Come eravamo… Viaggio nella storia di Chiesanuova

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CHIESANUOVA E LA SUA STORIA

COME ERAVAMO…. VIAGGIO NELLA STORIA DI CHIESANUOVA

di Carlo Garofalo

Proiezione titolo. Autori ed attori

INTRODUZIONE

Buonaserae benvenuti a tutti! Anche noi ragazzi della Scuola Media ci siamo occupati dei cinquant’anni del nostro Quartiere e lo abbiamo fatto con un lavoro teatrale che ha cercato di ripercorrere le tappe che lo hanno portato, dallepoco più di 25 cascine presenti sul territorio fino al secondo dopoguerra, all’attuale esteso villaggio che conta 6.500 abitanti circa. Dapprima abbiamo visionato le antiche carte topografiche, poi abbiamo ricostruito i successivi cambiamenti, aiutandoci con cartine che registravano i mutamenti in epoche via via più recenti.

Abbiamo fatto anche escursioni sul territorio per renderci conto di persona dei più significativi cambiamenti, abbiamo visitato l’interessante mostra fotografica allestita nel nostro oratorio e, dopo alcune interviste agli abitanti anziani di Chiesanuova, abbiamo finalmente cominciato a progettare il nostro lavoro.

La nostra storia comincia con i ricordi di un Nonno di Chiesanuova che, raccontando ai propri nipoti della sua infanzia, ci riporterà a quella che era la vita in una cascina, proprio come quelle che c’erano inizialmente su questo territorio, le tipiche cascine lombarde, abitate da 4 o 5 famiglie, la cui vita scorreva lenta e cadenzata dal duro lavoro di tutti i giorni. Il Nonno poi toccherà, attraverso i momenti salienti della sua vita, i momenti storici principali dell’ultimo cinquantennio.


Si ringraziano gli anziani di Chiesanuova che pazientemente si sono sottoposti alle nostre interviste, il parroco Don Arturo, per le precise informazioni e per l’incondizionato appoggio. Ringraziamo il signor Garofalo Carlo per il materiale fotografico, per le ricerche iconografiche, il professor Colombo per la rielaborazione e la proiezione dello stesso, il signor Garofalo Riccardo per la realizzazione del materiale di scena. 

Per ultimo, ma non per importanza, vogliamo ringraziare il signor Piovani Claudio, cha ha accettato di cimentarsi con noi attori in erba, lui da sempre provetto attore. Con la sua simpatia e con la sua professionalità è stato di continuo stimolo nella realizzazione di questo nostro lavoro.

Al nostro “Nonno” il più affettuoso degli abbracci.

Buon ascolto!

PRIMA SCENA

Musica d’inizio

NONNO in poltrona legge il giornale. Entrano i due nipoti che discutono animatamente.

VERONICA  Adesso basta! Non ti sopporto più! Ieri hai giocato tu con la play-station, oggi tocca a me, mio caro, altrimenti dico che hai rubato i soldi dal portafogli di papi…

ANTONIO Ma smettila, ne avrei io da raccontare su di te, non ti conviene vuotare il sacco

VERONICA Sta’ attento, non sottovalutarmi …

NONNO Ecco, l’èsempre la stesa storia… Si sempre drè a tacà bega!

VERONICA Siamo alle solite, questo prepotente la vuole sempre vinta, ma stavolta non cedo, non credere (rivolgendosi ad Antonio)

NONNO Eh, voi, ai miei tempi non avreste durato neanche un’ora! Quando io avevo la vostra età, altro che play-station. Dopo la scuola, al massimo si poteva scegliere che lavoro fare.

NIPOTI (insieme)Che lavoro fare?

NONNO Si cari. Altro che andare a dormire alle 11 e svegliarsi a mezzogiorno. Ai miei tempi, di questa stagione, ci si alzava alle 5, quando il gallo cantava e la giornata era lunga e faticosa. Io abitavo alla cascina “le Laandere” che ormai non esiste più. Era una delle poco più di 20 cascine che sorgevano allora nel territorio di Chiesanuova e dintorni. Dopo la scuola, che allora era in una baracca di legno vicino alla chiesa vecchia, che allora non si chiamava così, aiutavo il mio papà e vostro bisnonno, e c’era ben poco tempo per il gioco.

ANTONIOCerto tu non avevi la play-station

NONNO Ma quale play-station!!! Avevamo dei carrettini di legno fatti a mano, con le ruote ricavate (per i più fortunati) da vecchi cuscinetti a sfere, giocavamo con il “ciancol”, a barbanzet, a “ciche”, con le “sgaie”..

ANTONIO Le ciche, le sgaie?? Che roba erano? Roba preistorica immagino.

NONNO Roba preistorica giustissimo, hai detto involontariamente la verità. Le ciche erano quelle che voi chiamate biglie. Le “sgaie” non erano altro che dei pezzi piatti di vecchie mattonelle, o dei sassi, sempre piatti con i quali si cercava di raggiungere quelle degli avversari, Un gioco complicato, pieno di regole, alcune, magari inventate lì per lì. Giochi che duravano ore ed ore. Eh! Tutto un altro mondo..

VERONICA La nonna?  A cosa giocava la nonna?

NONNO La nonna, la nonna, anche allora era una bella bambina, la più bella della cascina. Anche allora mi piaceva già. E non solo a me, sapeste quanti mosconi le giravano già intorno..

NIPOTI (insieme) Mosconi? Che roba era?

NONNO Ai miei tempi erano tutti quelli che giravano attorno alla ragazza che ti piaceva. Ma proseguiamo per ordine e non deviamo. La nonna giocava con delle bambole di pezza che si costruiva da sola. I vestitini, con l’aiuto delle sorelle più grandi, erano cuciti con qualche ritaglio di stoffa, non più utilizzabile per altri impieghi, Altro che Barbie!!

VERONICACome, non esistevano le Barbie? In che mondo primitivo vivevate?

NONNO Hai ragione, primitivo, ma allora ero giovanee “ ghere mia teuc chei dulur chè.. (si alza faticosamente in piedi) Comunque la bambine sapevano anche delle filastrocche per fare la “conta”quando giocavano a “cip”. Mi sembra ancora di sentirle..

SECONDA SCENA

Sfondo: cortile di una cascina lombarda.

Bambini che giocano. Un bambino (Luca) gioca con un carrettino di legno. Due bambine recitano una filastrocca

AMOA AMOA La me nona l’è ‘vecchierella

la me fa ciao

la me dis ciao

la me fa ciao, ciao, ciao

la me manda a la fontanella

a tor l’acqua per il desinar

Fontanella io non ci vado

la me fa ciao

la me dis ciao

la me fa ciao, ciao, ciao

fontanella io non ci vado

perché l’acqua la me pol bagnar

Ti darò cincento scudi

la me fa ciao

la me dis ciao

la me fa ciao, ciao, ciao

ti darò cincento scudi

perché l’acqua la ti pol bagnar

Due bambine giocano a mondo. Voce del venditore ambulante. Voce dell’ambulante in lontananza.

AMBULANTE Vignì, vignì, fomne, ghe chè el Bepi

BAMBINI (in coro) El Bepi, el Bepi

LUCA Ghe chè el Bepi, chel che somea an un cines…

BEPI (entra in scena con carretto e stoffe) Vegnì, vegnì fonne, ghe che el Bepi! Vardì che bele stofe, ghe n’è mia compagne en tota Bressa. Tirì fora le palanche. Vardì che culur, che morbidessa!! (Arrivano alcune donne)

PRIMA DONNA (Veronica) questa è bella, quanto costa?

BEPI Dal Bepi tutto è a buon mercatoe poi, oltre che per far sottane, te ne regalo un bel po’ che puoi fare qualcosa per la bambina.

SECONDA DONNA (Alba) Sì, a buon mercato! Tu, Bepi sei bravo ad incantare la gente e poi ci vuoti le tasche. (Luca tocca la merce)

BEPI Zo la ma, toca mia!. Guardate, questa è seta. Non c’è niente de mei en tutta Bressa!!

PRIMA DONNA Questa andrebbe bene per la mia Maria, …la gha de spusass (rivolgendosi alle altre con aria intrigante). Quanto costa?

BEPI Costa 3 lire al metro.

PRIMA DONNA Bepi, te set mat te. Cosi tanto? L’é trop. Non posso permettermelo. Te salude!

BEPI Speta un moment. Sono proprio un cuore d’articioc. Per la tua bambina calo le braghe (le butta addosso la stoffa) Fom en bot, te la do tutta per 5 lire.

PRIMA DONNA Da che, da che, fom l’affare. (estrae il borsellino e  paga).

Suono di alcuni rintocchi di campana.

PRIMA DONNA Ciao Bepi le già mesdè. Ria el me om e me so mia pronta

SECONDA DONNA Su bambini a casa de corsa a preparare la tavola. Ciao Bepi!

I BAMBINI (in coro) Ciao, ciao Bepi

Tutti se ne vanno. Bepi raccoglie le sue cose ed esce di scena.

Musiche anni ’30. (Ma le gambe, ma le gambe)

Nonno in un angolo illuminato da un occhio di bue. Si rivolge agli spettatori.

NONNO A tavola, si fa presto a dire a tavola. A quei tempi avevo sempre una fame da lupi e il cibo non mi bastava mai! Non ci lamentavamo perché era così per tutti, al contrario di quello che fate voi bambini che non vi va bene mai niente. Mangiate paciugotti tutto il giorno, masticate cicche da mattina a sera e poi, una volta che vi sedete a tavola, cominciano le litanie del “ che schifo, c’è il grassino, non mi piace, no, la carne non la voglio e così dicendo”.

Stacco musicale

TERZA SCENA

A tavola. Interno della cascina, focolare e tavola apparecchiata. Papà, mamma e alcuni figli.

MAMMA Oggi, pranzo da sposi, miei cari.

PRIMO FIGLIO Era ora, mamma. Basta latte e polenta!

SECONDO FIGLIO Il maiale bisognerebbe ammazzarlo tutti i mesi, non una volta l’anno!

MAMMA Beh, non esageriamo. Una bella fetta di polenta, un po’ di formaggio o un ciarighì non vi sono mai mancati, ringraziando il Signore.

PRIMO FIGLIO Si, mamma, è vero, siamo fortunati, ma io ho una fame!

PADRE Allora, questo pranzo da sposi?

MAMMA Vi ho fatto pasta e fagioli e per secondo ciccioi.

PRIMO FIGLIO Ehhh! Ad ascoltare te, io già mi figuravo la polenta con la salciccia.

MAMMA La salciccia la mangeremo domenica per festeggiare come si deve il giorno del Signore. Facciamo il segno della croce (si segnano tutti) e mangiamo prima che si freddi.

Tutti mangiano avidamente e si complimentano con la mamma.

TUTTI Mummmm che buona questa pasta e fagioli. Avevi proprio ragione.

PRIMO FIGLIO mamma non dirmi che non c’è ne è più.

MAMMA Non sei mai contento. Non ti basta mai, Dai ce ne è ancora mezzo mestolo (glielo versa)

MAMMA Adess ghe restat sul el stegnadì!!

PADRE Voi pensate solo a mangiare, quello non vi basta mai. E lavorare? Cari i me scecc, oggi c’è una montagna di legna da tagliare e se non mi date una mano addio polenta ed addio anche monega. Con le gelate che ci sono, cosa mettiamo nel frate della monega?

MAMMA Io devo far bollire le lenzuola e poi domani dobbiamo scaldare l’acqua del mastel, vero? Bisognerà pur lavarsi. La legna è da tagliare! Ti può aiutare Toni, visto che Sergio ha i geloni alle mani? (Rivolgendosi alla figlia femmina) Rosa, te prepara la sener per lavare i piatti.

ROSA Tocca sempre a melaà i tonc!!. Me se ruina tutte le mani con la cenere!!

PADRE (Rivolto a Sergio) Sergio te ghet amò i piosei?

PRIMO FIGLIO Si, mia sul a le mà, ma anche ai pè. Mi fanno molto male. Quando torno da scuola e mi metto vicino al camino per riprendermi un pochino e scaldarmi, mi fanno un prurito!!! Ma quando arriverà la bella stagione?

MAMMA Eh, la bella stagione, te ghe né lase, caro el me scet.

Stacco musicale

QUARTA SCENA

NONNO Poi c’era la scuola. La mia non era come la vostra, con belle aule spaziose, il teatro, la palestra, l’aula dei computer, l’aula di questo, l’aula di quello.. Eh quante bale!! Noi, qui a Chiesanuova andavamo a scuola in una baracca vicino alla Chiesa, quella vecchia naturalmente. La mia era un’auletta fredda d’inverno e calda appena veniva la bella stagione. E il fumo che faceva quella stufa!! Mi viene ancora la tosse a ricordarmelo. La legna era sempre umida e bruciava male. Uno di noi a turno era incaricato a metterci dentro la legna. I banchi, duri come sassi e erano scomodi perché la panca era attaccata allo scrittoio. In alto a destra c’era un buco dove era infilato il calamaio. Una scanalatura in alto serviva ad appoggiarci la penna. Nelle immediate vicinanze il nettapenne. Eh, la mia penna con il pennino…

ANTONIO La penna, il pennino? Scrivevi con la penna d’oca?

NONNO No, questo no. Ma ci mancava poco. La penna era una cannuccia di legno in cima alla quale mettevo un pennino.

ANTONIO Ancora questo pennino, ma non usavi la biro? E poi cosa era questo pennino?

NONNO La biro? Ai miei tempi non si sapeva neppure cos’era. Il sogno era quello di possedere una stilografica.  E chi l’ha mai vista da bambino? La mia prima stilografica me la sono comperata quando sono andato sotto le armi per scrivere alla vostra nonna. I pennini, come si possono descrivere i pennini? Erano dei pezzetti di ferro fatti a punta di lancia e tagliati in mezzo per far meglio defluire l’inchiostro. Erano di varie forme e dimensioni ed ognuno aveva il suo preferito. Io ero molto affezionato ad un tipo molto lungo e stretto color oro. Lo chiamavo “la torre di Pisa” e avevo l’impressione di scrivere meglio di tutti.

VERONICA E lo zaino? Raccontaci del tuo zaino. Di che marca era?

NONNO Lo zaino, e chi ha mai visto uno zaino. No, avete ragione voi, uno zaino l’ho visto, di un bel colore grigio-verde e le mie spalle lo ho hanno portato per tutto il militare.

ANTONIO Di che corpo eri, nonno?

NONNO Di che corpo,ma in che mondovivete voi due? Non avete visto il mio cappello d’alpino dentro l’armadio pronto a saltar fuori ad ogni adunata?

Compagnia Edolo, Alto Adige. Lasciamo i ricordi e torniamo allo zaino. Noi a scuola andavamo con la cartella

VERONICA Cartella, di plastica colorata?

NONNO De cartù marù! Asen d’en niut!! Solo i più ricchi potevano permettersi la cartella di cuoio. Noalter poaret dovevamo stare attenti a non bagnarla quando pioveva, altrimenti la se sbrisolaa!! Altro che scuole miste. Maschi e femmine erano separati dal… filo spinato.

ANTONIO Filo spinato? Eravate in campo di concentramento?

NONNO Scherzo, scherzo, naturalmente, ma ci mancava poco.

VERONICA Come eravate vestiti, nonno?

NONNO Con le pezze nel… didietro dei pantaloncini corti. Le bambine portavano un bel grembiulino nero con grosso fiocco sotto il collo. Sembravano tanti fagottini, ma, nonostante questo, vostra nonna era tanto carina; la ghera issè en bel facì con chele tresine negre ..

Mi ricordo ancora della mia maestra. La maestra Rosi Prandelli e di quel giorno in cui…

Cambio scena. Musiche anni 30/40 (Ba, ba baciami piccina)

QUINTA SCENA

MAESTRA (Entra in classe.)

ALUNNI (Si alzano e salutano.)

LUCA (capoclasse) Attenti!

MAESTRA Preghiamo il Signore perché protegga i sovrani, la patria e il nostro amatissimo Duce. Amen.

ALUNNI Amen

MAESTRA Sedetevi, oggi vi racconterò l’infanzia del Duce. Dovete sapere che era figlio di un fabbro e di una maestra, proprio come me. Anche il nostro Duce è stato bambino, come voi, le sue scappatelle erano simili alle vostre e anche le sue birichinate. Molte volte tornava a casa con le ginocchia sbucciate e i lividi sulle gambe. Segni evidenti del suo temperamento generoso che lo spingeva a battersi con i compagni per difendere i deboli e gli sprovveduti.

CURCI Scusi signora Maestra, anche io l'altro giorno ho fatto a botte con un mio compagno per difendere uno più piccolo, ma quando l’ho detto al mio papa, lui mi ha dato tante botte...

MAESTRA Oh, sì ma questa è tutt'altra cosa, certo non ha nulla a che vedere con il nostro amato Duce. Ma ora cambiamo argomento, sentiamo la poesia di Manzoni "II 5 maggio", poesia che dovevate studiare a memoria per oggi, vero?

ALUNNI Sì, signora Maestra.

MAESTRA Bene, comincia tu Savoldi, ripetimi la tua parte.

LU Ei fu. Siccome immobile,

dato il mortai sospiro,

stette la spoglia immemore

orba di tanto spiro,

MAESTRA Bravissimo! Ma ricorda che non basta essere bravi, bisogna essere i migliori! Continua tu!

HAMITI così percossa, attonita

la terra al nunzio sta,

muta pensando all'ultima

ora dell'uom fatale;

MAESTRA La punteggiatura! Avanti tu!

CURCI ne sa quando una simile

orma di pie mortale

la sua cruenta polvere a calpestar verrà..

MAESTRA No no! Non ci siamo proprio! Tu continua!

LUCA Lui folgorante di olio (in solio)

vide il mio genio e tacque;

MAESTRA Oh, mio Dio! Mi sento male!

NURI quando, con vece assidua,

cadde, risorse e giacque,

di mille voci al suino (al sonito)

mista la sua non ha:

MAESTRA Aiuto! Svengo!

ILARIO vergin di servo encomio

E di codardo ortaggio (oltraggio),

sorge or commosso al subito

sparir di tanto raggio

MAESTRA (da segni di nervosismo e diventa quasi isterica: si asciuga il sudore con un fazzoletto, prende il ventaglio e soffia) addirittura le parole inventate senza senso! Il “solio” è diventato “olio”, il “sonito” si è trasformato in un “suino”. Il povero Manzoni si sta rivoltando nella tomba, anzi, è diventato una trottola! Vergogna!! (piano, piano va calmandosi) Dovete sapere ragazzi chesenza sforzo e senza sacrificio nulla si conquista nella storia e nella vita. E poi come devo dire che è importante rispettare la punteggiatura, fare le pause brevi per la virgola e più lunghe per il punto. E la voce deve essere espressiva! (urla). Ma io parlo ai muri?! Non mi ascoltate mai!

CURCI (Mentre la Maestra parla, sbadiglia vistosamente)

MAESTRA Tu, si, dico proprio a te, alzati e vieni qua, dammi le mani! (l’ alunno porge le mani, la maestra lo colpisce, lui piange). Così impari a sbadigliare quando la maestra parla! E ora stai sotto il ritratto del nostro Duce inginocchiato sui chicchi di granoturco.

CURCI (Piange)

MAESTRA (Si commuove) Va bene, dai torna a posto, ma ricorda che la disciplina è un valore fondamentale nella vita e che tutti possono riuscire ad essere disciplinati, perché bisogna volere, fortemente volere. Ora passiamo alla lettura dei vostri temi liberi (indica Nuri). Tu leggimi il tuo tema. Che cosa hai scritto?

NURI Ho fatto un bellissimo tema: Qual è l'animale che preferisco ? (legge con enfasi) «Io, l'animale che io preferisco, è il porco! Il porco è un maiale che vive nel porcile, è sporco, si gira e si rigira nel fango e nelle schifezze, si fa il solletico da solo. Al porco ci piace il letame! La sua famiglia è composta dal cinghiale che ringhia sempre e dall'ippippopotamo...»

MAESTRA ... Ippopotamo, casomai, ma cosa centra?

NURI Quando l’uomo uccide il porco, lo taglia in mille pezzi e lo trasforma in salcicce, salame, prosciutto, lardo, cotenna, piede di porco per i ladri e persino spazzolino da denti.

MAESTRA (Si sente male e chiama la bidella) Bidella!!!

BIDELLA Buon giorno signora Maestra, di che cosa ha bisogno?

MAESTRA Un bicchiere d'acqua per favore; non mi sento tanto bene.

BIDELLA Subito signora Maestra.

MAESTRA (Continua a soffiarsi e lamentarsi)

BIDELLA (Da l' acqua alla Maestra). Tenga signora Maestra, un bel bicchiere d’acqua fresca. Sta meglio? Chei scec che i la fa sempre danà!

MAESTRA Grazie Domenica. (la bidella esce) Non si può lavorare così male, non è possibile essere così ignoranti e presuntuosi! Mi farete morire! Mi farete venire una sincope! Vedrò di riprendermi con la lettura del tuo tema. Savoldi!

LU (Si alza tutto impettito e legge)Descrivi la tua maestra.

«La mia Maestra si chiama Rosi Prandelli. Io le voglio molto bene perché è bravissima e gentilissima. Secondo me ha trent'anni, più o meno. Porta gli occhiali, ha i capelli castani raccolti e gli occhi scuri. E' bellissima, soprattutto d'estate quando viene tutta abbronzata, non come i contadini che si abbronzano sui campi. Non va molto d'accordo con le altre maestre perché sono tutte più vecchie e più brutte. E poi non sanno niente. Quest'anno le farò un regalo che la mia mamma pagherà 10 lire e sono sicuro che le piacerà».

MAESTRA Oh! basta così Savoldi, sei troppo gentile! Bravo! Bravissimo! Potessero essere tutti come te! Passiamo ora alla matematica, avete studiato le tabelline?

ALUNNI Sì signora Maestra!

MAESTRA Bene allora sentiamo la tabellina del 9. (La maestra fa il giro

della classe e qualcuno fa giusto, ma lei loda solo Savoldi)

Chi mi sa dire cosa significa 9x5? (Alzano la mano Savoldi e Bellini)

Bene Savoldi, spiegalo ai tuoi compagni....

CURCI Ma anche io lo sapevo ...

MAESTRA Sì certo, ma Savoldi saprà spiegarlo molto meglio di te

LU Significa che il 9 viene ripetuto 5 volte

MAESTRA Bravissimo! Avete capito tutti?

ALUNNI Sì signora Maestra

MAESTRA Allora per domani ripassate la tabellina dell’8. Ora interrogo. Passiamo alla lezione di scienze sulla circolazione del sangue. Chi ha fatto una bella ricerca e me la vuole leggere?

LUCA Io signora Maestra

MAESTRA Benissimo, leggi pure!

LUCA «La circolazione sanguigna è una circolazione del sangue. Ci sono: il sangue, il cuore e la pompa. Quando le arterie sono blu anche il sangue è blu. C’è anche la trasfusione della circolazione sanguigna. Se il gruppo della circolazione è 0 è tutto buono, se il gruppo è A, B, C, D, E, F,

ALUNNI (proseguono la cantilena) H, I, L, M, N …

MAESTRA (Urla) Silenzio! ! (Batte la mano sulla cattedra e i bambini si ammutoliscono). Ora puoi continuare...

LUCA Se il gruppo della circolazione sanguigna è 0, è tutto buono, se il gruppo è A, B, C, D, E, F, eccetera, non va tutto bene. Io sono fortunato perchè io ce l'ho del gruppo 0 la circolazione sanguigna. Il cuore è più importante della testa, perché senza cuore non potrebbe vivere la testa. Quando abbiamo febbre dobbiamo contare fino a 70, massimo 80; se contiamo abbiamo la febbre, se no, no. La circolazione sanguigna negli animali non è buona e si devono vaccinare. Ma però agli animali non viene l’infarto perché non fumano e non bevono il caffè.

MAESTRA Che strazio! (guarda l'ora) Per oggi è tutto, ragazzi. Ricordatevi l'adunata: oggi pomeriggio in piazza in divisa perfetta. Siate puntuali!

ALUNNI Sì signora Maestra

MAESTRA Potete andare

ALUNNI (Escono di fretta). Si chiude il sipario. Musica “Faccetta Nera”

SESTA SCENA

NONNO (In scena o come voce fuori campo) Poi venne la guerra, gli anni più tristi e bui della mia vita. Una guerra terribile che ha lasciato ferite profonde in tutti coloro che l’ hanno vissuta. Anche Brescia ha conosciuto momenti terribili. Subì ben undici bombardamenti massicci dei quali i più gravi furono quelli tra il luglio 1944 e i primi mesi del 1945. Il 13 luglio le bombe cadevano ininterrottamente, la terra ci sobbalzava sotto i piedi. Per non parlare del tristemente leggendario “Pippo”, così la gente lo aveva battezzato. Si trattava di un velivolo alleato che scorazzava indisturbato sui cieli del nord Italia, turbando i sonni dei civili e creando non pochi problemi ai comandi italo-tedeschi. La gente aveva finito per abituarsi alle sue scorribande notturne che in molti casi anticipavano l’arrivo dei bombardieri. Pippo stesso non disdegnava, quando gli capitava l’occasione, di sganciare bombe e mitragliare. Ricordo perfettamente quel giorno in cui anche la nostra vecchia chiesa ….(Rumore di aerei e suoni di bombardamento)

SETTIMA SCENA

AMOA (UNA DONNA) Andiamo, endom, endom. Devono aver colpito la chiesa! Endom a veder.

PRISCILLA (SECONDA DONNA) Vedo il campanile, è ancora in piedi. L’ è salva, l’è salva!!!  Signor, te ringrazie

(avanzano e vedono che la canonica è distrutta)

PRISCILLA (SECONDA DONNA) Oh, no, signor, la Canonica l’è distrutta!

AMOA Mamma mia, e Don Martino? Non sarà rimasto sotto?

AMOA E PRISCILLA (Chiamano ad alta voce) Don Martino, Don Martino!!

DON MARTINO Sono salvo, mie buone donne, non preoccupatevi. (Ero in Chiesa a pregare e sono salvo. E’ un vero miracolo del Signore. (guardando verso la canonica) La canonica, è andata completamente distrutta.

(Arriva di corsa terrorizzata una ragazzina)

RUPINDER e’ orribile, è orribile. Poera zent, poera zent! Alle case nuove due aerei alleati hanno mitragliato il tram che veniva dalle Fornaci. (Piange) E’ morto anche un bambino. Ci saranno sette o otto morti e ci sono molti feriti perché il tram era pieno. Alcuni sono scappati e si sono rifugiati nella casa dei Comini, qualcuno è corso nel negozio del fruttivendolo. C’è sangue dappertutto. Che disgrassia, che disgrassia!! Quando finirà questa maledetta guerra?

AMOA Siamo a dicembre e ancora bombardano! E’ da febbraio, il 1944 sta per finire, ma la guerra no.

PRISCILLA E poi questo inverno così duro, così nevoso, non se ne vedeva uno così dal 1928.

DON MARTINO Temo che ce ne vorrà prima che la guerra finisca. Le formazioni partigiane in parte si sono sciolte a causa di questo inverno.

VERONICA L’è era, l’ è era; un gruppo delle Fiamme Verdi si è rifugiato nelle malghe della alta Val Canonica. El so perché me zio el sta là.

LUCA Non voglio più sentire il lugubre rombo dei quadrimotori, vedere i volti terrorizzati della gente, grazie alla sinistra luce e ai guizzi infernali dei bengala. Mai più il fulmineo apparire dei veloci cacciabombardieri che, dopo essersi svuotati dal loro carico di morte, passano e ripassano sopra il medesimo luogo per dare la caccia ad uomini indifesi, a piedi, sul tram o sul treno. Mai più morti, mai più caduti, mai più la guerra, mai più la guerra. (Musica, un canto partigiano o musica classica Requiem di Mozart)

OTTAVA SCENA

Ritorno al presente

VERONICA Nonno, che tristezza… Non potevo mai immaginare che tu avessi vissuto momenti del genere… sospirando… e pensare che a me già pare una tragedia avere un fratello come lui (indicando Antonio, i due nipoti si fanno due dispetti) Ma qualcosa di bello ce l’hai da raccontarci?

NONNO Bè, dopo cinque lunghi anni la guerra è finita, ma non credere sia stato facile ricominciare. Ci sono voluti anni per ricostruire la città, le strade, i ponti, riconvertire gran parte delle industrie, far circolare le merci; insomma far ritornare la vita alla normalità. Bisogna ringrasià i vecc, mia töi en giro. Vostro nonno, insieme a tutti gli altri scampati alla guerra, sfruttando la ben nota voglia di lavorare dei bresciani, si è rimboccato le maniche per costruire un futuro migliore per sè e per i propri figli e anche per voalter, lasarocc de niut. (anche per voialtri lazzaroni di nipoti!).

ANTONIOdando un bacio al nonno Meno male che ci sono stati tanti nonni come te. Ma tu sei stato certamente il migliore.

NONNO Ah filone! Non è che vuoi spillarmi qualche euro?

ANTONIO Ma nooo, nonnone, lo sai che ti vogliamo bene anche senza euro.

VERONICA Però, se ci sono anche quelli ti vogliamo ancora più bene. Il nonno tira fuori il borsellino e distribuisce qualche moneta.

NONNO Ecco questi sono per voi, ma non sciupateli in stupidaggini, me racomande.

ANTONIO Promesso, nonno, saremo più tirchi di uno scozzese tirchio.

VERONICA Continua a raccontare

NONNO Come vi dicevo sono andato a lavorare. Chiesanuova cominciava a prendere la fisionomia che ha adesso. Le ditte trovavano comodo impiantarsi qui perché trovavano spazio e le giuste condizioni per crescere. Contemporaneamente hanno cominciato a costruire sempre più case e a demolire le cascine intorno per creare nuovi spazi. Io, come forse sapete, sono andato a lavorare in una ditta che ormai non c’è più, ma che allora dava lavoro a un bel po’ di persone.  Con i primi guadagni mi sono comprato la Lambretta. Naturalmente a rate, ricordo ancora quanto l’avevo pagata: ben 170.000 lire. Allora erano veramente tanti per un operaio, ma sapeste l’emozione che provai quando diedi il primo colpo sul pedale di avviamento! Dove pensate che mi recai per primo?

VERONICA Dai tuoi amici per farla vedere, nonno

ANTONIO Dalla tua mamma?

NONNO Macché, macarù che non siete altro. Non avete proprio un briciolo di fantasia. Andai, andai…

ANTONIO VERONICA Andai? Smettila di giocare agli indovinelli, nonno. Gli amici no, la tua mamma no. Magari sei andato dal prete.

NONNO Burtulì che non siete alter, sono andato da vostra nonna. Sono andato sotto le sue finestre, ho suonato all’impazzata il claxon, l’ ho fatta scendere, l’ho fatta salire sul sellino, la ghera en po’ pora, e siamo andati a fare un bel giretto per le vie di Chiesanuova. Allora non era come adesso, si poteva andare in giro tranquilli senza paura di essere investiti.

Mi sentivo padrone del mondo; immaginavo di poter fare il giro del mondo ed invece..

ANTONIO Invece?

VERONICA Invece mi sono contentato di andare al lavoro e di portare la nonna la domenica a fare una ballatina da qualche parte.

VERONICA In discoteca?

NONNO Ma quale discoteca; casomai si andava in qualche balera, ma il più delle volte si ballava in casa. Eh, si, ci piaceva molto ballare e me pias amò adess, ma la mia schiena … e le mie gambe… (si tocca sconsolato schiena e gambe). Comunque allora eravamoballerini di prima. La nonna poi l’era la pö bela… Quando ballava era … leggera come una piuma. Era… (con aria sognante). Entra una coppia che accenna a qualche giro di valzer (Vedova Allegra). Mentre la musica sfuma…

NONNO Quanto ci si divertiva poi tutti assieme con i nuovi balli!!!

Ballo collettivo dei ragazzi: un rock and roll (Celentano “Il tuo bacio è come un rock”)

NONA SCENA

VERONICA Dai nonno, visto che sei in vena di ricordi, tira fuori l’album del tuo matrimonio e racconta.

NONNO Ma me vulì propes fa vegner i öcc löster!. Dai Veronica, vai di là in camera a prendere l’album.

Veronica si alza, esce e rientra con l’album.

ANTONIO Quando ti sei sposato nonno?

NONNO Nella primavera del ’57. L’anno venturo io e  la nonna, se ci saremo ancora, faremo le nozze d’oro, grande festa! Allora dicevo, nella primavera del 57. La nostra chiesa era diventata parrocchia da pochi mesi esattamente dal 6 ottobre 1956, mica per niente siamo qui per festeggiarla. (Applausi) Da poco era parroco el poer don Battista. Voi altri non l’avete conosciuto, ma è stato parroco per ben quarant’anni dal 1945 al 1985. Ci ha sposati lui nella chiesa vecchia.

VERONICA (che intanto guarda le foto sull’album) Caspita come stava bene la nonna con questo abito corto di tulle bianco. Scommetto che se l’era fatto lei.

NONNO Certo! Era una brava sarta, voi lo sapete bene perché fino a poco tempo fa, quando ci vedeva ancora bene e non aveva difficoltà ad infilare l’ucia, ha sistemato i vestiti di tutti. Ricordo benissimo che quando eri piccola (si rivolge a Veronica) ti ha fatto un vestitino che era un amore. Poi siete cresciuti e i vestiti della nonna non sono più andati bene. Continua a sfogliare l’album e si sofferma su una fotografia) Varda me come s’ere bel drit e magher.

ANTONIO ma questi accanto a te chi sono?

NONNO I miei figli, cioè tua zia e tuo papà, Stupidot! Chi vuoi che siano? Questa foto l’abbiamo scattata in occasione dell’acquisto di questa casa. Grazie a padre Marcolini che ha inventato la cooperativa edilizia io e la nonna siamo riusciti a comprare la nostra casetta. Come eravamo felici!!

NONNO Intanto si era avvicinata la fine degli anni ’60 ed erano cominciati gli scioperi degli operai e degli studenti che diedero una svolta al mondo del lavoro e della scuola. (perfezionare)

DECIMA SCENA

Entrano tre o quattro ragazzi con i cartelloni “AUTOGESTIONE” e “OPERAI E STUDENTI UNITI NELLA LOTTA” e gridano “LOTTA DURA SENZA PAURA” due volte.

Poi entrano altri tre o quattro ragazzi con “METTETE DEI FIORI NEI VOSTRI CANNONI” e “STOP ALLE BOMBE IN VIETNAM”. Gridano “BASTA CON LE BOMBE SUL VIETNAM” due volte. Entrano i due cartelli femministi “TREMATE TREMATE LE STREGHE SON TORNATE” “STOP ALLA SUBORDINAZIONE DELLA DONNA. Tutti insieme cantano “C’era un ragazzo che come me….”.  Tutti se ne vanno tranne i due  cartelli femministi: il nonno entra in scena e ne legge uno:

NONNO legge sillabando “TREMATE TREMATE LE STREGHE SON TORNATE.” Che bella frase. Il mondo sta veramente cambiando. Sull’altro cartellone: “STOP ALLA SUBORDINAZIONE DELLA DONNA”. Rivolto al pubblico “Col femminismo si aprivano gli anni ’70; gli anni di piombo; anche la nostra città, come tutti i meno giovani ricordano, veniva colpita con la strage di piazza Loggia, la più grave tragedia dalla fine della guerra. Era il 28 maggio 1974, pioveva e il posto più conteso per ripararsi dalla pioggia era il porticato sotto la Loggetta dell’Orologio, ma purtroppo, proprio lì nel cestino dei rifiuti, era nascosta una bomba. Un lampo verde, un boato, una grande fumata e poi grida di dolore e di sgomento e poi otto morti e centodue i feriti. Proprio una settimana fa c’ è stato il 32o tristissimo anniversario e i colpevoli non sono stati ancora trovati.

VERONICA Che brutte cose, nonno. Speriamo non succedano più da nessuna parte.

ANTONIO Io del 1970 so una cosa bella. Il nostro parroco don Arturo ci ha raccontato che in quell’anno venne posta la prima pietra della nostra chiesa da don Battista e da monsignor Morstabilini.

NONNO Eh si hai proprio ragione; dall’altra parte il quartiere si era allargato e da 1500 eravamo diventati 4.000 e la chiesa vecchia era troppo piccola. E non solo la chiesa, ma anche …

 

VERONICA …la scuola, ce l’hanno detto le profi in classe quando abbiamo fatto il lavoro di ricerca su Chiesanuova, che proprio in quegli anni è stata costruita la nostra scuola media e, poco dopo, la scuola elementare, la “Deledda”

NONNO Eh, ne sono passati di anni fra alti e bassi in famiglia e fuori.

Forte scampanellata Ma chi è che suona così forte? Va a veder Antonio.

ANTONIO esce di scena Ciao ragazzi, venite, venite!! Rientra in scena con tutti gli altri Ah, cosa vi siete persi, mio nonno era in vena di ricordi.

I ragazzi salutano il nonno.

NONNO Ciao bei scecc. Ma che bei facì, de tucc i coulur! Ecco qui la nuova Chiesanuova arricchita dalle differenze. Ecco la vera sfida del nuovo millennio, vivere tutti assieme nel rispetto reciproco delle proprie culture.

LU Signor Claudio, vuol ascoltare una bella musica; sappiamo che a lei piace ballare, balli con noi.

Musica moderna ad alto volume, i ragazzi ballano, il nonno accenna pure a qualche passo e poi, già stanco, con le mani sopra le orecchie, si butta sulla sua poltrona, mentre i ragazzi finiscono il loro ballo.

VERONICA Ciao nonno, adesso io vado all’OZ con le mie amiche, tanto la scuola sta per finire e non c’è più da studiare.

NURI Noi andiamo a farci un Big Mac

NONNO Cos’el en Big Mec?

ANTONIO Ma dai, nonno! E’ un panino con l’hamburger che si mangia dal Mac Donald

HAMITI Mandiamo un SMSa Ilario e a Luca che devono essere al Via Vai, così vengono con noi al Mac.

I ragazzi salutano, ognuno al loro modo, ed escono

NONNO sospirando Eh, si I tempi cambiano e si diventa vecchi. Chiesanuova non è più quella di una volta, ma l’è sempre bela.

Rientrano in scena tutti

TUTTI  E noialtri le vogliamo bene!!! Un bacio a tutti gli abitanti di Chiesanuova. Musica di chiusura.

Sullo sfondo si riproducono tutte le foto

SIPARIO