COLPO DI FORTUNA IN CASA ZANETTI
Commedia brillante in 3 atti
di GIOVANNI BUSATTO
Via Uruguay, 30/2 - 20151 MILANO
tel. 333.78.09.345 e.mail bubaff@fastwebnet.it
SCENA unica per i 3 atti
TEMPO - attuale
PERSONAGGI 5 uomini e 4 donne Tutti hanno parti rilevanti.
(1u e 1d ventenni circa 1u e 1d anziani gli altri di mezza et)
trama:
Una famiglia piccolo borghese. Lui, Giulio, impiegato delle poste, senza ambizioni, pungolato dalla moglie, cerca in modo scorretto di aiutare la propria carriera in attesa che si realizzi un suo sogno ricorrente: larrivo di una lettera che risolver per sempre la sua vita. Lei, Carla, casalinga appiattita dalla mediocrit, riceve una enorme, improvvisa quanto misteriosa eredit che ne risveglia i sogni di grandezza.
Cos, mentre la vita di lui sembra crollare (perder moglie, lavoro e casa), la vita di lei sembra avviata ad un brillante ingresso in societ.
C per qualcosa che le provoca un profondo indefinito disagio di cui si render conto appieno solo ritrovando le lettere di quando erano fidanzati: la rottura dellunione col marito.
Finalmente si avvera il sogno del marito e si capisce che il vero colpo di fortuna in casa Zanetti non la montagna di soldi ma la presa di coscienza che la vita non pu fare a meno di valori molto pi profondi: solo una dichiarazione damore ti pu dire qual il tuo posto giusto nella vita.
Il modo leggero e scanzonato, condito con un pizzico di sentimento, di mistero e di caricatura anche quando tratta i temi pi seri come la vocazione personale, il rapporto di coppia e la vita familiare.
Do la mia esplicita autorizzazione sia alla pubblicazione del testo e alla rappresentazione da parte delle compagnie amatoriali.
Il testo pubblicato ma non iscritto alla SIAE. Gradirei comunque essere informato delle eventuali rappresentazione anche per poter dare la relativa liberatoria.
Chiedo soltanto che le compagnie che dovessero rappresentarla, prevedano una donazione (dellentit che riterranno opportuna) a favore della associazione
AMICI DELLA FONDAZIONE FRANCO GILBERTI ONLUS
C/C Postale N 36598209 causale: contributo liberale per le attivit dellassociazione
che sostiene la FONDAZIONE FRANCO GILBERTI a Bahia (Brasile)
Informazioni sul sito www.fundacaofrancogilberti.org.br
Colpo di fortuna
in casa Zanetti
Commedia brillante in 3 atti
di Giovanni BUSATTO
a don Giuseppe Buzzi
senza il quale non ci sarebbe
laCombriccola del Baffo
e quindi nemmeno questa commedia
Personaggi:
Giulio Zanetti impiegato delle poste
Carla sua moglie
Filippo suo figlio
Antonella sua figlia
Elisabetta sua madre
Roberto Isimbardi un collega
Giorgio Pasini notaio e amico
Viola sua moglie
Leone
Lazione si svolge nel soggiorno della casa di una famiglia piccolo borghese.
La scena fissa per i 3 atti.
Primo Atto
La mattina di un giorno feriale. Quando si apre il sipario Giulio Zanetti dorme, sdraiato sul divano, in pigiama e vestaglia. Carla al tavolo e sta facendo dei conti.
Antonella: (da fuori) Mamma mi dai dei soldi? (entra, si ferma sulla porta e con un sorriso disarmante) sono rimasta a secco.
Carla: Ssst! Non gridare! Tuo padre sta dormendo qui sul divano.
Anton.: (sottovoce) Credevo fosse gi al lavoro, come al solito. Unaltra nottataccia?
Carla: Erano le tre, stanotte, quando ha avuto il suo solito incubo.
Anton.: Sempre la stessa storia.
Carla: Sempre la stessa. E credo che si sia riaddormentato verso le sei, qui sul divano.
Anton.: Ha poi accettato di vedere il medico?
Carla: Finalmente s. Gli ho preso un appuntamento per domani pomeriggio.
Giulio: (svegliandosi di soprassalto) Che ora ?
Carla: Quasi le dieci. Come stai?
Giulio: (allarmato) E tardissimo! Devo andare in ufficio!
Carla: Calmati. Ho gi telefonato che sei indisposto e che oggi non vai.
Giulio: E cosa ha detto il capufficio?
Carla: Non ha fatto obiezioni; anzi, ha detto che preferiva darti un giorno di riposo piuttosto che arrischiare ....
Giulio: Per una volta che ho scambiato Salerno con Palermo.
Carla: No. Ha parlato di due notti di lavoro per trovare e correggere tutti gli errori che cerano nella chiusura di fine mese. Comunque, il tuo capufficio stato molto gentile, anzi, (civettuola) perfino un po galante.
Anton.: Anche per me tardi, mamma! Mi dai dei soldi, allora?
Carla: No, Antonella, non posso. Ti ho dato 50.000 lire ieri e ho anchio giusto i soldi per la spesa. A proposito, Giulio, ricordati di andare in banca.
Anton.: (capricciosa) Ma mamma! Ho promesso a Federico che oggi sarei rimasta fuori a pranzo con lui.
Carla: Bene! Allora lui far il cavaliere e tu non avrai bisogno di soldi.
Anton.: Ai tuoi tempi, forse! Oggi si fa alla romana: ognuno paga per s. E lemancipazione della donna!
Carla: (sentenziosa) Io lho sempre detto che lemancipazione non era economica; ma noi donne (insinuante) sappiamo ottenere luno e laltro, vero?
Giulio: (ad Antonella) Nella tasca dei miei pantaloni, in camera da letto, ci sono 50.000 lire: prendi quelle se ti bastano.
Anton.: Le far bastare. (esce velocemente)
Carla: Smettila di viziarla! Ricordati che sei soltanto un impiegato delle poste e con lo stipendio che porti a casa non puoi permetterti tanta generosit.
Giulio: Se basta cos poco per farla contenta ... E giovane, lascia che si diverta, finch pu.
Carla: Gi, per sono io poi a dover tirare la fine del mese; ed sempre una gran fatica.
Giulio: Che brontolona sei! Ti lamenti sempre che guadagno poco e poi, quando faccio gli straordinari per arrotondare, ti lamenti che non sto abbastanza in casa.
Carla: (un po acida e un po canzonatoria) Io sognavo un marito brillante, che mi facesse star bene, comoda e senza preoccupazioni, che mi portasse in societ, di carattere forte ma tenero, gentile, premuroso (sospira con aria sognante).
Giulio: (divertito) Carla, vieni gi dalla pianta! Per avere un marito cos avresti dovuto sposare (pomposo) il notaio Giorgio Pasini, quello s ...
Carla: Gi, e invece La mia cara amica Viola arrivata prima di me e me lo ha soffiato sotto il naso ... come al solito.
Giulio: Non te la prendere, vedrai che presto la lettera del mio sogno arriver davvero. Me lo sento.
Carla: Quella lettera dovrebbe essere una bella lettera di raccomandazione da qualcuno in alto al ministero, che invece non arriver mai. Sei troppo sempliciotto! Non hai ambizioni! Se fossi io al tuo posto, lavrei cercata con tutte le mie forze, a costo di scriverla io stessa. Ma tu la ricevi soltanto nei tuoi sogni, anzi, nei tuoi incubi.
Giulio: Lo so cosa pensi, ma vedrai che sar cos: arriver una lettera che risolver per sempre tutti i nostri problemi.
Carla: (canzonatoria) E vissero tutti felici e contenti! Guarda che da tanto tempo che ci provo ma non sono ancora riuscita a trasformare con un bacio (e indica Giulio) il rospo in principe.
Giulio: Forse perch neppure tu sei la principessa delle favole.
( suona il campanello della porta )
Anton.: (entra velocemente) Questo il mio principe. Grazie, pap (gli d un bacio). Ciao mamma, ci vediamo stasera. (esce)
Carla: Lei s che una principessa, innamorata com del principe ereditario Federico Pasini (sospira). Metti che la cosa tra poco diventi seria e che, alla fine, vogliano sposarsi! Ai Pasini di sicuro non mancherebbero i mezzi per fare le cose in grande. Ma noi? Che figura ci faremmo?
Giulio: Intanto Antonella ancora cos giovane, e poi siamo amici di Giorgio e Viola da quando andavamo a scuola: non ci metterebbero certo in imbarazzo.
Carla: (acida) Ma se a Viola basta un vestitino nuovo per venire a pavoneggiarsi e a sventolarmelo sotto il naso per divertirsi alle mie spalle.
Giulio: Il divertimento glielo procuri tu, con la tua invidia.
Carla: Penso con tremore al momento del matrimonio di Antonella. Dobbiamo fare qualcosa; anzi, devi fare qualcosa.
Giulio: (sereno) Non preoccuparti, per allora la lettera sar gi arrivata e non avremo problemi.
Carla: Smettila di parlare a vanvera. Per risolvere le cose ci vogliono i fatti, caro mio, altro che ...
Viola: (entra senza suonare alla porta) Carla, ci sei? (la vede) Oh mamma mia, che spavento! Tornavo da fuori, ho visto la porta aperta e mi sono spaventata. Con tutto quello che succede oggi! Dovresti stare pi attenta, non si sa mai.
Carla: Devessere stata Antonella: uscita cos in fretta con il tuo Federico.
Viola: (che non ha ascoltato la risposta) Ah, sai, ieri ho visto in centro un negozietto con certa roba! Non ho proprio saputo resistere, cos ho comprato un vestitino azzurro e anche una camicetta. Voglio proprio farteli vedere. Vieni di l.
(mentre Viola quasi la trascina fuori, Carla guarda Giulio come se cercasse aiuto)
Viola: (prosegue) Oh, ciao Giulio. Non ti avevo visto. Come mai non sei al lavoro?
(Giulio fa per rispondere qualcosa ma le due donne sono gi fuori)
Carla: (da fuori) S, in casa, vada pure avanti.
Roberto: (entra) Ciao Giulio.
Giulio: Ciao Roberto, cosa fai da queste parti?
Roberto: In ufficio mi hanno detto che sei ammalato e cos, facendo il giro, sono venuto a portarti le novit:
Giulio: Quali novit? E gi arrivata la lettera del ministero?
Roberto: No, non una notizia cos piacevole, anzi.
Giulio: Cos successo? Dai, non tenermi sulle spine:
Roberto: Guarnieri.
Giulio: (ansioso) Oh no! Che cosa ha saputo? Avevamo fatto tutto con tanta cautela!
Roberto: Non so di preciso cosa abbia saputo ma appena arrivato mi ha guardato con fare minaccioso, ha chiesto dov Zanetti, e si infilato dritto nellufficio del capodivisione.
Giulio: (disperato) Lo sapevo! Lo sapevo che questa faccenda sarebbe finita male.
Roberto: Ma perch? Da sempre fa carriera solo chi ha raccomandazioni dallalto; guarda te: apprezzato da tutti, anche dai capi, eri a un passo dalla promozione. Arriva Guarnieri che nessuno pu sopportare, e con la sua letterina in tasca ti sta soffiando il posto solo perch un intrigante.
Giulio: Lo so. Il guaio che io non ho un padrino in alto che agevoli la mia carriera.
Roberto: E come no! Il Primo Dirigente dellUfficio Affari del Personale del Ministero delle Poste e Telecomunicazioni; nientemeno.
Giulio: Smettila di riempirti la bocca di paroloni! Questa volta labbiamo fatta grossa! Se si scopre (e chiss se Guarnieri gi venuto a saperlo) che la lettera del Primo Dirigente per la mia promozione labbiamo scritta noi, potrebbe essere il licenziamento di Antonio, che ha procurato la carta intestata del Ministero, tuo, forse, e sicuramente mio che ho falsificato la firma del Primo Dirigente.
Roberto: Oh, come la metti gi tragica! La firma era falsificata alla perfezione e poi, te la meriti o no questa promozione?
Giulio: Adesso non so. Forse non pi! Capisci ora perch di notte ho gli incubi?
Roberto: Tu sei troppo onesto! Sei talmente onesto e serio che ti meriteresti la promozione anche solo per questo. Siccome per tardava ad arrivare, le abbiamo dato una spintarella, ecco! Tranquillizzati dai, e pensa a quanto sar contenta tua moglie alla notizia della promozione e dellaumento di stipendio.
Giulio: Non parlarmi di mia moglie! Allidea che venga a sapere quello che abbiamo fatto, gi mi tremano le gambe.
Roberto: Ma non avevi detto che lei stessa, involontariamente, te lo aveva suggerito pi volte. Perch ora dici che non approverebbe.
Giulio: Perch so cosa direbbe se venisse a sapere che lho fatto io! Non solo direbbe che questa unazione immorale, disonesta e da codice penale, ma direbbe anche che il modo di far carriera degli incapaci. E mi vedrei rovinato quel poco di stima che ancora ha per me.
Roberto: Ah, quindi tua moglie non lo sa.
Giulio: Non lo sa e non dovr saperlo mai.
Roberto: Bene, avvertir subito tutti gli altri.
Giulio: Come tutti gli altri?
Roberto: (imbarazzato vedendo il disappunto di Giulio) Beh, sai, solo qualche amico fidato, tuo, mio, ...
Giulio: E di Guarnieri! Che si infilato subito nellufficio del capodivisione. Che disastro! Converr che oggi pomeriggio venga in ufficio.
Elisabetta: (entra senza suonare) Dove vai tu, oggi pomeriggio?
Giulio: Devo andare in ufficio, mamma.
Elisab.: (trattandolo come un bambino) No, no, no. Tu sei malato e oggi tu non esci. La tua mamma venuta apposta per curarti.
Giulio: (evidentemente a disagio) Mamma, ho gi pi di quarantanni, sono sposato, ho due figli grandi, ..
Elisab.: (lo interrompe) E stata giusto tua figlia a dirmi che sei ammalato. Lho trovata poco fa e, a quanto pare, aveva ragione. Sei cos pallido! ... Mah, a questora, ricevi ospiti in vestaglia?
Giulio: Oh, scusa mamma! Non ti ho presentato Roberto Isimbardi, mio amico e collega.
Roberto: (a disagio per il modo di Elisabetta di trattare Giulio) Piacere, signora. (da ora cercher continuamente uno spiraglio nella conversazione per dire che vuole andarsene).
Elisab. (con distacco) Piacere. (a Giulio) Amico pu darsi, ma collega ... non direi: (squadra la divisa) tu non sei un portalettere, tu sei in ufficio e presto sarai capufficio non appena si accorgeranno di quanto vali; vero Giulietto?
Giulio: (fino a quel momento, oltre allevidente disagio di come trattato dalla madre, fa di tutto per impedirle di notare un quadro alla parete) Mamma, perch non prepari un caff, cos lo offro anche al mio amico?
Roberto: Non si disturbi, signora, grazie, sto andando via.
Elisab.: Tua moglie non c?
Giulio: E andata un attimo di l con la signora Pasini.
Elisab.: E ti ha lasciato solo! Cos, ammalato! (scuote la testa in segno di disapprovazione).
Giulio: Sto molto meglio ora.
Elisab.: Ma non ti far male il caff? Meglio che ti prepari un bel brodino con la cipolla: un toccasana per tutto. Lo diceva anche la mia povera mamma ( alza gli occhi al cielo) buonanima.
Giulio: S, e al mio amico offro il brodino con la cipolla? Mamma, ti ho detto che ora sto molto meglio.
Elisab.: Va bene, va bene. Ci pensa la tua mamma. Faccio in un attimo. (esce)
Roberto: Davvero devo andare, sono in ritardo per il giro. Ti terr informato sulla situazione. Comunque, se oggi pomeriggio vieni in ufficio meglio.
Giulio: (lo accompagna) Sar l per il rientro dal pranzo. Ciao e grazie.
(Roberto saluta ed esce. Subito dopo Giulio si affretta a cambiare il quadro sulla parete con un altro bruttissimo che era nascosto l vicino, appena in tempo per il rientro di Elisabetta)
Elisab.: Eccomi, il caff sul fuoco. ... Ma il tuo amico dov?
Giulio: Ha dovuto andare, era in ritardo per le consegne.
Elisab.: Senza salutare? Che maleducato! ... Beh, meglio! Cos potrai raccontare alla tua mamma che cosa ti fa stare cos male.
Giulio: Non che stia male fisicamente. E che da un po di tempo faccio un sogno strano: sto aspettando con ansia una lettera, non so cosa ci sia scritto ma so che decisiva per la mia vita perch risolver per sempre tutti i miei problemi. Da qualche tempo, per, mi capita che, appena la prendo in mano per leggerla, prende fuoco lasciandomi tutte le mani ustionate e una grande agitazione in corpo.
Elisab.: Oh, povero Giulietto mio!
Giulio: Subito dopo mi sveglio di soprassalto, tutto sudato. Quando mi succede sono sfinito e con i nervi a pezzi. Per questo Carla, stamattina, mi ha lasciato dormire fino a tardi.
Elisab.: (sente il caff) Uh, pronto il caff. (esce velocemente e rientra poco dopo con due tazze e il caff. Giulio nel frattempo raddrizza il quadro che nella fretta di prima era rimasto storto. Elisabetta siede rivolta verso il quadro bruttissimo) Comunque, conosco io un bravo psicanalista che sicuramente ti spiegher il significato del tuo sogno.
Giulio: S! Quelli sono capaci di tenerti in analisi per degli anni senza ottenere altro risultato che la realizzazione dei loro sogni. Con quello che costano, non posso permettermelo, mamma, chi vuoi che me lo paghi?
Elisab.: (che nel frattempo si messa a fissare il quadro bruttissimo sulla parete) Tuo padre.
Giulio: Ma mamma, pap morto da cinque anni!
Elisab.: No. Tuo padre, dicevo, lautore di questo quadro. Vedo che lo hai riappeso. Mi fa piacere perch questo significa molte cose.
Giulio: Cio?
Elisab.: Che hai buon gusto, per esempio; che ci tieni ancora alla tua famiglia e a far contenta la tua mamma; e che, finalmente, in questa casa comandi tu. (Giulio, di nascosto, commenta con smorfie, le affermazioni della madre)
Giulio: Ma lo sai che anche Carla ha detto che, guardandolo proprio bene, si pu trovarlo bello? Lo trova per pi adatto alla casa di campagna.
Elisab.: (allarmata) Non vorrai portare questo bel ricordo del tuo pap in un posto cos lontano, vero?
Giulio: No, no. Era solo unidea, cos ...
Elisab.: Ma la lo vedresti cos di rado!
Giulio: Appunto! ... (occhiataccia di Elisabetta - Giulio cerca di rimediare alla gaffe) Ehm, appunto per questo, dicevo, lo abbiamo appeso li, per vederlo sempre.
Elisab.: Riporto queste tazze in cucina.
(Elisabetta esce, Giulio si mette a leggere il giornale, Carla entra tutta agitata)
Carla: Cosa ti avevo detto? Tutto questo tempo a pavoneggiarsi con quel vestitino azzurro che si comprata. Come se le stesse bene! Scommetto che sarebbe stato meglio a me ... e invece non me lo ha nemmeno lasciato provare. E pensare che lavevo visto prima io in quel negozio. (saccorge che Giulio continua a leggere senza ascoltarla) Ehi, sto parlando con te, sai?
Giulio: S, cara, che cosa c?
Carla: C che, ancora una volta, Viola arrivata prima di me ... e mi ha soffiato una cosa che mi piaceva, ecco cosa c! (vede il quadro sostituito) Ma perch hai riappeso questa crosta infame, lo sai che non posso vederla. (e fa per toglierlo)
Giulio: (scatta in piedi, la zittisce e glielo fa riappendere) Lascialo dov, per favore.
Carla: (canzonatoria) Ah, arrivata la mammina. O dovrei dire la regina madre? Va bene, ma appena se ne va, si toglie, eh!
(squilla il telefono)
Carla: Pronto? Ciao Giorgio ... no, non successo proprio niente, perch? ... ma guarda che io non ho ricevuto nessun avviso di venire da te stamattina alle dieci. (appena sente Giorgio, Giulio esce velocemente e rientra subito dopo con una lettera che consegna a Carla) Ah, s. Giulio me lha data ora. Senti, mi dispiace, il tempo di cambiarmi ... Ah, bh, se devi gi venire a casa ... Sei sempre molto gentile. Allora ti aspetto qui. A pi tardi, ciao.
Giulio: (come un bambino scoperto a fare una marachella) Carla, scusami, lavevo dimenticata un tasca della giacca.
Carla: Suma propi bin ciap, come direbbe la zia Isotta di Mondov! Ho un marito che, non solo mi apre le lettere, ma non me le consegna neppure.
Elisab.: Non strapazzarlo! Non vedi che non sta bene, poverino?
Carla: (subito ridimensionata e sottomessa) Buon giorno, mamma. Come mai da queste parti?
Elisab.: Sotto i portici ho incontrato due colombi che tubavano ... Antonella mi ha detto che il mio Giulietto stava poco bene e sono venuta a vedere. Gli ho fatto anche il caff! (sarcastica) Ce n una tazza anche per te, se vuoi. E ancora caldo.
Carla: No, grazie, sono gi abbastanza nervosa per conto mio.
Elisab.: Cosa farai da mangiare al mio Giulietto? Ho visto che il frigorifero vuoto!
Carla: Stamattina dovevo giusto andare a fare la spesa, ma poi ho avuto dei contrattempi ... Qualcosa aggiuster.
Elisab.: Cara, quando il mio Giulietto viveva con me, mi preoccupavo sempre prima di come farlo contento. Altro che aggiustare qualcosa. (a Giulio) Perch oggi non vieni a pranzo da me, (sottovoce, tra i denti) almeno mangerai qualcosa.
Giulio: Grazie mamma, ma oggi approfitto dellassenza dei ragazzi per uscire a pranzo con Carla; da tanto che glielo prometto e mi sempre mancata loccasione.
Elisab.: Fai come credi, ma attento a quello che mangi! E non andare in uno di quei postacci moderni, pieni di ragazzini, dove si mangiano quei cosi con tutte quelle porcherie piccanti seduti in quattro ad un tavolino grande quanto un francobollo da 25 lire: come si chiamano?
Giulio: No, mamma, non ho intenzione di andare in un fast food.
Elisab.: Ecco, bravo, quelli l. Comunque, adesso io vado, cos ho il tempo di preparare, nel caso tu cambiassi idea. Ciao Giulietto. Ciao Carla. (bacia Giulio ed esce)
Carla: Ciao, mamma. (poi, appena uscita Elisabetta, furibonda) Quando fa cos proprio non la posso sopportare. Ma perch mi tratta cos; anzi, ma perch ti tratta cos. Siamo sposati da pi di ventanni e sembra che, se non ci fosse lei ad accudirti ... da buona mamma ...
Giulio: Abbi pazienza, lascia stare. E diventata cos da quando non c pi mio padre.
Carla: A dir la verit sempre stata molto altezzosa e di te si sempre vantata, a proposito e a sproposito.
Giulio: Pago il prezzo di essere figlio unico. Ma ora calmati, dai.
Carla: A partire dal nome. In privato ti chiama (e pronuncia con una smorfia di disgusto) Giulietto, ma lho sentita io, in pubblico, chiamarti con il tuo nome per esteso: Giulio Cesare. Commetto che si vanta anche di chiamarsi Elisabetta come la regina dInghilterra. (e sta per cambiare il quadro bruttissimo alla parete quando ...)
Elisab.: (riappare allimprovviso e con tono dispettoso ...) In Inghilterra anche la Regina Madre si chiama Elisabetta, come me. Lo sapevi? Giulio, dimenticavo, appena stai meglio vieni a casa che devo spostare un mobile. Ciao. (esce)
Carla: Hai sentito? Cosa ti dicevo! (fa per staccare di nuovo il quadro dalla parete, ma .non osa pi)
Giulio: Via, non te la prendere. Dopo tutto la mia mamma.
Carla: E pensare che sono ventanni che la chiamo mamma anchio. Se avessi saputo!
Giulio:Tu sei una persona gentile e hai pensato di farle piacere accettando il suo invito a farlo.
Carla: E cos cominciato il suo dominio anche su di me. Comunque, lasciamo perdere. Dov quella lettera? Ah, eccola. Guarda che tra poco arriva Giorgio, sar meglio che tu vada a vestirti.
Giulio: S, vado subito. (esce)
Carla: (rilegge la lettera per rendersi conto di preciso) Signora Carla Gervasini Zanetti, via ... La signoria vostra convocata presso questo studio il 13 ottobre corrente alle ore 10, per importanti comunicazioni che La riguardano. E indispensabile un documento di identit e il numero di codice fiscale. Notaio Giorgio Pasini. ... Accidenti! Era proprio per stamattina. Che figura abbiamo fatto. Meno male che Giorgio nostro amico. ... Indispensabile codice fiscale e un documento di identit? Caspita! Giorgio mi conosce bene e non ha bisogno di documenti per sapere chi sono ... a meno che non debba trascriverne il numero su dei documenti ufficiali. E il codice fiscale? Aspetta, al telefono ha parlato di cessione, successione o qualcosa del genere; qui ci devono essere in ballo dei soldi! (pensosa) Dal suo tono non ho capito se tanti o pochi ... (si guarda intorno) speriamo almeno che si possa sistemare un po questa casa, sposare Antonella come si deve, ...
(suona il campanello della porta)
Carla: Chi ?
Viola: (da fuori) Viola.
Carla: E aperto, vieni.
Viola: Ciao cara, sto mandando la cameriera e lautista a fare la spesa; ti serve qualcosa?
Carla: Grazie, ma non ci ho ancora pensato.
Viola: Dai, non fare complimenti; intanto che vanno o per me ...
Carla: (irritata per il tono di affettata superiorit di Viola) Sei molto gentile, cara, per stamattina non mi serve niente, grazie: (con intenzione) Giulio e io andiamo a pranzo fuori.
Viola: Festeggiate qualche ricorrenza?
Carla: No, perch?
Viola: Che io sappia non siete grandi frequentatori di ristoranti. Ti lascio, cara, ho molto da fare. (esce)
Carla: ( furiosa, guarda la lettera che ha ancora in mano e riprende il suo ragionamento sotto linflusso dellinvidia e dellirritazione provocatale dallamica) Spero proprio che questi soldi siano tanti; mi prenderei certe rivincite: casa, cameriera, autista, ... (pensa come se cercasse mentalmente qualcosa, poi diventa raggiante per una trovata che la entusiasma) ... Ecco, Viola non ha un ... (si tappa la bocca come a voler mantenere il pi assoluto segreto) Se lo avessi prima di lei, morirebbe dinvidia; lo vorrebbe immediatamente anche lei , ma finalmente, per una volta, sarei arrivata prima io. (sognante) Sarei sistemata per sempre ... ma quello che dice sempre Giulio parlando della lettera del suo sogno ... devessere questa la lettera che lui aspetta , solo che ha sbagliato destinatario. (chiama eccitata) Giulio, Giulio, arrivata la tua lettera, quella del tuo sogno.
Giulio: (entra semisvestito) Cosa?
Carla: E arrivata la lettera del tuo sogno, quella che ci sistema per tutta la vita, guarda.
Giulio: Ma quella la lettera di Giorgio, (la prende e la esamina) non mi pare dica niente di particolare, e poi non nemmeno indirizzata a me. Bisogna parlare con lui prima di ...
Carla: Ma non capisci? Importanti comunicazioni, documento di identit, codice fiscale, ci devono essere in ballo dei soldi.
Giulio: S, comunicazioni giudiziarie , documento di identit per verificare che proprio tu non hai pagato le tasse: vedi codice fiscale. E poi: denunce, avvocati, tribunali, arretrati, multe, interessi: andiamo in miseria e perdiamo anche quel minimo di reputazione che abbiamo. Ecco come questa lettera ci sistema per tutta la vita.
Carla: (ridendo) Dai, non scherzare. Prima di tutto quella catastrofe non sarebbe di competenza di un notaio. E poi, al telefono, Giorgio non aveva un tono cos apocalittico, anzi, ha parlato di cessione, successione o qualcosa del genere.
Giulio: E morto qualcuno dei tuoi parenti?
Carla: No, che io sappia. ... Il nonno Ottavio, forse.
Giulio: No, ha 96 anni ma neanche una lira. Forse tuo zio Eugenio ... No, non pu trattarsi di lui, ha solo debiti.
Carla: Magari la zia Isotta: lei ha dei terreni in Piemonte.
Giulio: 3 ettari, divisi in quattro comuni diversi e ci vivono sopra gi in 10 persone. No, non possibile. Meglio non farsi illusioni. Hai detto che Giorgio arriva tra poco? Vado a finire di vestirmi, chiamami quando arriva.
Carla: Ma la convocazione per me! Forse mi aveva chiamata in ufficio proprio per parlarmi ... da sola.
Giulio: Ma non hai detto proprio tu, poco fa, che quella la lettera del mio sogno? Mi sembra ovvio che sia curioso di saperne di pi.
Carla: Ne parler prima con Giorgio. (Giulio esce scrollando le spalle. Carla comincia a mettere in ordine la stanza ma solo per calmare lagitazione, poi si ferma di colpo: ) No! Ho bisogno di bere qualcosa: un po dacqua , s, un bel bicchiere dacqua fresca. (ed esce risolutamente verso la cucina)
Filippo: (entra cauto e guardingo) Finalmente, credevo che non se ne andassero pi. Sono dieci minuti che aspetto qui in anticamera. (ha in mano un pezzo di motocicletta tutto sporco ed lui stesso sporco le mani e il viso) Se la mamma cos agitata sar meglio che non mi faccia vedere cos conciato e con la moto rotta ... credo proprio che andrebbe su tutte le furie. (fa per prendere un giornale in cui avvolgere il rottame ma non fa in tempo perch sente la voce di Giulio)
Giulio: (da fuori) Carla, sai dov la mia cravatta?
Carla: In soggiorno, te la porto.
(Filippo si nasconde dietro il divano portandosi dietro il rottame, ma lasciando fuori posto il giornale. Carla entra con vassoio e bicchieri, lo lascia, prende la cravatta, vede il giornale, resta un attimo perplessa ma poi lo mette a posto ed esce senza accorgersi di Filippo che esce subito dopo dal suo nascondiglio senza il rottame)
Filippo: Caspita, per un soffio. Devo sbrigarmi. (riprende il giornale e torna dietro il divano per avvolgere il rottame) Accidenti che guaio! Ho sporcato tutto qui dietro; meglio che pulisca subito, prima che se ne accorga. Gli strofinacci sono qui in anticamera.
(mette il rottame col giornale dietro la poltrona ed esce appena in tempo per non essere visto da Carla che entra con delle bibite che appoggia sul tavolo. Filippo rientrando cerca di non essere visto e poi si mette a pulire mettendosi in modo che Carla, rientrando subito dopo con dei tovagliolini e vedendone solo il sedere, non lo riconosca e si spaventi)
Carla: (grida) Ah! Giulio, c un uomo in casa!
Filippo: (si alza di scatto, anche lui colto di sorpresa) Mamma, sono io.
Giulio: (entra allarmato) Che succede?
Carla: (a Filippo) E cosa fai l, messo come un cane? E cos quel rottame lercio?
Filippo: Un pezzo della mia moto, mamma, (candido)si rotta.
Carla: Ancora? E la terza volta in due mesi. Pi che un mezzo di trasporto, quella moto una falla nella fragile barchetta delleconomia di questa casa. (a Giulio) E tu, che sei il padre, non dici nulla? Non fai nulla?
Giulio: Va bene se gli compro una moto nuova? Almeno non si romperebbe tanto spesso?
Carla: (prima lancia unocchiata fulminante a Giulio, poi dice a Filippo con tono che non ammette repliche) Guarda come sei conciato! Vai subito a lavarti, che aspetto gente. E portati via quel rottame!
Filippo: Si, mamma. (raccoglie il rottame ed esce. Anche Giulio fa per uscire)
Carla: No, tu fermati che voglio parlarti. Tu la devi smettere di difenderlo quando lo sgrido. Dovresti, invece, essere tu a riprenderlo, a correggerlo: dopo tutto sei tu il padre.
Giulio: Non dubitare che, se ce ne fosse bisogno, non mancherei di farlo. Ma non vedi? In fondo un bravo ragazzo pieno di vita, ma senza grilli per la testa.
Carla: Quella moto mi preoccupa: si rompe troppo; potrebbe farsi male ... e ci costa un sacco di soldi in riparazioni.
Giulio: Abbiamo due fortune: gli piacciono le moto depoca, ed ha avuto quella Gilera del 49, gratis, da mio padre.
Filippo: (si affaccia appena) E terza, le riparazioni le faccio io, artigianalmente.
Carla: Ecco perch si rompe sempre! Tu torna di l, da maleducati origliare alle porte. (Filippo se ne va) E poi non fa nulla tutto il giorno.
Giulio: Questo non vero, si arrabatta come pu: ogni tanto fa qualche lavoretto in giro. Lo sai com difficile trovare un posto fisso prima del militare.
Carla: Comunque, ora vai di l e gli parli.
Giulio: Ma cosa vuoi che gli dica?
Carla: Parlagli della responsabilit, della partecipazione alla vita della famiglia ... Oh, insomma, sei tu il padre, no? Devi sapere tu cosa dirgli.
(Giulio esce mentre Carla ricomincia a riassettare la stanza, parlottando tra s e guardando continuamente lorologio con impazienza, finch suona il campanello della porta. Va ad aprire.)
Carla: Oh, Giorgio, finalmente.
Giorgio: Sono arrivato appena ho potuto, anche perch non ho molto tempo.
Carla: E una cosa lunga?
Giorgio: Pi che lunga complessa da chiarire nei particolari.
Giulio: (rientra) Ah, eccoti, mi pareva di aver sentito il campanello.
Carla: (Carla lo prende in disparte) Giulio, ma non intenderai sul serio essere presente mentre parlo con Giorgio, vero?
Giulio: E perch no, scusa!
Carla: Giulio non fare il ficcanaso. La convocazione indirizzata a me, vedi? Carla Gervasini . E se tu me la avessi data in tempo, a questora sarei nellufficio di Giorgio ... senza di te.
Giulio: E invece tu e Giorgio siete qui, a casa mia, dove sono anchio.
Giorgio: (che da questo momento comincia a dare segni di fretta) Se non vi dispiace preferirei non perdere tempo in chiacchiere.
Carla: Ma allora lui pu restare?
Giorgio In verit, la cosa riguarda te. Ma perch impedirgli di essere presente? Dopo tutto tuo marito.
Carla: Gi, due cuori e unanima sola.
Giorgio: Stessa famiglia, stessa vita. Resta pure, Giulio, la pratica non ti riguarda direttamente ma di sicuro ti interessa. Cominciamo.
Carla: (lo interrompe) Scusa, posso offrirti qualcosa di fresco, un caff ...
Giorgio: Niente, grazie, andiamo avanti.
Carla: (lo interrompe di nuovo) Ma perch mi hai mandato una lettera per convocarmi nel tuo studio? Non potevi dirmelo a voce?
Giorgio: Perch la pratica prevede la convocazione scritta. Vogliamo cominciare ora?
Carla: Si, certo. Dicevi che una cessione o una successione; che differenza c?
Giorgio: (sta per sbottare ma la sua buona educazione lo trattiene; per con lo sguardo e piccoli gesti chiede a Giulio di trattenerla) Te lo spiego in un altro momento. Comunque questa una specie di successione, ossia uneredit.
Carla: (che comincia a starnutire ripetutamente) Oh, mio Dio! E morto qualcuno dei miei parenti? Io non ne ho saputo niente; chi ?
Giulio: Carla, per favore, calmati e lascialo parlare. Se continui a parlare tu, come facciamo a sapere cosha da dirci?
Carla: Hai ragione ... Scusa, vai avanti ... Anzi, no, aspetta. Giulio, vai a prendermi una bottiglia dacqua.
Giulio: Laranciata non va bene?
Carla: No, per calmare gli starnuti mi occorre lacqua.
Giulio: Va bene, va bene. Torno subito. (esce)
Carla: Ma deve proprio restare? Non meglio che ... (Giulio rientra con una bottiglia dacqua) ... Come hai fatto presto!
Giulio: Giorgio ha fretta.
Giorgio: Appunto. Dunque, dicevo, uneredit che ti viene dal Canada, da un certo signor Carlo Donati.
Carla: (lo interrompe) Devessere quello zio morto in guerra in onore del quale mia madre ha voluto chiamarmi Carla.
Giulio: Ma cosa dici! Come fa ad essere morto nella guerra del 15/18 se ti lascia uneredit adesso.
Carla: I tempi della burocrazia sono molto lenti.
Giorgio: (imponendosi) Questo signor Carlo Donati emigrato in Canada per ragioni politiche durante il fascismo e l pare abbia fatto fortuna.
Carla: Come pare, non sicuro?
Giorgio: (ha perso la pazienza) Scusa, Carla, forse meglio che venga in un altro momento, con pi calma. (e fa per alzarsi ed andarsene)
Carla: (sbalordita) E mi lasci con una notizia del genere a met?
Giorgio: Ma tu mi interrompi di continuo. Tra starnuti e domande non riesco neppure a cominciare.
Carla: Hai ragione, scusami tanto. E che quando sono emozionata non riesco a trattenermi. E una reazione nervosa. Devo essere allergica alla fortuna.
Giorgio: Me ne sono accorto.
Carla: Comunque, ora me ne sto qui buona a d ascoltare.
(subito suona il campanello della porta. Giulio va ad aprire mentre Giorgio d segni di impazienza)
Viola: (entrando) Mio marito qui?
Giorgio: (subito addolcito) S, cara, eccomi.
Viola: (rimproverandolo) Ma un quarto dora che sono pronta. Ho perfino telefonato in ufficio per sapere doveri.
Giorgio: Ho ... una pratica da sbrigare con Carla.
Viola: (come se dicesse a Carla: Visto che vado anchio fuori a pranzo con mio marito?) Ma caro, faremo tardi al ristorante; ho prenotato per la una. Non puoi smettere e continuare unaltra volta? Guarda, mi sono messa perfino il vestitino nuovo, tutto per te!
Carla: (a Giorgio) Non te ne andrai lasciando il discorso a questo punto, vero? Giulio, diglielo anche tu.
Viola: Ma cosa sar questa cosa cos importante: hai problemi col fisco? O hai vinto alla lotteria?
Carla: (irritata) Nessuna delle due cose.
Viola: (decisa) Di, Giorgio, vieni. Sai che non mi piace far tardi.
Giorgio: Lasciaci ancora qualche minuto; far pi presto che posso.
Viola: Daccordo, ma sbrigati. (esce nervosamente)
Giorgio: Torniamo a noi. Questo signor Donati, dicevo, era il titolare di unindustria ora liquidata del cui valore, secondo il testamento, tu sei lunica erede.Facendo un calcolo approssimativo, credo che dopo le pratiche valutarie e fiscali rimarranno tra i venticinque e i trenta ... miliardi.
Carla e Giulio: Miliardi !?!
Carla: (ricomincia a starnutire rumorosamente ) E sarebbero nostri? Tutti? Oh, mi sento mancare. (finge di svenire)
Giulio: (la soccorre) Su, cara, non niente. Non star male; non adesso! Stai tranquilla, cara, non ti lascer da sola, affronteremo insieme la situazione.
Carla: Giulio, vai a prendermi la medicina dentro la mia borsa in camera da letto.
Giulio: S, cara, subito. (esce)
Giorgio: Come ti senti, ora?
Carla: (ben sveglia, tradendo la finzione dello svenimento) Hai sentito? Te lavevo detto che era meglio che lui non ci fosse.
Giorgio: Ma perch?
Carla: Perch ha gi pensato di metterci le mani sopra: Non ti lascer sola; affronteremo insieme la situazione.
Giorgio: (rimproverandola) Carla, ma tuo marito.
Carla: Ma i soldi sono solo miei, vero? ... Oppure, per la legge della comunione dei beni ... Accidenti, ma perch non abbiamo scelto la separazione! Oh, ma scommetto che facciamo ancora in tempo, vero?
Giulio: (entrando) In tempo per che cosa?
Carla: (cambiando discorso) Per ... per andare a pranzo fuori: bisogna festeggiare.
Giulio: Certo che dobbiamo festeggiare.
Carla: Hai trovato la medicina?
Giulio: No.
Carla: Ora ricordo, sul mobiletto del bagno.
Giulio: Va bene. (esce)
Carla: Allora cosa mi dici?
Giorgio: Stai tranquilla. Leredit tua e solo tua.
Carla: Ma da quando?
Giorgio: Occorrer qualche tempo, ma non molto. Ti sapr dire.
Giulio: (rientra con una scatola di medicinali) Saprai dire che cosa?
Carla: Ma come sei veloce oggi!
Giorgio: (preparandosi per andarsene) Quando potrete cominciare a godervi i vostri miliardi. Ora devo proprio andare... Della carta didentit e del codice fiscale ho gi preso nota ... Ci saranno dei documenti da firmare ma vi avviser man mano. Arrivederci.
(esce lasciando Carla e Giulio un po frastornati che si guardano con aria interrogativa mentre si chiude velocemente il sipario)
Fine primo atto
Secondo atto
(stesso ambiente con qualche modifica nei particolari - giorno - al posto del quadro bruttissimo ora campeggia un bel quadro con cornice raffinata - nessuno in scena, suona il campanello della porta)
Leone: (Il maggiordomo in livrea, sulla sessantina, va ad aprire attraversando tutta la scena. La battuta detta fuori scena) Buon giorno signora, si accomodi, prego. (rientra con Elisabetta)
Elisab.: Grazie. (guardandosi intorno come per verificare dove si trova)
Leone: In cosa posso esserle utile?
Elisab.: Ma ... se non ho sbagliato casa, lei chi ?
Leone: Mi chiamo Leone, signora, e sono il maggiordomo che la padrona ha messo alla direzione di questa casa.
Elisab.: Maggiordomo? Alla direzione di questa casa? Incredibile! Perch, c altra servit?
Leone: Naturalmente, signora, per il momento altre tre persone oltre me.
Elisab.: Naturalmente? Per il momento? (canzonatorio, come per dire il massimo dellassurdit) Vuoi vedere che, magari, adesso abitano pure tutti qui!
Leone: (sorridendo pazientemente) Non ancora, signora. Il servizio diventer residenziale soltanto dopo il trasferimento nella nuova casa che la padrona sta cercando e che sicuramente preveder unala riservata alla servit.
Elisab.: Caspita, non si bada a spese.
Leone: La padrona molto generosa.
Elisab.: La padrona una gran spendacciona, io direi.
Leone: (imperturbabile) Dipende dai punti di vista, signora.
Elisab.: E da quando c stata questa rivoluzione?
Leone: Sono soltanto pochi giorni, signora. Ma ora mi permetta di annunciarla alla padrona; chi debbo dire?
Elisab.: (che intanto si guarda intorno per scoprire altri segni di cambiamento e vede un altro quadro al posto di quello del marito) Leone, lei si chiama cos, vero? Qui cera un quadro diverso da questo.
Leone: Esatto, signora ma ... quando le ho detto che quel quadro nuoceva allo stile e alla finezza di questa casa, la padrona stata ben contenta di sostituirlo con questo che io stesso ho avuto il privilegio di poterle suggerire.
Elisab.: E quel quadro, ora, dov?
Leone: In questo momento si trova dietro larmadio delle scarpe, in fondo al corridoio.
Elisab.: (furente) Il signor Giulio in casa?
Leone: Spiacente, signora, ma c la padrona. Se vuole avere la compiacenza di favorirmi il suo nome la annuncio subito. Lei ha un appuntamento?
Elisab.: (sbotta) Questo il colmo. Io sono Elisabetta Zanetti e qui ci vengo senza appuntamento dato che sono la madre del padrone di casa. E sarei entrata anche senza di lei, sa?, (sbatacchiando nervosamente il mazzo di chiavi che non ha potuto usare) se non avessero cambiato la serratura della porta!
Leone: (imperturbabile) Perdoni, signora, non mi avevano avvisato del suo arrivo. La annuncio subito. Con permesso. (esce)
Elisab.: Non fai in tempo ad andare due settimane a Rapallo che al ritorno ... niente, una rivoluzione! Chiss cos successo!? E il mio Giulietto? E da stamattina appena arrivata che lo chiamo in ufficio, senza trovarlo. Vengo qui e trovo: il maggiordomo, il quadro del mio povero Armando dietro larmadio delle scarpe, quello l che chiama Carla: padrona, servit, ... Non ci capisco pi niente! Neanche avessero vinto un sacco di soldi al totocalcio o alla lotteria! Ma non mi hanno detto niente!? (resta un attimo pensierosa) Un momento! Quel pappagallo di un maggiordomo con il suo chi debbo annunciare mi ha bloccata qui come se fossi unestranea. Ma io, qui, sono di famiglia e adesso vado io di l da Carla a farmi spiegare. (si dirige con decisione verso la porta dove incontra Carla che la fa tornare indietro).
Carla: (con tono affettato, formale e ironico per mettere distanza tra lei e la suocera) Signora Zanetti. Che piacere rivederla. Come mai da queste parti? La credevamo ancora a Rapallo con le signore della terza et.
Elisab.: (colta di sorpresa, quasi balbetta) Ciao Carla, sono tornata stamattina e volevo salutarvi.
Carla: Grazie, molto gentile da parte sua.
Elisab.: Ma Giulio dov? Lho cercato in ufficio ma mi hanno detto che non cera.
Carla: Ma non restiamo cos in piedi! Saccomodi, la prego. ... S, il suo capodivisione ha affidato a Giulio un incarico fuori citt; dovrebbe tornare domani.
Elisab.: (riprendendosi) Allora devo chiederlo a te: cos tutta questa messinscena?
Carla: Quale messinscena?
Elisab.: Come quale messinscena! Questa qui, no? Cosa successo? Sono venuti i ladri?
Carla: (con una risata) Ma no! Che ladri? Cosa centra?
Elisab.: Non lo so. Lo sto chiedendo a te. E tutto cos cambiato! Mi chiami signora Zanetti e mi dai del lei, c il maggiordomo e non so quanta servit, hai messo il quadro del tuo povero suocero dietro larmadio delle scarpe, hai perfino cambiato la serratura della porta! Ho la sensazione che manchi qualcosa di importante: sono venuti i ladri?
Carla: Prima di risponderle mi permetta di offrirle qualcosa da bere; cosa gradisce? Un caff, una bibita fresca, oppure vuol farmi compagnia con qualcosa di forte? (snob) Sa, questa lora del mio whisky.
Elisab.: Un bel bicchiere dacqua andr bene, grazie. Ho bisogno di calmarmi un po sono cos in ansia.
(Carla suona graziosamente il campanello per chiamare il maggiordomo)
Elisab.: E il mio Giulietto, come sta? Cosa dice della rivoluzione?
Carla: Signora, non deve preoccuparsi. Il suo Giulietto sta bene e a questi cambiamenti dovr fare labitudine anche lui. Comunque non hanno portato via nulla, anzi: qualcosa arrivato.
Elisab.: (tra s, indicando il maggiordomo che in quel momento sta entrando) S, il pinguino!
Leone: S, signora.
Carla: Leone, porta ... (si interrompe e si corregge per darsi un tono) Ci porti il mio whisky e un bel bicchiere dacqua fresca per la signora.
Leone: Bene signora. (esce e rientra dopo poco servendo in silenzio quanto richiesto)
Carla: Effettivamente qualcosa successo: una cosa che ha dato una svolta definitiva alla mia vita mettendola finalmente al livello che mi compete.
Elisab.: Cos? Hai vinto a Telemike? Non so! (Carla sorride enigmatica) Hai fatto 13 al totocalcio? Hai vinto alla lotteria? ... Cos successo? (Carla continua a sorridere con superiorit - Elisabetta si blocca rendendosi conto) Ma perch parli al singolare? Vuoi dire che quello che successo riguarda solo te, e che il mio Giulietto e i ragazzi non centrano?
Carla: (con sussiego) In effetti la cosa riguarda solo me: ho ricevuto una forte eredit da uno zio che aveva unindustria. Certo che i ragazzi ne parteciperanno: sono miei figli; ma per Giulio si vedr.
Elisab.: (allibita) Si vedr? Che vuoi dire?
Carla: Gli ho posto una condizione: o diventa dirigente entro un anno, oppure ... non posso certo permettere che dicano che un semplice impiegato delle poste ha il maggiordomo.
Elisab.: Sarebbe una carriera fulminea. La tua, comunque, una condizione inaccettabile: in fondo tuo marito.
Carla: Appunto, non vorrei far ridere la gente. E poi, insomma, in mezzo a industriali, notai, banchieri, giudici, dottori, avvocati, finanzieri ... (con una smorfia) un impiegato delle poste.
Elisab.: Ma potrebbe smettere di lavorare; non vi mancherebbero i mezzi, a quanto pare.
Carla: Eh no! (con intenzione) A parte il dettaglio insignificante che i soldi sono miei; lui deve dimostrare quanto vale per poter stare al mio fianco; cosa che, finora ... E comunque, la cosa meno impossibile di quanto non sembri: pare che sia arrivata al suo capodivisione una lettera dal ministero e da allora gli danno degli incarichi di fiducia che potrebbero far pensare ad una promozione vicina. In questi giorni, infatti, fuori citt per questo.
Leone: (rientra) Mi permetto di ricordarle, signora, che tra mezzora ha lappuntamento con il suo parrucchiere.
Carla: Oh, che sbadata! Quasi me lo scordavo. Non voglio far tardi. E successo una volta e Franois si arrabbiato tantissimo. E poi, come si dice, la puntualit la cortesia dei re, vero? E io non voglio fare tardi.
Leone: Allora posso dire allautista di preparare lauto?
Carla: S, grazie, gli dica che tra un quarto dora sar gi.
Leone: Benissimo signora. (esce)
Carla: Lei mi scusa, vero?
Elisab.: Unultima cosa. Quel quadro che era appeso l ...
Carla: S?
Elisab.: Trovi che il suo posto giusto sia dietro larmadio delle scarpe?
Carla: (canzonatoria) Certamente no! Un ricordo cos prezioso, un cimelio di famiglia ... Il fatto che non ho una casa in Australia dove appenderlo. Cos, come sistemazione provvisoria ... (allusiva) A meno che ...
Elisab.: Ho capito. Se me lo dai lo porto via subito. Per salutare i ragazzi, magari telefoner pi tardi.
Carla: Come desidera. Ora la saluto. Le mander Leone con il quadro. Arrivederla. (esce)
(Elisabetta resta un attimo sola, si guarda in giro poi scuote la testa, perplessa, poi entra Leone con il quadro impacchettato)
Leone: Ecco il quadro, signora Zanetti. Permetta che laccompagni.
Elisab.: Conosco la strada, grazie. A meno che non voglia controllare che io esca veramente.
(Leone alza il naso e se ne va sdegnosamente. Elisabetta fa per uscire ma si trattiene perch sente i nipoti che parlano da fuori)
Antonella: Se dici alla mamma del voto io le dico quanto vuoi spendere per quella moto.
Filippo: Capirai che paura! Mi ha gi dato lei i soldi. (entrano e vedono con sorpresa Elisabetta) Ciao nonna.
Anton.: Ciao nonna. (e va a darle un bacio)
Elisab.: Ciao ragazzi, come state?
Anton.: Bene, grazie. E tu? ... Cosa fai qui, sola, in piedi e con quel quadro in mano?
Elisab.: Stavo andando via e portavo in salvo il quadro del nonno: Qui non pi gradito, (parlando ad alta voce in direzione di Leone) Qui non pi allaltezza.
Filippo: Beh, nonna, se non fosse per il valore affettivo ...
Elisab.: Che ha la sua importanza.
Anton.: Ma adesso abbiamo Leone che non sensibile al valore affettivo di quel quadro.
Elisab.: A proposito di Leone, volete finalmente spiegarmi che cosa successo?
Anton.: Semplice, la mamma ha ereditato una grossa fortuna da uno zio industriale canadese e ha deciso di cambiare tono di vita.
Filippo: Ha preso in mano il comando di tutto comportandosi da padrona.
Elisab.: E vostro padre?
Anton.: (teneramente) Caro pap, lo sai quanto semplice e buono; subisce la situazione con calma, o almeno cos sembra.
Filippo: Io dico che sta aspettando il momento pi adatto per farsi sentire. In questo periodo la mamma proprio intrattabile.
Anton.: Anche noi dobbiamo stare molto attenti a quello che facciamo: da una parte, per noi, spende un sacco di soldi; dallaltra, dobbiamo essere sempre allaltezza del nuovo rango.
Filippo: (canzonatorio) Figurati che lha portata per tutta una settimana in giro per i negozi del centro per rifarle il guardaroba: e borse, e scarpe, e collane, e orecchini ..
Anton.: Tu stai zitto che ti ha comprato un hi-fi da capogiro, computer con stampante a colori e non so cosaltro. In camera nostra non c pi un angolo libero.
Filippo: Ma in tutta la casa non trovi un angolo libero. Non ha cambiato i mobili solo perch aspetta di vedere la casa nuova, altrimenti ...
Anton.: Per ha voluto subito la servit! La sua amica Viola ha cameriera e autista, quindi ... ma stavolta ha veramente voluto strafare.
Elisab.: S, lho visto, il pinguino. Infatti mi ha detto qualcosa, ma non molto.
Anton.: E proprio lui la sua soddisfazione pi grande perch, finalmente, riuscita ad avere qualcosa prima della sua amica: prima non cera riuscita nemmeno col morbillo.
Elisab.: Ma quanta servit c?
Anton.: Dunque, in questa casa ...
Filippo: Tre locali e servizi.
Anton.: Abbiamo: maggiordomo ...
Filippo: Che hai gi visto.
Anton.: Cameriera, cuoca, ...
Filippo: E meno male che abbiamo la cucina abitabile (facendo il gesto per indicare una persona molto grassa)
Anton.: Giardiniere e autista.
Filippo: Che per il momento sono la stessa persona perch i sei vasi del nostro balcone lasciano troppo tempo libero al giardiniere e ne occupano molto poco allautista. Ma la mamma ha gi detto che nella nuova casa ...
Elisab.: E voi cosa ne pensate?
Filippo: Che ci deve essere una gran fame di lavoro per lavorare in queste condizioni, sempre pigiati in cucina; e meno male che lautista se ne sta rintanato nel box: ci ha messo su casa, nel box.
Anton.: Comunque in questa casa non ci si gira pi! Ieri, per esempio, volevo studiare qui, ma non ho potuto perch la cameriera stava pulendo largenteria.
Filippo: Non deve averci impiegato molto: la terza volta in una settimana che la mamma le fa pulire quei sei cucchiaini da caff, regalo di nozze. Dopo s che sar un problema, quando arriver il servizio da 48 che la mamma ha ordinato.
Anton.: E poi mi trovo a disagio. Non sono abituata a trovarmi continuamente qualche estraneo tra i piedi.
Carla: (entrando allimprovviso mentre si prepara per uscire) E tu mandalo altrove; dopo tutto servit, deve servirti, non impicciarti. Ah, ragazzi, quante cose avete ancora da imparare, ma vedrete che nella casa nuova sar tutto pi facile.
Anton.: Esci, mamma?
Carla: S, cara, vado da Franois, ne avr per un paio dore. Se avete fame ditelo a Leone e comunque, al mio ritorno, voglio vedere che vi siete cambiati dabito, tutti e due. Con tutto quello che vi ho comprato non capisco perch vi ostiniate a mettervi quella (con una smorfia di disgusto) roba.
Anton.: A che ora torna pap?
Carla: Torna domani, tesoro.
Filippo: (insinuante) Ci sarebbe bisogno di una firma.
Anton.: (d una gomitata a Filippo) Non importa, mamma, facciamo poi quando torni, con calma.
Carla: S, cara, meglio. Se faccio tardi, Franois si innervosisce, mi fa la testa a cavolfiore e finisce che ci litigo. Io vado, ci vediamo, ragazzi. Di nuovo, signora. (esce)
(Antonella e Filippo parlottano tra loro lasciando involontariamente Elisabetta in disparte)
Filippo: Ma quanto sei poco furba! Questo era il momento ideale. Quando trovi di nuovo la mamma di buon umore, che esce in fretta per andare (le rif il verso) da Franois dove il piacere di uno shampoo le avrebbe fatto smaltire larrabbiatura? Questa volta pap non far in tempo a tornare a casa per toglierti dimpiccio.
Elisab.: Ehi, ragazzi, cosa succede? Perch litigate?
Filippo: Ha preso 3 in latino.
Anton.: E lui vuole spendere trenta milioni per una moto vecchia.
Filippo: Intanto si dice depoca, e poi i soldi me li ha dati la mamma.
Anton.: Chiamala come vuoi ma resta pur sempre una moto vecchia.
Elisab.: Su, ragazzi, smettetela di litigare e raccontatemi tutto con calma.
(Leone va ad aprire. Mentre Leone e Viola parlano da fuori, Antonella e Filippo, a gesti, fanno capire ad Elisabetta che racconteranno tutto di l ed escono tutti insieme in silenzio. Elisabetta dimentica il pacco del quadro)
Leone: (da fuori) Buon giorno signora Pasini.
Viola: Buon giorno Leone, la signora in casa?
Leone: La signora uscita qualche minuto fa.
Viola: Dobbiamo esserci incrociate con gli ascensori. (entrano. Viola ha in mano la borsetta, un sacchetto di negozio e un pacco identico a quello del quadro di Elisabetta)
Leone: E Probabile, signora.
Viola: (cambiando tono e appoggiando tutto quello che ha in mano perch tutta eccitata) Allora possiamo smettere di fare la commedia. Oh, signor ... (interrotta e zittita da Leone) quante domande vorrei farle. Mio marito mi ha detto che ...
Leone: (interrompendola di nuovo con decisione) Signora, la prego! Non siamo soli in casa ... non vorrei che ci sentissero.
Viola: Ma io sono troppo curiosa, muoio dalla voglia di sapere.
Leone: (irremovibile) La prego! Per il mio progetto c bisogno della massima segretezza. E pericoloso parlarne qui.
Viola: Allora venga a trovarmi di l. Oppure troviamoci in un bar ... insomma esca da questo buco. La sua storia troppo eccitante: mi dica qualcosa.
Leone: Le dir una cosa, ma poi desidero che si ritiri.
Viola: Daccordo, daccordo, mi dica.
Leone Le citer un antico proverbio inglese: Nessun uomo grande per il proprio domestico.
Viola: (la sua espressione passer dalleccitato iniziale al deluso -non avendo capito- e poi allallarmato) Ma valido anche per le donne?
Leone: Naturalmente, signora.
Viola: Oh, povera me! Io ne ho due di domestici.
Leone: Vuole dirmi, ora, per cortesia, il motivo della sua visita?
Viola: (ancora smarrita) S ... ehm ... Volevo chiedere a Carla se sa quando ci sar il funerale di un nostro vecchio insegnante morto ieri; ma gliene parler io stessa. Quando torna?
Leone: Tra circa due ore, dal parrucchiere.
Viola: Allora torno pi tardi. Buon giorno Leone. (fa per uscire quando, sulla porta, si ricorda di tutto quello che aveva appoggiato e ritorna. Leone laiuta a prendere le sue cose ma prendono per sbaglio il quadro di Elisabetta)
Leone: Arrivederla, Signora. (la accompagna alla porta e poi si mete automaticamente a riassettare la stanza. Esce, quindi, portando con s i bicchieri sporchi e il pacco del quadro rimasto, scuotendo la testa e commentando tra s) Mah!
(la scena resta vuota qualche secondo, poi entra Giulio, appoggia la valigetta dei documenti del suo lavoro e si accascia sul divano sfinito e depresso)
Giulio: Finalmente qui non c nessuno. Eh no! C (chiamando) Leone.
Leone: Buongiorno, signore, bentornato:
Giulio: Grazie, Leone. Sono sfinito, portami le ciabatte, per favore.
Leone: Il signore desidera anche qualcosa da mangiare o da bere?
Giulio: No, grazie, desidero soltanto starmene da solo e in silenzio.
Leone: Temo che sar impossibile, signore, sono in casa entrambi i suoi figli e c anche la signora sua madre.
Giulio: Vedo che lhai gi conosciuta! Beh, far il possibile. (lo congeda) Grazie Leone.
(Leone esce mentre Giulio si toglie le scarpe e si stende sul divano. Un attimo dopo Elisabetta entra con le ciabatte in mano e grida in direzione di Leone)
Elisab.: Io, qui, sono la madre del padrone di casa e faccio quello che voglio, ha capito? (poi, a Giulio, cambiando completamente tono) Hai visto, Giulietto, quel pinguino non voleva lasciarmi entrare. Ecco le tue ciabatte, tesoro. (lo aiuta ad indossarle) Tesoro, ma che piedini freddi che hai!
Giulio: Ciao mamma, cosa fai qui? Non eri a Rapallo?
Elisab.: Le vacanze passano in fretta; tu, piuttosto, non avresti dovuto tornare domani?
Giulio: Avrei dovuto! Ma oggi uno di quei giorni in cui preferiresti ... lasciamo perdere. Ho bisogno di riposare, mamma, ti spiace?
Elisab.: E ti pare che una mamma, vedendo il figlio in queste condizioni, possa lasciar perdere? Racconta tutto alla tua mamma, Giulietto.
Giulio: (cerca di fare resistenza) Mamma, per favore! (ma subito cede) E va bene. Tanto per cominciare, stanotte ho avuto il mio solito incubo, tutto intero: dallattesa delle lettera alle mani bruciate, allagitazione e allinsonnia. Poi, proprio mentre sto uscendo dallalbergo, mi telefona il capodivisione: Zanetti, oggi si prenda un giorno di permesso e vada a casa. Resto stupito. Dottore, ... ma oggi devo formalizzare ancora tre contratti. Non si preoccupi - mi risponde - ho gi provveduto io: far Guarnieri. Ah, ... e legga il Corriere a pag. 5, in alto a destra. Io ci sono rimasto come un baccal ma, alla fine, rintronato comero, ho pensato che non era una cattiva idea fare un giorno di riposo. Comunque, compro il Corriere e leggo ... (d il giornale alla madre) a pag. 5, in alto a destra.
Elisab.: (legge) Ancora corruzione nellapparato burocratico: la volta del Ministero delle Poste e Telecomunicazioni - Primo Funzionario del Personale inquisito: avrebbe favorito alcune carriere in cambio di denaro. E questo quello ... ?
Giulio: (sconsolato) E proprio lui.
Elisab.: E tu quanto hai pagato a questo pescecane?
Giulio: Niente! E come potevo? Con quel che mi gira per le tasche, avrei potuto offrire al pescecane al massimo qualche sardina; sai cosa se ne faceva.
Elisab.: Se non hai pagato, allora non hai nulla da temere.
Giulio: Non ancora detto. Ora c linchiesta, gli interrogatori, gli accertamenti, ... e intanto mi hanno mandato a casa.
Elisab.: Ah, no eh! Questa uningiustizia! Dubitare di un dipendente cos preciso e scrupoloso. Dammi il nome del capodivisione, ci vado io a parlargli.
Giulio: (anche troppo deciso) No, mamma. In queste cose non si sa mai, potresti peggiorare le cose.
Elisab.: (sentenzia) Una mamma non pu mai peggiorare le cose.
Giulio: Non si sa mai cosa ci sia sotto. Potresti avere delle brutte sorprese.
Elisab.: Ma Giulietto, sono la tua mamma, devo aiutarti.
(entrano Antonella e Filippo il quale cercher di far firmare il brutto voto di Antonella la quale per non se la sente di caricare Giulio di questaltra sofferenza e fa in modo che Filippo non ci riesca)
Giulio: Lascia stare, ti prego, meglio: non ti lascerebbero neanche parlare e invece (piagnucolando) faranno parlare me, questo il guaio. Che tragedia! E magari perdo anche il lavoro!
Anton.: Via, pap, non mi sembra che la cosa sia cos drammatica. Dopo tutto, ora la mamma ha tutti quei soldi e anche se perdi il lavoro ...
Giulio: (ad Antonella) S, brava, aggiungi legna al fuoco!
Filippo: Vedrai che le cose si risolveranno per il meglio, e comunque sai che puoi contare su di noi.
Elisab.: Oh, povero Giulietto, vado subito a prenderti un bel bicchierone di acqua fresca. (esce)
Anton.: Voglio dire che vostra madre gelosa dei suoi soldi e che io potr stare con lei solo dopo averle dimostrato quanto valgo diventando dirigente nel mio ufficio, altrimenti ...Che tragedia! Ma ora, ragazzi, ho davvero bisogno di restare solo; vi spiace ...?
Anton. E Filippo: Va bene, pap. (escono)
(suona ripetutamente e nervosamente il campanello della porta e Giulio, che stava sdraiandosi sul divano pregustando un attimo di riposo, va ad aprire con evidenti segni di disappunto)
Viola: (alterata, da fuori) Ah, Giulio, sei in casa? Meglio cos.
Giulio: Cos successo? Vieni. (entrano, Viola ha in mano il quadro di Elisabetta) Perch sei cos alterata?
Viola: Sapessi, una vera tragedia! Non ci si pu pi fidare di nessuno.
Giulio: A chi lo dici!
Viola: Avevo comprato un quadro in una galleria darte: una vera bellezza, due milioni e mezzo.
Giulio: E allora?
Viola: Oggi sono andata a ritirarlo; arrivo a casa tutta contenta, tolgo la carta e ti vedo questo: una vera bellezza, due milioni e mezzo.
Elisab.: Visto? Lavevo detto io che era un quadro di valore.
Viola: Macch valore! Figurarsi se io pago una cifra per questa schifezza! Deve esserci stato uno scambio alla galleria: questo non il quadro che io ho comprato. Ho telefonato, naturalmente, ma loro negano. Eggi, negano! Due milioni e mezzo per questa crosta! Che tragedia!
(intanto che Viola parla senza, praticamente occuparsi di lui, Giulio si siede affranto sul divano)
Giulio: Non parlare di tragedie qui, non parlare di corda in casa dellimpiccato.
Viola: Eh? Chi si impiccato?
Giulio: Nessuno, nessuno.
Viola: Meno male. Ma via, Giulio, non buttarti gi cos. Dopo tutti non stai arrischiando tu di perdere tutti quei soldi. Non tua la tragedia.
Giulio: Vuoi fare cambio?
Viola: Ma dai, non fare quella faccia da funerale! A proposito, tornata Carla?
Giulio: Non ancora, ma che centra?
Viola: Volevo chiederle se sapeva quando ci sar il funerale del prof. Rubini. Te lo ricordi? E morto ieri sera.
Giulio: S, ma non ne so niente.
Viola: Volevo anche avvertirla di questo scambio: lei ne ha comprato uno da tre milioni ... dovrebbero darglielo domani.
Leone: (entra con in mano il quadro imballato) Perdoni, signora, forse questo il suo quadro?
Viola: Vedo subito. (lacera un poso la carta e controlla) S, proprio lui. Grazie Leone. Ma come fa ad averlo lei?
Leone: Lo scambio avvenuto poco fa quando stata qui. Quel quadro unopera del defunto marito della signora e padre del signor Giulio.
Viola: (imbarazzatissima) Ehm, forse meglio che torni di l ... Allora nessuna tragedia ...torno pi tardi per il funerale ... cio, per chiedere a Carla del funerale. (indicando il quadro brutto) Niente male! S, s, proprio niente male. (esce)
Leone: Il signore ha bisogno di qualcosa?
Giulio: S, Leone, ho bisogno di restare solo. Solo! Mi sono spiegato? (SUBITO suona il campanello della porta. Giulio si stende sul divano girando le spalle. Leone si avvia alla porta)
Elisab.: Leone, io laspetto di l per imballare di nuovo il mio quadro. (esce con il quadro)
Leone: (da fuori) Buon giorno, desidera?
Roberto: E in casa il signor Zanetti?
Leone: No. Il signore non c.
Roberto: Come non c? Il portiere mi ha detto di averlo visto salire.
Leone: Effettivamente il signore in casa ma in questo momento non pu assolutamente riceverla.
Roberto: E una cosa urgente e importantissima. Devo consegnare questa lettera nelle sue proprie mani (ed entra prima che Leone possa dire: )
Leone: Dia pure a me. (poi a Giulio) Perdoni, signore, non ho potuto trattenerlo.
Giulio: Va bene, Leone, un amico, grazie. (Leone esce)
Roberto: Ho fatto tutta una corsa. Stavo uscendo per il giro quando il capodivisione mi chiama: porti questa a Zanetti, lo trover a casa. No, signore, - gli dico - fuori citt, lo ha mandato lei. Lei legge i giornali? mi chiede, Certo, signore, tutto lo sport parola per parola . Mi allunga il Corriere: pagina 5, in alto a destra. Leggo, mi spavento, e allora gli dico: Signor capodivisione, Zanetti non centra, innocente. La lettera del Primo Funzionario a suo favore ... ...
Giulio: Cosa? Gli hai detto che labbiamo scritta noi?
Roberto: Te lho detto, mi sono spaventato, cos, quando ha voluto sapere i dettagli, glieli ho detti tutti. Lho fatto per salvarti. (sorride) Adesso sono pi tranquillo perch, dopo, lui ha ripreso la lettera e mi ha detto: Torni tra dieci minuti e quando sono tornato mi ha dato questaltra. Tieni, aprila.
Giulio: (titubante) Ho paura che mi si bruci in mano, come quelle del sogno.
Roberto: Ma che sciocchezze! Aprila, vedrai che sar una lettera che dice di stare tranquillo e di parlare con loro prima di rispondere agli interrogatori. Sai come sono i politici: tutti immanicati tra di loro.
Giulio: (non convinto, apre timorosamente la lettera e legge) Non proprio come dici tu. (gli d la lettera perch legga anche lui e si accascia sul divano)
Roberto: (legge) Avendo avuto inconfutabile conferma del gi fortemente sospettato falso in atti dufficio da lei perpetrato, le comunico ufficialmente daver avviato presso la ripartizione del personale di questo ministero la pratica per il suo licenziamento immediato. Si ritenga, comunque, dalla data odierna, sospeso dal servizio fino a nuova comunicazione. Distinti saluti. (si accascia anche lui sul divano vicino a Giulio) Oh, Signore, che tragedia! E chiss cosa succeder a me.
Elisab.: (entra con una scodella di brodo) Giulietto, ho pensato di farti un buon brodino caldo, vedrai che ti aiuta. Oh, buongiorno signor ... signor ...
Roberto: Isimbardi, ... Roberto, ... collega ... ex-collega di suo figlio.
Elisab.: Ah gi! Ex-collega ora che mio figlio ha avuto la promozione. (a Giulio) Te lo metto qui, bevilo finch caldo.
Giulio: Mamma, ma non hai capito cosa cera sul giornale?
Elisab.: Certo che ho capito, caro, ma tu non centri, non hai pagato! (Giulio le fa vedere le lettera e lei la legge) Licenziamento?!? Ma come? Ora ci vado io!
Giulio: Ma dove vai, mamma?
Elisab.: A chiarir le cose con il capodivisione. Mi sentir! Oh, se mi sentir!
Roberto: Si fermi, signora, cosa vuol fare?
Elisab.: Lei non simpicci, giovanotto. Io sono sua madre ed ho il dovere di fare di tutto perch gli sia resa giustizia
Giulio: Mamma, ma vero!
Elisab.: Che cosa vero?
Giulio: Il falso.
Elisab.: Il falso vero? Ma che cosa stai dicendo? Povero Giulietto mio, tu lavori troppo, sei un po esaurito. (decisa) Dir anche questo al capodivisione: non si pu sfruttare fino allesaurimento i propri dipendenti e poi, invece di dare loro una promozione, meritata, parlare di licenziamento. Non giusto! (raccoglie la propria borsetta e fa per uscire ma, sulla porta, incrocia Carla che sta entrando furibonda).
Carla: Lei ancora qui?
Elisab.: S, perch, ti dispiace?
Carla: Mi assolutamente indifferente.
Elisab.: Non si direbbe. Mi sembri un po su di giri.
Carla: Non per lei, per Franois. Glielo avevo detto: mi dia un appuntamento in cui possa essere lei a pettinarmi. Sono l che sta per cominciare quando arriva una tipa con almeno otto etti di gioielli e lui ... sa che cosa fa? Mi pianta l nelle mani di una lavorante e va da quella! ... Sono venuta via. Farsi piantare in asso dal proprio parrucchiere. Assolutamente inaudito! Indicibile! (si accorge dei due uomini) Isimbardi, Giulio, cosa fate qui a questora!
Giulio: Sta tranquilla, non abbiamo avuto problemi con il parrucchiere. La cosa un po pi seria. (le fa vedere la lettera)
Carla: (dopo aver letto) Ma vero?
Giulio: Certo che vero.
Carla: Ma vero anche il falso?
Giulio: E vero anche il falso.
Elisab.: Devono essere esauriti tutti e due.
Carla: Ma che significa? Di che falso parla?
Giulio: Hai presente la lettera del primo dirigente del ministero?
Elisab.: (si intromette) Il mio Giulietto innocente. Non ha pagato niente a quel pescecane, neanche una sardina! (e togliendo allimprovviso la lettera di mano a Carla) E adesso vado io dal suo capodivisione a fargli ...
Giulio: (perentorio) Mamma, per favore!
Carla: (a Giulio) Va avanti!
Roberto: (timidamente) Labbiamo scritta noi.
Carla ed Elisab.: Cosa?!?
Roberto: (che sparirebbe volentieri) Labbiamo scritta noi.
Giulio: E oggi sono cadute due tegole nella stessa pozzanghera.
Carla: Smettila di parlare come la Settimana Enigmistica, vai avanti e parla chiaro.
Roberto: Il primo dirigente inquisito per corruzione: (e fa vedere il giornale) avrebbe favorito delle carriere dietro ... bustarella.
Giulio: E il capodivisione ha avuto inconfutabile conferma (e indica Roberto) che quella lettera era un falso scritto da noi. Il risultato questo! (e sventola la lettera del licenziamento)
Carla: E cos, invece di diventare dirigente in un anno, sei diventato disoccupato in due mesi. Carriera fulminea! Anzi, fulminante! ... Ma non credere di vivere alle mie spalle, sai? Se questo quanto vali, ti licenzio anchio!
Elisab.: Non ti preoccupare, Giulietto, c sempre la tua mamma.
Giulio: (reagisce e si d un tono) Un momento! E vero che la situazione precipitata, ma sono ancora ben in grado di riprendermi. In fondo sono temporaneamente disoccupato, non definitivamente morto.
Viola: (entra allimprovviso) Ah, Carla, mi pareva di averti sentita tornare. Volevo sapere quand il funerale.
Carla: Ma cosa dici! Non lho mica ammazzato, Lho solo licenziato, licenziato, LICENZIATO!
Fine secondo atto
Terzo atto
(La scena la stessa ma nel tipico disordine di un trasloco: scatole di cartone, fogli di giornale e oggetti vari sparsi ovunque. Sono in scena, indaffarati, Carla, Antonella, Filippo e Leone)
Carla: (a Filippo) Metti questo l dentro.
Anton.: (facendole vedere dei libri in edizione economica) Mamma, questi li portiamo?
Carla: (Quasi scandalizzata) Ma cara! Non vorrai che metta nella libreria dello studio delle edizioni economiche! Se vi interessano, prendeteli per le vostre stanze, oppure lasciateli qui, cos vostro padre avr di che passare il tempo nelle lunghe sere dinverno.
Filippo: Allora proprio non vuoi ripensarci?
Carla: Ne abbiamo gi parlato e non intendo ritornarci sopra: vostro padre potr venire nella nuova casa solo se invitato. Gioved mattina formalizzeremo la separazione consensuale, cos tutto sar chiaro.
Filippo: E a noi non pensi?
Carla: Siete proprio degli ingrati! Vi sto preparando una splendida casa, grande, bella, attrezzata, dove vivere comodi e serviti, vi far frequentare persone che favoriranno il vostro ingresso in societ, ... e dite che non penso a voi?
Filippo: (insiste) Ma noi vogliamo bene a pap e abbiamo bisogno di lui.
Anton.: E soffriamo allidea che resti solo.
Carla: Anche di questo ho parlato molto con lui: continuerete ad avere qui la vostra stanza e potrete venire quando vorrete. Ormai siete grandi e non serve impedirvelo. Ora basta. Andate in camera vostra a scegliere le cose da portar via.
(Antonella e Filippo escono)
Leone: Signora, questa scatola pronta.
Carla: Allora la chiuda, prima per vada a prendermene unaltra di l.
(Leone, con un piccolo inchino, esce. Suona il campanello della porta. Carla va ad aprire)
Carla: (rientrando con Elisabetta) Buon giorno signora Zanetti, Giulio non in casa.
Elisab.: Lo so, lho visto poco fa dal giornalaio e mi ha detto che eravate qui, cos ho approfittato per venire a chiedere una cosa a Leone.
Carla: Cosa deve chiedere, lei, a Leone?
Elisab.: Doveva confermarmi se stasera verr a cena da me.
Carla: Leone?
Elisab.: Leone!
Carla: Non me lo sarei mai aspettato. Lei (come per dire: che si d tante arie) in una cenetta intima con un domestico.
Elisab.: Non essere maligna; sar soltanto un confronto tra cuochi e non una cenetta romantica (tra s e sospirando di nascosto) non stasera almeno. (forte) Ma tu cara, qualche volta, quelluomo, lhai visto?
Carla: Ma che domande! Ha i capelli bianchi ... no, brizzolati, ... (con evidente, crescente, disagio) no ... calvo.
Elisab.: (incalza) Gli hai mai parlato?
Carla: (irritata) Certo che gli parlo, di continuo.
Elisab.: Dico come a una persona, non come a un domestico. Scommetto che non sai nemmeno il suo cognome.
Carla: (con una sicurezza che svanisce subito) Si chiama Leone ... Leone ...
Elisab.: Ecco, lo vedi? Per te soltanto un servo ma lui una persona, e che persona! Me ne sono accorta dieci giorni fa quando Giulio stato male: Tu eri troppo indaffarata con i mobili della tua casa nuova e lui, nel pomeriggio di libert, venuto a trovarlo e gli ha fatto compagnia in un modo cos affettuoso che ne sono rimasta colpita.
Carla: (tra s, gelosa e indispettita) Ma come si permette.
Elisab.: Da allora ho cominciato a vederlo con occhi diversi e mi sono resa conto di quanto sia di animo sensibile e buono. (tra s) Se non fosse per la mia et.
Carla: (sprezzante) Un maggiordomo!
Elisab.: Cos abbiamo cominciato a frequentarci e a fare amicizia. A proposito, dov?
Carla: E di l che cerca delle scatole per questa roba: Comunque, abbiamo troppo da fare, stasera non potr venire.
Elisab. Questo voglio sentirlo da lui stesso.
Carla: Daccordo, glielo chiamo. Leone.
Leone: (dopo un attimo entra) S, signora. Oh, buon giorno signora Zanetti.
Elisab.: Buon giorno Leone. Volevo sapere se hai poi deciso di venire da me, stasera.
Carla: (imperativa) Leone, stasera avr bisogno di lei fino a tardi, abbiamo molto da fare, qui.
Leone: (con tono quieto ma deciso) Quando mi ha assunto, signora, era chiaro che i giorni di libert stabiliti non avrebbero dovuto essere condizionati dalle necessit della casa.
Carla: Le ho detto che abbiamo molto da fare e stasera lei non avr la serata libera.
Leone: (cominciando ad essere un po contrariato) Signora, non c nulla da fare qui, oggi, che non possa essere fatto domani.
Carla: E lei lascerebbe fino a domani due case in disordine per andare a cena da mia suocera?
Leone: (nervoso ma compto) Mi permetta di ricordarle, signora, che, per quanto io sia un domestico di questa casa, la mia vita privata non la riguarda.
Carla: (esasperata) Lei crede che io possa tollerare tanta arroganza?
Leone: (a Elisab.) Ci vediamo stasera alle sette. (confidenzialmente)Vino rosso o bianco?
Elisab.: Bianco secco: io cucino pesce; e tu, coshai in programma?
Carla: (taglia corto) Leone, cominci a portar gi queste scatole e le carichi in auto. Dobbiamo sbrigarci, se lei poi se ne va!
(Leone prende una scatola e fa per uscire)
Elisab.: Esco anchio, cos finiremo di metterci daccordo ... fuori di qui!
Leone: Conosci la bouillabaisse la marseillese?
Elisab.: (incuriosita e allegra) No.
Carla: Quasi quasi lo licenzio, cos non dovr pi sopportare quella sua arroganza cos irritante.
Viola: (entra senza bussare) Ah, eccoti! Sono tre giorni che ti rincorro senza riuscire a vederti.
Carla: Hai ragione, cara, in questi giorni mi sembra di essere una trottola (pur avendo entrambe le mani occupate, si baciano sulle guance senza toccarsi) tra i lavori nella nuova casa, i mobili, il trasloco e tutto il resto, ... guarda, arrivo alla sera stanca morta.
Viola: Ti capisco, cara, so che una faticaccia.
Carla: Figurati che ho finito poi col comprare quella villa che abbiamo visto insieme, ricordi? Quella su due piani, con quel bel giardino grande e da dependance per la servit.
Viola: Veramente, con te ho visto solo una vecchia cascina malandata e piuttosto lontana.
Carla: (che continua a lavorare mentre Viola cerca di sedersi ma non riesce a causa del troppo disordine) S, vero, ha avuto bisogno di ristrutturazioni, ma, ... intanto le case coloniche ristrutturate fanno molto chic, e poi ... dovevo tener conto anche del prezzo: sai, le pratiche delleredit stentano a concludersi e la disponibilit ancora limitata.
Viola: Ma allora perch stai gi traslocando? Non ti conveniva aspettare?
Carla: Anche per questo ci sono diverse ragioni: la prima la situazione con Giulio, che tu conosci bene. Poi, voglio sorvegliare da vicino i lavori: una parte gi finita, ora stanno sistemando le stalle ... ehm, la dependance.
Viola: Certo che tutto questo ti occuper molto.
Carla: (gongolante) Poi ho saputo che nella nuova zona residenziale l vicino: sai, quella dove per un soffio non sono riuscita a prendere quellattico, abita un sacco di gente facoltosa ... e tu conosci il mio debole per quellambiente.
Viola: Ti sei proprio lanciata, vedo. Comunque cara, comprati un telefonino: non riuscivo pi a trovarti! Ti muovi sempre! Ma come hai saputo di quella casa?
Carla: Tutto merito di Leone: aveva fatto tutta una ricerca e alla fine ha insistito tanto perch la prendessi che ho limpressione che piacesse di pi a lui che a me. Vedessi come segue i lavori! Peccato che potrebbe non godersela.
Viola: Perch?
Carla: Sono sul punto di licenziarlo.
Viola: Non posso crederci, cosha combinato di tanto grave?
Carla: E diventato arrogante. Pensa che, poco fa, ha rifiutato di rinunciare alla sua serata di libert anche se avevo bisogno di lui qui; e sai perch?
Viola: Sentiamo.
Carla: Perch ha un incontro gastronomico con mia suocera, capisci? Con mia suocera! Ho una voglia di licenziarlo!
(Leone entra senza che le due se ne accorgano)
Viola: Ma sei matta? Guarda che se lo licenzi tu, un minuto dopo lo assumo io. E poi, tua suocera ...
Leone: (tra s) E una donna di carattere e di cuore; una persona davvero amabile.
Viola: Leone, lei qui?
Leone: S, signora, e la ringrazio per lapprezzamento.
Filippo: (entra con una scatola in mano) Mamma, io ho finito. Antonella, invece, in difficolt e vorrebbe il tuo aiuto. Oh, buon giorno signora Pasini. Ha visto che confusione?
Viola: Tipico dei traslochi. Lunica cosa positiva e che si ritrovano un sacco di cose che non sapevi pi dove fossero.
Carla: (evidentemente colpita dalla frase di Viola) Perch dici cos?
Viola: Ma s! Non ricordi la festa che ha fatto Laura quando, proprio traslocando, ha ritrovato in una vecchia scatola di scarpe gli orecchini di sua nonna a cui teneva tanto.
Filippo: (a Leone) C ancora posto in macchina?
Leone: S, signorino. (Filippo esce)
Carla: (a Viola) Io vado un attimo da Antonella. Tu non te ne andare.
Viola: Ma certo, fai pure. (Carla esce) (a Leone) Lei ha sentito quello che ha detto Carla, vero?
Leone: Solo in parte, ma non ne sono meravigliato. Mi scusi, signora, il notaio in casa?
Viola: S, stava preparandosi per uscire. Perch?
Leone: Ho bisogno di parlargli al pi presto.
Viola: Ha finalmente deciso di mettere in atto il suo piano? (eccitata) Oh, signor ... (Leone la zittisce con un gesto deciso) se va di l subito lo trova.
Leone: Se andassi di l ora, la signora Carla potrebbe insospettirsi ... Potremmo fare cos: porti lei la signora Carla di l,con una scusa, e intanto dica al notaio di raggiungermi qui; baster che la trattenga pochi minuti.
Viola: Daccordo, ma meglio che vada subito prima che esca.
(esce velocemente e rientra appena in tempo per non far accorgere Carla della sua assenza. Nel frattempo, Leone spia ansiosamente i movimenti fuori scena di Carla)
Carla: (da fuori) Non mi coinvolgere nelle tue storie sentimentali: tu ha fatto la frittata e ora dovrai cavartela da sola. (entra) Questi giovani, sembrano tanto forti e sicuri e poi, alla prima difficolt seria ... Per, che bella et! Che tenerezza! Ma torniamo a noi. Sai, per la villa ho grandi progetti: larchitetto mi sta disegnando il giardino: la parte pi vicina sar allitaliana con aiuole fiorite, siepi, ecc., il resto invece sar a prato e alberi dalto fusto. Ci vorranno un sacco di soldi, ma vedrai che bello.
Viola: Sicuramente splendido. Molto meglio dellattico. ... Adesso che ci penso ... ho una cosa per te, vieni, vieni con me.
Carla: Veramente, non avrei tempo. Ho ancora un sacco da fare qui.
Viola: Ma rester Leone a finire, e poi ci sono i ragazzi. Via, datti un attimo di tregua, hai un viso cos stanco!
Carla: E vero, sono stanca. Una pausa mi far bene. (a Leone) Lei vada avanti pi che pu, dato che poi se ne andr. Finisca quella scatola, la metta in macchina e la porti con le altre nella casa nuova.
Viola: Bene, andiamo allora.
(mentre escono, Viola fa un gesto dintesa a Leone che resta, impaziente e irritato in attesa del notaio. Poco dopo suona il campanello della porta e va ad aprire)
Leone: Notaio buon giorno, si accomodi prego.
Giorgio: Buon giorno signor Donati, ha chiesto di vedermi?
Leone: S, e sono contento di poterle parlare subito.
Giorgio: Ha dunque deciso qualcosa?
Leone: Gi, sono arrivato ad una decisione.
Giorgio: Che sarebbe?
Leone: Chiuda la borsa. Blocchi il conto delleredit. Carla non dovr pi toccare una lira di quei soldi.
Giorgio: E una decisione drastica.
Leone: E quanto ho deciso. Domattina stessa dia disposizioni alla banca. A Carla parler io stesso.
Giorgio: Ma Carla ha gi preso degli impegni, come far ad onorarli?
Leone: Trovarsi un po nei guai non pu che farle bene: laiuter a ridimensionare la sua follia.
Giorgio: Per si creeranno delle vertenze legali alle quali, oggettivamente, non potr far fronte senza quelle disponibilit: la casa per esempio.
Leone: La casa la prender io e anche per il resto sto gi pensando a delle soluzioni,
Giorgio: Ha dunque deciso di annullare tutta loperazione Carla?
Leone: No, solo profondamente modificato. Ma ora non c tempo, una di queste mattine verr da lei in ufficio e le spiegher. Intanto, domattina parli subito con la banca; limportante che Carla non tocchi pi i soldi delleredit.
Giorgio: Daccordo, far come ha detto. (guarda lorologio) Ora devo proprio andare. Allora laspetto in ufficio.
Leone: Scendo con lei. (prende una scatola ed escono)
Anton.: (entrata mentre i due parlavano, senza che se ne accorgessero, era rimasta ad origliare in modo che solo il pubblico potesse intravvederla, entra ora in scena tutta allarmata) Oh, povera mamma, questa una congiura contro di lei ... Ma chi in realt, Leone per poter dire ad un notaio che mamma non deve pi toccare i soldi delleredit? ... Devo avvertirla subito. Abbiamo in casa un impostore che sta per rovinarci. ... Ma dove sar andata? ... Forse da Viola. (esce, si sente bussare nervosamente, e rientra) No. Da Viola non c. E adesso cosa posso fare? ... Devo tener docchio ... accidenti! Adesso non so nemmeno pi come chiamarlo. Forse non ancora partito ... vado a vedere. (esce)
Carla: (entra spolverandosi) Ma per chi mi ha preso quella. (rif il verso a Viola) Mi dice:vieni, vieni, ho una cosa per te. E mi porta in solaio a vedere un vecchio secrtaire mezzo ammuffito che vuole vendermi per due milioni. Adesso hai una bella casa grande e una cosa cos ci starebbe bene. Ha solo bisogno di unaggiustatina, ma ... adesso ...i soldi non ti mancano. Che vipera! Prima mi punzecchiava per alimentare la mia invidia, ma ora mi sa che lei ad essere viola per linvidia. (si rimette a lavorare e, poco dopo, trova una scatola che era nascosta) Ecco doverano finite le lettere di quando eravamo fidanzati! (le appoggia; si rimette a lavorare ma subito si ferma come attratta dalle lettere e dai pensieri che queste le risvegliano. Riprende le lettere, comincia a guardarle e a parlare tra s come dando voce ai suoi pensieri che manifestano una presa di coscienza progressiva) Chiss, forse ... senza saperlo ... stavo cercando proprio queste! Da un po di tempo, in quella bella casa, grande, nuova, con tutto quello che voglio io, ... mi sentivo strana, a disagio, sola; forse la risposta proprio qui. ... Ecco cosera! Mi mancava un pezzo della mia storia, un pezzo di me! (tira fuori due lettere pinzate tra loro e, guardandole, dice teneramente) Che sciocchi: unire le lettere delle nostre dichiarazioni damore; dicevamo che cos non ci saremmo mai pi separati. E questa poesia? Lavevo dimenticata! (legge in silenzio e si rende conto) ... Che stupida! Che stupida! Quello che mi mancava davvero non questa carta, ma lui: Giulio. Oh povero Giulio! Pensare di mollarlo a quel modo! Tanti anni insieme non si possono buttare cos, come un cappotto vecchio! Buttavo una parte di me stessa e non me ne accorgevo. Poverino, quante gliene ho fatte passare! Oh, come mi dispiace! Devo fare qualcosa. Devo chiedergli di perdonarmi! Chiss se sar ancora disposto a farlo. Io credo di s, ma magari non subito ... avr bisogno di pensarci un po sopra. Forse se ci pensa con le mie parole davanti gli sar pi facile! Allora gli scrivo! (prende carta e penna e comincia a scrivere dicendo ad alta ci che scrive) Caro Giulio, nella casa nuova ... no, non va bene. ... Caro Giulio, mi dispiace molto ... no. ... Ricomincio: Caro Giulio, solo oggi ho capito perch nella casa nuova non riesco a sentirmi bene, a mio agio. Lho scoperto rileggendo le lettere di quando eravamo fidanzati e quella piccola poesia che mi hai dato quando mi hai chiesto di sposarti. Ho capito ... (viene interrotta dal suono di una sveglietta) Oh, mamma! Lappuntamento dal dentista! Me lero scordato. ... Accidenti, ho detto a Leone di andarsene e senza macchina far tardi. Se devo andare in autobus devo proprio sbrigarmi. Lascio tutto qui e la finisco appena torno. (esce in gran fretta)
( buio per alcuni secondi )
Giulio: (da fuori scena, con la voce falsata dal vaneggiamento) Status quo ante ... ubi major minor cessat ...
Roberto: (imbarazzato e agitato) Sta calmo, Giulio, sta calmo, ora siamo a casa.
Giulio: Mala tempora currunt ... (entrando) repulisti ... ipse dixit .
Roberto: Vieni, Giulio, sdraiati qui. Adesso arriva tua madre, lho gi mandata a chiamare.
Giulio: Ad majora canamus ... minor cessat ... magna charta.
Roberto: Scusa Giulio, non riesco a capire bene: cosa vuoi?
Giulio: Ad majora canamus.
Roberto: Vuoi da bere?
Giulio: Illo tempore.
Roberto: Quando vuoi, Giulio. Dimmelo tu. Ma adesso mettiti l bello calmo, eh! Sdraiati, su, sta calmo.
(Giulio sembra calmarsi, sdraiato sul divano. Intanto Roberto si versa da bere)
Roberto: Speriamo che la madre arrivi presto; io devo andare.
Giulio: Mala tempora currunt.
Roberto: (fra s) Ho capito che ti fa male e che devi correre, e allora vai! (indicando la porta verso linterno)
Giulio: Ubi major minor cessat.
Roberto: Ma devi andarci da solo! Come faccio ad accompagnarti io, di, non puoi chiedermi questo.
Giulio: Magna charta.
Roberto: Di l ci sar anche la carta, credo. ... (agitatissimo) Ma cosa dici!?! ... Forse non vuole dire quello ... io non conosco il latino.
Giulio: O tempora, o mores.
Roberto: (ancora pi allarmato) Oh, Signore! No, Giulio, non morire adesso. Non vorrai mettermi di nuovo nei guai! ... Speriamo che sua madre arrivi presto. ... Se sua madre non arriva entro cinque minuti, chiamo unambulanza e lo faccio portare allospedale, cos ci pensano loro. (si agita ancora un po) No! Non ce la faccio ad aspettare! (telefona) Pronto? Guardia medica? C qui uno che ha urgentissimo bisogno di un medico ... i sintomi? Parla in latino. ... No, non agitato; dice solo cose strane... mala tempora ... minor cessat ... in latino, s, in latino ... Come, allora chiami un prete! ... Daccordo che, almeno, lui capisce quello che dice; ma non mi pare che ... Ma sta male, vi dico! E fuori di testa: Ha bisogno di voi.
Elisabetta: (entra senza bussare) Lasci stare. Il mio Giulietto ha bisogno solo della sua mamma. Loro non possono capire.
Roberto: Meno male che arrivata; non sapevo pi cosa fare.
Elisab.: (vezzeggiandolo come un bambino) Sono qui, Giulietto, c qui la tua mamma. (a Roberto) Gli prepari qualcosa di forte: lo aiuter a riprendersi. Cosa successo?
Roberto: Che spavento! In ufficio ho visto una raccomandata per lui e cos glielho portata. Lho trovato al bar sotto i portici che si beveva una birra. Gli ho dato la lettera, lha letta, dopodich si messo a comportarsi in modo strano. A proposito, mi firma lei la ricevuta?
Elisab.: Ma lasci stare la ricevuta! (e intanto d da bere a Giulio che sembra riprendersi un poco) Vada avanti.
Roberto: Ha cominciato ad alzarsi e a sedersi, su e gi, su e gi diverse volte come un meccanismo inceppato e poi si messo a parlare in latino. Diceva tante cose strane, che non capivo; ma quando si messo a dire ubi major, minor ... ho pensato che ... forse ... voleva andare in bagno e allora lho portato qui a casa sua, cos magari gli era pi facile... calmarsi.
Elisab.: Ma che cosa cera in quella lettera? E adesso dov?
Giulio: Mater! Mater!
Elisab.: Sono qui. Sono qui, tesoro, ecco la tua mamma.
Roberto: (togliendola di tasca) Eccola, laveva lasciata sul tavolino. Io non ho avuto modo di leggerla.
Elisab.: (con tono di rimprovero) E credo bene! Dia qua!
Roberto: Ma perch parla latino?
Elisab.: (mentre legge) Al paese, da piccolo, era molto affezionato al parroco ... (agitata) Ma la lettera del padrone di casa che gli comunica lo sfratto.
Giulio: (scatta in piedi e si risiede, ripetutamente) Ipse dixit ... status quo ante ... mala tempora currunt ...
Elisab.: Calmo, calmo, Giulietto, la tua mamma qui con te.
Roberto: Ecco, vede? Al bar faceva proprio cos.
Elisab.: Mi dia ancora del cognac. (gli d ancora da bere e Giulio si calma e sembra assopirsi)
Roberto: Signora, se non ha pi bisogno di me, io dovrei tornare in ufficio.
Elisab.: Grazie per quello che ha fatto per mio figlio. Vada pure. Resto io ora.
Roberto: Se non le dispiace, telefoner per sentire come sta.
Elisab.: Telefoni pure quando vuole. Arrivederla e grazie ancora.
Roberto: Arrivederla. (d unultima occhiata a Giulio ed esce)
Elisab.: (lo sistema un poco) Ora ti lascio qui solo, in silenzio, cos ti riposi un poco mentre io vado a prepararti un bel brodino caldo.
(proprio mentre sta per uscire verso la cucina, SUONA IL TELEFONO)
Elisab.: Pronto? .. S, casa Zanetti. ... No, non pu venire a vedere lappartamento! ... Non me ne importa niente di quello che ha detto il padrone di casa! ... No! Neanche domani! ... Neanche la settimana prossima e neppure lANNO prossimo. Qui c una persona malata, non azzardatevi a presentarvi. Sono stata chiara? Buon giorno! (sbatte gi il ricevitore) Sciacalli! (a Giulio) Scusami caro, ora ti lascio riposare.
(proprio mentre sta per uscire verso la cucina, SUONA IL CAMPANELLO DELLA PORTA. Elisabetta, spazientita, va ad aprire e rientra con Filippo facendogli segno di fare piano)
Filippo: (preoccupato) Nonna, il custode mi ha detto che pap sta male; cosa successo?
Elisab.: Ha ricevuto unaltra lettera del suo incubo, di quelle che gli si bruciano in mano, ed andato fuori di testa, come dite voi giovani.
Filippo: Spiegati meglio.
Elisab.: Era la raccomandata del padrone di casa che gli comunicava lo sfratto da qui, e mentre la leggeva ha cominciato a fare movimenti strani e a parlare in latino. Ora per sta gi meglio, sta riposando. (lo porta in disparte) A proposito, com andata, poi, con la firma di quel 3 in latino di tua sorella?
Filippo: Eh ... a mali estremi, estremi rimedi.
Elisab.: Cio?
Filippo: Ha falsificato la firma.
Elisab.: Spero che non diventi un vizio di famiglia; anche se innegabile che da tuo padre qualcosa deve pur aver preso. E i tuoi 30 milioni per la moto depoca? Non avrai preso le mani bucate di tua madre, spero.
Giulio: (che aveva cominciato, non visto, a riprendersi - si alza) Che cos questa storia di firme false?
Filippo: Niente, niente pap. Non stancarti:
Giulio: No, no! Dopo quello che successo, voglio sapere tutto. Racconta!
Filippo: E presto detto: Antonella ha preso un 3 in latino, non osava farlo firmare dalla mamma, tu eri fuori citt e cos ...
Giulio: Beh, pensavo peggio. Eventualmente la giustificher io. E quellaltra faccenda? Non ho capito bene.
Filippo: No, niente, pap. Sta tranquillo, riposa.
Giulio: Ma come faccio! Avete parlato di trenta milioni per una moto, o no? Non avrai speso quella cifra per una moto, vero?
Filippo: Me li ha dati la mamma.
Giulio: Daccordo, ma capirai, nella mia situazione: disoccupato, solo e adesso anche sfrattato, sentire che mio figlio fa spese di quel genere ...
Filippo: Pap, avrei voluto parlartene in un altro momento ma vista la situazione, forse meglio che lo faccia ora. Nonna, ti spiace?
Elisab.: Cosa?
Filippo: Vorrei parlare con pap, da solo.
Elisab.: Ma io ... Mmmm! Cose serie!
Filippo: Scusa, nonna, non te la prendere, vorrei ...
Elisab.: Non hai niente da scusare. E giusto. Io intanto vado finalmente a scaldare il brodo per tuo padre. (esce)
Giulio: Perch hai mandato via tua nonna?
Filippo: (timido e impacciato fino alla fine del colloquio) Perch una cosa un po delicata.
Giulio: Hai perso lassegno?
Filippo: No, i soldi li ho ancora.
Giulio: Non li hai usati per comprare la moto?
Filippo: No, li ho tenuti per unaltra cosa.
Giulio: Ma che faccia! E successo qualcosa?
Filippo: Beh, ... s!
Giulio: Aspetta, non me lo dire subito. Voglio sedermi. Sai, se dopo aver perso la moglie, il lavoro e la casa, ora mi dici che sto diventando nonno, altro che parlar latino. Linfarto preferisco mi venga da seduto.
Filippo: No, sta tranquillo, non in arrivo nessun nipotino.
Giulio: Ma allora cosa pu essere successo. Dai, siediti qui vicino e racconta.
Filippo: Preferisco restare in piedi, se non ti dispiace. Hai presente quella moto che avevo trovato sul giornale?
Giulio: La Moto Guzzi del 51?
Filippo: S, quella. Ero per strada che stavo andando a vederla per decidere se prenderla, quando mi becca un temporale. Ero in moto su una strada secondaria per evitare il traffico della statale e non cera neanche un riparo: un ponte ... un bar, ... solo una chiesina un po diroccata, col portico davanti, tutta sola in mezzo alla campagna. Mi fermo e, intanto che sono l a guardare la pioggia, mi vien voglia di entrare a curiosare. Cera un grande affresco e qualche quadro, neanche belli, fra laltro, ma mi sono sentito guardato.
Giulio: Cera qualcun altro?
Filippo: Nessuno, solo un enorme crocifisso sopra un altare laterale.
Giulio: Che guardava verso di te.
Filippo: Non lo so, non mi ricordo! Ma era una sensazione strana.
Giulio: E ci credo, sentirsi osservati e non sapere da chi!
Filippo: No, non osservato. Guardato: Come quando incroci gli occhi di qualcuno che, da lontano, cerca di incrociare i tuoi per dirti qualcosa. Poi, mentre osservavo il tabernacolo, ho sentito la stessa sensazione di tenerezza di quando, da piccolo, mi abbracciavi e mi dicevi: ti voglio bene testa di rapa. Ti ricordi?
Giulio: E come no! Lavr fatto almeno un milione di volte; testa di rapa!
Filippo: Quella sensazione era cos forte che non ho resistito: dopo un attimo, sono uscito e sono tornato a casa di volata, sotto il temporale.
Giulio: Ah, stata quella volta che sei arrivato a casa tutto bagnato e sei dovuto restare a letto per tre giorni con la febbre.
Filippo: In quei tre giorni ho pensato molto e ho concluso che a quella tenerezza dovevo rispondere, e seriamente.
Giulio: Non vorrai mica farti prete!
Filippo: Non lo so ancora: pu darsi di si o forse no; non lo so. Aspetto una Sua indicazione.
Giulio: Di chi? (Filippo indica verso lalto) Cosa centrano i signori Reggiani?
Filippo: No. (e allarga le braccia a mo di crocifisso)
Giulio: Ah!
(Elisabetta entra con una tazza di brodo e un plaid; Filippo si ricompone come se fosse stato colto in flagrante)
Elisab.: Allora, avete finito di confabulare, voi due? Mi fate freddare il brodo.
Giulio: Mamma, ti do una bella notizia: non sono diventato nonno.
Elisab.: E meno male! Ci sarebbe mancato solo questo! E poi, non sono ancora pronta per diventare bisnonna. Comunque non strafare. Mi fa piacere di vederti sereno, ma adesso ti bevi un po del brodino della tua mamma (smorfia di Giulio) e poi ti fai un bel riposino qui sul divano.
Giulio: (per allontanare il momento spiacevole del brodino) Sai, successo che ....
Elisab.: No, no, no! C tempo dopo per raccontare. (gli d la tazza, lui beve qualche sorso e poi si corica mentre Elisabetta lo accudisce amorevolmente) Ora noi andiamo di l, cos tu puoi stare qui in silenzio e riposare.
(sono sulla porta verso la cucina, quando suona il telefono. Elisabetta si precipita)
Elisab.: (sottovoce) Pronto? ... Ciao Antonella ... No, la mamma non c ... non so dove sia andata e se torni qui ...
Filippo: E andata dal dentista, non so a che ora torni.
Elisab.: Filippo dice che andata dal dentista e non sa a che ora torner ...No, Leone non qui ... Pap sta riposando ... Ma perch sei cos allarmata? ... Va bene, ti aspettiamo qui. ... Daccordo, ciao. (a Filippo) Ma, Leone non era con te?
Filippo: Si fermato a fare la spesa. Strano, dovrebbe essere la sua serata libera. Per ha detto che sarebbe passato di qua.
Elisab.: (guardando lorologio) Speriamo non faccia tardi. (guarda Giulio) Dorme, andiamo. (escono verso la cucina)
(Giulio resta un attimo coricato, poi si alza di scatto, come se si svegliasse di soprassalto)
Giulio: (quasi gridando) La lettera! E arrivata la lettera! (Poi, con un po di delusione che torna pian piano ad essere sicurezza) Ho soltanto sognato, ... per questa volta non mi si bruciata in mano. ... E non era Roberto a portarmela ma uno strano tipo vestito di bianco, sembrava un gelataio, ... Beh, non proprio! Aveva uno strano camicione bianco ... ma che importa! Sento che c davvero e devessere quella giusta, quella che stavo aspettando, tant vero che non mi si bruciata in mano come le altre. (intanto comincia a guardarsi in giro e a cercare, emozionato) E qui vicino, lo sento. S, devessere da queste parti. ...(trova la lettera di Carla) Eccola! Lho trovata! E questa, sono sicuro! ... Euh, ma che roba! Mi aspettavo qualcosa di meglio: interrotta dopo poche righe e non neanche firmata! Per la calligrafia di Carla, vediamo cosa dice: (legge) Caro Giulio, Solo oggi ho capito perch nella casa nuova non riesco a sentirmi bene, a mio agio. Lho scoperto rileggendo le lettere di quando eravamo fidanzati e quella piccola poesia che mi hai dato quando mi hai chiesto di sposarti. Ho capito ... (con nostalgia) Quella poesia ... mi ritornava in mente giusto qualche giorno fa; vediamo se mi ricordo come fa:
INSIEME COME IN UNO,
IO VORREI
GLI OCCHI E LE MANI,
IL SONNO, IL CIBO
E LACQUA E LARIA
CHE CI AVVOLGE COME UNO .................
Carla: (entrata giusto mentre Giulio diceva la poesia, si era tenuta in disparte, ora si fa avanti proseguendo la poesia)
DOVE LO SGUARDO PROFONDO
UNISCE I CUORI
CHE,
INSIEME COME UNO,
IO VORREI
CON TE.
Giulio: Tu sei qui?
Carla: (umile, titubante) S.
Giulio: Ma non eri andata dal dentista?
Carla: Alla fermata dellautobus mi hanno detto che sei stato male, cos sono corsa a casa, giusto mentre leggevi la mia lettera.
Giulio: Cos hai capito, eh?
Carla: S, ho capito.
Giulio: E cosa hai capito?
Carla: Che non posso stare senza di te, perch tu e io siamo una cosa sola.
Giulio: E ora, cosa ti aspetti che faccia?
Carla: Che mi abbracci, sciocco!
Giulio: Perch?
Carla: Perch sei buono, mi ami e con santa pazienza hai aspettato in silenzio che io capissi.
Giulio: E allora? Cosa fai l? Vieni qui, no? (Carla corre ad abbracciarlo) Me lo hai fatto penare questo momento!
Carla: Mi spiace.
Giulio: Ma io dicevo: Mia moglie una donna intelligentee mi vuol bene; ha preso solo una sbandata, ecco. Non butter via cos ventanni di vita insieme, due figli ...
(lo interrompe il CAMPANELLO della porta)
Antonella: (da fuori, ansiosa, suona e chiama) Nonna, nonna.
Giulio: Appunto, dicevo, due figli che non ti lasciano mai un momento di intimit.
(Giulio va ad aprire ed entra Antonella tutta agitata)
Anton.: Pap, meno male che ci siete, devo darvi una brutta notizia
Giulio: Ah, no, eh! Basta. Da ora accetto solo buone notizie.
(entrano Elisabetta e Filippo)
Elisab.: Chi arrivato?
Anton.: Ma gravissima!
Giulio: No. Un momento. Prima voglio gustare con voi questo momento di grazia.
Carla: Calmati Antonella, ascolta prima tuo padre: deve dirvi una cosa importante.
Anton.: Vi dico che sta succedendo una cosa terribile.
Giulio: A me, invece, ne successa una meravigliosa e non permetter che qualcosa la rovini. E dato che siete tutti qui, ve la voglio dire: finalmente ho ricevuto la lettera del mio sogno, quella giusta, quella che rimette a posto tutta la mia vita.
Anton.: Che lettera ? Posso vederla?
Giulio: Eccola qui.
Anton.: Ma perch dici che rimette a posto la tua vita? In che modo?
Giulio: Lhai visto anche tu che il nostro matrimonio si era un po perso, dopo larrivo di quella benedetta eredit. Beh, ora si ritrovato grazie a queste poche righe che sono una bellissima dichiarazione damore scrittami da vostra madre.
Anton.: Fammela leggere.
Giulio: E no! Questa riservata personale. (e sorride a Carla)
Carla: (ad Antonella) Gli lasceresti leggere le tue?
Anton.: Cosa vuoi dire, non capisco!
Giulio: Vedi, piccola, SOLO UNA DICHIARAZIONE DAMORE PUO DIRTI QUAL E IL TUO POSTO GIUSTO NELLA VITA. Sai, anche tuo fratello ne ha appena fatto lesperienza, non cos, Filippo?
Filippo: (un po contrariato) Ma pap!
Giulio: Non essere egoista: Regali come questo non vanno tenuti nascosti, ma vanno usati per far crescere anche gli altri. (ad Antonella) Forse se ne parlate insieme ti sar pi chiaro.
Filippo: (evita il discorso cambiando argomento) Questo vuol dire che vivremo tutti insieme nella casa nuova?
Carla: Tutti insieme in quella bella grande casa.
Anton.: Mi fa piacere che siamo tornati tutti insieme, ma scordatevi la casa nuova.
Giulio: Da questa ci hanno sfrattati!
Carla: Ma cosa state dicendo?
Anton.: E un pezzo che cerco di dirvelo: Leone non Leone!
Filippo: Oh bella, cos? Una giraffa?
Anton.: Lho sentito che diceva a Giorgio di chiudere la borsa; che tu non puoi pi toccare un soldo delleredit e che la casa nuova la prende lui.
Carla: Lo diceva a Giorgio? Ma quando? Perch non mi ha detto niente?
(ad Antonella) Va a chiamarlo.
Anton.: Vado subito. (esce)
Carla: (a Elisabetta) Tu ne sapevi qualcosa, mamma? .... Spero non le dispiaccia se torno a chiamarla cos.
Elisab.: Ne sono contenta, cara. No, non ne sapevo niente. Questa notizia ha sconcertato anche me.
Carla: Stasera deve venire da te.
Elisab.: Ma prima credo passi di qui e vorr vederci chiaro; non intendo certo portarmi in casa un impostore.
(entrano Antonella, Giorgio e Viola)
Carla: (a Giorgio) Ah, eccoti! (a Viola, con sorpresa) Viola, hai bisogno di qualcosa?
Viola: No, no. Ma non voglio perdermi il colpo di scena. Altro che Beautiful! (o il nome di qualche altra telenovela famosa)
Carla: (a Giorgio) Allora, cos questa storia delleredit bloccata? E chi veramente Leone?
Giorgio: Ecco, vedi, .... c un accordo fra lui e me che non posso rivelarti a causa del segreto dufficio. Effettivamente, leredit bloccata ....
Carla: (incalza) Ma chi dunque Leone e che cosa centra con leredit?
Giorgio: Non posso dirtelo: sono bloccato dal segreto.
(suona il CAMPANELLO della porta, Antonella va ad aprire e torna di corsa, agitatissima)
Anton.: Eccolo! E lui! E lui!
Leone: Buonasera. Ehila, quanta gente!
Carla: E tutti in attesa di lei.
Leone: E che facce da tribunale.
Elisab.: Volevamo giusto farle alcune domande.
Leone: Oh, qui anche lei, notaio! Meglio, cos potr farmi da avvocato difensore. Forza, sono pronto.
Giulio: Prima di tutto, lei chi ?
Carla: E cosa centra con la nostra eredit?
Leone: Bene, reggetevi forte. Il mio nome Carlo Donati e sono lo zio che dal Canada vi ha portato quella fortuna.
Carla: (sbigottita come gli altri) No .... Un momento .... Ma ....Ma allora, perch si intrufolato in casa nostra a quel modo? Qual era il suo progetto?
Anton.: Ma perch non stato chiaro subito?
Carla: E perch adesso ha bloccato leredit mettendomi nei guai?
Giulio: Non penser di cavarsela cos a buon mercato!
Leone: Calma, calma. Non ho cattive intenzioni. Se mi lasciate parlare vi racconto tutto. E il notaio, mi corregger se sbaglio.
Elisab.: Per vogliamo spiegazioni anche sulle cose non legali.
Leone: Daccordo, dar spiegazioni su tutto, partendo dallinizio quando, perdendo la famiglia, persi anche il gusto di vivere e di lavorare e cos decisi di passare la mano. Siccome per mi dava fastidio che il risultato di tanti anni di lavoro finisse in mani sconosciute, volli effettuare subito il passaggio allunica erede, tu Carla, occupandomene personalmente. Cos, un po nella segreta speranza di ritrovare dei legami familiari, un po per conoscervi da vicino, decisi di frequentarvi, ma in incognito per non alterare la sincerit dei vostri comportamenti.
Anton.: Come maggiordomo!
Viola: Ecco cosa voleva dire con Nessun uomo grande per il proprio domestico.
Filippo: Che vigliaccata!
Giulio: Insomma, per tutto questo tempo ci ha tenuti tutti, segretamente, sotto esame.
Carla: E a quanto pare, siamo stati bocciati.
Giorgio: Gli ho detto anchio che non era corretto nei vostri confronti, ma non ha voluto sentire ragioni.
Leone: E vero, sono stato un po scorretto, ma ho imparato una gran cosa.
Filippo: Cio?
Leone: Che se uno arriva a voler bene pur conoscendo cos a fondo, quello vuol bene sul serio. In quanto a voi ... beh, a voi mi sono affezionato.
Carla: Tanto da metterci nei guai bloccando leredit.
Leone: Un correttivo necessario, non credi? Messo in atto proprio perch vi voglio bene. Comunque, per le conseguenze, ho gi le soluzioni.
Carla: Ora mi ha proprio incuriosito.
Elisab.: S, ci parli un po dei suoi progetti per il futuro dato che, a quanto pare, ci riguardano.
Leone: E presto detto: Ritrovata, anche grazie a voi, la voglia di vivere e di lavorare, ho deciso di rilevare una piccola industria. (scherzosamente) Giulio, hai del tempo libero? Vorrei che mi aiutassi a dirigerla.
Giulio: (sorpreso) Io? .... Perch io? Non ho nessuna esperienza.
Leone: Perch sei capace e onesto e so che lo faresti bene.
Giulio: Impiegato, disoccupato, dirigente: carriera anomala ma fulminea. Carla, hai visto? Sono diventato dirigente in meno di un anno, sei contenta?
Carla: Questo sistema te, ma lascia nei guai me: per la casa, per esempio.
Leone: Stai tranquilla, per quella subentro io: In fondo lho scelta io e posso garantirvi che mi piace molto.
Elisab.: Gi, ma dopo lo sfratto da qui loro resterebbero comunque senza casa.
Leone: Ma io non ho detto di volerci abitare da solo; sempre che voi siate daccordo anche se, francamente, mi spiacerebbe che rifiutaste.
Carla: E noi saremmo veramente degli ingrati. Tu, Giulio, cosa ne pensi?
Giulio: Che rifiutare unofferta tanto generosa e cordiale sarebbe proprio da sciocchi. Io ne sono felice e accetto.
Leone: Allora faremo cos. Daltronde ho gi lappuntamento col notaio per mettere a punto le modalit pi convenienti. (a Giorgio) Non cos?
Giorgio: E vero, aveva gi pensato a tutto e mi pare una buona soluzione.
Anton.: Che bello! Potremo vivere tutti insieme, e con in pi lo zio Carlo.
Leone: Ad evitare ulteriori follie.
Carla: Non ce ne sar bisogno: Sono tornata in me e come prima cosa ho fatto pace con Giulio.
Viola: Davvero? Oh Carla, sono proprio contenta.
Giorgio: S, la vostra situazione ci spiaceva molto e siamo contenti che si sia risolta per il meglio.
Carla: Grazie.
Viola: Sono cos contenta che voglio farti un regalo: Se vuoi puoi prenderti il secretaire che ti ho fatto vedere prima.
Carla: Sei gentile, cara, ma lasciamici pensare. Con tutte queste cose in ballo .... ne riparliamo al ricevimento che ho intenzione di fare per linaugurazione ufficiale della casa. Tenetevi liberi, non potete mancare.
Viola: Sarai rinsavita, ma non ti smentisci. Comunque, hai ragione, c tutto il tempo.
Giorgio: Bene, ora che tutto chiarito, se permettete, noi ci ritiriamo.
(Giorgio e Viola escono accompagnati da Giulio e Carla)
Elisab.: (in disparte - a Leone) Toglimi una curiosit: chi viene a cucinare a casa mia, stasera, Leone o Carlo?
Leone: Quello che preferisci, sono entrambi degli ottimi cuochi.
Elisab.: Io credo che Carlo sia un leone e quindi li invito tutti e due.
(SUBITO suona il TELEFONO)
Filippo: Pronto? .... Buona sera .... ora sta bene, grazie .... s, glielo passo. (a Giulio) Pap, per te; Isimbardi.
Giulio: (allegro) Ciao, Roberto .... mai stato meglio di cos: ho fatto pace con mia moglie, ho una casa nuova e sono diventato dirigente dazienda e sai chi il mio nuovo principale? Leone, o meglio il signor Carlo Donati, zio di mia moglie, che sono poi la stessa persona. .... Come dici? Vuoi una raccomandazione per venire a lavorare da noi? Quanto mi dai? .... Non fare il tonto, non penserai di avere un posto di lavoro cos senza passare una bustarella al primo dirigente. (ride) Possiamo parlarne, ma aspetta almeno che cominci a lavorare io. (ride di nuovo) .... S, ci vediamo domani, cos ti racconto. Ciao. (riappende)
Elisab.: (prende dei soldi dalla borsetta) Ragazzi, questa sera la nonna vi offre pizza e cinema.
Filippo: (prendendo i soldi) Grazie, nonna, ne faremo buon uso. Ciao a tutti.
Anton.: Aspetta, potremmo telefonare a ....
Filippo: (interrompendola) Telefoniamo da fuori, vieni. Ciao.
Elisab.: E, mi raccomando, (indicando, non vista, Giulio e Carla in atteggiamento affettuoso) non tornate PRIMA di mezzanotte.
Filippo e Anton.: (dapprima restano sorpresi ma capiscono e, con un sorriso dintesa verso la nonna) : Daccordo. (escono in fretta)
Elisab.: (guarda lorologio) Sono quasi le sette e io ho un appuntamento al quale non voglio mancare. (e si prepara per uscire)
Leone: Me ne vado anchio dato che la mia serata di libert ed ho anchio un appuntamento che non voglio perdere. (a Elisabetta in tono scherzoso) Ho limpressione che andiamo dalla stessa parte, posso offrirle un passaggio, madame? (e le offre il braccio)
Elisab.: Molto volentieri, grazie. (prende Leone sottobraccio e si avviano alluscita) Ci vediamo, ragazzi.
Leone: A domani.
Giulio: Hai visto? Siamo rimasti soli.
Carla: Gi! Ed quasi ora di cena.
Giulio: In cucina ci deve essere ancora del brodino di mia madre. (ride)
Carla: (smorfia) Anche se non siamo pi ricchi, dici che possiamo permetterci di festeggiare con una cenetta romantica?
Giulio: E poi? A casa tua o a casa mia?
Carla: Dove vuoi tu, perch sarebbe comunque casa nostra.
(si abbracciano mentre il sipario si chiude)F I N E
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