anche a lei (Esce al fondo).

PERUZZO, LANDI e BARBIERI - (rimangono allibiti, incantati a bocca aperta, con lo sguardo rivolto al fondo).

LANDI - Ma... Perché non ci ha arrestati?

GIROLAMO - (ironico) E perché doveva arrestarli?

PERUZZO - Be... Siamo i padri...

GIROLAMO - Per non di quelli che cercava lispettore.

BARBIERI - Allora non ha “pizzicato” i nostri figli?

GIROLAMO - Certamente no. (Sarcastico) Non lavevano capito?

LANDI - (si avvicina minaccioso a Girolamo) Tu lo sapevi, e non ce lhai detto?

GIROLAMO - Non me lhanno mica chiesto!

PERUZZO - (si avvicina minaccioso a Girolamo e ruggisce, come nel primo atto).

GIROLAMO - (gli fa il verso del gatto) “Miaooo”.

PERUZZO - Si burla di noi, eh?

BARBIERI - (interviene fra i tre) Stiamo calmi, signori. Limportante è che siamo ancora tutti liberi.

LANDI - (a Girolamo) Insomma!... Chi cercava quellispettore?

GIROLAMO - Tre uomini che avevano svaligiato un negozio di stoffe, e che si erano rifugiati in qualche villa qui intorno. Lispettore li aveva visti scavalcare il muro di cinta del nostro giardino.

ALDO - (appare al fondo, ansante, con Mauro e Renzo) Eravamo noi. (Si ferma sulla soglia della porta).

PERUZZO, LANDI e BARBIERI - (si voltano di scatto verso il fondo, tentano di balbettare qualcosa, poi si accasciano sulla sedia più vicina con un lamento).

GIROLAMO - Vado a chiudere il cancello! (Esce al fondo).

PERUZZO - (riprendendosi a poco a poco) Non state lì. Vi potrebbero vedere.

ALDO - (avanza con gli altri due verso la ribalta).

LANDI - Siete inseguiti dalla polizia?

ALDO - Chi lo sa?

MAURO - Siamo stati consigliati di attendere la notte, per passare la frontiera.

BARBIERI - Chi vi ha consigliati?

RENZO - Un contrabbandiere.

BARBIERI - (disperato) I nostri figli chiedono consigli ai contrabbandieri ! . . .

LANDI - (dopo lieve esitazione) Verremo con voi!

ALDO -  Dove?

LANDI - In Francia, nella Legione Straniera.

MAURO - Impossibile!

PERUZZO - Perché?

RENZO - Siete vecchi. Morireste per strada, sulle montagne.

BARBIERI - Eh sì... io sono debole.

GIROLAMO - (entra affannato dal fondo) Sta tornando lispettore!       

MAURO - (ad Aldo) Dove ci nascondiamo?

ALDO - Di là. (Indica la porta di destra). Venite! (Spinge Mauro e Renzo verso lesterno, a destra, poi si rivolge ai padri). Guai a voi se cantate! (Ed esce).

LANDI  - Abbiamo proprio voglia di cantare ! . . .

PERUZZO - “Cantare”, in questo caso, significa “parlare”. E il gergo dei furfanti.

LANDI - Che lei capisce.

PERUZZO - Certo!

LANDI - Allora è  un furfante! 

PERUZZO - (ruggisce) Stia zitto, per favore. E facciamo i disinvolti.

BARBIERI - (piagnucola) A che punto siamo ridotti!...

PERUZZO - Coraggio! Ridiamo! Ridiamo a crepapelle! (Ride forzatamente e rumorosamente, imitato a stento dagli altri).

SILVESTRI - (appare al fondo) Fermi tutti!

LANDI, PERUZZO e BARBIERI - (smettono di colpo di ridere, guardano un istante Silvestri, poi ridono di nuovo come prima).

SILVESTRI - Silenzio! (I tre padri rimangono a bocca aperta). Sono un ispettore di polizia e devo essere rispettato! Giusto?

PERUZZO, LANDI e BARBIERI - (rassegnati) Giusto.

SILVESTRI - Questa volta sono qui per loro.

LANDI - Per... Per noi?

SILVESTRI - Sì. Oggi sto vivendo il più bel giorno della mia carriera. Sei ladri “pizzicati” in poche ore.

BARBIERI - (con un filo di voce) Ma non erano soltanto tre?

SILVESTRI - Più tre che “pizzicherò” fra poco, saranno sei! Anzi: sei ladri... (Indica i tre padri) ...tre complici, e... (Indica Girolamo) ...un favoreggiatore.

LANDI - (maligno, a Girolamo) Finalmente sei nei pasticci anche tu!

GIROLAMO - Io non centro. Senta, commissario...

SILVESTRI - Ispettore !

GIROLAMO - Committore...

SILVESTRI - Ispettore !

GIROLAMO - Lei, insomma! Io, di questa losca faccenda, non ne so niente.

SILVESTRI - Silenzio! (Ai padri) Dove sono?

PERUZZO - (con tono di forzata disinvoltura) Chiiii?...

SILVESTRI - I loro figli, autori del furto alla gioielleria.

BARBIERI - (come Peruzzo) Non sappiamo.

LANDI - (idem come gli altri due) E tanto tempo che non li vediamo.

PERUZZO - Un... un paio danni.

LANDI - Di più! Saranno ventanni che li abbiamo cacciati di casa.

SILVESTRI - (ironico) Prima che nascessero, eh? Pazienza. Comincerò ad arrestare loro. (Indica i tre padri). Giusto?

GIROLAMO - (mentre i tre padri allibiscono) Giusto.

PERUZZO - (a Silvestri) Scusi... Lei come ha fatto a sapere che i nostri figli?...

SILVESTRI - (interrompe) La polizia sa tutto! (Sta per dire il solito “Giusto?”, ma lo precede).

GIROLAMO - Giusto?

SILVESTRI - (distratto) Giusto. (Si riprende) No!.. “Giusto” lo domando io! Sembro forse un idiota?

GIROLAMO - Be... Questi sono affari suoi.

SILVESTRI - (ai tre padri) Al fresco! In galera! Si schiariranno le idee sui loro rampolli. (Indica verso il fondo) Via!

LANDI - Aspetti, per favore. (Dopo evidente esitazione, durante la quale guarda Peruzzo e Barbieri che gli fanno dei cenni, come per dirgli: “Fa pure”) Io denuncio...Denuncio mio figlio!

PERUZZO - (deciso) Anchio!

BARBIERI - Anch... Anchio.

GIROLAMO - (stupitissimo) Sono convinti di quello che fanno? (I tre padri annuiscono).

SILVESTRI - Sta bene. Dove sono? (I tre padri indicano la porta di destra, dalla quale entrano, a testa bassa).

ALDO, RENZO e MAURO - (che si avvicinano a Silvestri).

SILVESTRI - (indicando i tre giovani) Sarebbero questi? (I tre padri annuiscono). Allora andiamo! Appena fuori i miei uomini vi metteranno le manette. Guai a voi se tenterete di fuggire. Chiaro, giovanotti? (I tre giovani annuiscono, e savviano lentamente verso il fondo. Ai padri) Anche loro, prego. (I tre padri seguono i giovani).

LANDI - (a Silvestri, indicando Girolamo) E lui? Non lo arresta?

SILVESTRI - (scoppia in una risata spontanea, fragorosa, subito imitato da Girolamo e da)

ALDO, RENZO e MAURO - (i quali, voltandosi di scatto, abbracciano il rispettivo padre, ridendo e dicendo) E stato uno scherzo!... E stato uno scherzo!... E stato uno scherzo!

LANDI, PERUZZO e BARBIERI - (disorientati, rimangono un istante a guardare gli altri che ridono, poi si guardano fra loro, Si fanno un cenno dintesa, e ognuno colpisce il rispettivo figlio con un sonoro ceffone dicendo) Questo non è uno scherzo.

GIROLAMO - Non è mica il caso di prendersela così.

LANDI - No, eh?!?... Questo scherzo poteva ucciderci. Di  chi è stata lidea?

ALDO, MAURO e RENZO - (indicano Girolamo)

GIROLAMO - (a disagio) Be... Io vado. (Si avvia verso il fondo)

PERUZZO, LANDI e BARBIERI - (si precipitano a trattenere Girolamo) Fermo! (E lo trascinano verso la ribalta).

GIROLAMO - Insomma, basta!

LANDI - Perché‚ lhai fatto?

GIROLAMO - Non lha ancora capito!... Per dimostrare che dipende anche dai genitori, e soprattutto dai padri, il fenomeno della gioventù bruciacchiata.

LANDI - Bruciata !

PERUZZO - La collana!... (Spaventato, a Mauro). A casa nostra cè la collana!

MAURO - Sì, ma è della povera mamma di Aldo. Me laveva imprestata lui, e il caso ha voluto che corrispondesse molto a quella rubata, e descritta dai giornali.

BARBIERI - La polizia!... (Spaventato, indicando Silvestri) Qui cè la polizia!

SILVESTRI - (sorride) Io sono della “pulizia”, ovvero bidello dellUniversità

LANDI - Un momento!... Tutto è stato uno scherzo, ma chi ce lo prova? E se lo scherzo dei nostri figli cominciasse ora, con lintento di farsi credere innocenti?

SILVESTRI - (estrae di tasca un giornale e lo dà a Landi) Ecco la prova. Gli autori del furto alla gioielleria sono già tutti in galera. Li hanno arrestati a mezzogiorno.

LANDI - (guardando il giornale) E vero. Per... volete che ve ne dica una?

PERUZZO - Dica, dica.

LANDI - (spaccone) Io... Io me ne ero accorto subito che era tutto uno scherzo.

GIROLAMO - (mentre gli altri scoppiano a ridere) Adesso posso dirne una io?

LANDI - Sentiamo.

GIROLAMO - (a Landi e Peruzzo) Loro due ricordano quando stamane sono entrato di là (Indica la porta di fondo), gridando “cretini”?

PERUZZO - Certamente.

LANDI - Hai gridato “cretini” ai ragazzi che gettavano pietre nel giardino.

GIROLAMO - (guarda un momento Landi e Peruzzo con unespressione di commiserazione, poi scuote negativamente il capo) No, no... Non cera alcun ragazzo che gettasse pietre.

LANDI - (a Peruzzo) Allora i “cretini”?... (indica se stesso e Peruzzo).

PERUZZO - Eh già.

GIROLAMO - (arguto) Buona sera a tutti ! ... (Ed esce rapidamente al fondo, inseguito da Landi e Peruzzo, mentre gli altri ridono di cuore, e il sipario si chiude rapidamente).

                                       FINE DELLA COMMEDIA