Colpevoli senza colpa

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COLPEVOLI SENZA COLPA

Dramma in tre atti e un prologo

Di ALESSANDRO OSTROWSKY

PERSONAGGI

RADINA LIUBOF IVANNA

SLAVINA VERA VASILNA

MUROF GRIGORI PETROVIC

ANNA

ARINA GALCICA

L'azione si svolge in una città di provincia della Russia.

La scena rappresenta una piccola camera di una casa di sobborgo, modestamente ammobiliata, ma comoda e pulita. Tre porte: due late­rali. All'aprirsi del velario, Radina, seduta accanto alla tavola, cuce. Anna, seduta accanto a lei, sta dando gli ultimi punti a un abito.

Anna                             - Il vostro abito è terminato, signori­na. Lo abbiamo tagliato e eucl'to meglio di molte sarte!...

Radina                          - Ne sono convinta, Anna!...

Anna                             - E come è bello! Scommetto che nessuna signorina della città ha un abito così elegante...

Radina                          - Ora esageri! Ieri, dalla sarta, ove sono andata a ritirare il modello di questo col­letto, ho visto un abito delizioso, perfetto, pro­prio un sogno, Anna!... Mi hanno detto che era di Slavina, per le sue nozze...

Anna                             - Si sposa: l'ho sentito dire... Chissà cosa spende per quel vestito...

Radina                          - Molto, molto, più di seicento ru­bli, mi pare...

Anna                             - Seicento rubli!... Ma è pazzesco! Si può comperare tutto un corredo eon 600 rubli; e quella li spende in un solo vestito...

Radina                          - E Perché non dovrebbe farlo?! E' ricca, può ben permettersi questo lusso...

Anna                             - No, no, dovrebbe vergognarsi inve­ce di ostentare la sua ricchezza con tanta evi­denza. Tutta la città sa di dove viene il suo da­naro... tutti sanno che è stata la mantenuta di un vecchio mezzo pazzo, e che tutto il suo danaro lo ha ereditato alla morte di costui.

Radina                          - Anna, ti prego, non ricominciare a dir male di Slavina; le voglio bene, lo sai... E' stata mia compagna di scuola...

Anna                             - Ma se non apprezza nemmeno la vostra amicizia!... se è un mese che non viene più neanche a trovarvi...

Radina                          - Non ha tempo, si sposa fra pochi giorni...

Anna                             - E non vi ha nemmeno avvertita!... L'avete saputo dalla sua sarta... Se questa si chiama amicizia!...

Radina                          - Non ti hanno detto chi sia il suo fidanzato?

Anna                             - Non con precisione. Qualcuno crede che sia un ufficiale, altri dicono che sia im­piegato dello Stato... Ricca com'è non ha che da scegliere... (Un attimo di silenzio) Ciò che è doloroso, è che una signorina buona, bella ed educata come voi non debba trovare marito solo Perché non è ricca!

Radina                          - Pazienza, Anna! Forse un giorno sarò ricca anch'io e allora mi sposerò.

Anna                             - Speriamo! I vostri genitori morendo avrebbero dovuto lasciarvi un'eredità che vi con­sentisse di vivere, Perché non è certo dando delle lezioni che riuscirete a formarvi una do­te... e oggigiorno gli uomini senza quella non sposano...

Radina                          - Conosco un uomo che mi sposereb­be ugualmente...

Anna                             - Che Dio vi aiuti, signorina! (Si al­za) Ora io vado di là; l'abito è finito.

Radina                          - (che nel frattempo s'è -alzata e avvi­cinata alla finestra) Prima vai ad aprire; Gregori Petrovic sta per giungere. (Anna esce dal fondo, un istante dopo ricompare preceduta da Murof, riattraversa la scena ed esce da de­stra).

Radina                          - (tendendo le mani a Murof) Come sono lieta di rivederti, caro...

Murof                            - (che durante tutta la scena rimarrà confuso e preoccupato) Buongiorno, Liuba! Ma come ti sei alzata presto oggi! Sembra qua­si che tu m'aspettassi...

Radina                          - Infatti, Gregori; non mi hai forse detto tu stesso che saresti-venuto stamane per parlare con me di cose importanti?!

Murof                            - Ah sì? Me lo ero già dimenticato...

Radina                          - Ma Perché da qualche tempo vieni sempre di mattina come se temes'si non so chi o che cosa nelle altre ore?

Murof                            - Che strana domanda, Liuba! Natu­ralmente temo, ma non per me... non voglio che i vicini notino la mia assiduità e sparlino di te...

Radina                          - Grazie, caro, grazie! (Dopo un minuto di riflessione)... Eppure prima non ave­vi nessun' timore di questo genere... e poi cre­do che ormai il nostro amore non si possa più nascondere... tutti lo sanno e molti spesso vi al­ludono, talvolta mi chiedono: « A quando le nozze? ». E in verità è tempo di far cessare queste chiacchiere...

Murof                            - Non mi è ancora possibile, amica mia...

Radina                          - (timidamente) E Perché, Gregori Petrovic?

Murof                            - Mia madre mi nega il suo consenso, ora ne sono certo, e io non oso affrontare una situazione non approvata da lei...

Radina                          - Ma che cosa vuole tua madre?

Murof                            - Esige che il mio matrimonio mi procuri una ricchezza maggiore, o almeno dei parenti ricchi e influenti...

Radina                          - Ma ciò è assolutamente nuovo per me! Sono quattro anni che ci amiamo; e tu non mi hai rivelato nulla di tutto questo!

Murof                            - Non avevo mai parlato di te, di noi, a mia madre...

Radina                          - Hai fatto male, malissimo, non ave­vi il diritto di tacerle ciò che è avvenuto fra noi...

Murof                            - Non mi rimproverare... Ora è trop­po tardi... Non è forse nemmeno colpa mia... Tu sai quale è stata la mia educazione; e cono­sci il mio carattere timido, indeciso... Alcuni giorni fa, annoiato della tutela continua eserci­tata su me da mia madre, ho osato parlarle; l'ho pregata di cedermi una parte dei nostri ter­reni o di fissarmi una picola pensione annua di tre o quattromila rubli... Ne è seguita una scena violentissima... e la conclusione è che non mi darà più un soldo sin che non mi deciderò ad accettare un matrimonio combinato da lei stessa.

Radina                          - (violentemente sorpresa) Sii tu? E tu?

Murof                            - Non so, non so che cosa ho risposto, ma non mi chiedere, Liuba, te ne prego...

Radina                          - Ma bisogna, bisogna, capisci, che io sappia le tue intenzioni, i tuoi pensieri... i tuoi propositi... come potrei vivere altrimenti?

Murof                            - (imbarazzato) Tu conosci le mie intenzioni... il mio... dovere...

Radina                          - (agitatissima) Sì, si, il tuo dovere, Grigori Petrovic! Non posso dubitare di te, non posso credere che tu manchi al tuo dovere e non per me, ma per il bambino, per il nostro bambino... Te ne ricordi sempre del nostro piccolo, non è vero? Non lo dimentichi?! Lo vedi raramente... sei così indifferente tu!.. Ieri sono andata a trovarlo da Galcica... Capisce già qualche cosa... Si tendeva verso di me, ieri, e mi chiamava «mamma, mamma ». E' la no­stra creatura, Grigori Petrovic, e siamo stati co­stretti a lasciarlo sinora da una contadina igno­rante, avara... ah! che supplizio, che supplizio! Tu non sai che tormento... Di notte a volte mi sveglio di soprassalto e temo che mi chiami, che abbia fame o freddo... Griscia, mio piccolo Griscia! Ma tu, tu, dovresti vederlo più spesso, dovresti pensare di più a lui che è un angelo, un piccolo rangelo...

Murof                            - Lo ami dunque tanto il nostro Gri­scia?

Radina                          - (sorpresa) Me lo chiedi? Ma come puoi rivolgermi tale domanda? Naturalmente lo amo, lo amo come credo che ogni madre ami il suo bimbo...

Murof                            - E che cosa avverrebbe se questo sfortunato bimbo fosse privato del padre?

Radina                          - (convulsa) Ma cosa dici, Grigori?

Murof                            - (impressionato) Stai tranquilla, Liuba; non impressionarti tanto... Tu sai che viaggio spesso!... Pensavo a una sciagura... una catastrofe ferroviaria, ad esempio...

Radina                          - (un po' più calma) Ma Perché que­sti discorsi inconcludenti? A che cosa vuoi giun­gere? Perché mi tormenti così?

Murof                            - Bisogna essere preparati a tutto, Liuba; e bisogna che sappia ciò che' sarebbe di Griscia senza di me...

Radina                          - Oh! al mio piccolo non mancherà mai nulla! Lavorerò giorno e notte per procu­rargli il necessario. Non potrei vivere se non Io sapessi ben nutrito e coperto. Avrà tutto, e libri e giocattoli come gli altri bambini; più belli anzi degli altri Perché è il mio piccolo, che non ha nessuna colpa e che deve già soffrire, lonta­no dalla sua mamma. Oh! avrà sempre tutto, non dubitare... e se mi ammalassi e non potessi lavorare, non mi vergognerei a chiedere l'ele­mosina per lui... (Piange).

Murof                            - Liuba, calmati, non piangere...

Liuba                             - Sei tu che mi fai soffrire, con le tue domande...

Murof                            - Perdonami, Liuba... Asciugati gli occhi... (Accarezzandola) e non parliamo più di argomenti così penosi... Dimmi, cosa stavi facendo, quando io sono giunto?

Radina                          - Terminavo di cucire questo vesti­lo... (Glielo fa vedere).

Murof                            - Carino...

Radina                          - Semplice e di poco prezzo... Non ho ricchezze io e non posso permettermi lussi.

Murof                            - A quali lussi alludi?

Radina                          - A quelli di una mia compagna che è ricca...

Murof                            - (inquieto) Chi sarebbe?...

Radina                          - La Slavina...

Murof                            - (sorpreso) Chi?... Chi dici?

Radina                          - (semplicemente) Dico Slavina... Vera Vasilna, se ti pare meglio... Ma la co­nosci?

Murof                            - No... non la conosco... Ho solo sentito parlare qualche volta di lei...

Radina                          - E' carina, e molto ricca... Siamo state compagne di scuola e allora, era povera anche lei...

Murof                            - Era povera?

Radina                          - Sì (sorridendo) e indolente; non studiava mai... Poi è diventata ricca, ha trovato marito, si sposa, fra pochi giorni... Io l'ho in­contrata qualche tempo fa dopo tre o quattro anni che non ci vedevamo, e siamo state felici di rivederci... è venuta un paio di volte a trovarmi, mi ha anche offerto del denaro, che io natural­mente ho rifiutato... Allora mi promise di pro­curarmi delle lezioni fìsse... di questo sì, glie­ne sarei grata... mi aiuterebbe tanto... potrei fare un po' di economia per il nostro piccolo e avere del denaro... E poi, senti... ho un'idea... accompagnami da tua madre... credo di farle buona impressione... mi potrebbe voler bene in seguito... non ti pare? Accompagnami da lei, sì, è un'ottima idea, la conoscerò, le parlerò... Perché non dovrebbe volermi bene?... Sì, sì, an­diamo, Grigori Petrovic, andiamo subito, io soffoco qui...

Murof                            - (indeciso)... Abbi pazienza, Liuba! La conoscerai, te la presenterò; ma non ora, non subito...

Radina                          - (sorpresa) E Perché?

Murof                            - Perché non ho finito di parlarti... devo dirti ancora qualcosa... Senti, Liuba, dob­biamo separarci per qualche tempo Perché io... (nervoso) parto...

Radina                          - Parti?

Murof                            - Sì, parto...

Radina                          - E dove vai?

Murof                            - Nella provincia di Cafaan prima, e a Pietroburgo poi... per affari di mia madre...

Radina                          - E quanto tempo rimarrai lontano?

Murof                            - Non so con piecisione, Liuba... for­se tre mesi, forse più...

Radina                          - E quando parti?

Murof                            - Stasera...

Radina                          - Stasera, e non mi hai detto nulla sino ad oggi... (Piange).

Murof                            - Fatti coraggio, Liuba... non pian­gere... Farò il possibile per tornare prima...

Radina                          - (guardandolo fisso) E Griscia? Non pensi a lui?

Murof                            - (sottraendosi) Griscia ha te. Il tuo affetto per lui è più grande del mio. E poi non credo di morire in questi mesi di separazio­ne. Tornerò, Liuba...

Radina                          - (consolandosi e asciugandosi gli oc­chi) Sì, tornerai... non piango più... (Strin­gendosi a lui) Tornerai e non ci separeremo mai più, è vero, Grigori?... Me lo prometti?...

Murof                            - Sì, Liuba... te lo prometto.

Radina                          - (più tranquilla) Sì, grazie, caro... (Breve pausa). Parti... E hai abbastanza denaro per il viaggio?

Murof                            - Sì.

Radina                          - Temo di no... Tua madre non è molto generosa!... (Prende il portafogli nel cassetto della tavola) Prendi cento rubli, e an­che di più se li servono... Non mi occorrono...

Murof                            - No, no, Liuba, non voglio e non posso prendere del denaro da te...

Radina                          - (affettuosa) Ma Perché, Grigori? Non credo d'esserti estranea, e mi par così giusto dividere con te tutto ciò che ho... Se fossi tua moglie li accetteresti... Dunque?!

Murof                            - Va bene, Liuba, accetto. (Prende il denaro) Ma lu mi permetterai di restituirtelo nel caso non mi servisse...

Radina                          - Sì, Grigori... E ora prendi questo, (Si toglie il medaglione che porta al collo) e portalo sempre con te... v'è dentro una ciocca dei capelli di Giiscia... Ti ricorderai di noi due.

Murof                            - (prende nervosamente il medaglione) Grazie, Liuba, grazie... E ora addio, piccola mia, lasciami partire e non soffrire, non tor­mentarti...

Radina                          - (abbraccia Murof) Aspetta, Grigo­ri... dimmi che ti ricorderai di me, che mi1 scri­verai... che mi scriverai appena giunto a Pie­troburgo...

Murof                            - (nervoso) Naturalmente...

Radina                          - E ora, addio... (E' tempre abbrac­ciata a lui)... Non dimenticarci, Grigori, non dimenticarci...

Murof                            - (esasperato) Basta, Liuba, basta. Lasciami andare... questi momenti non servono che a prolungare il tuo tormento e la mia soffe­renza... (Si ode il rumore di una vettura che si arresta dinanzi alla casa. Murof si stacca da Ra­dina e s'avvicina alla finestra. Fingendo natu­ralezza chiede) Di chi è questa vettura?

Radina                          - (avvicinandosi alla finestra) E' la carrozza di Slavina. Verrà dame.

Murof                            - (inquieto) Ah! che noia questa vi­sita...

Radina                          - Non ti preoccupare; Slavina è buo­na, non troverà nulla di' strano nella tua visita...

Murof                            - (vivamente preoccupato) No, no, non voglio che mi veda, non vaglio incontrarmi con lei...

Radina                          - Ma la conosci? Che cosa te ne im­porta che ti veda qui...

Murof                            -... La conosco di vista; me ne han­no parlato... (Si odono dei passi) Viene... na­scondimi!

Radina                          - (stupita) Nasconderti... è strano...

Murof                            - Vado di là... (Se ne va da sinistra).

(Bussano. Radina va ad aprire e dopo un istante rientra con Slavina).

Slavina                          - (entrando allegra e spensierata con una grande scatola) Cara Liuba, come stai? E' tanto che non ti rivedo, ma sono stata così occupata Perché mi sposo... lo sai? Te lo avevo detto?

Radina                          - No, tu non me lo hai detto, ma io l'ho saputo ugualmente, anzi ho già visto il tuo abito per le nozze...

Slavina                          - (indicando la scatola) L'ho qui... te lo avevo portato a vedere. E' bello, non è vero? Vuoi che lo indossi? Mi dirai se mi sta bene... (Incomincia a spogliarsi).

Radina                          - No, no, Slavina, non importa... sono certa che ti starà benissimo...

Slavina                          - Non vuoi?

Radina                          - Temo entri qualcuno...

Slavina                          - E allora andiamo di là, nella tua camera... (Si avvia a sinistra).

Radina                          - (impedendole di continuare) No, Slavina, stai qui, te ne prego. Ti ripeto che so quanto è bello il tuo abito... non indossarlo...

Slavina                          - (sorpresa) E sia! Ma cos'hai, Liuba? Sei nervosa?

Radina                          - No... non sto tanto bene... Mi sono alzata presto... ho lavorato... (Indica il vestito cucito e abbandonato sulla tavola).

Slavina                          - Cos'è? (S'avvicina e osserva) Un abito!? Te lo sei fatto tu? Oh, povera amica mia! Tu lavori sempre mentre io mi diverto... La sorte è ingiusta... Sei più bella e più intel­ligente di me e vivi miseramente mentre io sono ricca... (Sorridendo) Così ricca da potermi « comperare» un marito...

Radina                          - Ma io sono contenta che tu ti spo­si... mi congratulo con te e tifaccio tanti, tanti auguri di felicità...

Slavina                          - Oh, grazie, Liuba!... (Con un po' di tristezza) Ma credi, che né io, né il mio fi­danzato siamo da invidiare...

Radina                          - Non vi amate?

Slavina                          - Non so, Liuba, non so!... E' un uomo così strano!... Non ho fiducia in lui, non credo alle sue parole...

Radina                          - E' ricco?

Slavina                          - No, è quasi povero...

Radina                          - E' bello?

Slavina                          - Niente di speciale. Un tipo comune...

Radina                          - Ma allora è intelligente! Colto?! (Segni negativi di Slavina) E' nobile? Ha delle relazioni influenti? Delle cariche onorifiche?

Slavina                          - (ridendo) Sì... delle cariche ono­rifiche... E' sua Eccellenza Zero...

Radina                          - (sorpresa) Ma allora Perché lo sposi?

Slavina                          - Ti spiego subito... Tu sai che io ho del denaro... molto denaro, investito in terreni, in azioni, in fabbricati... da sola non posso certamente continuare ad amministrare il mio patrimonio; un amministratore non è con­sigliabile: mi troverei in breve spogliata di tutto... allora ho pensato a un marito. Sposan­domi mi procuro un amministratore certamente interessato Perché è mio marito; lo mantengo ma non lo pago... Ho scelto un giovane abba­stanza abile per il lavoro che gli verrà affidato, tranquillo, di buona famiglia, senza eccessive pretese... e soprattutto che mi ha giurato di es­sere obbediente... Come vedi ho concluso un affare che non è poi tanto disprezzabile...

Radina                          - E mi puoi dire chi è questo tuo fidanzato?

Slavina                          - Certamente: e posso anche mo­strarti la sua fotografia... (Apre la borsetta e porge a Radina una fotografia) Eccolo! (Ra­dina prende la fotografia, vacilla e non può trattenere un singhiozzo che è quasi un grido. Slavina, sorreggendola) Liuba, Liuba, cosa hai?

Radina                          - (cercando di rimettersi) Nulla, Sla­vina, nulla... Non sto bene... Te lo avevo det­to... ma non ti preoccupare... sto già meglio... (Si lascia cadere su una sedia).

Slavina                          - (affettuosamente) Liuba, stai male?

Radina                          - (restituendole la fotografia) No, Slavina, no...

Slavina                          - (prendendo la fotografia) E co­me... l'hai trovato?

Radina                          - (confusa) Non so; non so dirti, Sla­vina... L'apparenza degli uomini è così sovente falsa... inesatta...

Slavina                          - E' vero... ma io non ho intenzioni di far complimenti con questo Murof... Se non si comporterà come mi ha promesso, saprò fa­cilmente liberarmi di lui... Ma ora me ne vado, Liuba... tu hai bisogno di riposare e io ho mille compere da fare in città... Ti lascio... (S'avvicina e abbraccia Radino) Addio, cara... e ti ve­drò alle mie nozze, non è vero?

Radina                          - No, Slavina, no... non è possibile...

Slavina                          - E Perché Li uba?... Perché non stai bene?

Radina                          - Sì... Perché non sto bene.

Slavina                          - Ma fra qualche giorno ti sarai ri­messa: ti manderò il mio medico e se starai bene verrai; è vero? E ora addio, mia cara... (Bacia Radina e s'avvia. Radina con uno sfor­zo riesce ad alzarsi e ad accompagnarla. Rien­tra, s'avvicina con passo incerto alla tavola, si appoggia e fissa la porta dalla quale dopo un istante compare Murof).

Radina                          - (cupamente) Vattene!

Murof                            - (tentando avvicinarsele') Liuba, Liuba, ascoltami...

Radina                          - Vattene...

Murof                            - Riprenditi il tuo denaro... (Glielo consegna).

Radina                          - (prende macchinalmente il denaro e lo pone sulla tavola) Vattene ti dico... (En­tra senza bussare una donna vestita da conta­dina russa) Galcica!

Galcica                         - (agitatissima) Sono venuta a pren­dervi, signora... Il bambino... il vostro bambi­no... (Si pone a piangere).

Radina                          - (trasfigurata dallo spavento) Eb­bene... Griscia... il mio Griscia... (S'avvicina alla donna che continua a piangere e la scuote) Parla  ma, parla, Galcica...

Galcica                          - Sta male... il vostro bambino sta tanto... tanto... male...

Radina                          - (con un urlo) Griscia, mio Gri­scia... (S'avvicina alla porta della cucina e chiama) Anna, Anna, portami uno scialle... chiama una vettura... (A Galcica) E tu spiega­mi... dimmi... stava bene il mio bambino ieri... che è avvenuto?

Galcica                          - Si è ammalato improvvisamen­te... Ad un tratto non ha potuto più respirare, è divenuto livido e ha cominciato ia singhioz­zare... a rantolare...

Radina                          - (disperata) Un medico... bisogna­va chiamare un medico, Galcica...

Galcica                          - (singhiozzando) L'ho chiamato... ed è lui che mi ha mandata a prendervi...

RAdina                         - (alla quale Anna ha messo lo scialle) Andiamo... andiamo, Galcica... presto... presto... (Esce con Galcica. Murof che è rimasto immobile in un angolo della camera esce subito dopo le donne).

Fine del prologo

 

Personaggi del dramma

CRUCINICA ELENA IVANNA

DUDUCHIN NIL ANTONIO

CARINCHINA NINA PALNA

MAZNAMOF GRIGORI

SMAGA

MILOZOROF

MUROF GRIGORI PETROVIC

ARINA GALCICA

IVAN

ALCUNI OSPITI

ATTO PRIMO

Tra il prologo e questo primo atto sono tra­scorsi circa venti anni. L'azione si svolge nella stessa città di provincia, in una sala d'albergo ben ammobiliata. Un grande camino, una porta in fondo s'apre sul corridoio. Un'altra è a de­stra. All'aprirsi del velario Ivan sta spolveran­do. Un minuto dopo la porta del fondo si apre ed entra Duduchin.

Duduchin                      - (entrando con degli involti) Si può?

Ivan                               - (rispettosamente) Accomodatevi, viprego, Nil Antonie...

Duduchin                      - Elena Ivanna è sveglia?

Ivan                               - E' già uscita da un pezzo! E' andata dal Governatore...

Duduchin                      - Peccato... desideravo vederla e le avevo portato del tè e del caviale fresco...?o che le piace... (Consegnando i pacchi ad Ivan) Tenete; glieli consegnerete...

Ivan                               - Ma potete attendere, signore, non tarderà certamente.

Duduchin                      - (sedendosi) Va bene, attenderò.

Ivan                               - Permettetemi d'andare di là a posa­re questi pacchi. (Si avvia per uscire ma ode la voce della Carinchina) Sta per giungere Nina Palna. (Apre, attende che la donna entri, s'in­china ed esce).

Duduchin                      - Buon giorno, mia bellezza!

Carinchina                     - Mia bellezza? Perché tanta fa­miliarità? Non sapete forse il mio nome?

Duduchin                      - (baciandole galantemente la ma­no) Vi adirate per poco, Nina Palna...

Carinchina                     - (interrompendolo) E voi, na­turalmente, siete già qui...

Duduchin                      - E' mio dovere esser qui...

Carinchina                     - Figuriamoci... vostro dovere... E Perché, se è lecito chiedere?...

Duduchin                      - (con molta bontà) Perché è la prima volta che la celebre Ciucinina viene nella nostra città; essa qui non conosce alcuno ed è quindi doveroso che io, rappresentante degli intellettuali locali, venga ad ossequiarla e a pormi a sua disposizione...

Carinchina                     - (interrompendolo) Lasciate, lasciate queste inutili giustificazioni, Duduchin! So bene di che si tratta! La nuova attrice ha già affascinato anche voi...

Duduchin                      - Siete gelosa, cara amica?

Carinchina                     - (ostentando naturalezza) Io? Gelosa, io? E di chi? Mi fate ridere, povero Nil Antonie! (Ridiventando allegra e civettuo­la) Del resto, sono felicissima d'avervi ti ovato, Perché ho bisogno anche di voi...

Duduchin                      - (con dolce familiarità) E per die cosa, mia graziosa regina?

Carinchina                     - Per partecipare ad una riu­nione che alcuni comici della mia compagnia terranno fra qualche ora in casa mia... Desidero che siate presente anche voi quale uno degli amici più sinceri e devoti del nostro teatro, ed ero anzi venuta qui per pregare anche la Ciu­cinina a parteciparvi...

Duduchin                      - (leggermente ironico) E di che cosa vi occuperete in questa riunione?

Carinchina                     - Di Neznamof. Avete saputo ciò che ha fatto accadere ieri sera?

Duduchin                      - Ha battuto Muchoboef!

Carinchina                     - Sì, nel ridotto del teatro, du­rante lo spettacolo...

Duduchin                      - Ma con ragione...

Carinchina                     - Noi non sappiamo e non vo­gliamo sapere se con ragione o torto: per noi Muchoboef è un ricco signore stimato da tutti e rappresenta due palchi e parecchie poltrone in ogni serata d'onore. Desideriamo, quindi scrivere una lettera a Muchoboef e comunicargli che non riconosciamo più in Neznamof un compagno e che abbiamo intenzione di chie­dere al direttore il suo licenziamento dalla compagnia.

Duduchin                      - Ma Perché, piccola mia, lo odiate così?

Carinchina                     - E' insopportabile; vi assicuro Duduchin, in-sop-por-ta-bi-le! Io stessa non voglio più rimanere in compagnia con lui; è (attivo; maligno e sparla senza ritegno di tutte le donne. Certi momenti lo ammazzerei!

Duduchin                      - (con comica ironia) Se vi of­fende merita senza dubbio d'esser castigato da voi...

Carinchina                     - E poi, quella sua manìa di dir la verità... chi gliela chiede? A che serve la sua ostentata sincerità? E' il più giovane della compagnia e si crede in diritto d'inse­gnare a tutti qualcosa... Ah! Duduchin, come sarei lieta se riuscissi ad allontanarlo!...

Duduchin                      - (con molta bontà) La sua vita non è mai stata né facile, né piacevole, Nina Palna! Non dovreste dimenticarlo...

Carinchina                     - Non difendetelo, Duduchin, ve ne prego... (Alzandosi) lo ora me ne vado... Non posso più attendere... Voi rimanete?... (Ad un cenno affermativo di Duduchin) Va be­ne, ma ricordatevi che a mezzogiorno preciso vi aspetto io... Del resto avete tempo... (Con civetteria) Anzi, Duduchin, venendo da me siate tanto gentile di passare dal mio calzolaio a ìitirarmi le scarpine... (Nuovo cenno afferma­tivo di Duduchin) Grazie. Portatemi dei dolci e siate puntuale, altrimenti troverete la porta chiusa...

Duduchin                      - Per molto tempo?

Carinchina                     - (con civetteria) Per sempre!... Oh! Duduchin, chiacchierando con voi mi sono scordata di Milazorof che m'attende giù in vet­tura...

Duduchin                      - Avete sempre una guardia d'o­nere voi, è vero, bella amica?

Carinchina                     - (con grazia civettuola) Fate voi ora il geloso? Non dovreste dimenticare che Milozorof è l'attor giovane della compa­gnia! C'innamoriamo ogni sera in scena, per il piacere del pubblico; ci dovreste esser av­vezzo ormai.

Duduchin                      - Vorrei esser certo che v'inna­morate solamente per il... piacere del pubbli­co... Confesso che ho un po' paura del bel Mi­lazorof... e che preferisco vedere caratteristi e brillanti al vostro seguito. Sono più divertenti e meno pericolosi...

Carinchina                       -  No, no, slate tranquillo, Du-duchin... e venite da me a mezzogiorno preciso.

Duduchin                        - (accompagnandola) Non abbia­te timore, sarò puntualissimo. (S'inchina alla Carinchina che esce. Un momento dopo entra Ivan).

Ivan                                 -  Elena Ivanna è tornata. (Apre la porta alla Crucinina).

Crucinina                         -  Sono lieta di .trovarvi qui, Nil Antonie...

Duduchin                        -  Ed io sono felice di vedervi... (Le bacia galantemente la mano).

Ivan                                 - (avvicinandosi alla Crucinina) Sono venuti due attori  a  cercare  di lei, signora...

Crucinina                         -  E dove sono?

Ivan                                 -  Si sono fermati a giocare a biliardo nella fiala del ristorante.

Crucinina                         -  Allora attendete ad avvertirli del mio ritorno... (Ivan esce. A Duduchin) Mi fate arrossire, Nil Antonie; ogni giorno mi portate dei regali. Mi viziate, amico mio!..

Duduchin                        -  Inezie, inezie! Piccoli tributi della grandissima ammirazione che devo al vo­stro ingegno... Dovrei fare ben altro per ri­compensarvi delle ore di felicità che mi procu­rate ogni sera con la vostra arte...

Crucinina                         -  Siete tanto buono,  Duduchin!

Duduchin                        -  Ceico di esserlo; è giusto che sia almeno buono, un uomo mediocre come me. Sono solo e ricco. Adoro il teatro e cerco di facilitare la vita  agli attori...

Crucinina                         - (interrompendolo)... e alle at­trici...

Duduchin                        - (sorridendo)... e alle attrici. Avete ragione. Lo ritengo indispensabile, del resto. I miei concittadini hanno delle idee assai approssimative sulla vita degli attori e nessuno pensa che fra i lavoratori essi sono gli uccelli celesti, come diciamo noi russi, e che si sfama­no beccando il grano dov'è, seminato e soffrendo la fame dove non c'è; eppure essi vengono nella nostra città a rallegrarci! Non vi sembra dun­que doveroso aiutarli?

Crucinina                         -  E' dunque un sentimento di pietà che vi attrae verso le attrici?

Duduchin                        - (sorridendo) Volete proprio una confessione, amica mia? Ebbene, ricono­sco d'aver poche virtù e molti difetti... Ma ora­mai, sono vecchio! (Cambiando tono) Siete stata dal governatore  stamane?!

Crucinina                         -  Sì, sono, andata a ringraziarlo. Durante la recita di ieri sera l'attore Neznamof ha provocato, pare, uno scandalo nel ridotto del teatro. Il capocomico inquieto m'ha pregata d'occuparmi perchè non espellessero il suo attore dalla città. Infatti dopo la recita quando il governatore venne nel mio camerino lo pre­gai di quanto mi era stato chiesto. Dovetti in­sistere molto, perchè sembra che questo Nezna-mo'x non sia nuovo alle liti e agli scandali, ma infine sono riuscita a strappare la promessa, a condizione che questo attore si riconcili col suo avversario. Ma mi sapete dire chi è questo Nez­namof e che cosa ha fatto?

Duduchin                        -  E' un disgraziato, col quale bi. sogna esser buoni. Conosco la sua storia poiché egli stesso me l'ha raccontala. Bambino di po­chi mesi! fu abbandonato dai genitori e dalla balia che lo custodiva e ceduto ad un impiegalo agiato che, sposato, non aveva figli e viveva al confine della Siberia. In casa di costoro trascor­se gli anni migliori della sua vita. Aveva quin­dici anni' quando il padre adottivo morì. La vedova poco dopo si sposò nuovamente e da al­lora la vita dell'infelice fanciullo divenne una ferie di tormenti dei quali non può ricordarsi senza orrore. L'uomo che avrebbe dovuto pren­dere il posto del padre adottivo fece del ra­gazzo la vittima della sua violenza. Ubriacone, cattivo, vile, insultava senza tregua il povero figliolo per la sua triste origine. Relegato in cu­cina coi servi ad ogni sfuriata del crudele pa­drone veniva scacciato dalla casa e spesso egli stesso fuggiva per non essere battuto. Erano al­lora periodi di fame e di tormento. Intere set­timane viveva randagio coi mendicanti e i va­gabondi soffrendo il freddo e accettando le in­giurie dei' suoi compagni improvvisati. Questa vita lo mutò in breve in una bestia selvaggia e diffidente. Un giorno fuggì definitivamente dal­la casa che lo ospitava. Si unì a una compagnia di comici girovaghi, trascinando la sua miseria di paese in paese, sempre affamato e persegui­tato dalla polizia perchè non aveva i documenti in regola. Infine, capitò qui, ove potrebbe vi­vere un po' meglio se lo lasciassero in pace...

Crucinina                         -  Si chiama Grigori, mi pare!

Duduchin                        -  Sì, Grigori... Vi interessa que­st'uomo?

Crucinina                         -  Così... Vi sono delle strane coincidenze... Seguendo le mie fantasie... (Ri­prendendosi) Ma raccontatemi di ieri sera, Du­duchin...

Duduchin                        -  Oh! una storia delle più bana­li! Ieri uno dei miei concittadini, un ceito Muehoboef, dopo avere, assai probabilmente, be­vuto con una certa abbondanza a casa sua, ha finito per ubriacarsi al buffet del teatro durante un intervallo. Oltremodo allegro pretendeva che amici e sconosciuti bevessero con lui e dava sfogo ad una sua strana affettuosità, abbrac­ciando tutti. Per caso nel buffet capilo Neznamof e subito fu assalilo da Muchoboef. Un momento dopo, per sottrarsi, Neznamof tentò di uscire. Fu allora che l'ubriaco incominciò a gri­dargli le più volgari ingiurie e le più stolte mi­nacce. Neznamof tentò invano di far compren­dere a Muchoboef l'opportunità di smetterla. Acceccato dalle risposte dell'ubriaco lo schiaf­feggiò violentemente. Interv. enne la polizia ed era probabile una grave punizione a Neznamof se voi non aveste posto la vostra graziola auto­rità in suo favore. (Una pausa durante la quale ciascuno segue i propri pensieri. Poi) Ma come avete recitato ieri sera, Elena Ivanna! Con qua­le tenerezza avete interpretato i sentimenti ma­terni!

Crucinina                      - (malinconica) E' il mio mestie­re, Nil Antonie!

Duduchin                      - E' più di un mestiere il vostro! Voi l'avete vissuta la parte di «Lady Michelsfild » ieri sera!

Crucinina                      - (interrompendolo) E' vero: anch'io ho visto un giorno mio figlio morire... Il mio bambino! (Si asciuga le lacrime).

Duduchin                      - (con tanta bontà) Vi ho. fatta piangere, Elena Ivanna! Perdonatemi!

Crucinina                      - Non chiedetemi perdono, ami­co mio! Fa tanto bene poter piangere qualche volta sui propri ricordi! (Dopo un istante, ten­tando di riacquistare il tono gaio) Ieri sono an­data a rivedere la mia vecchia città... Non vi è nulla di mutato; ho' riconosciuto case, vie, al­beri... Quanta parte della mia vita si è svolta qui!

Duduchin                      - (sorpreso) Non vi è dunque nuova questa città?

Crucinina                      - Oh! no. E' la mia città nata­le... Ne sono partita assai giovane e non avrei creduto di ritornarci, ma per giungere a Char-cof e a Rostof è inevitabile sostare qui. Il diret­tore del teatro ha saputo della mia sosta e ha tanto insistito Perché prendessi parte a qualche recita, che ho finito per accettare...

Dudughin                      - Da quanti anni mancate?

Crucinina                      - Diciannove precisi.

Duduchin                      - E non avete parenti, conoscen­ti in città?

Crucinina                      - Non ho più nessuno al mondo, Duduchin! E la mia vita, allora, era così mo­desta, che anche le poche conoscenze non mi riconoscerebbero certamente... Sono passata ieri dinanzi alla casa nella quale sono nata... Nulla è mutato! lo' stesso portoncino... e l'an­drone sémibuio... e il piccolo giardino in fon­do... Quanti ricordi, e quanta malinconia... Ho una memoria spaventosa io... I vent'anni di vita passati lontani di qui. diventano un'ombra lieve, un peso leggero... e io mi rivedo come allora... disperata come allora... povera come al­lora...

Duduchin                      - Così tristi ricordi i vostri, Cru­cinina?

Crucinina                      - Oh! sì, Duduchin, tristissimi! E' in questa città che ho amato per la prima volta, che ho avuto il mio bambino, il mio bel bambino... ed è in questa stessa città, che in un solo giorno ho perso la mia creatura e il mio amore... (Pausa).

Duduchin                      - Non volete dirmi di più?

Crucinina                      - Sì, Duduchin, vi dirò tutto, se volete, voi siete tanto buono! Ma la mia storia è triste e simile a quella di molte altre... Ho amato un uomo, sono stata sua, ho avuto un bel bimbo... e un giorno ho saputo che quel­l'uomo mi ingannava, che era fidanzato e stava per sposarsi... Speravo che mi rimanesse la mia piccola creatura rosea, ma non era finito il colloquio penosissimo con suo padre, che la donna che lo allevava è venuta a dirmi che il mio bimbo moriva... Non si resiste a tanto do­lore e infatti ammalai. Qualche settimana dopo, quando mi riebbi, ero già lontana da questa città, in casa dell'unica parente che mi rimane, va: mia nonna. Con lei partii per la Crimea e per tre anni vissi con lei in solitudine. Qualche giorno dopo il mio arrivo, una lettera mi infor­mava che il bimbo era stato assistito sino alla fine dal padre, il quale aveva anche provveduto ai funerali. Alla morte di mia nonna ereditai una piccola sostanza che mi permise di viaggia­re per qualche tempo, poi di dedicarmi al tea­tro che adoro... Ecco: tutto, Duduchin... Dician­nove anni dopo, il caso, come vedete, mi ha ri­portata qui.

Duduchin                      - La sventura vi ha veramente provata, signora, ma bisogna avere fede nella vita! Voi pensate ancora al vostro bimbo come ad una piccola creatura... ma sono passati degli anni, Crucinina, e il bimbo sarebbe ora quasi un uomo. Quale uomo? (Una pausa). Il destino bisogna sempre accettarlo con rassegnazione, amica mia... (Guarda Vorologio) E ora vi lascio Perché è tardi e voi avrete certamente da occu­parvi di altri visitatori...

Crucinina                      - Non ricevo nessuno, Duduchin! Qualcuno viene a cercarmi, e se lasciano il bi­glietto di visita Ivan ha l'ordine di.aggiungerlo a quelli che ci sono già qui. (S'avvicina ad un vassoio e mostra a Duduchin alcune carte di visita; Duduchin s'avvicina e ne legge i nomi).

Duduchin                      - Ce n'è anche uno di Grigori Petrovic Murof...

Crucinina                      - (sgradevolmente sorpresa) Di chi?

Duduchin                      - Muiof; è un uomo ricchissimo e uno dei più autorevoli della nostra provincia... Vi lascio, mia adorabile amica; tornerò stasera, se me lo permettete... (Le bacia le mani).

Crucinina                      - Certamente, Duduchin; vi aspetto!... (Duduchin esce, la Crucinina s'av­vicina al vassoio, prende il biglietto di visita di Murof, lo guarda pensierosa un istante, poi lo getta nel camino e chiama) Ivan! Ivan! (Ivan entra) Se il signor Murof venisse a cercare me, non lo farete passare per nessuna ragione, è inteso?

Ivan                               - Sì, signora. (Esce).

Crucinina                      - (rimasta sola, prende da un pacco delle « parti » e legge alcune battute) « Alla vigilia di quello stesso giorno, andai da mio figlio »- (Rilegge con intonazione diversa. Si bussa) Avanti! (Entrano Neznamof, e Smaga insaccato in un orribile cappotto troppo grande per lui) Ah! siete voi... mi avete fatto paura... Siete entrati sienza farvi annunciare...

Neznamof                     - Scusateci... Ma siamo già ve­nuti1 a cercarvi parecchie volte... Parlo al plu­rale Perché sono con Un mio amico... Spingen­do avanti Smaga) L'attore Smaga... comico nel­la vita, e assassino in palcoscenico, non per le sue parti, intendiamoci, ma per come le reci­ta!... (Smaga e Crucinina si salutano).

Crucinina                      - E che cosa desiderate da me?

Neznamof                     - Vorremmo parlare con voi di ciò che è avvenuto ieri sera, ma siccome noi non sappiamo essere gentili, se non siete disposta a sopportarci ce ne andiamo subito...

Crucinina                      - Perché dite questo? Vi ascol­terò volentieri, accomodatevi, vi prego...

Neznamof                     - Non ci succede molto spesso di essere trattati con tanta grazia, è vero, Smaga? E ora parla tu, che sei più eloquente...

Smaga                           - (con una importanza che lo rende co­mico) Il nostro capocomico ci ha comunicato che ieri sera avete pregato il Governatore di graziare Griscia Neznamof... (Lo indica).

Crucinina                      - Infatti, e il Governatore mi ha promesso di non agire in alcun modo contro di lui...

Smaga                           - Ecco: Neznamof voleva sapere Perché vi siete occupata di lui... Chi ve ne ha dato il diritto?

Crucinina                      - Non vi capisco... Mi avevano riferito che Neznamof avrebbe avuto delle noie.

Neznamof                     - E a voi che cosa importava?

Crucinina                      - (sorpresa) Ma Perché? Ho fat­to male? Credevo che fosse, più che un diritto, un dovere, aiutarvi...

Neznamof                     - (con sarcasmo) Il diritto di be­neficare gli uomini...

Crucinina                      - (addolorata) Il dovére di ascol­tare la propria coscienza, anche se non ne vale la pena, come in questo caso...

Neznamof                     - (un po' confuso) Volete che ce ne andiamo?

Crucinina                      - (riprendendosi) No, no... non vi mando via... Nemmeno ora... Non è la pri­ma volta che si risponde così, ad un mio atto che credevo buono... Ma spiegatemi almeno; ditemi il Perché di questo vestio gesto...

Neznamof                     - Non ho molto da spiegarvi. Non amo che ci si interessi di me. Conosco perfetta­mente il valore dei miei atti e ne voglio rispon­dere... Non credo nella bontà, nella generosità! So benissimo quanto valgono questi sentimenti! E non so capire che cosa aspettiate, che cosa vogliate da me, per averli scomodati dal vostro ben fatto cuore, a mio beneficio... Avete biso­gno d'esser giudicata buona? o preferite rap­presentare la parte, provarla forse, dell'attrice generosa?

Crucinina                      - Mi offendete...

Neznamof                     - E' possibile, visto che non co­nosco le galanti espressioni che si usano con una donna come voi...

Crucinina                      - Mi stupisco che un ragazzo pos­sa esser tanto cinico... Alle vostre cattive suppo­sizioni non trovo nulla da rispondere e non credo di dover cercarmi delle giustificazioni per ciò che ho fatto. Potete non credere nella bontà, ma dovete credere nella semplicità delle mie in. tenzioni...

Neznamof                     - (pentito) E allora perdonatemi signora... Se sapeste come è sempre slata triste la mia vita, non vi stupireste delle mie parole...

Smaga                           - (ridendo) La conosciamo male la bontà, noi! (Accennando a Neznamof) Egli è stato maltrattato fin dalla nascita... invece di nascere con una etichetta attaccata al collo, che lo catalogasse fra i bambini preziosi, culla­ti dal padre e dalla madre, è venuto al mondo come un povero bastardo qualunque... e io... oh! io sono uno straccio d'uomo...

Neznamof                     - Eppure anche tu ti burli di me!... Perché hai i tuoi documenti in ordine, dai quali risulta che sei figlio di un impiegato dello Stato, che sei nato a Kiev, 30 anni1 fa... è vero che c'è anche scritto che sei stato espulso dalle scuole per cattiva condotta, che sei stato licenziato per trascuratezza dal Tribunale dove facevi il copista, e infine, che ti è stato imputa­to) il furto d'un cappotto da soldato; ma tu puoi sempre dimostrare chi sei, senza vergognarti e senza arrossire... mentre io! (Ha un gesto di-disperata stanchezza) E' facile essere buoni, cortesi, pazienti, quando qualcuno vi ama, quando tutti s'inchinano e non vi rifiutano nul­la... si può.anche pensare alla generosità.al­lora, ma non pretendere della gratitudine...

Crucinina                      - (con grande bontà) Lo dite per me questo?

Neznamof                     - Non so... ma forse anche per voi.

Crucinina                      - Io vorrei fare tanto di più di quello che faccio... mi farebbe tanto bene.

Neznamof                     - Anche se foste ricompensata con l'ingratitudine?

Crucinina                      - Anche! (Dopo una pausa) Oh! non crediate che pensi alla gratitudine... Se pensassi a quella, avrei dovuto risparmiarmi infiniti atti, che ho compiuto soltanto Perché mi sembrava di far del bene... (Guardando Nez­namof con tenerezza) Ma voi siete tanto gio­vane... tutta la vita è davanti a voi'... Perché non credere alla bontà, alla tenerezza?! Se sa­peste quanto ho sofferto anch'io!... Eppure dopo ogni dolore, dopo ogni tristezza, he ri­trovato della generosità e della bellezza... (Con tenerezza anche maggiore e quasi con timidez­za) Conoscete l'amore?

Neznamof                     - (con tristezza) Attraverso i ro­manzi...

Crucinina                      - (sorpresa) Nessuna donna vi ha mai amato?

Neznamof                     - (con semplicità) Ma chi volete che perda il tempo con me? (Riprendendosi) E poi... non me ne importa niente... Le donne!! (Ha un gesto di disgusto).

Crucinina                      - Ve ne sono di buone!...

Smaga                           - (socchiudendo gli occhi) E di belle!

Neznamof                     - Sono certo che non rapirei la loro bontà... e sono altrettanto certo che nessu­na 'donna avrebbe il coraggio di dividere lasua vita con un cattivo soggetto come me... No!...

Crucinina                      - Ammettete però che esistano delle donne buone...

 Neznamof                    - (con un po' di esitazione) Sì... lo ammetto.

Crucinina                      - Sono contenta di sapere che siete d'accordo con me almeno in questo... Ve­nite ancora a trovarmi, Neznamof! Chissà che non riesca a cambiale un po' le vostre opinioni!

Neznamof                     - (alzandosi) Tornerò, signora!... (Abbassando gli occhi) E... grazie, allora, del, vostro aiuto! Perdonate le mie parole imper­tinenti...

Smaga                           - Tu, parli, parli per dire delle pa­role impertinenti, e io, che sono invece un uc-mo/ cortese, non ho ancora detto alla signora il Perché della mia visita... (Guardando Nezna­mof) Ma preferirei parlare da solo alla signora.

Neznamof                     - Non so che cosa tu debba dire. Ma non me ne andrò, lasciandoti qui.

Smaga                           - (solenne) Allora dirò ugualmente alla signora che attendendola siamo passati... o meglio, siamo rimasti... (Non osa proseguire)... La signora capisce i giovani; e conosce gii arti-siti... pochi soldi, molto desiderio di spender­ne... insomma abbiamo lasciato un cornicino da pagare al buffet dell'albergo...

Neznamof                     - (severamente) Come hai osato dire...

Crucinina                      - (interrompendolo) Non preoc­cupatevi, il conto verrà subito pagato... (A Neznamof) E vi prego di non dar peso a queste inezie...

Smaga                           - (ridendo, a Neznamof) Non rima­nere lì come uno stupido; era pur inteso che ci saremmo fatti pagare questo conto...

Neznamof                     - (afferra Smaga per il bavero del cappotto e trascinandolo fuori) Taci, taci, e vergognati...

Smaga                           - (sorpreso e cercando di liberarsi)  Griscia! Ma cosa fai, Griscia!... Lasciami  Lasciami...

Neznamof                     - (buttando Smaga fuori della por­ta) Vattene... Vaitene... (Sta per uscire an­che lui, ma Crucinina lo richiama).

Crucinina                      - Neznamol! (Il giovane s'avvi­cina) Vi vergognate del vostro compagno?

Neznamof                     - No... di me stesso.

Crucinina                      - E Perché non vi trovate un al­tro amico?

Neznamof                     - Non ne conosco di miglioii... Se questo è bugiardo, violento e ubriacone, gli altri sono traditori, sprezzanti, cattivi. Smaga, in fondo, ha dei pregi... non piagnucola quando ha fame e non ha da mangiare; ha un unico so­prabito, quello che gli avete visto addosso... e non soffre fl freddo nemmeno quando è ghiacciato... non si offende, né reagisce quando lo si sgrida e neanche quando lo si picchia. In fondo, vedete, è buono anche lui...

Ckucinina                      - E' tanto povero?

Neznamof                     - Poverissimo. Non recita quasi mai, anche Perché non ha abiti; di conseguen­za la sua paga è ridicola.

Ckucinina                      - (prendendo del danaro dalla sua borsetta) Dategli questo...

Neznamof                     - (rifiutando) No, no, non date­glieli; tanto, se li berrebbe tutti.

Crucinina                      - Non pretendo che li porli alla Banca. E' affai- suo, spenderli. Vorrei però che gli' comperaste un mantello pesante; mi farebbe piacere. Eccovi dunque il denaro.

Neznamof                     - (prendendolo) Grazie, signora! E Smaga, oggi stesso, avrà il mantello...

Ckucinina                      - ^Arnvederci, Neznamof... E tor­nate, se non vi annoiate troppo. (Gli stringe la mano).

Neznamof                     - Siete tanto gentile, signora! (Trattenendo fra le sue, la mano della Crucinina) Mi permettete di baciarvi la mano?

Crucinina                      - (sorridendo) Ma sì, Neznamof!

Neznamof                     - E' una elemosina?

Ckucinina                      - Oh! ma che impossibile ragaz­zo siete! Avete sempre bisogno di credere che vi si voglia avvilire.

Neznamof                     - (con malinconia) Non vi sa­rebbe nulla di strano, per quello che sono! (Ba­cia lungamente la mano della Crucinina).

Ckucinina                      - (accarezzandolo con tenerezza sul capo chinato) Non dite così, Neznamof; mi fate tanta pena... Andate, ora; e pensate a me come ad un'amica

 Neznamof                    - (con viva riconoscenza) Sì, si­gnora!... e grazie, grazie! (La Crucinina lo ac­compagna sino alla porta. Quando la apre si sente, di fuori, la voce di Ivan. Neznamof se ne va).

La voce di Ivan             - Vattene! Vattene, ti dico! La signora non riceve nessuno... Immaginiamoci se riceverà te...

Crucinina                      - Chi è, Ivan? Con chi parli? (Compare Ivan nel vano della porta).

Ivan                               - C'è una mendicante, mezza ubriaca... Non sa dire cosa vuole!

Crucinina                      - E lasciala entrare, le darò qual­che soldo. (Ivan esce e un minuto dopo intro­duce una vecchia mendicante coperta di strac­ci. La Crucinina con un grido) Ma sei tu... sei tu, Arina Galcica?! (L'abbraccia).

Galcica                          - (è ubriaca e parla a fatica) Sì... sono io... Arina Galcica...

Crucinina                      - Mi riconosci?

Galcica                          - Sì... vi riconosco... Ieri sapevo anche chi eravate... oggi non me lo ricordo più... pelò so behifisimo che vi dovevo venire a trovare... Forse siete voi, che l'anno scorso mi avete 'fatta accettare all'ospedale?... (La guarda fissamente) Oppure... no... forse siete quella che m'avete regalata una volta un abito così bello?... (Non riesce a ricordare).

Crucinina                      - Ma no, Galcica! (Con emozio­ne) Guardami... Guardami bene!... Come puoi non ricordarti di me?!... Non ricordi Giiscia, il mio bambino, il mio bambino morto?

Galcica                          - (ricordandosi) Ecco,... sì... vi ri­conosco. Siete Liuboif Ivanna... la mia buona signora! Oh! se vi riconosco!... (Divagando) Ora sono tanto povera e meschina... Sono quin­dici anni che non mi occupo più dei bambini... e le mie piccole economie sono sparite... Perché avevo guadagnato, allora, qualche soldo... non mi mancava nulla... ma poi, vedete... la mise­ria... la miseria, mia buona signora! (Piagnu­cola come le vecchie accattone che vogliono commuovere) Ma voi oia mi darete qualcosa; è vero, che mi darete qualcosa?

Crucinina                      - (commossa) Ma certo, Galcica, certo, quello che vorrai!... Ma ora vieni con me, accompagnami sulla tomba del mio picci­no... vieni... vieni...

Galcica                          - (con paura e superstizione) Tom­ba?... Ma quale tomba?... (piagnucolando) No, no! il cimitero no... non voglio venire... non voglio!...

Crucinina                      - (coti disperazione) Galcica, ascoltami, guardami!... Perché non vuoi venire con me al cimitero a vedere la tomba del pic­colo Grascia?

Galcica                         - Grieeia, sì, mi ricordo del pic­colo Griscia...

Crucinina                      - (piangendo) Ti ricordi che si ammalò?... e poi morì?...

Galcica                          - (con chiarezza) Ma no, signora, vi sbagliate... non morì, il piccolo Griscia... guarì!... Oh! mi ricordo bene!

Crucinina                      - (con grande agitazione) Gua­rì?... dici che guarì, Galcica? Ma allora dove è? Che cosa ne hai fatto del mio bambino? parla, Galcica, parla!...

Galcica                          - Non so dov'è... non so più. Ap­pena guarito eia così bello... biondo... e chia­mava la mamma, chiamava voi, signora... (La Orucinina singhiozza) Poi me lo hanno portato via... io ero povera... non sapevo^ più nulla di voi... come avrei potuto mantenerlo?

Crucinina                      - (singhiozzando disperatamente e con affanno) E poi, Galcica? E poi?

Galcica                          - (a fatica) E poi... non so... So­no venuti due signori... due sposini... mi hanno detto che volevano il bambino; mi hanno dato del denaro... e lo hanno portato via...

Crucinina                      - (inginocchiandosi davanti a lei) E chi èrano? Come ai chiamavano? Di dove venivano? Li conoscevi tu?

Galcica                          - (smarrita) Non so, signora... non so... non ricordo più. Ma io sono tanto povera; e voi, forse, mi darete qualche cosa...

Crucinina                      - Ma sì, Galcica! Tutto, tutto quello che ho... tutto quello che vorrai... Ma cerca di ricordare!!... Non vedi che sono dispe­rata? -(Singhiozzando) Non vedi...

Galcica                         - Ma Perché non siete più tornata?

Crucinina                      - Mi hanno portato via... Mi han­no detto che il bimbo era morto... (Ricordan­do) Ma lui, Murof, il padre di Griscia, non lo hai più visto?... Lui deve sapere... (Vedendo l'esitazione di Galcica) Di tanto in tanto veni­va con me, a vedere il piccolo, ricordi? Ri­cordi?

Galcica                         - (cercando nella memoria) Come si chiamava?

Crucinina                      - (scandendo bene) Murof; Mu­rof Grigori Pefrovic... Ricordi ora, Galcica?

Galcica                         - Sì... ricordo. E' venuto da me an­cora qualche volta... e io gli ho detto che quei signori volevano il bambino... Gli ho chiesto fé potevo darglielo... e lui, è stato lui a dire di sì... e mi ha dato ancora un poco di denaro di­cendomi: « Meglio così; avremo meno noie... ».

Crucinina                      - E non lo hai più visto? Dimmi, non lo hai più visto, Griscia?

Galcica                          - (ricadendo nella confusione) Ma sì, che l'ho rivisto... anche poco fa... l'ho ri­visto...

Crucinina                      - Ma dove, Galcica, dove? (E' sconvolta, disperata).

Galcica                          - Giuoca nel cortile... con un bel cavallo... e ride... e chiama la mamma...

Crucinina                      - Oh! Galcica, ma non vedi che mi fai impazzire!... Cosa dici? Sono passati tanti anni... tanti... tanti... troppi! Se è vivo, ormai deve essere un uomo... e se è vivo io lo ritroverò... lo rivedrò... (Singhiozza penosa­mente).

Galcica                          - Io sono tanto stanca, signora... se potessi riposare un poco forse ìiuscirei poi a dirvi meglio... ora sono troppo stanca e tutto mi è confuso nella testa... Lasciatemi riposare un poco...

Crucinina                      - (con tanta speranza) E' vero, Galcica, povera vecchia! Tu sei stanca!... Ri­posa; vieni, riposa ora...

Galcica                          - (trascinandosi dietro alla Crucinina che la porta a riposare nel suo letto) Poi mi ricorderò; vedrete che ricorderò tutto, signora... Crucinina    - (torna in scena, s'abbatte sin-ghiozzando in una poltrona e dice) Che or­rore! Che orrore! Non ne posso più!... Mio Dio, lasciami ritrovare il mio bambino... il mio Griscia! La mia creatura... Dio!... Dio!... Dio!... (Cala il sipario).

 

Fine del primo atto

ATTO SECONDO

La scena rappresenta il camerino della Carin­china. Una porta nel fondo. Tavolino da toi­lette con un grande specchio e tutto l'occorren­te per truccarsi. Poltrone, sedie, un divano; dei cuscini e degli abiti sparsi. All'aprirsi del velario la Carinchina seduta dinanzi allo spec­chio si ritocca il viso. Un istante dopo si ode bussare.

Carinchina                     - Chi è?

Milazorof -                    - Sono io. (Entra).

Carinchina                     - Chiudi la porta. Non voglio che entrino tutti.

Milazorof                      - Sei nervosa?

Carinchina                     - Sono seccata... e vorrei sape­re come non esserlo, vivendo fra i pazzi...

 Milazorof                     - Fra i pazzi? Cos'è successo? Carinchina   - Non fingere anche tu di non capire... Spiegami piuttosto che cos'ha di spe­ciale questa famosa Crucinina da entusiasmarvi tanto...

Milazorof                      - (con semplicità) Recita bene... Tn un modo assolutamente particolare; alla francese...

Carinchina                     - Anche tu!... Anche tu, ci sei cascato!? Ne capisci tanto, tu... Faresti meglio a ricordarti' la riconoscenza che mi devi. Senza di me saresti ancora un barbiere. Se sei venuto qui per ifarmi arrabbiare facevi meglio a restare in ammirazione della vostra celebrità...

Milazorof                      - Ma andiamo, caia, non essere così suscettibile... Sai bene come apprezzo la tua amicizia e come ti ammiro...

Carinchina                     - Però ieri sera applaudivi la Crucinina con un entusiasmo che non ti cono­scevo. Cos'abbia di speciale come attrice non lo capirò mai. E come donna vale niente. La co­nosci?

Milazorof                      - No. Non l'ho ancora vista be­ne. Appena finita la recita scappa.

Carinchina                     - Già, Perché vuole fare la mo­desta. E questo mi fa arrabbiare ancora di più. Finge di vivere come una monaca, quasi non si conoscessero le sue avventure.

Milazorof                      - Sai anche tu?!

Carinchina                     - Che cosa?

Milazorof                      - Ma sì, ciò che va raccontando Duduchin.

Carinchina                     - Ma che bravo Duduchin! Mi ha fatto giurare di non raccontare nulla a nes­suno e poi è lui....

Milazorof                      - Duduchin non sa tacere. Rac­conta ciò che sa a tutti e a ciascuno fa giurare di conservare il segreto.

Carinchina                     - E ciò che racconta mi pare che potrebbe bastare per giudicare della virtù di questa signora.

Milazorof                      - Sembra che si occupi molto di beneficenza.

Carinchina                     - Forse Perché ha parlato al Go­vernatore per Neznamof? Sbagli, caro. Lo ha fato a scopo di pubblicità e basta. Se credi che il bene si faccia così. Del resto, lo stesso Nez­namof non sa che cosa farsene di questa dimo­strazione di bontà.

Milazorof                      - Neznamof è stato oggi dalla Crucinina e ne è tornato tenero come un agnel­lino.

Carinchina                     - Avrà recitato anche con lui la scena della gran dama modesta e benefica. Vorrei raccontargli io la storia di questa signora che ha.abbandonato il suo bambino, e lui che appartiene alla categoria di questi pove­ri sciagurati, capirebbe senza dubbio, la com­media. Io non so come abbiate potuto cadere tutti in estasi davanti a lei... la grande attrice!., la grande signora!... la nobile benefattrice! (Ride con sarcasmo) Mi fate ridere! Ma a Neznamof dimostrerò io chi è la Crucinina. Ho un mio piano...

Milazorof                      - Che non mi rivelate?

Carinchina                     - In parte, se volete.

Milazorof                      - Ditemi...

Carinchina                     - Chiederò a Duduchin di invi­tarci tutti, la Crucinina e Naznamof compresi, questa sera, dopo la recata, in casa sua,..

Milazorof                      - Neznamof non verrà. Disprez­za la buona società.

Carinchina                     - Ma per una volta riuscirò a persuaderlo. E se vuoi dimostrare di essermi amico, cerca di vederlo e di accennale a ciò che tutti sanno della Crucinina.

Milazorof                      - Lo sapete che da me potete ot­tenere ciò che volete. Farò come mi avete detto. (Le bacia la mano).

Duduchin                      - (di fuori chiede) E' permesso?

Carinchina                     - (piano a Milazorof) Lasciami! (Forte) Ma entrate Nil, entrate. (Duduchin entra).

Milazorof                      - Buongiorno, Duduchin!

Duduchin                      - Buon giorno a voi

Milazorof...                   - (Alla Carinchina) Come state, mia bella ami­ca? Ieri eravate indisposta, mi hanno detto...

Carinchina                     - (con molta civetteria) Sba­gliate, Nil, sonoi stata e sto benissimo.

Duduchin                      - Mi fa tanto piacere...

Carinchina                     - Ma a voi, piuttosto, non dol­gono le mani?

Duduchin                      - Perché?... Ah! capisco, allu­dete ai miei applausi di ieri sera? Avete ragio­ne, ma dovete ammettere che la Crucinina ci dimostrò ancora una volta di essere un'attrice sublime. (Rivolgendosi a Milazorof) E' vero, Petia, che fu ammirabile? La scena con te, ad esempio...

Milazorof                      - (sicuro di se) Ad ogni attrice riesce facile recitare con. me, Duduchin... Ho un temperamento straordinario per certe scene.

Duduchin                      - Temperamento ne hai senza dubbio, Petia, ma quante papere hai detto ie­ri sera!... E come pronunci male il francese!... Non si capisce nulla!

Milazorof                      - Copiano le parti in modo illeg­gibile... E poi, chi vuoi che fra il pubblico co­nosca così bene il francese da capire se la mia pronuncia è esatta o no? Tu e qualcun altro, ma gli altri? T'assicuro che non vale la pena che m'affatichi eccessivamente... (Cambiando tono) Nil, avresti una sigaretta da offrirmi?

Duduchin                      - (gli dà il portasigarette dal qua­le Milazorof toglie una sigaretta che si pone a fumare, e parecchie altre che passa nel pro­prio portasigarette, mentre Duduchin parla con la Carinchina) Amo la bellezza in tutto, io, nel­l'arte, e nella vita; e se nell'arte ammiro la Crucinina, nella vita amo le belle donne, e voi fra tutte, amica mia... Non dovreste dunque es­ser gelosa...

Carinchina                     - (sempre con molta civetteria) Io gelosa? Ma che dite mai, Nil? Non lo sono affatto, e se volete, vi provo il contrario...

Duduchin                      - Provatemelo.

Carinchina                     - Invitate ìa Crucinina e noi tutti1, stasera dopo la recita, a una cena in casa vostra. Credete che non le farebbe piacere? E' sempre chiusa in albergo e non conosce nessu­no. Con noi si trova solo durante le prove... So­no certa che le fareste un regalo più grande di quello prezioso che avete deciso di mandarle per la sua serata d'onore...

Duduchin                      - Ma come siete ben informata!

Carinchina                     - So tutto io! Ma come vedete, non sono gelosa!

Duduchin                      - E' vero, e la vostra idea è ma­gnifica. Passeremo una serata deliziosa. Vado subito.ad incaricarmi dei preparativi...

Carinchina                     - Non andatevene s.ubito; se avete bisogno potremo chiamare Smaga Perché vi aiuti. (A Milazorof) Anzi, Petia, fatemi la Cortesia di chiamarlo... (Milazorof si affaccia e chiama Smaga, che compare subito, vestito di un pesante cappotto nuovo).

Smaga                           - (saluta tutti con allegria, poi a Dudu­chin) Illustre protettore dell'arte drammati­ca, volete darmi una sigaretta?

Duduchin                      - (offrendogli parecchi pacchetti) Quali preferite?

SMAGA                       - Non ho preferenze; fumo sigarette di un unico tipo: regalate.

Carinchina                     - Come sei elegante, Smaga!

Smaga                           - E ho anche del denaro che ho de­ciso di' versare al padrone della trattoria « De­gli amici allegri » per una bevuta alla salute della celebrità di passaggio. Peccato che Nez­namof non voglia venire con me!

Carinchina                     - Come? Neznamof ti abban­dona?

Smaga                           - Già, si è messo a fare il filosofo ed è diventato tetro e intrattabile. Ho perso il mio migliore amico!

Milazorof                      - E' in teatro Neznamof?

Smaga                           - Non lo so. Ma non farò certo io ad andare a cercarlo; ha appena finito di maltrat­tarmi...

Carinchina                     - Ma cosa gli è successo?

Smaga                           - Gli deve aver montata la lesta la celebre Crucinina. Oggi, dopo colazione, siamo andati da lei e Neznamof ne è rimasto conqui­stato... Io non ci sono caduto; ma io, (con aria di superiorità) conosco le attrici...

Carinchina                     - (a Milazorof) Hai sentito, Pe-tia? (A Smaga) Ed è sempre lei la celebrità che ti ha trasformato così elegantemente?

Smaga                           - Sì; ha avuto compassione di me e ha voluto die Neznamof mi comperasse un cap­potto pesante...

Duduchin                      - Ebbene, Smaga, stadera dopo la recita verrai anche tu coi tuoi compagni a cena in casa mia, e farai la pace con Nezna­mof... Intanto mi aiuterai nelle varie commis­sioni delle quali ho bisogno... E' inteso? (Se­gno d'astentimento di Smaga) E ora noi due vi lasciamo, mia bella amica! A più tardi!... (Ba­cia la mano alla Carinchina e stringe quella di Milazorof. Anche Smaga saluta),

Milazorof                      - Addio Nil, addio Smaga; se vedete Neznamof mandatelo qui, per favore!... (Duduchin e Smaga escono).

Carinchina                     - (con rabbia trattenuta) Ve­dete, se non avevo ragione io? Grandi gèsti, grandi parole, buone per impressionare i ra­gazzi come Neznamof... (Bussano) Avanti! (en­tra Neznamof che la Carinchina tratterà con forzata ed esagerata cortesia) Oh! Bravo! E' tutta la sera che cerco di voi'!

Neznamof                     - Cosa desiderate?

Carinchina                     - (civettuola) Prima di tutto vorrei sapere Perché mi sfuggite sempre. Non mi trovate simpatica?

Neznamof                     - (sorpreso) Ma se non vi siete mai degnata di parlarmi?!

Milazorof                      - Sei tu che hai sempre dimo­strato di preferire la compagnia di Smaga alla nostra...

Neznamof                     - (sempre sorpreso) Non nego che Smaga sia un piacevole compagno... Alle­gro, spiritoso, sincero... (Guardando alterna-tivamenfe Milazorof e la Carinchina) Molto più sincero di tanti altri...

Carinchina                     - Ma a lui perdonate tanti di­fetti, e da noi volete la perfezione... Giudicate, condannate... siete severo!...

Neznamof                     - Io? Ma che dite mai? che giu­dice volete che sia?... (Con amarezza) So bene che non ho il diritto di giudicare; e che mi è tanto difficile farmi sopportare...

Milazorof                      - Sei sfiduciato, Grisella!...

Carinchina                     - Sareste tanto simpatico se non foste sempre appiccicato a quell'odioso Smaga.

Neznamof                     - Non dite male dello Smaga, ve ne prego... (Riprendendosi) E ditemi che cosa volete da me...

Carinchina                     - Vi accontento subito: Dudu­chin ci ha invitati tutti a cena stasela a casa sua, ed io vorrei che accettaste di venire anche voi... anzi vorrei esser accompagnata da voi...

Neznamof                     - Non capisco Perché proprio da me... (A Milazorof) Non l'accompagni tu? Non sei sempre tu il suo cavaliere?

Carinchina                     - No, no, stasera voglio che ve­niate voi con me... Milozorof deve accompagnare un'altra signora... (Con dolcezza) Venite, ve ne prego... non ditemi di no!...

Neznamof                     - Ma no, cara, non vi dico di ino... non ho nulla da fare... e se questo vi fa piacere...

Carinchina                     - Allora mi accompagnate?! Gra­zie, caro, igrazie... Mi fate tanto piacere... (Bus­sano alla porta del camerino e si ode la voce del direttore di scena: « Di scena! di scena! ». La Carinchina si alza in fretta).

Neznamof                     - Non capisco proprio il capric­cio di questa donna... Perché ha scelto me?...

Milazorof                      - E ohi avrebbe dovuto scegliere? Non c'è nulla di straordinario!

Neznamof                     - E chi ci sarà stasera da Dudu­ chin?

Milazorof                      - Noi, qualche amico di Dudu­chin e la Crucinina.

Neznamof                     - Anche la Crucinina?

Milazorof                      - Sì, anche lei; trovi qualcosa di speciale anche in questo? E' una donna come

tutte le altre...

Neznamof                     - Non è come tutte le altee... (Mi­lazorof sorride e si stringe nelle spalle) Ho parlato con lei e ho capito che tutto ciò che io (pen­so, tutto ciò che dico, non ha alcun valore... La Crucinina è infinitamente al di sopra di tutti noi, e di me, in particolare...

Milazorof                      - Io non capisco e non so iricono-scere questa sua grande superiorità... So invece, e in modo positivo, che è una donna come tutte le altre... Vedrai tu stesso che non rimaraà più a lungo in questa città, ora che si sono conosciuti certi particolari della sua vita passata...

Neznamof                     - (con violenza) Ti prego di non jyarlare così di lei...

Milazorof                      - Ti metti a difenderla ora? E pro­prio tu che non sai nemmeno' chi sia. Ti ripeto che so ciò che dico quando accenno alla sua vita ipassata.

Neznamof                     - (con violenza trattenuta) Che cosa sai? Che cosa credi di sapere?... Non siete degni di guardarla in faccia, né tu, né la tua amica. E ancora una volta ti proibisco di parlare così di lei...

Milazorof                      - Sei sempre lo stesso tu! E poi ti meravigli che nessuno ti sia amico... Me ne vado, lasciami passare...

Neznamof                     - Non prima di avermi detto ciò ohe sai...

Milazorof                      - Ohe cosa te ne importa di ciò clie so io?...

Neznamof                     - (con bontà) Dimmelo... E' pro­prio a me che tu devi confessare ciò che sai... Questa donna, oggi, ha mutato molte delle mie opinioni. Mi ha fatto pensare con una tenerez­za più malinconica e accorata del solito a mia madre; a quella madre che io non conosco, e non ricordo...

Milazorof                      - (con scherno) E' proprio lei, quella che doveva farti pensare a tua madre...

Neznamof                     - Perché?

Milazorof                      - L'amore materno puoi trovarlo in tutte le donne, tranne che in lei, a quanto pare... L'accusano proprio di aver abbandonato il suo bambino!...

Neznamof                     - Ma che dici?... Ma chi lo dice?

Milazorof                      - Tutti, caro, tutti... Domandalo a Duducìhin, alla Carinchina, a chi vuoi...

Neznamof                     - (dolorosamente colpito) Possi­bile? Con quel suo viso così puro... quei suoi occhi così buoni...

Milazorof                      - Un'attrice, caro... un'ottima at­trice...

Neznamof                     - (con grande amarezza) Ah! sì, una magnifica attrice... Ma poteva risparmiarsi la « parte » con me. Non gliela avevo chiesta. Me ne vado, Milazorof... e grazie, sai! Stavo per ricredermi sulle donne! Oh! Ma per for­tuna sei arrivato a tempo! (Esce con aria stan­ca e annoiata. Milazorof rimane un momento solo, sorride alla sua immagine riflessa nello specchio. Un istante dopo, rientra Carinchina).

Carinchina                     - Lasciami, che ho detto a Crucinina di venire qui... Hai parlato a Nezna­mof?

Milazorof                      - E come! Quando vuoi diver­tirti vieni da mie che ti racconterò. (Esce; Carinchina esce con lui e rientra con Crucinina).

Carinchina                     - Venite, venite a riposarvi qui, nel mio camerino... Non è elegante ma è pulito e comodo, e se anche si hanno delle visite...

Crucinina                      - (interrompendola) Grazie, ca­ra, non aspetto nessuno.

Carinchina                     - Ma c'è qualcuno che mi sem­bra vi cerchi; ed io vi lascio, la sarta mi aspet­ta. Arrivederci, e grazie per Duduchin. (Esce rapidamente prima che la Crucinina abbia po­tuto rispondere, ma rientra dopo un istante accompagnata da Murof, e dice) Ecco il signo­re che vi cercava. Io vado. (Esce. La Crucinina ha un sussulto e una espressione di durezza le contrae il viso).

Murof                            - (galante, sorridente) Perdonate se vi sorprendo... Permettetemi di presentarmi: Murof. (S'inchina; la Crucinina risponde con un lieve moto del capo) Sono già venuto due volte a cercare di voi al vostro albergo ma non ha mai avuto la fortuna di trovarvi. Sono un assiduo delle vostre recite ed è inutile che vi dica la mia grandissima ammirazione. Voi co­noscete senza dubbio il valore della vostra arte e la vostra potenza sul pubblico. Non sono qui per questo. Ma iPerché sono! irresistibilmente trascinato verso di voi dalla vostra strana, im­pressionante rassomiglianza con una persona che mi fu cara un tempo...

Crucinina                      - E che cosa desiderate da me?

Murof                            - Vorrei conoscere il vostro vero nome...

Crucinina                      - (con fermezza) Liubaf Ivanna Radina.

Murof                            - (con attitudine sottomessa) Vi ave­vo riconosciuta...

Crucinina                      - E Perché siete venuto?

Murof                            - Perché volevo rivedervi, e vorrei sapere che cosa avete fatto in questi anni, dove siete stata, come avete vissuto...

Crucinina                      - Non vi può importare nulla di tutto questo, e se fra noi una domanda è da fare, sono io che ve la devo rivolgere e voi che dovete rispondere...

Murof                            - Chiedetemi...

Crucinina                      - Che cosa avete fatto di mio fi­glio? (Lo guarda duramente).

Murof                            - Lo sapete, Liuba; vi ho scritto che il piccino è morto...

Crucinina                      - (con sdegno e dolore) E ancora una volta mi ingannate! La vostra vigliaccheria non ha riscontro. Il mio bambino è guarito, e voi avete avuto allora il coraggio di nasconder­melo e di farmi perdere ogni traccia di lui, e oggi, dopo vent'anni, mi ripetete la tremenda menzogna che vi dovrebbe bruciare la gola...

Murof                            - Se lo avete saputo, Perché non siete venula a cercarlo, il vostro bamibino?...

Crucinina                      - (fuori di sé) Ieri, ieri solo ho saputo! Ma ora voi siete qui, e mi dovete dire tutto ciò ohe sapete, e mi dovete aiutare a ri­trovarlo, se non volete che gridi a tutti il mostio che siete...

Murof                            - (preoccupato) Tacete, Liuba, tace­te, ve ne prego; vi dirò... vi dirò tutto ciò ohe so...

Crucinina                      - (imperativa) Parlate, e dite la verità, se vi riesce...

Murof                            - Ho ceduto il bimbo a due sposi agiati, dopo il mio matrimonio, quando temevo che mia moglie venisse a conoscere la mia re­lazione con voi... Lo consegnai loro io stesso e lasciai al collo del bimbo il medaglione che voi gli avevate messo; mi giurarono che non glielo avrebbero mai tolto... Lo vidi ancora qualche volta... (Non sa altro, e comincia a mentire). So che stava bene, che non gli mancava nulla... poi, i suoi benefattori partirono, e se1 lo porta­rono con loro... dapprima si stabilirono a Irbit, poi a Samara o a Taganrog, non so bene...

Crucinina                      - E quando è avvenuto questo?

Murof                            - Nove o dieci anni fa.

Crucinina                      - Poi non avete saputo più nulla? Non vi siete più interessato di lui?

Murof                            - No. Alla partenza mi pregarono di non occuparmi più del Ibimho che essi volevano' adettare e nominare loro erede... Credetti di far bene a non interessarmi più...

Crucinina                      - Il nome di questa gente?

Murof                            - Capùstin... Ma non si sa dove siano andati a finire. Ho chiesto ancora pochi giorni fa ad un mio amico commerciante che viaggia continuamente e ohe un tempo sapevo in rap­porti d'affari con quei signori... Non ho potu­to saperne nulla...

Crucinina                      - (con fermezza) Io li troverò...

Murof                            - Mi permettete di dirvi la ragione per la quale ho voluto incontrarmi con voi?

Crucinina                      - (indifferente) Dite...

Murof                            - Vorrei parlarvi del passato, Liuba, e dirvi che tutto il dolore che vi cagionai mi fu restituito... La mia vita è stata un supplizio. La donna ohe fu mia moglie e che ora è morta, mi lasciò una grande ricchezza, è vero... ma ri­dusse la mia vita ad un inferno... Solo la mia giovinezza, e solo a voi, alla vostra tenerezza, al vostro gran cuore ho pensato sempre, sempre, con tormento... Quando, tre sere fa, vi sentii parlare, recitare, il mio cuore si fermò un istan­te, e mi parve di poter solo allora ripensare con gratitudine alla vita che mi fu avversa... Liuba, Liuba, io non posso osare diavi che vi amo... che vi amo ancora come allora... Perché il male che vi ho fatto è troppo grande... Ma per la bontà che è in voi, per ciò che di più caro possedete, vi supplico, Liuha... credetemi... E ditemi che cosa volete da me... chiedete, comandate, impo­nete... Io sono qui, ai vostri piedi, disposto a tutto, pur di ottenere il perdono del male che vi ho fatto...

Crucinina                      - (sorpresa) Tacete! Tacete! Le vostre parole sono inutili e non suscitano in me alcuna eco;... Vi rivolgete alla Liuba di un tem­po, ma davanti a voi non è più la fanciulla di allora, ma una donna che conosce il valore delle vostre parole...

Murof                            - Non è possibile che tutto sia com­pletamente caduto dal vostro cuore, Liuba!

Crucinina                      - Davanti a voi non c'è Liuba, ma l'attrice Elena Ivanna Crucinina! Vi proibisco di chiamarmi altrimenti, e di fingere di dimen­ticare la mia vita attuale e reale.

Murof                            - Perdonate! All'attrice mi rivolgerò in un altro modo. L'unico che si convenga. Vo­lete, signora, formi l'onore di visitare la mia casa e i miei poderi? Potrete vedere e giudica­re, e mi darete la più grande gioia se accetterete di diventare la padrona di tutto e mia niogHc.

Crucinina                      - Vi prego, non aggiungete una parola! Credevo di essermi spiegata dicendovi che ritroverò mio figlio. E' l'unica cosa che desidero. E' l'unica cosa che mi leghi al passato e che voi dovreste aiutarmi a ritrovare. Vi è questo innanzi tutto da risolvere fra noi. E ora andate. Sapete ciò che voglio! (Murof si alza, si inchina, ed esce mentre cala il sipario).

Fine del secondo atto

ATTO TERZO

Giardino della casa di Duduchin. Nel fondo s'intravede fra gli alberi la veranda illuminata del palazzo. Nel giardino, poltrone di vimini, tavolini, sedie a sdraio. E' una bella notte di luna. All'aprirsi del velario Neznamof e Mila-zorof sono seduti vicini, di fronte a Smaga, che saspira con aria annoiata. Pausa).

Milazorof                      - Che cos'hai da sospirare, Smaga?

Smaga                           - Mi annoio... Qui il quadro tradizio­nale della notte primaverile, con quella stupi­da luna dal faccione di contadina; là dentio, i soliti ricchi, borghesi e cretini, e le immancabili donne pettegole... Non è molto divertente, con­vienine...

Milazorof                      - Non capisci la poesia tu; per me, una bella notte lunare è un poema.

Smaga                           - Che io lascerei volentieri leggere a te, andandomene, sai dove?

Milazorof                      - A fare una passeggiata in bar­ca sul Volga?

Smaga                           - No, caro, sbagli. A bere e giocare alla trattoria « Degli amici allegri ».

Milazorof                      - Se facesse ancora molto freddo ti capirei, ma in questa stagione si soffoca chiu­si in quella sporca taverna.

Smaga                           - Non esagerare. « Gli amici alle­gri » è una trattoria con giardino, e se vaici con­dire i tuoi pasti con la poesia, basta aprire la finestra. La luna ti ammira, i lillà e il tiglio ti fioriscono sotto il piatto, quei pochi galli che non hanno ancora sacrificati alla cucina cantano.

Milazorof                      - Potevi far cantare dei rosigno-ìi, per completare il quadro...

Smaga                           - Mi è indifferente, io però preferisco i galli, e preferisco la trattoria a questo palazzo dove ci si annoia.

Neznamof                     - Tu non pensi che a divertirti. Ma qui, caro, quando ci invitano, non lo fanno certo per divertirci, ma Perché sperano che sa­remo noi a divertine loro.

Smaga                           - E va bene, m,a anche per giungere a queste bisogna che ci creino l'ambiente adatto.

Milazorof                      - Dopo cena, vedrai che ci sarà una maggiore animazione. (Entra la Carinchina).

Carinchina                     - Perché siete fuggiti? La Cru­cine na ha già chiesto due volte di voi, Neznamof, e non immagina certo che ve ne state qui come un gufo. Ha avuto delle parole molto lu­singhiere per voi.

Neznamof                     - Farebbe meglio a lasciarmi in pace e non parlare di me.

Carinchina                     - Se vi sentisse! Diceva or etra che avete un animo sensibilissimo e molto in­gegno...

Smaga                           - L'anima è una cosa inutile per i co­mici.

Milazorof                      - (offeso) Forse per te, che non hai inai recitato delle parti nelle quali occorra.

Smaga                           - Non vorrai farmi credere che tu ti rivolgi ogni sera alla tua amica sensibile, per ripetere da vent'anni, sia pure con pai-ole di­verse, le tue dichiarazioni d'amore. Se così fos­se, con tutti i drammi e le tragedie ebe hai reci­tato, non so che fine avrebbe fatto la tua.anima.

Milazorof                      - (un po' offeso) Per il pubblico davanti, al quale sono costretto a recitare, di sen­sibilità ne ho fin troppa...

Smaga                           - Per il pubblico certo, ma per te, in privato!... (Scuote il capo).

Neznamof                     - (pensieroso) Voraci sapere come i grandi attori si comportino nella vita. Recite­ranno anche nella vita, o vivranno' anche in pal­coscenico?

Smaga                           - (a Milazorof) Non credere di poter­gli rispondere tu, Perché lui parla dei «grandi » attori...

Carinchina                     - Io credo che il mestiere finisca per sommergere ogni altra disposizione alla vita semplice e sincera...

Smaga                           - Parlate anche per voi', Nina Palna?

Carinchina                     - Non dite sciocchezze, io ho tanto buon cuore che sono venuta a cercarvi per avvertirvi che ci si sta per mettere a tavola.

Smaga                           - (saltando in piedi) E avete tardato tanto a dirmelo? Ma non sapete che se fossi morte: di noia e di impazienza, la colpa sarebbe stata vostra? Griscia, mio caro Griscia, scuotiti d'addosso la malinconia e la filosofia e vieni con me...

Neznamof                     - Eccomi, Smaga! (Si avviano).

Carinchina                     - (sottovoce a Milazorof) E' di cattivo umore Neznamof?

Milazorof                      - Deve essere addolorato per ciò che gli ho rivelato... (Si allontanano verso la casa. Da un viale laterale sopraggiungono la Crucinina e Duduchin).

Crucinina                      - (continuando nel suo discorso) Si, Duduchin, desidero ripartire al più presto. Ieri appena mi è stata rivelata la verità sul mio figliolo.avrei voluto partire; seguire quella fra­gile pista, che mi sembrava pure l'unica ragione della mia vita; oggi capisco, che qxiesti pochi giorni che un contratto mi costringe a passare ancora qui, non saranno inutili. Le mie ricer­che se ne avvantaggeranno senza dubbio, ma che tuffo nel passato!...

Duduchin                      - Vi vorrei tanto aiutare, amica mia! E vi prego di disporre di me per qualsiasi cosa anche dopo la vostra partenza...

Crucinina                      - Grazie, Duduchin! Voi mi.avete dimostrata una preziosa amicizia e io non me lo dimenticherò... (Murof esce dal palazzo e si avvicina a Duduchin e a Crucinina).

Murof                            - Duduchin, i vostri ospiti re­clamano!

Duduchin                      - Vado subito, ma vi prego di tener compagnia alla signora sino al mio ritorno.

Murof                            - Sono felice dell'onore... (Dudu­chin si scusa e s'avvia verso la casa. Murof alla Crucinina con agitazione crescente) Liuba, vi prego, sospendete le vostre ricerche di Griscia...

Crucinina                      - Con quale- diritto mi chiedete questo?

Murof                            - Voi stessa mi costringete a farlo. Tutta la città conosce e parla della vostra av­ventura; vi siete imbattuta in quella vecchia pazza e ubriacona che vi ha sconvolta la vita. Io temo per voi e per me... Si profila uno scandalo. E siamo alla vigilia delle elezioni! Io sono uno dei maggiori latifondisti della città, e ho delle ottime speranze... Me se i vostri pet­tegolezzi determineranno lo scandalo, tutto sarà perduto...

Crucinina                      - Ancora il vostro egoismo... Ma che cosa volete che m'importi di voi e dello scandalo e della vostra stessa vita? Cerco mio figlio, io; e nulla mi tratterrà...

Murof                            - Io stesso vi aiuterò, Liuba, ma oc­corre del tempo e procedere cautamente... Voi invece girate come una pazza per la città, rac­contate ogni cosa a tutti coloro che conoscete... Vi prego, sospendete ogni cosa e partite...

Crucinina                      - Il mio contratto m'impegna an­cora per due recite. Le darò e partirò poi, quando vorrò...

Murof                            - Non siete costretta a recitare e se è per la questione finanziaria risolverò tutto io, credete...

Crucinina                      - Non ho.bisogno del vostro aiu­to e sarei pronta io a pagare qualunque somma per non rivedervi mai più... Partite voi, se la mia presenza non vi garba...

Murof                            - Oh! Liuba, non vi ritrovo veramen­te più in questa prepotenza... (Riprendendosi, minacciosamente) Ma non vi consiglio a schie­rarvi contro di me. La mia autorità in questa cittadina è incontrastata. Badate, potrei essere un temibile nemico.

Crucinina                      - (con disprezzo) Vi conosco. Siete capace di qualunque viltà... Lo so. Ma non riuscirete a farmi un male maggiore di quello che mi avete fatto. Non vi temo più, ora, e se volete... a noi due. (Duduchin si avvicina).

Duduchin                      - Volete far una passeggiata sino allo stagno?

Crucinina                      - No, Duduchin, ho freddo e preferisco rientrare. Ma non accompagnatemi, vi iprego.

Duduchin                      - Come volete, signora. (Cruci­nina si allontana. Murof e Duduchin la seguono di qualche passo parlando fra loro).

Murof                            - Ditemi, Nil Antonie, trovate che questo giovane attore abbia molta capacità?

Duduchin                      - Certo ha molta disposizione, ma è ancora 'molto giovane...

Murof                            - Che età credete che abbia?

Duduchin                      - Circa vent'anni. (Scompaiono nella casa. La scena rimane per un istante vuota, poi da destra, sopraggiungono scherzando Neznamof e Carinchina).

Neznamof                     - (con allegria forzata) Sì, Nina Pàlna, sono proprio innamorato di voi. Siete migliore di quanto supponevo.

Carinchina                     - Non è molto lusinghiera la vostra dichiarazione, ma ad ogni modo, ditemi, ohe cosa credevate di me?

Neznamof                     - Non fatemelo ripetere; non vi potrebbe far piacere...

Carinchina                     - Non siete né gentile, né ca­valleresco. E io vi dirò che in palmo luogo, ncn vi dovreste permettere di giudicare le persone, voi che siete solamente un ragazzaccio.

Neznamof                     - D'accordo. In primo luogo sono un ragazzaccio, e in secondo? (Carinchina tace) Voi donne siete tutte uguali. Alla prima parola die non vi garba vi mettere a urlare... « In pri­mo luogo non siete che un ragazzaccio »... Poi rimanete lì, senza saper proseguire, Perché, in secondo luogo, vi manca cosa dire...

Carinchina                     - (sarridendo) Alh! che per­fido!

Neznamof                     - Ecco, benissimo! Stavo appunto per dire che non sapendo enunciare qualcosa di vero, o di grave, vi attaccate alle ingiurie... per­fido, asino, cattivo, sono le gentilezze che di­stribuite sorridendo per terminare le conversa­zioni. Quando poi volete far intendere che non approvate affatto un dato discorso, le ingiurie sono' molto più gravi...

Carinchina                     - (un po' annoiata) Smettetela... Siete odioso, quando vi mettete a sparlare delle donne...

Neznamof                     - Ecco, brava! Voi siete l'esem­pio vivo di ciò che ho finito or ora di dire!

Carinchina                     - (fra offesa e divertita) Badate, Neznamof, che vi picchio!...

Neznamof                     - (offrendole una guancia) Ecco­vi! Fate! (La Carinchina gli dà dei piccoli colpi scherzosi) Ah! ecco! Ora ho tutto il diritto di vendicarmi...

Carinchina                     - Che cosa dite?

Ne/namof                      - Dico che ho tutto il diritto di vendicarmi...

Carinchina                     - E come?

Neznamof                     - Così. (Si china sulla donna, la abbraccia e la bacia) Come volete che mi ven­dichi di una donna che mi ha battuto?

Carinchina                     - (schermendosi, con civetteria) Ma siete impazzito, Griscia? Se vi avesse visto la Crucinina!...

Neznamof                     - Credete che mi preoccuperebbe molto? Non ho nessun conto da renderle!

Carinchina                     - Siete ingrato! Lei non pensa che a voi; vi protegge, vi difende; lo sapete che Duduchin mi ha pregata di evitare con lei ogni allusione che riguardi i bambini. Chissà Perché?

Neznamof                     - Cosa volete che sappia io!?

Carinchina                     - (insinuante) Probabilmente, dopo aver abbandonato il suo non vorrà nem­meno più che si parli di bambini in sua presenza, per meglio dimenticare, per non essere turbata da ricordi. Oca è celebre e può permettersi il lusso di fare quella beneficenza che le vien resa in pubblicità. Ma certo che se si conoscessero certe azioni della sua vita, l'opinione pubblica muterebbe un po'. Cosa ne dite voi?

Neznamof                     - (con amarezza e disgusto) Avete ragione... Ma io ho deciso di non cadere in que­sta rete di bontà che si sta, con tanta arte, tes­sendo attorno. E se mi si presenta l'occasione...

Carinchina                     - (insinuante) Che cosa farete?

Neznamof                     - Le dimostrerò d'aver capito il gioco. Lo ha tentato anche con me, e per poco non ci sono cascato. (Con rabbia) Proprio io... Ah! è ridicolo.

Carinchina                     - Ma caro, non avete molto tem­po per dimostrarle il vostro giusto risentimento. La sua permanenza in questa città sarà ancora brevissima. (Dopo un istante di voluta rifles­sione) Eh! certo che una lezioncina non le sta­rebbe male... Non parlo per me, naturalmente; ma voi... Vi ha giocato come un burattino. (Ri­de, un piccolo riso, cattivo, sarcastico. Nezna­mof rimane soprappensiero, con un sorriso amaro sulle labbra. Dal fondo del giardino sopraggiun­gono la Crucinina, Duduchin, Murof. Altri in­vitati formano dei gruppi sul terrazzo e in giar­dino. Due camerieri distribuiscono bevande, poi, all'ordine di Duduchin, presentano le coppe e mescono lo champagne).

Duduchin                      - (conversa amabilmente con la Cru­cinina)... infatti siamo molto trascurati in questo nostro angolo di provincia. Raramente qualche buona commedia, un po' di musica. Non rimangono che le carte e i pettegolezzi. Per questo dobbiamo essere molto riconoscenti agli attori in generale e a voi in particolare... E avremo la fortuna di rivedervi? Ritornerete a recitare fra noi?

Crucinina                      - Ncn so, Nil Antonie... non so... Lo vorrei, per voi, per la cordialità della quale sono stata circondata, ma per ora, non oso, non posso disporre con tranquillità del mio avve­nire. E ora vorrei congedarmi. E' tardi per me.

Duduchin                      - Vi prego, Elena Ivanna, ncn ci abbandonate subito. Vi chiedo mezz'ora, non più; ho disposto per un brindisi, qui, in giar­dino. (Fa un cenno ai camerieri, poi, forte) Si­gnori, propongo un brindisi alla salute e alla fortuna della mia preziosa ospite e grande at­trice, Elena Ivanna Crucinina! Hurrà!... (Tutti rispondano « Hurrà » e bevono).

Crucinina                      - Sono veramente commossa, Nil Antonie, ma vi prego di unire al mio nome quello di tutti i miei compagni di lavoro; dei miei colleghi di questa città...

Duduchin                      - E' giusto e nobile il vostro desi­derio... (Chiama) Nina Palna, Milazorof, Neznamef, Smaga. Venite! La Crucinina vuole divi­dete con voi, die siete i suoi compagni, l'augu­rio che noi facciamo a lei e a voi... (Gli attori sono attorno alla Crucinina) Hurrà! (Ancora tutti risponderanno: « Hurrà! »).

Neznamof                     - (con una eccitazione sempre cre­scente) Nil Antonie, vorrei mi permetteste di brindare alla salute delle donne che abban­donano le loro creature. Forse non ve lo aspet­tava! e questo brindisi, ima a chi, se non a me, spetta farlo?!

Duduchin                      - (sorpreso) Neznamof, che cosa dite?

Neznamof                     - Dico, che io, bastardo abban­donato, brindo alla vita lieta e allegra delle madri che lasciano i loro piccoli. Che nulla e nessuno si permetta di ricordar loro la creatu­ra sfortunata, è vero, Nil Antonie? Le loro anime sensibili potrebbero soffrire nel ricordo. I loro teneri cuori potrebbero ricordare il mo­mento del distacco. Ed è meglio non turbare la loro vita, anche se il figlio vien cacciato come un cane da una casa all'altra, maltrattato, in­sultato, picchiato. Tanto, chi lo ricorda? E Perché non è smorto? (Quasi singhiozzando) Perché non è morto? (La Crucinina piange disperata­mente) Questo, solo questo, (si apre affannosa­mente la camicia sul petto e strappa il meda­glione che porta appeso sotto) rimane al po­vero infelice; un ricordo... E quante lacrime non si versa su questo oggetto inanimato, che pur rappresenta per noi tutta la tenerezza del mondo?... (Lo butta con rabbia addosso alla Crucinina, che lo afferra gettando un grido al­tissimo).

Crucinina                      - (alzandosi come pazza e lascian­dosi cadere ai piedi di Griscia) Griscia, Gri-scia, Griscia! Figlio mio! Perdonami!... (Si af­floscia svenuta. I compagni di Neznamof si chi­nano su di lei, la raccolgono, la posano su un divano. Neznamof, inebetito, come pazzo, os­serva con attenzione, senza quasi rendersi conto di quanto è avvenuto).

Neznamof                     - Io? Io, suo figlio?...

Duduchin                      - Vi cercava, vi cercava tanto... Le avevano detto che eravate morto bambino di pochi mesi, a balia, e scio da qualche giorno aveva appreso che suo figlio era vivo... Se sape­ste quanto vi ama! Zitti... si rimette! (La Cru­cinina si rianima. Neznamof cade in ginocchio accanto a lei e dice piangendo)

Neznamof                     - Oh! manima! mamma! Sono un bambino... il tuo bambino... carpisco solo ora ohe cosa significhi esser bimbi... Mamma! mam­ma mia!...

Crucinina                      - Finalmente, Gi'iscia, bambino mio! (Stringendolo fra le braccia con tenerez­za infinita) Creatura mia! Creatura mia!...

Neznamof                     - E mio padre, mamma, dov'è?

Crucinina                      - (guardando Murof, che lentamente si sottrae) Tuo padre non merita di essere cercato, Griscia mio. Vorrei solamente ohe ci vedesse così, e capisse che questa è l'unica feli­cità che chiedevo alla mia vita... Quella che lui mi ha negala...

(Madre e figlio si stringono ancora più stret­tamente. Tutti fanno cerchio e sono commossi, mentre cala il sipario).

FINE