Come andarono i fatti

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ATTO SECONDO

Maria Lanciotti

COME ANDARONO I FATTI

© 2006 Come andarono i fatti

     di Maria Lanciotti

Maria Lanciotti

Come andarono i fatti

Riduzione e adattamento del romanzo La sacca del pastore di Maria Lanciotti

                           Consulenza creativa e teatrale di Piero Avallone

Personaggi

Sarina                                 personaggio fantasma

Italo                                    il marito di Sarina

Silvio                                 compagno d’infanzia di Sarina

Voce femminile                 fuori campo

Quattro donne:                    la bonaria, la saggia, la pettegola, la maligna

Un uomo e una donna         personale medico

Anselmo                              il custode

Danilo, Chiara, Mattia        figli  di Italo e Sarina

Giada                                  figlia di Silvio e Irene,  moglie di Mattia

Due bambini                       figli di Giada e Mattia

Irene                                    moglie di Silvio

Giovanna                             madre di Sarina

Tempo attuale, località centro Italia.                      

                                               

ATTO PRIMO

Scena prima

(Silvio, Italo, voce femminile)

Un gioco di luci separa lo spazio scenico: a sinistra luce tremolante di ceri, a destra chiarore lunare.  Silvio - magro, la faccia segnata da rughe che ne denotano il carattere diffidente e pessimista, lo sguardo a tratti vacuo, a tratti intenso - si muove nell'ambiente a destra scrutando di sovente “il cielo”. Di tanto in tanto lancia un’occhiata - furtiva, angosciata, impaurita – all'ambiente adiacente rischiarato dalla luce spettrale, si ferma e resta pensoso, in ascolto, come volendo afferrare una memoria labile o lontana. Il suo non sarà un parlare, ma un “pensare”. Inoltre,“parlerà” – riferito al suo interlocutore invisibile, una donna - in terza persona e solo verso la fine in maniera diretta.

Il personaggio che si muove nell’ambiente a sinistra – Italo, alto, massiccio, sulla sessantina, chioma folta bianca leonina, lineamenti squadrati, rude nell’insieme –cammina in tondo davanti alla porta di una stanza da cui trapela la luce tremula. Appare incerto, desideroso e insieme timoroso di entrare. Al contrario di Silvio discorrerà con la donna e la prenderà di petto come se questa potesse tenergli testa.

Sarebbe importante rendere la diversità – sia fisica che comportamentale – dei due principali personaggi maschili, l’uno antitetico all’altro.

(Luce su Italo)

Italo (Socchiude la porta della stanza, resta sulla soglia). Fammi parlare… tutto quello che mi passa per la testa, come facevo sempre… (avanza di alcuni passi).

Finalmente amore mio, finalmente ti rivedo!

Posso rimanere? me lo chiedevi sempre, ricordi? Dicevi: ho paura di restare sola, in quell’ultima notte. Dicevi: chissà che succede in quelle ore di transito, magari sbaglio strada o faccio brutti incontri, magari dimentico qualcosa e non posso tornare a prenderla… tu vedi di esserci, per qualunque evenienza. Certo, ti dicevo io, ci puoi contare per quel momento e per tutti i momenti della vita, lo sai che altro non ho per la mente che te, bambolina. (Pausa).

Ti offendevi, quando ti chiamavo così… non sentivi la tenerezza che c’era in quel modo mio di chiamarti…

Eri donna o bambina, quando ti vidi per la prima volta? Stavo seduto a un tavolino del bar. Giocavo a carte sempre con gli stessi amici, posta: caffè per tutti. Tu camminavi svelta, guardando dritto davanti a te...  i capelli ti volavano attorno, la veste ti svolazzava sulle ginocchia... quelle tue ginocchia… ti mancava solo la corona, per essere una principessa…e la figlia di un re non mi avrebbe mai degnato di uno sguardo! mi dissi allora. E perché non mi dovrebbe guardare, mi risposi io, che mi manca? Cavolo! ti avevo appena vista e già m’infuriavo senza motivo...

Sì, tu mi hai fatto sempre infuriare.

Voce femminile La tua stessa tenerezza, era furore.

Italo (Non rilevando l’interferenza).Da quel giorno aspettavo ansioso di vederti arrivare. A carte perdevo sempre e pagavo sempre io il caffè per tutti. Potevo trovare altri modi per vederti, casa mia era vicina alla tua. Ma proprio la vicinanza creava la distanza, le mura di casa erano un divieto, là dentro tu eri al sicuro da me. Sai quello che intendo. (Pausa). Io non sono cattivo ma non posso prevedere quello che mi può capitare in certi momenti. Scusa se ne parlo, sei l’unica persona che sa ogni cosa di me, adesso, e anche la sola che mi sta a sentire, adesso, e l’unica con la quale voglio parlare. Dicevo. Io sono un tipo concreto, come si dice? pragmatico. Io, le cose, secondo come mi si presentano le affronto senza starmi troppo a scervellare, tale e quale a mio padre a mia madre e ai miei parenti. (Pausa). Ti ricordi i miei parenti? il bene che ti volevano… e zio Righetto? sempre con la fotografia del figlio morto in guerra fra le mani, l’unico figlio e lo aveva perso nella steppa russa. Gli portava i fiori al cimitero e li sistemava davanti alla lista dei caduti. Il nome del figlio scritto in oro lo inorgogliva, il figlio morto da eroe… (scuote la testa in segno di commiserazione). E zio Guido, il socialista? fu lui che affamò la famiglia, in nome dei suoi ideali. Era il mio padrino di battesimo, scelse lui il mio nome...

Voce femminileItalo...

Italo I miei parenti... il bene che ti volevano… (Pausa). Parlo troppo... come sempre, eh? La mattina ti svegliavo per raccontarti tutto quello che mi si era accumulato nel cervello durante la notte. Tutto, ma proprio tutto. Tu mi stavi accucciata sul petto… e mi ascoltavi, no? Io ti tenevo stretta, sempre...  guai se non ti sentivo tutta mia...  una carne sola, come dice il vangelo. (Pausa). Tu invece mi raccontavi i sogni. Ma dove andavi a prenderli, tutti quei sogni... roba che da svegli nemmeno si riesce a immaginare!

Certe volte la notte smaniavi e gridavi, mi svegliavi se dormivo, mi dicevi…

Voce femminile Stringimi stringimi stringimi...

Italo Avevi la fronte, quando facevi brutti sogni, e per il resto sembrava che avessi la febbre… i brividi… la sete...

Voce femminile La sete...

Italo Eccoti l’acqua amore mio ti dicevo, e tu piangevi e mi bagnavi il petto… (Pausa. Poi come tornando sul discorso). Eri donna o bambina, quando ti vidi per la prima volta…quando mi folgorasti per la prima volta? e adesso… una bambina… una donna…

Oh, (perentorio) dormi o sei sveglia?

Non pretendo che mi guardi, non te lo chiedo, ma sapessi… quanto vorrei essere guardato da te oggi, per come sono oggi! (Buio).

 (Luce su Silvio)

Silvio (Come ripiombando di colpo nella realtà). Che le ha fatto stanotte, che le ha detto? Io l'ho seguito, l'ho visto entrare… glielo potevo impedire…

 

Voce femminile (Diversamente che con Italo, interloquirà con Silvio parlando di lui in terza persona)… e non l’ha fatto.

Silvio (Come sotto l’effetto di un’allucinazione uditiva che lo disorienta). Ho pensato che era la sua punizione, la mia e pure quella di Sarina. Anche stavolta mi restano spiccioli di tempo… quello che lui non mi ha sottratto!Fra un paio d’ore questa camera sarà aperta ai visitatori… sfileranno commossi, i visitatori…

Mi sembra tutto un brutto sogno…. del resto… ho sempre sognato troppo, io.

Quanto avevo… pochi anni…e nel sonno vedo quei tre passerotti sul tetto… sotto una tegola. E la mattina vado sul tetto, sollevo quella tegola e trovo il nido. Coi tre passerotti. Coincidenza… o che altro? C’era una qualche corrispondenza fra quello che sognavo di notte e ciò che mi accadeva di giorno?

Compilai, addirittura! una specie di statistica per stabilire se ci fosse un nesso fra sogno e realtà.

Voce femminile Addirittura!

Silvio (Visibilmente disturbato dalla pur brevissima interruzione che sembra fargli il verso). Poi rinunciai. Mi tenni la zona del sogno come una vita parallela, migliore di quella cosciente. Di giorno recitavo la mia parte come tutti… la notte... era la libertà! Allora alzavo il tiro e mi avventuravo in viaggi sperimentali. (Riprendendo a contemplare il cielo). L’universo… l’ho studiato tanto… punto d’inizio fu il ragionare sulla notte e il giorno, poi sulla rotazione di pianeti stelle e galassie e il pensiero si allunga, e riflette sull’enorme distanza fra quei corpi...

Voce femminile (Come a chiusura della  frase)…visibili ma non raggiungibili...

Silvio (Con un gesto stizzito della mano come volendo allontanare un insetto molesto continua nel suo ragionamento). Le stelle... guardo una stella e guardo nel passato… e penso che… trovandomi io su quella stella potrei forse rivedere tutta la mia vita passata… e comunque… non potrei cambiarla.

Che cosa rifarei, che cosa annullerei, se potessi, della mia vita?

Le cose rimandate, le cose evitate...

Voce femminile ... il tempo perduto ...

Silvio (All’improvviso frenetico). Sto bruciando il tempo, ancora! Io sono qui e lei è là dentro. Lei non può venire e io non voglio andare. Vorrei scappare...

 

Voce femminile ...e non può!

Silvio (Determinato). Devo assolutamente vederla. E’ l’ultima occasione. (Poi inquieto, a disagio). Mi sento come se portassi la camicia a rovescio... e non fossi capace di rivoltarla. Non posso presentarmi a lei così! che sensazione tragica!

Voce femminile Ma di che parla?

Silvio Ma di che parlo? Lei ormai non mi può più biasimare… nessuno può! (Si guarda intorno spaurito). Comincia il canto degli uccelli, già tremano gli alberi… (Buio).

(Luce su Italo. La luce si sposterà da un personaggio all’altro ogni qualvolta prenderanno la parola)

Italo Mi ascolti? Quella sera… ricordi? Io dietro a te fino a casa e tu non ti voltasti mai… eh sì, che i miei passi facevano rumore!

Imboccasti il portone che si richiuse sbattendo… un portone che ti sbatte in faccia fa un frastuono che non ti dico!

Restai lì, a succhiarmi la sigaretta che aveva il sapore del fieno e... d’un tratto... un dolore, quel dolore, sempre quello, mi attraversò il cervello: il maledetto dente del giudizio. Presi a tirare pugni sul muro bozzoloso... (sempre più concitato) le nocche sanguinavano ma non sentivo dolore e seguitavo a battere  ma quel muro mi resisteva e allora lo presi a capocciate come un lottatore sul ring, sempre più veloce, e a un tratto non vidi più niente e mi ritrovai a terra a grattare alla tua porta chiusa. Mi ricordo che c'era uno che mi sorreggeva, uno del palazzo... scappò via, stavo per spaccargli la faccia senza uno straccio di motivo!

Silvio (Vago).Vorrei dormire, fare un lunghissimo sonno... sognare ancora...

 

Voce femminile (Insofferente)…ancora la sua vita parallela…

Silvio L'uomo blu mi veniva a trovare tutte le notti. Una persecuzione. Sentivo i suoi passi, vedevo la porta aprirsi piano e il corpicciolo azzurro stagliarsi nel vano. Lo vedevo ai piedi del letto e poi arrampicarsi per venirmi sopra a soffocarmi col suo peso.  Terrore... sento ancora le mie urla mute...

Voce femminile ... allucinazioni.

Italo (Insolente). Mi sfogavo con Natalia. Lei al mio cenno saltava sulla vespetta e si faceva portare in mezzo all'erba alta. Mi sfamava, mi dava tutto e non mi chiedeva niente. Gran donna, Natalia. Tu al confronto eri una bambina... eppure facevi perdere la testa!

Sì, io persi la testa per te!

Un giorno andai dal sarto più rinomato della città e mi feci fare su misura il vestito di lino color panna… era d’estate. Mi stava a pennello. Scarpe intonate, camicia sbottonata sul petto, sbarbato e profumato. Pronto per la battaglia…

Voce femminile … vincere o morire…

Italo Mica solo per la Patria, si vince o si muore! O sì? tu, la mia patria...

Quella sera ti seguii a pelo… arrivati a casa tua ti superai d'un balzo e mi buttai fra te e il portone a braccia spalancate: da qui non passi, stasera da qui non passi, questo ti volevo dire!

E tu, piccolina, mi guardasti senza battere ciglio; senza dire parola m'insultasti. Così, dal basso in alto. Restai lì come un fesso mentre mi voltavi le spalle e sparivi nell'oscurità. E giurai, lo giurai quella sera crocefisso al tuo portone chiuso, che ti avrei avuta per sempre e a modo mio. Quella sera ti scrivesti il destino da sola, principessa. (Pausa). E adesso che posso te lo dico, principessa: il pensiero di te è rimasto sempre associato al mal di denti. E alla furia omicida!

Silvio (Ripete ossessivo). Che le ha fatto stanotte, che le ha detto?

Voce femminile (Irridente). Che mi ha fatto stanotte, che mi ha detto?

Silvio Io l’amavo da sempre… e lei mi fece credere qualcosa che non era... no, non doveva farlo! Ma lo fece, e doveva pagare. Ora è lì, ma i conti restano aperti. (Pausa). Adesso entro, la guardo, la guardo bene, e metto un sigillo a questa storia. Poi me ne vado, finalmente, sono davvero stanco. (Si dirige verso l’ambiente a sinistra con lo sguardo rivolto al cielo).

 

Voce femminile Ecco che sorge Venere. (Buio).

Scena seconda

Luce crepuscolare. Quattro donne, sedute una accanto all'altra, intente a svariate occupazioni manuali. Per la diversità di atteggiamento si distingueranno i loro precisi caratteri: la pettegola, la bonaria, la maligna e la saggia. S'intrecciano bisbigli e preghiere recitate in latino maccheronico.

(Luce sulle donne)

Saggia E luce perpetua luceatte.

Tutte Ammèn.

Bonaria Povera Sarina! Non ha mai avuto una vita facile. Il padre se ne scappò che era appena nata…

Pettegola Certo che il padre le è mancato tanto, a Sarina.

Bonaria Sarà per questo che avrà sposato Italo? grande, grosso, con tanti anni più di lei... forse per avere un padre?

Maligna Va a capire! Certo però che quella un po' strana era, eh…

Saggia Beh, strana, poi! Assente... spaventata...

Maligna Parlava anche da sola, da piccola… e si rispondeva pure!

Pettegola E' vero, Giovanna, la madre, l’ha detto anche a me. Sarina parlava sempre di un padre che andava per mare, tutto vestito di bianco, che la riempiva di regali ogni volta che tornava a casa...

Bonaria Sarina ha sempre fantasticato troppo… passava troppo tempo da sola, poverina!

Saggia Si è sposata così giovane... non poteva capire quel che faceva...

Maligna Prima però era stata con quell'altro, il ragazzino...

Pettegola Silvio, sì. Da piccoli erano inseparabili...

Bonaria ... eh, cos'è la vita! E poi? Ch’è successo, che è successo?

Pettegola Quello che succede agli amoretti di gioventù: fuochi di paglia.

Saggia (Intona le orazioni con il palese intento di richiamare all'ordine le compagne che si lasciano andare a considerazioni poco benevole. Cosa che si ripeterà anche in seguito).  Libbera meddomine...

Tutte Ammèn. (Buio).

Scena terza

La luce sale lentamente inquadrando Silvio e Italo che si muovono nello stesso ambiente senza mai incrociarsi

SilvioIo la volevo sposare. L’avevo deciso da quando andavamo insieme all’asilo…. quanti dispetti mi faceva!

Voce femminile E lui voleva picchiarmi…

Silvio (Ora la voce sembra non disturbarlo più, anzi è come se l’aiutasse a riordinare il pensiero). Mi disse poi che le facevo paura… i miei occhi…

Voce femminile Come mi guardava…

Silvio I miei silenzi…

Voce femminile La sua bocca cucita…

Silvio Poi… lei divenne grande da un giorno all'altro. Un salto: lei di là e io rimasto di qua del tempo. Vivere da uomo dentro un corpo da ragazzino è una tragedia. Lei alta, slanciata, le mammelle appuntite... io con le brache corte e i foruncoli. Mi sentivo ridicolo e già arretravo. Fu lei… un solo sguardo e mi fece  crescere di botto. Un comando, ela superai in altezza e mi spuntò la barba. E una fame canina delle sue carni dorate. (Pausa). Perché si servì di me? Che voleva dimostrare, a quel cicisbeo, che aveva il giullare? Mi baciò sulla bocca davanti a… quello! E dopo alzò un muro fra di noi. (Pausa). Nessuno m’invitò, ma fui presente alle nozze. Nascosto dietro a una colonna… volevo far crollare il tempio e sotterrare tutti me compreso. Peccato, non sono Sansone. Comunque giurai che non l’avrebbero passata liscia, quei due.

Avevo una ferita addosso che… no, non sarebbe guarita mai…

Voce femminile Una ferita infetta…

Silvio Non dormivo, vomitavo bile, non combinavo più niente. Dovetti andare dal medico… ma non servì!

Italo Tutte le sere sedevo sul muretto davanti a casa tua, dall’altra parte della strada. Volevo che ti portassi dentro casa l'immagine del poveruomo sfocato nel crepuscolo col fiato che diventava vapore. Un cane fedele che aspetta solo il fischio del padrone per accorrere scodinzolando... e una di quelle sere arrivasti con lui...

Voce femminile Quel ragazzino…

Italo Un ragazzino. Parlando, ridendo insieme… e quello pendeva dalle tue labbra, quello allungava il braccio e ti passava la mano fra i capelli…quelloti abbracciò! e tu... tu lo baciasti guardando me!

Voce femminile (Con pedanteria). Che stavi dall'altra parte della strada.

Italo Te lo ricordi, donnina donnaccia? Io lo sento come fosse adesso, quel freddo d’acciaio che mi si piantò in gola. (Accompagnando con una goffa mimica le azioni che andrà a dire). E allora saltai dal muretto e me ne andai, me ne andai per i fatti miei, a ubriacarmi, e poi caricai Natalia e girato il primo angolo le feci vedere le stelle e bere tutta la mia asprezza, ne ero pieno fino all'orlo. Natalia rideva appassionata ed io ridevo con lei, come una iena! (Rientrando in sé). Quanto parlo!

Voce femminile (Sempre di più si porrà come intimo contraddittorio arrivando a condurre il gioco dialettico). Ho freddo.

Italo (Premuroso). Chissà se hai freddo... fuori l'aria è tiepida... (con amaro sarcasmo) dì, ci verresti a passeggiare con me sotto la luna? ah, questa è buona! Sai che faccio? vado fuori a fumarmi una sigaretta! Tanto… ti ritrovo qui! (Esce).

Scena quarta

(Luce sulle donne)

Pettegola Certo che è una bella donna, Giovanna.

Maligna Eh sì, si mantiene bene la madre della povera Sarina!

Pettegola E' vero, sempre tutta aggiustata, ci tiene proprio!

Saggia Liberameddomine da morte eterna...

Tutte Ammèn!

Bonaria Povera Giovanna, con tutto quello che ha passato... senza padre né madre, allevata dai nonni in cima a una montagna... eh, cos'è la vita...

Saggia Indiesilla tremenda...

Pettegola Beh, la montagna la lasciò presto. Già da ragazzetta scese a lavorare in città.

Maligna Sì, a fare la serva in casa di quegli zii... pidocchi rifatti, che la trattavano come una pezza da piedi...

Saggia Quando celimovendi suntetterra...

Tutte Calamitate e miseria...

Bonaria Poi andò a lavorare in fabbrica; fu lì che conobbe Giulio, il padre di Sarina.

Pettegola Bel ragazzo, Giulio! Tutte gli correvano dietro. Lui si prese Giovanna, le fece fare una figlia e sparì.

Maligna E ammèn...

Tutte (mormorio di disapprovazione)

Saggia Ha lavorato come un mulo, Giovanna, ma alla fine si è sistemata. Alla figlia non ha fatto mai mancare niente.

Maligna A parte il padre!

Saggia Chirieleison.

Tutte Cristeleison. (Buio).

Scena quinta

(La luce si riaccende alternativamente su Italo e Silvio in scena)

Italo (Guardando l’orologio da polso).E’ tardi.Dormi amore, io non ho sonno. (Muovendo pochi passi avanti). Vorrei stringerti, sentire il tuo odore... il tuo odore… anche quando non c'eri io lo sentivo (Pausa). Dicono che gli odori sono speciali per risvegliare i ricordi... la mia mente è piena di te, Sarina, del tuo odore… (Sembra dopo questa frase cadere nella prostrazione).  

Voce femminile (A riscuoterlo). La Madonna del Buon Consiglio… il prete claudicante…

Italo La foto sul sagrato con parenti e amici… e dopo…

Voce femminileLa nostra prima notte…

Italo Sentivo l’acqua scrosciare e avevo paura... sì, piccolina, io avevo paura. Si pensa sempre alla paura delle donne… al timore delle vergini… e mai a quello che prova un uomo. Io sudavo freddo, mentre tu stavi chiusa nel bagno. E quando saresti uscita? Non sapevo da dove cominciare. Mi ero scordato come si prende una donna e non sapevo come si prende una sposa. (Lapidario). Tu prendesti me.

Voce femminile Piangendo.

Italo Ma perché piangevi? E la mattina dopo… la tua treccia… lì, sul mio comodino… la tua bellissima treccia... perché? Sapevi che ero innamorato dei tuoi capelli e li avevi tagliati, perché? Troppo difficile da capire...

Voce femminile … da spiegare…

Italo Ti portavo il caffè a letto, la mattina. Aprivo le finestre, spegnevo la luce e tu non svanivi. Non chiedevo altro… averti con me, sempre...

Era bella la nostra casa…

Voce femminile … dalla cucina si vedeva il tramonto…

Italo La mattina uscivamo insieme: io nella mia bottega di barbiere e tu nella tua scuola… (di colpo tagliente) maestrina…

Silvio Studiavo indefesso. E appena pronto aprii il mio studio. Là dove avevo deciso. Punto strategico… diventai anche cliente del barbiere…

Voce femminile Il più assiduo.

Silvio Mi facevo sbarbare da lui ogni mattina, dopo che la moglie era passata.  Insegnava in una scuola lì vicino…

Voce femminile … vicino al suo studio.

Silvio Mi passava davanti almeno due volte al giorno… io sempre appostato dietro la tendina…

Voce femminile … spiava…

Silvio Aggiustando i tempi potevo controllare tutti e due. Praticamente vivevamo insieme. Chissà se lei lo sapeva. (Con  perfidia). Ma certo che lo sapeva, che dietro la tendina c’ero io! E lo sapevano i suoi fianchi! (Con rabbia). Mai una volta però che si fosse girata dalla mia parte, mai!

Voce femminile Mai mai mai!

SilvioContinuo a parlare da solo come un imbecille. Tra me e me. E’ l’ultima occasione e ancora rimando. (Dandosi forza con le parole). Parlale! Falle sentire la tua voce! butta fuori i tuoi nefasti pensieri…

Voce femminile … la muffa introversione... 

Silvio E chissà che questo non mi possa aiutare! 

Italo Rientravo e trovavo la casetta in ordine, la tavola apparecchiata, il tuo sorriso... la tristezza del tuo sorriso! Emai che mi fossi venuta incontro sulle scale, mai una volta! (Pausa).E nacque Danilo. Tu odoravi di latte e di ginestre… sconvolgente...

Voce femminile Poi nacque Mattia.

Italo (Passando dall’esaltazione all’abbattimento). Io sbarbavo e fischiavo, a bottega. Avevo tutte le fortune di questo mondo. Sì, mi sentivo potente, amore mio!

La notte sta passando, gioia. Ti farei una domanda se ne avessi il coraggio. Una domanda che non ti ho fatto mai... e non ti faccio adesso. (Pausa. Poi con tono doloroso e fermo). Io però ti amo.

Voce femminileTu… mi ami?

Italo (Sulla difensiva). Che dovevo fare, chiederti se avevi un altro? e se mi avessi risposto di sì? Io potevo giocarmi la vita sulla tua fedeltà, questo sapevo e questo mi feci bastare. Giusto o sbagliato è andata così. Stavo avvinghiato a te, che altro potevo fare? E tu…  docile… mi lasciavi fare quello che volevo...

Voce femminile Del mio corpo…

Italo A volte piangevi, ma così piano che io potevo anche non sentire... e non sentivo! Perché piangevi, ti facevo male? Ma tu ti rifiutavi di baciarmi!

Voce femminileOgni notte... 

Italo Ti volevo ogni notte… da morire. E tu…tu mi stavi convulsa fra le braccia… una bambola di pezza… snodata… che puoi posizionare come più ti piace... e questo io facevo con te! Per colpa tua!

Voce femminile Quel giorno…

Italo …era domenica… i bambini stavano da tua madre. Venne mio fratello a trovarci… Lillo… vent’anni meno di me, bello, gioioso...  Disse: mi tagli i capelli? E a te: mi fai lo sciampo? Vi sentivo ridere come ragazzini, chiusi nel bagno. Chissà che storie allegre ti raccontava il mio fratellino! Non ti avevo mai sentito ridere così... dio, che modo di ridere! Io me ne stavo come un cane accucciato dietro la porta chiusa e la rabbia che mi cresceva dentro fino a soffocarmi. Spalancai con un calcio la maledetta porta... e che vidi?  tu amorevole gli sfregavi l’asciugamano in testa, a quel figlio di buona donna! E a me? me li avevi mai lavati i capelli, a me? o ti eri mai fatta una risata alle mie barzellette? Al più un sorrisetto scemo, tanto per farmi contento! Mio fratello – disgraziato animale, mi disse! - ti scostò e fece un passo avanti…

Voce femminile A proteggermi…

Italo Voleva forse proteggerti da me? e perché? Gli detti un pugno, un destro dei miei... violento… lui vacillò e tu lo sorreggesti. Perché lo sorreggevi? Il braccio ripartì e stavolta era per te, bambolina: con una manata ti feci girare la testa dall’altra parte! Tu con me non ridevi mai!

Voce femminile Mai.

Italo (Tenero, ora, dopo la terribile sfuriata). Vorrei portarti lontano da qui, lontano da tutto... tornare indietro, ricominciare da capo, noi due, insieme.

Voce femminile (Con tono inappellabile). Da qui non si torna indietro.

Italo (Scavando dentro di sé alla ricerca disperata di accuse e giustificazioni). Fammi pensare... quand'è che trovai quel quaderno? Blu cartonato. Solenne e duraturo, pensai. Lo presi con ribrezzo manco fosse stato una vipera cornuta... (Ripete urlando). Cornuta! (Poi, un po’ vergognoso). Non dico a te, non te la prendere…

Voce femminile Caro marito.

ItaloCaro marito… iniziava così con la tua tiritera. Caro marito.Al caro ritardato marito impartivi la tua bella lezione di raggiunta maturità… (con spregio) maestrina! Illuminata dalla consapevolezza ripercorrevi la tua vita… la nostra vita...

Voce femminile Uno sbaglio infilato nell’altro...

Italo Che colpo, mi atterrò. Buon per te, buon per tutti. Altrimenti quel giorno sarebbe stato di tragedia. Avevi ragione su tutto. Date e fatti. Considerazioni. Il tuo ordine mi disorientava la mente. Ci eravamo adattati, da miserabili…

Voce femminile Tutti e due.

Italo Grandi e belle parole! Ma poi? Tu il tuo rimedio l’avevi, chiaro come il sole, ma io? A me avevi pensato? Sarina, che tu possa morire non una ma mille volte! Fra gli stessi tormenti del ghiaccio e del fuoco che a me divorarono il cuore, quella mattina maledetta! Ma quello che più mi colpì… leggendo nel tuo quaderno dei quaderni… fu il versetto d'addio... diceva… sfortunato compagno…

Voce femminile ... di un viaggio sbagliato...

Italo Ci voleva poco a capire che ti facevo pena... magistra. Ma quello che non capivo erano le tue intenzioni, e se ne avevi…

Ora mi scuserai ma devo uscire da qui. Non sopporto più la tua vista. (Pausa). Uscire… e per andare dove? A quest’ora nemmeno i cani vanno in giro. Che freddo...  il freddo mi è entrato nelle ossa...

Voce femminile …non andare...

Italo (Strizzando nervosamente il pacchetto delle sigarette). Due, mi sono rimaste due sigarette. E che altro? Tu, Sarina. Nessuno potrà cavarti mai fuori da me, mai! E non venirmi a dire quello che so già!

Voce femminile (Insinuante). Con i sentimenti non si ragiona...

Italo Mi hai rovinato, piccolina. Me, i nostri figli. Te lo ricordi, almeno, che io dovevo chiedere come un mendicante? Nella mia casa nel mio letto alla mia donna io chiedevo favori, quando sentivo che sarei esploso se non mi accoglievi. E ogni volta possedevo la nebbia! non mi dicevi mai di no…

 

Voce femminile …mai di sì...

Italo …non reagivi… non fiatavi nemmeno, qualunque cosa io ti facessi. Tutto quel silenzio mi ossessionava, volevo sentire almeno un urlo...  e urlasti, infatti! (Buio).

Scena sesta

(Luce sulle donne)

Tutte(Mormorio di preghiere) Ammèn.

Bonaria A letto fra loro era una guerra. Botte insulti e sputi in faccia per la povera Sarina anche sotto gli occhi dei figli. E se intervenivano le buscavano pure loro insieme alla madre. Il padre poi usciva, a qualunque ora della notte, e loro si ritrovavano tutti e tre abbracciati a piangere nel letto.

Pettegola Italo se ne scappava dall'altra… da Natalia! Certo che con quella se la spassava proprio, eh? senza pudore! Pareva che lo facesse apposta, a farlo sapere a tutti!

Maligna E faceva pure il geloso!

Bonaria Quando un uomo tradisce c'è sempre una ragione. Si vede che anche la moglie aveva qualcun altro per la testa... 

Saggia E' rimasta sempre al suo posto, Sarina. Chirieleison.

Pettegola Questo è quello che si dice. Cristeleison.

Maligna Italo andò sempre più a peggiorare. Sembrava fuori di testa... un toro infuriato... tornava sempre all'alba, dopo i bagordi e ogni volta era l'inferno. I vicini non ne potevano più.

Bonaria Quando un uomo si riduce così, c'è sempre una ragione. Eh, cos'è la vita…

Saggia Paternoster... 

Tutte Quiesinceli…(Buio).

Scena settima   

(Luce su Italo solo sulla scena)

Italo Passeranno gli anni, il tempo sciuperà la tua bellezza, ma io ti ricorderò sempre così, finché vivrò. Te lo giurai durante la nostra luna di miele, te lo ricordi amore?

Voce femminile Amore?

Italo E’ andata davvero così, io come allora ti vedo e ti sento, e tu come allora non mi vedi e non mi senti.Infame! Te ne dovevi andare, se il tuo posto non era accanto a me. Forse me ne sarei fatto una ragione. (Pausa). No, non me ne sarei fatta mai una ragione. Ti avrei scovata ovunque...

Voce femminile Una vita da pazzi.

 

Italo Te la facevo pagare cara, quella vita da pazzi. I lividi li sapevo solo io. E le ferite che non si vedevano - ma io sapevo che c’erano, nel tuo corpo - davano sollievo alle mie. Ero forse un mostro? No, ero preda di una gelosia atroce. Motivata, mogliettina, motivata. Solo che il mio rivale doveva essere un fantasma, perché per quanto facessi non vi ho mai colti in fallo.

Voce femminile Fantasmi… illusioni…scherzi della gelosia.

Italo I fantasmi sono i ladri peggiori, ti spogliano di tutto e non puoi farci niente… così come non puoi stritolare le illusioni. Ma quel maledetto era sempre presente, te lo portavi addosso... te lo portavi dentro! Ma non è mai corso a difenderti quando ti torturavo per colpa sua, eh sì! che lo doveva sapere, anche i muri lo sapevano!

Voce femminile Quanto odio...

Italo Tutto quell'odio… mi levava il respiro.

Voce femminile Quella notte...

Italo …ero disperato, ti cercai e al solito mi ritrovai a stringere la nebbia (prende a stringere e ad allargare i pugni, a mimare poi le gesta raccapriccianti che rievoca d’un fiato). Non ci capii più nulla, ti afferrai per i capelli e ti sollevai come se la tua testa non fosse attaccata al corpo, tanta era la mia forza che tu non pesavi niente, e mentre ti tenevo in piedi stretta per i capelli come fili di una marionetta ti battevo con la mano a taglio sui reni – un colpo qua un colpo là - e tu dondolavi, dondolavi e guaivi ma non mi facevi nessuna pena, no nessuna pena! tu mi dovevi chiedere perdono mi dovevi chiedere pietà, io non ne avrei avuta ma tu me la dovevi chiedere lo stesso, pietà, pietà!

Voce femminileUn demonio.

Italo Colpa tua, Sarina… Non mi hai mai denunciato, perché?

Voce femminile Pensaci, Italo.

Italo Stavamo dentro casa nostra, che ne possono sapere gli altri di quello che succede dentro le mura di una casa? Chi può giudicare dall'esterno? I panni sporchi si lavano in famiglia, così si dice, no?

Voce femminile Così si dice, sì.

Italo (Stremato). Ero venuto con buone intenzioni, ma tu mi fai montare il sangue alla testa… anche adesso. Certo che è strano trovarmi qui nel cuor della notte. Fortuna quel custode… per un centone… e sennò come entravo?  ‘sta porta è di ferro, mica l’avrei scardinata facilmente! sai che chiasso della madonna avrei fatto! m’avrebbero messo la camicia di forza… trascinato via… (Pausa). Adesso però sono stanco di stare qua… e poi… troppi odori. Sai che faccio? Sgombro tutto! (Esce con una bracciata di fiori. Rientra dalla parte opposta della scena, depone i fiori in terra guardandosi intorno. Si accendono sullo sfondo riquadri di luce smorzata, di tipo notturno). Quante finestre... e tutte illuminate. In questi posti si dorme poco di notte, ma in compenso si soffre tanto…

(Si odono risatine e bisbigli provenire da un angolo buio. Un uomo e una donna entrambi in camice bianco vengono avanti abbracciati. Quando s'imbattono in Italo si ricompongono in fretta).

Uomo (Autoritario per mascherare l’imbarazzo).Che ci fa lei, qui?

Italo Ho bisogno di aiuto.

Uomo Che genere di aiuto?

Italo Del genere...  non so, ecco, vediamo... ma che ti venga un colpo! di che potrei avere bisogno, secondo te, della camicia pulita? di latte e fiocchi d’avena? Di un amico, ho bisogno, ecco di che!

Uomo e donna Un amico?

Italo Sì, sì, un amico che mi schiodi dal palo, che mi lavi le ferite, che non mi abbandoni...

Uomo Chi pensa di essere, Cristo Gesù?

Italo Pezzo d’idiota, non lo vedi che sono uno come te? come tutti quelli che stanno là dentro a chiamare mamma e a farsela addosso? Che ho di diverso, io, dai poveri ammalati?

Donna (Rivolta all'uomo in camice)Che dici, chiamo il medico di guardia?

Italo Chiama chi ti pare ma lasciatemi in pace! ... Razza di lavativi! (I due allibiti escono, Italo rivolto al pubblico:)Un medico... un medico?  Un giudice? (Buio).

CALA IL SIPARIO

ATTO SECONDO

Scena prima

(Le donne)

Tutte (Mormorio di preghiere e chiacchiere).

Bonaria E dopo tutte quelle tragedie misero al mondo pure il terzo figlio...

Pettegola Una femminuccia.

Maligna Ah ah, Chiara. (Fa il gesto d’indicare una gravidanza avanzata). Quella adesso ha la pancia, ma senza marito. Avrà ripreso dalla nonna Giovanna...

Bonaria E’ il padre sputata.

Maligna Intanto è nata per sbaglio.

Saggia Che modo di dire!

Bonaria Italo lo diceva a tutti, che quella notte aveva un mal di denti che se lo portava via… che non ragionava, insomma.

Maligna Che novità!

Saggia Io non mi sento di giudicare nessuno.

Bonaria Che Sarina è stata una sposa e una madre esemplare, io mi sento pure di giurarlo.

Pettegola Si dice sempre così, davanti alla morte.

Saggia Requiescatte in pace.

Tutte Ammèn.

Scena seconda

Semibuio. Silvio si trova ora nell'ambiente a sinistra. Vi è entrato di soppiatto dopo che Italo è uscito imbracciando i fiori. La luce schiarisce lentamente rivelando una camera ardente. Il feretro è ricoperto da un fitto velo bianco ricamato in oro. Silvio, stravolto in viso, tenendosi a una certa distanza si rivolgerà alla defunta, parlandole ora direttamente. Si avrà una specie di botta e risposta dove l’uomo esprimerà le sue “ragioni” e la voce femminile controbatterà con arguzia animosa, arrivando a provocare risposte facendo leva su determinati spunti.

Silvio Comodo, andartene così. Ma tu certe cose le devi sapere. Te le devi portare dietro per l’eternità.

Voce femminileTi ascolto, caro.

Silvio Sappi che mi volevo perfino ammazzare, per te.

Voce femminile Ah sì?

Silvio Ma non ti volevo dare questa gran soddisfazione.

Voce femminile Ah no?

Silvio Meglio cancellarti e voltare pagina, decisi invece.

Voce femminile Ma poi?

Silvio Ma poi… no, tu dovevi scontare tutti i tuoi peccati! avrei pensato io a castigarti per bene, sapevo io come fare...

Voce femminile Quel tuo progetto...

Silvio… la tela del ragno, per dirla in breve.

Voce femminile Ingegnoso...

Silvio Volevo che m’implorassi, questo volevo… che implorassi il mio abbraccio…

Voce femminile … e a quel punto…

Silvio … e a quel punto ti avrei voltato le spalle una volta per tutte. Libero come l'aria, finalmente!

Voce femminile I tuoi esperimenti…

Silvio Ma prima dovevo impadronirmi della tua mente. Quella volta... ricordi? colsi come per caso una spiga di quell’erba … bursa pastoris… ricca di virtù... miracolosa contro le emorragie, ti dissi, e me la passai sul cuore...

Voce femminile ... che sanguinava per me, dicesti...

Silvio E tu la riponesti nel petto…

Voce femminile … come una reliquia…

Silvio Un filo d'erba! Sì, ormai potevo prevedere ogni tua reazione. Il piano funzionava…

Voce femminile …mossa dopo mossa…

Silvio … anello dopo anello…

Voce femminile …mi avvincevi …

Silvio Sapevo quanto grande fosse il tuo tormento e dolorosi i conflitti che ti scatenavo dentro…

Voce femminile … brividi di piacere…

Silvio … i tuoi patimenti erano il mio godimento! Ci provavi, a tornare indietro, a sfuggirmi… ci provavi… e allora io mi facevo di gomma e aspettavo con la pazienza di Giobbe.

Voce femminile Protervo e ostinato.

Silvio Avevo le mie certezze. Tutto appassisce meno che il desiderio insoddisfatto. E io te ne avevo appiccato tanto, di desiderio, dentro e fuori...

Voce femminile Un incendio...

Silvio ... e senza nemmeno sfiorarti le labbra, che però non smettevo di fissare con lo sguardo d’un lupo...

Voce femminile (Incisiva)... o di un bimbo affamato…

Silvio (Perde sicurezza, la sua voce assume toni striduli). Quand'è che mi s'inceppò la mente? che il gioco mi scappò di mano? ma che forse… restai preso nella mia stessa rete?

Voce femminile Forse.

Silvio Io l’uomo degli atti mancati. Delle occasioni perdute. Nemmeno adesso riesco a metterti le mani addosso.Mi ripugna il tuo gelo.

 

Voce femminile Ottimo motivo.

Silvio Mi sei sfuggita senza sciogliere i nodi. Ho desiderato per te la fine più atroce, e adesso...

Voce femminile … e adesso?

Silvio Adesso... provo solo invidia...

Voce femminile Dillo!

Silvio... mia insopportabile perdita! (Rumore di passi. Esce).

Scena terza

Semibuio. Rientra Italo. Si pone ai piedi del feretro. Il “dialogo” si svolgerà fra morbosità e tenerezza su piani a un certo punto diversi.

ItaloEccoci qua. Te l'avevo detto che avrei fatto presto, no? Sai quanto tempo ci resta?

Voce femminile Tempo?

Italo Tempo, sì! io ho bisogno di parlare, di dire!

Voce femminile E allora parla.

Italo Beh, ammetto di non essere stato uno stinco di santo... e ho pure rischiato grosso, per la legge! ma un uomo è un uomo, mica un pezzo di legno! E invece niente, niente significava niente, io ero niente e nessuno! Quand’è che te ne vai? arrivasti a chiedermi. Ed io per tutta risposta… ti ridussi una polpetta, Sarina.

Voce femminile (Squillante, come di bimba)Mio padre veste di bianco, è capitano di lungo corso e solca tutti i mari del mondo…

 

Italo E tu non mi denunciasti nemmeno quella volta. Te ne andasti, portandoti via anche i miei figli.

Voce femminile …e quando lui torna mi porta collane e conchiglie…

Italo  Inutile continuare a rimestare la piaga.  Devo andare... lasciarti... prima di giorno...

Voce femminile …lui vorrebbe restare sempre con me ma non può, sennò la nave non può ripartire…

Italo (Tirando fuori dalla tasca un pacchetto). E’ per te, del tuo colore preferito.

 

Voce femminile Mio padre mi porta vestiti di seta color del mare...

Italo Ti piacerà… (poi sconcertato dalle sue stesse parole infila il pacchetto sotto il velo ai piedi della morta). Tieni, amore, è per te...

Voce femminile Mio padre dice che i pirati veri, quelli con la gamba di legno e l'occhio di vetro, non sono cattivi ma sono pericolosi...

Italo (Vinto) ...la mia carezza eterna... (se ne va).

Scena quarta

(Le donne)

Saggia La povera Sarina sembrava avvolta in un maleficio.

Pettegola Pure Italo e Silvio. Un bel terzetto, eh? bello impicciato!

Bonaria Silvio sparì da un giorno all'altro. Chiuse baracca e burattini e se ne andò.

Pettegola Si seppe poi che aveva sposato una bella donna... una dottoressa…  medico legale...

Maligna ... e va be', sarà stata pure bella e brava... ma ... una che lavora all'obitorio... oddio, mi fa venire i brividi!

Bonaria Gli era nata pure una figlia, a Silvio, l’ha chiamata Giada...

Saggia Giada...  pietra dura... i primitivi ci facevano le armi. E forse per lui quella figlia era un'arma... un' arma di difesa.

Maligna Può essere. Cervellotico com'è...

Bonaria Italo invece, dopo che tutta la famiglia l’aveva abbandonato, viveva come un orso.

Pettegola Già, già. E Sarina, dopo aver lasciato il marito, si trasferì dove stava Silvio, proprio nella casa dirimpetto alla sua. Certo che è strano, no?

Maligna Eh, che combinazione.

Pettegola E non solo. Diventò la migliore amica della moglie, frequentava la loro casa insieme ai figli.

Bonaria Tant’è che poi sono diventati parenti: un figlio di Sarina, il secondo, ha sposato la figlia di Silvio, hanno già due bambini.

Maligna Ma quante belle combinazioni!

Bonaria Eh…

Tutte (anticipandola)... cos'è la vita! (Buio).

Scena quinta

Rientra Silvio. Si addentra di più nella stanza rispetto a prima.

Silvio Non dovrei essere qui. Questa è l’ora che non c’è e io sono quello che non è e parlo con chi più non è. Che confusione.

Voce femminile Già, che confusione.

Silvio Ti pare facile spiegare? (Pausa). Io pago le colpe dei padri! (Escono a valanga cose credute sepolte. Variabile il tono della voce, che arriverà ad avere talvolta modulazioni infantili). Puttana e figlia di puttana io ti ammazzo, urlava mio padre a mia madre mentre la prendeva a calci e pugni. Lei si parava senza fiatare... quasi nuda… la camicia stracciata… le sue grandi tette… i capelli come serpi nere sul cuscino… e mio padre… terribile, ripeteva sempre la stessa parola…puttana, puttana…

Voce femminile Brutta scena…

 

Silvio Era stato mio nonno, quel vecchio satiro, a infilarsi nel letto nuziale. Lo sapevano tutti e tutti si fecero i fatti loro. Nessuno difese mia madre… nemmeno io che ero presente… lei non si difese, e dunque aveva ragione mio padre, pensai in quel momento, e mi schierai dalla sua parte…

Voce femminile Quella del più forte…

Silvio Ma non mi servì a niente schierarmi, persi madre e padre quel giorno stesso. Fui bravo solo a pisciarmi addosso mentre diventavo orfano... e… (stenta a pronunciare la parola drammaticamente rivelatrice)... e fobico!

Flashback

Dialogo fra due bambini: Silvio e Sarina da piccoli

Lui Per me il padre è meglio se non ce l’hai.

Lei Davvero?

Lui Certo. Pure la madre è meglio se non ce l’hai.

Lei Né padre né madre? ma perché?

Lui Non te lo posso dire.

Lei Io so mantenere i segreti, giuro.

Lui Allora te lo dico: le femmine sono tutte puttane e i maschi tutti cornuti, padri e madri compresi.

Lei Non è vero! Vattene via, bugiardo!

Lui Io non te lo volevo dire, sei stata tu a insistere.

Lei E' troppo brutto quello che hai detto! Non ti voglio più sposare, da grande!

Lui Ma per noi è diverso: tu sei sincera e pura come un angelo.

Lei Tu... credi negli angeli?

Lui E’ per modo di dire.

Lei Io credo nell'angelo custode. Mi dice sempre quello che devo fare. Sta sempre alle mie spalle e quando io dormo lui veglia.

Lui Allora sei il mio angelo custode, perché mi parli sempre, anche nel sonno.

Lei E che ti dico?

Lui Che di te mi posso fidare, che tu non mi tradirai mai.

Lei Che vuol dire?

Lui Che noi due saremo sempre insieme, sempre!

Alla fine del flashbacksi ripropone la scena precedente

Silvio (Ora va a spiegarsi con fatica e disgusto certe sue repulsioni). Mia madre dormì con me nel mio letto, dopo... respirai per tutta la notte odore di piscio e sudore… le mie orine... le sue ascelle... (con voce stridula) io ero piccolo! (Poi con tono fermo rivolto al feretro). Non impietosirti su di me, non cerco carità. Vorreispiegarmi a me stesso, solo questo.

Voce femminile (Sollecita, tenera). Prova…

Silvio Noi seduti sul muretto… i piedi nell'erba… i pettirossi che ci saltellavano attorno… i nostri nomi che avevo inciso sul grande platano… la voglia di toccare di sentirsi toccare… leggeri…

Voce femminile … come farfalle…

 

Silvio Poi il desiderio… d’intimità… ci nascondevamo…

Voce femminile … quel portone, ricordi?

Silvio Quella sera…

Voce femminile (Incalzante). Quella sera?

Silvio Stavamo abbracciati… stretti… troppo a lungo abbracciati… (in falsetto) che vergogna…

Voce femminile Racconta, Silvio.

Silvio Io con la faccia affondata nel tuo petto… e tu che… e succede che…

Voce femminile Racconta.

Silvio (D' un fiato) Un lampo squarcia l'oscurità dell'androne e vedo sdoppiarsi la figura oscena e scopro mia madre in te ma è davvero un lampo e non capisco di che si tratta e poi tutto prende a vorticare al contrario e io mi risento bagnato fra le gambe come quando me la feci addosso davanti a mia madre nuda ma non si tratta di lei e di allora ma è un dolcissimo fuoco che mi cola ora lungo le cosce mentre lei mi serra la testa sul petto e mi bacia e la vergogna e il disgusto e l'odio prendono il sopravvento e il movimento finisce e anche il pensiero finisce, e tu mi stai davanti e hai visto tutto e mia madre invece è sparita, mia madre puttana si è messa fra noi e tu l'hai lasciata fare, puttana lei e puttana anche tu!

Voce femminile Sì, andò così.

Silvio (Barcolla, cerca un appiglio che non trova, si riprende. Sferzante). Io non ti ho detto niente, ho solo pensato per mio conto. Ma se anche ti avessi fatto delle confidenze tu non le avresti sentite per il semplice fatto che sei pronta per la sepoltura. Fra poco saranno tutti qui ed io non voglio vedere nessuno. Ti dico addio adesso, addio per sempre. (Muove alcuni passi ma prossimo all'uscita si ritorna. Le parla ora con voce appassionata). Perché non pronunci il mio nome, perché non mi richiami indietro, dimmelo che mi vuoi vicino, dimmelo che sono stato il tuo solo amore, dimmi qualcosa! (Pausa). Lo so, è tardi per tutto… ma non per questo…

Voce femminile Sì?

SilvioIo ti voglio bene compagna d’infanzia, io ti amo compagna dei miei inferni. Io ti voglio bene e ti amo, Sarina. E credo ancora che qualunque cosa accada nell' universo poi continui a viaggiare in eterno. (Buio).

EPILOGO

(La luce si accende sul custode – Anselmo – nella camera ardente)

 

Custode (Userà in privato un linguaggio farcito di inflessioni dialettali,  e parlerà in corretto italiano in presenza di altri).  Anselmo di qua e Anselmo di là... co’ quello che me pagano... e chi 'a vo' cotta e chi 'a vo' cruda, e chi te chiede questo e chi quello... e chi te se mette a piagne... io poi so' troppo bbono, non so dì de no a nessuno. Er marito voleva passa’  la notte co’ la moje? embè, che c'è de male, 'n fondo? Bene pe' lui, bene pe' tutti! Certo, il favore va pagato. Oh, io mi rischio il posto di lavoro, a lascia' la porta aperta! Che andrebbe chiusa eh? E pure a doppia mandata! E oltre al marito, c'era pure quell'artro, robba che ha fatto ‘na trincea, a furia de cammina' qua fuori stanotte. E quello manco ha pagato, eh? Un euro che è un euro! e che voi fa'? i furbi ce so' sempre stati e sempre ce saranno. Ahò, i fiori, ando' stanno i fiori? toh, l'hanno levati! (Esce cercando i fiori, iniziano a entrare i “visitatori” che si disporranno lungo il perimetro della camera ardente, chi seduto chi in piedi. Il custode rientra quasi subito, rimette i fiori nei vasi con aria intrigante. Osserva e ascolta girando e attardandosi per la stanza. Commenta sottovoce rivolto al pubblico con aria complice). Madonna che spreco! vabbe' che pure i fiorai c'hanno famiglia. E i parenti poi? quelli più spendono e più so' contenti. Guarda i fiori c'hanno comprato! poi dopo li prendi e li butti! e le casse, allora? faggio rovere pino castagno, tutto bono pe' i vermi. Ma la famiglia ci tiene, eccome: la cassa dev'essere di lusso, costi quel che costi! il morto deve fare la sua bella figura, per la pace e la buona reputazione del parentado dolente. (Aggiustando l'ultimo fiore). Ecco qua, tutto a posto.

S’intrecciano monologhi e dialoghi bisbigliati con sporadiche interferenze del custode

 (Danilo Chiara e Mattia)

Danilo (Il figlio maggiore di Sarina, impalato ai piedi del feretro sempre coperto dal velo.Cara mamma, avrai avuto i tuoi guai, ma ce li hai fatti passare pure a noi. Senza rancore, non ti vengo certo a rimproverare adesso, che senso avrebbe? però ti potevi anche sacrificare di più, per la pace domestica. Non ho moglie e non avrò nessun figlio, lo giurai in una di quelle notti che tappavo le orecchie a Mattia perché non sentisse i tuoi gemiti e i grugniti di papà; mi sentivo responsabile di mio fratello piccolo, ma anch'io ero piccolo. Vi ho odiati, tu e papà. Nessuno mi ridarà il tempo dei giochi perduti. E costruire sul vuoto è impossibile.

 

Chiara (La sorella, col pancione, alle sue spalle). Piangi, fratellino, se ne hai voglia.

Danilo Al diavolo! L'aereo mi parte fra un paio d'ore!

Chiara (Accarezzandolo piano). Da quanto tempo non vedevi la mamma?

Danilo Un anno...  forse due.

Chiara Di’, come ti vanno gli affari?

Danilo A gonfie vele.

Chiara E l’amore?

Danilo Uccel di bosco. E tu? come ti va la vita, sorellina?

Chiara Va.

Danilo Quando nasce il bambino?

Chiara A Natale, come Gesù.

Danilo Credevo prima, a vederti...

Chiara Può darsi che sono due...

Danilo Due?!

Chiara Dai, scherzavo. E’ uno, maschio. E’ che ingrasso, mangio troppo.

Danilo Io invece fumo troppo. E bevo troppo. Whisky. Però di marca.

Chiara Attento a non esagerare con Bacco e tabacco.

Danilo Dimentichi Venere.

Chiara Ho l’impressione che sia tu, a dimenticarla. O mi sbaglio?

Mattia (Rivolto ai suoi fratelli). In queste ore ho rivisto tante immagini, confondo le foto con i ricordi. Si potrebbe fare un albo di famiglia, che ne dite?

Danilo Bella idea!

Chiara Bella cosa, la famiglia!

Mattia (Rilevando l’amaro cinismo in contrasto con la condizione della sorella).Ma seaspetti un figlio!

Chiara Uno per nascere ha bisogno di un’altra persona.

Custode Hai capito!

(Mattia e la moglie Giada)

Mattia Non piangere, amore. Mi fai stare male.

Giada Mi dispiace tanto che hai perduto tua madre così.

Mattia Così come?

Giada Beh, all’improvviso, no?

Mattia Tanto meglio. Io non sopporto veder soffrire la gente.

Giada E’ che uno vorrebbe tentare l’impossibile, per salvare le persone care.

Mattia Mamma non ci ha dato questa possibilità.

Giada Tuo padre è stravolto, fa paura.

Mattia Mi ha fatto sempre paura, mio padre.

Giada Eppure sembra un tipo affettuoso, affabile…

Custode Sì, sì.

Mattia Ha la doppia personalità.

Giada Poverino...

Mattia Poverino un corno. Anche tuo padre, però, mica il cervello ce l’ha tanto a

posto!

Conversazione a mo' di litania – o filastrocca - fra i figli di Mattia e Giada, zittiti poi da una voce

(Due bambini)

Primo bambino Zio Danilo, zia Chiara e papà sono fratelli.

Secondo bambino E sono i figli di nonna morta.

Primo bambino E di nonno col mal di denti.

Secondo bambino Mamma invece è figlia unica.

Primo bambino Nonna viva è la madre di mamma.

Secondo bambino E il padre di mamma è nonno Silvio.

Primo bambino E la bisnonna Giovanna è la mamma di nonna morta.

Secondo bambino Ma nonna morta, ce la fanno vedere?

Primo bambino E che ne so? ma non credo, a noi piccoli i morti non ce li fanno vedere.

Secondo bambino E perché?

Una voce Sst…zitti bambini, dite piuttosto una preghierina per nonna Irene.

I bambini in coro Stiamo parlando della famiglia: non è come pregare?

Custode Carucci, 'sti regazzini... eh, beata innocenza!

(Dialogo fra Irene e la vecchia Giovanna)

Irene Giovanna, tua figliaaveva un gran cuore.

Giovanna Che devo dirti? Mi pare di conoscerla troppo poco, proprio adesso che non c’è più...

Irene Succede.

Giovanna E tuo marito?

IreneSilvio ha passato una nottataccia, non si reggeva in piedi. Gli ho dato un sedativo, ora dorme.

Custode (rivolto al pubblico) Sì, sì, proprio una nottataccia… e così poi la moglie l’ha messo a dormire… che impicci, madre mia…

Irene Giovanna, tua figlia nemmeno si è accorta, di morire.

Giovanna E tu come lo sai?

Irene Sono un medico… è stato un infarto, no? l’infarto ti lascia almeno questa consolazione…”

Entra Italo sbandando. Abiti in disordine, la barba lunga, la faccia deformata dal mal di denti. Avanza verso il feretro ma poi si volta di scatto ed esce a capo basso. Tutti lo seguono fuori temendo che possa commettere qualche pazzia, tranne Irene e il Custode.

Primo finale

Irene (Seduta accanto al feretro rivolta al custode). Scusi, potrei avere un bicchier d’acqua?

Custode Certo, signora (esce).

Irene (Si guarda intorno per accertarsi di essere sola, scosta circospetta il velo, resta a fissare la defunta, ha delle reazioni strane tra la commiserazione e risatine nervose di sarcasmo). Ho sempre saputo tutto, Sarina. Non ne abbiamo mai fatto parola, ma io sapevo. Voi due… tu e mio marito… malati l’uno dell’altra… che pena. Beh, ora mi toccherà pensare a quelle due birbe di nipoti, a raccontar loro le favole come facevi tu… ci proverò. (Il custode rientra, le porge il bicchiere con l’acqua, lei beve accennando appena il gesto d’un brindisi con espressione subdola, maligna. (Buio).

Scena illuminata a giorno. Tutti i personaggi sfileranno in corteo in un clima solenne e festoso. Paradossale. Silvio al braccio di Irene, Italo tra i figli Danilo, Chiara e Mattia, Giovanna sostenuta da Giada, i due bambini giocando a rincorrersi. Il custode assiste, fermo sulla porta. 

Il custodeE anche questa è fatta. Nell’insieme una gran bella cerimonia. (Arrivano per ultime le donne parlando fra loro). Sempre i soliti ritardari… mah, ce vo’ pazienza…

Maligna Vatti a fidare delle acque chete!

Pettegola Proprio vero, mai fermarsi alle apparenze!

Bonaria Eh! cos’è la vita!

Saggia (annuendo stavolta all’intercalare della compagna). La vita, la morte… i sentimenti…

Pettegola E’ stata proprio una storia inquietante… fumosa…

Bonaria Io ancora non ho capito come veramente andarono i fatti.

Saggia I fatti? Non si è mai saputo, come andarono i fatti...

Cala il sipario

Finale alternativo

Custode(Come avendo fatto due più due, raccogliendo notizie qua e la, si accosta al feretro incuriosito, dice come fra sé). Madi che è morta poi, ‘sta povera crista? dicono infarto! e ti pareva? (Si avvicina alla defunta, la scruta in viso, resta poco convinto, esclama) Boh!

Irene (Segue attenta ogni mossa ed espressione del custode, sospettosa si accosta al feretro, solleva un pizzo del velo, resta a fissare impietrita la defunta, poi indietreggia e si affloscia su una sedia come colta  da malore. Mormora) Oddio oddio…

Custode (Accorrendo).Signora, tutto bene?

Irene (Indicando il feretro). Sarina...

Custode Che dice, signora?

Irene Ma lei, che razza di custode è?

Custode Che intende dire, signora?

Irene La morta non è la persona che abbiamo tutti creduto, ecco che intendo!

Custode Lei scherza, vero? Io sono molto scrupoloso, non succedono mai errori di persona, dove ci sono io!

Irene Stavolta è successo.

Custode Vedremo. Badi, potrebbe pentirsi di quel che dice (corre via, torna con un fascio di fogli che prende a scartabellare, agitatissimo. Strappa d’un sol colpo il velo dal feretro, legge il nome sul cartellino, esulta). Visto? che le dicevo? Qui non ci sono errori! Legga qui il cartellino, legga qui le generalità!

Irene (Stranamente conciliante). Non se la prenda così… se errore c’è, forse è voluto…

Custode Si spieghi, per carità!

Irene Caro signore, so come vanno le cose in certi ambienti…. Sa, io ci lavoro. L'errore è possibile...  volendo… si possono mischiare le carte...

Custode Ma si spieghi, per favore!

Irene Per esempio... facciamo un'ipotesi… (prende da parte il custode, gli si accosta e parlandogli all’orecchio inizia una lunga spiegazione).

Custode Ma che mi dice? Io ho visto gente disperarsi, qua dentro! È proprio certa? Ma perché, poi, tutto questo… questo raggiro?

Irene Oh, i perché… basta cercarli, i perché…

Custode (Incredulo, adirato). Che mondo! io dico: saranno pure stati commessi errori… trascuratezze, poi si vedrà, ma com’è possibile, dico, che tutti voi quanti siete… nessuno… nessuno che si sia accorto dello sbaglio?

Irene (Sentenziando). La verità è che siamo tutti perfetti estranei, da vivi e da morti. Perfino a noi stessi.

Custode (Lasciandosi andare al linguaggio gergale). E mo’ chi glielo dice ai parenti?

Irene (Intrigante). ... Mettiamo che non lo vengano a sapere, che nessuno li informi... mettiamo... che io non abbia detto nulla...e… se io e lei… non ci fossimo mai parlati?

Custode (Stralunato e come sollevato). Noi? No! Parlati… con lei? No, no! (Sistema il velo lisciandolo con pedanteria, riprende in mano il fascicolo, chiude la cartella con l’elastico, la mette sotto braccio, esce).

Irene (Rimasta sola, in tono di blando rimprovero). E brava Sarina!Però, andartene così, senza salutare nessuno… nemmeno i tuoi nipotini… (Sorride con espressione enigmatica, complice, poi in tono spicciolo). Partita chiusa comunque… saldata. (Entrano fischiettando due uomini in tuta col saldatore, buio).

(Luce sulle donne)

Maligna Un funerale coi fiocchi, fiori a sfascio…

Pettegola Mica è un lusso di tutti i giorni!

Bonaria Un po’ di rispetto, via…

Saggia E’ un giorno che ci tocca passare a tutti. Meglio farsi trovare pronti…

Pettegola Più pronti di così! Roba che la povera Sarina il giorno c’era e la notte non c’era più!

Bonaria Io ancora non ho capito come veramente andarono i fatti.

Saggia I… fatti? Non si è mai saputo, come andarono i fatti...

(Cala il sipario)