Come icsare un articolo

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Come icsare un articolo di Giuseppina Cattaneo

AUTRICE

GIUSEPPINA CATTANEO

http://giusicopioni.altervista.org/

POSIZIONE S.I.A.E. N° 193077

Codice opera Siae 917931A

TITOLO

COME ICSARE

UN ARTICOLO

SPETTACOLO PER RAGAZZI IN 8 QUADRI

Personaggi

CALLISTO TESTADIRAPA direttore della Gazzetta di Brusaporto

AGRIPPA dipendente di Testadirapa

NATALIA signorina passante

GIOCONDA cittadina di Brusaporto

GISELDA cittadina di Brusaporto

PRISCO cittadino di Brusaporto

RAIMONDO cittadino d Brusaporto

LEONZIO LETTURA direttore della Gazzetta di Brusa

LIVIA segretario del direttore Leonzio

RUFFO giornalista della Gazzetta di Brusa

NATALIA signorina passante

VIRGINIA cittadina di Brusaporto

TARQUNIA cittadina di Brusaporto

ALBERIGO cittadino di Brusaporto

UBALDO cittadino di Brusaporto

FLAMINIO tipografo

TRAMA

A Brusaporto, due giornali si contengono i lettori. Il direttore del neo giornale “La Gazzetta di Brusaporto, cerca di screditare a suon di articoli, l’immagine del direttore de “La Gazzetta di Brusa”. Un piccolo furto, salverà il giornale locale.

PRIMO QUADRO

Per strada

I SCENA

Testadirapa e Agrippa

TESTADIRAPA. (Entra con dei cartoni colmi di materiali) appoggiamoli qui e poi li sistemiamo dentro.

AGRIPPA. (I due vanno avanti e indietro con i cartoni).

TESTADIRAPA. (Appoggia un cartone ed esce per prenderne un altro).

AGRIPPA. (Entra con un cartone e lo appoggia distante da quello posto da Testadirapa. Poi, sposta il cartone di Testadirapa vicino al suo).

TESTADIRAPA. (Rientra con un cartone e lo va ad appoggiare vicino al cartone che aveva appena lasciato, ma non lo trova. Si guarda in giro, vede che è stato spostato e lo riporta dove lo aveva lasciato la prima volta. Sposta anche il cartone di Agrippa. Esce).

AGRIPPA. (Entra con un cartone e va a depositarlo dove pensa ci siano gli altri quando si accorge che sono stati di nuovo spostati).

II SCENA

Testadirapa, Agrippa e Natalia

NATALIA. (Si avvicina) buongiorno.

AGRIPPA. TESTADIRAPA. Buongiorno.

NATALIA. (Si ferma) non vi ho mai visto da queste parti.

TESTADIRAPA. Si signorina, siamo nuovi di qui, ma vedrà che sentirà parlare di me.

NATALIA. Davvero? E come mai? È forse un medico?

AGRIPPA. No signorina, il mio capo non è medico ma ... (viene interrotto).

NATALIA. Se non è un medico, che cosa è? Un ... astronauta?

TESTADIRAPA. No, non sono un astronauta ma sono il direttore del ... (viene interrotto).

NATALIA. È il direttore di un museo di preistoria? Io sono appassionata di preistoria! E quando aprirà? Mi dica, quando aprirà?

TESTADIRAPA. No signorina ...

NATALIA. (Un pò smorfiosetta) mi chiamo Natalia ...

TESTADIRAPA. Signorina Natalia, mi chiamo Inaffidabile Testadirapa e sono il direttore della Gazzetta di Brusa.

NATALIA. Il direttore della Gazzetta di Brusa? Ma il direttore del quotidiano La Gazzetta di Brusa si chiama Leonzio Lettura. 

AGRIPPA. Non saprò nulla sulla preistoria che piace tanto a lei, signorina Natalia, ma in fatto di direttori sono un maestro. Questo è il direttore dell’inedita Gazzetta di Brusa.

NATALIA. Inedita? Scusate, ma, da quando tempo siete qui a Brusa?

TESTADIRAPA. Da ... (guarda l’orologio) sette minuti.

AGRIPPA. ... e 20 secondi. Ventuno, ventudue, ventitre, ventiquattro, venticinque ...

NATALIA. (Sorride) troppo poco per sapere che il quotidiano La Gazzetta di Brusa esiste già qui a Brusa.

AGRIPPA. Come esiste già?

TESTADIRAPA. Impossibile!

NATALIA. Possibile invece. Ho giusto con me una copia. (La prende dalla borsa).

AGRIPPA. (La prende e legge) La Gazzetta di Brusa.

TESTADIRAPA. (Strappa di mano il giornale al suo dipendente e legge) è impossibile che qualcuno mi abbia rubato l’idea! È inammissibile!

NATALIA. Scusi, non per contraddirla, ma questo quotidiano esiste da diversi anni ... e ora se mi scusate ... (Esce).

TESTADIRAPA. AGRIPPA. (Camminano adirati, avanti e indietro, uno nella parte opposta dell’altro).

TESTADIRAPA. Hai sentito Agrippa? (Lo cerca ma non lo trova perchè è dall’altra parte).

AGRIPPA. Ho sentito si. (Lo cerca ma non lo trova perchè è dall’altra parte).

TESTADIRAPA. Direttore da strapazzo! Come si è permesso quel direttore di rubarmi l’idea?!

AGRIPPA. Io direi di andare da lui e di riempirlo di cazzotti.

TESTADIRAPA. No, Agrippa, dobbiamo agire d’astuzia. Il nostro primo numero della Gazzetta di Brusa ... porto, sarà dedicato a lui.

AGRIPPA. Bravo capo! E non saremo tanto delicati!

TESTADIRAPA. Mettiamo tutto dentro, aspettiamo Flaminio che monti la macchina da stampa e poi ... faremo vedere a questa gente che sa fare il direttore della Gazzetta di Brusaporto.

SECONDO QUADRO

Al parco su una panchina

I SCENA

Gioconda, Prisco, Raimondo e Gisella

GIOCONDA. (Stanno leggendo il giornale La Gazzetta di Brusaporto ridono divertiti) avete visto l’articolo che ha scritto il direttore ...

GISELLA. .... Testadirapa!

PRISCO. E il nome?

RAIMONDO. Inaffidabile!

GIOCONDA. Ad uno con un nome così io non gli affiderei nemmeno ... il mio pesce!

GISELLA. Vero. (Ricordandosi) Gioconda, ma tu non possiedi un pesce.

GIOCONDA. Lo so. Infatti io intendevo il pesce che tengo nel congelatore.

PRISCO. Avete visto che articolone ha scritto contro il direttore della Gazzetta di Brusa?

RAIMONDO. È inaudito! Avete letto gli insulti?

GIOCONDA. Si tutti.

GISELLA. Molto interessanti, potrei riutilizzarli.

PRISCO. Scrive che il nostro direttore, Leonzio Lettura è un analfabeta.

RAIMONDO. Cose dell’altro mondo! Come può essere un analfabeta se scrive su un giornale?

GIOCONDA. A volte si insulta la gente solo per il gusto di farlo.

GISELLA. Chissà come sarà nero il direttore Lettura.

PRISCO. Altro che nero, grigio!

RAIMONDO. Grigio è più chiaro del nero, Prisco.

GIOCONDA. Avete letto l’articolo che sta sotto quello degli insulti?

GISELLA. Si, molto divertente.

PRISCO. (Ironico) è un articolo “tanto articolato”!

RAIMONDO. È lui l’analfabeta, questo Testadirapa!

GIOCONDA. Non vedo l’ora di leggere la risposta del direttore Lettura.

GISELLA. Spero davvero che gliela faccia pagare a questo direttucolo Testadicavolo! (I quattro ridono).

TERZO QUADRO

Studio del direttore del giornale “La Gazzetta di Brusa”

I SCENA

Leonzio e Livia

LEONZIO. (Sulla scrivania ci sono tanti telefoni e lui risponde prima a uno e poi all’altro) pronto? Si, domani alle undici. (Altro telefono) pronto? No, non va bene. (Altro telefono) pronto? Correggi subito! (Altro telefono) pronto? Dille di fare in fretta! (E continua ad alzare telefoni e non dice nulla quando parla Livia).

LIVIA. (Anche la segretaria, dalla sua scrivania che si trovera dietro, ma a lato, del direttore, risponde al telefono mentre sta dipingendo le unghie) si? Mi dica ... (scrive) si ... preso nota. Arrivederci.

LEONZIO. Pronto? No, la settimana prossima sono fuori città. Vada per la metà del mese.

LIVIA. (Risponde al telefono) si? No, in questo momento sono impegnata. (Altro telefono) si? Non ora, sono sommersa dal lavoro. (Altro telefono) si? Prendo nota, fra un’ora. (Altro telefono) si? Le faccio sapere al più presto, ora ho un’urgenza di lavoro che non posso rimandare.

LEONZIO. Pronto? Ora non riesco, fra poco andiamo in stampa e ho chiuso tutto. Basta! Non resisto più! (Stacca tutti i telefoni).

LIVIA. (Continua ad alzare il telefono anche se non parla perchè stava parlando Leonzio) ha ragione direttore, qui si lavora troppo! (E va avanti a dipingere le sue unghie).

II SCENA

Leonzio, Livia e Ruffo

RUFFO. (Entra urlando) direttore! Una brutta notizia!

LEONZIO. LIVIA. (Si spaventano).

RUFFO. Direttore, una spaventosa notizia!

LIVIA. O è brutta o è spaventosa! Deciditi Ruffo.

RUFFO. Una notizia brutta, spaventosa e orribile!

LEONZIO. Orribile quanto?

RUFFO. Orribile tanto-tanto direttore!

LIVIA. (Guardandosi le unghie) mai orribile come sono venute le mie unghie! E tutto per rispondere al telefono. Direttore, posso prendermi la mia pausa ora?

LEONZIO. Ma non ne hai fatte già due stamane?

LIVIA. Direttore, non c’è due senza tre! Bay-bay. (Esce).

LEONZIO. Ruffo, tu pensi che io debba licenziarla?

RUFFO. Lasci perdere la segretaria e mi ascolti attentamente: in città c’è un altro giornale.

LEONZIO. (Si alza) co-co-come? Un altro giornale? Non può essere!

RUFFO. Può essere direttore!

LEONZIO. Qui a Brusa ci sono solo io che stampo le notizie! È impossibile!

RUFFO. È possibile direttore! Ho acquistato il primo numero proprio oggi.

LEONZIO. Come? Tu hai acquistato il giornale del nemico?

RUFFO. Si direttore, cioè no direttore. In effetti si, ma solo perchè volevo mostrarglielo ... dato che parla di ... lei.

LEONZIO. Di me? E perchè si parla di me? E chi parla di me?  

RUFFO. Il direttore della Gazzetta di Brusaporto.  

LEONZIO. Gazzetta di Brusaporto? Chi ha osato dare questo nome al giornale?

RUFFO. Il suo direttore che si chiama ... aspetti che lo trovo ... ecco qui: Inaffidabile Testadirapa.

LEONZIO. (Ride) come si chiama questo direttore? Testadirapa?

RUFFO. Si direttore. Fossi in lei però, non riderei troppo ... non dice belle cose su di lei.

LEONZIO. Su di me? (Arrabbiato gli prende il giornale) fammi leggere ... ecco qui il titolo: Oh, che bel editore il signor (si fa per dire) Lettura. Come osa insultarmi!

RUFFO. Vada avanti direttore, vada avanti.

LEONZIO. Oh, si! Oh, lo sappiamo bene che non c’è da fidarsi di un tipo simile. Oh, senza dubbio! L’editore che sta dall’altra parte della strada è un genio ... oh, come no! Oh, perbacco, non leggete le fesserie che scrive! Oh, bontà divina, stiamogli alla larga! Oh, perdinci, ma dove va a finire questo povero mondo! Oh, che tempi! Oh, che costumi!

LEONZIO. Che razza di articolo ha scritto questo ... questo Testadicetriolo! Io ... io ... se lo prendo lo strozzo! Ruffo, ferma subito la stampa! Andiamo in macchina con un nuovo articolo di testo con il titolo:Testadicipolla.

RUFFO. Subito direttore!

QUARTO QUADRO

Al parco su una panchina

I SCENA

Virginia, Tarquinia, Alberigo e Ubaldo

VIRGINIA. (I quattro entrano in scena con ciascuno una copia di giornale La Gazzetta di Brusa) non vedo l’ora di leggere la risposta del nostro direttore.

TARQUINIA. Spero proprio che gliene abbia cantate quattro a quello sbruffone.

ALBERIGO. Ecco qui in prima pagina la risposta.

UBALDO. Una risposta che quel gradasso Testadispinacio si è meritato.

VIRGINIA. Ben gli sta!

TARQUINIA. Chissà la reazione di Testadirapanello quando lo leggerà!

ALBERIGO. Spero davvero che questo articolo gli faccia capire che se ne deve andare.

UBALDO. Io spero invece che non se ne vada, mi diverto così tanto!

VIRGINIA. Beh, forse è vero, qualcosa che anima la nostra città.

TARQUINIA. Animare la città? Se volete ve la animo anch’io. (Balla e canta).

ALBERIGO. Per carità! Che qualcuno la faccia smettere!

UBALDO. L’unico modo per farla smettere è portarla fuori scena.

VIRGINIA. Allora andiamocene tutti, o qui ci arrestano.

TARQUINIA. Se mi vede Testadipeperone, magari scrive una articolo su di me. (Ricomincia a ballare e a cantare).

ALBERIGO. Via, portiamola in salvo dal nostro pubblico. (Tutti si avvicinano, la prendono ed escono tutti dalla scena).

 QUINTO QUADRO

Al parco su una panchina

I SCENA

Testadirapa e Agrippa

TESTADIRAPA. (Entra in scena e va a sedersi sulla panchina. Si guarda in giro) che bella giornata di primavera, limpida e con un bel sole che riesce persino a scaldarti il cuore.

AGRIPPA. (Entra di corsa con il giornale della concorrenza) direttore!

TESTADIRAPA. Non correre Agrippa. Siediti e goditi questa bellissima giornata.

AGRIPPA. Direttore, non credo sia poi così una bella giornata.

TESTADIRAPA. Vedi forse della pioggia o delle nuvole?

AGRIPPA. No direttore, ma appena ... (viene interrotto).

TESTADIRAPA. E allora! Stai tranquillo, ora che abbiamo sistemato con l’articolo quel presunto direttore, tutto sarà più facile.

AGRIPPA. Non credo direttore.

TESTADIRAPA. Come non credo?! Ma tu da che parti stai? Dalla mia o dalla parte del nemico?

AGRIPPA. Dalla sua direttore ... però ... legga ... questo ... (Gli mostra La Gazzetta di Brusa).

TESTADIRAPA. Come? Non mi vorrai dire che ... quel direttucolo da due soldi ...

AGRIPPA. Si direttore.

II SCENA

Testadirapa, Agrippa e Ruffo

RUFFO. (Entra in scena e va a sedersi sulla panchina a fianco dei due. Li ha seguiti e li sta spiando).

TESTADIRAPA. Fammi leggere! (I due si contengono il giornale, prima a destra e poi a sinistra per più volte. Poi, con impeto gli toglie il giornale e inizia a leggere) “Riportiamo dalla Gazzetta di Brusaporto di ieri il seguente pezzo: “Oh, che bell’editore! Oh, si! Oh, lo sappiamo bene! Oh, senza dubbio! Oh, come no! Oh, perbacco! Oh, bontà divina! Oh, che tempi! Oh, che costumi! Questo spiega molto bene che non vi sia nè capo nè coda in ciò che scrive e in lui. Sono pronto a scommettere che questo Testadi...carota, non sappia scrivere una sola parola che non contenga almeno una O! Chissà se ha l’abitudine di O-izzare a questo modo. A proposito, sapete che se ne è andato dalla Bassa a gambe levate? Chissà se anche laggiù Oava come qui! O! E’ una vera pena!”. Quel ... quel mascalzone come ha osato! Io incapace di scrivere una parola che non contenga una O? Come osa scrivere una tale assurdità!? Farò vedere a quel manigoldo come so scrivere e si pentirà amaramente di aver insinuato sulla mia ignoranza.

AGRIPPA. Bravo direttore! Gli faccia vedere quello che sa fare. Nessuna O dovrà far apparire nell’articolo di domani.

TESTADIRAPA. Ora vado e scriverò un lunghissimo articolo dove quella stupida vocale di O non apparirà nemmeno una volta.

AGRIPPA. Andiamo.

TESTADIRAPA. (Sta per uscire di scena quando invece rientra) no!

RUFFO. (Si stava alzando per andare a riferire tutto al suo direttore quando è costretto a sedersi di nuovo e fingere di nuovo di non ascoltare).

AGRIPPA. Non scriviamo più?

TESTADIRAPA. Scriviamo, scriviamo, ma non voglio dargliela vinta.

AGRIPPA. Si spieghi meglio direttore.

TESTADIRAPA. Se io scrivo un articolo senza usare nemmeno una O vorrebbe dire dargliela vinta e concedergli un punto di vantaggio. Invece il direttore qui presente, Inaffidabile Testadirapa, non cambierà il suo stile di scrittura per nessuno al mondo.

AGRIPPA. È sicuro direttore?

TESTADIRAPA. Si! E sai che faccio? Metterò “O ovunque e più di prima. Andiamo, ho già in mente un articolo. (Escono).

RUFFO. Molto interessante! Devo ... devo avvisare subito il mio direttore. (Sta per uscire quando si ferma) ah, eccolo là! (Verso l’uscita) direttore! Direttore sono qui! Venga!

III SCENA

Ruffo e Leonzio

LEONZIO. (Entra in scena).

RUFFO. Direttore! Direttore!

LEONZIO. Che succede?

RUFFO. Ho scoperto una cosa molto interessante a proposito del direttore della Gazzetta di Brusaporto.

LEONZIO. Quello, non nominarmelo nemmeno.

RUFFO. So quale sarà la sua prossima mossa.

LEONZIO. La mia prossima mossa è quella di chiederti perchè sei qui invece di essere al giornale a lavorare.

RUFFO. So come risponderà al suo articolo.

LEONZIO. Davvero? E tu come lo sai?

RUFFO. Ho seguito il direttore e il suo aiutante e ho scoperto che, per non lasciargliela vinta, il prossimo articolo contro di lei, sarà scritto con tante e tantissime O.

LEONZIO. (Arrabbiato) come osa sfidarmi quel ... quella canaglia! E sai io che faccio allora? Sai che faccio? Io ... io ...

RUFFO. Dica direttore, dica.

LEONZIO. Dico si, ma solo a te. Non vorrei che qualcuno del pubblico poi faccia la spia. Ascoltami bene. (Parla all’orecchio di Ruffo).

RUFFO. Davvero? È un’idea splendida. (Mentre escono) solo lei direttore può avere delle idee così geniali.

SESTO QUADRO

In tipografia

I SCENA

Agrippa e Flaminio

FLAMINIO. (E’ in scena e sta preparando i caratteri per andare in macchina e stampare) fra poco mi porteranno il “grande pezzo”. Il mio direttore è un grande e sa molto bene come si attirano lettori dalla propria parte.

AGRIPPA. (Entra) Flaminio, ecco “il pezzo”! Scritto or-ora dal nostro insuperabile Inaffidabile direttore! Leggi ... leggi ... quello che ha scritto.

FLAMINIO. (Prende il foglio e legge con gli occhi) grandioso! Chissà quando lo leggerà l’altro direttore.

AGRIPPA. Scoppierà di rabbia!

FLAMINIO. Hai letto questa frase?

AGRIPPA. Meravigliosa e stupefacente.

FLAMINIO. E quest’altra?

AGRIPPA. Ben gli sta! Se l’è proprio meritata.

FLAMINIO. Leggi, leggi quest’altra.

AGRIPPA. È un genio il nostro direttore.

FLAMINIO. (Guarda il pubblico) forse dovremmo leggerlo anche a loro?

AGRIPPA. Mah, non saprei ... 

FLAMINIO. Ma si dai, altrimenti se ne vanno.

AGRIPPA. Allora leggo: “Toc-toc? Oh! Oibò! Direttore Ruffo molto occhiuto, con il comò occluso. Il suo naso odioso ed odoroso portiamolo sull’Olimpo. Il suo occhio è un oltraggio al mondo intero, occhiobrutto ed obliquo. Odiato ed obeso come un’oceano offerto al toro tonto e rotto. Il suo pomo corto, lo porto all’olivo e odo l’olmo vicino che è morto”.

FLAMINIO. (Al pubblico) non è forse grandioso?

II SCENA

Agrippa, Flaminio e Testadirapa

TESTADIRAPA. (Entrando) E non ho ancora terminato perchè ho un altro pezzo da aggiungere che la mia mente ha appena sfornato. Venite nel mio ufficio e ne vedrete ancora delle belle per il nostro caro direttore Leonzione.

AGRIPPA. Non vedo l’ora di leggerle.

FLAMINIO. (Mentre escono) metta al suo posto una volta per tutte quel gradasso. (Scena vuota per qualche secondo).

III SCENA

Ruffo

RUFFO. (Entra vestito da ladro. Si avvcina piano piano e spesso si guarda dietro di scatto per vedere se c’è qualcuno. Si avvicina alla macchina stampante e di più alla cassa dei caratteri tipografici. Controlla i caratteri nella cassa, prende un sacchetto dalla sua tasca e ci mette tutti i caratteri “O” e “o” ma non mostra al pubblico quali prende. Poi piano piano se ne va da dove è venuto).

FLAMINIO. (Entra in scena con due fogli) ah, ah, ah! Gliela facciamo vedere noi a quel direttucolo! Mettiamoci al lavoro. (Inizia a preparare i fogli e poi prende i caratteri. Ad un certo punto non trova più nessuna O) ma dove diavolo ...? Erano qui ... Come è possibile che siano sparite! (Controlla di nuovo) niente ... scompaarse nel nulla. E come faccio? È un bel problema questo ... E non posso non andare in stampa proprio oggi altrimenti il mio direttore ... mi licenzia. Mi inventerò qualcosa. (Continua a lavorare).

SETTIMO QUADRO

Al parco su una panchina

I SCENA

Virginia, Tarquinia, Alberigo, Ubaldo, Gioconda, Prisco, Raimondo e Gisella

VIRGINIA. (Tutti col giornale) ma ... ma ... avete letto?

TARQUINIA. Si e si è superato il limite!

ALBERIGO. Questo è un articolo indecifrabile!

UBALDO.  Secondo me è un articolo che nasconde qualcosa.

GIOCONDA. Non si è mai letto nulla del genere!

PRISCO. Quel Testadirucola è da far cacciare dall’albo dei giornalisti!

RAIMONDO. Noi vogliamo notizie, non questi scarabocchi!

GISELLA. Cose dell’altro mondo!

II SCENA

Ruffo, Leonzio e gli altri

RUFFO. (I due entrano col giornale e stanno leggendo) ha letto direttore? Ha letto direttore?

LEONZIO. Questo articolo è un vero e proprio complotto contro Brusaporto! Non hai ancora capito?

RUFFO. Come, direttore?

LEONZIO. Questo è un articolo per far scatenare una sommossa!

VIRGINIA. TARQUINIA. ALBERIGO. UBALDO. GIOCONDA. PRISCO. RAIMONDO. GISELLA. Una sommossa!?

LEONZIO. Si, tutto è molto chiaro.

RUFFO. Una sommossa quì a Brusaporto?

LEONZIO. Si una sommosa. È scritto nero su bianco. Dobbiamo fare qualcosa Ruffo. Dobbiamo fare qualcosa ... (Esce).

RUFFO. E cosa ... direttore? (Esce).

VIRGINIA. Avete sentito?  

TARQUINIA. Dobbiamo fermare quel Testadicetriolo!

ALBERIGO. Si, prima che ci distrugga.

UBALDO. Dobbiamo cacciarlo dal nostro paese!

GIOCONDA. E dobbiamo farlo subito!

PRISCO. Si, prima che metta in azione il suo piano di distruzione!

RAIMONDO. Ma siamo sicuri che sia così?

GISELLA. Certo! L’articolo parla chiaro! Cioè ... parla chiaro perchè appunto non è proprio chiaro.

III SCENA

Testadirapa e Agrippa e gli altri

TESTADIRAPA. (Entra) fammi leggere il giornale.

AGRIPPA. (Con il giornale La gazzetta di Brusaporto) no, lo voglio leggere io prima.

TESTADIRAPA. E no, l’articolo e il giornale sono miei e perciò sono io il primo che lo deve leggere.

AGRIPPA.Altri, stanno leggendo il suo articolo direttore. 

VIRGINIA. Ecco l’artefice dell’articolo!

TARQUINIA. Ci vuole fegato a farsi vedere dopo quello che ha scritto!

TESTADIRAPA. Come?! (GLI 8 SI ALZANO E LO INSEGUONO GIRANDO INTORNO ALLE PANCHINE).

ALBERIGO. Se ne vada da dove è venuto!

UBALDO. Noi un giornale lo abbiamo già!

GIOCONDA. Nessuno farà una sommossa al suo fianco perchè noi stiamo bene qui! Che sia chiaro questo!

TESTADIRAPA. Di quale sommossa state parlando?!

PRISCO. La sommossa che lei vuole fare scrivendo quello che ha scritto!

AGRIPPA. Ma nulla di ciò è stato scritto!

RAIMONDO. È stato scritto tutto di ciò e di più! Andatevene!

GISELLA. Si, andatevene e lasciate che Brusaporto viva serenamente.

TESTADIRAPA. Ci dev’essere un equivoco!

TUTTI E 8. Andatevene e subito!

TESTADIRAPA. AGRIPPA. (Escono di scena di corsa lasciando cadere il giornale).

OTTAVO QUADRO

Per strada

I SCENA

Testadirapa e Agrippa. Tanti cartoni in scena

TESTADIRAPA. (Prende un cartone, lo porta fuori scena e poi rientra) subire questa umiliazione ...

AGRIPPA. (Prende un cartone, lo porta fuori scena e poi rientra) non riesco a capire ...

TESTADIRAPA. (Prende un cartone, lo porta fuori scena e poi rientra) ho scritto della cose non simpatiche, si, ma nulla che avesse a che fare con una sommossa!

AGRIPPA. (Prende un cartone, lo porta fuori scena e poi rientra) non so cosa possa aver irritato i cittadini.

II SCENA

Testadirapa, Agrippa e Flaminio

FLAMINIO. (Entra col giornale) che cosa sta succedendo?

TESTADIRAPA. Non vedi che stiamo facendo? Sbaracchiamo!

AGRIPPA. Qui non ci vogliono e così ci hanno cacciato.  

TESTADIRAPA. E non so nemmeno il perchè.

FLAMINIO. (Titubante) avrei dovuto aspettarmelo.

TESTADIRAPA. E perchè avresti dovuto aspettartelo? (Fra se) non capisco, non capisco.

AGRIPPA. Che sia a causa dell’ultimo pensiero che è stato aggiunto?

TESTADIRAPA. Mah ... non credo. Pensare addirittura ad una sommossa poi ...

FLAMINIO. Ad una ... sommossa? (Nasconde il giornale).

AGRIPPA. Eh si, i cittadini hanno pensato che il direttore con quell’articolo volesse fomentare una guerriglia qui a Brusaporto.

TESTADIRAPA. Non capisco, non riesco a capire dove ho sbagliato. Hai scritto l’ultima riga come te l’ho data io vero Flaminio?

FLAMINIO. (Nasconde il giornale. Titubante) si signore ... tutto come ha scritto lei. O quasi.

TESTADIRAPA. Bene. (Accorgendosi dell’ultima frase) o quasi? In che senso?

FLAMINIO. ... in nessun senso ... o quasi ... cioè volevo dire che ... ho scritto tutto tranne ...

TESTADIRAPA. Tranne? Spiegati meglio Flaminio.

AGRIPPA. (Ruba il giornale a Flaminio. Legge) per tutte le lettere dell’alfabeto! Che articolo è questo?

FLAMINIO. Ecco io ...

TESTADIRAPA. Che hai scritto Flaminio?! Se hai sbagliato anche di una sola virgola io ... io ...

AGRIPPA. Legga direttore, legga.

TESTADIRAPA. “Txc-txc? xh! Xibx’! Direttxre Ruffx mxlto xcchiutx, cxn il cxmx’ xcclusx. Il sux nasx xdixsx ed xdxrxsx pxrtiamxlx sull’Xlimpx. Dov’è finito il mio articolo? Cosa sono tutte queste x? Flaminio che hai combinato? 

FLAMINIO. Ecco ... direttore ... non è colpa mia. Io stavo andando in stampa quando ... quando ... quando non ho trovato nessuna “o”, sia minuscola che maiuscola. Erano sparite, volatilizzate. E così al loro posto ho usato la lettera “x” dato che ne avevo tante con la scusa che si usano poco.

AGRIPPA. Dove sono andate a finire tutte le “o”?

FLAMINIO. Non lo so, credetemi, non ne avevo nemmena una. So che lei direttore teneva tanto che il suo articolo uscisse l’indomani e allora ... ho fatto come ho potuto.

TESTADIRAPA. Tu mi hai rovinato! Tu e le tue “X”! Perchè mi hai fatto tutto questo?!Avevo scritto un articolo perfetto!

FLAMINIO. Mi dispiace direttore.

AGRIPPA. E a causa tua ora dobbiamo andarcene. Aiutaci a portare questi scatoloni.

TESTADIRAPA. Aiutaci? Li deve portare tutti lui! Così la prossima volta starà più attento a quello che fa!

AGRIPPA. Bravo direttore! La giusta punizione per chi non fa il proprio dovere.

TESTADIRAPA. Andiamo Agrippa, andiamo prima che si accorgano che siamo ancora in città.

III SCENA

Testadirapa, Agrippa, Flaminio e Ruffo

RUFFO. Xalve. Dove xstate andando? Avete xpreso tutti i xcaratteri? O avete xlasciato qualche x per il mio xdirettore?

TESTADIRAPA. AGRIPPA. FLAMINIO. (Escono di scena).

RUFFO. Il giornale del mio direttore è salvo! E (toglie dalla tasca una manciata di “o”) con tantissima scorta di “O”.

SIPARIO