Colle dei sicomori

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COLLE DEI SICOMORI

di Bernard Farrell

traduzione di Antonia Brancati

Personaggi:

ENZO

GIANNA, moglie di Enzo

DARIO

ILARIA, moglie di Dario

IL SIGNOR PULCI

Scena:

Il soggiorno di Enzo e Gianna nella loro nuova abitazione: un villino nella lottizzazione “Colle dei Sicomori”. A sinistra c’è la porta che collega il soggiorno con l’ingresso. La porta che dà in cucina è in fondo a destra. Sul fondo c’è un’ampia finestra con una veneziana attraverso la quale penetra nella stanza una luminosità verde. Del mobilio fa parte anche una consolle elettronica, con molte luci e interruttori. C’è anche uno stereo e un mobile bar. La stanza è piena di gadgets elettronici: altoparlanti, faretti, luci di sicurezza, telefoni (modelli decorativi, stile anni ‘50) e un monitor di TV a circuito chiuso sulla parete posteriore. Idealmente, questo monitor andrebbe nascosto dietro un pannello di legno e mostrato solo quando richiesto. Tutto questo equipaggiamento elettronico è installato alla perfezione.

PRIMO ATTO

È sera. Enzo, 23 anni, indossa un completo giacca e pantaloni, ma in questo momento non ha indosso la giacca. ha un’aria sicura di sé. È indaffarato a creare una giusta atmosfera di luci nella stanza, cosa che fa con orgoglio, puntando un telecomando per il controllo a distanza verso la consolle. le luci della stanza cambiano man mano che lui le manovra a distanza. Poi tutti i telefoni risuonano, indicando che qualcuno, in un’altra parte della casa, sta facendo una telefonata. Enzo se ne accorge, e la cosa lo irrita. Pausa. Poi, dalla cucina, arriva Gianna con una coppa di patatine. Ha 21 anni, è una bella ragazza, indossa un vestito corto ed elegante, adatto a un cocktail. Mangia nervosamente qualche patatina mentre mette a posto alcuni dettagli dell’arredamento per l’ennesima volta.

ENZO - (comprensivo) Stavi di nuovo telefonando a tua madre?

GIANNA - Quando, ora?

ENZO - Mi pareva di aver sentito che usavi il telefono.

GIANNA - Oh, sì. Era occupato. Volevo solo raccontarle a che punto si era con la messa in scena.

ENZO - (la corregge) Eravamo, a che punto eravamo con i preparativi. (riferendosi alle luci) Insomma, che ne pensi?

GIANNA - Non farlo troppo confortevole, vengono solo per un aperitivo. (Enzo preme i pulsanti del suo telecomando)

ENZO - Faccio il giardino blu. (le luci del giardino diventano blu)

GIANNA - (ansiosa) Avevi detto per l’aperitivo, vero?

ENZO - Sì, certo!

GIANNA - Spero non si aspettino di venire qui per una cena seduti…

ENZO - No, “aperitivo” è stata la parola. “Vieni da noi per un aperitivo, porti tua moglie e conosci mia moglie.”

GIANNA - Beh, spero solo che non arrivino con una bottiglia di Frascati pensando che io abbia preparato…

ENZO - (ride) Frascati? Dario e Ilaria sono più i tipi da presentarsi magari con una bottiglia di Dom Perignon o…

GIANNA - (rabbiosa) Non dovrebbero presentarsi con nessuna bottiglia se vengono qui solo per un aperitivo!

ENZO - (reagisce) Lo so, questo, Gianna! Dico solo che se non venissero per un aperitivo, ecco cosa porterebbero, ma siccome invece vengono per quello, non ci porteranno niente. (più calmo) Ti piacerà Dario, un tipo in gamba, è l’anima del club del tennis. Ed è un medico. E uno importante nel Consorzio della Lottizzazione. Un tipo molto influente, il nostro Dario.

GIANNA - Beh, io non lo conosco.

ENZO - Gianna, vedi di mostrare un po’ di interesse, esci di casa, partecipa. Altrimenti staremo altri sei mesi qui senza conoscere nessuno.

GIANNA - Io conosco il signor Pulci.

ENZO - Lui non fa parte della Lottizzazione.

GIANNA - Sì invece.

ENZO - Lui se ne sta in quella grande casa, su in cima, per conto suo, e alla gente di qui non piace! E me l’avresti dovuto dire prima di invitarlo. Metti che non vada d’accordo con Dario e Ilaria.

GIANNA - Con me va d’accordo.

ENZO - Ma perché?

GIANNA - Mia mamma dice che è perché si sente solo…

ENZO - Che è un’ottima ragione per non invitarlo. Stiamo tentando di entrare in contatto con gente importante, qui, Gianna, non di fondare una succursale della Caritas. (la guarda) E io ci andrei piano con le patatine. (Gianna spinge via la coppa con un gesto di rabbia)

GIANNA - Tu chi hai detto che sei a questo Dario, quando lui ti ha detto che era un dottore?

ENZO - Lui non è che si è fatto avanti a dire che era un dottore. Al club, circola questa voce.

GIANNA - Beh, dovresti fare in modo di assicurarti che si sparga la voce che sei un “esperto di sistemi di sicurezza”. Che suona molto meglio che non “tecnico dell’antifurto”. E anche la mia mamma lo dice.

ENZO - (ignora questa osservazione. speranzoso) Sì, stasera dovremmo proprio fare una bella impressione.

GIANNA - Ammesso di non avere qualcuno di quei lunghi silenzi tremendosi.

ENZO - (seccato) Gianna!

GIANNA - Potrebbe capitare benissimo!

ENZO - Non si dice tremendosi.

GIANNA - Mbè?

ENZO - E non si dice “mbè”, si dice “scusa”, o anche solo “cosa?”. E non si dice tremendosi.

GIANNA - Dillo come ti pare, ma io non reggo se c’è un silenzio di quelli.

ENZO - Non ce ne saranno, se tutti partecipano. Partecipare è l’arte della conversazione. E tu ti sei fatta fuori tutte le patatine!

GIANNA - (prende la coppa vuota) E va bene!

ENZO - Non ha senso servire patatine, se poi quando arrivano gli ospiti non ce ne sono più.

GIANNA - Ho detto “va bene”! (Gianna porta la coppa vuota in cucina. Enzo aggiusta nuovamente le luci. Poi i telefoni risuonano. Enzo se ne accorge e ne è seccato, ma poi, all’improvviso, si sente un bip e si accende una luce rossa sulla parete. Enzo si infila rapidamente la giacca, va all’interfono sulla parete e preme il tasto della “cucina”. Si sente che squilla in cucina)

ENZO - Gianna, mi ricevi?

GIANNA - (da fuori) Mbè?

ENZO - (la corregge) “Scusa”! Ho una luce rossa, qui.

GIANNA - (da fuori) Non è che sono già loro?!

ENZO - Controllo sul monitor…

GIANNA - (da fuori) Okay, e Enzo…?

ENZO - E metto in funzione le luci esterne di sicurezza…

GIANNA - (da fuori) Okay, e Enzo…?

ENZO - …e Gianna, adesso non c’è il tempo perché tu chiami tua madre. Passo e chiudo. (Enzo si precipita a spegnere la luce rossa del campanello esterno. Prende il telecomando e preme una serie di tasti. La luce blu dell’esterno diventa di un bianco accecante. Preme un altro tasto, e il pannello di legno scorre a rivelare il monitor della tv a circuito chiuso. In bianco e nero, vediamo un’auto arrivare fin davanti alla casa. Questo mentre Gianna rientra, ansiosa, con la coppa di nuovo piena di patatine)

GIANNA - Enzo? Senti, Enzo…

ENZO - Al tempo!

GIANNA - Enzo, ti volevo dire…

ENZO - Sono loro, è la Volvo di Dario… (preme un tasto. il pannello ricopre il monitor)

GIANNA - Enzo, senti…

ENZO - (controllando) Qua c’è da bere… i bicchieri sono a posto…

GIANNA - Volevo dirtelo prima, ma uno degli elefanti ornamentali in ingresso si è romputo…

ENZO - (con rabbia improvvisa) Gianna, santo cielo, uno degli elefanti si è rotto!

GIANNA - (con rabbia improvvisa) Non c’è nessun bisogno che mi correggi se hai capito benissimo quello che volevo dire! (il suono melodioso del campanello della porta)

ENZO - Eccoli qua, tutto a posto?

GIANNA - Mi hai sentito quello che ho detto riguardo…?

ENZO - Sì, va bene, lo toglierò fuori dai piedi, tu, tutto a posto?

GIANNA - Perché mi mangi il naso?

ENZO - Bene, se tu sei pronta, li faccio entrare. Non appena senti chiudere la porta, riporta le luci sul blu e metti su lo stereo con…

GIANNA - Lo sai che sono negata con questa roba… (Enzo preme furiosamente il telecomando)

ENZO - Per amor del cielo: questo pulsante è l’off, i colori delle luci sono numerati, ci può essere niente di più facile…? (la luce fuori passa dal bianco al blu) Ora l’unica cosa che devi fare è premere questi due insieme e parte la musica, e non dirmi che non puoi fare neanche questo!

GIANNA - (improvvisamente in lacrime) Non è mica colpa mia se sono negata…

ENZO - (si interrompe. Finalmente calmo e paziente, prende Gianna fra le braccia) Va tutto bene, amore, lo so, lo so, mi dispiace di aver avuto quello scatto. Ti prego, non agitarti…

GIANNA - (singhiozzando) Sarà una serata così terribile…

ENZO - Ma no, no… (suona di nuovo il campanello della porta)

GIANNA - (piangendo) Odio vivere qui e non ti potrò mai aiutare e sarò la tua rovina professionale…

ENZO - Ma no, non è vero…

GIANNA - Non so far niente… non riesco a partecipare…

ENZO - Ma sì, invece, con il signor Pulci ad esempio…

GIANNA - (indica) Ma con quelli!

ENZO - Se non ce la fai a partecipare con loro, sii carina e sorridi, fino a che qualcun altro non si fa avanti, sorridere è il segreto della conversazione. (suona di nuovo il campanello della porta)

GIANNA - (più calma) Va bene, farò del mio meglio.

ENZO - Così si fa. E comunque, io lo so come fare con questa gente, lascia fare a me. Non per niente mi chiamano Mister Aggiustatutto (non vede l’ora di andare)

GIANNA - (piano) Abbiamo fatto bene a trasferirci qui, Enzo, vero?

ENZO - (paziente) Ma certo che abbiamo fatto bene.

GIANNA - Anche se magari erano più amichevoli nel quartiere dove stavamo prima, vicini alla mamma e tutto il resto.

ENZO - Ma noi ci stiamo facendo strada nel mondo, Gianna, e non siamo l’invidia di tutti, a vivere qui al Colle dei Sicomori?

GIANNA - Penso di sì.

ENZO - Ma certo che sì. Ora, quei due tasti quando senti la porta che si chiude… (il campanello della porta suona insistentemente. Enzo si avvia per aprire)

GIANNA - Va bene, e non scordarti l’elefante romputo. (Enzo si ferma, ma decide di non correggerla)

ENZO - Non me ne scordo. (Enzo va. Gianna preme i due tasti sul telecomando, ma sono quelli sbagliati. Le luci fuori dalla finestra passano rapidamente dal blu al rosso al bianco al blu. È presa dal panico. Si sentono delle voci da fuori, mentre lei preme altri tasti. Le luci della stanza vanno su e giù. Panico, mentre preme altri tasti. Le luci si abbassano, la musica risuona ad alta velocità, una sirena comincia a suonare ed un’accecante luce bianca colpisce la porta, mentre entrano Dario e Ilaria, che precedono Enzo. Dario e Ilaria hanno ambedue 27 anni ed un’aria molto sicura. Ilaria è in tenuta chic-sportiva, Dario ha un’aria molto professionale in un completo scuro. Tutti e due sono adesso accecati dalla luce bianca)

ILARIA - (accecata) Oh, mio Dio! (Enzo si precipita dentro. toglie di scatto il telecomando dalle mani di Gianna)

ENZO - Scusate… un piccolo aggiustamento…

GIANNA - Non ce l’ho fatta…

ENZO - (arrabbiato) Tutto a posto…

DARIO - (ancora accecato, allegramente) C’è nessuno, là fuori? (Enzo preme i tasti giusti. Le luci nella stanza tornano normali, la sirena smette di suonare, la musica diventa soft)

ILARIA - Ah, così va meglio…

ENZO - Era l’antifurto…

DARIO - (recuperando la vista) Efficacissimo, un ladro cieco non può certo fare grandi danni.

ENZO - Esatto. E abbiamo anche i cani.

ILARIA - Non abbiamo visto cani, venendo.

ENZO - Li incontrerete in seguito. Ma adesso, vorrei presentarvi mia moglie, Gianna. Gianna, Dario e Ilaria, del Boschetto dei Sicomori, le grandi ville in cima, con i doppi garage.

GIANNA - Oh sì. (porge la mano) Salve, Ilaria.

ILARIA - Piacere, Gianna. (la bacia)

DARIO - (bacia Gianna) Molto piacere, Gianna.

GIANNA - Salve, Dario. Spero non abbiate avuto problemi a trovarci.

DARIO - Non col vostro indirizzo.

ILARIA - Villino Millefiori, via dei Sicomori, suona così bene.

GIANNA - Oh, grazie.

ILARIA - E la casa è davvero incantevole… (si guarda intorno) con questi incantevoli telefoni vecchio stile…

GIANNA - Li abbiamo presi così apposta…

ENZO - Il nostro intento è mischiare lo stile vecchio col moderno…

DARIO - Decisamente, e quel quadro che avete all’ingresso è davvero di gran classe.

ILARIA - Quello dei cavalli, davvero fantastico.

GIANNA - (prova a entrare in conversazione) Quello con tutti i cavalli al galoppo?

DARIO - Sì, un quadro davvero di classe.

GIANNA - Ce ne abbiamo un altro, quasi identico, nella camera da letto padronale.

DARIO - Sul serio?

ENZO - È solo che in quello i cavalli galoppano tutti nella direzione opposta…

GIANNA - E ce ne sono di più…

ENZO - Esatto, e ce n’è qualcuno che salta. (a Dario) Capisci, a tutti e due ci piace collezionare quadri di cavalli.

GIANNA - A me mi sembrano così selvaggi e, al tempo stesso, hanno quei bei musi e quegli occhi davvero tristi.

ILARIA - Non ne possedete però nessuno, vero?

GIANNA - Oh sì, ne abbiamo tre.

ILARIA - Ma davvero?

GIANNA - Sì.

ILARIA - E dove li tenete?

GIANNA - Beh, c’è quello appeso in ingresso e poi c’è quell’altro in camera da letto e ne abbiamo uno piccolo anche in cucina.

ILARIA - No, no, parlavo di cavalli veri.

GIANNA - Cavalli veri? Oh, no, non ne abbiamo, di quelli. No.

ENZO - (ridendo per dissipare l’imbarazzo) E certamente non in camera da letto.

DARIO - (ridendo) E neanche appesi in ingresso.

ILARIA - (ridendo) O in cucina.

ENZO - No. Molto bene. Sì. (un momento di disagio)

ILARIA - (suggerendo al marito) Dario…?

DARIO - Oh, sì, certo. (va verso la porta) L’ho lasciato fuori, lo choc di vedere Enzo con in braccio due elefanti. (Dario va fuori)

ILARIA - (a Gianna) Enzo aveva le braccia piene di elefanti, quando ci ha aperto la porta.

GIANNA - (allegra) Ma davvero?

DARIO - (rientra) Ora, Gianna. Spero di non avere sbagliato. È rosso. (porge a Gianna una bottiglia di vino)

ILARIA - Non preoccuparti, Gianna, se dovesse essere bianco, se per caso hai preparato del pesce, conservalo per un’altra sera.

DARIO - (ride) Comunque è un vinaccio.

ENZO - (coraggiosamente) Non se ti conosco bene, Dario, non se ti conosco. Grazie, davvero. Ora, che si beve? (Gianna regge in mano la bottiglia, distrutta)

DARIO - (ride) Vedo che ho sbagliato a scegliere il rosso, Gianna.

ENZO - No, no…

DARIO - Ma è colpa mia, Ilaria aveva detto: porta del bianco perché è venerdì e potrebbe esserci del pesce, ma confesso che io sono piuttosto un carnivoro.

ILARIA - Dario, ma a te piace il pesce.

DARIO - Per me, qualsiasi cosa ci sia nel piatto va bene.

ENZO - A proposito, Dario, beh, a proposito di bicchieri, non di piatti, non ti ho visto bere whisky single malt al club?

DARIO - (mettendosi seduto) Sei un buon osservatore, Enzo.

ENZO - Grazie, Dario, arriva subito da bere. (va dove sono le bottiglie. Gianna segue Enzo come per averne protezione)

ILARIA - (si siede) La tua cucina è da quella parte, no, Gianna?

GIANNA - …Mbè?… (si corregge subito) Chiedo scusa?

ILARIA - Nelle nostre case, e in Valle dei Sicomori e in Prato dei Sicomori, la cucina è da quella parte. (indica il lato contrario)

GIANNA - (esterrefatta) Ah sì?

ENZO - (per coprire l’imbambolamento di lei) Ma sì, ricordi che abbiamo visitato una di quelle case, costruzioni splendide, posizioni magnifiche.

ILARIA - A noi piacciono. Ma Amanda e Tony ne hanno una di queste, no, Dario?

DARIO - Amanda e Tony sì, in via dei Sicomori quarantotto.

ENZO - (fingendo di aver capito a chi si riferiscono) Oh, sì. Una coppia molto carina.

ILARIA - E voi avete lo stanzino guardaroba, no?

ENZO - No, abbiamo la vasca interrata nella stanza da bagno padronale, con l’incassatura in mogano e i rubinetti di porcellana.

ILARIA - Buffo. Amanda e Tony hanno lo stanzino guardaroba.

DARIO - Magari se lo son fatti costruire loro, tesoro.

ILARIA - Probabile. Ci saranno anche loro, stasera?

ENZO - Amanda e Tommy? No, han detto che non potevano.

DARIO - No, Amanda e Tony, al quarantotto.

ENZO - Oh, Amanda e Tony! No, anche loro non potevano. Ora, un whisky per te, e, Ilaria, non ti ho dimenticato.

ILARIA - Oh, per me niente, Enzo. Grazie.

ENZO - Niente-niente?

ILARIA - No, sul serio, non bevo quasi mai prima di cena.

ENZO - (facendosi coraggio) Bene. Gianna?

GIANNA - (sempre sopraffatta dagli avvenimenti) Mbè?

ENZO - Chiedo scusa. Tu cosa bevi?

GIANNA - Enzo… (sembra che da un momento all’altro possa scappare in cucina)

ENZO - Lo so io, un Martini bianco. È questo l’aperitivo di Gianna. Ilaria, sicura che non vuoi niente?

ILARIA - Beh, se tutti bevete, allora magari un bicchier d’acqua, dal rubinetto, non c’è bisogno che sia minerale.

ENZO - Non c’è problema. Vado e torno…

GIANNA - (desiderosa di fuggire) No, la prendo io…

ENZO - Gianna, la prendo io, so esattamente cosa fare…

DARIO - (allegro) Aprire il rubinetto, presumo!

ENZO - Esatto, Dario. (a Gianna) E controllo a che punto è la cena, voi state qui da bravi…

GIANNA - Ma non abbiamo nessuna…

ENZO - Sta qui da brava, rilassati, e lascia fare a me… (si avvia)

DARIO - E magari, una volta a tavola, Enzo, potremmo parlare un po’ di questo tuo sistema d’allarme che hai qui.

ENZO - (si ferma) Oh, ma certo, Dario.

DARIO - M’è parso prodigioso, e potrebbe essere proprio quello di cui avremmo bisogno al club.

ENZO - Un buon sistema è sempre un buon investimento, Dario.

ILARIA - Su, Dario, non tramutare questa serata in un’altra riunione d’affari.

DARIO - (Allegramente) Non preoccuparti, tesoro, ne accenneremo soltanto durante la minestra.

GIANNA - (con panico tranquillo) La minestra!

ENZO - (a Ilaria) Esatto. Voi siete qui per divertirvi, e noi siamo qui per assicurarci che vi divertiate. E così, affari al minimo e rilassamento al massimo.

ILARIA - Grazie, Enzo. In quanti siamo?

ENZO - (a disagio) A parte i presenti, dici?

ILARIA - Beh, sì, siamo in molti?

ENZO - No, anzi, a dire il vero abbiamo invitato solo un’altra persona, vero, Gianna?

GIANNA - Mbè? Scusa! Sì.

DARIO - Solo una a parte noi?

ENZO - Abbiamo pensato, tanto per cambiare, di fare una seratina intima.

DARIO - Beh, guarda, per me va benissimo.

ENZO - Oh, splendido. Probabilmente conoscete l’altra persona che deve venire, il signor Pulci: quel vecchio che vive alla Casa del Sicomoro…

GIANNA - La casa col grande sicomoro di fianco all’ingresso.

ENZO - Lo si vede spesso andare in giro per la lottizzazione, a parlare con tutti… (sia Dario che Ilaria cominciano a ridere) Lo conoscete, no, con le lenti molto spesse…?

ILARIA - E in inverno con quel cappottone lungo?

ENZO - Esatto, lui.

DARIO - (ridendo) E l’avete invitato qui a cena?

GIANNA - A bere qualcosa.

ENZO - No, a cena!

ILARIA - (ridendo) Penso che sarebbe stato più saggio invitarlo solo a bere qualcosa.

GIANNA - Comunque, ha detto che sarebbe arrivato dopo le nove, ha detto che aveva da fare. (un altro scoppio di risa da parte di Dario e Ilaria)

DARIO - Mi chiedo cosa!

ENZO - (non riesce a capire) Abbiamo pensato di invitarlo perché è uno dei più vecchi abitanti di qui, probabilmente conosce tutta la storia di questo posto.

DARIO - (si interrompe) Non stavi dicendo sul serio, vero?

ENZO - Cosa, Dario?

ILARIA - Non l’avrete invitato sul serio?

DARIO - Era uno scherzo, no?

ENZO - Uno scherzo? No, gli abbiamo semplicemente detto che se non aveva niente da fare…

DARIO - Buon Dio, ma dici proprio sul serio.

ENZO - Beh, a dire il vero, è stata Gianna…

DARIO - Ma non lo sai quello che si dice di lui?

ILARIA - Via, Dario!

ENZO - (tentando di mantenersi all’altezza della situazione) Beh, ho sentito delle voci…

DARIO - Voci? Altro che voci! Carlo Rapisarda ne sa abbastanza da mandarlo in galera!

ILARIA - Carlo è una testa calda.

DARIO - Carlo è un assessore comunale, capitano della squadra seniores di calcio, e da quando far fronte a qualcuno che ti manda lettere anonime e ti insudicia la macchina con sterco di vacca significa essere una testa calda?

ILARIA - Nessuno sa per certo che sia stato…

DARIO - E che mi dici del fatto che di notte spia attraverso le persiane delle camere da letto?

ILARIA - Oh, Dario!

DARIO - Carlo dice che ha ricevuto lamentele dalle signore di tutta la lottizzazione… sua moglie lo chiama Pulci-il-Pervertito.

ILARIA - Via, la moglie di Carlo è…

DARIO - E non capisco perché d’un tratto ti metti a difenderlo…

ILARIA - Non lo sto difendendo… dico solo che è più da compatirsi…

GIANNA - Anch’io credo…

DARIO - Compatirsi un par di palle! (a Enzo) Scusa, Enzo, ma devo dirti la verità riguardo al tuo amico Pulci…

ENZO - Non è un mio amico, Dario…

DARIO - Insomma, chiedi a chi vuoi in tutta la lottizzazione…

ILARIA - E ti diranno che è un tipo strambo…

DARIO - Diranno che è un tipo strambissimo, uno scocciatore e, tanto per colmare la misura, probabilmente un deviato. Tu fino a che punto lo conosci, Enzo?

ENZO - Io? Non lo conosco per niente. È stata Gianna…

GIANNA - Di solito lo incontro sempre ogni volta che…

ENZO - L’avevo anche detto a Gianna che già a prima vista era uno che non mi ispirava fiducia, dì se non te l’avevo detto, Gianna?

GIANNA - Sì, ma…

DARIO - Beh, bene, giusto, insomma per concludere vi dico solo questo: io ci penserei due volte prima di invitarlo in casa mia.

ILARIA - Dario, non puoi dire alla gente…

ENZO - No, Ilaria, capisco benissimo il punto di vista di Dario, tutti e due lo capiamo, e saremo felicissimi di evitare che venga.

ILARIA - Ma non ce n’è bisogno…

DARIO - Naturale, se è stato invitato…

ENZO - Ma è proprio questo il punto, non lo è stato, non proprio, insomma, non era una cosa definitiva. È sull’elenco, Gianna?

GIANNA - Il signor Pulci?

ENZO - (con ira) Già, il signor Pulci, fammi vedere. (prende frettolosamente un elenco del telefono)

GIANNA - Enzo, non possiamo…

ENZO - (a Dario) Il fatto è che voi siete nella lottizzazione già da un bel po’, insomma, se la situazione fosse al contrario, potremmo magari noi conoscere qualcuno che voi pensate sia uno importante mentre invece potrebbe essere chissà chi.

DARIO - Infatti.

ILARIA - (a Gianna) Ma sei sicura…?

GIANNA - Oh sì.

ENZO - (con l’elenco del telefono) P… P… Pulci, Casa del Sicomoro, eccolo qui. E grazie per averci avvertito…

DARIO - Carlo Rapisarda ha delle storie che risalgono ad anni fa, sulle abitudini dell’amico Pulci.

ENZO - (prende nota del numero) Ecco, lo chiamo dalla cucina mentre faccio scorrere la tua acqua, Ilaria.

GIANNA - (si muove) Lo faccio io.

ENZO - (con fermezza) Tu stai qui e chiacchieri un po’ con Dario e Ilaria, e io risolvo la faccenda. Magari versami un whisky, come a Dario. (con ira tranquilla a Gianna, mentre se ne va) E contribuisci! (Enzo si precipita in cucina. Gianna, abbandonata e lasciata a se stessa, si siede)

ILARIA - E così adesso sarà una cena a quattro.

GIANNA - (si decide) Sì, a quattro.

ILARIA - Un bel numero pari.

GIANNA - Sì. (il tintinnio del telefono, Enzo che sta telefonando)

DARIO - Pesce?

GIANNA - Chiedo scusa?

DARIO - Il vino rosso, mi spiace, non avevo pensato al pesce.

GIANNA - Oh, non c’è problema.

ILARIA - Gianna, lascia che ti rassicuri, lui va matto per il pesce…

DARIO - Qualsiasi cosa ci sia nel piatto va bene, per il vecchio Dario.

ILARIA - In effetti, anch’io ne vado matta… così una cena a base di pesce è perfetta.

GIANNA - Oh, splendido. (un altro silenzio. poi all’improvviso Dario scatta in piedi)

DARIO - Ora, penso di sapere i gusti di Enzo.

GIANNA - (ha un sobbalzo) I che?

DARIO - (va alle bottiglie) Non ti dispiace, vero?

GIANNA - No, ma dovrei farlo io.

ILARIA - Avrai abbastanza da fare più tardi.

DARIO - Proprio così. Per te Martini bianco, Gianna?

GIANNA - Sì, ma sul serio, dovrei essere io…

ILARIA - Ci piace darci da fare quando siamo ospiti. (poi) E così Enzo si occupa di antifurti?

GIANNA - Oh, sì, è un esperto di sistemi di sicurezza, in effetti.

DARIO - L’avevamo capito.

GIANNA - Lavora in proprio, ed ha tre imprese, beh, no, solo due adesso da… beh, da Natale, ma gli affari vanno alla grande. (tintinnio del telefono: Enzo che fa un’altra telefonata)

DARIO - Splendido. Ora, un whisky per Enzo, un Martini bianco per te, e un bis pour moi.

GIANNA - Oh, grazie.

ILARIA - E così, ora che sappiamo che Enzo è un…

GIANNA - Esperto di sistemi di sicurezza.

ILARIA - Sì, ti va di indovinare cos’è Dario?

GIANNA - Dario?

ILARIA - Sì. A guardarlo, tu che diresti?

GIANNA - È un medico, no? (sia Dario che Ilaria si mettono a ridere a questa, che sembra sia una barzelletta privata. Gianna non riesce a capire)

ILARIA - (a Dario, allegra) Te l’avevo detto!

DARIO - (a Ilaria, allegro) No, lo so perché l’ha detto.

ILARIA - (a Gianna) Pensi che ne abbia l’aria?

DARIO - L’ha visto che mi sporgeva dalla tasca.

ILARIA - No, lascia dire a lei. (a Gianna) Perché pensavi che fosse un medico?

GIANNA - Enzo mi ha detto che lo era.

DARIO - Ma davvero?

ILARIA - (a Dario) Vedi, anche lui l’ha pensato.

DARIO - No, no, è stato perché mi ha visto che ho fasciato la caviglia a Giacomo, al club.

ILARIA - (a Gianna) È per questo che Enzo ha detto che era un medico?

GIANNA - No, penso che l’abbia sentito dire.

DARIO - Non l’hai visto che mi sporgeva dalla tasca?

GIANNA - Chiedo scusa? (Dario tira fuori dalla tasca interna della giacca un piccolo stetoscopio)

DARIO - Il mio stetoscopio.

ILARIA - Dario se lo porta sempre dietro.

DARIO - E un kit di Pronto Intervento in macchina: bende, stecche, alcool puro, tutto.

ILARIA - Che è più di quanto non si portino dietro la maggior parte dei dottori…

DARIO - Ci è venuto comodo quando quel ragazzino è caduto dalla bicicletta…

ILARIA - (a Gianna) Dario ha tirato fuori tutte le sue bende e gli ha messo una stecca mentre tutti gli altri se ne stavano lì a guardare…

DARIO - Bisogna essere rapidi nel pensare…

ILARIA - …E all’ospedale, avresti dovuto sentirlo discutere il caso col dottore, io me ne stavo in disparte. (a Dario) Era convinto che tu fossi un suo collega.

DARIO - Penso si sia reso conto che sapevo quello di cui parlavo.

ILARIA - (a Gianna) Infallibilmente, ogni giovedì, che splenda il sole o che piova, Dario va a fare la sua lezione di Pronto Soccorso.

DARIO - La pratica rende perfetti.

GIANNA - E non è per niente un medico?

ILARIA - (confidenziale) Quando stavo per avere Simone…

DARIO - Che esperienza!

ILARIA - Simone è stato il nostro primo figlio e Dario ha insistito a stare al mio fianco in sala parto, anche se era un giovedì.

DARIO - (a Gianna) Enzo c’è stato, ai tuoi?

GIANNA - Ai miei cosa?

DARIO - A qualcuno dei tuoi parti.

GIANNA - Oh, no, no, non c’è stato, anche perché noi non abbiamo bambini… beh, non ancora, insomma…

ILARIA - Oh, vergognati, Gianna!

GIANNA - Anche se ho avuto due gravidanze isteriche, tutte e due nel primo anno…

ILARIA - Oh, beh, sono certa che la terza volta andrà tutto bene.

GIANNA - A dire il vero, per il sì o per il no, non è che in questo momento ce ne facciamo poi un problema.

DARIO - Se dovesse succedere, e sono sicura che succederà, dì a Enzo di star lì. Insisti che rimanga al tuo fianco.

ILARIA - Lui fa Pronto Soccorso, Enzo?

GIANNA - No: è un esperto di sistemi di sicurezza.

ILARIA - Beh, se Enzo non può stare al tuo fianco, potrebbe starci Dario, potresti starci tu, Dario.

DARIO - Solo se Gianna e Enzo sono d’accordo…

ILARIA - Ma certo che saranno d’accordo. Tu saresti d’accordo, Gianna, no?

GIANNA - (per cortesia) Oh, sì, certo…

ILARIA - Molto saggio, e ti dico io perché: se Dario non fosse stato presente alla nascita di Simone, oggi sarebbe un vegetale.

GIANNA - Dario?

ILARIA - No, Simone, Simone oggi sarebbe un vegetale se Dario non fosse stato presente al parto.

DARIO - Ma che esperienza!

ILARIA - Io ero praticamente in stato d’incoscienza, che spingevo forte e tutto il resto, ma l’unica cosa che riuscivo a sentire era questa voce che strillava impartendo istruzioni e solo dopo mi sono resa conto che era Dario che stava strillando al ginecologo.

DARIO - Avevano praticamente bloccato la riserva d’aria del bambino.

ILARIA - Oggi sarebbe un vegetale, e Dio solo sa quanti altri sono stati portati alla luce in questo modo solo perché nessuno fa attenzione.

GIANNA - Dio. E tu non sei davvero un medico?

DARIO - No, a dire il vero, mi occupo di pubblicità. Un sacco di contratti televisivi…

ILARIA - Ma per tutti…

DARIO - E potrei anche fare la campagna pubblicitaria per la prossima fase della Lottizzazione Colle dei Sicomori…

ILARIA - Sì, ma per tutti lui è un medico perché ne ha proprio l’aria, non credi?

GIANNA - Oh, decisamente…

ILARIA - E quando verrà il tuo momento lui baderà a te, e succederà, vedrai.

GIANNA - Beh, per il sì o per il no, non è che in questo momento ce ne facciamo poi un problema. (Enzo esce dalla cucina, con l’aria molto sicura di sé. Porta un bicchier d’acqua)

ENZO - Ecco qua, Ilaria.

DARIO - (allegro) Enzo! Ma dov’eri andato a prender l’acqua, al ghiacciaio dei Sicomori?

ENZO - Buona questa. Ma è sempre meglio farla scorrere, in modo che venga bella fresca. Assaggiala, Ilaria, e poi dimmi.

ILARIA - (sorseggia) Sì. Ottima.

ENZO - È abbastanza fredda? Se no abbiamo del ghiaccio.

ILARIA - No, no. Perfetta.

ENZO - Splendido. (rivolto a Gianna) Ed è tutto sotto controllo, niente di cui preoccuparsi.

DARIO - L’hai beccato?

ENZO - Beccato chi, Dario?

DARIO - Pulci.

ENZO - Oh, Pulci, no, la linea era occupata, così dev’essere in casa, così posso beccarlo più tardi… aveva detto alle nove, Gianna?

GIANNA - Dopo le nove.

ENZO - E allora abbiamo un mucchio di tempo per liberarci di lui.

DARIO - Splendido, ti ho versato un whisky…

ENZO - Splendido, e tu hai il tuo Martini, Gianna?

GIANNA - Sì…

ENZO - Splendido e la cena, direi, fra un’ora, se sta bene a tutti?

ILARIA - Benissimo. (affamata afferra una manciata di patatine)

ENZO - Splendido. (a Gianna) Cosa mi sono perso, di cosa avete parlato, tesoro?

GIANNA - A me? Oh, Dario e…

ENZO - Ilaria, sì.

GIANNA - Ilaria mi hanno raccontato tutta la storia di Simone.

ILARIA - Poteva essere un racconto dell’orrore, Enzo, se Dario non avesse fatto il supervisore alla nascita.

ENZO - (non sa di cosa parli) Sul serio?

GIANNA - Dicevano che è molto importante essere sempre lì perché nessuno sa quanti vegetali nascono tutti i giorni per quanto tutto viene fatto con così poca cura.

ENZO - (continua a non capire) Ma davvero?

ILARIA - Non si sa neanche quanto, Enzo.

DARIO - Il mio consiglio è di assicurarsi di essere comunque presenti, che la cosa ti piaccia o no.

ENZO - Beh, grazie, Dario, ma fortunatamente noi siamo autoctoni.

DARIO - Prego?

ENZO - Abbiamo un nostro orticello, dopo il prato, con carote, lattuga…

GIANNA - (disperata) No, Enzo, loro stanno parlando di Simone.

ENZO - Simone? E chi è Simone?

ILARIA - Simone è il nostro figlio maggiore…

ENZO - Ha due anni più di Rebecca…

GIANNA - Mi stavano raccontando di come è nato, era lui il vegetale di cui si stava parlando.

ENZO - Oh, buon Dio, vi prego di scusarmi, non avevo idea che fosse…

ILARIA - No, è splendido, sta benissimo…

ENZO - Ma avete appena detto che…

ILARIA - No, se Dario non fosse stato presente alla nascita…

DARIO - …Gli avrebbero tagliato la sua scorta d’aria…

ILARIA - …E allora sarebbe stato un vegetale…

DARIO - Ma adesso è perfetto, il più sveglio della classe, e l’altro giorno è anche arrivato secondo alla gara di corsa per bambini.

ENZO - Oh, capisco.

GIANNA - (seccata) Volevo dire questo.

ENZO - (sicuro di sé) Beh, il che non fa che dimostrare una cosa, no, che ti ha detto bene, Ilaria ad essere sposata con un medico. (di nuovo, sia Ilaria che Dario ridono felici a questa osservazione)

GIANNA - (piano, ansiosa) Non è un medico!

ILARIA - (a Enzo) Tu pensavi davvero che lo fosse, no?

ENZO - (tentando di partecipare) Beh, lo è, no?

ILARIA - (allegra a Dario) Visto? Te l’avevo detto.

GIANNA - (ansiosa, a Enzo) Ha un periscopio che gli spunta dalla tasca.

ENZO - Cosa?

DARIO - (allegro) Io non ho mai detto di esserlo, sai.

ILARIA - Non ne hai bisogno, tesoro.

ENZO - (unendosi alle risate) E invece non lo sei, eh?

DARIO - No, io lavoro in campo pubblicitario.

ENZO - In pubblicità? Ma giù al club…

ILARIA - (orgogliosa) Oh, lo sappiamo, Enzo, lo sappiamo.

DARIO - E forse hai visto questo. (mostra lo stetoscopio) Me lo porto sempre dietro.

GIANNA - (a Enzo) Eccolo!

ENZO - (arrabbiato, a Gianna) Quello non è un periscopio!

ILARIA - No, si chiama stetoscopio.

ENZO - Lo so, Ilaria.

DARIO - Un periscopio è quella roba su un sottomarino.

ENZO - (tentando di rimediare) Lo so, ma c’è chi li confonde, ma tu sei sul serio in pubblicità?

ILARIA - Sì, ma la medicina sarà sempre il suo primo amore.

DARIO - (a Enzo) Sai: “Il letto del nostromo è per il vero uomo”?

ENZO - (perso) Davvero?

DARIO - No, è la pubblicità in televisione, (canta) “Il letto del nostromo è per il vero uomo…” con l’orso polare che ci salta sopra.

ENZO - Oh, quello, sì.

DARIO - (con orgoglio) Beh, è mio.

GIANNA - Mi pare di averlo visto su un autobus.

DARIO - (contento) Sì, e l’abbiamo messo anche nelle stazioni della metropolitana.

ENZO - E l’hai scritto tu?

ILARIA - Sì, ma la medicina rimarrà sempre il suo…

DARIO - (a Enzo) Sì, è tutta opera mia, ricordo ancora il giorno in cui mi è venuta l’assonanza: “nostromo, vero uomo”.

ENZO - Ah, geniale.

DARIO - E adesso mi è stato promesso il contratto per fare la pubblicità per la nuova lottizzazione, quella dall’altra parte della Statale…

ENZO - Dio, ma è splendido, Dario, congratulazioni.

ILARIA - (mantenendo il punto) Ma nonostante tutto questo, la medicina sarà sempre il primo amore di Dario.

DARIO - (improvvisamente seccato) Non sto dicendo il contrario, Ilaria.

ILARIA - Dico solo che se avessi potuto scegliere…

DARIO - Lo so che stai dicendo, non sono mica sordo, lo so!

ILARIA - (finendo la questione, secca) E va bene!

ENZO - (dopo un attimo, a disagio) Splendido.(c’è un silenzio pieno di disagio. Dario, affamato, prende un pugno di patatine. Ilaria fa lo stesso)

ILARIA - (con tono lieve) Non dobbiamo mangiarne troppe o non faremo onore alla cucina di Gianna.

DARIO - Davvero.

ILARIA - Stavamo appunto dicendo, Enzo, che a tutti e due il pesce piace moltissimo.

ENZO - Davvero? Gianna, tienilo a mente per la prossima volta.

DARIO - Perché, non c’è del pesce a cena?

ENZO - A cena? Stasera, dici?

GIANNA - (rapida) Dario e Ilaria stavano appunto dicendo…

DARIO - No, io mi scusavo per aver portato del vino rosso e…

ENZO - Oh, non ti preoccupare per questo, Dario. No, ciò che avremo stasera, cosa avevamo progettato per stasera, e speriamo sia di vostro gusto, speriamo che non ne siate allergici o niente del genere, sono delle pizze.

ILARIA - Prego?

ENZO - Oh, Ilaria, non ti piacciono?

ILARIA - No, no…

DARIO - Ma Gianna aveva detto che c’era del pesce…

GIANNA - (con ansia) Me lo continuavano a chiedere e io…

ENZO - (rapido) …non hai voluto rovinare la sorpresa. E va bene, tanto vale che lo sappiate tutti. Speravamo che vi piacesse il pesce, perché è così, no, vi piace il pesce?

DARIO - Sì, insomma, o quello che…

ILARIA - Non ha una grande importanza…

ENZO - Che tipo? Tonno, o magari acciughe?

DARIO - Sul serio, saremo felici di mangiare qualsiasi cosa Gianna abbia preparato…

GIANNA - (ansiosa) Enzo…

ENZO - No, voi siete gli ospiti, dite voi, sta bene il tonno?

ILARIA - Il tonno va benissimo, se…

DARIO - Sì, il tonno…

ENZO - Mi fa un gran piacere sentirlo perché la pizza sarà proprio al tonno. Pizza al tonno per voi due, e ai funghi per Gianna e me, tutte extra-large, preparate apposta da Gianna, con bruschetta e contorno di insalata del nostro orto. Che ve ne pare?

ILARIA - (a Gianna) Mi pare troppo disturbo, fare piatti separati…

ENZO - No, no: vale sempre la pena di fare le cose fatte bene.

DARIO - Ma come facevate a sapere che ci piaceva il pesce?

ENZO - Come facevo a sapere che bevevi whisky single malt, capacità di osservazione. A proposito, un altro giro?

DARIO - Non dico di no. (dà il bicchiere a Enzo)

ENZO - E Gianna, magari dai a Ilaria un altro po’ d’acqua.

ILARIA - No, no, bene così.

ENZO - No, no, sarà diventata calda, a questo punto, usa il rubinetto della diretta, Gianna, e lascia scorrere bene…

ILARIA - No, sul serio… (tenta di tenersi il bicchiere)

ENZO - (le toglie di mano il bicchiere ancora pieno per tre quarti) Ai nostri ospiti non è consentito bere acqua calda, Ilaria. (a Gianna, a parte) E c’è una nota sul tavolo.

GIANNA - Che nota?

ENZO - (ad alta voce) E tenta di richiamare Pulci. (piano) Sul tavolo della cucina. (a voce alta) …e acqua fresca per Ilaria… e per te un altro goccio di Marini, va bene? (squilla il telefono) Rispondo io. (piano) Cambia l’ordinazione per due pizze al tonno da consegnarsi alla porta di servizio… subito! (Gianna va con aria seccata in cucina, mentre Enzo risponde al telefono)

DARIO - Ti dispiace se metto su un po’ di musica?

ENZO - Figurati, Dario, i CD sono in ordine alfabetico e basta che premi il 3 e il 5 insieme sul telecomando. (mentre Dario va allo stereo per scegliere della musica, al telefono) Pronto? Qui Enzo Santini… Oh, ciao, Betty. (la mano sul telefono. a Dario) La madre di Gianna. (al telefono) Benissimo!… È in cucina a badare alla splendida cena che ha preparato… Lo abbiamo deciso dopo, Betty, posso dirle di richiamarti?… No, non penso che venga, Betty, le dico di richiamarti al più presto… Bene, d’accordo, ciao. (mentre Enzo rimette giù il telefono, Dario preme i pulsanti del telecomando. Parte la musica) La madre di Gianna, le piace stare in contatto.

ILARIA - Mi pare molto carino.

ENZO - Sì, è una cosa che io incoraggio sempre.

DARIO - È una modella, no?

ENZO - La madre di Gianna?

DARIO - No, Gianna, ha l’aria della modella.

ILARIA - Sì, ha una figura splendida.

ENZO - No, no, non lo è, anche se tutti dicono che dovrebbe.

DARIO - Assolutamente. (il tintinnio del telefono, Gianna che fa una telefonata)

ENZO - Ora, due whisky. (va a versare da bere)

DARIO - Splendido.

ENZO - Ed è stata davvero una sorpresa sapere che non sei un medico, Dario.

DARIO - È una sorpresa per tutti.

ILARIA - Ogni giovedì, che splenda il sole o che piova, se ne va a far pratica.

DARIO - La pratica rende perfetti. E la tua Gianna mi ha fatto un complimento splendido.

ENZO - Ah sì? (dà a Dario da bere)

DARIO - Ha detto che potevo presenziare al suo primo.

ENZO - Al suo primo che, Dario?

ILARIA - Al suo primo bambino.

ENZO - Bambino? Ma non è mica… sapete… non lo è, no?

DARIO - (allegro) Sei tu che devi dirlo a noi!

ENZO - No, appunto questo dicevo, che per quanto ne so, ma vi ha detto che era…?

ILARIA - No, la poverina ci ha detto solo che ha avuto due gravidanze isteriche…

ENZO - (controllato) Oh, e così ve ne ha parlato…?

ILARIA - Sì, ma le abbiamo detto che può essere una bella delusione, ma che continuando a tentare…

DARIO - E quando la gravidanza sarà vera ed avrà il suo primo figlio, ha detto che io potrò esserci.

ENZO - Dove, Dario?

DARIO - Al parto.

ILARIA - Del suo primo bambino.

DARIO - Si è detta d’accordo che la metterebbe a suo agio avermi lì, ad assistere, tenendo d’occhio come procedono le cose.

ENZO - Oh, giusto. E quando ha detto così, che potevi esserci a tener d’occhio le cose, è stato quando ancora pensava che tu fossi un medico?

DARIO - No, è stato questo il gran complimento, lo ha detto quando già le avevo detto che non lo ero, non ha avuto nessuna esitazione.

ILARIA - A te non dispiacerebbe, vero, Enzo?

ENZO - (coraggiosamente) Dispiacermi? E perché dovrebbe, lui praticamente lo è quasi, un medico, lo dicono tutti, al club.

ILARIA - Esatto.

ENZO - (piano e con ira rivolto verso la cucina) Gesù! (di nuovo il tintinnio del telefono: Gianna che fa un’altra telefonata)

ILARIA - E Gianna ci stava dicendo che in effetti tu sei un esperto di sistemi di sicurezza.

ENZO - Oh, sì, proprio.

DARIO - (guardandosi intorno) Come ho detto, mi è parso davvero prodigioso.

ENZO - Grazie, Dario.

DARIO - E molto necessario in questa lottizzazione, siamo troppo vicini a quelle stramaledette case popolari per stare tranquilli.

ENZO - Non potrei essere più d’accordo, Dario, (nel suo elemento) anche se la mia personale opinione professionale è che nel villino medio che si ritrova in una lottizzazione di lusso come “Colle dei Sicomori” non c’è bisogno di una tecnologia così avanzata come quella che abbiamo qui in casa, e in effetti, la maggior parte delle indagini portano a ritenere che la maggior sicurezza per la casa è offerta o dal sistema d’allarme a rilevatore di presenza, con una frequenza collegata al locale comando di polizia o, molto semplicemente, dal vecchio buon cane da guardia.

DARIO - E voi avete anche un cane, no?

ENZO - Ne abbiamo tre, un Pastore Tedesco, un Dobermann e un Rottweiler.

DARIO - Dio buono.

ILARIA - (allegra) Meno male che non lo sapevamo, quando siamo arrivati.

ENZO - Non c’è di che aver paura, Ilaria, una volta che sono tenuti sotto controllo.

DARIO - Il segreto è un cane ben addestrato, no?

ENZO - Assolutamente. Lasciatemi togliere l’allarme perimetrale esterno, così che non lo facciano partire… (preme un interruttore sulla parete) …e le luci… (preme il telecomando: le luci di fuori si abbassano) Adesso vi faccio vedere. Non dite una parola, ora. Ascoltate. (Enzo fischia piano. Immediatamente, da fuori si sente un abbaiare feroce, che si avvicina alla finestra. Arriva alla finestra e lì rimane, forte e spaventoso)

DARIO - Cristo santo!

ENZO - Ora è questo che temono i ladri, è questo il miglior deterrente.

DARIO - Ci credo!

ILARIA - Possono entrare?

ENZO - (allegro) Apri la finestra e scoprilo.

DARIO - Cristo, lascia perdere!

ENZO - E va bene, allora non provarci.

DARIO - Hai detto che sono un Pastore Tedesco e che?

ENZO - Un Dobermann e un Rottweiler. Ma sono assolutamente sotto controllo.

DARIO - (ride) Buono a sapersi.

ENZO - Addestrati a fare tutto, anche di girare in branco attorno alla casa. Guardate. (Enzo emette un altro fischio. Il suono dei cani si allontana dalla finestra e adesso li sentiamo fuori dalla porta d’ingresso)

DARIO - E adesso dove sono?

ENZO - Quello era il fischio per la porta d’ingresso.

DARIO - E adesso sono davanti alla porta d’ingresso?

ENZO - In attesa di un intruso… che entra o che esce!

ILARIA - Possiamo andarli a vedere?

ENZO - Certo, guardate attraverso il pannello di vetro.

ILARIA - Fantastico.

DARIO - (si dirige alla porta d’ingresso. Eccitato) Ma non è che possono entrare, no?

ENZO - Basta che non apriate la porta.

ILARIA - (andando) Non preoccuparti, ce ne guarderemo bene.

DARIO - Splendido!

ENZO - (alle loro spalle) Continuate a guardare, lasciate che gli occhi si abituino al buio. (con Dario e Ilaria fuori dalla vista, Enzo va adesso ansioso verso la cucina, mentre Gianna ne esce, altrettanto ansiosa)

GIANNA - Oddio, è tremendo!

ENZO - (arrabbiato) E le pizze?

GIANNA - Avevi detto che venivano solo per l’aperitivo…

ENZO - Ce le consegnano alla porta di servizio o no?

GIANNA - Sì!

ENZO - Due al tonno, extra-large…?

GIANNA - Sì, fra cinque minuti, ma tu avevi detto che venivano solo per l’aperitivo.

ENZO - E Pulci, sei riuscita a parlargli?

GIANNA - No, perché la mia mamma ha detto che dovevamo lasciarlo venire.

ENZO - La tua mamma?! E che c’entra adesso la tua mamma?

GIANNA - Le ho telefonato per chiederglielo…

ENZO - Santo cielo, fra te e la tua mamma volete rovinarmi, con questa gente…

ILARIA - (da fuori) Enzo? Enzo?

ENZO - Sì, Ilaria? (Ilaria torna dentro di corsa, molto eccitata)

ILARIA - Dario dice… oh, ciao, Gianna.

GIANNA - (facendo del suo meglio) Ciao, Ilaria.

ILARIA - Dario dice se puoi accendere quelle luci grandi, là fuori?

ENZO - Quelle di sicurezza?

ILARIA - Sì, in modo da poterli vedere meglio.

ENZO - Ma certo, Ilaria.

ILARIA - Ci pare di aver visto il Dobermann.

ENZO - Bene.

ILARIA - È davvero molto eccitante.(se ne va. Enzo accende le luci bianche di fuori con il telecomando)

GIANNA - Se accendi quelle…

ENZO - Lascia perdere, vai subito a chiamare Pulci.

GIANNA - Ma la mia mamma dice che se viene solo a bere una cosa…

ENZO - Non dar retta alla tua mamma, viene per niente, tanto per cominciare non avrebbe mai dovuto essere invitato, perché hanno ragione: è il più strano e contorto pervertito di tutta la lottizzazione… e tu che te ne vai in giro vestita a questo modo.

GIANNA - Quale modo…?

ENZO - E a loro non piace, e io non voglio che venga qui a rovinare tutto proprio mentre sta andando tutto alla grande…

GIANNA - Ma se viene solo a bere una cosa…

DARIO - (da fuori) Enzo? Enzo?

ENZO - Sì, Dario? (Dario rientra, molto eccitato)

DARIO - Enzo, sembra che… oh, ciao, Gianna.

GIANNA - (facendo del suo meglio) Ciao, Dario.

DARIO - Sembra che la luce li abbia fatti scappare.

ENZO - Ah, sì, probabilmente sono andati sul lato della casa.

DARIO - (indica) Sì, da quella parte…

ENZO - Guarda che ti dico, vai in soggiorno, la prima porta a destra…

DARIO - A sinistra dell’ingresso?

ENZO - Sì, la portafinestra di là dà sul lato della casa…

DARIO - Splendido, e non accenderemo le luci.

ENZO - No, meglio di no.

DARIO - Mi sto divertendo molto, Enzo.

ENZO - Lo sapevo, Dario.

DARIO - Vorrei solo che ci fossero anche Amanda e Tony, e magari anche Carlo Rapisarda.

ENZO - Li avremo la prossima volta, Dario. (Dario se ne va tutto eccitato, Enzo si rivolge a Gianna) Non voglio storie, Gianna, né da te, né da tua madre, quel pervertito non deve metter piede qui dentro, né per bere una cosa, né per qualsiasi altra ragione, e questo è quanto. E a proposito di perversioni, che è questa storia che vuoi che lui stia lì a guardare mentre partorisci?

GIANNA - Il signor Pulci?

ENZO - Lui! Dario! Ha detto che tu hai detto che saresti stata contenta se lui fosse stato lì mentre tu avevi un bambino.

GIANNA - Sei stato tu a dirmi di essere gentile.

ENZO - Cristo, non fino a questo punto!

GIANNA - (con rabbia) Comunque non ne avrò mai uno, vero o no?

ENZO - Non sto parlando se…

GIANNA - (d’un tratto furiosa) No, tu non ne vuoi mai parlare, vero, è questo il guaio.

ENZO - Non ricominciamo con questa storia!

GIANNA - Tu vuoi solo continuare a pensare che è per colpa mia…

ENZO - Gianna…

GIANNA - Io non sono buona a cucinare, a invitare la gente, a dare il mio contributo, e non sono buona a fare bambini…

ENZO - Per l’amor del Cielo…

GIANNA - Beh, tanto vale tu sappia che la mia mamma pensa che non sia per niente colpa mia.

ENZO - Nessuno ha mai detto…

GIANNA - Lei pensa che la colpa sia tua.

ENZO - Mia?

GIANNA - Sei tu quello che non vuole andare dal medico.

ENZO - Non c’è nessun bisogno che io…

GIANNA - Io ci sono andata.

ENZO - Tu volevi andarci…

GIANNA - E lei dice che tu non vuoi andare perché hai paura di cosa scopriranno quando controlleranno la conta dei tuoi spermatozoi.

ENZO - Ma che diavolo dici, non c’è niente che non vada nella conta dei miei spermatozoi.

GIANNA - E allora perché non te li vuoi far controllare?

ENZO - Non c’è niente da controllare.

GIANNA - E allora com’è che tutte le mie sorelle hanno dei bambini?

ENZO - Come cavolo faccio…

GIANNA - Beh, la mia mamma dice che è perché non sono sposate con te!

ENZO - (furibondo) Capisco, bene, splendido. Ora che hai tirato fuori il rospo, magari potrai anche renderti utile, e telefonare al tuo pervertito amico, signor Pulci, per dirgli di non farsi vedere nelle vicinanze di questa casa…

GIANNA - Ne sarò felicissima, perché la odio questa stramaledetta casa e questa stramaledetta lottizzazione e pure te che mi ci hai portato a forza, caro il mio Mister Aggiustatutto! (rientrano Dario e Ilaria, molto felici ed eccitati. Enzo fa diventare blu le luci di fuori)

DARIO - Sembrano davvero inferociti là fuori, ciao Gianna. (Gianna si precipita di nuovo arrabbiata in cucina)

ILARIA - Qualcosa non va con Gianna?

ENZO - Gianna? Sì, è andata solo a prenderti un bicchier d’acqua.

ILARIA - Ah, la perfetta padrona di casa.

DARIO - Sono assolutamente feroci, abbiamo pensato stessero sbranando qualcosa, o che si stessero sbranando l’un l’altro.

ENZO - Sì, penso che si siano divertiti abbastanza. (fischia. I cani smettono di abbaiare. Silenzio)

DARIO - Che è successo? Hanno smesso.

ILARIA - Enzo ha fischiato, no?

ENZO - (orgoglioso) Basta questo.

DARIO - Ma come hanno fatto a sentirti?

ILARIA - È un suono che possono sentire solo i cani?

ENZO - Tu mi hai sentito, mi avranno sentito anche loro…

DARIO - Fantastico…

ENZO - È tutta una questione di controllo, Dario. Adesso sarebbe perfettamente sicuro andare da qualsiasi parte del giardino.

DARIO - Ti credo sulla parola!

ILARIA - (tendendo l’orecchio) Neanche un mugolio.

ENZO - No, dico sul serio, Dario, potresti benissimo. Apri la finestra, là, e vedi se riesci a vederli.

DARIO - Aprire la finestra?!

ENZO - Guarda fuori, vedi se ci sono.

DARIO - (ride) Con tutto il rispetto, Enzo, col cacchio.

ILARIA - Dario!

DARIO - (ride) Un Dobermann, un Pastore Tedesco e un Rottweiler? (Enzo fischia)

ENZO - Ora non sono più vicino alla finestra.

DARIO - Ah-ah.

ENZO - E anche se lo fossero, non ti si avvicineranno. È perfettamente sicuro, Dario, fidati.

DARIO - Dici sul serio?

ENZO - Dario, su sicurezza e cani da guardia, sono un esperto.

DARIO - Ilaria?

ILARIA - Io non lo farei.

ENZO - Non c’è nessun pericolo, Ilaria.

DARIO - (coraggiosamente) E va bene, che non si dica che ho paura.

ILARIA - (nervosa) Sei sicuro, Enzo?

ENZO - È la mia professione.

DARIO - Dà il mio amore a Simone e Rebecca.

ILARIA - E a me?

DARIO - Ma certo, tesoro. (Dario va alla finestra e sbircia nervosamente attraverso le stecche della persiana. All’improvviso c’è il tintinnio del telefono)

DARIO - (sobbalzando e ritraendosi) Che è stato?

ENZO - Niente, solo Gianna che dice a Pulci di non venire.

DARIO - Preferirei persino avere a che fare con Pulci piuttosto che con quei sanguinari là fuori.

ENZO - Vai tranquillo. Tira su la persiana e la finestra si apre verso l’alto.

DARIO - Bene. (nervoso, di nuovo a Enzo) Ma tu sei sicuro che posso stare tranquillo?

ENZO - Non potrei esserlo di più. (Dario ha tirato su la persiana. Adesso, col la massima cautela, apre la finestra e prova a piegarsi e a metter fuori la testa)

ILARIA - Li vedi, tesoro?

DARIO - (rincuorato) No. Difficile vedere, con questa luce. (si sporge ancora) È molto buio, qui.

ENZO - Senti niente?

DARIO - Mi pare di no. Non c’è traccia di niente. Magari si sono addormentati. Aspetta… Mi pare…

ILARIA - Attento, non cadere…

DARIO - Mi sporgo un altro po’…

(all’improvviso i cani si rimettono ad abbaiare, vicino a Dario, più forte, ora che la finestra è aperta, molto feroci)

DARIO - (grida) Oh, Cristo! (tira in dentro la testa, la sbatte contro la finestra, inciampa, ricade indietro, in preda a un panico totale)

ILARIA - (grida) Dario! Stai bene?

DARIO - (si tiene la faccia) Mi hanno preso! Mi han preso!

ILARIA - (ha paura a muoversi. Grida) Dario!

ENZO - (ansioso) Tutto a posto?

DARIO - (a Ilaria) Chiudi la finestra!

ILARIA - (spaventata, a Enzo) Enzo!

DARIO - (furioso) Ilaria, chiudi quel cazzo di finestra!

ILARIA - Enzo!

ENZO - (grida) Sentite, sentite, è tutto a posto!

DARIO - (grida a Ilaria) Chiudila, stronza!

ENZO - (grida) La chiudo io! (Enzo si precipita alla finestra, entrando in collisione con Dario che si sta faticosamente rimettendo in piedi, sempre tenendosi la faccia con le mani. Enzo cade)

DARIO - (a Ilaria) Che fai lì impalata?

ILARIA - (terrorizzata) Fuori ci sono i cani!

DARIO - Sei sempre stata una donna inutile! (Enzo ha richiuso la finestra. i cani continuano ad abbaiare furiosamente)

ENZO - Basta! Vi prego, basta! È tutto a posto!

DARIO - (a Enzo) Quel cazzo di bestie andrebbero eliminate.

ENZO - No, non c’è bisogno…

DARIO - Altro che, se ce n’è bisogno, io li vado a denunciare!

ILARIA - (grida, a Enzo) Là fuori c’è la nostra macchina!

DARIO - (grida, a Ilaria) È solo a questo che pensi? Alla nostra macchina?!

ILARIA - (grida, a Dario) E non alzare la voce con me!

DARIO - Tutta soldi e niente cervello. Una stronza ricca, ecco quello che sei e che sei sempre stata!

ILARIA - (furibonda) Ti hanno fatto un gran comodo i nostri soldi per arrivare dove sei arrivato! (Enzo sta furiosamente pigiando i tasti di un telecomando che tiene in tasca. Finalmente ha premuto il tasto giusto. D’un tratto tutto il rumore termina, mentre sentiamo)

DARIO - Non ho mai saputo che farmene dei tuoi stramaledetti soldi! (Dario e Ilaria si interrompono, accorgendosi del silenzio)

ENZO - Vi prego, è tutto a posto… quando si ha questo.

DARIO - Che è stato?

ENZO - Un telecomando miniaturizzato, da tasca, per accendere e spegnere i cani.

DARIO - Vuoi dire che è tutto registrato…?

ENZO - (con orgoglio) Sì! Basta premere un tasto, in questo modo si hanno tutti i vantaggi di un cane da guardia: protezione, sicurezza, deterrente per intrusi indesiderati, senza nessuno degli svantaggi: spese mediche per cani, cibo per cani, merda di cani sulle scarpe quando esci la notte.

ILARIA - E così non c’è nessun cane?

DARIO - (ancora seccato) No, erano solo registrati.

ENZO - Attivati dal telecomando nascosto qui e collegati mediante dei relè a degli altoparlanti sistemati in posizioni strategiche in giardino. Uno degli altoparlanti è proprio sotto quella finestra.

ILARIA - Ma allora perché hai fischiato… perché hai tolto l’allarme periferico esterno…?

DARIO - (seccato con lei) Quella era tutta scena…

ENZO - Un trucchetto per mettervi fuori pista, a mò di dimostrazione. Adesso rimetto in funzione l’allarme… (va all’interruttore alla parete. A Dario) Non è che ti sei fatto male?

DARIO - No, no, sto benissimo. (ritornando socievole come all’inizio) Ottimo, Enzo, davvero molto astuto.

ILARIA - Hai sbattuto la testa, ti sarai fatto male.

DARIO - (seccato) Sto bene. (a Enzo) Quello che m’è piaciuto è stata l’autenticità del suono.

ENZO - Il suono è un componente essenziale, Dario.

ILARIA - Ma devi esserti fatto male, hai gridato!

DARIO - (secco) Sto bene, ho detto.

ILARIA - Ma se hai gridato devi per forza…

DARIO - Ilaria, vedi di chiudere il becco, se dico che sto bene, sto bene.

ILARIA - (tagliente) Chiedo scusa, dimenticavo, tu sei un medico.

DARIO - E con questo che vorresti dire?

ILARIA - E non mi sono scordata come mi hai chiamata, non lo sperare.

DARIO - (a Enzo) Come stavo dicendo, Enzo, mi piace davvero molto.

ENZO - Va per la maggiore, è uno degli articoli che vendiamo di più semplicemente perché ci cascano tutti.

DARIO - Sì, posso capirlo, anche se io ho avuto dei sospetti: il modo in cui smettono di botto e poi ricominciano te lo fa pensare.

ILARIA - È chiaro che devi aver pensato che erano veri se poi…

DARIO - (tagliente) Non dico di non aver pensato che erano veri, dico solo che avevo dei sospetti.

ENZO - Anche se il ladro medio non avrebbe il tempo di pensarci su.

DARIO - Che è il punto fondamentale.

ENZO - Esatto, e tutte le indagini dimostrano che il massimo deterrente per i ladri non è, come si potrebbe pensare, una sirena d’allarme, ma un cane che abbaia.

DARIO - Io l’ho sempre detto, eppure quante sirene d’allarme ci sono, nella Lottizzazione?

ENZO - Esatto, e quello che la gente non sa è che ai ladri quei sistemi fanno ridere: il ladro d’appartamenti medio sa che ha esattamente quattro minuti per fare tutto ciò che gli pare ed andarsene. In effetti, sono del tutto inutili.

DARIO - Mi pare chiaro.

ILARIA - (ancora seccata, a Dario) Ma noi abbiamo un allarme con sirena.

DARIO - (ancora seccato, a Ilaria) Ilaria, noi tutti abbiamo degli allarmi a sirena per una questione di assicurazione, ma io personalmente non ne ho mai avuto fiducia. Mai.

ILARIA - (con tono dolce) Ma che bello saperlo, Enzo, e io e i bambini che veniamo lasciati in casa tutto il giorno.

DARIO - (con tono dolce) A parte il fatto che lei non è mai in casa.

ILARIA - Oh, e chissà mai dove starò!

DARIO - (con la stesa dolcezza di prima) Te lo dico io esattamente dove stai, sei fuori a fare ginnastica, o a farti un caffè con le amiche o a portare i bambini all’asilo in inverno o alla spiaggia in estate, stai in un sacco di posti, Ilaria, ma in casa no.

ILARIA - Chissà allora chi è che cucina e fa le pulizie, o pensi che venga fatto tutto dal tuo ladro di appartamenti medio in quei quattro minuti in cui suonano le nostre inutili sirene d’allarme! (un silenzio irato. Enzo è a disagio. Poi entra Gianna)

GIANNA - (timidamente) Enzo…?

ENZO - Ah, Gianna, hai portato l’acqua per Ilaria?

GIANNA - No, ma quelle cose sono arrivate.

ENZO - Quali cose?

GIANNA - Le hanno portate alla porta di servizio. Ci penso io?

ENZO - (rapido) Oh, sì, fa’ tu, e prendi un bicchier d’acqua per Ilaria. (ansiosamente, Enzo sospinge fuori Gianna. Il silenzio è ancora carico d’ira)

ENZO - Volete sentire qualcos’altro… prima di cena?

DARIO - Qualcos’altro di cosa, Enzo?

ENZO - Suoni.

DARIO - Intendi altri cani che abbaiano?

ENZO - No, suoni per rilassarsi.

DARIO - (con freddezza) Sì, splendida idea, vada per il rilassamento.

ENZO - Penso che ti piaceranno… (comincia a programmare col telecomando)

DARIO - Ti spiace se…? (va verso le bottiglie)

ENZO - No, no, fa’ pure. (a Ilaria) Gianna arriverà con la tua acqua non appena…

ILARIA - (seccata) Posso aspettare.

ENZO - Probabilmente la sta facendo scorrere, per farla venire bella fresca. (il tintinnio del telefono: Gianna che fa un’altra telefonata. Piano, rivolto al telefono) Cristo! (a Ilaria) A meno che tu non preferisca passare a un Martini…?

ILARIA - (fredda) No, preferirei aspettare l’acqua.

ENZO - Il Martini ce l’ho qui…

ILARIA - No, grazie, non vorrei mai aver prosciugato il Peschiera per niente.

ENZO - (con coraggio) Certo, Bene, ecco qui. Abbassiamo le luci… poi penso che Gianna metterà in tavola. (Enzo ha preso il telecomando. Preme un tasto. Le luci si abbassano. Orgoglioso) Adesso, mettiamo che io e Gianna si stia qui, a rilassarci o quello che è, e vogliamo creare una sensazione di intimità… (preme un taso. Si sente un suono soffocato di pioggia sul tetto) Così uno si fa la pioggia sul tetto… o magari la si vuole un po’ più forte… (preme un tasto: la pioggia è più forte) per sentirsi ancora più confortevoli…

DARIO - (impressionato) Bello.

ILARIA - (colpita, ma riluttante) Sì.

DARIO - Davvero molto bello.

ENZO - O, se si vuole davvero creare quella sensazione intima e confortevole di essere al riparo dalle intemperie mentre tutti gli altri sono fuori ad infradiciarsi… (preme un altro tasto. Adesso i suoni sono quelli di un temporale, vento, tuoni, pioggia)

ILARIA - (colpita) Fantastico.

ENZO - O magari vorreste averci dato un taglio, e starvene in campagna, in vacanza, di mattina presto… (preme un tasto: il cinguettio di uccellini, il muggire basso di una mucca e il canto di un gallo)

ILARIA - Incantevole.

DARIO - (ride) Ti fa anche l’ovetto fresco per la colazione?

ENZO - (ridendo) Non si sa mai, Dario. O è un aeroplano, quello che vedo apparire, o magari un jet… (preme un tasto: un jet sembra attraversare lo spazio sopra la stanza ed allontanarsi rapidamente)

DARIO - (si diverte) Cavolo!

ENZO - O magari Gianna ed io vogliamo andarcene in crociera… (si sente la sirena di una nave, strida di gabbiani, onde contro la prua) …o siamo approdati a un’isola deserta, questa è quella che Gianna preferisce… (il suono delle onde sulla riva e musica hawaiana) O, a volte, a notte fonda, le piace star qui, sognare un po’, e ascoltare questo… (Enzo preme un tasto. Il suono di un neonato che piange. Enzo tenta immediatamente e con ansia di fermarlo. Il suono continua) No… questo… è solo… è solo uno scherzo… (il suono si interrompe) È questo il suono della notte fonda… (il suono di un gufo) …il vecchio, saggio gufo a fine giornata.

DARIO - Il gufo che gufa, eh? Capito il gioco di parole? (ride. Ilaria si è scaldata un pochino)

ILARIA - È così realistico.

ENZO - (orgoglioso) Va a finire che non hai mai bisogno di uscire.

DARIO - Proprio così.

ENZO - E la scelta è infinita: mare, montagna, treni a vapore, autentica musica da ballo… (Enzo alza di nuovo le luci)

DARIO - (tentando adesso di fare la pace) Potrebbe essere carino averlo, Ilaria.

ENZO - In termini commerciali, si chiama “Creatore d’Atmosfera”, e io personalmente penso che finirà con l’avere un grosso successo di vendite.

DARIO - (a Ilaria) Che ne pensi, inviti un po’ di gente, lo metti in funzione, davvero notevole.

ILARIA - Potrebbe essere carino.

DARIO - Non ne hai venduti altri nella lottizzazione, vero? Ad Amanda e Tony, Giorgina e Peter…?

ENZO - No, tu saresti il primo ad averlo, insomma, il secondo. Non ha strettamente a che fare con i sistemi di sicurezza, ma a noi piace.

DARIO - Penso che ne dovremmo parlare, Enzo. E mi interesserebbero anche quei cani… e magari anche qualcosa per la club-house.

ILARIA - (con tono leggero) Dario, siamo qui per divertirci.

DARIO - (affabile) Ma certo, tesoro, non una parola di più riguardo gli affari. (a Enzo) Brochure e preventivi più presto che puoi.

ENZO - (con lo stesso tono) Li avrai nella cassetta delle lettere domattina presto.

DARIO - Me lo garantisci?

ENZO - Assolutamente. (ad Ilaria) Ecco fatto, Ilaria, da questo momento in poi, una piacevole serata senza menzionare gli affari, garantito.

ILARIA - (affabile) Sei pessimo, proprio come lui. (Enzo e Dario si gustano questa osservazione mentre rientra Gianna. Porta un bicchier d’acqua, ed ha un’aria molto sicura di sé)

ENZO - Ah, Gianna, benvenuta.

GIANNA - (ad Ilaria) Ho fatto scorrere l’acqua.

ENZO - Ho detto che l’avresti fatto.

DARIO - (allegramente) Sarà esausta ora, dopo tanto scorrere! (risate)

ILARIA - Non gli badare, grazie tante, Gianna.

ENZO - (speranzoso) E tutto il resto è pronto o…?

GIANNA - Sì, tutto pronto, pizze al tonno per Dario e Ilaria, pizze ai funghi per noi, bruschetta e contorno di lattuga e crescione, seguiti da una macedonia per dessert, seguiti da caffè e cioccolatini.

DARIO - Il mio stomaco dice “splendido”…

ILARIA - Magnifico, e valeva proprio la pena aspettare.

GIANNA - E pensiamo che, visto che sono pizze, se ce le mangiassimo nel salottino della televisione, senza apparecchiare… (a Enzo) La mia mamma dice nel caso volessimo guardare…

ENZO - (svelto) Splendido. (a Ilaria) Eh? Non ti avevo promesso una serata piacevole?

ILARIA - Infatti…

DARIO - E anche il cibo che avevi promesso, grazie, Gianna.

ENZO - Noi manteniamo sempre le nostre promesse, così se magari prendete i vostri bicchieri e volete seguirmi…

DARIO - Volentieri, e penso…

ENZO - Puoi portare da mangiare, Gianna, e magari la bottiglia di vino di Dario…

GIANNA - (felice) Va bene, sì. (mentre Gianna si dirige verso la cucina, e Enzo fa allegramente strada a Ilaria e Dario verso la porta, si accende la luce rotante dell’allarme e si sente un suono acuto di allarme)

ENZO - Chi può essere?

ILARIA - È la porta?

DARIO - È il tuo allarme, no?

ENZO - Sì, ma non aspettiamo nessuno. (spegne l’allarme)

GIANNA - Oddio!

ILARIA - Che c’è, Gianna?

GIANNA - Oh, Enzo, sono terribilmente spiacente, ma fra il ritirare la roba e preparare la cena e stare a sentire la mia mamma…

ENZO - Non avrai dimenticato…?

GIANNA - Mi sono dimenticata di chiamare il signor Pulci.

DARIO - Non vorrai dire che è lui, ora, no?

GIANNA - Enzo, mi spiace terribilmente…

ENZO - L’unica cosa che ti abbiamo chiesto di fare!

ILARIA - Oh, ma che importa.

DARIO - Che importa?! È un bacato, un parvenu, ed è pronto a rovinare te, me, tutti quelli di questa lottizzazione, e mi pare di essermi espresso molto chiaramente…

ENZO - Va bene, Dario, senti… Potrebbe benissimo non essere lui…

DARIO - Ma tu non aspettavi nessun altro…

ILARIA - Potrebbe trattarsi di qualche vicino, magari Amanda e Tony?

ENZO - Potrebbe, ma questo monitor di sicurezza ci mostrerà di chi si tratta, basta premere un tasto… e poiché non sono ancora le nove, personalmente sarei molto sorpreso se fosse lui… (il pannello sulla parete rivela automaticamente il monitor. Tutti si voltano a guardare la faccia di Pulci, larga, vicina e minacciosa, che li fissa dallo schermo mentre suona armonioso il campanello della porta)

DARIO - (con tono d’accusa) E quello chi è?

GIANNA - Oddio, Enzo, sono davvero spiacente…

ENZO - (arrabbiato, a Gianna) Gianna, come hai potuto farmi questo!

DARIO - Dopo tutto quello che ho detto, eccolo lì! (suona ancora il campanello della porta, mentre Gianna, Ilaria, Dario, e Enzo guardano lo schermo. Le luci calano fino al buio, lasciando visibile solo la faccia di Pulci sullo schermo. poi anche quella si spegne)

SIPARIO

SECONDO ATTO

Sono passati solo pochi secondi. La scena è al buio; solo il monitor è illuminato a mostrare, come prima, la faccia di Pulci, grande e minacciosa. Poi salgono le luci su Enzo, Dario, Ilaria e Gianna, immobili a fissare il monitor. Immediatamente, squilla di nuovo il campanello della porta, e tutti riprendono vita.

DARIO - (a Enzo) Mi pareva tu avessi detto che lo avevate chiamato…

GIANNA - Tutta colpa mia, me ne sono completamente dimenticata perché stavo preparando la cena e…

ILARIA - Oh, ma che importa…?

GIANNA - …E adesso diventerà tutto freddo.

DARIO - Non sarei mai venuto, se avessi pensato che veniva anche lui…

ENZO - (a voce più alta) State a sentire: penso di avere la soluzione, non è il caso di lasciarsi prendere dal panico, perché quello che potremmo fare è farlo entrare… (squilla di nuovo il campanello della porta)

DARIO - Non mi pare che abbiamo altra scelta…

ENZO - E poi posso dirgli che siete arrivati da appena qualche minuto e… e… che siete tutti qui solo per bere qualcosa, e non si parla per niente di cena… (spenge il monitor)

DARIO - (la proposta gli piace) Giusto, e se poi diciamo che ancora non ci siamo versati da bere…

ENZO - …sembrerà che la serata stia appena iniziando, facciamo piazza pulita dei bicchieri, poi ci versiamo da bere, con lui, mentre facciamo due chiacchiere su quello che ci pare…

DARIO - Si può fare.

GIANNA - Ma la cena diventerà fredda…

ENZO - (tagliente) Mettila nel forno!

GIANNA - Ma c’è la lattuga già condita!

ENZO - (decide di ignorare quest’ultima osservazione. A Dario) Poi, non appena abbiamo bevuto, facciamo in modo che lui se ne vada per primo, e una volta che se n’è andato, ci mettiamo seduti e ceniamo e chiacchieriamo proprio come avevamo progettato, come se lui non fosse mai venuto.

ILARIA - Ma che male c’è se anche resta un po’ più a lungo…?

ENZO - No, Ilaria, abbiamo commesso uno sbaglio, io quanto Gianna, ma siamo ancora in grado di rimediare.

DARIO - Enzo ha ragione, e prima lo facciamo entrare, prima se ne va…

ENZO - Esatto…

DARIO - Perché a dire la verità, sto morendo di fame. (squilla di nuovo il campanello della porta)

ENZO - Dieci minuti, Dario, al massimo, e se ne sarà andato, garantito. E Gianna, magari metti su un po’ di musica…

GIANNA - Enzo, le pizze diventeranno…

ENZO - (arrabbiato) …e allora mettile nel forno, e la lattuga la lasci a parte.

DARIO - Mi piace il tuo modo di fare, Enzo, io lo dico sempre: non importano gli errori che facciamo, ma il nostro modo di correggerli!

ENZO - Ti dirò un segreto, Dario, prima di mettermi a lavorare in proprio, mi conoscevano tutti come Mister Aggiustatutto. Una crisi? Chiamate Enzo.

DARIO - Ci credo.

ENZO - Musica, Gianna, e poi il forno. (Enzo va alla porta. Dario raduna i bicchieri mentre Gianna prende il telecomando)

ILARIA - Comportati bene, ora, Dario.

DARIO - Stai tranquilla. Anzi, potrei approfittare dell’occasione per rivolgere a questo signore qualche domandina pertinente.

GIANNA - Desiderate sentire qualcosa in particolare?

ILARIA - Quello che era su prima era delizioso, Gianna.

GIANNA - Bene. (tenta di premere dei tasti, ma non succede niente. Panico) Oddio!

DARIO - Serve una mano Gianna?

GIANNA - (continuando a tentare) No, penso di potercela fare.

DARIO - Basta che premi insieme il 3 e il 5 e lo punti verso lo stereo…

ILARIA - Ce la fa da sola.

DARIO - Non sto dicendo che non ce la fa!

GIANNA - (provando) Oh Dio, aiutami… e avanti! (Gianna preme dei tasti. Quelli sbagliati. Sembra che si scateni l’inferno. Emette un grido mentre si sente lo scoppio di un tuono, il passaggio di un jet, le luci vanno in su e in giù e la musica arriva troppo veloce. Una luce rossa colpisce la porta mentre Enzo entra precipitosamente, chiudendosi la porta alle spalle. Corre al fianco di Gianna mentre lei si sforza di correggere)

ENZO - Santo cielo!

GIANNA - Cercavo solo di…

DARIO - Avresti dovuto lasciar fare a me, Gianna…

ENZO - Avresti dovuto lasciar fare a Dario.

ILARIA - Dario avrebbe dovuto lasciarla fare da sola. (Enzo ha corretto tutto. I suoni finiscono, le luci tornano normali, ma la musica è sempre troppo veloce)

ENZO - Ecco fatto.

GIANNA - La musica va ancora sbagliata.

ENZO - (furibondo) “Male”, si dice, e tenta di fare almeno una cosa giusta, eh?! (Gianna si precipita di corsa in cucina, mentre Enzo mette a posto la musica)

ENZO - Oh. (con calma, a Dario) Tutto a posto, qui?

DARIO - Siamo pronti.

ILARIA - Gianna starà bene?

ENZO - Oh, sì, è andata solo a dare un’occhiata alla cena… ma non dite niente, perché siete appena arrivati. (apre la porta) Prego, signor Pulci. (Pulci ha 60 anni, è educato e tranquillo. Indossa la sua migliore giacca sportiva. Porta gli occhiali. Parla con un leggero accento locale. Si guarda attorno con cautela, prima di entrare)

PULCI - Tutto a posto?

ENZO - Alla grande, faceva parte del nostro sistema di sicurezza. Ora, signori, questo è il signor Pulci, che ha fatto una capatina qui per un bicchierino, tale e quale a voi. (a Pulci) Questo è Dario Maggiotti, arrivato un attimo prima di lei…

PULCI - (porgendo la mano) Buona sera, signor Maggiotti.

DARIO - (con freddezza) ‘Sera.

ENZO - E la moglie di Dario, Ilaria.

ILARIA - (stringendogli la mano) Piacere.

PULCI - Piacere.

ENZO - Dario e Ilaria vivono al Boschetto dei Sicomori, le ville unifamiliari a un piano, con i doppi garage.

PULCI - Oh, case di lusso.

ILARIA - (gentile) E lei vive nel vecchio casale?

PULCI - Eh sì. Eh sì.

ILARIA - Quello col grande sicomoro?

PULCI - Proprio quello.

DARIO - (con freddezza) Che lei voleva abbattere.

PULCI - Chiedo scusa?

DARIO - L’unico sicomoro di Colle dei Sicomori, e lei lo voleva abbattere.

PULCI - Beh, vedete, è sul mio terreno…

DARIO - Ma è stato bloccato dal Consorzio della Lottizzazione.

PULCI - (amichevole) Come no, come no, è ancora lì.

DARIO - (trionfo) Infatti, e lì resterà. (tintinnio del telefono: Gianna che sta facendo una telefonata)

ENZO - (ai telefoni) Oddio! (ora, ansioso, agli altri) Bene, accomodatevi, accomodiamoci, c’è anche mia moglie, è in cucina, ma torna subito.

PULCI - Benissimo. (innocentemente, Pulci ha scelto la sedia che prima era stata occupata da Dario. Dario ne sceglie un’altra, mentre Enzo sta a guardare senza saper cosa fare)

ENZO - Bene, ora che siamo tutti qui, beviamoci qualcosa…

DARIO - Per me un whiskino, e poi tagliamo la corda.

ENZO - Bene, Dario. Ilaria?

ILARIA - Un bicchier d’acqua.

ENZO - Acqua, benissimo. Signor Pulci?

PULCI - Una birra mi andrebbe benissimo.

ENZO - Sì, penso che abbiamo della birra in frigo. (si avvia in cucina) Lo dirò a Gianna mentre fa scorrere la tua acqua, Ilaria.

ILARIA - (si alza) Vuoi che vada io…?

ENZO - No no, e magari, Dario, potresti versare un whisky anche a me?

DARIO - (si alza) Come no, Enzo.

ENZO - Grazie, Dario. (preme il pulsante dell’interfono) Cucina? Cucina, prego rispondere. Passo.

GIANNA - (voce da fuori, irascibile) Mbè?

ENZO - Che cosa? Cucina, qui soggiorno, una bottiglia di birra per il signor Pulci, in aggiunta al bicchier d’acqua per Ilaria.

GIANNA - (da fuori) Bene.

ENZO - Mille grazie, e fai in fretta, passo e chiudo. (spegne l’interfono)

DARIO - Ehi, mi piace, quello.

ENZO - L’interfono da stanza a stanza? Sì, lo troviamo essenziale per quando si riceve.

DARIO - Direi.

ENZO - Ma cosa ancora più importante, a livello di sicurezza, basta premere un tasto e ci dà la possibilità di metterci in contatto con qualsiasi stanza della casa, inclusi i bagni. In una crisi potrebbe fare da salva-vita.

DARIO - Sul serio. (con tono confidenziale) Magari potremmo parlare anche di questo, in seguito?

ENZO - Non c’è problema, Dario, garantito per dieci anni, incluse parti di ricambio e manodopera. (prende da bere) Cin.

DARIO - Salute. (un silenzio pieno di disagio)

ILARIA - Lei ha dei sistemi d’allarme in casa, signor Pulci?

PULCI - Ah, non ho mai avuto il modo di pensarci, col fatto che vivo da solo e tutto il resto.

ENZO - Vivere da soli è la miglior ragione per fornirsi di sistemi di sicurezza.

DARIO - Precisamente.

PULCI - Io il massimo che mi sono mai preoccupato di avere è stata una buona serratura.

ENZO - (divertito) Signor Pulci, sono passati i giorni in cui per la sicurezza bastava una buona serratura.

DARIO - Proprio così.

ENZO - (con tono autorevole) Quello che dovrebbe avere, come minimo, sono delle serrature di sicurezza a tutte le porte e le finestre, una buona sirena d’allarme e un buon cane da guardia.

DARIO - (uno scherzo fra loro) Come quello che hai tu, Enzo.

ENZO - Esatto, o, come massimo, potrebbe procurarsi qualcosa di altrettanto sofisticato come quello che vede qui, con monitor, interfono in tutte le stanze, sensori d’allarme in casa e in giardino.

PULCI - Ah, non credo proprio.

ENZO - (con sfida) Cosa non crede, che non dovrebbe avere tutto questo o che non dovrebbe avere le sirene d’allarme e il cane da guardia?

PULCI - Io al massimo mi sono preoccupato di avere una buona serratura.

ENZO - (divertito) Insomma, vuol dire che ho torto, che tutti i miei consigli riguardo i sistemi di sicurezza non valgono niente?

PULCI - Per me basta una buona serratura.

ENZO - (controllandosi) Insomma, vuol dire che…?

DARIO - Permettimi, Enzo. (poi) Signor Pulci, lei di che si occupa?

PULCI - Scusi?

DARIO - Cosa fa, in quale campo lavora?

PULCI - Sono un agricoltore in pensione.

DARIO - E così sa tutto di agricoltura: è il suo lavoro, è il campo in cui è esperto e noi non ci sogneremmo mai di saperne di agricoltura quanto lei. Ora, Enzo è un esperto di sistemi di sicurezza, è il suo lavoro, il suo campo…

PULCI - (gentile) E lo si vede, no, con tutti questi suoi splendidi congegni…

DARIO - Esatto. Ora, se…

PULCI - (a Enzo) Lo sapevo che doveva essere un esperto di sistemi di sicurezza.

DARIO - E lui è, lei è un agricoltore…

PULCI - In pensione…

DARIO - (paziente) Un agricoltore in pensione. Ora il punto è…

ILARIA - Signor Pulci, indovini chi è Dario.

DARIO - Ilaria, questo adesso non c’entra niente.

ILARIA - Ma sarebbe interessante…

DARIO - (con rabbia) A parte il fatto che non è di questo che si stava parlando!

ILARIA - Penso solo che sarebbe interessante sentire…

PULCI - (guarda) È in pubblicità, no?

ILARIA - (si interrompe. A Dario) Come fa a saperlo?

DARIO - Ilaria, visto che il mio lavoro è quello, è facile che sia venuto a saperlo.

ILARIA - Ma tutti dicono che hai l’aria di un medico.

DARIO - Ma no!

ILARIA - Ma tesoro, sì!

DARIO - È chiaro che no.

ILARIA - Beh, per Enzo, invece, sì.

ENZO - Sì, l’ho detto, e tu ne hai decisamente l’aria.

DARIO - E va bene, per Enzo sì.

ILARIA - E anche per Gianna.

DARIO - (controllandosi a stento) E va bene, e anche per Gianna, ma per lui (Pulci) invece no, no? Il che vuol dire che non ne ho l’aria.

PULCI - Che sembra un medico, vuol dire?

ILARIA - Sì, non pensa che abbia l’aria di un dottore?

DARIO - Ha già detto…

PULCI - Oh sì, lo avrei pensato.

DARIO - È chiaro che non l’ha pensato!

PULCI - Ma sì, invece, solo che è uscito sul giornale che lei lavorava in pubblicità.

DARIO - Che giornale?

PULCI - Sul giornale c’era scritto che Carlo Rapisarda le stava chiedendo di fare la pubblicità per l’ampliamento della lottizzazione, dall’altro lato della Statale.

DARIO - Non è mai uscito sui giornali.

ILARIA - Dev’essere uscito per forza, tesoro, se sa che non sei un medico.

DARIO - Non è uscito da nessuna parte! La cosa va ancora definita tra l’ingegnere del Consorzio e Carlo Rapisarda.

PULCI - Se non fosse stato per quello avrei detto che era un dottore.

ILARIA - Ecco!

PULCI - Perché penso che ne abbia proprio l’aria.

ILARIA - Esatto, lo pensano tutti.

DARIO - Oh per l’amor di Dio!

PULCI - (a Ilaria) Se devo dire la verità, non ha affatto l’aria del pubblicitario.

ILARIA - Lo so, ma conosce (canta) “Il letto del Nostromo è per il vero uomo”?

DARIO - Ilaria!

ILARIA - Potrebbe conoscerlo benissimo. (a Pulci) È quella pubblicità in televisione.

PULCI - Non ce l’ho la televisione.

ENZO - C’è anche sugli autobus.

ILARIA - E nelle stazioni della metropolitana.

DARIO - Sentite, non siamo qui a discutere del letto del Nostromo, a parte il fatto che comunque mi pare che lui non ne sappia niente.

PULCI - È quello con gli orsi polari?

ILARIA - Sì! Vedi, Dario, lo conosce.

DARIO - E va bene, lo conosce, ma non era questo il punto. Il punto è che lei si intende di agricoltura, io mi intendo di pubblicità…

ILARIA - Anche se hai tutta l’aria di un dottore e il tuo primo amore sarà sempre e comunque…

DARIO - (furibondo) Sta’ zitta, Ilaria! E Enzo si intende di sistemi di sicurezza e se le dice che dovrebbe mettere dei dispositivi di sicurezza, allora lei dovrebbe metterli. È questo, ed è sempre stato questo, il punto, se solo mi fosse stato concesso di esprimermi!

ILARIA - (con rabbia) E adesso lo hai fatto, congratulazioni. (un silenzio rabbioso)

PULCI - (pentito) O magari l’ho solo sentito dire, che lavorava in pubblicità, il guaio con me è che parlo con tutti.

DARIO - (piano) Quando non insudicia le auto con del letame o spia dalle finestre degli altri.

ENZO - (a disagio) Io volevo solo dire che, di questi tempi, ogni casa ha bisogno di un buon sistema di sicurezza.

PULCI - (gentile) E probabilmente lei ha ragione, perché l’altro mio guaio è che mi ricordo tutto questo posto quando erano solo dei campi, da quella parte c’era la fattoria di Silvestri, il Canale Gherli scorreva qua dietro, e tutta la strada statale passava a fianco della Collina delle Margherite che è dove io e mia madre portavamo a pascolare il bestiame, e, in estate, c’erano tante di quelle margherite che l’erba quasi non si scorgeva, è da lì che ha preso il suo nome, ed è chiamata ancora così da alcuni dei contadini che ci lavoravano…

ILARIA - Davvero?

PULCI - Oh, sì, e a quei tempi la mia povera mamma a malapena chiudeva la porta, di notte, figurarsi se metteva un sistema d’allarme.

ENZO - (con durezza) Appunto, signor Pulci, quello che volevamo farle capire è che quei tempi sono passati.

PULCI - Eh sì, e così forse mi procurerò qualche sistema di sicurezza, e magari me lo procurerò da lei.

DARIO - (duro) Lo faccia. (piano, a Enzo) E quella birra?

ENZO - (piano) Sta arrivando, magari mentre lui beve ti piacerebbe ispezionare i sistemi di sicurezza della casa.

DARIO - (piano) Buona idea.

ENZO - (piano) Non appena arriva la birra, lo lasciamo con le donne.

ILARIA - Vive ancora con sua madre, signor Pulci?

PULCI - Ah no, è morta otto anni fa.

ILARIA - Oh, mio Dio.

PULCI - Lei ricordava l’albero di sicomoro vicino a casa mia.

ILARIA - Oh, sì, penso che sia davvero bellissimo.

DARIO - Lo pensiamo tutti. (una stoccata) Quasi tutti.

ENZO - Le prime foto che abbiamo fatto quando siamo venuti a vivere nella lottizzazione le abbiamo fatte a quell’albero.

ILARIA - Al pic-nic dell’Associazione Condomini, l’estate scorsa, ho girato dei bellissimi filmini dei bambini che ci si arrampicavano su…

DARIO - Li ho filmati io, Ilaria.

ILARIA - No, tesoro, io!

DARIO - Non puoi averlo fatto tu: ci sei anche tu nelle riprese!

ILARIA - Va bene, potrò anche essere in qualche ripresa, ma non sei stato tu a farle perché quel giorno avevi gli esami del Pronto Soccorso e sei arrivato in ritardo con quella enorme coppa…

DARIO - Hai ragione, la Coppa Perpetua.

ILARIA - (a Enzo) Ne abbiamo dovuto spostare qualcuna delle vecchie sotto la vetrinetta, per farci entrare quella. Mi scusi, signor Pulci, l’ho interrotta.

PULCI - No, no, è solo che una mattina mia madre si è messa i suoi abiti della festa, ha fatto colazione, ha lavato tazze e piattini, ha spento la radio, si è diretta all’albero di sicomoro e ci si è impiccata. (un silenzio esterrefatto)

ILARIA - Chiedo scusa?

PULCI - Ero fuori a raccogliere carote, in quel momento, e così l’ho ritrovata solo dopo tre ore. (arriva Gianna, con un bicchiere d’acqua e un bicchiere di birra)

ENZO - (vivace) Ah, eccoci qui.

GIANNA - Ho lasciato scorrere l’acqua.

ENZO - Bene, tutto va alla grande, qui, il signor Pulci lo conosci.

PULCI - (a Gianna) Bene bene bene, eccoci qui.

GIANNA - Salve, signor Pulci, come va?

PULCI - Stavo pensando di seguire i consigli di tuo marito, riguardo l’antifurto.

GIANNA - Oh, sì, Enzo ne sa tutto al riguardo. La birra è per lei.

ENZO - (prende l’acqua) E l’acqua per Ilaria.

ILARIA - (ancora sbalordita) Mille grazie, Gianna.

GIANNA - Non c’è di che. (a Enzo) È nel forno.

ENZO - Splendido. Dario stava appunto dicendo che avrebbe voluto dare un’occhiata al nostro sistema di sicurezza qui…

DARIO - (con intenzione) E poi ce ne andiamo a casa.

GIANNA - Oh, splendido.

ENZO - Ci portiamo dietro i bicchieri.

GIANNA - Splendido.

PULCI - (a Gianna) E come sta tua madre, Isabella? (a sentir questo, Enzo e Dario si fermano)

GIANNA - (tranquilla) Non potrebbe star meglio. Stavo proprio parlando con lei, un attimo fa, e mi ha detto di dirle che aveva chiesto sue notizie.

PULCI - E io ricambio il complimento.

GIANNA - (ridacchia) Ne sarà estasiata.

PULCI - È una donna adorabile, Isabella.

ENZO - (torna indietro) Scusatemi, forse dovresti spiegare al signor Pulci che tua madre si chiama Betty.

PULCI - Oh, grazie molte, ma non la chiamerei mai col nome di battesimo.

ENZO - Ma se già la sta chiamando Isabella.

GIANNA - No, Enzo, quella sono me.

ENZO - In che senso?

GIANNA - È così che il signor Pulci chiama me, non mia madre.

ENZO - Ma tu ti chiami Gianna.

PULCI - Sa una cosa? Io trovo meglio Isabella.

ENZO - Ah sì? Peccato che il suo nome sia Gianna!

GIANNA - Non c’è problema, Enzo, mi chiama così solo per dove viviamo. Villino Millefiori, Via dei Sicomori.

PULCI - (recita) “Al villino Millefiori, in Via dei Sicomori, vive una rubacuori.”

ENZO - Che cosa?

GIANNA - È una filastrocca!

PULCI - Ah, di prima della vostra epoca, è di quando ero bambino io.

ENZO - Ma davvero? Mai sentito questa filastrocca, Dario?

DARIO - Mai, ma nulla di tutto ciò mi sorprende.

ILARIA - A me pare di averla sentita.

GIANNA - (a Ilaria) Sì, fa: (recita) “Si chiama Isabella, è la mia colombella, al sapor di acetosella, damigella del mio cuore, unico mio amore!”

PULCI - Gliel’ho imparata bene!

ENZO - Insegnata! Sì, e così come l’ha imparata, può disimpararla!

GIANNA - Ma non è che…

ENZO - (arrabbiato) Dico sul serio, Gianna, una volta per tutte, è così che ti chiami: Gianna.

ILARIA - Oh, Enzo, a me pare che Isabella sia un bel…

DARIO - Non metter bocca, Ilaria.

ENZO - Sarà anche un bel nome, ma non è il suo.

ILARIA - Che vuol dire? Se pensate che un tempo Dario mi chiamava Sciampagnina.

DARIO - Cosa?

ILARIA - Prima di essere sposati, mi chiamavi sempre Sciampagnina.

DARIO - Ma non dire stronzate.

ILARIA - Ce l’ho su tutti i bigliettini che mi mandavi.

DARIO - Ma adesso non ti ci chiamo, ed è questo che conta.

ENZO - E l’altra cosa che conta è che non eri sposata, quando Dario ti chiamava a quel modo…

ILARIA - …Questo è vero…

ENZO - Invece Gianna è una donna sposata, ed è sposata con me e io la chiamo Gianna, e così il suo nome è e resta Gianna e questo è quanto.

DARIO - Esatto.

ENZO - A lei sta bene, signor Pulci?

PULCI - Benissimo.

ENZO - Bene.

DARIO - (dopo un breve silenzio) Enzo, potrei andare alla toilette prima del nostro giro di ricognizione?

ENZO - Certo, Dario, ne abbiamo tre fra cui scegliere: la seconda porta dopo l’ingresso, o in cima alle scale di fronte, o quello della nostra camera da letto…

DARIO - (avviandosi) Splendido.

ENZO - Qualsiasi problema, c’è un interfono funzionante in ogni bagno…

DARIO - Perfetto…

ENZO - In effetti, puoi provare a chiamarmi, se vuoi vedere come funziona l’impianto…

DARIO - (aspetta) Buona idea…

ENZO - Basta che premi il tasto, io da qui sento lo squillo e mi collego…

DARIO - Va bene. (Dario se n’è andato. Enzo aspetta vicino all’interfono)

ILARIA - Mi è dispiaciuto molto sapere di sua madre, signor Pulci.

PULCI - Ah, cose che capitano.

ILARIA - Tu ne eri al corrente, Gianna?

GIANNA - Di come è morta, dici…?

ILARIA - Sì, il signor Pulci ci stava dicendo che…

GIANNA - Oh, sì, al grande Sicomoro, lo so. (a Pulci) È stata una cosa terribile.

PULCI - Sei sempre stata molto carina al riguardo, Isabella.

ENZO - Gianna!

PULCI - Oh, chiedo scusa, Gianna.

ENZO - (a Gianna) E comunque, tu come facevi a saperlo?

GIANNA - L’ha detto il signor Pulci.

ENZO - Ma eri in cucina, quando lui l’ha detto.

PULCI - È una gran camminatrice ed una parlatrice ancora migliore.

GIANNA - (allegra) Ma non è vero!

ENZO - Non mi hai mai detto che andavi in giro a camminare.

GIANNA - Non è che faccio delle gran passeggiate, è solo che quando esco magari mi capita d’incontrarlo e lui mi racconta come si chiamavano i posti qui attorno: il Campo di Cannavale, il Canale Gherli, la Collina delle Margherite e mi diceva che c’erano dei bellissimi cavalli nel Fondo di Sarti… (squilla l’interfono)

ENZO - (arrabbiato) Ah sì? Davvero molto interessante, devo dire. (preme il tasto dell’interfono) Qui salotto, passo.

DARIO - (voce da fuori) Ah Enzo, è solo una prova. Passo.

ENZO - E io ti ricevo forte e chiaro, Dario. In che bagno sei?

DARIO - A destra dell’ingresso.

ENZO - Ah, sì, con le mattonelle in porcellana blu?

DARIO - Sì, mi pare che quelle di Amanda e Tony siano rosa…

ENZO - Proprio, sì, giusto, e allora? Pronto per il giro dei sistemi di sicurezza?

DARIO - Non vedo l’ora, davvero portentoso, Enzo.

ENZO - Non è che l’inizio, sto arrivando. Passo e chiudo, Dario. (chiude la connessione)

PULCI - Ostia, ma che bello!

ENZO - (secco) Già. Gianna, io vado da Dario, abbiamo dietro i bicchieri, così se ne andranno non appena finito il giro.

GIANNA - Va bene.

ENZO - A posto con l’acqua, Ilaria?

ILARIA - La sto finendo adesso, Enzo.

ENZO - Splendido. Se hai bisogno di me, Gianna, chiamami via interfono…

GIANNA - Bene.

ENZO - E non toccare il telecomando. (Enzo se ne va, portandosi dietro di nascosto la bottiglia del whisky. Si chiude la porta alle spalle. L’atmosfera si alleggerisce di colpo)

GIANNA - (con allegro tono d’accusa a Pulci) Davvero grazie, lei e la sua “Isabella”!

PULCI - Pensavo lo sapesse che ti chiamavo Isabella.

GIANNA - Sta scherzando?!

ILARIA - A me pare bellissimo.

GIANNA - Lo sapevo che sarebbe esploso, non posso neanche confessargli che mangio il panettone, se no pensa che mi ingrasso.

ILARIA - Dio, adoro il panettone.

GIANNA - La mia mamma me lo porta e io lo nascondo in un armadio di sopra e non appena la mattina lui se ne va, mi prendo subito un bel caffè con tre cucchiaini di zucchero e tutto il panettone che riesco a mandar giù.

ILARIA - (si diverte) Non dirai sul serio?

GIANNA - La mia mamma dice che un giorno di questi tornerà indietro all’improvviso e mi troverà strozzata per terra.

ILARIA - È come con la nostra erba, Dario pensa che io tosi il prato sul davanti e sul retro ogni tre settimane…

GIANNA - E invece no?

ILARIA - Allungo ventimila ad un adorabile ragazzo, gli faccio usare il nostro tosaerba e gli dico di lasciare le buste piene d’erba dove Dario le possa prendere per sbarazzarsene.

GIANNA - Saresti pazza a farlo da te.

ILARIA - La mia unica preoccupazione è che un giorno o l’altro il nostro Simone se ne esca con: “Papà, guarda, là c’è quello che ci taglia l’erba!”

GIANNA - (di Pulci) Tale e quale a questo signore, con la sua “Isabella”.

PULCI - Ti sta molto meglio di Gianna.

GIANNA - Non lo dica più a Enzo… (a Ilaria) Ma dimmi, davvero Dario ti chiamava Sciampagnina?

ILARIA - Oh, sì. All’epoca portavo i capelli tutti arruffati. L’altra mattina, in mancanza di meglio da fare, ho tirato fuori tutte le vecchie foto, ed eccomi là, che sembravo un istrice. Che avrà mai visto Dario in me, lo sa solo lui.

GIANNA - Io a volte mi chiedo perché mai Enzo mi abbia sposata.

ILARIA - Io lo so perché Dario ha sposato me, due parole, Baby Simone.

GIANNA - Eri…?

ILARIA - A dire il vero ero fidanzata con quest’altro tizio, ma una scappatella con Dario, penso sia stato lo spumante che m’è andato alla testa…

GIANNA - Dio, mia madre mi avrebbe uccisa, se fosse capitato a me. Adesso vuole uccidermi perché non mi capita!

PULCI - Una gran donna.

GIANNA - (a Pulci) Dia qui, le porto un’altra birra.

PULCI - No, dovevo farmene una sola.

GIANNA - Tanto chi verrà a saperlo…? (gli prende il bicchiere)

ILARIA - (alzandosi) Hai ragione! Ti dispiace se passo al Martini?

GIANNA - Vai tranquilla. Sai una cosa? Una di queste mattine devi venire per un festino a base di panettone.

ILARIA - Verrò di sicuro, mentre dovrei tosare il prato! (va alle bottiglie)

PULCI - (con ansia, a Gianna) Non penso che…

GIANNA - Non si preoccupi, signor Pulci. (Gianna va in cucina. Ilaria si versa un martini)

ILARIA - (dopo un attimo) Volevo dirle che mi dispiace davvero molto, di sua madre.

PULCI - Molto obbligato.

ILARIA - Sono certa che non saperne il perché renda tutto molto difficile…

PULCI - Sì, anche se io ho i miei sospetti.

ILARIA - Ne sono convinta.

PULCI - Per il fatto che è successo tutto appena due giorni dopo che aveva firmato per la vendita della terra.

ILARIA - La terra?

PULCI - I nostri due poderi, venduti a due lire. Ah, non ne ha mai capito di queste cose, di che stava facendo…

ILARIA - Oh mio Dio.

PULCI - Non ne sapeva niente di Conversioni di Terreni Agricoli, Edificabilità, Lottizzazioni, e in un batter d’occhio, erano arrivati i bulldozer. Ad ogni modo, questo è quello che penso io.

ILARIA - Mi dispiace davvero tanto.

PULCI - Così stanno le cose. (poi) E mi spiace di non aver detto che suo marito era un dottore.

ILARIA - Ma aveva ragione, non lo è davvero.

PULCI - Ma ha l’aria del medico.

ILARIA - Lo dicono tutti, e se ne intende molto e quanto fa pratica: tutti i giovedì, che piova o ci sia il sole.

PULCI - Allora è lì che va.

ILARIA - Scusi?

PULCI - Nelle mie passeggiate, a volte lo vedo, il giovedì.

ILARIA - Che va alle esercitazioni di Pronto Soccorso?

PULCI - Sì. Allora conoscerà Patti Monelli?

ILARIA - Chi?

PULCI - Patrizia Monelli, vive alle case popolari, penso che ci sia anche lei nel gruppo di Pronto Soccorso.

ILARIA - Allora sono sicura che la conosce.

PULCI - Un tempo avevano una fattoria, qui, dove adesso c’è la Salita dei Sicomori. Quelli di qui continuano a chiamarlo il Campo di Monelli.

ILARIA - Davvero? (Gianna torna di corsa, con un bicchiere di birra)

GIANNA - Stanno venendo. Stanno venendo!

ILARIA - Dario e Enzo? (in preda al panico, beve il Martini tutto d’un fiato)

GIANNA - Sì! Svelto, prenda, signor Pulci.

PULCI - (ansioso) No, non farò a tempo…

GIANNA - Prenda, penseranno che è il primo bicchiere.

ILARIA - Dove sono?

GIANNA - Sul retro, ad esaminare tutto. Adesso stanno tornando qui, tutti spiritosaggini.

ILARIA - (guardando il bicchiere vuoto) Sai, non ho idea del perché l’ho fatto.

GIANNA - Hai già finito il Martini?

ILARIA - Come hai detto che stavano venendo, l’ho ingurgitato di colpo.

GIANNA - (divertita) Ma perché?

ILARIA - (divertita) Devo aver pensato a te che ti strozzi col panettone! (tutte e due si divertono all’idea, Pulci si affretta a bere la sua birra, mentre entrano Enzo e Dario. Sono di ottimo umore e stanno continuando a bere, con Enzo che riporta dentro la bottiglia senza farsene accorgere)

ENZO - (continuando il suo discorso di affari) …e l’intero impianto ha una garanzia di dieci anni e si può istallare in due, tre giorni al massimo.

DARIO - Lo raccomanderò per la club-house, Enzo.

ENZO - Non te ne pentirai. (sente ridacchiare Ilaria. Ora si accorge dell’atmosfera) Tutto a posto, qui, signore?

ILARIA - Oh sì. Tesoro, ti abbiamo sentito al gabinetto.

DARIO - Come? Oh, giusto, davvero notevole. (con tono di finalità) Bene, Ilaria, se hai finito di bere, è ora di togliere il disturbo…

ILARIA - (appoggiando il bicchier d’acqua) Finito.

GIANNA - Penso che il signor Pulci… (Dario e Enzo guardano il bicchiere di Pulci, ancora pieno per tre quarti)

PULCI - Ci metto un attimo. (tenta di berne un po’)

ENZO - Oh. (guarda Pulci che tenta di bere) Un bevitore lento, eh, signor Pulci?

PULCI - Mi stavo godendo la conversazione.

ENZO - Bene. (a Gianna) Ed è tutto a posto in…? (indica la cucina)

GIANNA - Mbè? Oh sì, l’ho messo al minimo.

ENZO - Splendido. (aspetta)

DARIO - (si batte lo stomaco. A Enzo) Da lupo.

ENZO - (a Dario) Anch’io. Ci siamo quasi.

DARIO - (piano) Lo stomaco pensa che io mi sia tagliata la gola. (Enzo e Dario si godono questo scambio, poi si zittiscono, aspettando con pazienza che Pulci, lentamente, tenti di finire la birra)

ILARIA - (con tono da conversazione) Il signor Pulci stava dicendo che conosce qualcuno che viene alle tue esercitazioni di Pronto Soccorso, tesoro.

DARIO - Ma davvero.

PULCI - No, ho detto solo che lo credo.

ILARIA - Mi pareva che avesse detto che la conosceva.

PULCI - La conosco benissimo, ma solo credo che sia lì che va.

DARIO - E chi sarebbe?

ILARIA - Si chiama Patrizia Monelli.

PULCI - Monelli.

ILARIA - Monelli. La conosci, tesoro?

DARIO - Mai sentita.

PULCI - Tutti la chiamano Patti.

ILARIA - Ha detto che vive alle case popolari.

DARIO - Case popolari? Non mi sembra che nel nostro gruppo ci sia qualcuno che viene da lì.

ENZO - (senza dare importanza alla cosa) Mi pare improbabile.

DARIO - Anche a me.

PULCI - Non ho detto che ci va, sono io che sospetto che ci vada.

ENZO - Sospetta? Cos’è che la fa sospettare?

DARIO - (controlla l’ora) Penso che potrò chiarire la cosa e lasciare che il signor Pulci finisca di bere, prima che ce ne andiamo tutti, nel nostro gruppo di Pronto Soccorso non c’è nessuna Patti Monelli, e per quel che ne so, non c’è mai stata.

ENZO - (con tono di finalità) Ecco, e questo è quanto.

PULCI - E così non la conosce. (beve)

DARIO - (divertito) Ma quante se n’è fatte?

GIANNA - (colpevole) Solo una. Quella.

ILARIA - (colpevole) Sì, solo quella.

DARIO - Perché mi pare di aver già detto che non ne ho mai sentito parlare.

PULCI - Capisco.

DARIO - Che vuol dire, “capisco”?

PULCI - No, solo che penso che Patti la conosce.

DARIO - Io?

PULCI - Penso di sì.

DARIO - Come ha detto che si chiama?

PULCI - Patti Monelli.

DARIO - E questa Patti Monelli ha detto che mi conosceva?

PULCI - Beh, no…

DARIO - Oh, non ha detto che mi conosceva ma ha detto che partecipava al nostro gruppo di Pronto Soccorso?

PULCI - No, no, non ha mai detto una cosa simile.

DARIO - E allora com’è arrivato a tutte queste conclusioni che ci conosciamo?

ILARIA - Non ti avrà conosciuto per questioni di pubblicità, tesoro?

DARIO - Non ne ho idea.

PULCI - Ah, no, è solo che una volta, un giovedì sera, parlavo con lei e lei mi ha detto che aspettava qualcuno…

ILARIA - Il signor Pulci dice che è di una vecchia famiglia della zona.

PULCI - Possedevano la fattoria su in cima…

ILARIA - Dove adesso c’è la Salita dei Sicomori.

GIANNA - Sì. (a Pulci) Me l’aveva detto che un tempo si chiamava il Campo di Monelli.

DARIO - Bene, e ha detto chi stava aspettando?

PULCI - Non ha detto chi.

ENZO - (esasperato) Di nuovo?

DARIO - Ma era qualcuno del nostro gruppo di Pronto Soccorso?

PULCI - Non lo so, ma poi è arrivato lei con la macchina… e lei ci è salita.

DARIO - È salita sulla mia macchina?

PULCI - Sì.

ILARIA - E dov’è successo?

PULCI - Giù alle case popolari.

DARIO - (divertito) Lei dice che io guidavo dalle parti delle case popolari e lei ha visto questa Patti Monelli salire sulla mia macchina?

PULCI - È stato mesi fa.

ENZO - Dove le tenete, le riunioni del gruppo di Pronto Soccorso, Dario?

ILARIA - A Tempiano, dalla parte opposta.

DARIO - (a Pulci) E cosa le fa pensare di aver visto proprio me?

PULCI - Ho pensato solo che Patti doveva essere venuta con lei alla riunione dei volontari…

DARIO - Ma cosa le fa pensare che fossi io?

PULCI - Beh, conosco la sua macchina.

DARIO - Conosce la mia macchina?

PULCI - Sì, grande, e bianca.

DARIO - Bianca?

ILARIA - Non abbiamo una macchina bianca, signor Pulci.

DARIO - La mia è rossa, una Volvo rosso fiamma.

PULCI - Con un’antennona sul tetto.

ENZO - Ah, per il telefono radiomobile…

DARIO - Sì, ho il telefono in macchina…

ENZO - Come me, Dario, sarei perso, senza.

DARIO - Ma la macchina è rosso fiamma, non bianca.

ILARIA - E la mia è nera.

ENZO - L’ho vista, Ilaria, una bella macchinetta sportiva.

DARIO - E così, che ha da dire, ora, signor Pulci?

PULCI - Beh, se ha una macchina rossa…

DARIO - È rossa.

PULCI - Allora sarà stato qualcun altro.

DARIO - Ben detto. Ora possiamo levare le tende?

GIANNA - La nostra macchina è bianca, Enzo.

ENZO - Scusa, Gianna?

GIANNA - Dicevo solo che noi abbiamo una macchina bianca…

PULCI - La conosco, la vostra, non era quella su cui è salita.

ENZO - Beh, grazie molte, a parte il fatto che ogni giovedì sera io sto a casa, non so niente di Pronto Soccorso e non ho mai sentito neanche nominare una Patti Morelli.

PULCI - Monelli.

ENZO - Monelli, Morelli, Borrelli o come si chiama lei.

PULCI - La prossima volta che la vedo, le chiedo di chi si trattava.

DARIO - Lo faccia.

ENZO - E ci faccia sapere la risposta, prima che le nostre distinte signore comincino a sospettare di noi.

GIANNA - Non ho mai detto che sospettavo…

ENZO - Era una battuta, Gianna!

GIANNA - Oh.

ENZO - Bene, e così, ha finito la sua birra, signor Pulci?

PULCI - (finendo di bere) Sì.

DARIO - Bene, ci faccia strada. È a piedi, no?

PULCI - Oh, sì, mi piace camminare. Fa bene alle giunture. (si sfrega le ginocchie) Passerò dal Viale dei Sicomori.

ILARIA - C’è una strada che da lì porta a casa sua?

PULCI - Non più, ma a me piace passare da dove una volta c’erano i vecchi viottoli, dove passavamo sempre io e mia madre.

ILARIA - Questo è molto carino.

DARIO - (tagliente) Anche se ciò adesso la porta a passare sul retro dei villini di viale dei Sicomori?

PULCI - Non penso che gli dia fastidio.

DARIO - (a Enzo) Visto? E intanto sbircia.

PULCI - Allora io vado.

GIANNA - Grazie per essere venuto.

ILARIA - E non ha mai pensato di farsi una macchina, signor Pulci?

PULCI - Ah no… non mi darebbero mai la patente.

ILARIA - Io ce l’ho.

GIANNA - Io pensavo di prendere lezioni di guida.

PULCI - Non me la darebbero comunque perché, oltre tutto, sono daltonico: non so distinguere un colore dall’altro.

ILARIA - Beh, ecco un suggerimento, ricordi che in un semaforo il verde è sempre la luce di sotto, quella più vicina alla verde terra.

GIANNA - Ottimo, Ilaria, me ne devo ricordare per quando farò l’esame.

DARIO - (in allarme) Sentite, mi è appena venuta in mente una cosa, prima che togliamo tutti il disturbo, Enzo ti secca se controllo alcuni punti della sicurezza con te… particolari che mi sono venuti in mente adesso?

ENZO - Punti della sicurezza, Dario?

DARIO - Solo alcuni chiarimenti.

ENZO - Ma certo.

ILARIA - Ora, Dario?

DARIO - Questione di cinque minuti.

PULCI - Allora, io me ne vado.

DARIO - A dire il vero, mi piacerebbe conoscere anche la sua opinione, signor Pulci…

PULCI - Dice a me?

DARIO - Sì, e Ilaria, magari Gianna può mostrarti la casa mentre noi uomini scambiamo due chiacchiere…

ENZO - È una buona idea, Gianna, mostra a Ilaria il lucernario che abbiamo fatto in camera da letto.

ILARIA - (seccata) Dario, sto svenendo dalla fame!

DARIO - Cinque minuti!

PULCI - Non penso di poter essere d’aiuto.

DARIO - No, resti, lasciamo che le signore si svaghino un po’ e poi ce ne andiamo tutti.

ILARIA - (piano, a Dario) Perché proprio ora, e con il signor Pulci?

DARIO - Cinque minuti, massimo dieci, Ilaria.

GIANNA - Andiamo, Ilaria, ti mostro il quadro coi cavalli che galoppano nell’altra direzione.

ILARIA - (a Dario) Affari, affari, sempre affari!

GIANNA - (piano) E il panettone.

ILARIA - (con un altro tono) Il panettone? Oh, giusto. (più piano) Sto morendo di fame. (Gianna e Ilaria se ne vanno, richiudendo la porta)

PULCI - Penso che me ne andrò…

DARIO - Non la tratterremo più di un minuto, signor Pulci. Ora, Enzo, si può serrare quella porta?

ENZO - La porta? Oh, sì, sia quella che la porta della cucina hanno un sistema di chiusura telecomandata che…

DARIO - Allora bloccale, vuoi?

ENZO - Ora?

DARIO - Si chiudono da qua dentro, no?

ENZO - Oh sì e sono anche a prova di fuoco ed insonorizzate e…

DARIO - Vediamo di chiuderle.

ENZO - Certo, Dario. Tutto ciò che vedi qui ha una garanzia decennale valida per ogni evenienza… (Enzo preme il telecomando. Le serrature della porta della cucina e della porta d’ingresso si chiudono automaticamente)

DARIO - Bene, e quel sistema di intercomunicazione fra stanza e stanza è spento? Nel senso che non ci possono sentire?

ENZO - Il sistema è assolutamente a prova di intercettazione: nessuno può essere sentito a meno che uno non suoni e l’altro si colleghi.

DARIO - Bene. Ora mi pare che non sia il caso che io e te ci si metta a menare il can per l’aia, Enzo.

ENZO - Riguardo il sistema di sicurezza?

DARIO - Riguardo ciò che abbiamo sentito qui dal tuo ospite, il signor Pulci.

ENZO - Oh, il signor Pulci.

DARIO - Come sai, non mi è mai piaciuta l’idea che venisse qui…

ENZO - È stata Gianna che…

DARIO - Ma ho tentato di essere cortese, proprio come te, Enzo.

ENZO - Oh, ma certo.

DARIO - Nonostante il fatto che lui abbia detto che il tuo sistema di sicurezza è irrilevante…

ENZO - Ah, ma ti assicuro che tutte le indagini di mercato dimostrano…

DARIO - E nonostante tutto ciò che abbiamo sentito sui suoi rapporti con tua moglie non appena tu volti le spalle…

ENZO - Con Gianna?

DARIO - O Isabella, come la chiama lui.

ENZO - (incerto) Oh, beh, sì, quella è stata una sorpresa…

DARIO - Ma tu hai preferito non fare osservazioni…

ENZO - Beh, no, perché…

DARIO - Perché sei un uomo paziente, Enzo.

ENZO - (a disagio) Gianna dice spesso che…

DARIO - Però io non sono così.

ENZO - Oh, non lo so.

DARIO - Io gioco per vincere, e se c’è qualcuno che ha l’aria di volermi bloccare…

ENZO - Oh, come a tennis…?

DARIO - Esattamente come a tennis, hai visto come ho ridotto quei tizi a cui era saltato in testa di potermi battere.

ENZO - Come no!

DARIO - Va a finire sempre allo stesso modo, io che resto in piedi, e loro, battuti, col culo per terra. Vedi, questo è quello che succede quando perdo la pazienza con la gente che vuole farmi fesso… tanto più se pensano di poter fare i furbi. È questo che mi dà proprio sui nervi.

PULCI - (si alza) Penso che…

DARIO - Si sieda, signor Pulci.

PULCI - Preferirei andarmene a casa.

DARIO - E io preferirei lei si mettesse seduto. (Pulci si siede)

ENZO - Dario…?

DARIO - (controllandosi) Perché non pensi di potersene andare così da questa casa dopo tutte le minacce che ha fatto…

PULCI - Io non ho mai…

DARIO - …in modi che saranno sembrati astuti a lei, ma non a me. Lasci che le tolga gli occhiali. (Dario allunga una mano per togliere gli occhiali dal naso di Pulci)

PULCI - No, non ci vedo più, se…

DARIO - È solo per la sua sicurezza, signor Pulci.

ENZO - Dario, pensavo che…

DARIO - (prende gli occhiali) Ecco. Li metto qui, da parte.

PULCI - Se mi si rompono…

DARIO - Non c’è bisogno che si rompa nulla, a patto che lei cominci ad usare un po’ di buon senso, signor Pulci.

ENZO - Dario, pensavo dovessimo discutere…

DARIO - (continuando, rivolto a Pulci) Come il fatto che lei sappia, non mi chieda come, che farò io la campagna pubblicitaria per l’ampliamento della lottizzazione. E la cosa strana è stata che, non appena è stata presa questa decisione, tutti noi abbiamo ricevuto lettere anonime dello stesso tenore, e Carlo Rapisarda e il geometra hanno avuto le macchine imbrattate di letame. Che mi dice, di questo?

PULCI - Io non dico niente.

DARIO - Direbbe che se lo sono meritati?

PULCI - (dopo un attimo di esitazione) Sì.

DARIO - E come mai?

PULCI - Non dico di essere stato io, ma dico che se lo sono meritati per tutto quel mangia-mangia che hanno fatto, e ora vorrei andarmene.

DARIO - Magia-mangia? Che mangia-mangia?

PULCI - Tutti i terreni che hanno arraffato.

DARIO - Che terreni?

PULCI - Lo sa bene quanto me, sono arrivati e hanno arraffato le terre dei contadini per se stessi e per i loro amici, ma adesso non potranno farlo più, e questo è quanto.

DARIO - Ha intenzione di fermarli lei?

PULCI - Sì.

DARIO - E tutti quelli che, come me, lavorano per loro?

PULCI - Non dico una parola di più.

DARIO - (all’improvviso afferra Pulci) Per Dio, ne dirà molte di più…

PULCI - (si difende con rabbia) Mi lasci…

DARIO - …E su un mucchio di altre cose.

PULCI - Io non dico niente, e voi non farete niente, né lei, né Carlo Rapisarda, né nessuno di voi.

DARIO - Ci fermerà lei?

PULCI - (furibondo) Sì, io, non state più trattando con mia madre…! (si interrompe)

DARIO - (lo lascia andare. con calma) Sua madre? Così questa faccenda riguarderebbe sua madre?

PULCI - Che riguardi lei o no, posso dirle che la strada per l’ampliamento non passerà attraverso il mio terreno.

DARIO - (calmo) Non c’è modo in cui lei possa bloccare quella strada…

PULCI - C’è, e il mio avvocato sta per farlo presente al grande Carlo Rapisarda…

DARIO - Esiste un Ordine di Esproprio che riguarda quella proprietà di accesso…

PULCI - (d’un tratto furibondo) Non è una proprietà di accesso, è l’ultimo dei miei campi, e io le dico che userò fino all’ultimo centesimo che avete pagato a mia madre per impedirvi di impadronirvene, e poi Rapisarda se ne può tornare dall’Impresa di Lottizzazione e restituire tutti i manrovesci che si è beccato da loro, e quelli dell’Impresa possono cercarsi un altro posto da saccheggiare e a lei resteranno da pubblicizzare solo dei campi, e così tutti voi avrete qualcos’altro di cui preoccuparvi che non il club del tennis, e i barbecue e le piscine e l’Associazione dei Condomini e se lei conosce Patti Monelli o no. Questo metterà fine a questo vostro galoppo. (pausa)

DARIO - Adesso si sente meglio?

PULCI - E non cambierò idea, né me ne starò zitto se qualcuno di voi tenterà di andare avanti.

DARIO - Bene. Enzo, sai che penso? Penso che dovremo mostrare i tuoi cani al signor Pulci.

ENZO - I miei cani?

DARIO - Ah sì, potrebbe distrarlo per un po’ da queste questioni, dargli il tempo di ripensarci.

PULCI - Non mi serve il tempo…

DARIO - Sapeva che Enzo ha dei cani, signor Pulci?

PULCI - No.

DARIO - Cosa sono, Enzo? Un Dobermann…

ENZO - (incerto) Un Pastore Tedesco e un Rottweiler…

DARIO - Un Pastore Tedesco e un Rottweiler. Li vogliamo mostrare al signor Pulci, Enzo?

ENZO - Non penso che…

DARIO - La stessa cosa che hai fatto con me.

ENZO - Beh, tanto per sentirli, allora. (si mette il telecomando in tasca)

DARIO - A lei piacciono i cani, no, signor Pulci?

PULCI - No.

DARIO - No? Beh, penso che questi le piaceranno. (fa l’occhiolino a Enzo) Venga alla finestra, poi parleremo ancora… magari con un po’ più di buon senso.

PULCI - Preferirei non…

DARIO - Un minuto! (prende Pulci per il braccio) Vediamo solo se riesce a vederli.

PULCI - No, vedete, è che ho la cena pronta nel forno, su a casa…

DARIO - Enzo si assicurerà che non facciano nulla…

ENZO - Non faranno niente, signor Pulci.

PULCI - Non riuscirò a vederli, senza gli occhiali.

DARIO - Ci provi. Apri la finestra, Enzo.

ENZO - Solo per guardare, signor Pulci. (mentre apre la finestra) Non la toccheranno neanche, signor Pulci, davvero.

DARIO - Lei crede a Enzo, no, signor Pulci?

PULCI - (tentando di dibattersi) Forse dovremmo aspettare che torni Isabella.

DARIO - (verso Enzo) Isabella? No, le faremo dare un’occhiata ora, prima che Isabella ritorni…

PULCI - Mi fa male al braccio…

DARIO - (lo lascia) Molte scuse…

ENZO - (nervoso) Non c’è niente di cui preoccuparsi…

DARIO - (adesso è alla finestra) Si sporga solo un po’, ci dica che vede… (Pulci si sporge) Vede i cani di Enzo?

PULCI - È molto buio.

DARIO - Si sporga un altro po’?

PULCI - (guardando verso l’interno) Ho un po’ paura dei cani.

DARIO - Ah sì? (con rabbia, afferra Pulci e gli spinge la testa fuori della finestra) Li vede adesso?

PULCI - (da fuori) Fatemi entrare.

DARIO - (arrabbiato) Ed ecco un’altra domanda, ha visto Patti Monelli salire sulla mia macchina? (Pulci all’improvviso prende a dibattersi. Dario lo tiene) Eh? L’ha vista? Sì? Voglio sentirle dire “No, Dario”.

PULCI - Mi faccia entrare.

DARIO - Risposta sbagliata, signor Pulci, sto aspettando il suo “No, Dario!”

ENZO - Dario, si farà male.

DARIO - E va bene, Enzo, sciogli i cani.

ENZO - Cosa?

DARIO - Fischia, e fa’ che lo attacchino.

PULCI - No, vi prego…

ENZO - No, Dario, potrebbe farsi male.

DARIO - Fallo!

ENZO - No, non posso…

DARIO - (con rabbia) Fischia, ti dico, o puoi scordarti gli impianti di sicurezza al club del tennis e da qualsiasi altra parte…

PULCI - Vi prego…

ENZO - Magari solo a distanza…

DARIO - Intanto mettili in azione. (questo mentre Enzo fischia, azionando nel contempo il telecomando. Si sentono i cani in lontananza)

DARIO - Va bene, Pulci, ora li sente, stanno venendo ad acchiapparla.

PULCI - La prego, mi faccia andare…

DARIO - Di più, Enzo, di più!

ENZO - No, così basta!

DARIO - (a Enzo) E avanti! Falli venire alla finestra! Fischia! (Enzo fischia, portandoli molto vicino e molto rumorosi, molto selvaggi. Pulci si dibatte. Dario lo tiene fermo)

DARIO - Ora, ha visto Patti Monelli con me o no?

PULCI - Vi prego…

DARIO - Voglio sentire “No, Dario”.

PULCI - Fatemi entrare.

DARIO - L’ha vista? Mi risponda! Ci dà quel terreno o no? Mi risponda!

ENZO - Non può risponderti!

DARIO - Sì, se vuole! (spinge Pulci ancora più fuori) E va bene, alla gola! Alla gola!

ENZO - Dario, per l’amor del cielo!

DARIO - Tu non mi distruggerai, brutto bastardo, io te lo impedirò.

ENZO - Per l’amor del cielo, lo ucciderai! (Dario all’improvviso tira dentro Pulci)

PULCI - Oh, vi prego… no… sono debole di cuore…

DARIO - Ha visto Patti Monelli e me?

ENZO - Ti ha già detto di no.

DARIO - Ma a mia moglie ha detto di sì, cazzo!

ENZO - No, ha detto che era una macchina bianca.

DARIO - E poi ha detto che era daltonico.

ENZO - Ma tu non la conosci, no?

DARIO - La conosco o no, Pulci, sì o no? Lo dica a Enzo, qui, la conosco?

PULCI - (con rabbia) Lo sa benissimo, cazzo, che la conosce!

DARIO - Risposta sbagliata, ti tocca riuscire fino a quando non la dici giusta! (tenta di spingere Pulci di nuovo fuori. Enzo all’improvviso afferra Dario. Pulci crolla a terra, mentre loro lottano)

ENZO - Lascialo…

DARIO - Toglimi le mani di dosso…

ENZO - Ha detto che era debole di cuore…

DARIO - Toglimi le mani di dosso… (Dario si libera dalla stretta di Enzo. Enzo cade e tenta di tirar fuori dalla tasca il telecomando. Pulci è andato carponi verso la porta)

PULCI - Isabella, Isabella! Aiutami! (Dario lo afferra per trascinarlo di nuovo alla finestra)

DARIO - Farò io in modo che tu non dica niente…

PULCI - E io chiudo la strada una volta per tutte.

DARIO - Ed io ti chiudo la bocca, una volta per tutte. (Enzo preme un pulsante. I cani smettono di abbaiare. A Enzo) Ma che fai, mettili in azione.

ENZO - No, ci siamo spinti troppo in là. (Dario scansa Enzo, afferra il piccolo telecomando e ne preme i tasti con rabbia. Non ottenendo reazione, scaglia il telecomando contro la parete e va ad impadronirsi del telecomando principale)

DARIO - (a Enzo) E anche tu sei finito, deficiente, smidollato.

PULCI - (puntando un dito contro Dario) Lo dirò a tutti dei tuoi giovedì e della povera Ilaria.

DARIO - (combattendo col telecomando) Come funziona questo cazzo d’aggeggio?

PULCI - (indica Enzo) E di te, e della tua conta dello sperma e della povera Isabella!

ENZO - (si blocca) Cosa ha detto?! (in questo momento, Dario ha scagliato via il telecomando principale e prende a calci con rabbia la console. Immediatamente, il sistema impazzisce: sentiamo i cani molto forti, il suono di un jet che attraversa la stanza e dei lampi rapidi delle luci. In questo lampeggiare delle luci, vediamo Dario menare dei colpi a Pulci. Pulci viene colpito e cade a terra. Enzo adesso si è impadronito del telecomando, e preme dei tasti. Tutti i suoni e i giochi di luce finiscono di colpo)

DARIO - (con rabbia) Riaccendi!

ENZO - (afferrando Pulci con rabbia) Cos’è che ha detto un momento fa? Lei che ne sa?

DARIO - Che ne sa di cosa?

ENZO - (con rabbia) Parlo con lei, Pulci, chi gliel’ha raccontato? (Pulci è immobile) Pulci? (lo scuote) Signor Pulci? (nessun movimento) Signor Pulci? (a Dario) Non sarà…?

DARIO - (si inginocchia) Pulci?

ENZO - Oh, mio Dio.

DARIO - Signor Pulci. Avanti. Si svegli.

ENZO - Non sembra che sia…

DARIO - (si rialza) Cristo. Devi avergli fatto male quando…

ENZO - L’ho a malapena toccato. Sta bene? Ha detto che era debole di cuore…

DARIO - (si allontana da lui) Signor Pulci, si sente bene?

ENZO - Visitalo!

DARIO - Visitalo tu!

ENZO - Io? Sei tu che fai Pronto Soccorso, sei tu quello con lo stetoscopio.

DARIO - Non ne parliamo! Signor Pulci?

ENZO - Ogni giovedì fai pratica proprio per questo tipo di cose…

DARIO - E sta’ zitto. Respira?

ENZO - Vuoi dire che non sai…?

DARIO - (piano) Pulci, la prego, apra gli occhi.

ENZO - Ma devi saperne qualcosa. Sei stato al parto di Ilaria, in sala parto…

DARIO - (guardando Pulci) Gesù, non respira.

ENZO - Ricorda il vegetale, di come tuo figlio sarebbe stato un vegetale se tu non avessi detto al ginecologo…

DARIO - Vuoi star zitto, io non c’ero.

ENZO - C’eri sì…

DARIO - No! C’ero al principio ma poi sono svenuto…

ENZO - Svenuto?

DARIO - Mi hanno dovuto portar fuori a braccia… è stato un altro medico quello che ha sentito Ilaria.

ENZO - Cosa?!

DARIO - Devo raccontare quelle storie perché lei mi vorrebbe dottore…

ENZO - (afferra Dario con rabbia) Che cosa hai detto?

DARIO - (si libera con rabbia) E va bene, santo cielo, il tizio che doveva sposare era un medico, e così…

ENZO - E così non ne sai niente?

DARIO - Pulci, la prego, non ci faccia questo…

ENZO - E tu volevi essere presente al parto di Gianna, a tener d’occhio le cose?

DARIO - Io no! Io non voglio assistere al parto di nessuno, non le sopporto quelle cose.

ENZO - Beh, grandioso, splendido, e ora guarda cos’hai fatto!

DARIO - (crolla in improvvisi singhiozzi da panico) Oh Dio, Oh Cristo, sono rovinato, distrutto… sarò finito al circolo, all’associazione condomini, la polizia vorrà sapere… Ilaria… la sua famiglia… sono rovinato…

ENZO - (prendendo all’improvviso il controllo della situazione) Senti, smettila! Prima di tutto, niente panico. (poi) Diremo che è svenuto…

DARIO - Svenuto? Ha del sangue sulla testa…

ENZO - Diremo che ha sbattuto la testa… guardando i cani… come hai fatto tu… e che poi è svenuto.

DARIO - Cosa? Sì. Giusto. Potremmo dire così… e sembrerà regolare perché avevo detto che volevo controllare il sistema di sicurezza… ed è per questo che abbiamo messo in funzione i cani…

ENZO - Esatto. Poi quando tornano Gianna ed Ilaria, possiamo chiedergli di aiutarci a farlo rinvenire…?

DARIO - (panico) Rinvenire? Come possono farlo rinvenire se…?

ENZO - Sta’ calmo!

DARIO - Va bene, va bene, sto calmo…

ENZO - Poi quando lui non rinviene neanche con loro, a quel punto chiamiamo un dottore…

DARIO - Giusto. Nando Donati. È un membro del circolo, comitato di direzione, presidente dell’Associazione dei Condomini…

ENZO - Va bene, ma dobbiamo sempre tenere a mente che è stato un incidente…

DARIO - Oh, giusto, nessuno voleva che accadesse…

ENZO - Gli è semplicemente capitato di sbattere la testa proprio come a te…

DARIO - Guardando il sistema di sicurezza. Bene. Giusto. Ben detto. (poi) E Enzo, una volta fuori da questa storia, io ti sosterrò al circolo, al comitato, cose del genere…

ENZO - Non pensarci adesso…

DARIO - No, è una promessa, non appena otterremo la strada d’accesso alla nuova lottizzazione, e la otterremo… vedrò che tu abbia l’esclusività degli impianti di sicurezza…

ENZO - Senti, vediamo di sistemare prima questa faccenda…

DARIO - Hai ragione… come ho già detto: non contano gli errori che facciamo, ma il nostro modo di correggerli… e tu sei davvero un Mister Aggiustatutto, Enzo, ma davvero.

ENZO - Bene. Ora è meglio sbloccare le porte… (Enzo preme il telecomando. Le serrature delle porte si sbloccano)

DARIO - Bene. E Nando Donati vedrà che venga classificato come incidente… Nando è un amico…

ENZO - E magari sarà meglio richiamare le signore… dar loro la notizia con cautela.

DARIO - Le signore, giusto. (nervoso) E niente panico. Un semplice incidente.

ENZO - Esatto. (all’interfono) Chiamo Gianna in camera da letto. (nessuna risposta. Preme un altro tasto) Chiamo Gianna in soggiorno. (nessuna risposta. Preme un altro tasto) Chiamo Gianna in biblioteca…

GIANNA - (voce da fuori) Che c’è, Enzo. (tossisce) Scusa. Passo.

ENZO - Gianna, stai per caso mangiando qualcosa?

GIANNA - (voce da fuori. È chiaro che sta mangiando) No. Abbiamo sentito i cani.

ENZO - Oh sì, Dario li voleva sentire…

DARIO - (suggerisce) E anche lui!

ENZO - …e li voleva sentire anche il signor Pulci.

GIANNA - (voce da fuori) Ganzo. È rimasto sorpreso?

ENZO - Beh, a dire il vero è svenuto.

GIANNA - (voce da fuori) Svenuto?

ENZO - Sì, ma sta bene, ancora debole, ma Dario lo sta controllando e dice che sta benone… penso che se ne tornerà presto a casa.

GIANNA - Sei sicuro, Enzo?

ENZO - Assolutamente, è qui seduto a scambiare due chiacchiere… (forte) Come, scusi, signor Pulci? (aspetta. Poi a Gianna) Sì, ha detto di non preoccuparti, che sta benone.

GIANNA - (voce da fuori) Oh, bene, noi diamo un’occhiata alla serra e veniamo prima che lui se ne vada.

ENZO - Splendido.

GIANNA - (voce da fuori) E, Enzo, a Ilaria piace moltissimo la casa.

ILARIA - (voce da fuori, sullo sfondo. Anche lei sta mangiando e ridacchiando) Oh, sì, Enzo, molto carina. Voglio dire, incantevole.

ENZO - Splendido. Passo e chiudo. (interrompe la comunicazione)

DARIO - Sei stato bravo, Enzo, molto calmo.

ENZO - Bene. Ora forse è meglio che tu lo visiti.

DARIO - (panico) Non se è…

ENZO - Quando rientrano penseranno che è svenuto!

DARIO - Oh, giusto. Giusto. È una cosa che odio. (estrae lo stetoscopio e lo appoggia al petto di Pulci) Oh Dio, neanche un suono. Lo è sul serio, sai, fin qui ci arrivo. (toglie lo stetoscopio. Enzo adesso con aria fattiva va a prendere gli occhiali di Pulci dal tavolo e li rimette sul naso di Pulci. Poi rassetta la stanza e richiude le finestre)

ENZO - Da quand’è che hai quel coso?

DARIO - Da anni, per convincere Ilaria sul fatto del giovedì.

ENZO - Una relazione tempestosa.

DARIO - Non cominciare.

ENZO - Per carità. (poi) E tutti quei trofei che avresti vinto?

DARIO - Comprati. Li ho fatti incidere io. (poi) Ma siamo sempre stati così cauti.

ENZO - Andandola a prendere per strada?

DARIO - Alle case popolari. E poi andavamo fuori zona, ho sempre insistito che andassimo alla Vecchia Locanda.

ENZO - La Vecchia Locanda? Sarà a un cento chilometri.

DARIO - Esatto. E ci facevamo sempre chiamare il signore e la signora Materassi. Beh, era una spiritosaggine di Patti, alla Vecchia Locanda ci sono i materassi Nostromo.

ENZO - (freddo) Bel senso dell’umorismo.

DARIO - (amaro) Quando non faceva battute sceme, tentava di convincermi a lasciare Ilaria.

ENZO - Lasciare Ilaria?

DARIO - Già, belle possibilità di sopravvivere avrei, senza i soldi di Ilaria. Stronza mignotta.

ENZO - (tende l’orecchio verso la porta) Svelto, comincia a visitarlo.

DARIO - Va bene. Dio, quanto odio questa cosa… (mette di nuovo lo stetoscopio al petto di Pulci) Ho dovuto smettere di auscultare il cuore di Patti perché quel suono gorgogliante mi dava la nausea.

ENZO - E smettila di parlare di lei!

DARIO - (ausculta) Gesù, silenzio. (si apre la porta. Entrano Gianna e Ilaria, Ilaria ha in mano un pezzo di carta da parati. Sono allegre)

GIANNA - Digli che ti serve per una stanza che vede sempre il sole…

ILARIA - Davvero molto carino…

GIANNA - (vede Pulci) Oh mio Dio, signor Pulci!

ENZO - Niente di grave, Gianna, è semplicemente svenuto.

GIANNA - Ma mi pareva avessi detto che si era ripreso.

ENZO - Lo ha fatto, per un po’…

DARIO - (auscultando) Sta rinvenendo…

ENZO - Fino a un minuto fa stavamo chiacchierando…

ILARIA - Sembra morto.

DARIO - No, no, sta bene, ha solo sbattuto la testa, proprio come ho fatto io…

ILARIA - Ha un aspetto orribile…

DARIO - Solo una piccola concussione, ma il cuore è forte… (si rialza)

ENZO - Ed è questo che conta…

GIANNA - (inginocchiandosi) Signor Pulci…?

ENZO - Dario suggeriva di non muoverlo e magari chiamare un medico…

GIANNA - Un medico? Ma non dicevi che…

DARIO - Tanto per avere un altro parere. (a Ilaria) Stavo pensando magari a Nando Donati.

ILARIA - Oh, sì, penso che sarebbe meglio chiamarlo.

DARIO - Ma non è una cosa urgente… per quanto mi sembra di capire.

GIANNA - Vorrei che rinvenisse…

ENZO - (allontana Gianna) Dario se ne intende di queste cose, Gianna.

ILARIA - (a Gianna) Sul serio. Non fa che far pratica.

DARIO - (con tono fiducioso) Ora, potrei avere un altro goccio? E poi chiamo Nando.

ENZO - Sì, me ne verso un altro anch’io…

GIANNA - Dio, io sarei molto più preoccupata…

ILARIA - (a Gianna) Beh, anch’io, ma Dario è davvero abituato a questo genere di cose… dovresti vedere le coppe che ha.

DARIO - (alle bottiglie) E così, la casa ti piace, Ilaria?

ILARIA - (fissando Pulci) Scusa?

DARIO - La casa, ti piace?

ILARIA - Oh, sì, incantevole, sei sicuro, Dario?

DARIO - Assolutamente, una lieve concussione.

ENZO - (sforzandosi) Vedo che hai preso un modello della carta da parati.

ILARIA - (preoccupata) Oh, sì, del soggiorno.

GIANNA - (non riesce a tenere a freno la preoccupazione) Guardo il numero del medico sull’elenco, com’è che si chiama?

ENZO - Nando Dorati.

DARIO - Donati.

ENZO - Donati.

DARIO - Ma non ce n’è davvero bisogno, non c’è una vera urgenza. (Gianna è andata all’elenco del telefono)

ILARIA - Sai, tesoro, penso tu abbia ragione.

DARIO - Su che cosa, tesoro?

ILARIA - Sul signor Pulci. Sta riaprendo gli occhi.

DARIO - (si immobilizza) Chi?

ILARIA - Il signor Pulci, salve, signor Pulci.

GIANNA - (va da lui) È vero. Salve, signor Pulci. (Pulci si muove)

ENZO - (guarda) Oh Gesù.

ILARIA - (a Dario) Oh tesoro, avevi ragione, la tua diagnosi era assolutamente esatta. Mi sarei dovuta fidare di te. (Dario ha l’aria esterrefatta)

GIANNA - (a Pulci) Lasci che le metta bene gli occhiali.

ENZO - (a Dario) È vivo! (Pulci adesso tenta di mettersi seduto. Ha del sangue sulla testa)

GIANNA - Signor Pulci, come si sente?

PULCI - Oh mio Dio… la testa… Mi batte come un tamburo…

GIANNA - L’ha battuta contro la finestra.

ILARIA - Vuoi visitarlo, tesoro?

DARIO - Visitarlo? No, no, sta benissimo.

PULCI - (molto intronato) Dov’è che mi trovo?

GIANNA - Villino Millefiori in via dei Sicomori, signor Pulci. Eravamo molto preoccupati per lei.

ILARIA - Stava sentendo i cani ed ha sbattuto la testa.

PULCI - Che cani?

GIANNA - Non se ne ricorda. Sa io chi sono?

PULCI - (a Enzo) Che ha detto?

ENZO - Le… le stava chiedendo se sa lei chi è.

PULCI - Chi è?

ENZO - Lei? È Gianna.

GIANNA - Isabella.

PULCI - (tentando di mettere a fuoco) Ah, Isabella, sei tu!

ILARIA - Si ricorda. (a Pulci) Si ricorda Enzo? Questo è Enzo.

PULCI - (tentando di mettere a fuoco) Lei è il marito di Isabella?

GIANNA - Sì!

ILARIA - Così va meglio. E ora si ricorda di Dario? Da-rio.

DARIO - (a disagio) Salve, signor Pulci.

PULCI - (cordiale) Buonasera, signore.

ILARIA - Lui si chiama Dario. E io sono Ilaria. Dario l’ha curata, signor Pulci, l’ha fatta star meglio.

PULCI - La testa continua a battermi…

GIANNA - Starà bene, Dario?

DARIO - (a Pulci) Dice che non si ricorda dei cani, signor Pulci, di aver ascoltato i cani?

PULCI - Io non so niente di nessun cane. (poi) L’ho finita la mia birra?

GIANNA - Sì, guardi qui il bicchiere vuoto.

PULCI - Ah, sì. E poi che è successo… ho la testa che mi batte come un tamburo.

ENZO - Forse da quel momento in poi ha un vuoto di memoria.

GIANNA - Da quale momento?

ENZO - Da quando ha finito di bere.

ILARIA - È così, Dario?

DARIO - Cosa? (con tono autoritario) Sì, sì, penso che sia possibile. Probabile che da quel momento in poi sia stato colpito da amnesia.

PULCI - (agitandosi) Voglio alzarmi in piedi…

GIANNA - Faccia con calma, signor Pulci…

ILARIA - Tu pensi sia il caso, Dario?

DARIO - Se ce la fa, sì. (lo aiuta a sedersi su una sedia) Ecco fatto. Mi dica, come si sente?

PULCI - Un po’ stordito, e un po’ debole sulle vecchie giunture…

DARIO - Ma non si ricorda nulla dopo che ha finito di bere…?

PULCI - Solo questo bum-bum nella testa.

DARIO - Bene. (a tutti, con tono professionale e sicuro di sé) Sta benone, penso che la memoria se ne sia andata, ma anche se dovesse ricordare qualcosa, potrebbe essere molto confuso, magari anche immaginandosi cose che non sono affatto successe.

ENZO - Non mi stupirebbe affatto.

DARIO - Se dovesse succedere, se si mette a parlare di cose che pensa siano successe a lui o ad altri, penso che sarebbe meglio ignorarlo, altrimenti, sta benissimo.

ILARIA - Oh, bene. Signor Pulci, vuole che Dario la riaccompagni a casa in macchina?

GIANNA - O se vuole, può restarsene sdraiato qui per qualche oretta…

PULCI - Molte grazie, ma penso che andrò a piedi, per rimettere in moto la circolazione.

DARIO - L’aria fresca non gli farà che bene.

ENZO - Esatto.

ILARIA - Non rischia di cadere, no?

PULCI - Penso che starò benone, adesso, e grazie per avermi invitato, Isabella.

GIANNA - Per un bicchiere che ha bevuto. (gli stringe la mano. Scherza) O due…

PULCI - La prossima volta magari mi tratterrò un po’ di più.

GIANNA - Sì, la prego.

ILARIA - Ci ha fatto davvero piacere conoscerla, signor Pulci. (gli stringe la mano)

DARIO - Sul serio, e comunque adesso ce ne andiamo tutti a casa (piano, a Enzo) Disse egli, con una fame boia.

ENZO - Giusto. (indica la cucina con la testa) Gianna? Tutto a posto?

GIANNA - (si sovviene) Oddio! (Gianna vorrebbe andare in cucina, ma aspetta che Pulci finisca di parlare)

PULCI - O meglio ancora, magari una volta vi invito tutti fuori a bere qualcosa, tanto per ricambiare.

ENZO - Non ce n’è bisogno… (ride, a Dario) Non vogliamo sfidare oltre la fortuna.

DARIO - (ride) No, meglio lasciare le cose come stanno.

PULCI - Ma a me farebbe piacere. Magari potremmo andare tutti fuori una sera, magari al bar della Vecchia Locanda, offro io!

ILARIA - Ma è quasi a cento chilometri da qui!

GIANNA - (pressante) Signor Pulci, io devo scappare…

PULCI - Ci vediamo qua in giro.

GIANNA - Ma certo. (a Ilaria) Mi ero completamente scordata del forno! (Gianna si precipita in cucina)

ILARIA - Ti do una mano, Gianna…

GIANNA - No, no, non c’è bisogno…

ILARIA - Io adoro rendermi utile… (Ilaria segue Gianna in cucina)

PULCI - Allora io me ne vado…

DARIO - Al tempo. Che è questa storia della Vecchia Locanda? Di che si tratta?

PULCI - Solo che una sera potremmo andare tutti là, offro io.

DARIO - Ma perché alla Vecchia Locanda?

PULCI - Perché no? Potremmo fissare una sera che vada bene a tutti, e andarci. Magari un giovedì, se lei è libero.

ENZO - Ha…?

DARIO - Quante cose ricorda?

PULCI - Io non mi ricordo niente…

DARIO - (controllandosi) Giusto, lei non ricorda, e se anche dovesse ricordare, non è più di quanto lei già non sapesse, e si tratta solo della mia parola contro la sua… così non tenti di fare il furbo… o le do un’altra lezione prima di subito.

PULCI - Così andavano le cose una volta.

DARIO - No, così vanno ora.

PULCI - No, no, adesso è tutto cambiato; adesso si va tutti al Vecchia Locanda e chiediamo ai membri dello staff se qualcuno di loro riconosce il signore e la signora Materassi.

ENZO - Cristo!

DARIO - Come fa…? (sottinteso, “a saperlo”)

PULCI - E a Patti Monelli potrebbe far piacere sapere perché lei non lascerà mai sua moglie…

DARIO - Cosa?

PULCI - E a sua moglie potrebbe far piacere sapere perché va in giro con quello stetoscopio o dove ha preso tutte le sue coppe…

ENZO - Ha sentito tutto.

DARIO - (a Enzo) Sì, cazzo, ed è tutta colpa tua.

ENZO - Mia? Non sono mica io ad avere una tresca con questa Patti.

DARIO - Sei stato tu a chiedermi tutte quelle cose davanti a lui.

ENZO - Solo perché tu avevi detto che era morto.

DARIO - Lo avevi detto anche tu!

ENZO - Ma tu gli hai auscultato il cuore.

PULCI - L’ha fatto dalla parte sbagliata. (indica la parte destra del torace)

DARIO - No!

PULCI - Proprio sì.

DARIO - No!

ENZO - E tu saresti un dottore.

DARIO - Io non sono affatto un dottore.

ENZO - Lo puoi dir forte!

DARIO - (furibondo, a Enzo) Ma tu sei finito… al circolo, nella lottizzazione, in città, dappertutto. Farò in modo che nessuno acquisti mai da te neanche un campanello della porta! (un silenzio carico d’ira. Poi)

PULCI - Naturalmente, posso benissimo non dir niente a nessuno.

DARIO - (si volta. D’un tratto molto calmo) Come? Sì… Giusto… E glie ne sarei davvero molto grato, signor Pulci…

PULCI - A patto che si venga a un accordo…

DARIO - (speranzoso) Un accordo? Naturalmente, sì… e naturalmente sarei felice che Ilaria non venisse a saperne niente…

PULCI - Come ad esempio che quelli dell’impresa di lottizzazione mi pagassero la somma piena che avrebbero dovuto dare a mia madre per impadronirsi dei suoi terreni…

DARIO - (dubbioso) Beh…

PULCI - E una bella targa a sua memoria sul sicomoro…

DARIO - (implorante) Senta, signor Pulci…

PULCI - Se ottenessi questo, magari potremmo discutere sulla strada d’accesso e lei farebbe la campagna pubblicitaria e poi magari potremmo scordarci della Vecchia Locanda!…

DARIO - Cominciamo con lo scordarci di quello!

PULCI - (si muove) O magari io me ne vado… e scrivo qualche bella lettera anonima alle mogli di certa gente…

DARIO - No, no, aspetti, vediamo di trovare un punto d’incontro… o, meglio ancora, perché non resta qui a cena e ci facciamo due chiacchiere belli tranquilli…

ENZO - Come?

PULCI - Ho già la cena nel forno…

DARIO - Può lasciarla per domani, Enzo, per te non è un problema aggiungere un posto a tavola…

ENZO - E come caspita…?

PULCI - Non possiamo chiedere a Isabella di mettersi a cucinare…

ENZO - Si chiama Gianna!

DARIO - No, Isabella va benissimo. (a Pulci) A dire la verità, si era parlato della possibilità di mangiare un boccone qui, sono sempre stato convinto che si discute meglio di affari dopo un buon pasto. (guarda verso la cucina) E so che tutto questo può rimanere fra di noi…

PULCI - Solo a patto che i discorsi d’affari vadano per il meglio…

DARIO - Ci andranno, ci andranno, niente paura.

PULCI - (a Enzo) E solo a patto che lei vada a farsi fare quel check-up.

ENZO - Mbè?

PULCI - Non si dice “mbè”, si dice “scusi?”

DARIO - Di che check-up si tratta?

PULCI - Il marito di Isabella lo sa.

ENZO - (seccato, a Pulci) Sì, lo sa, e gli piacerebbe sapere come fa a saperne qualcosa anche lei…?

PULCI - E a patto che lei non le dica mai che sono stato io a suggerirglielo (a Dario) …o l’accordo salta…

DARIO - No, no, niente salti. (guardando ansioso verso la cucina)

PULCI - …Nel qual caso, ce ne andiamo tutti al Vecchia Locanda a vedere chi riconosce chi…

DARIO - No! È proprio quello che non vogliamo!

PULCI - (a Dario) Allora lui fa quello che ho chiesto.

ENZO - No, e voglio sapere come lei sa…

DARIO - Invece no! (a Pulci) Enzo farà esattamente ciò che lei ha detto…

ENZO - Neanche per sogno, e voglio sapere…

DARIO - Enzo, non abbiamo tanto tempo a disposizione, tu fai quello che cavolo è e, in cambio, posso qui ed ora garantirti che il tuo sistema di sicurezza… (Ilaria e Gianna tornano dalla cucina. Portano piatti di pizza, posate, ecc. Si bloccano, imbarazzate, nel vedere Pulci)

ILARIA - Oh cielo, pensavamo che lei se ne fosse andato, signor Pulci…

DARIO - No, no, anzi, Gianna, stavamo augurandoci che rimanesse a cena.

GIANNA - Cena…?!

DARIO - Ho detto che si era parlato di mangiare un boccone insieme…

GIANNA - (a Enzo) Ma abbiamo solo quattro pizze, perché tu avevi detto…

DARIO - Non c’è problema, può avere la mia.

ILARIA - Ma tesoro, se stai morendo di fame…

DARIO - No, non ho fame per niente…

PULCI - O magari dopo tutto me ne andrò a casa…

DARIO - No, no, la prego: resti!

ILARIA - (a Pulci) È perché Dario l’ha curata così bene, signor Pulci?

DARIO - Sì, proprio così, ci va di continuare a fare due chiacchiere.

ILARIA - Che bello, si è creato il rapporto medico/paziente.

DARIO - Esatto.

ILARIA - Beh, io sto morendo di fame e queste pizze hanno un’aria splendida.

GIANNA - Spero che vi piacciano a tutti.

DARIO - Sono sicuro di sì… che a loro piaceranno molto.

GIANNA - (a Pulci) Le mangiamo nella saletta della televisione…

ILARIA - So dov’è… faccio strada…

DARIO - (aprendole la porta) Prego, tesoro…

ILARIA - (orgogliosa) Grazie, dottore. (esce)

DARIO - (tiene aperta la porta per Pulci) Dopo di lei, signor Pulci.

PULCI - Grazie… dottore. (Pulci esce. Dario esce dopo di lui. Gianna sta per seguirli)

ENZO - (adirato) Gianna! Vieni qui!

GIANNA - Ma stiamo andando tutti…

ENZO - (richiude la porta) Possono aspettare, prima mi devi dare un cazzo di spiegazione!

GIANNA - Non sono stata io a dire al signor Pulci di restare.

ENZO - (adirato) All’inferno, voglio sapere come fa a sapere qualcosa che solo tu avresti potuto dirgli.

GIANNA - Che? (si apre la porta, Dario fa capolino)

DARIO - Enzo?

ENZO - (adirato) Che c’è?!

DARIO - Sono scappato qui solo per dirti che è garantito al cento per cento: il tuo sistema di sicurezza sarà quello adottato per la club-house. Volevo che fosse chiaro.

GIANNA - Oh, Enzo, ma è splendido.

DARIO - Permettimi, Gianna. (prende il vassoio di Gianna)

GIANNA - Grazie, Dario.

DARIO - È un piacere, Gianna. E, Enzo, una volta che abbiamo avviato l’ampliamento, il tuo sistema verrà adottato anche lì. Anche questo te lo garantisco al cento per cento.

GIANNA - Enzo, ma che bello!

DARIO - A patto che… tu sai… prima che ci mettiamo a tavola.

ENZO - (riluttante e con rabbia) Già. Giusto. Va bene.

DARIO - Splendido. (fa per andarsene. Si ferma. Con intenzione) Ricorda, Enzo, non sono gli errori che facciamo, che contano, ma il nostro modo di correggerli. (esce Dario)

ENZO - (arrabbiato) Gesù!

GIANNA - (contenta) Ma Enzo, è magnifico…

ENZO - Vuoi lasciarmi riflettere!

GIANNA - Oh, Enzo, è magnifico e sono davvero molto contenta per te. Vedi, ero tremendamente preoccupata che magari…

ENZO - Gianna…

GIANNA - A lui non gli piacesse il sistema di sicurezza e allora sarebbe stata tutta colpa mia perché…

ENZO - Gianna…

GIANNA - …non facevo altro che deluderti, col fatto che non so cucinare e che non so prender parte e…

ENZO - Gianna, vuoi starmi a sentire! (poi, riluttante) Voglio dire solo una cosa.

GIANNA - Oh, che cosa, Enzo?

ENZO - Domani chiamo la clinica.

GIANNA - Perché? Non ti senti bene?

ENZO - (con uno sforzo) Per prendere un appuntamento… per quell’analisi.

GIANNA - Oh, Enzo, sul serio?

ENZO - Sì. Va bene?

GIANNA - Oh Enzo, grazie. (lo bacia) E Enzo, voglio dirti una cosa: sono davvero contenta che siamo venuti a stare ai “Sicomori”. Davvero.

ENZO - (seccato, ma rassegnato) Adesso sì, eh?

GIANNA - (con calore) Oh, sì. E tutto andrà alla grande, aspetta e vedrai.

ENZO - (si volta per andarsene) Vieni, prima che diventi tutto freddo.

GIANNA - Prendo solo piatto e posate per il signor Pulci. (non appena Enzo se n’è andato, Gianna va tutta eccitata al telefono e fa un numero)

GIANNA - Mamma? Oh, mamma, va tutto per il meglio. Il signor Pulci resta qui a cena… e Dario dice che acquisterà l’impianto di sicurezza di Enzo… e Enzo dice che domani andrà a farsi quell’analisi e Ilaria è davvero carinissima, e la cosa più bella è che lei ed io abbiamo organizzato una sorpresina per Enzo, Dario e il signor Pulci. Sta’ a sentire! Li porteremo fuori a cena, in tassì, e non gli diremo niente finché non siamo arrivati, e vogliamo che venga anche tu. È solo al ristorante di un albergo che piace al signor Pulci, la Vecchia Locanda. (musica, sotto la quale sentiamo Gianna continuare eccitata: “Avanti, mamma, sarà bellissimo… ti divertirai tanto…”. La musica aumenta di volume mentre le luci calano fino al buio)

SIPARIO