Cocorita

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COCORITA

Commedia in un atto

Di GINO SAVIOTTI

PERSONAGGI

ANTONIO

IL PADRE

LA MADRE

LA MORA

LA VECCHIA

GIOVANNI

Vasta cucina in una agiata casa di contadini. In fondo una finestra, a sinistra un uscio. Alla tavola, ancor mezza apparecchiata dopo il pasto, è seduto il Padre, col bicchiere colmo dinanzi.

Antonio passeggia. E' un giovinetto di venti­due anni, un po' trasognato, goffo. Appare preoccupato, eccitato. Gesticola, in silenzio; poi si avvicina al padre, esitando.

Antonio                           - Non vi piace?... Se non piace a vo­ialtri, non importa. La devo sposare io!... Ve l'avevo detto prima, che è un po' scostante, perchè quella pelle, per noi, fa un certo ef­fetto, sulle prime. Ma poi, appena ci si fa l'abitudine, non è niente... Anzi!

Il Padre                            - A me... ti assicuro... non ha fatto né freddo né caldo. Se fosse per conto mio... contento te... Ma è tua madre che.. (Si asciuga i baffi; poi, con altra voce, accennando alla stanza di là:) Cosa fanno?!

Antonio                           - Ci vuole tempo, a vestirsi!... intanto, mettetevi anche voi la giacca.

Il Padre                            - (pigro) Ora mi alzo.

Entra la Madre, una vecchia contadina piena di volontà. E' vestita per uscire.

La Madre                         - Siamo pronte. Andiamo.

Antonio                           - (esitando) E... lei?

La Madre                         - E' già sulla strada. Ha messo un vestito... (vorrebbe dire ridicolo; ma si trattiene)... La guarderanno tutti!...

Antonio fa un gesto di pena.

La Madre                         - (al vecchio) Andiamo!

Il Vecchio                        - (ha infilato la giacca; fa un ge­sto, come per dire che è pronto).

Antonio                           - (con improvviso impeto) Mamma, sentite... (esita, cambia voce) Era buono quel pasticcio che ha fatto, eh?... Alla trattoria delle Colonie, era lei che faceva da mangiare! E tutti ci andavano, perchè si mangiava me­glio che dappertutto! (silenzio) Non vi è pia­ciuto?

La Madre                         - Sì! sì!

Antonio                           - (continuando) Vi assicuro che non ce n'è una più piacevole sulla terra... Ora non si vede, perchè è troppo commossa... Ha sog­gezione di voi, mamma... Che ne dite?

La Madre                         - (con dolcezza) Figliolo mio, dav­vero, è troppo nera! Se fosse solamente un pochino meno, non direi niente; ma così è troppo! Sembra Satanasso!

Antonio                           - (non insiste perchè sa che la vecchia è ostinata; ma il suo viso si riempie di dolore).

Il Padre                            - (conciliante) Andiamo, su... C'è tempo da riparlarne! Ci aspetta. E là. (Alla finestra) Oh guarda! Giovanni già ritorna!

Antonio                           - (era rimasto inerte; si scuote) Ah! deve parlare con me! Voialtri intanto vi potete avviare... Vi raggiungo subito. Andate! (li so­spinge, e grida al di fuori:) Vieni, vieni, Gio­vanni! Sono qui!

Mentre i vecchi escono, si avvicina alla fine­stra, fa un cenno a colei che è fuori, le manda un bacio con le dita, fa l'atto che aspetti. Entra Giovanni (un vecchio contadino dall'aspetto bonario); lo guarda con affettuoso compatimento, poi dice:

Giovanni                          - E' meglio che non ti ci affezioni, povero Antonio! Ho paura,'ma i tuoi vecchi... non si adatteranno mai!

Antonio                           - (eccitatissimo) Credi, eh? credi? (pausa) Ma perchè? perchè? Me lo dici?!

Giovanni                          - Via, francamente, Antonio... Ragio­niamo. Una mora! un'Affricana!

Antonio                           - Che c'è di male Non è una donna come le altre, non è un'anima come noi? Per­chè ha la pelle d'un altro colore?

Giovanni                          - La pelle...; tutto!...

Antonio                           - Sì. Io la trovo bellissima, bellissima! Quando la vedo, tu non puoi sapere quello che mi fa a me, dentro! Mi scombussola tutto... Mi vien voglia di piangere, di ridere, di buttarmi per terra, di baciare dove cam­mina!

Giovanni                          - Figliolo mio! com'è possibile!.... Mi dispiace, ma sai che cosa dicevano poco fa, in paese? « Fare una scimmia! »

Antonio                           - Bé? E le scimmie non sono carine? Quando ero ragazzo, desideravo tanto avere una scimmia, una di quelle belle scimmiette, con quelle belle mossettine... E poi, Zulma non è una scimmia! E' una donna: e che don­na! Tu non puoi sapere quello che ho provato la prima volta, quando l'ho veduta! Mi sono sentito come un tuffo al sangue, una gran feli­cità. Vedevo i suoi denti bianchi luccicare cò­me perle fra le sue labbra scure, e mi sen­tivo battere il cuore... Che colpa ne ho io, se nessuna donna mi piace quanto lei?... E se la sposo, a chi faccio del male?!

Giovanni                          - (non sa che dire: non trova le pa­role. Allora cambia argomento) Bé, senti; mi dimenticavo. Mia moglie acconsente. Le pre­pareremo un letto nella cucina, la terremo in casa a dormire finché non vi sposerete. Va bene?

Antonio                           - (senza speranza) Grazie... grazie... (silenzio) Credi che la mia vecchia finirà per adattarsi?

Giovanni                          - Mah!... Del resto, non potresti an­dare via, trovare lavoro fuori...

Antonio                           - Lasciare i miei vecchi?!... Ho patito tanto in questi venticinque mesi di soldato, non vedevo l'ora di tornare... La mamma è buona; se non vuole, è perchè proprio noti può!...

Giovanni                          - (stringendosi nelle spalle) E al­lora...  (un silenzio) Bé, io vado.

Antonio                           - No, no! Quando torneranno, biso­gnerà parlare, decidere... Aiutami te, Giovan­ni! Aspettaci!... Noi facciamo un giro in pa­ese, e torniamo subito. Resta qui! Tieni; c'è da bere... Siediti!

Lo spinge verso la tavola lo obbliga a sedersi. Poi esce in fretta. Giovanni, rimasto solo, scuote la testa, beve. In­tanto sull'uscio appare Giacomo? un giovane soldato dall'aria spavalda, con in bocca un fiore.

Giacomo                          - (ride forte, entrando) E' pazzo!  (a Giovanni) L'hai veduta? Non ti rivolta lo sto­maco?... Ha fatto paura persino al cavallo, quando è arrivala!... (arricciandosi i baffi) E dire che ci sono certe belle ragazze, in paese! Bianche e rosse come mele!

Giovanni                          - E' una cosa seria!

Giacomo                          - E' uno stupido! Già, è stato tem­pre un sempliciotto. Non pare neanche mio cugino!... Quando sono arrivato al reggimento, luì c'era già da un anno; da un anno, capisci? E io ero sotto ìe armi da una setti­mana... Bé; all'osteria, presero lui per una cappella, e me per un anziano! (ride) Sai qual'era il suo più gran divertimento sotto le armi? sai come consumava tutte le ore di li­bera uscita? Indovina! Andava a passeggiare sulle banchine del porto, dove son le bot­teghe dei venditori di uccelli! Sì; sì, di uc­celli!... Ci stava delle ore, a bocca spalancata, ridente!... Mica davanti agli uccelli nostrani, ai fringuelli, ai merli, agli usignoli! Quelli, al­meno, cantano bene, servono per la caccia!... Macché! Non li guardava neppure! Gli piace­vano... indovina?... i pappagalli!... Quei pappagalli gialli e rossi, piccolini, come quello che aveva lei quand'è arrivata. L'hai visto? Si chiamano Cocorite!... Mi ricordo che un giorno volle per forza che ci andassi anch'io, a vedere le cocorite. « Vedrai, come sono belle, le Cocorite, le Cocorite! » seguitava a dire, ce Come sono belle, le Cocorite! Ce ne sono di tutte le grandezze, con tanti colori, che sembrano colorate da Dio una per una! » diceva proprio così! E pareva fuori di sé. Gli luccicavano gli occhi! Mi toccò andarci... Mi ricordo che c'era anche un uccello par­lante. Non un pappagallo; un uccello che non avevo mai veduto, chissà che diavolo di razza era!... Ma loro due si conoscevano già; lui gli domandò qualche cosa, in inglese...; e quella bestiaccia gli rispose, non mi ricordo come!... Allora lui si mise a ridere, a ridere, a ridere... Pareva diventato matto. La mat­tina dopo, all'istruzione, rideva ancora!

Pausa.

Giovanni                          - E lei, la mora, come l'ha cono­sciuta?

Giacomo                          - La mora? Era a servire in un pic­colo caffè lì vicino. Si videro un giorno, s'in­namorarono subito come gatti. Per un mese, lui non ebbe il coraggio neppure di entrare nel caffè. Appena libero, correva lì davanti; lei veniva sull'uscio, gli sorrideva... Un giorno si fece coraggio, le rivolse la parola... Oh, del resto, è una brava ragazza! meglio di tante altre, anche delle nostre! E' onesta, lavora­trice... E deve avere anche un po' di denaro, che gliel'ha lasciato la sua madre adottiva, una venditrice d'ostriche. Per questo, non fa­rebbe mica un cattivo affare, Antonio; e ve­drai che la zia... Si ode al di fuori un rumore di gente. I due uomini sì avvicinano alla finestra, guardano.

Giovanni                          - Cosa c'è?... Quanta gente!

Giacomo                          - Tutti dietro alla mora! Tutto il paese! (ride allegramente) E' una festa!

Giovanni                          - Ecco i vecchi che scappano!...

Giacomo                          - Guarda Antonio com'è inviperito! Cosa fa?

Giovanni                          - Ora bastona qualcuno!

Entrano in furia i due vecchi, ansanti, impressionati.

La Vecchia                      - (Nascondendo La faccia tra le mani) Che figura! Dio mio, che figura!... Non è possibile!... C'è da morirne dalla vergogna Giacomo e

Giovanni                          - Che c'è? cos'è successo?!

La Vecchia                      - E' successo che siamo diventati la favola del paese, che il mio povero Antonio ha perduto la testa! Tutta la gente a ridere, i ragazzi dietro, arrampicati persino sugli alberi per vederla!... Correva dai campi la gente, come quando suona la fanfara del saltimbanchi! Che vergogna!... Sulla piazza poi, (al marito) dillo tu!... Pareva la fiera!

Giovanni                          - La novità... i primi giorni!

La Vecchia                      - No no! Sarà sempre peggio!... Non è possibile! Non è possibile! Non ci reggo!

Entrano i « fidanzati ». Antonio è imbestialito dalla rabbia, ma tiene maestosamente la sua cara amica sotto il braccio. Sono ridicolissimi; lei ha indossato per la circostanza, credendo di far bene, i vestiti più chiassosi, nei quali domina il piallo, il rosso e il blé, in modo che ha l’aria di essere imbandierata per una festa nazionale. Si arrestano tutt'e due sulla soglia, come istupiditi.

La Vecchia                      - (per un po' si contiene; non ha il coraggio di dir nulla. Poi quasi grida al figliolo, tendendogli le braccia:) Lo vedi? Antonio? Lo vedi?!... Te l'avevo detto!... Non è per cattiveria!

Antonio                           - (è immobile, come impietrito dal dolore. Non risponde).

Giovanni                          - (al vecchio, che è rimasto sempre all'ombra della moglie) E voi, che ne dite? Ci siete anche voi!

Il Vecchio                        - Io? io?... Non c'entro! La mia vecchia ha ragione... Non è per non volere!... Anche Antonio ha ragione! Ma come si deve fare!

La Madre                         - (sinceramente addolorata) E' una buona ragazza! Se fosse bianca non sarebbe niente! Le vorrei bene... Voglio bene anche a lei! Ma non posso! non posso! (si mette a piangere).

Il Padre                           - (premuroso cerca di calmarla, la con­duce fuori).

Gli Sposi come automi si siedono ai lati della tavola, con gli occhi fissi, poi si mettono tutti e due a piangere.

Giacomo fa un cenno a Giovanni, ed escono insieme, in punta di piedi.

Lungo silenzio.

Antonio                           - (con cupa disperazione) Bisogna che tu te ne vada.

La Mora                           - sussulta, ma non risponde.

Antonio                           - Non vuole, ti trova troppo nera.

La Mora                           - piange rumorosamente.

Antonio                           - (avvicinandosi a lei, sgomento) Non piangere! non piangere! (la carezza con pas­sione) Tu non hai colpa, tu non hai fatto niente, amore, amore mio!... Le ho detto: Non vi pare, mamma, una buona ragazza, una ragazza brava, come ce ne sono poche? »

                                        - « Sì, sì, » mi ha risposto; « è vero!... E' un peccato! Ma non mi potrei abituare! ».

La Mora                           - piange a grosse lacrime, in silenzio.

Antonio                           - (con improvviso trasporto) E pen­sare che mi piaci tanto! che ti voglio tanto bene! Non capisco come loro non lo vedano, che non ti vogliano bene come me!... Le altre ragazze?... Le altre ragazze le guardo, mi piacciono, ma non mi fanno nessun effetto... Invece te! Basta che mi guardi, che mi sento subito... Dammi un bacio! (la stringe con in' gordigia)... No, no! non piangere! Ci vedremo ancora! Parlerò ai miei vecchi, quando sarai partita. Vedrai che riuscirò a persuaderli. E allora ti verrò a prendere, laggiù, al caffè delle Colonie... Tu mi offrirai ancora la gas­sosa, ne berrai un sorso nel mio bicchiere, come quella volta, ti ricordi? E torneremo qua per sempre, per sempre!

La Mora scuote il capo, sconsolata. Sa che tutto è finito.

Entra Giovanni.

Giovanni                          - Antonio, debbo andare in città, col calesse. Se vuoi approfittare (indicando la mora) posso accompagnarla io... La metto alla stazione, e stasera è a casa sua... E' me­glio, credi, Antonio! Finché sta qui, è peg­gio! Poi tu hai tempo a parlare, forse la tua vecchia si convincerà... Ma finché la vede    - (in­dicando la mora), finché c'è qui lei...

Antonio                           - (come un automa) Sì., sì...

Giovanni                          - Oh bravo! Allora, presto!  (alla mora) Su, non pianga... Vedrà!... Ma adesso, vada a prendere le sue robe. C'è poco tempo! La Mora si alza. Si trova di fronte al suo An­tonio; si guardano intensamente. Si gettano l'uno nelle braccia dell'altro, senza parlare.

Giovanni                          - Su, su...    - (Cerca di separarli).

Antonio                           - (rotto dalla commozione ma facendosi forza; carezzevole) Vedrai che li convin­cerò... Fra qualche giorno torno a prenderti. La Mora non parla. Esce sospinta da Gio­vanni.

Antonio resta solo, immobile, come estatico. Lungo silenzio.

Si sente un suono di sonagli, uno scalpitio di zoccoli, uno schioccar di frusta; poi il rotolio del calesse che si allontana.

Sull'uscio appare il Padre, con una gabbia in mano. Dentro c'è un pappagallo. Il vecchio è commosso. Si avvicina al figlio, gli pone una mano sulla spalla, dolcemente. Ma egli non si scuote.

Il Padre                            - Antonio... Antonio... (pausa) Io non ne ho colpa; è stata tua madre! (pausa).

Antonio                           - (inerte, quasi ebete) Non m'importa nulla... non m'importa più di nulla!... di nulla...

Il Padre                            - (alzando la gabbia) Guarda!... Te l'ha lasciata per ricordo...

Antonio                           - (alla vista del pappagallo fa uno scatto. Gli sfavillano gli occhi) Cocorita! Cocorita! Afferra la gabbia con impeto, la stringe le mani, con vero amore). Cocorita! Cocorita! Va alla tavola, si siede, posa la gabbia davanti a se, avvicina la gota alle stecche. Appasionatamente: Cocorita!

FINE